AVANTI! DELLA DOMENICA N. 42

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DELLA DOMENICA

avanti@partitosocialista.it

ANNO XIV - N. 42 DOMENICA 27 NOVEMBRE 2011 SPED. ABB. POST. - DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46 Art.1, Comma 1, DCB) ROMA TAXE PERCUE - TASSA RISCOSSA - ROMA ITALY

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Riformare la politica per amore dell’Italia

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Riccardo Nencini

l PSI è stato l’unico partito che, nel corso delle consultazioni con il Capo dello Stato e con il presidente del Consiglio incaricato, ha posto con forza il tema della riforma dello Stato e delle istituzioni. La questione è dirimente, come i provvedimenti di natura economica che il Governo di “impegno nazionale” dovrà assumere con urgenza per rimettere l’Italia in carreggiata. È necessario un intervento strutturale sui costi della politica, per tre motivi: risanare il debito pubblico, restituire alla politica la sua autorevolezza, costruire un’Italia che sappia stare nella globalizzazione da protagonista. La coesione parlamentare e la larghissima maggioranza ottenuta dal governo sono una buona base per rispondere all’emergenza da codice rosso, ma la politica non può abdicare al proprio ruolo. Per questo motivo deve mettere mano laddove la democrazia si inceppa: nell’esagerata proliferazione di enti e cariche, nella troppo grassa e inefficiente corporatura delle istituzioni parlamentari, nella insopportabile sopravvivenza di privilegi. Viviamo una situazione di drammatico squilibrio tra domanda e risposta politica. La prima esplode senza filtri e da ogni segmento della società, la seconda è sempre insufficiente e, spesso, parziale e demagogica. E’ in questo quadro che i partiti hanno il dovere morale di rivendicare il loro ruolo insostituibile - fare sintesi e offrire risposte praticabili - tanto più oggi che il ciclo demagogico-populistico volge al tramonto con il fallimento della missione berlusconiana, e si intravedono tentativi, da sostenere, di rinnovamento della democrazia e della partecipazione. L’obiettivo del superamento del berlusconismo e dell’assenza della politica non potrà mai realizzarsi attraverso scorciatoie trasversali e accorgimenti tattici; deve essere sostanziato da una proposta credibile di ricostruzione dello Stato e della società, dalla quale dovrà derivare anche una riconquistata autorevolezza dell’Italia in seno all’Europa. Abbiamo detto sì a Mario Monti e al suo governo – un esecutivo di eccellenze tecniche e di autorevoli servitori dello Stato – sottolineando l’urgenza di misure improntate al rigore, alla sobrietà, all’equità. Quando si chiedono sacrifici ai cittadini, è necessario che sia la politica a muovere il primo passo. Serve un programma di riordino degli enti locali e istituzionali, un taglio dei parlamentari e un abbattimento dei privilegi, la modifica del bicameralismo perfetto, un livellamento verso il basso ed una equiparazione delle indennità dei consiglieri regionali, perché non è più sostenibile che il Consiglio regionale della Sicilia costi 170 milioni di euro e quello Toscano 30 milioni. E ancora: adozione di norme più stringenti nella scelta dei candidati e nella definizione delle incompatibilità; fine della pluralità degli incarichi dei parlamentari; introduzione della regola della traspasegue a pagina 3

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Cosa dicono i socialisti L’Assemblea congressuale del 2, 3, 4 dicembre a Fiuggi

Difficile l’approdo democratico

Prima emergenza il lavoro per i giovani

Pia Locatelli*

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Egitto, il caos detta le regole

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Luigi Incarnato

Il Cairo, 22 novembre ono arrivata al Cairo per incontrare le - per la verità pochissime candidate al Parlamento a pochi giorni dal voto, ma le ragioni della mia visita stanno venendo meno in queste ore perché il rischio che queste elezioni non si facciano è altissimo. E’ difficile capire la complessità delle ragioni e gli intenti dei protagonisti in un momento così turbolento; altrettanto lo è dare conto di quello che è successo nei pochi mesi che ci separano dalla caduta di Mubarak. La tensione è altissima e io stessa, durante gli ultimi scontri in piazza Tahrir, sono stata costretta a preciptarmi nella cantina di un caffè per sfuggire da poliziotti e lacrimogeni. Gli avvenimenti che si sono susse-

a fase della politica privata della cosa pubblica, del berlusconismo, dei proclami, durata quasi 20 anni è definitivamente fallita. La sua caratteristica principale è stata quella di impoverire la qualità dei gruppi dirigenti e della burocrazia. Ci consegnano un Paese con problemi assai più gravi del 1992. I danni maggiori sono strettamente legati al mondo del lavoro alla crescita e allo stato sociale sempre più inadeguato e meno tutela per le fasce più deboli. Si è rotto il patto sociale che ha consentito in Italia una coesione tra mondo dell’impresa e mondo sociale. Oggi con un percorso inedito, dal punto di vista costituzionale, il Capo segue a pagina 2

Crisi? Il socialismo ci può aiutare

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Maurizio Ballistreri

n un suo articolo scritto nel 2005, Ralf Dahrendorf, il grande sociologo anglo tedesco, evidenziò uno dei paradossi della democrazia: quello che attraverso le sue procedure vadano al potere formazioni politiche che in essa non credono. E a riprova di ciò il sociologo anglotedesco ha ricordato i casi di Haider in Austria, di Blocher in Svizzera, di Bossi in Italia e di Le Pen in Francia e quello tragico nel XX secolo di Hitler in Germania, che provocò un conflitto mondiale e l’Olocausto. Ma se la democrazia contiene in sé i rischi dell’avvento di chi vorrebbe abbatterla, utilizzando metodi populistici e plebiscitari (tra i quali annoverare la cosiddetta “democrazia carismatica”), con l’argomento pretestuoso della difesa della purezza etnica a fronte del melting pot che la globalizzazione desegue a pagina 2

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L’intervento di giovedì 17 per la fiducia al governo Monti

Equità e crescita i socialisti dicono sì

Carlo Vizzini

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propositi espressi nell’esposizione che ha introdotto i nostri lavori. Per queste ragioni, la modesta componente socialista presente al Senato voterà la fiducia al suo Governo. Ho apprezzato le parole che lei ha pronunziato quando ha parlato di equità coniugata con la crescita, intendensegue a pagina 2

Razzisti di destra e razzisti di sinistra

Alberto Benzoni

hi dice che il razzismo non esiste nell’Italia di oggi? Esiste eccome. Ed ha a che fare non con la xenofobia di “padani”un po’ arretrati; ma con una vera e propria visione del mondo e della società. Razzista è ‘Nosferatu’ Sallusti che denuncia il complotto mondiale di finanzieri dal naso adunco, con la

