La Freccia - settembre 2021

Page 1

ANNO XIII | NUMERO 9 | SETTEMBRE 2021 | www.fsitaliane.it

PER CHI AMA VIAGGIARE

SERENA ROSSI

MUSICA CINEMA E MUSE DA VENEZIA A CATANIA UN SETTEMBRE AD ARTE


Connettiti alla rete WiFiFrecce e digita sul tuo browser www.portalefrecce.it o scarica l’App gratuita Portale FRECCE da App Store e Google Play Per maggiori informazioni circa funzionalità e utilizzo consultare il sito trenitalia.com


Tutta l’informazione che vuoi, gratis per te con l’Edicola digitale.

Sfoglia quotidiani e riviste nazionali ed internazionali a bordo di Frecciarossa e Frecciargento e in tutti i FRECCIAClub e i FRECCIALounge.


EDITORIALE

CONSAPEVOLEZZA E RESPONSABILITÀ L’ estate sta finendo, come recitava un noto tormentone musicale di alcuni anni fa, ma è presto per fare bilanci. Però possiamo già affermare che l’estate del 2021, dopo i lunghi e amari mesi del Covid-19, ci ha regalato emozioni in gran quantità, unite al sapore di una maggiore libertà di movimento.

2

Per tutti, ma soprattutto per chi opera nell’ambito della mobilità, questa è la novità più importante. Certo, come scriviamo da mesi su queste pagine, è una riconquista da preservare con l’adesione a scelte medico-sanitarie e a regole di convivenza che, seppure a qualcuno paiano strette e financo coercitive, hanno avuto l’indubbio merito

di tirarci fuori dal guado. Rispettarle ci eviterà di tornarci. La canzonetta degli anni ’80, appena citata, faceva coincidere la fine della stagione estiva con quella degli anni spensierati della giovinezza: «Sto diventando grande, lo sai che non mi va». Ecco, una delle domande più ricorrenti nei mesi bui del lockdown, di fronte ai reparti di te-


sa come questa rivista, al pari del suo editore, il Gruppo FS Italiane, ponga e intenda porre sempre maggiore attenzione ai temi dell’inclusione e della sostenibilità, nella sua triplice e ormai nota accezione. Ossia a quei valori e a quegli obiettivi che diventano sempre più una conditio sine qua non per garantirci un futuro. Valori assoluti, appunto. Perché fare buona impresa nel 21esimo secolo non significa tanto e soltanto generare profitti, quanto creare valore, materiale e immateriale, per gli shareholder ma anche per tutti gli stakeholder, senza depauperare o ferire l’ambiente e senza ledere la salute e i diritti di nessuno, anzi. Da semplici cittadini, persone e lavoratori, senza scivolare o lasciarsi catturare

da sterili e talvolta persino pericolose utopie, basterebbe prendere adeguata consapevolezza delle conseguenze presenti e future di ogni nostra azione, e agire con responsabilità. La Freccia di settembre, condivise queste riflessioni, ha l’ambizione di farvi viaggiare verso l’autunno tra musica, arte, cinema, fotografia, moda, natura ed enogastronomia, da Venezia fino a Catania, proponendovi mete e appuntamenti per ogni gusto, in compagnia di sempre stimolanti amici e amiche del nostro e vostro mondo. Un mondo dove muoversi è conoscere, capire, confrontarsi, includere e arricchirsi. Viaggiando su binari sempre rivolti al futuro, ma con radici ben salde nel passato.

© FS Italiane | PHOTO

rapia intensiva saturi di pazienti affetti da Covid-19, davanti alla tragedia dei feretri allineati in attesa di sepoltura, era: «Come saremo dopo? Come ci cambierà questa dura esperienza?». Non siamo ancora del tutto nel “dopo”, ma la domanda è più attuale che mai: siamo diventati grandi? E ci va di esserlo? Ossia di essere consapevoli della nostra vulnerabilità e fragilità? Capaci di distinguere quel che è relativo o effimero da quel che ha un valore assoluto, intangibile e inalienabile? Come il diritto, se non alla felicità, almeno alla vita, alla salute, alla dignità. Capaci di mettere da parte sterili faziosità in nome di obiettivi condivisi? Viene da dubitarne, purtroppo. Ora chi ci segue e ci legge da tempo

3


SOMMARIO SETTEMBRE 2021

IN COPERTINA SERENA ROSSI

71

108

40

33

8

pag.

44

RAILWAY HEART

12

L’ITALIA CHE FA IMPRESA

16

INNOVATION

22

GUSTA & DEGUSTA

24

WHAT’S UP

50

UN TRENO DI LIBRI

L’ANIMA DI NAPOLI

Invito alla lettura di Alberto Brandani, che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo libro di Antonio Manzini, Vecchie conoscenze

PIANETA CINEMA

48 50 PARMA ALL’OPERA

54 L’ISOLA DEL SOLE Da ovest a est, un viaggio in treno che tocca le punte estreme della Sicilia. Tra luoghi antichi, sapori del sud, città barocche e mare cristallino

96 MECENATI D’ITALIA Con Domenico Dolce e Stefano Gabbana nella città dei Dogi per scoprire la loro nuova collezione couture e le eccellenze manifatturiere del Paese

53 SFUMATURE DI VERDI

60 FONTANE D’ITALIA

64 LA MONTAGNA PISTOIESE

68 UN TUFFO NEL PASSATO

72 DI OLIO IN OLIO

76

92

LA TERRA DEI CENTENARI

80 UMBRIA AUTENTICA

84 UNA FAVOLA DA GUSTARE

86 LA CAROVANA DELL’ARTE

92 54

ANIME DI CARTA

96

102 INEDITO BASILICO

106 RITRATTO ITALIANO

125 PRIMA DI SCENDERE

127 STAZIONE POESIA LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

112 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

4


I numeri di questo numero

Tra le firme del mese

PER CHI AMA VIAGGIARE

5

i film italiani in gara alla 78esima Mostra del cinema di Venezia [pag. 47]

284

ANGELA BACCIU Giornalista, collabora con VdGmagazine.it, non smette mai di sorprendersi. Appassionata di viaggi, racconta paesaggi incontaminati e vecchi saperi e sapori della Sardegna più autentica

i gradoni per raggiungere la Basilica di Santa Maria di Leuca [pag. 62]

500

i disegni originali dei cartoon nella mostra AniMA, a Firenze [pag. 92]

60

le opere di Gabriele Basilico esposte a Catania [pag. 102]

Read also

GIOSETTA CIUFFA Giornalista e comunicatrice, cresce in una redazione economica occupandosi di ogni aspetto dell’editoria, finché non scopre la passione per l’olio diventando assaggiatrice. Ora si divide tra tastiere e oliveti scrivendo per diverse testate, tra cui AgriFoodNews

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIII - NUMERO 9 - SETTEMBRE 2021 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE L’1/9/2021 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO Adobestock Copertina: © Erica Fava Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

EDITORE

Direzione Centrale Comunicazione Esterna Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Responsabile Editoria Caporedattrice Coordinamento Editoriale Caposervizio In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Michele Pittalis, Claudio Romussi Angela Bacciu, Cesare Biasini Selvaggi, Alberto Brandani, Francesco Bovio, Peppone Calabrese, Viola Chandra, Giosetta Ciuffa, Claudia Cichetti, Fondazione FS Italiane, Alessio Giobbi, Peppe Iannicelli, Valentina Lo Surdo, Flaminia Marinaro, Giuliano Papalini, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Floriana Schiano Moriello, Filippo Teramo, Mario Tozzi, Untitled Association

REALIZZAZIONE E STAMPA

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

GIULIANO PAPALINI Giornalista professionista con una lunga esperienza nel settore economico e finanziario. Collezionista ed esperto di arte moderna e contemporanea, segue come art advisor alcune collezioni private italiane e internazionali

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati PER CHI AMA VIAGGIAR

PER CHI AMA

E

CHI AMA

VIAG

VIAGG

IARE

GIARE PER

CHI

AMA

VIA

GGI

ARE

.it italiane | www.fs

Reserved

XIII | NUMERO

3 | MARZO

4 | APRILE

2021

2021 | www.fsitaliane.it

| www.fsitalia

PER

O 2021

Rights

O5

| NUMER

XIII

ANNO

liane.it

| www.fsita

2021

2 | FEBBRAIO

NUMERO

L’ABB

XIII |

AL FEMMIN

PERSO NE, STOR DI UNA NUOV A IE E METE PRIMA VERA

ANNO

RIFIORIRE

VIA GG

ILE

TRA

IAMO

IO INT ORN

I TORNON E DINE CA RTO

I ORE VIA GG RIE , AMSTO

On Web

| MAGGI

DC. All

ANNO

TM &

© 2021

| NUMERO

La Freccia accompagna il tuo viaggio. Cerca nei vestiboli dei treni il QR code per scaricare il numero di settembre e quelli dei mesi precedenti. Buona lettura ANNO XIII

Giornalista, attiva nel campo della comunicazione e degli eventi di promozione territoriale, dell’agroalimentare e dell’enogastronomia. Con la passione vulcanica della natia terra flegrea, ama scoprire e raccontare angoli, sapori e tradizioni d’Italia

ne.it

FLORIANA SCHIANO MORIELLO

ALA OD P E D E FO H E , AR TE

A CU

O ALL A

ORE

TER RA

C RA L IAA NA TU TA TR RO L ’IGI AL

La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU

5



FRECCIA COVER

Alejandro Chaskielberg, Natur-e (2020)

UN NUOVO INIZIO di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

Un enorme spazio dal fascino post industriale, il Binario Centrale di DumBO a Bologna, accoglie dal 23 al 26 settembre la prima edizione del festival di fotografia PhMuseum Days, curato dall’incubatore di talenti PhMuseum. Si tratta di un progetto pensato per essere inclusivo e adatto a tutte le fasce d’età. Il tema scelto, A new beginning - Un nuovo inizio, rappresenta l’occasione per ripensare il decennio appena iniziato e affrontare argomenti come uguaglianza, sostenibilità, giustizia sociale e innovazione. Tra gli autori in mostra il fotografo argentino Alejandro Chaskielberg, che con Natur-e riflette sul

rapporto fra uomo, natura e tecnologia, e la fotografa brasiliana Angelica Dass con Humanae, progetto decennale che ha lo scopo di definire l’essere umano nella sua ineluttabile unicità. L’italiana Silvia Rosi presenta invece Encounter, un album di famiglia che racconta storie di migrazione attraverso autoritratti e performance, mentre il francese Vasantha Yogananthan con Afterlife punta l’obiettivo sull’eterna sfida tra bene e male, reinterpretando un passo del poema epico indiano Ramayana. phmuseumdays.com 7


RAILWAY heART

PHOTOSTORIES PEOPLE Sguardi © Sara Ottavi sara_ottavi

IN VIAGGIO Verso Napoli © Andre Sosio andrea.sosio

8


LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.

enry_pro

LUOGHI Stazione Torino Porta Susa © Luca Vitrotti loukasluca

AT WORK Capotreno a Roma Termini © Edoardo Cortesi eddiecortesi

9


RAILWAY heART

A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

E

doardo, 32 anni, capotreno della Direzione Business Regionale di Trenitalia, racconta la sua esperienza lavorativa e formativa a bordo delle linee laziali. Come è cominciato il tuo percorso nel Gruppo FS? Sono stato assunto da Trenitalia nel 2016 con il ruolo di capotreno del trasporto regionale. Dopo una specializzazione universitaria in Filosofia della scienza, avevo inviato per caso il curriculum all’azienda in un periodo in cui si stava avviando un imponente ricambio generazionale per il personale di bordo. Dove si svolge il tuo lavoro? Sono impegnato per lo più sulle linee Roma-Viterbo e Fiumicino-Orte, con base alla stazione di Roma Tiburtina. Presto servizio soprattutto sui treni ad alta frequentazione e sui Rock, i convogli di ultima generazione che progressivamente stanno sostituendo la flotta regionale di Trenitalia. Sono stato tra i primi, nella mia zona, a ricevere una formazione dedicata sulla tecnologia, le funzionalità e le caratteristiche di questi nuovi treni. Che ruolo gioca la formazione nella tua professione? Direi che è fondamentale. Oltre a quella iniziale dedicata ai nuovi assunti, che dura tre o quattro mesi, seguiamo aggiornamenti periodici, determinanti per un mondo così dinamico come quello ferroviario. I regolamenti commerciali e di circolazione sono in continua evoluzione, così come quelli che interessano più da vicino il cliente: basti pensare ai cambiamenti introdotti durante la pandemia. Sapersi relazionare in maniera adeguata è parte integrante di questo lavoro, se non la più importante. Come hai imparato a farlo nel mondo giusto? Mi hanno aiutato molto gli studi universitari ma anche l’impegno decennale come volontario nella parrocchia del mio quartiere. Prima di iniziare a lavorare in Trenitalia dedicavo parte del mio tempo a incontri, doposcuola, campi estivi e ripetizioni per bambini e ragazzi. Al di là della formazione in aula, che rimane importante, la gestione del rapporto con le persone si approfondisce con l’esperienza. Sul lavoro, questo è avvenuto anche grazie all’affiancamento di colleghi che mi hanno supportato a inizio carriera. Come definiresti la figura del capotreno? Spesso non ci si accorge dell’impegno che c’è dietro a questa professione, che implica tante situazioni da affrontare e diverse esigenze del cliente da gestire. Ci sono molte variabili su cui bisogna saper intervenire, sfruttando la preparazione teorica abbinata alla capacità di reazione sul campo, e l’esperienza fornisce un grande aiuto nel problem solving. Mi definirei un “finalizzatore” di processi trasversali che toccano più realtà presenti in azienda, con cui bisogna essere in costante comunicazione: dalla manutenzione tecnica alla parte commerciale, dall’informazione alla sinergia con la Sala operativa che monitora la circolazione in tempo reale.

10


LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

© Sergio Oliverio/Imagoeconomica

R

oberto Race, napoletano, classe 1980, lavora come consulente in strategia d’impresa, comunicazione e affari istituzionali per diverse multinazionali e aziende. Si dedica anche all’impegno sociale con la Fondazione Valenzi, di cui è presidente del Comitato d’indirizzo, e con il think tank Competere.eu, di cui è segretario generale. Nel dicembre 2020 è stato nominato Cavaliere al merito dal presidente della Repubblica. Un percorso che lo ha portato a viaggiare fin da giovanissimo, spesso in treno. Consulente strategico ma anche giornalista, comunicatore, scrittore, divulgatore. Come riesci a conciliare tutte queste professioni? Tracciando i giusti confini per tutte le attività, che riguardano comunque il mondo variegato della comunicazione. Sono diverse esperienze che affronto con un unico comun denominatore: spiegare la complessità dei tempi, farsi capire senza banalizzare, indicare una strada in modo semplice ma mai semplicistico. Quando è cominciato il tuo percorso professionale? Ho incontrato il giornalismo da adolescente, iniziando a collaborare con periodici della realtà napoletana ed entrando in contatto con il mondo delle istituzioni, di cui ho imparato a conoscere linguaggio e contesti. Quello che mi ha segnato è aver avuto da subito l’impatto con i mille colori e le contraddizioni di Napoli. Che ruolo ha avuto il treno nel tuo lavoro? Per me è sempre stato un laboratorio ispirazionale. Per anni mi ha accompagnato in giro per l’Italia e quello che allora si chiamava Club Eurostar, oggi FrecciaClub, è stato un’oasi di tranquillità. Nel 2009 hai lanciato la figura del direttore delle relazioni esterne in outsourcing, prima che diventasse una tendenza del mercato. Ti senti un innovatore? Non so se sono stato un anticipatore, ma certamente in quegli anni fu una grande novità per supportare imprenditori e manager nella gestione di rapporti complessi, anche istituzionali. Tra i progetti che porti avanti c’è anche The Ghost Team, il primo network internazionale di ghostwriter. Di che si tratta? Lavoriamo su diversi prodotti e in più lingue. Tra questi ci sono i libri di visione utili a manager e imprenditori per rafforzare il proprio posizionamento e la propria reputazione, ma anche testi aziendali realizzati per incrementare lo storytelling societario. Il tuo libro Napoleone il comunicatore, uscito nel 2012 per Egea, la casa editrice della Bocconi, è un best seller tradotto in più lingue. Qual è il segreto di questo successo? È diventato uno strumento editoriale di riferimento per imprenditori, manager e coloro che desiderano implementare i propri skill comunicativi. Bonaparte è un testimonial esemplare in questo senso. Fu uno dei primi personaggi storici che comprese a fondo l’importanza di investire sull’opinione pubblica, la propaganda e le tecniche di costruzione del consenso. E anche il primo a lanciare il proprio brand: la “N” napoleonica.

11


L’ITALIA che fa IMPRESA

IL LUSSO DELLA LIBERTÀ GUSTARE PRODOTTI GENUINI IN MEZZO AL VERDE. CON PICNIC CHIC SI PUÒ PRENOTARE UN’ESPERIENZA ALL’APERTO E SCOPRIRE L’ITALIA ASSAPORANDO L’ENOGASTRONOMIA LOCALE di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

12


ra

po

An

«I

to n

ta i et

Ac

am

l merito è tutto dei miei genitori, perché ogni volta che si poteva portavano me e i miei fratelli in posti sempre diversi per mangiare all’aperto e trascorrere una giornata nel verde. Mia mamma e mio papà amavano i picnic e ci hanno trasmesso il desiderio di andare alla ricerca di un luogo bello dove gustare del buon cibo davanti a un panorama mozzafiato. Crescendo, magari per la nostalgia di quelle giornate meravigliose in famiglia, ho capito che potevo mettere a frutto la mia passione per renderla sempre viva». Così Antonietta Acampora spiega la nascita di Picnic Chic, una start up avviata nel 2017 con poche forze ma tanto cuore. «Ci ho investito e ci credo tanto. Sono nata e cresciuta in Costiera Amalfitana, la mia è una famiglia di ristoratori e pizzaioli, amiamo la natura e i prodotti della terra». Il senso della tua impresa, quindi, è viaggiare alla scoperta di piccoli borghi e mete meno conosciute per assaggiare i prodotti locali in un picnic? Esattamente. Spesso non è facile organizzarsi, trovare la bottega o la fattoria giusta dove comprare formaggi, salumi, pane, vino e tutto quello che può servire per un pasto all’insegna dell’enogastronomia locale. Si perdono ore, facendo chilometri, per cercare prima i prodotti e poi il posto adatto per il picnic. Così mi sono detta: proviamo a

organizzare una rete che serva proprio a semplificare l’organizzazione di una breve gita, una giornata o un weekend con cestino al seguito. Immagino che tu abbia fatto altri lavori in precedenza. Sì, ho messo insieme le mie esperienze come responsabile qualità e addetta amministrativa in uffici acquisti. Ma anche la mia conoscenza del mondo della ristorazione e, in ultimo, l’impiego in Coldiretti. Lì si è accesa la scintilla: ho scoperto un mondo dall’enorme potenzialità mal sfruttata. Oggi si parla molto di turismo esperienziale e di storyliving, ma io 20 anni fa già cercavo di far questo, giravo tra le cantine e le aziende Coldiretti ascoltando a bocca aperta le storie di agricoltori, vignaioli e produttori, custodi di un mondo da raccontare e valorizzare. E mi sono ripromessa di farle conoscere queste storie, perché rendono bello il nostro Paese. Rappresentano l’impegno, il sacrificio, l’amore per la terra e le tradizioni, ma sono realtà ancora molto concentrate sul prodotto e poco sulla comunicazione, sulla promozione. L’Italia di Picnic Chic è un patrimonio da scoprire, dunque. Come sta andando? Poi ci si è messa anche la pandemia… Ci vuole tempo per decollare, direi un altro anno, ma non ci fermiamo, anzi stiamo definendo un piano di sviluppo con nuovi progetti per il 2022. Oggi quando raccontiamo cos’è Picnic Chic le aziende ci capiscono molto di più rispetto a quattro anni fa, prima spesso mi prendevano per una pazza visionaria. Per quanto riguarda la pandemia, a parte il primo periodo di lockdown in cui eravamo tutti impauriti, il Covid-19 ha riavvicinato tantissime persone alla natura, spingendole verso esperienze all’aria aperta, magari anche non lontano da casa. La richiesta, infatti, è esplosa nell’ultimo anno. D’altronde, in Italia abbiamo tutto, paesaggi, natura e prodotti meravigliosi, bisogna solo scoprirli. Come è nata l’impresa? Dall’idea sono passata ai fatti: ho deciso di investire, di realizzare un portale e proporre la digitalizzazione a fattorie, agriturismi e cantine ospitandoli sul sito a fronte di una fee d’ingresso. Offriamo un servizio alle aziende affiliate: creiamo 13


L’ITALIA che fa IMPRESA

le loro pagine web sul portale, fornendo anche assistenza informatica e gestionale, e le supportiamo per definire le esperienze di picnic da proporre, aiutandole a capire come valorizzare quello che hanno: luoghi, prodotti, storie, persone. Il picnic diventa così uno strumento di marketing territoriale. A lavorare con me ci sono un general manager, tre tecnici informatici, una responsabile customer care e una per l’ufficio stampa. Perché l’aggiunta della parola chic nel brand? È una cosa che spiego sempre: chic non è da intendere come un lusso di per sé, ma come il lusso di godere delle cose semplici, di avere del tempo per apprezzare la bellezza che ci circonda. Il lusso della libertà, di ritagliarsi momenti per gustare prodotti genuini in mezzo al verde. In questo senso il picnic è chic, e lo è per tutti, non per pochi privilegiati. Quanti affiliati avete? Finora circa 150, ma non tutti hanno i propri pacchetti picnic online. Stiamo lavorando per digitalizzare tutte le aziende e le cantine che hanno aderito al nostro progetto e, successivamente, svilupperemo anche la possibilità di acquistare sul web alcuni prodotti. Così, chi non ha la possibilità di andare in loco per il picnic o chi lo ha già fatto ma vuole riassaggiare quei prodotti può ricevere una box a casa. Offrite anche altre attività? Sì, ci sono pacchetti esperienziali con

Il portale Picnic Chic

diversi tipi di proposte, dal trekking alle passeggiate a cavallo, dal relax a bordo piscina al tour in e-bike, dal fun bob in inverno alle visite in fattoria, fino alle cooking class e ai laboratori per bambini. Anche il treno potrebbe essere una grande opportunità per sviluppare alcune idee viaggiando in modo sostenibile. Teniamo molto all’ambiente, abbiamo realizzato il packaging Picnic Chic con bicchieri, piatti, posate e sacchetti compostabili e biodegradabili, in più i nostri eventi sono organizzati in modo tale da non produrre rifiuti abbandonati. Consigli per un Picnic Chic a settembre? Abbiamo l’evento MusicNic, con Irene Grandi e Simona Bencini, martedì 21 all’azienda agricola La mia terra, in provincia

Picnic Chic da Edoardo Patrone, Domodossola (VB)

14

di Varese. L’incasso sarà devoluto alle onlus Progetto Islander e Mototerapia di Vanni Oddera. Poi settembre è il mese della vendemmia, mi vengono in mente tante cantine da visitare. Maeli Winery nel Padovano, Cantina Ricchi a Monzambano (MN), Barone a Prato in provincia di Trento, Edoardo Patrone a Domodossola (VB), Diacceroni a Fabbrica di Peccioli (PI). E ancora, Marchioli Winery vicino Chieti, Agriturismo Valentini nel Viterbese, Fattoria Terranova a Sant’Agata sui Due Golfi (NA) e Masseria Spina a Monopoli (BA). C’è un mondo da scoprire sul nostro portale, per gustare sapori e profumi d’autunno. picnicchic.it



INNOVATION

© Tierney/Adobe Stock

LA SICUREZZA INTELLIGENTE

GPS STANDARD È UN’ECCELLENZA MADE IN ITALY CHE REALIZZA IN TUTTO IL MONDO SISTEMI INVISIBILI DI PROTEZIONE PERIMETRALE di Francesco Bovio

S

i chiama Gps Standard e prende il nome dal sistema di sicurezza invisibile Ground Perimeter System ideato dal suo fondatore e presidente, Pietro Capula. L’azienda di Arnad, in provincia di Aosta, che produce tecnologie intelligenti nel campo della security, è un’eccellenza made in Italy diffusa in tutto il mondo. Accanto a Pietro lavora il Ceo Marco Capula, destinato a continuare con orgoglio la missione iniziata dal padre.

16

Come funziona il vostro business? PC Storicamente siamo conosciuti per i sistemi invisibili di protezione perimetrale, interrati e a differenza di pressione. Il Ground Perimeter System, sviluppato e brevettato nel 1979, ha dato il nome alla nostra azienda, che produce completamente in Italia. Lavoriamo con i clienti finali e gli studi di progettazione, per supportarli nella fase di programmazione e decidere insieme le migliori tecnologie da utilizzare. Quello della security sembra essere un territorio complicato. MC È un settore che richiede requisiti molto stringenti, penso alle certificazioni come il Nos (nulla osta di sicurezza) o a quelle di qualità e ambientali, non facili da ottenere. Abbiamo operato in siti e contesti molto delicati, come in Iraq negli anni più caldi del conflitto bellico, e in Nord Europa, dove a causa dell’alto livello di sicurezza legato a una fornitura per i servizi segreti abbiamo potuto mettere in atto solo un supporto tecnico telefo-

nico. Ancora oggi non abbiamo idea di quale sia il layout di quell’impianto. PC Anche in Estremo Oriente, qualche anno fa, abbiamo messo a punto una fornitura di sistemi interrati acquistata direttamente dalle forze armate. Neppure i tecnici locali, che avevano supportato i militari nella fase di progettazione preliminare, hanno potuto seguire l’installazione. Un’azienda che guarda al mondo, quindi… MC Lavoriamo molto all’estero, con una media del 35% del fatturato e picchi che superano anche il 50%. Siamo presenti in Europa, dove abbiamo partner storici in Inghilterra, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. Ma anche in Turchia, che è un po’ la nostra porta verso il Medio Oriente. Abbiamo lavorato in tutto il Nord Africa: Algeria, Marocco, Tunisia, Egitto. E da anni collaboriamo con un partner storico per lo sviluppo del mercato cinese. PC Inoltre, da qualche anno, siamo presenti anche nell’Africa subsaha-


© Stefano Mattea

Da sinistra, Pietro e Marco Capula, presidente e Ceo di Gps Standard

la presenza di un ostacolo. Ci è stato chiesto anche di installare sistemi antiscavalcamento, soprattutto per le linee ad Alta Velocità, dove sono già presenti recinzioni a protezione dei binari. In Italia per ora sono state fatte solo delle demo, mentre all’estero i nostri prodotti sono già operativi su alcune infrastrutture ferroviarie. MC La soluzione più ricercata all’estero è quella contro i furti di rame. Argomento tornato di attualità ultimamente a seguito degli ultimi rincari delle materie prime. Abbiamo realizzato interventi di monitoraggio principalmente in nord e centro Europa, installando protezioni con sistemi a fibra ottica per la protezione di cavidotti, anche per centinaia di chilometri.

gps-standard.com gps-standard-spa gpsstandardsrl GPSStandardSpA

La sede di Gps Standard ad Arnad (AO)

© Stefano Mattea

riana, in Nigeria, nel settore oil&gas, con soluzioni per la protezione delle pipeline contro i tentativi di sabotaggio, ma anche per l’individuazione di guasti. Da poco abbiamo anche stretto una nuova collaborazione con un’azienda indiana, un mercato che avrà una crescita esponenziale se si pensa che il Paese asiatico conta, tra i vari siti di sicurezza nazionale, circa 150 aeroporti nazionali e internazionali. Trasporti e sistemi di sicurezza sono realtà strettamente connesse. Quali sono gli interventi più richiesti nel settore? MC Abbiamo collaborato con porti e aeroporti in ambito nazionale e internazionale, e lavorato anche in Giappone e in Cina. Il primo scalo aereo dove è stato installato il sistema interrato Gps Plus è in Olanda. In Italia, invece, abbiamo protetto i principali aeroporti del sud e del nord. PC Per i porti, penso ai principali siti mercantili italiani sia sulla costa tirrenica sia adriatica. La tecnologia utilizzata è quella dei sistemi invisibili interrati oppure, nelle aree dove vengono stoccati i container delle merci, quella a fibra ottica o a cavo microfonico per impedire lo scavalcamento delle recinzioni. E in ambito ferroviario? PC Negli anni abbiamo ricevuto richieste per sistemi di rilevamento soprattutto nelle aree di manovra dei treni, capaci di segnalare le persone che si avvicinano ai binari. Oppure per localizzare un eventuale smottamento lungo la linea, una valanga o

Il trasporto si lega anche al mondo del turismo. Avete mai protetto siti di interesse culturale? MC Sì, il più recente è stato Palazzo Reale di Torino, ma forse l’intervento più suggestivo – perché la nostra tecnologia è stata scelta anche per il suo impatto estetico – è stato quello nella Valle dei Templi di Agrigento, dove la sicurezza c’è ma non si vede grazie al Ground Perimeter System ideato da mio padre. Quanto sono importanti la ricerca e lo sviluppo in un settore come il vostro? MC Da sempre gli dedichiamo il 1520% del nostro fatturato. Abbiamo collaborazioni esterne e partnership storiche con il Politecnico di Torino e di Milano. L’età media nel nostro reparto di ricerca e sviluppo è sotto i 30 anni. Investire con coraggio è il modo più veloce per stare al passo con la tecnologia. PC Oggi tutto viaggia a una velocità incredibile. I colleghi che lavorano nei nostri laboratori devono saper fare altrettanto. Da sempre, e in ogni reparto, sono le persone a muovere le aziende, costruendone il know-how. Sono proprio i collaboratori uno dei punti di forza aziendali di cui vado maggiormente orgoglioso.

