La Freccia - dicembre 2021

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ANNO XIII | NUMERO 12 | DICEMBRE 2021 | www.fsitaliane.it

PER CHI AMA VIAGGIARE

MONICA BELLUCCI

NATALE CON VOI


CON CARTAREGALO FAI VIAGGIARE IN TUTTA ITALIA

La Carta Regalo di Trenitalia è una carta con credito elettronico prepagato, non nominativa, disponibile per gli importi di 25, 50, 100 e 150€ ed è utilizzabile per acquistare i titoli di viaggio di Trenitalia attraverso i principali canali di vendita della Società (ad esclusione dell’App Trenitalia). Il credito elettronico è scalabile ed utilizzabile per più acquisti, anche in associazione ad altre modalità di pagamento, fino ad esaurimento. Al biglietto acquistato utilizzando la Carta Regalo di Trenitalia si applicano le condizioni di utilizzo dell’offerta prescelta. La Carta Regalo e il credito residuo hanno una


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validità di dieci anni a partire dalla data di emissione. La Carta Regalo non può essere utilizzata per acquistare altre Carte Regalo e non può essere ricaricata, rivenduta o convertita in denaro. Non è previsto il rilascio/recupero del codice associato alla Carta in caso di furto o smarrimento. Maggiori informazioni su www.trenitalia.com


EDITORIALE

BUON VIAGGIO

A TUTTI

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ue anni fa, a Wuhan, in Cina, con modalità ancora oggetto di discussione tra gli scienziati, un nuovo ceppo della famiglia dei coronavirus, il SARSCoV-2, dà il via a una catena di contagi che in pochi mesi si sarebbero trasformati in una pandemia mondiale e avrebbero stravolto la vita di tutti noi. È ancora così, al tramonto di questo 2021. La pandemia ha messo in luce la nostra assoluta vulnerabilità. Un dato oggettivo, difficile da accettare, che avrebbe dovuto farci riflettere, e può ancora farlo, lasciandoci in dote utili consapevolezze. Ma se

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sappiamo di essere vulnerabili, e dovremmo quindi essere in grado di mettere in discussione le nostre presunte certezze e ristabilire una scala di valori e priorità nelle nostre vite, sappiamo anche adattarci, difenderci e contrattaccare. Ce lo insegna la nostra stessa vicenda evolutiva. Così in pochi mesi la medicina e la scienza ci hanno messo a disposizione alcune armi, non risolutive, ma sufficienti a contrastare l’avanzata del virus. E i nostri legislatori una serie di norme per rendere quel contrasto ancor più efficace. Non tutti, però, sono convinti della loro bontà. È normale e sano avere opinioni di-

scordi e visioni difformi su quasi tutto. La dialettica e il confronto sono il sale della democrazia. Basterebbe non si trasformassero in battaglie ideologiche, in scontri frontali e manichei, che pretendono tutto il buono da una parte e il cattivo dall’altra. Perché ogni fondamentalismo e ogni radicalizzazione portano con sé l’impossibilità del confronto, l’incapacità di ascoltare e riflettere e allontanano la virtù di mettersi in discussione e di poter anche cambiare idea. Ma anche senza farlo è l’approccio di per sé negativo. Tra il Gott mit uns (Dio è con noi) impresso sulle fibbie dei cinturoni indossati dai soldati tede-


valori che dovrebbero assurgere a patrimonio universale. Nel nostro piccolo, con umiltà, vogliamo farcene portavoce. Perché viaggiare, incontrare persone e testimonianze culturali e artistiche di chi ha vissuto storie diverse dalla nostra – e per farlo non serve andare in altri Paesi o continenti – apre la porta alla contaminazione da un virus non affatto letale, anzi. Quello della conoscenza, della curiosità, del rispetto, dell’arricchimento culturale che ci immunizza da altri virus, quelli sì pericolosi, della supponenza e dell’intolleranza. Quel virus ci può trasformare e farci diventare, tutti quanti,

© Giuseppe Senese/Gruppo FS Italiane

schi nella Seconda guerra mondiale e il San Francesco che incontra il Sultano durante la V Crociata c’è una differenza abissale. Tutto questo pur nel comune orrore di un conflitto bellico, pur nella convinzione soggettiva di trovarsi ciascuno dalla parte della ragione. Ho estremizzato, per stressare un concetto alla base di ogni civiltà. Accettare il dissenso, quando si manifesta con rispetto, sapendo però che a prevalere devono essere sempre l’interesse e la libertà collettiva, quelle di un’intera comunità. Il Natale ormai alle porte, per credenti e non, nel nostro Occidente richiama

“brava gente”. Così come recita il titolo di una nuova rubrica pubblicata su questo numero della Freccia, curata dal francescano padre Enzo Fortunato: Buon viaggio brava gente. È l’augurio di tutti noi, della nostra redazione e di tutto il Gruppo FS Italiane: buon viaggio (letterale sui nostri treni e metaforico sulle strade della vita). Ma anche buon Natale e buon anno nuovo. Con un piccolo regalo, che vuol essere davvero benaugurale: il ritorno progressivo della nostra rivista, a iniziare da questo mese, a bordo delle Frecce. Stiamo lavorando anche ad altre novità, ma ci sarà tempo per parlarne. 3


SOMMARIO DICEMBRE 2021

IN COPERTINA MONICA BELLUCCI

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39 UN TRENO DI LIBRI Invito alla lettura di Giulia Brandani, che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo romanzo di Viola Ardone, Oliva Denaro

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RAILWAY HEART

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16 L’ITALIA CHE FA IMPRESA INNOVATION

LO SGUARDO DELLE MONTAGNE

VIAGGIO TRA LE PAGINE

56 SCI AD ALTA VELOCITÀ

64 DOLOMITI DA OLIMPIADI

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Da Trento a Merano con sosta a Bolzano. In viaggio tra le città del Trentino-Alto Adige, tra arte, natura e buon cibo. Sempre con le Dolomiti a far da sfondo

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TUTTO SU HARING A Palazzo Blu di Pisa, 170 opere raccontano l’artista newyorkese. Che 30 anni fa, nella città toscana, realizzò un murales di 180 metri quadrati

DOLCE MESTIERE

72 LA CITTÀ DELLA CERAMICA

76 SULLA STRADA DELLA VITA

80 LA MODA CHE FA BENE

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FESTE ETICHE

AGENDA

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GIOCARE A REGOLA D’ARTE

GUSTA & DEGUSTA

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QUEL CHE RESTA DEL CORPO

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WHAT’S UP

PROFESSIONE REPORTER

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VISIONI DI SACRALITÀ

102 L’IMBRUNIRE A ROMA

106 ANIMALS

125 PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

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I numeri di questo numero

Tra le firme del mese

PER CHI AMA VIAGGIARE

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MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIII - NUMERO 12 - DICEMBRE 2021 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 23/11/2021

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Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO Adobestock Copertina: © Bettina Rheims/H&K Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

gli anni di attività dell’ospedale Bambino Gesù di Roma [pag. 14] i chilometri di piste del Dolomiti Superski [pag. 65]

CESARE BIASINI SELVAGGI Da marzo 2017 è direttore editoriale di Exibart.com ed Exibart on paper. Manager culturale per diverse fondazioni italiane, svolge anche un’intensa attività di consulenza di comunicazione strategica d’impresa e per l’internazionalizzazione del made in Italy

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

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le detenute impegnate nel progetto Made in carcere [pag. 81]

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

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EDITORE

gli scatti di Michael Christopher Brown in mostra a Catania [pag. 95]

Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it

Read also

GIULIANO COMPAGNO Ha pubblicato 24 volumi tra saggistica, narrativa, aforismi e comica, oltre ad aver scritto quattro libretti di opera contemporanea per il maestro Vittorio Montalti. Vive a Roma, da dove in genere parte e ritorna

Direttore Responsabile Responsabile Editoria Caporedattrice Coordinamento Editoriale

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale

Caposervizio In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Michele Pittalis, Claudio Romussi Cesare Biasini Selvaggi, Francesco Bovio, Giulia Brandani, Peppone Calabrese, Viola Chandra, Claudia Cichetti, Giuliano Compagno, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Peppe Iannicelli, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Cristiana Meo Bizzari, Giuliano Papalini, Carmen Pidalà, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Flavio Scheggi, Filippo Teramo, Mario Tozzi, Fabiola Zanetti

REALIZZAZIONE E STAMPA

VALENTINA LO SURDO

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati

GIULIANO PAPALINI Giornalista professionista con una lunga esperienza nel settore economico e finanziario. Collezionista ed esperto di arte moderna e contemporanea, segue come art advisor alcune collezioni private italiane e internazionali

On web

Con questo QR code puoi sfogliare tutti i numeri precedenti della Freccia. Buona lettura

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PER CHI AMA VIAGG IARE

PER CHI AMA

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UN MOTIVO IN PIÙ PER TORNARE IN GIORNATA Scegli l’offerta A/R in giornata a partire da 69€

Info su trenitalia.com L’offerta a posti limitati, che variano in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio è valida per treni Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca e permette di viaggiare, a seconda delle tratte prescelte, a partire da 69 € nel livello standard/2° classe, da 79 € per il livello Premium, da 89 € nel livello business/1°classe e da 159 € per il livello Executive. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per i quali è previsto un prezzo Base A/R inferiore. Per usufruire dell’offerta, i viaggi a/r devono essere effettuati nei medesimi livelli o classi di servizio. È ammesso il cambio dell’orario sia per il treno di andata che per quello di ritorno, una sola volta fino alla partenza degli stessi. Il cambio delle date dei viaggi, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti. L’offerta è acquistabile fino alle ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Non è possibile prenotare il posto nei salottini. L’offerta non è cumulabile con altre riduzioni compresa quella per i ragazzi. Per i dettagli sull’offerta e le tratte interessate vai su www.trenitalia.com e presso tutti i canali di vendita.


© Martin Parr

FRECCIA COVER

US Open, New York, Usa (2017)

DIETRO LO SPORT di Flavio Scheggi

I tifosi e le loro coreografie, i gadget per manifestare la propria fede sportiva, gli abiti eleganti dal sapore snob di chi assiste alle corse dei cavalli. Nella sua lunga carriera, il fotografo inglese Martin Parr ha seguito i più grandi appuntamenti agonistici, dal calcio al tennis, puntando il suo obiettivo non tanto sulla competizione quanto sugli spettatori e l’ambiente che fa da contorno. A lui Camera - Centro italiano per la fotografia di Torino dedica, fino al 13 febbraio 2022, la mostra Martin Parr. We Sports. L’esposizione ripercorre la carriera dell’autore attraverso 150 immagini che celebrano con ironia numerosi eventi, con particolare attenzione al tennis. Protagoniste assolute le immagini realizzate da Parr nei quattro tornei del Grande Slam: Australian

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Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open. «La mia passione per il tennis è iniziata quasi per caso, lavoravo per l’agenzia Magnum quando mi hanno proposto di seguire i tornei più importanti», spiega il fotografo britannico. «Così, come sempre, ho cercato di immortalare gli eventi marginali, osservando gli spettatori. In tutti i miei scatti, raccolti anche nel libro Match Point (Phaidon, pp. 144 € 49,99), si vede solo un tennista, Rafael Nadal. Ho scoperto quanto le persone amino vestirsi per l’occasione, mangiare fragole con panna, bere champagne, fare festa». camera.to CameraTorino cameratorino 7


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PH OTOS TO R I E S PEOPLE Innamorati a Roma Termini © Gloria Luce Chinellato glorialuce

IN VIAGGIO Verso Napoli © Valentina Logiudice vale_loggiu

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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.

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LUOGHI Milano Centrale © Michele Falzone mickeyfalzone

AT WORK Capitreno a Firenze Santa Maria Novella © Massimo Paolone massimo.paolone

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A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

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ivine, 26 anni, addetta all’assistenza per i servizi Trenitalia Tper, la nuova società partecipata al 70% da Trenitalia e al 30% da Tper, gestore unico del trasporto ferroviario regionale in Emilia-Romagna. Quando è cominciata la tua esperienza in ambito ferroviario? Nell’ottobre 2018, poco prima di terminare gli studi universitari in lingue, sono entrata con un contratto a tempo determinato in Trenitalia, allora Direzione Regionale Emilia-Romagna, poi diventata nel 2020 la nuova società Trenitalia Tper. Un anno dopo è arrivata l’assunzione definitiva, sempre come addetta alla customer care per i clienti del trasporto regionale con base nella stazione di Bologna Centrale, città dove sono nata e cresciuta. In cosa consiste la tua attività? Ho partecipato all’attivazione dei desk di assistenza regionale e, a distanza di tre anni dalla loro istituzione, ho riscontrato una soddisfazione sempre crescente da parte dei viaggiatori, soprattutto lavoratori e studenti pendolari che, utilizzando il treno tutti i giorni, sono i più esigenti. Forniamo informazioni sulle offerte commerciali e sulla circolazione dei treni, oltre a gestire le segnalazioni dei viaggiatori, svolgendo le nostre attività anche a bordo, in affiancamento ai capitreno o in team con la nostra Protezione aziendale. Come si svolge la tua giornata tipo? Siamo considerati un punto di riferimento da chi si sposta per lavoro o per piacere attraverso un nodo ferroviario importante come quello bolognese. I nostri canali di comunicazione interni sono organizzati in modo da garantire un pronto intervento per ogni esigenza. Ci rapportiamo quotidianamente con la Sala operativa regionale, che monitora il traffico dei treni, e con gli altri colleghi addetti al servizio ferroviario, proprio per poter affrontare al meglio tutte le richieste. Un’esperienza in particolare? Durante la pandemia ci siamo allineati velocemente con le diverse normative legate all’evoluzione dell’emergenza sanitaria. Nel periodo più drammatico siamo stati fermi, il front line era ridotto al minimo e abbiamo lavorato molto da remoto, riuscendo comunque a rapportarci con la clientela in un contesto che cambiava velocemente. La mancanza di interazione diretta con le persone ha rappresentato uno shock per noi, ma l’azienda ha risposto subito con una formazione ad hoc, adatta alla nuova situazione. Una curiosità sul tuo lavoro? L’arrivo dei nuovi treni regionali Rock e Pop ha destato parecchio entusiasmo tra i viaggiatori, tanto che in molti ci hanno interpellato sulle loro caratteristiche o sono venuti a complimentarsi. Alcuni pensavano addirittura che questi nuovi convogli presupponessero un sovrapprezzo. In realtà sono sempre Regionali, con lo stesso biglietto, ma più innovativi.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

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lisa Dal Bosco, marketing manager e consulente aziendale, prende il treno insieme al cane Jack, che le ha salvato la vita due volte portandola anche a diventare operatrice di pet therapy. Che tipo di viaggiatrice sei? Sono un’accanita sostenitrice del treno, che utilizzo abitualmente, anche per sicurezza personale. Col tempo i viaggi si sono intensificati per merito del mio cane Jack, un meticcio di golden retriever e labrador che ha cambiato in meglio la mia quotidianità. In che modo? Dall’età di nove anni sono una persona diabetica e insulino-dipendente, una condizione molto diffusa di cui spesso si prova ancora imbarazzo, anche se non è il mio caso. L’avventura con Jack è cominciata a bordo di un Frecciarossa che quattro anni fa mi ha portata a Roma, da dove sono rientrata a Milano in compagnia di questo cucciolo inaspettato, che in due occasioni mi ha salvato la vita. Quando è accaduto? Per due volte non sono stata in grado di percepire i sintomi che portano all’abbassamento della glicemia e mi sono trovata priva di sensi, con il rischio di cadere in coma ipoglicemico. In entrambi i casi, è stato Jack a svegliarmi con graffi e abbai, una volta quando aveva quattro mesi, l’altra a dieci. La relazione che si era creata tra noi lo ha spinto a intervenire in situazioni riconosciute anomale. È stato l’inizio di un percorso che lo ha portato a diventare un cane da allerta diabete, dopo l’addestramento da parte di Progetto Serena Onlus. E da lì cosa è cambiato? È stata confermata la predisposizione di Jack nel prevenire patologie diabetiche, specialmente grazie alla percezione olfattiva che lo porta a individuare con largo anticipo i cambiamenti all’interno del nostro corpo e ad avvisare quando è il momento di intervenire. Parallelamente, ho avuto la possibilità di studiare come istruttrice cinofila e operatrice di pet therapy, e oggi mi sto preparando come tecnico veterinario. In più, con Jack, facciamo visite a domicilio che ci impegnano anche in campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi per iniziative a tema. I vostri viaggi tipo? Quasi sempre in Frecciarossa, su cui ho la possibilità di portare Jack a un prezzo conveniente, combinando treni regionali e mezzi pubblici. In quattro anni a bordo delle Frecce non abbiamo mai avuto nessun problema, questo anche grazie al personale di bordo sempre pronto a soddisfare i bisogni dei passeggeri. Mi piacerebbe, però, avere maggiore facilità nel prenotare il posto a ridosso della porta tra una carrozza e l’altra, che ha accanto uno spazio vuoto. Ho bisogno di una maggiore libertà di movimento nel caso in cui il mio cane, a cui tra l’altro il treno concilia il sonno, dovesse impedire il passaggio.

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#INTRANSITO IL VIAGGIO CONTINUA A ROMA TIBURTINA, DAL 6 AL 12 DICEMBRE, LA SECONDA EDIZIONE DEL PROGETTO INTERATTIVO di Francesco Bovio

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iaggiare in Italia e in Europa in modo sostenibile, creativo e inclusivo è il tema del progetto #inTransito, iniziativa dell’associazione culturale Music Theatre International. La seconda edizione del progetto, in collaborazione con Grandi Stazioni Retail e con il supporto del Gruppo FS Italiane, è in programma dal 6 al 12 dicembre nella stazione di Roma Tiburtina. Nella galleria commerciale al secondo piano dell’hub ferroviario sono stati al-

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© Teresa Mancini

Sergio Gotti Il viaggio circolare della vita

Laboratori per bambini durante la prima edizione di #inTransito

lestiti spazi per condividere con il pubblico mappe digitali interattive e installazioni, tra cui Il viaggio circolare della vita dell’artista Sergio Gotti: un tunnel in cartone, lungo circa sei metri, al termine del quale si trovano alcune sculture, tra cui un albero, un gruppo di bambini e una figura antropomorfa. Previsti anche proiezioni di videointerviste inedite allo scrittore Marco Lodoli, al compositore Nicola Piovani, al regista Mimmo Calopresti e un ricordo dedicato alla ballerina Carla Fracci. E poi laboratori per bambini dai sei ai 12 anni, con giochi e mostre, oltre a escursioni girovaghe in

compagnia di Dante Alighieri, Johann Wolfgang von Goethe, Charlie Chaplin. Il tema è sempre il viaggio – fisico, mentale o virtuale – come esperienza o scelta di vita. Tra i protagonisti, non può mancare il treno. Un intero spazio è dedicato all’European Year of Rail, con pannelli, immagini e filmati che raccontano l’itinerario attraverso l’Europa compiuto, dal 2 settembre al 7 ottobre, dal Connecting Europe Express. contemporaneamenteintransito.it contemporaneamenteInTransito intransitoevent

COPPA ITALIA E FRECCIAROSSA Grazie alla partnership siglata da Lega Serie A e Trenitalia, Frecciarossa diventa Title Sponsor della Coppa Italia per la stagione 2021/2022. A partire dai sedicesimi di finale, in programma a dicembre, la competizione cambia nome in Coppa Italia Frecciarossa, associandosi a un brand da sempre emblema di italianità, velocità e innovazione. Anche la Supercoppa italiana, che Inter e Juventus si contenderanno il 12 gennaio 2022 allo stadio Giuseppe Meazza di Milano, si chiamerà Supercoppa Frecciarossa.