Parte da Milano il risveglio socialista Stefano Bettera

ignora Presidente, signor PresidenS te del Consiglio, signori Ministri, ho ascoltato e condivido l’analisi e i

ilano è da sempre una città laboratorio, dove sono nate molte avventure politiche che hanno segnato la storia del nostro Paese. Proprio da qui, da questa città, oggi in profonda trasformazione, può spiccare il volo, in modo decisivo, il Partito Socialista del futuro, un partito “nuovo”, giovane e, insieme, saldamente radicato nella tradizione del socialismo democratico europeo. Perajfhbkj Un Partito capace di guardare oltre gli steccati e interpretare concretamente quello spirito riformista autentico che soltanto nel socialismo può trovare la sua casa naturale e la forza per cambiare profondamente la società. L’Assemblea dei socialisti che si è tenuta sabato 19 al Teatro Elfo-Puccini di Milano ne è l’esempio dirompente: lì si è data appuntamento una platea gremita di giovani, di tanti compagni da tempo lontani ma, soprattutto, di molti “mondi”, attenti a ciò che sta succedendo in casa socialista. Nelle intenzioni, quello di sabato era un incontro pensato per parlare non solo “al partito” ma a tutta la città. E la scommessa ha avuto un esito felice. È stata vinta. Alla chiamata hanno, infatti, risposto in tanti e sul palco si sono alternati esponenti di associazioni di categoria, del mondo delle imprese e delle professioni, rappresentanti delle associazioni degli immigrati, della società civile, del terzo settore, dei sindacati e alcuni “socialisti” ancora in altri partiti del centrosinistra e del centrodestra. In un luogo solo, tutte le anime di questa grande città europea. L’appuntamento dell’Elfo è stato percepito da tutti cosegue a pagina 2

complicità di banchieri e di presidenti comunisti. Ma lo è anche Ferrara, che nel suo culto della libertà come grossolanità denuncia il “governo dei presidi”. E lo sono, ancora, gli intellettuali raffinati de ‘il manifesto’ con il loro “governo dei banchieri affamatori del popolo”. Loro comuni seguaci, gli studenti milanesi intenzionati ad assaltare la segue a pagina 2 Concluso il VI congresso nazionale

FGS, passaporto per il futuro

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Claudia Bastianelli

i è concluso il VI Congresso Nazionale della FGS che è si svolto a Roma nei giorni scorsi, 11-12 e 13 novembre. Senza timore di essere smentita, credo che si sia trattato di uno dei migliori momenti congressuali della nostra storia recente grazie alla numerosa partecipazione di delegati arrivati da ogni parte d’Italia, di ospiti graditi ed importanti, di tantissimi membri della segreteria nazionale del PSI e del clima positivo e costruttivo che ha animato l’intero percorso congressuale. Il dibattito è stato arricchito dagli interventi dei nostri giovani che hanno affrontato in maniera approfondita le problematiche con cui deve confrontarsi la nostra generazione e la nostra organizzazione giovanile, ponendo segue a pagina 3

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- Stampa e Tv -

Quello che non vi hanno detto di noi

Trieste. Serve più cultura e meno feste.

“E’ di questi giorni la querelle sull’assenza degli alberi di Natale in Piazza Unità a Trieste (in realtà ce ne sarà uno grande al centro). Il risparmiosarebbe di soli 40 centesimi procapite, ma se li moltiplichiamo per i residenti, - a dichiarato Luca Marsi, vicesegretario della federazione - il risparmio è di circa 90mila euro. Una cifra considerevole che può essere destinata alle famiglie più bisognose o per l’importante capitolo del sociale. Una proposta può essere la rinascita della manifestazione scientifica Fest che tanto successo ed interesse aveva ottenuto gli anni precedenti. Negli ultimi anni la cultura è stata trascurata perché poco dispensatrice di ritorni elettorali come invece lo sono le feste a base di crauti, cotto, grigliate”.

Roma Capitale. Da Monti un segnale di buon governo

“Sconfitto il tentativo leghista, di bloccare il secondo decreto attuativo per Roma Capitale. Il governo Monti, - ha dichiarato il segretario della federazione romana Atlantide Di Tommaso. - in soli tre giorni, ha riconsegnato alla città quel ruolo e quella funzione di capitale d’Italia che le spetta al pari delle grandi metropoli europee e mondiali e per il quale, da anni, i socialisti insieme a tutto il centro-sinistra hanno sempre lottato”.

Catania. Costituito il Comitato laico, liberale e socialista.

La costituzione di un comitato permanente laico – liberale - socialista che si colloca all’interno del centrosinistra è quanto hanno deciso i rappresentanti provinciali di PSI, Alleanza Lib-Lab , PSDI, nonché esponenti di area laica, liberaldemocratica e repubblicana. I partecipanti all’incontro hanno quindi concordato sull’opportunità di una comune iniziativa politica che, rispettando l’autonomia operativa delle singole appartenenze, raccolga l’esigenza di rinnovamento espressa in modo inequivocabile dalle nuove generazioni.


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Tanto per cominciare, richiamiamo, ma solo per memoria, una constatazione che dovrebbe risultare evidente, in sé e per sé ma anche in base ad innumeri esperienze storiche: lavorare per una banca non porta automaticamente ad essere un affamatore del popolo; far parte dell’èlite di un Paese non impedisce affatto di essere alfieri del rinnovamento della società e dello Stato. Ciò detto (ma senza alcuna illusione di far breccia sui nostri razzisti di oggi) veniamo alle questioni di fondo che noi stessi abbiamo interesse ad affrontare. Questioni, insieme, di rappresentanza (un governo non eletto dal popolo), di democrazia (dai cui diritti saremmo stati espropriati) e, infine, della stessa “politica” (di cui la formazione del nuovo governo avrebbe decretato la fine o, quanto meno, la sospensione). Diciamolo subito: l’intera polemica si regge sul primo punto; insomma sul fatto che il governo Monti sarebbe sì formalmente legittimo (e ci mancherebbe! n.d.r. ) ma sostanzialmente non legittimato. Perché non fruirebbe dell’unzione popolare garantita, e in permanenza, a Berlusconi dal voto del 2008. Si dà il fatto, però, che la nostra sia una repubblica parlamentare, non presidenziale. E, ancora, che in tutte le repubbliche parlamentari d’Europa abbondino i casi di governi magari plebiscitati alle urne, ma poi caduti sia per la perdita di fiducia della maggioranza nei confronti del suo leader sia per il nascere di situazioni di emergenza che la combinazione uscita vincente dalle

urne non era in grado di affrontare. E’ naturalmente ciò che si è verificato nel nostro Paese dalla “crisi Fini” in poi; e il fatto che larghi settori della maggioranza giudichino come una specie di golpe un evento assolutamente normale in una democrazia liberale dimostra soltanto la loro scarsa dimestichezza con la medesima. Pochissime parole, poi, sulla “sospensione della democrazia”; perché se questa consiste non soltanto nel diritto di votare, ma anche in quello di discutere e di essere informati sulle materie del contendere, il nostro Paese sta vivendo oggi una sua grande stagione. Infine, qualche battuta finale sulla “sospensione della politica”. Formulazione, questa, accettabile: Ma con una piccola aggiunta “dei partiti”. E questi, allora, non sono certo stati espropriati. Hanno, temporaneamente, rinunciato ad assumere le loro responsabilità nella gestione della crisi. Il centro-destra, per incapacità congenita a occuparsi degli interessi del Paese (se non nella prospettiva di Disneyland o di Rete 4); il centro-sinistra per semplice mancanza di coraggio. Ciò rende, comunque quest’ultimo meglio piazzato per gestire il ritorno alla fase politica e, nel contempo, assai più interessato al successo dell’operazione Monti. In una prospettiva che si potrà concludere o con l’emergere di una sinistra autenticamente riformista; o con il ritorno al potere di un centro-destra altrettanto stupido, ma certamente più “cattivo” di quello che ci ha governato lungo tutti questi anni.

