La Freccia - Maggio 2022

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ANNO XIV | NUMERO 5 | MAGGIO 2022 | www.fsitaliane.it | ISSN 2785-4175

PER CHI AMA VIAGGIARE

ALESSANDRA AMOROSO

IN “GIRO” PER L’ITALIA


YOUNG PER GLI UNDER 30 FINO AL 50% DI SCONTO CON CARTAFRECCIA Per viaggiare su Frecce, Intercity ed Intercity Notte Offerta a posti limitati e variabili, riservata ai clienti CartaFRECCIA che non hanno compiuto 30 anni, acquistabile fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. L’offerta prevede sconti variabili dal 20% al 50% rispetto al prezzo Base. Maggiori informazioni su www.trenitalia.com



EDITORIALE

MILLE PAPAVERI ROSSI

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non c’è primavera che tenga. Ora il rischio, lo ha indicato Papa Francesco, è che se anche non viene ignorata o dimenticata, come sta accadendo per tanti altri conflitti, le nostre menti e coscienze finiscano con l'assuefarsi. E diventi normalità. Certo, la speranza è che ce ne manchi il tempo, le armi tacciano prima. Ma se così non fosse? No, non abbiamo risposte risolutive. Senz’altro quel che dovremmo fare è non smettere mai di pensare all’assurdità e alla folle brutalità della guerra. Ripudiarla con fermezza, pur sapendo che non ci sono ricette universalmente condivise per fermarla o evitarne altre. Contano tanto, tuttavia, anche l’attenzione e la riflessione su quanto ci accade intorno. Consiglio, a tal riguardo, la recensione a pagina 25 di Camilla Baresani de L’amore al tempo dell’odio, dello scrittore tedesco Florian Illies. Un libro da leggere per accorgersi di come – anche durante il decennio precedente, prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale – «a ogni brutale svolta della storia si verifichi una sorta di cecità collettiva che rende l’umanità impreparata, colta di sorpresa».

In ogni caso, davanti alla guerra, la nostra sensibilità deve restare sempre ipertrofica. Comunque ciascuno di noi la pensi, potremmo almeno convenire che ogni vita ha la sua unicità, inviolabilità e sacralità. E partire proprio da qui. Fabrizio De André, in una ballata molto famosa negli anni ‘60, cantava di un soldato che, seppure per niente convinto del suo ufficio e della sua missione, non si fermò, continuò a marciare, finché un giorno vide un uomo «in fondo alla valle» che aveva il suo «stesso identico umore ma la divisa di un altro colore». Il soldato si chiamava Piero. Non se la sentì di sparagli per primo e «vedere gli occhi di un uomo che muore». L’altro non gli ricambiò la cortesia. Era maggio, il mese peggiore, ammesso ce ne possa essere uno migliore, per morire. L’ultimo pensiero alla sua donna: «Ninetta mia, a crepare di maggio, ci vuole tanto, troppo coraggio». No, non può recare consolazione che, in quella ballata, a vegliare il suo corpo sepolto in un campo di grano fossero mille papaveri rossi. Sì, sono gli stessi che scorgeremo a maggio sui nostri prati e fossi, ma vorremmo portassero soltanto gioia, e vita.

© TTstudio/AdobeS tock

S

port e vita all'aria aperta, viaggi e gioia di vivere. Maggio è la primavera con la sua raggiunta pienezza e vitalità che si preparano a esplodere nel trionfo dell’estate, è il grano che inizia a imbiondire e i papaveri a tempestare di rosso prati e fossi. Maggio è così, e La Freccia lo racconta con una serie di reportage e articoli pieni di luce e passione, mossi dalle pedalate dei campioni del ciclismo lungo la penisola, intrisi di curiosità e prelibatezze còlte nelle terre e nei borghi attraversati dal Giro d’Italia, o sui sentieri che intersecano quelle strade e ripercorrono i passi che furono di viandanti medievali, pellegrini e santi, come San Francesco, tra eremi e scorci di incantevole purezza. Se per La Freccia maggio è questo, vorremmo lo fosse anche per i suoi lettori, in viaggio per lavoro o piacere, e un po’ per tutti. Ma sappiamo che no, non potrà esserlo. Negli ultimi due editoriali ci siamo sentiti moralmente in dovere di aprire la rivista parlando di guerra, quella in Ucraina. Ci è vicina, si combatte a pochi chilometri da noi, l’attenzione e la visibilità mediatica sono altissime. Dolore e morte la accompagnano,

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SOMMARIO MAGGIO 2022

IN COPERTINA ALESSANDRA AMOROSO

pag.

32

103

57

25

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UN TRENO DI LIBRI

UNA GARA ELETTRICA

Nell’Invito alla lettura di questo mese La Freccia propone il nuovo romanzo di Florian Illies, L’amore al tempo dell’odio

LE TAPPE DEL GUSTO

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PEDALANDO A RITMO SLOW

IN VOLATA SULLA BELLEZZA

RAILWAY HEART

Da Budapest a Verona per 3437 chilometri. La 105esima Corsa rosa, di cui Trenitalia è Official Green Carrier, porta sulle strade 12 milioni di appassionati

AGENDA

82

8 14

18 GUSTA & DEGUSTA

20 WHAT’S UP

16

48 50 54

SULLE ORME DEL GIRO

58

LE TERRE DEL MITO

62

INCANTO DI ROMAGNA

66

ORVIETO MILLENARIA

IL MESTIERE DELL’ARTE

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Accresce i sensi e la potenza vitale. Per Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, allestire una mostra è sempre una magica sciarada

NOZZE DA FAVOLA

74

NEL CUORE DI SIENA

78

58

IL CAMMINO DI FRANCESCO

86

SCOLPIRE L’UMANO

90

ARCHEOLOGIA DEL FUTURO

94

TRACCE DI BAROCCO

98

VISIONI CLASSICHE

38

100

71

PENSIERI SELVAGGI

102

PER SEMPRE GASSMAN

106

NATURA MAESTOSA

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INCONTENIBILE VITA

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PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

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I numeri di questo numero

Tra le firme del mese

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIV - NUMERO 5 - MAGGIO 2022 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 26/04/2022

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gli anni compiuti dalla Ferrovia della Val d’Orcia [pag. 8]

5mila

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

i chilometri del Cammino francescano della Marca [pag. 79]

CAMILLA BARESANI Scrittrice, nata a Brescia. Tra i suoi tanti romanzi ci sono Il plagio, Un’estate fa (Premio Hemingway e Rapallo nel 2010), Il sale rosa dell’Himalaya, Gli sbafatori e Gelosia. Con Sandrone Dazieri ha scritto e condotto il programma di Radio 1 Mangiafuoco e ideato per Rai3 il format del programma Romanzo italiano. Collabora con diverse testate giornalistiche ed è docente dell’Accademia Molly Bloom

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Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane Adobestock Copertina: © Flavio&Frank Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

la capienza massima di spettatori nel Teatro greco di Siracusa [pag. 98]

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

EDITORE

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le foto di Paolo Pellegrin in mostra a Torino [pag. 107]

Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it

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LUCA GIALANELLA Vicecaporedattore alla Gazzetta dello Sport e responsabile, dal 2005, della redazione ciclismo. Laureato in Lingue e giornalista professionista dal 1992, ha sempre lavorato alla Rosea, per la quale ha seguito tutti i principali avvenimenti ciclistici, dal Giro d’Italia al Tour de France ai Mondiali

Direttore Responsabile Responsabile Prodotti Editoriali Caporedattrice Coordinamento Editoriale

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale

In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Angela Alexandra D’Orso, Gaspare Baglio, Irene Marrapodi Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Camilla Baresani, Osvaldo Bevilacqua, Cesare Biasini Selvaggi, Peppone Calabrese, Claudia Cichetti, Giuliano Compagno, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Luca Gialanella, Alessio Giobbi, Sandra Jacopucci, Valentina Lo Surdo, Giacomo Montanari, Luca Mattei, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Floriana Schiano Moriello, Flavio Scheggi, Mario Tozzi

REALIZZAZIONE E STAMPA

GIACOMO MONTANARI Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

Ricercatore in Storia dell’arte moderna all’Università degli studi di Genova. Autore di saggi sulle principali riviste di settore italiane ed estere, si è occupato di pittura e scultura barocca e del rapporto tra il collezionismo artistico e librario tra il ‘500 e ‘600. È curatore scientifico dei Rolli days, le giornate dedicate ai Palazzi genovesi Patrimonio dell’Umanità

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC® e da materiali riciclati

FLORIANA SCHIANO MORIELLO Giornalista, attiva nel campo della comunicazione e degli eventi di promozione territoriale, dell’agroalimentare e dell’enogastronomia. Con la passione vulcanica della natia terra flegrea, ama scoprire e raccontare angoli, sapori e tradizioni d’Italia

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PER CHI AMA VIAGG IARE

PER CHI AMA

VIAGGI

ARE

GIAR

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FRECCIA COVER

Pietro Costa Branciforti family portrait (2022) Collezione privata

PIGMENTO ASSOLUTO di Sandra Gesualdi

Ritratti biologici e organici. Materia e figura, sostanza e icona. Sono le effigi di Pietro Costa, l’artista newyorkese che ricerca la connessione tra arte e scienza e indaga il concetto di dipinto fisico con l’intento di rappresentare l’io, tra unicità, appartenenza familiare e comunità. La mostra /ri.tràt.ti/ /ˈpôrˌtrāts/, al Museo civico di Palazzo Pretorio a Prato, fino al 31 luglio, presenta per la prima volta al pubblico la selezione di opere della serie bloodworks eseguite da Costa tra il 2018 e il 2022. Con una tecnica del tutto particolare, l’artista utilizza come pigmento alcune gocce di liquido ematico della persona raffigurata, spalmato tra due fogli di carta fotografica. Ne emerge un ritratto

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assoluto, in cui il soggetto è anche coinquilino e parte materica del lavoro, insieme a quei microrganismi che circolano nell’aria e finiscono nel dipinto. Sangue e pollini, cellule e soffi d’etere si mescolano, creando un’opera concettuale in cui la riflessione passa dall’io al circostante. Un qui e ora corporeo, raccolto nei fogli, che diventa patrimonio umano, ambientale e sociale. L’esposizione, a cura di Chiara Spangaro, racconta il senso di inclusione sociale che sottende al concetto di comunità, presentando membri della famiglia di Costa o personaggi noti come lo scrittore Sandro Veronesi fino a giovani del Ghana in fuga dal loro Paese. palazzopretorio.prato.it 7


RAILWAY heART

VAL D’ORCIA SENZA TEMPO

LA LINEA ASCIANO-MONTE ANTICO COMPIE 150 ANNI. E IL 29 MAGGIO LA FONDAZIONE FS ITALIANE PROPONE UN VIAGGIO IN TRENO STORICO CHE NE RIEVOCA LA MAGIA di Angela Alexandra D’Orso Foto © Gennaro Migliaccio

Panorama delle Crete Senesi dal Treno Natura

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ilari di cipressi dalle proporzioni perfette abbracciano la materica argilla delle crete e i calanchi ne inaspriscono le ondulazioni. In Val d’Orcia, Patrimonio Unesco dal 2004, la varietà paesaggistica del territorio italiano trova la sua sintesi perfetta. Su questo sfondo corrono i binari della linea Asciano-Monte Antico, meglio nota come Ferrovia della Val d’Orcia, che quest’anno compie 150 anni. Una strada di ferro su cui il treno storico di Fondazione FS Italiane

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traccia il suo itinerario lento, all’insegna del turismo sostenibile. Inaugurata nel 1872, la linea rimase funzionante fino al 1994. Dal 1996, grazie al supporto dei volontari dell’Associazione Ferrovia Val d’Orcia e al successivo intervento di Fondazione, viene utilizzata solo per i treni turistici. L’itinerario offre una panoramica completa della natura locale: paesaggi collinari, borghi medioevali isolati e coltivazioni verdeggianti. Dalla stazione di Asciano (SI), si incrociano le colline delle

Crete Senesi e la Via Francigena. Poi si prosegue lungo il torrente Asso, per raggiungere il fiume Orcia fino alla stazione di Monte Amiata e terminare la corsa a Monte Antico (GR). Al viaggio può essere abbinata anche una visita ai siti d’interesse che costellano il tragitto. Senza contare che in quest’area della Toscana, oltre alla vista, è facile appagare anche gusto e olfatto: dal Brunello di Montalcino ai salumi di cinta senese, passando per il pecorino di Pienza, sono tante le delizie locali.


In occasione dell’anniversario, il 29 maggio, la tratta sarà percorsa da una locomotiva a vapore grazie al Treno Natura, un servizio turistico nato nel 1996, che nel senese organizza circa 35 viaggi all’anno. L’itinerario previsto punta a rievocare l’atmosfera magica che respirarono i passeggeri della prima corsa sulla Ferrovia della Val d’Orcia. «Alle 9, il treno con alla testa due macchine coperte di fiori e pennoni [...] muoveva per Asciano rallegrato per via dalla banda di Siena che prendeva posto nei due ultimi vagoni. […]», si leggeva sul quotidiano La Nazione del 28 maggio 1872. Da Siena, figuranti in costume d’epoca accompagneranno i viaggiatori fino alla stazione di Torrenieri, frazione del comune di Montalcino (SI) che ha collaborato all’organizzazione della giornata. Qui è prevista l’esibizione della Filarmonica Puccini.

Qui è in programma anche il convegno dedicato alla storia della linea e alle prospettive future della mobilità dolce in Italia. In questa occasione, verrà presentato il volume Ferrovia Val d'Orcia. Guida storica e panoramica, sui binari del Natura, a cura di Stefano Maggi ed Eleonora Belloni dell’Università di Siena. La corsa del Treno Natura proseguirà verso Monte Antico, frazione del comune di Civitella Paganico (GR), dove si celebra il connubio tra turismo ferroviario e sostenibilità con l’inaugurazione della bici-stazione realizzata all’interno dei locali dello scalo e la presentazione dei percorsi ciclopedonali a questa legati. La storia, dunque, si ripete: dai binari rifiorisce il territorio. fondazionefs.it fondazionefsitaliane fondazionefsitaliane

Una locomotiva a vapore del gruppo 685, con il Monte Amiata sullo sfondo 9


RAILWAY heART

PH OTOS TO R I E S PEOPLE Leo e Joachim in viaggio verso Firenze © S.T. jo_si09

IN VIAGGIO Verso la Campania © Claudio C. cimmix82

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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, FS Italiane.

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LUOGHI Genova Porta Principe © Antonino G. antonypic_

AT WORK Giorgia P., capotreno Frecciarossa © Edoardo Cortesi eddiecortesi

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A TU PER TU di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

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ana Ghandoura ha un passato da capotreno sulle Frecce. Dallo scorso febbraio, lavora come coordinatrice infomobilità di Trenitalia e segue la circolazione e i flussi informativi dei mezzi in viaggio. Un ritratto di te? Sono nata a Beirut, in Libano, ma a 11 anni mi sono trasferita in Canada a causa della guerra. Mio padre, assistente di volo, e mia madre, insegnante, hanno dato un forte impulso ai miei studi: ho conseguito una laurea in Letteratura francese e poi mi sono abilitata per l’insegnamento, lavorando anche come assistente di lingua italiana all’Università di Ottawa. Prima di cominciare la carriera di insegnante, comprensiva di tanto volontariato nelle scuole, sono stata assistente di volo. Nel 2005 mi sono trasferita in Italia e da lì a poco sono entrata a lavorare nel Gruppo FS. Il tuo percorso in azienda? Per oltre 15 anni, sono stata capotreno sulle Frecce. Ma, dallo scorso febbraio, ho iniziato una nuova esperienza professionale come coordinatrice infomobilità nella control room, la Sala operativa di Trenitalia. A distanza di tempo mi sono resa conto che lavorare per questo Gruppo mi ha permesso di valorizzare la formazione culturale e professionale acquisita in passato. Com’è stato il passaggio in Sala operativa? Coerente con il percorso intrapreso in precedenza. Anche se adesso seguo il servizio ferroviario da un altro punto di vista, questa esperienza si intreccia continuamente con quella di capotreno. Coordinare ogni giorno le informazioni sui nostri 7mila treni mi fa sentire ancora in viaggio. In cosa consiste la tua attività? Mi occupo di gestire, diffondere e aggiornare costantemente le comunicazioni sui nostri canali informativi, garantendo un flusso uniforme e continuo. Utilizzo sistemi di monitoraggio e tecnologie sofisticate per coordinare, allineare e integrare tutti i processi che riguardano la circolazione dei treni. Questo permette di fornire ai nostri clienti notizie di infomobilità in tempo reale, sia in situazione ordinarie, come per esempio le interruzioni programmate dovute a lavori sulla linea, sia in caso di criticità straordinarie del servizio. Sempre in sinergia con il personale viaggiante e le strutture di assistenza. Cosa ti piace di questo lavoro? La possibilità di continuare ad apprendere. Considero la conoscenza un tesoro da preservare, che può essere utile nei momenti di difficoltà e permette di crescere professionalmente e umanamente. L’azienda mi ha dato l’opportunità di lavorare su me stessa, di forgiare il senso di empatia verso i nostri viaggiatori e colleghi. Ho rafforzato la consapevolezza di essere una componente importante di una squadra perfettamente sincronizzata. Per questa intervista ho scelto una foto con la divisa da capotreno: la considero un link tra i compagni dell’Alta Velocità e questa nuova avventura.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

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ulvio Badetti, manager nel settore turistico, alberghiero e dell’accoglienza, racconta la sua esperienza di viaggio tra Milano e Roma. Cosa significa viaggiare per lei? È da sempre la mia fonte d’ispirazione, nella vita professionale come nelle scelte quotidiane. È una passione che mi accompagna fin da bambino forse perché mio padre lavorava in una compagnia aerea. Sono pilota dell’aviazione generale, cioè posso volare per scopi non commerciali. Visitare il mondo, dal Pakistan all’India, dall’Indonesia alla Cina, fino al Giappone, all’Africa e al Sudamerica, mi ha consentito di conoscere popoli, lingue, usanze e modi di vivere che mi hanno aiutato a sviluppare nuove idee in Italia. Ci racconta il suo percorso professionale? Ho iniziato facendo la guida turistica per mantenermi durante gli studi e poi ho ampliato i miei orizzonti lavorando come tour operator. Esperienze che si sono rivelate utili quando sono passato al settore alberghiero, dove è necessario andare incontro alle esigenze del turista e degli agenti con cui si stipulano contratti. Questo connubio tra la cultura dell’accoglienza e del leisure ha reso la mia formazione più completa e mi ha portato a proporre un turismo esperienziale. In che progetto è impegnato in questo momento? Dopo diverse esperienze in alberghi cittadini, resort in località di mare e boutique hotel, ora sono direttore generale al Torre del Nera, albergo diffuso con spa che si trova nel borgo medievale di Scheggino, in provincia di Perugia. Una scommessa forse azzardata, perché ho iniziato a pianificare questa gestione dopo il lockdown, ma che si è rivelata vincente. Da marzo 2021, infatti, abbiamo avuto molti ospiti con buoni risultati di budget, grazie alla pianificazione studiata in gran parte durante i miei trasferimenti in treno. Che tipo di viaggiatore è? Mi sposto almeno due volte alla settimana tra Milano e Roma, proseguendo poi dalla Capitale verso Spoleto con il treno regionale. In questo momento, sto partendo verso Milano per la Borsa internazionale del turismo: ho scelto il Frecciarossa, che utilizzo anche per svolgere l’attività di docente. Ho insegnato anche all’Università europea del turismo dove ho tenuto corsi sull’hotel management e la realizzazione degli alberghi diffusi, un ramo della filiera turistica ancora poco conosciuto ma in espansione. Direi che sono un viaggiatore fast alla partenza e slow all’arrivo, perché amo prendermi tutto il tempo necessario per scoprire o riscoprire la città di destinazione. Cosa consiglia ai suoi studenti? Chi decide di intraprendere la carriera alberghiera dovrebbe eliminare dal proprio vocabolario la frase: «Abbiamo sempre fatto così». Siamo in un mondo che può cambiare all’improvviso e la pandemia ce lo ha dimostrato. In questo contesto, la parola chiave è curiosità, unita alla capacità di saper guardare avanti. Come il pilota di un aereo, che quando prende quota si lascia gli ostacoli in basso e poi, prima di atterrare, cerca dall’alto la pista giusta.

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AGENDA a cura di Luca Mattei ellemme1 lucamattei1 - l.mattei@fsitaliane.it e Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

save MAGGIO the date 2022 JAGO. THE EXHIBITION ROMA FINO AL 3 LUGLIO «Utilizzo il marmo come materiale nobile legato alla tradizione, ma tratto temi fondamentali dell’epoca in cui vivo». Il rimando tra passato e contemporaneo e l’abile utilizzo dei social network sono gli ingredienti fondamentali della fama ottenuta dallo scultore Jago, protagonista di una mostra a Palazzo Bonaparte che raccoglie i suoi principali lavori. Nato a Frosinone, ha ottenuto successo nel mondo, con esposizioni in America e Cina, in Rete, grazie a dirette streaming, foto e video con cui coinvolge il pubblico nel processo inventivo delle sue produzioni, e addirittura nel cosmo con The First Baby, la prima scultura inviata sulla Stazione Spaziale Internazionale. La personale è anche un’occasione per rivedere a Roma una delle sue opere più iconiche, Habemus hominem, ospitata dal Museo Carlo Bilotti nel 2018: lo sguardo di Joseph Ratzinger torna a esercitare il suo potere magnetico, inseguendo chi lo osserva da qualsiasi angolazione. mostrepalazzobonaparte.it | arthemisia.it

Jago, Habemus Hominem (2009-2016) Foto di Jago

Banksy, Kissing Coppers (2004) 14

THE WORLD OF BANKSY VERONA FINO AL 31 LUGLIO L’arte di Banksy viaggia ad alta velocità con mostre immersive di successo nelle stazioni italiane. A Milano Centrale si continua fino al 15 maggio e a Torino Porta Nuova fino al 29. Ora è la volta di Verona Porta Nuova, sempre con l’esposizione di riproduzioni in più esemplari. Oltre a 30 murales a grandezza naturale, realizzati da street artist locali e internazionali, si possono ammirare circa cento capolavori del genio di Bristol per approfondire la sua interpretazione della contemporaneità, tra denunce sociali, economiche, politiche e climatiche. Nella sezione iBanksy, le opere si animano grazie ai video che ripercorrono la storia dei lavori realizzati dall’artista su muri e ponti di tutto il mondo. theworldofbanksy.it


MASTERS OF MAGIC WORLD TOUR 2022 TORINO 26>29 MAGGIO Nella città della magia vanno in scena i migliori prestigiatori del mondo. La maratona diretta dall’illusionista Walter Rolfo conta oltre cento ore di spettacolo e 1500 professionisti provenienti da decine di Paesi. Ed ospita anche 40 star internazionali, tra cui Raul Cremona, Richard Wiseman e Francesco Fontanelli, come in passato David Copperfield. L’evento propone una cinquantina di appuntamenti, fra eventi, concorsi, conferenze e lezioni. Masters of Magic è anche l’occasione per i giovani che possono concorrere al Trofeo Victor Balli, tra i più importanti del settore. C’è anche il Campionato italiano di magia, che mette a confronto i concorrenti selezionati in tante città, pronti a sfidarsi nel Gran Finale. Tra i premi, anche l’ambito Grolla d’Oro, destinato ai migliori illusionisti. mastersofmagicconvention.com Walter Rolfo presenta una delle edizioni passate della manifestazione

NEW CONVERSATIONS - VICENZA JAZZ VICENZA 11>22 MAGGIO - 14>17 LUGLIO La 26esima edizione del festival celebra Charles Mingus, tra le figure più rilevanti della musica afroamericana, con artisti come John Scofield, Avishai Cohen, Enrico Rava. Si parte l’11 maggio, a Thiene (VI), con il contrabbassista Furio Di Castri e il suo progetto Furious Mingus. Il 19, al Teatro Olimpico di Vicenza, torna una band assente da tempo, i Doctor 3, Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra. Per gustarsi sound diversi da quelli mingusiani è imperdibile il concerto, il 15 sempre all’Olimpico, di Bill Frisell, tra i più ammirati guitar hero dagli anni ‘80 a oggi. Confermate per il 2022 le proposte live in tutta la città, dai locali alle piazze e dal giorno alla notte. La novità è l’appendice di luglio, che propone anche una serata scientifico-musicale con Mario Tozzi ed Enzo Favata. vicenzajazz.org Bill Frisell © Monica Jane Frisell

INTERNO VERDE PARMA, MANTOVA E FERRARA FINO AL 18 SETTEMBRE Interno Verde è l’occasione giusta per cedere alla tentazione di sbirciare nei giardini altrui, ma senza imbarazzo. Questo festival diffuso valorizza il patrimonio architettonico e botanico che si cela dietro le facciate dei palazzi, con visite in chiostri, oasi fiorite, orti urbani e siepi labirintiche, solitamente inaccessibili. L’edizione 2022 propone appuntamenti in tre città e un viaggio nel passato: il 7 e l’8 maggio si passeggia tra i glicini centenari della Parma di Maria Luigia d’Austria; il 28 e il 29 maggio si rivivono a Mantova i fasti dei Gonzaga, tra i primi ad applicare l’astrologia medica alla coltivazione delle piante officinali; infine, il 17 e il 18 settembre ci si perde fra i vicoli medievali del ghetto ebraico di Ferrara. internoverde.it Giardino di Palazzo Scroffa, Ferrara 15


AGENDA

FESTIVAL DELL’ECONOMIA TRENTO 2>5 GIUGNO FS Italiane è main partner della 17esima edizione del festival, dedicata al tema Dopo la pandemia, Tra ordine e disordine. All’evento ben nove premi Nobel, oltre 75 relatori accademici, 20 autorevoli economisti internazionali, 26 rappresentanti di istituzioni nazionali ed europee e 10 ministri, per un programma di oltre 200 eventi. Una quattro giorni, per la prima volta organizzata dal Gruppo 24 Ore, per stimolare il dibattito su com’è cambiato il mondo dopo l’arrivo del Covid-19 e su come sarà dopo la guerra in Ucraina. Una delle novità è un dinamico Fuori Festival, che pone al centro i giovani per ispirare loro percorsi futuri attraverso nuove forme di comunicazione. Non mancano, per tutti, tante attrazioni culturali in città. festivaleconomia.it

ARTEFIERA BOLOGNA 13>15 MAGGIO Sono 143 le gallerie che partecipano alla 45esima edizione della più longeva manifestazione d’arte italiana del XX e XXI secolo, fondata nel 1974. L’evento ha luogo, come al solito, nei padiglioni 15 e 18 della Fiera, ma quest’anno punta ancora di più alla qualità espositiva con un nuovo percorso che permette di scegliere da dove iniziare la visita. La Main Section è affiancata da tre sezioni di approfondimento: l’arte moderna e del dopoguerra (Focus), la pittura del nuovo millennio (Pittura XXI), la fotografia e il video (Fotografia e immagini in movimento). Dal 7 al 15 maggio, Art City Bologna affianca la manifestazione, con un programma di mostre, eventi e iniziative speciali in città. artefiera.it

Katharien De Villiers, Cemetery/Dreamscape (2018) Courtesy l’artista e Osart Gallery © Max Pescio

DIALOGHI DI PISTOIA PISTOIA 27>29 MAGGIO Il festival di antropologia del contemporaneo si interroga sul tema Narrare humanum est. La vita come intreccio di storie e immaginari. Dalle pitture rupestri alla fiaba, dai geroglifici al web, dai miti allo storytelling: quest’anno la rassegna, giunta alla 13esima edizione, indaga su come nascono le narrazioni dell’umanità. Il potere di raccontare e immaginare è una delle caratteristiche più distintive dell’uomo, il segreto del suo successo evolutivo, ciò che lo ha reso un animale diverso dagli altri, permettendogli di vivere contemporaneamente molte vite. Dal 19 aprile è in libreria Altri orizzonti. Camminare, conoscere, scoprire, ultimo volume della serie Dialoghi di Pistoia, che da dieci anni affianca il festival. dialoghidipistoia.it L’edizione 2021 della manifestazione 16


LUIGI GHIRRI (NON) LUOGHI JESI (AN) FINO AL 31 LUGLIO Quali sono le motivazioni e i sentimenti che portano a mettersi dietro a una macchina fotografica? È questa la domanda che si pone la mostra a Palazzo Bisaccioni analizzando la ricerca di Luigi Ghirri, un maestro della fotografia contemporanea. Le 40 immagini esposte si aprono con una prima sezione dedicata al suo avvicinamento al mondo dell’obiettivo, dettato da un desiderio di conoscenza nato dopo aver visto cambiare l’Italia in modo repentino, dal dopoguerra al fermento degli anni ‘60. Nelle sezioni successive, riservate ai luoghi, ai non luoghi e all’architetto Aldo Rossi, con cui ha condiviso l’interesse per la periferia come spazio evocativo di memoria, si scopre un fotografo attratto non dai mutamenti del paesaggio, ma da quelli del vivere. fondazionecrj.it Luigi Ghirri, Emilia-Romagna (1988) serie Paesaggio Italiano © Eredi Luigi Ghirri

LA CITTÀ DEI ROBOT NAPOLI FINO AL 5 GIUGNO C’è Miro, il pesce biometrico che si immerge fino a 10 metri e, con le sue luci e una videocamera incorporata, attira i suoi simili in carne e lische, consentendo di riprenderli a distanza ravvicinata. O Woody che, con il corpo a forma di casetta e i capelli di paglia, racconta barzellette e predice il futuro. Ma anche Meccanoid KS, che è uno e trino: con un solo set di 1068 pezzi è possibile costruirne tre esemplari diversi. Sono solo alcuni dei 50 robot protagonisti dell’esposizione internazionale al PalaEden, il teatro del parco Edenlandia. La mostra invita a scoprire le tecnologie robotiche, unendo divertimento e didattica. Il confine tra realtà e mondo virtuale scompare, grazie alle capacità degli androidi di provare empatia e interagire con gli umani. lacittadeirobot.it