17


AGENDA a cura di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

save SETTEMBRE the date 2021 FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE ITALIA 28 SETTEMBRE>14 OTTOBRE Tutti i fenomeni ambientali, sociali, economici e istituzionali sono correlati tra loro e impongono politiche e azioni integrate. Con l’obiettivo di diffondere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda 2030, questo festival vuole raggiungere milioni di persone mobilitando territori, imprese, università, scuole, istituzioni e media, oltre alle ambasciate italiane all’estero e alla comunità internazionale presente nel nostro Paese. La quinta edizione è in formato ibrido, sia in presenza sia sul web, per stimolare riflessioni su temi sempre più attuali. Quest’anno l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), che organizza la manifestazione insieme ai suoi quasi 300 aderenti, ha scelto di distribuire l’evento su un arco di 17 giorni, tanti quanti sono gli obiettivi definiti dall’Agenda.

L’appuntamento inaugurale prevede la presentazione del Rapporto annuale sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, che analizza lo stato di avanzamento dell’Italia e propone una serie di raccomandazioni per

il futuro. Grazie alla collaborazione con il mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport, sono in programma anche conferenze, presentazioni di libri, spettacoli ed esibizioni. festivalsvilupposostenibile.it/2021

FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE CAMOGLI (GE) 9>12 SETTEMBRE È uno degli appuntamenti culturali italiani più attesi. Quattro giorni con 120 ospiti e oltre 90 incontri a cui si aggiungono spettacoli, laboratori e mostre. Ideato da Umberto Eco, nel 2021 l’evento indaga quell’aspirazione umana che spinge a superare orizzonti e disegnare prospettive nuove: la conoscenza come esplorazione, scoperta e indagine. Il dialogo è appassionante e vivace, attraverso talk, sketch dissacranti, il commento ironico della rassegna stampa del mattino, le colazioni con gli autori e gli incontri all’ora dell’aperitivo. In apertura prende la parola il filosofo Massimo Cacciari, chiude il pianista Nicola Piovani. Il 12 settembre l’Ad del Gruppo FS, Luigi Ferraris, interviene nel panel Ripresa e sostenibilità: è possibile? festivalcomunicazione.it 18


© Più Luce

Castello della Manta (CN)

© Vittorio Pavan Venezia

TESORI DEL MARCHESATO SALUZZO (CN) FINO AL 31 OTTOBRE La mostra illustra il periodo di maggior fulgore del Marchesato di Saluzzo, tra il XII e il XVI secolo, ai piedi del Monviso, al confine tra Francia e Italia. Questo piccolo stato di frontiera conobbe uno straordinario sviluppo politico e artistico, grazie al costante dialogo che la famiglia seppe mantenere con le più importanti corti d’Europa. L’esposizione si distribuisce su tre sedi nel centro della cittadina piemontese che, con le terre del Monviso, è candidata a Capitale italiana della cultura 2024. Tra l’ex monastero di Santa Maria della Stella, il Museo civico Casa Cavassa e La Castiglia sono esposte oltre 70 opere, provenienti dalle principali istituzioni italiane ed europee: codici miniati, dipinti, affreschi, sculture e documenti d’epoca. fondazioneartea.org

© Dario Fusaro

L’Orchestra sinfonica nazionale della Rai a Torino

MITO SETTEMBREMUSICA MILANO-TORINO 8>26 SETTEMBRE La trasversalità nel tempo è il pilastro del 15esimo appuntamento che collega da anni Milano e Torino. L’edizione 2021, con musicisti provenienti da tutta Europa, conta 126 esibizioni sul tema Futuri, a sottolineare il potere di eternità della musica classica. Il cartellone si apre con l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, diretta da Fabio Luisi, e si chiude a Milano con l’Orchestra del Teatro Regio di Torino diretta da Pablo Heras-Casado e, a Torino, con la Filarmonica della Scala di Riccardo Chailly. In programma anche sette prime assolute e 12 debutti italiani, con più di 60 compositori viventi coinvolti. Gli appuntamenti sono rivolti a ogni tipo di pubblico ed età e si svolgono nell’intera giornata, anche in luoghi urbani decentrati. I prezzi variano da 3 a 35 euro e alcuni concerti sono gratuiti. mitosettembremusica.it

Alcune opere esposte nella mostra Vedova accendi la luce

VEDOVA ACCENDI LA LUCE VENEZIA FINO AL 31 OTTOBRE Georg Baselitz rende omaggio a Emilio Vedova con opere create alla maniera del maestro veneziano. Il rapporto personale tra i due è nato nei primi anni ‘60 nella Berlino divisa dal muro e grazie a un’intesa professionale d’eccezione il pittore e scultore tedesco ha realizzato una serie di lavori per il Magazzino del Sale, dove Vedova aveva lo studio. «La mostra è incredibilmente suggestiva, non solo per l’originalità del segno, ma anche perché Georg sembra voler giocare e dialogare con Emilio fingendo di imitarlo nei tratti informali e scherzando con i titoli dei quadri», sottolinea Alfredo Bianchini, presidente della Fondazione Vedova. Già alla Biennale del 2007, subito dopo la scomparsa dell’amico, l’artista tedesco lo ricordò con una serie di quadri di una straordinaria forza espressiva. fondazionevedova.org 19


AGENDA

Un’opera di Massimo Campigli e un sarcofago etrusco esposti in mostra

MASSIMO CAMPIGLI E GLI ETRUSCHI VENEZIA FINO AL 30 SETTEMBRE Una pagana felicità è il sottotitolo della mostra, ripreso da una citazione del pittore Massimo Campigli in occasione di una sua visita al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, a Roma, nel 1928. Parte da queste parole l’esposizione negli spazi di Acp - Palazzo Franchetti, che propone un dialogo diretto tra le opere dell’artista e gli esempi del passato. Una trentina di lavori si affiancano a circa 50 reperti della civiltà etrusca, alcuni inediti oppure esposti per la prima volta. In mostra dipinti di Campigli che spaziano dal 1928 al 1966 e si ispirano alle testimonianze archeologiche nelle atmosfere, nei segni e nei colori. Le opere Busto con vaso blu e Zingari segnano il passaggio del maestro verso una nuova figurazione. Tra gli altri oggetti meritano attenzione due preziosi sarcofagi in terracotta provenienti da Viterbo. acp-palazzofranchetti.com

L’ERBARIO IN VIAGGIO MILANO-MANTOVA-MODENA 4 SETTEMBRE>3 OTTOBRE Lavori inediti, visibili nelle stazioni ferroviarie di tre città del nord Italia, propongono l’idea dell’erbario come opera d’arte e oggetto di eco-design da collezione. L’iniziativa itinerante è organizzata nell’ambito del programma Green Island, che nasce nel 2001 per promuovere una ricerca culturale sui paesaggi urbani contemporanei e le ecologie sociali, unitamente alla costruzione di un dialogo tra società e territorio. L’esposizione, che comprende alcune proiezioni, è ospitata nello scalo di Porta Garibaldi in occasione della Milano Design Week, dal 4 al 10 settembre. Viene allestita, invece, nella stazione di Mantova, dall’8 al 12, per il Festivaletteratura, e nello scalo di Modena per la durata del Festivalfilosofia, dal 17 al 19. In questa città è prevista anche la tappa finale: fino al 3 ottobre è aperta una mostra nell’Orto botanico, con immagini che formano una mappatura di molte specie mediterranee. amaze.it Una delle immagini della mostra itinerante

DIALOGHI SULL’UOMO PISTOIA 24>26 SETTEMBRE Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire. È questo il tema della 12esima edizione della manifestazione, che nel 2021 torna in presenza. Da sempre l’anelito e la voglia di ricerca caratterizzano l’evoluzione del genere umano, che si è spinto a esplorare la Terra e lo spazio. Negli incontri si alternano scienziati, viaggiatori, artisti e studiosi di spiritualità religiose e laiche. Il concetto di cammino è allargato, nel dibattito, a quello dei migranti di oggi che fuggono dalla povertà, oltre a richiamare il pellegrinaggio storico tipico di molte religioni. A questo tema si collega la tradizione di fede pistoiese con l’apertura della Porta Santa per l’anno Iacobeo, dedicato a san Jacopo, detto anche Santiago. Nel duomo è conservata infatti una reliquia del patrono a cui è intitolato il Cammino di Santiago di Compostela. dialoghisulluomo.it 20


© Julia Gat

Una scena dello spettacolo LoveTrain (2020)

ROMA EUROPA FESTIVAL 14 SETTEMBRE>21 NOVEMBRE Una festa lunga più di due mesi, diffusa in 16 spazi della Capitale. La manifestazione raccoglie tutte le arti, dalla musica al teatro, dalla danza al circo, con spettacoli per grandi e bambini. Dopo le chiusure dovute alla pandemia, la proposta 2021 è ancora più ricca di idee e colori dal respiro internazionale. La 36esima edizione conta 83 compagnie, 516 artisti provenienti da 15 Paesi, 86 titoli, 206 repliche e, pur nel rispetto delle misure di distanziamento, offre 33mila posti in vendita. Non resta che scegliere tra arti performative visionarie, sonorità che emozionano, nuove scritture per la scena e sperimentazioni linguistiche. L’inaugurazione è nel segno della meraviglia della natura: nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica la compagnia di acrobati XY fa trattenere il fiato con Möbius, una coreografia vorticosa, tra voli spericolati e torri di corpi. romaeuropa.net

© Nicola Amato

I DIALOGHI DI TRANI 16>19 SETTEMBRE Il castello sul mare voluto da Federico II nel 1233 e la piazza della Cattedrale di San Nicola stringono in un abbraccio il più importante festival letterario del Sud Italia. Qui si mettono a confronto personalità di diverso orientamento nel campo dell’informazione, della comunicazione e dell’impresa. La sostenibilità è il tema della 20esima edizione, che riflette sull’attualità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A discuterne, tra gli altri, il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini. Ad arricchire la kermesse concorrono corsi di scrittura e iniziative per bambini. Il castello ospita anche il progetto Gymnasium, ispirato al modello greco di un luogo in cui allenare corpo e mente. Con l’invito a partecipare agli EcoDialoghi outdoor, passeggiate in bicicletta che uniscono letture e visite guidate nel quartiere della Giudecca. idialoghiditrani.com

Una delle edizioni del Bif&st al Teatro Petruzzelli

BARI INTERNATIONAL FILM FESTIVAL 25 SETTEMBRE>2 OTTOBRE Il fil rouge dell’edizione 2021 del Bif&st è un omaggio al regista Ettore Scola. A 90 anni dalla sua nascita e a cinque dalla morte, il 2 ottobre viene proiettato il suo film La terrazza nell’edizione restaurata dalla Cineteca nazionale. Al maestro è intitolato anche il premio per la migliore pellicola italiana inedita della sezione ItaliaFilmFest. Al Teatro Petruzzelli si parte il 25 settembre con Il materiale emotivo, tratto dal soggetto di Scola Un drago a forma di nuvola, diretto e interpretato da Sergio Castellitto, con Bérénice Bejo e Matilda De Angelis. Il film di chiusura è invece Marilyn ha gli occhi neri, di Simone Godano, con Stefano Accorsi e Miriam Leone. La giuria, che valuterà 12 film internazionali, è presieduta da Sergio Rubini e ha come membro onorario Patrick Zaki, lo studente rinchiuso da tempo nelle carceri egiziane. bifest.it 21


GUSTA & DEGUSTA

di Andrea Radic

Andrea_Radic

andrearadic2019

MILANO DOLCE E SALATA: BIOESSERÌ E BAUNILLA

V

ittorio Borgia è un imprenditore coraggioso che non si accontenta mai. I suoi progetti si basano su un principio sano e coerente: gusto e qualità. Il primo, rappresentato da due locali che poi diventeranno tre, si chiama Bioesserì, avviato con il fratello Saverio. Un ristorante, la cui cucina è affidata alle esperte e creative Vittorio e Saverio Borgia

mani dello chef Federico Della Vecchia, una pizzeria gourmet, dai perfetti impasti, e una bottega di prodotti bio provenienti da fattorie e piccoli produttori. La formula unisce la cucina mediterranea creativa alla qualità degli ingredienti: Gazpacho con seppia laccata e gel al prezzemolo e Uovo con crema di zucchine, bignè di parmigiano e orto bio ne sono chiari esempi. Anche la mixology gioca il suo ruolo nei locali Bioesserì, con un bancone fornito e bartender che sanno il fatto loro. Ma Borgia è palermitano e ama anche i dolci, così ha aperto la prima pasticceria creativa Baunilla, a cui ne sono seguite altre tre, in zone cool di Milano. Dai mignon alla frutta esotica ai dolci classici, dalle brioche ai cannoli siciliani, l’equilibrio e la delicatezza delle forme si ritrova ghiotta al palato. Pistacchio, frutti di bosco, cioccolato, creme e glasse completano gli elementi di un’arte pasticcera, guidata da William Arosio, che ben interpreta il gusto contemporaneo. Interessanti e pratiche anche le torte, come la Sacher, la Meringa al limone, la Millefoglie e la Cocco e lampone, proposte in monoporzioni. E quando tra qualche mese sarà Natale, da provare i panettoni Baunilla, in ben sette versioni. bioesseri.it baunillamilano

VALERIA PICCINI: ALLA RICERCA DELLA PERFEZIONE

A

ndrea Menichetti, maître e sommelier, figlio di Carisio detto Caino, e della chef Valeria Piccini, è capace di catturare la voglia di star bene. Lo fa sia per l’amore con cui descrive i piatti che escono dalla cucina di mamma, due stelle Michelin, sia per la passione nel presentare i vini della monumentale e ricchissima cantina, tra le più belle d’Italia. Siamo al ristorante Da Caino a Montemerano (GR), uno dei Borghi più belli d’Italia, una grande maison dove la cucina sontuosa e ricercata si basa sulle materie prime toscane e sulla mano super felice di una donna fantastica. A partire dagli amuse bouche, veri e propri mini piatti non invenzioni collaterali. Cestino del pane che vale il viaggio con un invitante piccolo panino alla ricotta e gustosi grissini. In tavola la sostanza maremmana e l’eleganza di una chef che, come poche altre, interpreta la tradizione a livelli altissimi. Abbinamenti ricercati e raffinati come nel Cannolo di pollo glassato alla diavola, scampi e ribes o nel coraggioso e vincente Anguilla e midollo, rabarbaro, ricotta e vino rosso. Praticamente perfetti i Pici canocchie, prezzemolo e pecorino e il Cinghiale al profumo di finocchietto selvatico e verdure sulla griglia, che nel menù riporta la dicitura “se non

22

Carisio Menichetti, Valeria Piccini e Andrea Menichetti

ti lecchi le dita godi solo a metà”. Perché Da Caino succede proprio questo: godimento gastronomico allo stato puro. Sala elegante, gestita con grazia e piccole grandi attenzioni, come cambiare il tovagliolo per il dessert affinché non abbia sentore dei piatti salati. L’orto è dietro il locale, nel cuore medioevale del borgo, e si possono anche portare a casa i prodotti della linea Il giardino di Caino, come la zuppa del fattore o la ribollita, pronte da mettere in tavola. dacaino.com


TENUTA STELLA: CANTINA BOUTIQUE NEL COLLIO FRIULANO

L

a freschezza e la sapidità delle estreme colline friulane sono caratteristiche dei vini di Tenuta Stella, azienda nata dalla passione che Sergio Stevanato, uno dei più importanti imprenditori italiani, prova per il Collio e condivisa dai figli Franco e Marco, che hanno affiancato il padre nell’avventura enologica. I sette ettari di vigneti si trovano a Dolegna, in provincia di Gorizia, dove una certa rudezza del territorio si accompagna alla conformazione geologica ideale per i vitigni autoctoni, come Friulano, Ribolla Gialla, Malvasia, che danno vini di energica identità. Tenuta Stella, in regime biologico dal 2016, pone grande attenzione alla sostenibilità ambientale e al rispetto del territorio, conosciuto dal punto di vista enologico fin dai tempi dei romani. I vini di questa azienda hanno la capacità di rappresentare pienamente il territorio con note stilistiche di equilibrio e spiccato carattere, che li annoverano tra i prodotti premiati dalle migliori guide italiane e dalla esigente Gilbert & Gaillard francese. Il Friulano è il vino identitario, di pieno stile autoctono. Fermentato e affinato in acciaio, è di ottima longevità. Al naso sentori ricchi e fruttati con note di mandorla e un equilibrio minerale proveniente dal territorio. Al palato equilibrato

in freschezza e sapidità, con una persistenza di pieno fascino. tenutastellacollio.it

LA DIMORA DEL VINO DI JACOPO E TANCREDI BIONDI SANTI

U

n vino dedicato al rapporto tra padre e figlio, Jacopo e Tancredi Biondi Santi, una delle più blasonate famiglie della produzione enologica italiana. È il nuovo rosato JT, dalle loro iniziali, e simboleggia il ritorno di Tancredi al lavoro nella tenuta del Castello di Montepò, nel cuore della Maremma, a Scansano (GR), insieme al padre Jacopo. Prima vendemmia Da sinistra, Tancredi e Jacopo Biondi Santi

nel 2019 per un 100% Sangiovese Grosso vinificato in bianco, della varietà BS11 registrata e di uso esclusivo della famiglia, realizzato con il contributo dell’enologo Donato Lanati. Il colore provenzale chiaro, voluto dal giovane Tancredi, rende il JT di aspetto particolarmente elegante. Di notevole struttura e bella acidità, è perfettamente adatto ad abbinamenti a tutto pasto. Carattere espressivo dei profumi della macchia mediterranea e una lunghezza piena che restituisce i sentori del bosco. La tenuta del Castello di Montepò si estende per 600 ettari con 50 di vigneti insieme a uliveti e terreni coltivati circondati da boschi cedui, sul parallelo della Rocca aldobrandesca di Talamone: un luogo prezioso che Jacopo Biondi Santi, attraverso la storica esperienza di famiglia, ha pazientemente trasformato nel cuore del suo moderno progetto enologico. Ma il valore della tenuta non sta solo nella sua intrinseca bellezza, capace di conquistare immediatamente e senza sforzo il cuore di chi l’osserva, ma nella conduzione che unisce la tradizione dell’agricoltura all’innovazione sostenibile. Da notare che Jacopo e Tancredi producono a Montepò anche vini rossi di altissimo livello, come lo Schidone, un supertuscan dalla grande personalità. castellodimontepo.it 23


© Marco Imperatore

WHAT’S UP

24


D OV E N A S C O N O L E PA R O LE IL CANTAUTORE GIOVANNI CACCAMO RACCONTA IN ANTEPRIMA ALLA FRECCIA IL SUO NUOVO ALBUM. IN ATTESA DI ESIBIRSI ALL’ARENA DI VERONA IL 21 SETTEMBRE di Gaspare Baglio

R

gasparebaglio

affinato, colto, emozionante. Tre vocaboli per descrivere Parola, il nuovo progetto discografico di Giovanni Caccamo, prodotto insieme a Leonardo Milani. Scoperto da Franco Battiato, il talentuoso cantautore siciliano unisce la musica pop con quella più alta. Anche le sue partecipazioni al Festival di Sanremo sono state connotate da una certa ricercatezza, sfociata nella vittoria tra le Nuove Proposte grazie al brano Ritornerò da te nel 2015. E poi portando Eterno, nel 2018, la sua hit di maggior successo. L’artista di Modica ci racconta dei suoi inediti, in attesa di esibirsi all’Arena di Verona il 21 settembre, nel concerto Invito al viaggio dedicato a Franco Battiato. Come nasce Parola? Cercando tra le fonti da cui nutrirmi per scrivere i nuovi pezzi, ho trovato un appello di Andrea Camilleri: «Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono essere pallottole». L’invito continuava chiedendo ai giovani di far partire un nuovo umanesimo del linguaggio. Da qui l’idea di ispirarmi, per ogni singolo estratto del disco, a un testo di letteratura italiana o straniera. Una voce famosa introduce il pezzo con la lettura di un brano che ha influenzato la canzone. Iniziamo dalla composizione nata dalle frasi del creatore di Montalbano.

Si intitola Le parole hanno un peso ed è introdotta dalla voce postuma di Andrea Camilleri, concessa con grande affetto dalla famiglia. Lo scrittore si riferisce anche alle ingiurie e a certi termini che possono ferire se usati in modo superficiale. Il singolo di lancio è stato Aurora. Come è nato? È ispirato al testo di I’m that di Battiato e Manlio Sgalambro, contenuto nell’album Dieci stratagemmi. Si parla di buio, luce, rinascita, di come un’anima, alla fine della vita, si affacci alla finestra della propria esistenza e viva di nuova luminosità. L’introduzione è affidata a Willem Dafoe. Addirittura un nome di Hollywood. Come l’hai convinto? L’ho contattato una domenica pomeriggio, dopo 48 ore passate a formulare l’email. L’ho mandata alle 16 e alle 17:30 ho ricevuto la sua risposta entusiasta, con già quattro registrazioni. È stato meraviglioso. C’è anche Michele Placido, abbinato al brano Evoluzione. Con che testo introduce il pezzo? Legge Risarcimento di Gesualdo Bufalino. Parla della vita e della natura dell’uomo: quando sembra di aver toccato il fondo, di essere al tramonto, arriva una ventata di energia che spariglia le carte. Tra le canzoni è particolarmente riuscita Canta. In questo caso, tutto è partito dalla lettera che Ernesto “Che” Guevara scrisse ai figli, in Bolivia, prima di morire. Un testamento di valori con tanto di scuse per essere stato un padre assente. Cosa che mi ha particolarmente commosso. Come mai? Avendo perso mio papà da piccolo, ho sempre cercato un documento, una carta, qualcosa di scritto per me e mia sorella. Non l’ho trovato ma ho scoperto un’eredità valoriale incredibile. Tornando al brano, mi sono chiesto, pensando al Che, se la parola rivoluzione avesse ancora un significato. Ce l’ha?

Sì, nel momento in cui è concepita come pacifica, per creare una società inclusiva in cui la diversità sia vista come virtù, le persone fragili possano sentirsi parte di un’armonia e ci si prenda cura del nostro pianeta. Nel disco figura anche l’attore Beppe Fiorello... È stato l’ultimo prezioso incontro in ordine cronologico. Avevo finito di scrivere Perditi con me pensando alla poesia Senza di te tornavo, di Pier Paolo Pasolini. I versi riassumono il tormento, la solitudine e l’angoscia dello scrittore, ma anche la speranza che l’emarginazione possa diventare qualcosa di diverso, per non sprofondare nelle tenebre. Ne è uscita una canzone metafisica, con suoni elettronici preponderanti. Come renderai live questo progetto per il pubblico? Faremo tre presentazioni molto speciali, il 16 settembre al Museo Gallerie d’Italia di Milano, il 30 a Palazzo Vecchio di Firenze e il 9 ottobre al MAXXI di Roma. Ho scelto spazi espositivi perché credo che le arti, in questo momento di difficoltà, debbano unirsi per correre in nostro soccorso. Dopo la lunga apnea, nutrirsi delle opere di secoli lontani o decenni vicini è una terapia per l’anima. È la firma sinestetica di tutto il progetto. I fan possono partecipare, in numero limitato, acquistando il disco e prenotandosi via mail attraverso il mio sito. Li aspetta un giro esclusivo tra mostre permanenti e temporanee, oltre all’allestimento del tour Parola con tutti i capitoli del disco in anteprima e alcune sorprese live. giovannicaccamo.it giovanni.caccamo.official giov_caccamo

25


WHAT’S UP

SILENZIO IN SALA ATTRICE CULT, MARINA CONFALONE È ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA CON UN FILM DIRETTO DA ALESSANDRO GASSMANN di Gaspare Baglio

È

© Daniele Venturelli

senza dubbio una delle attrici più talentuose del cinema e del teatro italiano. Una caratura professionale capace di convincere grandi come Eduardo De Filippo, Steno, Mario Monicelli, Luciano De Crescenzo e Federico Fellini. Marina Confalone riesce a passare dal dramma alla commedia: diverte e, un attimo dopo, commuove. In un marasma di emozioni e talento che

26

gasparebaglio

emerge da pellicole cult come Febbre da cavallo, Incantesimo napoletano, Il marchese del Grillo, Così parlò Bellavista e Parenti serpenti. Dal 1° all’11 settembre illumina la Mostra del cinema di Venezia con Il silenzio grande, film diretto da Alessandro Gassmann, evento speciale alle Giornate degli autori, tratto dall’omonimo spettacolo teatrale scritto da Maurizio de Giovanni. E in uscita nelle sale il 16 di questo

mese, grazie a Vision Distribution. Cosa l’ha spinta ad accettare il ruolo di questa pellicola? Lavorare in una splendida commedia, che ho visto a teatro, mi è sembrato un regalo. E poi, dopo tante parti conflittuali, la bontà del personaggio che interpreto mi ha fatto tornare bambina: la colf Bettina ha una dolcezza che appartiene solo alle creature semplici e dal cuore grande. È un po’ come mi


piacerebbe essere: saggia, paziente, delicata come un essere angelico. Fa di tutto per non far soffrire il professore del quale è invaghita, nascondendogli la verità gioca con lui. È una persona che non ha studiato, ma arriva sempre nel profondo. Nella film si parla di quanta paura faccia il silenzio. Lei l’ha mai provata? Pensi che mio padre non mi ha parlato per 18 anni a causa di una sciocchezza, era molto severo. Il silenzio è pesato moltissimo nella mia vita e in quella della mia famiglia. Purtroppo, quando abbiamo chiarito, l’ho perso dopo pochissimi mesi. È impossibile sanare questa frattura, una pena che mi ha provocato molta sofferenza. È riuscita a tradurre questo dolore in qualcos’altro? Sì, nella pièce La musica in fondo al mare, un bellissimo esperimento di teatro senza parole che feci nel 1991. La storia di due sordomuti, un uomo e una donna, che si trovano chiusi in un magazzino dove si riparano televisori. Sono costretti a passare il weekend insieme, tra antipatia, gioco e scoperta della comunicazione e dell’amore. Ha debuttato al festival di Asti, è stato ripreso più volte e si è rivelato un successo. Tornando al film, Bettina a un certo punto afferma che il silenzio fa paura a sentirlo… Il silenzio è terrificante, anche se in questo momento sarebbe piacevolissimo averne un po’. Napoli è diventata caotica: abbiamo tutti voglia di tornare alla libertà, ma non ricordo di aver mai sentito tanto rumore come ora. Per questo scappo a Stromboli, un’isoletta tranquilla dove spero, prima o poi, di ritirarmi definitivamente. È il tipo di vita che mi piacerebbe fare. Da napoletana cosa pensa della sua città? Tante persone non sopportano i nostri difetti. Ce ne sono, per carità, ma è un posto dove abbiamo tutto: la miseria e l’aristocrazia, la gente onesta e quella un po’ cattiva, la bellezza dell’arte, la campagna, la montagna, il mare. Qui si può girare qualsiasi film, ci sono scenografie naturali pazzesche. Lei ha interpretato moltissimi ruoli, ma quello di Lina in Parenti serpenti,

Marina Confalone e Massimiliano Gallo in una scena del film Il silenzio grande

diretto da Mario Monicelli, resta un cult. Con tanto di gif e meme sui social network. È stato un film magico. Monicelli ci ha messo nella condizione di non sentirci su un set e, dopo averlo girato, l’ha definita la sua regia più bella. Cosa che mi ha sbalordita, vista la sua nutrita filmografia di titoli tanto importanti. Ma era proprio così. Come mai, secondo lei? Si è divertito a creare stratificazioni: ci sono attori ripresi in primo piano e altri in secondo piano. È un film dallo spirito cattivo com’era lui, in qualche modo. Non avevamo la sensazione di recitare, costruiva le scene con una verità che ci faceva credere di essere a casa, in famiglia, mentre qualcuno trasportava la stufa, pelava patate o si vestiva da carabiniere. Non era una commedia, lo è diventata dopo, ma lui l’ha orchestrata come una regia teatrale. Una bellissima esperienza. E invece com’è andata con Alessandro Gassmann, regista del suo ultimo film? Credo abbia amato il copione perché ha ritrovato qualcosa di sé nel testo di Maurizio de Giovanni. Forse il suo vissuto di figlio con un genitore ingombrante. Ha tirato fuori e favorito gli umori e gli aspetti che possono piacere al pubblico in un film rischiosissimo, che si svolge in una stanza. Oltre a questo progetto che cosa sta facendo?

