CORE 0.91

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ROMA XI · FREE PRESS · ANNO 1 · NUMERO 0.91 · FEBBRAIO / MARZO 2010

Editoriale

Giù le mani dalla scuola

foto di Francesco Cafaro

LORENZO ANZI

Agi e disagi nel mondo dell’istruzione

Non sempre quando parliamo di scuola ci rendiamo conto di quanto vitale e delicato sia il tema. In realtà molto di ciò che siamo, e di ciò che non siamo, dipende esclusivamente dal nostro percorso formativo. Qualità e direzione dei processi cognitivi si modellano, le facoltà intellettive si sviluppano, o si atrofizzano, a seconda di come e quanto ci “alleniamo” durante la crescita. Le abilità degli individui, e dunque delle popolazioni, sono inevitabilmente dipendenti dalla variabile dell’istruzione. Non stupisce, quindi, che i recenti cambiamenti avvenuti in tutti i gradi del nostro sistema scolastico abbiano destato la nostra attenzione, oltre a quella di numerosi osservatori. Dopo aver pubblicato diversi articoli sull’argomento abbiamo deciso di dedicargli lo speciale che trovate in queste pagine, nelle quali abbiamo cercato, come al solito, di coniugare gli aspetti generali ed analitici con le informazioni attinenti al territorio. Non mi resta che augurarvi buona lettura.

SANITÀ S. Lucia: la fondazione revoca il licenziamento collettivo

Scuole pubbliche senza risorse, istituti privati prezzolati e ridotti a diplomifici, università teatri di contestazioni e fughe verso l’estero. C’è qualcosa non va su tutti i livelli del sistema formativo: CORE indaga, parlando anche con chi cerca di arginare il disagio AMEDEO CIACCHERI, ADRIANO MANNA, FABIO FERRARI, BONNIE&CLYDE E LORENZA ACCARDO Y pagg. 4&5

Bilancio: Municipi senza fondi Le difficoltà economiche che affossano gli enti locali

90 candeline: auguri Garbatella

La lunga serie di iniziative organizzate per la celebrazione

La recente sentenza del TAR ha convinto la Fondazione ad annullare la procedura di licenziamento che coinvolgeva 241 operatori sanitari ADRIANO MANNA Y pag. 3

SPORT Santa Lucia Sport conquista la finale di Coppa Italia

ANDREA CELIBERTI Y pag. 2

La festa

Il carnevale torna nelle strade della Garbatella

NICOLETTA ORPOS E MATTEO PICCONI Y pag. 6

L’allarme

Mobilitazione contro la centrale elettrica

Due carovane in maschera hanno attraversato il quartiere

Il comitato di quartiere: “Chiediamo al Comune di interrare la struttura”

Il basket in carrozzina continua a primeggiare tra le realtà sportive del Municipio XI, grazie al pluripremiato quintetto della Fondazione Santa Lucia

SIMONA ORLANDI POSTI Y pag. 7

TITO CARAMODULA Y pag. 2

ENZO LOMBARDI Y pag. 8


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Territorio Bilancio Le ripercussioni della politica centralista di Alemanno

Municipi senza fondi: impossibile lavorare Le difficoltà economiche che affossano gli enti locali: intervista all’Assessore Andrea Beccari

ANDREA CELIBERTI

D

i questi tempi si sente spesso parlare di Roma “città metropolitana”, si vorrebbe rinnovare il sistema istituzionale della capitale per renderlo più snello, efficiente e vicino ai cittadini. Una parte politica del paese è a favore di questa trasformazione, l’altra no. Ma perché Roma non è già abbastanza efficiente? Non è sufficientemente vicina ai propri cittadini attraverso i Municipi? In teoria dovrebbe esserlo, ma a quanto pare il Comune non sta mettendo i piccoli enti locali in condizione di svolgere il proprio lavoro. Il problema che abbiamo di fronte, i rapporti tra i Municipi e la Giunta comunale, è estremamente complicato. Prima della fine dello scorso anno il Municipio avrebbe dovuto sancire l’approvazione del bilancio comunale. Nel mese di gennaio è arrivata invece la comunicazione che si è in regime di “esercizio provvisorio”, con la data ultima fissata in aprile. Dunque fino a primavera il Comune non avrà un bilancio per i 19 Municipi. Da qui si può capire la difficoltà nello svolgere i lavori previsti, ma non è tutto. In genere i Municipi fanno la propria richiesta finanziaria in base alla previsione di bilancio che

viene mandata all’amministrazione centrale e sulla base di questa il Comune fa il suo bilancio e concepisce il budget per i Municipi. Verso settembre 2009 il Comune ha comunicato delle modalità talmente rapide per inviare queste previsioni di bilancio che non è stato possibile neanche portarle nel Consiglio del Municipio. Queste modalità non hanno, dunque, reso possibile mandare delle previsioni di bilancio in Comune che fossero frutto della decisione democratica del consiglio del Municipio. “Le previsioni sono state

“L’amministrazione centrale, in linea con ciò che sta facendo il governo, sta sottovalutando gli effetti della crisi sulla cittadinanza” preparate dagli uffici in fretta e furia e approvate dalla giunta che le ha dovute inviare all’amministrazione centrale per restare nei tempi”, ci ha spiegato Andrea Beccari, assessore al bilancio del Municipio. “Ci si aspettava a fronte di una tale fretta un’imminente preparazione e l’avvio della commissione di bilancio in Consiglio comunale, mentre

ora siamo a febbraio senza avere ancora un bilancio del Comune di Roma”. Questo significa che non solo i Municipi non possono fare un minimo di programmazione senza sapere di quante risorse dispongano, ma che poi sono anche costretti in regime di esercizio provvisorio a spendere, mensilmente, solo un dodicesimo dell’esercizio finanziario precedente. L’XI si trova così ad avere una riduzione del 18,2% nel budget di cultura e sport, del 33% nella manutenzione del territorio (edifici comunali, scolastici ecc.), del 31,7% per la macchina amministrativa, comprendente soprattutto tributi e commercio. Beccari parla di una “situazione gravissima che riguarda ogni settore di intervento del Municipio”. L’assessore, ricoprendo anche il ruolo presso le politiche sociali dell’XI, ci ha spiegato come questa carenza di fondi abbia portato disagio ed incertezza agli uffici del Municipio, ma anche agli utenti ed alle famiglie. “ L’amministrazione centrale”, ci ha detto, “in linea con ciò che sta facendo il governo, sta sottovalutando gli effetti della crisi sulla cittadinanza. Noi abbiamo una condizione sociale e del territorio che su tutti i comparti subisce lo stato di crisi generale in cui viviamo.

L’allarme Rischio elettrosmog a Tor Marancia

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

Non siamo in grado di fare dei degni progetti di assistenza economica se ci troviamo di fronte al disoccupato o al pensionato povero. Non si possono fare progetti sui giovani in cerca di lavoro. Sugli altri comparti

Non è stato possibile mandare delle previsioni di bilancio in comune che fossero frutto della decisione democratica del consiglio del welfare siamo in una situazione complicatissima. Abbiamo una lista d’attesa, anche sull’assistenza domiciliare agli anziani e ai disabili. Abbiamo cercato di costruire tra foto di Francesco Cafaro

Cittadini in mobilitazione contro la centrale elettrica TITO CARAMODULA chiaro: la Giunta comunale deliberi il prima possibile l’interramento della centrale e tutte le disposizioni necessarie per abbattere l’inquinamento provocato dalla stessa - come ha chiesto in una mozione votata nel giugno 2009 all’unanimità il Consiglio municipale dell’undicesimo. Sandro Pattumelli, uno degli animatori del comitato che ha promosso l’incontro in piazza, ci racconta brevemente la storia della loro vertenza: “E’ dal 1982, anno in cui l’Acea eresse la centrale a Tormarancia, che ci battiamo contro il conseguente degrado ambientale”. Sono trent’anni che i cittadini si mobilitano: “Qui un tempo c’era un boschetto di querce ci racconta Sandro - e oggi c’è spazio solo per questo mostro che produce elettrosmog”. Grazie a questa esperienza che i promotori del comitato sono molto concreti: “Non chiediemo nulla ad Acea Spa - conclude Pattumelli - ma è il Comune a dover trovare i soldi per interrare la centrale, lo stesso Comune che nell’82 diede il permesso all’azienda per edificare”. All’incontro pubblico, oltre alle associazioni del territorio tra cui Italia Nostra e Legambiente Garbatella, hanno partecipato diversi

Errata corrige Pubblichiamo la lettera inviataci dal Consigliere Antonio Bertolini, erroneamente citato nello scorso numero come affossatore dell’istituzione del Registro delle unioni civili in Municipio. In realtà ad astenersi è stato il Consigliere Luca Gasperini, mentre i Consiglieri della maggioranza Sposato, Falasca, Mannarino, Campitiello non hanno votato.