me un punto di svolta. Non solo per noi, ma per la politica, per Milano e, forse, per il Paese. Proprio nel capoluogo lombardo può mettere radici profonde un nuovo capitolo della nostra lunga storia e crescere un Partito, una realtà politica aperta, capace di superare quel fallimentare bipolarismo forzato che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni del nostro Paese. Un soggetto politico capace anche di ritrovare l’entusiasmo di chi, proprio in questi ultimi due decenni, ha vissuto, non senza sofferenza, una scelta inutilmente manichea di “militanza” nel PD o nel centrodestra. Senza che fosse mai del tutto, una vera appartenenza. L’assemblea di sabato è stata una vera assemblea socialista. Nel senso

più profondo, più alto, più libertario, più moderno e laico che si può dare a questa parola. Non ci sono altri modi che possano definire meglio l’incontro dei tanti che si sono ritrovati in una grande famiglia, con la consapevolezza di venire nella propria casa. Una grande casa, che guarda lontano, nei propositi e nelle idee. Nel voler essere capillarmente presente nel territorio, tra le persone, nel centro e nelle periferie, nel sociale e nella Milano produttiva, in quella che fa cultura e che lavora. Nel cuore vivo della città. Per ascoltarne le idee, capirne le trasformazioni, accoglierne i problemi e le proposte, viverne anche le contraddizioni. Per difendere i diritti e guidarne il cammino verso il futuro. All’Elfo è stata lanciata una “provocazione”: l’istituzione di un “Parlamento”, o di un’agorà, come qualcuno l’ha definita, dei socialisti e dei liberali. O, meglio, dei socialismi, oltre

gli steccati, appunto. Un luogo aperto a quelle tradizioni che nel socialismo liberale possono trovare una rappresentanza e una voce: una “casa comune” per tutti i socialisti e per quei liberali, repubblicani, laici e democratici che aspettano da troppo tempo la rivoluzione liberale e riformista, riformatrice, tanto urgente per l’Italia e mai compiuta. Che può partire proprio da qui, da un Partito che esiste, che opera nelle istituzioni da nord a sud e che potrà, presto avere la forza per portare finalmente il nostro Paese a cancellare i ritardi che lo allontanano dall’Europa. Il cambio di marcia parte da qui, proprio dall’assemblea dell’Elfo e da Milano. Se cammineremo decisi su questa strada, con chi ci vorrà stare, senza dimenticare ciò che siamo, la vera rivoluzione del buon senso non potrà che essere la nostra e di certo andremo lontano.

in questo Paese, e quindi equità. Lo Stato deve garantire la laicità, nel senso dell’equidistanza da tutti i suoi cittadini, di qualunque razza, religio-

ne, cultura e genere essi siano; laicità che spesso non c’è stata in questo Paese, che non riesce a fare una legge sull’omofobia, che pensa che il testamento biologico possa essere elevato a questione di dottrina di partito. La ringrazio per aver parlato della crescita anche in quella parte del Paese che è penalizzata, e non tanto perché mancano le risorse, ma perché non è capace di spenderle, ed è il nostro Mezzogiorno. Nella mia Regione, su 11 miliardi disponibili dei piani POR (Piani Operativi Regionali), se ne è speso soltanto un miliardo, e i 10 restanti probabilmente andranno restituiti al mittente. La ringrazio per aver anche citato la necessità di un contrasto duro e severo alla criminalità organizzata e alle mafie che opprimono larghe zone del nostro Paese, rappresentando ormai mafie degli affari che consentono di ripulire somme immettendole nell’e-

conomia legale con grande liquidità rispetto alla difficoltà che hanno le aziende. Mi avvio rapidamente alla conclusione, sottolineando che, certamente, quando nasce un Governo tecnico, si può pensare che ci sia una crisi della politica. C’è invece una centralità del Parlamento in questo momento, perché le forze politiche dovranno discutere, impegnarsi in Parlamento e, probabilmente, riflettere su se stesse, diventare più europee, cancellare i partiti dei leader e fare i partiti delle regole, consentire un rapporto diverso tra elettore ed eletto per dare a questa nostra democrazia quel carattere europeo che deve avere anche la nostra economia. Dobbiamo diventare più europei dal punto di vista della gestione dell’economia, dobbiamo diventare più europei anche dal punto di vista dei valori e dell’assetto della politica e dei partiti in questo nostro Paese. Buon lavoro, signor Presidente.

Crisi, il socialismo ci può aiutare

Razzisti di destra e razzisti di sinistra

gli scambi sta generando, è lecito chiedersi se un contributo determinante a questa terribile prospettiva non venga da quella crisi di rappresentanza e legittimazione che sta investendo lo Stato nazionale in Occidente. La democrazia infatti è un sistema di regole e procedure, basato su valori e principi, in relazione alla nascita dello Stato-Nazione, considerato il prodotto di vari eventi storici quali le guerre di religione del XVI secolo, le rivoluzioni illuministe nel Vecchio Continente e in America e quella industriale che ha originato il moderno capitalismo, il suffragio universale con la partecipazione della masse alla vita politica attraverso i partiti oltre il perimetro delle élite borghesi, lo stato sociale e i sindacati operai. Questo modello di Stato oggi sembra in crisi, poiché la globalizzazione ha comportato un serio deficit di sovranità su temi fondamentali quali le politiche economiche e sociali e le relazioni internazionali anche su questioni vitali come i nuovi focolai di guerra. Il primato pare ormai quello dei mercati unificati in una dimensione mondiale e con regole gerarchiche stabilite da oligarchie di finanzieri e tecnocrati di organizzazioni che non hanno nessuna legittimazione democratica. In questo scenario le tradizionali forme di rappresentanza politica e sociale, i partiti e i sindacati, evidenziano problemi di rappresentatività, mentre prevale sempre più una politica virtuale, mediatica, spettacolarizzata, che trasforma di fatto gli elettori in spettatori, facendo degradare il cittadino in consumatore. E l’Europa, ritenuta culla dell’antica democrazia, con la polis ateniese, e di quella moderna, con le rivoluzioni inglese e francese, mostra di assecondare questa tendenza, come evidenzia il processo di integrazione comunitaria costruito sulla logica monetarista e di istituzioni quali la Commissione, il Parlamento e la Banca Centrale sempre più distanti dalle domande dei cittadini. Ed in questo scenario il protagonismo delle forze socialiste è sempre più necessario, per coniugare, come fu nel ‘900, Stato sociale e libertà di mercato in un rinnovato compromesso democratico fondato sul principio di sovranità popolare.

Bocconi come luogo fisico del complotto. I loro predecessori, di destra e di sinistra, andarono, per inciso, molto oltre, negli “anni felici” del connubio nazi-sovietico e in quelle “terre di sangue”che ebbero la disgrazia di trovarsi a cavallo della frontiera tra i due imperi. Lì (come descritto dal libro dall’apposito titolo) i nazisti eliminarono scientificamente gli ebrei e l’intellettualità polacca; mentre i loro compari sovietici sterminarono, altrettanto scientificamente, ufficiali, proprietari e borghesi perché, in quanto tali, “nemici del popolo”. Un esito, questo, che non è naturalmente nelle intenzioni dei neorazzisti nostrani. Ma ciò non toglie nulla alla gravità dei loro ragionamenti; perché la teoria del complotto con l’annessa identificazione fisica dei suoi protagonisti, avvelenerà a lungo le fantasie della destra populista e della sinistra anticapitalista Né varranno, ad interromperne il corso, improbabili interdizioni giudiziarie (da parte di chi e nei confronti di cosa, poi? ) o specifiche contestazioni di falso. Perché ai propalatori di teorie complottarde basta e avanza che queste vengano considerate verosimili. Il compito delle persone razionali è allora, semplicemente, quello di ragionare su ciò che sta accadendo. Per capirne, nella misura del possibile, la portata e la natura.