© Fondazione 3M

Meccanoid KS

LA SEGRETA MANIA. GIOVANNI VERGA FOTOGRAFO VIZZINI (CT) FINO AL 18 SETTEMBRE Una mostra sulla passione di Giovanni Verga per la fotografia, una “segreta mania”, come lui stesso la definiva. A cento anni dalla sua morte, il Museo dell’immaginario verghiano ospita un’esposizione di stampe recenti, realizzate con un’accurata filologia, per riprodurre gli originali andati persi, scattati dallo scrittore dal 1878 al 1911. Protagonista delle immagini la Sicilia povera e umile che l’autore descriveva in Mastro Don Gesualdo, I Malavoglia e altre novelle o romanzi. Ma gli scatti inquadrano anche laghi lombardi, paesaggi svizzeri, Bormio e dintorni, luoghi che Verga raggiungeva da Milano, dove visse a lungo. A questi si aggiungono molti ritratti di parenti e amici, ma anche di fattori, contadini e cameriere. fondazione3m.it 17


GUSTA & DEGUSTA

di Andrea Radic

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TENUTA DI ARTIMINO: WINE RELAIS NELLA TERRA DEI MEDICI

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el cuore della campagna toscana, a soli 20 km da Firenze, Tenuta di Artimino fu dimora di caccia della famiglia Medici. Un relais di grande charme che cattura i sensi, dove si intrecciano arte, natura e cultura. Prima struttura in Italia a entrare in The Meliá Collection, che raccoglie gli hotel di lusso selezionati dal gruppo spagnolo. La Villa Medicea di Artimino, chiamata anche La Ferdinanda, è Patrimonio mondiale dell’Unesco e si affaccia sui colli e sui vigneti del Montalbano, in posizione dominante sul poggio. Nella proprietà di 732 ettari, sorge anche la Paggeria Medicea, un incantevole hotel a quattro stelle all’interno di un edificio del XVII secolo, il ristorante gourmet Biagio Pignatta cucina e vino, una spa e il bistrot la Cantina del Redi. Un luogo unico dove si può vivere la Artimino Wine Experience alla scoperta di grandi vini come il Carmignano Riserva Docg Grumarello. Nei mesi più miti, c’è anche lo Chic-nic, un suggestivo pic-nic fra i vigneti per godersi la vista con uno sfizioso cestino gourmet e la degustazione di bottiglie pregiate. artiminowines.com Tenuta di Artimino

PARTICOLARE DI SIENA: LUOGO DI FASCINO E OTTIMA CUCINA

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arco Gagliardi, Raffaella Giglioni e Gianluigi Giglioni hanno scelto di unire l’architettura elegante che disegna le antiche sale con volte a botte alla cucina creativa di Alessandro Ielli, capace di proporre in modo contemporaneo e di gran gusto le materie prime che il mare e la terra di Toscana sanno offrire. Ecco il Riso, bietola, erborinato della Val d’Orcia e cicoria, perfetto nei sapori e nei profumi, o il coraggioso e ghiotto binomio Pescato del giorno, cinta senese, cavolfiore, cenere di rosmarino. Notevole anche qualche piatto con influenze di lontane regioni del mondo, come il Bun, anguilla, umeboshi, rapa bianca, finocchietto di mare. Il capitolo dessert è davvero felice grazie alla bravura della pastry chef Sofia Muzzi, capace di bilanciare le note dolci con quelle più saporite. La cantina, curata dal sommelier Massimo Campolongo, è ben declinata sia per geografia che per vitigni, con qualche vera chicca. In cucina, insieme con lo chef Ielli, ci sono Alessandro Santamaria e Andrea Giorgini. particolaredisiena.com La Sala dei camini del ristorante Particolare di Siena 18


MIRABELLA: UN ROSÉ DI GRANDE CLASSE CHE BEN IDENTIFICA LO STILE DELLA CASA

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el 1979 Teresio Schiavi spumantizzò le prime tremila bottiglie di Franciacorta. Da allora la seconda generazione della famiglia, con Alessandro e Alberto, ha rinnovato l’azienda, oggi totalmente bio, segnando la strada per il successo di Mirabella. Nell’ottobre 2019, infatti, il suo Franciacorta Rosé entra nella Top 100 di Wine Spectator, la più diffusa rivista americana di settore. Un vino di gran carattere e identità tra note aromatiche, trasparenze, freschezze, complessità e grande vivacità. Con il suo color cipria dalle delicate nuance ramate, il Brut Rosé composto da Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco, con affinamento di minimo 30 mesi, rappresenta molto bene Mirabella. Al naso è di elegante ampiezza, sontuoso nelle note di frutta del bosco e spezie dolci. Sorso di grande fascino e armonioso. Il secondo calice è un grande piacere. Sulle etichette Mirabella campeggia una delicata immagine femminile: è la dea greca Demetra, la Cerere romana, signora della terra e dell’agricoltura. mirabellafranciacorta.it Franciacorta Rosé Mirabella

IL MOSTO SELVATICO: UNA CUCINA DI GRANDE PIACERE

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© Jacopo Ferri

o chef Nicola Colella, nato in Puglia, ha iniziato la sua carriera nel 1989 in una tipica osteria milanese vicino a corso Genova che oggi è il suo ristorante. Qui, insieme alla figlia Benedetta, esprime una delle arti più difficili: la cucina che ti rende felice. Le ricercate materie prime vengono lavorate con ottima mano, concretezza e piacevole originalità, con il mare al centro della proposta, a partire dalla qualità delle scelte di crudo. Dalla cucina, i Fiori di zucca ripieni di baccalà mantecato all’olio affumicato su vellutata di peperoni fanno subito notare la sua cura dei dettagli. Da non perdere i Pici cacio e pepe con tartare di gamberi rossi e cuore di carciofo aromatizzato agli agrumi nobili e originali. La Rana pescatrice ai tre pomodori con emulsione di olive nere e capperi fritti e il Trancio di scorfano in guazzetto ai frutti mare sono piatti che fanno venir voglia di tornare. La sala gira come un orologio guidata da Benedetta Colella, capace di accogliere con professionalità e quel sorriso che fa la differenza. La carta dei vini, a cura del maître e sommelier Francesco Elli, spazia con intelligenza enologica tra bollicine, bianchi di pregio e qualche sorpresa d’Oltralpe. ilmostoselvatico.com

Lo chef Nicola Colella con la figlia Benedetta del ristorante Il mosto selvatico 19


WHAT’S UP

CI VEDIAMO A TORINO

IL 10, 12 E 14 MAGGIO GABRIELE CORSI COMMENTA L’EUROVISION SONG CONTEST. E INTANTO SI PREPARA ALLA PROSSIMA STAGIONE TV

© Marta Lispi

di Gaspare Baglio

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© Attilio Cusani

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ono passati 31 anni dall’ultima volta, ma grazie al trionfo dei Måneskin, nell’ultima edizione, con la ormai mitica Zitti e buoni, l’Eurovision Song Contest è tornato in Italia. Il 10, 12 e 14 maggio, da Torino, Laura Pausini, Mika e Alessandro Cattelan presentano il festival musicale europeo diventato ormai un cult. A occuparsi della telecronaca – per la seconda volta consecutiva – la strana coppia formata dall’istrionico cantautore Cristiano Malgioglio e dal bravissimo presentatore Gabriele Corsi, che prosegue le avventure di Chiamate Roma Triuno Triuno su Radio Deejay (con i colleghi del Trio Medusa) e di Deal with it - Stai al gioco su Nove. Gabriele, la riconferma tua e di Malgioglio è dovuta al fatto che la scorsa edizione avete portato fortuna all’Italia? Diciamo che un po’ di scaramanzia c’è. Ormai con Cristiano siamo una coppia di fatto: lui è una splendida persona. Pensa che quando ho avuto il Covid-19 – per fortuna senza sintomi allarmanti – mi ha chiamato continuamente per sapere come stavo. Con lui mi faccio delle belle risate. E sono felice di lavorarci nuovamente, anche perché si torna dal vivo, a Torino, dopo due anni terribili. Ci sono tutte le premesse per una bella festa della musica. Ovviamente, con Cristiano ripeteremo i riti scaramantici dell’anno scorso al motto di: «Non ri-succede, ma se ri-succede...». Sarebbe clamoroso. Mai pensato che saresti potuto essere anche tu on stage con Pausini & Co? Sono felicissimo di occuparmi del commento: se lo avessi condotto, mia moglie si sarebbe lamentata all’ennesima potenza. Già mi redarguisce perché non può fare la spesa in santa pace quando ci sono io, che tutti mi fermano. Figuriamoci se non potesse far compere in tranquillità in tutto il mondo (ride, ndr). Immagino che avrai ascoltato, come tutti, i brani in gara. Che ne pensi? Ci sono canzoni molto buone e interessanti. E arrivano quasi tutte dai Paesi che non sono quotati come possibili vincitori. Vuoi o non vuoi è un festival politico, l’esclusione della Russia ha fatto discutere moltissimo. Mi dispiace che la musica non rimanga solo musica. Tornando ai pezzi della competizione? Nel complesso, quello che funziona è l’esibizione col brano. Sono interessanti

Gabriele Corsi insieme a Cristiano Malgioglio

la Spagna con Chanel e la sua SloMo e il Portogallo rappresentato da Maro e il pezzo Saudade, saudade. L’Inghilterra porta una canzone all’altezza della fama britannica grazie a Space Man di Sam Ryder, così come l’Ucraina con Stefania della Kalush Orchestra. E poi ci sono i norvegesi Subwoolfer con Give that wolf a banana che sono una sorta di Daft Punk più goliardici. C’è tanta roba, insomma. Finita quest’avventura passerai a…? Preparo la nuova serie di Don’t forget the lyrics - Stai sul pezzo, un game show fresco e adatto ai tempi di oggi, che possono guardare grandi e piccoli. Non ho mai visto così tante persone desiderose di partecipare. Andrà in onda a settembre su Nove. E poi? C’è Il contadino cerca moglie, sullo stesso canale. Proprio in questo momento sto guardando le schede dei protagonisti, la parte che amo di più. La produzione mi tiene informato su tutto ma, non avendo la possibilità di andare in loco, mi affido alla mia squadra, che è molto in gamba. Magari dico loro le mie preferenze riguardo ai possibili concorrenti, ma il mio parere non è vincolante: penso sempre sia utile ascoltare tante voci. Cosa ti piacerebbe fare? Mi stanno proponendo altri programmi.

C’è un format bellissimo, che avremmo dovuto fare prima della pandemia, dal titolo Did you get the message?. Tutto è incentrato su persone che vogliono dire qualcosa a qualcuno, ma non sono riuscite a farlo nei modi in cui speravano: dai messaggi d’amore alle critiche verso chi parcheggia sempre male la macchina o non fa la differenziata. È una crasi tra Deal with it e C’è posta per te. Gira voce che tu sia un appassionato di treni… Amo viaggiare, soprattutto in treno. Per me è una seconda casa. Adoro l’area silenzio del Frecciarossa che mi obbliga a stare fermo e a spegnere il cellulare. Ho i miei riti e mi conoscono pure i “ragazzi” di Chef Express: l’ultima volta mi hanno lasciato da parte anche le noccioline. Questa cosa mi fa impazzire. E poi sai cosa mi piace? Cosa? Il vagone letto, molto romantico. Vorrei fare un viaggio in Africa sui binari, attraversando il continente da Cape Town fino al Parco nazionale Kruger. Lì ci sono i vagoni di una volta, con l’interno in legno. La sera bisogna mettere lo smoking, c’è il pianoforte. Io sono nato nell’epoca sbagliata, dovevo nascere ai tempi di Gatsby. gabrielelelecorsi 21


WHAT’S UP

DARIN SUPERSTAR IN ITALIA HA SPOPOLATO CON CAN’T STAY AWAY. ORA L’IDOLO SVEDESE TORNA CON UN NUOVO SINGOLO, IN RADIO DAL 13 MAGGIO di Gaspare Baglio

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n Svezia è amatissimo, così come in mezza Europa. Da noi si è fatto notare con la super hit Can’t stay away. Darin Zanyar è per, tutti, solo ed esclusivamente Darin, la popstar scandinava diventata famosa dopo la partecipazione al talent show Idol, che ha superato i 400 milioni di stream sulla piattaforma di Spotify e ottenuto 30 dischi di platino. Last but not least, porta avanti la tradizione tutta svedese di sfornare tormentoni. Circa il 25% dei brani al primo posto nella classifica Hot 100 pubblicata dalla rivista americana Billboard arrivano infatti dalla terra degli Abba. Di questo e altro parliamo con Darin, pronto a lanciare in tutte le radio, dal 13 maggio, il nuovo inedito Superstar. Come è nato il brano? È una canzone molto edificante: voglio diffondere vibrazioni buone e felici. Ho lavorato con Stuart Price, sono un fan dei successi che ha realizzato con Madonna e Dua Lipa. Averlo come produttore è stato pazzesco. Sono molto entusiasta di condividere il pezzo con tutti voi. Che messaggio c’è dietro questo singolo? Racconta di un nuovo amore, che aspetta di essere urlato ad alta voce, per sentire come ci si sente. È difficile essere una superstar? Qualche volta. Adoro essere un personaggio pubblico ma non è stato sempre facile. Ne è valsa comunque la pena: amo quello che faccio. Cosa ne pensi del successo italiano

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di Can’t stay away? Onestamente? Sono sopraffatto. Non sapevo cosa aspettarmi. Tra l’altro, il video è ispirato alla moda italiana, quindi è come se il cerchio si fosse chiuso. Quando l'ho sentito alla radio la prima volta ero in Sicilia, è stata una bellissima sensazione. Ero in taxi e ho cercato di spiegarlo all’autista, ma non credo mi abbia capito. Probabilmente ha solo pensato che mi piacesse la canzone. Perché ci sono tanti autori svedesi dietro alle hit americane? La Svezia ha sempre avuto un ruolo importante nella musica pop. Dagli Abba ai Roxette fino alle produzioni di Avicii e Max Martin: sono tanti i nomi diventati fonte di ispirazione per le diverse generazioni del Paese.

Album in arrivo? Sì, ma non so ancora quando sarà finito, mi trovo nel pieno del processo creativo. Sono entusiasta del mio nuovo sound: le canzoni sono colorate e non vedo l’ora di esibirmi live anche per il pubblico italiano. Il tuo rapporto con il viaggio? È una delle mie passioni. Scoprire altre culture e incontrare nuove persone mi aiuta molto nel lavoro ed è una grande fonte di ispirazione. Ho anche viaggiato in Frecciarossa, visitando tanti posti meravigliosi dell’Italia. Visto che sono una buona forchetta, passare del tempo nel vostro Paese, per me, è fantastico. darinofficial.com darinofficial


IL POTERE DELLA MUSICA MARINA REI PRESENTA IL SUO PRIMO LIBRO, UN GIORNO NUOVO, E LANCIA IL NUOVO SINGOLO CANTATO CON CARMEN CONSOLI di Gaspare Baglio

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Foto © Fabio Lovino

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utti la conosciamo per celebri hit come Al di là di questi anni, Primavera, Un inverno da baciare. Ma anche per le composizioni ricercate degli album Musa, Pareidolia e Per essere felici. Ora Marina Rei ha tirato fuori un’anima da scrittrice con un libro fatto di incontri, abbandoni e amore – Un giorno nuovo (La Corte Editore, pp 160 € 17,95) – che presenta il 22 maggio al Salone internazionale del libro di Torino. Com’è nato questo progetto? È mia abitudine scrivere idee e appuntare note, ma mi sono resa conto di avere intuizioni che non rientravano in un contesto musicale. Così, ho lasciato che il flusso di parole proseguisse. Un paio di amici mi hanno consigliato di andare avanti. Poi ho fatto leggere la bozza all’editore, che mi ha lasciata libera di scrivere secondo il mio stile. Nel libro non manca la musica. Era quasi necessaria perché ha un grande potere. Nella storia è terapeutica, riesce a unire e avvicinare. È l’espediente che consente ad alcuni ragazzi cresciuti in situazioni disagiate di ritrovare la loro personalità, liberandosi da incomprensioni e diversità. E poi c'è questa donna, Chiara, che approda a una rinascita. Quante volte sei rinata tu? Più volte. La rinascita è il punto di

svolta, ma prima si attraversa l’inferno, mettendo allo scoperto le parti oscure di ognuno di noi, i limiti e le ossessioni. Sono momenti ne-

cessari. Mi metto sempre molto in discussione, ho voglia di alzare l'asticella. Per questo, visto che siamo immersi dalla musica, esco una volta ogni sei anni con un disco. Sarai al fianco di Carmen Consoli come batterista per il tour estivo. Non tutti i colleghi cantautori si sarebbero messi a disposizione senza un ruolo da protagonista. Non lo faccio per tutti, ma lo ritengo un valore aggiunto per il mio percorso. Difficilmente un’artista si mette sul palco per essere solo una musicista, ma la musica non ha nessun limite o costrizione, è una delle massime espressioni di libertà. Quando entriamo in scena, con Carmen, esce solo la condivisione. Hai anche un nuovo singolo in uscita. Si intitola Un momento di felicità e sarà cantato con Carmen. Abbiamo condiviso viaggi, racconti, conversazioni di vita, figli e anche perdite. Quando se n’è andato mio padre, all'inizio di dicembre, ero in tour e la musica mi ha dato la possibilità di non stare da sola. Partendo da queste riflessioni abbiamo composto il brano. Non è il preludio di un disco, ma il punto d'incontro dopo tanti anni di amicizia profonda. marinareiofficial marinarei 23


Il Giro d’Italia della CSR

10 eventi in 10 città italiane per raccontare storie di imprese che investono per ridurre l’impatto ambientale e creare valore sociale, di persone che scelgono di consumare in modo consapevole, di comunità che crescono grazie al coinvolgimento dei cittadini, di associazioni che si impegnano per una cultura più inclusiva e responsabile. ROMA TRIESTE

17 MARZO 2022

MESSINA

29 MARZO 2022

BOLOGNA

12 APRILE 2022

IVREA

21 APRILE 2022

VICENZA

29 APRILE 2022

BARI

12 MAGGIO 2022

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UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura

di Camilla Baresani [scrittrice e insegnante dell’accademia Molly Bloom*]

L’AMORE AL TEMPO DELL’ODIO STORIE PRIVATE, TRADIMENTI E OSSESSIONI DI INTELLETTUALI E ARTISTI ALLA FINE DEGLI ANNI ‘30. FLORIAN ILLIES RACCONTA UN’UMANITÀ IMPREPARATA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

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onosciamo, quantomeno a grandi linee, i fatti della grande storia avvenuti in Europa negli anni ‘30 del ‘900. Le ideologie, l’economia e il fiorire delle arti fino all’invasione nazista della Polonia nel settembre del ‘39, con l’inizio della Seconda guerra mondiale. Lo abbiamo studiato a scuola, lo abbiamo letto in saggi e romanzi, lo abbiamo visto al cinema e nei documentari. Ma il modo di raccontarlo dello scrittore tedesco Florian Illies è unico, è un puzzle di piccoli episodi apparentemente da nulla se presi singolarmente. Messi insieme, invece, questi fatterelli mostrano come, nonostante gli evidenti segnali d’allarme, a ogni brutale svolta della storia si verifichi una sorta di cecità collettiva che rende l’umanità impreparata, colta di sorpresa. In L’amore al tempo dell’odio. Una storia sentimentale degli anni trenta, l’autore evidenzia come, sull’orlo del più grande conflitto armato mai avvenuto, una guerra che causerà 60 milioni di morti, i più celebrati intellettuali, filosofi, artisti, letterati, divi – ossia persone che erano al centro dell’informazione, delle idee, degli eventi pubblici – non avessero intuito cosa stesse per piovergli addosso e fossero invece straordinariamente presi dai loro amori, dai tradimenti, da vez-

zi, narcisismi e ossessioni private. Illies, brillante storico e giornalista tedesco, aveva già pubblicato un libro con la medesima struttura, 1913. L’anno prima della tempesta, sempre per Marsilio. Anche lì, a pochi mesi dallo scoppio della Prima guerra mondiale, si raccontano le vicende private di persone che facevano notizia e avrebbero potuto percepire con anticipo il disastro che stava per verificarsi, e invece continuavano a condurre, come se niente fosse, le loro esistenze piene di intrecci sentimentali, ossessioni creative, debiti e divertimenti. I libri di Illies sono costruiti in un susseguirsi di brevi paragrafi che, in scansione temporale, intrecciano le vicende dei protagonisti, tutti nell’elenco dei nomi in appendice. Man mano che si procede nella lettura, reincontriamo i nostri personaggi e seguiamo l’intreccio di quelle vicende personali che tanto li distolgono dal rendersi conto di cosa davvero stia succedendo intorno a loro. Prendiamo l’anno 1933, quello in cui Adolf Hitler divenne cancelliere tedesco iniziando a perseguitare gli ebrei. Bisogna ricordare che nel 1925 era stato pubblicato con enorme successo di vendite il suo Mein Kampf, in cui il programma di sterminio degli ebrei era già pienamente descritto. Bene,

Illies ci fa incontrare il non ancora celebre scrittore Vladimir Nabokov, aristocratico esule russo sfuggito al comunismo, che nel ‘33 vive a Berlino con la moglie Vera, ebrea. L’atmosfera è violenta, i nazisti spadroneggiano, iniziano a venire uccisi e a sparire vicini di casa. Quando, anni dopo, domanderanno a Nabokov come mai non fossero emigrati sin d’allora negli Stati Uniti, lo scrittore risponderà: «Siamo sempre stati delle persone pigre. Di una pigrizia graziosa mia moglie, di una pigrizia orripilante io».

Marsilio, pp. 384 € 19,00

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UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA L’AMORE AL TEMPO DELL’ODIO 1929 […] Nessuno crede più al futuro, in quel 1929. E nessuno ricorda volentieri il passato. Per questo si abbandonano tutti senza remore al presente. «Sposarsi per amore? Che razza di imprudenze! Non me lo sogno neppure», sentenziava Marlene Dietrich nella primavera del 1929, l’aria di saperla lunga sul palcoscenico del Theater am Kurfürstendamm, nei Fidanzati impossibili di George Bernard Shaw. Poi tirava una boccata sensuale e lasciava ricadere le palpebre, dando a tutti una lezione di eleganza languorosa. Dopo lo spettacolo tornava dal marito, Rudolf Sieber, che non aveva spo-

©Bettmann/GettyImages

L'attrice Marlene Dietrich

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sato per amore. In casa le repliche di Shaw andavano in scena tutti i giorni. Lei lo chiama «papi», lui le dice Mutti, «mammina». La figlioletta, Maria, ha cinque anni. E la bambinaia, Tamara, fa spesso gli straordinari tra le lenzuola. Con grande sollievo di Marlene Dietrich, che finalmente non deve più sentirsi in colpa quando la sera, a volte, invece di rientrare in porto, va errando di bar in bar, tra i letti di sconosciuti e sconosciute. Quando è di scena o lavora a Babelsberg, negli studi dell’Ufa, rincasa sempre un po’ tardi. Si concede un piccolo giro di boa, aggiusta i fiori nel vaso all’ingresso, dà un bacio sulla fronte a Maria addormentata, si cambia d’abito, beve un bicchiere d’acqua, una spruzzata di profumo fresco, ed esce di nuovo, con i tacchi alti, nella prima brezza tiepida della notte.

Il giovanissimo Klaus Mann va alla deriva per gli anni ‘20. Ha solo 23 anni, eppure a volte sente vicino l’epilogo. Vorrebbe tanto essere amato, ma suo padre lo tiene a stecchetto. Thomas Mann, che in fatto di calore umano ha sempre lasciato a desiderare, gliene vuole per la spregiudicatezza con la quale vive un’omosessualità che a lui è sempre toccato reprimere ad arte. Ancora nel 1920 si diceva «innamorato» di Klaus. Ora invece lo tratta con freddezza, lo mantiene a distanza. Nella novella Disordine e dolore precoce, del 1925, lo ritrae addirittura come un «figlio di papà» e un «parolaio». Terrificante! A volte la vita è una lunga cura di disintossicazione. Klaus espone al padre le sue rimostranze, dicendosi «ferito» per quelle parole di scherno, ma gli manca il coraggio di spedire


© STF/GettyImages

Un assaggio di lettura

Gli scrittori e filosofi Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre sulla spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro (1960)

la lettera. Il parricidio sarà solo letterario. In Novella infantile ci regala un inconfondibile ritratto della famiglia Mann a Bad Tölz, mettendo in scena fratelli e sorelle al gran completo. Manca solo il babbo: nella storia è morto giovane. Nessun omicidio letterario, però, può compensare una carenza affettiva. Nell’autobiografia Klaus dirà di Thomas Mann: «La sua approvazione era ovviamente la sola che per me contasse». Eppure Thomas Mann non la concede mai. Brontola soltanto. […] 1930 […] Jean-Paul Sartre ha 23 anni e dopo le prime notti d’amore prospetta alla ventunenne Simone de Beauvoir una forma completamente nuova di convivenza matrimoniale. Fondata sulla piena libertà, per entrambi – lei è d’accordo? Altrimenti sarebbe finita come tutti gli altri amori. Simone esita, non è facile sbarazzarsi così su due piedi dei propri sogni di ragazza. Due mesi prima, nei prati di Li-

moges, la musica era un’altra, meno spietatamente modernista. E francamente non le dispiaceva. Però ama quell’uomo, e per averlo, a quanto pare, deve piegarsi alle sue condizioni. Sartre è un genio, come lui stesso non esita ad assicurarle. E per esprimersi appieno, per stimolare la sua creatività, ha bisogno di una vita sessuale senza inibizioni. Ha solo 23 anni e non è disposto a rinunciare ad altre esperienze per il resto della propria vita. Sartre difende a spada tratta la propria libertà, mentre Simone de Beauvoir, ancora fresca delle prime notti d’amore, non è sicura di sapere che cosa significhi essere liberi. Ma Sartre le dice: «Io le regalo la libertà, Simone, per tutta la vita. È il dono più bello che io possa farle». E la destinataria di quella munificenza, a quanto pare, considera che a caval donato non si guarda in bocca. E quindi accetta anche le altre condizioni di Sartre: piena trasparenza reciproca e confidenza assoluta su

tutto, sentimenti, relazioni, rimpianti. Niente figli, però: quelli distraggono soltanto, sono uno spreco di concentrazione e tempo. Per il resto poteva stare tranquilla. L’avrebbe sempre amata, sarebbe rimasta il suo amore «principale». Quella era la base del loro sodalizio. Ma Sartre non era intenzionato a scusarsi per le sue relazioni a latere, i suoi amoretti «contingenti». Lei ci stava o no? Simone de Beauvoir annuisce seccamente. Al che Jean-Paul Sartre prende un treno al volo per rientrare alla stazione meteorologica della caserma di Saint-Cyr-sur-Mer, dove svolge i due anni di servizio militare obbligatorio. Non riesce ancora a credere di avere ottenuto l’assenso di Simone. E quel pensiero, come ammetterà poi, gli mette «un po’ di malinconia». […] 1932 […] Il 1932 è un altro anno di separazione pressoché totale per Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre. Lui ha ottenuto un insegnamento licea27


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura

le a Le Havre, lei a Marsiglia, a 800 chilometri di distanza. La Francia è grande. Simone de Beauvoir trascorre mesi molto infelici, cercando di ingannare la frustrazione con assidue passeggiate nei monti lungo la costa. Sa bene di avere sottoscritto un patto fondato sulla franchezza, non sulla

passione, però mastica amaro. E non è una nostalgia a senso unico: perfino Sartre inizia a sentire la sua mancanza. Il mercoledì, al termine delle lezioni, corre a recuperare il cappotto e la borsa in sala insegnanti e salta a bordo del primo treno per Marsiglia. Il giovedì̀ è il suo giorno libero. E

© Bettmann/GettyImages

L'artista Tamara de Lempicka

quando vedono il sole scintillare sul Mediterraneo, dopo una lunga serata in una bettola sul porto a bere vino, mangiare ostriche e filosofare, i due si dicono che forse quello strano patto promette qualcosa di buono. Solo quando Sartre inizia a raccontarle delle sue ultime conquiste Simone de Beauvoir deve sforzarsi per non tradire i suoi veri sentimenti, specialmente perché lei, finora, non ha combinato granché. […] 1933 […] Il peccato originale torna in scena sul pianeta terra. Per puro caso. O per opera della provvidenza divina, secondo i gusti. Nell’atelier parigino di Tamara de Lempicka posa una donna particolarmente attraente. A un certo punto, stanca, la modella chiede di poter mangiare una mela posata nella ciotola della frutta in cucina. Allunga la mano e fa per mordere il frutto, ancora completamente nuda, quando la pittrice le grida: «Stop! Non muova un muscolo! È una Eva perfetta. Ora le serve solo un Adamo». E Tamara de Lempicka si ricorda dell’attraente poliziotto francese che dirige il traffico all’incrocio sotto l’atelier. Corre in strada con il suo camicione da pittrice e lo convince a posare, insistendo sulle grazie muliebri della Eva che lo attende, e che gli sarà permesso abbracciare. Lui sale, si spoglia, posa il revolver sull’uniforme ripiegata, cinge la vita di Eva e si lascia ritrarre per due ore. Ne verrà il quadro migliore di Tamara de Lempicka, gelido e caldo al tempo stesso. E oggi sappiamo che accanto a quella coppia nuda era posato un revolver carico. Squisitamente moderno, come peccato originale. Alle spalle dei due corpi nudi, quelli dei primi amanti della storia, svettano i grattacieli del presente, che proiettano «ombre sinistre su quel momento divino, paradisiaco, minacciando di inghiottirlo, ma senza riuscire ad annientarlo del tutto». Sono parole dell’artista. […]

ACCADEMIA MOLLY BLOOM* La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business. mollybloom.it 28


Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi HO UN FUOCO NEL CASSETTO Francesca Cavallo Salani, pp. 220 € 14,90 Donna, queer, meridionale. Parole che possono essere una prigione di aspettative e stereotipi da cui l’autrice è riuscita a evadere, fondando un’azienda multimilionaria in California e pubblicando un best seller per le “bambine ribelli”. La storia personale della scrittrice diventa un appello universale e appassionato a non avere paura di uscire dai binari e a oltrepassare i confini per costruire un mondo più libero.