Il comitato di quartiere: “Chiediamo al Comune di interrare la struttura”

Molti cittadini dell’undicesimo municipio neanche se ne saranno accorti e chi lo ha scoperto sabato 20 febbraio sarà rimasto di sasso. A via Zaniberti, dietro le silenziose palazzine che cingono i giochi per bambini al centro di piazza Lante, sorge un eco-mostro che minaccia la salute di tutti gli abitanti della zona. Se vi capitasse di fare una passegiata nei paraggi rimarreste di piombo nello scoprire che proprio ai margini di quelle distese verdi che si dilungano verso la Caffarella e oggi segnano l’inizio del parco dell’Appia antica si stagli una centrale di trasformazione elettrica dell’Acea. Un piccolo fortino di cavi, resistenze , circuiti ad alto voltaggio che lavorano incessantemente a pochi passi dalle palazzine della piazza. Una situazione di degrado ambientale ad alta pericolosità per la salute di tutti i cittadini a cui la società civile ha deciso di porre rimedio. Unica strategia: la mobilitazione. Ecco che sabato 20 febbraio piazza Lante si è gremita di persone. Un centinaio di cittadini ha partecipato all’incontro pubblico promosso dal Comitato di quartiere ardeatino. I volantini distribuiti in piazza parlavano

tutte le forze dei Municipi di centro sinistra una sorta di coordinamento perché quello che vogliamo rappresentare è questa situazione non solo di fortissima preoccupazione per dei bilanci dei Municipi che non ci consentono di costruire un welfare sociale degno di questo nome, ma anche il problema che ci troviamo di fronte ad una prospettiva in cui non sembra ci sia qualcuno che stia mettendo in agenda come priorità assoluta, da oggi, il fatto di fornire delle risposte o di dare ai Municipi degli strumenti concreti per svolgere il proprio lavoro”.

esponenti delle istituzioni locali come Simone Foglio (capogruppo del Pdl in Consiglio municipale) e Andrea Catarci, presidente del Municipio. Catarci ha parlato esplicitamente della scelta “scriteriata” del Comune di far costruire una “centrale per proporzioni e produzione di rumore e inquimento inammissibile in una zona residenziale”. “Inoltre - ha aggiunto il presidente - quella che ci troviamo oggi dinnanzi è una situazione paradossale: a pochi metri dalla centrale è prevista l’apertura del nuovo ingresso alla tenuta di Tormarancia oggi parte integrante del parco dell’Appia antica”. “Saremo al fianco dei cittadini - conclude Catarci - e chiederemo al Sindaco di lavorare per l’interramentro dell’eco-mostro , anche se sono scettico sulle possibili manovre di un’amministrazione che vuole privatizzare la Spa capitolina.”

Il mio nome figura erroneamente come responsabile della non avvenuta approvazione del Registro Unioni Civili. Rammento che ho votato a favore, e che nemmeno i cannoni di Navarone mi avrebbero fatto cambiare idea su di un accordo di maggioranza e con parere favorevole di tutte le Commissioni della Giunta, disatteso all’ultimo secondo in aula. Il Pd territoriale rendeva esigibile un diritto civile che è stato palesato e reso proprio da tutte le mozioni del PD, che hanno portato alla elezione del nuovo segretario Nazionale. Di questo atto ero co-firmatario con la Lista Grillo, come sono stato primo firmatario per il Testamento Biologico, che abbiamo realizzato in Municipio Roma XI, e dove l’accordo nel PD e nella maggioranza non è stato disatteso da assenze ed astensioni. Ho sempre creduto che i diritti civili vadano coniugati con la cultura del sociale e le tutele del lavoro. Ci riproveremo, e speriamo che la autonoma coscienza, specie su questi temi civili, possa prevalere su condizionamenti politici pilotati… e questo dovrebbe valere come metodo per ogni aggregazione, associazione e partito che regola gli ordinamenti sociali degli umani. Con la Bonino per crescere, cambiare i metodi della politica e battere la destra. Antonio Bertolini Consigliere PD Municipio Roma XI


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Circuiti Organizzati Resistenze Editoriali Febbraio / Marzo 2010

Territorio Sanità Fine della crisi per la clinica?

foto di Francesco Cafaro

S. Lucia: revocato il licenziamento collettivo

L’INCHIESTA L’agenzia diritti apre una nuova campagna sugli affitti irregolari

La recente sentenza del TAR ha convinto la Fondazione ad annunciare la revoca della procedura di licenziamento che rischiava di lasciare senza lavoro 241 operatori sanitari.

ADRIANO MANNA

S

embra essersi conclusa positivamente la vertenza che ha visto impegnato tutto il personale dell’istituto “Santa Lucia” contro la procedura di licenziamento per 241 lavoratori del ruolo sanitario. Come abbiamo già avuto modo di raccontarvi attraverso le pagine del nostro giornale, le procedura collettiva di licenziamento era stata avviata dalla Fondazione che gestisce l’istituto di Via Ardeatina, in risposta al piano di razionalizzazione del comparto sanitario portato avanti dalla Regione, che aveva equiparato, tramite il decreto n.56 del 28 luglio 2009, il “Santa Lucia” ad una semplice clinica privata, con relativo taglio dei fondi regionali. Lo scandalo che ha travolto l’ex Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, aveva allungato i termini per la ricerca di una soluzione positiva alla controversia; soluzione che comunque in un primo momento si era trovata verso la fine di gennaio, grazie all’intervento del Vicepresi-

dente della Regione Lazio, Esterino Montino, che tramite un accordo con le parti sociali e d’intesa col Commissario alla Sanità Elio Guzzanti, aveva ottenuto la sospensione delle procedure di licenziamento. Si era giunti all’accordo con la Fondazione poiché il Commissario Guzzanti aveva firmato un nuovo de-

La Fondazione sarebbe tutt’altro che fuori dalla crisi poiché l’Inps ha chiesto pignoramenti per 8 milioni di Euro creto che rendeva inapplicabili, solo per gli irccs, il decreto n.56; sempre in quella stessa sede Montino annunciò anche che la Regione avrebbe sostenuto i debiti che l’istituto ha nei confronti dell’INPS, e che avevano fatto scattare la richiesta di pignoramento. A decretare la fine della delicata vicenda è arrivata, con data 29 gennaio, la sentenza del TAR, che ha “bocciato” il decreto emanato dalla Regione ai

L’ingresso della Fondazione Santa Lucia sulla via Ardeatina

tempi della giunta Marrazzo. Appena tre giorni dopo, come conseguenza di questa sentenza, è stata annunciata la revoca della procedura di licenziamento collettivo avviata il 7 ottobre 2009. Alla soddisfazione dei sindacati si aggiunge però la preoccupazione della Fondazione: “Possiamo così tornare a sperare in una soluzione positiva alla drammatica e incomprensibile situazione in cui è stata fatta precipitare la Fondazione commenta il direttore generale Luigi Amadio -. Ora confidiamo che la Regione collabori a trovare tale soluzione nel più breve tempo possibile» La Fondazione, infatti, sarebbe tutt’altro che fuori dalla crisi poiché, sempre stando alle dichiarazioni del

direttore generale Amadio, l’Inps ha chiesto pignoramenti per 8 milioni di Euro, mentre la Fondazione vanterebbe verso la Regione crediti per 60 milioni di Euro. La salvezza di questo polo d’eccellenza del centro-sud Italia è quindi tutt’altro che scontata; spetterà alla Regione mantenere gli impegni presi verso fine gennaio, nella speranza che, qualunque sia la parte politica che vincerà le prossime elezioni regionali, abbia ben presente che il buco di bilancio nella Sanità laziale non può, e non deve, essere ripianato sulla pelle dell’utenza.

Una notte di paura

Il presidio che non c’è

CLYDE

FABIO FERRARI

Nuova aggressione di stampo neofascista a Garbatella

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agli a testa, braccia e gambe. Questo il bilancio dell’ aggressione di cui sono stati vittime quattro giovani all’uscita del centro sociale La Strada la notte dello scorso 5 febbraio. Erano le quattro e mezza circa quando, usciti da una serata di musica reggae, i giovani sono stati aggrediti a piazza Sauli da quattro vigliacchi armati di bottiglie e coltelli. Mentre due dei ragazzi riuscivano a fuggire gli altri, circondati, venivano accoltellati a gambe e braccia al grido di “voi dei centri sociali avete rotto il cazzo”. Gli aggressori si sono poi dileguati a piedi nella notte di Garbatella, approfittando del favore delle tenebre. Solo quindici giorni di prognosi per una delle vittime, ma tanto spavento per un atto tanto brutale quanto codardo, che purtroppo si aggiunge alla tristemente lunga lista di aggressioni a sfondo neofascista avvenute nella capitale, alcune delle quali avvenute proprio nel nostro Municipio. Il 6 giugno 2009, apostrofati come “comunisti di merda”, due giovani sono aggrediti nei pressi di via De Nobili, sempre alla Garbatella. Risultato, un ferito da arma da taglio. Il 27 agosto 2008, al parco

Schuster viene invece accoltellato all’addome un attivista in occasione di un concerto in ricordo di Renato Biagetti, ucciso l’estate precedente a Focene, sempre all’uscita di un concerto reggae, sempre perché “zecca”. Una scia di sangue di marca sospetta, dettata dunque dalla cultura della violenza e dell’individualismo, dalla paura del diverso e dalla non accettazione dei principi alla base della convivenza civile e democratica. Un brodo di coltura caratterizzato dall’assenza di solidarietà civile e da un generale impoverimento sociale, dove trova facilmente approdo il richiamo a pratiche rabbiose e cieche ispirate a quel neofascismo che a Roma fa sponda con diverse formazioni di destra che si dichiarano apertamente antidemocratiche. Formazioni che spesso ricevono dalla destra istituzionale una condanna talmente debole da sembrare connivente. Noi di Core, vicini ai ragazzi aggrediti e ai compagni del centro sociale La Strada, crediamo nei valori democratici e di tolleranza. Per questo vogliamo richiamare la cittadinanza a un’attenta vigilanza di fronte al ripetersi di tali intollerabili episodi di violenza.

