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Hovawart il guardiano perfetto

“organo ufficiale ENCI”

febbraio 2022

LOTTA ALLA XYLELLA EUROPEA DI BUDAPEST HOVAWART RAZZE ITALIANE IL CANE CHE VERRÀ PROVE DI ZARA

XYLELLA. Il super naso dei cani 4 Renata Fossati XYLELLA. Tecniche e procedure addestrative 6 Roberta Bottaro e Serena Donnini Notizie ENCI 9 Hovawart il guardiano perfetto 10 Roberta Dall’Olio Tre amici super fedeli 17 Emma Bernardi Un border… tira l’altro 17 Francesca Spada EUROPEA Budapest, fine d’anno entusiasmante 18 Claudio De Giuliani RAZZE ITALIANE. Una storia condivisa 24 A cura della Redazione Una meraviglia di Spinoni 29 Renata Fossati Passeggiate a due 30 Ermelinda Pozzi Il cane che verrà 34 Renata Fossati La salute passa dal mantello 38 Lorenza Drini Prove ENCI a Zara per continentali 42 Marco Ragatzu Prove ENCI a Zara per le razze inglesi 44 Marco Ragatzu BURGIO. Conservare e tutelare 46 Marco Ragatzu Prova a selvaggina naturale su Beccaccini 48 Filippo Cadoni I CLUB Società Italiana Collies 51 Circolo Italiano Bulldog 53 Club Italiano Razze Nordiche Sezione SAKI 55 Club Italiano Spitz 58 Ass. Tec. Amatori Volpino italiano 60 Successi all’estero 63 Successi in Italia 65

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RAZZE: LE PAGINE DELLA RIVISTA SONO A DISPOSIZIONE PER ARTICOLI RIGUARDANTI LE RAZZE TUTELATE SU TEMI A SCELTA QUALI: STORIA, DIFFUSIONE SUL TERRIOTRIO, CARATTERE, EDUCAZIONE, ADDESTRAMENTO, ATTIVITA SOCIALI, SPORT, SALUTE, VITA IN FAMIGLIA. CONVEGNI E SEMINARI SULLE RAZZE TUTELATE RUBRICA “CLUB”: SONO A DISPOSIZIONE PER SPECIALI E RADUNI. CORREDATE DA FOTO, CLASSIFICHE E BREVI TESTI SUGLI EVENTI. SI PREGA DI CONTATTARE PREVENTIVAMENTE LA REDAZIONE redazione@enci.it tel. 0270020358 dalle 8,30 alle 12,30 dalle 13,30 alle 17,30

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FORMATO TESTI E FOTO

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Il presidente Dino Muto al centro della foto di gruppo

Un progetto innovativo contro la Xylella fastidiosa

Il super naso dei cani

Presentata a Fasano la task force in grado di identificare precocemente le piante infette dal batterio. Il presidente Dino Muto sottolinea l’importanza del progetto

IIl fiuto dei cani rimanda a immagini lontane nel tempo. Già nel periodo del Neolitico, venivano impiegati per seguire le piste di animali selvatici. Una caccia più silente rispetto a quella a vista, che permetteva un notevole risparmio di energie sia per l’uomo che per il cane. Il naso del cane, studiato dai ricercatori, è sempre protagonista della nostra storia moderna. Possiede sino a 300 milioni di recettori olfattivi (rispetto ai circa sei milioni dei nostri), e l’area cerebrale dedicata è circa 40 volte più grande della nostra. Inoltre, quando i cani respirano, una piega di tessuto posta appena all’interno della loro narice (piega che noi umani non abbiamo) aiuta a separare le due funzioni di inspirazione e espirazione, consentendo al cane di annusare più o meno in maniera continua. Questo prezioso strumento è impiegato in diverse tipologie di ricerca di sostanze, come droga ed esplosivo e messo in campo nella ricerca di persone scomparse o rimaste sotto le macerie di un terremoto. Attualmente, una interessante sperimentazione, frutto della collaborazione fra ENCI, Coldiretti e CNR – IPSP, è stata presentata alla stampa internazionale, suscitando vivo interesse. Si tratta di 6 cani addestrati a fiutare la Xylella, che rischia di espandersi il tutto il territorio nazio-

Serena Donnini, intesa perfetta con il cane

nale e nel bacino del Mediterraneo. L’impiego dei cani si presenta come la nuova frontiera per identificare precocemente le piante infette dal batterio. In uno scenario tanto complesso, all’ENCI è stato affidato il lavoro sui cani e sta dunque giocando un ruolo davvero centrale. Sono sei i cani di razza addestrati a individuare in maniera preventiva il batterio: due Jack Russell, un Cane da Pastore Belga Malinois, un Segugio di Hannover, un Labrador Retriever e uno Springer Spaniel inglese. Si chiamano Lulù, Snoopy, Onda, Ocra, Paco ed Ellis.