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di Cristiana Meo Bizzari

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i accoglie nella sede storica del Bambino Gesù al Gianicolo, nella Capitale, come se fosse casa sua. D’altronde, lei è la “mamma” dell’Ospedale pediatrico che da oltre 150 anni è il fiore all’occhiello della medicina in Italia e nel mondo. La presidente Mariella Enoc si batte ogni giorno per la ricerca, la formazione e la cura dei bambini. Costruire «un contenitore dove il dolore possa essere gestito con empatia e partecipazione» lo considera un suo compito, che verrà tradotto in realtà con l’apertura, a gennaio 2022, del Centro di cure palliative di Passoscuro, sul litorale romano. La struttura accoglierà i bambini che non possono guarire e le loro famiglie, accompagnando entrambi nel percorso di cura in ospe-

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dale e a casa. Dieci posti letto saranno destinati ai pazienti della Regione Lazio e altrettanti a quelli delle regioni limitrofe. Come è nato il progetto? A settembre abbiamo iniziato un percorso velocissimo, acquistando l’immobile da una congregazione di suore e realizzando un’importante opera di trasformazione interna. È un ambiente umanamente bello dove è facile gestire le emergenze grazie alla vicinanza con Palidoro, uno dei cinque poli ospedalieri del Bambino Gesù. E poi intorno c’è un bellissimo parco con accesso diretto al mare. Come sarà organizzato il centro? Sarà quasi una casa: piccole unità abitative con una camera per il bambino, una per i genitori e uno spazio diurno, come voluto anche dalla Regione La-

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APRE A GENNAIO, SUL LITORALE ROMANO, IL CENTRO DI TERAPIE PALLIATIVE PER I PIÚ PICCOLI REALIZZATO DALLA FONDAZIONE BAMBINO GESÙ. A RACCONTARE IL PROGETTO, SOSTENUTO DA FS ITALIANE, LA PRESIDENTE DELL’OSPEDALE MARIELLA ENOC

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© H_Ko/Adobestock

MI PRENDO CURA DI TE

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zio. Qui le famiglie potranno seguire i figli nelle funzioni vitali e apprendere alcune tecniche da usare poi a casa, magari con l’aiuto di un servizio domiciliare. Sarà un luogo dove trascorrere un periodo di transizione, non necessariamente solo quello della fine della vita. Per questo ci tengo a chiamarlo Centro di cure palliative. Cosa si intende per cura palliativa? Il pallium era il mantello, nato per proteggere. Non si tratta di una cura vera e propria perché non può portare alla guarigione, ma è un sostegno per vivere meglio e togliere il dolore per quanto possibile. È un percorso di assistenza e partecipazione, richiede un rapporto di empatia con le famiglie che vivono quotidianamente un grande dramma. Come le supportate?

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© Archivio Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Grazie all’aiuto di psicologi, infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali e volontari, oltre ovviamente a medici preparati in maniera specifica per le cure palliative. Insomma, con tutto quello che può comprendere un servizio che non è più ospedaliero ma di cura. Il centro è stato realizzato grazie alla campagna Mi prendo cura di te della Fondazione Bambino Gesù. La raccolta fondi è ancora aperta: che riscontro state avendo? Abbiamo deciso di non far pesare il progetto sui bilanci dell’ospedale finanziandolo con il fundraising e, in pochi mesi, siamo arrivati quasi a metà del budget necessario. Sono positivamente colpita: l’idea è stata capita, le persone ci stanno sostenendo e ci auguriamo di ricevere altre donazioni entro la fine dell’anno. Sono grata anche al Gruppo FS che sta contribuendo all’iniziativa e a tutti quelli che fanno qualcosa per il nostro ospedale, anche solo raccontandolo. Parlare delle malattie infantili, però, è ancora un tabù… In qualche misura sì. Quando viene diagnosticata una malattia a un bambino la reazione è quella di una tragedia che incombe. Ma, per esempio, oggi dalla leucemia si guarisce nell’85% dei casi. La comunicazione è fondamentale: dobbiamo far capire che le cure ci sono, così alcune parole terribili nell’immaginario comune possono essere assorbite meglio. Anche

Un padiglione della sede del Bambino Gesù al Gianicolo, Roma

Dottori in corsia, la docu-serie girata all’interno dell’ospedale in collaborazione con Rai Fiction, è stata utile perché racconta storie di speranza: presto verrà realizzata anche la quinta serie. E lei che rapporto ha con il dolore? Il dolore è di tutti, bambini, adulti e anziani. Il nostro compito è renderlo meno faticoso, più di vicinanza e condivisione: non basta mettere il mantello sulla persona che soffre, sotto ci dobbiamo essere tutti noi. Siete il primo centro di ricerca pediatrico in Europa e il secondo nel mondo, con numeri che parlano da soli: 62mila accessi al Pronto soccorso nel 2020, 26mila ricoveri, quattromila famiglie assistite. Su cosa volete puntare ora? Sulla ricerca, il nostro cuore pulsante: qui vanno cercati gli strumenti per

Una stanza del Centro di cure palliative a Passoscuro (RM)

guarire. Quando mi chiedono di vedere l’ospedale porto tutti nei laboratori, dove abbiamo un’officina farmaceutica di 1.400 metri quadrati per la generazione di prodotti di terapia cellulare. E poi investiamo sulla formazione, anche in Paesi complessi come la Libia, dove stiamo organizzando corsi online per 160 infermieri di sei ospedali. Lei è un medico di formazione e una manager per scelta. Come concilia l’aspetto umano con l’esigenza di dover far quadrare i conti? È sempre difficile, anche se faccio questo lavoro da quasi 50 anni. Soprattutto perché il Bambino Gesù non porta avanti attività nel privato e ha bisogno di moltissime risorse: le cure sono a carico nostro e totalmente gratuite per i pazienti. Diamo anche tanto spazio alla relazione e questo ha un costo. Qui non si fanno esami ogni 20 minuti, se una visita deve durare un’ora si fa lo stesso. È un modello un po’ più complicato, ma con il grande rigore dei costi e i tagli alle spese inutili l’ospedale oggi sta in equilibrio.

© Archivio Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

ospedalebambinogesu.it fondazionebambinogesu.it

DONA ORA È possibile sostenere con una donazione le attività della Fondazione Bambino Gesù, che vanno dall’acquisto di apparecchiature tecniche ai progetti di ricerca scientifica, fino alla formazione del personale sanitario nei Paesi esteri. Tutte le informazioni su: fondazionebambinogesu.it/dona 15


L’ITALIA che fa IMPRESA

GIOIELLI L D’ABRUZZO DAI BOTTONI DEL COSTUME MULIEBRE DI SCANNO AI MONILI D’AMORE CHE L’HANNO RESA FAMOSA NEL MONDO. A EXPO 2020 DUBAI L’ECCELLENZA ARTIGIANA DELL’OREFICERIA DI RIENZO di Cecilia Morrico

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Foto © Oreficeria Di Rienzo

inee di matita che danzano insieme sui fogli e materiali preziosi come l’oro e l’argento resi sottilissimi, tanto da intrecciarsi tra loro come fili di una maglia splendente. Questa la magia dell’Oreficeria Di Rienzo, che da Scanno, vicino L’Aquila, realizza le sue creazioni dal sapore antico narrando storie passate ma ancora vive nel tempo. Un’azienda a conduzione familiare, nata nel 1850 e scelta per rappresentare l’eccellenza dell’Italia a Expo 2020 Dubai, negli Emirati Arabi Uniti fino al 31 marzo 2022. Tra monili e utensili centenari incontriamo Armando Di Rienzo, sesta generazione della famiglia, fratello del maestro orafo Eugenio e proprie-

Realizzazione dei gioielli della linea Bottoni nell’attuale Laboratorio orafo Di Rienzo, Scanno (AQ)

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nominazione dialettale che si riferisce alla decorazione granulare, bugnata, che caratterizza il castone a fascia dell’antico anello nuziale maschile, simile ai grani della leguminosa cicerchia. Torniamo al 1850: tutto nasce dai costumi muliebri tradizionali di Scanno, adornati da bottoni in argento creati dal vostro laboratorio. Come si sono trasformati in gioielli? Alessio Di Rienzo e suo figlio Armando, nei primi del ‘900, continuarono la lavorazione orafa con lo scopo di adornare questi abiti tipici ma cominciarono a realizzare anche gioielli con pietre preziose ispirati allo stile borbonico. Successivamente il giovane Nunziato, cresciuto in bottega al fianco del nonno e del padre, si appassionò all’attività artigianale e alle tecniche di lavorazione in filigrana e lamina traforata, cesellata e incastonata. Nel corso degli anni poi, quando iniziò a cambiare l’uso del costume tradizionale, si comprese che l’arte orafa, oltre a impreziosire l’abito, doveva accompagnare le persone nella loro quotidianità. La filigrana è la tipica lavorazione scannese, ce la racconta? Si è sviluppata a partire dalla seconda metà del XIX secolo e consisteva nell’intreccio, in senso orario, di due fili Tradizionale costume muliebre di Scanno (AQ)

tario dell’oreficeria e dell’antico laboratorio. La vostra azienda è perfetta per celebrare il “saper fare” italiano all’Esposizione universale di Dubai. Che cosa avete preparato per l’occasione? Nel Padiglione Italia presentiamo tutti i nostri gioielli artigianali legati alla tradizione orafa abruzzese. Ognuno di essi cela una storia, porta con sé un significato e rappresenta un simbolo: le Sciacquajje sono orecchini realizzati in lamina decorata a cesello con motivi floreali e pendentini oscillanti all’interno che emettono un caratteristico tintinnio. L’anello Cicerchiata prende il nome da una particolare de-

Il ciondolo la Presentosa 17


© Indiana Productions/Gabriele Salvatores per ItalyExpo2020

L’ITALIA che fa IMPRESA

La lavorazione degli orecchini Sciacquajje nell’attuale Laboratorio orafo Di Rienzo in un frame tratto dal filmato di Gabriele Salvatores per Expo 2020 Dubai

Gli orecchini Sciacquajje

d’oro o d’argento. Si cominciava con la fusione di questi metalli, che essendo molto teneri venivano legati con altri in grado di conferire loro maggiore durezza. La barra ottenuta si lasciava raffreddare per poi passarla al lami18

natoio e ridurne lo spessore. Infine, si utilizzava la trafila, un banco con nastro di stoffa munito di ruota, dove il filo veniva fatto passare dal primo foro andando a ottenere lo spessore desiderato. Questi fili sottilissimi venivano accoppiati, intrecciati, battuti e saldati intorno a un telaio seguendo motivi spiraliformi e floreali somiglianti al merletto del tombolo. Le due arti più antiche della tradizione scannese, l’oreficeria e il tombolo, erano in realtà molto simili: l’orafo rielaborava con il metallo le fantasie floreali delle merlettaie. In un periodo in cui il costo del lavoro era di gran lunga inferiore a quello della materia prima, la filigrana permetteva di creare manufatti delicati e di grande effetto. Oggi le tecniche sono le stesse ma sono cambiati gli strumenti, che consentono di realizzare gli oggetti più facilmente. Tra i monili più famosi c’è l’Amorino, una spilla il cui modello è stato bre-

vettato anche dalla Camera di commercio de L’Aquila. Come è nato? Creato nel 1926 da Armando Di Rienzo come pegno d’amore per la sua sposa, è ispirato alla tradizione orafa del Regno di Napoli. Si tratta di un talismano carico di forza spirituale, ideato per rafforzare la volontà di vivere felicemente nella comunione matrimoniale. La spilla-ciondolo è costituita da una corona, simbolo della nobiltà e un cupido, dio dell’amore. Il tutto era impreziosito originariamente da nove coralli o turchesi, poi, nel corso degli anni, da smeraldi, rubini, zaffiri o diamanti. Il gioiello è stato premiato durante una mostra mondiale a New York, nel 1960, diventando l’emblema della produzione orafa scannese. Avete creato anche la Presentosa, un altro pegno d’amore citato anche da Gabriele D’Annunzio nell’opera Il trionfo della morte… «Una grande stella di filigrana con in mezzo due cuori»: così la descriveva


il celebre poeta abruzzese nel suo romanzo del 1894. Un caratteristico ciondolo che, secondo la tradizione, veniva donato dai genitori dello sposo alla futura consorte, prima che il pastore partisse per la transumanza verso il Tavoliere delle Puglie. Ancora oggi è un omaggio che auspica felicità e amore perenne. C’è anche la versione con un solo cuore che viene donata in segno di amicizia e affetto. Ora questo gioiello è divenuto il simbolo con il quale si identifica l’intero Abruzzo, poiché racchiude il lavoro, la tradizione e la storia di ogni bottega regionale che ha contribuito alla sua creazione. Ogni modello racchiude una storia, quindi. Sì, posso citare anche l’anello le Manucce, che rappresenta il simbolo dell’amore. È costituito dalla mano dell’uomo e da quella della donna

che avvolgono e proteggono il cuore: tre anelli uniti da un perno che li fa ruotare. L’antico laboratorio all’interno dell’oreficeria è diventato un piccolo museo: quali tesori ospita? Custoditi nelle teche, si possono ammirare gioielli tipici, in oro o argento, legati al costume muliebre scannese e gli antichi strumenti con i quali venivano realizzati. Un viaggio che va dalle caratteristiche collane del XIX secolo, come i Finimenti e le Chiacchiere, ai monili del XX secolo creati artigianalmente da quattro generazioni di orafi: Alessio, Armando, Nunziato ed Eugenio Di Rienzo. E nel XXI secolo che gioielli avete realizzato? Nel 2010 mio fratello, il maestro Eugenio, ha avuto l’onore di realizzare gli Spilloni con pietre preziose da appuntare sul pallio pontificio di papa

Benedetto XVI, in occasione della sua visita a Sulmona (AQ) per la celebrazione dell’Anno Giubilare Celestiniano. Il 29 novembre 2015, la Camera di commercio industria artigianato e agricoltura dell’Aquila ci ha conferito il premio Imprese antiche, riconoscendo ufficialmente l’esistenza della nostra oreficeria da oltre 100 anni. Con l'ingresso di mio figlio Filippo, settima generazione, stiamo introducendo un processo di digitalizzazione con nuove strategie di marketing digitale e una piattaforma e-commerce. Puntiamo a rendere sempre più illustre l’inestimabile eredità ricevuta, diffondendo in Italia e all’estero la conoscenza, la bellezza e il pregio degli antichi monili e delle usanze popolari scannesi. armandodirienzo.com Oreficeriadirienzo oreficeriadirienzo

L’antico Laboratorio orafo Di Rienzo, ora museo

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INNOVATION

Il pastificio Cuomo, Gragnano (NA)

DONNA DI BUONA PASTA AMELIA CUOMO HA RILANCIATO L’AZIENDA DI FAMIGLIA A GRAGNANO. VALORIZZANDO IN MODO INNOVATIVO UN PRODOTTO STORICO CELEBRATO ANCHE A EXPO 2020 DUBAI di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it Foto © Giulio Testa

A

giulio_testa_

melia Cuomo, insieme al fratello Alfonso, in sei anni ha recuperato due secoli di storia familiare legati indissolubilmente alla cultura della pasta di Gragnano (NA). Un prodotto cele-

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brato anche a Expo 2020 Dubai attraverso i filmati del regista Gabriele Salvatores dedicati alle eccellenze italiane. Oggi, nell’ambito del Premio GammaDonna, Cuomo ha ricevuto il Giuliana Bertin Communication

Award 2021 proprio «per la straordinaria capacità nel valorizzare eredità e identità dell’unica tra le più antiche famiglie pastaie di Gragnano ancora attive, facendo ricorso a un mix innovativo di storia, tecnologia, promo-


© Alessandro Rocca

suoi avi nel 1820. «Ho ideato un modello di business capace di fondere insieme produzione agroalimentare, cultura, tecnologia digitale ed economia circolare», spiega. «Innovare era il solo modo vincente per ridare vita all’unica tra le più antiche aziende di Gragnano ancora oggi in attività negli stessi spazi di un tempo. Pasta Cuomo è rimasta ferma per circa 70 anni, ma nel 2015 abbiamo deciso di ricostruirla nella sua verità storica creando qualcosa di nuovo». Come ci siete riusciti? Ho messo a frutto la mia formazione, analizzando quello che facevano le altre imprese del settore, per poi diversificare. Siamo partiti da un prodotto di eccellenza puntando sugli elementi che ci rendono unici: la storia e il territorio. La pasta resta al centro del nostro business ma andiamo oltre, per generare turismo e cultura. Qualche esempio? I tour nel nostro pastificio, il bistrot a chilometro zero, la scuola di cucina, il b&b tematico e il museo interattivo. Abbiamo costruito un percorso esperienziale declinato su più fronti, permettendo a chi viene a trovarci di fermarsi a dormire negli alloggi dei vecchi pastai, rivisitati in chiave moderna: le camere del b&b – Vesuviotta, Spaghettona, Mafaldina e Lumacona – celebrano le donne illustrando la loro quotidianità e i piatti a cui si ispirano. Le nostre visite guidate hanno il merito di spiegare il made in Italy anche agli italiani, non solo ai turisti stranieri, proprio qui nei luoghi dove questa abilità imprenditoriale è nata e cresciuta. Per rilanciare l’antico pastificio siamo partiti dai nostri concittadini, raccontando loro una storia che molto spesso ignoravano, per poi aprirci al mondo. Organizziamo anche presentazioni di libri, mostre, eventi musicali e teatrali con

