A tu per tu con raffaele morelli

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Introduzione

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erché i lettori dovrebbero perdersi tutto ciò? Da questa domanda e dal conseguente desiderio di colmare la lacuna nasce questo libro. Se molti hanno avuto modo di conoscere Morelli opinionista televisivo, grazie alla pluriennale presenza al Maurizio Costanzo Show, o Morelli saggista, autore di numerosi bestseller, non altrettanti hanno avuto la fortuna di vederlo in azione, ossia nella quotidiana pratica di psicoterapeuta. Cosa che succede ai Giovedì di Riza, quando una ventina di persone provenienti da ogni parte d’Italia, a fronte di centinaia di richieste settimanali, si ritrovano per raccontare i loro problemi e trovarvi una soluzione. Cosa dice loro Raffaele Morelli? 5

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Introduzione

Innanzitutto chiede, con fermezza, di non raccontare i loro problemi. E questa è solo la prima di una lunga serie di sorprese, rovesciamenti di prospettive e scompaginamenti di luoghi comuni sui propri disagi, e sulla psicoterapia che li aspetta. “Non me l’aspettavo” è la frase che si sente ripetere più spesso dai partecipanti al termine di ogni incontro, ed è anche, consapevolmente o inconsapevolmente, il primo passo verso un nuovo modo di guardare a se stessi e al mondo. Ciò che più di ogni altra cosa colpisce l’osservatore per così dire neutrale - ma nessuno lo è veramente - è vedere queste persone entrare con un volto e uscire con un altro - e durante un anno ne ho viste passare davvero tante, dall’astrofisica alla casalinga, dall’insegnante alla pittrice, dal manager allo studente universitario, dalla liceale al pensionato. Nessuna magia, certo - se non quella del jazz, la musica della sorpresa per eccellenza - ma appunto la rara capacità di toccare al primo colpo proprio il tasto dolente, di trovare immediatamente la corda giusta, di mostrare a ciascuno lo spartito che è solo suo e di nessun altro. «Il mio compito principale come psicoterapeuta è di individuare il personaggio che tu non vedi, il lato che non stai esprimendo» spiega spesso Morelli a una di queste persone. C’è chi esulta, chi protesta, chi si arrende, chi lotta, chi piange, chi si infuria, chi ringrazia, chi sbigottisce, ma nessuno rimane indifferente: in ogni sguardo si accende una scintilla. Ecco che l’incontro è sì una seduta di psicoterapia, ma è anche molto di più: è rappresentazione teatrale, Jung e Nietzsche, Tao e mito, Esopo e Lorenz, nuovo e antico, un modo immediato per ritrovare la 6

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via della vera felicità - da non intendersi come uno sterile, prolungato e perfino isterico stato euforico, ma come la realizzazione della vera natura di ciascuno di noi. Come rendere tutto questo in un libro? Invece di un unico discorso o di un diario, su imitazione della secolare arte persiana, abbiamo cercato di intessere i singoli fili in modo che il disegno completo venisse fuori soltanto alla fine. L’eros, il panico, la coppia, il silenzio, lo stress, la conoscenza di sé, l’ansia, i figli, il divorzio e tutti gli altri temi si annodano e si intrecciano in un susseguirsi di motivi che corrono e ricorrono, componendosi e scomponendosi. L’ordito di contrappunto è affidato ai continui rimandi al mondo della letteratura, della pittura e del cinema per rintracciare quella che possiamo definire l’arte di stare bene. Quale sarà il disegno ultimo se non l’anima stessa in tutte le sue sfumature e caratteristiche? Allora le trame indicano tanto la materia dell’anima, il tessuto di cui è composta e le sue linee guida, quanto le storie, gli intrecci e gli sviluppi delle sedute e delle persone che vi partecipano attivamente, con le loro questioni che sono le questioni di ognuno di noi. E così ogni filo è un modo per affrontare un problema e il suo svolgimento pratico, gli interrogativi e le soluzioni, in un continuo rimando tra psicoterapeuta e uditorio, perché le domande poste ai Giovedì di Riza sono quelle che tutti si fanno, ma le risposte di Raffaele Morelli non le dà nessun altro. Davide Mosca 7

