La Freccia - gennaio 2022

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PER CHI AMA VIAGGIARE

ANNO XIV | NUMERO 1 | GENNAIO 2022 | www.fsitaliane.it

2022

UNO SGUARDO AL FUTURO TRA PASSIONE E INNOVAZIONE

ALESSANDRO GASSMANN




EDITORIALE

PER UN 2022 DI PASSIONE E

INNOVAZIONE

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tra epoca, un altro Paese. La Francia del ‘600, non comparabile all’Italia del secolo scorso. Eppure, certi tratti distintivi del nostro essere uomini e donne non cambiano, nella sostanza, pur nel mutare di mode e costumi e nell’evolvere di conoscenze e tecnologie. Non cambiano nel profondo le nostre debolezze e vanità, e neppure i nostri vizi e le nostre virtù, più celati i primi, più ostentate le seconde, e neppure tutto il corredo di pragmatica ipocrisia che le accompagna. La commedia su quei tratti delle nostre personalità gioca e ironizza, ne fa satira che può e dovrebbe indurre anche all’autoironia, e a riconoscere le proprie fragilità. Eccoli qua, quindi, gli ingredienti per affrontare al meglio l’anno nuovo e quelli che verranno: amore, conoscenza, leggerezza e autocoscienza. Potremmo anche dire passione e spirito di innovazione, senza velleitarismi, e consapevolezza di sé. A suggerirceli sono gli autori di due Paesi tanto vicini, e cugini,

quanto giustamente gelosi delle proprie differenze e peculiarità eppure, allo stesso tempo, sempre più avviluppati in un abbraccio finanziario e imprenditoriale di cui la nascita di Stellantis non è l’unico esempio, ma ne è la più efficace sintesi. Ma a suggerirci l’intera riflessione sono due coincidenze: lo sbarco in Francia del nostro Frecciarossa, lo scorso dicembre, e i due anniversari. Coincidenze che leggiamo come buon auspicio. Coincidenze proprio come quelle fra treni che vogliamo corrano verso il futuro con destinazione un’Europa più coesa e solidale. Un’Europa dove la mobilità ferroviaria sia un’opportunità di sviluppo sostenibile, aiuti a conoscerci e capirci sempre di più, e sia stimolo per ridurre le attuali diseguaglianze territoriali, anche dentro i singoli Paesi. Da ferrovieri, da donne e uomini impegnati ad assicurare la mobilità di persone e cose, non possiamo augurarci di meglio. Buon 2022.

© Archivio FS Italiane

A

ll’alba di questo 2022 cosa augurarsi è fin troppo facile da intuire. A quel che è unanimemente sottinteso aggiungiamoci, però, l’auspicio di una maggiore e più diffusa capacità di vivere intensamente il presente, con occhi, cuore e mente rivolti al futuro. «Solo l’amare, solo il conoscere/ conta, non l’aver amato/non l’aver conosciuto». Sono i versi iniziali de Il pianto della scavatrice di Pier Paolo Pasolini. Lo scrittore nasceva 100 anni fa, all’indomani delle macerie della Grande guerra e di una maledetta pandemia che aveva seminato lutti in tutto il mondo, tra il 1918 e il 1920. In quei versi lancia un monito che dovremmo far nostro. Amare e conoscere, oggi e domani, in un presente che solo così può essere costruttore di un futuro bisognoso di radici nutrite di passione e ragione, coscienza e scienza. Nel 2022 si celebrano anche i 400 anni dalla nascita di Molière. Un’al-

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SOMMARIO GENNAIO 2022

IN COPERTINA ALESSANDRO GASSMANN

pag.

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8 RAILWAY HEART

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UN TRENO DI LIBRI

UN IGNORANTE CURIOSO

Invito alla lettura di Giulia Brandani, che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo thriller di Sophie Hannah, Non scrivermi

UN PALCO PER LA COMUNITÀ

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MODERNA CARMEN Al Teatro Regio di Parma un nuovo allestimento dell’opera senza tempo. Che ambienta la narrazione negli anni ‘60 e riflette sul ruolo della donna

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UN CAPOLAVORO DI VIAGGIO

L’ITALIA CHE FA IMPRESA

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Da Alessandria a Siracusa, tra 12 opere e luoghi di spiritualità selezionati dal Fondo edifici di culto per un progetto promosso da FS Italiane

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SIPARI APERTI IL SENTIERO DELLA PACE

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L’AZZURRO DELL’UMBRIA

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IL MONDO DI UNA VOLTA

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L’EREMO DEL PERDONO

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NAPOLI PER SEMPRE

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UN MUSEO PER TUTTI

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22

88

AGENDA

DOTTA IN FIERA

26

HYBRĬDA A BOLOGNA

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GUSTA & DEGUSTA

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ANIMAL FREE FASHION

28

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WHAT’S UP

PITTI TOUR

100

30

SENZA FILTRI

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L’ANIMA IN UNO SCATTO

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LE STRADE DELLA SANTUZZA

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PHOTOANSA 2021

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PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

113 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

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I numeri di questo numero

Tra le firme del mese

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIV - NUMERO 1 - GENNAIO 2022 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 22/12/2021

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gli anni che Diabolik compie nel 2022 [pag. 23]

Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO Adobestock Copertina: © Gianmarco Chieregato Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

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CESARE BIASINI SELVAGGI Da marzo 2017 è direttore editoriale di Exibart.com ed Exibart on paper. Manager culturale per diverse fondazioni italiane, svolge anche un’intensa attività di consulenza di comunicazione strategica d’impresa e per l’internazionalizzazione del made in Italy

i km del giro sciistico della Grande Guerra [pag. 66]

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

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le gallerie presenti ad ArteFiera [pag. 89]

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

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EDITORE

gli scatti di Giovanni Gastel in mostra a Roma [pag. 103]

Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it

Read also

GIULIANO COMPAGNO Ha pubblicato 24 volumi tra saggistica, narrativa, aforismi e comica, oltre ad aver scritto quattro libretti di opera contemporanea per il maestro Vittorio Montalti. Vive a Roma, da dove in genere parte e ritorna

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale

Direttore Responsabile Responsabile Editoria Caporedattrice Coordinamento Editoriale Caposervizio In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Osvaldo Bevilacqua, Cesare Biasini Selvaggi, Giulia Brandani, Francesco Bovio, Peppone Calabrese, Viola Chandra, Claudia Cichetti, Giuliano Compagno, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Peppe Iannicelli, Sandra Jacopucci, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Carmen Pidalà, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Floriana Schiano Moriello, Flavio Scheggi, Mario Tozzi, Untitled Association

REALIZZAZIONE E STAMPA

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

PEPPE IANNICELLI Giornalista, scrittore e conduttore radio e tv. Ama raccontare e vivere la vita: viaggi, tavole gustose, arte e spettacoli, chiese, moschee, occhi negli occhi

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati

FLORIANA SCHIANO MORIELLO Giornalista, attiva nel campo della comunicazione e degli eventi di promozione territoriale, dell’agroalimentare e dell’enogastronomia. Con la passione vulcanica della natia terra flegrea, ama scoprire e raccontare angoli, sapori e tradizioni d’Italia

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On web La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU 5

PER CHI AMA VIAGG IARE

PER CHI AMA

VIAGGI

ARE

GIAR

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© Martin Parr

FRECCIA COVER

Roni Horn Isabelle and Marie (2005) Courtesy Collezione Carmela Sanguedolce, l’artista e Galleria Raffaella Cortese/Milano

ANNUNCIARE CON L’ARTE di Carmen Pidalà

Una conversazione serrata tra antico e contemporaneo, che accosta lavori di oggi a dipinti realizzati fra il XIV e il XIX secolo con al centro la Natività e la Vergine. È la mostra Hi Woman! La notizia del futuro, fino al 27 febbraio a Palazzo Pretorio di Prato, dove le opere di 22 artiste internazionali dialogano con quelle della collezione permanente. Curata da Francesco Bonomi, l’esposizione è dedicata al tema dell’Annunciazione riletto in chiave pop e metaforica grazie ai lavori, tra le altre, di Marlene Dumas, Isa Genzken, Jessie Homer French, Maja Ruznic, Jenny Saville, Fiona Tan, Marianne Vitale. Ogni autrice propone la sua visione del tema attraverso pittura, scultura, video e suono, con la consapevolezza

che l’arte porti sempre con sé una notizia. L’opera diventa così simbolicamente l’Arcangelo Gabriele e ha il compito di recapitare il suo messaggio allo spettatore. E se Roni Horn riflette sull’identità fotografando l’attrice Isabelle Huppert mentre interpreta vari personaggi, Lynette Yiadom-Boakye affronta il tema del razzismo nell’olio su tela Diamonds. Huma Bhabha, invece, realizza la dea Aruru in sughero, polistirolo e legno, mentre Paola Pivi con Have you seen me before?, l’orso giallo con pelliccia fatta di piume, invita a mettere in discussione il modo in cui guardiamo il mondo. palazzopretorio.prato.it PretorioPrato PalazzoPretorio 7


RAILWAY heART

MILANO-PARIGI À GRANDE VITESSE IL FRECCIAROSSA 1000 SUPERA LE ALPI E CORRE VERSO LA VILLE LUMIÈRE PASSANDO PER TORINO, MODANE, CHAMBERY E LIONE. LE IMMAGINI DEL VIAGGIO STORICO CHE SEGNA IL DEBUTTO DI TRENITALIA IN FRANCIA

© Archivio FS Italiane

Il Frecciarossa 1000 a Milano Centrale

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© Archivio FS Italiane © Archivio FS Italiane

Si sale a bordo, mano nella mano

© Archivio FS Italiane

Puntualissimo alla Gare de Lyon di Parigi

Superato il confine, ecco Lione

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RAILWAY heART

A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

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lessandro Cirillo, 38 anni, lavora come capotreno Frecciarossa nella Direzione Business AV di Trenitalia e scrive romanzi d’azione. Quando è cominciata la tua esperienza nel Gruppo FS? A marzo compio 16 anni da capotreno, ruolo che ho svolto sin dall’inizio della mia carriera, prima nel trasporto regionale e poi nella lunga percorrenza, arrivando infine a guidare le Frecce, di cui ho seguito da vicino nascita ed evoluzione. In quest’arco di tempo ho avuto la possibilità di osservare, da un punto di vista privilegiato, tutti i cambiamenti di cui la ferrovia è stata protagonista, a cominciare dall’evoluzione tecnologica di treni e linee. Come hai vissuto questo processo? Il primo approccio con il mondo delle Frecce l’ho avuto sui Frecciabianca. Poi ho preso servizio sui Frecciarossa, grazie alla nascita dell’impianto di Torino Porta Nuova, stazione su cui faccio tuttora base prima di salire a bordo. Ho partecipato alla progressiva implementazione di un servizio che, con il tempo, è diventato un tratto distintivo del nostro modo di muoverci. In oltre 15 anni di lavoro, ho visto cambiare le abitudini di viaggio, di pari passo con i risultati raggiunti dall’Alta Velocità che oggi raggiunge Parigi e, a breve, arriverà in Spagna. Cosa ti piace di questa professione? Vedere negli occhi dei passeggeri la soddisfazione per ogni miglioramento del servizio. Vivo il mio ruolo facendo tesoro di ogni esperienza, tenendo conto dell’unicità del singolo viaggiatore, affinché nulla avvenga in maniera meccanica o sia lasciato al caso. Il mio percorso lavorativo e umano sembra essere passato in un soffio, fatta eccezione per il periodo del lockdown. Hai la passione per la scrittura. Di che genere sono i tuoi libri? Cerco di trasportare in un contesto italiano il romanzo d’azione, un genere fino a pochi anni fa considerato prettamente anglosassone, che mi ha accompagnato sin da bambino insieme ai gialli d’autore. L’elemento umano e la caratterizzazione dei personaggi sono fondamentali nella narrazione. E nelle mie storie mi capita spesso di prendere spunto dalla vita reale. Come vivi il connubio fra treni e libri? A volte non ho saputo rinunciare allo sfondo ferroviario: il mio ultimo romanzo, Pedine sacrificabili, uscito a dicembre, racconta anche di un uomo in fuga fra treni e stazioni. E poi, da avido lettore, non dimentico il piacere di sfogliare un libro o un giornale nei momenti di pausa. Un’abitudine molto apprezzata dai nostri clienti, come testimonia l’entusiasmo che ha accolto il ritorno a bordo della Freccia. Un consiglio o un suggerimento? Lavoriamo in stretto contatto con molti neoassunti, entusiasti di riconoscersi come riferimento per chi viaggia. Vorrei dire loro di fare sempre attenzione alla formazione, compresa quella sul posto, perché questa non si esaurirà mai e dovrà procedere di pari passo con l’intenso iter professionale.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

E

lettra Dolis, scrittrice, d’origini venete ma adottata da Milano. La sua esperienza di viaggio in Frecciarossa si snoda tra ricerca, osservazione e attività letteraria. Come si concilia il treno con il tuo lavoro? Scrivere e viaggiare sono due attività che hanno sempre contraddistinto la mia professione. In treno cerco di dare forma al tempo, creare personaggi, trasformare in parole i luoghi che attraverso quando mi sposto da Milano verso Padova, Venezia, Bologna, Roma e Rimini. Nel mio libro Nonna & Emily, illustrato da Piersandro Buzzanca, compaiono analisi di grandi temi esistenziali e riflessioni sulla psicologia dell’individuo. Amo il mio lavoro, così come passare da una città all’altra conoscendo diverse realtà culturali e sociali. Che tipo di viaggiatrice sei? Improvviso i miei spostamenti a poche ore di distanza dalla partenza, tendo quindi ad acquistare i biglietti all’ultimo momento. Da questo mese, invece, ho programmato una serie di viaggi che mi porteranno spesso a Padova, città dove è ambientato il mio primo romanzo a cui sto lavorando. Vorrei tornare nei luoghi dove sono cresciuta per guardarli da un diverso punto di vista. Più in generale, quando sono sul treno mi piace osservare le stagioni che cambiano in pochissimo tempo: nevischi e brine che diventano fiori, vento e pioggia che rallentano, improvvisi lampi di luce e cieli tersi blu. Quanto conta l’immaginazione? È importante, soprattutto quando lavoro e scrivo a bordo treno. Sono fonte di ispirazione anche le stazioni, monumenti dove scorre il tempo, vecchie signore dalla memoria storica che si tengono i nostri ricordi e ce li riconsegnano quando torniamo. Rappresentano le attese, ma consentono anche di vedere l’ultima carrozza che se ne va e diventa piccola, portandosi via un pezzo di cuore. Nonostante sia spesso di fretta, cerco sempre di trovare un po’ di tempo per fermarmi in questi luoghi. Cos’altro ami del viaggio? Attraversare realtà diverse, stare dentro e fuori di esse, vivendo al tempo stesso un percorso interiore e di confronto. Quando voglio mi concedo un momento di silenzio e meditazione, ascolto musica o i racconti dei passeggeri che viaggiano con me. Scambio due parole e interagisco guardando le persone negli occhi, un gesto semplice che ci è mancato per molto tempo a causa delle restrizioni sanitarie. Prossime mete? In Frecciarossa alla volta di Parigi: grazie al nuovo servizio, potrò raggiungere più facilmente una delle mie tre figlie che attualmente vive in Francia per motivi di studio. Il treno ha dimezzato i suoi tempi avvicinandoci sempre di più, un’ulteriore ragione per utilizzare intelligentemente questo mezzo di trasporto sostenibile, sia per esigenze affettive, che lavorative o di piacere. È un luogo in cui le esistenze si intrecciano e condividono la strada per una nuova destinazione.

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RAILWAY heART

© Jonathan Moscrop/2021 Getty Images

DUE ASSIST PER IL RILANCIO

AC Milan vs AS Roma - Women Serie A

MOBILITÀ E CALCIO VIAGGIANO A BRACCETTO. IL GRUPPO FS DIVENTA PARTNER DELLA SUPERCOPPA FEMMINILE, MENTRE IL BRAND FRECCIAROSSA È TITLE SPONSOR DELLA SUPERCOPPA ITALIANA di Luca Mattei

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l Gruppo FS Italiane e Trenitalia scendono in campo al fianco di Lega Serie A e Figc per dare il proprio contributo al raggiungimento della parità di genere e al rilancio dell’economia. Due obiettivi fondamentali e correlati per lo sviluppo sostenibile del Paese (e globale, come ricorda l’Agenda 2030 dell’Onu), tanto nell’ambito della mobilità quanto in quello dello sport. Grazie ad accordi di title sponsorship, i primi trofei in palio nel 2022 cambiano denominazione. Dal 5 all’8 gennaio le calciatrici di Juventus, Milan, Roma e Sassuolo si sfidano negli sta-

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ellemme1

lucamattei1 - l.mattei@fsitaliane.it

di di Latina e Frosinone per le Final Four della Supercoppa Femminile Ferrovie dello Stato Italiane, all’insegna del claim Talento e professionalità non conoscono genere. Come ha dichiarato Ludovica Mantovani, presidente della Divisione calcio femminile della Federcalcio, «FS Italiane considera la diversità una risorsa preziosa, un vantaggio competitivo e una sfida per migliorarsi. Ritroviamo quindi i valori del nostro sport, tra cui la promozione dell’istruzione, della formazione e dello sviluppo professionale delle atlete». Una visione ribadita anche da Mas-


simo Bruno, Chief Corporate Affairs Officer di FS Italiane: «Siamo partner della Supercoppa Femminile perché convinti che il talento alla base di tutte le professionalità non abbia genere. La parità fra uomini e donne si realizza quando il contesto riconosce e crea le condizioni per far emergere la leadership in tutte le sue forme ed eccellenze. E in FS promuoviamo strumenti concreti per il miglioramento della conciliazione vita-lavoro e programmi che incoraggiano l’espressione di stili manageriali autentici e inclusivi».

detto nello scorso campionato». Alta intensità e alta velocità per due campioni abituati a calcare i grandi palcoscenici del calcio e a viaggiare con il Frecciarossa per le trasferte fuori casa: «Quando sono a bordo a volte guardo un film ma ciò che mi piace fare di più è leggere, soprattutto la Bibbia, il libro che più di tutti ti trasforma e ti aiuta a cambiare. Prendo sempre volentieri il treno, anche con la famiglia, perché mi consente di raggiungere comodamente tanti luoghi», prosegue il centrocampista juventino. Sulla stessa lunghezza d’onda il difensore interista: «Mi piace viaggiare in treno, è molto rilassante. Di solito chiacchiero con i compagni, giochiamo oppure guardiamo un film.

tore generale di Trenitalia Luigi Corradi: «Siamo particolarmente soddisfatti di questa partnership perché ci avviciniamo a tante persone appassionate di calcio per raccontare l’impegno di Trenitalia e Frecciarossa per un’autentica mobilità sostenibile e integrata. L’accordo con Lega Serie A assume anche una fondamentale importanza in un momento di ripartenza del Paese dove il treno, mezzo green per eccellenza, è al centro di un nuovo modello di trasporto condiviso e collettivo». Sfogliando il calendario del 2022, l’appuntamento più vicino con il grande spettacolo è quello con la Supercoppa Italiana Frecciarossa: il 12 gennaio Juventus e Inter si sfidano allo stadio Giuseppe Meazza di Milano. Un derby d’Italia per il quale le aspettative sono altissime anche per gli stessi protagonisti. «Per me questa gara è come un cerchio che si apre, perché è il primo trofeo che ci giochiamo nel 2022», ammette il giocatore bianconero Juan Cuadrado. «Come fanno tutti all’inizio di ogni anno, anche noi pianifichiamo gli obiettivi che vogliamo raggiungere. E il primo è vincere questa partita». Forti motivazioni palpabili anche sulla sponda nerazzurra. «Saremo molto carichi», dichiara il difensore dell’Inter Stefan de Vrij, «e sarà bello preparare questa partita perché giocheremo per un trofeo importante come la Supercoppa. La vogliamo conquistare a tutti i costi, dopo il successo ottenuto con lo scu-

Lo uso spesso, anche quando vado in Olanda per giocare con la Nazionale, perché l’aeroporto è collegato con la stazione ferroviaria per raggiungere facilmente Rotterdam».

Stefan De Vrij durante la gara Inter-Atalanta di Serie A (2021)

© Mattia Ozbot/Inter

© Daniele Badolato/Juventus FC

Juan Cuadrado durante la gara Juventus-Genoa di Serie A (2021)

Grandi novità anche per il calcio maschile. Frecciarossa è infatti il nuovo Travel Partner della Serie A Tim e della eSerie A Tim (competizione di videogiochi) per i prossimi due anni. Il brand di Trenitalia si è associato poi, già a partire dai sedicesimi giocati a dicembre, alla Coppa Italia, la cui finale si disputerà a maggio all’Olimpico di Roma. «Siamo molto felici di dare il benvenuto a bordo, tra i nostri partner ufficiali, a Trenitalia, grande azienda della mobilità capace di far viaggiare milioni di italiani in sicurezza e in maniera puntuale ed efficace», ha dichiarato l’Ad della Lega Serie A Luigi De Siervo. Un gradimento espresso anche dall’amministratore delegato e diret-

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L’ITALIA che fa IMPRESA

L’ARGILLA NEL DNA A GROTTAGLIE, NEL TARANTINO, LA FAMIGLIA FASANO REALIZZA DA SECOLI CERAMICHE ARTIGIANALI. CELEBRATE A EXPO 2020 DUBAI TRA LE ECCELLENZE DEL SAPER FARE ITALIANO di Peppe Iannicelli - peppeiannicelli65@gmail.com

In queste pagine alcune immagini di Cinzia Fasano Ceramiche 14


Ci n zi a

Fasano

© Indiana Productions/Gabriele Salvatores per ItalyExpo2020

L

a gestualità dell’artigiano rimane impressa in ogni lavoro, perché sono ben visibili mani e polpastrelli che hanno forgiato l’argilla inanimata: vasi, piatti, oggetti decorativi e da design, ceramiche da giardino, elementi di arredo, brocche, acquasantiere, gadget. Una materia che prende vita quasi come se, a ogni sguardo, restituisse il genio del creatore e il calore della fornace. Le ceramiche della famiglia Fasano colpiscono per la brillantezza dei colori e la vita che viene dipinta sui prodotti, in tutte le sue declinazioni, dalle creature del mare e della terra fino ai miti e alle leggende. Lo smalto e l’argilla si permeano diventando una cosa sola e nuova che sprigiona energia e fantasia. Una storia fantastica che da Grottaglie, operoso borgo del Tarantino, si è imposta all’attenzione internazionale al punto da essere scelta per rappresentare una delle eccellenze italiane a Expo 2020 Dubai. Cinzia Fasano, dopo la laurea in Lettere e filosofia e un Master alla Sapienza di Roma, è ritornata al tornio e al cospetto della fornace insieme al padre Maurizio, figlio del capostipite Nicola Fasano, alla mamma Alba e al fratello Nicola. Com’è nata la sua passione per la ceramica? L’argilla fa parte del mio Dna, un cromosoma geneticamente modificato portatore di creatività, passione, de-

La lavorazione delle ceramiche di Cinzia Fasano in un frame tratto dal filmato di Gabriele Salvatores per Expo 2020 Dubai

dizione, sacrificio, amore quasi devozionale verso la terra. Io e mio fratello Nicola siamo la ventesima generazione che porta avanti e difende questa tradizione. Con il mio bisnonno Francesco è nata la prima grande bottega storica: circa 200 operai impiegati nelle varie fasi produttive e migliaia di piatti, vasi, brocche e orci plasmati da mani nude e piene di crepe, come quelle di una zolla di terra asciutta. Ogni oggetto racchiude una storia irta di ostacoli prima di arrivare sulla tavola, su un mobile o una parete. Come avviene la creazione? All’ispirazione seguono tutte le fasi della realizzazione, perché spesso la fantasia o l’idea nella mia mente si scontrano con i limiti della materia o gli errori tecnici. Accade che l’intuizione nasca dalle richieste dei nostri clienti, da un’idea in nuce si arriva al prodotto finito, nuovo e unico. Poi bisogna fare i conti con le fasi produttive, dalla forgiatura al tornio o a mano alla modellatura, dalla prima cottura alla smaltatura, fino alla decorazione e alla seconda cottura. Fasi durante le quali interagiscono molte variabili che spesso modificano l’idea originale per poterne migliorare il risultato. Ogni bambino ama impiastricciarsi le mani con la terra mescolata all’acqua per plasmare oggetti. In fondo, il ceramista continua a giocare per tut-

ta la vita. Quali emozioni le dà questa manipolazione? Racchiudo ciò che provo in una sola parola: fuoco. Un fuoco vivo che si accende dentro quando una massa di argilla inanimata prende forma, un fuoco rovente che cuoce, brucia per 12 ore durante la prima cottura e altre 12 nella seconda. Un fuoco che ha scaldato generazioni e generazioni di ceramisti, quando le fornaci andavano alimentate a carbone per una combustione continua e ininterrotta. Che si trattasse di inverno o estate, bisognava vivere in bottega senza mai lasciare la propria postazione. E ora? Oggi è tutto più semplice, perché questo fuoco si è trasformato in energia elettrica che fa ruotare il tornio, impasta l’argilla, ci aiuta a sciogliere gli smalti, cuoce gli oggetti. Ma se dietro tutto questo non ci fosse quello stupore misto a timore che ci perseguita ogni volta che si apre il portellone del forno, se non ci fosse quel briciolo di paura nel miscelare acqua e smalto, sperando di non sbagliare le rispettive percentuali, non saremmo noi. Artigiani, artisti, ceramisti, caminari (termine dialettale per identificare la categoria dei fornaciari, ndr), figuli, meglio conosciuti come “mitodda cilate”, in dialetto cervello oscurato, un modo simpatico per dire teste dure, 15


L’ITALIA che fa IMPRESA

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affiancare il nostro estro personale, che fa nascere nuove collezioni partendo sempre dalla base, l’argilla. Cosa significa per voi rappresentare l’Italia del saper fare a Expo 2020 Dubai? In un mondo così globalizzato, ma allo stesso tempo minacciato da crisi economiche e sanitarie, queste occasioni sono vitali per piccole realtà imprenditoriali come la nostra. Attraverso un filmato, una mostra, una collezione si racconta chi siamo, di cosa viviamo e perché continuiamo a crederci, per quale motivo io a 35 anni con due figlie, una laurea e un’attività sulle spalle da 11 anni non mollo. Lavoriamo onestamente, viviamo semplicemente, siamo l’Italia vera, quella che non tradisce le sue origini né gli insegnamenti che il passato ci ha trasmesso. Pretendiamo solo rispetto, per i sacrifici e gli sforzi che ogni giorno siamo chiamati a compiere per rimanere in linea con quanto il nostro Stato ci chiede. teste di coccio. Ecco, per me tutto questo è magia, sentirci parte di una comunità che condivide questi sentimenti e si tramanda questa passione. Qual è il legame tra il territorio e le vostre creazioni? Grottaglie è la città dalle molte grotte, dove nel tempo si sono insediate famiglie figuline dedite alla produzione di ceramiche che hanno fatto conoscere il borgo in tutto il mondo. Un territorio molto generoso, dal quale non si può prescindere se vogliamo conservare intatte le origini di questa tradizione, ma allo stesso tempo è un territorio dal quale la maggior parte dei giovani scappano a causa delle scarse opportunità lavorative. Ultimamente, si sta investendo molto sulla conservazione del patrimonio materiale e immateriale dei comuni rurali, mi auguro che questi sforzi convincano e infondano fiducia nelle nuove generazioni. Proteggere la nostra identità non vuol dire soltanto mantenere intatta l’architettura del quartiere delle ceramiche, significa anche conservare e tramandare un’infinità di decori caratteristici e

storici che identificano la ceramica grottagliese distinguendola dalle altre realtà italiane. A questo bisogna

ceramichecinziafasano ceramichecinziafasano

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INNOVATION

© kosssmosss /AdobeStock

LE STARTUP DEL FUTURO

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SINERGY FLOW, ADAPTRONICS, ALGOR E FIDELIO MEDICAL. PUNTANO A MIGLIORARE IL MONDO I QUATTRO PROGETTI VINCITORI DEL PREMIO NAZIONALE PER L’INNOVAZIONE 2021 di Francesco Bovio

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nnovazione e soluzioni hi-tech per un Paese dal futuro davvero sostenibile. È questa la sfida del Premio nazionale per l’innovazione (Pni) 2021, la più importante business plan competition d’Italia per le startup, giunta quest’anno alla sua 19° edizione. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato il 3 dicembre 2021, all’Università di Roma Tor Vergata, a quattro giovani startup ad alto contenuto tecnologico. Le vincitrici sono state selezionate tra le 16 superfinaliste delle competizioni a livello regionale, attivate da 51 atenei che aderiscono al network PniCube, l’Associazione italiana degli incubatori universitari e delle business plan competition che dal 2003 ha selezionato e accompagnato al mercato 899 startup.