in Pillole

Incertezza sulla sorte dell’ambulatorio di Piazza Pecile

C

osa succede all’ambulatorio di Piazza Pecile? Dopo la dichiarazione di parziale inagibilità dell’edificio e l’istituzione di una commissione congiunta del Municipio XI con la ASL RMC, tutti pensavano che i servizi della ASL lì situati sarebbero stati definitivamente trasferiti. E invece no. Continua il calvario di una sede la cui vicenda da gennaio ha sollevato un vero polverone. Stampa nazionale e media di altro taglio le hanno dedicato diversi articoli, puntato le luci su una vicenda di ordinaria confusione nella sanità italiana. Fino ad ora si erano prospettate diverse ipotesi in alternativa a Piazza Pecile. Spostare gli uffici e i servizi all´interno di un edificio disponibile in Via Pigafetta, vicino a Piazza Pecile, oppure utilizzare i nuovi locali presso l´IPAB del S. Michele a Piazza Tosti o presso la nuova sede direzionale ASL RMC di via Primo Carnera per la parte amministrativa, collocando gli ambulatori presso il CTO. Ma tra il dire e il fare… L’IPAB è un immobile di proprietà regionale, per di più sotto sfratto, quindi le procedure sono lunghissime. Senza contare che alla regione, stante

l’immobilismo del dopo marrazzo e la campagna elettorale in svolgimento, è tutto bloccato, le decisioni verranno prese dalla prossima amministrazione. Nelle sabbie mobili ci rimangono i cittadini. Al momento l’utenza continua a recarsi a Piazza Pecile, dove continuano le attività amministrative, come ad esempio la scelta del medico di base e le assegnazioni delle esenzioni dal ticket. L’edificio ha infatti ricevuto una proroga all’evacuazione a condizione di limitare le sue attività. Meno servizi, meno gente distribuita sui sette piani e forse il palazzo non crolla. E intanto i servizi di poliambulatorio sono stati trasferiti al CTO, che vive una vera tragedia in fatto di sovraffollamento, mentre la ASL cerca un accordo con i vari enti (Comune e Regione) per l’assegnazione di una nuova sede. Totale incertezza, questa, che rischia di vedere ridurre, una volta ricomposto il mosaico, il complesso delle prestazioni fornite all’utenza del Municipio.

L’Agenzia Diritti Nuova Cittadinanza lancia un nuovo progetto rivolto ai giovani e non, del Municipio Roma XI per contrastare il diffuso fenomeno degli affitti in nero o irregolari. Il percorso promosso dall’Agenzia Diritti, prevede un complesso lavoro d’inchiesta e informazione sul tema, in collaborazione con gli studenti dell’Università Roma 3, che cercherà nei prossimi mesi di portare a galla una situazione sommersa in crescita nel nostro municipio. L’Agenzia offre da subito assistenza legale penale e civile gratuita, e invita tutti i soggetti coinvolti a presentarsi allo sportello di via Montuori n.5. Dal mese di Marzo inoltre partirà uno sportello itinerante, che sarà presente direttamente nelle facoltà dell’ateneo del nostro territorio. Aperture settimanali dell’Agenzia : martedi 12 – 17 e giovedi 10 – 17.

UNIVERSITÀ Sbloccati nuovi fondi per la ricerca a Roma3 È stata recentemente siglata dal Rettore dell’Università Roma Tre, Guido Fabiani, una Convenzione con la Regione Lazio che prevede un finanziamento triennale complessivo di 5,3 milioni di Euro (cui la Regione contribuisce per 4,2 mil. e Roma Tre per 1,1 mil.). La convenzione rientra nel Protocollo di intesa siglato a giugno 2009 tra la Regione Lazio e il Crul-Comitato Regionale di Coordinamento delle Università del Lazio, e vede coinvolti anche gli altri Atenei pubblici del Lazio. L’accordo siglato consente un significativo potenziamento della ricerca a Roma Tre in quanto prevede l’avvio di 26 contratti per ricercatori a tempo determinato, 22 assegni di ricerca e 4 borse di dottorato.

ANSA DEL TEVERE Progetto Valico, tra identità locale e appartenenza collettiva il Progetto Valico, proposto dall’Associazione ARPJ Tetto insieme al Municipio XI, alla Provincia di Roma e al Ministero della Pubblica Istruzione, nasce con l’obiettivo di avviare uno spazio di confronto nell’area Lungotevere Dante -Viale Marconi (ansa del Tevere) e costruire una comunità educante nel quartiere Valco San Paolo. Nelle attività sono state coinvolte le realtà sociali e scolastiche del territorio: la “Scuola dell’Infanzia Tempesta”, l’Istituto Cinematografico “Rossellini”, l’Università “Roma Tre”, il Centro Sociale Anziani “Vasca Navale”, il Comitato d’Inquilini via Pincherle, il Comitato “Ansa del Tevere”, “il Centro Sociale “Acrobax”, il Centro Vaclav Vojta,la Comunità rom. I giovani hanno raccolto e filmato le testimonianze dei meno giovani, realizzando video interviste volte a delineare una memoria collettiva del quartiere, una biografia territoriale, per rafforzare il legame tra identità locale e appartenenza collettiva. www.progettovalico.org


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Focus Istruzione Contro gli abbandoni scolastici si moltiplicano sul territorio le iniziative popolari e istituzionali

Dispersione: non uno di meno

Dal progetto Tandem dell’Osservatorio municipale alle diverse associazioni quotidianamente impegnate con i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori foto di Francesco Cafaro

AMEDEO CIACCHERI

L

a scuola pubblica italiana ci consegna di anno in anno un bilancio sempre più grave per la formazione dei giovani del nostro paese. Un quadro complesso dove il problema della dispersione scolastica è tornato ad essere una delle questioni cardine del sistema della formazione; una questione di cui spesso si sono fatte carico le amministrazioni locali, cercando di creare forme di inchiesta di un fenomeno in crescita.

l’Osservatorio nasce grazie a una delibera di giunta del municipio, e vede al suo interno il lavoro a titolo volontario di figure istituzionali e non Attraverso l’iniziativa di una rete di insegnanti attiva sul tema del diritto allo studio, e grazie anche alla sensibilità delle ultime amministrazioni del Municipio XI, si è iniziato un percorso probabilmente unico all’interno del Comune di Roma, creando un Osservatorio permanente, per il diritto allo studio e contro la dispersione scolastica. Attivo dal 2005, l’Osservatorio nasce

grazie a una delibera di giunta del municipio, e vede al suo interno il lavoro a titolo volontario di figure istituzionali e non: dal Presidente del municipio e diversi assessori municipali, a docenti e dirigenti scolastici di tutti gli ordini di scuola. Le sedute dell’Osservatorio rimangono rigorosamente pubbliche, e sono tese negli anni a un difficile lavoro d’inchiesta, attraverso la raccolta di dati sul territorio, e alla promozione di eventi, che sensibilizzino istituzioni e società civile sul tema della regolarità e continuità degli studi. Dall’Osservatorio municipale contro la dispersione scolastica ha preso il via all’inizio del 2009 il progetto “Tandem”, attivo oggi in diversi istituti del nostro territorio. Il progetto mira, attraverso la pratica della peer education, cioè del sostegno tra pari, di ridurre le difficoltà scolastiche e la percentuale di abbandono tra i giovani che frequentano le scuole medie inferiori, i più a rischio insieme a ragazze e ragazzi ai primi anni negli istituti superiori. Il progetto coinvolge per ora sei scuole del municipio: i ragazzi della media Moscati, sostenuti nei gruppi di lavoro dagli studenti del vicino liceo classico Socrate; i giovani della scuola Spizzichino, aiutati nei compiti dai ragazzi del Rousseau, e infine i ragazzi della scuola media Alessandro Severo (oggi istituto comprensivo Livio Tempesta), che

lavorano durante la settimana con i quasi coetanei del Platone. Il progetto prevede incontri settimanali, dove il problema dei compiti a casa trova un sostegno nelle conoscenze e nella socializzazione con studenti poco più grandi, ma volenterosi nella creazione di gruppi di studio orizzontali. Il problema della dispersione scolastica vede quindi nel Municipio la presenza di alcune realtà associative di base, che da anni, in collaborazione con l’Osservatorio, programmano appuntamenti di sostegno scolastico: innanzitutto c’è la decennale esperienza dell’ArpjTetto, presente con i suoi spazi su Lungotevere Dante n. 5, che organizza pomeriggi di affiancamento allo studio per ragazzi dai 12 ai 18 anni, autofinanziandosi, e garantendo un servizio fondato sul lavoro di alcuni operatori, e diversi volontari che nel

Il progetto mira, attraverso la pratica della peer education, a ridurre le difficoltà scolastiche e la percentuale di abbandono tra i giovani tempo si succedono nelle stanze dell’associazione. A via dei Lincei, invece un lavoro simile è svolto dal centro giovanile L’Inkiostro, che oltre al servizio di sos-