A m e l i a Cu o m o

zione del territorio, per raccontare la pasta da diverse prospettive». L’imprenditrice campana ha rinunciato a una carriera come manager in una multinazionale della consulenza per far rivivere il pastificio fondato dai

autori e artisti locali. Abbiamo voluto compiere questo switch tra l’idea di un prodotto della tradizione e la volontà di personificarla e renderla tangibile venendoci a trovare. Siete una sorta di promotori della conoscenza, quindi. Esattamente, e lo siamo in tanti modi. Offriamo corsi di cucina, come Fusilli class, Cooking class o Cucina con nonna, perché a Gragnano quest’abilità artigianale è detenuta dalle persone anziane che, però, sono poco valorizzate. Per noi, invece, cucinare con la nonna diventa un valore aggiunto per tramandare il sapere. C’è poi il tour per visitare il vecchio mulino a cilindro e il pastificio a vapore, in cui si utilizzava anche la dinamo: veri e propri ruderi di archeologia industriale di enorme valore. Abbiamo coinvolto professori universitari per studiare il passato di questa fabbrica e farne una vera ricostruzione storica, anche attraverso il libro Una famiglia, un pastificio (Belle Époque Edizioni, pp. 175 € 22), e Gragnano è risultata tra le città più industrializzate e all’avanguardia dell’800. Così un’identità familiare è diventata, nei canoni della microeconomia, inimitabile. Dico sempre che la nostra è stata un’operazione romantica. E il museo? Si può visitare sia in loco che virtualmente, attraverso l’app gratuita Discover Pasta Cuomo. È un mix innovativo di storia, tecnologia e promozione del territorio per scoprire tutto sull’unica famiglia bicentenaria di pastai in Italia e nel mondo. Come mai Gragnano è diventata la città della pasta? Gragnano ha costruito la propria identità sulla pasta, già di uso comune alla fine del ’600. Qui si posero le basi per costruire un’economia fondata sulla semola di grano duro, grazie alla ventilazione e alla possibilità di approvvigionarsi di acqua sorgiva e grano dalla vicina Puglia. Quello che maggiormente affascinò i nostri predecessori fu la possibilità di creare un mercato mondiale senza particolare aggravamento di costi per la 21


INNOVATION

Il museo interattivo

conservazione del prodotto. Nell’800 le strade e i palazzi furono progettati e costruiti appositamente con volte e diagonali tali da convogliare i delicati venti, ottenendo mulinelli naturali per favorire l’asciugatura della pasta lungo le strade e sui balconi. In particolare sulla via Roma, attorno alla quale si è espansa la città, dove il microIl bistrot a chilometro zero

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clima era perfetto per essiccare gli spaghetti. Qui si incontravano, e ancora si incontrano, i venti provenienti dai Monti Lattari e dal Golfo di Sorrento. Oggi l’essiccazione avviene in fabbrica, all’interno di celle statiche: abbiamo rinnovato tutti i macchinari e i risultati del rigoroso controllo di qualità ci arrivano sullo smartphone,

grazie a un’applicazione collegata a sensori che forniscono dati sintetici e diagrammi di produzione. Vi aspettavate di vincere un Award nell’ambito del Premio GammaDonna? Assolutamente no, ci ha sorpreso. E poi io non sono abituata a ricevere premi. Mi ha reso felice che qualcu-


Il b&b, camera Lumacona

no abbia riconosciuto il sacrificio necessario per realizzare tutto questo. Ho vissuto lontano da qui dai 18 ai 34 anni, non ho ricordi dell’azienda da piccola, perché era chiusa. Ma una volta tornata, entrando in questi locali, per me è stato come un déjà vu. E la pasta è diventata la mia vita, le ha

dato un senso. Ora la sfida dell’innovazione proseguirà: vogliamo avviare un restauro conservativo del vecchio mulino per trasformarlo in un cinema a cielo aperto, perché in città manca un luogo di aggregazione. Il tuo piatto preferito? Sono una sempliciona, senza alcun

dubbio la pasta pomodoro e basilico. Il suo profumo è insuperabile. pastacuomo.com | gammadonna.it pastacuomogragnano pastacuomo GammaDonna gammadonna_

Il vecchio mulino

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Brixen Tourism & BrixenCultur present

LIGHT MUSICAL

HOFBURG BRIXEN BRESSANONE 2 5 . 1 1 .2 0 2 1 – 0 6 . 0 1 .2 0 2 2 brixen.or g/liora


AGENDA a cura di Luca Mattei ellemme1 lucamattei1 - l.mattei@fsitaliane.it e Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

save DICEMBRE the date 2021

© Sofia Franceschini

1600 ANNI DELLA LAGUNA

VENEZIA FINO AL 25 MARZO 2022 Venezia è stata fondata nel 1421, per tradizione il 25 marzo. Per celebrare una delle capitali culturali mondiali, sono ancora in corso eventi, manifestazioni, conferenze e seminari organizzati nell’ambito del progetto Venezia 1600. Tra i molti appuntamenti, la mostra Venetia 1600. Nascite e rinascite, a Palazzo Ducale fino al 25 marzo: una storia, raccontata in modo inedito, delle fasi di rinnovamento ma anche dei periodi di crisi e rotture che la Serenissima ha affrontato nei secoli. Le opere esposte sono realizzate dai massimi artisti e letterati che lavorarono in Laguna, come Giambattista Tiepolo, Tiziano e Canaletto. Particolare attenzione è dedicata a luoghi simbolo quali la basilica e il campanile di San Marco, il Palazzo Ducale, il Ponte di Rialto, la chiesa di Santa Maria della Salute, il Gran Teatro la Fenice.

Una visione urbana contemporanea la offre invece HyperVenezia, a Palazzo Grassi fino al 9 gennaio. In esposizione per la prima volta il Venice Urban Photo Project, un’idea del fotografo Mario Peliti, che ha costruito un archivio di 12mila immagini in bianco e nero, con la stessa condizione di luce e senza persone ritratte. Il percorso è composto da tre installazioni: un insieme di 400 fotografie che formano un itinerario per i sestieri, una mappa site-specific composta da un mosaico di 900 immagini e un video in cui scorrono oltre tremila fotografie. La Venezia stereotipata scompare e lascia il posto a una città vuota e senza tempo. 1600.venezia.it palazzoducale.visitmuve.it palazzograssi.it

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AGENDA

LA FORMA DELL’INFINITO UDINE FINO AL 27 MARZO 2022 Una mostra per riflettere su una questione esistenziale affascinante: la possibilità di andare oltre la finitezza umana, verso la trascendenza. Il compito di accompagnare queste riflessioni è affidato a 50 opere esposte a Casa Cavazzini, nel Museo d’arte moderna e contemporanea. Molti di questi capolavori, realizzati dai più importanti protagonisti degli ultimi due secoli, non si sono mai visti in Italia. Tra gli artisti spiccano Claude Monet, Paul Gauguin, Henri Matisse, Dante Gabriel Rossetti, Vasilij Kandinskij, Mikalojus Čiurlionis, Nikolaj Roerich ed Emilio Vedova. L’idea di don Alessio Geretti, sacerdote friulano che ha curato altri progetti simili, è creare una storia spirituale dell’arte. Un approccio diverso, che tutti possono sperimentare accompagnati da giovani guide che offrono una chiave di lettura sia iconologica che teologica. laformadellinfinito.it Vasilij Kandinskij, Mosca I, piazza Rossa, Mosca, Galleria Tret’jacov (1916)

KAKEMONO TORINO FINO AL 25 APRILE 2022 Il corrispettivo di ciò che in Occidente è il quadro, in Giappone si chiama kakemono (o kakejiku): un rotolo di tessuto prezioso o di carta, dipinto o calligrafato, ideato per essere appeso in momenti speciali o come decorazione in base alle stagioni. Al Museo d’arte orientale se ne possono ammirare 125 esemplari, nella prima mostra in Italia dedicata a questa forma di creatività. Molto diffusa nel Paese del Sol Levante, è distintiva anche della produzione pittorica in Cina, Corea e Vietnam, anche se con nomi diversi. A differenza delle tele o tavole viste per secoli a Ovest, rigide, ferme e continue, i rotoli dipinti hanno una struttura morbida e, soprattutto, sono pensati per una fruizione limitata. Esposti nel tokonoma delle case, l’alcova, o lasciati per poche ore a oscillare al vento leggero di un giardino, rappresentano il tempo e il movimento. maotorino.it

Kaburagi Kiyokata, Una geisha con parasole (1920-39) © Studio Gonella

Banksy, Aachoo!! Old Woman Sneezing (2020) 26

THE WORLD OF BANKSY MILANO 3 DICEMBRE>27 FEBBRAIO 2022 Lo street artist più noto al mondo, che ha fatto dell’anonimato il suo tratto distintivo, è protagonista di un’esposizione nella stazione di Milano Centrale. Per quanto le sembianze del genio britannico siano ancora ignote, godono di assoluta popolarità molti dei suoi capolavori, come Flower Thrower e Girl with Balloon. Icone contemporanee visibili nella mostra immersiva, insieme a oltre 30 opere mai esposte prima, tra cui Ozone Angel, Steve Jobs, Napoleon e Waiting in Vain, e a una sezione video che ripercorre la storia e il messaggio sociale dei murales realizzati per le strade, sui muri e sui ponti di tutto il pianeta. Lavori creati sempre con l’arma dell’ironia, persino se al centro della denuncia c’è il Covid-19, come nell’opera Aachoo!! Old Woman Sneezing. theworldofbanksy.it


CIRCUMNAVIGANDO FESTIVAL GENOVA 2>˃30 DICEMBRE Corpi, oggetti, spazio: nuove interpretazioni sulla giocoleria. È il tema della 21esima edizione di questa manifestazione internazionale di circo e teatro. Sedici location, sparse tra le strade e le piazze del centro e della periferia genovese, accolgono 15 rocambolesche compagnie provenienti da tutto il mondo. Tra gli spettacoli più attesi, Smashed dei Gandini Juggling, in arrivo dal Regno Unito. Il Giappone è invece rappresentato dalla compagnia di Hisashi Watanabe, con la performance Yokai Kemame. Contaminazioni tra Oriente e Occidente sono al centro dell’ipnotico Yin zero dei francesi Monad, una mescolanza tra esibizioni dei dervisci rotanti, danza butoh e virtuosismi dei giocolieri. Le manipolazioni al polistirolo di Materia vedono invece protagonista il romano Andrea Salustri. sarabanda-associazione.it

La Chute, compagnia Lea Legrand © Andrea Macchia

GIOVANNI BOLDINI. LO SGUARDO NELL’ANIMA BOLOGNA FINO AL 13 MARZO 2022 A 90 anni dalla sua morte, Palazzo Albergati celebra il pittore che più di ogni altro ha saputo immortalare le atmosfere raffinate della Belle Époque. Con oltre 90 opere, la mostra consente di compiere un viaggio nella vita di Boldini, piena di charme per le sue frequentazioni salottiere, e nell’universo femminile dell’epoca. Se da un lato l’artista ritraeva il profilo più elegante e naïf delle sue muse, dall’altro ne evidenziava i tratti più caratteristici. Le faceva infatti posare per ore o giorni, conversava con loro ponendo persino domande sconvenienti e, quando la confidenza ammorbidiva gli sguardi o le portava a scoppiare in pianti liberatori e gesti eccitati, le coglieva negli aspetti più sinceri, svestite di ogni manto psicologico e sociale. palazzoalbergati.com Giovanni Boldini, Mademoiselle De Nemidoff (1908)

Benozzo Gozzoli, particolare della Cappella dei Magi (1459)

BENOZZO GOZZOLI E LA CAPPELLA DEI MAGI FIRENZE 16 DICEMBRE>10 MARZO 2022 Alla meravigliosa Cappella dei Magi custodita a Palazzo Medici Riccardi, dal periodo delle Feste fino a marzo, è abbinata l’esposizione costruita intorno a un eccezionale capolavoro, affrescato a metà del ‘400 da Benozzo Gozzoli. La mostra mette in evidenza i legami del pittore con i Medici e Firenze, dove muoverà i primi passi e con cui manterrà una relazione speciale. L’avvicinamento alla famiglia si ha probabilmente già da giovane, ma raggiunge l’apice nel 1459 con la realizzazione del Viaggio dei Magi e del Giardino del Paradiso sulle pareti della Cappella, un esempio di rara maestria tecnica. Nella sala angolare, invece, un’installazione multimediale immersiva unisce il rigore scientifico al linguaggio contemporaneo e divulgativo. Non mancano visite, conferenze e laboratori rivolti a ogni tipo di visitatore. palazzomediciriccardi.it 27


AGENDA

La stanza dedicata a Mario Schifano © Agostino Osio

SENZAMARGINE ROMA FINO AL 30 GENNAIO 2022 Passaggi nell’arte italiana a cavallo del millennio è il sottotitolo della mostra visitabile al MAXXI. Negli spazi della Galleria 1 è allestita una serie di stanze, ognuna dedicata a un artista creatore di grandi installazioni. La sequenza degli ambienti potenzia la carica rivoluzionaria, la forza e la monumentalità delle opere, oltreché la relazione con lo spazio, facendo emergere tematiche ancora oggi al centro di riflessioni culturali. La prima stanza è dedicata a Luigi Ghirri, maestro della fotografia, la seconda a Mario Schifano, che medita sul potere della televisione. Seguono Jannis Kounellis con Senza titolo e poi Luciano Fabro, Carla Accardi, Paolo Icaro, Claudio Parmiggiani e Anna Maria Maiolino. Il percorso si chiude con Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, specialisti dell’immagine in movimento. maxxi.art

LUCI D’ARTISTA SALERNO FINO AL 15 GENNAIO 2022 Salerno accende le sue meravigliose Luci d’artista. La rassegna d’arte luminosa, organizzata dal Comune con il sostegno della Regione Campania, incanta i visitatori con le sue spettacolari composizioni installate nelle location più belle del centro città e anche tra la Costa d’Amalfi e il Cilento. La fantasia, la bellezza e la creatività illuminano il buio generando gioia e speranza. I temi delle opere esposte sono variegati: dal mito mediterraneo al fascino del misterioso Oriente, dalle fiabe più amate ai funamboli del circo, dagli astri agli animali dell’Arca di Noè, in una sequenza di composizioni incantevoli. Non mancano un maxi albero di Natale e gli addobbi delle Feste. Le visite sono regolamentate, con controlli minuziosi e flussi limitati. P.I. comune.salerno.it Il Giardino incantato, Salerno © Massimo Pica

GIANCARLO MOSCARA. OPERE 1955-2019 LECCE FINO AL 13 MARZO 2022 Un artista visionario, interprete dei grandi temi della cultura contemporanea. Giancarlo Moscara, scomparso nel 2019, ha legato il proprio nome alle committenze negli ambiti più vari. Come nella comunicazione industriale, settore in cui, tra gli anni ‘70 e ‘90, ha innovato l’immagine di Iri, Eni, Agip, Vorwerk e Olivetti. O nell’illustrazione politica, con i disegni-editoriali per il periodico Rinascita e i giornali murali dell’Arci. Ma la retrospettiva del museo Must va oltre i campi che gli hanno dato notorietà: valorizza la sua ricerca artistica complessiva, iniziata negli anni ‘60, che l’ha portato a esprimersi con linguaggi diversi, dalla pittura alla grafica, dalla poesia alla tecnologia. mustlecce.it | giancarlomoscara.com

Giancarlo Moscara, Confini (1985) 28



GUSTA & DEGUSTA

di Andrea Radic

Andrea_Radic

andrearadic2019

GONG MILANO: PERFETTO CONNUBIO TRA ORIENTE E OCCIDENTE

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l talento dello chef Guglielmo Paolucci unisce con grande abilità la tradizione di una cucina millenaria come quella cinese alle cotture e ai sapori occidentali, trovando equilibri e abbinamenti originali. Come nei Ravioli di black cod, ripieni di merluzzo nero d’Alaska, crema alla bottarga di muggine, kizami wasabi e panko profumato alle erbe. Oppure l’Anguilla Roset del delta dell’Ebro in cracker di alga nori, leggermente affumicata e servita tiepida accompagnata da foie Guglielmo Paolucci e Giulia Liu

gras, shiso verde e cipollotto. Materie prime di alta qualità e abbinamenti che sono vere esplosioni di sapore, a volte complessi, a volte minimalisti, ma sempre buonissimi. La sala è illuminata da Giulia Liu, maître e proprietaria del Gong Oriental Attitude, a Milano, locale dove il design incontra lo stile e la grazia si esprime in gesti e servizio perfetti. Una vera danza quando i camerieri arrivano al tavolo per comporre i piatti di fronte al commensale e descriverli precedendo la gioia di degustarli. Da provare senza indugi i Lamian all’astice, spaghetti di grano tirati a mano, saltati con ragù di astice sfumato al vino di riso cinese, zenzero, erba cipollina e un tocco di tobanjan. Ghiotti e concreti. La cantina è nelle mani di Massimo Francescato, sommelier di profonda esperienza e grande passione. Ottima selezione geografica italiana e ampia scelta d’Oltralpe sia tra gli champagne che tra i vini fermi. Piccoli produttori da scoprire e interessanti etichette tedesche. Al Gong viene anche servita la tradizionale Peking duck, un tempo consumata solo alla corte dell’imperatore. Un tributo all’anatra che consacra l’alta cucina cinese, creativa e identitaria. gongmilano.it

NINO FERRERI: CUCINA SICILIANA DI GRANDE GIOIA

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agheria (PA) è ricca di storia e di architetture ottocentesche, tanto da essere chiamata la Città delle Ville. Qui, lo chef Nino Ferreri ha scelto l’antica Torre Ferrante per aprire il ristorante Līmū, che in arabo-persiano significa limone: «È un omaggio alla Sicilia e a Bagheria, patria del limone Verdello, che uso spesso nei miei piatti», spiega. Un locale molto suggestivo: mura antiche, sale eleganti e un’iscrizione religiosa sull’architrave d’ingresso alla cucina. Dove oggi sono i fornelli si trovava, infatti, la cappella della struttura, risalente al 1565. Tradizione, territorio e tecnica sono i tre pilastri della creatività dello chef. Al centro la materia prima, rigorosamente stagionale, ottimamente abbinata a sapori, profumi e ingredienti diversi, mai secondari. Il sapore perfetto e identitario della Cialda con acciuga e pomodoro, uno degli sfizi di benvenuto, già dimostra tutto. Di grande livello la Palamita marinata, erbe di mare e insalata liquida di arance e finocchio, irrinunciabile capolavoro la Reginetta al limone, ragù di moscardini e spuma di provola madonita, piatto iconico e incantevole. Tra i secondi di mare Sgombro in camicia di sale nero, zucca in agrodolce e salsa di vino bianco e rosmarino, mentre tra quelli di terra Crepinette di agnello, 30