Al Campania Teatro Festival ho debuttato con Blumunn, la storia di una cantante di piano bar, vulcano di rimpianti e speranze, che ritorna dopo tanto tempo nel locale dove si è esibita per una vita. Scrivo da sempre e questo mi rende selettiva verso i copioni che mi propongono: ho la pretesa di capire cosa ha interesse per me o meno. Che attrice crede di essere? Sento un prepotente istinto a fuggire in cerca di qualcosa di inedito. Mi sono permessa anche rifiuti clamorosi, come il varietà del sabato sera nel ruolo di valletta comica, la fiction Un medico in famiglia, film popolari come Speriamo che sia femmina e Benvenuti al Sud. Ho accettato, però, opere prime: il mio obiettivo è sentirmi libera, non fare quello che piace alla maggioranza. Anche Blumunn nasce in quest’ottica, ma stranamente ne è uscito un lavoro di ampio respiro, per la gente. Da cosa è nato questo spettacolo, che torna in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 2 al 7 novembre? Da una mia amarezza legata al fatto di aver lavorato poco per un periodo. Superato quel momento di malinconia, grazie anche ai tanti premi ricevuti, non avevo più voglia di parlare di fallimento. Così io e il personaggio siamo risorte, trasformando l’opera in una commedia divertentissima.

27


WHAT’S UP

28


L’ITALIA NEL PIATTO FRANCESCO PANELLA TORNA AL TIMONE DI LITTLE BIG ITALY, FORMAT ITINERANTE CHE VA ALLA SCOPERTA DEI RISTORANTI NOSTRANI ALL'ESTERO di Gaspare Baglio

D

gasparebaglio

all’Olanda al Belgio passando per la Germania e la Spagna. Ritorna Little Big Italy, il format del gruppo Banijay che vede al timone, ancora una volta, Francesco Panella, ristoratore romano dell’Antica Pesa, pronto a mostrare la tradizione culinaria italiana tenuta viva all’estero. A settembre il programma ritorna sul Nove e, contemporaneamente, su Discovery+. Tra una registrazione e l’altra delle puntate inedite, ne parliamo con il conduttore, un professionista gentile, sorridente e pratico. Contento di ricominciare? Sì, c’era una gran voglia di ripartire e, da parte mia, di raccontare storie italiane. Abbiamo trovato un nuovo modo di farlo, vista la pandemia, siamo andati alla scoperta dei ristoranti italiani in Europa. Una bella sfida, anche se complicata. Come hanno reagito alla pandemia i Paesi che hai visitato? Ognuno in maniera diversa e con un approccio differente. Ma alcuni governanti hanno avuto una visione più propensa al futuro, da ogni punto di vista. Per esempio? Ad Amsterdam ci sono colonnine per ricaricare le auto elettriche ogni 50 metri, si rispettano i parchi, il verde. E la mobilità è focalizzata sulle biciclette, che sono tantissime. Sono convinto che, tra qualche tempo, sarà da esempio per altre città. Questo modo di pensare facilita un approccio positivo nei confronti di disastri come il Covid-19, si è più propensi a capire il futuro. Anche perché è chiaro che dobbiamo cambiare.

Ti riferisci all’emergenza climatica? Sono stato in Germania e in Belgio e ho preso pioggia per 24 giorni. Non è normale. È chiaro che dobbiamo mettere in campo alcune azioni per modificare i nostri atteggiamenti, altrimenti diventa un problema enorme. Partecipo a diverse iniziative con questo obiettivo: collaboro con la John Cabot University per un progetto di business e sostenibilità nella ristorazione, ho creato la foresta Antica Pesa – con mille alberi piantati in sei Paesi – per ridurre il mio impatto ambientale, visti tutti i voli che prendo per andare in America. Beh, complimenti. Chi ha la possibilità deve agire, anche per gli altri. Altrimenti lasciamo alle generazioni future una grana che non si può risolvere, un pianeta malato e un sacco di debiti. Soluzioni? Chiedere scusa e fare tutto il possibile per farci perdonare. È dovuto. Non vedo altre vie d’uscita. Quest’anno hai aperto l’Antica Pesa Mare all’interno dell’Hôtel & Spa des Pêcheurs sull’Isola di Cavallo, in Corsica. Anche questo locale ha un approccio green? È avvolto da un paradiso terrestre, per questo bisogna lavorare rispettando al massimo il territorio. Il menù deve essere intelligente perché sia meno impattante possibile per l’ambiente, con più piatti vegetariani. Frutta e verdura sono la chiave, se ci abituiamo a questo percorso ne beneficiamo tutti. Vivi tra l’Italia e gli Usa. Che differenze hai riscontrato tra i due Paesi durante la pandemia?

Gli Stati Uniti sono un Paese abituato alle migrazioni, un concentrato multiculturale. Chi si sposta da un continente all’altro mette al centro un valore di vita, attraversa un oceano per migliorare anche il proprio futuro lavorativo. L’approccio governativo punta sul rispetto e la dignità umana, e questo aspetto è stato percepito perfettamente. L’amministrazione americana elargisce soldi a chiunque abbia aperto un’attività nel Paese per non perdere il valore economico portato anche da chi ha deciso di trasferirsi lì. Per lo stesso motivo, chi evade le tasse o truffa va in galera e non esce più. L’approccio degli States è stato fondamentale per le attività commerciali: ogni Stato ha vaccinato, oltre alle persone fragili, quelle coinvolte nelle attività cardine per il proprio business. A New York è successo con i ristoratori. Differenze con l’Italia? I nostri valori sono diversi nel Dna. Noi qui abbiamo il “quality family valium”: una casa di proprietà e l’aiuto dei genitori. Se non hai una lira vai da un amico e un piatto di pasta lo trovi. Che futuro ci aspetta secondo te? I valori di mercato si devono ristabilire, viviamo un effetto rimbalzo, la vera crescita ci sarà tra un po’. Quando tutto si sistemerà coglieremo ogni opportunità, con l’obiettivo di non perdere la quota umanitaria: l’azienda solidale deve essere la forma mentis d’ora in poi. francescopanella.com francescopanellaofficial f_panella

Un’immagine del programma Little Big Italy

29


WHAT’S UP

UN TALENT MAGICO DAL 21 SETTEMBRE, IL COMICO E PRESTIGIATORE RAUL CREMONA È IL MAGISTER DEL NUOVO PROGRAMMA DI RAI2 PER ASPIRANTI ILLUSIONISTI di Gaspare Baglio

gasparebaglio

U

n castello fiabesco, un manipolo di maghi esperti di illusioni, mentalismo e micromagia, tre casate di teen wizard pronte a sfidarsi per conquistare la bacchetta d’oro, premio finale che andrà nelle mani di un solo vincitore. Ecco gli ingredienti di Voglio essere un mago, talent reality di Rai2 in prime time dal 21 settembre per cinque settimane. A guidare gli aspiranti maghetti nelle loro avventure il magister Raul Cremona, che racconta alla Freccia questo nuovo progetto. Qual è la differenza con gli altri reality? È stabilita soprattutto dal materiale umano: i ragazzi devono mettere in gioco una passione e, in alcuni casi, le loro reali ambizioni. Questo format è una sfida, ma soprattutto una scuola che valorizza i partecipanti senza stressare la competizione. Come si è trovato nel ruolo del magister? Ho dovuto rispolverare vecchie abilità di insegnante, mettere da parte l’immagine di personaggio comico e vestire quella di chi ha la responsabilità di educare. Chi sono i professori “magici”? Eleonora Princess of Magic, performer delle grandi illusioni, porta femminilità ed esperienza in un gruppo di insegnanti veramente in gamba. Poi ci sono il valido mentalista Federico Soldati e la star dei giovanissimi Jack Nobile, affiancata dagli abili Sbard 30

e Hyde. Non mancano lectio magistralis di affermati professionisti che, a sorpresa, si sono resi disponibili a trasmettere l’esperienza maturata sui palcoscenici internazionali. Ci sarà anche un supervisore che hai sempre imitato, Silvan. La nostra amicizia è decennale, abbiamo collaborato molte volte in tv e in numerose serate. La mia stima per lui si manifesta nell’ironico modo di parodiarlo, è l’omaggio che si fa a un maestro. Come hanno reagito gli apprendisti

maghi a questo programma? La naturale competitività del reality crea una sana rivalità che non sfocia mai nella rabbia e nell’invidia. Gli apprendisti ci hanno insegnato che, comunicando, ci si aiuta e ci si capisce: una lezione per noi adulti. Cosa hai imparato dai concorrenti? Come si cresce, si combatte e si diventa grandi con costanza e con quell’umanità non mediata che spesso manca a chi ha qualche anno in più. raul_cremona



Rendi i tuoi sogni realtà

Make your dreams come true

DAL 30 OTTOBRE

FROM 30th OCTOBER TO 7th NOVEMBER 2021

AL 7 NOVEMBRE 2021

Salone Nautico Internazionale di Bologna

Bologna International Boat Show www.salonenauticobologna.it

in collaborazione con


UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]

In viaggio con il Prof

VECCHIE CONOSCENZE L’ULTIMO ROMANZO DI ANTONIO MANZINI RACCONTA IL NUOVO CASO DI ROCCO SCHIAVONE, IL BURBERO VICEQUESTORE DI AOSTA

È

un romanaccio doc trasferito, suo malgrado, in una città fredda e perennemente umida, come Aosta, ben diversa dalla sua “dolce” Roma. Rocco Schiavone è ruvido ma burlesco, ombroso e sentimentale. Con tutte le sue contraddizioni, si getta a capofitto sull’ultimo caso di omicidio: una famosa e stimata archeologa, barbaramente uccisa in casa sua. È stato l’ex marito? L’amante? Oppure il figlio? Un ginepraio che non intendiamo rivelare qui. Il protagonista è un poliziotto che ama la sua squadra, la sua unica famiglia. Poi c’è Sandra, un’intelligente giornalista con la quale Rocco intrattiene una relazione molto complicata solo per colpa sua, per una sua incapacità di concedersi, di nuovo, un amore. E Sebastiano, amico fraterno, per cui darebbe la vita. Antonio Manzini, prima che un poliziotto, ci mostra un uomo di buon senso, che ha appreso la lezione della vita in ambienti rustici e degradati. Una persona perbene, leale e trasparente, condizionata dalla crudezza del suo mestiere. Piace quando si fuma il suo spinello chiuso a chiave in questura, quando interviene con tolleranza o severità, a seconda dei casi, quando si mostra come un uomo che ama, soffre e viene colpito più dai dolori che dalle gratificazioni. Insomma, un vicequestore che crede più nel senso della giustizia che nel rispetto pignolo delle leggi non può non piacere. Il romanzo si legge tutto d’un fiato. E le “vecchie conoscenze” altro non

sono che tutti i comprimari della vicenda. Domenico D’Intino, il classico pasticcione, più che devoto alla squadra, Michele Deruta, che di notte fa anche il pasticcere e farà rivelazioni a sorpresa. Italo, poliziotto confuso che si è perso per strada, a cui Schiavone porge sempre una mano. E gli amici Sebastiano, Brizio e Furio, al confine della legge, a cui il vicequestore è legato indissolubilmente per la vita. Sullo sfondo si snoda l’omicidio su cui indagare, un enigma ben congegnato. Sarà la testardaggine di Rocco, il suo acume e il colpo d’occhio del “borgataro” a inchiodare il vero responsabile con prove senza appello. Manzini, con una prosa attenta, semplice e fluida propone un giallo nuovo, quasi una pièce teatrale, corale, con personaggi, azioni e luoghi descritti in maniera incantevole. Su questo palcoscenico si snodano tante storie abilmente intersecate, grandi speranze e amare disillusioni, come del resto succede nella realtà. È forse questo il romanzo più riuscito di uno scrittore che compone serenamente e ha una leggerezza d’animo non comune. Il nostro poliziotto, e con lui l’autore, si porta dietro storie irrisolte sin dal terzo libro della serie (un cadavere che non si trova, un delitto insoluto, una poliziotta che ha tradito) ma – e sta qui il segreto di Vecchie conoscenze – adesso tutto si svela. Per questo Schiavone appare più malinconico e triste di sempre. È vero che chiude i conti con il passato, ma i suoi soli amici restano gli uomini del commissaria-

to e i delicati colloqui con la moglie scomparsa da tempo. Rocco non sa amare o forse ha paura di tornare a farlo. Le battute e qualche volgarità non intaccano la sua malinconia triste e ora, per lui, si pone la domanda su «quel che resta del giorno». Siamo sul grande palcoscenico della vita, dove l’autore colora e trascolora uomini, cose e sentimenti, o anche in un western crepuscolare dove, quando tutto è finito, il grande Clint Eastwood se ne torna a casa a riporre le pistole. Ognuno scelga il finale che preferisce. L’inesauribile Manzini ha già iniziato il suo undicesimo libro, dove Schiavone dovrà fare, finalmente, i conti con il presente.

Sellerio, pp. 416 € 15

33


UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA VECCHIE CONOSCENZE [...] Si incamminarono. Sandra Buccellato profumava di miele. «È lo shampoo» gli disse. «Possiamo evitare il negozio di scarpe e passare direttamente a casa tua?». «No, se non le cambi ti prendi la broncopolmonite. Se ne sono andati Gabriele e la madre?». «Sono partiti poco fa». «E come ti senti?». «Bah», Rocco alzò appena le spalle. «Ho la casa libera». «Domani è il compleanno di mia cugina, ci vieni a cena?». «Neanche sotto minaccia di tortura». Aumentarono il ritmo del passo. «Perché? È una mia cugina col marito, sono scrittori, persone divertenti». «Non mi azzarderei a mettere nella

stessa frase il sostantivo scrittori e l’aggettivo divertenti». «Lui scrive gialli, lei invece libri di inchiesta». «Peggio me sento». Sandra si fermò e lo guardò negli occhi. «E se ti dicessi che ci tengo?». «E se ti dicessi che ci tengo a non venire?». La giornalista strizzò un poco gli occhi. «Lo sai che è difficile stare con te?». «Dillo a me!». Rocco riprese a camminare. Entrarono in un vicolo che uno spazzaneve aveva appena ripulito. Si sentivano solo i tacchi di Sandra risuonare sui muri dei palazzetti. «Mi sembra che...». «Ascolta, Sandra» la interruppe Rocco, «stiamo camminando, siamo leggeri, fa freddo, chiacchieriamo del più e del meno, possiamo proseguire così?».

© Ansa/Ufficio stampa

Marco Giallini interpreta Rocco Schiavone (Rai2, 2016)

34

«Come vuoi. Sei peggio di queste montagne». «Che significa?». «Basta un alito di vento e si coprono». Rocco non rispose. «Io ci tengo a te». «Anche io, Sandra». «Perché non ti lasci andare?». «Perché non ho niente per cui lasciarmi andare». «Grazie!» disse Sandra, risentita. «Vuoi che ti dica una bugia? Che è solo un momento, poi tutto passa? Vuoi che ti dica che non vedo l’ora di andare a fare una vacanza con te su un’isola dei Caraibi? Che vorrei vivere con te? Dividere i giorni e le gioie e i dolori? Vuoi che ti dica questo?». «Sei uno stronzo», Sandra mollò il braccio di Rocco e tornò sui suoi passi. «Compratele da solo le scarpe». Rocco rimase nel vicolo. Attese che


© Ansa/Ufficio stampa

Un assaggio di lettura

Il cast della serie tv Rocco Schiavone

la donna sparisse dietro l’angolo e poi riprese la strada verso la questura. [...] «Case’, non so manco se è una macchina». L’auto montò sul marciapiede, un ultimo rantolo e il motore si spense. La portiera si aprì con un cigolio sinistro perdendo pezzi di ruggine e apparve Michela Gambino. Era in tenuta battaglia di Stalingrado. Il colbacco di pelo, un cappotto di lana grigia stretto con una enorme cinta intorno alla vita, guanti rossi e stivali di pelle nera al ginocchio. «Pare un elemento del coro dell’Armata rossa» disse Rocco. «No dotto’, che mi ricordi di donne nel coro dell’Armata rossa non ce ne stanno». «Una spia sovietica oltre cortina». «Tipo KGB?». «E buona giornata pure a voi!» esordì Michela. «Co’ ’stu friddu ’e moriri,

gela pure il sangue. A proposito di sangue, dov’è?». «Su» rispose Rocco, «primo piano. I tuoi?». «Ora arrivano. Chi c’è?». «Fumagalli». «Avete messo la plastica alle scarpe?». «No. Ma sono entrato solo io e ho solo dato un’occhiata all’appartamento». Michela alzò gli occhi al cielo. «Posso dire? Avete rotto i coglioni. Quando vedete arrivare i miei, mandateli su. Io tempo con voi da perdere non ne ho», e il sostituto entrò nel palazzo. «Però è brava» commentò Casella. «Questo è vero. Lo vedi quel bar che fa angolo laggiù?». «Lo vedo sì!». «Rocco Schiavone si reca al chiuso a prendere un caffè. Se riesci a farti dare il cambio, offre la casa», e si allontanò saltando due cumuli di

neve e una pozzanghera di melma grigiastra. [...] «Sei sempre stato così?», chissà da quanto tempo stava parlando. «No» le rispose e si fissò sulla fiamma della candela riflessa nelle pupille nere di Sandra. «Mi sarebbe piaciuto conoscerti prima». «Ero occupato». «Ho detto conoscerti, non venire a letto con te». Finalmente il cameriere portò i primi piatti. Cominciarono a mangiare in silenzio. «Quante volte siamo stati a letto insieme?» gli chiese. «Tre. La prima mi hai legato alla spalliera, s’è riaperta la ferita e m’hai portato in ospedale, la seconda hai scelto un albergo fuori città ma io ho fatto una brutta figura, la terza siamo stati a casa tua, sul divano e ti sei messa a parlare col tuo capo al cellulare. Mi sono addormentato». 35


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura

Sandra scoppiò a ridere. «Su tre volte non ne abbiamo azzeccata una». «Così pare». «Quindi ancora non abbiamo consumato». «E mica siamo sposati» disse Rocco. «Semplifico. Non abbiamo ancora fatto l’amore. Giusto?». «Tecnicamente no, nei pensieri sì. Io l’ho fatto almeno una decina di volte». «Anche io» sussurrò la donna. Continuarono a mangiare in silenzio. La sala era semivuota, solo altri due tavoli erano occupati da persone che chiacchieravano mormorando, almeno fino a quando l’alcolemia non fosse salita, e allora voci e risate sarebbero diventate più sonore. Una musichetta oscena segnalò

l’arrivo di un messaggio sul cellulare di Sandra che rapida posò la forchetta e lesse asciugandosi la bocca col tovagliolo. «Bene, Martini ha già mandato la mail col suo articolo. Se vuoi dopo cena passo in redazione, lo stampo e te lo porto». «Posso farlo io domattina in questura». «Credimi, ti aiuterà a prendere sonno. Martini, gran bella persona, bravissimo giornalista, ottimo come analgesico, è in grado di provocare narcosi in pochissimo tempo». [...] «Michele? Sono Rocco. Come va Lupa?». Michele Deruta era a letto mentre Federico, davanti alla televisione in salone, seguiva un film horror aspettando l’orario per andare al forno. Deruta guardò Lupa, dormiva

© Buffy1982/Adobe Stock

Anfiteatro romano nel centro storico di Aosta con la neve

36

beata sulla cuccia accanto a Zanna Bianca che non la mollava di un centimetro. «Bene, dottore, mangia, corre e si diverte con Zanna». Avrebbe voluto aggiungere: «Non sa quanto», ma evitò. «Ti ringrazio, Deruta. Io non so quando rientro. Spero al più presto». «Stia tranquillo, dottore, qui è tutto sotto controllo. Posso sapere dov’è?». «Vicino alla Svizzera. Io e Baldi lavoriamo su un caso». «Compri la cioccolata!» disse felice l’agente. «Possibile che non riesci a pensare a altro?». «No». Poi abbassò la voce. «M’ha messo a dieta». «E ha fatto bene. ’Notte Miche’». «’Notte dottore».


Lo scaffale della Freccia

a cura di Alberto Brandani

TEATRO D’AMORE Joseph O'Connor Guanda, pp. 384 € 20 Una Londra ricca e affascinante, con la sua varia umanità immersa nelle atmosfere di tardo ‘800. Le strade sono minacciate dalla presenza di Jack lo squartatore e i salotti sono percorsi dai pettegolezzi su Oscar Wilde. Nel frattempo l’amore, dominato dalla gelosia, che Henry Irving e Bram Stoker (amico di gioventù di Wilde) provano per la bella Ellen Terry segnerà le sorti del mitico Lyceum Theatre.

ALL’ORIZZONTE Benjamin Myers Bollati Boringhieri, pp. 240 € 16,50 Inghilterra, 1946. Nell’estate successiva alla conclusione della Seconda guerra mondiale, Robert, 16 anni, decide di trascorrere un periodo di libertà prima di cominciare il lavoro in miniera a cui è destinato. Un percorso attraverso il potere della natura nella costruzione della personalità, la forza dell’amicizia a ogni età, l’importanza della letteratura, e dunque della lettura, per l’interpretazione del mondo.

SOTTO LA FALCE Jesmyn Ward NNE, pp. 272 € 19 Le vite di cinque amici si legano a quella dell’autrice, che torna indietro nel tempo per cercare le origini della famiglia e della gente di DeLisle, nel Mississippi. La verità che viene alla luce è feroce: lì il destino degli uomini è determinato dall’identità, dal colore della pelle e dalla classe sociale, senza possibilità di riscatto. Un memoir, un atto d’accusa, un racconto durissimo e commovente che diventa intimo e universale.

IL NERO STA BENE SU TUTTO Luigi Irdi Nutrimenti, pp. 272 € 17 Sara Malerba, Pm di Torre Piccola, affronta il complicato caso dell’assassinio di Liliana Malingri, regina dell’e-commerce di abbigliamento cheap per casalinghe inquiete, a cui qualcuno ha trapassato il cuore. Nella sua nuova avventura, la protagonista si inoltra in un labirinto temporale di comitive giovanili, stabilimenti balneari, sofferte nostalgie, campioni olimpici di atletica leggera, personaggi che la vita ha reso oscuri. G.B.

ELISABETTA II DALLA A ALLA Z Lavinia Orefici Piemme, pp. 400 € 16,50 C’era proprio bisogno dell’ennesimo libro sulla Queen Elisabeth II? Pare proprio di sì. Questa volta, con un pizzico di furbizia, si sciorina l’alfabeto legato alla sovrana che ha battuto molti record, a partire dai suoi 68 anni trascorsi sul trono d’Inghilterra. Si va dalla A di Amore alla B di Buckingham Palace fino alla C di Carlo e Camilla, ma anche di cappelli (leggendari) e corona. Tutte le lettere dell’alfabeto per la vita della regina più longeva del mondo. G.B.

ITALIA IN 52 WEEKEND Lonely Planet Edt, pp. 320 € 28,50 Cinquantadue itinerari fuori dalle rotte del turismo di massa, da percorrere a passo lento, in treno, barca o bici. Dai piccoli borghi del Monte Bianco alle isole, dagli eremi sugli Appennini alle lagune della costa adriatica. La nuova guida di Lonely Planet porta alla scoperta di luoghi poco noti ma ricchi di arte e artigianato, archeologia, mare, ghiacciai, vulcani, foreste, gastronomia tipica e buon vino. S.G. 37


Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti IN TRENO. ABBASSO LA NOIA! Usborne, pp. 50 € 10,90 (da 6 anni) Comode per intrattenere i bambini durante i viaggi estivi, soprattutto quelli in treno. Si tratta di 50 carte plastificate, stracolme di giochi e attività da provare da soli o in compagnia: test di memoria, quiz, rompicapi, disegni da colorare, sfide per unire i puntini e tanto altro ancora. Sulle schede si può scrivere col pennarello in dotazione, cancellare e ricominciare.

L’INFERNO DI TOPOLINO Guido Martina, illustrazioni Angelo Bioletto Panini, pp. 96 € 25 (da 12 anni) In occasione delle celebrazioni per il 700esimo anniversario della scomparsa di Dante Alighieri, torna la parodia Disney nata nel 1949 dalla penna di Guido Martina con i disegni di Angelo Bioletto. Oltre alle tavole restaurate ci sono contenuti redazionali che approfondiscono le origini della storia, la sua evoluzione e il contributo dei più grandi esperti di Topolino e company, in una raccolta ricca e interessante per i lettori di tutte le età. G.B. 38

cichettic

LUCILLA IL CAVOLO DI TROIA E ALTRI MITI Annet Schaap SBAGLIATI La Nuova Frontiera Junior, pp. 368 € Maddalena Vaglio Tanet, 18 (da 11 anni) illustrazioni Aurora Cacciapuoti Tutte le sere Lucilla, la figlia del Rizzoli, pp. 156 € 16 (da 8 anni) guardiano del faro, accende la In queste pagine, il cavallo di Troia diventa luce per avvertire le navi di tenersi un cavolo. Perché le storie del libro narrano lontane dagli scogli. Ma in una notte gli antichi miti greci ma con qualcosa in di burrasca si rende conto di non più: non c’è la versione arcinota a tutti, avere più fiammiferi, la luce non viene perché in ognuno dei cinque racconti accesa e una nave si schianta contro l’autrice aggiunge un errore o introduce un masso. Per riparare i danni, la un’invenzione che rende queste favole protagonista dovrà lavorare per sette nuove e divertenti. Che cosa sarebbe anni nella Casa Nera, dove si dice successo se Ulisse avesse conquistato che viva un mostro. Quel che Lucilla Troia non con la furbizia e il suo cavallo ma troverà, però. è molto più straordinario. con una montagna di cavoli verdi?

LA PRINCIPESSA E IL DRAGO Robert Munsch, illustrazioni Michael Martchenko Edt, pp. 28 € 13,50 (da 5 anni) La principessa Elizabeth vive in un castello e sta per sposare il principe Ronald. Quando un drago distrugge la fortezza e rapisce il principe, la giovane sovrana parte alla ricerca della creatura per liberare il suo amato, che si rivelerà un rammollito. Una storia con i tipici personaggi delle fiabe reinterpretati in modo non tradizionale, per un best seller da sette milioni di copie vendute nel mondo. G.B

BELLE, RICCHE, CATTIVE Jenny Oliver Dea, pp. 323 € 14,90 (da 13 anni) Norah è figlia di hippie, non indossa capi all’ultima moda e possiede solo borse comprate ai mercatini. Quando arriva al liceo Chelsea High, dove le studentesse e gli studenti sono tutti ricchi, belli e vestiti all’ultimo grido, non passa inosservata e viene derisa. Ma la sua diversità fa colpo su Ezra, un ragazzo sportivo e affascinante, che come Norah ha un segreto. Il primo capitolo di una saga young della scrittrice londinese. S.G.


39


IN VIAGGIO CON

LA FORZA DELL’IDENTITÀ IN FRECCIAROSSA CON LELLO ESPOSITO, CHE ATTRAVERSO LE SUE SCULTURE DI PULCINELLA HA PORTATO IN GIRO PER IL MONDO L’ANIMA POPOLARE DI NAPOLI di Andrea Radic

© Vittorio Sciosia

Lello Esposito al lavoro

40

Andrea_Radic

andrearadic2019


© Archivio fotografico Lello Esposito

Il Pulcinella di Lello Esposito all’uscita della stazione Salvator Rosa della metropolitana di Napoli

«L

a vita di un artista comincia a 60 anni. Lo dimostra Picasso che nelle foto celebri ha già i capelli bianchi». Chi parla così ha sviluppato la sua arte insieme alla vita, tra momenti, memorie, ricordi, verso un futuro di grande successo. Il pittore e scultore Lello Esposito ha trasformato i segni della tradizione napoletana, da Pulcinella – «un compagno di viaggio» – a San Gennaro fino al corno scaramantico, in una delle più belle espressioni della materia contemporanea. Segni e gesti che lo hanno reso celebre ai quattro angoli del mondo, senza mai perdere la fantasia del bambino dentro di lui. Con un un Pulcinella da 45 tonnellate ha mascherato il Vesuvio. La vita non lo ha trattato sempre bene, a 11 anni è andato in orfanotrofio e a 14 ha raggiunto uno zio in Piemonte lavorando di sera in una fonderia a Ivrea. «Se molti artisti napoletani oggi lavorano l’alluminio è perché ho insegnato loro ciò che ho assorbito da bambino». Che momento stai vivendo? Di rinascita, ci stiamo alleggerendo dopo una fase drammatica. Sento grande energia e attraverso l’arte si può esprimere molto. L’arte è una leva della positività? Certamente, apre le strade della creatività, consente di cogliere ispirazioni interiori da ciò che sta intorno a noi, dalle persone che incontriamo. Quan-

do poi ci si confronta con la materia di una scultura o i colori di un quadro si trasferiscono queste sensazioni, si prova il brivido della creazione. Quali emozioni ti appagano? Quelle che appartengono all’infanzia, al mio vissuto, a ciò che già è stato. Sono sentimenti anche di nostalgia o malinconia, come quelli che si provano ascoltando una canzone. Credo che il ricordo sia l’emozione più bella. Ma mi appaga anche la sfida continua, quella voglia di andare avanti che mi ha dato la forza per nutrire il sogno che avevo da ragazzo: fare l’artista. Andando oltre la tela, oltre i colori, dipingendo con le mani, quasi a scolpire in modo tridimensionale. Non mi basta solo dipingere bene, cerco l’emozione della difficoltà. Tieni molto al bambino che c’è in te? I bambini sono i più grandi artisti, possiedono la spontaneità del segno. Una casa, una famiglia, il nonno o la nonna disegnati dai pennarelli colorati di un bambino sono riconoscibili, anche se imperfetti. Si tratta di quella imperfezione che possiedono anche i grandi artisti, che può arrivare pure quando hai i capelli bianchi, il segno divino della verità, la spontaneità che racconta il pensiero ed emoziona. L’arte è più libertà o responsabilità? Entrambe le cose. È la libertà di essere artista a tempo pieno, come ho fatto io da oltre 40 anni, e la respon-

sabilità di un progetto più ampio, per me lo studio a Palazzo Sansevero, nel cuore di Napoli, dove coinvolgo i miei collaboratori, che va gestito e sorretto. È un valore che si rinnova anno dopo anno, uno stimolo che affronto con leggerezza. Ha sede in uno dei palazzi più antichi di Napoli. Da lì nasce la mia arte, che vuole dare emozioni a chi viene da lontano. Io sono nato tra i vicoli di questa città. Racconto il mio viaggio con Pulcinella, compagno di questa avventura insieme ai luoghi della tradizione. Per me il viaggio è un concetto importantissimo, tanto che il mio sogno è girare l’Europa del Nord in treno. I binari sono come il mare: dall’altra parte c’è un mondo. Pulcinella è venuto con me e si è fatto conoscere a Londra, a Shanghai e a New York, dove ho avuto uno studio prima a Chelsea poi a Brooklyn, in un confronto continuo con gli spazi contemporanei, senza mai tradire la visceralità napoletana. Una metamorfosi continua. Mi disse Massimo Troisi: «Lello vieni a Roma, perché Napoli ti mangia». Io gli risposi: «Vorrà dire che diventerò nutrimento della mia città». In quale Paese hai trovato più entusiasmo per la tua arte? Paradossalmente, dove meno la comprendevano. E lì ho capito che la diversità è qualcosa di straordinario, un valore aggiunto. Non mi sono 41


© Archivio fotografico Lello Esposito

IN VIAGGIO CON

Lello Esposito e, in primo piano, un quadro del Vesuvio

omologato nelle forme, nell’annientamento dell’identità del simbolo, bensì ho colto il loro stile di comunicazione trasformando Pulcinella in installazioni contemporanee. Come a Bonn, dove ho portato il segno della mia storia napoletana, dal Vesuvio a San Gennaro, e un importante critico scrisse: «Finalmente un artista del quale non comprendiamo le forme, ma dobbiamo interpretare il messaggio». È la forza dell’identità. Sei mai sceso a compromessi nel tuo lavoro? Mai, ho sempre deciso liberamente, in autonomia, anche scegliendo di donare a Napoli la testa di Pulcinella nel centro storico, o il Pulcinella accanto alla metropolitana Salvator Rosa, con le mani sui fianchi come a dire “eccomi qui” al viaggiatore che esce dalle viscere della città. Durante la pandemia abbiamo trasportato ed esposto all’ospedale Cotugno Gli occhi di San Gennaro, una mia scultura di due tonnellate, posizionandola con lo sguardo verso l’ingresso del pronto soccorso. Sei ascetico o ti godi la vita? Sono passionale, molto concreto, sul piedistallo ho messo solo Pulcinella, nonostante molte persone famose 42

siano miei amici e amino la mia arte. Vivo la normalità, quando torno da una mia mostra, la racconto agli amici in piazza, qui nella mia Napoli, che è un contenitore universale di umanità, con un’anima popolare che rappresenta il mondo. Una città esistenziale, che puoi guardare dall’alto verso il basso o viceversa, ma anche capire isolandoti nel barocco di una chiesa. Sei superstizioso?

