Vincere i disagi

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OGNUNO HA LE RISORSE PER FARCELA

VINCERE I DISAGI

Come affrontare ansia, stress e panico

Raffaele Morelli RIZA

Vincere i disagi

Editing: Giuseppe Maffeis

Progetto grafico: Roberta Marcante

Impaginazione: Michela Barozzi

Illustrazione di copertina: Alberto Ruggieri

© 2012 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano www.riza.it

Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.

Gli atteggiamenti sbagliati che fanno ingrassare

Indice Capitolo I Capitolo II Capitolo VI Capitolo III Capitolo VII Capitolo IV Capitolo VIII Capitolo X Capitolo V Capitolo IX 9 23 79 39 95 55 107 135 65 121 Uscire dalla morsa dell’ansia Quando il panico ci paralizza Non facciamoci “bruciare” dallo stress Depressione: abbiamo le risorse per uscirne L’amore è gioia, evitiamo che ci faccia soffrire Paure e manie sono amiche da ascoltare Alla radice delle malattie Lavorare senza disagi Come vivere bene la solitudine

Ansia, attacchi di panico, depressione e stress sono in costante aumento nel mondo occidentale. Le cause e le modalità con cui si presentano variano da persona a persona, ma esiste un filo conduttore che lega tra loro tutti questi disturbi. Alla base c’è sempre un’esistenza compressa, un talento sprecato, una noia che, prima o poi, presenta un conto salato. La Vita che scorre dentro di noi si ribella e fa di tutto per uscire allo scoperto, per far sentire la sua voce. Parla il linguaggio estremo del disagio per poter abbattere le nostre barriere mentali, quelle che ci fanno stare male. Ci destruttura per far sì che ci ricostruiamo, in un ordine che sia finalmente vicino alla nostra vera natura. Il malessere è una risorsa preziosa, che può aiutarci a riprendere in mano la nostra esistenza. Questo volume raccoglie le risposte di Raffaele Morelli alle domande di tanti suoi lettori e dei partecipanti ai gruppi d’incontro. Troviamo nelle sue parole consigli pratici e la chiave per imparare ad accogliere il nuovo, stimolare la creatività, incontrare noi stessi per poter uscire dalla sofferenza. Da persone finalmente libere.

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Introduzione

Uscire dalla morsa dell’ansia

L’ansia è un naturale stato di mobilitazione delle nostre risorse psichiche e fisiche per affrontare un evento inatteso o pericoloso.

Quando però è sempre viva e senza cause reali, allora segnala uno stato di disagio profondo.

L’ansioso è impegnato prevedere il futuro e ripensa sempre agli errori del passato.

Vuole controllare tutto, così non vive bene.

La via d’uscita è accettare l’invito a rinnovarsi che viene dalla nostra essenza profonda.

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Capitolo I

ogli l’attimo, credendo il meno possibile nel domani». Con queste parole Orazio, poeta latino, consigliava alla bella Leuconoe di stare nel presente, senza pensare a un futuro inesistente. Un suggerimento valido ancora oggi, soprattutto per chi soffre d’ansia; l’ansioso è, infatti, in costante accelerazione, sempre proiettato verso ciò che sarà. Intanto pensa al passato, agli errori che ha fatto e si propone di non ripetere. Si mette continuamente in discussione e non è contento di sé. Eppure, a saperlo ascoltare, questo disturbo può essere una fortuna: è l’espressione di una vitalità e di un’energia compresse, che chiedono spazio nella nostra esistenza. L’ansia segnala che ci sentiamo “soffocare” in una relazione che non funziona, in una vita che non corrisponde alle nostre esigenze più profonde. Ecco dunque la maniera di uscire dal disagio: cercare il nuovo, il cambiamento, la gioia nel presente. Liberiamoci dall’oppressione che ci imponiamo con il perfezionismo e l’ipercontrollo, così ci libereremo dal senso di soffocamento.

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• Il numero degli italiani che soffrono d’ansia è molto alto ed è destinato ad aumentare. Ma cos’è realmente l’ansia? E quali possono essere le “cure” più adatte?

La parola “ansia” deriva etimologicamente dal latino angere che significa stringere, comprimere, chiudere alla gola. E, in effetti, il termine rende ben conto della sensazione di schiacciamento e oppressione che normalmente caratterizza la fase acuta del disturbo. Le cure farmacologiche sono generalmente prescritte da psichiatri e medici di base, affiancate talvolta da un sostegno psicoterapeutico che aiuti a controllare il disturbo.

• Ma come ci si accorge di essere ansiosi?

Guardiamo anzitutto ai sintomi, che ci forniscono un primo indizio. I più comuni sono il nervosismo costante, un senso di apprensione eccessiva verso se stessi e i propri cari, fino alle manifestazioni fisiche vere e proprie, come la facilità al pianto, le palpitazioni, la nausea, le vertigini, i tremori, l’aumento della sudorazione o della frequenza respiratoria.

È la stessa sintomatologia che, in alcuni aspetti e in certi momenti, colpisce tutti in alcune situazioni, per esempio quando ci si trova a dover fronteggiare un pericolo, un evento imprevisto oppure una questione di non facile soluzione.

In questo caso, l’ansia svolge una funzione utile, sollecitando l’organismo a mobilitare le proprie risorse per riuscire ad affrontare il fatto che deve verificarsi.

Il confine tra una reazione ansiosa normale e il disagio sta tutto nella loro durata: se, cessato lo stimolo, l’ansia è sedata, non c’è patologia, ma quando l’ansia diventa l’unica modalità (o la modalità prevalente) per rapportarsi alla realtà e quasi uno stato costante e duraturo, allora è il caso di intervenire.

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• Da queste parole, dunque, sembrerebbe che tutti, chi prima e chi poi, abbiano conosciuto il disagio dell’ansia... Ma come (e perché) si scivola così facilmente dalla normalità alla patologia?

C’è un modo di vivere in cui l’ansia mette salde radici. In genere, l’ansioso è una persona in costante accelerazione, sempre proiettata avanti. La sua mente è occupata a prevedere cosa potrebbe succedere in futuro, le conseguenze di ogni azione, tutto per poter pianificare in anticipo possibili scenari di intervento. La cosa peggiore è che questo meccanismo è tutt’altro che lineare. Nel pronosticare il futuro, infatti, la persona ansiosa fa rivivere il suo passato, analizzandolo come paradigma di ciò che potrebbe essere e che potrebbe ripresentarsi. Così facendo, si trascina in un circolo vizioso dal quale uscire può essere davvero difficile.

• Quindi la persona ansiosa vive una relazione sbagliata con il tempo?

Non solo. Nel suo cammino a ritroso l’ansioso si mette in discussione, ripensa e rivaluta i vecchi errori, si colpevolizza e si giudica, riproponendosi di non caderci più, di fare meglio, di essere più bravo. Questo è in realtà il vero errore, che scatena la crisi. Fustigarsi e punirsi di comportamenti che appartengono al passato, oltre a non avere alcun senso, porta inevitabilmente a porre in discussione la propria autostima, alimentando proprio per questo le differenti preoccupazioni per il futuro.

• D’altro canto lo stimolo a fare meglio è necessario se si vuole raggiungere l’obiettivo...

Questo è un concetto vecchio come il mondo, figlio di un’educazione fatta di imposizioni, di premi e di punizioni. “Fare meglio”

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