Nino Ferreri, Lorenzo Brancaleon e Giandomenico Gambino

cavolicelli e acciuga. Un percorso ghiotto e ben disegnato quello di Ferreri, coadiuvato in cucina dal giovane e spiccato talento di Lorenzo Brancaleon. Carta dei vini di intelligente geografia enologica con prevalenza di vitigni autoctoni e qualche chicca selezionata dal maître e sommelier Giandomenico Gambino, originario, come Ferreri, di Trabia (PA) dove sono cresciuti insieme. limurestaurant.it


CASTELLO DEL TERRICCIO: VINO E TERRITORIO FILOSOFIA DI VITA

È

una delle più estese tenute agricole della Toscana, tra Bolgheri e la costa: 1.500 ettari complessivi di cui 65 vitati, 40 a uliveto, un allevamento di bovini di razza Limousine allo stato brado e uno di cavalli, fieri protagonisti di questa terra di suggestiva bellezza. Qui la viticoltura risale agli Etruschi e la proprietà del Castello del Terriccio è passata da conti a vescovi fino agli anni ‘70, quando Gian Annibale Rossi di Medelana eredita l’azienda e la porta alla notorietà, grazie all’altissima qualità dei suoi vini. Oggi la tenuta è passata al nipote Vittorio Piozzo di Rosignano Rossi di Medelana. Qui si producono vini che respirano il mare e prendono dal terreno minerale e ferroso una concentrazione eccezionale. Un insieme di terra, luce, profumi compone l’anima delle quattro etichette prodotte. Le uve del Lupicaia sono selezionate rigorosamente dall’omonimo vigneto delimitato da filari di eucalipti e vanno a comporre un rosso corposo di grande carattere, con aromi complessi. Castello del Terriccio è invece un bel bouquet aromatico dai toni balsamici che, con coerenza stilistica, si ritrova al palato. Un vino che affronta con eleganza e adeguatezza l’incedere del tempo. Il Tassinaia è un mix di identità territoriale e potenza descrittiva, affascinante nei sentori al naso che porta

Vittorio Piozzo e Cristiano Tomei

frutti del bosco e sensazioni di tabacco. Col Vento, unico bianco della tenuta, prodotto da uve Viognier e Sauvignon Blanc, fermenta e affina in acciaio. Freschezza e piacevolezza. La tenuta completa la proposta con il ristorante Terraforte, il cui menù è curato dal creativo e stellato chef Cristiano Tomei. terriccio.it

MICHELASSO: TAVOLA GOURMET NEL CUORE DI NAPOLI

P

assione, talento ed esperienza sono le linee guida del ristorante Michelasso. Una novità nel panorama gastronomico napoletano, affacciato sul nobile ingresso a scalinata della Galleria Umberto I. La passione è quella di Lucio Sindaco, professionista del settore risorse umane che ha realizzato il suo sogno aprendo questo locale, nel quale ha trasferito il suo amore per la grande cucina e per l’arte, impreziosendo Angelo Gravino e il team del Michelasso

le pareti con opere di apprezzati artisti moderni. Il talento e l’esperienza sono quelli dello chef Angelo Gravino, che ha abbracciato il progetto sin dal primo momento, insieme al sous chef Ferdinando Califano e al maître e sommelier Giorgio Zoccolella. La definizione di grande table è quella che più si addice alla proposta di Gravino: materie prime eccellenti, cotture perfette, abbinamenti e composizioni di sapori che esaltano mare, terra e stagionalità. Ricerca e creatività sono gli altri punti forti. Calamaretti farciti con cipollotto Nocerino, crema di patate al nero, uovo e tartufo, bilanciati e ricchi, il cui ripieno è una gioiosa esplosione di gusto. Il Plin, agnolotto ripieno di genovese, crema di parmigiano 24 mesi e jus di vitello è un incontro felice tra Napoli e il Piemonte. Dal mare ancora una Spigola in crosta di pane nero, crema di mozzarella e pomodorini confit, sublime nell’esaltare il pesce e la croccantezza. E il sontuoso crudo di mare dimostra la scelta di fornitori eccellenti. Cantina di gran classe grazie al lavoro di selezione di Zoccolella. Per gli champagne è un vero talent scout, capace di scoprire piccoli produttori di altissimo livello. Servizio cortese, professionale e sorridente. michelasso.it 31


© Eugenio Blasio

WHAT’S UP

Alessandro Siani e Christian De Sica nel film Chi ha incastrato Babbo Natale? 32


MERRY CHRISTIAN DE SICA VESTE I PANNI DI BABBO NATALE NEL NUOVO FILM DI ALESSANDRO SIANI gasparebaglio

sempre, San Francesco non fa ridere, il demonio sì. E a me piace prenderli in giro, i diavoli. Cosa rappresenta il Natale per lei? Una grande festa. Nel privato sto con parenti e amici stretti, in pigiama, a cucinare e mangiare prima di andare a messa. Per quel che riguarda la vita sotto i riflettori è il momento clou: i miei film sono sempre usciti in questo periodo e tocco con mano se quello che ho fatto è piaciuto al pubblico. Altri progetti oltre a questo Xmas movie? Dopo il film d’autore Comedians, di Gabriele Salvatores, che mi ha dato grandi soddisfazioni interpretative per il ruolo breve ma difficile, ho fatto parte del reboot di Altrimenti ci arrabbiamo, diretto dai registi YouNuts, dove farò la parte del cattivo. In questi giorni, poi, sono andato in giro per l’Italia con Pino Strabioli e una grande orchestra per lo spettacolo Una serata tra amici, dove racconto aneddoti della mia vita legando ogni ricordo a una canzone. È stato davvero un grande successo che spero di continuare a portare in tour: il contatto con il pubblico fa restare giovani e permette di respirare le mode del momento. Non si ferma mai? In questi giorni sto brigando anche per altri soggetti e sceneggiature. Ho tre pellicole in cantiere: un film americano, uno sull’amore platonico tra un uomo della mia età e una quarantenne. E un adattamento del romanzo I fannulloni di Marco Lodoli, un sogno nel cassetto che vorrei realizzare, come artista e come attore, a cui sto lavorando con Anna Pavignano. Non so a chi dare i resti insomma, e ringrazio sempre Gesù per la fortuna di poter proseguire questo mestiere che amo ancora tantissimo.

© Ivan Romano/GettyImages

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egali, dolci, alberi addobbati e cinepanettoni. Qualche anno fa era questa la prassi natalizia di molte famiglie italiane. Ora i tempi sono cambiati, ma la voglia di evasione c’è sempre. Ecco quindi che Alessandro Siani ha tirato fuori dal cilindro – o forse sarebbe meglio dire dalla calza – Chi ha incastrato Babbo Natale?, film brillante in cui condivide la scena con Christian De Sica, uno degli interpreti italiani più eclettici, pronto a immedesimarsi in Santa Claus. «Dopo Il principe abusivo, che portammo anche a teatro con grande successo, Alessandro mi ha chiamato per questa nuova pellicola che non è una favola, ma una commedia». Che vicende deve affrontare il suo Babbo Natale? Una multinazionale vuole impadronirsi della mia slitta per distribuire più velocemente i doni. Poi un elfo mi si rivolta contro e assolda il “re dei pacchi” Genny Catalano, un imbroglione napoletano che arriva nel Villaggio del Natale per distruggere l’officina dei regali. Piano piano facciamo amicizia, finché lui si innamora di mia nipote. E mi trasforma: barba, capelli lunghi e vestito bianco vengono sostituiti da capelli corti, giubbetto di pelle rossa, jeans e anfibi. Divento Babbo Cazzimma, come il modo di dire partenopeo che denota un atteggiamento risoluto. Genny mi insegna a essere più furbo, io gli spiego come essere più buono. Si è divertito in questo ruolo? Molto. Anche perché il mio Babbo Natale assomiglia ad alcuni personaggi che ho interpretato: mascalzoni e carogne che cerco di far risultare simpatici seguendo l’insegnamento del grande Alberto Sordi. Del resto, come dico

di Gaspare Baglio

Qual è la sua più grande soddisfazione oggi? Vedere ragazzi più giovani dei miei figli che mi riconoscono e mi chiamano zio. Per chi fa il mio mestiere è un enorme appagamento. Che cosa vorrebbe trovare sotto l’albero? Un po’ di tranquillità per tutto il Paese, considerate le difficoltà causate da questa pandemia, noiosa come il politicamente corretto. A questo proposito, è un momento difficile per voi attori brillanti? Una fregatura! Se oggi facessi le stesse battute che dicevo nei cinepanettoni di qualche anno fa mi arresterebbero. Come vede il futuro dello showbiz? Si investirà sempre più in serial e film per le piattaforme. La sala, che è la cosa più bella del mondo, resterà solo per i film-evento e i blockbuster. christiandesicaonline.com christiandesicaofficial christiandesica35official 33


WHAT’S UP

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UNA SCINTILLA DI DIVINITÀ GIOVANNI ALLEVI RICERCA L’ESTASI NEL NUOVO LAVORO DISCOGRAFICO CHE TRADUCE IN NOTE IL PIÙ SUBLIME DEGLI STATI DI COSCIENZA di Gaspare Baglio

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n giorno, a Roma, dopo aver contemplato una statua del Bernini, ho iniziato a sentirmi alterato. Il cuore ha preso a battermi all’impazzata. Tutto ciò che ricordo è di essermi ritrovato a terra, circondato da estranei e con una costola rotta. Ho pensato al significato della parola estasi, che proviene dal greco e significa uscire fuori da sé, vivere una condizione di espansione della propria mente, superare il limite di apparente finitezza per toccare l’abisso. Da allora ho avuto un’unica ossessione: raccontare in musica questa esperienza, per poterla condividere al di là delle parole, perché solo le note possono riportarne il senso profondo». Con queste parole il compositore Giovanni Allevi presenta Estasi, il suo nuovo progetto discografico che mira ad allontanarsi dalle mode del momento per raggiungere una dimensione universale, trattando temi quali la solitudine, la meditazione e il destino del nostro pianeta. Non è un caso, quindi, se dal singolo Our Future è partita la collaborazione con l’Earth Day European Network, che lo vede coinvolto come ambassador della più

importante iniziativa green dedicata alla Terra. Un’unione di intenti sfociata nella presentazione del videoclip del brano in anteprima mondiale, il 5 novembre, durante la quinta giornata della COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Glasgow. Maestro Allevi, iniziamo proprio dalla sua anima green che ha preso forma con il brano Our Future. Nelle immagini del video si vede come gli adulti, per sete di ricchezza e potere, saccheggino la natura, mentre i bambini, con il loro sguardo pensieroso e sognatore, mantengano con l’ambiente un contatto profondo e amorevole. Per capire il futuro della Terra dobbiamo guardare attraverso gli occhi dei più piccoli. La composizione fa parte del nuovo album Estasi. Cosa vuole esprimere con questo lavoro? Ho voluto tradurre in note il più sublime degli stati di coscienza, uscito fuori dalla quotidianità per dilagare in una dimensione più ampia. Credo che, con la pandemia, il sentire comune sia finalizzato a raggiungere questo sentimento, ancora più importante della felicità. Perché? La felicità appartiene alla vita di tutti i giorni e si realizza nel momento in cui un nostro desiderio o bisogno viene appagato. L’estasi è molto di più. Cioè? È la rottura delle maglie della quotidianità per approdare a una dimensione metafisica. È un surrogato di eternità che possiamo vivere adesso. Lei cosa vorrebbe raggiungere, oggi, per avere la felicità? Sto ricevendo da tutto il mondo attestati di stima: persone in preda all’e-

stasi immerse nell’ascolto delle mie note mi stanno raccontando le proprie emozioni. E questo riscontro per me è più prezioso dell’oro. Passiamo ai live. Il 1° gennaio 2022 si esibisce dall’Auditorium Parco della Musica di Roma per poi raggiungere Milano, Brescia, Padova, Bologna, Lugano, Vienna, Locarno e Zurigo. L’obiettivo è quello di coinvolgere il pubblico in una esperienza estatica. Sono spaventato perché i brani sono molto difficili da interpretare, basta una piccola imperfezione per vanificare tutto. Ma è un rischio che devo correre. Perché? Quando usciamo fuori dalla sicurezza per intraprendere qualcosa che suscita un’alternanza tra paura e desiderio, inizia la vita autentica. Ha scritto anche Le regole del pianoforte - 33 note di musica e filosofia per una vita fuori dall’ordinario. Come si fa a essere così straordinari? In realtà, lo siamo già tutti. Tutti nasciamo nell’estasi, poi però la società conformista ci tiene imbrigliati nella vita quotidiana spingendoci a omologarci a stereotipi piatti e banali. Dobbiamo ritrovare la scintilla divina che è dentro ognuno di noi. Partendo da questo assunto, cosa vorrebbe per il 2022? Ho grande difficoltà a rispondere, sono animato da uno spirito di abnegazione e sacrificio incredibili. Mi sembra strano poter chiedere di ricevere qualcosa. Ma se chiudo gli occhi vedo un pianoforte gran coda Bösebdorfer Imperial preparato come dico io, con un suono morbido e aggressivo al tempo stesso.

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© Ryan Jay

WHAT’S UP

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VI REGALO

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AMORE

LA CANTAUTRICE FOLK ROCK LP TORNA CON L’ALBUM CHURCHES, UN PROGETTO SPIRITUALE CHE METTE AL CENTRO IL SUO PERCORSO INTERIORE

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l nuovo album Churches non esce sotto le Feste perché LP è stata illuminata dallo spirito natalizio. Semplicemente, è stato rimandato a causa della pandemia. Ma il progetto discografico è comunque intriso di quella spiritualità che si respira in particolar modo a dicembre. La cantautrice folk rock made in America, ma di origini italiane, tra le più talentuose e sensibili, ha tirato fuori dal cilindro un lavoro molto intimo che mette al centro l’amore e il suo percorso interiore in continua connessione con il mondo. L’artista riccioluta con un veliero tatuato sul petto ha vivisezionato il cuore, regalandolo ai suoi ascoltatori. Il risultato sono canzoni degne di essere chiamate tali. Chi non ricorda, del resto, la sensazionale Lost on you che le ha dato il successo in tutto il mondo? Il risultato di questo album, in uscita il 3 dicembre, è unico. As usual, verrebbe da dire. Non resta che farsi trasportare dalla musica e dalle emozioni confezionate ad hoc da questa star senza troppi fronzoli. Qual è stata la genesi di Churches? La canzone omonima è stata la prima che ho scritto. Volevo parlare di qualcosa di differente rispetto all’amore romantico, che di solito è al centro della mia introspezione. Cosa mi dici di Angels? Non stavo cercando di dare un senso religioso al progetto. Gli angeli sono all’origine della mia fortuna: persone passate dalla mia vita, che mi aiutano e sono vive e vegete. Angels è anche un’ode ai miei fan e a chi aveva bisogno della mia musica. Hanno con-

di Gaspare Baglio

gasparebaglio

tribuito a renderla la mia vita, il mio mestiere, e a loro sono infinitamente grata. Chi sono i tuoi angeli? Quelli per cui sento di potermi esibire sul palco ogni sera. Motivo per cui non prendo le performance alla leggera: in un mondo in cui è possibile fare mille cose, è un onore vedere il pubblico seduto di fronte a me. Significa che quelle persone vogliono condividere con me parte del viaggio. Che sapore volevi dare al disco? Questa domanda la dovresti rivolgere anche a Mike Del Rio, con cui ho dato vita a questo progetto. L’idea era di registrare canzoni acustiche che sembrassero suonate live. Abbiamo lavorato su ritmi e groove molto interessanti. Sei sempre in prima linea per i diritti Lgbtq+. Il brano Rainbow è molto toccante… È stato molto difficile scriverlo. Stavo cercando di dare un senso alla mia relazione. In una strana rivelazione psicologica, mi sono resa conto che questo rapporto aveva aspetti simili a quello vissuto con mio padre, pieno di rabbia e angoscia: c’erano elementi di staticità familiare. Faticavo a comprendere i miei sentimenti. Sono riuscita a dare loro un senso attraverso questo pezzo, ma è stato complesso. La canzone più rappresentativa dell’album? Mi piace pensare che Churches sia una gemma che si comprende pezzo dopo pezzo. Ecco perché When we touch è come una porta d’ingresso nel disco, una promessa di quello che verrà dopo.