DROVETTI L’EGIZIO Giorgio Caponetti Utet, pp. 320 € 18 Oltre 150 papiri, cinquemila gioielli, 150 statue, decine di mummie. Questa è solo una parte del patrimonio che Bernardino Drovetti, nel 1829, riportò dall’Egitto, dove aveva passato gli ultimi 27 anni della sua incredibile vita. Ritratto romanzesco di un personaggio unico, che è stato capace di destreggiarsi tra imperi in rovina, guerre civili e abdicazioni per far arrivare in Italia le ricchezze poi diventate il nucleo iniziale del Museo egizio di Torino.

VELO SPIEGO Tasnim Ali De Agostini, pp. 208 € 15,90 «Ah, ma parli italiano?». «Ti puoi innamorare di chi vuoi?». «Ti fai la doccia con il velo?». Tasnim, influencer con il velo, musulmana ma nata a Roma, ha ricevuto davvero queste domande. Avrebbe potuto metterle da parte, riderci su o arrabbiarsi. E invece ha risposto a ciascuna di loro. Perché a lei i dubbi piacciono. Tanto quanto scherzare (molto seriamente) con gli stereotipi. Un botta e risposta scanzonato che spazza via il pregiudizio e racconta com’è davvero vivere in equilibrio tra due mondi.

UNA PERSONA ALLA VOLTA Gino Strada Feltrinelli, pp. 176 € 16 I viaggi e l’impegno di Gino Strada, dall’infanzia nel quartiere operaio di Sesto San Giovanni (MI) al lavoro come chirurgo di guerra. La commozione e il dolore, la fatica e l’amore che hanno portato il fondatore di Emergency ad affrontare i conflitti mondiali rimanendo vicino ai più deboli. In ogni pagina echeggia una domanda radicale, profondamente politica e sempre attuale che chiede la cancellazione della guerra e il diritto universale alla salute.

LA LIBRERIA SULLA COLLINA Alba Donati Einaudi, pp. 195 € 17 «Avevo bisogno di respirare. Per questo ho deciso di aprire una libreria a Lucignana». Alba, poetessa fiorentina, nel 2019 ha lasciato la città per trasferirsi in un piccolo borgo di 180 anime, sulle montagne della Lunigiana. In quel luogo sperduto della sua infanzia, fatto di sassi e tempo lento, apre un minuscolo negozio di libri. Che diventa una finestra sulla vallata e sul mondo, in cui trascorrere pomeriggi a leggere e assaggiare marmellate.

COSA INDOSSAVI? Iacopo Benevieri Tab edizioni, pp. 144 € 12 ll lessico è un riflesso della società e diventa spesso uno strumento per attuare diritti o esercitare poteri. Soprattutto quando si descrivono i rapporti tra uomo e donna, molte affermazioni comuni, talvolta persino cortesi, possono nascondere stereotipi e concetti patriarcali. Il libro è un’indagine su alcuni meccanismi di potere linguistico e sull’uso della parola in contesti istituzionali e professionali, che evidenzia l’importanza di un impiego consapevole del vocabolario. 29


Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti

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cichettic

JO LA FUORICLASSE Martina Wildner La nuova frontiera, pp. 240 € 16,50 (da 11 anni) Jolanda, detta Jo, pratica il calcio e ha un sogno: diventare la migliore giocatrice di sempre. Per perfezionare il suo talento entra nella squadra maschile della sua città, dove i ragazzi giocano in maniera aggressiva e veloce. I compagni non la considerano parte del gruppo e, quando perdono, danno a lei la colpa. Ma la sfida più grande sarà quella di superare la sua insicurezza di adolescente e ci riuscirà grazie all’aiuto inaspettato di alcune persone.

8 GIORNI PER DIVENTARE FURBA Raffaella Fenoglio Giunti, pp. 264 € 10 (da 10 anni) Camilla ha 14 anni e una reputazione di cui farebbe volentieri a meno. A scuola, infatti, è considerata quella timida, imbranata, nerd. Allora prova a trasformare se stessa per diventare una furba, proprio come le ragazze più popolari e ammirate. Così, mentre la mamma è ricoverata in ospedale, porta avanti il piano di cambiare tutto di sé: taglia i capelli, si veste diversamente, inizia a fumare. Ma poi non si riconosce più. Il messaggio è chiaro: vale davvero la pena di trasformarsi per piacere agli altri?

LA MIGLIORE MAMMA DEL MONDO Benjamin Lacombe, Sébastien Perez L’ippocampo, pp. 64 € 19,90 (da 5 anni) Un album illustrato che descrive 17 mamme del regno animale e altrettanti stili di accudimento. Quale sarà la migliore del mondo? La femmina del ragno che si sacrifica per i suoi figli o quella del cuculo che preferisce affidare ad altri la cura dei suoi piccoli? Questo inventario eterogeneo della maternità offre una risposta semplice ma inequivocabile: ciò che unisce tutte le madri, al di là della specie, è l’amore incondizionato verso le proprie creature. A.A.D.

LA RAGAZZA DELL’ECO Lauren Wolk Salani, pp. 400 € 16,90 (da 12 anni) La giovane Ellie si trasferisce con la famiglia nel territorio incontaminato attorno a Echo Mountain, in Colorado, e scopre una forte connessione con la natura che la circonda. I boschi diventano la sua casa e la montagna teatro di misteri da risolvere, nonché rifugio nei momenti di difficoltà. Una storia di coraggio che, attraverso i suoi personaggi, veicola un importante messaggio: per trovare la parte più vera di sé bisogna sfidare le proprie certezze. A.A.D.

IL PICCOLO PRINCIPE Louise Greig, illustrazioni Sarah Massini HarperCollins, pp. 32 € 15 (da 4 anni) Tornano in libreria gli indimenticabili personaggi nati dalla penna di Antoine de Saint-Exupéry. Nel magico viaggio alla scoperta del significato della vita, il Piccolo principe non è solo: gli fanno compagnia il pilota abbandonato nel deserto e la rosa bisognosa di cure. L’albo illustrato dona nuova luce a un romanzo universalmente celebrato e raggiunge i lettori più piccoli attraverso un linguaggio poetico e delicato, accompagnato da disegni color pastello. A.A.D.

NETTARE E AMBROSIA E IL MONDO OSCURO Sabrina Colloredo, illustrazioni Ilaria Urbinati De Agostini, pp. 128 € 7,90 (da 7 anni) Il mondo sta diventando un deserto di ghiaccio e neve, dall’aspetto spettrale e cupo, senza più natura rigogliosa, fiori e sole. Colpa di Ade, re degli Inferi, che ha rapito Persefone, figlia di Zeus, portandola con sé negli abissi. Ma Nettare e Ambrosia riescono a entrare nel Mondo oscuro per tentare di salvare la fanciulla e riportare la primavera sulla Terra. La mitologia greca, piena di avventure ed eroi, a portata di bambina e bambino. S.G.



© Flavio&Frank

INCONTRO

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TUTTA ME STESSA,

PER VOI UN CONCERTO GRATUITO PER RADIO ITALIA LIVE, UNO SHOW TV DEDICATO A LUCIO DALLA E UNO SPETTACOLO BENEFICO AL FEMMINILE. ALESSANDRA AMOROSO TORNA IN PISTA, IN ATTESA DEL GRANDE LIVE A SAN SIRO IL 13 LUGLIO di Gaspare Baglio

A

gasparebaglio

d Alessandra Amoroso è bastato un talent per diventare una delle star più amate della musica italiana. Dopo la vittoria ad Amici di Maria De Filippi per lei si sono aperte tante porte e sono arrivati mille successi. Ora, finalmente, torna dal vivo. Comincia con il grande concerto gratuito di Radio Italia Live, il 21 maggio a Milano, poi il 2 giugno è a Verona per lo show tv DallArenaLucio, dedicato all’indimenticato Dalla e l’11 all’arena Campovolo di Reggio Emilia per lo spettacolo benefico contro la violenza di genere Una. Nessuna. Centomila. Il grande evento che la vede unica protagonista, però, è previsto il 13 luglio, quando illuminerà lo stadio milanese con Tutto accade a San Siro, il suo 200esimo concerto, in cui por-

terà i suoi successi e i brani dell’ultimo album. In collegamento su Zoom, la cantante mostra la consueta energia e un sorriso da orecchio a orecchio. Finalmente ritorni live dopo un periodo molto duro per tutti… Se penso ai due anni e mezzo di lockdown mi rendo conto che abbiamo preso davvero una grande botta. Tutto intorno andava avanti: i fiori sbocciavano, la natura proseguiva il suo corso, quasi per dimostrare che poteva andare tranquillamente avanti senza noi. Cosa ti ha fatto più male? Il fatto di essere terrorizzata dall’altro. Sai quante volte ho visto una persona cambiare marciapiede per non incrociare nessuno? Non dimenticherò mai

quel periodo, catastrofico a livello morale e psicologico. Sono rimasta in casa, da sola, nel rispetto delle regole. Ho affrontato le mie paure, che erano diventate le mie coinquiline. Un momento di isolamento forzato che mi ha portato a capire tante cose di me. Tipo? Che sono una donna molto forte. Tutto quello che ho avuto fino a oggi l’ho sudato e meritato. Così come merito di incontrare una persona capace di prendersi cura di me, che sappia amarmi per quello che sono e rappresento. Ho compreso che la solitudine è bellissima e amare se stessi è fondamentale per stare bene con gli altri. Come hai fatto a superare i tuoi limiti? Ho intrapreso un percorso, accompagnata da un’analista, per capire da cosa derivasse la mia malinconia e la chiusura verso il lavoro. In quel periodo, le interviste le facevo solo scrivendo. E questa abitudine mi ha aperto un mondo sull’importanza della scrittura, di mettere nero su bianco pensieri, emozioni e sensazioni, fissando i momenti più importanti della vita. Una scoperta che si è riversata anche sui testi dei tuoi brani? Sì, con l’autore Daniele Magro, ogni

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INCONTRO

giovedì, ci prendiamo il nostro tempo per scrivere: una cosa meravigliosa. Quando canto i testi dei brani a cui ho partecipato, sento che mi si smuove dentro qualcosa di diverso. Ho avuto anche la fortuna, prima di mettermi a scrivere, di incontrare persone capaci di capire, sentire e interpretare ciò che stavo vivendo. Il 13 luglio sei a San Siro. Che concerto hai in mente? Sarà meraviglioso, un’esplosione di gioia e amore. Canterò le mie canzoni, la mia vita, davanti ai miei fan. Ci sarà tanta energia, condividerò la mia passione per la musica con chi mi segue da tanto. Stiamo organizzando un grande show: non si può non tener conto del contesto. Insomma un po’ di sbrilluccichio ci sarà. In questo periodo di evoluzione interiore hai sentito Maria De Filippi, il tuo

punto fermo, la tua talent scout? Maria c’è, ci sarà e continuerà a esserci. Per me è come un genitore. Non ho mai visto la De Filippi, ma solo Maria, la mia mamma famosa. Mi dà sempre consigli utili su un brano o sulla vita. Ultimamente, siamo accomunate dalla gastrite (ride, ndr). Quando vado come ospite nei suoi programmi per promuovere una canzone, capisco che c’è amore, verità e un bene che va oltre, a prescindere da quello che facciamo. Ovviamente, la mia mamma è sempre la mia mamma, con lei condivido altre cose. Prima di San Siro, dividi il palco con Laura Pausini, Emma, Fiorella Mannoia, Elisa, Gianna Nannini e Giorgia nel live benefico Una.Nessuna.Centomila. Siamo super felici. C’è voglia di togliersi la mascherina per uno scopo

In questa pagina e nelle pagine 35 e 36, Alessandra Amoroso in alcuni momenti del 10 Tour (2019)

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utile, per cantare con altre donne, per le donne. Sarà senza dubbio un momento di grande emozione. Condividerlo con queste artiste, poi, è bello e, allo stesso tempo, molto strano, visto che le ho sempre prese come esempio. Laura Pausini, nel film Piacere di conoscerti, si chiede come sarebbe stata la sua vita se non avesse vinto Sanremo. Come immagini la tua se non avessi trionfato ad Amici? La musica ci sarebbe stata comunque: forse avrei continuato facendo karaoke. Mi piaceva tantissimo e si vincevano prosecchi. Io ne ho vinti parecchi. O magari avrei fatto volontariato e lavorato come addetta alle vendite nel mondo dell’abbigliamento femminile. Sarebbe stato un modo per prendersi cura delle persone e consigliarle.


© Giulia Ballone

Ti sei mai chiesta perché tutte queste cose sono successe proprio a te? Tutti i giorni. È una domanda che ho sviscerato anche con la mia psicologa. Mi sono sempre sentita in colpa. Mi chiedevo, appunto: «Perché a me?».

Che risposta ti sei data? Qualcuno ha deciso così, evidentemente avevo un messaggio da dare. La mia fortuna l’ho condivisa e in quel momento, forse, c’era bisogno di una come me.

Cambiamo argomento. Perché ancora non sei andata a Sanremo? Paura? Non ho mai avuto timore dell’Ariston, in realtà non ho paura di niente. L’avevo del buio e della solitudine, ma ho superato anche quelle. La paura è 35


© Giulia Ballone

INCONTRO

solo un limite. Sono diventata molto saggia (ride, ndr). Ok, ma torniamo al festival… Non ho mai trovato l’incastro giusto, bisogna essere preparati, con una bella corazza e un messaggio forte da mandare. Anche se quest’anno ho un po’ rosicato perché sul palco c’erano tante amiche. Già mi immaginavo giocare a burraco con Emma dopo l’esibizione. Sanremo, comunque, è una tappa che va fatta. Vorrei ripercorrere la tua carriera attraverso i tuoi dischi. Iniziamo con Senza nuvole, il primo album del 2009. È arrivato dopo la vittoria di Amici. Da lì è iniziata una nuova vita. Ero inconsapevole di molte scelte fatte, piena di istinto, volevo raccontare ed esorcizzare quello che avevo dentro. 36

Passiamo a Il mondo in un secondo, pubblicato l’anno dopo. Da quel momento ho iniziato a fare i concerti nei palazzetti. Pensa che il giorno del primo live di quella portata, a Roma, ho avuto un blocco: piangevo tantissimo e non volevo più cantare. Poi il maestro Pino Perris mi ha tranquillizzata. Tutta l’ansia è andata via dal momento in cui si è acceso il LED. E ho trasmesso tutto l’amore incondizionato che ho per la mia Big Family (così si fanno chiamare i fan della Amoroso, ndr). Se ti dico Amore puro, nel 2013? Lo lego a Tiziano Ferro. Amore puro è amore puro. Tiziano mi ha fatto tirare fuori dei bassi pazzeschi e da lì mi si è aperto un mondo. Ho trovato note differenti capaci di emozionare. Un disco che ha rappresentato una scoperta,

grazie a una persona che ha creduto in me. E poi tre anni dopo arriva Vivere a colori… Mi sono approcciata a sonorità differenti, tutte uptempo, senza le ballad. Potevo cantare il mio entusiasmo, il mio modo di vivere. Ho capito quanto fosse semplice approcciarmi a un sound più divertente e colorato, senza perdere credibilità. Nel 2018 è il momento di 10, il tuo disco celebrativo. È la candelina su questi dieci anni meravigliosi insieme alla mia Big Family. Loro sono la mia vita, se non ci fossero stati non sarei riuscita a fare quello che ho fatto. Ho avuto tante cadute nel mio percorso, ma loro mi hanno presa per mano perché continuassi il cammino.


L’ultimo disco in ordine di tempo, Tutto accade, risale al 2020. È l’album post Covid-19 che mi ha fatto parlare con l’altra parte di me. Le mie due anime, quella più buia e quella più lucente, hanno sempre collaborato. Sono entrambe qui, oggi, per mostrare quella che sono. E indicarmi cosa voler essere in futuro. Dopo questa chiacchierata penso che la tua popolarità sia dovuta, probabilmente, al fatto che sei sempre rimasta te stessa. Meno male. All’inizio mi sentivo fuori luogo, piangevo sempre. A un certo punto me ne sono fregata di quello che pensavano gli altri perché avevo i miei fan a proteggermi. Dovrò sempre ringraziarli. La ami proprio la tua Big Family! C’è un vero rapporto, loro conosco me e io conosco loro. Tra noi c’è qualcosa di troppo bello. Io sono così, tante volte posso sembrare inadatta, fuori luogo, ma sono così.

Recentemente hai girato qualcosa sul treno… Ho realizzato alcuni video che mostrano le mie anime che salgono e scendono dai vagoni. Li vedrete sui social. Che rapporto hai con questo mezzo? Lo amo! In treno riesco a prendermi del tempo per me. Mi rilassa molto e mi dedico alle cose che amo: ascoltare musica o vedere film. È comodo, facile e poi sono ci molto legata perché nel 2008 prendevo il Regionale da Lecce a Roma per i provini di Amici. È stata la mia fortuna. Quando la tua immagine si riflette nel finestrino del treno chi vedi? Una cantante che ha condiviso l’amore per la musica e le sue fortune. Sono una donna felice che ha imparato a volersi bene. alessandraamoroso.it AlessandraAmorosoOfficial amorosoof

FRECCIAROSSA TRENO UFFICIALE DEL CONCERTO DI ALESSANDRA AMOROSO Il Frecciarossa di Trenitalia è il treno ufficiale per il concerto di Alessandra Amoroso, mercoledì 13 luglio allo stadio San Siro di Milano. Chi raggiunge l’evento in treno può usufruire dell’offerta Speciale Eventi per viaggiare in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca con sconti fino al 50% sul prezzo Base inserendo il codice AMOROSO. Inoltre è possibile effettuare la stessa procedura e usufruire dello sconto per il viaggio di ritorno. Offerte a disponibilità limitata, maggiori informazioni su trenitalia.com

© Archivio FS Italiane (Foto Alfredo Falcone | LaPresse)

Alessandra Amoroso sorride sul Frecciarossa

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SPECIALE GIRO

IN VOLATA SULLA

BELLEZZA DA BUDAPEST A VERONA, LUNGO 21 TAPPE E 3437 CHILOMETRI. LA 105ESIMA CORSA ROSA, DI CUI TRENITALIA È OFFICIAL GREEN CARRIER, PORTA SULLE STRADE CIRCA 12 MILIONI DI APPASSIONATI di Luca Gialanella

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le: l’anfiteatro romano, il tempio della lirica più famoso al mondo, perché quel giorno il Giro diventa entusiasmante come un concerto. C’è la voglia di sentire come propria, anche per una parte piccolissima, la corsa della Gazzetta dello Sport che dal 1909 contribuisce alla crescita dell’Italia. Nella Notte rosa, a 100 giorni dal via, ogni città ha esposto un simbolo, come se il Giro le consentisse di presentarsi a testa alta, davanti a tutti. Il Maschio Angioino di Napoli, per esempio, città che ritrova la Corsa rosa dopo nove anni ed era presente già dalla prima edizione nel 1909, con la terza tappa alla Doganella, vialone per Capodichino. Oppure la Lanterna di Genova, che illumina e dà speranza, così come il Ponte Morandi, sul quale passerà la 12esima tappa, icona della memoria per non dimenticare la tragedia del 2018. Ci

© Luk Benies/GettyImages

C’

è una grande bellezza anche nel ciclismo, e non sono solo il gesto, la prestazione, la sfida ai propri limiti. No, è il Giro d’Italia che si accende. Sono le 38 località di partenza e arrivo (Budapest, Napoli e Verona li hanno entrambi) toccate lungo le 21 tappe e i 3437 chilometri del tracciato. Un effetto che parte dall’Ungheria e attraversa l'Italia, dalla Sicilia al Veneto, da venerdì 6 a domenica 29 maggio, per la 105esima Corsa rosa, di cui Trenitalia è Official Green Carrier. Da piazza degli Eroi a Budapest, dove le sette colonne ricordano le tribù fondatrici dell’Ungheria, all’Arena di Verona, per la quinta volta teatro dell’ultimo atto del Giro dopo i trionfi di Giovanni Battaglin (1981), Francesco Moser (1984), Ivan Basso (2010) e Richard Carapaz (2019). Non esiste un altro luogo così accogliente come palcoscenico fina-

sono il patrimonio culturale, i teatri, i castelli. Il Duomo di Parma, i ponti di Calatrava a Reggio Emilia, la chiesetta di Rocca Pietore (BL) ai piedi della Marmolada, la montagna scenario dell’ultimo decisivo arrivo in salita, sabato 28 maggio. Come nel 1998 dominato da Marco Pantani, il gruppo si arrampicherà per 2800 metri tra Malga Ciapela e la Capanna Bill (BL), che è il tratto più duro di tutto il Giro: pendenza media 11,8% e punte del 18%. Omaggio sincero a questa zona del Veneto devastata quattro anni fa dalla tempesta Vaia. Ci sono l’economia invernale dello sci e il cicloturismo sulle grandi montagne della Valtellina nel giorno più impegnativo della corsa, la tappa che parte da Salò (BS), sul lago di Garda, e presenta la salita del Crocedomini, il passo del Mortirolo (dal versante di Monno) e il Santa Cristina, 5440 metri

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© Fabio Ferrari/LaPresse

SPECIALE GIRO

Giro d'Italia 2019, decima tappa, da Ravenna a Modena

di dislivello nella terra del vino Sforzato, protagonista della Wine Stage 2022.E c’è un luogo più intimo, quasi sconosciuto al grande pubblico, che la diretta tv porterà in 200 Paesi del mondo e nelle case di 800 milioni di telespettatori: sono i casoni dei pescatori a Marano Lagunare, in provincia di Udine, sinonimo di un’altra sfida alla natura, in questo caso il mare. Il boreto che va così di moda è nato proprio qui, con il pesce povero che rimaneva sul fondo delle barche. Tutto questo si potrà rivivere con le sette tappe per velocisti, le due cronometro (appena 26 km contro il tempo: mai così pochi dal 1962), i quattro arrivi in salita e quelle sei giornate di media montagna ricche di trabocchetti. Come Potenza, la terza tappa per dislivello dopo Aprica (SO) e il Monte Blockhaus (PE), in una cavalcata che inizierà dal blu del mar Tirreno: da Diamante (CS). Sì, perché se togliamo le crono, su 19 tappe ben nove hanno un dislivello superiore ai tremila metri. E quello totale sfiora i 51mila. Si parte con tre tappe in Ungheria: la prima in linea, venerdì 6 maggio, da Budapest al Castello di Visegrád, con arrivo su una salitella (5 km al 4,5%); sabato 7, cronometro nel cuore di Budapest; domenica 8, 40

lunga volata sulle sponde del lago Balaton prima del trasferimento in Sicilia. Ci sono quattro campioni che il Giro l’hanno già vinto: Vincenzo Nibali (2013 e 2016), l’olandese Tom Dumoulin (2017), l’ecuadoriano Carapaz (2019), il londinese Tao Geoghegan Hart (2020). Giovani e non, velocisti e gregari, in una sinfonia di ruoli. Perché il ciclismo, sport individuale in cui il corridore pedala da solo, non può fare a meno della squadra: sacrificio, fatica, sofferenza, gioia ed esaltazione da condividere. Non c’è uno sport così esigente: chiede molto, sempre, e sempre di più. Attorno ai corridori ci sono ora allenatore, preparatore, dietologo, massaggiatore, chiropratico, biomeccanico, psicologo, tattico, nutrizionista, e per migliorare la performance si fanno test in galleria del vento per bici e materiale. Le maglie, per esempio, possono avere anche cinque tipi diversi di tessuto, a seconda delle zone del corpo che devono coprire e in funzione della pressione dell’aria che investe il corridore. Le biciclette sono un concentrato di tecnologia: il computer di bordo sul manubrio riceve in tempo reale la telemetria, in stile Formula 1, dai sensori presenti nelle pedivelle e il corridore conosce la potenza istan-

tanea in watt di ciascuna gamba, se la pedalata è “rotonda” per una migliore efficienza, il numero di pedalate al minuto, le calorie consumate, e così via. Ormai questi computer sono così evoluti che se avessero una scheda telefonica (vietata dalle regole) consentirebbero di trasformarsi in telefono e ricevere anche le mail. Per non parlare dell’evoluzione delle bici: telai in carbonio di derivazione aeronautica e manubri realizzati dalle stampanti 3D sulla morfologia del corridore. E poi tutta la parte social, da cui non si può prescindere: bisogna esistere anche “virtualmente”, non solo in realtà. I professionisti, non di rado, ingaggiano specialisti o agenzie per farsi gestire questo ambito. Le squadre sono aziende, hanno oltre un centinaio di dipendenti e spesso sono simboli del potere sportivo degli Stati: Emirati Arabi, Kazakistan, Bahrain, Israele. Gli sponsor sono colossi della grande distribuzione, perché il ciclismo tocca la gente, il popolo (nel senso più nobile del termine): il Giro d’Italia porta sulle strade circa 12 milioni di appassionati, e non si paga il biglietto per applaudire e tifare. Questo spiega perché dal 2016 gli investimenti degli sponsor della corsa organizzata da Rcs Sport siano


© Luk Benies/GettyImages

Il ciclista ecuadoriano Richard Carapaz, vincitore al Giro d’Italia 2019, festeggia all’Arena di Verona

corso tocca sette nazioni. Nel 1974 ecco Città del Vaticano, per celebrare l’Anno Santo e ricordare il fortissimo legame tra i papi e i corridori: Pio XII e Gino Bartali nel 1950, Paolo VI e Felice Gimondi nel 1974. Il Giro 1996 è uno dei più iconici: è la corsa olimpica, che scatta da Atene per il centenario della Gazzetta e dell’Olimpiade moderna. La partenza avviene ai piedi dell’Acropoli nell’antico stadio Panathinaiko. Così come nel 2018 la Corsa rosa diventa il primo giro fuori

dall’Europa: Gerusalemme, Israele, la cronometro inaugurale sotto le mura della Città vecchia. Il Giro nel nome di Bartali, riconosciuto Giusto tra le nazioni per aver salvato centinaia di ebrei durante la seconda guerra mondiale: Ginettaccio è ricordato con un albero di carrubo nel giardino dello Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme. Il Giro è memoria, e non dimentica, mai. giroditalia.it giroditalia

Papa Pio XII augura buona fortuna a Gino Bartali e Fausto Coppi al Giro d’Italia 1952

© Archivio Gazzetta dello Sport

triplicati. Così come è aumentata l’attenzione all’ambiente, che culmina nel recupero e riciclo dei rifiuti: quelli dei ciclisti in corsa vengono gettati in apposite aree (e non lungo le strade) per essere raccolti. E poi il valore del Giro. Budapest e l’Ungheria sono la 14esima partenza dall’estero. La sesta dal 2010, a conferma dell’appeal sempre più forte della corsa, ambasciatrice del Made in Italy che vince nel mondo. È davvero lontano il 1965, quando il primo via fuori dai confini italiani scatta a un’ora da Bologna: San Marino. Una gara storica: per la prima volta non ci sono né partenza né arrivo a Milano (un fatto rivoluzionario), viene inserita la Cima Coppi sul passaggio più alto del Giro (lo Stelvio), in carovana arrivano comici come Gino Bramieri. È la corsa della televisione, del Processo alla tappa di Sergio Zavoli, delle interviste in diretta dalla moto: non è un caso che vinca Vittorio Adorni, «il rosa più bello dopo Coppi», come scrive Bruno Raschi sulla Gazzetta, il campione più telegenico e televisivo. Ogni partenza dall’estero è ricca di significato. Nel 1966, il Giro d’Italia scatta dal Principato di Monaco e ad assistere ci sono il principe Ranieri e la principessa Grace Kelly, l’attrice prediletta da Alfred Hitchcock, la star di Hollywood che aveva preferito l’amore e l’Europa al cinema. Nel 1973 il via da Verviers, in Belgio, non lontano da Liegi, porta un messaggio di amicizia in un’Europa ancora divisa tra frontiere e monete: il per-

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SPECIALE GIRO

PONTE DI LEGNO LAVARONE BORGO VALSUGANA 26/5 25/5 18 APRICA 20

COGNE

TORINO 14 CUNEO

RIVAROLO R SALÒ CANAVESE 24/5 22/5 SANTENA PARMA 19/5 21/5 12

13

GENOVA

21 TREVISO 29/5 ARRIVO-VERONA

3

MAGGIO Tappa 6 1 BUDAPEST - VISEGRÁD 7 2 BUDAPEST - BUDAPEST (cronometro) 8 3 KAPOSVÁR - BALATONFÜRED RIPOSO 9 R 10 4 AVOLA - ETNA (Rifugio Sapienza) 11 5 CATANIA - MESSINA 12 6 PALMI - SCALEA (Riviera dei Cedri) 13 7 DIAMANTE - POTENZA 14 8 NAPOLI - NAPOLI 15 9 ISERNIA - BLOCKHAUS RIPOSO 16 R 17 10 PESCARA - JESI 18 11 SANTARCANGELO - REGGIO EMILIA 19 12 PARMA - GENOVA 20 13 SANREMO - CUNEO 21 14 SANTENA - TORINO 22 15 RIVAROLO CANAVESE - COGNE RIPOSO 23 R 24 16 SALÒ - APRICA (Sforzato Wine Stage) 25 17 PONTE DI LEGNO - LAVARONE 26 18 BORGO VALSUGANA - TREVISO 27 19 MARANO LAGUNARE - CASTELMONTE 28 20 BELLUNO - MARMOLADA (Passo Fedaia) 29 21 VERONA - VERONA (cronometro)