Il presidente Dino Muto, convinto sostenitore del progetto dice: «Il piano è basato su parametri internazionali e testimonia il nostro impegno nella valorizzazione delle funzioni cinofile. Le razze impiegate, pure diverse tra loro, sono la dimostrazione che la potenzialità del fiuto dei cani è uno strumento meraviglioso e indispensabile. È un progetto che ci riempie di orgoglio poiché unisce diverse professionalità del panorama cinofilo come allevatori, addestratori e tecnici. Devo anche sottolineare che il lavoro sui cani e l’indirizzo tecnico del progetto è stato a completo appannaggio dell’ENCI, che ha creduto sin da subito all’iniziativa che nasce supportata dalle esperienze dei numerosi progetti pilota già finalizzati alla tutela ambientale».

Il progetto, nato dalla collaborazione tra ENCI, Unaprol, Coldiretti, CNR – IPSP (Istituto per la protezione sostenibile delle piante), prevede due fasi.

“Abbiamo presentato la squadra protagonista del progetto alla masseria San Martino di Fasano - spiega Dino Muto – dove i cani hanno fatto una brillante ricerca dimostrativa, suscitando meraviglia tra i presenti. Questo progetto è frutto di una preparazione complessiva concertata in questi mesi con un tavolo di lavoro permanente tra ENCI e i suoi partner istituzionali. Vorrei anche sottolineare che le modalità addestrative sono basate unicamente sul gioco, inoltre non è assolutamente invasiva per le piante dato che, una volta individuato l’odore ricercato, i cani si siedono davanti alla pianta contaminata. È una modalità che viene definita “segnalazione passiva”. Ora la sperimentazione proseguirà su due sentieri paralleli. Il primo riguarderà il passaggio dalle esercitazioni svolte in condizioni controllate a quelle effettuate in ambiente naturale, e questo richiederà l’affinamento delle capacità olfattive dei cani. La seconda riguarda l’identificazione e la caratterizzazione dei componenti volatili organici rilevati dall’olfatto dei cani e questo richiederà l’intervento di ricercatori specializzati”.

Il cane di razza è sempre più protagonista nella nostra società moderna, specializzato in molteplici compiti che spaziano dell’utilizzo del fiuto, all’interazione con le persone fragili, ai numerosi sport cinofili. Una platea vasta in cui emerge sempre un fattore determinante: la selezione.

Da sx : Donato Boscia del CNR Istituto per la protezione sostenibile delle Piante, Mauro Centritto, direttore CNR e il presidente ENCI Dino Muto

Segnalazione «Certamente la selezione è alla base - afferma Dino Muto - e vorrei sottolineare che questo termine “selezione”, racchiude in sé concetti quali ricerca, lavoro, fatica e perseveranza che si uniscono in un ideale abbraccio dettato dall’ impegno che solo gli allevatori sanno dare. Allevare e selezionare in funzione di un compito, tenendo in considerazione il benessere animale è l’obiettivo a cui ogni Allevatore con la A maiuscola tende. È solo in questo modo che si possono creare le basi per ottenere soggetti idonei a svolgere compiti specialistici, come quello della ricerca del batterio della Xylella».

Un lavoro certamente specialistico, un “gioco” a cui dare uno scopo nobile. Un lavoro di squadra - tra il cane e il suo conduttore - sottile, quasi invisibile ma forte come un ulivo centenario a cui salvare la vita. Un naso perfetto al servizio dell’uomo e, stavolta, anche delle preziose piante che producono un nettare unico: l’olio.

Renata Fossati

Xylella fastidiosa, la battaglia è cominciata Tecniche e procedure addestrative

La conoscenza del batterio e la preparazione dei cani che permette di individuare preventivamente il pericoloso patogeno che mette in pericolo gli ulivi pugliesi

L’obiettivo del progetto è stato la creazione di un team multidisciplinare idoneo a provvedere alla selezione e formazione di unità cinofile da impiegare sperimentalmente per verificare la capacità di rilevare e segnalare la Xylella fastidiosa nelle piante di olivo. L’attività sperimentale è stata finalizzata, pertanto, a verificare: - Capacità dei cani di identificare l’odore - Capacità dei cani di discriminare l’odore - Capacità di identificare precocemente la presenza del batterio sulla pianta (early detection) - Capacità dei cani ad acquisire una corretta sistematica di ricerca sulle linee di piante - Potenzialità di utilizzo delle unità cinofile in supporto alle attività di prevenzione e controllo della diffusione della Xylella fastidiosa