Scuole private, chi le frequenta? Breve analisi sulle condizioni economiche e sociali di chi, dovendo scegliere dove studiare, predilige il privato a scapito del pubblico. Quando se lo può permettere ADRIANO MANNA Sono oltre 1 milione i giovani che, dalle scuole dell’infanzia alle scuole secondarie di secondo grado, frequentano in tutta Italia istituti scolastici privati. Si tratta di una percentuale che varia significativamente a seconda del grado d’istruzione preso in considerazione: nelle scuole dell’infanzia oltre il 30% dei bambini finisce in una scuola privata, contro il 7% delle scuole elementari, il 4% delle scuole medie ed il 5% delle scuole superiori. Da questi dati risulta evidente come una generalizzazione sulle motivazioni e sull’estrazione sociale delle famiglie italiane che iscrivono i propri figli negli istituti privati non permetterebbe di comprendere la realtà delle cose; specialmente nelle scuole dell’infanzia, questi svolgono di fatto una funzione “complementare” nei confronti delle strutture pubbliche, il cui numero notoriamente insufficiente non è in grado di soddisfare la domanda. L’estrazione sociale è la più disparata; anzi, non di rado sono proprio le famiglie a reddito medio-basso quelle che usufruiscono di questi

servizi, magari perché entrambi i genitori lavorano. Discorso solo in parte simile, anche se con dimensioni nettamente inferiori, si può applicare alle scuole elementari e medie: qui la collocazione geografica, i servizi del dopo-scuola ed in taluni casi anche la matrice religiosa dell’istituto, portano alcune famiglie a prediligere la soluzione privata. In questo caso si tratta di una scelta nettamente più ad appannaggio dei ceti medio/medio-alti, anche perché le scuole elementari pubbliche (Ministro Gelmini permettendo), oltre ad avere un offerta di posti adeguata alla domanda, rappresentano il fiore all’occhiello del nostro sistema scolastico, con riconoscimenti d’eccellenza anche a livello comunitario. Il lieve incremento percentuale di studenti delle private nelle scuole superiori di secondo grado è determinato da una molteplicità di fattori: se una piccola parte di questo è rappresentato dai figli di quelle famiglie ad alto reddito che prediligono quegli istituti che godono di un certo prestigio, una parte netta-

mente più significativa è costituita dagli studenti che frequentano i cosiddetti “diplomifici”: si tratta di istituti che, sempre più frequentemente negli ultimi anni, hanno permesso un agevole recupero degli anni scolastici, con un livello della didattica sensibilmente inferiore rispetto a quello offerto dall’istruzione pubblica. Ovviamente si tratta di “opzioni” le cui onerose rette d’iscrizione impediscono l’accesso ai redditi più bassi, dove non casualmente è più frequente il fenomeno della “dispersione scolastica”; ciò nonostante sono sempre di più le famiglie a reddito medio-basso che, pur sostenendo importanti sacrifici, affrontano il peso dell’iscrizione di questi istituti, nella speranza che attraverso questi i propri figli arrivino al diploma. E’ forse quest’ultimo dato che, più di tutti gli altri, mostra il fallimento di un sistema pubblico che non sembra più riuscire a recuperare le situazioni economicamente e culturalmente più svantaggiate, ricreando di fatto dinamiche “classiste”nella selezione della classe dirigente.

Striscione appeso all’esterno della scuola media Principe di Piemonte

tegno scolastico, organizza laboratori con i giovani del quartiere Tor Marancia e alcune esperienze sportive. Su Roma 70 lavorano invece i ragazzi del centro giovanile Tetris, attivo ogni giorno con percorsi d’espressione artistica e di recupero scolastico. Infine a Garbatella, proprio negli ultimi anni ha ripreso piede l’esperienza della Scuola Popolare Piero Bruno, attiva nei locali del csoa La Strada, che settimanalmente vede impegnati diversi studenti universitari, e alcuni insegnanti, in un progetto che coniuga il sostegno scolastico per i ragazzi delle medie inferiori, a ripetizioni popolari per studenti più grandi, in un lavoro che coinvolge diverse re-

altà di zona, prima fra tutte il collettivo studentesco Dante di Nanni del Socrate. L’XI Municipio si conferma così da questo quadro un territorio dove l’autorganizzazione dal basso, l’associazionismo migliore, e un istituzione di prossimità attenta riescono nella creazione di una rete di mutuo soccorso, aperta a tutti e dove tutti trovino la propria strada per riuscire nel mondo dell’istruzione, non arrendendosi ma trovando nuovi stimoli e risposte, davanti ad un mondo sempre più difficile da affrontare.

Palestra di matematica, per sfide a colpi di numeri Al centro sociale La Strada si inaugura una palestra di matematica. Il progetto della scuola popolare Piero Bruno lancia dalla fine del mese di Marzo una serie di appuntamenti settimanali, 12 incontri o round, ognuno dedicato ad un tema di matematica utile per chi affronta l’ultimo anno delle superiori. Logaritmi, trigonometriche, integrali, verranno affrontati nelle aule della scuola popolare cercando di aprire un percorso in direzione della prova di maturità. Le lezioni, a numero chiuso, prevederanno una quota

popolare d’iscrizione, e sarà necessario prenotarsi per tempo. Un modo nuovo di affrontare la matematica, troppo spesso descritta nelle vesti di un mostro incomprensibili, ma fondamentale, almeno ai fini della promozione alle scuole medie superiori. L’iniziativa verrà preceduta da una campagna di sponsorizzazione all’interno degli istituti superiori del municipio. Per informazioni – lunedì pomeriggio dalle 16.00 alle 18.30 alla scuola popolare Piero Bruno, csoa La Strada, via Passino 24.

Progetto realizzato con il contributo della Provincia di Roma DGP n. 1067/44 del 2 dic 2009

Mensile di informazione territoriale anno 1 n°0.91 | Febbraio \ Marzo 2010 Direttore: Lorenzo Anzi (direttore@coreonline.it) Progetto grafico e impaginazione: Roberto Arista Responsabile della fotografia: Francesco Cafaro Redazione: Roberto Arista, Fulvio Benelli, Saba Camilletti, Andrea Celiberti, Amedeo Ciaccheri, Alice Corte, Claudio d’Aguanno, Fabio Ferrari, Enzo Lombardi, Adriano Manna, Claudio Marotta, Daniele Marzo, Gianfranco Mingione, Simona Orlandi Posti, Francesco Sorricaro, Nicoletta Orpos, Fabia Pazzaglia, Matteo Picconi www.coreonline.it | redazione@coreonline.it Stampato presso la Tipolitografia 5M (RM) | tiratura: 5000 copie In attesa di registrazione presso il tribunale di Roma


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Circuiti Organizzati Resistenze Editoriali Febbraio / Marzo 2010

Agi e disagi nel mondo dell’istruzione La testimonianza L’opinione di un italiano all’estero

Roma3 La contestazione all’inaugurazione dell’A.A.

Studenti costretti ad emigrare per proseguire il proprio percorso di vita

Gli studenti protestano alla presenza del Presidente della Repubblica

Fuga di cervelli: ecco perchè ENRICO PUGLIESE*

FABIO FERRARI

E

migrazione di lusso? Nuova emigrazione dei più meritevoli? Il panorama delle “fughe” all’ estero si compone di un universo di forme che è difficile ricondurre ad unità. Il riferimento è ai percorsi formativi di dottorato, post dottorato e ricerca in Europa, il cui sistema a dispetto del volgare appiattimento euro-liberista ad un unico modello di sapere conta invece un buon numero di deviazioni locali e nazionali. L’esperienza accademica in Gran Bretagna rimanda quotidianamente ad un frammentato quadro di ragioni ed emozioni che mi hanno spinto lontano dalla mia terra. Non solo rabbia per le maglie strettissime della ricerca e per la qualità scadente di un’alta formazione a macchia di leopardo, ma anche voglia di ridimensionare logiche affaristiche, sistemi gerarchici che hanno posto al comando chi ha divorato e digerito la dignità del lavoro, l’equa distribuzione delle risorse, il sapere. Rifornire le “eccellenze” e distribuire rendite di posizione al baronaggio. Poco spazio e mal pagato ai giovani ricercatori, nella stragrande maggioranza risucchiati dai loro oneri nei confronti del Professore, catena di trasmissione di un sapere impoverito (in tutti i sensi). Realtà che vengono da lontano, lontane dall’essere rivoluzionate. E’ anche per questo che a Roma nelle nostre università siamo costretti a covare il mito della ricerca all’estero, anche se non sono sempre rose e fiori. La gestione aziendale dell’università inglese non suscita invidia. Risorse e spese da giustificare al pari di un’attività produttiva, dipartimenti chiusi e tasse fuori controllo non sono certo il paradiso. Ma libertà e possibilità di ricerca sono assicurate, all’interno di un quadro di regole ben precise. L’insegnamento si sviluppa attraverso un continuo processo dialettico per sti-

Sit-in per il diritto allo studio

È

passato del tempo dalle grandi proteste dell’Onda contro la riforma del ministro Gelmini, ma il malcontento non sembra sia scemato del tutto. Martedì 16 febbraio, davanti alla facoltà di Economia di Roma3, un nutrito gruppo di studenti ha fatto sentire la sua voce in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico alla presenza del Presidente della Repubblica. I ragazzi erano circondati da un gran numero di poliziotti, ma niente è riuscito ad ostacolare il desiderio di una protesta civile. Tra il fragore dei cori e dietro due striscioni (“omicidio roma3: gelmini mandante, fabiani esecutore” e “fascisti, licenziamenti e privatizzazione.. è questa la vostra inaugurazione”) sono riuscito a parlare con Flavio, membro dell’ “Assemblea Permanente Studenti/esse e Lavoratori/trici di Roma Tre contro la riforma Gelmini”. molare le idee originali dei ragazzi. Per questo l’insegnamento è spesso affidato ai dottorandi, più vicini per età agli studenti. E “Roma Tre”? Da una parte ottime strutture, possibilità di sviluppo. Tessuto urbano vivo. Dall’altra poche ramificazioni europee, asfittici contatti con la comunità internazionale, cunicoli ristrettissimi per borse di studio, la cooptazione quale regola base del gioco. Risultato? Predominanza di “studenti di ceto medio”, livellamento verso il basso del sapere, produzione scientifica insufficiente (comparata ad una università europea di pari grandezza), classe docente non più giovanissima. Concorsi pressoché azzerati. Dopo tutto sembra lecita la domanda: “Roma Tre, università radicata sul territorio o università del ‘quartierino’?”. *Laureato in Storia presso L’Università degli Studi RomaTre e attualmente ricercatore presso l’universita di Reading, Londra

Cosa vi ha spinto ad essere qui oggi? Come abbiamo scritto nell’invito a questo sit-in, sono tre i punti che ci premono maggiormente: innanzitutto i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario che hanno costretto gli Atenei italiani a diminuire la qualità e la quantità dei servizi; poi la politica delle esternalizzazioni che ha avuto come unico esito un peggior servizio allo stesso costo; e da ultimo, ma non per importanza, il riconoscimento di spazi di agibilità politica a gruppi neo-fascisti come Blocco Studentesco, che attraverso l’università possono puntare addirittura a cariche istituzionali. Vedo che siete parecchi. Si siamo quasi un centinaio e fa piacere il fatto che tra di noi ci siano anche alcuni lavoratori delle portinerie e della manutenzione.