JESI

Tipo km V a V

195 9,2 201

V V M A

170 174 192 196 153 189

A V A V A

196 203 202 150 147 178

M M V

202 168 151 177 168 17,4

10

PESCARA R 17/5 BLOCKHAUS

Difficoltà

Arrivo in salita

UNGHERIA

KAPOSVÁR 8/5

ITALIA

6-29 MAGGIO, 21 TAPPE, 3437 KM

6/5 PARTENZA-BUDAPEST 2 7/5

BALATONFÜRED

11

SANTARCANGELO DI ROMAGNA 18/5

M Montagna

1

REGGIO EMILIA

SANREMO 20/5

A Attaccanti

SANTUARIO DI CASTELMONTE MARANO LAGUNARE 27/5 VISEGRAD

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© Gazzetta dello Sport

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V Velocisti

MARMOLADA Passo Fedaia BELLUNO 28/5

9 ISERNIA 15/5 POTENZA 8 NAPOLI 14/5

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SCALEA Riviera dei Cedri

DIAMANTE 13/5 6

PALMI 12/5 MESSINA

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ETNA 4

Crono individuale

CATANIA 11/5 AVOLA R 10/5

NUMERO TAPPA PARTENZA TAPPA ARRIVO TAPPA CRONO

AL GIRO CON TRENITALIA Per il terzo anno consecutivo Trenitalia è Official Green Carrier della Corsa Rosa, giunta all’edizione numero 105, del Giro-E e delle Grandi classiche. L’azienda del Gruppo FS Italiane è presente con uno spazio espositivo all’arrivo e alla partenza di tutte le tappe del Giro d’Italia. Il Trofeo senza fine, simbolo della gara ciclistica, è arrivato a Verona il 26 aprile su un Frecciarossa 1000, accompagnato dal Direttore Business AV Pietro Diamantini, dalla giornalista Barbara Pedrotti e dai ciclisti Filippo Ganna e Sonny Colbrelli. Frecciarossa conferma la sua presenza nei grandi eventi sportivi, puntando anche sui servizi di mobilità integrata che lo rendono una scelta green. Un treno Regionale Pop dedicato alla competizione affianca il Giro per tre tappe e trasporta ufficialmente il trofeo, insieme al Direttore Business Regionale Sabrina De Filippis e all’AD di Trenitalia Luigi Corradi. La collaborazione con la Corsa rosa rafforza il binomio treno-bicicletta, che il Gruppo FS esprime anche con investimenti importanti, come l’imponente rinnovo della flotta dei Regionali e l’attivazione del trasporto bici anche sugli Intercity. Una scelta che consente di offrire ogni giorno ai viaggiatori oltre 20 mila posti per le due ruote sui treni, con punti di ricarica per i passeggeri che salgono con la e-bike. 42


Formazione residenziale, a distanza, sul campo Eventi ECM Preceptorship Aule mobili interattive

Eventi promozionali Logistica Incoming Traveling & NCC Team Building & Incentive

Digital Tools & Digital Engage Web Strategy Gamification Comunicazione Virtual Tour interattivi

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SPECIALE GIRO

UNA GARA ELETTRICA DICIOTTO TAPPE IN E-BIKE SULLE STRADE DELLA CORSA ROSA. ALLA QUARTA EDIZIONE DEL GIRO-E ANCHE LA SQUADRA DI TRENITALIA, SPONSOR DELLA MAGLIA VERDE di Luca Gialanella

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© Alessandro Garofalo/LaPresse

Giro-E 2021, tappa 20 da Madesimo a Valle Spluga/Alpe Motta (SO)

aricate le batterie, arriva la quarta edizione del Giro-E, la competizione con le e-bike sulle strade della Corsa rosa. Le biciclette a pedalata assistita hanno cambiato la nostra società e innescato una rivoluzione nelle aziende costruttrici: molte si sono riconvertite. Da corsa o gravel, da turismo o mountain bike, le bici elettriche hanno stravolto il mercato: nel 2021, le vendite in Italia sono arrivate a quota 295mila (+5% sul 2020) su un totale di 1,9 milioni di pezzi, pari al 15%. Nel 2016, questa percentuale era meno della metà. Significativo, poi, il dato della produzione nazionale, che dal 2020 al 2021 si è alzata del 25%, da 275mila pezzi a 345mila, a conferma della potenza internazionale del mondo e-bike italiano. Come numeri e valore, il nostro primo mercato è la Francia, dove finisce quasi una e-bike su due prodotta nel nostro Paese (il 48%). Il Giro elettrico, format creato da Rcs Sport che vede Trenitalia come Official Green Carrier, è cresciuto anno dopo anno e adesso diventa il biglietto da visita del turismo in Italia. Nel 2018 l’edizione zero scattò da Catania; adesso debutta un nuovo format che, a parte le prime tre tappe in Ungheria che non vengono effettuate, è identico a quello del Giro dei professionisti. Cambiano soltanto le località di partenza. Diciotto tappe da martedì 10 a domenica 29 maggio per 1025 chilometri, una media di 57 a tappa: ci sono quasi 25mila metri di dislivello. Partenza da Adrano, nella città metropolitana di Catania, e conclusione all’Arena di Verona come il Giro “grande”. Un’esperienza esaltante per i partecipanti, tra cui anche il team di Trenitalia, e un duro banco di prova per i produttori di biciclette e batterie. Due tappe a cinque stelle: gli arrivi in quota al Monte Blockhaus (PE) dopo una giornata da 3100 metri di dislivello e all’Aprica, traguardo della Sforzato Wine

Stage in provincia di Sondrio, con il Mortirolo. Il Blockhaus, in Abruzzo, è la montagna sulla quale il belga Eddy Merckx, il Cannibale, conquistò la sua prima vittoria al Giro d’Italia nel 1967. Aprica ricorda invece l’impresa di Marco Pantani al Giro 1994. Come nel 2021, poi, ci sarà una prova a cronometro: l’ultima a Verona, 17,4 km. La tappa più lunga è di 96,4 km, da Civitanova Marche (MC) a Jesi (AN). Qual è l’anima del Giro-E? Una e-bike experience sulle strade del Giro d’Italia che offre le stesse emozioni della Corsa rosa: il foglio firma alla partenza, la conquista di una delle maglie in palio, la premiazione sul podio ufficiale, una hospitality riservata all’arrivo. Oltre alla straordinaria opportunità di pedalare accanto a leggende del ciclismo, campioni di altri sport o manager appassionati di bicicletta. Nelle città di partenza, poi, è stato creato un contest a cui possono partecipare i residenti tramite un’applicazione che valuterà la sostenibilità dei loro spostamenti. Non bastano però le 18 tappe. E allora ecco la novità dell’edizione 2022 del Giro-E: si chiama Expo-E, fiera della micromobilità, della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente. L’Expo-E è articolata in quattro tappe nei fine settimana a Catania (8-9 maggio), Napoli (14), Torino (21) e Verona (29). I visitatori possono vivere un’esperienza unica a emissioni zero, per avvicinarsi all’utilizzo della bici elettrica nella vita quotidiana e ridurre il consumo di carburante di origine fossile. Senza dimenticare, infine, il progetto di sostenibilità Ride Green, che vede nel Giro-E uno dei suoi pilastri. Nato nel 2016, vuole ridurre gli effetti del passaggio della Corsa rosa sul territorio attraverso la corretta gestione dei flussi di rifiuti prodotti. Nel 2021 sono state generate oltre 46 tonnellate di materiale di scarto: l’85% è stato differenziato e avviato al riciclo. giroe.it giroitaliae

AL GIRO-E CON TRENITALIA Trenitalia partecipa al Giro-E, evento ecosostenibile dedicato alle biciclette elettriche che si svolge parallelamente alla Corsa rosa, con un team capitanato da Andrea Ferrigato, secondo classificato nella Coppa del Mondo nel 1996, e dalla campionessa Alessandra Cappellotto. Per questa iniziativa, l’azienda è anche sponsor della Maglia verde Ride Green assegnata al vincitore della Classifica prova regolarità squadre. Trenitalia è presente anche nel Villaggio della sostenibilità allestito in tutte le tappe del Giro-E e all’Expo-E, fiera itinerante dedicata alla mobilità green allestita a Catania (8-9 maggio), Napoli (14 maggio), Torino (21 maggio), Verona (29 maggio). 45


Destinazione Nantes! In passato ha ispirato lo scrittore Jules Verne e i Surrealisti. Nel 1987, dopo la chiusura dei cantieri navali che l’hanno resa un grande porto, Nantes ha deciso di reinventarsi attraverso la cultura. Da allora, la città sulle rive della Loira continua a stimolare l’immaginazione di artisti, architetti, paesaggisti e altri poeti urbani. Oggi, gli spazi pubblici, i negozi, i parchi sventolano la bandiera della creatività e della fantasia generando una cultura comune.

Les Anneaux, D. Buren et P. Bouchain © M. Argyroglo / LVAN

Nantes, creativa e gioiosamente pazzesca Un numero impressionante di eventi creativi anima la città durante tutto l’anno. Nantes offre ai visitatori una dose quotidiana di fantastico: si possono ammirare un elefante di 12 metri lungo il molo, un “battello molle” sulle sponde della Loira, un nido gigante sospeso nel vuoto, un campo da calcio a forma di mezza luna. L’approccio artistico ispira addirittura l’assetto urbano: l’artista Aurélien Bory ha ridisegnato il boulevard Léon Bureau con linee curve che si muovono sulla carreggiata. La creatività viene messa in tavola anche dagli chef nei migliori ristoranti della città.

Les Machines de l’Île © Franck Tomps / LVAN

L’offerta turistica e culturale: unica, ludica e aperta a tutti

Un percorso culturale e artistico

LE Tutta l’effervescenza di una città E insolita in un’unica offerta! G A Y O V ES www.levoyageanantes.fr À NANT levoya

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Playground On va marcher sur la lune, Detroit architectes © Franck T omps / L VAN

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Tre decenni d’investimenti culturali e idee innovative fanno di Nantes una destinazione unica. La città cambia forma continuamente in stretto rapporto con l’arte. Dal 2012 a oggi, il progetto Voyage à Nantes ha arricchito gli spazi pubblici e le vie della città con 60 installazioni permanenti. Qui l’arte ispira le camere degli hotel, il rebranding dei negozi, i parchi giochi dei bambini. Tra Nantes e il comune di Saint-Nazaire si contano in tutto 127 creazioni artistiche, pubbliche o private. Seguendo la linea verde tracciata a terra dal Voyage permanente, nel raggio di un chilometro si possono ammirare la giostra meccanica Carrousel des Mondes Marins, il castello dei Duchi di Bretagna, il Museo delle arti, le installazioni Ping Pong Park di Laurent Perbos e Nymphéa di Ange Leccia, oltre a tanto altro ancora!


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

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la Nuit du VAN © Clack — Chama Chéreau / LVAN

Nantes dà spettacolo Le fabbriche e i magazzini si sono trasformati in luoghi di cultura. Le strade diventano sede degli spettacoli della compagnia Royal de Luxe o degli artisti della rassegna musicale Nuit du VAN. A fine estate, il festival Rendez-vous de l’Erdre anima le banchine sulla Loira con note jazz e imbarcazioni storiche mentre tra i vigneti fuori dal centro abitato risuona l’hard rock del famoso Hellfest. In più, il Centro dei congressi di Nantes apre le porte a 50.000 spettatori durante La Folle Journée: 300 brevi concerti di musica classica, di alto livello e a prezzi contenuti. Infine, l’evento Voyage à Nantes, in scena da luglio a settembre, accoglie ogni estate più di 600.000 visitatori dall’estero.

Les Brutalistes, M. Feipel & J. Bechameil © M. Argyroglo / LVAN

Una metamorfosi continua I restauri del patrimonio artistico e le nuove architetture contemporanee modellano costantemente il paesaggio della città. I palazzi signorili del XVIII secolo sull’île Feydeau, il castello dei Duchi di Bretagna e la galleria commerciale Passage Pommeraye sono stati recentemente ristrutturati. Lo studio di architettura Stanton Williams ha ripensato il Museo delle arti, riaperto nel 2017, mentre Rudy Ricciotti ha progettato la nuova stazione ferroviaria del 2020. Sull’île de Nantes, spuntano uno dopo l’altro il Palazzo di Giustizia (2000), la Facoltà d’architettura (2009), le Halles Alstom (2017), che ospitano la Scuola di Belle Arti di Nantes Saint-Nazaire, il sito Polaris (2018). Jean Nouvel, Alexandre Chemetoff, Christian de Portzamparc, Barto & Barto, Lacaton & Vassal sono alcuni dei nomi artefici di questo cambiamento impressionante, un secondo cuore urbano pulsante.

Filili Viridi © Jean Jullien

La città in un giardino, un impegno sostenibile Regolarmente in testa alle classifiche per la qualità della vita, Nantes conta più di 1.000 ettari di verde, ovvero 37 m2 per abitante, che includono parchi, i giardini e aree coltivabili. L’ambizione di essere una città completamente sostenibile è evidente a tanti i livelli, dalla metropoli eco-friendly NantesSaint-Nazaire all’île de Nantes. L’impegno nella riduzione dell’impatto ambientale ha consentito alla città di ricevere nel 2013 il premio European Green Capital.

Nantes ici Nantes © Mrzyk et Moriceau/ LVAN

L’evento Voyage à Nantes, dal 2 luglio all’11 settembre 2022 Ogni estate, l’evento Voyage à Nantes sublima l’omonimo percorso urbano tra le installazioni permanenti. Artisti, designer, giardinieri, architetti, DJ e writer sono invitati a esprimersi nello spazio pubblico. Nel 2022 sono attesi Krijn de Koning, Pascal Convert, Hélène Delprat, Michael Beutler, Alexandre Benjamin Navet, Charles Fréger. Con 60 tappe sorprendenti che costituiscono l’intero pacchetto culturale, la città è ancora più folle del solito.

Le pied, le Pull, over et le Système digestif Daniel Dewar & Grégory Gicquel © Franck Tomps / LVAN

L’arte dei progetti in comune Nel cuore dei vigneti a sud della Bretagna, in fondo all’estuario, Nantes ha la volontà di stabilire un dialogo culturale con il territorio circostante. La città diventa così il punto di partenza di tre percorsi permeati d’arte e originalità Dal 2018, un nuovo itinerario raggiunge Mont-Saint-Michel. Il percorso A Modern Journey Through An Old Land si arricchisce con le tappe di Saint-Nazaire, La Baule/Guérande, Rennes, Saint-Malo. Dal 2015, il Voyage à Nantes propone un percorso turistico ad anello attraverso i vigneti. Dal 2007, l’Estuaire, un museo a cielo aperto che raggruppa 33 opere d’arte, collega Nantes a Saint-Nazaire. www.estuaire.info/fr/ www.voyage-en-bretagne.com

Pass Nantes, Docteur Paper © LVAN

Un pass di 7 giorni per scoprire la città Per permettere a ogni visitatore di apprezzare pienamente tutto quello che la città può offrire, è stato creato il PASS NANTES 7 GIORNI. Nel carnet è compreso l’ingresso a tutti i principali musei di Nantes e alle Machines de l’île, visite guidate, crociere sulla Loira e sull’Erdre, un accesso illimitato ai trasporti pubblici della città. Ma anche numerose attività come il noleggio di bici o di kayak e degustazioni di vini a Nantes, lungo l’estuario della Loira, tra i vigneti e sulle rive del fiume Erdre!

www.levoyageanantes.fr 47


TRAVEL

© Silvano Rebai/AdobeStock

TAPPE DI GUSTO

I vigneti della Valtellina (SO)

PIATTI TIPICI E RISTORANTI STELLATI, CANTINE STORICHE E VITIGNI LOCALI. SEGUIRE LA CORSA ROSA È ANCHE UN’ESPERIENZA GOURMET di Andrea Radic

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andrearadic2019

coprire zone enologiche di valore e territori dove la cucina è espressione della cultura delle materie prime. Il Giro d’Italia attraversa luoghi ricchi di gusto e sapori, naturalmente raggiungibili in treno, all’insegna della sostenibilità. La carovana della Corsa rosa, il cui prologo è in Ungheria, approda in Sicilia il 10 maggio per una tappa decisamente gourmet da Avola (SR) all’Etna. Partiamo anche noi da un prologo a Ispica (RG), qualche chilometro più a sud della partenza italiana, per visitare la Cantina Curto e degustare vini rossi solari e di corpo e il Dulce

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Netum, eccellente Moscato Passito di Noto, dai profumi intensi e prolungati. Mentre i campioni del pedale rincorrono il tempo, possiamo concederci una piccola deviazione verso Ortigia, storico quartiere sul mare di Siracusa, e goderci la cucina di Giovanni Guarneri al ristorante Don Camillo: da provare i Gamberoni grigliati nella rete di maialino profumato di alloro e purè di patate. Giunti alle pendici dell’Etna, la scelta delle cantine da visitare è davvero vasta e di alta qualità. Tra le più significative, la Tenuta di Fessina e l’azienda vinicola Massimo Lentsch. L’asso-

ciazione Strade dell’Etna organizza escursioni enoturistiche a bordo del piccolo treno della linea Circumetnea: un’esperienza irrinunciabile. Per una sosta ghiotta e tipica, a Linguaglossa (CT) c’è la macelleria con cucina Dai Pennisi, dove provare la tartare di manzo con funghi porcini dell’Etna. Tappa successiva è la Catania-Messina. Passando per Taormina, da non perdere La Capinera, ristorante stellato con la cucina di territorio dello chef Pietro D’Agostino, ma anche l’esperienza e la classe di Massimo Mantarro al Principe Cerami, salotto del gusto del San Domenico Palace. In abbinamento si può scegliere il nuovo Mar’è, vino bianco sapido e fruttato di Cantine Colosi. Risalendo la Calabria dietro alle biciclette in corsa, fermata obbligatoria al De Gustibus di Palmi (RC) per le delizie del mare preparate dalla famiglia Sciarrone. Pochi chilometri più


a Nord, a Pizzo Calabro (VV), da gustare il Tonno al bergamotto, acqua di sedano e velo di cipolla di Tropea dello chef Giuseppe Romano al Me Restaurant. Il Giro passa poi in Basilicata e fa tappa a Potenza. Per il vino: Don Anselmo, Aglianico del Vulture prodotto dalla Cantina Paternoster di Barile, nobile e longevo, opera dell’enologo Fabio Mecca. Per il cibo: Antica Osteria Marconi e Massimo Carleo Restaurant, entrambi nel capoluogo regionale. Il passaggio in Campania suggerisce due indirizzi: a Giffoni Valle Piana (SA), la cantina Lunarossa di Mario Mazzitelli con il Fiano in purezza Quartara; a Napoli, la cucina di Domenico Candela del ristorante George, al sesto piano del Grand Hotel Parker’s, con splendida vista sul golfo, In Molise colpisce il paesaggio stupendo, intimo, quasi selvaggio. Da gustare le specialità della tavola alla Locanda Mammì, regno della chef Stefania di Pasquo. Si risale poi lo stivale da Pescara a Jesi, viaggiando sul treno con livrea dedicata al Giro d’Italia, nella terra degli ottimi vini d’Abruzzo come quelli che la famiglia D’Onofrio produce nella cantina Cascina del Colle, a Villamagna (CH). A Pescara, si può sperimentare la cucina contemporanea e concreta dello chef Daniele D’Alberto al ristorante Nole. La Food Valley parmense vede transitare il Giro con una tappa dedicata a sua eccellenza il Parmigiano Reggiano. A Sorbara è necessario scoprire la grande abilità di Alberto Paltrinieri nel

L'Aglianico del Vulture Don Anselmo della Cantina Paternoster di Barile (PZ)

produrre ottimi Lambrusco, come il Leclisse: fresco, persistente, delicato. A Fidenza (PR), Osteria di Fornio per la vera tradizione. Tra il 19 e il 21 maggio, Liguria e Piemonte sono sotto i riflettori del ciclismo con tappe tra Sanremo e Cuneo e tra Santena e Torino. A Priola (CN), si può prenotare una sosta gourmet da Acqua e Farina per gustare il talento di Andrea Brunetti, maestro della panificazione creativa. Il giorno dopo si passa per Arignano (TO), dove il paesaggio è dominato dalla Rocca: un castello medievale con un relais tutto da scoprire e la sfiziosa cucina di Fabio Sgrò. A Torino è bello respirare arte

Risotto alla Certosina: rane, gamberi di fiume e porcini del ristorante Spazio7 di Torino

contemporanea e raffinata cucina a Spazio7, il progetto guidato da Emilio Re Rebaudengo che vede in cucina lo chef Alessandro Mecca. Il 24 maggio, da Salò (BS) all’Aprica (SO), si corre la tappa enoica del Giro d’Italia, nominata quest’anno Sforzato Wine Stage in omaggio al rosso più celebre della Valtellina. Un vino iconico, espressione del vitigno Nebbiolo, coltivato in una zona dove le tracce della viticoltura risalgono al periodo dell’Antica Roma. Detto anche Sfursat, è un rosso secco e passito di grande spinta aromatica, intenso, deciso ed elegante. Notevoli quelli della cantina Mamete Prevostini a Mese (SO). Le strade del ciclismo si accingono poi a percorrere zone vinicole privilegiate come il Trentino e le colline di Valdobbiadene, giungendo in Friuli, terra vocata ai bianchi, come confermano, tra i molti validi, il Friulano della cantina Bolzicco a Cormons o la Ribolla Gialla di Tenuta Stella a Dolegna del Collio, entrambe in provincia di Gorizia. Traguardo finale del Giro d’Italia edizione 105 è Verona. Qui la scelta tra Amarone, Ripasso e Ripasso Superiore, tipologie principesse della Valpolicella, non potrà che essere vincente. 49


TRAVEL

P E DA L A N D O A

RITMO SLOW SCOPRIRE L’ITALIA IN BICICLETTA, TRA PERCORSI PANORAMICI E PISTE CICLABILI CHE SEGUONO ANTICHE FERROVIE DISMESSE

© Antonio Zanghì/GettyImages

di Irene Marrapodi

In bici vista Etna (CT)

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entre i ciclisti in gara nel Giro d’Italia esplorano la penisola in un avventuroso percorso a tappe, per gli appassionati si presenta l’occasione di seguirne le tracce, rivivendone le imprese e gustando i piccoli piaceri del turismo lento. Sono numerose le piste ciclabili che attraversano il territorio, molte delle quali facilmente raggiungibili con i treni regionali, selezionate e raccontate nel travel book di Trenitalia Ciclovie che, in occasione del Giro, si tinge di rosa e accompagna la corsa nelle varie tappe. E diverse sono anche quelle costruite sulle antiche linee ferroviarie, prima dismesse e poi recuperate in un’ottica circolare di sostenibilità. IN SICILIA, TRA OASI NATURALI E COLATE LAVICHE Gli atleti delle due ruote, che quest’anno partono da Budapest, in Ungheria, entrano sul territorio italiano dalla Sicilia, tra mare e montagna. Chi vuole riviverne l’esperienza, riempiendosi gli occhi e i cuori dei colori del Meridione, può percorrere la greenway – questo

il nome delle linee ferroviarie dismesse adibite oggi a ciclovie – che porta da Godrano a Burgio, in provincia di Palermo, attraversando il bosco della Ficuzza, la più estesa riserva naturale sul lato occidentale dell’isola. Un altro splendido percorso ciclabile è facilmente raggiungibile dalla stazione di Catania, inforcando la bicicletta a Fiumefreddo e proseguendo sulle tracce del fiume Alcantara: snodandosi tra le colate laviche, conduce fino ad alcune meravigliose costruzioni storiche, come il castello arabo-normanno di Calatabiano, e la cuba bizantina di Santa Domenica, antica cappella rurale nelle campagne intorno a Castiglione di Sicilia. DALL’ADRIATICO AL LUNGOMARE DI NAPOLI Il viaggio in bicicletta prosegue risalendo verso il Molise e la Campania. Appena fuori dalla stazione di Termoli inizia un percorso ciclabile, l’anello di San Giacomo, che dal lungomare permette di attraversare l’antico borgo e le campagne circostanti con le tradizionali vie dei tratturi, destinate

alla transumanza, per poi tornare ad ammirare l’Adriatico. In Campania, invece, tra la storica stazione ferroviaria di Vitulano Foglianise e Benevento si sviluppa la greenway Paesaggi sanniti che, in un’immersiva passeggiata a due ruote, permette di ripercorrere la storia locale, da quella delle antiche popolazioni del Sannio alla più recente realtà ferroviaria italiana. Una ciclovia atipica è invece quella che attraversa Napoli, snodandosi tra i paesaggi urbani. Castel dell’Ovo, piazza del Plebiscito, Museo e Real Bosco di Capodimonte, il Parco virgiliano e il lungomare sono solo alcune delle iconiche bellezze partenopee che si possono ammirare dalla pista ciclabile che parte dalla stazione di Mergellina. IN ABRUZZO, TRA VIA VERDE E TRABOCCHI Ma il viaggio alla scoperta del Centro Italia non è finito: si prosegue verso l’Abruzzo per percorrere la Via Verde tra Vasto e Ortona, in provincia di Chieti. Nel percorso si attraversa San

© robypangy/AdobeStock

Lungo la Costa dei Trabocchi (CH)

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TRAVEL

Vito Chietino, la cittadina poeticamente definita da Gabriele D’Annunzio il «paese delle ginestre», e la riserva naturale di Punta Aderci, dove è possibile scorgere il fratino, piccolo e raro uccello che nidifica sulle sue coste. La ciclovia corre lungo la Costa dei Trabocchi, che si distingue per le omonime palafitte utilizzate dai pescatori abruzzesi, oggi perlopiù caratteristici affacci turistici sul mar Adriatico, o romantici ristoranti in cui fermarsi a riposare prima di riprendere il cammino. MARE E FIORI SULLA COSTA LIGURE Si arriva infine alle piste ciclabili più settentrionali del Paese. Come la 13esima tappa del Giro, l’itinerario parte da Sanremo (IM), città della musica e dei fiori, dove si srotola una del-

le più belle ciclovie italiane, seguendo l’itinerario che va da San Lorenzo al Mare a Ospedaletti, passando per il parco costiero Riviera dei fiori. Il percorso, che inizia ad appena 300 metri dalla stazione di Sanremo, si articola lungo la costa ligure in un affascinante alternarsi di paesaggi montuosi, casette arroccate e cespugli colorati a contrasto con il blu intenso del mare. IN VENETO PER AMMIRARE LE VILLE DI PALLADIO Proseguendo poi verso il Veneto, proprio come gli atleti della maglia rosa, si può percorrere il tracciato lasciato dall’antica ferrovia che collegava Treviso e Mantova. La grande pista che da Treviso si snoda fino a raggiungere Ostiglia (MN) permette ai ciclisti di

ammirare, nel passaggio, alcune delle stupende costruzioni che impreziosiscono il territorio, come le barchesse di Villa Badoer, la famosa Rotonda, o di Villa Cornaro, entrambe progettate nel ‘500 da Andrea Palladio. Il giro amatoriale alla scoperta del paesaggio e della storia italiana si è concluso, e non resta che fermarsi per ricaricare le energie e riposarsi: la cornice veneta è l’ideale per lasciarsi coccolare da un prosecco di Valdobbiadene o un buon piatto a base di radicchio rosso di Treviso. E, una volta ristorati a dovere, si può sempre riprendere a pedalare verso le infinite meraviglie dello Stivale. giroditalia.it greenways.it trenitalia.com

© Davide Bonaldo/AdobeStock

Pedalando nella zona di Treviso

ITALIAN GREEN ROAD AWARD 2022 Il turismo slow merita un riconoscimento. Sono aperte le candidature per l’Italian Green Road Award, la settima edizione dell’Oscar italiano del cicloturismo che viene assegnato alle vie verdi di quelle regioni che hanno saputo valorizzare al meglio i percorsi ciclabili. La cerimonia di premiazione è prevista il 4 giugno nella Città dei sassi, in Basilicata, che nel 2021 ha ricevuto una menzione speciale di Legambiente per la ciclovia Da Matera alle Dolomiti Lucane. igraw.bike 52



TRAVEL

© Alberto Conte

SULLE ORME DEL

GIRO

Da Lierna a Varenna (LC). Immagine tratta dalla Guida al sentiero del viandante (Terre di mezzo)

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mentre l’Italia diventa teatro della più importante gara ciclistica a tappe del nostro Paese, ci scopriamo sempre più un popolo di camminatori. È quanto emerge dalla XVIII edizione di Fa’ la cosa giusta, la fiera del turismo 54

sostenibile e grandi cammini che si è chiusa da poco a Milano e, come ogni anno, fornisce tutti i numeri del mondo slow. «La realtà italiana è in costante crescita», esordisce Miriam Giovanzana, direttore editoriale della casa editrice Terre di mezzo, che

organizza la fiera. «Nel 2019, secondo le nostre rilevazioni, in Italia sono state rilasciate 44mila credenziali (il passaporto del pellegrino, ndr). Durante l’anno precedente, quello del grande sorpasso, gli italiani che hanno camminato nel nostro Paese


NON SOLO BICI. DALLA VIA FRANCIGENA AL CAMMINO DI DANTE, PASSANDO PER IL GIGANTESCO SENTIERO ITALIA, CENTO PERCORSI PER ATTRAVERSARE IL PAESE A PIEDI di Valentina Lo Surdo ilmondodiabha.it

valentina.losurdo.3

sono stati più numerosi di quelli che sono andati a piedi sul Cammino di Santiago di Compostela, in Spagna. Il trend è in crescita, al punto che nel 2021 abbiamo superato le 60mila credenziali consegnate per i nostri percorsi». Un numero impressionan-

ValuLoSurdo

ilmondodiabha

te che, se rapportato alla popolazione italiana compresa tra i 18 e i 75 anni di età, ci dice che lo scorso anno un abitante su 700 ha vissuto questa esperienza. «In generale, è cresciuto il Sud e misurano un aumento significativo il

