Erodoto108 n°5

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IL RACCONTO

MONTE CERVINO ZERMATT SVIZZERA

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FOTOGRAFIE DI MARIO VERIN

MATTHEW LICHT

TOBLERONE Matthew Licht abita a due passi dallo studio dove si riunisce la redazione di Erodoto108. Quartiere di San Frediano, il Di là d’Arno di una Firenze ancora popolare. Matthew è uno scrittore statunitense (l’ho amato molto quando ha usato questa parola e non ha detto americano), nato fra le montagne del Vermont, è cresciuto a Firenze. Ogni tanto suona al campanello e appare in redazione. Un giorno ci ha raccontato di stare scrivendo una storia di alpinismo. Già, Matthew è un alpinista e un musicista (ma lui dice di essere un ex-alpinista e un ex-musicista. Non è così: andate ad ascoltare i suoi reading e provate a seguirlo in montagna). ‘Alpinista di bassa quota’, spiega. Ma poi precisa: ‘Non vado volentieri oltre i cinquemila metri’. Fra le sue montagne preferite le Apuane, le Alpi Svizzere e la Sierra Nevada. A meno di vent’anni si imbarcò a Trieste per l’Africa e, parole sue, scrisse un libro bruttissimo. Vorremmo leggerlo. Alla fine, come per distrazione, Matthew ha lasciato alcuni fogli sul tavolo della redazione. Un pezzo del primo capitolo del suo nuovo libro, che forse si chiamerà ‘L’incudine’ (noi stiamo cercando di convincerlo a cambiare titolo). Sono le pagine che trovate qui di seguito. Storia di montagna, storia di un alpinista non più giovane che sostiene di aver scoperto l’ultima parete inviolata delle Alpi. Va in cerca del suo vecchio maestro di scalate e insieme partono per l’improbabile impresa. Il redattore di una rivista di alpinismo racconta la loro straordinaria storia. Matthew deve ancora scrivere il finale. Quando non scrive, Matthew va in bicicletta. Ogni giorno. A sera, a volte, racconta le sue storie in un piccolo bar di Borgo San Frediano.

J

udson McHue entrò nei noveri dell’alpinismo per un paio di bravate quasi incredibilmente stupide. Free solo sulla Eiger Nordwand, su e giù in un giorno. Nello zaino un giacchino di pile di scorta, una Landjägerwurst, un coltellino svizzero, alcune bitorzolute mele bio e un Toblerone. L’unica vera zavorra erano i 50 metri di corda di nylon colore dei serpenti velenosi per disperati cambi di via, o per impiccarsi se l’impresa dovesse fallire. Si era dimenticato di assoldare un ufficio stampa, né aveva ingaggiato un fotografo professionista, o tentato di indurne uno a farsi vivo. I rotocalchi europei riportarono notizie del suo quasi-arresto alla fine, non della scalata stessa.


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