Spaesato T46

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L’ORA DI RELIGIONE UN VERO DIALOGO RICHIEDE UNA VERA FEDE Il mio Regno non è di questo mondo, risponde Gesù a Pilato. E Gesù chiede a Pietro per tre volte - speculari al suo triplice rinnegamento - se lo ama, come fondamento per essere il pastore delle pecore del Signore. I due brani scritturistici si illuminano reciprocamente ed evangelizzano questi tempi controversi della storia della Chiesa. Seguendo l’immagine biblica, solo chi ama il Buon Pastore può avere la mente e il cuore per pascolarne il gregge. Non ci sono altri requisiti, umanamente e mondanamente pregevoli ma destinati a portare al naufragio. L’amore per il Signore è la base della vita della Chiesa e della sua organizzazione. Quando non è così si costruisce la casa sulla sabbia e le bufere della storia la fanno crollare, sia che si parli della casa della propria personalità sia che si parli della comunità. L’identità del cristiano e della Chiesa è l’amore per Gesù, non altro. La testimonianza è di Gesù. Lo scopo è “soltanto” coinvolgere la vita nella vita di Gesù. Le strutture, i metodi organizzativi e comunicativi, le pubblicazioni contano molto poco. Sono secondari rispetto a questo amore centrale. Solo chi è innamorato di Cristo può innamorarsi del gregge composito e scalcinato delle sue pecore, e può amare se stesso nella propria scomposta scalcinatezza. a cura di Don Giuseppe Guaglio

L’alternativa inevitabile è puntare su se stessi, in modo nobile e altruista a volte, in modo squallido ed egoista altre volte. Allora il passo per entrare in una depressione spirituale e limitarsi a sopravvivere, oppure cadere in comportamenti patologici, soprattutto sui soldi e sul potere, è breve. Chi ama il Signore trova nel suo cuore la forza per sopportare i propri peccati, per dire tre volte “ti amo” dopo aver rinnegato tre volte. Chi non lo ama proietta sugli altri le proprie accuse, quelle che non ha il coraggio di rivolgere a se stesso. Senza essere coinvolti in questo grande innamoramento si genera una religiosità tutta umana, del concetto e del giudizio, della superbia. Quella superata da Giobbe nel finale del libro omonimo (Gb 42,1-6), superata nella direzione dell’umiltà. L’evangelizzazione non è mai stata per diventare simpatici a qualcuno, ma per coinvolgere nell’amore di Cristo. Chi non Lo ama cerca l’audience, e sviluppa una

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