Cammino materano, quello di Oropa, il minerario di Santa Barbara, il Cammino nelle terre mutate. Tra i più recenti, sono in ascesa quello di Dante e la Via Francisca del Lucomagno». Altri dati di rilievo si riferiscono ai percorsi più battuti nel 2021, cioè la Via Francigena, le Vie di Francesco e la Via degli dèi che è di certo il più frequentato dai giovani e probabilmente il più battuto in assoluto, visto che in molti lo percorrono senza credenziale. A seguire il materano, quello dei briganti, le Vie Francigene di Sicilia e il San Benedetto. Tutti i dati sono disponibili sul sito terre.it. Per chi voglia compiere il giro d’Italia a piedi abbiamo preparato una mappatura su tutto il territorio italiano, totalizzando cento percorsi. Una panoramica dettagliata ma non del tutto esaustiva, visto che di cammini ne fioriscono di continuo. Si può scegliere un itinerario lungo, capace di regalare in una sola avventura il confronto con l’intero territorio: la Via Francigena Nord (1100 km dal Passo del Gran San Bernardo a Roma) o la Sud (da Roma a Santa Maria di Leuca per 800 km), il Di qui passò Francesco con il suo proseguimento Con le ali ai piedi (900 km dalla Toscana alla Puglia), la Via Romea Strata, 1300 km con partenza da diversi punti delle Alpi fino a Roma, la Via Romea Germanica (Brennero-Roma in mille km), la Postumia da Aquileia a Genova (930 km). O tentare l’impresa con il gigantesco Sentiero Italia, che lega i percorsi del Club alpino italiano (Cai) per un totale di settemila chilometri. Alternativamente, si può optare per uno dei cammini transregionali più popolari, come la Via degli dèi (Bologna-Firenze in 125 km), il San Benedetto (300 km da Norcia a Montecassino), le Vie di Francesco (da La Verna o da Roma ad Assisi per 450 km), il Cammino nelle terre mutate (250 km tra Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo), il Cammino materano con le sue diverse vie a collegare Puglia, Basilicata, Campania, il Cammino di Dante (Ravenna-Firenze e ritorno 385 km). Oppure si può scegliere il percorso in base alla città di partenza. Qualsiasi sia la decisione, l’invito è a mettersi in marcia subito. 55


© Roberta Ferraris

TRAVEL

Cascata del Pis, Massello (TO). Immagine tratta dalla guida Sulle strade dei Valdesi (Terre di mezzo)

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Vili (fino a Madonna di Campiglio, 110 km) e la lunga Via Romea Germanica imperiale (da Trento ad Arezzo, 600 km). VENETO Da Camposampiero prende avvio il Cammino di Sant’Antonio (430 km fino a La Verna). Un’altra possibilità è il Grande giro del Garda (200 km, comprendenti anche i versanti lombardo e trentino). FRIULI-VENEZIA GIULIA Numerosi gli itinerari sviluppati in Friuli, come il Cammino celeste (220 km da Aquileia al Monte Lussuri), la Via Flavia (115 km), il Cammino di San Cristoforo (300 km nel Friuli occidentale) e, di prossima inaugurazione, il Walk of Peace, con arrivo in Slovenia. EMILIA-ROMAGNA Partono da Bologna la Via della lana e della seta (fino a Prato per 130 km) e la Via dei gessi e dei calanchi (a Faenza in 110 km), mentre interessano Bobbio, in provincia di Piacenza, il Cammino di San Colombano (330 km da Villa di Chiavenna a Bobbio) e la Via degli abati

(che da Pavia passa per Bobbio e porta a Pontremoli in 195 km). TOSCANA Da Pontremoli (MS) si raggiunge Lucca con la Via del volto santo (150 km) e, sempre in zona Massa, arriva la Via Vandelli, che parte da Modena (172 km). Numerosi i cammini che interessano Pistoia, come il San Bartolomeo (100 km da Fiumalbo a Pistoia), il San Jacopo (180 km da Firenze a Livorno), la Via Francesca della Sambuca (Bologna-Pistoia in 170 km). Si segnalano, inoltre, la Via ghibellina da Firenze a La Verna (80 km), la Via Lauretana toscana (Siena-Cortona in 115 km) e il suo proseguimento fino a Loreto (AN). Come anche il Cammino della Setteponti (da Cascia di Regello ad Arezzo per 92 km) e la Via medicea (80 km da Prato a Fucecchio). UMBRIA Interamente umbri sono il Cammino dei protomartiri francescani (110 km), quello dei Borghi silenti (90 km nella provincia di Terni) e il Cammino di San Valentino (un anello di 170 km intorno a Terni).

Fioritura del colle delle Pratelle, Collebrincioni (AQ). Immagine tratta dalla guida Il Cammino nelle Terre mutate (Terre di mezzo)

© Francesca Zanza

VALLE D’AOSTA Chi vive nella regione può passeggiare lungo il corso della Dora Baltea per seguire l’anello di 350 km del Cammino balteo. Presto arriverà anche il Cammino dei Walser, per scoprire la cultura di questa popolazione germanica che nel Medioevo si insediò intorno al Monte Rosa. PIEMONTE In provincia di Vercelli parte il Cammino di Oropa (65 km), che ci porta a scoprire la Serra morenica di Ivrea fino a raggiungere il santuario mariano. L’itinerario Sulle strade dei Valdesi (370 km) comincia invece dalle Alpi francesi e arriva nella Val Pellice. LIGURIA Nella regione si può percorrere l’Alta via dei Monti Liguri (440 km), da Ponente a Levante, oppure la Via della costa (da Mentone a Sarzana) per 300 km. LOMBARDIA Qui è fitta la rete dei cammini, a partire dalla Via Spluga e dal Sentiero del viandante, parte di una rete composta da 12 percorsi interconnessi (tra i 50 e gli 80 km ciascuno) chiamati le Vie del viandante. Da segnalare anche la Via Francisca del Lucomagno (135 km nel tratto italiano), il Cammino mariano delle Alpi (160 km in Valtellina), il Carlo Magno (da Bergamo a Ponte di Legno, 165 km), l’Alta via delle grazie (300 km nell’Orobico), la Via Valeriana (140 km in Valle d’Iseo e Camonica). Da Mantova, invece, parte la Via matildica del volto santo, che arriva a Lucca dopo 285 km. A Casalmaggiore sta nascendo anche il Cammino del Po. TRENTINO-ALTO ADIGE Da Trento partono il Cammino di San


© Irene Marraffa

Panorama di Montemaggiore Belsito (PA). Immagine tratta dalla guida Da Palermo a Messina per le montagne (Terre di mezzo)

MARCHE Emblematici il Cammino francescano della Marca (167 km), da Assisi (PG) ad Ascoli (vedi approfondimento da pag.78 a 80), e il Cammino del Duca (da Urbino a Gubbio (PG) in 75 km). È interamente marchigiano il Cammino dei Cappuccini (400 km). LAZIO In questa regione ci sono le Vie di Francesco del Lazio, i 200 km della Via Amerina, il Cammino della Regina Camilla (200 km nella valle dell'Amaseno). Si sta poi lavorando sul tracciato dell’antica Via Clodia e anche per la costruzione di un grande cammino etrusco sulla costa, già operativo in zona Cerveteri (con i Sentieri etruschi, 40 km) e in Tuscia (con il progetto Walking Tuscia, 75 km). Parte invece dai Monti della Tolfa il Cammino delle terre comuni (80 km). ABRUZZO Oltre al suggestivo Cammino dei briganti (100 km), alla Via dei lupi (da Tivoli a Civitella Alfedena in 200 km), al Cammino naturale dei parchi (da Roma a L’Aquila in 430 km) e a quello di San Tommaso (da Ortona a Roma in 315 km), tutti distribuiti tra Lazio e

Abruzzo, in questa terra si può percorrere anche il Cammino di Celestino V (90 km). MOLISE Interamente molisani sono il Cammino dei Sanniti (95 km nell’Alto Sannio) e quello di San Timoteo (da Venafro a Termoli, 190 km), mentre si parte da Pescasseroli (AQ) per arrivare a Campobasso grazie alla Via del tratturo (115 km). CAMPANIA Per scoprire il territorio in provincia di Salerno, ci sono l’itinerario A piedi nel Cilento (90 km tra Alburno e Valle del Calore) e il Cammino di San Nilo, circa 100 km da Sapri a Palinuro. PUGLIA Qui si percorre il Cammino del Salento (da Lecce a Santa Maria di Leuca in due vie da 115 e 135 km), la Rotta dei due mari (da Polignano a Taranto 130 km) e il Cammino di Don Tonino (400 km, da Molfetta a Santa Maria di Leuca). BASILICATA Da Maratea (PZ) a Scanzano Jonico (MT) per 340 km, il Basilicata Coast to Coast è l’itinerario più noto che si snoda dentro i confini regionali.

CALABRIA Il Cammino di San Francesco di Paola (112 km) e il Kalabria Coast to Coast (da Soverato a Pizzo per 55 km) sono i due percorsi più famosi della zona. SICILIA Infaticabile l’opera di costruzione delle Vie Francigene siciliane. Le più note sono la Magna Via Francigena (190 km da Palermo ad Agrigento) e la Francigena per le montagne (Palermo-Messina in 400 km). Ma i pellegrini hanno iniziato a percorrere anche la Fabaria e presto sarà attivata la Mazarense. Altri percorsi siciliani sono la Via dei frati (da Caltanissetta a Cefalù, 170 km) e il San Giacomo di Sicilia (da Caltagirone a Capizzi, 110 km). In fase di lancio l’Antica trasversale sicula (660 km da nord-ovest a sud-est). SARDEGNA In espansione il Cammino minerario di Santa Barbara (500 km), che dal Sulcis Iglesiente si sta allargando ad altri tre percorsi minerari sul territorio. Totalizzano entrambi 1285 km, invece, il Cammino di Santu Jacu, dedicato al culto di San Jacopo, e il 100 Torri, che compie il periplo della regione.

© Claudio Focarazzo

A piedi verso Matera. Immagine tratta dalla guida Il Cammino materano. A piedi lungo la Via Peuceta (Terre di mezzo)

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LE TERRE

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arte dalla Rotonda Diaz, sul lungomare di Napoli, l’ottava tappa del 105esimo Giro d’Italia. Un itinerario alla volta dei Campi Flegrei, luoghi del mito e della storia, definite “terre ardenti” già dai primi coloni greci sbarcati a Cuma. Il 14 maggio i ciclisti, spalle allo strepitoso scorcio ornato da Castel dell’Ovo e dal Vesuvio, inerpicandosi su per la collina di Posillipo, pennelleranno di rosa le sinuose strade flegree fino a Monte di Procida. Terre fertili, baciate dal mare e modellate, nei secoli, da eruzioni e scosse telluriche, ricche di laghi e pendii, ovunque guarniti dalle tracce di un passato importante: un pot-pourri che fa da sfondo all’ottava tappa della Corsa rosa, promossa dalla Città metropolitana di Napoli per omaggiare la

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dirimpettaia isola di Procida, Capitale italiana della cultura 2022. Il percorso ciclistico offre un prezioso spunto per conoscere questi luoghi, che furono scenario per esploratori ellenici e tessuto singolare per i fasti della Roma imperiale. Luoghi protagonisti della letteratura, da Omero a Dante passando per Virgilio, Johann Wolfgang von Goethe e Madame de Staël. Se gli itinerari canonici consentono di ammirare profili da cartolina, bisogna lasciarsi andare ai sentieri meno in vista per ammirare gli angoli più suggestivi dei Campi Flegrei, come il Parco archeologico del Pausilypon. Qui si trova la monumentale Grotta di Seiano, imponente opera di ingegneria romana scavata nel tufo per oltre 700 metri. Tra vegetazione rigoglio-

sa e vertiginosi precipizi a picco sul mare, si gode il panorama sia sul Golfo di Napoli sia su quello di Pozzuoli, proprio dove in antichità sorse la lussuosa villa di Pausilypon, dal greco “luogo dove cessano gli affanni”. Nel 15 a.C., alla morte del proprietario Publio Vedio Pollione, divenne residenza imperiale con tanto di quartieri, teatro e terme che contrassegnavano l’intero territorio. Sul mare erano situati il porto, le terme inferiori e le peschiere. Buona parte di queste costruzioni oggi si trovano sommerse dal mare a causa del bradisismo tipico dell'area flegrea, che determina il lento e continuo abbassamento del suolo. Tali resti rientrano nel Parco sommerso di Gaiola, l’Area marina protetta che spicca per la stretta connessione tra elementi biologici, archeologici


Tramonto da Monte di Procida con vista sull’isolotto di San Martino (NA)

DEL MITO DA NAPOLI FINO AI CAMPI FLEGREI, TRA ECHI DELLA STORIA E PANORAMI INCANTEVOLI, SULLA SCIA DELLA CORSA ROSA. CHE NELL’OTTAVA TAPPA OMAGGIA LA DIRIMPETTAIA ISOLA DI PROCIDA, CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2022 floriana.schianomoriello

florianaschianom - floriana.fsm@gmail.com

che comprende Corporea, il primo museo interattivo d'Europa dedicato al corpo umano, alle scienze biomedicali e alla prevenzione – adatto a grandi ma anche ai piccini – un incubatore di imprese, un centro di formazione, un giardino didattico e un planetario 3D. Sul confine tra Napoli e Pozzuoli, a una manciata di chilometri dal centro delle due città, sorprende la Riserva naturale e Oasi Wwf Cratere degli Astroni di Agnano, parte dell’area vulcanica di Agnano, che racchiude ben tre laghetti ed è dimora di un insolito patrimonio di flora e fauna. Ma la città partenopea non smette di stupire in quanto a vegetazione. Dai quartieri di Posillipo, passando per Agnano, Chiaiano e Camaldoli, fino ai comuni di Pozzuoli con Quarto, Bacoli

e Monte di Procida, questa estesa regione, seppur intensamente urbanizzata, è anche incredibilmente ricca di vigne. Le varietà autoctone di Falanghina e Piedirosso conservano, nel calice, l’essenza dell’intensa attività magmatica carezzata dal mare. A due passi dal cratere di Agnano, situato spalla a spalla con quello della Solfatara, è imperdibile il Belvedere di San Gennaro, con il suo ampio sguardo verso Baia e Capo Miseno, con un focus sulla città bassa di Pozzuoli e sul Rione Terra, nucleo abitativo originario e porto di riferimento romano. Da qui lo scenario si manifesta all’osservatore in un’alternanza di mare e terre, giungendo addirittura sino a Procida e Ischia. A ridosso del punto panoramico compare il santuario di San Gennaro alla Solfatara sorto lì

© Marina Sgamato

di Floriana Schiano Moriello

e vulcanologici. Qui, le condizioni favorevoli legate alle correnti marine e la composizione geomorfologica del fondale hanno permesso, in pochi ettari di mare, l’insediamento di specie marine che animano le antiche vestigia romane. Il comprensorio Pausilypon-Gaiola rappresenta quindi un inestimabile patrimonio storico-archeologico e naturalistico, visitabile con percorsi da terra e da mare, sia in battello vetrato sia con immersioni subacquee e snorkeling oppure in canoa. Scendendo da Posillipo si procede verso Bagnoli, da tempo al centro di discussioni per la riqualificazione delle superfici delle ex-acciaierie. Da un trentennio, almeno una parte di questo spazio è stata destinata alla Città della scienza, un'area di divulgazione

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© Maurizio Simeone/Archivio C.S.I.Gaiola onlus

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L’isola della Gaiola, davanti la costa di Posillipo (NA)

dove, nel 305, si compì il martirio del santo beneventano, tra l’altro patrono di Napoli. La pietra su cui avvenne la decapitazione è conservata nella navata destra e le gocce di sangue rimaste, che appaiono solitamente brune e opache, sembrano riprendere il colore rosso brillante in prossimità del 19 settembre, data del martirio. Altra veduta incantevole è dalla bocca del cratere del lago d’Averno: concentriche vigne e terreni coltivati circoscrivono il lago vulcanico giù fino alla riva dove svettano i resti del Tem-

© Marina Sgamato

Lago d'Averno (NA)

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pio di Apollo e l’ingresso alla Grotta della Sibilla. Affacciato sullo specchio d’acqua, ultimamente di colore rosa per la particolare proliferazione di un’alga unicellulare, c’è Monte Nuovo, la cima più giovane d’Europa, nata durante un’eruzione notturna nel settembre del 1538. Il verde brillante di quest’oasi naturalistica si contrappone vivamente alle suggestioni, letterarie e mitologiche, che giungono dall’antichità: in questo punto, buio e carico di esalazioni sulfuree, si individuava l’ingresso al misterioso mondo

dell’oltretomba. Anche l’estrema punta ardente è tutto un rincorrersi di acque, tra mare e laghi, e resti di ville, terme e colombari. Nel cuore più recondito di Bacoli, tra stradine densamente popolate e piccoli vigneti, si conserva la sontuosa cisterna in tufo di età augustea ribattezzata Piscina Mirabilis dai visitatori del Gran Tour del ‘700. È lunga 70 metri, larga all’incirca 25 e alta addirittura 15. Visitarla vuol dire scendere nelle viscere delle terre ardenti, dove si apre al visitatore una vera e propria


© Marina Sgamato

Veduta dal belvedere di San Gennaro a Pozzuoli (NA)

cattedrale fatta di volte, navate e ben 48 pilastri. Dalle fessure poste in alto alle pareti, percorse da muschi, filtra timida la luce consegnando un’atmosfera quasi mistica. Di fronte, al di là del lago Miseno, si vedono da un lato il promontorio di Capo Miseno e dall’altro Monte di Procida, l’ultima lingua di terraferma, affaccio indiscusso sulle terre flegree e sul mare che nuota verso Capri, Ischia e la vicinissima Procida, di cui fu borgata fino al 1907. Anche qui, da-

gli anfratti, spiccano eroici vigneti e scorci sublimi a tu per tu con il mare. Dal porticciolo di Acquamorta, con visuale sull’arcipelago e sul minuscolo scoglio di San Martino, la golden hour resta indimenticabile. Tinte calde, energia e creatività contraddistinguono da sempre questi luoghi magnetici e, per celebrarli, ci affidiamo all’invito del poeta latino Orazio, frequentatore di queste terre: «È ora di bere». Tra un sorso di Falanghina e uno di Piedirosso, si può

onorare anche a tavola il Giro d’Italia e Procida Capitale della cultura 2022 con uno speciale riso rosa mantecato alla bisque chiarificata di gamberi, burro di bufala ed estratto di barbabietola, completato da un battuto di gamberi rosa procidani pronti a evocare la famosa maglia. Il tutto firmato dalla brigata dell’Hosteria Bugiarda di Bacoli (NA) che opera non lontano dalla Casina Vanvitelliana. Un omaggio all’evento ciclistico, all’ambita nomina e, per esteso, a tutto il territorio.

© Sasko imaginative photographer

I vigneti di Cantine del Mare con vista su Procida e Ischia (NA)

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INCANTO DI ALLA SCOPERTA DI SANTARCANGELO, 11ESIMA TAPPA DEL GIRO D’ITALIA, TRA VERSI IMPOSSIBILI, BOTTEGHE ANTICHE E COMUNITÀ D’ARTISTI di Giuliano Compagno

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a mia visita a Santarcangelo, antico borgo medievale in provincia di Rimini, inizia nel ricordo di una data incerta e lontana: intorno al 1311, ancor prima della costruzione della chiesa di San Francesco, apriva il suo portone il convento

Una vista di Santarcangelo di Romagna (RN)

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dei Frati minori. Nonostante le ottime premesse, diventò presto un luogo di oltraggi e ruberie. Fu dapprima violato da Carlo Malatesta, signore di Rimini e Cesena, e poi dagli urbinati che, nel 1503, lo saccheggiarono portando con loro opere e documen-

ti. Finì sotto il giogo dei soldati napoleonici, che vi entrarono in una sera d’inverno del 1797, sconsacrandolo senza pensarci troppo. Diventò così un arsenale, dopo di che la chiesa fu demolita per far spazio alla piazza del paese.


ROMAGNA fice nato a Santarcangelo soppresse l’ordine della Compagnia di Gesù. Dalla fede sacra alla profana, si arriva al grande rito del 18 maggio, quando l’11esima tappa del Giro d’Italia: proprio da qui parte l’11esima tappa del Giro d’Italia alla volta di Reggio Emilia, percorrendo 200 chilometri. Un po’ come andare dalla casa di Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore di Santarcangelo, a quella di Ludovico Ariosto, nato a Reggio. Nel filo della

© Roman Sigaev/AdobeStock

Giovanni Razzani, amico e santarcangiolese doc, mi racconta questa storia davanti a un caffè, seduti tra la scuola elementare (proprio dove sorgeva la chiesa), un arco settecentesco, una fontana e il primo sole caldo di quest’anno. Siamo in piazza Ganganelli, cuore e storia della città a cominciare da quel cognome, che poi sarebbe mutato in Clemente XIV, in memoria della bolla Dominus ac redemptor con cui, nel 1773, il ponte-

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© François Coguitto/AdobeStock

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Piazza Ganganelli a Santarcangelo

memoria letteraria e ciclistica, sono trascorsi 25 anni dalla cronometro Santarcangelo-San Marino vinta dal russo Pavel Tonkov. Ma per il mondo delle ruote non finisce qui: domenica 29 maggio si tiene la 50esima edizione della Coppa della pace, ormai storica competizione internazionale per dilettanti, con partenza e arrivo nella frazione di Sant'Ermete di Santarcangelo. Perché la Romagna è anche ciclismo e non dimentichiamo che

romagnola era l’anima di Marco Pantani. Un giorno, al Tour, il giornalista sportivo Gianni Mura chiese al ciclista: «Perché vai così forte in salita?». Lui ci pensò un attimo e rispose: «Per abbreviare la mia agonia». Una vera e propria nemesi. A pochi metri dalla piazza incontro Andrea Bocconi, ex aviatore di carriera, fiorentino naturalizzato santarcangiolese. Mi regala un’ora del suo tempo e della sua cultura accompagnandomi

© rannica/AdobeStock

In questa foto e nella successiva scorci del borgo di Santarcangelo

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tra la grande tradizione locale dell’esperienza creativa e i piccoli nascondimenti della vita vissuta. Iniziamo dalla prima e accediamo nell’incredibile Antica stamperia Marchi, non una bottega artigiana ma addirittura un patrimonio che è entrato nel Registro delle imprese storiche. Risale al 1633 il mangano a ruota al cui funzionamento mi introducono Gabriele e Lara Marchi, fieri epigoni di un’arte secolare, insieme a Laura Sabatini, passata dalle rotaie – «Ho lavorato sette anni in Ferrovie» – a una ruota in legno del peso di 55 quintali. Impressionante è stato vedere all’opera quella perfetta macchineria, leonardesca per l’ingegnosità dei meccanismi. Ha quasi 390 anni ed è tuttora utilizzata a pieno regime per dare lustro e stirare antichi tessuti di canapa e cotone, poi decorati con stampi in legno, intagliati a mano e colorati in ruggine. Di questa meraviglia, cent’anni orsono, narrava il poeta Aldo Spallicci: «Recano i buoi sulle groppe le loro belle coperte istoriate. Paiono gualdrappe da giostra e non sono in fondo che coltri a difesa del freddo. Lenzuola di tela spina su cui sono stati impressi disegni a color ruggine». Da lì andiamo a visitare le grotte tufacee. Ve ne sono due, pubbliche, su 160. E sono antri misteriosi. Quello della cittadina è sempre stato un destino di saliscendi, di cavità e aperture, di conservazione e fuga, di culto e


© Roman Sigaev/AdobeStock

profanazione. Di quel che siamo. Qui mancherà sempre la voce di Tonino Guerra, affacciato al suo balcone. Lo avevo incontrato per i suoi 90 anni e per i 100 dello scrittore Ennio Flaiano, e mi mancano, ora che sto guardando l’Adriatico dalla parte alta del borgo, le sue brevi frasi impossibili: «Il mare è una riga blu», «Se faccio finta di fumare, mi cade la cenere addosso». Tonino era nato in questa cittadina che incanta e qui se n’è andato tra le braccia della moglie Lora, ma tutti noi pensiamo che tornerà. D’altronde, con gli anni, la sua poesia scende sempre di più verso questa terra, come ogni estate accade con il Santarcangelo festival, tra i più longevi eventi europei dedicati alle arti di ricerca e alle sue scene, fenomenale contatto tra il progettare e il sentire, dove una comunità si unisce e si ricompone nei gesti di un danzatore come nelle parole di un attore. Una rassegna autentica che ha ospitato, tra le piazze aperte e i suoi ripari, i talenti più nuovi e più grandi dello spettacolo mondiale. Questa è Santarcangelo: attività e idee, gentilezza, civiltà mai scontata. Quanto all’ospitalità e al gusto, la prima si può trovare all’hotel Della porta, già antico mulino; il secondo al ristorante Lazaroun di Sabrina e Roberto Lazzaretti, che ho ammirato per il palazzo del ‘500 in cui si trova, con annessa grotta-cantina, e per i favolosi cappelletti in brodo. E visto che le sorprese, in Romagna, finiscono raramente, appena ripartito mi sono ritrovato a Mutonia, una singolare comunità sulle rive del fiume Marecchia sorta per iniziativa di un gruppo di artisti inglesi che, detestando la politica di Margareth Thatcher, lasciarono il Paese e si trasferirono qui per vivere insieme senza agi e privilegi sociali. Da 30 anni la Mutoid Waste Company, nata a Londra nel 1986, ha sede in questa campagna romagnola. Qui un gruppo di artisti riutilizzano scarti in ferro, plastica, alluminio, per creare sculture rigenerate. Ci sono entrato, mi hanno accolto due donne, una creava opere a Mutonia da tanto tempo, l’altra era tedesca, ospite di non so chi. Ma non importa, ho pensato, perché a Santarcangelo qualsiasi casa la sento mia.