Quanto amore c’è in questo lavoro? È tutto amore. Ho sacrificato la mia vita e la mia pace per il progetto. Credo molto in quello che faccio e mi piace pensare che ogni canzone che ho scritto abbia aiutato qualcuno. La mia esistenza sarebbe molto diversa se non ci fosse la musica, sarebbe come avere un enorme buco nel cuore. Cos’è, per te, l’amore? Il collante che ci lega al mondo, l’interazione, la gentilezza. Qual è la tua personale chiesa? È rappresentata dalle persone, dalla musica e dall’amore, da dare, ricevere e diffondere il più possibile in questo mondo. Cerco di basare la mia vita sulla gentilezza e la decenza, trattando gli esseri umani con rispetto e amore. Sei credente? Ho fede in Dio, ma non sento il bisogno di spiegare quello che sento. Immagino un potere spirituale superiore che sta con me e guida la mia anima nel lavoro da fare verso gli altri. Ognuno ha la sua visione da questo punto di vista e lo rispetto. Cosa ha rappresentato la pandemia per te? Un’occasione per capire quanto sia importante, fragile e fugace la vita. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro, dipendiamo gli uni dagli altri. Anche se i poteri forti mettono al centro i soldi e l’avidità umana, il fulcro di tutto sono le persone. Le nostre necessità dipendono dal modo in cui stiamo insieme. IamLP IamLPOfficial 37



UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Giulia Brandani

OLIVA DENARO IL BIANCO E IL NERO DELLA LIBERTÀ ALLA FINE DEGLI ANNI ‘60, QUANDO NASCERE DONNA ERA UNA CONDANNA

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a femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». La madre di Oliva non fa che ripetere queste parole come un mantra, una convinzione profondamente radicata dentro di sé. Siamo alla fine degli anni ‘60 a Martorana, un paesino della Sicilia rurale. In questa terra arida vessata dalla calura mediterranea, Viola Ardone sceglie di raccontare, attraverso il personaggio di Oliva Denaro (anagramma del nome della scrittrice), come il seme del coraggio possa fiorire in un terreno reso sterile dai pregiudizi. Prendendo ispirazione dalla storia di Franca Viola, la prima italiana che scelse di denunciare il proprio stupratore e non accettare un matrimonio riparatore, l’autrice pone al centro del proprio romanzo l’ambiguità insita in quel “codice d’onore” che, col pretesto di difendere la vittima, la privava della parola e la dava in pasto alle malelingue. In questa realtà chiusa e bigotta, Oliva nasce da un’umile, onesta e rispettabile famiglia: fin da “piccinna” mostra atteggiamenti singolari rispetto alle sue coetanee: la mattina presto ama accompagnare il padre a prendere le lumache, “i babbalucci”, gioisce intimamente nell’essere la più brava della classe e avrebbe preferito nascere maschio. Perché loro sono liberi di correre a “scattafiato”, di camminare da soli la sera e non hanno bisogno di una moglie per avere un’identità. I desideri di Oliva si scontrano con l’educazione materna, basata sulle regole che scandiscono la vita di

una ragazza raccomandabile: i dettami della Chiesa, i comportamenti da tenere a scuola e a tavola, le regole non scritte del matrimonio. Un copione che una “brava femmina” deve rispettare in ogni circostanza. Le passioni di Oliva, agli occhi della madre, sono segni di una condotta inaccettabile: trascorrere troppo tempo sui libri, per esempio, le mette troppi grilli per la testa, alimenta il taglia e cuci delle comari e rischia di farla restare zitella. Diverso è l’atteggiamento del padre, un uomo taciturno che spinge la figlia a cercare le risposte alle sue domande esistenziali, seguendo i suoi desideri e i suoi sogni. Tra i due scorre un amore silenzioso e incondizionato: la dolcezza con cui lui ammira la figlia è struggente e, nella sua semplicità, riesce a travalicare il pensare ottuso di paese e a spazzare via ogni pregiudizio. Oliva trascorre gli anni della giovinezza seguendo docilmente tutte le regole materne. L’adolescenza porta con sé la fioritura della sua bellezza e le lusinghe dei corteggiatori, ma anche alcune scelte che non saranno prive di conseguenze. Pagina dopo pagina, la narrazione in prima persona snocciola tutte le difficoltà che una mente libera deve affrontare per abbattere i pregiudizi e un retaggio culturale sedimentato. Oliva desidera essere come gli altri, rendere felici i propri genitori e avere delle risposte chiare, come quando era alle scuole elementari. Ma la necessità di opporsi a un sistema ingiusto e sessista si affaccia, senza

possibilità di essere ignorata. Decide perciò di portare avanti la propria scelta con forza e caparbietà, anche se questo significa complicarsi enormemente la vita. Servirà tempo prima che possa gioire dei propri traguardi, tempo per curare tutto quello che è stato devastato dentro di lei, tempo per poter amare gli altri e riuscire ad apprezzare nuovamente la vita insieme ai suoi cari. Un tempo lungo, ma che non passerà invano: riuscirà a lenire le ferite e a far crescere dentro di sé il seme del coraggio. Il germe di questa nuova forza si radicherà, fiorirà e nutrirà un futuro fatto di speranze, che presto diventeranno realtà.

Einaudi, pp. 312 € 18

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UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA OLIVA DENARO [...] Una volta, mentre facevamo l’analisi grammaticale, ci aveva dettato la frase: «La donna è uguale all’uomo e possiede i medesimi diritti». Tutte noi bambine ci eravamo incurvate sul quaderno e avevamo iniziato a compitare: la, articolo determinativo, femminile, singolare; donna, nome comune di persona, femminile, singolare. A me però non suonava bene questa cosa: femminile singolare. «Maestra, l’esercizio è sbagliato», avevo detto prendendo coraggio. La maestra si era toccata i riccioli rossi che portava sempre sciolti e vaporosi. «Che cosa vuoi dire, Oliva? Non capisco». «La donna non è mai singolare», avevo risposto. «Una donna, tante donne», aveva contato sulle dita, «singolare, plurale». Io però non ero convinta. «La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche lì si

trova assieme alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve stare un maschio che la accompagna». [...] Lo vidi in fondo alla via, prima del bivio per la piazza. Si avvicinò alla fontana e ci infilò sotto la testa. L’acqua gli scorreva sulla faccia e gli gocciolava sui capelli ricci e neri. Poi si alzò, con entrambe le mani li lisciò all’indietro e sistemò sull’orecchio destro un rametto di gelsomino. Era tutto vestito di bianco, quando mi notò dalla parte opposta della piazza fece una riverenza. Gli andai incontro a passo svelto, senza guardarlo in faccia, lui si frugò nella tasca, ne tirò fuori un’arancia e iniziò a staccare la buccia dalla polpa. Ficcò le dita tra gli spicchi e divise il frutto a metà mostrandone il rosso. «Prendi, che è dolce», disse, allungando il braccio verso di me, come per agguantarmi. Mi voltai ma in strada non c’era nessuno. Solamente io e lui. Poi avvicinò l’arancia al viso. «Ti rinfresca tutta la bocca, vedi? Così». Affondò denti e lingua in una metà dell’agrume, succhiando fino a che non

© Jonathan Blair/GettyImages

Bambine e bambini alle scuole elementari, Sicilia anni '60

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rimase solo il bianco sotto la buccia. «Questa è la parte tua», e mi offrì l’altra metà. «Vediamo se ti piace, come da piccinna la ricotta mischiata con lo zucchero». Accolsi il frutto nella mano: era ancora caldo delle sue dita e umido di succo, l’odore acre mi pungeva le narici, ne fui nauseata e nello stesso momento sentii una fitta nella parte bassa del ventre. Tenevo le labbra serrate perché non mi potesse leggere in faccia nessun pensiero. Femmina che sorride ha detto sì, recitava mia madre. Lui mi guardava come se avessi qualcosa di bello al centro del viso, invece dei miei soliti occhi piccoli e neri sulla faccia scura e spigolosa, e sentivo paura. Per scacciarla iniziai a compitare a mente la prima declinazione di latino: rosa, rosae, rosae. L’avevo ripetuta così tante volte ogni sera prima di prendere sonno per dirla correttamente che era diventata una preghiera. Rosa, rosae, rosae, rosam, rosa, rosa continuai a cantilenare tra me e me fino a quando lui non ebbe fatto un passo in avanti e fu così vicino che avvertii il profumo del gelsomino appoggiato


dietro al suo orecchio. «Rosae, rosarum, rosis», gli gridai forte, tanto che sembrò una imprecazione e tesi la mano con l’arancia davanti a me, per tenerlo lontano. [...] «Chi bella vuole apparire tanti dolori deve soffrire», dice mia madre, e va in cucina a infilare la teglia con la pasta nel forno. Mi guardo le scarpe, le stesse che indossavo alla festa del patrono: se sono loro a farmi apparire graziosa, vuol dire che senza sono brutta. La bellezza risiede sempre negli occhi di un’altra persona. È questo forse che ce la fa amare. «Stanno arrivando», grida eccitata guardando dalla finestra. Mi viene accanto, mi sistema una forcina, mi stira con le mani la camicetta sui fianchi. Sembra una piccinna che gioca con la bambola. «Vai a chiamare gli uomini!». Mio padre è già nel campo, come ogni giorno, accovacciato accanto ai pomodori. Vedendolo così, con i pantaloni da lavoro e il fazzoletto al collo, mi illudo che è tutta un’invenzione di mia madre, che questo Franco non verrà, che non mi daranno via e che potrò restare qua, a casa mia, a raffigurare di nascosto le facce delle divinità del cinematografo. «Non ti metti l’abito buono?», provo a domandargli. «No, non lo preferisco», dice semplicemente. Gli do la mano per aiutarlo a rialzarsi e gliela stringo due volte, appena appena. I tacchi delle scarpe affondano nella terra, a ogni passo mi pianto nel terreno come uno dei suoi ortaggi. Vorrei restare qui e crescere solo con l’acqua e con il vento. Lasciarmi staccare le foglie gialle una a una, aggrapparmi al sostegno di una canna nodosa per svilupparmi dritta. «Andiamo a conoscere questo signore», aggiunge senza partecipazione, come se dicesse: versiamoci un bicchiere di acqua e menta. «Ho paura, pà», provo a dire. «Non c’è paura. Se va bene per te, va bene anche per noi». Io non lo so quello che va bene per me. Fino a quando correvo ancora con le gonne corte insieme a Saro e Cosimino e pregavo la Madonna dei miracoli di non diventare mai femmina, mi pareva di sapere ogni cosa, ma adesso non ci capisco più niente.

[...] Dall’auto si apre uno sportello, la donna scende e mi fa segno di avvicinarmi. «La strada per la città, bella giovane?», chiede, «Andiamo bene?». Da vicino sembra più anziana. I capelli sono sottili e dalla radice spunta il nero della ricrescita, ai lati della bocca ha due rughe marcate, come se si fosse sforzata a lungo di sorridere. «La città?», domando, «Io non lo so. Però dovete uscire dal paese», allungo un braccio nella direzione opposta alla mia e mi giro verso il lato indicato. La donna mi prende il polso, mentre il marito sbuca alle mie spalle e mi afferra per la vita così forte che resto senza respiro. Mi manca il fiato per gridare, cerco con gli occhi qualcuno a cui chiedere aiuto ma lo stradone è vuoto. «Lasciatemi», riesco solo a dire, la voce mi esce fioca. Agito braccia e gambe per divincolarmi dalla presa, quello mi solleva e i calci colpiscono l’aria. La donna apre lo sportello posteriore e il maschio indietreggiando mi trascina dentro. «Oggi è il mio compleanno, mi aspettano a casa, lasciatemi», riesco solo a dire. La vecchia ride senza divertimento. «Auguri, bella mia, il regalo lo avrai questa sera», dice e mi ficca un fazzoletto in bocca per impedirmi di parlare. L’auto parte, e lo sterrato scompare dalla mia vista. La stoffa ruvida ha un cattivo sapore e mi chiude la gola fino quasi a farmi soffocare. Intorno a me scorre un paesaggio che non so riconoscere, e la mia casa mi sembra lontanissima. Ho i pugni contratti e lo stelo della rosa ancora stretto tra le dita. Alcuni petali del fiore sono rimasti in strada, al posto mio. A me restano le spine. Io non sono favorevole alle spine. Quando apro il palmo della mano destra, è tutto rosso. Le macchie di sangue sono difficili da cancellare, così dice mia madre. [...] Arrivano dei passi dal corridoio. «Stai dormendo?», domanda lui da dietro la porta. «Quando mai, entra», e mi appoggio la vestaglia sulle spalle. Cosimino è ancora vestito come quando è arrivato. Stenditi qua, vicino a me, vorrei dirgli, che ti racconto la

© Ansa/CS

Un assaggio di lettura

Franca Viola, la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore

bella storia di Giufà e i briganti. Invece non dico niente e lui rimane in piedi accanto allo stipite. «A casa di Saro, sono stato in questi giorni», dice senza che io abbia chiesto. «Ti manda i saluti Nardina. Dice se la vai a trovare». «Ricambia, se la vedi», rispondo. Quanti anni sono passati da quando aveva paura del buio e mi chiedeva la storia per prendere sonno? «Dice Nardina che è giusto così», le parole gli escono di bocca come olio dal frantoio: filo a filo. Ogni sillaba gli costa lo sforzo di spremere il frutto. «Dice che alle voci della gente non ci devi dare importanza, devi andare sulla tua strada. Che tu non ci hai colpa, solo male ne avesti». I baffetti, l’abito crema e i capelli tirati di lato con la pomata: tutto per dimostrare che è un uomo, ma la fatica che gli procurano queste parole me lo fa tornare bambino. Pure essere maschio è cosa dura, mica solo femmina. «Va bene, Cosimino, ho capito. Passa la buona nottata». Lui però non si muove, forse il sonno gli fa ancora paura come quando aveva nove anni. Rimane dov’è, sotto 41


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura

l’arco della porta. «Anche Saro dice che fai bene se non ti prendi quello». Saro lo dice, Nardina lo dice, ma tu che cosa pensi, gli vorrei chiedere, invece taccio, forse perché il suo parere non lo voglio ascoltare e di quello che credono gli altri non mi importa davvero più niente. «Saro dice che il matrimonio non si ottiene con la forza», fa un passo avanti come per sedersi sul bordo del letto, si ferma, indietreggia di nuovo, «e che le femmine sono nuvole», questo mi ha detto, «che è necessario osservare la forma che prendono e non cercare di metterle in uno stampo». Mi tornano in mente i marfogli bicornuti, e arriccio gli angoli della bocca all’insù. «E tu, che gli hai risposto?». «Io?». Sulle guance gli si formano due chiazze rosse. «Gli ho chiesto… se lui una così se la sposerebbe», e abbassa gli occhi», una che ha avuto questa offesa», si corregge. La femmina è una brocca, così diceva nostra madre. Finalmente alza il viso e ricambia il mio sguardo. «E lo sai che cosa mi rispose?». Giro la testa da un lato e dall’altro. Non lo so. «Ai suoi piedi mi getterei, ora ora», così mi rispose.

[...] All’alba io e mio padre abbiamo ripreso ad andare per rane e per lumache, a condividere il silenzio. «Pà», gli domando un giorno mentre rientriamo in casa nel buio nuvoloso del mattino, «sto andando per la strada giusta?». Lui apre la porta, si toglie il cappello, poggia i secchi accanto alla panca nell’ingresso e, come sempre, non fa parola. «Sei il padre tu: niente dici?», mi spazientisco. «Niente fai?», mi sfilo la giacca umida e la abbandono sul pavimento. Lui la raccoglie con lentezza e la aggancia all’appendiabiti. «Che cosa faccio», sorride, e si accovaccia accanto al secchio a dirimere le lumache: più grandi e più piccole. «Sempre ti piacque venire per i campi e il lavoro non ti spaventava, a differenza dei tuoi fratelli, fin da quando eri piccinna». Le sue mani frugano tra i gusci che cozzano tra loro con un delicato picchiettio. Che cosa c’entra questo, mi chiedo. Mai che risponda a tono, ha ragione mia madre. «Una volta, chissà se ti ricordi, potevi avere cinque o sei anni, dopo una pioggia di due giorni mi accompagnasti per un cammino che non avevamo mai fatto, ma sulla via di casa mettesti un piede

in fallo e scivolasti dentro un pozzo artesiano abbandonato. Non avesti nemmeno il tempo di gridare, che subito ti vidi scomparire nella terra». Quella scena mi ritorna presente all’improvviso, come se stesse accadendo in questo momento. Il freddo mi entra nelle ossa, i piedi scalciano senza riuscire a toccare il fondo, il sapore terrigno dell’acqua mi invade bocca e narici. «Credevo di affondare», ricordo con chiarezza, e mi strofino i palmi aperti sulle braccia, per mandare via i brividi. Poi chiudo gli occhi e sento arrivare le sue mani, forti, che mi afferrano, mi estraggono dal molle della fanghiglia e mi riportano a galla. «Mi salvasti tu», sussurro. Mio padre riversa in un catino le lumache grosse per lasciarle spurgare, sono quelle che varranno di più al mercato, lascia le piccole nel secchio, sono quelle che mangeremo noi. «Quando si va per campi sconosciuti è meglio essere in due». I gusci vuoti li mette da parte per concimare le piante superstiti. «Poco fa mi hai chiesto che cosa faccio. Questo faccio io», dice una volta che ha completato la cernita. «Se tu inciampi, io ti sorreggo».

© Senia Effe / EyeEm/GettyImages

Ricamo con il tombolo

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Lo scaffale della Freccia

a cura di Giulia Brandani

BUONANOTTE, SIGNOR TOM Michelle Magorian Fazi Editore, pp. 326 € 17 Un classico moderno dalle atmosfere dickensiane, tra i 50 libri più amati dagli inglesi, adattato più volte per il cinema e il teatro. Protagonista è Willie Beech, uno tra le migliaia di bambini evacuati dalle città inglesi nel 1939, nel timore dei bombardamenti tedeschi. Viene ospitato da Tom Oakley, un uomo di mezza età che vive solo, dopo la morte della moglie, nel villaggio di Little Weirwold.

#LEDONNESIDANNODELTU Valentina Picca Bianchi Lab DFG, pp. 192 € 17,50 Tenaci, determinate, curiose della vita e di se stesse, orgogliose fino al midollo, inarrestabili. In una parola, “antifragili”. L’autrice racconta le donne imprenditrici in una dimensione completamente nuova, quella della “sorellanza digitale”, attraverso la trasposizione letteraria di una chat whatsapp. Una conversazione al femminile che mostra tutti risvolti dell'essere donna, spesso dati per scontati.

LA TORCIA Marion Zimmer Bradley HarperCollins, pp. 648 € 24 Non solo Achille, Ettore, Paride, Priamo, Aiace, Odisseo. Anche molte donne sono state protagoniste della guerra Troia. Regine, guerriere, sacerdotesse. Tra loro c’è una voce che deve essere ancora ascoltata, condannata da sempre a non essere creduta. Quella di Cassandra, nata da Ecuba e Priamo, fin dalla nascita destinata a essere molto più di una principessa. Ma prima di tutto donna.

ANGELA MERKEL Massimo Nava Rizzoli, pp. 372 € 19 La vita pubblica di Angela Merkel è nota in tutto il mondo, ma questo saggio mette in luce la parte privata, trascorsa nella Germania comunista: l’educazione protestante, la giovinezza durante la dittatura, la formazione scientifica, l’amore per la libertà. Ritratto dell’unica leader di Paesi democratici che ha resistito più a lungo all’usura del tempo e alla stanchezza fisiologica dell’elettorato. G.B.

ANIMAL MAN Grant Morrison Panini Comics, pp. 712 € 75 La serie cult del fumettista britannico raccolta, per la prima volta, in un unico volume. Buddy Baker è un supereroe (quasi sul lastrico) con i poteri degli animali. Per mantenere la famiglia si divide tra azioni valorose e il grigio mondo dell’attivismo per i diritti del mondo animale. Tutto cambia quando una catastrofe esistenziale minaccia di disfare le fondamenta della sua realtà. G.B.

