Banda della Posta PRIMO BALLO

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Vinicio Capossela presenta




Espana cani (Primo ballo) Brillante La piccinina Creola La valle degli sposi Tra veglia e sonno Stelle di Spagna Un filo di speranza Educande Fuego Balliamo Rondinella forestiera Sbarazzina Il canto nella valle Valzer dell’amore Castel Raimondo Quadriglia/Rosamunda Aprite la finestra La Calitrana Amapola

04072003-0 & 2013 La Cupa Srl Tutti i diritti del produttore sulla registrazione e uso dell’opera musicale sono riservati. Sono vietati la pubblicazione ed il noleggio di questo cd. www.lacupa.it

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Banda della Posta Primo ballo



Vinicio Capossela presenta: Banda della Posta

Rocco Briuolo: mandolino elettrico e non Giuseppe “Matalena” Caputo: violino Giuseppe “Tottacreta” Galgano: fisarmonica Giovanni Briuolo: mandolino e mandolino banjo Vincenzo Briuolo: mandolino Franco “Parrucca” Maffucci: chitarra classica e chitarra banjo Crescenzo Martiniello: organo (e fisarmonica in Castel Raimondo) Giovanni Buldo: basso elettrico Antonio Daniele: batteria Vito “Tuttomusica” Cestone: supporto tecnico. Gaetano “Nino” Tavarone: chitarra fantasma.



Paso Doble Ballo Classico Ballo Classico Polka Tango Polka Mazurka Paso Doble Ballo Classico Mazurka Tango Polka Polka Ballo Classico Fox trot Valzer Ballo Classico Polka Ballo Classico

Balli: 01. Espana cani 02. Primo ballo 03. Brillante 04. La piccinina 05. Creola 06. La valle degli sposi 07. Tra veglia e sonno 08. Stelle di Spagna 09. Un filo di speranza 10. Educande 11. Fuego 12. Balliamo 13. Rondinella forestiera 14. Sbarazzina 15. Il canto nella valle 16. Valzer dell’amore 17. Castel Raimondo 18. Quadriglia/Rosamunda 19. Aprite la finestra

Omaggio: Polka 20. La Calitrana 21. Amapola

Non si accettano contestazioni


Le fasi del matrimonio

Precedenti Approcci La proposta (Mmasciata) La risposta Fidanzamento non ufficiale Gli accordi economici (La Parlata) La richiesta(Art C’vil) Valutazione del corredo (App’r’zza’ li panni) Preparazione del pranzo nuziale Il giorno del matrimonio Vestizione degli sposi Corteo e chiesa Pranzo e serata Successive Settimana successiva Uscita della sposa Battesimo


La banda che andava a prendere in corteo la sposa per accompagnarla in chiesa. Nel tragitto si suonava e si cantava.


Banda della Posta “Musica per sposalizi”

Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità. Il mattone fondante della comunità. Veniva consumato con il cibo e con la musica. Una specie di eucarestia in cui la nuova coppia veniva ingerita dalla comunità che gli si stringeva intorno avvolgendola di stelle filanti nell’ultimo, infinito ballo dei “ziti” (che così si chiamano tanto gli sposi quanto la pasta). La musica aumentava vorticosamente di ritmo fino ad assorbire la coppia che finiva per girare avvolta come uno spiedo in una girandola colorata di fili di carta. A quel punto era digerita e pronta per generare e rinnovare la comunità. Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a “sponzare” le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano. Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era in fondo comune nell’Italia degli anni ‘50, ‘60, e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo “sposalizio” è stato la principale occasione di musica, incontro e ballo. Poi le tastiere elettroniche hanno preso il sopravvento e gli sposalizi sono diventati matrimoni. L’aria condizionata è entrata in un altro genere di ristorazioni in cui la musica è diventata una specie di dessert più parente del liscio che dell’epoca mitica dei mantici, dei violini e delle farfisa. A Calitri, in alta Irpinia, negli anni in cui è esistita una comunità, che è poi finita frantumata nelle migrazioni che sono state il sangue vivo dello sviluppo, questa comunità si è rinnovata e celebrata in un luogo cardine del paese: la “casa dell’Eca”. Nei racconti della mia infanzia si è trasformata in “casa dell’Eco”. La casa dove nasceva l’eco. Eco della musica, degli schiamazzi, delle burle, delle feste, luogo del pantheon dei personaggi mitici che fanno una comunità in cui si viene ribattezzati e realmente ri-conosciuti, nel soprannome che la comunità stessa impone, in luogo della chiesa.