Private: l’istruzione a strisce blu

L’Onda riparte dalla scuola elementare

Un’esame di maturità alla paritaria

Tre giorni di occupazione alla Principe di Piemonte e L.da Vinci contro i tagli

LORENZA ACCARDO

BONNIE&CLYDE

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a legiferazione in materia scolastica, da una decina d’anni, ha equiparato scuola paritaria privata e scuola pubblica: entrambe ricevono finanziamenti statali e permettono il conseguimento di un titolo di studio con valore legale, a patto che siano rispettati i requisiti di “qualità ed efficacia”coerenti con gli ordinamenti generali dell’istruzione. Ciò dovrebbe garantire il raggiungimento di uno standard di preparazione comune a chi frequenta ogni tipo d’istituto, soprattutto dall’anno scolastico 2006/2007, in cui nell’esame di maturità è stata introdotta una commissione mista. L’esperienza di un docente di storia e filosofia del liceo scientifico Primo Levi, nominato membro esterno in una scuola paritaria dell’Eur, racconta quanto le cose non stiano così. Giunto nel “diplomificio”, così ha definito l’istituto, si è trovato sotto gli occhi una realtà fatta nella quasi totalità di studenti ripetenti, i cui curricula scolastici parlavano chiaro: bocciature, anni scolastici persi, recuperi del tipo “due/ tre anni in uno”. Molti provenienti da scuole pubbliche, la cui preparazione per l’esame, agli occhi del professore, è apparsa del tutto insufficiente. Il meccanismo che si instaura in un istituto simile è semplice: le famiglie degli studenti pagano una retta, gli insegnanti sono quindi pregati di “non fermarli”.Cosa

che, come racconta il professore, può continuare a verificarsi anche quando sia prevista la valutazione di membri esterni,“basta che uno solo dei commissari stia al gioco”, cioè, ad esempio, “non voglia aver grane da un’eventuale bocciatura non gradita”. Gli insegnanti stessi lasciano a desiderare: il nostro professore ci racconta di programmi “soprattutto in filosofia, redatti in modo incosciente, che non prevedevano autori fondamentali”. Le assunzioni dei docenti di tali scuole avvengono previo colloquio, ma non essendoci dei criteri precisi, né dei controlli adeguati, nulla vieta che siano frutto di raccomandazioni o conoscenze. Il che inciderebbe ancor di più sulla qualità della didattica. La scuola privata, in anni passati, garantiva davvero qualcosa “in più”. Ora, invece, è emblema di una mutata mentalità: in un orizzonte lavorativo in cui ha perso peso il merito, ma non l’avere un titolo con valore legale, l’obiettivo è uniformarsi a tutti i costi a un presunto standard, senza lo svantaggio di dover faticare eccessivamente. La richiesta di semplificazione e facilitazione nell’apprendimento si fa sempre più incalzante e generalizzata: a questo punto “l’impegno”sembra non essere più un requisito necessario nella realizzazione dell’individuo.

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l futuro dei bambini non fa rima con Gelmini, e i bambini non sono disposti a rinunciarvi. La determinazione di insegnanti, genitori e degli stessi alunni delle scuole elementari Principe di Piemonte e Leonardo da Vinci è infatti il primo dato di un’iniziativa scoppiata nel nostro municipio, per ora unica a Roma, e che ha riacceso i riflettori del dibattito pubblico sulla condizione dei nostri istituti scolastici e sulla riforma dell’istruzione ora in atto. Martedi 23 Febbraio infatti, insieme maestri, alunni, genitori, personale non docente, e lo stesso dirigente scolastico, hanno dato il via ad un’occupazione simbolica delle due scuole, situate a cavallo tra via Ostiense e via Leonardo Da Vinci. “Obiettivo della protesta”, ci racconta la maestra Bruna, “è quello di manifestare tutto il nostro dissenso contro i tagli indiscriminati ai finanziamenti per la scuola pubblica”. L’occupazione, come ci raccontano, nasce da un percorso assembleare partecipato da tutte le realtà che vivono i due istituti scolastici, in risposta all’ennesimo attacco all’istruzione statale; una nota del Miur infatti, verso la metà dello scorso dicembre ha informato insegnanti e genitori dell’ eliminazione delle supplenze di breve periodo, e della messa a rischio di quelle per periodi “lunghi”, costringendo i bambini a essere divisi per classe, o a rimanere teoricamente incustoditi.

Avete avuto problemi ad arrivare fin qui? Si, il nostro piano iniziale era di vederci davanti alla facoltà di Scienze Politiche per poi risalire via Silvio d’Amico ed arrivare qui davanti ad Economia. L’imponente schieramento di polizia però non ce l’ha permesso e siamo stati costretti a fare il giro più lungo passando per via Leonardo da Vinci. Poi dopo un breve colloquio con il dirigente di piazza siamo riusciti ad ottenere questo spiazzo poco visibile sorvegliati addirittura dai cecchini sui tetti. Perché proprio oggi questa protesta? Perché riteniamo fuori luogo una simile cerimonia di inaugurazione, con la quale si finge di non vedere il baratro in cui sta cadendo l’istruzione pubblica minacciata da governi decisi a farle assumere un carattere sempre più classista e privato. Ma più loro continueranno a non vedere più noi saremo qui a fargli aprire occhi. È una protesta di oggi per domani, una battaglia che noi non consideriamo ancora conclusa.

L’occupazione della Principe di Piemonte e della L.da Vinci è così iniziata con un ciclo di giornate di didattica alternativa, dove genitori e insegnanti si sono avvicendati, interrompendo la quotidianità scolastica. Il primo giorno, poi, alle 17.00 una grande assemblea, che ha richiamato l’attenzione cittadina, ha posto le basi per una serie di iniziative di protesta che tocchino nelle prossime settimane tanto l’ambito territoriale che quello cittadino, fino alla convocazione per il 10 di Aprile, di un appuntamento centrale a difesa della scuola pubblica. Le giornate seguenti, poi si sono caratterizzate per eventi musicali e artistici, danze popolari, laboratori con i bambini, organizzate da genitori e insegnanti, ma supportate anche da alcune associazioni del territorio. Questa manifestazione rilancia così un terreno di lotta, a partire oggi proprio dalla scuola primaria, come l’onda universitaria aveva fatto l’anno passato. Girando per i padiglioni delle due scuole, striscioni, cartelloni, dazebao ci ricordano il valore dell’istruzione pubblica, come investimento per il futuro di una stato e sembra che proprio questi bambini, prime vittime dei tagli finanziari che oggi vengono facilmente distribuiti, siano maestri nel rivendicare attenzione e ricordarci l’importanza del diritto allo studio.


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Memoria&Cultura foto di Livia Venturini

La ricorrenza Il compleanno dell’antico quartiere popolare

90 anni di storia: auguri Garbatella

La serie di iniziative organizzate per la storica celebrazione. La consacrazione come “Rione”

NICOLETTA ORPOS E MATTEO PICCONI

Un compleanno così, Garbatella non l’aveva mai festeggiato. Dieci giorni di eventi culturali, mostre, pubblicazioni, performance, concerti per ricordare quel lontano 18 febbraio del 1920, quando Vittorio Emanuele III diede il via a piazza Brin ai lavori per la costruzione delle prime case della borgata all’epoca denominata Concordia. Sono passati novant’anni e Garbatella, resistente ai nuovi modelli urbanistici dei quartieri dormitorio dove la convivenza sociale è totalmente assente, ha spento le sue candeline orgogliosa di aver saputo conservare nel tempo la sua anima autenticamente popolare e il forte senso di appartenenza dei suoi abitanti. Caratteristiche che sono state ampiamente dimostrate, semmai ce ne fosse stato bisogno, nella preparazione di questa lunga festa che si è conclusa con il riconoscimento ufficiale dello status di “rione” da parte del Campidoglio, così come auspicato durante la cerimonia a piazza Brin dai cittadini, dagli studenti del quartiere e dalle autorità dell’XI° Municipio che sulle note della banda della polizia munici-

pale, hanno posto una nuova targa realizzata dalla bottega d’arte Mortet. Presente Massimiliano Smeriglio, ex presidente del Municipio ed attuale assessore alle politiche del lavoro e formazione per la provincia, ha esposto l’esigenza di dover investire sulla potenzialità culturale di questi ex quartieri operai, rivalutando non solo la Garbatella ma tutta l’area dell’Ostiense. Dal canto suo l’attuale presidente Andrea Catarci ha voluto sottolineare il senso di unità che gli abitanti del quartiere hanno sempre dimostrato nelle vicende che li hanno visti

La lunga festa si è conclusa con il riconoscimento ufficiale dello status di “rione” da parte del Campidoglio, così come auspicato durante la cerimonia di piazza Brin protagonisti nei novant’anni della loro storia. Unità che la Garbatella ha dimostrato soprattutto nel contributo fornito alla resistenza durante l’occupazione tedesca. Catarci inoltre ha evidenziato come questo carattere attivo e protagonista abbia