Il team di Sinergy Flow

Approccio hi-tech, potenzialità di sviluppo e capacità di stabilire sinergie sono alcuni dei criteri che hanno guidato la giuria – composta da esponenti del mondo d’impresa, del venture capital e del mondo universitario – nell’individuazione dei nomi che sono arrivati sul podio finale. «Abbiamo di fronte sfide fondamentali che vanno oltre la pandemia», ha sottolineato Alessandro Grandi, presidente di PniCube, «come il cambiamento climatico, la competitività, il rinnovamento delle strutture industriali ed economiche del Paese. I progetti presentati dimostrano, una volta di più, di saper fornire un contributo determinante a queste sfide, con soluzioni altamente innovative e concrete».

© Marco Passaro

Il team di Adaptronics

Il primo premio assoluto del contest è andato alla startup lombarda Sinergy Flow per una tecnologia di accumulo energetico ad alta efficienza: una batteria a celle di flusso sostenibile e a basso costo. Un sistema altamente competitivo, basato sull’utilizzo di materie prime accessibili e abbondanti, come i sottoprodotti ricchi in zolfo dell’industria petrolchimica che sono in grado di portare al 90% l’utilizzo delle rinnovabili nei sistemi energetici, promuovendo l’indipendenza delle comunità in una logica di economia circolare. «La vittoria ci consentirà di accelerare lo sviluppo e la diffusione di questa tecnologia sul mercato e dare un contributo forte a una transizione energetica completamente sostenibile», ha affermato la Ceo Alessandra Accogli. La startup ha ricevuto anche uno dei quattro riconoscimenti settoriali previsti dall’iniziativa, ognuno dei quali prevede un assegno di 25mila euro: il Premio Iren Cleantech & Energy per il miglioramento della sostenibilità ambientale. Tra gli altri vincitori per categoria c’è Adaptronics, che ha ottenuto il Premio Industrial per la produzione industriale innovativa. Si tratta di una deep-tech startup dell’Emilia-Romagna che rivoluziona la logistica di trasporto merci grazie a due prodotti di punta, gli Electro-AdapThesive Devices e il Condition Monitoring Scotch, per monitorare lo stato dei 19


INNOVATION

persona su tre, in particolare donne, bambini e soggetti con malattie croniche. Il dispositivo consentirà diagnosi precoci e monitoraggio regolare direttamente in ambulatori medici e farmacie. L’iniziativa rivolge particolare attenzione alle nuove generazioni. Tra i riconoscimenti speciali promossi dall’Ateneo di Roma Tor Vergata, quello per la Miglior startup innovativa giovani – in collaborazione con il Gruppo giovani imprenditori Unindustria – è andato a Pixies, una realtà con più della metà del team composto da persone tra i 18 e i 35 anni. Strategica la Menzione speciale Pari opportunità, istituita da Search On Media Group in collaborazione con l’Osservatorio scientifico imprese

Il team di Algor

prodotti in una logica di sostenibilità, fino all’ultimo miglio, rendendo qualsiasi imballaggio uno smart packaging. Per il Premio Ict, tecnologia dell’informazione e dei nuovi media, sale sul podio Algor, una startup che ha sviluppato un sistema di intelligenza artificiale capace di creare mappe concettuali in modo automatico e personalizzabile. Algor Maps è il nome dell’algoritmo che sintetizza e trasforma i testi in mappe mantenendo i concetti chiave e rielaborando la sintassi, fondamentale per suppor-

Il team di Fidelio Medical

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tare gli studenti con disturbi dell’apprendimento. Un impegno che è valso ad Algor anche il riconoscimento speciale come Migliore startup innovativa sociale. A Fidelio Medical, una realtà torinese nata nell’incubatore di impresa dell’Università di Torino 2i3T, è andato invece il Premio Life Sciences-MedTech per il miglioramento della salute della persona. La startup ha sviluppato la prima soluzione diagnostica digitale per lo screening e il monitoraggio della carenza di ferro, un disturbo che colpisce una

femminili di Tor Vergata, con l’obiettivo di favorire l’imprenditorialità femminile. Quest’anno è andata a 3D Pinking, un team che sviluppa tecnologie innovative per la stampa in tre dimensioni del Peek, un materiale termoplastico con eccellenti proprietà meccaniche e chimiche. Collegare ricerca e mercato, università e impresa è una «delle priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza», ha commentato Orazio Schillaci, rettore dell’università romana. E il Premio nazionale per l’innovazione centra l’obiettivo, promuovendo una cultura d’impresa capace di far dialogare i principali attori della società italiana. pnicube.it associazionepnicube


SYNTHETIC CHRISTMAS C A L E P A N

FIRENZE

MILANO

ROMA

FORTE DEI MARMI

SAINT TROPEZ

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AGENDA a cura di Luca Mattei ellemme1 lucamattei1 - l.mattei@fsitaliane.it e Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

save GENNAIO the date 2022 RETHINKING NATURE

Francois Knoetze, Bethesda_defrag (2020) HD video, 22’32’’ Courtesy of the artist

sono considerati fossili viventi. Per le sue dimensioni si fa notare l’installazione di Alfredo e Isabel Aquilizan, un ampliamento del Project Another Country del 2006 ispirato ai Badjao, marinai filippini nomadi. Commissio-

© Andrea Martiradonna

NAPOLI FINO AL 2 MAGGIO Ripensare la natura è il mantra della mostra allestita al Madre di Napoli. Circa 40 tra artisti e collettivi da 22 Paesi stimolano, attraverso 50 opere, molteplici riflessioni sull’attuale crisi ambientale, economica, politica e culturale. Per dimostrare come l’arte contemporanea contribuisca a proporre una sana relazione tra uomo ed ecologia. Il saccheggio di risorse naturali e gli stermini dei popoli sono la prova di un sistema colonialista che si riproduce attraverso la globalizzazione e le attività di multinazionali. Ma gli artisti suggeriscono anche alternative, quali sperimentazioni locali e forme creative di solidarietà. Tra le opere, il video Bethesda_defrag di Francois Knoetze propone un immaginario in cui l’essere neri è rappresentato come una barriera all’estrazione delle risorse e in cui gli indigeni

Il Muro dell’indifferenza all’interno del Memoriale della Shoah 22

nata ad hoc per il Madre e realizzata in collaborazione con ragazzi napoletani, è una cascata di abitazioni in carta riciclata che attraversa i piani del museo. madrenapoli.it

IL GIORNO DELLA MEMORIA MILANO 27 GENNAIO Indifferenza è la scritta che campeggia nell’atrio del Memoriale della Shoah, dove quest’anno si torna a celebrare in presenza il Giorno della memoria, per non dimenticare lo sterminio nazista nei confronti degli ebrei. Il Memoriale sorge nei sotterranei della stazione Centrale, da dove partivano i carri bestiame con i prigionieri destinati ai campi di sterminio e di concentramento. Ora quel luogo è uno spazio espositivo, un centro per dibattiti, dialogo e confronto, soprattutto per i giovani. Il 27 gennaio è in programma un open day con visite guidate gratuite a cui si può partecipare scrivendo a prenotazioni@memorialeshoah.it. Dal 10 gennaio al 13 febbraio, l’apertura è dalle 10 alle 16. memorialeshoah.it


DIABOLIK ALLA MOLE TORINO FINO AL 14 FEBBRAIO Nel 2022 Diabolik compie 60 anni. Era il novembre 1962 quando comparve per la prima volta il personaggio creato da Angela e Luciana Giussani. Il nome si rifà a una vicenda di cronaca del 1958. Un uomo ucciso con 18 coltellate fu trovato dalle forze dell’ordine di Torino, grazie alla risoluzione di giochi di parole che l’assassino aveva inserito in alcune lettere firmate Diabolich. La città sabauda omaggia ora il Re del terrore con una mostra al Museo del cinema che celebra anche il film dei Manetti Bros, uscito a dicembre, con oltre 15 pannelli che raffigurano foto di scena. L’esposizione ospita poi le prime tavole pubblicate dalla casa editrice Astoria e i fumetti ispirati al ladro vestito di nero, da Kriminal a Paperinik. museocinema.it

Maurizio Galimberti, Diabolik - Un socio pericoloso (2021)

Sconti Trenitalia

2050: COME CI ARRIVIAMO? TRENTO FINO AL 26 GIUGNO Il sottotitolo della mostra Mobilità sostenibile, più pulita, più veloce, più sicura e per tutti, indica il traguardo ambizioso di emissioni zero, in meno di 30 anni. L’esposizione del Muse - Museo delle scienze ruota attorno a un tavolo su cui vengono proiettati gli obiettivi della Strategia europea. A lato sono posizionati sei hub dedicati ad approfondimenti sui temi legati ai trasporti. Il percorso si conclude con la possibilità per il visitatore di costruire un’infografica su un wall interattivo. In occasione dell’iniziativa, Ferrovie dello Stato Italiane presenta strategie e investimenti per trasformare processi, servizi e prodotti in chiave sostenibile. muse.it

VIDEOGAMES. THE EXHIBITION TRIESTE FINO AL 20 FEBBRAIO Il Salone degli Incanti presenta la più grande mostra mai allestita sui videogiochi. Attraverso postazioni interattive, pannelli, foto e filmati, in 18 stazioni cronologiche si ripercorre una storia di intrattenimento, design e tecnologia lunga oltre mezzo secolo. Tutto iniziò con Tennis for two (1958) e Spacewar! (1962) per proseguire con le produzioni Atari e i cabinati Arcade a moneta, che riunirono intere generazioni attorno a pulsanti, joystick e giochi intuitivi, tra cui Space Invaders (1978) e Pac Man (1980). Dopo i pc game per il Commodore 64, arrivarono i successi della Nintendo come Super Mario Bros (1985). A questi si aggiunsero le console portatili, come il Game Boy, e la rivoluzionaria Playstation Sony. arthemisia.it | triestecultura.it | discover-trieste.it

Cabinati Arcade originali, simbolo delle sale giochi degli anni ’80 23


AGENDA

© Anna Fantuzzi

BOLOGNA. DICONO DI LEI BOLOGNA FINO AL 30 GENNAIO Famosa dal Medioevo per la sua Università e frequentata dal ’600 per la moda del Grand Tour, la Dotta è sempre stata una meta imperdibile per intellettuali di tutto il mondo. Molti scrittori hanno impresso in diari, lettere e romanzi diversi ricordi e racconti dei vari scorci di Bologna. Il Museo civico archeologico, tra foto d’epoca, documenti e audioguide, propone una mostra da vedere e ascoltare: Samuele Bersani, Alessandro Haber, Neri Marcorè, Veronica Pivetti e Carla Signoris interpretano le espressioni di autori come Dante e Johann Wolfgang von Goethe, Herman Melville e Madame De Staël, Stendhal e Francesco Guccini, Matilde Serao e Pier Paolo Pasolini. Parole che hanno costruito l’identità di una città, da leggere anche nella guida Bologna. Dicono di lei, edita da Elleboro. museibologna.it Pioggia di cartoline d’epoca spedite da Bologna

LEVI E RAGGHIANTI. UN’AMICIZIA FRA PITTURA, POLITICA E LETTERATURA LUCCA FINO AL 20 MARZO Da un lato Carlo Ludovico Ragghianti, tra i più affermati critici d’arte del ’900, dall’altro Carlo Levi, noto soprattutto come scrittore di Cristo si è fermato a Eboli, ma che si dedicò con estro anche alla pittura. È sul rapporto tra i due intellettuali che si sofferma, attraverso dipinti, lettere, foto e filmati, la mostra della Fondazione Ragghianti. Una relazione iniziata nel 1936, anno in cui l’esegeta iniziò a recensire le opere dell’artista, e proseguita nel ’46 quando ne presentò la personale a Roma. Gli interessi condivisi riguardavano anche la politica, grazie alla militanza di entrambi nella Resistenza durante l’occupazione nazista. Dagli anni ’50, Levi divenne anche ritrattista di amici comuni, come Anna Magnani e Pier Paolo Pasolini. fondazioneragghianti.it

Carlo Levi, Ritratto di Anna Magnani (1954)

L’artista Ottavio Belli in Supermagic Estate 24

SUPERMAGIC SEGRETI ROMA 27 GENNAIO˃>6 FEBBRAIO Il Festival internazionale della magia piace ai bambini e appassiona i grandi. Lo spettacolo più grande d’Europa arriva al Teatro Olimpico e ospita i migliori illusionisti e prestigiatori del mondo. Un’occasione unica di distrazione dalla realtà, offerta da un cast di oltre 20 artisti che intrattengono il pubblico per due ore di sogno e immaginazione a occhi aperti. Supermagic ha ricevuto, infatti, il riconoscimento di Migliore spettacolo di magia dalla Fédération Internationale des Sociétés Magiques, per il grado di eccellenza di prestigiatori e illusionisti premiati al campionato mondiale delle arti magiche o che hanno ottenuto importanti riconoscimenti internazionali. supermagic.it


TERRA VIVA SORRENTO (NA) FINO AL 30 GENNAIO La mostra festeggia i 25 anni di carriera del ceramista Marcello Aversa nella sua Sorrento. Il maestro, che si è formato nello storico opificio di famiglia, attivo dal XV secolo, si dedica dagli anni ’80 al presepe napoletano, con esemplari tradizionali a base di sughero e legno o di dimensioni ridottissime in creta. In miniatura realizza soggetti che raccontano il Vangelo, ma anche riti e costumi della sua terra. Negli spazi di Villa Fiorentino sono 80 le opere esposte e il percorso lungo le sette sale riprende i temi cari ad Aversa. In esposizione anche un’opera alta tre metri e mezzo, Oltre, dedicata ai pompieri di New York a 20 anni di distanza dall’attentato alle Torri Gemelle, che entro il 2022 verrà donata alla città americana. fondazionesorrento.com | aboutsorrento.com

PLANET OR PLASTIC? BARI FINO AL 13 MARZO Il Teatro Margherita, a dieci minuti a piedi dalla stazione Centrale, ospita la mostra fotografica immersiva che il magazine National Geographic porta in giro per il mondo con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza collettiva sulla crisi ambientale. Sono sempre più gravi, infatti, i danni all’ecosistema dovuti all’eccessivo utilizzo di plastica nella vita quotidiana: ogni anno circa otto tonnellate di rifiuti finiscono nei mari e negli oceani. Agli scatti dei più grandi reporter della nota rivista, come Randy Olson, si aggiungono Soup, un lavoro dal forte impatto emotivo realizzato dalla fotografa Mandy Barker che da anni indaga sugli effetti della plastica, e Punto di non ritorno, un documentario di Fisher Stevens con Leonardo Di Caprio, sui cambiamenti climatici e i suoi effetti. planetorplasticbari.it

© Randy Olson/NationalGeographic

Marcello Aversa, Fuga in Egitto (particolare)

Randy Olson, Fontane di rifiuti (2017)

PURIFICATION [FROM BILL VIOLA TO THE PALATINE CHAPEL] PALERMO FINO AL 28 FEBBRAIO Dopo aver esposto alla National Gallery di Londra, al MoMA di New York, al Jean Paul Getty Museum di Los Angeles, al Grand Palais di Parigi e a Palazzo Strozzi di Firenze, il maestro della videoarte Bill Viola porta in Sicilia, su invito della Fondazione Federico II, cinque dei suoi più celebri lavori, focalizzati sui temi del martirio e dell’ascensione. Tristan’s Ascension, Air Martyr, Earth Martyr, Fire Martyr e Water Martyr si pongono in relazione con opere e reperti che rappresentano l’acqua, elemento di purificazione e catarsi. Un dialogo tra antichità e contemporaneità che prende vita negli spazi di Palazzo Reale e nella Cappella Palatina, icona mondiale di spiritualità. Una cornice in cui storia e sacralità diventano tutt’uno. purificationexhibition.it | federicosecondo.org

Bill Viola, Tristan’s Ascension (2005) 25


GUSTA & DEGUSTA

di Andrea Radic

Andrea_Radic

andrearadic2019

FABIO TITONE: ALL’ORIGINE, PERFETTO EQUILIBRIO TRA TALENTO E PASSIONE

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Bottoni ripieni alle vongole fumé, salicornia e prezzemolo

uando il talento in cucina si esprime in perfetto equilibro tra concretezza e bellezza, minimalismo e opulenza, gusto e profumi, possiamo segnare l’indirizzo con inchiostro indelebile. È il caso del giovane chef Fabio Titone che dimostra tali capacità al suo ristorante All’Origine, nel centro di Milano. Un progetto a quattro mani con la compagna Erica Caputo, maître e sommelier, portato avanti con grande volontà e passione. Cotture e consistenze che rendono l’esperienza gastronomica appagante e divertente, classica da un lato, contemporanea dall’altro. Cocktail di gamberi rivisitato versione 2021, Bottoni ripieni alle vongole fumé, salicornia e prezzemolo, Agnello in doppio servizio con tacos di sfilacci di coscia e carrè al burro e timo. Ghiotti i dessert. Servizio gentile e intelligente, carta dei vini con intuizioni enologiche tutte da scoprire. ristoranteallorigine.com

GIOVIN RE: VIOGNIER DI MICHELE SATTA DALL’ARISTOCRATICA ELEGANZA

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l padre Michele è tra i fondatori della Doc Bolgheri. Lui, Giacomo Satta, entra in azienda nel 2015 e dal 2019 ne prende le redini. I suoi vini sono spontanei, fuori dagli schemi della denominazione e seguono una precisa linea personale. Come nel caso del Viognier in purezza: sarebbe stato più facile lavorare Sauvignon o Chardonnay, ma i Satta amano le vie impervie. Così nasce Giovin Re, dalla straordinaria ricchezza aromatica. Il nome gli è stato dato dal gastronomo Luigi Veronelli, che ne ha apprezzato l’intelligenza creativa e intuitiva. Ha un colore pieno e intenso, anche se ancora giovane, ed è perfettamente in grado di reggere con carisma l’incedere del tempo. Naso floreale e complesso, dall’aristocratica composizione aromatica. Al palato piena coerenza con una punta morbida, quasi passita, che concede pienezza. Fermenta in legno e cemento. Un vino creativo e innovativo. michelesatta.com

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Il Giovin Re della cantina Michele Satta


DIEBOLT-VALLOIS: DALLA FRANCIA IN ITALIA IN ESCLUSIVA CON PARTESA

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ondata nel XIX secolo a Cramant, piccolo borgo nel cuore della Côte des Blancs, culla ideale dello Chardonnay, la maison Diebolt-Vallois è giunta alla terza generazione di conduzione familiare. Oggi i suoi vigneti si estendono su 15 ettari, con appezzamenti nei Grand Cru: Chouilly, Oger, le Mesnil-sur-Oger. Le uve vengono raccolte manualmente e ogni vigneto vinificato separatamente. Partesa importa e distribuisce in esclusiva in Italia quattro tipologie dei vini di Diebolt-Vallois: Blanc de Blancs, Millesimato 2013 e Prestige, dal perlage molto fine e persistente, che regala al naso raffinate note di agrumi, fiori, lievito e spezie. L’ultimo, Fleur de Passion, gemma della maison, nasce da vigne vecchie, tra i 45 e i 70 anni, con accurata fermentazione in barrique. Al naso intense note erbacee, pane tostato e fiori bianchi, al palato giunge complesso e affascinate, cremoso e persistente. partesaforwine.it

Diebolt-Vallois in esclusiva con Partesa

MAX PAONESSA: DA M’AMO RISTORANTE CREATIVITÀ, SOSTANZA E GOLOSI RISOTTI

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otture e contrasti, ricchezza e morbidezze. A Milano, la cucina di Max Paonessa si declina con ottima mano tra sapori contemporanei e cotture classiche. Le materie prime sono accarezzate dall’ottima mano dello chef e splendidamente bilanciate tra sapidità e acidità. Coraggiosa e riuscita la Pancia di maiale su cioccolato fondente e salvia, decisi e ghiotti gli Scamponi su vellutata di arancio e lardo di Colonnata, intrigante la Capasanta su friarielli saltati e coulis di lamponi. I risotti sono eccellenti e di intelligente varietà. Tra quelli in menù: Uva e salsiccia, Pesca e tartare di gamberi, Spinaci, ricotta e limone caramellato. Accoglienza e sala sono nelle gentili e professionali mani di Manuela Romeo, compagna dello chef e anima del loro sogno che, non a caso, si chiama M’amo Ristorante. La cantina accompagna la cucina con alcune chicche enologiche da non perdere. ristorantemamo.it

Pancia di maiale su cioccolato fondente e salvia 27


© Simian Panofsky

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UN LUNA PARK VIVENTE DALL’ESPERIMENTO DI LOL - CHI RIDE È FUORI AL PRIMO FILM DA PROTAGONISTA. A TU PER TU CON VIRGINIA RAFFAELE di Gaspare Baglio

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rillante e talentuosa, Virginia Raffaele è diventata famosa grazie alle sue maschere originali e alle imitazioni di icone dello showbiz come – tanto per dirne una – Ornella Vanoni. Per il 2022, torna in teatro con lo spettacolo Samusà e ha (finalmente!) l’occasione di interpretare la protagonista femminile di una pellicola destinata al grande schermo: Tre di troppo, di e con Fabio De Luigi. Una storia divertentissima, che arriverà al cinema nei prossimi mesi, in cui una coppia dedita ad aperitivi e bella vita si trova, (come) per magia, a dover accudire tre figli. Il risultato? Esilarante. Quanto c’è di te in questo personaggio? Direi un bel po’. È quello giusto per la mia età e il modo di essere. Fabio, conoscendomi, ha messo qualcosa che mi somigliava nella sceneggiatura, mentre il resto è stato improvvisato. È il mio primo film da protagonista femminile. Non si tratta di una parodia o una maschera, come quelle che faccio di solito. Com’è andata con De Luigi, che è regista e anche co-protagonista? In quasi tutte le pellicole in cui ho lavorato ero in coppia con lui. È come se ci inseguissimo. Il 25 gennaio, da Genova, riparte Samusà, il tuo one-woman show teatrale. Sì, e ringrazio il Gruppo FS per la pubblicità occulta: nell’Area del silenzio c’è l’immagine dell’omino che

invita a non fare rumore. E il titolo del mio spettacolo significa proprio “fare silenzio”. Quella carrozza potrebbe essere chiamata carrozza Samusà. Cosa porti sul palcoscenico? Poso uno sguardo sul mondo da cui sono partita e uno su quello che sto facendo ora. Ho vissuto per tanto tempo dentro un luna park perché i miei lavoravano lì. Quando ha chiuso l’ho dovuto cercare dentro di me. Come mai? Non è stato facile superare il dolore. Ma quel mestiere me lo sono ritrovato addosso perché lo faccio da sempre. È come se fossi un luna park vivente: ballo, recito monologhi, imito, mi diverto come quando si va alle giostre. Riproduco un parco dei divertimenti emotivo attraverso le immagini. Quest’anno ci saranno anche alcuni disegni stampati su una serie di tulle giganti: rappresentano i sogni, i ricordi. Mi è piaciuto ricostruire una parte di me. Nello spettacolo ci sono dentro a 360°. Il ricordo più bello legato all’infanzia? Le domeniche piene di gente, al banco del tiro al Cinzano con mia mamma, mentre facevo la spola tra lo stand che avevamo e quello dei pesciolini rossi, che gestiva mio padre. Era come entrare in scena, una performance continua alla Marina Abramović. Dovevamo attrarre il pubblico, inducendolo a giocare con qualsiasi arma, ovviamente senza minacciarli (ride, ndr).

Nel tuo show c’è un personaggio che si lega all’attualità? Sì, la complottista. Mette in discussione qualsiasi cosa e fa un giro di ragionamenti così assurdo che quasi ti viene da darle ragione. In questo particolare momento, c’è quasi un rifiuto dell’informazione ufficiale da parte di qualcuno che, pur non avendo conoscenze mediche, sembra aver capito tutto. E allora mi verrebbe da chiedere: «Ma com’è possibile che, facendo un altro lavoro, sai tutti i segreti della catena del dna?». Fa ridere vedere come siamo diventati: c’è chi ha paura e chi ha abbassato troppo la guardia, ma i tuttologi mi divertono molto. Ne abbiamo sentite di tutti i colori, sembra di vedere il film I nuovi mostri. A parte tutto, però, spero che il nostro settore si riprenda, in particolar modo per chi sta dietro le quinte, per i tecnici e per chi gestisce i teatri. Hai partecipato anche alla seconda edizione di LOL - Chi ride è fuori, game show cult presto su Amazon Prime Video. Come è andata? Non posso dire nulla, ma è stata una delle cose più complicate mai fatte. L’ha inventato un ex comico giapponese, pensa la cattiveria. Altro che Squid Game (ride, ndr). Cosa ti piacerebbe fare in futuro? Percorrere questa strada cinematografica, seguendo anche altri registri, senza abbandonare il mondo della risata, visto che mi è stato donato il super potere dei tempi comici. E poi non mi dispiacerebbe un serial scritto bene come Il metodo Kominsky, Chiami il mio agente!, La fantastica signora Maisel, Paquita Salas o After Life. Gli attori sono sostenuti da un ritmo che non molla mai lo spettatore. Ci sono ironia e sarcasmo, in un mondo dove è sempre più difficile fare satira. VirginiaRaffaeleOfficial virginiaraffaele 29


© Serena Gallorini

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U N A V I TA ELEGANZISSIMA DOPO IL SUCCESSO IN TV E IN LIBRERIA, LA VERSATILE DRUSILLA FOER RIPRENDE IL TOUR TEATRALE CHE LA IMPEGNA FINO AL 28 MARZO di Gaspare Baglio

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gasparebaglio

obildonna senese e giramondo. Il piglio senza peli sulla lingua di Drusilla Foer si è fatto amare (quasi) istantaneamente già diverse stagioni fa in programmi tv come The show must go off su La7, StraFactor su SkyUno e #CR4 - La Repubblica delle Donne su Rete 4. Il suo volto ha illuminato anche il grande schermo nel film Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek, ma il boom mediatico è arrivato durante il lockdown grazie alle spassosissime telefonate su YouTube con la donna di servizio Ornella. Poi a ottobre 2021 è uscito il libro Tu non conosci la vergogna e, ora, la ripresa del recital teatrale di successo Eleganzissima, che la impegna (almeno) fino al 28 marzo, nel quale sciorina tutte le sue doti di “anziana soubrette”, come lei stessa si definisce. Drusilla, si è mai chiesta perché piace così tanto? Credo per la mia lealtà: ho saputo confrontarmi con diverse visioni della vita, senza pregiudizi. Se non si conosce il baccalà è inutile dire che è un piatto volgare, bisogna prima assaggiarlo. È fondamentale aprirsi alle opinioni per poter scegliere, la scelta è il piatto principale della libertà. Credo sia questo che piace. E poi sono terribilmente simpatica. Qual è il suo rapporto con il viaggio? Nel libro ne parla tantissimo. Ho una certa attitudine all’inaspettato,

sono portata all’incanto. Spero mi venga rivelato qualcosa che non conosco: un’estetica, una poetica della vita che integra ciò che so dal punto di vista emotivo. Qualche viaggio ha cambiato anche le mie convinzioni e priorità. Preferisco girare in paesi dove posso entrare più in contatto con le persone del luogo. Per esempio? Quand’ero ventenne, quindi ampiamente nel secolo scorso, sono stata a Istanbul, in Turchia. Mi ha sedotta in quanto diga tra Occidente e Oriente. Una metropoli desiderata dagli occidentali: dentro ci sono Londra, Roma, Bisanzio, Parigi, ma anche un pezzo d’Austria con i suoi palazzoni ottocenteschi. È vivace, vitale, educata, ha grande dignità. Sono rimasta incantata dall’autorevolezza di chi ha visto, da sempre, la propria cultura cannibalizzata da altri. Basti pensare che Santa Sofia era la cattedrale più grande prima di San Pietro, mentre adesso ospita un altro culto. Amo le città che metabolizzano altri modi di vivere come, in Italia, Palermo, Genova e Napoli. Il ricordo più vivido di Istanbul? All’ora del tramonto inizia un suono religioso che riecheggia in tutta la città, è una spiritualità che irrora le strade. Mi piacciono i luoghi abitati da popoli con una personalità molto delineata. In Italia quali sono? Sicuramente i sardi, che adoro: diffidenti, poco espansivi, ma molto attenti e sarcastici. Ti analizzano, capiscono chi sei, partecipano dicendo sempre la propria opinione. Il popolo che amo più di tutti, però, è quello dei livornesi, intelligenti e sagaci anche nell’aggressività. Mai litigare con uno di loro. Poi mi piacciono il garbo dei torinesi e l’espansività dei meridionali. Ogni luogo ha il suo valore, contiene una storia che produce una modalità diversa di vivere. Forse i peggiori siamo noi toscani, molto presuntosi. Del resto, il Rinascimento è durato solo 90 anni (ride, ndr).