Benzoni dalla prima

Ballistreri dalla prima

Parte da Milano il risveglio socialista Bettera dalla prima

Equità e crescita i socialisti dicono sì Vizzini dalla prima

do per equità un modo di rivolgersi non più e non mai solo ai soliti noti, nei confronti dei quali sono stati perpetrati audaci colpi dal punto di vista fiscale, sapendo che si può fare una lotta all’evasione che consenta di risanare le profonde ingiustizie che sono state compiute, spingendo nuove povertà accanto alle vecchie del nostro Paese. Gli evasori non hanno un nome, ma le mura lo hanno, non quelle delle prime case, ma delle terze, delle quarte e delle quinte, che hanno nomi diversi dai loro proprietari. I beni immobili registrati hanno un nome: probabilmente a ciò dobbiamo cominciare a guardare perché ci sia giustizia sociale

Direttore Politico

della domenica

Organo ufficiale del Partito Socialista Italiano aderente all’Internazionale Socialista e al Partito Socialista Europeo

ANNO XIV - N. 42 - DOMENICA 27 NOVEMBRE - 2011

Riccardo Nencini

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Ufficio Abbonamenti

Roberto Rossi 1 copia € 1,50 - 1 copia arretrata € 3,00

Prima emergenza il lavoro per i giovani Incarnato dalla prima

dello Stato ha consegnato il Paese nelle mani di Mario Monti affinché, facendo leva sulla sua credibilità internazionale, faccia da calmiere dei mercati ma nel contempo adotti delle misure di emergenza per rimettere in piedi un Italia dalle straordinarie difficoltà. E’ necessario inaugurare una nuova stagione con più rigore morale e il rispetto delle regole. Una nuova fase che deve vedere insieme tutti quelli che intendono far risorgere il Paese attorno ad una visione unitaria. Non c’è alcun dubbio che la scesa in campo di un governo tecnico è uno scossone per la politica, per i partiti che a mio parere sono stati contaminati da forme di pratica populistica, cavalcando gli umori della società o pezzi di essa, mai svolgendo una funzione di proposta e di risoluzione dei tanti problemi che affliggono gli italiani. Tutto questo ha trasmesso una cultura egoistica e non della responsabilità. E’ necessario ritornare a fare politica facendo prevalere la ragione, il sentimento e gli interessi generali. Ora è tempo di responsabilità e di privilegiare i contenuti, prendendo immediatamente in considerazione che ad ogni sacrificio corrisponda un’idea, una proposta per ridurre la disoccupazione: primo problema di questo Paese. Dobbiamo garantire i giovani assumendo scelte e provvedimenti capaci di garantire occupazione nel pubblico e nel privato attraverso forme di incentivazioni inedite dichiarando fallito lo strumento della formazione professionale per esempio, che ha prodotto solo la soddisfazione di interessi di parte senza una reale connessione con il mercato del lavoro. Senza un progetto straordinario sull’occupazione giovanile a nulla serviranno i sacrifici a cui sono chiamati gli italiani. La prova sta nel fatto che il nostro Paese nel corso di 50 anni di Repubblica avendo distribuito sotto ogni forma risorse alle famiglie è stato possibile in questi anni contenere in parte la crisi economica. Abbiamo perso di vista per esempio la sicurezza del territorio che ogni anno fa registrare vittime e spese emergenziali. Un progetto occupazionale, trasversalmente inteso, è possibile nei settori dell’ambiente, del territorio e della sicurezza sismica, che coinvolga interessi pubblici e privati facendo diventare un vero e proprio investimento la manutenzione del territorio con forti ricadute sulle famiglie Italiane. Una diversa utilizzazione della spesa pubblica che privilegi un interazione tra costi, ricavi e benefici.

MILANO Le proposte del Psi

“Una seria ed efficace lotta all’evasione fiscale porterebbe nelle casse del Comune molto di più di quanto porteremo con la vendita di SEA e Serravalle, solo il 10% di evasione vale da 450 a 500 milioni di euro all’anno. Valorizzare le periferie e nuova politica per la casa per una città migliore per tutti e non bella solo per chi abita in centro storico. Riscoprire le eccellenze di Milano chiedendo alla giunta di girare il mondo per vendere bene il prodotto milanese, le nostre imprese, la nostra attività di ricerca e le nostre università.” Sono solo queste alcune delle proposte avanzate dai socialisti milanesi alla giunta Pisapia ed emerse nel corso dell’Assemblea tenuta al Teatro Elfo Puccini.

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Egitto, il caos detta le regole

Locatelli dalla prima guiti non hanno avuto un andamento lineare, né tantomeno pacifico, verso l’obiettivo che i militari si sono assegnati: guidare un processo di transizione verso la costruzione di istituzioni democratiche che si sarebbe dovuto compiere in sei mesi con l’elezione del parlamento, la predisposizione della Costituzione, le elezioni presidenziali... I protagonisti di questi mesi sono numerosi e, lo dico in modo sommesso, quasi mai all’altezza della situazione. Innanzitutto lo SCAF, il Consiglio Supremo delle Forze Armate, che domina il Paese e nei fatti esprime la continuità con il vecchio regime; il governo, emanazione dello SCAF; i giovani di Piazza Tahrir, generosi e disordinati, con alcune frange violente, come purtroppo capita al di là delle intenzioni e del controllo dei più; i vecchi partiti come la Fratellanza Musulmana o lo Wafd laico, un tempo nemici, poi alleati nella coalizione “Alleanza Democratica” e di nuovo separati; i partiti più nuovi riuniti nel “Blocco Egiziano”, come i socialdemocratici, o nella coalizione “della rivoluzione che continua”, di chiaro orientamento di sinistra della quale fa parte una fetta consistente dei giovani della Fratellanza musulmana, staccatisi dalla casa madre per indisponibilità ad “ascoltare ed obbedire”, come loro richiesto. Ci sono poi i singoli indipendenti, intenzionati a candidarsi nei collegi maggioritari, soprattutto ricchi imprenditori, pare legati al vecchio regime. Tante vicende, tanti protagonisti, certamente obiettivi diversi e poche certezze, il tutto condito con metodi lontani da un normale comportamento democratico con 12.000 civili sottoposti a giudizio in tribunali militari. La giunta militare, guidata dall’anziano feld-maresciallo Hussein Tantawi, sembra vivere fuori dalla realtà quotidiana, incapace di interpretare i sentimenti del Paese, quantomeno della parte più coinvolta nelle vicende degli ultimi mesi (anche in Egitto c’è una maggioranza silenziosa che sta a guardare); violenta nella repressione, come nel caso della protesta dei Copti che ha lasciato qualche decina di morti nelle strade; sicuramente incapace di costruire un percorso lineare verso istituzioni democratiche. Difficile descrivere la roadmap predisposta dai generali che hanno inventato un processo elettorale che prevede, per la sola elezione del Parlamento e della Camera Alta, la Shura, dodici appuntamenti diversi: si parte il 28 novembre e si finisce a marzo 2012, con i quasi trenta governatorati che compongono il Paese che voteranno in tre date diverse, secondo una complicata formula mista di maggioritario (30%) e di proporzionale (70%) per eleggere circa 720 persone, con una riserva del 50% dei seggi a lavoratori e contadini e almeno una donna in ogni lista. Più di 700 persone per eleggere un’Assemblea costituente di 100, di cui la metà forse, perché ancora non è certo, esterna alle due Camere, incaricata di redigere la nuova Costituzione che sarà poi sottoposta ad approvazione referendaria entro sei mesi. Non è ancora stata fissata una data per le elezioni presidenziali, in compenso i