Da qualche decennio la casa dell’Eco tace, e l’unico eco che si spande è quello dei racconti. Se ci si appendessero dentro le fotografie di tutte le coppie sarebbe un sacrario di guerra. Giovani con la divisa nuziale che andavano ad affrontare, sparacchiando, la vita, dopo la sparecchiatura dei tavoli della casa dell’Eca. Qualche anno fa, un gruppo di anziani suonatori di quell’epoca aurea non priva di miseria, ha preso l’abitudine di ritrovarsi davanti alla posta nel pomeriggio assolato. Avevano l’aria di vecchi pistoleri in paglietta. A domandargli cosa facessero appostati davanti a quell’ufficio postale, rispondevano che montavano la guardia alla posta, per controllare l’arrivo della pensione. Quando l’assegno arrivava, sollevati tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e si facevano una suonata. Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere a ammollo le camicie sui pantaloni. Ci ricorda cose semplici e durature. Lo eseguono impassibili e solenni, dall’alto del migliaio di sposalizi in cui hanno sgranato i colpi. Hanno nomi da gloria nella polvere: Tottacreta, Matalena, il Cinese, Parrucca. Il più impassibile di loro non aveva nemmeno bisogno di un soprannome, tanto era lapidario il nome originale: Rocco Briuolo. Ora Rocco è andato a suonare “due Paradisi” tra i santi che ha dipinto come fossero suoi compari. Tra santo Canio e santo Liborio. Ora può, come nella vecchia canzone, dire a san Pietro guardando giù, che “il Paradiso nostro è questo qua”. E con ragione, perché la sua umanità, il suo violino e il suo pennello, hanno portato un poco di divino in noi, che l’abbiamo conosciuto. La sua “Banda della Posta” lo accompagna con la filosofia nella quale è vissuto: un lavoro ben fatto, che non si prende mai sul serio. A lui è dedicato questo disco fatto di racconti in musica, cic’ tu cic’ e bottaculo. A quadriglie, a cinquiglie, fino all’incontrè.


La tavolata nuziale Accanto alla sposa è riconoscibile un’incredulo Matalena, nel giorno del suo matrimonio.


La quadriglia. All’incontré... contré ancor! di qua di la, no, di qua! Uno dei momenti più intensi dell’intera serata, la quadriglia ad eliminazione poteva durare anche tre ore prima che gli sposi restassero soli nel groviglio delle stelle filanti.


App’r’zza’ li panni

Fino all’inizio degli anni ‘60, quando due persone decidevano di sposarsi, si faceva “l’appriezz’ r’ li pann’”. Consisteva in una vera e propria sfilata di donne, con in testa delle grandi ceste piane nelle quali veniva esposto il corredo della sposa. Veniva portato dalla casa della sposa alla casa dei futuri sposi. Al termine si scriveva una specie di protocollo che elencava i vari capi di vestiario.In occasione di un matrimonio del 1924 venne stilata questa nota:



Cannazze

Ingredianti per almeno 10 persone 1 kg di mezzi ziti, 10 fettine di carne di vitello, formaggio pecorino grattugiato, prezzemolo, aglio, sale, pepe, 60 gr di olio e sugna, 2 foglie d’alloro, cipolla, vino bianco, 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, 1,5 litri di salsa

Spezzare magnificamente gli ziti, detti cannazze, in cinque parti. Le schegge spezzate vanno radunate con cura e buttate ugualmente nell’acqua. (Rimarranno poi nel fondo del piatto e ben affogate e fuse nel formaggio e nel sugo verranno raccolte con la scarpetta di pane). Buttare le cannazze nel callaruccio quando l’acqua viene a ebollizione. Versare il sale insieme alla pasta e girare magnificamente e spesso per evitare l’appicicamento di uno zito con l’altro.