Drusilla e il treno? Per me è il luogo dell’aspettativa, dei pensieri, delle intenzioni, della progettualità e dell’incontro, anche senza dialogo. Poi c’è il pudore: l’ascolto delle altre persone è calmo, senza imporre il proprio pensiero in maniera aggressiva come potrebbe capitare in un bar dopo qualche gin tonic in più. Naturalmente, il treno è anche un buon punto di osservazione: da bambina, quando tornavo in Europa, c’era un treno da Londra a Edimburgo. Andavo molto spesso in Scozia, dove mia mamma aveva una zia simpaticissima. Nel vagone guardavo le persone ipotizzando la loro vita. Attribuire a ogni faccia una storia è tipico del treno. C’è un sistema di comportamento che non esiste da nessun’altra parte. Ora è in tour. Cosa vorrebbe che portassero a casa gli spettatori? L’emozione, che motiva le nostre azioni. Sono contenta quando la gente esce commossa. Dopo la popolarità ottenuta per le telefonate con l’orrida Ornella e le mie pessime amiche, il pubblico pensa di trovare uno show di battute. Metto sul tavolo le mie carte mostrandomi vispa, croccante, ma al tempo stesso malinconica, fumé, crepuscolare. Le persone si trovano in contatto con l’inaspettato, ricevendo spunti di riflessione. Me ne dice uno? La diversità, parola che detesto e alla quale preferisco il termine unicità, non comparativo. Non è facile accettare di essere unici, di avere un talento o una fragilità. Se capisco bene ciò che sono ho più possibilità di esprimerlo e, poi, di accogliere quello che rappresentano gli altri. Insomma, di essere una persona libera. Solo quando si è liberi si permette la libertà altrui, anche se non la condividiamo. drusilla.foer drusillafoer

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© Yilmaz Goekcek/flyerwerk.com

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TUTTI A

SCUOLA UN GRUPPO DI CELEBRITÀ ALLE PRESE CON L’ESAME DI QUINTA ELEMENTARE. DA GENNAIO, SU ITALIA 1, IL NUOVO PROGRAMMA DI NICOLA SAVINO

voro, mi lancerò in altri progetti. Non tramo nell’oscurità aspirando a qualcos’altro. Mi piace un sacco quello che sto facendo e credo di farlo bene. C’è tempo per buttarsi in altri tipi di trasmissioni come i preserali che, al momento,

di Gaspare Baglio

non combaciano con la mia età. Qualche format visto all’estero che vorresti portare in Italia? Sono molto pieno e, al momento, non ho il tempo di scovare programmi nuovi. Passiamo al late show Il giovane Old. Si può dire che è la prosecuzione naturale del mitico L’AltroFestival, che nel 2020 precedeva le puntate di Sanremo? Usando una metafora ciclistica, è come se a un bambino di cinque anni che sta imparando a pedalare avessero tolto le rotelle. Le nostre erano rotelle d’oro, perché si trattava del Festival di Sanremo. Ma anche senza l’appoggio di un grande evento siamo vivi. E questa mi sembra una bella notizia. Il tuo rapporto col treno? Di grande amore anche se, purtroppo, riesco a prenderlo poco. Le mie ultime vacanze natalizie, però, le ho passate in Italia e l’ho usato molto. Lo trovo un luogo di riflessione che ha un suo romanticismo. Come la stazione, dove i saluti e gli addii non hanno lo stesso valore di quelli in aeroporto. Che cosa ci ha insegnato la pandemia a livello di spostamenti? A calcolare le distanze per quelle che sono: non è normale percorrere diecimila chilometri per arrivare dall’altra parte del mondo, rimanere otto giorni e poi ritornare a casa. Ci stiamo accorgendo che ci sono luoghi bellissimi vicino a noi, tutti da scoprire.

L

gasparebaglio

a campanella, televisivamente parlando, suona il 4 gennaio con una manciata di celebrity (della tv, della musica e dello sport) alle prese con l’esame di quinta elementare. Ingredienti semplici ma godibilissimi quelli di Back to school, il nuovo format di Blu Yazmine on air nella prima serata di Italia 1. Al timone un volto simbolo della rete come Nicola Savino, conduttore che si destreggia con abilità tra scoop e reportage dell’ormai celeberrimo Le iene, il late show Il giovane Old su Raiplay e l’impegno in radio insieme a Linus, tutte le mattine, in Deejay chiama Italia. Sarà la sua simpatia a mandare avanti questa scuola sui generis, tra promossi e bocciati. Qual è la novità di Back to school? Il format: si fa esattamente l’esame di quinta elementare, si ripassano il programma e le materie. Nello show ci sono 25 celebrità come Clementino, Enzo Miccio, Vladimir Luxuria, Antonella Elia e Random che sono ripetenti, perché tutti noi lo saremmo se dovessimo cimentarci nuovamente con quelle prove d’esame. Quindi che cosa accadrà? Andranno in un bellissimo campus ottocentesco e saranno accolti da alcuni studenti di scuola elementare che hanno dai sette agli 11 anni. Questi bambini saranno i loro maestrini, insegneranno e assegneranno loro le materie. Insomma, nella prima fase del programma i

partecipanti dovranno proprio studiare. E poi? C’è la seconda fase: lo studio televisivo viene trasformato in aula magna. E lì una commissione di esame, con veri maestri, interrogherà i ripetenti famosi sulle materie studiate e individuate dai ragazzi. Posso assicurare che non mancheranno le sorprese. Cioè? Vedrete quello che succederà: qualcuno la lezione se l’è studiata molto molto bene... Tu, come studente, dove avevi carenze? Ai miei tempi non venivano diagnosticati i cosiddetti Dsa, i disturbi dell’apprendimento come dislessia e disgrafia che oggi sono di forte attualità. Credo di averli avuti tutti: scrivevo storto e non riuscivo a seguire l’ordine del foglio. E poi facevo fatica con i calcoli. Televisivamente parlando, dove ti senti primo della classe? Non mi ci sento mai nemmeno in radio, un mezzo in cui ho 20 anni di vantaggio rispetto al piccolo schermo. Diciamo che mi sento a mio agio solo nella comicità e nella leggerezza. E dove sei più in difficoltà? Nel puro esercizio mnemonico. Quando devo ripetere le cose a macchinetta soffro un po’, non fa per me. A livello professionale c’è qualcosa che ti manca, che vorresti fare? Nella vita bisogna crescere: passo dopo passo, se continuerò questo la-

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WHAT’S UP

BELLO E BUONO GIUSEPPE MAGGIO RITORNA SU NETFLIX DA AVVOCATO CON IL FILM QUATTRO METÀ. SENZA DIMENTICARE I SUOI PROGETTI BENEFICI E L’IMPEGNO PER L’AMBIENTE di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it

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© Riccardo Ghilardi

l fotografo Bruce Weber lo ha definito pasoliniano per i suoi tratti somatici scuri. Il successo come attore bello e bravo lo ha trovato con la serie tv Baby, andata in onda dal 2018 al 2020. Giuseppe Maggio ora si prepara a uscire su Netflix, il 5 gennaio, con il film Quattro metà, dove recita insieme a Ilenia Pastorelli, Matilde Gioli e Matteo Martari. Che personaggio interpreti? Sono Dario, un giovane avvocato di Roma, all’apparenza superficiale. Ambizioso, veste sempre in giacca e cravatta, ama l’immagine che ha creato di sé. È un tombeur de femmes, dichiara fin da subito di non volere relazioni stabili. Con il tempo, però, cambia idea. Il film è divertente, una commedia dal linguaggio contemporaneo. Per te è un ruolo diverso dal passato? Sì, Dario è un 35enne, di poco più grande di me. Sono contento di aver approfondito la conoscenza di una professione che avrei voluto esercitare, visto che per un periodo ho studiato Giurisprudenza. Essere attore permette di capire un po’ di più anche la società intorno a noi, affrontando personaggi diversi. Nel film di Pappi Corsicato che sto girando ora, per esempio, interpreto un pittore. E a primavera esci anche al cinema con La mia ombra è tua, di Eugenio Cappuccio, con Marco Giallini… In questo film rompo tutti gli schemi. Avrò 12 chili in più e porterò l’apparecchio. Così potrai capire che significa non essere bello? (Ride, ndr) Hai partecipato all’ultimo film in cui è apparsa Raffaella Carrà. Come è stato? Ho recitato nel musical Ballo ballo, che ha avuto molto successo nel 34

mondo, dove lei ha interpretato un cameo. È scomparsa due anni dopo e io ho pensato tanto a quando da piccolo, a casa dei nonni, la vedevo in tv con Carramba che sorpresa!. Tieni molto all’ambiente. In che modo ti impegni per difenderlo? Sono partner di Treedom, un’associazione italiana che si occupa di piantare alberi in 17 Paesi del mondo. Ognuno può acquistare una pianta che diventerà proprietà di un contadino. Lui ne avrà i frutti e i relativi benefici, a vantaggio della biodiversità e del suo sostentamento. Sei anche ambassador della community Next Generation Unicef. Di cosa si tratta? È una sezione della nota organizzazione per l’infanzia costituita solo da membri under 45. Sono molto seguito sui social e offro la mia immagine per sostenere nel mondo progetti di solidarietà e raccolte fondi. Per esempio, grazie al nostro impegno, sono stati comprati 400 milioni di vaccini contro il Covid-19. giuseppemaggio


QUESTIONE DI CHIMICA LA CANTANTE ROMANA DITONELLAPIAGA LANCIA IL SUO PRIMO ALBUM E SI PREPARA A DUETTARE SUL PALCO DELL’ARISTON CON DONATELLA RETTORE di Gaspare Baglio

È

gasparebaglio

una cantautrice romana che si nasconde tra mille generi e personaggi. Ditonellapiaga, al secolo Margherita Carducci, debutta il 14 gennaio con il suo primo lavoro discografico, Camouflage, che tira fuori la sua anima danzereccia ma anche quella più vicina alla chanson française. Poco dopo, dal 1° al 5 febbraio, salirà sul palco dell’Ariston in coppia con Donatella Rettore per il Festival di Sanremo 2022. E, sulla carta, appare come una delle papabili rivelazioni della kermesse. Cominciamo dal disco, che arriva dopo l’EP Morsi. I pezzi raccontano due anni della mia vita. E c’è un passaggio di generi che mi piace portare avanti perché è una mia caratteristica. Ho fatto quello che mi divertiva, senza limiti creativi. Si nota un’anima sofisticata, ma anche un mood da discoteca evidente nei brani Morphina e Vogue. Canto quello che sento di voler esprimere. Ho un’anima pop nel senso più performativo del termine, vale a dire che mi piace riproporre live certi pezzi. E poi c’è il mondo del clubbing presente nei brani menzionati: uno più erotico, l’altro più sofisticato. Cosa mi dici delle canzoni più intime?

Nascono da esperienze personali. E da cosa voglio dire io, come persona. La più importante è Come fai. Di cosa parla? Racconta la fine di una storia. Ho dedicato diversi brani a una persona che ha significato molto per me. Non riuscivo a restituire onore alla memoria di questa storia, poi ho scritto quasi di getto questo pezzo. È stata una catarsi. Credo di aver realizzato la canzone più autentica. Sarai a Sanremo insieme a Rettore con Chimica. Come è nato questo duetto? È una delle mie cantanti preferite, un’icona che mi ha influenzato e un personaggio di rottura che ho sempre stimato. Morphina avrei potuto farlo con lei.

Cosa dobbiamo aspettarci? Spaccheremo e faremo ballare, sarà un bello show. E quel teatro sarà il nostro dancefloor. Avete in programma un tour? In primavera, a Roma e a Milano. E poi in estate, speriamo, una serie di live full band. Visto che abbiamo creato i pezzi insieme, i miei produttori saliranno sul palco con me. ditonellapiagaofficial ditonellapiaga

L’album Camouflage

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UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Giulia Brandani

NON SCRIVERMI IL NUOVO THRILLER PSICOLOGICO DI SOPHIE HANNAH, IN CUI I LIBRI NASCONDONO OSCURI SEGRETI. E POSSONO ESSERE MOLTO PERICOLOSI

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n altro avvincente mistero per i detective Simon Waterhouse e Charlie Zailer, insieme alla loro squadra. Quattro omicidi sono al centro del nuovo romanzo di Sophie Hannah, tutti compiuti con lo stesso modus operandi, nella medesima area geografica e quindi ascrivibili a un singolo killer. Ma il movente? Il filo conduttore sembrerebbe la forte amicizia che lega le quattro vittime a due a due, ma accanto a ogni cadavere compare un ulteriore indizio: un piccolo libretto con le pagine spillate, completamente vuoto se non per alcune parole prese da poesie famose, versi il cui significato appare inquietante e difficile da decifrare. A scombussolare le ipotesi al centro delle indagini nella contea di Culver Valley, colpi di scena, depistaggi e un quinto omicidio che fuoriesce dagli schemi: il metodo di uccisione è diverso e l’ultima vittima non ha una “amicizia speciale” a cui poter essere congiunta. Diventa veramente difficile individuare chi potrebbe essere la sua metà complementare e quindi chi possa trovarsi in pericolo di vita. Ecco che emerge l’accattivante e non convenzionale personaggio di Kim Tindall: una famosa e apparentemente cinica comica che ha ricevuto di persona, circa un anno prima degli ultimi eventi, un libretto uguale a quello trovato sulle scene

del crimine. Kim non è una persona socievole, non ha amici, non sa a chi potrebbe essere collegata. Forse sarà la prossima vittima? Perché il killer l’ha risparmiata in tutto questo tempo? Con chi potrebbe avere una connessione? Gli ispettori dovranno intrecciare molti dettagli e fatti diversi prima di trovare tutti i pezzi mancanti del puzzle e scoprire il vero movente degli omicidi. Le sfumature psicologiche da tenere in considerazione sono tante, il killer ha un profilo particolare e le motivazioni che lo spingono a uccidere sono profondamente intime e con uno scopo preciso. Soddisfa piacevolmente, pagina dopo pagina, l’accurata descrizione intima ed emotiva dei personaggi, ognuno con caratteristiche peculiari, a cui il lettore riesce ad affezionarsi. Alla fine del racconto diventano quasi amici, si vorrebbe dare loro consigli e suggerimenti durante la risoluzione di questa indagine in cui i libri sono dappertutto. Nel complesso, un giallo appassionante e un invito alla consapevolezza delle proprie azioni. Una considerazione che passa proprio dalla passione per i libri, dalla loro forza e, talvolta, anche dalla loro pericolosità. Mentre il lettore cerca di risolvere il caso immaginandosi insieme ai detective Waterhouse e Zailer, si ritrova immerso in profonde riflessioni che spaziano dalle

scelte personali all’aiuto che diamo agli altri nelle relazioni che intraprendiamo, fino al modo in cui cerchiamo di contrastare ciò che riteniamo sbagliato. I libri hanno molti poteri e Hannah ne è consapevole: possono farci sognare ed emozionare, riescono a mostrarci la realtà sotto diversi punti di vista, ci fanno divertire o annoiare, possono essere il seme che fa fiorire nuove idee. Ed ecco che da questa verità sottile ma decisa, i libri e la loro forza sono i protagonisti celati di questo racconto avvincente e avvolgente.

Garzanti, pp. 432 € 18,90

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UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA NON SCRIVERMI

© Chinnapong/AdobeStock

[...] Mi sento in colpa perché questa donna si è accorta della difficoltà della mia situazione, mentre io non mi ero neppure accorta di lei. «Naturalmente, per me sarà più dura dopo che lei se ne sarà andata. A quel punto resterò sola». Faith scrolla le spalle. Borbotto qualcosa sugli amici e sulle reti di solidarietà. Non ne so abbastanza dell’amicizia per poterne parlare con cognizione di causa. Non con cognizione di causa e in termini assertivi, quanto meno. «In effetti è ipocrita da parte mia tessere le lodi degli amici», mi sento obbligata a dire. «Io per prima non li sopporto. Sono meno affidabili di un auricolare a basso prezzo e di tutte le compagnie aeree low cost messe insieme». «Neanch’io sono molto portata per le amicizie», dice Faith in tono vivace, come se io avessi suggerito un tema frivolo. «Richiedono troppo lavoro per coltivarle, come le piante d’appartamento». «Concordo. E, sempre come le piante, alla fine muoiono. A che servono, allora?». Spiego meglio questa mia affermazione aggiungendo: «Scusi. Non riesco a non fare battute sul tema della morte da quando mia nonna sta morendo».

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«Però ha ragione. Magari qualcuno mi dicesse: “Voglio esserti amico, e da te non mi aspetterò più di quello che mi aspetterei da una pianta d’appartamento”! Così mi andrebbe più che bene». «È quello che direi anch’io a una potenziale amica», le dico. «Davvero?». «Sì. Io per prima non investirei in quell’amicizia più energie di una pianta morta, perciò accetterei come un patto equo di essere trattata come una pianta d’appartamento morta». Urrà! Ho fatto ridere qualcuno. Più di quanto fossi riuscita a fare fino a questo momento nel reparto di oncologia. [...] Per una come me tornare indietro era pericoloso. Io reggevo solo a patto di guardare avanti. E poi mi resi conto di avere la risposta a un’altra delle domande di Gibbs: perché non avevo paura del futuro, e soprattutto di un futuro che poteva includere il mio assassinio per mano di Billy Amici Morti? È perché il futuro è sempre stato la parte migliore, quella che non è il passato: lì non c’è la perdita della tua famiglia o il suo ritrovarla quando hai diciott’anni, solo per esserne ferita e ancora e sempre ferita; non c’è la scoperta del tesoro nascosto di droghe di tuo marito per la ventisettesima volta né il dover credere alle sue

deboli promesse che smetterà, te lo giura, questa volta dice sul serio; non c’è il rendersi conto che il tuo amante, in teoria dotato di una profondità nascosta, altro non è che una superficie dura e vuota; non c’è un uomo che ti dà un libriccino bianco guardandoti in un modo che ti mozza il respiro e ti fa venire voglia di scappare… Il futuro non è niente di tutto questo. È il luogo in cui le cose belle cominceranno finalmente ad accadere. Ecco perché non fa paura. Credevo che lo sapessero tutti. [...] A quell’epoca ti odiavo, Billy. L’intensità dell’odio che provavo per te era sconvolgente. Mi sentivo come se tu ti stessi deliberatamente appropriando della storia mia e della mia famiglia – una storia importante per me, forse troppo – per ridurla a una piccola parte insignificante del tuo dramma, tanto più importante e degno di fare notizia. Io e Marion non avevamo niente a che fare con Linzi Birrell, Rhian Douglas, Angela McCabe e Josh Norbury, ma all’improvviso, per causa tua, ci trovavamo tutti mischiati insieme e definiti esclusivamente dal nostro rapporto con te, in quanto vittime o potenziali vittime di Billy. Il nostro destino sembrava ormai avulso da ciò che noi eravamo, da ciò che avevamo fatto. Com’era possibile che qualcuno progettasse di uccidere Marion e me?


Come facevi, Billy, a non vedere che per tutta la vita io mi ero definita «non Marion; l’opposto di tutto ciò in cui lei crede», tanto da essere l’ultima persona da inserire nella tua lista, se volevi assassinare lei? Come si fa a uccidere Marion per una ragione che non sia la vendetta per quello che lei ha fatto a me? Illogica e incoerente, lo so; sto semplicemente tentando di descrivere il caos che imperversava nella mia mente mentre, lì seduta, ascoltavo il detective Waterhouse e il detective Gibbs discutere dell’opportunità di parlare con Drew, essendo io così inaffidabile e deludente come testimone. No, non lo sono, protestai silenziosamente. Sulla morte so molto più di quanto ne sappia mio fratello. Sono io quella che sa guardarla in modo obiettivo. Drew pensava solo al proprio senso di perdita mentre Marion moriva. Io, non sentendo quella perdita allo stesso modo, pensavo alla spoliazione che viveva Marion, a come tutto ciò che le apparteneva – il respiro, i pensieri, i ricordi – sarebbe stato cancellato per sempre. Se avessi potuto salvarle la vita l’avrei fatto di corsa. Vedevo la sua morte come la più orrenda delle tragedie: non in quanto morte di Marion, ma in quanto morte. Drew era troppo occupato a piangere su sua nonna per rendersi conto dell’inarrestabile epidemia che stava per colpire – che colpirà – noi tutti. Ecco perché lui poteva stare in quella stanza e invece io dovevo starmene fuori. Non avevo capito, però, che quel giorno la Morte aveva un’incarnazione umana, lì al padiglione 10: tu, Billy. Non ti odio più, non più ora che ho compreso il motivo per cui hai fatto quello che hai fatto. I cinque omicidi che hai commesso sono orrendi e ingiustificabili, ma dopo averne compreso il motivo – con la sua logica bizzarramente meticolosa – la mia avversione personale è caduta. La tua era una mentalità che solo una grande sofferenza poteva aver generato. E appunto per questo non mi sento di condannarti come persona profondamente malvagia. Penso che tu credessi davvero di poter ri-

scattare le tue sofferenze generando sofferenze uguali e contrarie. E mentre pianificavi e attuavi i tuoi crimini, eri temporaneamente anestetizzato: concentrarti sull’infliggere sofferenze agli altri ti impediva di sentire il tormento del tuo dolore. [...] «Mia madre non aveva certo programmato di avere una gravidanza così giovane, ma dopo aver scoperto di essere incinta voleva disperatamente tenersi il bambino. Che avesse due idioti come genitori le era già chiaro, e in mancanza di fratelli o sorelle, avere un bambino suo le sembrava l’unico modo per garantirsi un familiare decente». «Vengono da Cheryl queste informazioni?» domanda Waterhouse. Annuisco. «E sono senz’altro credibili. Non penso che se le inventi per farmi credere di essere stata una figlia desiderata. Alcuni particolari che mi ha raccontato sono troppo specifici, e Cheryl non ha tanta immaginazione da inventarseli di sana pianta. Elaine voleva tenermi. Parlava di me tutte le volte che lei e Cheryl si vedevano: essere stata obbligata a darmi in adozione era il suo tormento, che poi si era trasformato in ossessione. Non ha mai perdonato Marion e Trevor. E poi c’è stata una svolta che per lei ha ulteriormente peggiorato le cose». Ho bisogno di una dose extra di ossigeno per parlare di questa parte della storia. Già prima di cominciare sento che ai polmoni sta mancando l’aria. «Elaine è rimasta di nuovo incinta quando era ancora minorenne. Mio fratello Drew è nato quasi un anno dopo che avevano dato me in adozione. Il padre era diverso dal mio, ma anche lui ben presto si era reso irreperibile». E qui ci vuole una frase scherzosa per alleggerire un po’. «Insomma, non piace a nessuno parlare male dei morti, ma è chiaro che la contraccezione non era il primo pensiero di mia madre. Marion e Trevor entrarono di nuovo in modalità catastrofe incombente – in panico per il disonore che sarebbe ricaduto sulla famiglia – e insistettero per un’altra adozione. Elaine era distrutta di nuovo, ma poi accadde il miracolo. Nacque Drew, e all’ospedale Marion

© Gaj Rudolf/AdobeStock

Un assaggio di lettura

lo degnò di uno sguardo e il suo cuore si sciolse. Non sopportando l’idea che le venisse tolto, convinse anche Trevor a tenerlo e d’un tratto il disonore della famiglia non importava più, tanto forte era l’amore di tutti per Drew». Faccio un sorriso radioso. «Se si sta domandando se io fossi la neonata brutta e Drew il neonato bello, be’, direi di no. Ho visto le foto di tutti e due: ci assomigliavamo parecchio». «Probabilmente c’era di mezzo il fattore generazionale», dice Simon. «So che i miei genitori volevano un maschio, per esempio. Non me, probabilmente: un maschio diverso da me». Mi protendo verso di lui. «Ha appena fatto una battuta?» «No, ero serissimo». È imbarazzato e sembra ansioso di passare subito oltre. «Dunque sua madre ha tenuto suo fratello? Lui non è stato dato in adozione?». «No, no. Era Marion a occuparsi di lui da piccolo, perciò Elaine era libera di andarsene in giro come tutti gli adolescenti, ma Cheryl dice che non era felice. Adorava Drew, ma il sollievo di poterlo tenere e l’amore per lui non facevano che acuire il dolore per avere rinunciato a me. E Cheryl dice…». Mi interrompo. Questa è la parte più 39


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura

© Charnsitr/AdobeStock

dura da raccontare, lo so perché ne avevo parlato a Gabe («Gesù Cristo! Che bella coppia di pezzi di merda! Non ti pare che sia un buon motivo per non vedere mai più Marion e Trevor, considerando che tra l’altro quei due sono noiosi come le mosche?»). «Secondo Cheryl, Elaine avrebbe finito per odiare meno i genitori se l’avessero costretta a dare in adozione anche Drew. Avrebbe sofferto di nuovo per una perdita, e ovviamente lei preferiva tenersi Drew piuttosto che avere un’opinione meno brutta dei suoi genitori, però… era l’ipocrisia quella che lei non poteva sopportare: i due pesi e due misure, e per di più l’ostinato rifiuto di ammetterlo. Marion non ammetteva che fosse crudele e sbagliato aver costretto Elaine a dare via una figlia appena nata, permettendole di tenere l’altro figlio solo perché lei si era innamorata all’istante di Drew, e non della bambina. Non si trattava del fattore generazionale o della questione maschio/femmina. Marion lo diceva chiaro e tondo: quando aveva abbassato gli occhi su Drew appena nato lui aveva guardato in su, verso di lei, con un tale amore nello sguardo da rendere inconcepibile l’idea di un piano di adozione». [...] da Origami, di Kim Tribbeck Mercoledì 21 gennaio 2015 Mi sta suonando il telefono nella testa. Non può essere. Io non ho un telefono in testa. Mi tiro su a sedere, gli occhi ancora

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chiusi, e tasto il piumone in cerca della fonte del suono. Quando la trovo (sotto il piumone, insieme a una bottiglia di birra vuota, perché io ci tengo all’ordine perfetto in casa e alla moralità) ha già smesso di suonare. Non riconosco il numero. Le 7.45 del mattino. Gesù Cristo. Ricomincia a suonare. Il numero è lo stesso. «Pronto?». «Parlo con Kim?». È una donna. «Sì. E tu, se sai a chi telefoni, sai già che sono una comica e che è tipico dei comici non essere svegli alle otto meno un quarto del mattino. Chi sei? Un postino vendicativo? Un garzone del lattaio che ce l’ha con me?». «Mi dispiace se ti ho svegliato». «L’hai fatto». «Sono Isobel Sturridge. La sorella di Liam». Vorrei ridere e accusarla di mentire, ma non posso. Conosco quella voce. È lei. «Oh, ciao Isobel, altrimenti detta Faith Kendell. Oppure preferisci che usi il tuo soprannome, Billy Amici Morti? Non il ragazzo del latte né il postino, ma un’assassina, no?». Le parlerei in questo modo se ci fosse motivo di avere paura? Non può essere vicina a casa mia. Di sicuro non è qui fuori, altrimenti busserebbe alla porta invece di telefonare. Ieri sera mi sono ricordata di dare due giri di chiave alla porta d’ingresso, prima di andare a dormire? Probabil-

mente no. «Liam mi ha dato il tuo numero, spero non ti dispiaccia». Adesso rido. «Giusto: dopo tutto quello che hai fatto, se avrò qualcosa da ridire è perché ti sei presa il mio numero di telefono senza il mio consenso. Iniettare dell’acido per le batterie a mia nonna è una sciocchezzuola, in confronto». «Liam ha detto che tu e Marion non vi volevate bene». Mi paralizzo. Lei è Billy. Nessun altro avrebbe reagito così. Passano alcuni secondi prima che riesca a dire: «Esatto. Ed è anche vero che lei aveva un cancro che stava per ucciderla, ma vorrei lo stesso che non fosse stata assassinata. Che ironia, eh?». «No, è comprensibile. Mi dispiace di averti mentito sul mio nome». «Perché mi hai telefonato? Io non voglio parlare con te – anzi, ora voglio telefonare alla polizia per raccontare di questa tua telefonata – perciò se non hai niente di urgente da dire…». «Andrò a parlare con la polizia domani mattina. Vorrei che ci foste anche tu e tuo fratello. Questa faccenda riguarda te tanto quanto me. Avevo chiesto alla polizia di garantirmi la presenza tua e di tuo fratello, ma loro hanno rifiutato. Così… sebbene la mia sia una richiesta poco ortodossa, e pur sapendo che nessun membro della tua famiglia mi deve qualcosa… ti prego di dirmi di sì e di venire».


Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi DEL PROCESSO A ZEUS Giovanna Nosarti Manni, pp. 208 € 16,50 Che succede se il dio Zeus entra in crisi d’identità? Seguire la famiglia “allargata”, gestire il potere e controllare la religione diventa tutt’altro che semplice. Figuriamoci, poi, se pensa che qualcuno – a ragione – potrebbe avercela con lui e tramare alle sue spalle. Con sapiente ironia il romanzo parla di vendette, amori, tradimenti, paure, gioie. Aspetti divini, ma pure umanissimi, rappresentati dagli abitanti dell’Olimpo.

PAISÀ, SCIUSCIÀ E SEGNORINE Mario Avagliano, Marco Palmieri Il Mulino, pp. 504 € 26 Un saggio che approfondisce il periodo vissuto in Italia meridionale e a Roma tra il luglio del 1943, quando gli alleati sbarcano in Sicilia, e il maggio del 1945, quando la guerra finisce. Un tempo segnato da combattimenti e atti di resistenza. Ma anche da un vitale e caotico ritorno alla pace e alla libertà. Un affresco corale, colorato, curioso del Paese che si affacciava al dopoguerra, ricostruito attraverso lettere, diari, giornali, canzoni e film.