candidati sono già in campagna elettorale. Tra i nomi più noti: Amr Moussa, ex Ministro degli Esteri di Mubarak e fino a pochi mesi fa Segretario Generale della Lega Araba; Mohamed El Baradei, ex direttore generale della AIEA, l’agenzia dell’ONU per la energia nucleare. C’è anche una donna: Bouthaina Kamel, anchor woman prima nella televisione di Stato, dalla quale si è dimessa per la censura che vi regnava, e poi conduttrice di una trasmissione molto popolare su una rete indipendente. Insomma un processo complicato, lunghissimo e allo stesso tempo ancora indefinito nella sua fisionomia e nei tempi, nel tentativo di tenere sotto controllo un Paese che va a rotoli dal punto di vista economico e sociale (il 60% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno). Né il governo scelto dai militari, né lo stesso SCAF, diventato il nemico numero uno, sono all’altezza della situazione, certamente difficilissima. Situazione che è precipitata in questi ultimi giorni perché i militari, per cercare di controllare gli esiti del processo costituzionale nel timore di una soverchiante vittoria degli Islamici, moderati e fondamentalisti alleati fra loro, si sono autoautorizzati a cambiare le regole annunciate, da loro costruite, già complicate e lente. L’annuncio dei militari dell’autoconferimento di poteri sovra-costituzionali per definire alcuni contenuti della costituzione, affermare un’autonomia assoluta di bilancio per le spese militari, assumere il potere di veto per leggi parlamentari riferite all’esercito, ha scatenato una reazione generale. Da venerdì 18 novembre Piazza Tahrir, simbolo della “rivoluzione del 25 gennaio”, si è nuovamente riempita ed è costantemente occupata, momenti di protesta pacifica si alternano a violenze, trasmesse in continuazione su tutti le reti del mondo, i feriti si contano a centinaia e i morti a decine. L’incertezza domina, il governo si è dimesso e la piazza chiede un governo di salute pubblica. Per ora i militari prendono tempo nel tentativo di trovare una soluzione (o un capo di governo?) che consenta loro di continuare a controllare la situazione. E’ difficile fare previsioni perché se i militari si sono dimostrati incapaci e preoccupati soprattutto di mantenere il potere, altrettanto confusa è la situazione dei partiti, sia islamici sia non islamici, e dei giovani, che si attribuiscono il merito della “Rivoluzione” e quindi della liberazione da Mubarak, in teoria coordinati fra loro nella Youth Union, nella pratica distribuiti trasversalmente fra i diversi schieramenti e con una presenza più numerosa nella coalizione della “Alleanza Socialista”. E’ difficile costruire la democrazia con le richieste di piazza, così come è difficile improvvisarla o esportarla (vedi l’Iraq). E’ ancor più difficile in un Paese in cui l’analfabetismo è altissimo, oltre il 60% della popolazione è sotto la soglia di povertà, l’economia è andata a picco, la burocrazia statale continua ad essere corrotta e inefficiente, le forze armate sono da troppo tempo al potere per pensare di rinunciarci. Una situazione difficilissima da tutti i punti di vista di cui è arduo prevedere gli sbocchi. *Presidente Internazionale Socialista Donne

mondoperaio rivista mensile fondata da pietro nenni

Forum nazionale sui trasporti dei consiglieri regionali PSI

Quando i ‘tagli’ fanno danni

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Antonio Gitto*

a pesantissima manovra sui Trasporti del “Governo Berlusconi”, con tagli di quasi il 75%, rischia di compromettere definitivamente un settore importantissimo della nostra realtà economica e sociale. In effetti, da anni si discute della necessità di migliorare la qualità della vita delle nostre città, compromesse da un inquinamento ambientale sempre più inquietante, con una riduzione delle “polveri sottili” attraverso una riduzione del traffico leggero privato. La risposta che ci si aspetterebbe a tale esigenza dovrebbe essere un rafforzamento del “sistema dei trasporti pubblici”, con un maggior impegno anche di risorse. Del resto le statistiche dicono che in Italia, ad oggi, circa il 15% del traffico avviene con mezzi pubblici contro una media del 30% degli altri Paesi UE. Peraltro, in un momento di crisi economica e sociale come quella che stiamo vivendo avrebbe voluto, a fortori, un maggior impegno in questo senso. Invece, la miopia di un governo populista ed incapace ha portato, se non ci dovesse essere un auspicabile cambio di marcia, allo smantellamento del sistema dei trasporti pubblici. In effetti, tagli di risorse così consistenti si traducono in tagli dei servizi (corse) altrettanto consistenti. Tuttavia, compito della Politica e dei partiti è quello di difendere gli interes-

In breve dalla Sicilia

Si svolge a Enna il 27 novembre il Congresso Regionale e sarà aperto dal segretario Giovanni Palillo. Il congresso, proprio per aderire alle indicazioni del documento presentato dalla segreteria nazionale che richiedono un ampio dibattito con la società italiana in tutti i suoi aspetti, è aperto al contributo delle forze politiche, sociali, culturali, dei saperi delle Università siciliane. Al congresso partecipano i segretari regionali dei partiti del centrosinistra ed i

FGS, passaporto per il futuro Bastianelli dalla prima

come primo fondamentale passo da compiere un metodico lavoro sui territori e nelle università, auspicando una presenza maggiore in tutti quei luoghi dove i giovani stessi vivono la loro condizione di studenti, precari o disoccupati. Il congresso (e la mia elezione) hanno

Riformare la politica per amore dell’Italia Nencini dalla prima

renza della situazione patrimoniale degli eletti e della possibilità per i cittadini di essere informati sulle scelte e sulle attività politico-istituzionali

si pubblici e, quindi, della qualità della vita dei suoi cittadini. Di questo si è parlato al Forum Nazionale sui Trasporti dei Consiglieri Regionali del PSI, che si è tenuto ad Ancona mercoledì 16 novembre. Su tre punti in particolare si è accentrata l’attenzione del dibattito: 1) la crisi presente è pesantissima, ma può essere l’occasione vera per predisporre una politica dei trasporti reale, praticabile e che risponda alle esigenze

*Responsabile Nazionale Trasporti

segretari regionali dei sindacati e delle associazioni di categoria.

Calatino Sud Simeto, Josè Sorbello, Consigliere comunale di Giarre, responsabile area Ionica e il giovane Dario Aloisi, responsabile del “Progetto Giovani a Catania”.