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ORVIETO

MILLENARIA UN PERCORSO NELLA STORIA DELLA CITTÀ UMBRA. TRA I TESORI ESTRUSCHI DEL MUSEO FAINA E I SEGRETI DEL DUOMO, CAPOLAVORO POLICROMO TRA I PIÙ BELLI AL MONDO di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it

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collezione al Comune e la creazione della Fondazione Faina. È il primo organismo simile costituito in Italia, sul modello americano, e tuttora il più importante nel settore museale. A questo si aggiunge che, a gestirla, c’è una commissione composta da sette membri provenienti da diverse realtà. Il presidente, carica oggi rivestita con passione da Daniele Di Loreto, è nominato direttamente dal ministro della Cultura. Poi ne fanno parte anche il sindaco, il vescovo, un membro nominato dal prefetto, due dal consiglio comunale e uno dal Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Perugia. La Fondazione, infatti, si autosostiene e incrementa le sue attività culturali, fin dalla metà dell‘800, con i proventi che derivano anche dai terreni col-

tivati nelle vicine campagne. Questo è solo un assaggio della storia e della cultura di Orvieto. Un itinerario per approfondirne i segreti può partire dalla stazione ferroviaria: da qui si sale sulla funicolare, una volta addirittura alimentata ad acqua, per raggiungere piazza Cahen, a pochi passi dal centro. Il costo della corsa è compreso nel biglietto del treno, grazie a Orvieto Link, nuovo servizio intermodale di Trenitalia e Busitalia. Passeggiando a piedi, si possono ammirare scorci, vicoli, chiese, palazzi e palazzetti dalla caratteristica pietra tufacea. Una bella immersione nell’atmosfera di una città che vanta tre millenni di storia. Ecco il maestoso Duomo, che cattura lo sguardo. Ma prima di entrare a scoprirlo, rispettando

© stevanzz/AdobeStock

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n punto di vista speciale sul Duomo di Orvieto, capolavoro gotico della città in provincia di Terni, si gode soltanto dalle finestre del Museo etrusco Claudio Faina, collocato di fronte alla facciata. Ma non è questo l’unico motivo per entrare nel palazzo omonimo, che custodisce una collezione cospicua di pezzi etruschi, greci e romani. Il museo deve la sua esistenza a personaggi illuminati, come il conte Mauro Faina e suo nipote Eugenio che, a partire dal 1864, iniziano una raccolta di reperti archeologici, monete e opere d’arte antiche: da qualche decina a diverse migliaia. Novant’anni dopo, nel 1954, il successore Claudio jr. ha un’idea lungimirante: nel suo testamento prevede la donazione della

Panorama di Orvieto (TR)

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l’ordine dei secoli, è meglio visitare il museo Faina, che racconta la storia dell’antica Velzna, la Orvieto etrusca. Appena dentro, un leggero profumo di lavanda avvolge il visitatore, insieme alla musica che si diffonde nelle sale. La guida di eccezione per La Freccia è il direttore scientifico Giuseppe Maria Della Fina. Tra i tesori custoditi, ritrovati negli scavi in zona, l’archeologo va orgoglioso di un pezzo da intenditore: un’anfora a figure nere, da attribuire a un artista, più che artigiano, dalle qualità uniche, il greco Exekias. L’opera, prodotta intorno al 550-540 a.C., rappresenta con dettagli minuti l’apoteosi di Eracle. È esposta in una delle stanze, alcune decorate alle pareti e sul soffitto da vivaci motivi pompeiani, insieme ad altre due anfore di fattura eccezionale, anche queste ritrovate nella necropoli orvietana del Crocifisso del Tufo e molto probabilmente da attribuire a Exekias. E poi nelle vetrine si susseguono bronzetti, monete e oggetti in bucchero, la ceramica etrusca che imitava il metallo. Anfora a figure nere, capolavoro attribuito a Exekias, 550-540 a.C. Courtesy Fondazione per il Museo Claudio Faina

La facciata del Duomo vista dal Museo Faina Courtesy Fondazione per il Museo Claudio Faina

Al piano terra è ospitato anche il Museo civico archeologico. Tra le opere si fa notare una deliziosa statuina alta 73 cm, denominata la Venere di Cannicella, nuda perché simbolo di fertilità, dai capelli fluenti sul dorso, risalente al VI secolo a.C. Attira lo sguardo anche una testa di terracotta, realizzata 2500 anni fa, che raffigura un uomo anziano, barbuto, dalla fronte rugosa, con le labbra appena dischiuse per far intravedere realisticamente due denti. Palazzo Faina accoglie anche laboratori e propone, grazie alla collaborazione tra tanti interlocutori, attività e progetti con ragazzi e studenti, come la riproduzione di gioielli antichi o la realizzazione di video sul museo. E, per stimolare la curiosità dei piccoli, nelle sale sono presenti dei totem con tante informazioni e qualche domanda. Le ri68

sposte si trovano in un’agile guida che i bambini sfogliano volentieri. Nello stesso edificio, fino al 19 giugno, è ospitata una mostra con i costumi del Capitano del Popolo, figura di spicco della Orvieto medievale: i più vecchi hanno ancora le tracce di sudore del figurante, i più recenti sono realizzati da esperti artigiani fiorentini. Questo personaggio istituzionale del passato, infatti, apre ancora il corteo storico cittadino, che ogni anno accompagna le celebrazioni del Corpus Domini, quest’anno il 19 giugno. Si tratta di una festività cristiana voluta dal papa Urbano IV, proprio qui, nel 1264. Si lega al miracolo di Bolsena (VT), avvenuto appena un anno prima. Un prete boemo, dubbioso sulla presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nell’ostia consacrata, andò a Roma per raffor-


sità della facciata. È un monumento policromo tra i più belli al mondo, da ammirare, appena fuori dal museo Faina. All’interno sfoggia opere di Gentile da Fabriano, Lippo Menni, e, nella cappella di San Brizio, degli affreschi stupefacenti di Beato Angelico e Luca Signorelli, e di tante altre testimonianze di arte rinascimentale. Si lascia Orvieto senza rinunciare a uno sguardo alla Fortezza Albornoz e a un tuffo nel sottosuolo, percorrendo 248 scalini. Se il simbolo di Orvieto svettante è il Duomo, quello ipogeo è infatti il Pozzo di San Patrizio, una grande opera ingegneristica di Antonio da Sangallo, iniziata nel 1527, composta da due scale elicoidali che non si incontrano mai. Una volta risaliti, il ritorno è, rigorosamente, in treno. museofaina.it

Testa di vecchio in terracotta, conservata nel Museo civico archeologico, fine V – inizi IV sec. a.C. Courtesy Fondazione per il Museo Claudio Faina

© zenzaetr/AdobeStock

zare la sua fede. Al ritorno, mentre celebrava la messa a Bolsena, vide stillare dall’ostia alcune gocce di sangue, che bagnarono il suo corporale. Appresa la notizia, Urbano IV, che risiedeva nella città umbra, inviò a Bolsena il vescovo per prendere il sacro lino. Per l’occasione si decise di edificare un nuovo edificio religioso, degno di accogliere una reliquia così importante: il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta in cielo. Nel 1290, infatti, viene posta la prima pietra di una meraviglia architettonica difficile da equiparare, decorata da bassorilievi sulla storia dell’Antico e Nuovo Testamento, raffigurazioni mosaicate che, come se parlassero, descrivono episodi di fede. E raffinati ricami bianchi in pietra, che completano la prezio-

La Cappella di San Brizio, all'interno del Duomo, affrescata da Luca Signorelli e Beato Angelico

IN VIAGGIO CON TRENO E FUNICOLARE Ogni giorno fermano a Orvieto Centro 29 treni regionali, 12 a lunga percorrenza, che diventano 14 nel weekend. Inoltre, il nuovo servizio Orvieto Link attivato da Trenitalia e Busitalia rende più semplice raggiungere il cuore della città con l’ozpione treno+funicolare, all’insegna della mobilità sostenibile. Il biglietto combinato si può acquistare attraverso tutti i canali di vendita. Una volta arrivati, l’interscambio con la funicolare è immediato. Grazie a corse frequenti, ogni 10 minuti nei feriali e ogni 15 nei festivi, in soli due minuti si arriva in piazza Cahen e si può proseguire con il bus urbano, utilizzando lo stesso pass valido 90 minuti. I vantaggi continuano anche dopo l’arrivo, grazie alla Carta Unica Orvieto, il city-pass per le principali attrazioni cittadine, che consente di risparmiare oltre il 50% rispetto ai ticket dei singoli siti. Per i clienti del Regionale di Trenitalia, Orvieto Card è acquistabile a 20 euro invece di 25, oppure con l’offerta 4x3 (che per ogni gruppo di 4 persone prevede una card omaggio). 69


IL PAESE DEI MILLE PAESI di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]

NOZZE DA FAVOLA SCORCI CARATTERISTICI E ATMOSFERE SOGNANTI. I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA DIVENTANO LA SCENOGRAFIA IDEALE PER SPOSARSI TRA ARTE, CULTURA E TRADIZIONI

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a quando mi occupo di turismo ho avuto la fortuna di visitare le più suggestive e affascinanti mete della Penisola dove, ogni anno, migliaia di coppie decidono di celebrare la loro unione, regalandosi un ricordo destinato a durare nel tempo.

© Andrea Bonavita

Fortezza di San Leo (RN)

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L’Italia rappresenta una tra le nazioni più ricercate per il wedding tourism: le statistiche ci dicono che, ormai da diversi anni, quella dei matrimoni è diventata una robusta realtà economica, in grado di muovere un business da milioni di euro che porta vantaggi anche ai piccoli centri. Tra le location

più originali, infatti, figurano diversi luoghi appartenenti al circuito dei Borghi più belli d’Italia. IL FASCINO SENZA TEMPO DI SAN LEO In Emilia-Romagna, nel listino delle nuove scelte, non può mancare la leggendaria e suggestiva San Leo (RN), storica capitale del Montefeltro,


vdgmagazine.it

© Società tarquiniense d'arte e storia © Sandro Grifii

a cura di

Petritoli (FM)

che domina la Valmarecchia come una “nave persa nella nebbia del mare” – così la definì Dante nella Divina Commedia – disegnata dall’omonimo fiume in un paesaggio dove si alternano amene colline e romantiche vedute. Il borgo incavato nella roccia tra il Duomo, in stile romanico lombardo, e la Torre civica offre al visitatore la possibilità di ammirare alcuni dei monumenti medievali più affascinanti. Tra questi la pieve di Santa Maria Assunta e la suggestiva, maestosa Fortezza rinascimentale, dove fu rinchiuso il famoso alchimista e avventuriero del XVIII secolo Giuseppe Balsamo,

meglio conosciuto come Cagliostro. San Leo si propone come una cornice matrimoniale unica nel suo genere, mettendo a disposizione tutto il fascino e il romanticismo di un borgo senza tempo. PETRITOLI, IL BORGO DEI MATRIMONI Caratteristico centro marchigiano in provincia di Fermo, Petritoli è oggi conosciuto come “il borgo dei matrimoni” e annoverato tra le mete più gettonate dagli sposi di tutto il mondo. Fondato dai monaci farfensi nel X secolo, è rinomato per i caratteristici scorci e le atmosfere sognanti. La sua quieta bellezza l’ha reso famoso in

tutta Europa: negli ultimi anni, coppie tedesche, olandesi e francesi l’hanno scelto come scenografia per le loro cerimonie nuziali. Questo ha contribuito ad arrestarne il declino – comune a molti luoghi interni della Penisola – rilanciando l’economia locale grazie all’indotto turistico. Un esempio virtuoso di come la bellezza inconfondibile dei borghi possa contribuire alla loro sopravvivenza e al successo del marchio Italia nel panorama internazionale. WEDDING TOUR IN ABRUZZO Proseguendo il viaggio lungo lo Stivale si arriva in Abruzzo dove, grazie

© Le Fotografe

Chiostro dell'ex convento di San Francesco, Città Sant’Angelo (PE)

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IL PAESE DEI MILLE PAESI

destinazione: una cartolina turistica, un catalogo delle tradizioni che possono essere rievocate grazie alla collaborazione con associazioni culturali e folcloristiche, l’elenco dei wedding tour per un’esperienza immersiva nelle usanze locali. GANGI, TRA NATURA E CUCINA Raggiungiamo la Sicilia dove i profumi di una natura selvaggia ci portano a Gangi (PA), meta molto apprezzata da quanti desiderano festeggiare il fatidico sì in un’atmosfera idilliaca, circondati da colline verdeggianti e dall’ospitalità tipica della regione.

Un piccolo gioiello arroccato sul Monte Marone da cui è possibile ammirare panorami mozzafiato sull’Etna e sul Parco delle Madonie. Ricercata come location è il Casale Villa Rainò, antica dimora signorile appartenuta alla famiglia d’origine spagnola Li Destri, ricca di storia e leggende. Si racconta, infatti, che custodisse profondi cunicoli usati un tempo dai briganti per sottrarsi alla legge dandosi alla macchia. Ora, è un luogo incantevole dove celebrare il giorno più bello tra natura e cucina genuina palermitana.

© Marianna Lo Pizzo

alla collaborazione tra istituzioni, imprenditori e associazionismo culturale locale, l’assessorato al Turismo della Regione ha scelto di promuovere l’immagine dei piccoli centri come mete per il destination wedding. Da qui è nata l’iniziativa Matrimonio nel borgo, ideata e sviluppata da Città Sant’Angelo (PE) in collaborazione con l’associazione Wedding Bureau, che verrà estesa a tutti i comuni del territorio che vorranno far parte della rete. Le coppie che scelgono di sposarsi nella regione potranno ricevere online tutte le informazioni per ciascuna

Panorama di Gangi (PA)

IL DOLCE DEI MATRIMONI

© Le Fotografe

di Sandra Jacopucci

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La pizza dolce abruzzese (detta anche pizza doce, pizza dogge o pezz a dagg) era la specialità delle ricorrenze importanti in famiglia e, soprattutto, dei matrimoni. La ricetta originale si è modificata nei secoli, tramandata a voce dalle nonne, trascritta a mano da figlie e nipoti. Ancora oggi ne esistono diverse interpretazioni che riflettono l’amore per la semplicità della vita di campagna, quando i matrimoni si festeggiavano in casa. Il pan di Spagna veniva diviso in cinque strati, bagnato con alchermes e rum e farcito con crema gialla, crema di cioccolato e marmellata di mosto cotto. Secondo le possibilità economiche di chi la regalava, si poteva riempire un terzo strato con la pasta reale, fatta di mandorle. Il tutto veniva poi ricoperto di glassa bianca preparata con albumi, burro e zucchero caramellato. A decorazione c'erano confettini argentati, codette o canditi e piccoli melograni beneaugurali avvolti nella carta velina, simbolo di fertilità e abbondanza.



GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]

peppone_calabrese

NEL CUORE DI SIENA

© ermess /AdobeStock

Porta Camollia, Siena

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LA CITTÀ DEL PALIO E LE SUE TRADIZIONI. CHE HANNO SEGNATO LA STORIA DELLA CAMPIONESSA ITALIANA DI SCHERMA ALICE VOLPI, CRESCIUTA NELLA CONTRADA DELLA CHIOCCIOLA to, il Sodi, un contradaiolo più giovane di me, mi vede tra la gente e mi fa entrare in “società”: a Siena è questo il modo in cui viene indicato il circolo ricreativo. In realtà, si tratta di qualcosa in più di un circolo: è la casa dei contradaioli, che loro curano con vera dedizione, alternandosi per l’organizzazione di pranzi e cene, la gestione del bar, le attività per gli anziani e i bambini. Un vero e proprio punto di aggregazione diventato identitario. Proprio in società, una sera d’estate, durante una serata organizzata per mangiare tutti insieme la pizza, vedo seduta sul terrazzo una ragazza con La bandiera della contrada della Chiocciola

© Riccardo Pallassini per la contrada della Chiocciola

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or magis tibi Sena pandit. È proprio così: Siena ti apre un cuore più grande... della porta che stai attraversando quando arrivi in città. Così recita l’iscrizione scolpita sull'arco di Porta Camollia, uno dei più antichi ingressi nel centro abitato. A dire il vero, il primo impatto non è dei migliori, perché il codice comunicativo degli abitanti è difficile da comprendere. Ma la mia esperienza è stata travolgente. Un amore che si è costruito nel tempo, frutto di rispetto reciproco. Siena è la mia seconda città, San Marco è il quartiere dove mi sento a casa e la contrada che abita il rione è un insieme di persone speciali che mi ha adottato. «Con lento passo e grave nel campo a trionfar Chiocciola scende», dice un motto. E la Chiocciolina arriva sempre, è entrata nel mio cuore e nella mia pelle in maniera indissolubile. Prima da studente e poi da lavoratore, questa contrada ha scandito ogni mia giornata. All’inizio mi sentivo bloccato e nello stesso tempo affascinato da tutti quei riti ancestrali che fanno parte della quotidianità dei senesi. Non volevo violare la sacralità di gesti ripetuti allo stesso modo per secoli, tramandati di padre in figlio, la vera forza di un popolo che è riuscito a conservare e vivere tradizioni capaci di rendere Siena una delle più misteriose e straordinarie città del mondo. L’energia che percepivo era catalizzante e magnetica ma capivo che non era ancora il momento di partecipare, dovevo avere pazienza, osservare. Poi l’incontro con due Alfieri – a Siena non sono certo sbandieratori – che hanno facilitato il mio inserimento in contrada, tanto che per tutti ero diventato «l’amico di Beppe e Franco». E poi il Pii, un uomo dal cuore d’oro e dalla battuta sempre pronta. È proprio per questo che un giorno, durante una festa a ingresso riserva-

un viso conosciuto e tante persone vicino. Chiedo a Beppe se fosse veramente lei, anche se ne ero sicuro, perché seguo questo sport da sempre. E lui mi conferma che si tratta di Alice Volpi, campionessa di scherma: uno dei nostri orgogli nazionali era a due passi da me. Avevo voglia di conoscerla ma non volevo essere di troppo, era a casa sua, nella sua contrada, nel suo ambiente protetto. Mi faccio coraggio: «Ciao Alice, sono un tuo fan». Lei sorride in modo coinvolgente, con una prossemica che accoglie. Sono curioso. Le chiedo come sia cominciata la sua carriera. Mi risponde: «Ho iniziato questa disciplina a sette anni nel centro polisportivo C.U.S Siena scherma. È stato subito amore, anche se la vera passione è nata con le prime gare a livello agonistico. Fin da piccola, tutti notavano in me un grande talento e questo mi ha trasmesso fiducia da un lato e una

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grande responsabilità dall’altro. A livello giovanile ho vinto tanto sia nel circuito di Coppa del mondo, sia negli Europei e nei Mondiali. Ma è stato solo un assaggio di quello che sarebbe diventato poi il mio lavoro. A 18 anni sono entrata nelle Fiamme oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato, e così ho potuto dedicarmi completamente a questo sport. Mi sono trasferita a Jesi, in provincia di Ancona, grande polo del fioretto femminile: il mio team è composto dalla preparatrice atletica Annalisa Coltorti e dalla maestra Giovanna Trillini». Le chiedo quale sia stato il primo grande risultato e lei orgogliosa risponde: «Al mondiale di Lipsia 2017 sono tornata a casa con un bell’argento ma il vero successo è arrivato l’anno seguente, in Cina, quando sono diventata campionessa del mondo a Wuxi 2018. Da lì ho avuto la consapevolezza di essere entrata a far parte della grande scherma italiana. Successivamente, ho avuto un solo obiettivo: le Olimpiadi. Partecipare ai Giochi di Tokyo nel 2021 è stato come realizzare un sogno anche se non è andata come avrei voluto perché il Covid-19 mi ha messa a dura prova. Sono arri-

© Foto Bizzi

GENIUS LOCI

La campionessa italiana di scherma Alice Volpi

vata preparata ma fino all’ultimo non si sapeva se saremmo partiti, è stata un’Olimpiade particolare, senza pubblico e con molte restrizioni. Ho perso nella finale per il terzo e quarto posto ma sono tornata a casa con una medaglia di bronzo nella prova a squadre. Adesso sto vivendo gara per gara, pensando a un solo obiettivo alla volta. Fra poco comincerò la preparazio-

Alice Volpi con il fazzoletto della contrada della Chiocciola

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ne per i prossimi campionati europei e mondiali. Poi ci saranno le Olimpiadi di Parigi e questa volta avrò maggiore esperienza e fiducia per volare alto». Sono curioso della sua vita in contrada e le chiedo se riesce a viverla come vorrebbe: «Purtroppo ho poco tempo per andarci, ma in San Marco ho trascorso estati meravigliose. Sono molto legata a zia Sonia, una mia grande tifosa, e ringrazio tutta la contrada e il priore Marco Grandi per essere sempre al mio fianco. Il mio desiderio più grande è quello di salire sul gradino più alto del podio con il fazzoletto della Chiocciola al collo, portando così la tradizione di Siena nel mondo». Torno al tavolo e condivido la gioia di aver conosciuto Alice con Beppe, che finalmente mi ha visto sicuro di me e del mio far parte di una comunità. Da allora ho conosciuto tante persone: Bibi, Calzoni, Pennello e ancora Badini, Paestum, Davide e tanti altri con i quali ho condiviso momenti importanti. Ho avuto anche l'onore di ricevere la proposta di essere battezzato: da allora sono un Chiocciolino. Il battesimo in contrada è un rito magico, unico, commovente. Si diventa parte integrante di una comunità e lo percepisci subito, perché te lo senti addosso. Il fazzoletto – a Siena non si chiama foulard – che da quel giorno indossi legittimamente diventa parte di te, lo porti con fierezza. E capisco perché Alice vuole far avverare il suo sogno di indossarlo sul podio.



BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

di Padre Enzo Fortunato

padre.enzo.fortunato

padrenzo

padreenzofortunato

[Giornalista e scrittore]

IL CAMMINO DI FRANCESCO TRA UMBRIA E MARCHE, DA ASSISI AD ASCOLI, SEGUENDO UN PERCORSO CARO AL SANTO, ATTRAVERSO BOSCHI, CASCATE E STORICI EDIFICI DI CULTO

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il sultano Malik al-Kāmil. Siamo nel 1219, nel pieno della quinta crociata che vide i cristiani combattere contro gli islamici e un semplice frate di Assisi oltrepassare la frontiera del campo nemico per incontrare il capo della

© Freesurf/Adobestock

on si sa quale sia stata la strada percorsa da Francesco per raggiungere il porto di Ancona, ma si sa, con precisione, che da lì si imbarcò alla volta di Damietta, in Egitto, per incontrare

Assisi (PG), punto di partenza del Cammino della Marca 78

fazione avversa, armato solo del suo saio e della sua fede. Francesco, in quell’occasione storica, come raccontano le Fonti francescane, attraversò la Marca d’Ancona, un territorio che dal 1090 si estendeva tra


© ValerioMei/Adobestock

Ascoli Piceno, una vista del centro storico

i fiumi Po e Tronto, per giungere a predicare nella città costiera. Si racconta che lungo il tragitto, vicino Osimo, avvenne qualcosa di particolare. Francesco vide un pastore con un gregge di capre e montoni, ma con una sola pecora. Provò compassione per quella bestiola e chiese al frate che lo accompagnava di prenderla e portarla via: «Vedi quella pecorella sola e mite tra i caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti, doveva proprio sentirsi come quell'umile creatura. Per questo ti prego, figlio mio, per amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da qui». Oggi, anche in ricordo della semplicità del santo, si può ripercorrere il Cammino francescano della Marca, lungo 167 km, tra Umbria e Marche, proprio sulle tracce di San Francesco e delle sue predicazioni di 800 anni fa. Sentieri di montagna e strade sterrate collegano Assisi ad Ascoli Piceno, dove il Poverello «annunciò la parola di Dio con tanto fervore che tutti, pieni di devozione, per grazia del Signore, accorrevano a lui, - come scritto nelle Fonti francescane - desiderosi di vederlo e ascoltarlo. La ressa della folla era straordinaria e ben 30, tra chierici e laici, si fecero suoi discepoli, ricevendo dalle

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sue stesse mani l’abito religioso». Le tappe sono otto, nella lunghezza variano tra i dieci e i 30 chilometri, e attraversano scenari incontaminati, uliveti e, nel tratto dalle Gole del Fiastrone ad Ascoli, boschi selvaggi. I comuni toccati sono 17: Assisi, Spello, Foligno in Umbria, in provincia di Perugia. E gli altri 14 nelle Marche: Serravalle di Chienti, Muccia, Pievebovigliana, Fiastra, Camerino, Caldarola, Cessapalombo, San Ginesio, Sarnano – in provincia di Macerata – Amandola (FM), Comunanza, Palmiano, Venarotta (AP) e Ascoli Piceno. Il percorso che va da Assisi a Pievefavera (MC) coincide con la Via Lauretana, uno dei cammini che nel Medioevo conduceva i pellegrini a Loreto (AN). Qui gli itinerari si dividono: il Cammino francescano piega verso sud, la Lauretana a est, verso il mare Adriatico. Ogni angolo del territorio marchigiano racconta un pezzo della storia di Francesco, che ha contribuito a far crescere nei secoli la sua comunità. Nel 1282 erano ben 85 i conventi e si contavano oltre 1500 frati osservanti la Regola. Alla presenza francescana si lega anche un importantissimo fermento culturale tradotto in una serie di molteplici committenze artistiche:

© amarildo/Adobestock

Veduta del porto di Ancona

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© BlueRed/REDA&CO/Universal Images Group via Getty Images

BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

Le Gole del Fiastrone (MC)

edifici di culto affrescati, dipinti, sculture, crocefissi – superstiti ancora oggi – si ammirano lungo il cammino della Marca insieme a boschi e cascate, torrenti e fiumi, parchi, borghi e valichi appenninici. Come le cascate del Menotre a Foligno, l’Altopiano e le paludi

di Colfiorito tra le province di Macerata e Perugia, il fiume Chienti e i monti Sibillini a cavallo tra Marche e Umbria. Un percorso attraverso un territorio unico, che aveva un solo obiettivo: dialogare con tutti. camminofrancescanodellamarca.it



IN VIAGGIO CON

IL MERITO DELL’ARTE ACCRESCE I SENSI E LA POTENZA VITALE. PER ARTURO GALANSINO, DIRETTORE GENERALE DELLA FONDAZIONE PALAZZO STROZZI, ALLESTIRE UNA MOSTRA È SEMPRE UNA MAGICA SCIARADA di Andrea Radic

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Andrea_Radic

andrearadic2019

a fisicità dell’arte è una scintilla che si accende e scatena il rapporto tra opera e visitatore. Sviluppiamo molto il digitale, ma la visita di una mostra è sempre una grande emozione». Parole di Arturo Galansino, che del merito ha fatto la sua impronta di vita. Nato nel Monferrato, studi a Milano e Parigi, curatore al Louvre e successivamente alla National Gallery di Londra, dove ha vissuto e lavorato a lungo e «dove l’arte vive una dimensione contemporanea e bellissima», afferma. Dal 2015 è direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze, «città che scatena negli artisti contemporanei un’ulteriore forza creativa, rendendoli particolarmente attivi», aggiunge. C’è una mostra che hai visitato e avresti voluto allestire tu? Direi di no. Nel corso della mia carriera, quelli che sembravano sogni hanno trovato tutti una realizzazione. Come la mostra attuale su Donatello, un evento storico. In esposizione, vi sono opere che in 600 anni mai si erano mosse da dove l’artista le aveva collocate, come i tre pezzi del fonte battesimale del Duomo di Siena o le porte bronzee della Sacrestia vecchia nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, disponibili grazie a una campagna restauri appena conclusa. Quando ti sei reso conto che saresti diventato un professionista della cultura? Molto spesso dietro un obiettivo c’è la passione e così è stato per me. Dopo gli approfondimenti accademici, mi sono reso conto che preferivo occuparmi di

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rendere fruibili le opere d’arte più che limitarmi a studiarle. Ho svolto il post dottorato all’Institut national d’histoire de l’art di Parigi, un ambiente molto ricco e stimolante che mi ha consentito di entrare al Louvre per collaborare a un’importante mostra sul pittore Andrea Mantegna. Ci sono rimasto per quattro anni. E dopo? Sono andato a Londra, dove esiste una visione più moderna del mondo museale, priva dei problemi legati alla gestione pubblica che ci sono in Italia o in Francia. Il modello anglosassone gode di una governance più libera. Sono stati anni molto stimolanti, prima alla National Gallery poi alla Royal Academy of Arts, e utilissimi per il lavoro che sto portando avanti ora nel nostro Paese, dove esiste uno stretto rapporto tra pubblico e privato. Come sei arrivato a Firenze? Non conoscevo la Fondazione Strozzi quando mi hanno chiamato per un colloquio. Mi sono informato e ho intravisto la possibilità di agire con la medesima modernità di gestione londinese. Devo ringraziare il consiglio d’amministrazione che ha avuto fiducia nella mia proposta di totale discontinuità rispetto al passato, puntando molto sull’arte contemporanea. Questo perché Firenze è una città internazionale, al crocevia delle rotte ferroviarie, dove poter offrire eventi di alto livello. Il pubblico risponde con entusiasmo, si fida delle nostre proposte. Sceglie una mostra contemporanea a Palazzo Strozzi e poi si gode la città rinascimentale. Abbiamo aumentato

l’offerta e generato sul territorio un impatto economico di 50 milioni di euro, con un bilancio che si sostiene per l’80% tra bigliettazione e sponsor privati. E una grande sintonia tra la nostra visione e la politica culturale del Comune e della Regione Toscana.


© Ela Bialkowska Okno studio

Arturo Galansino di fronte ad Amore-Attis di Donatello, in mostra a Palazzo Strozzi

Hai vinto una bella sfida e dimostri che la meritocrazia esiste. Ho avuto fortuna nel trovare persone capaci di valutare i risultati. Penso che Palazzo Strozzi sia “il” luogo della meritocrazia, a cui si aggiunge una totale trasparenza dei metodi gestionali. Una

sorta di scatola di vetro che utilizza procedure internazionali. Questa è la ragione che ci ha consentito di organizzare la mostra su Donatello: un progetto unico, che ha alle spalle cinque anni di lavoro e resterà un evento storico. Parlando di te, dove sei cresciuto?

A Nizza Monferrato, in provincia di Asti, terra di Barbera e tartufi. Poi ho studiato a Milano e Torino, prima di trasferirmi in Francia. Se tornassi bambino quale sarebbe il profumo della tua infanzia? Quello dei cavalli, una passione che mi 83


accompagna fin da ragazzo, quando mi impegnavo nelle competizioni di salto. Tornato in Italia, ho ripreso a gareggiare con soddisfazione e lo faccio tutt’oggi. È uno sport dove serve dedizione perché le variabili sono innumerevoli, a noi tocca metterle in ordine affinché il cavallo salti con serenità. Ti manca la dimensione di Parigi o di Londra? Pensavo sarebbe accaduto ma mi sbagliavo. Firenze è una città cosmopolita, dal potenziale straordinario, dove passa moltissima gente. Regala una marcia in più agli artisti contemporanei che vengono a lavorare qui, perché stimola enormemente la loro creatività. I tuoi luoghi del cuore nella città del Giglio? Il museo Stibbert o quello di storia naturale La Specola: due luoghi pazzeschi, veri gioielli. Amo anche passeggiare nei giardini di Villa Bardini, al parco delle Cascine o in Oltrarno, tra antiquari e piccoli negozi. Senti il privilegio di avere un rapporto personale con le opere d’arte? Sono a contatto con autentici capolavori e li riposiziono affinché siano fruibili a tutte le categorie di pubblico. L’allestimento delle mostre è una sorta di sciarada, mi diverto moltissimo a costruire il rapporto tra un’opera e l’altra: è questa la magia curatoriale. Può sembrare un concetto relativo, ma esistono parametri oggettivi, fatti di equilibri e relazioni. Il tuo rapporto con il treno? Lo uso per tutti i miei viaggi in Italia e Arturo Galansino con il giornalista Andrea Radic

© Ela Bialkowska Okno studio

IN VIAGGIO CON

Galansino con le opere di Jeff Koons, esposte a Palazzo Strozzi nella mostra Shine

vivo sempre momenti straordinari. Innanzitutto, mi aiuta a lavorare, perché in treno posso leggere ciò che ho lasciato indietro e rispondere a tutte le mail. Sono comodo, rilassato e mi sento più efficiente, senza dimenticare che inquino molto meno. Tutti dovremmo usarlo maggiormente. Ami stare ai fornelli o a tavola? ll miglior abbinamento è quello tra un’opera d’arte e un calice di vino.

Ti colpisce mai la sindrome di Stendhal? Difficile che ne soffra, sono troppo razionale. Ma indubbiamente l’arte accresce i nostri sensi e la nostra potenza vitale, come mi disse l’americano Jeff Koons quando era qui a Firenze. L’arte mi dà la forza di superare le difficoltà. Tra gli innumerevoli protagonisti dei tuoi eventi, c’è una figura che ti ha conquistato particolarmente? Marina Abramović. Non solo per il grande successo della sua mostra, ma perché stare vicino a una persona così carismatica, dolce, forte e profonda è stata un’esperienza umana straordinaria. Prossimi progetti a Palazzo Strozzi? Una rassegna sull’arte digitale che coinvolgerà anche il cortile e la Strozzina, lo spazio espositivo nei sotterranei della Fondazione. E a settembre una grande mostra del danese Olafur Eliasson, che lavora su elementi come l’aria e la luce con una grande coscienza ecologica. Pare che utilizzerà tutto il palazzo come se fosse una tela, carpendone gli spazi e le atmosfere. Sono sicuro che sarà un effetto wow molto interessante. arturogalansino

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ISR A ELE riapre a l turismo

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Itamar Grinberg IMOT

Scoprire il Paese in 10 passi

Maggio è un mese meraviglioso per visitare questa terra che vale un viaggio anche solo per uno sguardo dalle alture della Galilea, perdendosi nell’azzurro del lago contornato dai colori di splendidi oleandri fioriti.