Cinema

sempre accompagnato il quartiere ed i suoi abitanti determinandone così una forte identità, capace di resistere alle varie insidie della “modernità”, sia sul piano urbanistico che su quello socio-culturale. Nel corso della cerimonia non poteva mancare un richiamo al fatto che la Garbatella è stata al centro dell’attenzione cinematografica e letteraria: dal film “Caro diario” di Nanni Moretti al romanzo “Una vita violenta” di Pier Paolo Pasolini, fino all’ultima fiction televisiva girata tra i lotti: I Cesaroni. Una fiction che però sta facendo conoscere il quartiere fuori dai confini cittadini non in maniera del tutto esatta. Ecco allora che, proprio in occasione del novantesimo compleanno di Garbatella, l’associazione di promozione sociale Bristol, con il sostegno della Provincia di Roma, con il patrocinio del Municipio XI e in collaborazione il collettivo Casetta Rossa, l’associazione Progetto Laboratorio e l’associazione Il Tempo Ritrovato, ha realizzato una guida turistica del quartiere. Si tratta di una serie di itinerari che raccontano la Garbatella attraverso le voci di chi il quartiere lo vive. “Questa guida – spiegano a Casetta Rossa - a non è stata scritta da viaggiatori di profes-

sione, né da critici d’arte o esperti di cucina. È il frutto di un percorso di partecipazione, di incontri e di riunioni, è nata discutendo del quartiere con i bambini delle scuole. È il punto di vista di osservatori privilegiati e apprendisti maghi che negli anni sono riusciti a trasformare un sottoscala umido e senza luce in una finestra aperta su un altro mondo possibile; un deposito per gli attrezzi nel giardino incantato; un rubinetto chiuso nella fonte della giovinezza; delle strade grigie in teatri e auditorium”. Si può decidere di fare il percorso architettonico ma anche il percorso della memoria che ricorda come il rione visse da protagonista il periodo della Resistenza e dell’antifascismo. Oppure il percorso dei lotti, quello degli anni ’70, quello letterario e cinematografico, quello dei parchi, quello murale, fino alle feste e agli eventi del quartiere e al percorso culinario. Con una raccomandazione: “chi visita Garbatella deve fare attenzione agli echi e alle voci del suo passato; chi visita Garbatella deve farlo a cuore aperto, intrattenendosi con i suoi abitanti,

Letteratura

facendosi concavi per accogliere l’anima di un popolo fiero come la sua storia”. “La guida - ha spiegato durante la presentazione Gianluca Peciola, consigliere della Provincia di Roma, - è un libro intelligente e integrato: intelligente perché racconta un’altra Garbatella, fatta dalle voci di chi la vive. Integrata perché coglie diversi aspetti del quartiere: dalle bellezze architettoniche alla memoria del quartiere con racconti di chi l’ha vissuta durante il periodo della Resistenza, della guerra, del carcere e durante la Liberazione. Ci sono poi le voci delle nuove generazioni e l’associazionismo attuale. La Provincia ha voluto sostenere questa guida perché racconta una comunità locale unica e che ha molto da dire”. Ora la sfida per Garbatella è di mantenere i tratti di vivibilità urbana e gli aspetti comunitari che ne fanno un quartiere unico.

Musica

Non ero il solo

A sens of loss

Regia e sceneggiatura: Paolo Virzì

Autore: Fabrizio Marchi

Autore: NoSound

Attori protagonisti: Stefania Sandrelli,

Editore: Mimesis

Etichetta: Kscope / Snapper

Valerio Mastandrea, Claudia Pandolfi

Costo: 14€

Costo: 17.90€

Genere: Commedia all’italiana

Anno: 2010

Durata: 116min

Pagine: 145

“La prima cosa bella che ho avuto dalla vita è il tuo sorriso giovane…sei tu” Una storia che si sviluppa nei primi anni 70, una famiglia tormentata, una padre violento e geloso, due figli e una madre, dolce, premurosa e imbarazzante per i suoi modi di fare e la sua bellezza che tanta invidia suscita negli altri. Quella messa in scena nel film è una storia che ci riporta alla commedia italiana d’altri tempi in una città, Livorno, che è anche la città del regista Paolo Virzì, che ha impresso in questo film molti dei suoi ricordi. Il rapporto tra Anna, la madre, nel film la splendida Stefania Sandrelli, e i suoi due figli, è, nella sua fase finale, indicativo dei tempi in cui viviamo, dove spesso si è presi dalla fretta del tutto ad ogni costo, ora e fintamente per sempre. E allora sentire le parole che lentamente un figlio fa uscire fuori dopo anni di introversione passati all’ombra dei suoi pensieri, grazie al riavvicinamento con sua madre, esempio nella buona e cattiva sorte, e sua sorella, indifesa e fragile, sentire tutto questo riaffiorare e tornare alla vita è un segno che a morire non sono le cose importanti. Il film è un invito a vedere la vita così come viene e a non cadere nel tranello della parola “mai”. Saper osservare e osservarsi, ascoltare, comprendere e lottare. Proprio come il sorriso e la linfa vitale con cui Anna impartisce a Bruno una toccante e semplice lezione di vita.

Non ero il solo (Mimesis, 2010), interessante romanzo di Fabrizio Marchi, è il racconto di una adolescenza vissuta in una Roma lontana anni luce da quella di oggi. Una Roma che, in pieni anni settanta, attraversò una “età dell’oro” ma perse anche la sua genuinità e in un certo senso, riprendendo Pasolini, la sua “purezza”. I travagli della giovane età, individuali ma paradossalmente collettivi, si affiancano e si sovrappongono al disincanto e alla disillusione di una generazione che pensava di cambiare il mondo ma forse non aveva né l’età giusta né le chiavi di lettura di una rivoluzione che, probabilmente, era partita da molto più lontano. L’autore gioca con il linguaggio tentando uno scrittura intimista che fa il verso al parlato, si ripete, si allarga a macchia d’olio, usa colloquialismi del vivere quotidiano alternando uno stile volutamente un po’ farraginoso e sporadici slanci poetici. Il primo capitolo, ironico ma mai volgare, è una vera e propria apologia della masturbazione: in quel gesto, così intimo, di piacere si racchiudono immagini, ricordi e una visione dell’amore e del sesso condivisa da tutti. L’amicizia, il sapere tutto di tutti, la scuola, gli scontri generazionali, il bisogno d’amore innescano processi di una vitalità unica diventando prima un percorso parallelo alla lotta politica, ai drammi delle stragi, all’odio di partito e, ora, materiale per comprendere quello che eravamo e quello che, purtroppo, siamo diventati.

GIANFRANCO MINGIONE

MATTEO CHIAVARONE

Le recensioni di CORE

La prima cosa bella

Nati nel 2002 come progetto solista del musicista romano Giancarlo Erra, i Nosound sono ora un quintetto giunto all’importante traguardo del terzo album: un altro etereo esempio di eleganza e straordinaria maturità artistica, dal titolo A sense of loss. Andando oltre ogni indicazione del mercato o mediocre conformismo, la loro musica ha sempre raccolto maggiori consensi da audience internazionali che in patria. Il loro sound post-rock condito da abbondanti inserti elettronici d’atmosfera, è di casa da molti anni tra i freddi climi nord europei; eppure, anche a latitudini più meridionali, in certi periodi, è facile sentire quello spleen congenito a chi ama emozionarsi. Questo nuovo disco, abbandonate in parte le massicce sinterizzazioni, a favore di un suono più vintage ed asciutto, ha visto anche la straordinaria partecipazione di un quartetto d’archi, il quale ha contribuito non poco a farne l’apice emozionale dello stile Nosound: la migliore amalgama che abbiano mai raggiunto in questi anni di carriera, dimostrata appieno con un emozionante live-set di presentazione a nove elementi a quegli appassionati che, nonostante la neve, hanno assistito pochi giorni fa alla presentazione ufficiale dell’album nella cornice del Crossroads. Da qualche parte tra la sperimentazione dei Pink Floyd e quella dei Sigur Ros; consigliati a chi si tuffa nei propri sogni. FRANCESCO SORRICARO


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Circuiti Organizzati Resistenze Editoriali Febbraio \ Marzo 2010

Cultura&Memoria foto di Francesco Cafaro

Anni di piombo a teatro

Dopo la censura, va in scena a La Strada lo spettacolo “A ferro e fuoco” della compagnia piemontese “Teatro a canone” L. A.

La festa Volti, suoni e colori dei cortei che hanno percorso Garbatella

Il carnevale torna nelle strade Due carovane in maschera hanno attraversato il quartiere, confluendo in piazza Sauli SIMONA ORLANDI POSTI

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opo diversi anni in cui il carnevale veniva organizzato solo nelle scuole, l’XI municipio ha visto una rutilante carovana di colori attraversare di nuovo le sue strade. Due i cortei, due i casali che hanno dato la partenza: Casal de Merode a Tormarancia e Casale Garibaldi a San Paolo. Caratterizzato dai colori freddi con il simbolo del serpente piumato uno, dai colori caldi e dal dragone giallo l’altro. Ad organizzare il Carnevale Antirazzista è stata la rete sociale dell’XI Municipio, in un momento che sembrava impossibile per chiunque. “Poco meno di un mese per fare i carri, le maschere, per coinvolgere tutti… Impossibile riuscirci, dicevano i maligni, in così poco tempo non ci riuscirete…e poi senza soldi! E invece eccoci!” così commenta entusiasta Dora nel corteo dei colori caldi. “L’idea nasce meno di un mese fa, in una delle riunioni della rete. Per riprenderci le strade, per riprenderci i colori e i sogni, per ridare anima e contenuti al nostro Municipio e alla

nostra città” continua Dora. Il corteo dei colori caldi attraversa San Paolo, con in testa il dragone giallo. Lucia dice: “Il fantoccio è stato realizzato con l’aiuto del mago delle marionette Juan Paol, un congolese che l’ha costruito solo con un martello e la forza delle sue mani”. Il corteo dei colori caldi, all’inizio poco partecipato, diventa poi imponente quando arriva alla Garbatella, in Largo delle sette chiese e incontra l’altro corteo, quello dei colori freddi. L’incontro tra il serpente e il dragone, tra i colori caldi e i colori freddi è commovente. Le diversità che si incontrano, all’inizio si studiano, poi si scambiano e collaborano insieme. Questo il significato che la rete sociale del XI municipio ha voluto dare al suo carnevale. Finito con i nasi all’insù per i fuochi d’artificio, e poi ancora a piazza Sauli con le pupazze bruciate come vuole il copione carnevalesco. Un vero successo. Più di duemila in tutto i partecipanti. Dopo quell’iniziativa la rete sociale dell’XI municipio continua a