In una riunione che si è tenuta a Catania domenica 30 ottobre, presente Nencini, il segretario Giuseppe Conti, ha illustrato il lavoro svolto in questi anni di ricostruzione organizzativa e politica della presenza del PSI a Catania, dove da oltre dieci anni mancava una sede e una rappresentanza politica. Sono stati nominati Santo Vasta, coordinatore cittadino, Alessandro Bonaccorso responsabile Enti locali, Totò Portuso responsabile area del

Il commissario della Federazione provinciale, Maurizio Ballistreri, ha nominato Amedeo Gitto, responsabile della sezione di Barcellona Pozzo di Gotto. Gitto avrà il compito di rappresentare il partito nei rapporti con le altre forze politiche e con le istituzioni della Città del Longano.

poi coinciso con una data di grande interesse per l’Italia: sabato 12 le dimissioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, hanno sancito la fine di un epoca, quella del berlusconismo appunto, durata per ben 17 anni portando il Paese a perdere credibilità, dentro e fuori i confini, a causa di atteggiamenti irresponsabili e superficiali nell’affrontare le gravi questioni che lo hanno interessato. La tre giorni congressuale ha dimo-

strato la buona salute della nostra federazione ed ha provato che il lavoro e l’impegno costante svolti dal segretario uscente Luigi Iorio, che ringrazio sinceramente, hanno dato e continueranno a dare in futuro i loro frutti. Orgogliosa di essere la prima donna alla guida della FGS, mi auguro che il mio mandato sia testimone del fatto che in politica esistono donne capaci di proporre contenuti e non solo contenitori.

dei loro rappresentanti in Parlamento; una legge sulle lobby e i gruppi di interesse; parità di accesso negli Enti e nelle istituzioni garantita alla diversità di genere; obbligo per i partiti del rispetto dell’art. 49 della Costituzione salvo essere sanzionati con il mancato rimborso elettorale. Da Fiuggi, tra pochi giorni, daremo il

nostro contributo presentando il Progetto per l’Italia: il PSI, come avvenne quasi trent’anni fa con la storica Conferenza di Rimini, vuole affermarsi come il partito delle riforme, dell’innovazione, del merito, dei nuovi diritti, della responsabilità verso i cittadini e verso le istituzioni. Per amore dell’Italia.

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ottobre 2011 editoriale Luigi Covatta Anomalie saggi e dibattiti Vito Gamberale La zavorra da gettare, Emanuele Scansani Il fucile e la bandiera, Tommaso Gazzolo La prima guerra europea, Alberto Benzoni Provocazione non falsificabile, Edoardo Crisafulli L’altro anniversario milanoitalia Enrico Vizza Voglia di cambiamento, Vito Panzarella Oltre gli schieramenti, Walter Galbusera Le regole e la crescita, Giorgio Goggi L’eclisse del riformismo, Guido Martinotti La vittoria degli stupidi, Stefano Rolando L’economia del noi, Massimo Teodori Un appello riformista, Giorgio Benvenuto I ruoli e le supplenze, Loris Zaffra La deriva di Weimar, Luciano Pero Produttività è partecipazione, Michele Achilli La cultura politica, Fabrizio Pezzani Il capitale sociale, Roberto Biscardini Milano capitale, Roberto Biorcio Il pratone di Pontida, Gian Paolo Corda Milano città aperta, Mario Ricciardi Equità e cooperazione documenti Emma Bonino, Benedetto Della Vedova, Antonio Funiciello, Pietro Ichino, Giulia Innocenzi, Nicola Rossi, Eleonora Voltolina C’è un giudice a Bruxelles interviste Carlo Pileri intervistato da Matteo Lo Presti Difendere i cittadini biblioteca/schede di lettura Cesare Pinelli Le primarie sulla pelle, Corrado Ocone Il Mazzini d’Israele, Nicola Del Corno L’elogio della politica, Luigi Scoppola Iacopini Le bocce di Nenni, Nicola Zoller Palme: il coraggio dell’incompiuto, Gianpiero Magnani Auschwitz, Argentina le immagini di questo numero Nino D’Ambra John Sutherland, pittore del gesto

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dei cittadini per lo spostamento delle persone e delle merci; 2) non si può finanziare tutto ed contrario di tutto ma occorre selezionare e, quindi, scegliere; 3) definire politiche diverse, separando, le grandi aree metropolitane dal resto del territorio. Nelle città oltre ai problemi di spostamento vi sono problemi ambientali per cui occorre incentivare l’uso di mezzi pubblici , o alternativi. A tal proposito, è palese che qualcosa non funziona, ed il sistema è malato, se le multe in città o la sosta a pagamento sono un modo di fare cassa e non uno strumento di politica della mobilità. Peraltro, nelle aree extra metropolitane servono progetti e politiche che selezionino e privilegino il miglior sistema di trasporto integrando realmente auto private, autobus, treno, aereo, nave. Inoltre, sono necessari, affinché il sistema funzioni, importanti investimenti in infrastrutture e significative innovazioni nei mezzi di trasporto, da effettuare tempestivamente, perché abbiano efficacia. Peraltro, la stessa tempestività è richiesta anche nella predisposizione del Piano Nazionale dei Trasporti e nei Piani Regionali di Trasporto. Infine, ma invero preliminarmente, occorrerebbe definire il peso che deve avere la questione ambientale, poiché tutte le decisioni sono determinate da questa scelta strategica.

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www.partitosocialista.it ANNO XIV - N. 42 - DOMENICA 27 NOVEMBRE - 2011

A 90 anni dall’assassinio, ancora attuale l’esempio di Giuseppe Di Vagno

I giovani del Sud attendono risposte

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Ginvito Mastroleo

a vicenda politica e umana di Giuseppe Di Vagno, il giovane parlamentare socialista assassinato dai fascisti in Puglia il 25 settembre 1921, si consuma nei due anni terribili che procurarono contrasti asperrimi e tanti lutti per la democrazia italiana; lacerazioni interne alla sinistra, lo scontro tra fascismo e movimento contadino e tra fascismo delle campagne e fascismo delle città.. Nel giro di pochi mesi di quel tragico 1921 il giovane dirigente socialista raggiunse l’apoteosi del percorso umano e politico, fino all’incontro con la funesta determinazione di coloro che si abbatterono su di lui consentendogli d’intraprende il cammino nella Storia. Giuseppe Di Vittorio – che solo tre mesi prima aveva condiviso la lotta e le speranze dell’ascesa del popolo dei contadini e dei braccianti della Puglia nella stessa lista del Partito Socialista - accorso fra i primi al suo capezzale, ne descrive la tragica fine con parole struggenti: «Povero il nostro Gigante buono! Si è voluto uccidere in te il forte lottatore [...] come per seppellire un’Idea, per infrangere una Fede, e non si sono accorti, i miserabili, che la soppressione del tuo corpo ha preparato la tua resurrezione. Tu sei risorto. Eri un uomo ed ora sei un Mito. Tu sei sempre con noi, in noi e nelle nostre battaglie e nelle nostre vittorie.» « […] Quel delitto, aprì la strada a una guerra civile che sporcò le nostre terre e interruppe l’ascesa del movimento contadino pugliese […]; il suo sacrificio non riuscì a bloccare il fascismo, ma ci ha consegnato una prospettiva di futuro […]», ha ricordato Formica solo qualche settimana fa, nel cimitero di Conversano. Cancellate le passioni di parte, il sacrificio di Giuseppe Di Vagno “organizzato con la connivenza delle autorità”, scrisse Tommaso Fiore nell’aprile ’44, è ormai patrimonio condiviso. Di Vagno appartenne alla generazione dei socialisti del riformismo remissivo: a quel “socialismo che diviene” che si batteva per i diritti e le libertà di masse di contadini; che costruiva organizzazioni, leghe, sindacati, luoghi di aggregazione; che formava amministratori capaci di guidare Comuni e di rompere notabilati e clientele; per la secolarizzazione dell’istruzione per consentire l’ “uguaglianza delle condizioni”. Il messaggio consegnato al futuro novant’anni fa appare drammaticamente attuale.