Cominciamo allora il nostro percorso a partire da Gerusalemme, la Città della Luce! Il 1° passo: alzarsi presto la mattina a Gerusalemme.

Guardare l’alba e ammirare la luce che si irradia sulla Città Vecchia che, come quella moderna, è costruita con una pietra bianca – la pietra di Gerusalemme, appunto – che amplifica le tonalità dei colori mattutini. Accompagnati dalle sfumature calde dell’alba si può vivere un’esperienza indimenticabile all’interno di una zona vivace fin dalle prime ore del mattino, dove riecheggiano le storie di un passato sempre vivo.

Il 2° passo è una buona colazione godendo di un paesaggio meraviglioso.

Dalla terrazza di un luogo storico, l’Austrian Hospice, vicino alla Porta dei Leoni o Porta di Santo Stefano, è possibile scoprire sapori e profumi tradizionali della Gerusalemme mitteleuropea, ammirando una vista unica.

E da Gerusalemme a Tel Aviv il passo è breve! Eccoci giunti al 6° passo: scoprire la Bauhaus i grattacieli di Tel Aviv. La cosa più bella da fare in questa città che non dorme mai? Camminare con il naso all’insù e ammirare l’originalità dell’architettura Bauhaus, che qui ha preso concretezza.

La 7° esperienza del nostro viaggio è un bagno al mare.

Grazie al clima mite, qui l’acqua è calda tutto l’anno. E dopo una giornata in spiaggia si può passare alla scoperta della Tel Aviv by night, una città che non dorme mai.

L’incredibile 8° passo ci porta dalla città al deserto.

Impossibile non visitare il deserto della Giudea, con il luogo che maggiormente identifica l’offerta archeologica di Israele: una visita alla fortezza di Masada, costruita da Erode il Grande, la cui storia è stata tramandata all’Occidente dallo storico Flavio Giuseppe.

Il 9° passo è uno spettacolo che può rendere indimenticabile la visita in questo luogo.

Il 3° passo arriva all’ora di pranzo e prevede un piatto di hummus nella Città Vecchia.

Si parte di notte, camminando lungo il celeberrimo Path snake, per raggiungere la cima della fortezza di Masada e vedere l’alba sul Mar Morto, il lago salato che prende vita in quella che è considerata la più profonda depressione della Terra.

Il 4° passo comprende un’irrinunciabile visita al mercato di Mahane Yehuda.

Scendendo da Masada, si può scegliere una delle spiagge che circondano il Mar Morto e lì provare un’esperienza davvero unica: galleggiare su queste acque salate, magari leggendo una rivista. Si resta stupiti e increduli da come la pelle risulti rigenerata anche dopo un solo bagno.

Non sarà difficile trovare un posto per provarlo, magari accompagnato da una spremuta di melograno. Una raccomandazione: non programmare il pranzo troppo tardi così da poter gustare l’hummus ancora tiepido. Nel celebre mercato alimentare, ubicato nella storica Agrippas Street, si potranno scoprire freschissimi formaggi, dolci gustosi e il prezioso e profumatissimo zafferano, oltre che le più tradizionali spezie mediorientali.

Il 5° passo è una visita alla Torre di Davide al tramonto.

Qui si può assistere all’incredibile spettacolo di suoni e luci che, ogni sera, consente di immergersi tra le pietre, nelle radici della storia.

Ed eccoci infine all’ultima sorpresa, il 10° “passo”.

Cosa aspettate? Potete innamorarvi di Israele in 10 semplicissimi passi! Venite a scoprire Israele e tutte le sue novità sulla pagina www.facebook.com/VisitateIsrael Postate e condividete messaggi insieme a noi! #israeletiaspetta www.instagram.com/visit_israel | https://new.goisrael.com/it 85


ARTE

Donatello Madonna col Bambino (1415) Londra, Victoria e Albert Museum

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SCOLPIRE L’UMANO A FIRENZE UNA GRANDE MOSTRA CELEBRA LA RIVOLUZIONE ARTISTICA DI DONATELLO, MAESTRO SIMBOLO DEL RINASCIMENTO di Sandra Gesualdi

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© Ela Bialkowska OKNOstudio

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onato di Niccolò di Betto Bardi percorre le strade di una Firenze laboriosa e piena di cantieri, tra la fine del ‘300 e i primi del ‘400, quando un nuovo, potentissimo vento di rinnovamento soffia su arti e scienze. Trasformando città, palazzi, chiese e menti. Giovanissimo, figlio di un tessitore, lavora in una delle più importanti fabbriche del tempo, la cattedrale di Santa Maria del Fiore, per dare un contributo alla Porta della Mandorla, l’ingresso laterale del duomo in cui il Gotico, tra ricami e rilievi, lascia spazio a nuovi stili. Nel 1408 Donato, poco più che ventenne, plasma il suo primo David in marmo, mentre continua a sbirciare la maestria cesellatoria di Lorenzo Ghiberti e a frequentare personaggi come Filippo Brunelleschi, Masaccio, Nanni di Banco, Verrocchio. E proprio Brunelleschi, con cui si spinge fino a Roma per conoscere le vestigia dell’antico e la maestosità dei monumenti capitolini, si accorge presto delle capacità e delle intuizioni rare del giovane amico, tanto da stimolarle e guidarle. Donato diventa così Donatello, il massimo scultore del ‘400, innovatore e interprete di quella «conoscenza più seria e più perfetta dell’uomo in particolare e dell’umanità in generale», come lo storico Jacob Burckhardt definisce, per la prima volta, quel soffio nuovo con la parola Rinascimento. Pioniere, insieme agli amici Brunelleschi e Masaccio, dell’età moderna dell’arte italiana, Donatello avvia quella rivoluzione nel modo di fare, concepire e fruire l’arte di cui geni indiscussi come Leonardo, Michelangelo, Raffaello e tanti altri si sono nutriti per le loro creazioni, un secolo dopo. Abile in tutte le tecniche, ha saputo utilizzare le materie più varie che modella, piega, sagoma come fosse pasta morbida: dal marmo al bronzo,

Donatello David vittorioso (1435-1440) Museo nazionale del Bargello Courtesy Ministero della cultura 87


ARTE

dal legno alla terracotta fino allo stucco policromo. Ma, soprattutto, Donatello trasforma la fissità della scultura in uno straordinario mezzo per riflettere e raccontare carne, animo e verità umane. Oggi la sua città natale lo celebra con una grande mostra che lo colloca definitivamente tra i maestri dei maestri di tutti i tempi, ricostruendone tutto il percorso artistico e culturale, dagli esordi ai grandi marmi e bronzi come il San Giorgio o l’emblematico David, raffigurato con cappello e lunghi capelli sciolti. Donatello, il Rinascimento, aperta fino al 31 luglio nelle sedi di Palazzo Strozzi e del Museo del Bargello, riunisce per la prima volta i più importanti capolavori dello scultore, con prestiti provenienti da tutto il mondo, e li mette a confronto con opere di Brunelleschi, Masaccio, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Michelangelo e Raffaello, in una cronologia narrativa che arriva al ‘600.

Una lunga biografia artistica narrata da oltre 130 pezzi e un itinerario donatelliano diffuso in 16 luoghi della Toscana: varie sedi a Firenze, tra cui l’Opera di Santa Croce, la Medicea Laurenziana e quella di Santa Maria del Fiore, poi, Arezzo, Pisa, Siena, Prato, e Torrita di Siena, dove sono custoditi capolavori inamovibili. «Donatello non perse mai l’occasione di inventare i più acuti espedienti per dar moto ai corpi e simulare la partecipazione delle figure al flusso continuo dell’esperienza terrena», scrive nel catalogo il curatore Francesco Caglioti. Tanto che, «l’osservatore è coinvolto e sedotto da un gioco ambiguo, e perciò efficace, nel quale rischia di confondere il proprio ruolo con quello dei personaggi, e persino di altri spettatori fittizi». L’essere umano e la sua dimensione sono la scoperta più grande dello scultore 400esco che, nella sua lunga carriera, rappresenta con la realtà nelle mani, forgiando le emo-

zioni in tutte le sfaccettature, dalla grazia alla cattiveria, dalla letizia al dolore straziante. Come ebbe a dire Giorgio Vasari, sembra mettere in croce un contadino tanto il suo Gesù nel Crocifisso assomiglia a un uomo qualunque, sgraziato e asimmetrico nel momento dell’agonia, fa sorridere beati gli Spiritelli come bambini, e concretizza l’ebrezza di Amore-Attis facendo danzare un paffuto putto con le braccia alzate in piena libertà plastica. Ma sono le Madonne in mostra, protagoniste di un’intera sezione, che consentono di incrociare gli occhi di popolane, dame, madri affettuosissime: profili eterni di personaggi del ‘400 come di una qualsiasi ragazza del XXII secolo. Nel modellato dei corpi pieni, tra seni torniti e guance carnose, o nelle vesti tormentate da pieghe infinite, cucite da giochi di luce e ombra, Donatello ha scolpito, per sempre, l’umanità. palazzostrozzi.org palazzostrozzi Sconti Trenitalia

Donatello e Michelozzo Danza di spiritelli (1434-1438) Prato, Museo Opera del Duomo - Diocesi di Prato © Ufficio Beni culturali Diocesi Prato

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SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI GENOVA E LA PROVINCIA DI LA SPEZIA


ARTE

ARCHEOLOGIA DEL FUTURO

La sala IX del Museo archeologico nazionale di Taranto 90


VIAGGIO AL MUSEO NAZIONALE DI TARANTO DOVE TESORI E TESTIMONIANZE DEL PASSATO CONTRIBUISCONO A CREARE INNOVAZIONE IN CONNESSIONE CON IL TERRITORIO di Cesare Biasini Selvaggi cesarebiasini@gmail.com Foto courtesy Museo archeologico nazionale di Taranto - MArTA

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una vera chicca! Pezzi unici e spiegati benissimo. Si spazia attraverso la cultura artistica della Magna Grecia. Merita assolutamente una visita». Ecco una recensione pescata in mezzo a quella valanga di apprezzamenti entusiastici dei visitatori lasciati sul web a proposito del MArTA, il Museo archeologico nazionale di Taranto. «Tornata dopo anni, molto bello il nuovo allestimento, ho percepito anche nel personale l’orgoglio di lavorare in un simile contesto», aggiunge un’altra utente su una nota piattaforma. Perché, giustamente, non si danno i voti solo a hotel, b&b e ristoranti, ma anche ai musei. Ed è indubbio che il MArTA piaccia, fino al punto di essersi aggiudicato il premio Travellers’ Choice Best of the Best 2021 di TripAdvisor per le esperienze maggiormente richieste e apprezzate dai viaggiatori nei cinque continenti. Provare per credere. Tra i musei archeologici più importanti del mondo, quello tarantino è uno scrigno con decine di migliaia di tesori e testimonianze del passato che lasciano a bocca aperta: solo una piccola percentuale di questi sono esposti ed esplodono in tutta la loro bellezza perché le sale sono ben allestite e raccontate. Al secondo piano, dove inizia il percorso espositivo, si viene già accolti da un peso massimo, la statua in bronzo di Zeus che scaglia la folgore (530 a.C. circa). Leggendo la didascalia e la puntuale descrizione sull’origine geografica del reperto, “Ugento (LE), via G. Mazzini angolo via Fabio Pittore”, risulta subito evidente una delle caratteristiche più preziose del MArTA: ci troviamo in un museo non di collezione ma di sito, nel quale le raccolte tessono la storia del territorio dal quale provengono, la città di Taranto e il suo hinterland, con alcuni

dei più famosi capolavori della Magna Grecia. E se il Cratere a volute protoitaliota a figure rosse (ultimi decenni del V secolo a.C.), attribuito al Pittore delle Carnee, raggiunge vertici di espressività e raffinatezza assoluti che ricordano le tele di Raffaello, il celebre Orecchino a navicella in oro (metà del IV secolo a.C.), invece, con la sua sfarzosa decorazione a filigrana, non avrebbe sfigurato né sarebbe apparso meno d’avanguardia a fianco delle creazioni del più grande orafo del Rinascimento, Benvenuto Cellini. Oltre un millennio dopo. Il Nucifrangibulum (fine del IV secolo a.C.), sorprendente schiaccianoci in bronzo e oro a forma di avambracci femminili con le mani accostate, invece, ha una forma che sembra uscita direttamente dal catalogo dei capolavori realizzati nella prima metà del XX secolo da Gio Ponti per Richard Ginori; la terracotta policroma (II secolo a.C.) raffigurante la Menade distesa immersa nel sonno, dal canto suo, se la batte con le più pregevoli porcellane settecentesche di Sèvres, la celebre manifattura francese. Per non parlare del balsamario in vetro soffiato con le fattezze di una colomba (I secolo d.C.), un delicatissimo contenitore precursore delle attuali confezioni usa e getta, con la sua lunga coda da spezzare all’estremità per consentire la fuoriuscita di unguenti e oli profumati. Se quel che ho visto al MArTA di Taranto fosse a Londra o a Parigi, sarebbero state scritte già pagine su pagine non solo sulle testate culturali. Anche

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ARTE

Orecchino a navicella in oro della seconda metà del IV secolo a.C.

perché il valore dell’istituzione museale pugliese va ben oltre i suoi meravigliosi reperti in sé per sé, in quanto contribuisce concretamente a costruire il presente e il futuro del suo territo-

rio di riferimento. A farne non solo un attrattore ma anche, e soprattutto, un potente attivatore di processi formativi e di cittadinanza attiva e consapevole della propria storia straordinaria, ci ha pensato Eva Degl’Innocenti, direttrice del museo dal 2015, che ha ben sintetizzato il tutto nel payoff Past for future. Dimostrando come sia possibile, anche nel pubblico, fare presto e bene. Così, gli oltre 20mila anni di storia conservati nel museo tarantino condividono oggi lo spazio con un modernissimo laboratorio di artigianato digitale attrezzato con stampanti e scanner 3D, macchine a taglio laser, kit di robotica e aula didattica, che si occupa di archeologia, conservazione dei beni archeologici, merchandising museale e formazione in tecnologie a beneficio del territorio. Ma la lista dei progetti di dialogo e interazione con la contemporaneità è ancora molto lunga. A partire dalle mappe di comunità realizzate dagli studenti della città con il censimento del patrimonio naturalistico, culturale e antropologico locale grazie anche al coinvolgimento dei più anziani, fondamentali fonti orali pre-Ilva da cui partire per progettare un futuro più desiderabile da parte delle nuove generazioni. Fino al recupero delle memorie di comunità che hanno portato, letteralmente, i pescatori nel museo, coinvolgendoli nello studio e nella valorizzazione della cultura marinara e marittima, della sua biodiversità e dei suoi saperi, che dalla Magna Grecia approdano diret-

Balsamario in vetro a forma di colomba della prima metà del I secolo d.C.

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tamente alla blue economy odierna (da non perdere, in questo ambito, la mostra Taras e i doni del mare in corso fino al 31 dicembre). Per Eva Degl’Innocenti l’obiettivo e l’auspicio sono chiari, che il mare torni a essere un elemento identitario, affinché Taranto sia di nuovo una città di mare, non più solo sul mare. E le premesse fanno decisamente ben sperare. Perché nel lavoro quotidiano di co-progettazione del MArTA con università, enti di ricerca, associazioni, reti e distretti industriali urbani e del territorio, emerge la silenziosa rivoluzione di aziende e startup green, sostenibili e innovative. Tra imprese agricole d’eccellenza 4.0 e nuovi agricoltori, fino all’artigianato (a partire dall’oreficeria nella patria dei celebri ori), all’industria della moda, alle factory culturali e creative (come quella cinematografica) e a quelle dedite a una nuova idea di turismo, dove il viaggio diventa esperienza di cittadinanza e di vita. «Sarebbe interessante pensare a un treno con un itinerario dedicato alla Magna Grecia, così come ad alcune rotte lungo questi luoghi, percorsi turistici-culturali da compiere a vela tra storia e archeologia, tra natura e paesaggi», aggiunge Degl’Innocenti, ennesima testimonianza di una strategica visione di “archeologia al futuro” che mi auguro di incontrare sempre più spesso nei musei italiani. museotaranto.beniculturali.it museoarcheologiconazionaleta museo_marta


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ARTE

Pietro Paolo Rubens La Circoncisione (1605) Chiesa del Gesù, Genova 94


TRACCE DI

BAROCCO TRA GENOVA E ROMA PER SEGUIRE L’ARTE DI PIETRO PAOLO RUBENS. A PARTIRE DALLE MOSTRE ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE E A PALAZZO DUCALE di Giacomo Montanari

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il 1604. Un 27enne fiammingo arriva a Genova, di ritorno da un frastornante viaggio alla corte spagnola al servizio del duca di Mantova. Deve passare dalla Repubblica ligure per una faccenda molto concreta: riscuotere da Nicolò Pallavicino, banchiere del duca, il corrispettivo delle spese sostenute in quella trasferta iberica. Ciò che trova in questa città schiacciata tra il mare e i monti, fuoco d’artificio di architetture del Rinascimento, fiorite violente e improvvise in un austero e monumentale corpo medievale, prenderà dimora nella sua mente. Fino a spingerlo a pubblicare, 18 anni dopo, un monumentale catalogo di palazzi e ville genovesi. Il fiammingo altri non è che il pittore e diplomatico Pietro Paolo Rubens e il segno artistico-culturale che lascia a Genova sarà viva linfa per oltre un secolo di spettacolare arte barocca. Su commissione di Marcello Pallavicino, nella chiesa del Gesù, di cui la sua famiglia sta promuovendo costruzione e decorazione, Pietro Paolo dipinge una Circoncisione che è la prima vera e propria pala d’altare pienamente barocca d’Europa. Una primizia spettacolare, che sarà la grande – e riuscita – prova generale per il trittico pirotecnico realizzato a Roma a partire dal 1606 per la Chiesa Nuova della Vallicella.

Non solo, il rapporto di Rubens con il capoluogo ligure si mantiene solidissimo nel tempo, persino una volta ritornato in patria, nel 1608. Ed è così che giunge alla chiesa del Gesù di Genova – per volontà dell’ormai amico Pallavicino – la splendida tela dei Miracoli del beato Ignazio di Loyola che apre l’esposizione Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco, alle Scuderie del Quirinale fino al 3 luglio. Non è una cosa banale: è la prima volta, dopo 400 anni (quasi) esatti, che quella tela lascia il suo altare genovese per essere mostrato al pubblico in un altro luogo. E se, come storici dell’arte, si può obiettare sulla liceità di questi “viaggi” dei dipinti a scopo espositivo, rimane invece incontestabile lo shock emotivo che la visione del grande quadro conferisce entrando nella prima sala della mostra romana. Rubens, infatti, è l’innesco per una rivoluzione pittorica unica e sorprendente che divampa in tutta Italia e si sostanzia nelle grandi linee artistiche che hanno animato la chiusura del XVI secolo: la rinnovata fedeltà al naturale e i riferimenti alla grande tradizione classicista. Da questo incontro nascono le preziosità materiche e la qualità orafa del pittore emiliano, naturalizzato lombardo, Giulio Cesare Procaccini, ma anche la sensibilità unica e peculiare del genovese Ber-

nardo Strozzi, nelle cui mani il colore diventa pasta filante e densa, in una fusione quasi informale delle linee di contorno dove la giustapposizione dei colori costruisce le forme. La mostra dal titolo spregiudicato e sincretico dei due termini “superba” e “barocco” mette in evidenza, in un crescendo esplosivo, la personalità e il progresso eccezionale degli artisti genovesi (come Valerio Castello, Giovanni Benedetto Castiglione, Giovanni Battista Carlone, Filippo Parodi, Bernardo Schiaffino, Alessandro Magnasco) e attivi nella città ligure (i già citati Rubens e Procaccini, seguiti poi da Simon Vouet, Orazio Gentileschi, Pierre Puget, Alessandro Algardi) realizzando un campionario spettacolare dei migliori esiti del barocco ligustico. Un manuale ideale d’arte genovese del ‘600 e ‘700, si potrebbe dire, filtrato attraverso i suoi più alti esiti in tutte le arti. Forse, infatti, gli oggetti che maggiormente lasciano stupefatti nel percorso pensato alle Scuderie sono i piatti istoriati in argento sbalzato: apici di una produzione di suppellettili preziose che dovevano abitare numerose le case degli aristocratici e, oggi, abbiamo in gran parte perdute. Quadri, boiserie, argenterie, arazzi, ceramiche, libri costruivano lo spazio di dimore di rappresentanza politica, grazie al sistema dei “rolli degli alloggiamenti pubblici”: liste di palazzi privati dedicati al ruolo pubblico dell’ospitalità nei confronti dei potenti stranieri in visita di Stato. Alle Scuderie si vive tutto questo, e anche di più: oltre alla lettura del fenomeno artistico nell’ambito dello spazio privato, infatti, si percepisce 95


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ARTE

Chiesa del Gesù, Genova

la forza del barocco genovese nel dominare quello pubblico. Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, rappresenta, in particolare, un genio indiscusso capace di mediare la formazione genovese con le stimolanti sensazioni vissute nell’Urbe nei fecondi anni ‘30 del ‘600, quando a Roma si stava dando forma, corpo e fiato al grande barocco internazionale: la spettacolosa pala d'altare con l'Adorazione dei pastori, proveniente

dalla chiesa genovese di San Luca, racconta la sua dirompente novità pittorica. Ma, per tornare a Rubens, l’itinerario Genova-Roma è – anche a livello espositivo – un’altra volta evocato e mantenuto in questo 2022 che celebra i 400 anni dalla pubblicazione del suo meraviglioso libro dedicato ai palazzi dell’antica Repubblica: alla Fondazione Palazzo Ducale si tiene infatti un magnifico spin-off ricco di opere sorprendenti e prove-

Sconti Trenitalia

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Chiesa di Santa Maria in Vallicella anche detta Chiesa Nuova, Roma

nienti da tutto il mondo, raccolte, fino al 10 luglio, nella mostra Progetto Superbarocco. La forma della meraviglia. Mentre tutti i musei cittadini, pubblici e privati, hanno messo in luce i “protagonisti” di questo stupefacente e grandioso secolo barocco, in cui la città – forse come mai prima nella sua millenaria e gloriosa storia – fu davvero innegabilmente Superba. scuderiequirinale.it palazzoducale.genova.it

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Accanto a ogni genitore malato di SLA, ci sono bambini che non devono smettere di sognare. DESTINA IL TUO 5x1000 AD AISLA ONLUS PERCHÉ I LORO SOGNI SI AVVERINO. Azzolini, Bertoldi, Borri e Formilli - IED Milano per XIX Spot School Award

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CULTURA

VISIONI CLASSICHE DAL 17 MAGGIO AL 9 LUGLIO RIAPRE LA STAGIONE DEL TEATRO GRECO DI SIRACUSA. TRE LE NUOVE TRAGEDIE IN SCENA: AGAMENNONE DI ESCHILO, EDIPO RE DI SOFOCLE, IFIGENIA IN TAURIDE DI EURIPIDE di Elisabetta Reale

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© ArTo/AdobeStock

orna a splendere un teatro costruito a partire dal V secolo a.C. che ancora oggi, nella cavea rivolta verso il mare, accoglie spettatori da ogni parte del mondo. Un rito antico, sempre ca-

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pace di rinnovarsi: inizia al tramonto e dura il tempo sublime e carico di emozioni d’una storia che parla di uomini e dei. Quest’anno, il Teatro greco di Siracusa si anima nel suo periodo tra-

dizionale, dal 17 maggio al 9 luglio, con il 57esimo ciclo di rappresentazioni classiche proposto dall’Istituto nazionale del dramma antico (Inda), in uno spazio finalmente aperto alla capienza massima di 5mila spettato-


ri. Tre le nuove tragedie in scena: l’Agamennone di Eschilo con la regia di Davide Livermore e la traduzione di Walter Lapini, dal 17 maggio al 5 luglio in alternanza con l’Edipo re di Sofocle per la regia di Robert Carsen e la traduzione di Francesco Morosi (18 maggio-3 luglio) e, dal 14 giugno al 4 luglio, Ifigenia in Tauride di Euripide diretta da Jacopo Gassmann e tradotta da Giorgio Ieranò. Il programma curato dal sovrintendente Antonio Calbi prosegue il 6 luglio con le Coefore-Eumenidi di Eschilo, nell’allestimento del 2021 di Livermore. Il 9 è prevista una serata evento con la versione integrale dell’Orestea, sempre del drammaturgo greco, com-

posta da Agamennone, Coefore ed Eumenidi. «Dopo due anni di stop e di programma ridotto torniamo in scena nei mesi tradizionali e la ripresa anche del Festival internazionale del teatro classico dei giovani, a Palazzolo Acreide», spiega Marina Valensise, consigliere delegato della Fondazione Inda. Quest’anno è previsto anche un appuntamento speciale dedicato ai profughi ucraini in Italia, probabilmente il 20 giugno, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. Una serata a donazione libera, con attori impegnati su brani tratti dalle tragedie greche, il cui ricavato viene devoluto alla Croce Rossa.

Gli spettacoli classici al Teatro greco di Siracusa sono un vero e proprio laboratorio d’arte e creatività che conta oltre 350 maestranze impegnate nella realizzazione di scene e costumi, e circa 150 attori tra cui gli allievi dell’Accademia d’arte del dramma antico. «Questo luogo porta con sé non solo la memoria secolare della storia ma anche la consapevolezza fondamentale di come il teatro e l’arte si rinnovino costantemente col cambiare della nostra vita, della società, dei tempi», racconta Livermore. Gli fa eco Carsen: «Da giovane ho studiato il teatro greco ma riuscire ad avvicinarmi a un testo monumentale come l’Edipo re e farne uno spettacolo in un luogo così straordinario è un grande onore e insieme un’enorme sfida». Gassmann, invece, si sofferma sulla profonda modernità di Ifigenia in Tauride: «Un testo costellato di domande e contraddizioni, una tragedia scura e inquieta di figli senza padri». Tra le attività collaterali del programma, prosegue fino al 30 settembre, la mostra multimediale Orestea atto secondo. La ripresa delle rappresentazioni classiche al Teatro greco di Siracusa, dopo la Grande guerra e l’epidemia di Spagnola, a cura di Valensise con la supervisione di Livermore. Una serie di fotografie d’epoca in bianco e nero raccontano l’impresa di un gruppo di mecenati siracusani, capeggiato dal conte Mario Tommaso Gargallo che nel 1921, con le Coefore di Eschilo, riportò le rappresentazioni classiche al Teatro greco dopo un’interruzione di sette anni. L’esposizione fa poi tappa a Palazzo Altemps di Roma, una delle quattro sedi del Museo nazionale romano con cui la Fondazione Inda ha firmato un’importante collaborazione. Infine, sempre nella Capitale, al Museo delle Terme di Diocleziano, a luglio va in scena Fedra, lo spettacolo con gli allievi dell’Accademia d’arte del dramma antico. indafondazione.org fondazioneinda Fondazione_Inda

Il Teatro greco di Siracusa 99


CULTURA

PENSIERI SELVAGGI S IL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO TORNA, DAL 19 AL 23 MAGGIO, CON UN’EDIZIONE DEDICATA ALLA PACE E ALLA SOSTENIBILITÀ. APRE L’EVENTO LO SCRITTORE INDIANO AMITAV GHOSH

crittori e scrittrici, editori e libraie, ma soprattutto amanti della lettura. Quella che torna a riunirsi al Lingotto fiere di Torino, dal 19 al 23 maggio, per la 34esima edizione del Salone internazionale del libro, è una comunità compatta e coesa. Una collettività che si propone di trovare nella letteratura lo strumento per ottenere un mondo più sereno. Il titolo di questo evento di rinascita è Cuori selvaggi, in onore di quell’istintività che può spingere verso le tenebre o rendere capaci di slanci luminosi. «Confidiamo nei cuori selvaggi perché sconfiggano il selvaggio nei cuori», ha spiegato, con un

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di Irene Marrapodi

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gioco di parole, lo scrittore Nicola Lagioia, anche quest’anno direttore editoriale della manifestazione culturale. «Crediamo che ci sia bisogno di pensieri audaci», prosegue, «di balzi in avanti nel nome della pace e dell’amicizia tra i popoli, del confronto costruttivo tra culture e generazioni, per poter affrontare le sfide del futuro». Un’edizione con spazi e temi ampliati e attenti all’attualità, come la nuova Casa della pace. Un ambiente dedicato al dialogo, all’incontro e all’informazione su iniziative di solidarietà in supporto al popolo ucraino sconvolto dalla guerra. Tra le novità, anche il Bosco degli scrittori, un anfiteatro composto da più di mille alberi dove immergersi per seguire presentazioni e dibattiti legati a tematiche ambientali. La sostenibilità è un argomento chiave che diventa tema anche della lectio inauguralis dello scrittore indiano Amitav Ghosh, prevista per l’apertura del 19 maggio. Nella stessa giornata, Maria Falcone condivide con gli studenti il lascito morale del fratello Giovanni, raccontando le battaglie del giudice a 30 anni dal suo assassinio. Sono molti gli eventi che animano l’effervescente vita del Salone: in programma, tra gli altri, gli incontri con i finalisti del Premio Strega europeo e con la scrittrice francese Annie Ernaux, vincitrice dello stesso concorso nel 2016 con il romanzo Gli anni e ora a Torino per ritirare il Premio internazionale Mondello come migliore autrice straniera. Tanti i nomi del panorama internazionale, dallo scrittore statunitense Joe R. Lansdale al regista


© Salone internazionale del libro di Torino

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Una delle scorse edizioni del Salone del libro al Lingotto di Torino

lia Sala, che portano i racconti della guerra e delle sue conseguenze. Ad animare l’area esterna del Salone c’è anche il camper di Ticket to Read, in cui la speaker radiofonica Margherita Schirmacher intervista gli ospiti del Salone, tra cui l’attivista Carlotta Vagnoli, il poeta Guido Catalano, il giornalista Giammarco Sicuro. Per immaginare insieme «grandi idee e buo-

ne pratiche», secondo le parole di Lagioia e, contribuire a restituire armonia al mondo. salonelibro.it SaloneLibroTorino SalonedelLibro salonelibro

© Vladimir Melnikov/AdobeStock

e attore tedesco Werner Herzog, passando per la scrittrice spagnola Cristina Morales e l’autrice omanita Jokha Alharthi, tutti nella Città della Mole per invitare il pubblico dei lettori alla riflessione, proponendo nuove storie e punti di vista diversi. Grandi autori e personalità anche tra gli ospiti italiani: gli scrittori Roberto Saviano, Erri De Luca e Lidia Ravera, i fumettisti Zerocalcare e Leo Ortolani, l’atleta olimpico Marcell Jacobs, Dacia Maraini con il suo ultimo libro su Pier Paolo Pasolini, il cantante Jovanotti, lo storico Alessandro Barbero, solo per citarne alcuni. Spazio anche alle voci dal fronte con la partecipazione di inviati come Nello Scavo, Francesca M a n nocchi e Ceci-

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PER SEMPRE

GASSMAN A CENTO ANNI DALLA NASCITA, UNA MOSTRA A ROMA CELEBRA IL TALENTO ECLETTICO DELL’ATTORE E REGISTA ENTRATO NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO di Luca Mattei

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possibile coniugare cultura alta e spettacolo popolare? Non è semplice rispondere a questa domanda, ma di sicuro a riuscirci è stato Vittorio Gassman. L’istrione classe 1922, attore e regista amato dal pubblico e dalla critica, è il protagonista della mostra evento Vittorio Gassman. Il centenario, aperta fino al 29 giugno all’AuditoriumGarage, lo spazio espositivo temporaneo allestito nell’Auditorium Parco della

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lucamattei1 - l.mattei@fsitaliane.it

Musica di Roma. La prima grande esposizione mai dedicata a questo gigante del ‘900 verrà poi ospitata al Palazzo Ducale di Genova, città natale dell’attore. È curata da Alessandro Nicosia (che nel 2020, aveva promosso, sempre nella Capitale, un’altra retrospettiva di successo dedicata ad Alberto Sordi), Diletta D’Andrea Gassmann e Alessandro Gassmann, rispettivamente moglie e figlio di Vittorio.