IL TESORO INVISIBILE Filippo Cosmelli, Daniela Bianco Utet, pp. 208 € 22 Un Grand Tour nei depositi dei musei, alla ricerca delle opere che, per i più svariati motivi, non sono esposte ma meriterebbero di essere conosciute. Dipinti, sculture, gioielli, documenti antichi e oggetti capaci di restituire il sapore di epoche lontane, ma che sono invisibili a turisti e cittadini: dall’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci al certificato di nascita di Caravaggio, fino alle incisioni di Giovanni Battista Piranesi custodite nel deposito della Calcografia nazionale, proprio sotto la Fontana di Trevi.

I DRAGHI, IL GIGANTE, LE DONNE Wayétu Moore Edizioni E/O, pp. 288 € 18 Il poetico e commovente memoir di Wayétu Moore è sospeso tra folklore e storia. E racconta la drammatica e rocambolesca fuga dell’autrice dalla Liberia (ferita dalla guerra civile), avvenuta nel 1989, quando è ancora bambina, insieme a una parte della famiglia. Poi l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta trascorse in America, prima del ritorno nel Paese natio per ritrovare la propria identità e riconciliarsi con un pezzo di storia.

IL NOSTRO VOLTO Franco Marcoaldi, Tomaso Montanari Einaudi, pp. 216 € 18 Lo sguardo di un poeta e quello di uno storico dell’arte compongono il ritratto collettivo del popolo italiano. In un dialogo tra lemmi e capolavori che fanno da specchio all’identità del nostro Paese, fin dalle origini inclusivo, meticcio e aperto. Sempre a metà fra commedia e tragedia, capace di grandi sentimenti e piccole meschinità. È l’Italia, tra gli altri, dei sonetti di Cecco Angiolieri, dei tratti luminosi del Ghirlandaio, degli scatti in bianco e nero di Ferdinando Scianna.

ANNABELLA ABBONDANTE Barbara Perna Giunti, pp. 372 € 14,90 Giudice generosa, determinata e intraprendente, perennemente a dieta ma golosa di cannoli, Annabella Abbondante si divide tra estenuanti udienze in tribunale e interminabili pile di fascicoli. Senza mai lasciarsi scappare indizi e dettagli di un intricato giallo metropolitano in cui non può fare a meno di intromettersi. Pagine simpatiche e divertenti attraversate, in sella a una bici, da una giovane donna indipendente, carica di ricci indomabili e altruismo intelligente. 41


Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti

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MULE BOY E IL TROLL DAL CUORE STRAPPATO Øyvind Torseter Beisler, pp. 112 € 24 (da 9 anni) Graphic novel satirica e surreale che riprende una tradizionale fiaba nordica. Un re ha sette figli, tutti vittime di un sortilegio a parte il più piccolo e scaltro, Mule Boy, che segue le orme del padre e vuole salvare i fratelli. In sella al suo cavallo inizia un viaggio funestato da pericoli di ogni specie. Ma non si ferma di fronte agli ostacoli e, per sciogliere l’incantesimo, si spinge fino alla montagna dove abita il Troll dal cuore strappato.

UN LUPO ALLA FINESTRA? Katerina Gorelik Orecchio acerbo, pp. 60 € 19 (da 3 anni) Per i più piccoli, un libro con le finestrelle dalle quali sbirciare nelle case altrui. Pur sapendo che una visione parziale non corrisponde mai alla realtà e dietro ogni tapparella si nasconde una sorpresa, anche paurosa. I personaggi spaventosi ci sono proprio tutti: il lupo, il pescecane, il drago e gli scheletri. L’importante, però, è non fermarsi alle apparenze, perché ciò che sembra orribile poi non lo è e quello che pare innocuo potrebbe invece stupirci.

DA CHE PARTE PER YELLOWSTONE? Aleksandra Mizielinska, Daniel Mizielinski L’Ippocampo, pp. 128 € 25 (da 8 anni) Due simpatici personaggi, l’enorme bisonte Kula e il piccolo scoiattolo Ula, compiono un lungo viaggio dalla foresta Białowieża, in Polonia, fino al cuore di otto parchi nazionali in varie parti del mondo: da Yellowstone alla Groenlandia, dalla Namibia all’isola di Komodo. Dagli autori del bestseller mondiale Mappe, un libro per piccoli esploratori avventurosi alla scoperta dei luoghi più selvaggi del pianeta.

LILLO E BILLO, IL BULLO Tino Lanci , illustrazioni Giulia Orecchia Carthusia, pp. 32 € 16,90 (da 6 anni) Il primo giorno di scuola Lillo, bambino spensierato e amato da tutti, fa un brutto incontro. In classe con lui c’è Billo, un bullo prepotente e arrogante che fa dispetti a tutti e si accanisce con i più indifesi, facendogli paura. Ma Lillo trova la forza di denunciarlo, chiedendo aiuto ai suoi genitori e a chi gli vuole bene, riuscendo a reagire ai soprusi. Un libricino di incoraggiamento per combattere il bullismo. S.G.

LA DORSALE. L’ANNO DEL FERRO Maria Gaia Belli Effequ, pp. 300 € 17 (da 13 anni) Il primo volume di una trilogia fantasy che narra la crescita di Kami, Luk, Key e Leila, quattro giovani impegnati in avventure epiche. Ambientato in un mondo fantastico e duro, è l’inizio di un’articolata saga made in Italy che si dipana tra amicizia, intrecci amorosi, conflitti e tradimenti. Lungo le asperità della dorsale, la grande montagna di ferro che delimita il mondo dei protagonisti. S.G.

STORIA DI UN SIGNORE PICCOLO PICCOLO Barbro Lindgren, illustrazioni Eva Eriksson Iperborea, pp. 48 € 13 (da 4 anni) Il signore piccolo piccolo ha sempre un cappello in testa e neanche un amico, e se ne sta sui gradini di casa a soffrire di solitudine. Un giorno passa di lì un cane grande e simpatico e tra loro nasce una bella conoscenza. Fino a quando compare una bambina allegra e gentile a cui il cane si affeziona immediatamente. Un libro delicato sulla solitudine e sull’amicizia vera, sempre inclusiva e aggregante. S.G.



IN VIAGGIO CON

UN IGNORANTE CURIOSO COSÌ SI DEFINISCE MARCO PAOLINI, ARTIGIANO DELLA PAROLA CHE CON LA FABBRICA DEL MONDO TORNA IN TV A SPIEGARE LA SCIENZA Andrea_Radic

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© Francesco Pergolesi

di Andrea Radic

Marco Paolini interpreta Noè nello spettacolo La fabbrica del mondo

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n artigiano della parola, capace di servirsi del vocabolario per creare i manufatti della sua letteratura teatrale. Profondo e delicato al tempo stesso, forte e gentile, non interpreta personaggi, bensì narra storie calandosi nei dettagli del reale, costruendo la declinazione temporale con l’intuizione del drammaturgo. Marco Paolini ti prende per mano, a volte per le orecchie, e ti trascina con sé lungo il sentiero narrativo. «Avrei voluto incontrarci in una stazione più piccola, amo quella di Chioggia, un finis terrae più piccolo di Venezia Santa Lucia, ma altrettanto suggestivo», esordisce. Figlio di ferroviere, ha la rete di trasporto su ferro nel sangue e così ne parla. «Quella dei ferrovieri è una comunità solidale, dove tutti cercano di trovare il modo di aiutare chi gli sta accanto». Da sabato 8 gennaio torna in televisione, in prime time su Rai 3, con La fabbrica del mondo, un lavoro in tre puntate scritto e condotto con Telmo Pievani, scienziato evoluzionista. Un nuovo progetto che approda in prima serata, quindi. A teatro, non sento di avere le caratteristiche del primo attore e non interpreto personaggi leggendari. Se c’è una cosa che so fare è cercare una storia che si può vedere, illustrandola con le parole. Prima voglio capirla e successivamente renderla con le parole, scegliendole, pesandole. Se

non riesco, significa che non ho capito qualcosa della storia stessa. Le storie che racconto adesso in tv sono ancora più difficili, perché legate alla scienza, una conoscenza di cui mi mancano le basi, anche se posso buttarmi sui libri. Tanti anni fa ho portato sul palco la vita di Galileo Galilei, per far capire come le vicende legate alla scienza arrivino a noi. Galileo ha una specie di apriscatole per aprire il mondo, la sua egemonia passa dai filosofi ai geometri. Forse oggi avremmo più bisogno di filosofi, capaci di mettere insieme le teorie, che di specialisti. Nel programma incontriamo diversi scienziati per affrontare i temi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, piena di buoni propositi come la letterina a Babbo Natale. Vogliamo raccontarla sul serio ma senza rischiare di essere noiosi o minacciosi perché gli spettatori, appena sentono l’ombra della paura, cambiano canale. Il Covid-19 ha già provato tutti abbastanza. Ci vuole una nuova leva per occuparsi delle cose del mondo, come quella che hanno gli adolescenti che scendono in piazza. Io non voglio scimmiottarli, ma solo riflettere sul tema. Si impara molto ascoltandoti raccontare. Ma io non sono colto, sono un ignorante curioso: ogni volta verifico di aver capito bene, proprio perché non ho tutti gli strumenti in repertorio, non ho digerito migliaia di libri e le mie

fondamenta scolastiche sono un po’ lontane. Cerco di estrarre dalle cose l’essenza, come quando parti in barca a vela e devi scegliere cosa portare e cosa lasciare a terra. Allo stesso modo, in un racconto orale, non puoi posizionare i pesi a caso. Hai presente chi sa caricare perfettamente il bagagliaio di un’auto? Ecco, è quella cosa lì. Parola, musica, ritmo, non abusare delle pause né delle accelerazioni. Il tratto onomatopeico è una tua caratteristica. Trasformare le cose in suoni, e non solo in parole, aiuta a vedere, come nelle filastrocche per bambini. Cerco di illustrare con i suoni ed evocando gli odori, lavorando sulla suggestione di tutti i sensi per raccontare da dentro il mondo in cui vivo, non da censore, ma da osservatore. Un po’ come succede durante un viaggio in treno. Sono figlio di ferroviere, dunque ho un imprinting della visione laterale della vita, o di quella dalla cabina, per me incomparabile. Il treno raggiunge la città dal lato b: mentre tutto si affaccia sulla strada, noi, dalla ferrovia, vediamo il retro. Un bel modo di entrare in un paese. Un tempo, arrivando a Roma, si attraversavano chilometri di borgate e baracche che qualcuno avrebbe voluto nascondere, ma erano lì, appena al di là del binario. Ecco perché resta un bel modo di osservare: è come entrare dalla porta di servizio. E a me piace. Sono cresciuto nelle case

© Daniele Ratti

© Gianluca Moretto

Marco Paolini e Telmo Pievani sul set dello spettacolo La fabbrica del mondo

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© Gianluca Moretto

IN VIAGGIO CON

dei ferrovieri a Treviso, dove si sono trasferiti i miei genitori dopo essersi conosciuti nel deposito locomotive di Belluno. Poi, per un periodo piuttosto lungo, mio padre lavorò in Sicilia nei depositi di Castelvetrano (TP) e Modica (RG), il più a sud d’Europa, ormai chiusi. Nella mia testa avevano un grande fascino e appena mi fu possibile andai a vederli. Mi resta un grande rispetto per questo settore. Come è stato tornare in teatro e ritrovare il pubblico dal vivo? Non è solo officiare un rito, ma ritrovarsi nella stessa condizione di coloro che hai davanti, perché a tutti noi è mancato quello che stiamo facendo ora, è come ritrovarsi vivi dopo un terremoto. Qual è il profumo della tua infanzia? Quello della stazione di Ancona di notte, una sorta di luogo esotico per me. Ancora si aprivano i finestrini dei treni e l’odore era una miscela di acqua di mare, ruggine, acqua stantia e alluminio, quello della manovella del finestrino. Lì da bambino ci cascava spesso anche la lingua: ho assaggiato i vagoni di mezza Italia, tutti anticorpi (ride). 46

Ma l’odore del viaggio, ancora adesso, per me, è un odore di libertà, dove tutto è speciale. Sono meno avventuroso di quando ero giovane, ma so riconoscere le emozioni quando arrivano. Tu parli spesso della bellezza della “manutenzione”, della voglia di conservare. Temo che il concetto di manutenzio-

ne, a cui sono molto affezionato, abbia a che fare con l’emozione. Una volta si poteva sostituire un solo specchietto retrovisore, oggi devi cambiare un intero blocco di carrozzeria. Stessa cosa per le lampadine o gli elettrodomestici: duravano troppo, una vita, li hanno resi maggiormente consumabili altrimenti non ne avrebbero più venduti. L’Europa ha introdotto nelle etichette la classe di riparabilità, una buona tendenza. Dovremmo tornare ad avere standard che siano sinonimo di razionalità e di sostenibilità Nei rapporti umani tendi a manutenere o cambiare? Sono sedotto dalle persone nuove, attratto da ciò che non conosco. Credo, però, che il valore di chi hai intorno lo scopri soprattutto nei momenti di fragilità: una rete di protezione fisica è indispensabile per chiunque. Anche l’orso più solitario, ogni tanto, ha bisogno di scambiare quattro chiacchiere con un altro orso. La drammaturgia della tua terra aggiunge forza al tuo essere narratore? Mi definisco europeo, italiano di montagna e veneto di minoranza. Sono tre rivendicazioni. Una: l’Europa sta invecchiando in fretta, o si va avanti o si torna rapidamente indietro. Due: il 70% del nostro Paese è montano o collinare, noi siamo questo. Tre: sono un veneto di minoranza e lo prendo con allegria. marcopaoliniofficial

Andrea Radic e Marco Paolini alla stazione di Venezia Santa Lucia


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INCONTRO

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UN EROE VERDE DOPO IL SUCCESSO IN TV CON LA FICTION UN PROFESSORE, ALESSANDRO GASSMANN SI PREPARA A UN 2022 RICCO DI CINEMA, TEATRO E PROGETTI SOSTENIBILI di Gaspare Baglio

È

stato uno degli attori più amati del 2021. Alessandro Gassmann ha (letteralmente) sbancato l’auditel con I bastardi di Pizzofalcone e Un professore, due tra le fiction più seguite e amate di Rai1. E nei prossimi 365 giorni continuerà la sua attività di regista teatrale e di interprete. Senza dimenticare il costante impegno per l’ambiente. Simpatico per vocazione, talentuoso e amante della natura, usa gli insegnamenti e le esperienze del passato per lanciarsi verso il futuro tentando di migliorare il mondo. Sei diventato l’idolo di tanti italiani con Un professore. Te lo aspettavi? Effettivamente è stato un grande successo ma non era scontato facesse certi numeri. Era una scommessa più complessa rispetto a I bastardi di Pizzofalcone. Diretta da Alessandro d’Alatri e scritta dal grandissimo sceneggiatore Sandro Petraglia, usa la filosofia in modo non superficiale per parlare dei rapporti tra ragazzi e tra genitori e figli. Tornerai con queste fiction? I risultati lasciano pensare che le serie proseguiranno il loro percorso. Intanto, nel 2022 riprendi il tour dello spettacolo teatrale Il silenzio grande, con Massimo Gallo e Stefania Rocca. La tournée è ripartita e la pièce è diventata anche un film presentato a

gasparebaglio

Venezia, con Massimiliano Gallo e Margherita Buy, che ha ricevuto bellissime critiche. Ora è disponibile su Amazon Prime Video. Durante questo percorso si è solidificato il mio rapporto con lo sceneggiatore Maurizio De Giovanni, nato con I bastardi di Pizzofalcone. Ora stiamo scrivendo insieme quella che sarà la mia prossima pellicola. Qualche anticipazione? Posso dire solo che tratterà di una relazione d’amicizia tra persone con età molto diverse: un uomo adulto e un bambino piccolo. A questo proposito, come ti approcci alle nuove generazioni? Il loro mondo mi appassiona. Sono amico dei giovani o, almeno, ci provo. Attraverso mio figlio Leo, di 23 anni, ho imparato a porre attenzione alle loro esigenze e li trovo davvero affascinanti. Credo stiano lanciando messaggi importanti: si sono vaccinati più di quelli che hanno la mia età, per esempio. E secondo me questo è stato un atto di grande intelligenza. Ultimamente, poi, grazie alla serie Un professore, mi è capitato spesso di avere un dialogo con loro. E sono sempre sorprendenti, talentuosi, molto diversi dalla mia generazione: ci insegnano cose inedite, soprattutto sulle nuove tecnologie. Anche il mio impegno per l’ambiente attraverso il

movimento Green Heroes, creato con gli scienziati del Kyoto Club di Roma, è in nome dei ragazzi. Qual è l’obiettivo alla base del progetto? Donare ai giovani un pianeta vivibile, almeno come lo abbiamo avuto noi. Su questa esperienza hai anche scritto un libro. Si intitola Io e i Green Heroes. L'ho ultimato con il gruppo del Kyoto Club di Roma, che riunisce persone che si occupano di sostenibilità tra cui la scienziata Annalisa Corrado e il ricercatore Roberto Bragalone. Parlerò della mia passione per il green: come è nata e perché sono arrivato a occuparmi di questo tema. Nel testo segnalo anche le imprese che creano ricchezza e posti di lavoro ecosostenibili in Italia, con tanto di mappa dove sono collocate per poter conoscere i loro prodotti. I proventi della vendita del volume saranno utilizzati per la piantumazione degli alberi. Come sei diventato così attento all’ecologia? È una passione che mi ha tramandato mia madre e si è radicata quando è nato mio figlio. Come mai? Quando diventi genitore l’orizzonte della vita si allunga. Ho cominciato a riflettere sulle sorti del pianeta non solo rispetto alla mia vita, ma pen49


INCONTRO

Alessandro Gassmann nella serie I bastardi di Pizzofalcone

sando a quando mio figlio sarebbe diventato vecchio e i miei nipoti anziani. Questo mi ha responsabilizzato. È merito di Leo se ho voglia di collaborare – da normale cittadino, ma utilizzando

la mia popolarità – per promuovere notizie e iniziative, anche piccole, che possono essere utili in questo senso. Un esempio? Mi viene in mente l’app Biofarm che

© Anna Camerlingo

Alessandro Gassmann sul set della fiction Un professore

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permette di adottare alberi da frutta vicino casa. Basta comunicare quante persone compongono il proprio nucleo familiare e quali sono i frutti preferiti. Una volta capito di quanti alberi si ha bisogno, si riceveranno a casa i loro prodotti. Tutto ciò grazie a un metodo di coltivazione biologica che consente prezzi molto competitivi e, spesso, addirittura più bassi di quelli nei supermercati. Va detto, infatti, che chi decide di impegnarsi in un’attività ecosostenibile ha più possibilità di successo. Quindi non si tratta solo di fare bene al pianeta, ma di vedere crescere la propria azienda. Green Heroes nasce anche per promuovere un’economia forte, l’unica possibile per preservare la Terra dopo di noi. Con il libro vogliamo informare, creare speranza, dare coraggio a chi ha voglia di un cambiamento utile alle nuove generazioni. Come concili la tua anima verde con le scelte lavorative? In ogni modo, per esempio ho firmato un protocollo per rendere i set cinematografici a impatto zero. Durante


© Leonardo Puccini

Da sinistra a destra, Massimiliano Gallo, Antonia Fotaras, Alessandro Gassmann ed Emanuele Linfatti alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per presentare Il silenzio grande

la realizzazione di un film viene utilizzata tantissima plastica monodose, soprattutto con le regole molto rigide legate al contenimento del Covid-19. Ma so che c’è un grande impegno per proteggere l’ambiente e mi auguro che diventi una regola. Sei green anche nell’alimentazione? Mangio biologico e sono contento che questo sia utile anche per aiutare i terreni a mantenere la propria funzionalità in modo sano. I prezzi dei prodotti sono diminuiti e scenderanno ulteriormente con l’aumento delle persone che si nutrono in modo ecosostenibile.

Che mezzo utilizzi per spostarti? Il treno è quello più comodo e aiuta a contenere il riscaldamento globale. In città, uso una macchina ibrida in affitto. Torniamo a parlare di lavoro. Sempre a teatro, hai diretto Fronte del porto, dal libro dell’americano Budd Schulberg. Sì, ma ho chiesto a Federico Ianniello un adattamento del testo, spostando l’azione dagli Stati Uniti alla Napoli degli anni ’80. Lo spettacolo parla di diritti dei lavoratori, corruzione e malavita organizzata e il capoluogo partenopeo di quegli anni era per-

fetto per l’ambientazione, visto che la camorra gestiva gran parte degli scali al porto napoletano. È una produzione del Teatro Bellini con Daniele Russo come protagonista e un cast di 12 attori. Siamo alla terza ripresa e rivedere la gente a teatro è una cosa bellissima. Anche perché per i lavoratori dello spettacolo è stata dura. Sono una delle categorie più colpite dalla pandemia. Qualcuno non ce l’ha fatta a continuare e ha dovuto cambiare lavoro. Spero si possa tornare a una situazione sostenibile per il settore e che tutti possano as-

© Anna Camerlingo

Foto di scena del film Il silenzio grande con, da sinistra a destra, Massimiliano Gallo, Marina Confalone e Margherita Buy

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© Lightales/Matteo Mignani

INCONTRO

Il cast della pellicola Il silenzio grande sul red carpet della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

sistere agli spettacoli in totale sicuMario Monicelli prese spunto per rezza. Sarebbe un peccato ridurre L’armata Brancaleone. Fatte le dol’attività proprio nel Paese con la più vute differenze, l’atmosfera può rialta concentrazione di teatri storici cordare quella strana avventura che al mondo. Con il palcoscenico abtutti gli italiani ricordano. biamo un rapporto multisecolare, Visto che nei panni di Brancaleone una tradizione e una capacità che va da Norcia c’era tuo padre, immapreservata. gino sarai stato particolarmente Sembra comunque che stia riprenemozionato… dendo meglio del cinema. Molto. Ho conosciuto la vedova di Dopo due anni di pandemia, le perMalerba e interpreto un personagsone si sono abituate a vedere i film gio molto interessante che parla in sulle piattaforme. Con un virus che latino. È stato un po’ come tornare a ancora circola e la possibilità dello scuola (ride, ndr). streaming, temo si sia creata una diDebutti pure su Netflix. Con quale ALESSANDRO sabitudine. Mi auguro, di cuore, che progetto? GASSMANN si torni nelle sale. A Figlio settembre scorMi vedrete in un revenge movie il di Vittorio Gassman e Juliette Mayniel, è attore, regista e doppiatore. In carriera ha ricevutodel un DavidCinema di Donatello e diversi Naso, durante la Mostra di cui titolo provvisorio è Il mio nome stri d’Argento. 2019, insieme ad Annalisa Corrado e con Venezia, quando hoNel visto Ildi Kyoto silenzio è vendetta. La pellicola parla di un il supporto scientifico Club, ha lanLa vita di un grande uomo di cinema. L’impegno nelciato l’iniziativa #GreenHeroes, in cui racbattaglia per salvare il pianeta. La testimonianza di agli italiani le storie degli imprenditori grande sul grande conta schermo, con il torto lacome commesso verso la persona “verdi” più innovativi e coraggiosi, dai suoi un mondo diverso è ancora possibile. canali social oltre che dalle colonne de La e venerdì di Repubblica. sonoro del cinema,Stampa-Tuttogreen è come se fossbagliata, che sono io. In pratica, si tornato indietro nel tempo. Un bel ho passato otto settimane della mia film è sempre meglio al cinema che vita a uccidere persone con diversi a casa. sistemi, ne ho contati 21. Non ci ho A proposito, hai finito da poco le ripreso gusto, ma mi sono molto diprese del film Il Pataffio, di Francevertito. E poi sono tornato in forma sco Lagi. Di cosa parla? e ho potuto lavorare coi più grandi È una storia ambientata nell’anno stuntmen italiani. Il film è diretto da 1000, tratta dal romanzo di Luigi MaCosimo Gomez, un esperto del gelerba. Il protagonista è Lino Masella nere: sono convinto che gli appase, oltre alla mia partecipazione, c’è sionati avranno di che divertirsi. quella di Giorgio Tirabassi e Valerio Sei combattivo e diretto sui social. CMYK CARTONATO Mastandrea. Sempre da Malerba, Come ti definiresti?

Un signore di mezza età abbastanza in forma, curioso del futuro. Per questo, come personaggio pubblico, cerco di essere utile alla società, anche a costo di rompere le palle. Un augurio per questo nuovo anno? Che sia più sereno, con meno urla e più rispetto verso chi non la pensa come noi. GassmanGassmann alessandro_gassmann_official

8 MM DI ABBONDANZA PER LA PIEGA

8 MM DI ABBONDANZA PER LA PIEGA

ALESSANDRO GASSMANN

ALESSANDRO GASSMANN

IO E I GREEN HEROES

Foto di copertina: © Andrea Varani courtesy Gentleman Mag Italia. Copertina: Marzia Bernasconi Art Director: Cecilia Flegenheimer

IO E I HEROES PERCHÉ HO DECISO DI PENSARE VERDE

Attore e regista italiano tra i più amati, questo libro Alessandro Gassmann si ra conta a cuore aperto, dai giorni dell’infa zia fino ai traguardi del presente. Il cinem respirato in casa fin dalla più tenera età, u padre leggendario, affettuoso e complicat la vita agreste con la madre, anche lei sple dida attrice. E poi gli studi tormentati, co l’abbandono dell’amata facoltà di Agrar la gioventù negli edonistici anni Ottanta, amicizie, le passioni e l’amore, l’accadem di recitazione, i primi passi e infine i succe si cinematografici. Ma è la nascita di Leo a cambiare davve tutto: diventare genitori allunga gli or zonti e proietta le responsabilità nel fut ro, oltre la propria esistenza. Ed è graz alla paternità che Gassmann riscopre u filo rosso – anzi, verde – che unisce tut le tappe della sua vita: la sensibilità ecol gica, che diviene presa di coscienza de crisi climatica e impegno per contrastar Nasce così l’idea di incontrare e raccontar veri eroi del nostro tempo, coloro che, spe so nell’ombra, stanno inventando un mod virtuoso di coniugare economia e ambie te. Sono i #GreenHeroes, uomini e don coraggiosi che dimostrano come si pos creare valore e lavoro anche prendendo cura del posto in cui si vive, investendo n futuro anziché rimandare la resa dei con con il pianeta. Scritto con Roberto Bragalone e il suppor scientifico di Annalisa Corrado, Io e i #G enHeroes non è dunque solo un’autobiogr fia, ma un diario di impegno civico, un ra conto appassionato delle storie di chi no sta a guardare di fronte al climate change insieme un invito a darci da fare per res tuire un futuro ai nostri figli.

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TEATRO

MODERNA CARMEN C AL TEATRO REGIO DI PARMA UN NUOVO ALLESTIMENTO DELL’OPERA SENZA TEMPO. CHE AMBIENTA LA NARRAZIONE NEGLI ANNI ’60 E RIFLETTE SUL RUOLO DELLA DONNA di Elisabetta Reale

armen è una donna anticonformista, emancipata, determinata nel seguire le proprie passioni, tragicamente moderna nella sua ricerca di libertà e tragicamente uccisa dalla gelosia ossessiva di Don Josè, uomo incapace di accettare la fine del loro amore. Parla al presente e mostra tutto il suo fascino e la sua sensualità senza tempo una delle opere più rappresentate al mondo, con le musiche di Georges Bizet e i quattro atti scritti da Henry Méilhac e Ludovic Halévy, tratti dall’omonimo romanzo ottocentesco

L'illustrazione per lo spettacolo della Carmen realizzata da Ana Ariane

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di Prosper Mérimée. Un nuovo allestimento della Carmen debutta il 12 gennaio sul palco del Teatro Regio di Parma, che la coproduce insieme ai Teatri di Reggio Emilia e alla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, con repliche fino 23 gennaio. La regia è affidata a Silvia Paoli che ha firmato, tra le altre, opere come Cenerentola, Le nozze di Figaro, Turandot e Il barbiere di Siviglia. L’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini che l’accompagna, invece, è diretta da Jordi Bernacer, resident conductor all’opera di San Francisco dal 2015.