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La conoscenza di sé

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ual è il primo dovere dell’uomo? La risposta è breve: essere se stesso. L’autore di questa celebre sentenza, il poeta norvegese Ibsen, non è stato però altrettanto brillante nello spiegare come fare a essere se stessi. D’altronde nemmeno la ancora più celebre scritta sul tempio di Apollo a Delfi, conosci te stesso, conteneva particolari didascalie. Agostino d’Ippona, invece, per illuminare il concetto ci ha fornito una preziosa indicazione: “Non andare fuori, rientra in te stesso; è nel profondo dell’uomo che risiede la verità”. La questione ci assilla da millenni. Da Adamo fino a Elisa, che cerca disperatamente di essere se stessa - ma è difficile - ripete. «Non devi diventare te stessa, lo sei già le dice Morelli, scuotendo la testa con un accenno di sorriso, come a dire che le cose sono davvero più semplici e immediate di quello che crediamo. Giovanni, invece, dice di non riuscire più a esserlo e per questo 54

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motivo si tormenta senza posa. Non mi sento più io, chiarisce. «Ti tormenti perché fai continui e inutili sforzi per uniformarti a quello che credi di essere.» A volte non farebbe male prendere esempio dal piccolo Kim, protagonista dell’omonimo romanzo dello scrittore britannico Rudyard Kipling, che non faceva nulla e con grande successo. «Il cervello ti ricrea in ogni istante. Ogni immagine di te stesso che ti costruisci è immediatamente sorpassata, oltre che fallace.» Morelli ti costringe ogni volta a riconsiderarti. La parola diventa terapia istantanea, fulminante. Te ne accorgi dai volti che mutano d’improvviso: occhi si accendono, sopracciglia si drizzano, smorfie si rilassano. Tutti vengono con la sfera della verità in tasca e se ne vanno con una manciata di vetri colorati. Rossana confida a denti stretti di essersi innamorata di un gay. «Non tu, ma l’immagine che ti sei costruita per te stessa. La Rossana vera non avrebbe mai preso un simile abbaglio. Ma la Rossana vera non può emergere, perché tu la soffochi, la tieni imbrigliata in un’identità contraffatta, artificiosa, tutta incentrata sul passato e sull’esterno. Invece nulla di ciò che accade all’esterno può davvero riguardare o toccare quello che sei veramente.» La bocca di Rossana si spalanca in uno spontaneo “oh” di meraviglia. Uno dei lacci che la tenevano legata è stato spezzato. Ecco l’esempio di Roberto: io mi conosco, so quello che voglio e quello che mi serve, ma nonostante ciò non riesco a stare bene. «Tu pensi di sapere cosa è meglio per te, invece non ti accorgi di riferirti a un Io che ti sei costruito.» Salman Rushdie, l’autore dei famosi Versi Satanici, definisce l’Io 55

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La conoscenza di sé

come il figlio prediletto del Rinascimento italiano. Ma è un figlio scapestrato, fonte di patimenti e fraintendimenti. Un articolo scientifico di un affermato psicologo giapponese, incentrato sulle differenti patologie presenti nel mondo occidentale e in quello orientale, terminava con queste parole, ironiche fino a un certo punto: D’altronde noi orientali non abbiamo l’Io. La domanda inespressa di quaranta occhi vagolanti trova la voce di Clelia: allora che cosa dobbiamo fare? «Liberarci di noi stessi, di tutte le false identificazioni che crediamo di essere. Chiudete gli occhi. Mettetevi comodi. Siete comodi veramente quando potete abbandonarvi, quando cedete. Ora pronunciate il vostro nome a bassa voce e ascoltatelo andare via. Cercate lo spazio vuoto e silenzioso dentro di voi. Lì risiede l’energia vitale, che contenete e che in un certo senso vi contiene.» Cecilia tira su con il naso e racconta che dopo la fine del suo matrimonio non è più riuscita a essere se stessa; lotta, ma non riesce. «Non lottare, crolla. Arrenditi. Il tuo Io scemerà e l’energia vitale prenderà il sopravvento e ti porterà là dove devi andare.» Nel film Matrix, che cita esplicitamente il motto greco conosci te stesso, l’eletto ha il compito di distruggere Matrix, ossia il complesso di illusioni in cui siamo immersi e che crediamo essere la realtà. A guidarlo nell’impresa è il capo dei ribelli Morpheus, che nella mitologia greca è figlio di Ipnos (sonno e quindi silenzio) e Notte (ovvero il buio). Neo, così si chiama l’eletto, dovrà per prima cosa perdere se stesso, vale a dire ciò che crede di essere, la fallace idea della sua identità che gli è stata imposta da Matrix. Quando sono davvero me stesso? La domanda torna ogni giovedì. 56