Non è vero ma ci credo, come diceva Peppino De Filippo. Forse per questo la mia installazione alla Reggia di Caserta nel 2013 era un corno di 15 metri, per dare un segnale dissacrante, far riflettere e portare attenzione su un luogo straordinario come quello. Alla fine, ha portato fortuna. Il viaggio in treno che emozioni ti suscita? Innanzitutto, il design dei treni è una forma d’arte. Poi, viaggiare con le Frecce mi rilassa molto: l’Alta Velocità mi consente di essere a Roma in un tempo minore di quello che serve ad attraversare Napoli. E in treno lavoro, guardo il paesaggio, ritorno bambino, e dopo poco sono a Bologna o a Milano, senza stress. Mi piace anche scambiare due parole con il vicino, sono patologicamente associativo. Se non avessi fatto l’artista, chi saresti oggi? Un artista sfortunato. Il profumo della tua infanzia? Sono cresciuto a Vico Limoncello, all’Anticaglia. I profumi sono tanti, uno l’ho ritrovato in America: la creolina, un disinfettante per pavimenti. Poi gli odori di cibo, caffè, pizza, caldarroste e quello della colla di pesce che usavano i falegnami. Odori del lavoro, delle botteghe, della creatività. Della vita. lelloesposito.com LelloEspositoScuderieSansevero lelloespositoscuderiesansevero

Lello Esposito e Andrea Radic alla stazione di Napoli Centrale



INCONTRO

UNA VITA COL

SORRISO IN TV E SUL GRANDE SCHERMO INTERPRETA DONNE BATTAGLIERE E GENEROSE. ORA SERENA ROSSI SBARCA A VENEZIA, COME MADRINA DELLA 78ESIMA MOSTRA DEL CINEMA di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

S

erena Rossi è la ragazza della porta accanto. Trasparente, sincera, capace di sorridere sempre. Con un ottimismo che vuole trasmettere anche a Venezia, come madrina della 78esima Mostra internazionale d’arte cinematografica, fino all’11 settembre. Le donne che interpreta sono toste, generose e prendono a cuore le difficoltà dei più deboli. Come Mina Settembre, protagonista della serie tv omonima, rigorosamente ambientata a Napoli, le cui riprese per la seconda serie cominceranno a ottobre. Nella scorsa stagione televisiva si è cimentata per la prima volta nella conduzione con lo show Canzone segreta, su Rai1, che celebra i sogni, le storie e le passioni delle persone. Mentre il 16 dicembre sarà al cinema con il film Diabolik, dei Manetti Bros. Attualmente, è impegnata sul set della fiction La sposa. Che personaggio interpreti? Siamo negli anni ‘60. Io sono Maria, una giovane calabrese che viene data in sposa per procura a un ragazzo veneto. In quei tempi era una prassi frequente, purtroppo, soprattutto nelle famiglie disagiate che organizzavano un matrimonio obbligato per guadagnare qualcosa. Maria vive tante avventure e noi con lei, attraverso i suoi occhi. Non ha una vita semplice, perché deve affrontare una società razzista e piena di pregiudizi. Arriva in un paesino avvolto nella nebbia, dove 44

porterà il sole. È una donna che rende migliore chi ha intorno e si preoccupa per tutti, è avanti nei tempi. Quando qualcuno le dice «taci femmina», non si scoraggia e non subisce. Ma capisce anche quando è il momento giusto per stare in silenzio. E affronta anche il lavoro faticoso dell’agricoltura. Sì, è molto attaccata alla terra. Grazie a questo anche io sono entrata in contatto con la natura. Oggi che siamo proiettati nell’etere digitale, mi sono ritrovata sul set a parlare con le mucche, a prendere in braccio un maialino, a falciare il grano nel silenzio. Mi sono riappropriata di una vita appartenuta ai miei nonni, di un passato verso il quale provo nostalgia, sebbene io non lo abbia vissuto. È stato emozionante. In una scena ho dovuto mungere una mucca di 700 chili: l’accarezzavo ma ero anche tesa e sudata. La moglie del fattore era pronta a farmi da controfigura con le sue mani, ma ho insistito e ce l’ho fatta da sola. Un altro ruolo tosto è quello dell’assistente sociale Mina Settembre. Come mai questo personaggio è così amato? È una battagliera, si impiccia dei casi del quartiere per aiutare chi non ha strumenti per difendersi da solo. È come un pappice, il vermetto che insiste e, dai e dai, buca il mallo della noce. Per Mina il fine giustifica i mezzi, fa cose illegali per raggiungere i suoi

scopi che hanno sempre un risvolto umanitario. Però trascura la sua vita personale, che è un casino. E poi come non ricordare che una bellissima Napoli fa da sfondo a tutto. Partecipi anche al progetto Car-t You, un nuovo canale YouTube sulle terapie avanzate nella lotta ai tumori, prestando la voce a Le avventure stellari di Sole e Toni, una storia illustrata con 17 video-letture. Di cosa si tratta? Ho ricevuto questa proposta quando ero molto concentrata su un lavoro. Ma ho accettato comunque senza esitare. L’ho fatto da mamma e da essere umano. Questo video-libro è rivolto a bimbi in terapia oncologica e alle loro famiglie: come se fosse una favola, spiega loro cosa sta succedendo e come saranno curati. Il linfocita, per esempio, diventa un supereroe. Spero così di donare una carezza e un po’ di conforto ai più piccoli nei momenti di solitudine. Il 16 dicembre uscirà al cinema Diabolik, dei Manetti Bros. Con loro avevi già lavorato in Song ’e Napule e Ammore e malavita, con il quale hai vinto un David di Donatello, un Nastro d’Argento e un Ciak d’Oro. Un grande ritorno? Mi hanno chiesto di partecipare a Diabolik quasi scusandosi, perché non sarei potuta essere la protagonista. Ho accettato dicendo: «Figuriamoci se posso interpretare Eva Kant! E poi con voi faccio quello che volete».


45 © Anna Camerlingo


© Cristina Di Paolo Antonio

INCONTRO

Serena Rossi sul set della fiction La Sposa

Ti sei divertita? Come una pazza. Con loro sono me stessa, senza filtri e gerarchie. La troupe è napoletana, siamo cresciuti

insieme, un vero clan. E loro mi trasformano come vogliono: in questo caso sono Elisabeth, ho gli occhi viola e parlo con un accento nordico. Par-

tire da un fumetto per farne un film è difficile ma è stato divertente. E poi ora hai un altro impegno… Ah sì, quale? (ride, ndr).

Lungomare di Napoli, Serena Rossi in una scena della fiction Mina Settembre

46


Serena Rossi in una scena della fiction Mina Settembre

La madrina della 78esima Mostra del cinema di Venezia. (Ride di nuovo con molto piacere, ndr). È una risata che vuoi trasmettere a tutti dopo le difficoltà causate dalla pandemia? Sì, vorrei infondere un messaggio di speranza e positività, anche se bisogna restare con i piedi per terra. Come hai saputo di essere stata scelta per Venezia e cosa hai provato in quel momento? È stata una grande emozione ricevere un’e-mail del direttore Alberto Barbera. Di solito sono i manager e gli agenti che ti propongono, invece una domenica mattina mi è arrivato un messaggio che stavo per cancellare. Per fortuna mi sono incuriosita e l’ho letto. C’era scritto: «Vorresti essere la madrina di Venezia 2021?». Ho pensato: «Cosa?». Ovviamente ho accettato subito. Ho dovuto tenere il segreto anche con i miei genitori, mentre morivo dalla voglia di dirlo a tutti. È stata una proposta meravigliosa e sono orgogliosa che sia avvenuto tutto in trasparenza. Sono fatalista: se una cosa deve succedere, arriverà al momento giusto.

Ci sono anche cinque film italiani che partecipano quest’anno… Sì, e soprattutto tanta Napoli. Sono attesi i registi Paolo Sorrentino e Mario Martone, per esempio. Io svolgo un ruolo istituzionale, durante il discorso d’apertura, le cerimonie e le premiazioni, ma sono contenta di stare lì anche solo per “respirare cinema” e confrontarmi con attori e registi internazionali. Partecipano 59 Paesi e molte sono le storie al femminile. E, da viaggiatrice, cosa pensi di Venezia? Trovo l’arrivo in treno sempre scioccante, ogni volta toglie il fiato. All’improvviso ti trovi in mezzo all’acqua e la stazione è nel centro pulsante della città, un posto unico al mondo. Sembra irreale, come essere in un mega parco giochi. E, poi, consiglio a tutti di guardare fuori dal finestrino durante il viaggio e far correre la fantasia. Lo dico sempre a mio figlio. Vivi a Roma, cosa ami di questa città? È un luogo in cui non puoi guardare a terra, devi tenere sempre il naso all’insù. Ogni posto racconta una storia. In particolare, amo il quartiere

ebraico, lì è come se il tempo si fosse fermato. Percepisco delle energie, anche di chi vi ha vissuto il dolore. Roma è la città che ho scelto per la mia indipendenza e dove ho fatto nascere mio figlio. È vero che la trovi silenziosa rispetto a Napoli? Il capoluogo campano ha un super rumore meraviglioso. A Roma, i primi tempi non dormivo, mi sentivo sola. Certo il mio luogo del cuore è Napoli, me ne accorgo soprattutto quando ci ritorno per molto tempo. Grazie alle riprese di Mina Settembre, girate in parte durante il lockdown, ci sono rimasta per un anno. Le mie radici sono profonde, sono là. Napoli è una mamma per me. E quale vorresti fosse il pensiero di chi se ne va, dopo averla visitata? Vorrei che fossero superati i pregiudizi, che si andasse via con l’idea di una città accogliente. La capitale del Regno delle Due Sicilie è stata da sempre dominata, ma proprio per questo è rimasta aperta alle diversità. serenarossiofficial Serenarossi_com SerenaRossiofficial 47


FESTIVAL

PIANETA CINEMA LA 78ESIMA MOSTRA DI VENEZIA È UNA GALASSIA DI FILM IMPERDIBILI, CON CINQUE TITOLI ITALIANI IN GARA di Gaspare Baglio

U

n pianeta con il volto di Katharine Hepburn corredato da un anello che gli orbita intorno. L’immagine tratta dal film (fuori concorso) Viaggio nel crepuscolo di Augusto Contento potrebbe ben riassumere la 78esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. In effetti, buona parte della galassia cinematografica italiana e internazionale è pronta ad atterrare in Laguna. Ad aprire le danze è quell’extraterrestre di Pedro Almodóvar con il suo Madres paralelas che vede protagonista Penélope Cruz. «Nasco come regista proprio a Venezia nel 1983», dichiara il cineasta spagnolo. «Trentotto anni dopo, vengo chiamato a inaugurare la Mostra. Non riesco a esprimere la gioia, l’onore e quanto questo rappresenti per me senza cadere nell’autocompiacimento. Sono molto grato al festival per tale riconoscimento e spero di esserne all’altezza». Inizia così una vera e propria invasione di divi formato red carpet, pronti a passare per il fuoco incrociato dei fotografi. Tra le pellicole più attese in

concorso c’è The power of the dog di Jane Campion, prima donna ad aver vinto la Palma d’oro a Cannes, nel 1993, con il meraviglioso Lezioni di piano. In Laguna porta un drammone con Benedict “Doctor Strange” Cumberbatch e Kirsten Dunst su una faida familiare ambientata in un ranch del Montana. Attesissimo anche La caja di Lorenzo Vigas che, nel 2015, si è portato a casa il Leone d’oro con Ti guardo. Questa volta racconta il viaggio di un adolescente per recuperare i resti del padre, trovati in una fossa comune. Ma l’attenzione è tutta per i cinque titoli italiani in gara. Il nostro Paese, va detto, ha tirato fuori l’artiglieria pesante. A cominciare da Freaks out, opera seconda di Gabriele Mainetti dopo il travolgente successo di Lo chiamavano Jeeg Robot. Al centro della vicenda un manipolo di fenomeni da baraccone, anche se, come ammette il regista, «il progetto nasce da una sfida: ambientare sullo sfondo della pagina più cupa del ‘900 un film che fosse insieme racconto d’avventura, romanzo di formazione e

Immagine tratta dal film Viaggio nel crepuscolo di Augusto Contento

48

gasparebaglio

riflessione sulla diversità. Per farlo ci siamo avvicinati alla Roma occupata del 1943 con emozione e rispetto, ma allo stesso tempo abbiamo dato libero sfogo alla fantasia: sono nati così quattro individui unici e irripetibili, protagonisti di una storia più grande di loro».


Chissà cosa ne pensa il Premio Oscar Paolo Sorrentino che affida a instagram lo svelamento dell’opera in competizione: «Da ragazzi, il futuro ci sembra buio. Barcollanti tra gioie e dolori, ci sentiamo inadeguati. E invece il futuro è là dietro. Bisogna aspettare e cercare. Poi arriva. E sa essere bellissimo. Di questo parla È stata la mano di Dio. Senza trucchi, è la mia storia e, probabilmente, anche la vostra». I fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, dopo aver raccontato Favolacce, ci portano in America Latina con Elio Germano, per una storia d’amore che «come tutte le storie d’amore è un

thriller». Punta al Leone d’oro anche Michelangelo Frammartino con Il buco, su un gruppo di giovani speleologi che, nel 1961, scopre nell’altopiano calabrese l’Abisso del Bifurto, una delle grotte più profonde del mondo. «Per usare un termine cinematografico, potremmo dire che le grotte costituiscono un fuori campo assoluto, anche perché la notte eterna che regna al loro interno sembrerebbe quanto di più ostile alla macchina da presa. Eppure, chi ama il cinema sa bene che il fuori campo, l’invisibile, rappresentano la sua sostanza più profonda», spiega il regista. Anche Mario Martone lancia la sua sfida con Qui rido io, sulla figura di Eduardo Scarpetta, immenso attore comico e commediografo della Napoli dei primi del ‘900: «Per tutta la vita il grande Eduardo De Filippo non volle mai parlare di Scarpetta come padre, ma solo come autore teatrale. Quando

suo fratello Peppino lo ritrasse spietatamente in un libro autobiografico, Eduardo gli levò il saluto per sempre. Venne intervistato poco tempo prima di morire da un amico scrittore: “Ormai siamo vecchi, è il momento di poterne parlare, Scarpetta era un padre severo o un padre cattivo?”. La risposta fu, ancora, sempre e solo questa: “Era un grande attore”». Al di là della competizione ufficiale meritano una menzione speciale tre documentari, genere che sta ottenendo sempre più consensi: DeAndré#DeAndré storia di un impiegato, di Roberta Lena, sulla vita del cantautore genovese, Django & Django di Steve Della Casa e Luca Rea, con Quentin Tarantino narratore e la vita del re dei western Sergio Corbucci, Ezio Bosso, le cose che restano di Giorgio Verdelli, che già nella scorsa edizione ha sbalordito tutti grazie al film dedicato a Paolo Conte. Con i premi alla carriera a Roberto Benigni e Jamie Lee Curtis l’astronave di Venezia è lanciatissima. E chissà che non arrivi anche sul pianeta di Dune, di Denis Villeneuve, attesissimo remake del cult firmato David Lynch con un cast stellare nel quale spicca Timothée Chalamet e Zendaya. Due giovani divi che guardano al futuro, come la kermesse lagunare. labiennale.org Labiennaledivenezia la_Biennale labiennale

49


© Roberto Ricci

FESTIVAL

PARMA

ALL’OPERA

DAL 24 SETTEMBRE AL 17 OTTOBRE, SOTTO L’EGIDA DEL TEATRO REGIO, LA 21ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL VERDI di Flaminia Marinaro

50


Teatro Regio di Parma

S

cintille d’Opera! Titolo evocativo anche per questa edizione del Festival Verdi, la 21esima, dal 24 settembre al 17 ottobre sotto l’egida del Teatro Regio di Parma, una delle più emblematiche istituzioni italiane dedicate all’opera lirica. Una staffetta di eccellenze che porta la musica verdiana tra i palchi sontuosi dell’antico e prestigioso teatro, ma anche nelle piazze e nelle strade di Busseto (PR), cittadina celebre per aver dato i natali al grande compositore, precisamente nella frazione di Roncole, dove qualche decennio

dopo trascorse parte della sua vita anche lo scrittore Giovannino Guareschi. L’inaugurazione vede sul palco il Maestro Roberto Abbado in Un ballo in maschera, per la regia di Jacopo Spirei dal progetto di Graham Vick, recentemente scomparso, noto per le sue scelte anticonformiste. A seguire Simon Boccanegra diretto da Michele Mariotti e la Messa da Requiem con Daniele Gatti. Di grande interesse il concerto diretto da Roberto Abbado, i recital dei soprani Lisette Oropesa e Eleonora Buratto e un’originale versione de La Traviata in Caravan verdiano.

«Il Festival Verdi torna finalmente a Parma dopo l’esperienza straordinaria del Teatro all’aperto, così complessa e speciale. Ci auguriamo che questo ritorno a casa sia la testimonianza di un nuovo inizio, di una ripartenza reale dopo i tanti limiti imposti dalle sfide che abbiamo dovuto superare insieme», dichiara la musicologa Anna Maria Meo, direttrice generale del Teatro Regio e del Festival Verdi. «Sono Scintille d’Opera quelle che abbiamo voluto definire lo scorso anno e che ora offriamo alla comunità locale e al pubblico degli appassionati che sta pian piano ricominciando a

51


© Roberto Ricci

FESTIVAL

Anna Maria Meo, direttrice generale del Teatro Regio di Parma e direttrice artistica del Festival Verdi

52

complessi della Filarmonica Arturo Toscanini, dell’Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna, del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani. Una kermesse unica, di artisti e qualità eccezionali

nell’anno che celebra Parma capitale italiana della cultura. teatroregioparma.it teatroregioparma regioparma teatroregioparma

Il Maestro Roberto Abbado, direttore musicale del Festival Verdi

© Yasuko Kageyama/Teatro dell'Opera di Roma

viaggiare e a prenotare, dimostrando di voler tornare a vivere l’esperienza unica della musica verdiana proprio nelle terre del compositore», prosegue. Quest’anno, infatti, si può approfittare della proposta di tre debutti nei tre fine settimana del mese, pur ancora con una sola opera in forma scenica. «Scintille di una proposta culturale che continua a brillare per qualità, rigore, originalità e valore, salvaguarda l’elemento musicale e scenico, presenta una collana di attività diffuse e ci auguriamo possa riproporre dal prossimo anno un cartellone a pieno regime, con i canonici quattro debutti in quattro giorni consecutivi per quattro settimane. Caratteristica che ha reso il Festival Verdi un unicum apprezzato e frequentato dagli spettatori di tutto il mondo», conclude Meo. Imperdibili, poi, gli incontri di approfondimento e numerose importanti iniziative come l’atteso Gala di beneficenza e la Verdi Graff contest, una call rivolta ai writer di tutta Italia, chiamati a reinterpretare la figura e l’opera di Verdi. Non sono mancate collaborazioni importanti con le fondazioni Arturo Toscanini e Teatro comunale di Bologna, partner istituzionali del festival. Tanti i protagonisti: Anna Maria Chiuri, Maria Agresta, Elina Garanča, Maria Teresa Leva, Angela Meade, Amartuvshin Enkhbat, Michele Pertusi, Antonio Poli, Piero Pretti, insieme ai


SFUMATURE DI VERDI DAL 18 SETTEMBRE AL 17 OTTOBRE, A PARMA E PROVINCIA, SPETTACOLI IN STRADA, ITINERARI TRA I LUOGHI DEL COMPOSITORE E COREOGRAFIE DEDICATE AI RAGAZZI

viaggio immersivo di musica e parole, uno spazio magico sospeso tra verità e finzione. Infine, il Verdi Graff Contest, la call a cura di McLuc Culture rivolta ai writer di tutta Italia a partire dai 16 anni: un’occasione unica per re-interpretare con sguardo contemporaneo, scrivendo o dipingendo in modo classico o con

i graffiti, la figura e l’opera di Giuseppe Verdi. Una rassegna di qualità, creatività e divertimento, insomma, che mantiene Parma in pole position tra le mete più ambite dal turismo culturale sofisticato. teatroregioparma.it teatroregioparma regioparma regioparma

di Flaminia Marinaro

P

artecipazione, inclusione, multidisciplinarietà, diffusione sono le parole chiave del Verdi Off, rassegna di oltre 130 appuntamenti collaterali a ingresso libero, curata da Barbara Minghetti, che da sei anni arricchisce il Festival Verdi del Teatro Regio di Parma. Dal 18 settembre al 17 ottobre, spettacoli totalmente gratuiti coinvolgono visitatori, appassionati e curiosi che si trovano a Parma e nella provincia, da Busseto a San Secondo, da Traversetolo a Zibello e Sissa. Una sinergia con il Comune e con l’associazione Parma, io ci sto! che in questi anni ha avvicinato milioni di spettatori alla musica classica. Quest’anno, sono quattro i progetti che caratterizzano l’edizione. Il primo è Verdi sotto casa, che porta nelle strade di sette quartieri di Parma eventi di danza, musica e teatro, trasformando le finestre delle abitazioni in veri e propri palchi da cui assistere allo spettacolo. La città che danza, ideato da Riccardo Olivier e dal coreografo Alex McCabe, è un’azione pubblica che coinvolge in prima persona bambini e ragazzi dai sei ai 19 anni, alcuni dei quali con disabilità, per raccontare attraverso le loro performance l’idea della resilienza dimostrata dalla collettività in un periodo storico tanto complesso. IVerdi, progetto site specific per Parma e il Festival Verdi a cura di Karakorum Teatro e Centro teatrale MaMiMò, conduce invece gli spettatori alla riscoperta dei luoghi del Maestro, guidandoli attraverso il proprio smartphone in un

Giuseppe Verdi in un'illustrazione di Davide Forleo

53


TRAVEL

L’ISOLA DEL SOLE DA OVEST A EST, UN VIAGGIO IN TRENO CHE TOCCA LE PUNTE ESTREME DELLA SICILIA. TRA LUOGHI ANTICHI, SAPORI DEL SUD, CITTÀ BAROCCHE E MARE CRISTALLINO di Sandra Gesualdi ed Elisabetta Reale

Le saline di Trapani

54

sandragesu ElisabettaReal3


falce, con il monte Erice alle spalle, l’arcipelago delle Egadi a un tuffo e le saline adagiate su un fianco, si allunga verso il mare in una lingua stretta. Appena usciti dalla stazione troneggia il Parco Margherita, giardino botanico e polmone verde abitato da varie specie di volatili e puntellato di laghetti, fontane, aiuole e un teatro all’aperto. Alle spalle dei binari, invece, si erge il santuario dell’Annunziata, tra i principali monumenti cittadini. La chiesa mescola in sé stili e influenze normanne, barocche e gotiche e ospita la marmorea Madonna di Trapani con bambino, icona incoronata dall’aria assorta. Il centro storico è lastricato di pietra chiara e cede alla tentazione del sole che, in base alla sua altezza, lo rende lucente, color caramello o appena rosato al tramonto. TUFO E PASTA DI MANDORLE Percorrendo via Garibaldi, la storica Rua Nova, si incontrano i palazzi settecenteschi, la facciata fastosa di Santa Maria dell'Itria, ma anche negozi, botteghe e locali. Su corso Vittorio Emanuele inizia la zona pedonale dove si scorge di sbieco la cupola ricoperta dai mosaici verdi

della cattedrale di San Lorenzo e, a sigillo della via, palazzo Senatorio, detto anche Cavarretta, con un orologio, un datario e un’aquila a fargli da cappello sopra i tre ordini di barocco trapanese pieni di terrazzini, nicchie, santi, madonne, stemmi e colonne. Stretta e quasi inglobata dalla sontuosa residenza, la Porta Oscura sottostante la Torre dell’Orologio con un modello astronomico ancora funzionante e tra i più antichi d'Europa. Oltrepassarla permette di perdersi tra vicoletti, edifici di tufo e vetrine colme di pasta di mandorle e granite dense da assaporare passeggiando. CACTUS, MURI A SECCO E AGAVI Da Trapani la ferrovia punta a sud, con il mare sempre sullo sfondo, fisso come una quinta, e le sembianze di un sottile filo azzurro confuso nella nebbia del Solleone. Superata la Riserva naturale dello Stagnone e le vicine saline abitate da vecchi mulini, da visitare al tramonto, scorre un paesaggio variegato, a tratti poco organizzato: stabilimenti turistici si alternano a cascinali dai profili sbocconcellati, filari bassi come cespugli a palme generose, zone industriali a case cubiche senza tetto.