Preparazione del sugo: Provvedersi dall’agosto precedente di pomodori di campo, basilico, boccacci, barattoli e caldaia e preparare la salsa di pomodoro, detta “conserva”. Fare soffriggere magnificamente in un palmo di sugna e di olio di oliva, cipolla bianca e aglio e prezzemolo, aggiungere poi pezzetti di carne di maiale e manzo (o pollo). Rosolare magnificamente e poi mettere a rollare la vrasciola preparata in precedenza. Preparazione della vrasciola: stendere una fetta di carne di manzo e imbottirla con formaggio pecorino grattugiato, prezzemolo, aglio, pepe e lardo per ammorbidire la carne. Avvolgere su

se stessa e strettamente la fettina imbottita. Legarla con del filo bianco. Soffriggere la vrasciola insieme ai pezzetti di carne. Bagnare magnificamente con vino rosso fino all’evaporazione. Aggiungere salsa di pomodoro in abbondanza. Cuocere lentamente con coperchio, per due ore e 15 giorni. Scolare le cannazze al dente e poi togliere la vrasciola condita col sugo e metterla al caldo. Verrà servita poi come secondo piatto, guarnita con contorno di piselli. Versare parte del sugo in apposita zuppiera detto “spasetta”. Rovesciare dentro le cannazze. Versare il rimanente del sugo. Girare con palettina di legno. Condire magnificamente, con abbondante pecorino e parmigiano grattugiato. Servire a parte il peperoncino detto “paparinio”, macinato, detto “pesato”. BUON APPETITO.

Variazione: In alternativa alla carne di maiale si può mettere del pollastro ruspante con tutta la cresta (detta “centra”), e allora, magnificamente, il piatto prende il nome di “cannazze e Kuta Kuta”)


I Cucinieri: ad affiancare una cuoca impegnata tempo prima, erano in genere i parenti della sposa, soprattutto gli zii. A fare i camerieri c’erano pure fratelli e sorelle degli sposi.


La musica scandisce le varie fasi del matrimono: innanzitutto le occasioni d’incontro per le future coppie erano proprio le feste da ballo (oltre alle fontane, i forni, la vendemmia, le fiere e le feste patronali). (Alla batteria “O ‘Riavol”, accanto a lui “Tottacreta” e “Matalena”).


Inoltre l’interesse nei confronti di una ragazza era espresso, per l’appunto, con serenate, stambotti, s’netti d’amore e nel peggiore dei casi, canti di dispetto e ingiurie. (L’Orchestra Olga: alla batteria ugualmente “O Riavol”e al violino “Matalena”).


Anche la sera in cui avanzavano la richiesta in comune e in chiesa, il ricevimento prevedeva grandi balli. (Alla batteria il Gringo del ritmo Roberto Luna “U cinese” tra Franco “Parrucca” e in smoking Rocco Briulo).


Seguivano altre serenate; fino al corteo che accompagnava la sposa in chiesa; e infine, il primo ballo. (Al violino, sempre “Matalena”, e vicino a lui un giovanissimo “Tottacreta” esordiva alla fisarmonica).


“La serata danzante era aperta dal ballo degli sposi a cui faceva da contorno un frenetico girotondo eseguito dalle amiche e dagli amici degli sposi che si incaricavano anche di avvolgere gli stessi con stelle filanti (Zagaregghj) quasi a soffocarli. Spesso alla fine del ballo occorrevano parecchi minuti per districare gli sposi. La stessa scena si ripeteva per l’ultimo ballo”.