L’azione per il riscatto sociale degli esclusi, di cui Di Vagno con la sua ascesa sociale era stato artefice, si ripropone per la società di oggi. Agli inizi del ‘900 per la lotta contro le disuguaglianze gli apostoli della libertà e della giustizia sociale erano sorretti da fede e cultura – il Socialismo o il Cattolicesimo sociale – laddove oggi i valori coltivati in prevalenza sono ben altri. Una famiglia del ceto medio pugliese, dimostrando solo con il proprio lavoro forza, dinamismo e proiezione verso il futuro, un secolo fa era riuscita a laureare a Roma un proprio figlio. Oggi la stessa famiglia vede scivolare il proprio destino verso il passato, è costretta ad affidare ai propri figli anni incerti e declinanti, sente sempre meno il merito come fattore di ascesa e di rinnovamento fra i ceti, vede sempre più pararsi davanti solo una nuova e più crudele emigrazione. Eppure oggi ci sono giovani che escono dalle nostre Università, che si confrontano in faticosi stage all’estero, che hanno voglia e capacità di confrontarsi con l’innovazione, impegnati nel volontariato culturale e sociale, pronti a partire ovunque, per esperienze di lavoro o di studio forti solo del loro sé, e sempre più spesso costretti ad un settimanale pendolarismo da un capo all’altro del Paese. Sono i giovani del Sud, ingiustamente oltraggiato, che attendono che la classe di governo riesca a mettere al centro delle preoccupazioni la loro precarietà, non solo lavorativa. La storia del Di Vagno dell’inizio del “secolo breve”, come quella dei tanti intellettuali meridionali è figlia delle stesse delusioni e delle attese di sviluppo e di giustizia delle masse dei giovani e dei ceti subalterni che alle soglie del XXI secolo, tuttora, attendono risposta. “Non ignorare di avere nella questione meridionale il maggiore dei doveri di politica interna”, fu il messaggio di un secolo fa di Giustino Fortunato; questione oscurata da chi continua ad illudere che lo sviluppo autosufficiente, ma non solidale, si dispiegherebbe pienamente solo liberandosi del peso frenante del Mezzogiorno. Il novantesimo anniversario di quell’assassinio, in questi giorni fra i più tormentati della storia della Repubblica, si è tuttavia celebrato con la serenità di “pregare perché l’orgoglio per il sacrificio sull’altare della Libertà, riesca a prevalere sul dolore per l’assenza” (Lincoln).

Lettere

Ritroviamo lo spirito perduto

La notizia che lo storico quotidiano socialista ritorna nelle mani degli eredi del Socialismo italiano non può che riempire di gioia chi, come me, oggi sessantenne, da giovane ventenne, dopo aver fatto una scelta riformista, controcorrente con la moda pseudo-rivoluzionaria che imperversava negli anni ‘70, tutte le domeniche mattina provvedeva a portare il giornale nelle case dei compagni. L’Avanti ha rappresentato per i compagni di base lo strumento per vivere da vicino il dibattito politico che nel corso del tempo si sviluppava all’interno del partito. E’ stato un po’ il vangelo dei socialisti, lo strumento di diffusione delle battaglie nelle quali il partito era impegnato, una fra tante quella sul divorzio del 1974. Personalmente in quel periodo ero militare a Palermo e dopo la vittoria feci una colletta tra amici, andai a comprare trenta copie dell’Avanti e le distribuì clandestinamente sulle brande dei soldati. Successe il finimondo. Tutta la caserma venne consegnata per tre giorni. Ma nonostante gli ufficiali sapessero che l’iniziativa era partita da me non riuscirono a trovare un solo soldato disponibile a testimoniare e così me la cavai. A quelle persone che si trovarono in mano il giornale nessuno potrà più togliere dalla memoria i titoli cubitali che riferivano del risultato del referendum e che riportava una frase di Nenni: NO. Hanno voluto contarsi ed hanno perduto. Ha perduto la chiesa, la reazione, la parte più retrograda del paese”. Quando questo giornale è finito in mano ad un avventuriero come Lavitola confesso che ho provato indignazione verso tutti quei compagni che dal Partito avevano avuto tanto:

VISTO DALL’EUROPA

di Luca Cefisi

l governo tecnico non comincia male: Monti ha rilanIzioniciato la proposta degli eurobond, cioè delle obbligagarantite congiuntamente da tutti i Paesi dell’Eu-

Politica in ritardo. Le risposte arrivano dai tecnici

rozona. Lo obbligazioni sono i titoli che gli Stati emettono per raccogliere denaro a prestito dai mercati finanziari, e da lì tutto il crescendo drammatico che avete letto negli ultimi mesi sui giornali, perchè quando prendi a prestito sei poi prigioniero dei tuoi creditori. Non leggerete facilmente, invece, che quella degli eurobond non è una proposta nuova, e soprattutto è una proposta dei progressisti, per esempio del PSE. E’ una proposta che deriva da valutazioni molto poco ideologiche, e molto ragionevoli e pragmatiche: se la fiducia verso la capacità dei singoli Stati di rifondere il debito può vacillare, l’unione fa la forza, e quindi collocare sul

IL PSI

NEL TERR ITORIO

mercato dei titoli garantiti a livello europeo dovrebbe rassicurare le ansie dei risparmiatori, e rendere la vita più difficile agli speculatori. Come altre proposte, quale il Fondo di solidarietà salvaStati e la tassazione delle transazioni finanziarie (erroneamente detta Tobin Tax, perchè Tobin parlava, molti anni fa, di tassare i cambi di valuta), si tratta di soluzioni oggi all’ordine del giorno del dibattito tra tecnici e del confronto tra governi. Fino a qualche anno fa erano considerate utopie, o pericolosi interventi statalisti nella libertà di mercato. Ma è evidente che i mercati hanno bisogno di regole, istituzioni, govenance, e di politica che li governi. Curiosamente, certi tecnici sembrano capirlo meglio di politici timidi, pavidi e semplicemente poco preparati.