© Massimo Beccegato/Adobestock

U

n viaggio da ovest a est, su una manciata di vagoni mossi a ritmo dolce, per intercettare la sintesi di una terra millenaria, accompagnati da «quegli odori di alga seccata al sole e di capperi e di fichi maturi» che, come scriveva Dacia Maraini, «non si ritroverà mai da nessuna parte». La Sicilia in estate appare avvolta da un manto di aria calda e tutto il paesaggio balla tremulo sull’orizzonte sotto i colpi di un astro cocente. Fuori dal finestrino, avanzando nella punta occidentale dell’isola fra Trapani, Castelvetrano e Salemi-Gibellina, si svelano luoghi inattesi e antichi che hanno i colori materici della terra e quelli cristallini della costa. Una tratta ferroviaria a forma di “u” che fa da spola tra interno e litorale, nella provincia trapanese, proposta dalla guida I regionali da vivere. La Sicilia in treno, edita da Giunti per Trenitalia. TRAPANI TRA SCIROCCO E BAROCCO Lo scirocco le soffia contro come un caldissimo respiro, regalando la sensazione di essere davvero vicini a Tunisi, con temperature che in certi pomeriggi estivi superano i 40 gradi. Trapani, città dalla sagoma di

55


© Marco Ossino/Adobe Stock

TRAVEL

Maioliche di Mazzara del Vallo

E poi viluppi di cactus mediterraneo di ogni forma e misura addossati a muri a secco, distese di pomodori rubino e cocomeri verdi, agavi giganti, bouganville gentili e pascoli sabbiosi. CANTINE, MAIOLICHE E KASBAH Dopo un lungo tratto tra vigneti e uliveti dalla chioma larga compare Marsala, la città dell’omonimo vino liquoroso color candisco, dove perdersi tra storiche cantine per degustarne le

© Catrina/Adobe Stock

Cretto di Gibellina (TP) di Alberto Burri

56

varie annate insieme con assaggi di formaggio o dolci al cioccolato. Mazara del Vallo, invece, è annunciata dalla ricomparsa del litorale e qualche palazzo popoloso, dopo numerosi fabbricati bassi e rurali nell’entroterra. A poche centinaia di metri dalla stazione, tra le piazze del Plebiscito e di Porta Palermo, si snoda il groviglio di vicoli e stradine della Kasbah, lo storico quartiere arabo-tunisino, ricco di

portali in stile berbero, chiese, vasi in ceramica, archi e cappelle normanne, slarghi e scalinate colorate da maioliche. In uno dei tanti ristorantini del centro si possono gustare le linguine con gambero rosso locale, pomodori ciliegino e pistacchi. LA CAPPELLA SISTINA DEL SUD I binari virano ancora verso l’interno, tra distese aride e colori terrosi. A Castelvetrano il caldo estivo è pun-


© e55evu/Adobe Stock

Teatro Antico, Taormina

gente, ma la monumentale chiesa di San Domenico offre refrigerio con una baraonda di dorature e stucchi opulenti tipici del passaggio dal Manierismo isolano al Barocco di fine ’500 e inizio ’600. Chiamata la Cappella Sistina del Sud, è caratterizzata da un arco brulicante di personaggi biblici plasmati con minuzia e tuffati nell’oro. A pochi chilometri ci sono le spiagge sabbiose di Triscina e la zona archeologica di Selinunte. ARTE OPEN AIR A GIBELLINA Prossima fermata Gibellina, per un salto quasi fuori contesto nell’arte contemporanea grazie a opere diffuse

in un territorio martoriato e spazzato via dal terremoto del ’68, poi ricostruito ex novo. Tra queste, solo per citarne alcune, sculture e installazioni di Mimmo Paladino, Mario Schifano, Arnaldo Pomodoro e il Grande Cretto di Alberto Burri: un mantello bianco di cemento e detriti che ricopre gli 80mila metri quadrati di quella che fu Gibellina vecchia. Un tracciato di storia e topografia di una città scomparsa dalle cartine geografiche. DOVE IONIO E TIRRENO S’INCONTRANO Spostandoci all’estremo est, nelle giornate limpide in cui il cielo è terso e

l’azzurro brillante si riverbera sul mare, le due sponde dello Stretto di Messina sembrano toccarsi. Dalla zona di Capo Peloro, punta nord orientale dell’isola, dove lo Ionio e il Tirreno s’incontrano, è possibile osservare nitidamente i borghi marinari della sponda calabra. Un luogo affascinate e simbolico, che sfiora lo Stivale: la città di Messina insieme a Capo Peloro e alla riviera ionica e tirrenica disegnano il versante siciliano dello Stretto, territorio millenario, dimora di miti e leggende, sirene e mostri marini, raccontato da poeti, scrittori e drammaturghi. Da questa zona di confine fra terra e

© ilolab/Adobe Stock

Piazza Duomo, Messina

57


© Giuseppe Anello/Adobe Stock

TRAVEL

Centro storico di Catania

mare, si può viaggiare lungo la costa su un Regionale passando per Catania e arrivando fino a Siracusa. MESSINA, SAPORI E TESORI Più volte distrutta e ricostruita a seguito di terribili catastrofi naturali e conflitti, come il sisma del 1908 e i bombardamenti del 1943, Messina è una città dall’anima multiforme e spesso sfuggente, con architetture eclettiche in spazi urbani dal sapore moderno, che guarda il mare e custodisce tesori del passato. Come quelli conservati al MuMe, Museo regionale interdisciplinare che vanta un patrimonio di opere pittoriche

© Michele Ponzio /Adobe Stock

Isola di Ortigia, Siracusa

58

e scultoree di prim’ordine, con pezzi di Antonello da Messina, Giovanni Angelo Montorsoli, Caravaggio, ma anche collezioni archeologiche, numismatiche e arredi sacri che raccontano la storia illustre della città scampata alle devastazioni. Una tappa in centro non può prescindere dalla visita al Duomo, di origine normanna, anch’esso riedificato dopo il terremoto all’inizio del secolo scorso. Al suo fianco, si innalza il maestoso campanile corredato da un complesso orologio astronomico con numerosi meccanismi che trovano posto a diverse altezze della costruzione e si

attivano durante l’arco della giornata, raggiungendo il clou dei movimenti e degli effetti sonori a mezzogiorno. Da provare alcune prelibatezze della cucina locale come gli arancini al ragù e la granita da accompagnare alla morbida brioche col tuppo. TAORMINA COSMOPOLITA Dalla stazione di Messina Centrale, costruita nel 1939 su progetto dell’architetto razionalista Angiolo Mazzoni, comincia il viaggio lungo le località della costa ionica, con un susseguirsi di baie e scogliere da ammirare a bordo treno: le belle e affollate spiagge di Letojanni e Giardini Naxos, e Ta-


ormina, la prima colonia greca di Sicilia. Il cuore della cittadina, buen retiro di personaggi della cultura e dell’arte, si può raggiungere in bus con il servizio Taormina Link di Trenitalia. Tutt’intorno, la storia millenaria si rivela nella straordinaria magnificenza del Teatro Antico, nelle architetture di corso Umberto coi suoi palazzi storici e locali alla moda, nei giardini della Villa comunale, mosaico di colori, forme e profumi di una terra cosmopolita e dalle molteplici anime. CATANIA, ELEGANTE E MAESTOSA Il mar Ionio, tra insenature e tinte brillanti, accompagna il tragitto verso un’altra delle province che caratterizzano la costa orientale: Catania, elegante e maestosa urbe ai piedi dell’Etna. L’imponente piazza del Duomo, area pedonale, è puntellata da tre fontane tra cui quella celebre dell’Elefante progettata dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini: “u liotru”, simbolo della città, è in pietra lavica e sorregge un obelisco egiziano. SIRACUSA, TRA PASSATO E FUTURO È un mosaico di narrazioni e concrete immersioni nelle bellezze architettoniche quello che si è sedimentato nei secoli a Siracusa. Tra le più imponen-

ti metropoli dell’età classica, oggi è una città capace di dialogare vivacemente con il suo illustre passato proiettandosi nel futuro. Ne sono espressione le rappresentazioni allestite nel Teatro Greco del III secolo a.C. Ogni estate, al calar del sole, le produzioni dell’Istituto nazionale del dramma antico diventano l’occasione per riscoprire la classicità attraverso la lente del presente: storie che si tramandano nel tempo ma che continuano a interrogare la contemporaneità. Inserito nel Parco archeologico della Neapolis, uno dei più importanti della Trinacria, il Teatro Greco si affianca all’anfiteatro romano, terzo in Italia per dimensioni, risalente all’età imperiale e alle Latomie, le immense cave in pietra scavate per vari usi fin dall’antichità. A pochi passi è possibile incontrare il mito e la storia entrando nell’Orecchio di Dionisio, la grotta artificiale lunga quasi 60 metri vicino a Latomia del Paradiso. Secondo la leggenda, il tiranno siracusano a cui deve il nome la utilizzava come carcere e ascoltava dall’alto i discorsi dei prigionieri grazie alla singolare acustica dell’antro, capace di ampli-

Giunti, pp. 224 € 14

ficare ogni minimo sussurro. Tutta da scoprire, poi, l’isola di Ortigia: la città vecchia è ancora oggi sospesa fra i ricordi della Magna Grecia e le reminiscenze federiciane. Con il suo reticolo di viuzze che lasciano il passo al maestoso barocco di piazza del Duomo, qui il passo rallenta sorseggiando un delizioso e dolce latte di mandorla, indimenticabile sapore di Sicilia.

Un Regionale Pop Trenitalia alla stazione di Taormina

59


© cge2010/Adobe Stock

TRAVEL

La fontana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona

60


FONTANE D’ITALIA SECOLARI O MODERNE, SONTUOSE O MINIMALISTE. DAI CAPOLAVORI DELLA ROMA BAROCCA AL BIANCONE DI FIRENZE, UN VIAGGIO TRA I MONUMENTI D’ACQUA PIÙ SUGGESTIVI DEL PAESE di Peppe Iannicelli

Z

ampilli sorprendenti che raccontano storie fantastiche e custodiscono misteri. Le fontane sono capolavori d’arte e d’ingegneria idraulica il cui scopo era, oltre a rifornire d’acqua la comunità, quello di celebrare la grandezza di principi e papi. Ogni città ne ha almeno una da custodire, che spesso ne diventa sim-

bolo e, soprattutto d’estate, attira turisti e visitatori. LA CAPITALE TRA OSCAR E NASONI A Roma sono oltre duemila le fontane e le fontanelle, i cosiddetti nasoni, che permettono a chi passeggia per la Capitale di dissetarsi e ammirare spettacoli meravigliosi. Sul sito turismoroma. it si può trovare un itinerario per sco-

prire quelle da non perdere. Si parte da piazza della Repubblica per ammirare la fontana delle Naiadi, in stile Liberty, caratterizzata da quattro gruppi bronzei realizzati dallo scultore Mario Rutelli raffiguranti le ninfe delle acque. Con dieci minuti di cammino si arriva alla fontana del Tritone, realizzata da Gian Lorenzo Bernini per celebrare il potere della famiglia Barberini, dalla quale prende il nome la piazza in cui si trova, in un trionfo di delfini, stemmi papali e api, simbolo araldico della casata. Pochi passi ancora e si raggiunge la cima di Trinità dei Monti che domina piazza di Spagna con la sua Barcaccia, di Pietro e Gian Lorenzo Bernini, perfetta per un selfie memorabile. In via del Babuino, sempre nel cuore della Roma più amata dai turisti, la statua in granito grigio del Sileno segna la strada verso una fontana da Oscar, quella di Trevi, resa celebre dal bagno notturno di Anita Ekberg al cospetto di uno stranito Marcello Mastroianni nel capolavoro di Federico Fellini La dolce vita. Al cospetto di Oceano, che domina la scena, impossibile sottrarsi al rito della monetina beneaugurante.

61


© arkanoide/Adobe Stock

TRAVEL

Fontana di Diana e Atteone, Caserta

LA LUNA NEL FONTANONE Ma nella Capitale la regina delle opere d’acqua è la fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini. Una grande scogliera di travertino sorregge l’Obelisco Agonale, portato dai luoghi di scavo di Assuan, nel sud dell'Egitto, per ordine di Domiziano. Agli angoli, sono poste le monumentali statue marmoree dei quattro fiumi – Danubio, Gange, Nilo e Rio de la Plata – che rappresentano i continenti allora conosciuti. Con una passeggiata di 15 minuti si raggiunge il cuore del Ghetto ebraico, per scoprire la fontana delle Tartarughe, in piazza Mattei, mentre a poche centinaia di metri la fontana dei Tritoni di Francesco Carlo Bizzaccheri sembra far la guardia al mascherone della Bocca della verità. L’itinerario si conclude all’Acqua Paola, meglio conosciuta come il fontanone del Gianicolo, dalla cui sommità si può ammirare uno dei panorami più spettacolari della città, citato da Antonello Venditti nel successo giovanile Roma capoccia. «Quanto sei bella Roma quand’è sera/ Quando la luna se specchia dentro ar fontanone. E le coppiette se ne vanno via/Quanto sei bella Roma quando piove». LA FONTANA DELLA VERGOGNA A Palermo non bisogna perdere la magnifica fontana Pretoria, che ha una storia molto singolare. L’opera, realizzata nel 1554 a Firenze da Francesco Camilliani, venne acquistata nel 1581 e smontata in oltre

62

600 pezzi per essere trasferita nel capoluogo siciliano, nella piazza da cui prende il nome. Detta anche fontana della Vergogna, per le nudità delle statue che la compongono, è considerata una delle più belle d’Italia: al centro della scena Bacco, dalla cui vasca sgorga l’acqua che tracima nelle vasche concentriche sottostanti. Al quadro partecipano le divinità dell’Olimpo, creature mitologiche e putti, in un dedalo intrigante di balaustre, ponti e ponticelli. ALLA FINE DELLA TERRA Per ammirare la fontana monumentale dell’acquedotto pugliese bisogna arrivare a Santa Maria di Leuca, in provincia di Lecce, estremo lembo sul tacco dello Stivale. La collina adiacente il santuario di Santa Maria de Finibus Terrae è stata trasformata in una gigantesca cascata alimentata dall’oro blu dell’acquedotto. L’acqua che sgorga a Caposele, in provincia di Salerno, viene incanalata e distribuita in tutta la Puglia grazie a questa straordinaria opera d’ingegneria idraulica. Percorre centinaia di chilometri irrigando i campi agricoli e rifornendo milioni di persone. L’acqua non utilizzata arriva a Santa Maria di Leuca, dove viene simbolicamente benedetta prima di precipitare in mare e ricominciare il ciclo della vita. I più sportivi possono affrontare i 284 gradoni per raggiungere il santuario dal porto, una scalata mozzafiato ammirando la suggestiva cascata.

DIANA E ATTEONE A CASERTA Carlo di Borbone affidò a Luigi Vanvitelli il compito di realizzare una dimora degna della sua potenza e ambizione. La missione riuscì perfettamente al geniale architetto autore della Reggia di Caserta, dove armonicamente convivono edifici monumentali, boschi e radure, un enorme parco botanico, il giardino inglese e la meravigliosa fontana di Diana e Atteone alimentata dall’acquedotto Carolino. L’opera è ben visibile dai palazzi reali, ma solo avvicinandosi – dopo aver percorso i viali che costeggiano le vasche monumentali – se ne apprezzano la maestosità e la cura dei dettagli. Gli scultori Tommaso e Pietro Solari, Paolo Persico e Angelo Brunelli propongono all’attenzione degli spettatori due scene teatrali. A destra la dea della caccia si concede ai piaceri di un bagno rinfrescante circondata dalle amiche, mentre a sinistra il cacciatore Atteone viene sbranato dai cani per aver osato posare gli occhi sulla nudità divina. Una fine straziante resa con uno straordinario realismo, al punto che nelle notti di luna piena, insieme allo scroscio potente dell’acqua, sembra di avvertire nell’aria le urla del malcapitato. LE CANNELLE DELL’AQUILA Anche nel capoluogo abruzzese la fontana delle 99 cannelle, simbolo dell’autonomia aquilana, racconta una leggenda crudele. È costituita da sei cannelle, una per ciascuno dei signori del territorio, e 93 mascheroni che ri-


producono i simboli araldici dei castelli che parteciparono alla fondazione della città. La sorgente che alimenta l’opera rimase a lungo ignota, proprio per impedire che qualcuno dei signori potesse rivendicare il primato sugli altri offrendo la sua acqua alla fontana collettiva. E per meglio custodire il segreto, il progettista Tancredi da Pentima sarebbe stato giustiziato al termine dei lavori e sepolto sotto la sua opera. Una storia da brividi, come quelli regalati dall’acqua gelida delle cannelle. FIRENZE, IL NETTUNO CONTESTATO In una città dotta e meravigliosamente causidica come Firenze, era inevitabile che un’opera eretta in piazza della Signoria scatenasse polemiche. La vita della fontana del Nettuno, accanto a Palazzo Vecchio, non è mai stata semplice. «Ammannato, Ammannato, che bel marmo t’hai sprecato» era il sarcastico sfottò rivolto al principale autore del Biancone, così soprannominato per il candore abbagliante del marmo di Carrara nel quale venne scolpito. Nel 1549, Cosimo de’ Medici aveva commissionato la costruzione della fontana per garantire il rifornimento idrico regolare al rione e alle sue dimore, tra cui Palazzo Vecchio. Il Granduca

voleva porre così rimedio a epidemie e malattie che falcidiavano la popolazione. La lavorazione risultò travagliata e il risultato finale fu criticato, anche per il confronto con l’imponente David di Michelangelo scolpito a inizio ‘500. Ma il tempo è stato galantuomo e oggi il Biancone è tra i monumenti più fotografati di Firenze. MILANO E LA FONTANA SCOMPARSA Le mutevoli vicende storiche condizionano, proprio per il loro legame con il potere dei committenti, il destino delle fontane. La vicenda di quella degli Sposi, in piazza Castello a Milano, di fronte al Castello Sforzesco, è quanto mai emblematica. Chiamata così perché la forma ricorda una torta nuziale, venne realizzata dall’Azienda elettrica milanese nel 1936 per celebrare, con una vasca di 1.200 metri quadrati, l’incontro tra Benito Mussolini e i reduci della guerra d’Abissinia. Doveva essere un’installazione provvisoria ma il suo successo convinse il Podestà a lasciarla al suo posto anche dopo la partenza del Duce. Sopravvisse alla guerra ma non ai lavori della metropolitana, che nel 1959 ne imposero lo smontaggio e il deposito in un magazzino comunale. È tornata alla luce nel ‘99 e ades-

so accoglie i visitatori all’ingresso del Castello Sforzesco. Particolarmente brillante l’illuminazione notturna, che cattura l’attenzione degli amanti della Milano da bere. TORINO E I DUE FIUMI Piazza Cln è il luogo simbolo della Torino partigiana e antifascista. Detta anche piazza delle Chiese, al termine della Seconda guerra mondiale venne intitolata al Comitato di liberazione nazionale che aveva guidato l’insurrezione popolare contribuendo alla sconfitta del nazifascismo. Qui ci sono due fontane che raffigurano allegoricamente i due fiumi che bagnano la città di Torino: il Po e la Dora. Le sculture sono opera di Umberto Baglioni, che immagina il Po come un uomo disteso con in mano alcune spighe di grano e la Dora Riparia come una donna a seno nudo con in mano un frutto. L’acqua come fonte di vita e prosperità diventa anche simbolo di libertà. Il progetto iniziale dell’architetto Marcello Piacentini prevedeva accanto alle statue dei fiumi quelle di Mussolini e Vittorio Emanuele III. Sic transit gloria mundi, le due statue non furono mai realizzate a causa del crollo del regime fascista e, poi, dell’esilio dei Savoia.

© marcociannarel/Adobe Stock

Fontana delle 99 cannelle, L’Aquila

63


TRAVEL

© Alain Filoni

UNA MONTAGNA

A PIEDI SUL CAMMINO DI SAN BARTOLOMEO ALLA SCOPERTA DELL’APPENNINO PISTOIESE. TRA VISIONI MEMORABILI E SPETTACOLARI SENTIERI di Valentina Lo Surdo ilmondodiabha.it

È

valentina.losurdo.3

un’autentica scoperta la Montagna pistoiese. Un territorio ricco di storia, capace di descrivere uno dei tratti più suggestivi dell’era industriale moderna in Italia, abitato da una linea ferroviaria dismessa, la Fap - Ferrovia Alto Pistoiese, diventata poi percorso ciclopedonale, e caratterizzato dalla presenza di uno dei più grandiosi progetti di ecologia e solidarietà in Europa, il Dynamo Camp. Montagne da sempre protagoniste della produzione di ferro, rame, 64

ValuLoSurdo

ilmondodiabha

ghiaccio, carbone e carta, attività messe in collegamento proprio dalla Fap, che ha contribuito a rendere quest’area una delle più industrializzate in Toscana fino ai primi anni 2000. Impressiona pensare che questa grande ricchezza si sia espressa nel contesto appartato di un paesaggio dalla bellezza selvaggia eppure introversa, che rivolge la sua maestosità all’interno di un anfiteatro orlato da spettacolari crinali collegati ai suoi borghi da un’ampia sentieristica e solcato da uno dei

percorsi più sorprendenti nel panorama italiano: il Cammino di San Bartolomeo. SEGNAVIE TRA FORESTE E TORRENTI Andiamo dunque a esplorare questa porzione di Appennino toscano, partendo dai percorsi che più la caratterizzano. Interessante il progetto di sentieri contrassegnato da otto lettere rosse, alte più di due metri, che vanno a comporre, attraverso un percorso lineare di 35 chilometri da Maresca a Lanciole, la parola Segnavie. Un percorso di fondovalle adatto a tutti, che abbraccia le cinque aree naturalistiche della foresta del Teso, l’Oasi Dynamo affiliata al Wwf, l’area rurale di Piteglio-Popiglio, la Macchia Antonini e l’alta valle del torrente Pescia di Pescia. Una settantina di chilometri in totale, distribuiti in percorsi di differente lunghezza, agganciati alla spettacolare rete dei sentieri di crinale


INCANTATA

Segnaletica Cai nei sentieri di crinale

del Club alpino italiano (Cai), tra cui spicca l’ascesa al Monte Gennaio e al Lago Scaffaiolo, che hanno come punto di appoggio lo storico Rifugio del Montanaro nella foresta del Teso. La vocazione ascensionale di questo territorio è molto sentita dai suoi abitanti, se pensiamo che addirittura la nota segnaletica Cai biancorossa nacque proprio qui, quando a Maresca, il 14 maggio 1950, si riunirono i rappresentanti delle sezioni tosco-emiliane del Club con l’obiettivo di sottoscrivere le norme per evidenziare i sentieri appenninici, da allora adottate in tutta Italia. PONTI E OASI VERDI Tornando a oggi, la promozione della zona si avvale di numerosi contributi, tra cui il lavoro dell’Associazione valorizzazione della Montagna pistoiese (Avamp), che ha chiamato a raccolta numerose imprese locali e Pro loco, e dell’associazione Val-

le Lune che, nel seguire i progetti relativi alle archeovie, riporta alla luce storiche strade transappenniniche come la Via Romea Nonantolana e luoghi simbolici di un prestigioso passato, come Castel di Mura. Importanti per il territorio anche alcuni ponti come quello di Castruccio, teatro di scontri tra pistoiesi e lucchesi e, in tempi più recenti, il Ponte sospeso. Con i suoi 220 metri, fino a pochi anni fa deteneva il record di più lungo al mondo, rappresentando una testimonianza emblematica della storia industriale di questo territorio. Costruito dalle maestranze della fabbrica di Mammiano Basso negli anni ‘20, aveva lo scopo di far risparmiare svariati chilometri agli operai diretti al lavoro. D’altronde la vocazione siderurgica di Mammiamo è antica, se pensiamo che alla fine del XVIII secolo qui sorgeva un centro che, con le sue

tre ferriere, costituiva il maggior punto di produzione del Granducato di Toscana. Le sue trombe idroeoliche, usate per alimentare i fuochi e giunte intatte ai nostri giorni, sono preziose testimonianze di archeologia industriale, così come l’unico esemplare di torre di rimando ancora esistente in Italia. Immancabile, poi, l’esperienza di stupore per occhi e cuore offerta dall’Oasi Dynamo: mille ettari consacrati alla salvaguardia della natura, ma anche progetto sociale ispirato alla visione filantropica dell’attore Paul Newman che, sotto il nome di Dynamo Camp, opera per il diritto alla felicità di bambini malati e con disabilità. Un’utopia in nome del gioco, della creatività e dello sport, dove non esistono camici ma amici, e dove un’ospitalità da sogno è gratuita per i piccoli ospiti e le loro famiglie. 65


© Archivio Comune San Marcello Piteglio

TRAVEL

Popiglio (PT)

UN CAMMINO PER NEOFITI In questa cornice sorprendente si staglia l’esperienza del Cammino di San Bartolomeo: uno dei percorsi meglio organizzati e curati che ho il piacere di raccontare. Cento chilometri da compiere in cinque giorni, nel nome di un santo molto popolare da queste parti, a cui sono dedicate chiese e feste patronali. Un percorso raccomandato per chi è alla prima esperienza, con dislivelli mai troppo impegnativi, una percentuale molto alta di sentieri tale da rendere praticamente inesistente

l’asfalto e, aspetto davvero allettante, quasi interamente tracciato all’ombra di rigogliosi boschi, al riparo dalla calura estiva e dalla pioggia. Con una segnaletica chiarissima che non rende necessario scaricare o consultare cartine, il San Bartolomeo attraversa costantemente meravigliosi borghi. Ma non rimarranno delusi neppure i camminatori esperti: i paesaggi naturali offrono visioni memorabili, con squarci su spettacolari sentieri di crinale, foreste incontaminate sorvolate da falchi e poiane, ed esperienze a contatto con

© R. Boccardi

Palazzo dei capitani della montagna, Cutigliano (PT)

66

le tradizioni locali autentiche, ben rappresentate dagli ecomusei disseminati lungo le cittadine attraversate. Da quello dedicato alla Gente dell’Appennino di Rivoreta al Museo del ferro con le sue affascinanti macchine a Pontepetri, fino al Museo del carbonaio di Baggio. VILLAGGI FIABESCHI E ANTICHE TORRI I borghi, poi, si giocano l’effetto sorpresa dell’essere poco conosciuti dal turismo di massa. Si parte dalla deliziosa Fiumalbo, in provincia di Modena, per scavalcare l’Abetone in Toscana e giungere a Cutigliano (PT) per ammirare il Palazzo dei capitani del popolo. Seconda tappa Popiglio, con le sue antiche torri, e la chiesa di Santa Maria Assunta che ha appena compiuto 750 anni, per fermarsi a fine giornata nella scenografica Piteglio, dove con buona probabilità si potrà ascoltare dell’ottima musica, visto che qui vive il famoso agente lirico Angelo Gabrielli, organizzatore di concerti e masterclass nelle meravigliose pievi locali o nei teatrini disseminati nel circondario. Il giorno seguente si lambisce il villaggio fiabesco di Migliorini, si fa colazione alla Pro loco di Prataccio, si compie un salto indietro nel tempo a Prunetta, con il suo viale adornato da foto storiche, e si arriva per pranzo alla divertente città delle bugie, Le Piastre, dove nell’annuale torneo ci si sfida a spararle grosse. Nel pomeriggio si compie il sentiero delle ghiacciaie che porta a Pontepetri e, ovunque si arrivi,


© L. Gori

Ponte sulla Torbecchia, San Marcello Piteglio (PT)

che si relazionano come una famiglia diffusa, Bice è nota per dare vita a un pranzo corale a ogni arrivo di pellegrini, nel tavolo di legno al centro della piazza. C’è poi Olivia e la sua stupenda famiglia, alle porte di Baggio: originaria del Connecticut, in Usa, ha scelto la Montagna pistoiese come luogo dove offrire un contributo alla salvaguardia della memoria, coltivando ulivi e producendo miele. La passerella finale, in direzione Pistoia, è una festa in discesa, trotterellando sul Sentiero delle sorelle in attesa di abbracciare la meta finale, la magnifica chiesa di San

Bartolomeo in Pantano, dalla cui facciata ha preso ispirazione il logo del cammino, la spirale quadrata riportata su ogni cartello e sui totem di legno. Quest’avventura non è opera di nessuno in particolare ma di tanti “montanini” in generale: come Marco a Rivoreta e Simone a Cutigliano, Pia a Popiglio e Celeste a Piteglio, Beatrice a Prataccio, ma anche Maurizio, Massimo, Daniele, Federico. Non serve che vi portiate amici per fare il San Bartolomeo: tutti loro sono lì ad attendervi. tuscanymountain.it camminodisanbartolomeo.com Ponte sospeso, San Marcello Piteglio (PT)

© Archivio Comune San Marcello Piteglio

l’aspetto più sorprendente è ritrovare la medesima accoglienza, umana e sentita, costantemente accudita dal vasto gruppo di volontari amici del Cammino di San Bartolomeo. Un progetto nato nel 2015 dai membri del Gruppo studi Alta Val di Lima di Cutigliano, che hanno subito coinvolto molte associazioni della Montagna pistoiese. Non è raro che si organizzino vere e proprie festicciole di accoglienza come accade a Spedaletto, a metà della quarta tappa, dove l’ospitalità è persino nel nome. In questo delizioso centro abitato da appena 15 persone,

67


© Pasquale Vassallo

TRAVEL

Resti del nuovo Percorso delle colonne

68


UN TUFFO NEL PASSATO SOTT’ACQUA, A BORDO DI UN BATTELLO O CON VISORE 3D. PER AMMIRARE I TESORI DELLA BAIA SOMMERSA, NEL PARCO ARCHEOLOGICO DEI CAMPI FLEGREI di Floriana Schiano Moriello

I

mmergendosi nelle chiare acque flegree, salendo a bordo di un battello dal fondo vetrato o indossando un visore 3D. È ampio il ventaglio di proposte che consentono di fare un tuffo nel passato per scoprire l’antica città romana di Baia. Quella fascia di terra, intorno a Punta Epitaffio, finita sotto il livello del mare a partire dal IV sec d.C. a causa del

bradisismo, il fenomeno vulcanico di innalzamento e abbassamento del suolo che caratterizza il golfo di Pozzuoli, a nord di Napoli. Nota come Baia Sommersa, è parte del patrimonio del Parco archeologico dei Campi Flegrei ed è la prosecuzione di quanto è visibile e visitabile fuori dall’acqua. Ville, domus, mosaici, peschiere, complessi termali pubblici

e privati si susseguono sopra e sotto il livello del mare a testimoniare la vivacità economica, culturale e sociale dell’antica Baia, meta prediletta per l’otium dell’aristocrazia romana. Oggi parte del comune di Bacoli, la città fu anticamente un centro residenziale rinomato per il clima mite, la bellezza del paesaggio, la ricchezza di benefiche acque termali, oltre che luogo di villeggiatura privilegiato della famiglia imperiale fino a tutto il III secolo d.C. Nei secoli, è stato spesso celebrato in letteratura: «Nulla al mondo splende più dell’ameno golfo di Baia», scriveva il poeta latino Orazio, che nelle Epistole ne ha esaltato la meraviglia e la vitalità.