Non in suo nome

Contro la guerra una settimana di proiezioni, dibattiti, performance e musiche per ricordare l’attivista Rachel Corrie CSOA LA STRADA Il 18 gennaio del 2003 Rachel Corrie, attivista statunitense dell’ International Solidarity Movement (ISM), sceglie di partire per la Palestina per opporsi all’occupazione che l’esercito e i coloni israeliani impongono nella striscia di Gaza. Una scelta che in tanti, in questo municipio e non solo, abbiamo deciso di fare attraverso lo sport la musica ed il teatro, per portare la nostra solidarietà attiva ad un popolo che con dignità e determinazione resiste ogni giorno all’assedio imposto dallo stato d’Israele. Dopo due mesi, il 16 marzo, Rachel stava cercando di impedire le operazioni di demolizione a Rafah, nelle quali i bulldozer corazzati vengono usati per spianare edifici e vegetazione nelle vicinanze del confine.I Palestinesi vengono a volte uccisi durante queste operazioni. Quel giorno anche Rachel è stata uccisa. Il 16 marzo 2010,dalle ore 17, a largo delle Sette Chiese, installeremo un monumento in suo ricordo accompagnati da sonorità arabe, foto e video e dalla seconda edizione di “biliardino sotto l’assedio”; sarà il primo appuntamento di una setti-

mana di iniziative presso il centro sociale La Strada dedicate alla Palestina e alla sua lotta per la libertà. Con la collaborazione di altre associazioni territoriali e del Municipio RM XI organizzeremo delle performance teatrali,delle esposizioni e delle proiezioni (dal 16 al 20 marzo alle ore 20.30) preceduti da alcuni interventi che ci aggiorneranno sull’attuale situazione e cercheranno di farci immergere nella quotidianità di quei territori. E ovviamente cucina araba. L’iniziativa terminerà con una due giorni di tributo a Rino Gaetano a sostegno dei nostri progetti in Palestina, nella quale suoneranno I SEIOTTAVI, gli ESCLUSO IL CANE e SIMONE AVINCOLA. E’ in questo modo che scegliamo di ricordala. E’ in questo modo che il nostro quartiere sceglie di manifestare il suo sostegno ai fratelli e alle sorelle in Palestina. Con Rachel nel cuore. Per maggiori informazioni sul programma della settimana è possibile consultare il sito web www.csoalastrada.org

foto di Francesca Cencetti

vedersi, a lavorare, ad analizzare e a progettare. La capacità di saper animare il territorio, organizzando uno dei carnevali meglio riusciti nella storia dell’XI municipio l’hanno dimostrata. L’appuntamento che lancia la rete è ora per la ricorrenza dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Dopo aver sollevato grandi polemiche approderà Venerdì 12 Marzo alle ore 21, sul palcoscenico del Csoa La Strada, lo spettacolo “A ferro e fuoco, spettacolo in La minore”, ultima controversa fatica della compagnia piemontese “Teatro a Canone” e del suo regista, Simone Capula. L’opera, censurata a pochi giorni dalla “prima” dal sindaco di Chivasso (To) senza che se ne conoscesse neanche il contenuto, è stata poi rappresentata in diversi teatri del Piemonte e, lo scorso dicembre, anche al Forte Prenestino. Si tratta di uno spettacolo che, attraverso la vicenda umana e politica di una ragazza militante delle Br, offre una riflessione lirica sugli anni che vanno dal 1968 al 1975. Il testo è basato

su poesie di Alda Merini, sul libro di Stefania Podda “Nome di Battaglia Mara-Vita e morte di Margherita Cagol il primo capo delle Br” e sulla canzone di Fabrizio De Andrè “Laudate hominem”. Si è dunque conclusa con un lieto fine la disavventura di questo gruppo di artisti, non nuovi alla rielaborazione artistica della memoria storica del nostro paese. Questo spettacolo, anzi, rappresenta l’ennesima tappa di un percorso che ha visto “Teatro a canone” cimentarsi, con discreto successo, inopere teatrali che hanno avuto come ispiratori Don Milani, Fenoglio, Martinetti, Pasolini e altri significativi personaggi della storia italiana.

Agenda CUCINA

TEATRO

MUSICA

Mer 03-03-10\\ h 20.30

Ven 12-03-10 \\ h 21.00

Sab 20-03-10 \\ h 23.00

Zuppappà in compagnia di Tanny Giser

A ferro e fuoco

Reggae Vibes

Casetta Rossa SPA via Magnaghi, 14 - Garbatella

Il gruppo “Teatro a canone” presenta lo spettacolo in La min basato sulle poesie di Alda Merini, sul libro di S. Podda “Nome di bataglia Mara” e sul brano di de Andrè Laudate Homine csoa La Strada via Passino, 24 - Garbatella

MUSICA

MUSICA

LIBRI

Ven 06-03-10\\ h 23.00

Gio 18-03-10 \\ h 10.00

Ven 26-03-10 \\ h 19.00

Roots Reggae Dub Convention

Basta morti sul lavoro

Perchè io, perchè non tu

I Dubass ospitano nella yard di Garbatella i Rebellion (Le) e i Mystical Powa (Cs)

Un incontro pubblico per denunciare le morti bianche anticiperà una serata hip-hop targata RAPnoize. Selezioni e microfono aperto.

Presentazione del libro di Barbara Balzerani. Parteciperanno l’autrice e lo scrittore Erri de Luca curatore dell’introduzione

csoa La Strada via Passino, 24 - Garbatella

LOA Acrobax via della vasca navale, 6 - Marconi

Casetta Rossa SPA via Magnaghi, 14 - Garbatella

CUCINA

MUSICA

SPORT

Mer 10-03-10\\ h 20.30

Ven\Sab 19\20-02-10 \\ h 23.00

Dom 28-03-10

Cena con musica dal vivo

Tributo a Rino Gaetano

All Reds Rugby Roma

Direttamente da “De Roma li mejo fiori” cena in compagnia della musica delle “Scarpette rosse”

Due serate a sostegno della Palestina in ricordo del grande cantautore italiano. Sul palco Simone Avincola, gli Escluso il Cane e i Sei Ottavi

La squadra di rugby del cinodromo affronta in casa il Sacrofano

Casetta Rossa SPA via Magnaghi, 14 - Garbatella

csoa La Strada via Passino, 24 - Garbatella

LOA Acrobax via della vasca navale, 6 - Marconi

Degustazione di tre tipi di zuppe, per scegliere quella che parteciperà al Terzo Festival Internazionale dell Zuppa

Earthical Towa Sound System infiammerà la yard dell’excinodromo con selezioni rigorosamente Roots&Dub LOA Acrobax via della vasca navale, 6 - Marconi


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Ultima pagina

Writing: i graffitari Coppa Italia: S. Lucia in finale reclamano spazio Sport Uno sguardo alla realtà dei diversamente abili

Il basket in carrozzina continua a primeggiare tra le realtà sportive del Municipio XI, grazie al pluripremiato quintetto della Fondazione Santa Lucia. In attesa dell’ennesimo titolo Il programma Enbata e i giovani del Municipio, assieme contro le nuove ordinanze del sindaco Alemanno AMEDEO CIACCHERI

ENZO LOMBARDI

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a Santa Lucia Sport allunga la sua scia di successi. Con tre risultati utili su tre, si aggiudica il primo posto nelle semifinali di Coppa Italia disputate ad Ascoli Piceno il 20 e 21 febbraio. Per stringere la coppa tra le mani, bisogna però aspettare il 20 e 21 Marzo, quando lo scontro incrociato con il B.A.D.S. Quartu Sant ‘ Elena, il Santo Stefano Banca Marche Porto Potenza Picena e la Lottomatica Elecom Sport Roma deciderà il vincitore. Ora è invece il momento di pensare al campionato, che la vede in vetta alla classifica a pari punti con il Porto Potenza Picena. Ma è anche il momento, per gli abitanti del quartiere, di prendere a cuore le realtà sportive dei diversamente abili, che riempiono di orgoglio il nostro municipio. La Santa Lucia Sport è infatti la squadra più titolata d’Italia, avendo vinto 14 Campionati Italiani , 6 Coppe Italia, 2 Coppe Internazionali André Vergauwen e