La città va al voto con problemi atavici irrisolti

Nino Oddo: le nostre proposte per Trapani

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Barbara Conti

rapani è una città dove il berlusconismo ha attecchito fin dalla prima ora e negli ultimi dieci anni ha espresso un sindaco, Mimmo Fazio, che i sondaggi hanno dato fra i primi sindaci in Italia come indice di gradimento. Oggi la crisi della destra siciliana offre al centrosinistra l’opportunità di lanciare, dopo anni, una sfida alla guida del capoluogo che risulta competitiva”. Questo il quadro della situazione politica della città (al voto in primavera), visto da Nino Oddo, socialista da sempre, segretario provinciale prima dello Sdi e poi del Ps dal 2000; deputato regionale siciliano nella precedente legislatura, oggi leader riconosciuto dei socialisti siciliani e membro della segreteria nazionale del partito. Trapani va al voto con “problemi atavici irrisolti”: sistema di contrasto delle calamità naturali, soprattutto delle alluvioni, da incrementare; uno sviluppo del porto da implementare (la mancata escavazione dei fondali costringe a dirottare le navi da crociera a Palermo, con perdita di numerosi posti di lavoro); il luglio musicale che rischia di chiudere per difficoltà economiche. “Le prossime amministrative del 2012 saranno le prime in Sicilia, con lo sbarramento del 5%, il più alto in Italia”, annuncia Oddo. Pertanto, Il Psi (che esprime oggi due consiglieri comunali) “sta lavorando per intessere alleanze” con

le forze minori del centrosinistra. In caso di primarie, in un’eventuale coalizione di centrosinistra, il Psi presenterà come candidato a sindaco il suo segretario provinciale, l’avvocato Piero Spina. In merito, sull’ipotesi di un accordo fra il Pd e il Terzo polo, vi sono molto dubbi da parte di socialisti, Sel e Idv. Per lo sviluppo di Trapani, Oddo avanza alcune proposte: sviluppo occupazionale per i giovani, incremento del turismo, “attraverso la creazione di eventi che aiutino il processo di destagionalizzazione delle presenze”, che contribuisca alla creazione di nuovi posti di lavoro. Particolare attenzione alla ripresa dell’agricoltura, settore portante del trapanese, “favorendo e incoraggiando una gestione imprenditoriale delle iniziative”. Potenziamento dei servizi pubblici. Impostazione sistematica della raccolta differenziata, “realizzando economie di scala, associandosi con altri Comuni dell’hinterland”. Migliorare i trasporti urbani, incoraggiare l’uso di mezzi pubblici, creando anche piste ciclabili. Infine fusione fra il Comune capoluogo e quello limitrofo di Erice, tema ritenuto centrale della campagna elettorale per l’enorme risparmio dei costi amministrativi.

NUOVE FIRME ALL’APPELLO RESTITUIRE LA DIGNITÀ ALL’AVANTI!

Tra le firme che si sono aggiunte all’appello “Restituire l’onore all’Avanti!” si sono aggiunte quelle del sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci e del presidente della provincia Claudio Casadio. “La storica e gloriosa testata “Avanti!” – è scritto nel comunicato con

ERRATA CORRIGE

Il numero 41 è uscito con una data sbagliata, domenica 13 dicembre anziché 20 dicembre 2011. Ce ne scusiamo con i lettori

avanti@partitosocialista.it

parlamentari, sottosegretari, ministri, amministratori regionali, provinciali, ecc. Una schiera di persone che in quel momento con un piccolo gesto avrebbero potuto conservare la proprietà della gloriosa testata agli eredi del Socialismo. Un gesto che nessuno fece, lasciano così che lo strumento di comunicazione del Partito Socialista, di quel partito che dalla fine dell’800 aveva pagato con la morte di tanti militanti l’impegno per le battaglie di civiltà, finisse in mano a personaggi squallidi ed inqualificabili, infangando un secolo di storia gloriosa di militanti e martiri. Oggi l’Avanti ritorna ai socialisti. Mi auguro che lo spirito che animava quei ventenni come me a diffondere il giornale tra i militanti sia presente ancora oggi tra chi dice di richiamarsi ai valori del socialismo e che si ritrovi, oltre al giornale, lo spirito di servizio che ha caratterizzato il Socialismo italiano fino a qualche decennio fa.

Giancarlo Colella

Hanno dimenticato il referendum

Che bello, finalmente un ministro che appena nominato ha le idee veramente chiare, ma quel che ha di più chiaro è il rispetto per gli italiani, Abbiamo ancora addosso l’odore delle schede del referendum contro il nucleare e questo signore si presenta con dichiarazioni a favore del nucleare. Adesso voglio vedere la chierico sinistra del PD come reagisce, oppure debbo aspettarci che ancora una volta debba essere Di Pietro a dire qualcosa di sinistra. Che aperitivo

Giuseppe Beltutti

cui si dà notizia della sottoscrizione - finisce nel fango per responsabilità di un avventuriero. È uno scandalo che non offende solo i socialisti, ma tutti quanti ritengono che la memoria storica della democrazia italiana meriti di essere tutelata. In tal senso “I sottoscritti

fanno appello al Parlamento e al Governo perché venga immediatamente sospeso il finanziamento pubblico a favore del quotidiano e perché la testata venga adeguatamente tutelata in quanto parte integrante del patrimonio storico del Paese”.

L’unità socialista si può fare

L’

Manfredo Villani

insieme di cose o persone con caratteristiche simili che le distinguono da altre dello stesso genere, tipo, qualità, sorta; in politica afferisce alla categoria sistemica di base, composta da individui la cui convergenza centripeta di governo potrebbe dare vita ad una risultante fertile. L’ala più moderata del movimento socialista scaturito dall’insieme della teorie filosofiche ed economiche del secolo scorso; si delineò dopo la seconda guerra mondiale quale sostenitrice di riforme sociali all’interno delle istituzioni liberaldemocratiche, laiche e cattoliche, attuando i loro programmi sociali mediante i valori della democrazia liberale e abbandonando i metodi rivoluzionari e totalitari propri del marxismo tedesco del 1863. Già Pietro Nenni nel 1956 e poi Bettino Craxi nel 1976 avevano avviato un tentativo di unità socialista nell’ambito di componenti affini quali: socialismo borghese, socialismo liberale, socialismo riformista, socialismo democratico. Oggi la famiglia socialista sembra concentrate su due specificità prevalenti: Il Psi di Riccardo Nencini ed il Nuovo Psi del garofano di Stefano Caldoro. Giunge notizia che a Milano, Stefania Craxi presenterà durante la prima “Convention nazionale del movimento dei riformisti italiani” un manifesto propiziatorio per un cantiere di elaborazio-

ne di progetti e programmi rivolto a coloro che si riconoscono in una nuova cultura riformista ed hanno a cuore il processo di modernizzazione del nostro Paese, nonché sensibilizzare il Parlamento italiano sul tema ineludibile della riforma del sistema istituzionale. Spero che la cara compagna Stefania Craxi nell’occasione di Milano, tenderà ad eclissare una delle 26 sigle di movimenti ancillari di cui si componeva il Pdl prima della sua costituzione in partito costituzionalmente organizzato, avvenuta il 1 luglio 2011 e d aprire un salutare connubio con il Psi mediante l’apporto politico di cui è portavoce. L’evoluzione di specie della premessa ha un solo epilogo: unità socialista. Con l’occasione rammento ai cortesi lettori che per ‘amore dell’Italia’ il Psi terrà a Fiuggi il 2/3/4 dicembre 2011 un Congresso Nazionale tematico su: Idee e azioni per cambiare, fare, creare, innovare; nonché per promuovere merito e inclusione, per un secondo repubblicanesimo, per la cittadinanza dello Stato laico, per il futuro del sapere, per il futuro nella terra del futuro e la rivoluzione del buonsenso, per una politica che veda l’Italia di nuovo protagonista nel Mediterraneo. Queste considerazioni tematiche ci spingono a presentare al Congresso di Fiuggi un “Progetto per l’Italia” spinti dalla ricerca dell’apporto politico costruttivo di tutti i socialisti italiani che vogliono la convergenza centripeta di governo per l’unità socialista.


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