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«Quando non fai fatica. Nelle cose che ti vengono naturali, nelle azioni spontanee sei te stesso.» Ho capito, però mi rimane una domanda, puntualizza Maria Cristina: come liberarci dal personaggio in cui siamo incastrati? «Osserviamoci senza giudicarci. Diventiamo testimoni di noi stessi. Mentre percepisco rabbia, invidia, gelosia, ira, tristezza acquisisco consapevolezza: a mano a mano che diventerò un puro osservatore, la coscienza sarà sempre più nitida, e svaniranno certezze, autodefinizioni e rancori, che sono il frutto delle nostre identificazioni. L’osservazione è coscienza. Ci ammaliamo perché veniamo assorbiti da identità che non ci appartengono.» In Au Hasard Balthazar del grande regista francese Robert Bresson, l’asino protagonista del film è un osservatore puro, un testimone privo di giudizio e nel contempo, come metafora, l’insieme dei personaggi: per quanto passi attraverso terribili vicissitudini è l’unico a non perdersi in sterili identificazioni e a conservare uno sguardo intatto. La coscienza? Lo scopo della vita è vivere, scrisse l’autore americano Henry Miller, e vivere significa essere consci, gioiosamente, ebbramente, serenamente consci. Diego si agita e protesta: mi riesce difficile accettare questi discorsi, cedere, aspettare… Io sono come mio padre, un lottatore! «Sei un cliché perché ti autodefinisci. Ti condanni a un ruolo, e per questo soffrirai, perché non riuscirai a esserne all’altezza. Ciascuno di noi possiede qualcosa di unico, ma non dobbiamo cadere nell’errore di voler essere speciali nello stesso modo di qualcun altro, anziché in quello che ci appartiene.» 57

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Indice

Introduzione

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Capitolo I

La prima volta Non si guarisce lentamente, si precipita nella guarigione

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Capitolo II

Dal ragionamento alla percezione La vita ti prende e ti porta dove devi andare

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Capitolo III

L’identità e lo sconosciuto La dea che ti abita: quella sei tu

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Capitolo IV

L’eros La forza più potente della vita

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Capitolo V

Il tempo Se stai nel passato, vivi con i morti

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Capitolo VI

I disagi La vita è una danza e i disagi ci fanno danzare

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Capitolo VII

La conoscenza di sé Non devi diventare te stesso, lo sei già

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Indice Capitolo VIII

I ragionamenti e i progetti La psicologia della resa: cedere è quello che dobbiamo fare

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Capitolo IX

Donna versus uomo Il litigio salva la coppia

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Capitolo X

I pensieri La vita è scoprire giorno dopo giorno qualcosa di te che non sai e che non sapevi di avere

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Capitolo XI

Le sostanze dell’anima Ogni giorno viviamo un avvenimento

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Capitolo XII

Il benessere Le azioni che cambiano la vita

85

Capitolo XIII

La vita è qui e ora Noi non siamo la nostra storia

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Capitolo XIV

Problemi e decisioni L’anima decide in un istante se non la ostacoli

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Capitolo XV

Il segreto e le parole nella coppia La donna è un essere meraviglioso che vive nell’apparire e nel nascondersi

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A TU PER TU CON RAFFAELE MORELLI

Capitolo XVI

La fantasia e i sogni Le immagini riattivano e rigenerano il cervello

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Capitolo XVII

Le contraddizioni Se io sono più persone ho più possibilità

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Capitolo XVIII

Le cause del malessere e il sapere innato Chi dirige la propria vita sta male. La vita deve essere incerta

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Capitolo XIX

Lascia sbocciare il tuo seme Qualcosa che non so sta facendo quello che sono

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Capitolo XX

I periodi neri Mi perdo nell’attesa di qualcosa che sta arrivando e non so cos’è

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Capitolo XXI

Le opinioni e i giudizi L’autostima è essere se stessi in tutte le situazioni

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Capitolo XXII

Il peso dei giorni tutti uguali La vita stanca

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Conclusione

Il mio metodo Colloquio con Raffaele Morelli

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