2 Coppe dei Campioni EuroCup. La versione della pallacanestro per i diversamente abili è ugualmente spettacolare a quella tradizionale. Le dimensioni del campo, l’altezza dei canestri e le regole di gioco sono identiche. Ma non è tutto. Come spiega la Fondazione Santa Lucia sul proprio sito, “ la pallacanestro in carrozzina rappresenta la massima espressione del recupero fisico di un portatore di handicap perchè consente al giocatore di esprimersi in azioni spettacolari di gioco veloci e fantasiose, identiche a quelle che si possono ammirare nella pallacanestro giocata da normodotati. Un handicappato in carrozzina può raggiungere gli stessi automatismi di un giocatore in piedi, le stesse esecuzioni e le medesime percentuali di realizzazione nei tiri”. Gli unici accorgimenti fanno riferimento al mezzo tecnico e al tipo di invalidità del giocatore. Non è infatti consentito sollevarsi dal sedile della carrozzina, avanzare con la palla senza palleggiare dopo due spinte e sollevare da terra contemporaneamente le due ruote posteriori con la palla in mano. Inoltre i giocatori sono in

possesso di un tesserino che gli attribuisce un punteggio in relazione alla disabilità e alla strumentazione che utilizzano durante la partita. Ogni squadra non può avere in campo un quintetto la cui somma totale dei punteggi sia superiore a 14,5. Svelati i segreti del basket in carrozzina, non ci resta che andare a supportare la Santa Lucia Sport al campo di gioco dell’omonima Fondazione in via Ardeatina 306. Campionato Serie A1 Sab 27/02/2010 - h17.30 S.Lucia Roma - Giulianova Sab 06/03/2010 - h19.00 Taranto - S.Lucia Roma Sab 10/04/2010 - h18.00 S.Lucia Roma - Cantù Sab 17/04/2010 - h18.00 Elecom Roma - S.Lucia Roma Finali di Coppa Italia Sab-Dom 20-21/03/2010 Alba adriatica (Teramo)

Viaggio controcorrente per chi alla carne non sa dire no

Pubblichiamo, a puntate, il racconto inviato da un lettore. Se volete pubblicare i vostri scrivete a redazione@coreonline.it

FABIA PAZZAGLIA

ALBERTO BENCIVENGA signore, che ordinava per me i cibi più fini. Tutto cominciò alla battaglia di Khajuha, quando Jaswant dei Rathore assalì il nostro campo, lo saccheggiò e rubò la nostra Lal Dera, la Tenda Rossa, reggia da campo del mio signo re. Io ero allora un umile paggio alla Lal Dera. Vidi il mio signore in pericolo e così, presa la scimitarra di un caduto e, reso imbattibile dall’ira e dalla forza della mia giovinezza, combat tei contro i più grandi guerrieri del deserto, ne uccisi in grande numero e salvai il re dei re da mor te sicura o, peggio, da una prigionia ingloriosa. Subito dopo, il mio signore mi conferì il titolo di Siwai, un uomo e un quarto in batta glia, e mi affidò il comando di armati. Con l’aiuto dell’Onnipotente, ebbi sempre fortuna sul campo di battaglia e, in breve tempo, divenni il più fidato dei sui generali e fui ricoperto di ono ri e di favori. Fui io che confusi le armate di Shah Shujua e degli altri nemici di Aurangzeb e fi nalmente le sconfissi, assicurando al mio signore il suo trono di re dei re.

Alemmano e del Pacchetto Sicurezza, in materia di decoro urbano, puniscono i possibili artisti con multe, e l’obbligo a ripulire gli spazi “imbrattati”. In risposta a tutto questo, l’unione degli studenti, assieme ad alcuni centri sociali della città, hanno organizzato attraverso la trasmissione di Radio Popolare Enbata, che ogni settimana da voce a ragazze e ragazzi dei nostri quartieri, un’iniziativa di protesta alle ordinanze dell’amministrazione cittadina, promuovendo un momento di avvicinamento a questa forma d’arte contemporaneamente in diversi punti della capitale. Venerdì 26 Febbraio, da Montesacro, a Cinecittà, dal Quadraro a Garbatella, giovani writers hanno occupato con i loro graffiti muri ancora spogli, rispondendo così a chi chiude la questione giovanile dentro il problema del bullismo, nascondendo le carenze nell’offerta culturale ai giovani. A San Paolo l’iniziativa è iniziata alle ore 16.00 sulle mura del sottopasso di Via Silvio D’Amico; una diretta straordinaria del programma di Radio Popolare ha attraversato contemporaneamente le diverse iniziative, dando la linea a ogni territorio. Un’iniziativa che restituisce dignità a chi giornalmente esprime la necessità di un interesse reale nei confronti di una forma d’arte per lo più bisfrattata da politicanti e mass media nostrani.

Con la coda tra i denti

Una storia di sabbia

Una leggenda dice che ogni corpuscolo di sabbia è una sillaba e che, quando il vento del deserto comincia a soffiare, lo fa perchè vuole raccontare una storia, che poi forma una duna. Sicchè il deserto non è altro che un immenso libro di storie, che, purtroppo, gli uomini non sanno leggere, perchè non hanno ancora imparato a distinguere una sillaba dall’altra. Anch’io ho una storia da raccontare, una storia che vuole uscire da me, ma non sa come farlo. I monelli che mi incontrano, sghignazzano e mi insultano. Talvolta mi lanciano pietre. Al tre volte fuggono, impauriti. Gli adulti mi scansano, disgustati dal mio aspetto sporco e miserabile. Questa gente non sa che un tempo io ero il più giovane e il più valoroso dei generali di Aurangzeb, il re dei re e mio signore. Loro non sanno quanto grande fosse la benevolenza che il mio signore mi dimostrava. Non sanno che io, anche se ora vivo dell’elemosina che la miseri­cordia di Allah (che il suo nome sia adorato nei secoli) permette mi sia fatta, un tempo sedevo alla destra del mio

La gente di Garbatella, di San Paolo, di tutto il nostro XI municipio, è stata abituata da sempre a raccontare sui muri dei propri quartieri le vicende, politiche o meno, che segnavano il vivere quotidiano: dalla più famosa scritta sui Via de Nobili che invitava a votare Garibaldi alle elezioni del 1948, ai murales giallorossi che festeggiavano le vittorie della magica A.S.Roma, le vie dei nostri quartieri si sono negli anni arricchite di un’arte murale che si è andata nel tempo differenziandosi e moltiplicandosi. Il fenomeno del writing, intanto, andava crescendo, divenendo spesso l’unica forma di espressione per molti giovani, che non trovavano nella città, altre forme di socializzazione. Nelle vie dell’XI municipio sono cresciuti così da un lato una serie di murales politici frutto dei militanti del csoa La Strada, che si richiamavano alla tradizione sudamericana e irlandese, dall’altro in ogni angolo, in linea con un movimento che si diffondeva a livello mondiale, si sono diffuse le “tag” e i “pezzi” di giovani artisti armati di bomboletta. Writing, quindi, una forma d’arte che nelle più grandi capitali europee e del mondo è divenuta vanto delle amministrazioni cittadine, che hanno visto in essa un modo per abbellire le periferie. A Roma e in Italia assistiamo invece all’ennesimo tentativo di reprimere uno spazio d’espressione giovanile: le recenti ordinanze del sindaco

I miei soldati mi adoravano perchè combattevo sempre davanti a loro, dove maggiore era il rischio e perchè, dopo ogni vittoria, lasciavo a loro tutte le spoglie del saccheggio che premia i vincitori, cavalli, donne e oro, senza mai nulla tenere per me. Solo una volta feci un’eccezione. Fu dopo la battaglia di Deorai, quando vidi tre dei miei soldati, ubriachi di vittoria e di vino, mentre si divertivano dileggiando una giovane donna dai capelli del colore dell’oro. La prendevano a spintoni, le strappavano le vesti, la trascinavano per i capelli, sghignazzando. I miei occhi incontrarono per un momento quelli della donna e videro il verde del mare. Vidi pure che non c’era paura in quegli occhi, ma solo orgoglio e fierezza. Non so cosa accadde nella mia mente, so solo che la mia mano si mosse da sè, la mia sci­mitarra guizzò nell’aria e la testa del soldato più vicino cadde nella polvere, mentre gli altri due, improvvisamente sobri, si prostravano ai miei piedi. Y Y CONTINUA

Proprio mentre è in uscita, in questi giorni, il nuovo libro di Jonathan Safran Foer, “Se niente importa” (Guanda, febbraio 2010), che promette di convertire al vegetarianismo intransigente anche il più incallito mangiacarne della terra, noi scegliamo di viaggiare controcorrente e di rendere omaggio a uno dei piatti più famosi della cucina tradizionale romana. La coda alla vaccinara nasce nel rione Regola, il quartiere dei vaccinari. Per capirci, ci troviamo proprio nel cuore della città, dalle parti di via Arenula e piazza Farnese. Oggi, manco a dirlo, dei vaccinari nemmeno l’ombra, piuttosto un grande via vai di turisti e di gente a passeggio. La coda è la regina del cosiddetto “quinto quarto”, quella parte del bovino, considerata di scarto, che veniva regalata ai vaccinari come integrazione della paga e comprendeva la testa, le zampe, le frattaglie e, appunto, la coda. I romani hanno creato un vero universo gastronomico con il “quinto quarto”, e quella della coda alla vaccinara è una ricetta piuttosto lunga e laboriosa, in quanto bisogna prima “spurgare” la carne in acqua per al-

cune ore e poi cuocerla lentamente per renderla più tenera. Anche questo è uno di quei piatti che piacciono o non piacciono, senza vie di mezzo, e per giunta si mangia con le mani, perché si devono spolpare bene le ossa. Quindi è bene munirsi di tovagliolo da infilare al collo per evitare gli schizzi di sugo. Ne esistono due versioni principali che differiscono perché in una viene preparata una salsa a base di cioccolato fondente, pinoli e uva passa, mentre nell’altra no. Eppure per nessuna delle due varianti si può parlare di ricetta originale, poiché entrambe convivono da molti decenni nelle varie trattorie di Roma. Anche se da “Checchino”, in via di Monte Testaccio, che la coda alla vaccinara la prepara da 116 anni, hanno le idee chiare: “Dev’essere stracotta, poi aggiungi sedano, pinoli e uva passa. Il segreto, però, è un altro: cioccolato fondente, amaro, e grattato dentro, non sopra”. E per chi la coda preferisce tenerla tra le gambe, e alla carne dice “mai più!”, a Roma rispondono: ne abbiamo viste di tutti i colori, sono passati papi e barbari, ci vuole ben altro per farci rinunciare alla carne.


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