© Roberto Ricci

Il Teatro Regio di Parma

«Nel confrontarmi con Carmen, croce e delizia per eccellenza, mi sono interrogata a fondo sia sul libretto sia sulla musica, trovando poi l’illuminazione per come affrontarla», racconta Paoli nelle sue note di regia. «Sono andata alle origini e ho riletto la novella di Mérimée da cui è tratta l'opera di Bizet. È la storia di una donna vista attraverso gli occhi degli uomini: il compositore, i librettisti, lo scrittore e soprattutto Don José. Per questo mi è sembrato importante concentrare l’attenzione sul fatto che Carmen, in realtà, non esista se non attraverso le parole del suo assassino, Don Josè». La sua ossessione malata, che non è amore, e il finale della storia somigliano a una vicenda che potremmo leggere oggi, nella cronaca di qualsiasi quotidiano. Da queste riflessioni parte la messa in scena: «Ho pensato a una prigione come ambientazione e all’intera vicenda come se fosse non tanto un flashback quanto un ricordo assillante di Don José, che dalla sua cella rivive l’incontro con Carmen. L’epilogo tragico della storia lo rac-

conta deformandolo attraverso l’immaginazione e il proprio punto di vista. È una realtà soggettiva, la confessione di un condannato a morte. La memoria affiora, così, dalla scatola degli oggetti personali che rievocano spazi e situazioni, un fiore, la foto della promessa sposa Micaela, un ritaglio di giornale, la sabbia in una scarpa», sottolinea ancora Paoli. L’immagine di Carmen e della loro storia è così insistente, quindi, che «Don José arriva a confondere la realtà con la memoria, tanto da alterare perfino il quotidiano, in una spirale che lo condurrà a immedesimarsi con ciò che ricorda, a vivere continuamente fra sogno e veglia, senza quasi più poterli distinguere». La narrazione è ambientata negli anni ‘60, un periodo in cui per le donne comincia a realizzarsi un processo di emancipazione. «Mi sembrava giusto collocare la vicenda in quegli anni, dove il sogno di molti uomini continua a oscillare fra moglie devota e amante lasciva, la Santa e il demonio, Micaela e Carmen, ma per “il sesso debole” si aprono prospettive di crescita e ribellione».

E se in tutta l’opera le donne vengono considerate alla stregua di una merce, la visione proposta da Paoli mira a una presa di coscienza che comincia chiamando le cose con il proprio nome: «Chi uccide Carmen non è un amante tradito o un fidanzato geloso ma un assassino e metterlo in prigione è un modo per rendere giustizia alla protagonista e a tutte le donne che vogliono essere loro stesse, a prescindere dai desideri degli altri». A dare voce e corpo a Carmen, in questo allestimento dal sapore moderno, è Martina Belli (Ramona Zaharia nelle repliche del 15 e 21), mentre Don José è Arturo Chacon Cruz (sostituito da Azer Zada), Escamillo è Marco Caria (o Alessandro Luongo), Micaela Laura Giordano (Veronica Marini nelle repliche del 15 e 21). Completano il cast il Coro e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma, diretti rispettivamente dai maestri Martino Faggiani e Massimo Fiocchi Malaspina. teatroregioparma.it teatroregioparma RegioParma 55


TEATRO

UN PALCO PER LA COMUNITÀ COINVOLGERE I CITTADINI E FAVORIRE LA CREATIVITÀ. QUESTO L’OBIETTIVO DEL DIRETTORE DI ERT - EMILIA ROMAGNA TEATRO, VALTER MALOSTI, PER LA STAGIONE IN CORSO A BOLOGNA, MODENA, CESENA E VIGNOLA di Elisabetta Reale

T

ornare a far parte della quotidianità urbana e vivere i teatri come luogo d’incontro. Fra nuove produzioni e ospitalità, sono oltre 110 i titoli programmati per la stagione 2021/2022 di Emilia Ro-

© Stefano Triggiani

Una scena dello spettacolo Lingua madre

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magna Teatro Fondazione (Ert), che ha preso il via lo scorso settembre. I palchi dell’Arena del Sole di Bologna, dello Storchi di Modena, del Bonci di Cesena e del Fabbri di Vignola (MO) ospitano maestri del teatro ita-

liano e internazionale, giovani realtà emergenti, compagnie del territorio affermate o nascenti e progetti speciali ad hoc, costruiti con l’intento di coinvolgere altri luoghi delle città e intersecare anche altre forme d’arte,


© Serena Pea

Una scena dello spettacolo I due gemelli veneziani

marsi, chiacchierare, fare comunità, aspetti da noi considerati minori ma che nel resto d’Europa sono la normalità. Il teatro è un luogo vivo, di tutti, non uno spazio elitario ma una finestra aperta dove il pubblico può sempre affacciarsi per condividere tempo ed emozioni. Quali sono le principali direttrici della vostra programmazione? Tante proposte e differenti fra loro. La stagione è stata aperta da Lingua madre, dell’artista argentina Lola Arias, un testo legato al tema della maternità scritto a partire dalle storie di alcuni abitanti di Bologna, mentre a dicembre ho ripreso il mio spettacolo Se questo è un uomo, di Primo Levi. Entrambi danno voce e corpo a un sentire civile, anche se da due angolazioni differenti: da una parte c’è un lavoro che nasce dal basso, dall’altra un capolavoro letterario capace di diventare l’occasione per lavorare con gli studenti e con il pubblico. Gli appuntamenti imperdibili dei prossimi mesi? Fra le proposte di gennaio, all’Arena del Sole di Bologna Umberto Orsini e Franco Branciaroli presentano Pour un oui ou pour un non, un testo della scrittrice francese Nathalie Sarraute, mentre Fabrizio Gifuni porta in scena Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro. A febbraio, a Bologna, Modena e Vignola, ci sarà spazio per un Goldoni diverso, quello dell’opera I due gemelli veneziani. Credo che come italiani sia necessario riappropriarci delle nostre radici espressive con proposte che

parlano a tutto il pubblico. Tra le proposte internazionali, invece, segnalo la spagnola Angélica Liddell che arriva a Bologna ad aprile con il nuovo spettacolo Terebrante e il portoghese Tiago Rodrigues, neodirettore del Festival d’Avignon, che a Modena porta nello stesso mese Catarina e a beleza de matar fascistas, prodotto da Ert, e poi a maggio Antonio e Cleopatra. Qual è la qualità fondamentale per un attore, oggi? È necessario avere una grande coscienza della propria presenza. Si deve lavorare sul corpo, sulla voce e sulla tecnica, ma anche sulla coscienza di essere cittadini, sul recupero delle tradizioni e delle nostre radici espressive. emiliaromagnateatro.com ErtFondazione ERT_Teatro emiliaromagnateatro

© Laila Pozzo

come il cinema, la letteratura e l’arte figurativa. «Dobbiamo creare il terreno giusto per favorire la fertilità, la ricerca e la produzione creativa, con l’ambizione di far diventare l’Emilia-Romagna il cuore di un’utopia contemporanea abitata da progetti trasversali», spiega Valter Malosti, direttore dell’Ert dallo scorso aprile, già a capo del Teatro Piemonte Europa, responsabile per otto anni della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino e per quasi 30 della compagnia Teatro di Dioniso. Una nuova sfida, intrapresa in un momento complesso per il teatro. Che aspettative avete per la stagione in corso? Presentando i nuovi spettacoli abbiamo compiuto un atto di coraggio: volevamo dare un segno di apertura verso il futuro. Credo che ora ci sia bisogno di questo, e non di un ottimismo fasullo, per far comprendere che il lavoro culturale ha bisogno di continuità. La pandemia ci ha fatto scoprire anche nuove e interessanti modalità di fruizione ma il valore collettivo del teatro rimane decisivo per la crescita delle comunità. Vorrei che sui nostri palchi, in qualsiasi momento, ci fosse una proposta interessante e che il pubblico si fidasse del percorso offerto. Bisogna ripartire anche dai teatri come luoghi d’incontro, quindi? Certo. Li considero come un presidio culturale, spazi aperti tutto il giorno, non solo prima e dopo lo spettacolo. A Bologna, per esempio, abbiamo restaurato un chiostro del ’400, che adesso accoglie il Bar Cantinella, per dare la possibilità alle persone di fer-

Valter Malosti

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TEATRO

SIPARI APERTI

RACCONTI STORICI, DRAMMI UMANI, SPETTACOLI ACROBATICI. DA NORD A SUD, GLI APPUNTAMENTI TEATRALI DA NON PERDERE PER COMINCIARE BENE L’ANNO

Fabrizio Gifuni nello spettacolo Con il vostro irridente silenzio

CON IL VOSTRO IRRIDENTE SILENZIO «Con il vostro irridente silenzio avete offeso la mia persona e la mia famiglia», scriveva Aldo Moro in una delle sue ultime lettere, durante la prigionia di 55 giorni terminata con la sua uccisione il 9 maggio 1978. Da queste righe, che trafiggono come una spada, prende inizio l’opera di Fabrizio Gifuni. Il racconto-analisi scava tra pagine ricche di storia e i pensieri rovesciati dal politico italiano catturato dalle Br. Contemporaneamente, esamina i protagonisti del tempo e, più in generale, le sfumature dell’essere umano.

GIUSTO LA FINE DEL MONDO Due atti per il dramma di Jean-Luc Lagarce che vede protagonista Anna Bonaiuto accanto ad Alessandro Tedeschi, Barbara Ronchi, Vincenzo De Michele e Angela Curri. Gli attori portano in scena la vita segnata dall’Aids dello scrittore Louis che improvvisamente, in una domenica qualunque, torna a salutare i familiari dopo circa dieci anni prima che la malattia lo strappi alla vita. Il suo rientro sorprende e porta scompiglio: emergono reazioni e sentimenti differenti e contrastanti svelati, da ogni membro, in un clima di spietata incomunicabilità. Da metà gennaio a metà febbraio lo spettacolo fa tappa a Viterbo, Prato, Casale Monferrato (AL), Sarzana (SP), Abano Terme (PD), Portogruaro (VE) e Pesaro. argot.it

Giusto la fine del mondo

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© Manuela Giusto

da Mimosa Campironi ed eseguita al pianoforte da Chiara Catalano. Storia e leggenda della diva vissuta a cavallo tra ‘800 e ‘900 sono al centro della performance che, tra gennaio e febbraio, arriva su sei palcoscenici italiani, a Venezia, Savona, Milano, Verona, Avellino e Salerno. nuovoteatro.com

© Musacchio, Ianniello & Pasqualini

IO SARAH, IO TOSCA Laura Morante porta in scena un melologo scritto e interpretato da lei. In un atto unico, narra l’intrigante vita della celebre attrice francese Sarah Bernhardt nei giorni immediatamente precedenti al debutto della Tosca di Victorien Sardou. Alla sua intensa recitazione si alterna l’avvincente musica composta

© Filippo Manzini

di Floriana Schiano Moriello

Io Sarah, Io Tosca

I sentimenti che ne emergono lasciano in sospeso lo spettatore. A gennaio, appuntamento in teatro a Cesena e Firenze, a febbraio a Bologna e ad aprile a Carpi (MO) e Bergamo. fabriziogifuni.it


RIPARTO DA ME Valeria Angione, napoletana, 26 anni, star del web con una laurea, un diploma in recitazione e un romanzo appena uscito, da marzo sarà anche a teatro. Comincerà da Milano, passando per Bologna e Padova, proseguendo con Roma, Lecce, Napoli, Palermo e Catania. Sui palchi dello Stivale porterà i suoi svariati personaggi, popolarissimi sui social, concentrandosi sulle sfumature della quotidianità interpretata con arguzia e fine ironia. Insieme a Valeria è co-autrice dello show Federica Cacciola, autrice e attrice comica e satirica nota per aver dato vita al personaggio di Martina Dell’Ombra. valeriangione.it

I Momix in Alice

Valeria Angione

CASANOVA OPERA POP Venezia accoglie Giacomo Casanova, appena rientrato dal suo esilio viennese, che minaccia di far strage di cuori, gettando nel caos la Serenissima. Tra gli ingredienti della trama anche un inquisitore alle calcagna, duelli, intrighi, passione e – ovviamente – l’amore per la bella Francesca. Le peripezie del Principe dei seduttori sono protagoniste dell’opera pop firmata da Red Canzian. Una produzione faraonica che debutta a Venezia il 21 gennaio e prosegue nei teatri di Bergamo il 28 e 29. A febbraio fa tappa a Udine, Milano e Treviso, mentre a marzo si sposta a Torino. G.B. casanovaoperapop.it Casanova Opera Pop

© JarnoIotti

ALICE I Momix tornano in Italia, a Torino e Milano, per 20 giorni tra gennaio e febbraio. I ballerini acrobati diretti dallo statunitense Moses Pendleton presentano una nuova creazione ispirata alla storia di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. I danzatori, attraverso gli scenografici movimenti dei corpi, manifestano, interpretano e dispensano magia accompagnando il pubblico in un viaggio straordinariamente coinvolgente. Uno spettacolo all’insegna della trasformazione e dello stupore, scandito da giochi di luce, musica ed effetti speciali. Basta lasciar scorrere la fantasia e il gioco è fatto. Adatto a ogni età. momix.com

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UN CAPOLAVORO DA ALESSANDRIA A SIRACUSA, DA VASARI A CARAVAGGIO, TRA 12 OPERE E LUOGHI DI SPIRITUALITÀ SELEZIONATI DAL FONDO EDIFICI DI CULTO PER UN PROGETTO CON FS ITALIANE di Sandra Gesualdi

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sandragesu


DI VIAGGIO contengono. Sono 12, tra i più famosi tesori pittorici e luoghi religiosi, quelli selezionati dal Fondo Edifici di Culto (Fec) per l’edizione 2022 del progetto In viaggio con l’arte, promosso da FS Italiane. L’iniziativa prevede un calendario che mostra e

racconta siti e opere, uno per mese, e invita al viaggio per scoprirle dal vivo. Un percorso che si scioglie lungo il Paese, tra navate e polittici, affreschi e capolavori su tela, e permette di soggiornare di fronte a tanta magnificenza.

© Fabrizio Annovi/AdobeStock

L

uce densa e intima, silenzio colmo di storia e un concentrato di armonia e pace. In Italia sono migliaia le chiese, le basiliche e i monasteri da percorrere in punta di piedi per carpirne il mistero e scoprire le opere d'arte che

Basilica di Santa Croce, Firenze

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SANTA CROCE A FIRENZE Si parte da Firenze, dove si trova la chiesa francescana più grande del mondo, la Basilica di Santa Croce. Un colosso incastrato tra i vicoli di pietra, che respira grazie alla grande piazza rettangolare di fronte. Sotto lo sguardo severo della statua di Dante, adagiata sul suo sagrato. Arnolfo di Cambio, archistar del primo Rinascimento, ampliò un antico oratorio di frati alla fine del ‘200 e ne fece una grande cattedrale edificata a spese del popolo fiorentino e futura culla eterna di illustri personaggi come Michelangelo, Galileo Galilei, Ugo Foscolo. La basilica, la sagrestia, l’area del noviziato con la cappella Medici,

tre chiostri, la cappella Pazzi, il Cenacolo e i sotterranei ne fanno un complesso monumentale che suggestiona per la sua vastità e i capolavori inestimabili che custodisce: affreschi della Leggenda della Vera Croce di Agnolo Gaddi, il Crocifisso di Santa Croce dipinto da Cimabue o, nel transetto, affreschi di Giotto e dei suoi seguaci, perfetta sintesi del ‘300 fiorentino. In particolare, sull’altare della cappella Baroncelli si trova l’Opus Magistri Jocti, tra i polittici più celebrati dell’arte del tempo. Incorniciata da predelle preziose e architetture dipinte, è rappresentata l’incoronazione, a capo chino, della Vergine da parte del figlio. Una platea di santi

© Renáta Sedmáková/AdobeStock

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Tiziano Vecellio, Annunciazione (1557 circa) Attualmente in visione al Museo nazionale di Capodimonte, Napoli

© Archivio Fec

Annibale Carracci, Assunzione della Vergine (1600-01), Santa Maria del Popolo, Roma

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le si stringono intorno, accalcati l’uno sull’altro, immersi nell’oro e nella musica dei cantori celesti che alacremente soffiano nelle trombe. Tutti lì riuniti per assistere alla cerimonia di Maria che diventa Regina in un momento di solennità, fermato da Giotto e dai suoi allievi, presumibilmente intorno al 1330. SANTA MARIA DEL POPOLO A ROMA Ha gli occhi già rivolti verso l’alto e le braccia aperte, invece, la Madonna di Annibale Carracci ritratta nell’Assunzione di Santa Maria del Popolo a Roma. Con sapiente stesura di oli e pigmenti, la tavola del maestro bolognese racconta di voli, slanci e partenze libranti verso il Regno. Eseguita intorno al ‘600, ancora dimora nella basilica romana, affiancata dalla Crocifissione di San Pietro e dalla Conversione di San Paolo del Caravaggio. Tra il copioso pullulare di tappe artistiche offerte dalla Capitale, merita una visita questa grande chiesa sorta sul sepolcro dei Domizi Enobarbi dove, per tradizio-


© ClaraNila/AdobeStock

ne, fu tumulato l’imperatore Nerone. Entrando si incontrano opere, tracce e interventi di Bramante, Raffaello e Gian Lorenzo Bernini, oltre ai già citati Caravaggio e Carracci. Non troppo distante e in pieno centro si staglia Sant’Ignazio di Loyola, con la sua facciata monumentale su cui si aggrappano lesene, colonne corinzie, volute a ricciolo, cornici e frontespizi. All’interno la chiesa, slanciata e barocca, si dispone a croce latina e, ai lati, è ricamata da sei cappelle affrescate. Ma la meraviglia si coglie alzando la testa e facendosi illudere prospetticamente dalla finta cupola su tela dipinta sul soffitto da padre Andrea Pozzo. Oppure osservando le figure carnose appese alle architetture, affrescate con superbia sempre dal Pozzo, che tra equilibri e panneggi rappresentano le allegorie de I quattro continenti. SANTA CROCE IN BOSCO MARENGO, ALESSANDRIA Proseguendo a sfogliare il calendario e a viaggiare per l’Italia diretti verso nord, in Piemonte, si incontra un prolifico Giorgio Vasari a Bosco Marengo, comune alle porte di Alessandria. Facciata in stile tosco-romanico, obelischi e stemma papale a farle da guarnizioni, color salmone diffuso, Santa Croce in Bosco Marengo rappresenta un complesso monumentale di notevole interesse. Il Vasari ci lavorò per realizzare L’Adorazione del Magi e disegnare la grande macchina, tipo arco in legno che sormontava l’altare maggiore, oggi andata distrutta quasi del tutto. Rimane L’ultima cena, probabilmente una delle più apprezzabili tavole decorative, dove il maestro aretino riunisce Gesù e i discepoli intorno a una tavola tonda, sovvertendo ogni regola iconografica, ma donando alla scena un clima più intimo e ravvicinato mai visto. SAN DOMENICO MAGGIORE A NAPOLI Proseguendo il viaggio sul filo rosso dell’arte, in direzione sud, si incontra prima Napoli poi Siracusa. Nella Città partenopea, lo stile gotico-angioino di San Domenico Maggiore caratterizza la grande basilica con merli multiformi e l'abside rivolta verso la piazza. Dà le spalle a chi l’ammira,

Santa Lucia al Sepolcro, Siracusa

quasi un po' con aria snob, a sottolineare fasti passati, magnificenza perenne e capolavori di cui si è ornata. Progettata da architetti francesi nel ‘300, frequentata dalla nobiltà aragonese, abitata da Tommaso d’Aquino e Giordano Bruno, ha ospitato una Annunciazione di Tiziano (oggi al Museo nazionale di Capodimonte). Tra le opere mature del maestro Vecellio, 1557 circa, è una sosta sospesa nella gentilezza delle forme che, sovrastate da uno sbrilluccichio luminoso, contrassegnano una giovane Maria intenta a proteggersi con un abbraccio a se stessa. SANTA LUCIA AL SEPOLCRO A SIRACUSA Sbarcati in Sicilia, tra i 12 luoghi se-

lezionati dal Fec, c’è il santuario di Santa Lucia al Sepolcro, costruito dai normanni del XII secolo quando Siracusa ancora fin lì non si era estesa. Eretto esattamente dove la santa fu martirizzata, l’edificio religioso ha subito crolli, terremoti, restauri, cambiamenti, ma è ancora in quel luogo, coi suoi fianchi porticati e la vista mare dal campanile. Dietro l'altare, l’anno scorso, è stata ricollocata la grande tela del Seppellimento di Santa Lucia, dipinta nel 1608 da Caravaggio durante il suo soggiorno siracusano. Una scena cupa fatta di terra e corpi, morte e compassione per un’esile fanciulla riversa a terra. Non ancora santa, ma colma di pietas. interno.gov.it

ARTE IN STAZIONE Il progetto In viaggio con l’arte, nato dalla collaborazione tra il Gruppo FS Italiane con il Fondo edifici di culto del Ministero dell’Interno, è un’iniziativa che sostiene la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, religioso e culturale del Paese. Simbolicamente, le opere arrivano nelle sale dell’Alta Velocità delle principali stazioni, salgono a bordo delle Frecce e dei treni regionali e, da gennaio, vengono pubblicate sul calendario Fec 2022. Al centro di ogni mese dell'anno un capolavoro pittorico italiano, scelto in abbinamento al mese liturgico e alla basilica, chiesa o santuario che lo custodisce. Le opere saranno esposte virtualmente nei FRECCIALounge di Milano Centrale, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Roma Termini e Napoli Centrale e all’interno dei FRECCIAClub di Torino Porta Nuova, Torino Porta Susa, Venezia Santa Lucia, Venezia Mestre, Padova, Verona Porta Nuova, Roma Tiburtina, Bari Centrale, Reggio Emilia e Napoli Afragola. 63


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© Emanuele Basso - Archivio Alleghe Funivie

IL SENTIERO DELLA PACE

COMPIE 25 ANNI IL PIÙ LUNGO SKI TOUR D’ITALIA. UN GIRO DELLE DOLOMITI CHE ATTRAVERSA I LUOGHI SIMBOLO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE di Valentina Lo Surdo

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valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha.it

ilmondodiabha


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n’escursione sciistica straordinaria, incastonata nello spettacolare scenario dolomitico che fu teatro del tragico conflitto del triennio 1915-18: il Giro della Grande guerra compie quest’anno 25 anni e si propone come ski tour simbolo per il suo valore storico e un’estensione che non trova eguali in Italia. Il percorso deve il suo nome all’attraversamento di luoghi che hanno visto i soldati italiani e austroungarici scontrarsi nella Prima guerra mondiale, come testimoniato da reperti, trincee nelle rocce, cammini di ronda e fortini disseminati lungo un tracciato che si snoda ai piedi di cime dal fascino eterno. Un itinerario che in estate diventa trekking ma d’inverno

racconta un aspetto ancora più significativo, spingendo a posare lo sguardo verso una scenografia di ghiaccio e neve di struggente bellezza, capace di riportarci ancora più intensamente alle emozioni vissute durante il conflitto. Per queste ragioni, è noto anche come Sentiero della pace. Lo abbiamo percorso dandoci appuntamento ad Alleghe, località in provincia di Belluno affacciata sull’omonimo lago dove, nel 1997, Silvano Rudatis ideò il Giro della Grande guerra. Civetta, Pelmo, Tofane, Lagazuoi, Conturines, Settsass, Sassongher, Sella e Marmolada sono le montagne più significative toccate dal tracciato, che uno sciatore di buon livello può compiere in una sola giornata. Particolar-

mente spettacolari la pista che dal Lagazuoi porta al rifugio Scotoni, da molti considerata la più bella di tutte le Alpi, e la Bellunese che, con i suoi 12 chilometri dalla cima della Marmolada a Malga Ciapela, è la più lunga d’Italia. Caratteristica essenziale del Giro è il suo svilupparsi intorno al fulcro immobile del monte simbolo della Prima guerra mondiale, il Col di Lana, in un progetto che da subito ha acceso l’entusiasmo delle comunità locali. Così, nel dicembre del ‘97, gli impiantisti dei vari comprensori organizzarono una suggestiva cerimonia di inaugurazione alla presenza di autorità civili e militari, operatori turistici e maestri di sci di tutto l’arco dolomitico, uniti in

Ski area Civetta, Monte Pelmo (BL)

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© Davide Dal Mas

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omaggio alla cultura storica locale. Il disegno complessivo è un anello che abbraccia in 80 chilometri alcune tra le aree più famose del Dolomiti Superski: Arabba-Portavescovo, Alta Badia, Lagazuoi, Averau, Nuvolau, Civetta e Marmolada. Siamo dunque partiti da Alleghe, dopo un paio di giorni impiegati sciando lungo i 72 chilometri della ski area del Civetta. Consigliamo infatti di compiere la Grande guerra solo dopo aver ripreso confidenza con gli sci: è importante, in particolare, misurarsi con la resistenza allenandosi sullo storico tracciato della Gran Zuita, sette chilometri di scenario mozzafiato distribuiti lungo mille metri di dislivello. Una volta ripresa dimestichezza, abbiamo intrapreso il Sentiero della pace di mattina presto. Con gli sci ai piedi, siamo passati per il Col dei Baldi e il Col Fioret, raggiungendo Pescul, nel comune di Selva di Cadore. Lo skibus ci ha portati poi sul Passo Giau, in lo-

© Roberto De Pellegrin - Archivio Alleghe Funivie

Alleghe, Monte Civetta (BL)

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calità Fedare, dove abbiamo raggiunto il Rifugio Averau. Siamo così entrati nella ski area delle Cinque Torri, dove si estende il Museo all’aperto della Grande guerra, con le trincee italiane ancora visibili. Quindi ci siamo diretti verso il Col Gallina e il Passo Falzarego, dove la funivia conduce in cima al Lagazuoi, da cui scorgiamo le feritoie della Galleria di mina italiana, e al Forte Tre Sassi, mentre sulla cresta del Piccolo Lagazuoi appare la postazione austriaca Feldwache 4. Da questa magnifica sommità parte l’indimenticabile esperienza sciistica dell’Armentarola, che con i suoi otto chilometri e mezzo scende verso San Cassiano (BZ). Passando per Piz Sorega, si raggiunge Pralongià e Passo Campolongo e, sempre con gli sci ai piedi, ci si ritrova di nuovo nel Bellunese, verso Arabba. Salendo

a Porta Vescovo, attraverso il Padon scendiamo a Malga Ciapela, ai piedi della Marmolada. Da qui un’imperdibile deviazione ci permette di visitare il Museo della Grande guerra in Marmolada, il più alto d’Europa e luogo della memoria di quanti si trovarono a combattere a tremila metri. Raggiungendo poi Punta Penia, a quota 3.434 metri, affrontiamo La Bellunese per ritornare a Malga Ciapela. A questo punto non resta che concludere il tour prendendo lo skibus fino ad Alleghe, contemplando il celebre versante nord-ovest, noto come Parete delle pareti, che caratterizza il Monte Civetta. Abbiamo dunque terminato il Giro del-


© Emanuele Basso - Archivio Alleghe Funivie

Ski area Civetta, Monte Civetta (BL)

la Grande guerra in senso antiorario, come raccomandato dai maestri di sci di Alleghe. Se si è in possesso di una buona tecnica lo si può compiere anche da soli, ma l’accompagnamento di guide esperte permette di conoscere al meglio il territorio e di apprenderne la ricca storia. Percorrere il Sentiero della pace significa, inoltre, farsi testimoni di una tragedia molto più recente: la tempesta Vaia, il disastro naturale che, a fine ottobre 2018, ha spazzato via 15 milioni di alberi, spogliando una superficie boschiva di 70mila campi da calcio e causando danni per tre miliardi di euro. Così ricorda quei drammatici momenti Francesca Ada Pra, proprietaria di

quinta generazione dell’hotel Alla Posta di Alleghe che, con i suoi 155 anni, è il più antico delle Dolomiti Bellunesi: «Il nostro paese, nel giro di una notte, si è trasformato in un paesaggio medievale. Siamo rimasti per un mese senza corrente e, in alcune zone, addirittura senza acqua. Il nostro secondo albergo, lo Sporthotel Europa, è stato sommerso da due metri di acqua, con i tronchi di migliaia di alberi, spostati per centinaia di metri, ammassati di fronte all’entrata». Un racconto fondamentale per non dimenticare il durissimo periodo affrontato dai lavoratori della montagna in Veneto in questi anni sconvolgenti, tra la tempesta Vaia e il lockdown che nel 2020 ha di nuo-

vo arrestato le attività invernali. «Con il generatore in funzione, l’hotel si è messo al servizio dei nostri impiegati, per offrire pasti caldi a tutti quelli che si davano da fare per ricostruire la nostra comunità». I Pra, infatti, sono stati al centro dell’attenzione mediatica lo scorso anno per aver convertito gli impieghi dei loro dipendenti ordinari in lavori straordinari di ristrutturazione degli edifici, nel segno dello slogan “Vogliamo solo lavorare”. Un’esperienza che ha trasformato la tragedia in opportunità, simboleggiata dalla nuova facciata dell’hotel Alla Posta, restaurata proprio con il legno degli alberi caduti sotto la furia di Vaia. alleghefunivie.com

© Fotoriva

Hotel Alla Posta, Alleghe (BL)

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Verde Irlanda Un’anima green, in tutti i sensi: verde come i suoi prati immensi e come la sua vocazione per la difesa dell’ambiente. Anche per questo, l’Irlanda è una terra piena di meraviglie da scoprire, con un mix unico tra tesori naturalistici, patrimonio culturale, tradizioni e capacità di guardare al futuro. Grandi classici ad alto tasso panoramico sono le Cliffs of Moher scogliere a picco sull’oceano, le geometriche colonne rocciose della Giant’s Causeway, in Irlanda del Nord, che sembrano una gigantesca pietra preziosa scolpita dal mare, il profilo acuminato di Skellig Island, che ospita un monastero del VI secolo, patrimonio UNESCO, immortalato da diverse scene di Star Wars. Senza dimenticare i numerosi itinerari panoramici come, per esempio, il Ring of Kerry, suggestivo percorso che costeggia la penisola Iveragh, nel sud-ovest della contea di Kerry. Proprio qui visitatori e appassionati possono essere protagonisti di un’esperienza che rimarrà 68

per sempre impressa nella loro mente e nel loro cuore: la vista delle distese di stelle nella Kerry International Dark Sky Reserve, dove, di notte, il cielo è così scuro che è possibile ammirare la scia della Via Lattea, ma anche la galassia di Andromeda, gli ammassi stellari e le nebulose. Impossibile non restare a bocca aperta, poi, percorrendo in auto o in bici la Wild Atlantic Way, che con i suoi 2.500 chilometri, vanta il primato di strada costiera segnalata più lunga del mondo. Se si ha la possibilità, vale la pena di percorrerla tutta, facendosi orientare dal blu dell’oceano, che si fonde con le note smeraldo di vallate e colline, di contee in cui la sostenibilità è concretamente un valore anche per chi le visita. Lungo tutto il suo lunghissimo tracciato ci sono, infatti, realtà ricettive impegnate a creare un turismo amico e rispettoso dell’ambiente e di chi abita il territorio. E se non la si può seguire per intero, anche solo qualche piccolo tratto darà l’idea della sua unicità.