PREMESSA

Xylella fastidiosa è un patogeno batterico delle piante trasmesso da insetti vettori e associato a malattie gravi che interessano un’estesa varietà di piante. Venne scoperta su olivi pugliesi, nell’Italia meridionale, a ottobre del 2013, prima segnalazione del batterio nell’Unione europea. Da allora la sua presenza è stata segnalata anche in Francia, Spagna e Portogallo. Sono in essere controlli per evitare che il batterio si diffonda ulteriormente (fonte www.efsa. europa.eu). Numerose specie di insetti succhiatori di linfa xilematica sono note come vettori del batterio. X. fastidiosa ha poi un’ampia gamma di piante ospiti, tra cui molte piante comuni sia coltivate sia selvatiche (fonte www.efsa.europa.eu). Individuare le specie ospitanti asintomatiche è fonda-

Taskforce

mentale, in quanto esse possono fungere da vettori asintomatici del batterio verso nuove zone e colture più sensibili. Il periodo di incubazione della malattia è di solito molto lungo (ma molto dipende dalla specie di pianta ospite e, nell’ambito della stessa specie, dalla cultivar), da qualche mese ad un anno e talvolta anche più. Si aggiunga che in molti ospiti l’infezione può rimanere asintomatica. Ne deriva che in molti casi, ad es. in vivaio, eventuali infezioni possono sfuggire, in tempi brevi, all’osservazione diretta e ciò facilita la propagazione della malattia con il materiale vegetale (fonte www.efsa.europa.eu). Considerato che l’attività di sorveglianza risulta fondamentale per il contrasto alla diffusione del patogeno, l’obiettivo principale di questo progetto è quello di verificare le capacità dei cani di identificare e discriminare il patogeno al fine di definire possibili strategie integrate di prevenzione alla propagazione della malattia. Si tratta del primo studio mirante a verificare la possibile efficacia di cani da detection per il rilevamento della Xylella fastidiosa. Alcuni studi recenti hanno dimostrato la capacità di identificazione e discriminazione di patogeni esotici invasivi, come nel caso del Candidatus Liberibacter asiaticus (CLas). In questo caso la valutazione di 10 unità cinofile addestrate per il rilevamento del Candidatus Liberibacter asiaticus (CLas), ha dimostrato un’accuratezza di 0,9905, 0,8579 sensibilità e specificità 0,9961 (Canine olfactory detection of a vectored phytobacterial pathogen, Liberibacter asiaticus, and integration with disease control (Gottwald et alt)

Per le attività sperimentali sono stati impiegati 6 cani

L’argomento ha interessato molte testate giornalistiche

(Canis familiaris) addestrati seguendo protocolli validati in precedenti progetti ENCI (“Comparazione tra operatori di polizia penitenziaria e unità cinofile nella ricerca di Subutex e telefoni cellulari in ambito penitenziario” https://www.enci.it/progetti-enci/cane-attore-sociale/ detection-in-ambito-penitenziario; ricerca dei pellet fecali del genere Lepus con l’ausilio del cane da detection https://www.enci.it/progetti-enci/enci-for-conservation/monitoraggio-della-lepre-italica)

PREDISPOSIZIONE DELL’AMBIENTE SPERIMENTALE

Le procedure di imprint dell’odore e le successive fasi di test per verificare le eventuali capacità di identificazione e discriminazione sono state effettate in un setting di laboratorio coordinato dal CNR di Bari. Al fine di evitare variabili che avrebbero potuto influire sulla comparazione dei risultati, i test sono stati svolti nello stesso ambiente per tutti i cani e con le stesse modalità di ricerca su line up, ed in modalità cieco e doppio cieco.

L’ultima fase di test è stata svolta, sempre sotto la supervisione del CNR di Bari, utilizzando

- 4 piante di olivo infette - 16 piante di olivo sane

Per minimizzare la variabile sulla forma delle piante, le stesse presentavano dimensioni e fogliame simili.

La prima fase sperimentale appena conclusa ci ha fornito indicazioni importanti per un possibile utilizzo dei cani per il rilevamento precoce della Xylella fastidiosa. Non essendoci ancora dati sul comportamento in ambiente delle molecole volatili, ci si è attenuti esclusivamente alla osservazione del comportamento dei cani.

Roberta Bottaro e Serena Donnini

Unità cinofila

Sistematica di ricerca