69


© Pasquale Vassallo

TRAVEL

Una vista di Baia e, sott’acqua, una parte della città sommersa

Guidati da professionisti esperti, sott’acqua o su appositi battelli, si possono quindi ammirare i resti del Portus Julius, voluto da Augusto per lanciare Roma alla conquista del Mediterraneo, il piccolo porto commerciale conosciuto come Lacus Baianus, il Ninfeo e un insieme di resti che concorrono a delineare quello che oggi è il Parco Sommerso di Baia. L’inestimabile patrimonio scoperto nel 1984, durante un’immersione, da Eduardo Scognamiglio, Gennaro Di Fraia e Nicolai Lombardo, allora giovani studiosi di archeologia, continua a regalare sorprese e aggiungere tasselli alla nostra storia grazie alle continue ricerche subacquee. A inizio estate è stato infatti inaugurato il Percorso delle colonne all’interno del Portus Julius, che va ad aggiungersi allo storico di Punta Epitaffio ampliando l’itinerario di visita sottomarino. Il susseguirsi di magazzini che caratterizzavano l’area del porto, dove giungevano le navi dall’Oriente per lo scarico delle merci destinate al mercato di Roma, è riconoscibile ancora oggi in una successione di colonne crollate, realizzate in marmi colorati, annesse a un grosso vano circolare di cui non si conosce ancora la funzione. Le strutture facevano parte del quartiere industriale e commerciale dell’antica Pozzuoli, la famosa Ripa puteolana. Ma questo vasto e incredibile luogo sottomarino, situato a una profondità che va dai due agli 11 metri, torna a splendere, come era un tempo, 70

anche grazie alla tecnologia sfruttata per la meticolosa ricostruzione di un quartiere termale che si trova inabissato proprio ai piedi di Punta Epitaffio. L’elaborazione delle terme sviluppata digitalmente da Nicolai Lombardo, frutto di 30 anni di studio, è stata trasformata in un ambiente virtuale esplorabile a 360 gradi in collaborazione con l’informatico Raffaele Di Francia e fruibile da ogni tipo di visitatore, anche quelli meno avvezzi ad andare in mare, con l’utilizzo di un visore adatto alla realtà virtuale. Tutti possono quindi vivere l’emozione della scoperta subacquea e stupirsi di fronte all’antico sfarzo delle terme che richiamavano ospiti da ogni angolo dell’Impero. Il percorso visivo e narrativo firmato BaiaExperience, in italiano e in inglese, dura circa 25 minuti e si effettua comodamente seduti su poltroncine girevoli che agevolano la visione a 360 gradi delle strutture virtualmente ricostruite e visualizzabili in 4K. La visita comincia dalla strada sommersa, proprio quella che imboccarono i giovani scopritori. Una voce accompagna l’avventore, indicandogli ciò che si presenta alla sua vista e spiegando con chiarezza da quali elementi oggettivi si è partiti per la ricostruzione virtuale, che possiede un realismo capace di lasciare senza fiato. Le immagini si succedono con un’alternanza di com’è e com’era, donando al visitatore la sensazione di ritrovarsi sott’acqua, faccia a faccia con i

ruderi. Poi magicamente, in più fasi, questi riprendono vita e, attraverso una serie di spettacolari dissolvenze incrociate, si rivelano così come apparivano agli ospiti del III secolo d.C. L’itinerario proposto da BaiaExperience ricalca quello degli antichi frequentatori delle terme: discesi i gradini posti ai lati della strada, attraverso un corridoio dal pavimento in mosaico bianco, si giunge in uno degli ambienti più trafficati, crocevia di incontri per chi giungeva alle terme, ne usciva già ritemprato o rientrava dall’adiacente palestra. Questo primo ambiente è incantevole e ricco di dettagli, perché i considerevoli resti sul fondale ne hanno consentito un’ottima ricostruzione: si vedono i marmi sul pavimento e sulle pareti, i vari ingressi agli ambienti riscaldati e una colonna in marmo bianco, che marca la discesa verso la palestra, di cui ancora si ammirano i resti sul fondale. Andando avanti nell’esplorazione, ciò che lascia carichi di meraviglia è la straripante ricchezza cromatica del frigidario, il vano più grande dell’edificio termale. La forma rettangolare con due vasche sui lati più piccoli, i giochi di luce che si creano dalle numerose finestre, la possente volta a botte e i marmi policromi provenienti dalle province dell’Impero testimoniano la perizia degli antichi architetti, il lusso del posto e la ricchezza del titolare. Dopo aver visitato lo spogliatoio, il tepidario, i due calidari, la piscina coperta e i bagni pubblici dalla ca-


Portus Julius

che deriva dal prototipo della sala ottagona presente nella residenza romana di Nerone ma che la bravura di un ignoto architetto, in epoca domizianea, seppe trasformare in qualcosa di mai visto prima. Praticamente, questa costruzione aveva la forma di un decagono aperto verso est con i lati che, alternativamente, contenevano delle nicchie. Queste ultime probabilmente avevano ospitato, in passato, le due statue marmoree rinvenute casualmente in mare nel 1969 e oggi esposte nel Castello Aragonese di Baia, dov’è stata realizzata una riproduzione della sala del Ninfeo che funziona-

va da triclinium, ovvero da sala dei banchetti. Anche questi abbondantemente decantati, sia per la convivialità dell’atmosfera sia per la qualità dei prodotti locali come i vini e di murene, ostriche e cozze allevate qui. A Baia quindi l’emozione è garantita, che sia all’asciutto, a pelo d’acqua o immersi a tu per tu con i resti in fondo al mare. parcosommersobaia.beniculturali.it baiasommersa.it pafleg.it parcoarcheologicodeicampiflegrei baiaexperience pa_fleg

Ricostruzione virtuale della grande vasca del frigidario

© Nicolai Lombardo

ratteristica forma a elle, pensata probabilmente per tutelare la privacy di quanti ne stavano usufruendo, si viene indirizzati in un cortile rettangolare decorato con motivi ispirati all’Egitto. Qui c’è una fontana con un lungo bacino ornato da piccole cascate in marmi policromatici, su cui sgorgava acqua, quattro colonne in marmo nero con eleganti scanalature tortili, un reperto misterioso oggi conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli e poi un edificio che certamente aveva già stupito i frequentatori dell’epoca. Si tratta di un Ninfeo dalla forma eccezionale, con una geometria

71


TRAVEL

DI OLIO IN OLIO IN VIAGGIO TRA OLIVETI E FRANTOI DELL’ITALIA CENTRALE. PER CONOSCERE LE TRADIZIONI CHE IN TOSCANA, UMBRIA E ALTO LAZIO FANNO DELL’ORO VERDE UN PRODOTTO D’ECCELLENZA

S

© Toscana Promozione Turistica

ettembre è un mese dalle caratteristiche estive e autunnali insieme, in cui si oscilla nell’indecisione tra il desiderio di prolungare l’abbronzatura e la voglia di foliage, castagne e olio novello. Per assaporare l’extravergine, uno dei prodotti simbolo del made in Italy, che

72

di Giosetta Ciuffa

nella sua essenza racchiude gusto e salute con innumerevoli sfumature del territorio, non bisogna attendere l’autunno inoltrato. Certo, per le tradizionali sagre e feste dell’olio nuovo bisogna aspettare la frangitura, ma quando il prodotto è ben conservato si mantiene anche a un anno dall’im-

bottigliamento e il frantoio è luogo di innovazione e sperimentazione a tutto vantaggio della qualità. L’interesse crescente verso la scoperta di luoghi non lontani da casa, le esperienze all’aperto e in piccoli gruppi, a contatto con la natura e le tradizioni locali, hanno spinto l’oleo-


© Toscana Promozione Turistica

turismo come occasione di viaggio in paesini e borghi dove già i distretti del vino hanno contribuito a valorizzare il patrimonio enogastronomico. Immediata meta di un viaggio che ha per filo conduttore gli olivi e l’olio è la Toscana, con le pievi medievali, le colline discendenti e la luce che in ogni stagione rivela dettagli sempre nuovi. Nel versante grossetano dell’antico vulcano che è il Monte Amiata, Seggiano svela la cultivar autoctona Olivastra Seggianese. Il turista non la trova solo in bottiglia ma anche sollevata in una cisterna ottocentesca, con le radici sospese nel vuoto, alimentate mediante coltivazione aeroponica, e la chioma al sole, oltre l’apertura superiore della cinta muraria. Qui il singolare connubio tra scienza e archeologia industriale è monitorato nei suoi “respiri” dal professor Stefano Mancuso e dal Laboratorio internazionale di Neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze da lui diretto. E se per omaggio alla tradizione si possono visitare il Museo dell’olio e il frantoio Ceccherini dell’800, chi ama l’arte contemporanea può avventurarsi nel Giardino di Daniel Spoerri, una galleria open air dove, nel 2002, l’artista israeliano recentemente scom-

parso Dani Karavan ha raffigurato Adamo ed Eva nel tronco di un olivo diviso da un fulmine, in una sfoglia dorata. Per una degustazione in purezza che esalti il fruttato leggero e i sentori vegetali e di carciofo dell'Olivastra Seggianese si può prenotare un tour al frantoio Franci, a Montenero d’Orcia e, scendendo a Magliano in Toscana, nel giardino della chiesa della Santissima Annunziata si celebra un patriarca (così vengono chiamati gli olivi millenari): l’Olivo della Strega. Osservando il suo tronco, nove metri di circonferenza, e confrontandosi con quest’anima antica, si può tentare di comprendere come trascorrere il nostro tempo sulla Terra. Abitata da Etruschi e Romani e sede, in epoca medievale, di battaglie tra Firenze e Siena, la zona del Chianti è da sempre vocata alla coltivazione della vite e dell’olivo e regala una denominazione protetta che, dopo aver visitato il borgo fortificato di Montefioralle, a Greve (FI) si può assaggiare nell’azienda agricola di Giacomo Grassi o in quella di Pruneti. Oltre al blend Chianti Classico, infatti, certificano con il gallo nero, storico simbolo della zona, anche la produzione delle varietà tipiche dell’extravergine: il più

fresco e delicato Leccino, il piccante e deciso Moraiolo, adatto a legumi, zuppe e carni, e la varietà Frantoio, da assaporare nel contrasto con carni rosse e grigliate. Da Giacomo Grassi l’assaggio si accompagna con racconti che spaziano dai nomi particolari dei prodotti alle pratiche agronomiche. Pruneti, invece, accoglie i visitatori nel frantoio aziendale per spiegazioni più tecniche e nell’Extra Gallery per un taglio lifestyle, con le esplorazioni nella “mix-oil-ogy” dei cocktail a base di olio evo; sempre qui, ma in primavera, si possono visitare le coltivazioni di iris, fiore simbolo di Firenze. Dal verde al viola al giallo, altra regione che si colora di queste nuance è l’Umbria, nota per il suo cuore green costituito in gran parte da olivi: la denominazione protetta copre l’intero territorio, diviso in sottozone. La relativa Strada dell’olio Dop è molto attiva, con escursioni guidate già dopo la pausa estiva, a piedi o in bicicletta, e l’iniziativa Passeggiate & buon gusto tra borghi, oliveti e fattorie, per approfondire lo strettissimo legame del territorio con l’olio e scoprirne le varietà in un bicchierino, grazie agli assaggi che completano i tour. 73


© Fondazione Spoerri

TRAVEL

Dani Karavan Adamo ed Eva

Passeggiare tra gli olivi si può non solo tra quelli disposti nei tradizionali sesti d’impianto, ma anche in un’opera d’arte, tra i 121 che forgiano il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto nel Bosco di San Francesco, ad Assisi (PG), bene del Fai cui si accede da un portone posto lateralmente alla splendida basilica. Tremila metri quadrati di land art per

rappresentare il simbolo dell’infinito a tre anelli, con quello centrale a unire natura e artificio. Ovviamente, anche qui si produce l’extravergine, contribuendo a salvaguardare i 64 ettari della proprietà. La sottozona più vasta della Dop Umbria è proprio Colli Assisi - Spoleto, città estreme della fascia olivicola pedemontana appenninica che include Spello, Trevi, Foligno, Campello, riconosciuta Patrimonio agricolo di rilevanza mondiale dalla Fao e nel processo per essere candidata Patrimonio Unesco. In occasione del decennale dell’inserimento nella World Heritage List del sito seriale Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.), che comprende sette località in cui sono custoditi beni artistico-monumentali dell'epoca tra cui Campello sul Clitunno (PG), merita una visita il tempietto nel parco del Clitunno, variante del giardino naturalistico all’inglese, proprio accanto alle celeberrime fonti. Con la basilica del Salvatore a Spoleto condivide l’origine paleocristiana, il passato longobardo e il titolo al Salvatore, appunto. Il tempietto è stato inserito anche in etichetta da Marfuga, azienda tanto radicata da conservare documenti di trasporto delle Ferrovie italiane risalenti ai primi del ‘900: qui l’assaggio consigliato è la Dop Umbria e soprattutto il Moraiolo. Una visita a Giano dell’Umbria, castrum fortificato e poi borgo medievale nei Colli Martani, consente poi

di scoprire la cultivar tipica San Felice, che deve il nome all’abbazia con le reliquie del vescovo martirizzato, notevole esempio di romanico umbro: in purezza può essere degustata, insieme ad altri prodotti, nell’azienda Oro di Giano, sui cui terreni si trova un altro antico amico, l’olivo millenario di Macciano. Infine, in questo tracciato irregolare che lega solo alcuni dei tanti borghi dell’oro verde triangolando Toscana, Umbria e Lazio, un’altra tappa obbligata è Castelnuovo di Farfa, vicino Rieti, in una regione che conserva una tradizione antica nella lavorazione dell’olio e conta la denominazione laziale Sabina Dop. Qui è da visitare il Museo dell’olio, che espone opere di Maria Lai, Hidetoshi Nagasawa e Alik Cavaliere, quest’ultimo mancato prima di completare la scultura che ancora giace così come lui l’ha lasciata. È un istituto etnografico sensoriale che, insieme al Museo del silenzio nel monastero delle Clarisse eremite di Fara in Sabina, rende davvero speciali questi luoghi. visittuscany.com leradicidiseggiano.it danielspoerri.org frantoiofranci.it giacomograssi.it pruneti.it umbriatourism.it stradaoliodopumbria.it marfuga.it castelnuovodifarfaturismo.it/scopri-museo-dell-olio orodigiano.it

© Strada dell'olio

Bosco di San Francesco, Assisi (PG)

74


OLTRE 49 MILA TALENTI NELLA PROGETTAZIONE DI PASSI AVANTI. Migliaia di intelligenze impegnate a renderci la principale azienda tecnologica in Italia e tra le prime dieci al mondo nell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. Un percorso in costante evoluzione che è il risultato di un’unica cosa: la volontà di non fermarsi mai.

Perché c’è un futuro da costruire.


TRAVEL

LA TERRA DEI CENTENARI NELLA BARBAGIA DI SEULO E SADALI, IN SARDEGNA, UNA REGIONE ANCORA INESPLORATA CHE CUSTODISCE IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ di Angela Bacciu - a cura di vdgmagazine.it

Z

© Fraguse Saboris/AdobeStock

one umide costiere ad acqua salata, lagune e stagni, ma anche cascate naturali di bellezza straordinaria. Luoghi poco conosciuti che meritano di essere esplo-

76

rati. La Sardegna è un territorio controverso e diversificato che conta una trentina di subregioni. Ognuna ha tanto da dire al turista attento, attratto dalla natura incontaminata e ricca di storia.

TREKKING IN BARBAGIA Delle regioni centrali fa parte un vasto territorio che parte a nord di Nuoro e scende verso sud, dominato dalla mole del massiccio del Gennargentu,


© Ecomuseo Seulo

una catena montuosa ora brulla ora boscosa che culmina nella vetta di Punta la Marmora. Una zona impervia e ancora in parte inesplorata, terra di forte matrice pastorale divisa in quattro Barbagie più il Mandrolisai. Di carattere agricolo la Barbagia di Seulo, con i centri Seulo, Seui e Sadali. Il primo, poco più di mille abitanti, si esaurisce in una fila di case lungo la via principale, che è la prosecuzione della SS198, via Roma, ma negli ultimi anni è divenuto meta di appassionati di pesca sportiva, escursionisti esperti e amanti del trekking. Nella zona è molto famosa la cascata di Sa StiddioCampo di rosmarino

Sa Stiddiosa

sa: alta circa 20 metri e generata dal fiume Flumendosa, il suo nome vuol dire gocciolante, da “is stiddius”, l’effetto delle gocce che cadono. Dopo una semplice discesa di circa un’ora si arriva a un laghetto d’acqua verde smeraldo ai margini della sponda destra del fiume, dove è possibile fare il bagno da giugno a ottobre. Per il secondo anno consecutivo, sabato 28 agosto la cascata sarà illuminata con luci a led per diventare lo scenario di un suggestivo concerto al tramonto. LONGEVITÀ DA RECORD Oggi gli abitanti di queste località si potrebbero definire resilienti, visto che l’85% del territorio è coperto da boschi e resta molto poco per coltivare o pascolare. La notizia della scomparsa di “Tziu Antoni”, Antonio Todde, di 112 anni e 345 giorni, nel 2002 a Tiana, in provincia di Nuoro, suscitò l’interesse mondiale spingendo i ricercatori a domandarsi il segreto della longevità in Sardegna. Era soprannominato il nonno del mondo e gli era stato ufficialmente riconosciuto il Guinness dei primati 2001 come l’uomo più anziano del nostro pianeta. A chi chiedeva della sua salute, il pastore sardo rispondeva sempre che stava meglio a 100 anni che da giovane: non aveva segreti ma amava vivere giorno

per giorno, senza fretta, rispettando il prossimo, mangiando frutta secca, castagne e bevendo due bicchieri di vino rosso al dì. Da oltre 15 anni il mondo della ricerca scientifica si appassiona al fenomeno della longevità, identificando i territori centrali montuosi dell’isola, in cui vivono oltre quattromila centenari, come zone blu, un termine usato per identificare una zona in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Ma non è stata trovata una formula scritta: la longevità dipende dalla qualità dell’alimentazione, lo stile di vita, l’aria pulita, il movimento fisico – qui reso obbligatorio dalla conformazione del territorio – i rapporti sociali e, ovviamente, il patrimonio genetico. A TAVOLA CARNE E FORMAGGI La gastronomia riflette la morfologia di questa regione, per la maggior parte adatta al pascolo, dove a occupare i posti principali sulla tavola sono la carne d’agnello e di capretto, ma anche il maialino cucinato ad arte dai pastori e il pane di grano e orzo rigorosamente fatto in casa. L’alimentazione poggia da sempre, e ancora oggi, soprattutto su alimenti semplici come pane, latte, formaggi, carni arrostite, verdure e frutta. 77


TRAVEL

© geodan78/AdobeStock

materie prime naturali e dell’utilizzo in ambito gastronomico di oli essenziali e acque aromatiche. Ciò che prima veniva utilizzato solo nel settore della cosmesi o aromaterapico, ora ha preso piede nell’alta cucina. Ecco quindi l’idea dell’azienda Fragus e Saboris di presentare un set di essenze certificate a uso alimentare, di facile utilizzo e in netto contrasto con la deperibilità delle piante aromatiche fresche in cucina. Da provare le insalate terapeutiche dove, al posto di olio e aceto, viene nebulizzata l’acqua aromatica del lentisco, del timo o del rosmarino. ecomuseoseulo.com comune.seulo.ca.it escursionisadali.it fragusesaboris.it

Cascata naturale di Su Stampu de su Turrunu

© Vladimir/AdobeStock

Spezzatino di capra con patate

78

una visita il paese di Sadali, dal 2017 tra i Borghi più belli d’Italia, anche questo sede di un gran numero di centenari. Qui è l’acqua l’elemento principale, artefice di spettacolari monumenti naturali come la celebre cascata di Su Stampu de su Turrunu, il cui getto proviene da un foro nella roccia e cade direttamente al centro del laghetto. Il turismo qui vive delle bellezze del territorio ma anche della lavorazione e trasformazione di © Gabriele Doppiu

In un’isola così legata alla pastorizia non c’è da stupirsi se gli ingredienti principali del pasto sono formaggi di capra e di pecora e prodotti a chilometro zero. Nelle ricette che custodiscono il segreto della longevità solo prodotti semplici e genuini: per esempio, il minestrone estivo (minestra ‘e istadi), un tripudio di fagiolini freschi, cavolo rapa, zucchine, patate, lardo, cipolla, pomodori, formaggio in salamoia (quagliato), con poca pasta, lo spezzatino di capra o pecora con patate (cassola de pezza ‘e craba o erbei cun patata). A pochi chilometri da Seulo merita

u C as

ilix in f

i


Sogni il teletrasporto? Noi ti diamo la Telemedicina Se venire in ospedale ti costa tempo e fatica, c’è un medico che ti aspetta online. Puoi prenotare ed eseguire una visita con il tuo specialista di fiducia utilizzando un pc o uno smartphone. Scopri le strutture di Gruppo San Donato che offrono il servizio di Telemedicina.

79


GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]

peppone_calabrese

© e55evu/Adobe Stock

UMBRIA AUTENTICA

80


A RASIGLIA, PICCOLO BORGO IN PROVINCIA DI PERUGIA, TRA SORGENTI D’ACQUA, PRODOTTI ARTIGIANALI E COLTIVAZIONE PARTECIPATIVA DI GRANI ANTICHI

D

a qualche tempo sono affascinato dai siti del Fai e se capito vicino a uno di questi non perdo occasione di visitarlo. Oggi è il turno di Rasiglia (PG), nella Valle del Menotre, verso l’Appennino umbro-marchigiano. È soprannominato il paese delle sorgenti

ma anche la Venezia dell’Umbria, per via dei corsi d’acqua che attraversano il piccolo centro della frazione. Il borgo fa parte del Luoghi del cuore del Fondo ambiente italiano, è di una bellezza incredibile e si capisce immediatamente che i suoi abitanti vi sono legati da un amore viscerale.

Qui è tutto molto curato e la presenza di tanti turisti stranieri rende la mia passeggiata ancora più piacevole. Arrivare in questo paesino è come perdersi nel tempo: scopro le antiche radici di un luogo legato da sempre alla presenza dell’acqua, grazie alla quale sono sorti mulini, cartiere e prospere attività di produzione, tintoria e filatura della lana. Immergersi nel silenzio, rotto solamente dal rumore dei torrenti e dal fruscio del vento che scuote le fronde degli alberi, lascia campo libero all’immaginazione. Rasiglia è un tipico borgo medievale umbro: dalla fragorosa sorgente di Capovena scaturisce tutto l’abitato, che si dispiega ad anfiteatro. La rocca che sovrasta con l’alta mole le piccole case strette tra loro e i vicoli che trasportano i visitatori indietro nel tempo guidano alla scoperta della sua bellezza solitaria. Mi fermo in una bottega per pranzare, prendo un tagliere di salumi artigianali e un bicchiere di vino, faccio i complimenti all’oste per quel gusto autentico e antico e lui mi indica il produttore, che sta proprio fuori dalla porta della bottega, spiegandomi con orgoglio come tutto quello che si acquista a Rasiglia sia prodotto da aziende locali. Adolfo, così si chiama il ragazzo, sente parlare di lui e inizia a scherzare con noi. Mi racconta che gestisce un agriturismo una decina di chilometri più avanti, il Castello di Pupaggi. Rappresenta il tipico giovane innamorato della sua terra, della natura e della montagna. Con entusiasmo parla del suo allevamento di maiali neri allo stato brado, da cui produce carne e salumi saporitissimi, e della suggestiva atmosfera del Castello, oggi albergo diffuso a 800 metri sul livello del mare. Ha un’altra grande passione, quella per la coltivazione dei grani antichi. Mi racconta di una ragazza conosciuta cinque anni prima con la quale aveva collaborato per realizzare banchetti al Castello. Sono curioso di conoscerla e gli domando dove poterla incontrare, lui le telefona e ovviamente sta lavorando

Rasiglia (PG) 81


© Pandataria film

GENIUS LOCI

Valentina Dugo nei campi a Cannaiola di Trevi (PG), nel 2019, per la partenza del Consorzio Avo

in un campo. Prendo la bici e mi inoltro nella campagna, ai lati solo distese di grano. Inizio a canticchiare «andiamo a mietere il grano, il grano, il grano», mentre in lontananza scorgo una silhouette disegnata dal sole. Valentina ha 40 anni, è nata a Firenze e ha alle spalle studi di filosofia ed esperienze di scrittura nell’ambito della poesia e del teatro. Il suo percorso davanti ai fornelli comincia a 23 anni, si forma sul campo, in Italia 82

e all’estero. «Dopo molti viaggi mi sono stabilita qui. L’Umbria rurale mi ha insegnato tutto ciò che sono ora. Mi piace approfondire i temi che ruotano intorno al cibo: la storia produttiva delle materie prime, la cultura e la sapienza millenaria che ne costituiscono l’essenza, il recupero delle tradizioni. Intervisto le comunità del luogo, raccolgo storie e saperi dell’artigianato locale: la questione della memoria culturale, del trasferimento di anti-

chissimi saperi diventa una grande passione», mi spiega. «Approfondendo il legame dell’uomo con la terra ho iniziato a occuparmi degli aspetti ecologici della produzione alimentare e della biodiversità, e a promuovere con il mio lavoro da chef un’alimentazione viva e consapevole». Dopo dieci anni di cucina alla ricerca del meglio, un giorno chiede a un pastore, Dante di Montefalco, proprietario di un vecchio caseificio, di


insegnarle a fare il formaggio. «In realtà, poi lui mi ha presentato sua figlia Francesca e sono stata un mese con lei in un piccolo caseificio. Usava ancora la vecchia caldana e il latte crudo. Mi ha spiegato che la bontà del formaggio dipende da cosa hanno mangiato le pecore, quindi dal tipo di erbe e fiori che si sono sviluppati nei campi. Mi sono resa conto, a un certo punto, che un pecorino è un paesaggio e racchiude l’intera storia di un territorio. Da lì ho iniziato a riflettere sulla vita e le tradizioni del cibo, difficili da conoscere nei dettagli. Ed è iniziato il mio viaggio dietro le quinte della produzione artigianale fino a quando, un giorno, mi sono interessata alla questione del grano per via della diffusione di tutte le intolleranze legate al glutine. Mi sono chiesta perché, da simbolo del Mediterraneo, il grano sia diventato una sorta di minaccia per la nostra salute». Sono affascinato dalla forza delle sue parole, è entusiasta e convinta, anche se il suo accento toscano mi fa sorridere. «Ho studiato e ricercato che cosa fosse successo al grano ed è iniziata la storia del mio percor-

so agricolo. Sono entrata in contatto con un ricercatore dell’Università della Tuscia a Viterbo, il caro Renato, con cui ho avuto delle bellissime conversazioni. Mi ha spiegato come la manipolazione biotecnologica e le modalità di produzione in campo abbiano modificato quello che per migliaia di anni è stato l’alimento base della nostra alimentazione. Quindi mi sono concentrata sui grani antichi per tentare di recuperare delle varietà e metterle in produzione. Tre anni fa ho aperto un’azienda agricola, ho vinto un bando regionale di filiera sperimentale e l’Università mi ha fornito sette varietà di grani antichi che ho moltiplicato in campo partendo da pochi chili». Orgogliosa, aggiunge che nell’ultimo raccolto, concluso con le recenti trebbiature grazie alla sua rete distribuita in Umbria, ha superato gli 80 quintali e avviato una filiera di produzione chiamata Pasta Locale. «L’idea iniziale era quella di creare una filiera chiusa, ma poi mi sono resa conto che era più interessante comprendere i meccanismi capaci di affidare e distribuire la biodiversità su tutto il territorio. Oggi l’impegno della rete che guido e del

progetto chiamato Consorzio Avo, acronimo di Agricoltura Valori Origine, è proprio quello di elaborare un modello di coltivazione e produzione partecipativa di biodiversità, non solo cerealicola ma alimentare in maniera più vasta. A oggi sono otto le aziende agricole che partecipano al progetto, tra cui un pastificio e un mulino a pietra». Mi guarda, l’attenzione per quello che dice è massima, si ferma per diversi secondi, gli occhi le brillano, non di commozione ma di slancio e vitalità. «Invece di incentivare il copyright, cioè la tendenza del mercato attuale ad appropriarsi di biodiversità e farci grandi marchi commerciali, occorre elaborare delle strategie copyleft, partecipative e distributive», esclama. Mi congedo da lei con un pacco di pasta fatta con i loro grani e sono felice di constatare quanto la partecipazione attiva al processo di un luogo passi dall’esigenza di far crescere la qualità della vita e creare economia circolare a vantaggio delle comunità locali. Sognando un giorno di non vedere più giovani dover andar via per coltivare i propri sogni.