Non è un caso che lungo il suo percorso si trovi il vasto tavolato calcareo del Burren, inserito da Lonely Planet nel Best in Travel Award 2021 per il progetto Burren EcoTourism network, che riunisce 70 realtà attente ai consumi energetici e a limitare la produzione di CO2 e di rifiuti non riciclabili. Come, per esempio, l’Hotel Doolin e il bed and breakfast Sea View a zero emissioni, o il Falls Hotel & SPA a energia idroelettrica autoprodotta. Senza dimenticare gli straordinari ristoranti premiati con la prestigiosa Green Star Michelin per le loro pratiche sostenibili e per la capacità di offrire emozionanti esperienze di gusto, esaltando le eccellenze del territorio e anche la bellezza da cui sono circondati: Inis Meáin, sull’isola di Inishmaan, nell’arcipelago delle Aran, ha anche alcune raffinate suite minimal chic e la vista che regala sull’Atlantico è pura poesia. Piena di fascino è anche la storia dell’Irlanda, con leggende e personaggi mitici che si


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

perdono nella notte dei tempi. I siti archeologico di cui è costellata l’isola sono perfetti per ritrovarne le tracce, facendosi incantare dalle misteriose forme e geometrie di luoghi da non perdere come Brú na Bóinne (più antico delle piramidi di Giza), nella contea di Meath, e Carrowmore Megalithic Cemetery nella contea di Sligo. Accanto ai grandi classici, per chi ama visitare i paesi fuori dalle tappe turistiche, ci sono piccoli gioielli come Dunmore East, nella contea di Waterford: piccolo villaggio di pescatori, con case dai tetti di paglia, incastonato tra irte scogliere e iconiche insenature, nel cuore dell’Ireland’s Ancient East, parte orientale dell’isola, in cui, davvero, si può cogliere la particolarità tutta irlandese di mettere insieme la natura più selvaggia, le tradizioni più autentiche e il calore di un popolo fiero, ma al tempo stesso pieno di gentilezza e desiderio di accogliere con calore chi arriva. Un’altra bellezza inusuale è l’isola di Rathlin, al largo della Causeway Coastal Route, nella contea di Antrim, in Irlanda del Nord, vero e proprio paradiso del bird watching, davvero

facile da praticare in luoghi come il Rathlin Seabird Centre, in cui ammirare pulcinelle di mare, gazze marine e gabbiani tridattili, nel loro habitat. E per chi, invece, vuole avere davanti agli occhi la spettacolare perfezione di certe baie very Irish, imperdibile è la spiaggia di Carraroe, nel Connemara, nota per la sabbia fine, fatta di una miriade di coralli e conchiglie frantumati. Vicino a Galway, invece, ci sono piccole piscine naturali perfette per lo snorkeling e immerse nell’accogliente atmosfera di una delle comunità di lingua irlandese del Gaeltacht, zone in cui il Gaelico è particolarmente vivo. Last but not least, parlando di protezione ambientale, come non citare i parchi irlandesi? Molto bello è il Glenveagh National Park, territorio disegnato da profonde vallate, laghi incontaminati, selvagge e aspre montagne tra cui il monte Errigal, la vetta più alta della contea del Donegal. Territorio Perfetto per perdersi in auto, a piedi o in bici, seguendo senza guardare il navigatore sentieri tra i più inesplorati. Con la certezza di avere sempre la bellezza a fare da guida.

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IL PAESE DEI MILLE PAESI di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]

L’AZZURRO DELL’UMBRIA Vista del Trasimeno dalla rocca di Castiglione del Lago (PG)

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a cura di

vdgmagazine.it

Castiglione del Lago (PG)

SULLE RIVE DEL TRASIMENO, ALLA SCOPERTA DI CASTIGLIONE DEL LAGO, PASSIGNANO E PANICALE. TRA ROCCHE MEDIEVALI, ANTICHE LEGGENDE E PIATTI TIPICI

A

nni fa, alcuni telespettatori mi contattarono per invitarmi a visitare i comuni che si affacciano sul lago Trasimeno, perla azzurra dell’Umbria, regione verde d’Italia. Incuriosito, anche perché amante della storia, mi recai con la troupe per il consueto sopralluogo nei territori che più di duemila anni fa videro il fatale scontro tra il gigante africano e il nascente astro romano. La storia di Castiglione (PG) e degli altri borghi che si affacciano sulle sponde del Lago Trasimeno è un mirabile av-

vicendarsi di gloriose gesta, epopee di eroi e di popoli. Ma anche testimonianza del lento svolgersi della civiltà agro-silvo-pastorale, che ha sedimentato in questi luoghi tracce di una sapienza millenaria, ancora viva negli usi, nei costumi e nelle tradizioni locali. Indelebile orma lasciata da queste parti dalla Storia con la esse maiuscola è la Battaglia del Trasimeno, combattuta da un leone del passato, Annibale Barca, forse il più grande generale dell’antichità, contro l'esercito romano guidato dal console Gaio Flaminio Nepote. Gli echi di quel fatto d’arme, avvenuto nel 217 a.C., si riverberano ancora oggi nella rievocazione che si svolge ad agosto nel vicino comune di Tuoro. Il passaggio di Annibale nella pianura tra il lago e le colline ci ricorda l’importanza di quest’area, fondamentale snodo sulla via che da Roma porta a Firenze. Fu proprio questa rilevanza strategica che ne segnò, nel bene e nel male, il destino, trasformandola in oggetto di aspre contese per tutto il Medioevo, fino agli albori dell’età moderna. 71


IL PAESE DEI MILLE PAESI

Castiglione del Lago, che fa parte dei Borghi più belli d’Italia, dal punto di vista urbanistico si caratterizza per il riferimento al numero tre. Tre porte di accesso nelle mura rivolte verso altrettante città di riferimento del XVI secolo (Perugia, Siena e Firenze), ma anche tre strade parallele, tre piazze ciascuna un terzo più grande della precedente e la torre triangolare alta 33 metri. Questa curiosa ricorrenza custodisce forse l’intento del duca Ascanio della Corgna, primo marchese della città, di conferire al suo progetto urbanistico un significato esoterico, richiamando implicitamente la santissima Trinità e dunque l’idea

© Christina Gatti

Passignano (PG)

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stessa della perfezione. Anche il fascino e il mistero delle acque lacustri ha alimentato nel corso del tempo la fantasia popolare e arricchito le tradizioni orali di romantiche leggende. Tra queste, il mito di Agilla e Trasimeno che narra di una bellissima ninfa del lago follemente innamorata del principe Trasimeno, figlio del re etrusco Tirreno. I due giovani riuscirono a coronare il loro sogno unendosi in matrimonio, la felicità durò l’arco di un giorno. Per placare i suoi ardori, infatti, Trasimeno decise di fare un bagno ma finì sott’acqua senza più riemergere. La ninfa continuò a cercarlo ovunque finché, esau-

sta, terminò i suoi giorni su una barca in mezzo al lago. Un altro piccolo gioiello sulla riviera settentrionale del lago è Passignano, borgo medievale che si presenta al turista con i caratteristici dedali di viuzze e scorci romantici. Centro fortificato nato sotto la dominazione longobarda, conobbe un’ulteriore espansione nel XIV secolo con la costruzione di un’imponente cinta muria sormontata da possenti bastioni di cui oggi restano solo rovine. Nell’ultima settimana di luglio viene organizzato il Palio delle Barche, in cui si rievoca l’ultimo atto delle ostilità tra le nobili famiglie perugine dei Baglioni e de-


© Nazzareno Margaritelli

Panicale (PG)

gli Oddi, culminate in una sanguinosa battaglia combattuta nel 1495. Sull’altra sponda del Trasimeno, percorrendo una trentina di chilometri, si giunge a Panicale. La sua storia millenaria si legge nelle mura antiche, nella conformazione del castello medievale, nel ricco patrimonio artistico che vede protagonisti il magnifico affresco del Perugino e quello recentemente attribuito al suo discepolo, Raffaello. A impreziosire questo borgo sono i suoi vicoli, il piccolo e prezioso Teatro storico Cesare Caporali, la collegiata di San Michele Arcangelo, il santuario mariano di Mongiovino. I paesaggi unici del Trasimeno vanno attraversati seguendo i sentieri nel verde o il percorso ciclabile lungolago. Il territorio si misura anche con

le sfide della sostenibilità e del cambiamento, attraverso i progetti per la mobilità elettrica e la realizzazione del primo bio-distretto sperimentale del Trasimeno. E vanta prodotti della terra di assoluta eccellenza, dall’olio ai vini pregiati, dalla fagiolina all’aglione. Con le sue acque poco profonde, il lago è meta privilegiata per gli amanti degli sport acquatici e del birdwatching e, per le sue specialità ittiche, rappresenta una delle principali ricchezze del territorio, insieme al grano che cresce rigoglioso sulle sue sponde. A questi frutti della terra e dell’acqua continuano a ispirarsi, secondo una secolare tradizione, i piatti della cucina locale, come la gustosa torta al

testo, focaccia a base di acqua, farina e sale cotta al fuoco su una lastra rovente, con cui accompagnare salumi e formaggi. O anche il tegamaccio del Trasimeno, una zuppa di pesce preparata con il pescato del lago, cotta sulla brace in un grande tegame di terracotta per almeno due ore. Le fertili terre che costeggiano il fatidico specchio d’acqua delle armate romane, testimoni dei fasti della civiltà etrusca e ancora oggi gelosi custodi delle tradizioni contadine, sono rinomate per la riuscita fusione tra bello naturale e paesaggio umano. Due elementi che rendono le località del Trasimeno mete di un turismo consapevole e rispettoso, amante della storia e dei piaceri di una gastronomia gustosa e autentica.

LA CARPA REGINA di Sandra Jacopucci

La carpa regina in porchetta, a destra Sandra Jacopucci, a sinistra la cuoca Daniela Gasparella

Il cuore azzurro dell’Umbria, il Trasimeno, è il tempio della carpa "regina" che vive sui fondali poco profondi e fangosi del lago e anticamente veniva accettata come pagamento dei tributi. La ricetta tipica d’eccellenza, la carpa regina in porchetta, prevede che il pesce, del peso medio di cinque o sei chili, venga lasciato a marinare per una notte con il pillotto, un pesto di rosmarino, salvia, finocchietto selvatico fresco, fiori di finocchietto essiccati, aglio, succo di limone, lardo di cinta senese, sale, pepe e olio extravergine del Trasimeno. La specialità richiede una cottura di almeno un’ora e mezza nel forno a legna utilizzando il calore residuo della sera precedente, circa 180° C. Va asciugata fino a ottenere la consistenza ottimale irrorandola, di tanto in tanto, con vino bianco secco. La singola porzione, ben spinata, viene poi ulteriormente insaporita con il fondo di cottura. 73


GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]

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IL MONDO DI UNA VOLTA A CIVIDALE DEL FRIULI, NELLA CANTINA DI PAOLO RODARO, VIGNAIOLO CHE CONIUGA LA TRADIZIONE CONTADINA CON LA PASSIONE PER L’INESPLORATO

© Marco Lissoni/AdobeStock

Cividale del Friuli (UD)

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© Matteo Guariso

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iaf, ciaf, ciaf, ciaf. Sento i miei passi sul pavé baciato dalla pioggia sottile di questa mattina uggiosa. La stradina porta a una bella piazza colorata mossa dagli ombrelli e dall’andirivieni della gente del mercato di Udine. Svolto a destra e vedo una porticina di legno. È un’osteria, che faccio non entro? Ci vuole proprio una merendina. Qui si respira tradizione. Chiedo all’oste un bicchiere di vino. «Vino della casa?», chiede. Annuisco. Lui versa uno spumante e mi sussurra: «Assaggialo con questo». Su un pezzo di pane vedo adagiata una fettina di lardo morbida, che attende luccicante. L’abbinamento è strepitoso e gli chiedo: «Ma, scusa, questo vino è della casa? E questo lardo da dove viene?». L’oste risponde sornione: «Il vino della casa è quello che scelgo io di bere e la tartina che ci abbino è quella che scelgo di mangiare». E poi aggiunge: «Paolo Rodaro è un mio amico produttore di questo metodo classico dal lungo affinamento sui lieviti e ieri mi ha portato il lardo di Mangalica. Alleva quei maiali pelosi nei suoi boschi. È proprio un matto!», e scoppia in una sonora risata, «quello è ancora autentico, vive dentro all’agricoltura, alle vigne!». Il suo racconto mi ricorda un film in bianco e nero dove si vedono gli uomini con le camicie a quadri, il fazzoletto intorno al collo e i buoi che trainano il carro. Si apre la porta dell’osteria, entrano due persone, ritorno alla realtà. Decido di andare a Cividale del Friuli (UD) a trovarlo. Entro in paese attraversando il simbolo della città: il Ponte del diavolo. Costruito in pietra, poggia su un macigno naturale collocato nel letto del fiume Natisone, lungo il quale si può ammirare una scenografica gola. Entro nel borgo, attraverso strade e viuzze, passo sotto un arco e trovo una piazza grande con tanta gente seduta ai tavolini a fare colazione. Arrivo in un cortile, mi presento e chiedo di Paolo a una donna dai capelli ricci rossi che, sorridendo, mi dice: «Chissà dov’è. Sai, lui è libero, sparisce, poi torna e, spesso, non risponde al telefono. Lo cerco. Intanto, accomodati qui». Mi porge un calice di vino bianco e aggiunge: «Arrivo subito».

Il vignaiolo Paolo Rodaro

Sono seduto fuori dalla cantina, guardo l’altalena di legno sospesa a una trave, i fiori, le botti e intravedo la scritta “dal 1846”. Qui c’è storia e c’è amore. Sento il vociare delle persone che cercano Paolo. La donna riccia ha un vestito bianco e fiori colorati disegnati sulle maniche, tacchi non troppo alti, portamento elegante. Mi si avvicina, mi guarda e dice: «L’abbiamo trovato, è in barricaia. Vieni e portati il bicchiere. Lui sta assaggiando i rossi». La seguo, è veloce, osservo il suo incedere sicuro e brioso, scendo le scale e vedo quest’uomo in silenzio, che fissa il suo bicchiere, mi guarda e con l’alzavino preleva un po’ di Refosco dalla barrique per versarlo nel mio e mi dice: «Sai, mi chiedo che cosa penserebbero i miei del lavoro che sto facendo qui. E tu chi sei? Mia moglie mi ha detto di una persona con gli occhi buoni che mi cerca». Mi racconto in poche parole mentre penso che, ancor prima di conoscermi, mi sta facendo partecipe della sua giornata con una semplicità di-

sarmante. Entriamo subito in empatia. Ci sediamo in cantina e continuiamo la chiacchierata mangiando un po’ di salame e formaggio. Sono incuriosito da questo agricoltore contadino dal fare elegante e gli chiedo chi sia. Paolo lascia passare tre secondi e mi dice: «Sono il risultato delle generazioni che mi hanno preceduto. Sai, a volte penso di essere stato molto fortunato perché, grazie alla mia famiglia, ho capito davvero che cosa vuol dire fare il contadino in Friuli. E ho vissuto il vero significato della parola solidarietà. Ricordo con affetto mio zio che, chiamato dai vicini, andava nella loro stalla per aiutare le mucche a partorire. Quando arrivava a casa, e io ero piccolo, ci raccontava entusiasta della nascita di una bella vitellina, di come tutti fossero contenti perché era sana e di come il miracolo della vita lo continuasse a sorprendere. Ci spiegava che bastava osservare la natura per realizzare che ogni giorno accadeva qualcosa di speciale e meraviglioso». E poi continua: «Il mondo contadino sa 75


GENIUS LOCI

gioire sinceramente delle cose belle che capitano al prossimo e questo insegnamento lo porto nel mio cuore. Sono fiero di essere cresciuto in una famiglia semplice, dai sani valori, che mi ha insegnato a non provare invidia e a comprendere che chi desidera il bene degli altri scopre che la felicità altrui è la fonte più generosa della propria». Lo ascolto con grande interesse, è magnetico: «Un giorno, camminando a Cividale, ho incontrato un signore che mi ha chiesto come stava mia zia. Io gli ho risposto che aveva 84 anni e stava bene. E lui mi ha raccontato che era stata come una mamma per lui. Pensavo scherzasse, invece mi ha detto che aveva vissuto a casa nostra per oltre un anno quando era bambino e che la mia famiglia lo aveva ospitato per aiutare la sua che si trovava ad affrontare un momento economicamente difficile», mi spiega. «Ecco chi sono, quindi. Sono un uomo cresciuto in una famiglia di contadini, dove mi hanno insegnato che il lavoro dà dignità alle persone e l’altruismo ci aiuta a vivere meglio con noi stessi. A volte la vita ci può mettere davanti a momenti profondamente difficili, a prove inaspettate che sembrano lacerare ogni speranza di sal-

© Lara Boldarino

I maiali di razza Mangalica allevati da Rodaro

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vezza. Il tempo, a poco a poco, aiuta a riprendere l’equilibrio e, anche se le ferite rimangono, possiamo salvare la nostra anima dal dolore ripartendo dagli insegnamenti dei nostri maestri. Per me sono stati i componenti della mia famiglia: è da qui che riparto per ogni rinascita. Ma alla mia età sto ancora scoprendo tante cose e mi accorgo che ci possono essere ancora tanti nuovi maestri». Penso a quanto sia importante per gli agricoltori essere sempre aggiornati e a quanto sia necessario investire su se stessi, e anche rischiare, se si vuole segnare davvero il corso delle cose. «Tu sei uno che rischia?», gli chiedo. «Come non potrei non farlo? Ti rendi conto di quante cose abbiamo ancora da scoprire? Sul vino, per esempio, mi interrogo per capire che cosa posso assaggiare per provare ancora delle emozioni: ricerco l’equilibrio tra la freschezza della giovinezza e il trascorrere del tempo, che disegna note d’evoluzione capaci di raccontare profumi e finezze complesse. Mi piace sperimentare nuove vinificazioni e mettermi alla prova nella vita», racconta. «Mia moglie mi dice sempre che convivono in me due aspetti in apparenza incompatibili: l’uomo di espe-

rienza che usa il buon senso radicato nel passato e il ragazzino imprevedibile che cerca nuove avventure come se non conoscesse nulla del mondo. In effetti, se ci penso, la mia curiosità mi spinge a scoprire nuovi punti di vista, a trovare soluzioni creative, a chiedermi che cosa posso fare di nuovo che mi dia soddisfazione e piacere. Allo stesso modo, penso che la scelta delle frequentazioni, ossia delle persone con cui scegliamo di trascorrere il nostro tempo, racconti molto di noi. Ci mette alla prova. Perciò il mio rischio non è l’azzardo, ma è più legato a un concetto costruttivo del presente che mi porta a ricercare nuove strade per arricchire le mie esperienze». Mi sento una spugna, vorrei ascoltarlo per ore, gli chiedo come vede il suo futuro. «Lo immagino pieno di sole. Vedi? Ha smesso di piovere mentre parlavamo. Fra poco arriverà un altro nostro amico e se vuoi rimanere a cena da noi sei il benvenuto. A casa accenderemo il fuoco, mangeremo il minestrone di verdure fatto in casa, la polenta e il frico con le patate. E poi, guardando il panorama dalla collina, potremo parlare insieme del futuro». Così è stato.



BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

di Padre Enzo Fortunato

padre.enzo.fortunato

padrenzo

padreenzofortunato

[Giornalista e scrittore]

L’EREMO DEL PERDONO A POGGIO BUSTONE, NEL REATINO, PER SCOPRIRE IL SANTUARIO E LA GROTTA CARI A SAN FRANCESCO

© Monica Domeniconi/Wikipedia

Vista dall'alto del Santuario di Poggio Bustone (RI)

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© Christopher John SSF/Wikipedia

audato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Si è detto molto di Francesco ecologista, a volte anche strumentalizzando eccessivamente la sua figura, che conosce notevolissima fortuna negli Stati Uniti d’America ma non solo. Ne riferì, per esempio, Ennio Caretto sul Corriere della sera del 18 marzo 2001: «Per gli Americani, St. Francis è – ufficialmente – il santo dei verdi (the greenies) e degli animali, l’antesignano dell’ecologia, oltre che l’apostolo della povertà e dell’umiltà». Ma a cavallo tra il XII e il XIII secolo ci si poneva veramente il problema del rispetto dell’ambiente e addirittura di un’eco-spiritualità? Quindi frate Fran-

Il Sacro Speco, chiesa costruita in una grotta dove pregava San Francesco, vicino al Santuario

cesco come poteva essere un ecologista? È chiaro che su di lui si proiettano temi, convinzioni, ideali assai più recenti, se non contemporanei. Allora, dovremmo dire “frate Francesco nostro contemporaneo”? Resta il fatto che, comunque, il santo di Assisi comunica un chiaro messaggio cristiano sui temi della sostenibilità, anche se non usa mai termini come natura, ambiente, o altri a noi comuni, ma creature. Ciò significa che esse sono un dono del Signore e che come tali vanno accolte nella gratitudine, ossia nel rendimento di grazie, per poi restituirle a lui mediante l’amore per i fratelli.

Due aspetti, la custodia del Creato e l’amore per i fratelli, che le Fonti Francescane (la raccolta di scritti del Santo e sul Santo) non mancano mai di sottolineare: «Diceva ancora che il frate ortolano dovrebbe sempre fare un bel giardinetto in una parte dell’orto, dove seminare e mettere ogni tipo di erbe odorose e le piante che producono bei fiori, affinché invitino, nella stagione loro, gli uomini che le vedono alla lode di Dio. Infatti ogni creatura dice: «Dio mi ha creata per te, o uomo!». Un esempio di amore per i fratelli Francesco lo offre redigendo la Regola di vita negli eremi: «Coloro che 79


BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

vogliono condurre vita religiosa negli eremi, siano tre frati o al più quattro. Due di essi facciano da madri ed abbiano due figli o almeno uno. I due che fanno da madri seguano la vita di Marta (Cfr. Lc 10,38-42), e i due che fanno da figli quella di Maria. E questi abbiano un chiostro, nel quale ciascuno abbia una sua piccola cella, nella quale possa pregare e dormire». È proprio in un eremo, il Santuario di Poggio Bustone, che Francesco inizia la sua avventura comunitaria e vi arriva con i suoi primi frati nel 1208, precisamente in estate: per la prima volta si affacciano sulla valle reatina. Il viaggio è difficoltoso: scalzi o con delle calzature di fortuna, il gruppo lascia Assisi, città affettuosa e malvolente allo stesso tempo, e si dirige verso Spoleto per attraversare Cascia,

Leonessa e giungere nei pressi di Rieti. L’animo di Francesco è travagliato quanto il cammino appena compiuto, il pensiero dei peccati commessi in gioventù lo attanaglia e nello Speco superiore prende coscienza dell’essere peccatore perdonato e amato da Dio. Qui il Santo, assieme alla piccola comunità composta, saluta gli abitanti del posto con l’espressione: «Buongiorno, buona gente!». Un saluto di una semplicità toccante, da cui è stato parafrasato il titolo di questa rubrica che ha l’obiettivo di accompagnare i lettori alla scoperta di incontaminati luoghi dal sapore francescano. Visitando questo sito non si trovano importanti tesori d’arte come in altri conventi, ma quello che stupisce è la semplicità e l’umiltà della struttura, in

perfetta coerenza con il messaggio francescano. Percorrendo un sentiero, dal convento si giunge alla Grotta della Rivelazione, dove il Santo abitualmente si raccoglieva in preghiera ed ebbe la visione che gli confermò il perdono per i peccati commessi in gioventù. Sempre qui, gli fu anche predetta l’espansione prodigiosa del suo ordine. Gli alberi, il verde, le Creature e il Creato ci aspettano e, come scrisse Cesare Pavese “ringraziando” l’editore Einaudi per dei “sigari pessimi” per cui il contratto non poteva essere portato a compimento, «c’è una vita da vivere, ci sono delle biciclette da inforcare (treni da prendere, ndr). La Natura insomma ci chiama, egregio Editore; e noi seguiamo il suo appello». Buon viaggio, brava gente.

© Christopher John SSF/Wikipedia

L’edicola eretta nel 1650, dove si trova la pietra con l’impronta del breviario di San Francesco, lungo il sentiero vicino al Santuario

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CULTURA

NAPOLI

PER SEMPRE UNA PASSEGGIATA TRA I VICOLI, PER SMARRIRSI TRA LE SUGGESTIONI DELLA CITTÀ PARTENOPEA. E CONOSCERE I LUOGHI DI RAFFAELE LA CAPRIA E FRANCESCO ROSI, A 100 ANNI DALLA LORO NASCITA di Giuliano Compagno

nei suoi mille occhi. Johann Wolfgang von Goethe aveva imparato ad amarla per questa sua caratteristica. «A Napoli ognuno vive in una inebriata dimenticanza di sé. Mi riconosco appena e mi sembra di essere del tutto un altro uomo. Ieri pensavo: o ero folle prima o lo sono adesso», scriveva. E se in via dei Tribunali l’illusione era di riuscire a distrarvi sbirciando certe vetrine che espongono chissà cosa, subito imparerete a guardare tra i profili e le spalle della gente che muove quella stradina e vi accompagna verso il Pio Monte dove, se solo vi affacciaste con attenzione, rimarreste abbagliati: sarete dinanzi alle Sette opere

della Misericordia di Caravaggio. Forse state sognando per ogni metro verso cui avanzate, tanto da costeggiare San Lorenzo Maggiore, dove un elegante vecchietto vi racconterà che proprio lì Giovanni aveva incontrato la Bellezza e a lei avrebbe dedicato l’Elegia di Madonna Fiammetta, perché lui si chiamava Giovanni Boccaccio e si era innamorato di quella bionda ragazza che gli procurava un misterioso tremore. Allora sarete immersi negli infiniti segreti di Napoli e vi coglierà il dubbio di non trovarvi in una città ma nel ventre del mondo o nell’anima di un luogo senza eguali, il che è lo stesso.