BEST IN TRAVEL 2022 AA.VV. EDT, pp. 208 € 16,90 Tornano i viaggi intorno al mondo e con loro la classifica dei migliori dieci Paesi, città e regioni da visitare nei prossimi mesi. Dalle lagune e foreste delle Isole Cook, nel Pacifico Meridionale, alle cascate e montagne dei Fiordi Occidentali dell’Islanda fino a scoprire i paesaggi di Auckland, in Nuova Zelanda. Tra le varie destinazioni selezionate dagli esperti, la Borgogna, Lagos, Puerto Rico e Shikoku. Per l’Italia, Firenze con il suo centro storico è la meta da non perdere nel 2022. S.G. 43


Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti

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IRMA KOHN È STATA QUI Matteo Corradini Rizzoli, pp. 160 € 16 (da 11 anni) Salvata dalla deportazione delle SS grazie a un gruppo di partigiani, la piccola Irma viene ospitata in un bordello. Qui Oma, la maîtresse, e due giovani prostitute, Meise e Branta, la nascondono e le cambiano identità per proteggerla. Una storia di coraggio in cui è chiaro dove sta il male, e dove il bene, anche nel cuore dell’ingiustizia, è un mistero che i protagonisti faticheranno a risolvere. Su tutti spicca la figura di Irma, spinta dal desiderio di fuggire e trovare il proprio modo di essere.

PICCOLI AMORI SFIGATI Chiara Rapaccini Beisler, pp. 88 € 16 (da 9 anni) Ottanta vignette satiriche sugli amori sfigati, che sono già diventate un fenomeno sui social, fotografano con fulminante umorismo le quotidiane incomprensioni e le ripicche della coppia moderna. Qui ci si addentra, in particolare, nella tempesta emotiva che travolge i più giovani, senza risparmiare nessuno, in una divertentissima galleria di pene d’amore capaci di accomunare tutti. Per allenarsi fin da ragazzi a ridere delle proprie disavventure amorose.

L’ALBERO, LA NUVOLA E LA BAMBINA Chiara Valentina Segré Camelozampa, pp. 32 € 16 (da 5 anni) Un libro che affronta con delicatezza, poesia e speranza le grandi questioni della vita con cui tutti si confrontano, anche i più piccoli. Protagonisti della storia una bambina, la casa della nonna sul lago e un vecchio albero che deve essere tagliato perché malato. Ci sono anche un fratellino in ospedale e una soffice nuvola che non se ne vuole andare. Nello spazio di una notte, la bambina e il vecchio albero affrontano la paura, il senso della vita e della morte, con fiducia.

NATALE CON TOPOLINO AA. VV. Panini Comics, pp. 304 € 25 (da 9 anni) Un vero e proprio calendario dell’Avvento in versione libro, con 25 storie da leggere: una al giorno per tutto il mese di dicembre. Tra queste c’è Paperino e la sorpresa della sorpresa, in cui bisogna scoprire da chi arriva un pacco misterioso, e Ciccio e il pupazzo vittorioso, in cui il pigro aiutante di Nonna Papera partecipa alla competizione annuale delle fattorie, riuscendo a vincere. G.B.

STORIE DI CORAGGIO E DI AVVENTURA Marie-Aude Murail Giunti, pp. 112 € 16,50 (da 7 anni) Tre racconti che si ispirano alle novelle classiche, rilette in chiave etica. Lupo di mare, il primo, ha come protagonista il re dei boschi non visto come un personaggio cattivo, mentre V come 2.0 è ambientato nel ’700 e narra la storia di un granduca che confisca la lettera V. Infine Zampa-Bianca è una fiaba che coinvolge e commuove sul tema dell’amicizia con gli animali. S.G.

MANÙ E MICHÈ. IL SEGRETO DEL PRINCIPE Francesco Niccolini Mondadori, pp. 240 € 16 (da 10 anni) Una grande amicizia tra il figlio di un principe ombroso e quello del servo della sua corte. I due ragazzini hanno la stessa età e, nonostante famiglie tanto diverse, insieme si divertono a vagare per la città. Fino a un tragico evento che li divide. Ispirata alla figura di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, la storia è ambientata nella fine del ’500 e narra di amicizia, passione, solitudine e amore per la musica. S.G.


Capire il processo di gestione di una marca e comunicarne i valori. Per me ora è possibile. Andrea, 24 anni

Per info e iscrizioni ai test di ammissione iulm.it/openday


CULTURA

VIAGGIARE TRA LE PAGINE A VOLTE SONO LE PAROLE A INDICARE LA STRADA. IN TRENO TRA ROMA, ASCOLI PICENO E TORINO, ALLA SCOPERTA DI TRE LIBRERIE STORICHE di Giuliano Compagno

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© Daniele Ratti

oma, quartiere Trieste-Salario, tra due palazzi di fine anni ‘40 in viale Somalia costeggio decine di citazioni letterarie incise su legno e giungo alla porta della Eli, che si apre come fosse l’abitazione di ogni visitatore. «La tua libreria è il tuo ritratto», diceva lo scrittore britannico George Holbrook Jackson, e ciò vale in particolare qui. Ultima impresa di Marcello Ciccaglioni, insuperato libraio indipendente che, con le sue Arion, ha dominato per tre decadi la scena commerciale romana, la Eli nasce dal desiderio di ospitare

Luxemburg, Torino

lettori e affini in un luogo differente, dove ogni volume sta nel suo scaffale a indicarci una strada nuova. Un altro viaggio. È da qui che inizio il mio, dove i libri sono disposti come in una biblioteca, «la mia porta per l’altrove», come Jeanette Winterson amava definire la sua, a Manchester. Ciccaglioni mi racconta che la sua storia di libraio è incominciata da ragazzino, in un chiosco adiacente la stazione Termini, quando ancora i lettori si sporgevano in cerca di rarità. Un’altra epoca. Ai tempi d’oggi, per vincerla, servono volontà creative: «Volevo inventare un luogo dove i clienti si sentissero in un’altra parte del mondo, dove le pagine si muovessero», mi confessa. E infatti i clienti di Eli si abbandonano alla sensazione di essere, loro stessi, nei libri. «Desideravo uno spazio dove i clienti trovassero ciò che non stavano cercando». La bella attitudine che gli inglesi chiamano serendipity. E poi un luogo dove i curiosi della cultura tornassero a incontrarsi, alle presentazioni, ai concerti, ai dibattiti, ai mercatini, ai corsi di arti e di lettere. Come invitati a una festa di emozioni. Tonia e Diego sono le due forti spalle di Marcello, da cui hanno appreso che questo lavoro è uno stile di vita e che i libri penseranno per loro. Trovo una vecchia edizione delle Novelle pirandelliane. La prendo, vorrei gustarmene una, Il treno ha fischiato, mentre viaggiando transito da San Benedetto del Tronto (AP). Voglio leggere di un viaggiatore immaginario. «Seguitava ancora a parlare di quel treno. Ne imitava il fischio, come lontano, nella notte. E subito dopo aggiungeva: “Si parte, signori! Per dove? Per dove?”». Il signor Belluca non lo sapeva, io sì, io stavo andando ad Ascoli Piceno, la Stupenda, che allo scrittore André Gide ricordava le più belle cittadine della Provenza e dal cui travertino grigio e caldo Guido Piovene, giornalista e scrittore, vedeva fiori, fogliami e stelle. Alla Rinascita, Giorgio Pignotti mi accoglie dopo qualche anno con lo stesso sorriso. Siamo in piazza Roma, in pieno centro; è qui il Palazzetto della Comunicazione dove da 20 anni la libreria ha trovato dimora. Nata nel

1976 in uno spazio di appena 100 metri quadrati, oggi è in un edificio storico della città, un tempo sede di un bachificio. Anche questa è letteratura: negli anni ’30 il motore dell’economia ascolana era la seta e la clientela ne acquistava da tutto il mondo, sin dal Giappone. Ciò era dovuto al fatto che venivano selezionate alcune razze particolarmente preziose di bachi, come il “giallo Ascoli” ancor oggi usato dalla famiglia imperiale. Con i suoi 800 metri quadrati magistralmente suddivisi tra scaffalature, aree di esposizione, zona per bambini, sale di incontri, caffetteria e uffici, Rinascita è stata inserita tra le 25 librerie più belle del mondo dalla European and International Booksellers Federation. Un riconoscimento che premia l’eccezionale impegno di Pignotti e del suo staff e che rivela il loro amore verso Ascoli Piceno. «Quello librario è un commercio a handicap, che non promette sopravvivenza a meno che non divenga una sorta di presidio territoriale, culturale e civile», afferma. Con me ho quattro olive ascolane e un libro di Albert Camus che mi fa piangere dall’emozione. La Caduta è il suo titolo, il viaggiatore stavolta è vero e si racconta nello scompartimento di un treno. Lo ascolterò fino alla stazione torinese di Porta Nuova, dopo di che percorrerò via Lagrange fino alla Luxemburg, dove mi attende Gigi Raiola. Ci accomodiamo al piano e Gigi va subito indietro di un secolo e mezzo, a quando Francesco Casanova apriva una filiale della libreria genovese Le Beuf. Per intraprendenza e fiuto letterario sorpasserà presto la casa madre. Da quel 1872 in poi si susseguono autori e libri che segneranno la storia italiana, saranno illusioni e orrori, il fascismo, due guerre, un’occupazione e infine la libertà, che in quell’angolo di piazza Carignano si respirerà cultura ancor di più allorché, nel 1974, Angelo Pezzana rileva il negozio e lo intitola Luxemburg. «Angelo era un radicale puro», racconta Gigi, «un libertario ante litteram, un intellettuale che poteva rapportarsi a editori internazionali di grande prestigio. Ma non basta: affrontò temi che all’epoca erano tabù. Pochi anni prima aveva fondato 47


CULTURA

Eli, Roma

Rinascita, Ascoli Piceno

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l’associazione Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano, infine si sentiva prossimo alla cultura e alla spiritualità ebraiche». Pezzana, un pacifico discordante. Anche grazie a lui Torino provò a diventare una città complessa, a mettersi dietro il rigore accademico, la vita industriale e operaia del romanzo sociale del ’71 Vogliamo tutto, la minoranza silenziosa e i mutismi di una imprenditoria un po’ facile e un po’ statale. Divenne meno borghese e preferì gli allievi ai maestri, i colori delle copertine ai completi grigi. E prese ad amare questa libreria splendida dove i giovani si sentivano liberi di sfogliare un’opera prima e di acquistarla, e dove gli stranieri potevano leggere le loro riviste migliori. Luxemburg è ancora quella stessa libreria di un presente che implica un domani e di una tradizione sempre nuova. È tardi, saluto Gigi e, in forma di omaggio, compro una raccolta di storielle ebraiche curate da Angelo Pezzana. Venti minuti dopo sono in treno per Milano. Non so più se sto leggendo o viaggiando, né se vi sia una qualche differenza. libreriaeli.it libreriaeliroma libreriaeli libreria.rinascita.it LibreriaRinascita librerialuxemburg.wordpress.com librerialuxemburg



© Tom Volf/H&K

INCONTRO

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ETERNAMENTE

MONICA A TEATRO È STATA MARIA CALLAS, AL CINEMA ANITA EKBERG. ORA L’ATTRICE SI TRASFORMA IN UNA STREGA PER IL PREQUEL DEL FILM LA BEFANA VIEN DI NOTTE di Andrea Radic

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andrearadic2019

a sua carriera di modella è iniziata a Milano, quella di attrice a Roma. Ma il successo internazionale è arrivato quando Monica Bellucci si è trasferita a Parigi, dove ha lavorato subito tanto, tra copertine e servizi importanti. «Nel cinema è andata allo stesso modo. Ho cominciato a Roma, ma è nella capitale francese che ho girato il mio primo film da protagonista, L’appartament. Poi c’è stata la prima pellicola americana, Under suspicion, con Gene Hackman e Morgan Freeman. Dopodiché Malena, di Giuseppe Tornatore, mi ha aperto molte porte: da lì non mi sono più fermata». A novembre Monica ha interpretato a teatro Maria Callas, mentre al cinema dal 1° al 3 dicembre è Anita Ekberg, La ragazza nella fontana, diretta da Antongiulio Panizzi. E, dal 30, diventa la protagonista del film La Befana vien di notte 2 - Le origini, prequel della pellicola uscita nel 2018 con Paola Cortellesi. È stato difficile trasformarti in una strega? Il mio personaggio si chiama Dolores ma è più una fata, perché usa la magia per fare del bene e aiutare i figli delle streghe bruciate sui roghi. Tra questi

bimbi c’è una ragazzina speciale, interpretata da Zoe Massenti: per scoprire perché bisogna vedere il film. È stata veramente una bella esperienza girare questo fantasy movie italiano con Fabio De Luigi, Alessandro Haber, Corrado Guzzanti e tanti bambini meravigliosi. Un film che saprà emozionarci e divertirci, quindi. Non mi capita spesso di essere diretta da una donna, visto che ho lavorato soprattutto con registi uomini. Mi è successo con Alice Rohrwacher, Maria Sole Tognazzi e Rebecca Miller. E ora con Paola Randi, che per il prequel sulla Befana ha saputo calarci con grande sensibilità in un mondo onirico e profondo al tempo stesso. Mi sono trovata molto bene con lei: un cast bellissimo e un film ricco di umanità e poesia, di cui abbiamo molto bisogno in questo momento. Non vedo l’ora che esca. C’è differenza tra una regia femminile e una maschile? Sicuramente lo sguardo può essere diverso. Con una donna si creano altre modalità di comunicazione, una sorta di non detto, perché tra noi ci si capisce anche senza parole. Poi è tutta una questione di energia.

Quanto ti diverti sul set? Per me è fondamentale, quando lavoro voglio lasciarmi prima di tutto ispirare. E la mattina mi alzo piena di energie perché sto facendo qualcosa che mi piace. Periodo intenso questo: a teatro hai interpretato Maria Callas, mentre al cinema sei Anita Ekberg. È facile accettare proposte così interessanti, quasi un gioco tra ciò che scegli e ciò che ti arriva. Come accaduto con la proposta di Tom Volf per lo spettacolo teatrale Maria Callas. Lettere e memorie: le lettere inedite della cantante erano così belle e profonde che non ho potuto dire di no alla mia prima volta in teatro. Lo stesso è accaduto con Panizzi e il suo progetto su Ekberg, La ragazza nella fontana, così curioso e diverso, un film documentario che offriva l’opportunità di ripercorrere attraverso i miei occhi e il mio sguardo il vissuto di questa donna e diva. Progetti che mi hanno fatto crescere come attrice. L’interpretazione di ruoli biografici è fatta più di studio o intuito? Un misto di entrambe le cose. Nel mio caso, quando scelgo un ruolo biografico ho una reazione innanzitutto “di pancia”: alcuni elementi mi raggiungono profondamente e muovono interrogativi che voglio approfondire, così da poter maturare anch’io. Perché in un lavoro come il mio, fatto di successi e insuccessi ma anche di film mai usciti, ciò che conta è la crescita personale. Per Callas è stato difficile esordire sul palcoscenico, avevo 51


© A. Lanzuisi

INCONTRO

Qui e nella pagina accanto, Monica Bellucci in una scena del film La Befana vien di notte 2 - Le origini

paura, ho sofferto molto, ma superate le difficoltà ho potuto vivere un’esperienza diversa. In teatro cadono le protezioni, il pubblico è lì davanti. Quali emozioni hai provato? Una paura tremenda (dice con l’espressione da film horror, e poi ride, ndr). Come l’hai superata? Mai vinta, è sempre presente, mi piacerebbe sapere come si sconfigge, ma non esiste un modo. Salgo sul palcoscenico, mi concentro sul testo e su ciò che sento e di colpo passa tutto, mi dimentico di avere paura. Dicono comunque che sia necessaria per far bene. Poi c’è il rapporto diretto con il pubblico, senza filtri, così diverso dal cinema, perché dalla platea del teatro ti arriva tanta energia. E la relazione 52

che si crea con chi assiste allo spettacolo è molto bella, di comunione e di scambio. A teatro l’attore mostra anche la sua parte più vulnerabile: lì si vede l’anima delle persone, dice qualcuno. Non so se sia vero, ma senz’altro sei a nudo. A proposito di energia. Modella, attrice e cittadina del mondo: una vita ricca di emozioni. L’energia vitale è imprescindibile, un fatto scientifico, fa parte di noi. Gli avvenimenti possono fartela perdere, a volte senti che tende a scemare. Per questo dobbiamo sempre tenerla viva, anche quando non è per nulla facile. Da tanti anni vivi a Parigi. Che cosa ti affascina di questa città? La straordinaria offerta culturale, continua e sempre originale, dal teatro alla musica, dall’opera alle mostre

d’arte fino ai grandi eventi internazionali. Se cerchi cultura qui hai l’imbarazzo della scelta. Parigi è un nido che accoglie artisti, pittori, scrittori, attori da tutto il mondo. Uno scambio culturale intenso e a doppio senso: Jean-Louis Trintignant e Alain Delon hanno lavorato molto in Italia, così come Claudia Cardinale, Lea Massari, Monica Vitti e Marcello Mastroianni, che qui sono amatissimi. Esiste qualcosa che i francesi sanno fare molto bene e gli italiani non impareranno mai? Penso che i due popoli abbiano in comune la diplomazia, ma la mettono in campo in modo differente. Due diverse chiavi che consentono di aprire le medesime porte. Una differenza forte, però, esiste: i francesi, anche quando hanno grandi disponibilità economiche, non osten-


© A. Lanzuisi

tano, non danno a vedere nulla, secondo il motto vivons caché, vivons heureux (viviamo nascosti, viviamo felici). Gli italiani, al contrario, anche quando non hanno nulla vogliono far vedere di avere tutto. Parigi è una città anche molto attenta all’ambiente, lo si percepisce? I giovani si rapportano con le pro-

blematiche green in modo puntuale e consapevole. Lo vedo con le mie figlie, hanno una sensibilità molto maggiore di quella che avevamo noi ai loro tempi. Ti piace viaggiare in treno? Sì, è un momento dedicato a me stessa, in cui mi sento in diritto di pensare a quello che voglio. È tal-

mente bello guardare i paesaggi che sfilano davanti agli occhi lasciando andare la testa. Siamo sempre presi da mille cose che quasi perdiamo l’occasione di vivere un momento così particolare. Cosa apprezzi e cosa detesti nelle persone? Non amo etichettare gli altri, siamo

Monica Bellucci è Anita Ekberg nel docufilm La ragazza nella fontana

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INCONTRO

tutti diversi, con pregi e difetti. Poi con gli anni si diventa più compassionevoli, da giovani è tutto bianco o nero, con l’età si ha meno voglia di giudicare. Il profumo della tua infanzia? Sono cresciuta a Città di Castello, in provincia di Perugia, se chiudo gli occhi sento in casa un profumo di vaniglia che qualcuno aveva addosso.