© Pandataria film

Valentina con la comunità di Cannaiola, che presiede la Festa della rievocazione storica della trebbiatura (2019)

83


INCLUSION

UNA FAVOLA DA GUSTARE

In queste pagine, alcuni ragazzi del progetto NonUnoMeno

IL SUCCESSO DI NONUNOMENO, LA SOCIAL EXPERIENCE PER L’INSERIMENTO LAVORATIVO DI GIOVANI CON DISABILITÀ IN BAR, RISTORANTI E PROGETTI TURISTICI NEL SAVONESE di Gaspare Baglio 84

gasparebaglio

C’

era una volta (e c’è ancora) una cooperativa sociale impegnata a offrire una chance e una prospettiva a ragazze e ragazzi con disabilità. Già nel nome, NonUnoMeno, è racchiuso l’obiettivo dell’inclusione, che si realizza attraverso una social experience fatta di bar e ristoranti, fiorita dalla collaborazione tra la cooperativa Jobel, l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale (Anfass), gli istituti alberghieri di Alassio e Finalborgo (SV), i comuni

del comprensorio, i servizi di inserimento lavorativo disabili e il Centro di salute mentale di Albenga. Il sogno inizia nel 2013, quando il Comune alassino offre a Jobel la gestione del bar e della biblioteca nel centro cittadino. «Un modo per creare un format che permettesse la collocazione di giovani con vari tipi di disabilità, sia fisica che mentale», spiega Andrea Varaldo, coordinatore dell’area inserimenti lavorativi in ambito turistico della cooperativa. La sua voce non nasconde l’emozione di una favola che è continuata, tre


anni più tardi, con un ulteriore sviluppo a Finalborgo e Albenga, grazie alla collaborazione con strutture di ristorazione all’interno di un parco e, infine, con l’apertura del ristorante U Levantin nel centro storico di Laigueglia, sempre nel Savonese. L’osteria sociale, dove i piatti forti sono i manicaretti della cucina levantina regionale, come suggerisce il nome del locale, diventa un piccolo caso e staziona spesso nei primi posti delle classifiche su Tripadvisor. «Qui convergono le ragazze e i ragazzi che si sono fatti le ossa lavorando nei bar di NonUnoMeno», precisa Andrea. Le cose vanno benissimo, anzi, a gonfie vele: il progetto funziona dal punto di vista economico e sostiene lo sviluppo sociale dei giovani coinvolti. «Abbiamo visto persone autistiche, che non riuscivano neanche ad attraversare la strada, ritrovarsi, col tempo, in pieno agosto, a gestire una sala ad altissima frequenza turistica. Alla base, c’è la volontà di andare per gradi: il bar di Alassio è una sorta di laboratorio. Mentre nel bistrot del Chiostro di Santa Caterina a Finalborgo si servono aperitivi serali e si organizzano matrimoni. Ogni ragazzo segue un percorso personalizza-

to, se nel social café alassino sono aiutati da un’educatrice, nelle altre strutture due psicologhe coordinano le attività in sinergia con gli enti territoriali». Come in ogni fiaba, però, c’è qualcuno che trama alle spalle dei valorosi che mettono in campo impegno, professionalità e competenze. Il villain di questa storia è il Covid-19, il virus che ha messo il mondo ko. Varaldo ammette che la pandemia è stata «un muro sul quale i ragazzi hanno sbattuto la faccia ad alta velocità. Il contraccolpo si è sentito

forte, ma fortunatamente con l’aiuto di educatori e psicologi non sono mai stati lasciati soli e li abbiamo reinseriti non appena possibile. Per alcuni è stato come tornare indietro di un bel po’, per altri quasi come ricominciare da zero». A questo si aggiunge che U Levantin ha dovuto chiudere i battenti: «Purtroppo non ha avuto la possibilità di allestire uno spazio esterno come richiesto dalle norme anti Covid-19. E i dipendenti sono stati dirottati su Finalborgo e altri progetti». Anche se la storia sembra non avere un lieto fine, in realtà ce l’ha. Questa volta non ci sono principi azzurri o fantastici maghi, ma la meravigliosa forza di volontà delle persone che hanno visto crescere questi ragazzi, credendo in loro e decidendo di puntare, ancora una volta, su un azzardo: «Abbiamo un immobile ad Andora dove speriamo, entro l’anno, di aprire un ristorante con una grande area esterna. In autunno le attività continueranno, per fortuna i locali stanno andando bene e i dipendenti si sono integrati nel contesto sociale anche grazie a eventi culturali e mostre. Abbiamo lavorato anche in periodi problematici dal punto di vista turistico, ma la cosa più importante è che siamo riusciti a far ripartire i ragazzi», conclude Andrea. E finché c’è questa voglia di farcela e di dare speranza, ci sarà sempre un «e vissero felici e contenti». jobel.it | anfass.net

85


ARTE

UNA CAROVANA DI CREATIVITÀ A MILANO, DAL 17 AL 19 SETTEMBRE, TORNA IN PRESENZA LA FIERA INTERNAZIONALE MIART, CON 145 GALLERIE PROVENIENTI DA OLTRE 20 PAESI di Giuliano Papalini - paepa2010@libero.it

86


D

opo quasi due anni di astinenza a causa della pandemia, la carovana dell’arte ritrova la fiducia e si rimette in movimento partendo da Milano. Decine di migliaia di collezionisti, appassionati, operatori del settore sono attesi dal 17 al 19 settembre a Fiera Milano, dove

va in scena la 25esima edizione di Miart, appuntamento internazionale d’arte moderna e contemporanea. Dopo sarà la volta di Art Verona, dal 15 al 17 ottobre. E poi, da 5 al 7 novembre, tutti a Torino per Artissima 2021 che, guidata da Ilaria Bonacossa per il quinto anno consecutivo, riafferma la

propria anima avanguardistica e sperimentale. Bisognerà invece aspettare l’inizio del 2022 per scendere a Bologna dove, dal 21 al 23 gennaio, è attesa Arte Fiera, la più antica mostra mercato di arte moderna e contemporanea del Paese. Tornando a Miart, la kermesse diretta per la prima volta da Nicola Ricciardi quest’anno vede la presenza, nei padiglioni di fieramilanocity, di 145 gallerie provenienti da oltre 20 Paesi, tradizionalmente divise in cinque sezioni: Established Contemporary, Established Masters, Emergent, Decades, Generations. Parallelamente, su una piattaforma digitale dedicata, viene proposta un’accurata selezione di opere firmate da contemporanei affermati, maestri moderni e giovani emergenti. Con un percorso ricco di dialoghi, scoperte e riscoperte, dai primi del ‘900 alle creazioni delle ultime generazioni, Miart mantiene il suo carattere internazionale confermandosi come un appuntamento il cui elemento distintivo è l’ampia offerta cronologica. «Ho accettato con entusiasmo questa nuova sfida, con l’ambizione di poter contribuire nel corso dei prossimi tre anni a consolidare l’evento come punto di riferimento per le gallerie, gli artisti e i collezionisti italiani e internazionali», spiega Ricciardi. «Se da un lato è mia cura garantire solidità e continuità rispetto al percorso tracciato prima di me con intelligenza e lungimiranza da Vincenzo de Bellis e Alessandro Rabottini, dall’altro il mio impegno è far sì che il perimetro di Miart aderisca ai confini di un mondo inevitabilmente cambiato, mantenendo uno sguardo dritto e aperto al futuro. Con un preciso obiettivo: facilitare il più possibile lo scambio, il commercio, la pratica dei galleristi e l’interazione con i collezionisti», precisa il direttore. In questa edizione, la manifestazione rivolge particolare attenzione alla parola poetica – intesa come forma di linguaggio universale – a partire dal titolo scelto, Dismantling the silence, tratto dall’omonima raccolta di ver-

Fabrizio Cotognini Parnassus 2 (2020) Courtesy l’artista e Prometeogallery di Ida Pisani

87


ARTE

si del poeta statunitense di origine serba Charles Simić, a 50 anni dalla sua pubblicazione. Questo interesse viene declinato in una serie di iniziative volte a valorizzare nuovi dialoghi tra passato e presente, storia e sperimentazione, e a promuovere lo sbocciare di nuove forme di comunicazione tra tutti i soggetti che da sempre animano la fiera milanese. La prima di queste iniziative è stato il progetto editoriale And Flowers/ Words che, nel corso degli ultimi mesi, ha visto la partecipazione di numerose personalità del mondo artistico e culturale italiano, tra cui Massimiliano Gioni, Mariangela Gualtieri, Luca Lo Pinto ed Emanuele Trevi, unite tra loro dall’interesse per la parola scritta e parlata, che sono state coinvolte in conversazioni settimanali sui canali digitali della fiera. Ora, in continuità con questo percorso, Miart presenta Starry Worlds, un’inedita proposta che trae ispirazione da una poesia citata durante una delGabriella Ciancimino Liberty Fleurs (project Le jardin de la Résistance) (2013) Courtesy collezione privata e galleria Gilda Lavia, Roma

Thorsten Brinkmann Marmelo (2019) Courtesy Galleria Fumagalli, Milano

88


Doğan e Triennale Milano con Corrado Levi ed Elena Rivoltini. E ancora, la Fondazione Adolfo Pini con Elisabetta Benassi, Pirelli HangarBicocca con Neïl Beloufa e Maurizio Cattelan, Fondazione Pomodoro con Nevine Mahmoud, Margherita Raso e Derek MF Di Fabio, e Fondazione Prada con Simon Fujiwara. Starry Worlds di fatto anticipa e amplifica la Milano Art Week, il ricco calendario di inaugurazioni e progetti speciali previsto dal 13 al 19 settembre in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Milano, che riunisce le maggiori istituzioni pubbliche e le fondazioni private della città. Non resta che cominciare da Miart, visitando la fiera in totale sicurezza, grazie a un preciso protocollo per il contenimento del Covid-19 consultabile anche online. miart.it miart.milano miartMilano miartmilano

Pier Paolo Calzolari Studio (1986) Foto di Daniele De Lonti Courtesy Repetto Gallery, Londra

le conversazioni della poetessa americana Adrienne Rich (1929-2012), For Memory (1981). Animata dal desiderio di «mettere insieme, pezzo dopo pezzo, i mondi stellari», la kermesse ha coinvolto diverse istituzioni cittadine chiedendo ai protagonisti delle mostre di settembre di condividere versi, citazioni e frammenti di poesie significative o influenti per la loro ricerca artistica e il loro lavoro. Queste verranno poi raccolte, dando forma a una particolarissima antologia che sarà in parte anche una mappa poetica di Milano. Nel progetto Starry Worlds sono stati coinvolti alcuni luoghi culturali del capoluogo lombardo, che per l’occasione propongono al pubblico opere di grandi artisti italiani e internazionali. Come i chiostri di Sant’Eustorgio con Alessandro Pessoli, Fondazione Furla e Gam - Galleria d’arte moderna con Nairy Baghramian, Fondazione Ica con Simone Fattal e Michael Anastassiades, Pac - Padiglione d’arte contemporanea con Luisa Lambri e Zehra

Flavio Favelli Riflessi Borghesi (Angeli) (2020) Courtesy Studio Sales di Norberto Ruggeri, Roma

89


ARTE

MILANO HYBRĬDA UN PROGETTO CREATIVO MAPPA LE REALTÀ ARTISTICHE E GLI SPAZI INDIPENDENTI DELLA CITTÀ AMBROSIANA. PER UNA NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE DEL CONTEMPORANEO a cura di Untitled Association

G

li appuntamenti con il Fuorisalone, la Design Week e la Fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea Miart segnano un settembre meneghino all’insegna dell’arte e del design.

untitledassociation

Contemporaneamente, a Milano arriva anche il progetto Hybrĭda, che punta a raccontare alcune delle realtà creative più interessanti della città. Associazioni culturali e no profit, spazi gestiti da artisti, progetti indipenden-

ti, luoghi di ricerca e sperimentazione restituiscono nuove geografie della città nel tentativo di promuovere e diffondere prospettive innovative sul contemporaneo. untitled-association.org

Claudia Losi, Arazzo (1996)

01. ASSAB ONE Via Privata Assab 1, Milano assab-one.org assabone

© Andrea Rossetti, courtesy the artist and Monica De Cardenas Gallery

Organizzazione no profit fondata da Elena Quarestani per offrire agli artisti uno spazio non convenzionale di ricerca. Con un’attività che va dalla produzione di mostre, eventi culturali e progetti creativi, Assab One sostiene iniziative che integrano discipline diverse e progetti in cui l’arte e la cultura sono strumenti di indagine sul presente.

02. co_atto Porta Garibaldi, stazione del passante ferroviario, Milano co_atto coattoproject.com Un project space ma anche un hub di ricerca e scambio in cui si interfacciano competenze e persone. Propone progetti site specific destinati a contaminare la città con collaborazioni off site, allo scopo di creare rapporti con il territorio e le realtà che lo animano.

1+1+1/2021 Architecten Jan De Vylder Inge Vinck, Claudia Losi, Caretto/Spagna Progetto di Elena Quarestani, a cura di Federica Sala 4 SET>16OTT

Ricominciare dal silenzio 8 SET>29 OTT

360° HORIZON Marco Palmieri Installazione fotografica 4 SET>16OTT 03. Dimora Artica Via Dolomiti 11, Milano dimoraartica.com dimoraartica Ideato da Andrea Lacarpia, promuove l’arte emergente attraverso una selezione di artisti e un’attitudine aperta alle nuove tendenze del contemporaneo. Dal dialogo tra arte e curatela nasce un progetto ibrido, tra galleria e project space indipendente.

Pietro Di Corrado, Hot wheels (2020) Courtesy the artist and Dimora Artica

90

Favolacce Pietro Di Corrado, testo di Caterina Avataneo 7 SET>11 OTT

co_atto, Stazione del Passante Ferroviario di Porta Garibaldi, Milano Courtesy co_atto


06. LAQ - lartquotidien Basilica di San Celso, corso Italia 37, Milano lartquotidien.com lartquotidien Associazione no profit fondata nel 2018, si occupa di organizzare rassegne, visite guidate e progetti culturali. Il focus di LAQ è la promozione di artisti e attività che contribuiscono a far sviluppare una coscienza critica, sostenendo che l’arte contemporanea possa connettersi con il passato e immaginare un futuro in cui le espressioni creative come arte visiva, design, architettura e performance dialoghino tra loro. Alfredo Aceto, Svuotatasche, dettaglio (2021) © Andrea Rossetti, courtesy the artist, Galerie Lange + Pult, Istituto Svizzero, Pro Helvetia, Fonderia Battaglia

04. Fonderia Artistica Battaglia Via Oslavia 17, Milano fonderiabattaglia.com fonderia_battaglia Forte di una storia e tradizione secolare, continua a porsi come obiettivo la volontà di sostenere l’incontro e l’accoglienza di talenti, soprattutto i più giovani, per tramandare l’antico sapere della fusione del bronzo e permettere un rinnovamento del linguaggio artistico nel tempo. Grazie a residenze e progetti, come il Battaglia Foundry Sculpture Prize istituito nel 2016, la fonderia si è aperta anche a un’audience internazionale. Svuotatasche Alfredo Aceto 14>18 SET In collaborazione con Istituto Svizzero, Pro Helvetia e Galerie Lange + Pult

05. FuturDome Via Giovanni Paisiello 6, Milano futurdome futurdome.org Un tempo luogo d’incontro di artisti di fama mondiale e del Movimento Futurista, oggi museo indipendente che coltiva talenti internazionali emergenti e offre un luogo in cui le discipline contemporanee diventano parte integrante della vita quotidiana. A cura di Isisuf - International Institute on Futurism Studies, sotto la direzione artistica di Atto Belloli Ardessi, è uno spazio abitativo di nuova generazione che ospita eventi culturali organizzati nelle aree comuni o negli appartamenti privati. Dusk to Dawn. Fragments from the Plastic Archives Niccolò Quaresima, a cura di Atto Belloli Ardessi FINO AL 16 OTT Confirm Umanity Anouk Kruitof, a cura di Atto Belloli Ardessi 15 SET>27 NOV

Cezary Poniatowski Mostra personale 9>19 SET

Gioia Di Girolamo, Impalpable (2016) © M. Costantini, courtesy Galleria Bianconi and lartquotidien

Niccolò Quaresima, Dusk to Dawn, dettaglio, da Plastic Archive (2021) Courtesy the artist and FuturDome

07. Spazio Gamma Via Pastrengo 7, Milano spaziogamma.net spaziogamma Co-diretto da Stefano Non e Beatrice Dellavalle, è uno spazio espositivo per l’arte contemporanea e un bookshop trasversale con una selezione di testi organizzata sulla base di un percorso critico ragionato. Esposizioni, talk e presentazioni fanno parte di un programma incentrato sull’approccio pluridisciplinare. 91


ARTE

ANIME DI CARTA UN TUFFO NEI RICORDI FORMATO CARTOON. IN MOSTRA A FIRENZE OLTRE 500 DISEGNI ORIGINALI DEI PRINCIPALI FILM D’ANIMAZIONE, DA PINOCCHIO A L’IMBATTIBILE DAITARN 3 di Gaspare Baglio L’imbattibile Daitarn 3, Sunrise (1978) Rodovetro su fondale dipinto

92

gasparebaglio


Yoghi e Braccobaldo, Hanna-Barbera (1966) Illustrazione per una pubblicità realizzata da Iwao Takamoto

U

Pinocchio, Disney Studios (1940) Modello a colori della versione non ancora definitiva del personaggio

no dei più famosi è quello che «si trasforma in un raggio missile coi circuiti di mille valvole». Ma c’è anche il bambino che lancia l’onda energetica dopo aver trovato le sfere del drago, il cavernicolo che urla «Yabba Dabba Doo!», il leone che si prepara a diventare il re della jungla e la fanciulla che tenta di non pungersi con un fuso di arcolaio. «Ci sono eroi e principesse da ogni parte del mondo, draghi pronti ad attaccare e a difendere. E qualche stregone e fatina per aggiungere magia al già magico gruppo». Federica Fabbri, curatrice con Sandro Cleuzo e Luca Chiarotti della mostra AniMA. La magia del cinema d’animazione da Biancaneve a Goldrake, racconta così l’appuntamento previsto fino al 17 ottobre nelle sale di Palazzo Medici Riccardi, a Firenze. 93


ARTE

Mulan, Disney Studios (1998) Frame a matita tratto dal film realizzato da Mark Henn, animatore del personaggio

I Flintstones, Hanna-Barbera (1960) Disegno di presentazione di un episodio

94


Dragon Ball Z, Toei Animation (1989) Disegno a matita del personaggio Vegeta

Per la prima volta vengono presentati al pubblico 500 disegni originali dei cartoon più amati e conosciuti, per tuffarsi nei ricordi e lasciare spazio alla fantasia. «Basta osservarla bene, con gli occhi un po’ più aperti, per accorgersi che questa rassegna è una sorprendente macchina del tempo, in cui gli adulti possono tornare bambini e i bambini immaginare il loro futuro in qualsiasi forma e colore». Si viaggia tra disegni e illustrazioni realizzati per capolavori Disney come Pinocchio e Mulan, celeberrime serie tv della casa di produzione Usa Hanna-Barbera, dai Flintstones a L’orso Yoghi passando per Braccobaldo Show, famosissimi anime nipponici tra cui L’imbattibile Daitarn 3 e Dragon Ball o tavole di lungometraggi firmati dal regista, animatore e produttore statunitense Don Bluth, come Fievel sbarca in America e Anastasia. Una mostra, dunque, che ripercorre la storia della settima arte formato cartoon con pezzi unici di inestimabile

Braccobaldo Show - Hanna-Barbera (1958) Cel su background dipinto, firmato da Bill Hanna e Joe Barbera

valore. «Troviamo preziosi modelli dei personaggi, da Felix the Cat a Braccio di Ferro fino a Topolino. Pezzi rarissimi come il modello del cane Reddy, tratto dalla prima serie in assoluto di Hanna-Barbera, The Ruff and Reddy Show del 1958, e il disegno del pesce del film Warner Bros The Incredible Mr. Limpet, del 1964», continua Fabbri. La sezione educational, inoltre, permette di scoprire il backstage dell’animazione: studio dei personaggi, disegni per gli ambienti, sperimentazioni sul colore e molto altro. Tra storyboard, layout e schizzi, l’esposizione fiorentina è un piccolo, grande gioiello per far lavorare l’immaginazione che, come sottolinea la curatrice, è uno dei grandi motori dell’anima. «Siamo lieti di affidare i nostri personaggi alla fantasia delle persone. Seconda stella a destra, e li troverete tutti». palazzomediciriccardi.it 95


MODA

MECENATI D’ITALIA

96


DOMENICO DOLCE E STEFANO GABBANA PRESENTANO A VENEZIA LA NUOVA COLLEZIONE COUTURE. CREATA IN COLLABORAZIONE CON LE ECCELLENZE ARTIGIANE DEL PAESE di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili In tutto il servizio immagini Dolce&Gabbana Alta Moda, Alta Sartoria e Alta Gioielleria - Venezia 2021 Foto Ufficio Stampa Dolce&Gabbana

È

dalle mani che nasce l’opera dell’uomo. Dal gesto sapiente di un sarto o di un artigiano: semplice, naturale ma al tempo stesso carico di studio e di cultura. Di tali maestrie l’Italia è piena e lo sanno bene Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che preferiscono la dimensione intima e personale del nostro Paese per presentare la loro couture. Come due mecenati, dal 2012 scelgono di mostrare le loro creazioni in Italia incontrando le realtà artigianali locali, per promuovere il territorio e far riscoprire i tesori nascosti della nostra tradizione. Un ideale Grand Tour che li ha riportati a Venezia, dove avevano già sfilato nel 2013: dal 28 al 30 agosto hanno invaso i canali e i ponti della Serenissima con le loro collezioni di Alta Moda, Alta Sartoria, Alta Gioielleria e Alta Orologeria. Uno spettacolo che ha incantato piazza San Marco, tra abiti preziosi e vip internazionali, prima fra tutte Jennifer Lopez, e le note di Nessun dorma della Turandot cantata dal premio Oscar Jennifer Hudson all’apertura delle sfilate femminili. Un evento che è stato anche l’occasione giusta per la preview di Dolce&Gabbana Casa. Prima di rientrare a Milano per la Fashion week del prêt-à-porter, dal 21 al 27, gli stilisti si soffermano sulla bellezza assoluta d’Italia.

S te

fano

G a b b a n a e D o m e n i co D

Com’è stato tornare in Laguna per queste nuove sfilate? DD&SG Venezia rappresenta per noi la perfetta armonia degli opposti che si attraggono: è romantica e sensuale, malinconica e gioiosa, luminosa e notturna, sacra e profana. È la città di Marco Polo e Casanova, storicamente crocevia di culture, un porto sul mondo. Tutti sognano Venezia. È per questo che è così magica ed è per questo che abbiamo deciso di tornare lì: riesce a regalarti qualcosa di nuovo ogni volta. L’appuntamento nella città veneta rientra nell’ideale Grand Tour d’Italia partito nel 2012 da Taormina per valorizzare il patrimonio artigianale del Paese. Come è nata l’idea? DD Molti aspetti della cultura sono stati massificati. C’è troppo “fast”: nella moda, nel cibo, nella comunicazione, nella cultura. Il mondo che viviamo ha trasformato il fashion in un logo o in una borsa. Noi volevamo riscoprire il talento e la creatività manuale. SG Siamo ossessionati dal “fatto a mano” perché è dalle mani che nasce l’opera dell’uomo. Con le mani si scrive, si cuce, si disegna. In Italia c’è una manualità eccezionale e, lavorando con le sarte e le ricamatrici, abbiamo riscoperto l’umanità della moda. Viviamo in un Paese che ha un patrimonio artistico e culturale incredibile e siamo orgogliosi di poter dare spa-

o lc

e

zio alle maestrie artigiane che ancora oggi rappresentano la vera eccellenza. Nel 2015, alle collezioni femminili d’Alta Moda si aggiungono quelle maschili di Alta Sartoria. Insieme all’Alta Gioielleria e all’Alta Orologeria il progetto diventa a tutto tondo e tocca ogni sfera della couture. Come si è sviluppata questa evoluzione? DD È stata naturale. L’Alta Sartoria, per esempio, è una risposta alle richieste di mariti, figli e amici delle nostre clienti che volevano avere qualcosa di veramente unico anche per loro: dopotutto, la tradizione sartoriale, il concetto del “vestire bene” e del decoro sono sempre stati parte della cultura maschile. SG Gioielli e orologi sono per loro natura oggetti preziosi: con le collezioni Alta Gioielleria e Alta Orologeria abbiamo voluto far entrare questi due mondi nell’universo delle creazioni uniche di Dolce&Gabbana. Anche in questo caso lo abbiamo fatto riscoprendo le antiche tecniche artistiche e artigianali italiane: l’incisione, la filigrana, lo smalto, le miniature, il micromosaico. Nel 2012 avete lanciato anche Botteghe di Mestiere, un percorso formativo all’interno della vostra azienda per avvicinare i giovani alla sartoria. DD Per noi la bottega come centro di diffusione del saper fare è il cuore 97


MODA

Dolce&Gabbana Alta Gioielleria - Venezia 2021

98

della moda. Da qui l’idea di un percorso professionale capace di trasmettere ai giovani le basi della sartoria e, allo stesso tempo, offrire opportunità di lavoro. È un progetto a cui teniamo moltissimo. SG Insegniamo le lavorazioni come una volta: modellistica, ricamo, taglio e stiro. Ogni attività fa capo a una maestra delle nostre sartorie. Ci teniamo molto perché è un’iniziativa che unisce due delle cose che ci stanno più a cuore: la crescita dei giovani e la diffusione dell’artigianato che tutto il mondo ci invidia. Quali eccellenze manifatturiere e artistiche avete incontrato per l’evento in Laguna? DD&SG Abbiamo voluto rendere omaggio a Venezia e alle sue meraviglie, utilizzando tecniche artigianali locali per la realizzazione e il decoro delle nostre creazioni: sperimentare con vetro, cristalli e resine è stato affascinante. Lavorare con gli artigiani locali si è rivelato fondamentale, custodiscono le tradizioni e i segreti del mestiere, quel saper fare antico che dobbiamo proteggere a tutti i costi. Abbiamo incontrato diverse realtà, tra cui Bevilacqua, Barovier & Toso, Mian, I Dogi, Venini, Bardini, Salviati: collaborare con ciascuno di loro è stato importante: tutti ci hanno ricordato, ancora una volta, quanto sia prezioso e speciale il lavoro di bottega. Anche lo scorso anno, a Firenze, avete collaborato con 40 artigiani provenienti da altrettante botteghe stori-


che locali. Come è andato l’incontro con loro? DD Abbiamo trascorso qualche giorno nel capoluogo toscano per scoprire tutte le forme di artigianato da promuovere e mantenere in vita. Volevamo incontrare dal vivo i maestri, sentire l’atmosfera che si respira nelle loro botteghe e nei loro laboratori. Li abbiamo conosciuti uno per uno selezionando i lavori che meglio mostravano il saper fare italiano. SG Abbiamo sempre incentivato e amato la contaminazione delle arti, dalla pittura alla moda, dal design all’architettura. In quell’occasione abbiamo scelto non solo artigiani vicini al nostro mondo, ma anche ebanisti,

maestri della scagliola, rilegatori, piumai, argentieri. Professioni antiche, ancorate alla tradizione italiana, che trasmettono e tramandano il patrimonio culturale del nostro Paese. L’artigianato tessile italiano è stata una delle attività più colpite dalla pandemia. Come si può rilanciare il settore? DD&SG Bisogna fare sistema. Investire nella filiera e nei giovani. Credere nell’eccellenza e nella specializzazione degli artigiani e continuare a sperimentare fidandosi della loro esperienza. Nei mesi più difficili, abbiamo avuto il tempo per apprezzare e riscoprire quello che prima non vedevamo, scoprendo ciò che è bello e

fatto bene. Bisogna ripartire da qui. Se noi per primi perdiamo di vista questi valori, non possiamo sperare che il sistema moda e le sue eccellenze abbiano l’attenzione che meritano. Quanto è importante nel vostro lavoro il legame con le radici e il territorio? SG È essenziale. Comprendere la tua terra fa riscoprire te stesso. Vale lo stesso per la moda: con un abito esprimi i tuoi valori, il tuo passato e il tuo futuro. DD Noi lo abbiamo capito già agli esordi, da quel viaggio in Sicilia in cui Stefano, dopo aver visto la foto di una donna ammantata di nero su uno sfondo tipico, mi disse che quello era ciò che avremmo dovuto fare. I vostri posti del cuore in Italia? SG È impossibile scegliere: siamo immersi nella bellezza assoluta. Non sono solo i luoghi a ispirarci, ma anche le tradizioni, la cultura. Noi italiani non ce ne rendiamo conto, ma la nostra terra ci restituisce sempre bellezza. Ce lo ricordano i turisti che si innamorano del nostro Paese, dovremmo tutti esserne ambasciatori. DD Taormina, Venezia, Capri, Portofino, Como, Palermo, Agrigento, Napoli. Basta solo ricordare alcune delle località che hanno ospitato i nostri eventi per renderci conto di quanto siamo fortunati. dolcegabbana.com DolceGabbana dolcegabbana 99


MODA

MILANO PRÊT-À-PORTER DALL’ARREDO AGLI ACCESSORI, TUTTI GLI APPUNTAMENTI À LA PAGE DI SETTEMBRE SOTTO AL DUOMO

MILANO FASHION WEEK 21>27 settembre È l’appuntamento più atteso dell’anno per il prêt-à-porter italiano. La settimana della moda meneghina è un vortice di sfilate, presentazioni e incontri, in presenza secondo le norme sanitarie ma anche in digitale per raggiungere più persone possibili. Tante le conferme alla Camera nazionale della moda italiana, tra cui grandi nomi come Giorgio Armani, Versace, Salvatore Ferragamo, Prada, Tod’s, Missoni, Alberta Ferretti, Fendi e tanti altri. In sei giorni all’insegna del glamour, sulle passerelle e negli showroom, si scoprono le tendenze della primavera-estate 2022. cameramoda.it