© cenz07/AdobeStock

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e dalla stazione Centrale vi trovaste per avventura in un vicoletto dal nome altisonante come via dei Tribunali, prendetelo e incamminatevi, perché state per entrare a Napoli. Non illudetevi di conoscerla in quattro passi, e nemmeno in due vite, perché nonostante le frasi e le definizioni più intelligenti che a questa città hanno dedicato scrittori e passanti, artisti e vagabondi, essa rimane il luogo dove ci si smarrisce. E non già perché avete imboccato il viottolo sbagliato ma perché avete perduto voi stessi, coloro che foste prima di metterci piede e quelli che sarete domani, dopo averla guardata

Vista sul Vesuvio, Napoli

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© Ianunzio Alessandro/AdobeStock

CULTURA

Vicoli del centro, Napoli

«Secondo come la si guarda, Napoli può apparire felicissima o disperatissima». A pronunciare questa sentenza è stato lo scrittore Raffaele La Capria, ed è lui che potreste incontrare in questi luoghi. Risalirete insieme per via Toledo e, lungo il tragitto, il maestro potrebbe raccontare la sua prima giovinezza nella città partenopea. Durerà un quarto di secolo e, nel suo caso, quel tempo sarà letterale. La Capria è nato sotto il Vesuvio il 3 ottobre 1922 e il suo centesimo anno di vita lo festeggerà nel ricordo del suo amico più prossimo, il regista Francesco Rosi, dal quale lo distanziavano soltanto sei settimane. Il 28 ottobre di quello stesso anno, in mezzo a loro due, neonati, il fascismo si prendeva Roma. Nel tempo 82

immediato che seguirà, quella generazione napoletana dei primi anni ‘20 formerà un’accolita molto importante: lo scrittore Antonio Ghirelli, il futuro presidente Giorgio Napolitano, il regista Giuseppe Patroni Griffi, i giornalisti Maurizio Barendson e Rosella Balbi, per citarne alcuni. Era la Napoli della politica e del miglior giornalismo, delle lettere e delle arti, che Rosi e La Capria rappresenteranno con grande potenza. Nel secolo scorso la città ha fieramente difeso la sua differenza rispetto ai mutamenti sociali, alle mode e alle omologazioni culturali di un Paese senza bussola. «È l’Italia il vero problema di Napoli», diceva ancora La Capria, e il suo non era soltanto un paradosso, visto che ciò che avveniva altrove sorvolava

il Golfo senza mai fermarsi. Ancora oggi arrivando alla stazione Centrale, da qualsiasi città proveniate, avrete la sorpresa di entrare in un mondo a parte. Basterà osservare le persone e cogliere i loro sentimenti per rendersi conto che quella di Napoli è tutta un’altra storia. E quando da via Toledo si aprirà vico dei Pellegrini, saremo tutti insieme a salire verso la Chiesa della Concezione. In quel rione nativo del centro storico, Rosi era tornato nel 2013, per i 50 anni di Mani sulla città. Era stato, il suo, un film che aveva scosso la critica e turbato il pubblico. La lunga stagione del Neorealismo, che il mondo intero aveva applaudito, cedeva il passo al cinema di denuncia. In una casa colma di opere e reliquie, il dialogo tra due politici


Francesco Rosi

© Roger Viollet/GettyImages

racconterà in tre minuti il dopoguerra italiano. L’opera fu insignita di un Leone d’Oro e segnò il riscatto civile della borghesia napoletana. Rosi e La Capria l’avevano scritta insieme e, con essa, avevano reso omaggio all’acume dei loro concittadini. Ogni tanto accade che le arti rendano una testimonianza che il potere recepirà come un segnale. Come già in altri momenti della storia italiana, ciò stava di nuovo succedendo a Napoli, città che era il simbolo di una vitale allegria ma che pure sapeva riconoscere quei suoi mille colori, che Pino Daniele avrebbe cantato con molta poesia: «Napoli è mille colori / Napoli è mille paure / Napoli è la voce dei bambini / che sale piano piano e / tu sai che non sei solo».

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© lucamato/AdobeStock

CULTURA

Vista panoramica sul golfo. dalla Rampa Pizzofalcone, Napoli

© Leonardo Cendamo/GettyImages

Raffaele La Capria

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E in questa eterna compagnia abbiamo terminato la nostra passeggiata. È durata mezz’ora ma è sembrata una vita intera, piena di bellezza e coraggio come quelli di Rosi e La Capria. Auguri, amici! Ci avete raccontato gli enigmi di una città che ancora regala le suggestioni di ogni suo angolo e infine, a notte alta, ripone le proprie bellezze sotto il suo cielo, perché quegli stessi cittadini che ci hanno appena accolti come fossimo lontani parenti la adorano e la difendono da chiunque vi transiti come se fosse giunto in un luogo qualunque. E così, lo stupore che ci sorprende nell’attimo in cui il treno sta ripartendo non lo restituiremo in forma di chiacchiere un po’ banali, ma lo porteremo dentro di noi, fosse anche un lampione spento, un nonno che gusta un caffè o uno scorcio di mare. La nostra Napoli, per sempre.


INCLUSION

UN MUSEO

© Majed/AdobeStock

PER TUTTI Il Cortile della Rocchetta nel Castello Sforzesco, Milano

RENDERE ACCESSIBILI I LUOGHI DI CULTURA ALLE PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVA. QUESTO L’OBIETTIVO DEL PROGETTO INCLUSIVO CHE UTILIZZA GUIDE AGILI E MAPPE SENSORIALI di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it

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l Castello Sforzesco è l’ultimo luogo culturale, in ordine di tempo, a essere stato scelto per il progetto sociale inclusivo Un museo per tutti. «Nato nel 2015 per volontà della Fondazione De Agostini e dell’associazione L’abilità, di cui sono il direttore, ha l’obiettivo di rendere accessibili alle persone con disabilità intellettiva gallerie, luoghi d’arte e siti archeologici», spiega Carlo Riva. «Chiunque ha diritto all’inclusione e alla cultura, come indicato nella

convenzione Onu. Anche le persone con deficit di memoria, attenzione, concentrazione, orientamento o gestione di emozioni e comportamenti, a livelli diversi». Una proposta nuova, quindi, rispetto alle iniziative più longeve tese a far superare le barriere architettoniche e a favorire l’accesso ai non vedenti o ad altre categorie con impedimenti fisici. L’iniziativa coinvolge due milioni di persone in tutta Italia, tra chi ha disabilità intellettive, adulti o bambini che siano, genitori e ca-

regiver. «Lo scopo è migliorare la qualità di vita di questi individui, avvicinandoli alla cultura. Non si tratta di terapie o laboratori dedicati solo a loro, ma di un’esperienza da vivere in autonomia e libertà, entrando in un museo con chi e quando si vuole». Sono 28 le realtà italiane coinvolte, 85


INCLUSION

Il Castello Sforzesco a Milano

da Nord a Sud. Si va dalla Venaria Reale di Torino al Negozio Olivetti di Venezia, dalle quattro sedi del Museo nazionale romano nella Capitale all’Abbazia di Santa Maria di Cerrate nella campagna leccese. Tutti luoghi che hanno scelto di aprirsi a ogni

tipo di pubblico. È un’idea di museo partecipativo che piace, tanto che, dopo un anno e mezzo, è nato anche Bene Fai per tutti, una costola del progetto, che coinvolge i luoghi curati dal Fondo ambiente italiano. Come per

esempio, tra gli altri, il Bosco di San Francesco ad Assisi, il Giardino della Kolymbethra ad Agrigento, il Parco Villa Gregoriana a Tivoli (RM). Lo scorso dicembre si è aggiunta un’altra tappa di riguardo: il Castello Sforzesco di Milano, con i sei musei

Affresco della Villa di Livia esposto a Palazzo Massimo, Roma

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custoditi al suo interno, come quello dei mobili e delle sculture lignee o quello degli strumenti musicali. E non è tutto. «Nel 2022», ci confida Riva, «sono previste due new entry, uniche e straordinarie per valore storico e artistico: il Parco archeologico di Pompei (NA) e la Pinacoteca di Brera a Milano». Per ognuno di questi posti sono state realizzate alcune guide da scaricare dai siti web dei musei o all’indirizzo museopertutti.org. Poi, magari dopo una prima lettura del materiale, si può organizzare la visita in autonomia con chi si vuole: educatori, familiari, amici o compagni di scuola. Il linguaggio utilizzato per le guide è codificato a livello europeo. Si chiama Easy to read, perché ha una sintassi semplice senza forme passive, con frasi brevi e la continua

ripetizione del soggetto. Nella pubblicazione è compresa anche una guida sociale che spiega alla persona come fare il biglietto, per esempio, o avvisa se alcune opere non si possono toccare ma che in alcuni luoghi è possibile sedersi a terra. Nella pubblicazione completa è contenuta la descrizione del museo e di dieci opere selezionate. In aggiunta, si possono scaricare o consultare mappe di orientamento semplificato e una cartina sensoriale che segnala, per esempio, se c’è troppa o poca luce, se i luoghi sono affollati o se ci sono elementi di disturbo. La guida ha anche una versione realizzata con la Comunicazione aumentativa alternativa (Caa) che utilizza pittogrammi, simboli, icone e un linguaggio ancora più semplice e universale della versione Easy to read.

Infine, sul posto ci si può rivolgere al personale del settore educativo e a quello della biglietteria e della sala, formato per accogliere e comunicare nel modo giusto, senza suscitare timori o incomprensioni. Una volta usciti, gli effetti ottenuti sono molto incoraggianti: «Il più importante è la memorizzazione dell’esperienza, perché le persone tornano a casa con un’emozione in più. E anche chi li accompagna percepisce una sensazione di benessere durante la visita. E questa è la prova che la bellezza può curare», conclude il presidente. «Se la visita ti è piaciuta puoi tornare quando vuoi», è l’invito finale scritto sulle guide, nuove compagne di viaggio e di emozioni. Per tutti, nessuno escluso. museopertutti.org

Ingresso delle Terme di Diocleziano a Roma

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ARTE

DOTTA IN FIERA

A BOLOGNA, DAL 21 AL 23 GENNAIO, TORNA LA RASSEGNA D’ARTE PIÙ LONGEVA D'ITALIA. CON UNO SPIRITO DI RIPRESA E IL DESIDERIO DI RITROVARE IN PRESENZA GLI OPERATORI DEL SETTORE E IL PUBBLICO di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com

Mario Sironi, La ballerina (1916) Collezione Margherita Sarfatti/Courtesy Galleria Russo, Roma

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uarantacinque anni, ma non li dimostra e mette tutti d’accordo: galleristi, collezionisti, critici e art addicted. Parliamo di ArteFiera, la più longeva tra le fiere d’arte moderna e contemporanea italiane nonché una delle più antiche d’Europa, che inaugura all’insegna della bellezza il 2022. L’ossatura della manifestazione si consolida con 145 gallerie e tre sezioni che affiancano la Main Section per approfondire altrettanti ambiti importanti per l’identità della rassegna bolognese: l’arte moderna e del dopoguerra storicizzato (sezione Focus), la pittura del nuovo millennio (Pittura XXI), la fotografia e il video (Fotografia e Immagini in movimento). «Partecipiamo ad ArteFiera da 30 anni. Per noi, come per tutte le migliori gallerie d’arte italiane e per molti colleghi stranieri, il passaggio a Bologna è una consuetudine, l’evento che apre in grande stile l’anno nuovo», mi racconta Fabrizio Russo, titolare dell’omonima galleria romana fondata nel 1898 dal bisnonno. Gli chiedo in cosa ArteFiera si distingua dagli altri eventi nazionali: «Qui si viene per comprare», mi spiega, «il pubblico non è costituito soltanto da una platea di visitatori curiosi, si tratta di un appuntamento che i collezionisti considerano imperdibile. A differenza della maggior parte delle fiere d’arte italiane, quindi, Bologna è ciò che una fiera deve essere: una vivace realtà di mercato». La mia domanda gli offre l’opportunità di stigmatizzare la proliferazione del fenomeno. «In Italia si fanno troppe fiere mediamente troppo deboli, mentre sarebbe importante poter contare su quattro, massimo cinque eventi annuali di grande risonanza», prosegue Russo. «Il mercato dell’arte vive una situazione di preoccupante squilibrio, a mio parere sanabile solo facendo un passo indietro. Bisogna che le gallerie tornino a svolgere il loro tradizionale ruolo di spazi destinati alla ricerca, alla selezione, all’incontro culturale, a un mercato fatto di serietà e riservatezza. È nell’interesse dell’intero comparto dell’art economy che recuperino presso il pubblico quell’immagine vincente che oggi è appannaggio delle case d’asta e delle fiere, che si stanno pertanto moltiplicando a dismisura e senza controllo. Questo assetto non fun-

ziona. Gallerie d’arte, case d’asta e fiere sono tre polarità di mercato fortemente interconnesse che devono operare in una situazione di bilanciamento, pena il collasso dell’intero sistema». Quest’anno la Galleria Russo conta su uno stand a doppio modulo che le consente di esporre tre proposte di arte contemporanea e tre di ’900 storico dedicate a Mario Sironi, Giacomo Balla e Giorgio de Chirico. «In particolare, Sironi è protagonista di una monografica con lavori che toglierebbero

il sonno a più di un collezionista», spiega Russo. «Come la Ballerina del 1916, una tempera e collage su cartoncino, preziosa espressione del periodo futurista dell’artista, la Figura con lo specchio del ‘24, una tempera che invece rimanda a un raro Sironi metafisico, o il neoclassico Pastore dei primissimi anni ’30. Tutte opere che provengono dalla collezione di Margherita Sarfatti e possono vantare 20 anni di esposizione al Guggenheim di Venezia». Non è da meno un’altra ammiraglia

Massimo Campigli, Femme Assise / Donna seduta / Idolo seduto / Seduta / Idole assise / Idolo / Idolo nero (1961) Courtesy Galleria d’Arte Maggiore Gam, Bologna

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ARTE

Giorgio de Chirico, Ettore e Andromaca (inizio anni ’60) Courtesy Galleria d’Arte Maggiore Gam, Bologna

italiana che, in questo caso, gioca in casa: la Galleria d’Arte Maggiore Gam di Bologna. Raggiungo telefonicamente per un’anteprima il suo chairman, Franco Calarota, che ricopre anche la carica di presidente di Acp - Palazzo Franchetti a Venezia. «Il punto di forza di ArteFiera è proprio quello di essere una piattaforma in cui individuare quei nomi di qualità dell’arte da riscoprire e divulgare a livello internazionale. Il punto debole di Bologna in questo momento è quello di guardare troppo a cosa succede in altre realtà italiane, per esempio in maniera eccessiva a Torino, invece di puntare tutto sulla costruzione di una propria forte identità. Con la coscienza che la città ha dato i natali a un artista come Giorgio Morandi e, grazie alla sua vita universitaria, vanta storici come Francesco Arcangeli e Renato 90

Barilli e ha formato personalità internazionali come Massimiliano Gioni. Non a caso oggi è scelta come città d’elezione da alcuni tra i migliori artisti della scena contemporanea». Tra le proposte della galleria nello stand di ArteFiera, Calarota sul fronte del ’900 si sofferma su un dipinto di Massimo Campigli, Femme Assise / Donna seduta / Idolo seduto / Seduta / Idole assise / Idolo / Idolo nero del ‘61. E aggiunge: «Campigli è uno dei grandi maestri del XX secolo, presente con le sue opere nei più importanti musei del mondo ma trascurato dal mercato negli ultimi decenni. Oggi è una grande opportunità di investimento, senza parlare dell’attualità delle sue opere che fanno invidia al migliore pittore contemporaneo». Nello stand della Gam non mancano Giorgio Morandi, con Paesaggio del

‘40, e Giorgio de Chirico, con l’olio su tela Ettore e Andromaca (inizio anni ’60), mentre sul fronte del contemporaneo è la volta di Sissi con Pescato Osseo (2020), Pirro Cuniberti con Quel giardino ricusato dalle viole (2004) e Bertozzi&Casoni con Per Morandi (2019). Passando a un’altra ammiraglia italiana, con sede a Milano e Bologna, contatto il titolare di Bottegantica, Enzo Savoia. Gli domando cosa si aspetta dall’edizione 2022 di ArteFiera: «Stiamo uscendo, a piccoli passi, dal grande cambiamento causato dall’emergenza Covid-19. L’arte ha subito gravi perdite in tutti i suoi filamenti principali, gallerie, musei, fondazioni, archivi, associazioni no-profit, residenze d’artista. Mi auguro che questa rassegna sia un punto di svolta, un’ennesima prova che esistiamo come galleristi e, in primis, come amanti dell’arte, per dialogare nuovamente con studenti, collezionisti, storici», sottolinea. Anche lo stand in fiera di Bottegantica propone un pregevole lavoro di Massimo Campigli, Il gioco delle palle, Gioco della palla o Giocoliere del ‘49, al quale si affiancano alcune opere eseguite da Umberto Boccioni nei primi del ’900, tra cui la tempera Il Fantino (1908 circa) e un’ipnotica tempera su tavola di Alberto Savinio, Il balcone (1937). Mazzoleni, galleria sabauda di punta ormai anche a Londra, propone invece lavori di Alberto Burri, Piero Dorazio, Andrea Francolino, Lucio Fontana, Nunzio e Marinella Senatore. Di quest’ultima fa bella mostra Dance First Think Later, recente opera strettamente legata all’esposizione personale dell’artista in corso nella galleria di Torino fino al 29 gennaio. Peculiarità importante dei lavori neon della Senatore, che ricordano le luminarie, è la produzione mercury free, un’innovativa tecnologia che permette di realizzare lampade prive di mercurio, metallo altamente inquinante e già bandito in diversi Paesi europei. Sicuramente da non perdere, poi, lo stand della Galleria Giovanni Bonelli, con il suo mix di artisti italiani e africani come Gonçalo Mabunda, Massimo Kaufmann, Ajarb Bernard Ategwa e Aron Demetz, a cui si aggiungono


opere storiche di Gianni Pettena, padre del movimento radicale degli anni ’70, e lavori di Francesco Lauretta, artista a cui il Mac di Lissone ha dedicato una potente retrospettiva visitabile fino al 29 gennaio. RizzutoGallery, invece, porta in fiera la più recente produzione dell’artista palermitano Francesco De Grandi: dipinti di grande qualità e dimensioni sul tema del sacro in un progetto dal titolo Testa Croce, e una selezione di carte della scorsa mostra Sexophilia. Della Galleria Marcolini vale la pena visitare entrambi gli stand in due diverse sezioni di ArteFiera, quelle di pittura e fotografia. Nella prima attende i visitatori un solo show di Luigi Presicce con opere recenti in cui l’artista pugliese rappresenta un post-antropocene che è già parte del nostro immaginario; nella sezione di fotografia il one-man show di Luca Caccioni, con un nucleo per nulla minore di questo artista che solo marginalmente ha lavorato con la fotografia. Una scelta che può sicuramente sorprendere, assicura Roberto Farneti, titolare della galleria con base a Forlì.

Alberto Savinio, Il balcone (1937)

artefiera.it artefiera artefiera_bologna

Courtesy Bottegantica, Milano-Bologna

Francesco De Grandi, Giovanni Battista (2021) Courtesy RizzutoGallery, Palermo

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ARTE

HYBRĬDA A BOLOGNA UN PROGETTO ARTISTICO MAPPA LE REALTÀ PIÙ INTERESSANTI DEL CAPOLUOGO EMILIANO DEDICATE AL CONTEMPORANEO. PER DISEGNARE UNA NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE a cura di Untitled Association

I

l progetto Hybrĭda racconta alcune delle realtà più interessanti di Bologna dedicate agli eventi culturali che attraversano le diverse attitudini del contemporaneo. Hybrĭda è un soggetto flui-

untitledassociation

do, aperto alla contaminazione, un contenitore di idee rivolto all’individuazione e all’approfondimento di spazi non-profit, associazioni culturali, artist-run spaces, progetti indipendenti, mostre, spazi di ricerca e

sperimentazione. Con l’obiettivo di disegnare nuove geografie a sostegno dell’arte e degli artisti. Qui una selezione degli spazi con i progetti in corso. untitled-association.org

Irene Fenara, Se il cielo fugge, veduta dell’installazione (2016) Courtesy Adiacenze, Bologna

02. mtn | museo temporaneo navile Via John Cage 11/a – 13/a museotemporaneonavile.org mt_museo_temporaneo_navile La città delle sculture Alcide Fontanesi, a cura di Marcello Tedesco > 23.01

Alcide Fontanesi, Senza titolo, dettaglio (1998) Parco della Zucca, Bologna Courtesy mtn | museo temporaneo navile, Bologna

01. Adiacenze Vicolo di Spirito Santo 1/B adiacenze.it adiacenze Dumpster Love Yourself Federica Di Pietrantonio, Andrea Frosolini 21.01 > 03.03 Online e presso il Teatro San Leonardo, via S. Vitale 63 in collaborazione con DEMO Moving Image Experimental Politics Zhouwèi Network Emilia Tapprest 20.01 > 23.01 > 16.02 (online) 92


03. Parsec Via del Porto, 48 c/d parsecbologna.com parsec.bo It ends with nostalgia Guendalina Cerruti, Francesco Hayez, Sathyan Rizzo e un libro di Federico Antonini e Sergio Savini > 30.01 Matilde Cassarini, Close (-), vedute dell’installazione (2021) Courtesy Parsec, Bologna

04. PhMuseum Lab Via Paolo Fabbri, 10/2 phmuseumlab.com phmuseumlab Fumiko Sayuri Ichida 19.01 > 25.03

Invernomuto, Vernascacadabra (2018) Courtesy gli artisti e Xing, Bologna

05. Raum / Xing Via Ca’ Selvatica, 4/d xing.it xing.it

Sayuri Ichida, Fumiko, serie (2019) Courtesy PhMuseum, Bologna

In occasione di Arte Fiera 2022, presso BolognaFiere Oplà. Performing Activities III Invernomuto, Muna Mussie, Luca Trevisani, Jacopo Benassi 21.01 > 23.01 93


MODA

ANIMAL FREE

FASHION

SAVE THE DUCK COMPIE DIECI ANNI. HA SALVATO CON I SUOI CAPI 20 MILIONI DI OCHE E FESTEGGIA A PITTI UOMO IL SUO PERCORSO ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITÀ di Cecilia Morrico

MorriCecili

morricocecili

In tutto il servizio immagini della collezione Fall-Winter 2022/23 di Save The Duck

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ono i pionieri dell’abbigliamento sostenibile. La prima azienda fashion in Italia a ottenere la certificazione B Corp, che riunisce le imprese capaci di impattare positivamente sulla società, le persone e l’ambiente. Il

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nome stesso Save The Duck – Salviamo l’oca – è già un manifesto ecologista, un impegno cominciato dieci anni fa che il brand ha scelto di festeggiare a Firenze, dall’11 al 14 gennaio, in occasione di Pitti Uomo.

Prima di partire verso la Città del Giglio e passeggiare tra i padiglioni della Fortezza da Basso, Nicolas Bargi, fondatore e Ceo del marchio, racconta la sua storia 100% animal free. Save The Duck compie dieci anni. Com’è nato il marchio? L’azienda di famiglia, Forest, è stata fondata nel 1914 da mio nonno Foresto Bargi. Io rappresento la terza generazione che ha scelto di lavorare nel tessile. Nel 2012 ho fondato Save The Duck con il dichiarato impegno di creare un prodotto nel rispetto degli animali, dell’ambiente e delle persone. Siamo stati i primi ad affrontare que-


Collezione Puck

sta sfida nel fashion. Volevo creare un prodotto 100% animal free che rispecchiasse le mie idee: vedevo un potenziale in questo e il mercato mi ha dato ragione. Nel 2018, infatti, Progressio SGR ha acquisito la maggioranza della società e ha sposato il nostro percorso di rispetto per la sostenibilità. Poi, nel 2019, è arrivata la certificazione B Corp e nello stesso anno ci siamo assunti l’impegno di raggiungere la carbon neutrality entro il 2030. Obiettivo che poi abbiamo conquistato nel 2021, perché questo processo ci ha permesso di compensare le emissioni. Per festeggiare il vostro compleanno avete scelto Pitti Uomo, cosa dobbiamo aspettarci? La fiera di Firenze è sempre stato un momento molto importante per noi e ci sembra giusto festeggiare in questa occasione. Siamo presenti in uno spazio espositivo molto ampio che porta

lo spettatore all’interno del mondo Save The Duck, ripercorrendo i nostri dieci anni e dando risalto alla collezione Fall-Winter 2022/23. Che materiali utilizzate per i vostri prodotti? È tutto 100% animal e cruelty free: i nostri capi non hanno al loro interno piume, pellami, pellicce o, in generale, tessuti di derivazione animale. Questo è possibile grazie al Plumtech®, un materiale sintetico termoisolante in grado di ricreare la sofficità della vera piuma conservando i vantaggi dell’imbottitura termica. Ma non solo: stiamo aumentando sempre di più la produzione di capi 100% riciclati ed ecosostenibili, realizzati da Pet prodotto attraverso il riutilizzo delle bottiglie di plastica usate. A questo si affianca il Nylon 6, polimero realizzato secondo le regole dell’economia circolare. Significa che una volta raggiunta la fine della

vita del prodotto si può effettivamente riciclare. E, per finire, la biodegradabilità al 100% dei materiali: se seppelliti nel terreno scompaiono dopo quattro anni. Diventano gas meccanico, che è un gas naturale, e non lasciano traccia. A oggi, la nostra produzione ci ha permesso di salvare più di 20 milioni di oche. Rispetto a dieci anni fa c’è molta più attenzione a questo tema... Quando Save The Duck è nata eravamo gli unici o quasi a produrre capi interamente sostenibili, e per molto tempo è stato così. Purtroppo il settore fashion ha capito tardi l’importanza della sostenibilità anche dal lato delle vendite. Ma negli ultimi anni c’è stata un’importante presa di coscienza da parte di tutte le realtà e degli stakeholder, non solo nella moda. La strada è ancora lunga, non basta la consapevolezza. Bisogna ripensare tutti i modelli di produzione, la catena di distribuzione, la gestione dei dipendenti. Nel 2019 siete stati dichiarati azienda dell’anno da People for Ethical Treatment of Animals (Peta), organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali. Siamo molto grati a Peta per questo riconoscimento che valorizza le azioni messe in atto negli anni nel fashion e nell’outwear sostenibile. Da sempre collaboriamo con associazioni come Wwf, Save The Dogs, Lav, Sea Sheperd, Wires e WildAid. Siamo estremamente felici dei risultati ottenuti e non vediamo l’ora di continuare a ottenerne di migliori nei prossimi anni.

Nicol as Bargi 95


MODA

lo stilista Edward Crutchley e l’associazione che lavora per la tutela della fauna selvatica, WildAid. Avete pensato anche a una linea Junior per i più piccoli. Per noi è molto importante produrre capi per bambini: i giovani sono molto più attenti ai temi legati alla sostenibilità e noi riteniamo fondamentale accompagnarli in un processo di acquisti e consumi consapevoli. Progetti per l’immediato futuro? Abbiamo appena aperto un nuovo headquarter e showroom a New York. Allo sbarco in Usa, si affianca il continuo percorso verso la sostenibilità che ci vede coinvolti anche nel 2022 con il rinnovo della certificazione B Corp e la partnership con WildAid, grazie alla quale abbiamo scelto di proteggere cinque nuove specie: rinoceronte, tigre, pinguino, leone ed elefante. savetheduck.it savetheduck.italy save_the_duck

Collezione Recycled

Collezione Puck in tartan

Tra le novità della Fall-Winter 2022/23 il tessuto Puck. Di cosa si tratta e quali sono gli altri must del prossimo inverno? Il Puck accarezza il ritorno del vintage e propone una stampa tartan dall’ispirazione British, ovviamente sostenibile. A questo si affiancano i prodotti Recycled, 100% ecosostenibili, come Grin, il più sofisticato, adatto a capi dalle linee pulite e lisce. Infine, il tessuto Smeg e gli iconici capi della linea Arctic, che rappresentano il sinonimo perfetto di tecnica e stile in ogni tipo di contesto e condizione atmosferica. Continua poi la produzione del green parka di Save The Duck, che rappresenta l’originale alternativa verde del giaccone invernale: le linee minimal, decise e semplici, e la resistenza al freddo lo rendono il capo perfetto anche per gli inverni più rigidi. Vanno avanti anche le collaborazioni, come quelle con Mackintosh, azienda iconica nel mondo per il raincoat londinese, 96


© SB

PITTI TOUR

Ecoalf, Fall-Winter 2022/23

QUATTRO PASSI TRA LE NOVITÀ IN ESPOSIZIONE AL SALONE DI FIRENZE. AMBIENTE, INNOVAZIONE E ARTIGIANALITÀ PER LA MODA UOMO E BAMBINO di Cecilia Morrico

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n Salone in completa sicurezza, con un formato rinnovato ma sempre disegnato sulle stesse caratteristiche di selezione, curatela

e impatto comunicativo che hanno reso l’evento un punto di riferimento mondiale della moda e del lifestyle maschile». Con queste parole Raffaello Napole-

one, amministratore delegato di Pitti Immagine, ci accompagna all’interno di Fortezza da Basso, a Firenze, dove dall'11 al 13 gennaio si svolgono in contemporanea Pitti Uomo 101 e Pitti Bimbo 94. Nei tre percorsi speciali che raccontano le diverse anime del menswear – Fantastic classic, Dynamic attitude e Superstyling – cresce l’attenzione sui materiali e l’innovazione. La sostenibilità ambientale è infatti uno dei trending topic dell’edizione, che oltre 97


MODA

ai dieci anni di Save The Duck (intervista a pag. 94) vede un’altra eccellenza del fashion green: Ecoalf. Il brand spagnolo torna a Pitti per presentare la nuova collezione premium Ecoalf 1.0, che utilizza tecnologie di ultima generazione per impattare il meno possibile sul pianeta. In più, in collaborazione con il Comune di Civitavecchia, il brand presenta i capi del progetto Upcycling the Oceans (Uto), realizzati con filati recuperati dal mare, 100% riciclati e core business del marchio fondato da Javier Goyeneche. Inoltre è confermata la quarta edizione di Sustainable Style, il progetto espositivo che presenta una selezione di brand, Il brand Junk presente nel progetto Sustainable Style

Premiata, Fall-Winter 2022/23

frutto di uno scouting tra le realtà giovani e i designer più cool impegnati a creare e produrre seguendo criteri di eco-responsabilità. Non mancano poi momenti speciali, come la soirée jazz Chic in Motion di Caruso. La maison napoletana celebra in maniera inedita la Fall-Winter 2022/23, ispirandosi all’eclettica figura del trombettista Miles Davis. Anche Lardini torna a Pitti Uomo con una capsule in edizione speciale realizzata appositamente per l’occasione all’interno di un’installazione che riproduce un grande giardino d’inverno. Tra le novità, da non perdere la nuova linea urbanwear KNT di Kiton, guidata dai figli gemelli del fondatore Antonio De Matteis, Mariano e Walter, che mantiene il Dna del brand coniugando l’unicità dell’arte sartoriale con le 98

innovazioni nei tessuti e nei materiali. Si aggiunge poi Premiata che, dopo il successo della sua linea sneaker, lancia la prima collezione di abbigliamento, composta da capi made in Italy dall’animo genderless. Infine, si riaprono i giochi sul fronte kid. Pitti Bimbo, sempre in contemporanea con l’uomo, comprende due aree dalle anime differenti: 100% bambino, con le grandi griffe, e The Kids Lab! con le avanguardie. Progetto speciale dell’edizione è la collezione Illustrabimbi, realizzata dalla scrittrice e grafica Nicoletta Costa, famosa per i personaggi Nina & Olga su RaiPlay e Rai Yo-Yo, che usa tessuti stampati con soggetti da fiaba. pittimmagine.com Pittimmagine pittimmagine


NUOVO CONTEMPORANEO di Cecilia Morrico

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Tutti i capi sono della collezione Fall-Winter 2022/23

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einterpretazione è la parola d’ordine degli espositori a Pitti Uomo 101. Come sempre, al primo posto c’è l’ambiente con i parka sostenibili di Parajumpers, caldi ed estremamente leggeri con silhouette abbondanti ma segnati in vita da una cintura con fibbia, e le sneaker di Moaconcept in AppleSkin, materiale ottenuto dalla lavorazione delle mele. C’è poi chi la rivisitazione la fa nei dettagli, come il brand di cappelli Doria 1905, che aggiunge accessori metallici griffati sui capi iconici, oppure Berwich, che con il modello di pantaloni Lucano Long attualizza il disegno Buffalo Check scozzese intersecando fili di colori diversi dal tradizionale rosso e nero e proponendo nuance dal look gender neutrality. Ma la lista è ancora lunga. Si va dai tagli e le silhouette d’avanguardia di Re-Hash e Pietra Salata alla scelta di Baldinini che, per dare un twist contemporaneo alle proprie cal-

zature, si allea con lo stilista inglese Arthur Arbesser che arricchisce i boot con fantasie optical. La carrellata si chiude con l’alto contenuto tecnologico del piumino Ahirain in Dirp Dye, realizzato con un nylon sofisticato, a “sgocciolatura” monocromatica localizzata, che dà un effetto tie-dye blu notte molto peculiare per luce e colore.