© Tom Volf

Monica Bellucci interpreta Maria Callas a teatro

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Un odore infantile che ha qualcosa di innocente, come se si volesse vedere solo la parte zuccherata dell’esistenza. Ami stare ai fornelli o preferisci sederti a tavola? Non sono una bravissima cuoca, anche se le mie figlie sostengono il contrario. D’altronde, cucinare è una dimostrazione d’amore. Però apprez-

zo molto andare a casa di amiche brave ai fornelli, intorno alla tavola si vivono momenti di condivisione e affetto importanti. Il fascino è un’arma o una qualità? Quello vero ce l’hai senza nemmeno saperlo, è qualcosa di naturale. C’è e basta. monicabellucciofficiel


STAGIONE LIRICA 2021-2022 11, 12, dicembre 2021

GRAN TEATRO REINACH 12, 14, 15, 16, 21, 23 gennaio 2022

CARMEN 25, 27 febbraio 2022

LA FAVORITA 18, 20, 25, 27 marzo 2022

NORMA

26, 28, 30 aprile 2022

ASCESA E CADUTA DELLA CITTÀ DI MAHAGONNY Scopri il programma completo su teatroregioparma.it La Stagione del Teatro Regio di Parma Il Festival Verdi e Il Festival Verdi sono realizzati grazie al contributo di

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SPORT CHRISTOF INNERHOFER SI PREPARA A SFRECCIARE SULLE PISTE DELLA VAL GARDENA, IL 17 E 18 DICEMBRE, PER LA COPPA DEL MONDO DI SCI di Flavio Scheggi

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a bambino guardava le imprese di Alberto Tomba e sognava di diventare come lui. Nel 2008 ha vinto la sua prima discesa libera a Bormio, a cui sono seguite due medaglie olimpiche ai Giochi di Sochi. Oggi Christof Innerhofer, nato a Gais, in provincia di Bolzano, si appresta a vivere la sua 16esima stagione in Coppa del mondo. Il 17 dicembre, giorno del suo 37esimo compleanno, la Fis Ski World Cup arriva in Italia, in Val Gardena. Qui Christof si deve cimentare nella prova di Super G e, il giorno seguente, nella discesa libera sulla

pista Saslong. Abbiamo raggiunto l’atleta delle Fiamme Gialle via whatsapp, mentre si trovava in Colorado per allenarsi. Con lui abbiamo parlato di sport, velocità, delle sue montagne e della riapertura degli impianti sciistici. Sei alla 16esima stagione e hai ancora voglia di gareggiare. Questi anni sono passati molto velocemente, vuol dire che sono stato bene e mi sono divertito. La testa è rimasta giovane e il fisico continua a reggere. Continuo ad avere una grande passione per questo sport: gareggiare per me non è un sacrifi-

cio, ma un privilegio. Amo la natura, le montagne e la velocità. Nel 2013 a Wengen, in Svizzera, dove ho vinto la discesa libera, ho raggiunto i 158,9 chilometri orari. Vuoi fare concorrenza al Frecciarossa? Con i miei sci non riesco ad andare così veloce (ride, ndr). Ma è bello spostarsi con il treno ad Alta Velocità, in poco tempo si arriva da una città all’altra. Quando viaggio posso leggere un libro, guardare internet, dormire e il tempo vola via veloce: non sei neppure partito che è già il momento di scendere. Festeggerai il tuo compleanno sugli sci correndo il Super G in Val Gardena. Cosa rappresentano per te le montagne dell’Alto Adige? Io viaggio tanto per il mondo, ma non ho mai visto luoghi così belli, perfetti da vivere in ogni periodo dell’anno. In inverno abbiamo la neve, in estate

© Gabriele Facciotti/Pentaphoto

Christof Innerhofer all'Alpine Ski World Cup 2020/2021, Garmisch, Germania

SCIVOLARE AD ALTA VELOCITÀ 56


vado da quando ero bambino e ha sempre il suo fascino. Oltre allo sci, che attività si possono fare? Si può pattinare sul ghiaccio, prendere una slitta trainata dai cavalli, organizzare escursioni con le ciaspole. E visitare luoghi bellissimi come le Tre cime di Lavaredo, le cascate di Riva in Valle Aurina e Amaten, sopra Brunico, per ammirare un panorama unico su tutta la Val Pusteria. E poi, magari, rifocillarsi in qualche baita... Nei rifugi si trova un’ottima cucina, sono da provare i piatti tradizionali come i canederli o le mezze lune ripiene di ricotta. Qui il cibo è buono dalla colazione alla cena. Per andare a sciare in Alto Adige si può anche prendere il treno. Ti piace l’idea? È bellissimo poter usare un mezzo ecologico per raggiungere le piste da sci. In Val Pusteria, per esempio, a pochi metri dalla stazione di Perca ci sono gli impianti

per salire a Plan de Corones, ma si può anche arrivare in treno a San Candido e sciare sul Monte Baranci o prendere l’autobus per il Monte Elmo. christof-innerhofer.com InnerhoferChris innerhoferchristof suedtirol.info/it visitsouthtyrol

TUTTI IN PISTA La Val Gardena, immersa nel Parco naturale Puez-Odle, offre 500 chilometri di piste, tra cui la velocissima Saslong dove si disputa la Coppa del Mondo. Due le novità assolute di questa stagione: la pista nera La Ria, che parte dalla stazione a monte della cabinovia Dantercepies e si snoda per oltre un chilometro con una pendenza massima del 52%, e la Pilat, spettacolare e tortuoso percorso forestale di quasi quattro chilometri con una vista unica sulla valle. Si aggiungono, poi, ben 30 km di sentieri per gli amanti delle escursioni e 115 km di piste per lo sci di fondo.

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© oleksandr_ka/Adobestock

La pista Saslong, in Val Gardena

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siamo circondati dal verde. Mi piace andare in bici a valle ma anche salire verso Cortina, il lago di Misurina e il passo Monte Croce. La domenica, quando posso, amo camminare per poi fermarmi in una baita a mangiare e a godermi il panorama. Finalmente si tornerà a sciare dopo la chiusura dello scorso anno per l’emergenza Covid-19. È molto bello. Ed è importante che tornino a farlo soprattutto le persone adulte: se si sta troppo fermi è difficile, poi, riprendere ritmo e forma fisica. Quali piste ci consigli? Ne abbiamo tante bellissime, ogni impianto ha le sue. Mi piace molto la Sylvester di Plan de Corones, ci

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TRAVEL

LO SGUARDO DELLE

MONTAGNE

© alexanderkonsta/Adobestock

DA TRENTO A MERANO CON SOSTA A BOLZANO. CONOSCERE IL TRENTINO-ALTO ADIGE PERCORRENDO LE SUE CITTÀ, PIENE DI ARTE, NATURA E BUON CIBO. SEMPRE CON LE DOLOMITI A FAR DA SFONDO

di Sandra Gesualdi

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ttraversando il Trentino fino all’Alto Adige, ci si accorge che le montagne sono le protagoniste di ogni vista. Sempre presenti, addossate, vicinissime, sullo sfondo, zigrinate, sassose, soffici di candore, imponenti e rassicuranti come uno sguardo familiare. Incuneata com’è tra Svizzera, Austria, Lombardia e Veneto, questa regione gode

di una singolare posizione geografica. Le Alpi centrorientali ne caratterizzano quasi costantemente i profili, su cui spiccano solenni le Dolomiti occidentali. Con i gruppi del Puez, delle Odle e del Sella, lo Sciliar, il Sassolungo, la Marmolada e le Pale di San Martino: montagne cariche di storia, leggendarie imprese alpinistiche e un diffuso turismo all’aria aperta, nella natura

incontaminata. Ma anche di città da scoprire, piene d’arte antica e contemporanea, castelli, chiese affrescate, campanili a clessidra, musei inaspettati, portici tessuti come labirinti e panorami su tetti spioventi. Vale la pena abdicare qualche giorno alle piste da sci e percorrerle, lentamente, respirando l’inverno che emanano, per scoprirne il loro ritmo urbano. Da Trento a Merano

Merano (BZ) vista dal fiume Passirio

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© Vladimir Ovchinnikov/Adobestock

TRAVEL

Fontana di Nettuno, Trento

con sosta a Bolzano, su uno dei nuovi treni regionali che fermano a pochi minuti dai centri cittadini, dopo essersi addentrati tra gole e valli, seguendo alcuni dei tanti itinerari proposti dalla Guida Giunti per Trenitalia I Regionali da vivere. Trentino-Alto Adige in treno.

© rudi1976/Adobestock

Piazza Duomo, Trento

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TRENTO MITTELEUROPEA Fuori dalla stazione di Trento una luce fredda e chiarissima abbaglia, come si addice a un autunno inoltrato. Di quelli brizzolati di neve e con le punte imbiancate intorno. In piazza Dante, sotto la statua del Sommo, al mercatino bio dei

produttori locali, le casse piene di mele fanno percepire ritmi sostenibili, a stretto contatto con i lunghissimi e ordinati filari di frutta e vigneti incontrati subito fuori dalla città. Basta attraversare il parco con laghetto per imboccare una delle vie che dritte arrivano in piazza Duomo.


© Ingo Bartussek/Adobestock

Scorcio di via dei Portici, Bolzano

Il centro storico, delimitato tra l’Adige e il suo affluente Fersina, è un pugno stretto colmo di palazzi affrescati, piazzette che si susseguono, stratificazioni archeologiche, dedali di vicoletti. Ai due estremi, una fortezza e una torre: il Castello del Buonconsiglio, antica sede dei principi-vescovi, affrescato col Ciclo dei mesi e scene di vita trecentesca. Dall’altra parte, affacciata sul fiume, la merlata Torre Vanga, costruzione del periodo medievale. Ma è arrivando al Duomo che si percepisce l’atmosfera vagamente mitteleuropea di una tipica piazza del nord, piena

di caffè e ad alta intensità di architetture, stili e ricchezza urbanistica. La riempie la lunga navata della Cattedrale di San Vigilio, pachiderma di pietra romanico-gotico adagiato sul selciato e tatuato dal rosone del transetto, e dal turrito Palazzo Pretorio, oggi sede del Museo diocesano. Al centro la fontana del Nettuno zampillante e, a far da sfondo, sempre montagne alte. STRUDEL, ARTE E SCIENZA Vagando per la zona pedonale abitata e viva, ci si imbatte in un Teatro Sociale, gallerie d’arte e pasticcerie storiche, come la Bertelli, dove assaggiare strudel profumati. E, dalle tante librerie presenti, si scopre che la provincia di Trento è tra quelle in cui si legge di più. Da visitare la Viaggeria, adatta agli spiriti erranti, specializzata in guide turistiche, mappe, mappamondi e testi di narrativa da viaggio. Il Polo museale dedicato all’arte contemporanea è presente, qui, con la Galleria civica, che ospita mostre di artisti legati al territorio e ha il suo fulcro al Mart di Rovereto. Dove, sotto la cupola di vetro e acciaio, fino a febbraio, è possibile visitare una grande esposizione dedicata a Fortunato Depero e, dal 17 dicembre, Canova tra innocenza e peccato. Quindici minuti a piedi, seguendo il corso dell’Adige e, superato il cimitero monumentale, si raggiunge un’area stretta tra la linea ferroviaria e il fiume, piena di scienza, arte, orti didattici, prati verdeggianti, campi sportivi e dimore storiche. È l’ex area Michelin recuperata con la costruzione dell’avveniristico Muse, il Museo delle scienze progettato da Renzo Piano con forme geometriche appuntite che seguono i profili alpini: quattro piani di percorsi didattici dove scoprire la vita

sulla Terra, dal sole al clima, fino alle biodiversità. Accanto, il cinquecentesco e affrescato Palazzo delle Albere, un tempo villa nobiliare e oggi sede di mostre temporanee, ospita fino al 27 febbraio una gigante e rossa sagoma di cervo, tra le opere di Selvatici e salvifici. Gli animali di Mario Rigoni Stern, la rassegna piena di poesia, dedicata agli abitanti del bosco amati e raccontati dallo scrittore-montanaro. BOLZANO, TRA GOTICO E PORTICI Anche il treno regionale, spingendosi a nord, corre nella vallata fluviale, in direzione di Bolzano lasciandosi alle spalle boschi fitti, frutteti, spicchi di altura alternati a quadrati pianeggianti ben coltivati. A Bozen, la “capitale” altoatesina in tedesco, i sapori si fanno più forti, le passeggiate più lunghe, le chiese più acuminate. L’ideale è visitarla in una tarda mattinata di sole, a cavallo del pranzo da liquidare con un brezel da strada ripieno di speck saporito. La parte storica è un fazzoletto da percorrere a piedi in poco tempo, toccando tutte le tappe che caratterizzano la cittadina altoatesina. Partenza dalla via dei Portici, i Lauben, l’arteria dei negozi incastonati sotto le volte dei porticati, delle case antiche che si arrampicano su e dentro intrecci di cunicoli, scale interne e dalle facciate con stucchi a tinte cromate. Da lì si arriva direttamente in piazza Erbe dove ogni giorno, all’alba, si aprono le bancherelle verdi dell’antico mercato, cariche di frutta, verdura e gastronomia locale, dove comprare gli spätzle, gnocchetti di spinaci, o gli schlutzkrapfen, i ravioli a mezza luna. Poco oltre, il museo civico Stadtmuseum, dimora di Ötzi, la 61


mummia dell’Età del Rame rinvenuta tra i ghiacciai della Val Venosa. Le linee gotiche del corpulento Duomo lasciano senza fiato, appena entrati in piazza Walther. Psichedelico ed enorme il tetto decorato a losanghe verdi, gialle e bianche alla maniera di quello delle cattedrali di Basilea e Vienna, appuntito il campanile, mentre dentro danze di archi a tutto sesto spingono verso l’alto e ospitano pulpiti tardo gotici. Se lo si circumnaviga ci si trova in uno slargo – piazza della Parrocchia – esposta al sole e dove, osservando a terra, si notano le fondamenta della chiesa di San Niccolò, rasa al suolo dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Si riconosce l’abside circolare, piccolo e raccolto. Dietro l’angolo c’è anche la chiesa dei Domenicani, in cui vale la pena entrare per ammirare un cielo stellato blu elettrico e una Madonna con il bambino in un rudimentale marsupio. Sono scene del ciclo degli affreschi che saturano completamente la cappella di San Giovanni, realizzati da maestranze di scuola giottesca ispirate presumibilmente alla cappella degli Scrovegni di Padova. Dalla parte opposta alla diagonale cittadina si trova, invece, il convento Francescano. Lo si riconosce perché fanno da sentinella al complesso alti cipressi che spuntano all’improvviso in mezzo alla via. Il chiostro, lungo e poco battuto, merita di essere percorso a passo lento. Un’altra Bolzano, invece, si apre appena fuori dalla parte vecchia. Ci si trova sulla

© Sandra Gesualdi

Stazione di Merano (BZ)

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© e55evu/Adobestock

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Piazza Walther e Duomo di Bolzano

Talvera e sul ponte omonimo che porta al Monumento alla vittoria dove, faccia a nord, si gode di una vista che fa respirare gli occhi. Parchi fino all’orizzonte, che nei giorni festivi si riempiono di sportivi e, sullo sfondo, declivi tempestati di castelli, chiesette e funivie che si alzano gradualmente fino a diventare altopiani e poi Dolomiti. Dal ponte parte il Lungotalvera, passeggiata inzuppata dai colori del foliage autunnale che si spinge

per qualche chilometro fino al castello di Roncolo, una sorta di piccolo Central Park con l’aria più cristallina e alti pioppi al posto dei grattacieli. MERANO BACIATA DAL SOLE Le panchine di Merano sono in legno e ferro, di solito laccate di bianco. Le si trovano ovunque, in centro, lungo il fiume, durante le escursioni e sembrano raccontare la qualità della vita in questa città alpina dell’Alto Adige. Ritmi ener-


hado)

IN TRENO Piemonte

TRENTINO ALTO ADIGE inTRENO

Puglia Sicilia Toscana Trentino-Alto Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto

TRENTINO IN TRENO

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Sardegna

ISBN 978-88-09-91201-4

9 788809 912014

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€ € 10,00 10,00

Giunti, pp. 129 € 10

gici ma non forsennati, clima mite, cibo e vino buoni e la possibilità di muoversi soprattutto a piedi, per lavoro, studio o semplicemente per camminare, in ogni stagione dell’anno, lungo uno dei tanti anelli pedonali che l'attraversano. Dalla passeggiata Tappeiner, che corre sopra i tetti della città, ci si rende conto di come Merano si estenda in una conca perfetta, sempre esposta al sole, scavata tra la Val Venosta e la Val Passiria e chiusa in un saldo abbraccio del gruppo dei Monti Tessa. Alta solo 320 metri sopra il livello del mare, baciata dalla luce e protetta dai venti freddi che arrivano da Innsbruck, gode sempre di una temperatura dolce. La città si crogiola in questa posizione tanto piacevole che le dona profili montanari innestati su un rigoglioso paesaggio mediterraneo. Così palme e grandi ficus coabitano con castagni e querce secolari, terrazze urbane ospitano orti d’erbe officinali o filari di viti mentre poco oltre si infittiscono i boschi. In basso, lungo il torrente Passirio, si snoda la camminata più cittadina, tra l’antico ponte romano e quello di ferro, per poi allungarsi nell’assolata passeggiata d’Inverno. Sull’altra sponda, superata la porta Passiria, ci si addentra nel piccolo quartiere di Steinach, il rione più antico della cittadina tirolese, risalente al XII secolo, quando ancora si commerciava per le vie fluviali legando le imbarcazioni fuori dalla porta. Una piccola rete di vicoletti e scale in pietra si issano su pettate rocciose contro cui si addossano le case storiche. Oggi è abitato da creativi che qui hanno aperto atelier, studioli,

piccole gallerie e sede di un lungo graffito pubblico, che mai t’aspetteresti, con personaggi fantastici in bianco e nero opera di due dei più famosi street artist del mondo, Blu ed Ericailcane. Un po’ oltre si incontra piazza Duomo, con la cattedrale di San Nicolò e l’aguzzo campanile di oltre 80 metri, uno degli esempi più antichi dell'architettura gotica tirolese del ‘300. All'interno affreschi, sculture bibliche e arredi in legno scuro, in contrasto a grandi vetrate colorate. Accanto alla chiesa si trova il Palais Mamming Museum, che vanta una collezione d'arte locale, oltre a una mummia egizia e la maschera mortuaria di Napoleone. La lunga via dei Portici, cannocchiale naturale puntato sulle montagne, è la parte più animata di Merano, piena di negozi e ristorantini e abitata da un continuo via vai. Sotto le volte anche due interessanti spazi culturali: il Kunst Meran, dedicato 11/06/21 10:55

al contemporaneo, che fino al 13 febbraio ospita la collettiva The poetry of translation, e il Museo delle donne con la storia di pioniere ed eroine. Sulla sponda sinistra del Passirio, invece, si staglia la moderna struttura in acciaio e vetro delle Terme, con le benefiche acque ricevute dal monte San Vigilio: una cittadina del benessere colma di piscine, saune e un grande parco. In questo periodo, fino alla Befana, si possono visitare anche i mercatini di Natale con le tipiche casette in legno, le bancarelle d’artigianato e le lanterne accese, dove sorseggiare vin brûlé o assaggiare canederli, gulasch e croccanti ciambelle alle mele. Seduti su una tipica panchina bianca. comune.trento.it mart.tn.it muse.it bolzano-bozen.it meran.eu

Scorcio del centro storico di Merano (BZ)

© Sandra Gesualdi

I REGIONALI DA VIVERE

viaggiare, ognare.