La rassegna è un viaggio attraverso la vita intima e pubblica di un artista che ha saputo costruirsi una carriera eclettica, capace di spaziare dal palco alla poesia, dal piccolo al grande schermo, radicandosi profondamente nell’immaginario collettivo. Gli oltre 1000 m² espositivi accolgono materiali privati inediti, immagini e documenti audiovisivi di prima mano, curiosità e oggetti personali, che da un lato ne raccontano il successo, la famiglia, le


Vittorio Gassman

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La Lancia Aurelia utilizzata nel film Il Sorpasso (1962)

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Costume indossato in Macbeth (1984) Collezione The One Costumes

Amleto (1952) Prestito Museo Biblioteca Teatrale Siae © Museo Biblioteca dell’Attore di Genova

donne, le utopie, i premi, i trionfi e le criticità, dall’altro consentono di cogliere quanto Gassman abbia sempre cercato di inseguire l'eccellenza in tutti i campi. Persino nello sport, dal momento che era arrivato a giocare nella Nazionale di basket, prima di lasciare tutto per studiare all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico. Fu la madre Luisa Ambron a iscriverlo di nascosto, determinandone così il destino da mattatore. La mostra è divisa in quattro sezioni (Il teatro, Il cinema, La televisione, La poesia e la scrittura), ognuna delle quali riserva delle chicche emozio-

nanti. Come i costumi di scena per gli spettacoli Otello e Macbeth o la mitica auto Lancia Aurelia utilizzata nel film Il Sorpasso, di cui si sente risuonare ancora l’inconfondibile clacson, a 60 anni dall’uscita nelle sale. E poi gli sketch televisivi in cui canta È l’uomo per me con Mina o in cui ironizza su di sé recitando l’elenco telefonico come se fosse la Divina Commedia. La mostra capitolina è un'occasione imperdibile per tornare a sentirsi vicini a un artista e a un uomo indimenticabile, a un secolo dalla sua nascita. mostravittoriogassman.it mostravittoriogassman 105


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NATURA MAESTOSA LA FRAGILE MERAVIGLIA DELLA TERRA, IN 150 FOTO DI PAOLO PELLEGRIN, INAUGURA I NUOVI SPAZI DELLE GALLERIE D'ITALIA A TORINO di Flavio Scheggi

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Foto © Paolo Pellegrin/Magnum Photos

Iceberg nella baia di Disko, Illulisat. Groenlandia (2021) 106


L’eruzione del vulcano Fagradalsfjall, penisola di Reykjanes. Islanda (2021)

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aolo Pellegrin, uno dei maestri della fotografia contemporanea, ha viaggiato per oltre un anno alla ricerca di immagini che immortalassero la grandiosità della natura. È passato dall’Islanda alla Groenlandia, dalla Sicilia al Trentino Alto-Adige, dalla Namibia alla Costarica. E nei suoi scatti ha cercato la presenza dei quattro elementi fondamentali: terra, acqua, aria e fuoco. Da questo lungo peregrinare, il reporter romano è tornato a casa con un set di foto emozionanti: 150 di queste fanno parte della mostra La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia, a Torino, nelle Gallerie d’Italia, dal 17 maggio al 4 settembre. L’esposizione, curata da Walter Guadagnini, inaugura il nuovo museo di Intesa

Sanpaolo a Palazzo Turinetti, storica sede legale della banca nella centrale piazza San Carlo. Scatti a colori e in bianco e nero raccontano il rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Fotografare un iceberg, un ghiacciaio o gli alberi bruciati negli incendi in Australia, infatti, significa parlare dell’uomo e del suo impatto sullo spazio in cui abita. Ma, per la prima volta nella lunga carriera, il fotografo rinuncia quasi totalmente a ritrarlo nelle sue immagini. L’essere umano si materializza come osservatore, meravigliato e sopraffatto dalla maestosità del naturale. Ad accompagnare la mostra un dialogo tra il fotografo e il giornalista Mario Calabresi, che da anni segue con attenzione il lavoro di Pellegrin fruibile attraverso la guida digitale del museo.

La rassegna è anche l’occasione per visitare il nuovo polo museale di Palazzo Turinetti, che dopo un grande intervento architettonico ospiterà anche la collezione permanente dell’Archivio Publifoto costituito da circa 7 milioni di immagini. In contemporanea, infatti, è esposta la mostra fotografica Dalla guerra alla luna 1945-1969. Sguardi dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo, a cura di Giovanna Clavenzi e Aldo Grasso. Il racconto per immagini dell’Italia che rinasce dalle macerie dopo la Seconda guerra mondiale: il boom degli anni ‘60 e l’avvento della televisione, passando per la motorizzazione di massa fino ai sogni legati alla conquista della Luna. gallerieditalia.com gallerieditalia 107


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INCONTENIBILE

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Alexis Cordesse Talashi (2003), Siria Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia

IL CORAGGIO DATO DALLA TRAGEDIA È IL TEMA CENTRALE DELLA 17ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL FOTOGRAFIA EUROPEA. A REGGIO EMILIA FINO AL 12 GIUGNO di Irene Marrapodi

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a spensieratezza di un giovane esule che si tuffa in uno specchio d’acqua, liberandosi dal fardello della guerra e da anni di sofferenza in un unico momento di gioia, prima di tornare a fare i conti con la realtà. La quotidianità sconvolta, svuotata, ma pur sempre personale, unica e intima: questo è ciò che emerge dal progetto del francese Alexis Cordesse Talashi, che in arabo significa frammentazione, erosione, scomparsa. Il suo lavoro si inserisce nella 17esima edizione del festival Fotografia europea, a Reggio Emilia fino al 12 giugno, il cui titolo e filo conduttore è Un’invincibile estate, eco di una poesia scrit-

© Alexis Cordesse

ta da Albert Camus. Il coraggio dato dalla tragedia è infatti il tema della manifestazione che, come ogni anno, si propone di esporre le immagini più significative del momento. Tra i progetti presenti alla rassegna, in varie sedi della città, quello di Cordesse raccoglie una serie di foto personali scattate da uomini e donne fuggiti dalla guerra civile in Siria e ora in esilio in Europa e in Turchia, mentre il parigino Maxime Riché in Paradise mostra le conseguenze del devastante incendio che nel 2018 ha colpito l’omonima cittadina in California. I colori brillanti e la quiete che emerge dalle fotografie contrastano con il doloroso ricordo del


disastro ambientale. Al tempo stesso testimoniano la forza di una vita incontenibile che mai si arrende, ma resiste e rinasce, più forte di prima. La fotografa iraniana Hoda Afshar, invece, espone Speak the wind, il lavoro che svela gli straordinari e complessi legami tra cultura e paesaggi dell’Iran, in immagini che sembrano risuonare del sibilo del vento. Immagini poetiche, racchiuse nella cornice del festival e lontane dagli strazianti fotoreportage che appaiono spesso sui media, mostrano ciò che unisce tutti in questo momento storico: l’acqua cristallina al di là dello scoglio, l’invincibile estate che alberga nel cuore dell’inverno. Come il tuffo selezionato da Cordesse. fotografiaeuropea.it FotografiaEuropea fotografia_europea Maxime Riché Paradise (2021), California Galleria Santa Maria, Reggio Emilia © Maxime Riché

Hoda Afshar Speak the wind (2015-2020), Iran Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia © Hoda Afshar

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OFFERTE E SERVIZI

FRECCIAROSSA TRENO UFFICIALE DEL CONCERTO DI © CesareFerrari/Adobestock

LIGABUE

R

itorna l’impegno del Frecciarossa per la grande musica. Il Frecciarossa è il treno ufficiale del concerto del 4 giugno di Ligabue all’RCF Arena Reggio Emilia (Campovolo). Chi raggiunge l’evento in treno può usufruire dell’offerta Speciale Eventi per viaggiare in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca con sconti dal 20% al 50% sul prezzo Base inserendo il codice LIGABUE. Offerte a disponibilità limitata, maggiori informazioni su trenitalia.com Sono previsti treni speciali dopo il concerto per riaccompagnare gli spettatori e facilitare il loro rientro a casa. 112


© Emiliano Ponzi

CON TRENITALIA AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO

I

l più atteso appuntamento annuale per le lettrici e i lettori e di tutta Italia torna a Torino dal 19 al 23 maggio. Per chi viaggia in treno è previsto uno sconto sul biglietto d’ingresso al Salone internazionale del libro che quest’anno riapre i battenti al Lingotto fiere. I soci CartaFRECCIA che scelgono di raggiungere la città della Mole con le Frecce o gli Intercity possono usufruire della promozione 2x1 o della tariffa ridotta sul prezzo del singolo biglietto. Gli stessi vantaggi si applicano ai titolari di abbonamenti mensili o annuali regionali del Piemonte e a tutti i clienti Trenitalia Pass in possesso di un biglietto per Torino. Inoltre, è previsto uno sconto sul prezzo intero d’ingresso alla manifestazione per i titolari di un abbonamento regionale, anche a tariffa sovraregionale, valido per raggiungere il capoluogo piemontese. salonelibro.it 113


OFFERTE E SERVIZI

© lisakolbasa/AdobeStock

INTERRAIL COMPIE 50 ANNI

N

on è mai stato così dinamico il viaggio a tappe che ha unito l’Europa e che quest’anno compie 50 anni. Aperto a tutte le fasce di età, con prezzi speciali per giovani e senior, l’Interrail prevede corse illimitate in 33 Paesi europei per un periodo che va da un minimo di quattro giorni fino a tre mesi. I bambini (massimo due) possono viaggiare gratuitamente se accompagnati da un adulto. Due le formule previste: Interrail Global Pass per spostarsi con il treno e il traghetto in 33 Paesi a partire da 185 euro, oppure One Country Pass, a partire da 51 euro, che consente di viaggiare in un Paese a scelta tra i 29 che aderiscono all’iniziativa*. Per chi vuole provare l’esperienza, su trenitalia.com è disponibile il Pass Interrail anche nella versione digitale per smartphone che consente una migliore fruibilità nell’organizzazione del viaggio.

*Non è possibile acquistare il Pass Interrail per viaggiare nel Paese di residenza

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© WinWin/AdobeStock

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BASE

ECONOMY

LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del quinto giorno precedente il viaggio. Il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.

A/R IN GIORNATA

BIMBI GRATIS

Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress 1.

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 2.

CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI

NOTTE & AV

I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity3.

L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .


PROMOZIONI

YOUNG & SENIOR

Sconto del 40% sia per l’andata sia per il ritorno sul prezzo Base per chi parte il sabato e torna la domenica con le Frecce e Intercity giorno, su tutti i livelli di servizio, escluso il Salottino. La giusta soluzione per visitare le città d’arte nel fine settimana senza stress, lasciando l’auto a casa 5 .

Riservate agli under 30 e agli over 60 titolari di CartaFRECCIA, le offerte Young e Senior consentono di risparmiare fino al 50% sul prezzo Base dei biglietti per tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di servizio, ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 6.

ME&YOU

INSIEME

La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconti fino al 50% sul prezzo Base su tutti i treni nazionali. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e i servizi cuccette, VL ed Excelsior 7.

Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 50% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 8.

© WinWin/AdobeStock

A/R WEEKEND

NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile fino alla partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Si può scegliere di effettuare il viaggio di andata in una classe o livello di servizio differente rispetto a quella del viaggio di ritorno. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale. 5. L’offerta è a posti limitati, acquistabile fino alle ore 24 del quinto giorno precedente la partenza del treno e non è cumulabile con altre riduzioni, compresa quella per i ragazzi. È valida per viaggi A/R con partenza il sabato e ritorno la domenica, sulla medesima relazione, categoria di treno e classe (o livello di servizio), effettuati durante lo stesso weekend. Il cambio dell’ora di partenza è consentito una sola volta per ciascun biglietto (di andata e di ritorno), fino alla partenza del treno. Il cambio delle date dei viaggi e del biglietto, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti. 6. Acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50% e si applica al prezzo Base. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di servizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità. 7. Offerta a posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza del treno. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50%. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentite. 8. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 35% al 50% e si applica al prezzo Base. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.

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FOOD ON BOARD Il viaggio nel viaggio

RITORNANO I MOMENTI DI GUSTO AD ALTA VELOCITÀ

Per una pausa di gusto, ha riaperto il FRECCIABistrò. Nel servizio bar, presente su tutti i Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca*, si possono acquistare deliziosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione che comprende snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, insalate e taglieri, bevande alcoliche e analcoliche. L’offerta prevede anche opzioni vegetariane e gluten free ed è arricchita dalle note di gusto del caffè espresso Illy. Il servizio è previsto anche per i clienti dei treni Eurocity nelle tratte sul territorio italiano e svizzero. *Sui Frecciabianca nella tratta Palermo-Messina e viceversa il bar al momento non è attivo 118


PORTALE FRECCE

WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

SCELTI PER VOI

Angels & Demons

CINEMA

Crazy, Stupid, Love

Monster Hunter

Murder on the Orient Express

Rio

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI

GIOCHI

Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e piccoli viaggiatori

EffettoVIOLATM

Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore

EDICOLA DIGITALE

Quotidiani e riviste nazionali e internazionali

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

INTERNET WIFI

SERIE E PROGRAMMI TV

Una selezione di serie e programmi tv

MUSICA

Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera

Connessione a Internet tramite WiFi di bordo

BAMBINI

AUDIOLIBRI

Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

Audiolibri di vario genere anche per bambini

CORSI

LIBRI E GUIDE

Cura la tua formazione con i corsi audio e video

Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze

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CARTAFRECCIA

PUNTI VERDI CARTAFRECCIA

I PUNTI VERDI CARTAFRECCIA PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE Per ogni biglietto acquistato per viaggiare su Frecce e Intercity con la propria CartaFRECCIA, in aggiunta ai normali punti fedeltà, Trenitalia accredita i Punti Verdi per chi si sposta nel rispetto dell’ambiente. Si tratta

di punti aggiuntivi che Trenitalia assegna ai clienti in funzione dei chilometri percorsi, come premio per aver scelto il treno anziché la macchina o l’aereo. I punti extra sono assegnati in virtù della CO2 risparmia-

ta, vengono accreditati in relazione ai chilometri percorsi su Frecce e Intercity (1 punto ogni 10 chilometri*) e si aggiungono a quelli guadagnati con le altre modalità previste dal regolamento.

*I Punti Verdi non sono qualificanti ai fini del raggiungimento dello status successivo. I chilometri considerati per il calcolo dei Punti Verdi sono quelli commerciali. 120


MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO

IN CONVENZIONE ANCHE JOAQUIN SOROLLA PITTORE DI LUCE Fino al 26 giugno a Palazzo Reale di Milano. mostrasorolla.it

PER I CLIENTI TRENITALIA E I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Immerso nei chiostri di un monastero del ‘500, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci è uno dei luoghi più suggestivi di Milano. Nato nel 1953, si estende per circa 50mila m² e oggi è uno dei più grandi musei scientifici in Europa. Qui si possono scoprire le esposizioni, le mostre e i laboratori interattivi dedicati all’energia, all’astronomia, ai trasporti, ai materiali, all’alimentazione e alla fisica delle particelle. Inoltre, durante i fine settimana e nei giorni festivi i laboratori interat-

tivi mettono a disposizione un ricco programma di attività per famiglie e bambini, dagli Orti stellari per scoprire cosa si può coltivare nello Spazio ai Circuiti di carta per realizzare messaggi da mandare ai marziani. Ingresso a metà prezzo riservato ai possessori di un biglietto delle Frecce con destinazione Milano in una data antecedente al massimo di tre giorni quella della visita, oppure inserendo il codice FRECCIAROSSA22 quando si acquista online sul sito museoscienza.vivaticket.com. museoscienza.org

Il primo numero della rivista gastronomica La Gola, Edizioni Cooperativa Intrapresa (ottobre 1982) – © Giorgio Camuffo

GUSTO! GLI ITALIANI A TAVOLA 1970-2050 Negli spazi di M9, il Museo del ’900 a Venezia Mestre, si indaga la relazione tra gli italiani e il cibo. Un percorso tra passato, presente e futuro per scoprire la trasformazione delle abitudini alimentari nel Paese. Ai soci CartaFRECCIA con un biglietto per Frecce o Intercity e ai titolari di Trenitalia Pass con un accompagnatore è riservato l’ingresso 2x1 o lo sconto del 20% sull’ingresso singolo della mostra. Riduzione del 20% sul biglietto anche per chi è in possesso di un abbonamento regionale Trenitalia valido per raggiungere Venezia. m9museum.it

© Elena Galimberti

DONATELLO, IL RINASCIMENTO Fino al 31 luglio a Palazzo Strozzi di Firenze palazzostrozzi.org

Laboratorio di chimica del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Milano

PROGETTO SUPERBAROCCO Fino al 10 luglio alle Scuderie del Quirinale di Roma e a Palazzo Ducale di Genova. scuderiequirinale.it palazzoducale.genova.it Maggiori informazioni su trenitalia.com 121


NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Parigi

Bolzano

Brescia

Milano Chambéry

Torino

Udine

Treviso Trento Vicenza

Bergamo Lione

Trieste Venezia

Verona Reggio Emilia AV

Padova

Mantova

Modena Bologna

Genova

Ventimiglia

La Spezia Pisa

NO STOP

Ravenna Firenze

Rimini Assisi

Perugia

Ancona

Pescara Roma Foggia

Fiumicino Aeroporto

Caserta

Bari

Napoli

Matera

Potenza

Salerno

Lecce Taranto

Sibari Paola Lamezia Terme

Palermo

Messina Reggio di Calabria

LEGENDA:

Catania

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.

Cartina aggiornata al 26 aprile 2022

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 122

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

1a

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123


ME&YOU VIAGGI IN 2 CON SCONTI FINO AL 50% Per viaggiare su Frecce, Intercity ed Intercity Notte Offerta a posti limitati e variabili, con sconti dal 20% al 50% rispetto al prezzo Base, per viaggiare in 2. Può essere acquistata fino alle ore 24 del giorno precedente la partenza del treno. Maggiori informazioni su trenitalia.com


PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

UN SORSO DI PIEMONTE

© Archivio Fondazione FS Italiane

IN TRENO STORICO ALLA SCOPERTA DI MONFERRATO, LANGHE E ROERO. TRA FILARI DI VITE, SPUMANTE E BARBERA

Il treno storico nella campagna vicino Neive (CN)

U

n viaggio su rotaia tra verdi colline primaverili, costellate da antichi borghi e castelli arroccati, interrotte soltanto dai disegni lineari dei filari viticoli. La Fondazione FS Italiane e l’agenzia TrEno LMR hanno programmato una serie di appuntamenti per scoprire la zona di Monferrato, Langhe e Roero, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2014, e il suo patrimonio enogastronomico. Si parte il primo maggio (e poi di nuovo

domenica 22) con il treno storico trainato da una locomotiva a vapore diretto a Canelli, in provincia di Asti, famosa per le sue cattedrali sotterranee, ovvero le cantine che la rendono la capitale italiana dello spumante. Il vino rosso tipico della zona è protagonista domenica 8 maggio, nell’ambito della manifestazione Nizza è Barbera, e poi il 29 con la festa dedicata a questa specialità a Castagnole delle Lanze: per l’occasione, sono in programma due corse sullo storico tracciato.

Se la strada ferrata ottocentesca contribuì fortemente ad accompagnare il Piemonte nell’era moderna, oggi il turismo ferroviario offre nuove opportunità di sviluppo per il futuro delle linee secondarie e dei territori limitrofi. Il fascino vintage dei convogli d’epoca ha il merito di favorire la riscoperta di quei binari che attraversano panorami naturalistici unici, alla scoperta delle culture locali e delle tipicità enogastronomiche. fondazionefs.it fondazionefsitaliane

SAVE THE DATE//TRENI STORICI MAGGIO 1 1, 22 7, 8, 14, 15, 21, 22, 28, 29 8 8, 21, 22 14 15 21 22 29

Ferrovia dei parchi. L’alto Sangro; Treno natura. La maggiolata TrEno. Canelli e le cattedrali sotterranee; Sebino express Ferrovia dei parchi. L’alto Molise TrEno. Nizza è Barbera a Nizza Monferrato; Treno natura. Il mercatino delle crete senesi; Colico express Ferrovia del Centro Italia Treno storico da Ventimiglia a Cuneo Treno storico da Cuneo a Ventimiglia; Treno natura. La festa del treno; Laveno express; Ferrovia subappennina italica Treno del sale Ormea express TrEno. Festa della Barbera a Castagnole delle Lanze; Treno storico da Siena per Torrenieri, Monte Antico e Grosseto; Lomellina express; Luino express; Treno storico da Novara a Luino

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PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial

mariotozziofficial

OfficialTozzi

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

LE COLONNE DELL’IMPERO L

© D.L.PHOTOBRIDGE/Adobestock

a visita di Roma durante il Medioevo cominciava dall’alto. Dagli oltre 40 metri della colonna di Marco Aurelio – chiamata poi erroneamente Antonina – o dalla sommità di quella di Traiano, era possibile scorgere un panorama che non ha perso ancora oggi l’antico splendore. I bassorilievi della colonna Antonina sono stati restaurati di recente e anche dal basso è possibile distinguere con chiarezza i suoi splendidi elementi figurativi. Le colonne imperiali sono praticamente identiche: hanno più o meno la stessa età, sono alte entrambe una quarantina di metri e sono state assemblate allo stesso modo, con rocchi di marmo bianco delle Alpi Apuane. Infine distano fra loro, in linea d’aria, meno di 800 metri. Però sono anche differenti, per un particolare che solo un geologo può cogliere e spiegare. La presenza di fratture e rotazioni dei rocchi marmorei caratterizza solo quella di Marco Aurelio. La colonna di Traiano è perfettamente intatta, perché appoggiava su terreni più duri: hanno retto meglio a un terremoto medievale che, invece, si è risentito sull’altra portandola quasi al crollo. Anche la Città eterna subisce lo schiaffo di Poseidone.

Colonna di Marco Aurelio, Roma

126


PRIMA DI SCENDERE l

di Davide Rondoni DavideRondoniAutore [Poeta e scrittore]

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STAZIONE POESIA

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AMARE È UN FIUME STELLATO

© Viktar Malyshchyts/Adobestock

Madre, madre mia l’essere molto amati non medica la solitudine, la affina anzi, la escrucia in un limìo d’inanità e di rimorso Posso, sì, averlo udito perdutamente parlare così il discorso… E intanto taceva il suo contrario in ogni lingua ma io lo ricordavo, per me era presente: «Amare, questo sì ti parifica al mondo, ti guarisce con dolore, ti convoglia nello stellato fiume e sono dove tu sei, si battono creato ed increato, allora, in un trepidare unico. Allora, in quel punto». Lo ricordavo.

[Mario Luzi, Madre, madre mia da Per il battesimo dei nostri frammenti]

V

i è un’ansia, non di rado, nel desiderio di essere amati, che rischia di pervertire – è strano ma è così – anche uno dei sentimenti e delle attese più naturali. Essere amati, infatti, è la condizione che la vita nascente fin dal suo concepimento registra, o meno, come essenziale, come destino. Ma può accadere, appunto, che a questo naturale desiderio ed esigenza primaria si sovrapponga, come un velo sottile ma micidiale, l'attesa di “essere amato come voglio io”. E allora si rischia di non dare valore all'amore che si riceve, di avvelenarlo con pretese e immaginazioni

e, nonostante si sia amati, ci si sente soli e amareggiati. In modo fulmineo e profondo, la poesia di Mario Luzi scritta per la madre, di cui ricorda le parole, ritrae questa possibilità. E, più ancora, indica una chiave diversa di lettura della vita: se da un lato anche «l'essere molto amati non medica la solitudine» e anzi può darle rilievo ed esacerbarla – la «escrucia» – dall'altro, il poeta offre il suo memorabile affondo. «Amare, questo sì ti parifica al mondo», ovvero ti rende vivo nella vita, fertile nel mondo. E aggiunge in modo preciso e potente che «ti guarisce con dolore».

Chi ama veramente sa di cosa sta parlando il poeta. Quante volte, lasciando decadere la pretesa di “essere amato come voglio io” ci si può inoltrare in una disponibilità verso gli altri e la vita, in un amare che parifica al mondo senza sentirsi superiori o inferiori, ma solo partecipi, sodali, cordiali. Fino a fare l'esperienza, come accenna nel visionario splendido finale, di essere in uno «stellato fiume» del tempo e dell'eterno, insieme a lei, la madre, che mai ha preteso di essere amata da noi come voleva o meritava, e forse anche per questo ci insegna ancora il viaggio. 127


PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

di Angela Alexandra D’Orso

© Asaf Ud Daula

Un uomo attraversa la strada in sella alla sua bicicletta colorata, un doppio arcobaleno ne incornicia il transito. In lontananza il cielo si fa chiaro, il temporale è appena finito e ciò che rimane è un manto d’acqua in cui si specchia la sua corsa. Il paesaggio è quello del Bangladesh, uno dei Paesi che più soffre a causa del cambiamento climatico. Lo scatto racconta di un’auspicabile interazione tra ambiente, società ed economia, base teorica dell’ecologia integrale e tema della mostra Emozioni per generare il cambiamento. Il percorso espositivo, realizzato dalla regista e scrittrice Lia Beltrami e dal fotografo Asaf Ud Daula, è un progetto di Claudia Conte in collaborazione con la Santa Sede e celebra il settimo anno della Laudato si’. Enciclica sulla cura della casa comune, traducendone in immagini l’invito a salvaguardare il pianeta. Inaugurata lo scorso 31 ottobre da Papa Francesco in piazza San Pietro, in contemporanea con il summit della Conferenza delle parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) a Glasgow, l’esposizione viene riproposta, dal 24 al 31 maggio, nella sede dell’Automobile club d’Italia di Roma in via Marsala. Al centro degli scatti la varietà del creato: bambini, donne e uomini che restituiscono il ritratto di una stretta alleanza tra la Terra e chi la abita. laudatosi.va/it laudatosiactionplatform.org

Asaf Ud Daula Emotions to generate the change, Bangladesh Courtesy Lia Beltrami e Asaf Ud Daula 128


AVIS PREFERRED RENDE UNICO IL TUO NOLEGGIO AUTO Sali a bordo di Avis Preferred e vivi un’esperienza al top: nessuna attesa al banco con Fast Track ed esclusivi vantaggi come sconti, upgrade gratuiti e voucher weekend. Inoltre, con Avis App gestisci totalmente il tuo noleggio e, nelle principali stazioni, scegli marca e modello dell’auto con un clic e sei subito al volante. Iscriviti ad Avis Preferred, è gratis e ti offre un buono sconto di 15€ utilizzabile entro il 31/05/22, più 200 punti bonus CartaFRECCIA. Con Avis Preferred continui a beneficiare di Noleggio Facile by Trenitalia con sconto fino al 20%, km illimitati, navigatore satellitare, supplemento “Young Driver” e punti CartaFRECCIA ad ogni noleggio. W W W. A B G - N O L E G G I O FA C I L E . I T

Iscriviti ad Avis Preferred: 15€ sconto entro il 31/05 e 200 punti CartaFRECCIA Offerta non cumulabile con altre promozioni in corso e riservata ai passeggeri delle Frecce, Intercity, Intercity notte, Eurocity ed Euronight. L’offerta e i punti CartaFRECCIA saranno riconosciuti esclusivamente utilizzando il codice convenzione Avis AWD T314101 e presentando, al momento del ritiro dell’auto, il codice PNR del biglietto ferroviario oppure il numero della Carta Fedeltà. Per informazioni, iscrizioni e prenotazioni: www.abg-noleggiofacile.it · Call Center Avis 800.867.196



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