Versace, collezione resort Spring-Summer 2022

HOMI 5>8 settembre È sempre di più la casa il fulcro della vita quotidiana. Da queste premesse prende le fila la nuova edizione 100

Uno scatto dell’edizione di gennaio 2020

di Homi, il Salone degli stili di vita in programma a Fieramilano Rho con un format dinamico e ancora una volta rinnovato, che esplora i trend più attuali spaziando dall’oggetto di design all’artigianato italiano e internazionale, dalle fragranze ai tessili, dalle decorazioni d’arredo agli accessori per la tavola e la cucina, fino al gifting. La fiera si tiene in concomitanza con il Supersalone, l’evento speciale 2021 del Salone del Mobile e alla Milano Design Week, confermando il ruolo prioritario della città come capitale del design. homimilano.com MIPEL 19>21 settembre L’evento invernale dedicato alla pelletteria e agli accessori moda torna in presenza nel padiglione 1 di Fieramilano Rho per la sua 120esima edizione. Un’occasione di ripartenza per il fashion system, accompagnata in ogni caso dalla versione digitale Mipel The Digital Show, che anticipa la fiera andando online il 9 settembre. Sul sito mipelthedigitalshow.com si possono scoprire tutte le collezioni Spring-Summer 2022 dei brand presenti. mipel.com

MICAM 19>21 settembre Micam Glass Slipper è il fil rouge del salone internazionale promosso da Assocalzaturifici e leader a livello mondiale per le calzature. Il tema della campagna gira intorno alla scarpetta di cristallo di Cenerentola, un’allegoria che invita a tornare al gran ballo dopo le edizioni esclusivamente digitali. Quattro le aree presenti a Fieramilano Rho: tendenze e materiali, art fashion heritage & future, sostenibilità e retail del futuro. themicam.com

La campagna Micam Glass Slipper



PHOTO

INEDITO BASILICO DAL 18 SETTEMBRE, A CATANIA, LA MOSTRA TERRITORI INTERMEDI: OLTRE 60 OPERE, IN GRAN PARTE MAI VISTE PRIMA, DI UN GRANDE PROTAGONISTA DELLA FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com

C’

è tempo fino al 6 gennaio 2022 per visitare, al Museo civico Castello Ursino di Catania, una mostra senza precedenti del fotografo Gabriele Basilico, nato a Milano nel 1944 e scomparso nel 2013. Dal titolo Territori intermedi, curata da Filippo Maggia, promossa e realizzata da Fondazione Oelle Mediterraneo antico in collaborazione con l’Archivio Gabriele Basilico, l’esposizione nasce come riflessione su un’importante, fonda-

Brescia (2009) 102

Foto courtesy Archivio Basilico, Milano

mentale, parte del lavoro dell'artista fino a oggi rimasta in ombra. Si tratta di opere realizzate come studio o sacrificate per esigenze precise della committenza. Le oltre 120 immagini del catalogo, di cui oltre 60 proposte in mostra, sono quasi tutte inedite, oppure scelte e selezionate da Basilico stesso. Mai pubblicate né presentate in esposizioni personali o collettive, salvo rari casi, furono eseguite dalla metà degli anni ‘80 fino al primo decennio Duemila, coprendo

gran parte della carriera del fotografo milanese. Questa selezione rivela un approccio finora poco indagato all’interno della ricca produzione artistica di Basilico. I territori intermedi, spiega il curatore Filippo Maggia, sono spazi fisici tangibili con lo sguardo, ma anche spazi mentali, indotti nell’osservatore dai vuoti, dalle assenze determinate da pause e silenzi nella costruzione visuale dell’immagine. Lo spessore della luce e la scelta


Milano (1985)

prospettica adottati dall’autore contribuiscono a determinare l’equilibrio formale fra i volumi, inducendo a una nuova lettura attraverso quell’atto di sospensione e contemplazione molte volte sottolineato da Basilico stesso come indispensabile nell’osservazione del paesaggio, di qualunque natura esso sia e si presenti. «Le fotografie in mostra svelano l’anima del grande maestro italiano, conosciuto in tutto il mondo, e dialogano con la memoria storica del castello medievale siciliano. Sono inedite riflessioni sul concetto di spazio e di forma, che hanno rappresentato il focus della ricerca del grande fotografo scomparso prematuramente otto anni fa. Sono immagini che trasudano passione, superano la commessa professionale e ci fanno apprezzare una dimensione privata e romantica dell’artista», afferma Carmelo Nicosia, direttore della Fondazione Oelle Mediterraneo antico.

«Basilico emana visioni, una sorta di avvicinamento sensoriale alle alchimie delle immagini, e governa la costruzione delle inquadrature come quadri rinascimentali con le armonie della composizione e della luce», aggiunge. Nel 1984 il fotografo riceve l’incarico di partecipare alla Mission Photographique de la Datar, una grande committenza pubblica voluta dal governo francese per registrare le mutazioni del paesaggio in atto nel Paese transalpino, che vide coinvolti 28 talenti internazionali fino al 1988. Ma l’84 è anche l’anno di Viaggio in Italia, mostra e libro nei quali lui e Luigi Ghirri, con Gianni Leone ed Enzo Velati, radunano le differenti esperienze dei fotografi italiani – e di alcuni ospiti stranieri – sul paesaggio del Paese, per provare a esprimere un ragionamento complessivo, un tentativo, forse un embrione di una tendenza mai veramente espressa

come movimento. La partecipazione alla Mission Photographique de la Datar è pure l’occasione per Basilico di avviare un suo progetto personale che diventerà in pochi anni un libro e una mostra: Bord de Mer, una raccolta degli scatti realizzati in Bretagna e Normandia tra il 1984 e il 1985. Osservando e analizzando il paesaggio, inizia a indagare con sempre maggior insistenza il rapporto fra le opere dell’uomo e lo spazio, quello spazio che occupa piani visivi all’interno dell’immagine, fino ad allora poco o quasi mai considerato. Il primo piano, per esempio, diviene la pavimentazione stradale o la spiaggia, spesso restituite fotograficamente grazie a una nuova interpretazione della luce, diretta e indiretta, e della natura, dei cieli, degli spazi aperti, ora campiture non più definite all’interno della lastra fotografica. fondazioneoelle.com 103


PHOTO

Montepulciano (2009)

Shanghai (2010) 104


Beirut (1991)

Arles (2001) 105


PHOTO

RITRATTO ITALIANO

Fratelli Alinari Scala della torre di Palazzo Vecchio e veduta della Cattedrale, Firenze (1900 circa) © Archivi Alinari - archivio Alinari, Firenze.

106


Michele Vestrini Sognando i corsari, Terrazza Mascagni, Livorno (1958,) © Archivi Alinari - archivio Leiss, Firenze

DUE MOSTRE FOTOGRAFICHE, AL FORTE BELVEDERE DI FIRENZE, RACCONTANO PER IMMAGINI L’ASPETTO CORALE E POLIEDRICO DEL NOSTRO PAESE di Sandra Gesualdi

U

n fermo immagine, lungo oltre un secolo, puntato sul nostro Paese e occhi allenati, per raccontarne i paesaggi, le evoluzioni e le molteplici sfaccettature. Il progetto Ieri, oggi, domani. Italia autoritratto allo specchio allestito dal Museo Novecento di Firenze al Forte Belvedere, raccoglie fino al 10 ottobre due mostre e una carrellata di fotografie capaci di gettare sguardi multiprospettici sull’Italia contemporanea. Gianni Berengo Gardin, Paolo Pellegrin, Gabriele Basilico, Gian Paolo Barbieri, Luigi Ghirri e Ferdinando Scianna sono solo alcuni dei 75 fotografi presenti in Italiae. Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea, curata da Rita Scartoni e Luca Criscenti: una miscellanea di archivi storici,

sandragesu

compendio di tecniche fotografiche, dalla stampa ottocentesca con i sali d’argento al virtual photography. Ma anche ritratto e memoria iconografica. Una narrazione per immagini, dai primi del ‘900 ai giorni nostri, che rende indelebili volti anonimi, mostra il Nord e il Sud del Paese reale, coglie pieghe e dettagli di città e campagne, restituisce mestieri di un tempo, feste e tradizioni, tratteggia la storia sociale e culturale. Come in una telecronaca emergono dal passato luoghi di vita familiare e collettiva filtrata e resa immortale dagli scatti di grandi autori. Un palinsesto che fa delle tante Italiae una sola, costruita su confini culturali mutevoli e ricca di contaminazioni e complessità. Pienovuoto, invece, è la monografica

curata da Sergio Risaliti, dedicata a Massimo Vitali, noto per i suoi scatti quasi metafisici di grandi spiagge o montagne abitate dal chiarore del sole e da composizioni antropologiche riprese da punti sopraelevati. Pezzi di società in presa diretta, spaccati di coevo fissato su pellicole da stampare avulse dai filtri del digitale. Spazi pieni, paesaggi giganti, assembramenti e folle che ispirano solitudini e alienazioni, in un dialogo sottinteso e fitto di dettagli tra dentro e fuori, grande e piccolo, assenza e moltitudine. «Cerco di restituire pezzi di storia, di vita, e cerco di fornire elementi molto precisi e apparentemente inutili», spiega Vitali. «A me piace la storia dell’uomo normale. Odio le belle fotografie». musefirenze.it | alinari.it

107


PHOTO

Luigi Ghirri Valli Grandi Veronesi (1988-89) © Eredi di Luigi Ghirri

Franco Fontana Landscape, Puglia (1987) Courtesy Franco Fontana Studio

108


Massimo Vitale Viareggio Air Show (1995)

Massimo Vitale Desiata Shoe (2017) 109


LET’S_MOOVA_ ON_TOGETHER. Scan the QR code and watch our video!


111


OFFERTE E SERVIZI

BAGAGLIO AL SICURO CON STOW YOUR BAGS PER I CLIENTI TRENITALIA SCONTO ESCLUSIVO DEL 20%

S

tow Your Bags, partner di Trenitalia, offre un servizio di deposito bagagli interamente automatizzato, veloce, semplice e sicuro. È possibile prenotare uno o più armadietti, di diverse dimensioni, con noleggi a partire da un’ora fino a diversi giorni. I depositi Stow Your Bags sono presenti a Milano, Torino, Verona, Venezia, Pisa, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Catania, a pochi passi dalle stazioni ferroviarie e nei centri storici. Per i titolari CartaFRECCIA e i clienti Trenitalia che hanno acquistato un biglietto per Frecce, Intercity, Intercity Notte, Eurocity ed Euronight è previsto uno sconto del 20% sulle prenotazioni effettuate online, inserendo al momento dell’acquisto il codice CartaFRECCIA o il PNR del biglietto. In più, si guadagna un punto CartaFRECCIA ogni due euro spesi con Stow Your Bags e, al primo utilizzo, un ulteriore sconto di tre euro su una spesa minima di sei. Maggiori informazioni su trenitalia.com, sezione Offerte e servizi/Stow Your Bags

112


TRENITALIA E COOLTRA, INSIEME PER UN VIAGGIO GREEN WELCOME BONUS PER USARE IL SERVIZIO DI SCOOTER SHARING

C

ooltra e Trenitalia uniscono le forze per migliorare la mobilità urbana. Una nuova combinazione treno più scooter elettrico per offrire un’esperienza agile e conveniente. Cooltra, presente in Italia a Roma e a Milano, è il principale servizio di scooter sharing in Europa con una flotta di oltre ottomila veicoli elettrici. Per i clienti Trenitalia è riservato uno speciale welcome bonus: i nuovi utenti che si registrano sull’app Cooltra e inseriscono il codice TRENITALIA12 ricevono in omaggio 12 euro da utilizzare per il servizio. Attraverso l’app si possono quindi prenotare e guidare i veicoli elettrici, nel pieno rispetto dell’ambiente. In più, a Roma si ha accesso a tutte le Ztl e Ztl A1 (Tridente) e il parcheggio sulle strisce blu è gratuito, mentre a Milano si può entrare nelle aree C e B ed è consentito l’uso delle corsie preferenziali. In tutte le città, sono inoltre indicate sull’app le aree Incentive zone dove parcheggiare beneficiando di uno sconto sul noleggio. Maggiori informazioni su trenitalia.com sezione Offerte e servizi/Trenitalia e Cooltra

113


OFFERTE E SERVIZI

BUSINESS AD ALTA VELOCITÀ

G

li affari viaggiano ad Alta Velocità con il programma Trenitalia for Business dedicato alle aziende e ai possessori di partita Iva. L’adesione è gratuita e prevede risparmio sicuro, oltre a offerte dedicate e servizi come il portale per gestire i viaggi di lavoro, un consulente a propria disposizione, l’app B2B di Trenitalia e il call center gratuito, attivo tutti i giorni dalle 7 alle 20. Tutti i vantaggi del programma nella pagina Trenitalia for Business su trenitalia.com oppure inquadrando con il proprio smartphone il QR code sottostante per accedere rapidamente alla sezione.

114


PORTALE FRECCE

WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

SCELTI PER VOI

San Andreas

Pixels

The Way Back

Just Mercy

Irrational Man

CINEMA

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI

GIOCHI

Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e piccoli viaggiatori

EffettoVIOLATM

Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore

EDICOLA DIGITALE

Quotidiani e riviste nazionali e internazionali

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

INTERNET WIFI

SERIE E PROGRAMMI TV

Una selezione di serie e programmi tv

MUSICA

Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera

Connessione a Internet tramite WiFi di bordo

BAMBINI

AUDIOLIBRI

Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

Audiolibri di vario genere anche per bambini

CORSI

LIBRI E GUIDE

Cura la tua formazione con i corsi audio e video

Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze

115



FOOD ON BOARD

Grazie al nuovo servizio Easy Bistrò è possibile ordinare comodamente dal proprio posto gustosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione di specialità del Bar/Bistrò tra cui snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, bevande analcoliche e alcoliche. Menù e prodotti possono essere acquistati direttamente al passaggio del personale dedicato oppure è possibile ordinarli dal Portale FRECCE* pagandoli alla consegna nella fascia oraria desiderata. Il servizio è presente sui principali collegamenti Frecciarossa e Frecciargento, prevalentemente nelle fasce orarie del pranzo e della cena.

Il viaggio nel viaggio

*Al momento, l’ordine tramite Portale FRECCE è attivo solo su Frecciarossa a fronte di una spesa minima di 5 euro

117


118

BASE

ECONOMY

LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del decimo giorno precedente il viaggio. Il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.

A/R IN GIORNATA

BIMBI GRATIS

Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress e lasciando l’auto a casa 1.

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 2.


PROMOZIONI

CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI

NOTTE & AV

I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 3.

L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .

NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale.

119


CARTAFRECCIA

ISCRIVITI GRATUITAMENTE AL PROGRAMMA CARTAFRECCIA TANTISSIMI VANTAGGI E OFFERTE DEDICATE

CartaFRECCIA è il programma fedeltà gratuito dedicato ai clienti Trenitalia. Iscriviti subito dall’app o dal sito e accedi a tante promozioni e vantaggi esclusivi CartaFRECCIA è sempre insieme a te Per accumulare punti inserisci il tuo codice personale prima di ogni acquisto sul sito o accedi con il tuo codice sull’app, dove basterà inserirlo una volta e sarà considerato per ogni acquisto. Inoltre, con la app avrai sempre a portata di mano il tuo saldo punti e potrai visualizzare la tua carta in formato digitale che potrai utilizzare, se il tuo status CartaFRECCIA lo consente, per entrare nei FRECCIAClub e FRECCIALounge Tanti Premi a partire da soli 500 punti Con soli 500 punti puoi richiedere il premio Upgrade, che consente di trasformare il tuo ticket in uno di classe superiore, mentre con 1.200 punti puoi ottenere un biglietto premio. Scopri tutti i premi sul sito trenitalia.com Premi ed esperienze esclusive CartaFRECCIA Collection Puoi anche richiedere un premio dall’esclusivo catalogo CartaFRECCIA Collection, scegliendo tra esperienze indimenticabili, prodotti green, hi-tech, per i più piccoli e per il tempo libero. Visita cartafrecciacollection.it per conoscere tutti i premi Sconti dedicati ai clienti CartaFRECCIA Riceverai sconti esclusivi e offerte personalizzate per viaggiare con Trenitalia se accetti il consenso alla profilazione (nell’area riservata, sezione consensi, bisogna mettere il flag in tutte le caselle) e, in più, offerte esclusive dai partner Punti dai partner e sconti a eventi e musei Puoi accumulare punti anche utilizzando la rete dei partner Trenitalia e ricevere tante offerte e sconti esclusivi per i clienti CartaFRECCIA, nonché accedere alle promozioni riservate per eventi e mostre Più viaggi, più guadagni e prima raggiungi i vantaggi degli status Argento, Oro e Platino Con gli status CartaFRECCIA Argento, Oro e Platino ottieni servizi extra sempre più esclusivi come l’accesso ai FRECCIAClub e FRECCIALounge, l’acceleratore punti, il fast track e tanto altro Cosa aspetti? Iscriviti subito! 120


MOSTRE IN TRENO E PA G O M E N O PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA

Nel centro storico di Napoli, accanto al Duomo, il Museo del tesoro di San Gennaro offre ai visitatori la possibilità di ammirare opere di inestimabile valore storico, artistico e spirituale. Aperto al pubblico nel dicembre del 2003, vanta una ricca collezione di antichi documenti, oggetti preziosi, gioielli creati dagli orafi della Scuola napoletana e dipinti di inestimabile valore che, nel corso dei secoli, sovrani, Papi, uomini illustri e persone comuni hanno donato per devozione al Santo. All’interno del Duomo adiacente al museo, si può visitare anche la Cappella dove sono conservati – oltre a dipinti sublimi – il busto in oro e le reliquie del patrono di Napoli e della Campania. Ingresso 2x1 o biglietto ridotto singolo per chi arriva a Napoli con le Frecce o gli Intercity. Il ticket 2x1 viene offerto anche ai gruppi superiori a 25 persone che raggiungono in treno il capoluogo campano. Per loro, anche la possibilità di usufruire della guida al costo di 12 euro. In più, le famiglie che scelgono di viaggiare con Trenitalia utilizzando la promozione Famiglia 2x1 ottengono l’ingresso gratuito per i figli fino a 12 anni o il biglietto ridotto a 3 euro per ragazzi di età superiore. museosangennaro.it

IN CONVENZIONE ANCHE MILANO • Divine e avanguardie. Le donne nell’arte russa, Palazzo Reale, fino al 12 settembre La mitra gemmata di San Gennaro © Luciano Romano (2007)

Info su trenitalia.com 121


NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Bergamo

Bolzano

Milano

Torino

Desenzano Peschiera

Venezia

Verona

Padova

Mantova

Reggio Emilia AV

Modena Bologna

Genova

Ventimiglia

Trieste

Vicenza Brescia

Oulx-Bardonecchia

Udine

Trento Treviso

Sirmione

La Spezia Pisa

NO STOP

Ravenna Firenze

Rimini Assisi

Perugia

Ancona

Piombino

Pescara

Orbetello Argentario

Peschici

Roma Fiumicino Aeroporto

Vieste

Foggia Caserta

Bari

Napoli

Matera

Pompei Sorrento

Potenza

Salerno Sapri

Lecce Taranto

Sibari

Paola Lamezia Terme

LEGENDA:

Reggio di Calabria Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 122

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

1a

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123


C’È ARNICA E ARNICA In presenza di stati di dolorabilità a muscoli e articolazioni c’è un’Arnica Flicka per ogni esigenza. Per un immediato sollievo. Dall’Arnica e Mentolo con effetto rinfrescante all’Arnica 99 a elevata concentrazione, anche arricchita con Artiglio del Diavolo. L’Arnica Intense, con Peperoncino e MSM, può essere applicata per un massaggio a muscoli e tendini affaticati anche in presenza di contusioni. Prova il nuovo gel Arnica Xtreme per un recupero immediato.

FLICKA È UN MARCHIO info@arnica99.it

WWW.ARNICA 99 .IT

• numero verde: 800 60 91 41 • Via Resegone 16 - Cesana Brianza (LC)


PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

PORRETTANA EXPRESS

© Archivio Fondazione FS Italiane

A BORDO DI VETTURE D’EPOCA, TRA BORGHI E NATURA, SULLA LINEA TRANSAPPENNINICA CHE SOLCA LA MONTAGNA PISTOIESE

Il treno Porrettana Express attraversa la Montagna pistoiese

T

ornano a viaggiare i treni storici lungo la Porrettana, l’affascinante linea transappenninica che solca la Montagna pistoiese tra borghi e natura incontaminata. I diversi itinerari a bordo di vetture d’epoca proposti a settembre e ottobre condividono la stazione di partenza: il Deposito rotabili storici di Pistoia, dov’è possibile effettuare una visita guidata tra locomotive a vapore e antichi convogli di Fondazione FS Italiane. L’escursione prosegue poi a bordo treno: domenica 12 settembre si va alla scoperta della strada ferrata che porta a Porretta Terme, mentre a una settimana di distanza l’Express giunge fino alla stazione di Pracchia. Entrambi gli appuntamenti sono dedicati alle famiglie, con percorsi studiati per offrire una piacevole esperienza green ai viaggiatori di tutte le età, alla scoperta del territorio e degli storici scali ferroviari di Valdibrana, che prevede la visita guidata alla rampa di lanciamento, e Piteccio con l’esposizione a

cura del Gruppo fermodellistico pistoiese La Porrettana. I tour del mese successivo sono invece dedicati alla coltivazione della castagna e dei suoi numerosi utilizzi (3 ottobre), alla storia di Porretta Terme (17) e all’importanza della ferrovia durante la Seconda guerra mondiale (31). Ogni viaggio è un’occasione per ricordare il successo del 2 novembre 1864 quando, alla presenza del re Vittorio Emanuele II di Savoia, il primo convoglio ferroviario percorse la nuova Strada ferrata dell’Italia centrale, avendo la meglio sulla complessa orografia del

territorio grazie a 47 gallerie e 35 tra ponti e viadotti. Prima di quella data, infatti, spostarsi da Bologna a Firenze era una vera impresa. La diligenza impiegava fino a 15 ore per condurre a destinazione quei viaggiatori che sfidavano un percorso impervio fatto di continui sobbalzi e con il rischio del brigantaggio. Oggi, a bordo di carrozze Centoporte trainate da una locomotiva elettrica d’epoca, è possibile immergersi nella natura dell’Appennino tosco-emiliano e apprezzare le notevoli opere ingegneristiche e ferroviarie che caratterizzano il percorso.

SAVE THE DATE//TRENI STORICI 4, 11 4, 11, 12, 18, 19, 25, 26 4, 5, 11, 12, 25, 26 5 5 5, 12 12, 26 12, 19 19

SETTEMBRE Ferrovia dei Parchi - Altipiani Maggiori d’Abruzzo Ferrovia dei Parchi - L’alto Molise Treno di Dante Sebino Express Treno del Sacro Monte Ferrovia dei Parchi - L’alto Sangro Lario Express Porrettana Express Laveno Express 125


PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial

mariotozziofficial

OfficialTozzi

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

SUL GRETO DEL MAGRA

S

i scende da Pontremoli (MS), dopo avere affrontato il micidiale Passo della Cisa, che da secoli scavalca l’Appennino e porta in faccia il vento di mare. In mezzo alle colline, a Oriente, si scorgono i contrafforti delle Alpi Apuane, e a Occidente i bastioni lontani della Riviera di Levante. Per scendere sul greto del Magra, meglio aspettare di essere almeno a Santo Stefano (SP), dove si seguono bene anche antiche opere di canalizzazione: corsi d’acqua artificiali così

© Fabio Caironi /Adobe Stock

Il fiume Magra (SP)

126

limpidi che si fatica a pensare che non siano naturali. Un’acqua gelata che ha dato vita a queste campagne per secoli, dove il fiume è ancora riconoscibile nel suo letto ampio e acciottolato, con gore e pozze che riescono a superare la stagione secca e a conservare una ricca biodiversità. Sul Magra si scende ancora a fare il bagno e a pescare. A Ponzano (SP) c’è un’antica valle dei mulini e le gore si fanno ampie e protette: qui si può passeggiare lungo l’alveo, infilarsi tra i filari di pioppi e assaggiare i testaro-

li, una pasta tradizionale fatta in casa. Infine, si guadagna la foce: la bocca del Magra a Punta Bianca è uno spettacolo nei giorni di pioggia, quando il fiume vomita infuriato le sue acque marroni nel Tirreno azzurro, gridando tutto attorno la sua presenza in vita a chi lo vorrebbe dimenticare. Qui hanno soggiornato Elio Vittorini, Cesare Pavese, Giulio Einaudi ed Eugenio Montale. Poco lontano, sul mare, ci sono Tellaro, Lerici e Fiascherino, che vanno visitate senza dimenticare il fiume e la sua storia.


PRIMA DI SCENDERE STAZIONE POESIA

di Davide Rondoni DavideRondoniAutore daviderondoni

Daviderond

[Poeta e scrittore]

© Paolo Gallo/Adobe Stock

IL MISTERO DEL DOLORE

La Pietà di Michelangelo (1497-99)

Ora la mia miseria si fa colma e tutta mi riempie di uno strazio implacabile che non ha volto e nome. Irrigidisco come irrigidisce la pietra, in ogni vena è fatta pietra dura questo soltanto io so, tu sei cresciuto, sei cresciuto, figlio, dismisuratamente, per superare l’angoscia senza limiti, l’ambito smisurato del mio cuore. Ora sul grembo tu mi giaci tutto sghembo e riverso e non ti posso, non ti posso, figlio, più̀ partorire.

N

ella poesia che Rainer Maria Rilke dedica alla celebre Pietà di Michelangelo, vibra tutta l’intensità di un uomo che ammira il mistero del dolore rappresentato con altissima grazia da quell’opera d’arte. Lo strazio della madre che non può “più partorire” quel Figlio fattosi grande e, al tempo stesso, la commozione per la grandezza dell’amore divino, che è cresciuto tanto da superare smisuratamente ogni cuore e ogni “angoscia senza limiti”. In pochi versi si fondono

pena e stupore, ferita e ammirazione. Rilke era vicino a tanti artisti, da Amedeo Modigliani a Auguste Rodin, e nutriva per Michelangelo una devozione assoluta tanto da tradurre per tutta la vita i suoi sonetti. Un incontro di anime. Del resto, era lo stesso Rilke a suggerire che l’arte non si può incontrare con la critica, ma solo con altra arte. Andrebbe ricordato questo in un’epoca come la nostra, in cui sembra che solo esperti, critici e curatori possano penetrare e vivere l’esperienza artistica. Così,

mentre entriamo nello struggimento dei versi di Rilke entriamo anche nella magnifica bellezza dell’opera di Michelangelo, che ha offerto al mondo intero un’immagine del dolore e della salvezza. La poesia ci insegna ad ammirare, ovvero a mirare, guardare al giusto livello la vita. Il grande poeta del ‘900, in dialogo con l’opera del grande artista del ‘500, supera le epoche e chiama anche noi, oggi, ad affinare lo sguardo. A lavorare sulla nostra anima, su quel che ci rende umani. 127


PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it Foto courtesy Letizia Battaglia

«Una bambina di pochi anni. Come tante altre, graziosa e semplice. La figlia del boss dell’ndrangheta Giuseppe Calabrò. Non destai la sua attenzione fino a che non le puntai l’obiettivo della mia Leica. Diventò un’altra. Bellissima e sensuale. Oggi Eleonora ha tanti più anni. Una donna intelligente che non ricorda quel giorno in cui diventò bellissima». Così Letizia Battaglia commenta uno dei suoi scatti dedicati alle bambine di Palermo e agli omicidi di mafia che, insieme ad altre 300 immagini di 30 autrici, compongono l’emozionante affresco Essere umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo, ai Musei San Domenico di Forlì dal 18 settembre al 30 gennaio 2022. In mostra, tra gli altri, i volti dei contadini durante la Grande depressione immortalati da Dorothea Lange, il sorprendente servizio di Eve Arnold sulla sfilata di moda ad Harlem negli anni ‘50, gli scatti di Lee Miller negli appartamenti di Hitler o quelli di Annie Leibovitz per l’iconico Calendario Pirelli 2016, la società dei consumi interpretata da Lisette Model, la comunità di travestiti che nel 1965 aveva occupato l’ex ghetto ebraico di Genova raccontata da Lisetta Carmi, fino a un’installazione di 30 immagini del primo lockdown realizzata da Silvia Camporesi. essereumane.it

Letizia Battaglia La bambina e la rosa (1995)

128



ViewBoard® 52 Series

Le lezioni di oggi con gli strumenti di domani Compatible with

Visual Learning Platform

Per gli studenti

Tecnologia per la protezione degli occhi Strumenti di collaborazione per DAD Audio avanzato integrato

Per gli insegnanti

Connessione a dispositivi esterni Software intuitivo Principali piattaforme cloud integrate

Per le scuole

Gestione semplificata del parco installato Compatibilità software a 360° Sicurezza e protezione dei dati

Per saperne di più

@viewsonicit

www.viewsonic.com


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.