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01//Piumino Dirp Dye Ahirain 02//Gilet Re-Hash 03//Sneaker Moaconcept 04//Camicia Pietra Salata 05//Cappello Doria 1905 06//Pantalone Lucano Long Berwich 07//Boot Arthur Arbesser X Baldinini

Parka Parajumpers 99


MODA

SENZA FILTRI OLTRE 50 SCATTI DEL FOTOGRAFO DI MODA MARIO TESTINO IN MOSTRA A MILANO FINO AL 28 FEBBRAIO di Flavio Scheggi

mescoupsdecoeur

Foto © Mario Testino - Courtesy 29 Arts in progress gallery

Eva Herzigová, Roma, Vogue Paris (2006)

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Vittoria Ceretti, Amalfi, 032c (2017)

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a foto della modella Eva Herzigová è ispirata al lavoro di grandi maestri come Federico Fellini, Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini, registi che nei loro film hanno mostrato Roma. Stavamo lavorando in una piazza piena di persone che parlavano tutte insieme e così ho detto a Eva di gridare, gridare forte», spiega il fotografo a cui è dedicata la personale Mario Testino: Unfiltered, alla galleria Arts in progress di Milano fino al 28 febbraio. «Sempre nella Capitale, ho immortalato Joan Smalls e Raquel Zimmermann. Quando sono in Italia noto spesso che le persone amano baciarsi in pubblico, anche se cercano sempre un luogo un po’ nascosto. Ispirato da ciò, ho chiesto loro di baciarsi dietro la statua di due uomini che combattono», prosegue Testino. «E poi ho omaggiato la Costiera amalfitana, dove ho lavorato a una storia sulla pesca, ed ecco la meravigliosa modella Vittoria Ceretti che galleggia sul mare». In mostra, oltre a queste, altre 50 immagini iconiche, intime e inedite dell’artista peruviano. 29artsinprogress.com

Joan Smalls e Raquel Zimmermann, Roma, American Vogue (2012) 101


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Carolina Crescentini 102


© Triennale Milano/Gianluca Di Ioia

Un’immagine dell’allestimento della mostra

L’ANIMA IN UNO SCATTO DUE MOSTRE E OLTRE 220 IMMAGINI, A MILANO FINO AL 13 MARZO, RENDONO OMAGGIO AL GRANDE RITRATTISTA GIOVANNI GASTEL di Silvia Del Vecchio s.delvecchio@fsitaliane.it Foto © Giovanni Gastel

Bebe Vio 103


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«È

stato un sofisticato ritrattista del mondo. Non solo visi, ma corpi, mode, gioielli, tessuti, ambienti. Con un sorriso, faceva sembrare facile il gesto infallibile e preciso di un grande fotografo». Così Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, parla di Giovanni Gastel, protagonista di due mostre allestite a Palazzo dell'Arte fino al 13 marzo: The People I Like e I gioielli della fantasia, in collaborazione rispettivamente con il MAXXI di Roma e il Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo (MI). «Il lavoro dell’artista si è intrecciato più e più volte con i percorsi di Triennale, cui aveva regalato idee, progetti e ispirazioni. Con queste

Vasco Rossi

Barack Obama

esposizioni la nostra istituzione rende il primo doveroso omaggio al genio generoso e scanzonato che Milano e l’arte hanno perso troppo presto», prosegue Boeri. Gli oltre 200 scatti di The People I Like, quasi tutti in bianco e nero, testimoniano l’immensa varietà di incontri che ha caratterizzato la carriera quarantennale di Gastel. Un ritratto collettivo di anime, un labirinto di volti, pose e sogni di attori, artisti, cantanti, musicisti, politici, giornalisti, designer. Tra i personaggi ritratti Barack Obama, Germano Celant, Tiziano Ferro, Vasco Rossi, Roberto Bolle, Bebe Vio, Isabella Ferrari, Monica Bellucci e Carolina Crescentini. Il titolo della mostra, 104


curata da Uberto Frigerio, è una dichiarazione d’intenti: il fotografo si svela nella sua intima autenticità e consacra il ritratto a opera artistica per eccellenza, capace di andare oltre l’esteriorità, cogliendo la complessità del soggetto. Al centro c’è sempre l’anima, che traspare dalla posa, dall’espressione, dalla teatralità di un volto. La seconda mostra, I gioielli della fantasia, presenta invece uno dei primi lavori che ha dato a Gastel la notorietà internazionale. Si tratta di 20 immagini tratte da un progetto commissionato all’autore nel 1991 dalla Daniel Swarovski Corporation, per l’omonimo libro e la mostra di monili del XX secolo, entrambi curati da Deanna Farneti Cera. Il fotografo milanese ha dato vita a una reinterpretazione fantastica e immaginaria dei gioielli, liberando tutta la sua vena creativa e stilistica, in un dialogo sincretico tra il mondo degli oggetti e quello della figura umana, riflettendo con ironia sul corpo e la maschera, il travestimento e la metamorfosi. triennale.org triennalemilano

In questa pagina I gioielli della fantasia di Giovanni Gastel, dal progetto di Daniel Swarovski Corporation (1991) © Eredi Giovanni Gastel - Regione Lombardia/Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo

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Carmelo Nicosia, Agata on the road 106


LE STRADE DELLA

SANTUZZA A CATANIA, UNA MOSTRA CHE RACCONTA IL CULTO DI SANT’AGATA E IL SUO LEGAME CON LA CITTÀ ATTRAVERSO IL LINGUAGGIO DELL’ARTE di Sandra Gesualdi

L

e sante sono sempre donne coraggiose e spiriti liberi, beate nei cieli ma perseguitate in terra. Agata, che nel nome – Agathé – porta con sé la bontà, viene beatificata a 15 anni, dopo essere stata torturata e seviziata fino allo sfinimento. Il proconsole Quinziano, per domare la bellissima giovane che lo respinse con ogni barlume di orgoglio, fede e determinazione, prima tentò di rieducarla, poi la fece a pezzi tagliandole i seni, infine la condannò al rogo. Era il 251 d.C. in una fiorente Catania dell’Impero romano, dove abusi di potere e maschilismo si vestivano di vilipendio alla religione dominante. Da allora Agata è venerata e adorata, considerata protettrice e patrona della città, invocata in caso di calamità, soprattutto contro il fuoco dell’Etna. Una devozione trasversale e contagiosa, che supera confini geografici e sociali e ogni anno, dal 3 al 5 febbraio, i giorni del martirio, richiama a Catania migliaia di persone da ogni parte del mondo. È la festa religiosa in onore della Santa che nel 2022, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, non può essere festeggiata con la consueta spettacolarità. Ma la Fondazione Oelle Mediterraneo Antico, da un’idea di Ornella Laneri, contribuisce al racconto religioso e popolare di questo rito unico con il progetto Agatha on the road 2022. La mostra, allestita dal 1°

sandragesu

febbraio al 6 marzo negli spazi della Gam, presenta il culto della santa attraverso il linguaggio dell’arte. Fotografie, video e opere di sound art percorrono metaforicamente le strade del capoluogo etneo per mostrare, senza filtri, il legame laico e religioso tra Agata, la città e la popolazione. Nel percorso espositivo, oltre all’installazione sonora di Michele Spadaro e al documentario di Laneri sul ruolo della donna nella spiritua-

lità delle società antiche, ci sono le foto di Gabriele Diego Bonsangue, Annita Del Zoppo, Carmelo Nicosia, Anna Tusa, Daniele Vita. Scatti, spesso carichi di pathos, che attestano la relazione millenaria tra l’impavida Santuzza catanese e il suo territorio. E mostrano come un culto devozionale, che tanto ricorda tragiche pagine di cronaca attuale, possa trasformarsi nei secoli in rito sociale e creare comunità. fondazioneoelle.com

Daniele Vita, Ntuppatedde 107


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PHOTOANSA 2021 DALLO SBARCO SU MARTE ALLE GRANDI VITTORIE DEGLI AZZURRI: 370 SCATTI RACCOLTI NEL CONSUETO LIBRO DI FINE ANNO RACCONTANO IL MONDO E L’ITALIA DI OGGI a cura di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

S

i rinnova l’appuntamento con il libro fotografico che raccoglie, in 370 scatti dei fotografi dell’Ansa, le immagini più significative dell’anno appena concluso, suddivise in 12 capitoli tematici per un totale di 378 pagine. A quasi due anni dall’inizio della pandemia, le foto dei malati nei reparti di terapia intensiva sono state sostituite dalle file di cittadini in attesa di ricevere il vaccino e dalle riaperture dei luoghi della cultura, del lavoro e del turismo.

Ma il 2021 è stato segnato anche dai grandi conflitti internazionali, con la pioggia di missili su Gaza e Israele e la vittoria dei talebani coronata dall’assalto all’aeroporto di Kabul. Ci sono poi le immagini della politica, come quelle dei sindaci delle maggiori città italiane la cui elezione è stata segnata da un astensionismo senza precedenti. Tra un capitolo dedicato al grande caldo d’inizio estate, con temperature vicine ai 50 gradi, e uno allo sbarco su Marte del rover Perseverance, sono

le vittorie nello sport e nella musica a celebrare l’Italia: dalla conquista del titolo di campioni d’Europa nel calcio alle vittorie europee del volley, fino ai trionfi degli atleti azzurri alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo, passando per il successo dei Måneskin all’Eurovision Song Contest. Immagini purtroppo offuscate dall’escalation di violenza contro le donne che il Photoansa 2021 non poteva ignorare. Giovani, anziane, madri di famiglia, studentesse o lavoratrici che, giorno dopo giorno, continuano purtroppo ad essere vittime di femminicidio. E che l’Ansa commemora con scatti come quello delle cinquemila coperte multicolore esposte in piazzetta Reale a Milano. flipsnack.com/melaediting/photoansa-21/full-view.html

Marte (6 aprile) Selfie da Marte per il rover Perseverance e il drone elicottero Ingenuity © ANSA/NASA

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Kabul, Afghanistan (20 agosto) Soldati della Coalizione internazionale aiutano un bambino a entrare nell’area dell’aeroporto © ANSA/John Rigsbee

Gaza City, Striscia di Gaza (11 maggio) La pioggia di missili lanciati verso Israele dai territori controllati da Hamas © ANSA/AFP/Mahmud Hams

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Roma, Italia (13 agosto) Le fiamme lambiscono il tempio romano di Vesta nel centro storico di Tivoli © ANSA/Massimo Percossi

Londra, Regno Unito (11 luglio) Gianluigi Donnarumma abbracciato dai compagni dopo aver parato l’ultimo rigore della Nazionale inglese © ANSA/AFP/Laurence Griffiths

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Belgrado, Serbia (4 settembre) Miriam Fatime Sylla festeggia con le compagne la vittoria nella finale degli Europei di pallavolo contro la Serbia © ANSA/Andrej Cukic

Tokyo, Giappone (4 settembre) Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Graziana Contrafatto festeggiano la conquista dei primi tre posti nella finale dei 100 metri femminili alle Paralimpiadi © ANSA/Ennio Leanza

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Rotterdam, Olanda (22 maggio) L’esibizione finale dei Måneskin sul palco dell’Eurovision Song Contest © ANSA/Robin Van Lonkhuijsen

Milano, Italia (2 ottobre) L’iniziativa Viva Vittoria in piazzetta Reale, con l’esposizione di cinquemila coperte multicolore per sostenere le donne che hanno subito violenza © ANSA/Matteo Corner

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OFFERTE E SERVIZI

A PARIGI CON TRENITALIA L

e plaisir d’un voyage nouveau: il Frecciarossa 1000 arriva anche in Francia. Con Trenitalia è ora possibile viaggiare Oltralpe, in comfort e sicurezza, a partire da 29 euro*. Sono due i collegamenti quotidiani andata e ritorno che consentono di raggiungere Parigi Gare de Lyon da Milano Centrale con fermate a Torino Porta Susa, Modane, Chambéry e Lione. Si parte da Milano Centrale alle 6:25 e alle 15:53 per raggiungere la Ville Lumière alle 13:22 e alle 22:25, mentre le partenze da Parigi sono alle 7:26 (6:31 dal lunedì al venerdì**) e alle 15:18, con arrivo nella città meneghina alle 14:07 (13:50 dal lunedì al venerdì**) e alle 22:07. Successivamente, per completare l’offerta, si aggiungeranno altri tre Frecciarossa Parigi-Lione. * Prezzo valido nel livello di servizio Standard, soggetto a disponibilità, controllare le condizioni **Dal 10 gennaio

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VIAGGIA LEGGERO CON TRENITALIA E ZYPPY G

© Елена Истомина/Adobestock

razie alla partnership fra Trenitalia e Zyppy, da oggi si viaggia più leggeri. Affidando a Zyppy bagagli, borse e zaini è infatti possibile farli recapitare da casa direttamente in hotel o all’indirizzo del proprio soggiorno. Ai clienti Trenitalia è riservata una tariffa esclusiva per l’inverno, scontata fino al 50%, per prenotazioni e spedizioni fino al 15 marzo 2022. In più, per i soci CartaFRECCIA, un punto fedeltà per ogni euro speso nel trasporto bagagli: basta inserire in fase di prenotazione il proprio codice CartaFRECCIA nella sezione dedicata. Infine, i punti raddoppiano dalla terza valigia se il viaggio inizia e finisce in una località inclusa nella lista Bagaglio Facile indicata su zyppy.it/bagaglio-facile.

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OFFERTE E SERVIZI

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© Archivio FS Italiane

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CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

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A/R WEEKEND

YOUNG & SENIOR

Sconto del 40% sia sull’andata che per il ritorno sul prezzo Base per chi parte il sabato e torna la domenica con le Frecce e Intercity giorno, su tutti i livelli di servizio, escluso il Salottino. La giusta soluzione per visitare le città d’arte nel fine settimana senza stress e lasciando l’auto a casa 5 .

Riservate agli under 30 e agli over 60 titolari di CartaFRECCIA, le offerte Young e Senior permettono di risparmiare fino al 50% sul prezzo Base dei biglietti per tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di servizio, ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 6.

ME&YOU

INSIEME

Promozione riservata ai titolari CartaFRECCIA consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconti fino al 50% sul prezzo Base su tutti i treni nazionali. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e i servizi cuccette, VL ed Excelsior 7.

Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 50% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 8.

NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile fino alla partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale. 5. L’offerta è a posti limitati, acquistabile fino alle ore 24 del decimo giorno precedente la partenza del treno e non è cumulabile con altre riduzioni, compresa quella per i ragazzi. È valida per viaggi A/R con partenza il sabato e ritorno la domenica, sulla medesima relazione, categoria di treno e classe (o livello di servizio), effettuati durante lo stesso weekend. Il cambio dell’ora di partenza è consentito una sola volta per ciascun biglietto (di andata e di ritorno), fino alla partenza del treno. Il cambio delle date dei viaggi e del biglietto, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti. 6. Acquistabile in via promozionale, entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50% e si applica al prezzo Base. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di servizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità. 7. Riservata ai titolari di CartaFRECCIA, a posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile in via promozionale, entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50%. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentite. 8. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 35% al 50% e si applica al prezzo Base. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile in via promozionale, entro le ore 24 del quarto giorno precedente la partenza del treno. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.

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FOOD ON BOARD

Grazie al servizio Easy Bistrò è possibile ordinare comodamente dal proprio posto gustosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione di specialità del Bar/Bistrò tra cui snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, bevande analcoliche e alcoliche. Menù e prodotti possono essere acquistati direttamente al passaggio del personale dedicato oppure è possibile ordinarli dal Portale FRECCE* pagandoli alla consegna nella fascia oraria desiderata. Il servizio è presente su tutti i collegamenti Alta Velocità.

Il viaggio nel viaggio

*Al momento, l’ordine tramite Portale FRECCE è attivo solo su Frecciarossa a fronte di una spesa minima di 5 euro

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CARTAFRECCIA

IL VIAGGIO CARTAFRECCIA VA AVANTI FINO I TUOI PUNTI NON AL 30 APRILE 2022 SCADONO

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l Programma CartaFRECCIA non si ferma. Sarà possibile accumulare punti fino al 30 aprile 2022 e richiedere i premi fino al 15 maggio 2022. Gli status, inoltre, sono stati prorogati fino al 30 aprile 2022: c’è più tempo a disposizione per confermare il proprio o raggiungere quello desiderato. I punti qualificanti non verranno azzerati e potranno essere accumulati fino al 30 aprile 2022.

Il regolamento completo del Programma CartaFRECCIA, valido fino al 30 aprile 2022, è disponibile sul sito trenitalia.com o alle emettitrici self-service della rete nazionale e le biglietterie Trenitalia. I premi potranno essere richiesti fino al 15 maggio 2022.

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NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Parigi

Bolzano

Aosta-Courmayeur

Lione Chambéry

Ora Treviso Trento Vicenza

Bergamo Brescia

Milano

Torino

Val Gardena Val di Fassa-Val di Fiemme Cortina d’Ampezzo

Madonna di Campiglio

Udine Trieste Venezia

Verona Reggio Emilia AV

Padova

Mantova

Modena Bologna

Genova

Ventimiglia

La Spezia Pisa

NO STOP

Ravenna Firenze

Rimini Assisi

Perugia

Ancona

Pescara Roma Foggia

Fiumicino Aeroporto

Caserta

Bari

Napoli

Matera

Potenza

Salerno

Lecce Taranto

Sibari Paola Lamezia Terme

Palermo

Messina Reggio di Calabria

LEGENDA:

Catania

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.

Cartina aggiornata al 20 dicembre 2021

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 122

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

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FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123



PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

LA FERROVIA DEL TENDA

© Archivio Fondazione FS Italiane

© Archivio Fondazione FS Italiane

IN TRENO STORICO SU UNA LINEA OTTOCENTESCA, DA CUNEO A VENTIMIGLIA, TRA ALTURE ALPINE E VALLATE INCONTAMINATE

Panoramica della linea vicino alla stazione di Limone (1955)

La fiancata di un treno viaggiatori in un punto in cui la linea fiancheggia il fiume Roia (1960)

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li incantevoli scorci panoramici della Ferrovia del Tenda, da Cuneo a Ventimiglia, tra maestose alture alpine e vallate incontaminate, sono protagonisti di un grande evento targato Fondazione FS Italiane. Sabato 29 gennaio, un convoglio storico torna a percorrere la linea ottocentesca grazie a un’iniziativa patrocinata dalla Regione Liguria nell’ambito di Alcotra, il programma europeo di cooperazione transfronta-

liera Italia-Francia. Si tratta di una ferrovia spettacolare ma complessa: i piani ingegneristici per affrontare la difficile orografia del territorio furono elaborati nella metà dell’800 e, per quei tempi, sembravano una vera utopia. Per superare l’ostacolo costituito dalla posizione geografica di Cuneo, non certo favorevole allo sviluppo dell’area, fu creato un collegamento rapido con le zone portuali liguri. Dopo oltre 40 anni di progetti,

SAVE THE DATE//TRENI STORICI GENNAIO Ferrovia dei parchi: l’Alto Sangro Treno storico da Firenze a San Piero a Sieve Ferrovia dei parchi: Altipiani maggiori d’Abruzzo Treno storico da Montesilvano per Sulmona e Roccaraso Ferrovia del Tenda

2, 3, 4, 5, 6 6 7, 8, 9, 15, 16, 22, 23, 29, 30 9 29

criticità e colloqui con la Francia, il 31 ottobre 1928 due treni speciali riuscirono a percorrere la linea, attraversando 30 ponti e viadotti e 83 gallerie, con un dislivello di ben mille metri. Il nuovo servizio risultò immediatamente utile per il trasporto delle merci e le relazioni internazionali, tanto che nel 1935 la ferrovia fu completamente elettrificata con il sistema trifase. Dopo i danni della Seconda guerra mondiale, i lunghi lavori di ripristino restituirono una linea non competitiva rispetto alla concorrenza del trasporto su gomma. Oggi, invece, la Cuneo-Ventimiglia, che la rivista tedesca Hörzu ha inserito nella top ten delle ferrovie più belle del mondo, si propone come affascinante scenario per un viaggio turistico. fondazionefs.it fondazionefsitaliane 125


PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial

mariotozziofficial

OfficialTozzi

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

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MILANO NAVIGABILE

on rimangono che poche tracce dell’antica gloria dei navigli milanesi, importanti canali artificiali che rendevano la città del Duomo navigabile e collegata direttamente al mare Adriatico attraverso il porto fluviale di Pavia. A Milano c’erano anche un porto e una darsena, il cui ultimo retaggio è ancora oggi praticabile a Porta Ticinese. Recatevi là: non è difficile immaginarla con

© Boris Stroujko/AdobeStock

Naviglio Grande, Milano

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le imbarcazioni ormeggiate, meglio se con la nebbia, quando i contorni si sfumano e si coglie l’atmosfera di una città che non c’è più. Con le barche dei navigli arrivavano carbone, legname, marmi (quelli per il Duomo, per esempio), fieno e perfino bestiame, mentre ripartivano vini, grano, sale e manufatti artigianali. Le merci entravano direttamente nel centro di Milano fino alla copertura della cerchia

dei Navigli, avvenuta nel 1929. Le strade che corrono parallele ai canali, le cosiddette alzate, servivano a rendere più facile il trasporto dei barconi che venivano tirati anche da terra. C’erano poi le barche passeggeri che trasportavano gente dovunque ci fosse un canale collegato. Prima della perdita delle acque tutti i milanesi erano ottimi pescatori, sui navigli di una città che non possiede neppure un fiume.


PRIMA DI SCENDERE l

di Davide Rondoni DavideRondoniAutore [Poeta e scrittore]

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STAZIONE POESIA

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© Tryfonov/Adobestock

IL DOMINIO DELL’AMORE E morte non avrà dominio. E i morti nudi saranno uno Con l’uomo nel vento e la luna occidentale; Quando le loro ossa saranno scarnificate e dissolte, Avranno stelle ai gomiti e ai piedi; Per quanto impazziti saranno savi, Per quanto affondino nel mare torneranno a risorgere; Per quanto gli amanti si perdano amore resterà; E morte non avrà dominio. E morte non avrà dominio. Sotto i gorghi del mare Giacendo a lungo non moriranno nel vento; Torcendosi ai tormenti al cedere dei tèndini, Legati a una ruota, pur non si romperanno;

Si spaccherà la fede in quelle mani, E l’unicorno del peccato li passerà da parte a parte; Strappati da ogni lato non si spaccheranno E morte non avrà dominio. E morte non avrà dominio. Mai più possano i gabbiani gridargli agli orecchi Né onde frangersi furiose sulle rive; Dove fiore sbocciò possa fiore mai più Sollevare il capo agli scrosci della pioggia; Per quanto impazzite e morte come chiodi, Le teste di quei tali martellano fra le margherite; Irromperanno nel sole fin che il sole cadrà, E morte non avrà dominio.

[E morte non avrà dominio, di Dylan Thomas, traduzione di Ariodante Marianni]

Q

uesta potente, musicale, struggente poesia, edita nel 1934, può essere il migliore augurio di inizio anno. Poeta di straordinaria energia, drammatica esistenza e fama mondiale (da lui il cantante Bob rubò il nome), Dylan Thomas distilla la sua chiaroveggenza in una stratificazione metaforica nutrita dalle linfe della cultura cristiana, gaelica, nordica e anglosassone. I suoi versi sono magnetici e visiona-

ri, introducono il lettore a forze e dimensioni alte e profonde dello spirito umano. Come in questo caso, dove la sfrontatezza del primo verso, quasi una sfida al nichilismo contemporaneo, si ripete più volte e si arricchisce via via di immagini che descrivono il tipo di umanità che ci fa appunto sperimentare che “la morte non avrà dominio”. Uomini e donne che attraversano prove e “fra le margherite” hanno te-

ste che martellano superando la durata stessa del sole. Uomini e donne nelle cui mani la fede si spacca (ma non tramonta), trapassati dal peccato ma durevoli in un amore che non passa anche se passano gli amanti. Cos’è il tempo, infatti, se non la messa a fuoco continua di cosa lo domina, che sia l’amore o la morte? Thomas non ha dubbi: la morte non avrà dominio. La sua poesia ce ne persuade. 127


PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

di Flavio Scheggi

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Ogni estate dal 2008, al confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige, il ghiacciaio Presena (TN) viene protetto dallo scioglimento dovuto alle alte temperature. L’operazione avviene attraverso l’applicazione di grandi teli bianchi geotessili, capaci di riflettere i raggi del sole arrivando a coprire oltre 100mila metri quadrati di superficie. Questi teli riparano dal riscaldamento globale, effetto del cambiamento climatico. L’impresa, che vede impegnati per due settimane di lavoro una decina di operai e due gatti delle nevi, è stata documentata dal fotografo bolognese Michele Lapini: «L’8 settembre 2020 ho immortalato Nicola, operaio di Carosello, la società proprietaria della stazione sciistica, mentre rimuoveva i teli. Sembra una foto fatta con un drone, mentre è stata scattata con il teleobiettivo da un punto sopraelevato. È un’immagine che evidenzia quanto gli esseri umani siano piccoli rispetto alla natura». Con questo lavoro, Lapini ha vinto il Best Photo nella seconda edizione del concorso Italian Sustainability Photo Award (Ispa). Gli altri due premi previsti, il Best Photo Story e il Grant, vanno rispettivamente a JeanMarc Caimi e Valentina Piccinni per aver raccontato i germogli della salvezza in Puglia, capaci di resistere alla Xylella Fastidiosa, e a Matteo de Mayda per il suo progetto sulla tempesta Vaia, che nel 2018 stravolse le Dolomiti abbattendo milioni di alberi.

Premio Best Photo all’Italian Sustainability Photo Award 2021 Ghiacciaio Presena (TN) © Michele Lapini

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Viaggia in treno e goditi la montagna con gli amici #InvernoConFrecciarossa

OFFERTA INSIEME Viaggia con LE FRECCE Sconti fino al 50% per gruppi da 3 a 5 persone Scopri le offerte su trenitalia.com Offerta a posti limitati e variabili (a seconda dei giorni della settimana, dei treni e della classe ed acquistabile fino alle ore 24 del quarto giorno precedente la partenza del treno. L’offerta “Insieme” è disponibile per viaggiare in gruppo sulle Frecce e sui treni Intercity (esclusi il salottino, il servizio Executive e le vetture Excelsior). Lo sconto - variabile dal 35% al 50% - si applica al prezzo Base. Offerta non rimborsabile né modificabile (data/ora/nominativo). Maggiori informazioni su trenitalia.com



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