(Franco “Parrucca” ingarbugliato di stelle filanti insieme alla moglie)


Con la sopravvisione di Rocco Briuolo

Si ringraziano:

L’intera popolazione di Calitri. Asso e Taketo. Raffaele Salvante, Il Calitrano, Donato Lucev, Canio Zarrilli e la piccola Carmen, Elettra. Emilio Maffucci e tutta la sala de ”la ruspa”, la buonanima di Edoardo, “la Ruspa” in persona, Franco Fiordellisi, Giuseppe Di Guglielmo “Geppo”, Manuela, zi Armando detto “la zoccola”, “sing sing”, “mintrusca” e la moglie Benedetta figlia r’ Cap’ Zappa, zia Michelina Capossela in “Capoianca”, zia Rosa, Ciccillo Di Benedetto (nonostante tutto), Patronetto, in arte Roberto Luna, detto “u cines”, all’anagrafe Benito, il figlio di Benito. Canio “compa’ Iucc’ r’ B’llin”, Giovanni Sparano, Stefania Bonomini, Luigi Tecce. La famiglia Briuolo, Tonino che sta in Germania compreso, donna “Memena” in Briuolo e tutte le mogli. Osteria tre rose, la gatta Cenerentola, il barbiere Giovanni Sicuranza detto “u’ veloce”.. e la m’gliera, Vituccio Pettinella “r’ pacchi pacchi” e la m’gliera Antonietta, l’andrettesa. Mickey Mac. Virginio e F’lumena, Vito “Tuttomusica”, la confraternita di San Canio, la confraternita dell’Immacolata Concezione, Talino, Itaca cartolibreria, Giuseppe e Meri. Nino Di Maio, gli autobus Di Maio.. Serafino “l’anconese”, Francesca “cu r’ borz”, e i figli, i scitt’, il vicinanzo del vico di Viccio, Tomaso Piumelli, la Vorpa, a criatura r’ la cupa, i “mangiaterra” di Luzzano, zia Francesca in Camoia, zia Rosina “la murresa”, le tre Filomene, Lorenzo “r’ u riavol”.

Gli accampanti: Kembo’, Jair, Mastrullo, “luong Jo’“, Sticchio (che nella busta metteva un santino e a tutti era parente). “Scatozza”, “Pisciaportigghie”, “Pescenacca”, “Pescione”, “Pesceluong”. ”U futograf”. I gruppi “i Condor”, “i diavoli del liscio”, “Los gringos”, “orchestra o.l.g.a”. La casa dell’Eco, i vicoli, i callarucci, le tienegghie. Alfonso Nannariello, Ciccillone meccanico e prete, “Vinicio fisarmonica e ritmi”, (tango dei Barbudos). Santa Lucia e santo Vito, sant’Antuono, santo Liborio. i santi Patroni. La vrasciola coi piselli e la sagna con le purpette, le zacaregghie, i cantatori di serenate, i sonetti a ingiuria. Cunegonda e Giuann’ Fertolecchia. Tatacienzo “r’ Pacchi Pacchi”. Zi Mchel. Daniele e Semira. Vincenzo “u Livornese”. Si ringraziano sentitamente tutti quelli che ancora suonano di sposalizio e quelli che ancora hanno l’incoscienza di maritarsi e i temerari che lo vorranno fare in Calitri. “Di quelli passati sotto agli strumenti nostri, nessuno s’è mai spartito. Di questo passo, io sarò il primo”. (Matalena, 1931)

Il materiale fotografico è stato raccolto e messo a disposizione dal prof. Raffaele Salvante, redattore de “Il Calitrano”. Si ringrazia anche la Pro-Loco Calitri.


Crediti Prodotto da Vinicio Capossela e Alessandro “Asso” Stefana Registrato da Taketo Gohara e Alessandro “Asso” Stefana con lo studio “mobilis in mobili” presso il salone da sposalizio “La ruspa” di Eduardo Maffucci, Calitri, ottobre 2012. Mixato da Taketo Gohara presso studio “La Sede”, Milano. Assistente di studio: Stefania Bonomini Masterizzato da Giovanni Versari presso “La Maestà”, Tredozio Produzione esecutiva: La Cupa Coordinamento generale per La Cupa: Luciano Linzi Rappresentante legale: Avv. Patrizio Visco Ufficio Stampa: Giulia Di Giovanni Foto Banda della Posta interno copertina: Simone Cecchetti Progetto grafico: Etcetera.it Copertina: Jacopo Leone Ospiti “accappanti”: Alessandro “Asso” Stefana: chitarra elettrica, chitarra baritono, effetti sonori Vito Capossela: introduzione vocale a “Fuego”


Notizie varie e diverse, ognuno ha il suo ricordo.



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