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TRAVEL

DOLOMITI DA OLIMPIADI CORTINA D’AMPEZZO SI PREPARA A ESSERE INCORONATA REGINA DEI GIOCHI INVERNALI PER LA SECONDA VOLTA. E LE MONTAGNE VENETE SONO PROTAGONISTE ANCHE A EXPO 2020 DUBAI, GRAZIE AI FILMATI DI GABRIELE SALVATORES CHE RACCONTANO I PAESAGGI ITALIANI PIÙ SCENOGRAFICI di Valentina Lo Surdo ValuLoSurdo

ilmondodiabha

© Simone De Cillia

valentina.losurdo.3 ilmondodiabha.it

Becco di Mezzodì, Dolomiti ampezzane (BL)

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I

2026, infatti, si stanno predisponendo innovativi piani di gestione del carbonio, sviluppando un'analisi dei rischi dovuti ai cambiamenti climatici che potrebbero influenzare le comunità coinvolte. Perché il più grande obiettivo è che l’eredità olimpica si riveli sostenibile soprattutto in futuro: un lascito prolungato nel tempo con ricadute positive al servizio dei cittadini e dei turisti, grazie alle infrastrutture che verranno progettate e riqualificate nei prossimi quattro anni. Accanto al debutto di Milano in prospettiva olimpica, Cortina d’Ampezzo (BL) vanta invece un passato glorioso come città ospitante dei cinque cerchi. È proprio grazie ai Giochi del 1956, i primi in Italia, accolti come simbolo di rinascita del nostro Paese nel Dopoguerra, se questa località è divenuta una destinazione turistica celebrata in tutto il mondo. Ci fu il tempo della Dolce vita ampezzana, poi dei frizzanti anni ’80, fino ai

nostri giorni, con 4.500 posti letto capaci di far registrare ogni anno oltre un milione di pernottamenti. Merito della ricca offerta enogastronomica e culturale, dei magnifici sentieri da percorrere nella stagione estiva, ma soprattutto di un’emblematica proposta turistica invernale, finalmente pronta a riaprire i battenti dopo un anno di fermo per la pandemia. Con i suoi 120 chilometri di piste compresi nel Dolomiti Superski, Cortina è incorniciata da uno scenario dolomitico straordinario. Infatti, ben il 70% di queste spettacolari montagne dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità si trova nella provincia veneta di Belluno. Un territorio vasto e variegato, protagonista anche a Expo 2020 Dubai grazie ai filmati del regista Gabriele Salvatores, che nel Padiglione Italia racconta le bellezze più scenografiche del Paese. Merita sicuramente una citazione Misurina, chiamata la Perla delle Dolo-

© Archivio foto Zardini

l 5 febbraio 1956 si chiudevano a Cortina d’Ampezzo i settimi Giochi olimpici d’inverno. Settant’anni dopo, il 6 febbraio 2026, si terrà di nuovo qui, e a Milano, la 25esima edizione di questa manifestazione sportiva. Segno del cambiamento dei tempi, in cui grande valore è dato all’abbattimento dei confini, delle distanze, delle divisioni, tanto che alcune gare sconfineranno oltre il Veneto e la Lombardia, per andare ad abbracciare anche il Trentino-Alto Adige. Altro aspetto fondamentale, simbolo di un passaggio del tempo in senso felicemente evolutivo, è la crescente attenzione all’ambiente: le Olimpiadi 2026 saranno all’insegna dell’ecologia e della sostenibilità, grazie a un progetto nel quale le parole chiave sono il recupero delle strutture già esistenti e l’ottimizzazione delle risorse. Centrale l’impegno assunto per garantire una crescita a basso impatto anche a lungo termine: per i Giochi del

Le Olimpiadi a Cortina d'Ampezzo nel 1956

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© Consorzio turistico Marmolada Rocca Pietore Dolomiti

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Ciaspole e sci alpinismo sulla Marmolada (BL)

miti, sul cui lago ghiacciato si pattinò durante i Giochi del ’56. Imperdibili i panorami che si possono ammirare: dal Cristallo al massiccio del Sorapiss, dai Cadini di Misurina alle Tre cime di Lavaredo. Un paradiso per sciare ma anche per dilettarsi con il Fun Bob più lungo al mondo e il Tre Cime Adventure Park.

Inevitabile allungare lo sguardo fino alla Marmolada, con i suoi 3.343 metri che raggiungono la quota dolomitica più elevata e un museo, il più alto d’Europa, dedicato alla Grande guerra. Intorno alla sua vetta si snoda anche l’omonimo Giro sciistico, molto apprezzato dai più esperti, che ripercorre i luoghi del primo conflitto mondiale.

Allenamento della Nazionale di sci a Falcade-Passo San Pellegrino (BL)

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C’è poi la ski area Val Comelico, parte del comprensorio Tre cime, che permette di compiere il suggestivo itinerario Parco naturale Unesco Dolomiti-Giro delle Cime. La zona più ampia da esplorare con gli sci ai piedi è invece quella che include Civetta, Alleghe, Selva di Cadore, Val di Zoldo e Palafavera. Mentre la famosa località di Fal-


© Simone De Cillia

Cortina d’Ampezzo (BL) di sera

cade, culla degli atleti delle squadre della Federazione italiana sport invernali, è inserita nel comprensorio della ski area San Pellegrino, dove spicca la nuova pista nera Volata, capace di pendenze che sfiorano il 50%. Per gli amanti della montagna lontana dai maggiori centri turistici, merita una visita la Valle di San Lucano, la Yosemite delle Dolomiti, con il salto verticale maggiore d’Europa, oltre 1.500 metri in picchiata dalla parete nord. E così, sulle Dolomiti bellunesi, si immagina già il cosiddetto effetto “palla di neve” citato da Alessandro Benetton, presidente della Fondazione Cortina 2021 a capo dell’organizzazione dei Mondiali di sci alpino. Riferendosi a una valanga che rotola divenendo sempre più grande, Benetton auspicava il coinvolgimento di un numero crescente di luoghi, cittadini, lavoratori e turisti dai Mondiali 2021 alle Olimpiadi 2026. Un fenomeno capace di provo-

care una ricaduta positiva generale su tutta la montagna veneta e sulle Dolomiti bellunesi in particolare. Nel frattempo, ecco qualche consiglio nell’immediato per chi è già pronto a seguire una nuova stagione di gare sportive a Cortina d’Ampezzo: il 17 e 18 dicembre è prevista la Coppa del mondo di snowboard, mentre quella di sci alpino femminile avrà luogo il 22 e 23 gennaio. Gli amanti dello sci di fondo potranno seguire il circuito Visma Ski Classics, che arriva a Misurina l'8 gennaio con la gara Tre cime Criterium e il 9 con la Misurina Individual Tempo, e la Granfondo Dobbiaco-Cortina il 5 e 6 febbraio. Mentre, per tutti gli appassionati in pista e fuori pista, la stagione 2021-2022 offre interessanti proposte di sci alpinismo e freeride come il Cortina Coast to Coast, la Sci Club 18 e Una settimana da rifugio a rifugio. Senza dimenticare l’anima glamour della Regina delle Dolomiti, dal 4

al 12 dicembre con la Cortina Fashion Week, Esperienze indimenticabili per le gambe e per gli occhi. dolomiti.org/it/cortina infodolomiti.it guidealpine.com

UNA MONTAGNA DI LIBRI Si rinnova l'appuntamento con la manifestazione a cura di Francesco Chiamulera. Una festa internazionale della letteratura che, dall’11 dicembre fino a Pasqua, porta nel centro storico di Cortina oltre 30 incontri con autori da tutto il mondo, organizzati in presenza ma anche in diretta digitale interattiva. Previsto un appuntamento nel periodo che va da Natale all’Epifania, e poi ogni fine settimana di gennaio, febbraio e marzo. L’ingresso agli eventi è libero, con prenotazione obbligatoria. unamontagnadilibri.it 67


TRAVEL

DOLCE

MESTIERE VIAGGIO NEL LABORATORIO DI GUIDO GOBINO A TORINO, UNA DELLE ECCELLENZE ITALIANE PRESENTI A EXPO 2020 DUBAI, SIMBOLO DELLA LAVORAZIONE ARTIGIANALE DEL CIOCCOLATO di Filippo Teramo - a cura di vdgmagazine.it

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© denio109/Adobestock

U

n universo meraviglioso, quello del cioccolato. Tra i prodotti più amati al mondo, è un’eccellenza artigianale italiana raccontata anche a Expo 2020 Dubai, attraverso i filmati di Gabriele Salvatores dedicati al saper fare nostrano. Nello specifico, quello di Guido Gobino, che nel suo laboratorio a Torino unisce il rispetto della tradizione all’innovazione, conciliando creatività, gusto e pas-

sione per il cioccolato di altissima qualità. I suoi prodotti sono distribuiti non soltanto in Europa ma anche in diversi Paesi del mondo quali Emirati Arabi Uniti, Giappone e Australia, e addirittura oltre i confini terrestri. Già, perché le sue specialità Extra Bitter, confezionate secondo i criteri di conformità in assenza di gravità, hanno superato i confini dell’atmosfera in ben due missioni spaziali

internazionali: Volare, nel 2013, con Luca Parmitano a bordo, e Vita, nel 2017, con Paolo Nespoli. Ma torniamo sulla Terra, per raccontare una tradizione artigiana che, insieme all’industria tessile dell’alta moda e all’eccellenza tecnologica aerospaziale, è uno dei simboli della Regione Piemonte al Padiglione Italia di Dubai. La cioccolateria Guido Gobino di Torino infatti, a cui si sono aggiunte altre due botteghe

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TRAVEL

a Milano, è una tappa obbligatoria per tutti gli amanti del cibo degli dei che si trovano a visitare la città sabauda, soprattutto durante le Feste. Nello storico laboratorio della bottega in via Cagliari, sono gli occhi per primi a divorare le prelibatezze

esposte, come il tipico giandujotto e la crema gianduja da spalmare. Si entra in un vero e proprio tempio del cacao per compiere un viaggio che, tra percorsi di degustazione e installazioni audio e video, allieta il palato e stimola il gusto e l’olfatto.

© ufficostampagobino

Guido Gobino mentre valuta la qualità e l’aroma delle fave di cacao

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C’è persino una sala lettura per apprendere tutto ciò che bisogna sapere su questo elisir di benessere. Torino diventa, quindi, il paradiso terrestre del cioccolato, dove si creano e offrono “grammi di felicità”. Tra le specialità i Giandujotti Tourinot ®, una storia fatta di lunghe sperimentazioni che incarna la sintesi di un’esperienza olfattiva, sensoriale, gustativa e visiva fino a raggiungere l’equilibrio perfetto tra nocciole, latte e cacao: «Una vera opera d’arte», precisa Gobino. Il Tourinot, che da poco ha compiuto 25 anni, rappresenta un punto di partenza e di arrivo del giandujotto di alta qualità in Italia e nel mondo. Ma ecco che all’ombra della Mole si affaccia una nuova creazione, la sua versione bianca, unione perfetta tra sostenibilità e qualità: «Per costruire il gusto unico e mediterraneo del Tourinot Bianco ® ci siamo rivolti alla Sicilia, una regione ricca di materie prime eccellenti come la mandorla Tuono, la scorza delle arance di Noto e il sale integrale della salina di Paceco», spiega il maestro cioccolatiere. «Un’esplosione di piacere che unisce il Paese attraverso i sapori della Sicilia e la sapienza artigiana torinese, nel segno della qualità made in Italy. Da oltre 50 anni, inoltre, siamo attenti all’impatto ambientale, convinti che la qualità di un prodotto non passi esclusivamente dalle papille gustative, ma dalle condizioni di vita di tutte le persone impegnate nell’intera filiera lavorativa, dai materiali utilizzati fino alla gestione delle risorse energetiche necessarie alla produzione e alla logistica. E la scelta degli ingredienti è da sempre, per noi, il primo passo per raggiungere standard eccellenti», continua Gobino. Tra le varie produzioni del Tourinot ci sono il Classico ®, giandujotto realizzato con la Nocciola Tonda Gentile delle Langhe, dall’inconfondibile forma trilobata e riconosciuta come la migliore al mondo, il Maximo ®, senza latte come vuole


© ufficostampagobino

la ricetta originale del gianduja, il Maximo+39 ®, temperato a mano, e il Tourinot n.10 ®, l’ultimo nato, frutto di un anno di ricerca, che declina l’intensità del cioccolato fondente nella consistenza morbida del gianduja. Senza dimenticare la spalmabile Tourinot: crema gianduja, arricchita da croccante granella di nocciola e pregiatissimo olio di nocciola spremuto a freddo nel laboratorio di Torino. Per i più golosi c’è anche un gelato adatto a tutte le stagioni, lo Stik Pinguido Tourinot ®, un gelato al fior di latte ricoperto con un sottilissimo strato di gianduja. E per coccolarsi durante le Festività non mancano gustose e raffinate idee regalo, come le preziose scatole di pralineria o il panettone prodotto dall’esperienza di Gian Piero Vivalda dell’AtelieReale, a lunga lievitazione naturale, farcito con Tourinot Maximo ® e albicocca candita. Per un Natale dolcissimo. guidogobino.it guidogobino

Guido e Pietro Gobino con il primo giandujotto Tourinot Bianco®

© ufficostampagobino

© Indiana Productions/Gabriele Salvatores per ItalyExpo2020

Un’immagine del laboratorio del cioccolato di Guido Gobino tratta dal filmato di Gabriele Salvatores per Expo 2020 Dubai

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GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]

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LA CITTÀ DELLA CERAMICA ALLA SCOPERTA DI CASTELLAMONTE, IN PROVINCIA DI TORINO, FAMOSA PER LE STUFE E I CAMINETTI REALIZZATI CON UNA DELLE TECNICHE ARTIGIANALI PIÙ ANTICHE

© Dea/C. Sappa/GettyImages

L'arco in cielo di Arnaldo Pomodoro, Castellamonte (TO)

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© Luca Chiartano

Mostra internazionale della ceramica

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ono diversi anni che vengo invitato da un mio amico a visitare tre Comuni del Canavese, in provincia di Torino, legati tra loro da un filo sottile che parla di comunità allargate e capacità di stare insieme come valore aggiunto alla crescita di un territorio. Appuntamento a San Giorgio Canavese, direzione Castellamonte, passando per Agliè. La bicicletta è pronta per una passeggiata domenicale all’insegna della scoperta di un territorio autentico che, pur vivendo la vicinanza del capoluogo piemontese, vuole salvaguardare le sue peculiarità. Si parte da Villa Malfatti, edificio ottocentesco circondato da un vasto parco secolare che, sul versante sud, è disegnato come un giardino all’italiana e su quello nord all’inglese, delimitato da un romantico portale barocco. La direzione è data dal canale irriguo di Caluso, costruito nel XVI secolo dal maresciallo di Francia Charles de Cossé de Brissac per permettere agli agricoltori contadini di aver accesso diretto all’acqua. La passeggiata è piacevole, la vista dei vigneti che producono uno dei

vini più importanti d’Italia, l’Erbaluce, è rassicurante. Da lontano si intravede Agliè e devo ammettere che la vista si inebria di uno scorcio molto suggestivo: piazza Castello, con la sua reggia sabauda, è da togliere il fiato. I portici introducono a Villa Meleto, residenza di Guido Gozzano, poeta e scrittore italiano, spesso associato alla corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Riprendo il canale direzione Castellamonte, la città della ceramica. Sono proprio curioso di vedere per la prima volta le stufe che hanno riscaldato e adornato le stanze delle regge di tutto il mondo. Incrocio alcuni ragazzi in bicicletta e chiedo informazioni. Mi dicono che devo assolutamente vedere i castelletti in frazione Sant’Anna Boschi. Appena arrivato riconosco un orizzonte a me familiare: i castelletti sono dei calanchi naturali, proprio come quelli nella mia terra, la Basilicata, dove viene prelevata l’argilla dalla quale si producono tutte le meraviglie in terra rossa. L’arrivo a Castellamonte, dominata dal suo castello e con le Prealpi alle spalle, è romantico. La piazza principale

è una cartolina: da un lato il palazzo comunale costruito da Alessandro Antonelli, con la scultura di Arnaldo Pomodoro L’arco in cielo, dall’altro la rotonda antonelliana con la chiesa parrocchiale. Il centro cittadino è un museo a cielo aperto, tante sono le opere in ceramica tra cui il Monumento alla stufa di Ugo Nespolo e le anfore di Franz Stahler. Entro in un bar alla ricerca di un tramezzino e chiedo informazioni sul Museo della ceramica di Palazzo Botton dove ogni anno, dalla fine di agosto agli inizi di settembre, si svolge la Mostra internazionale della ceramica. Mentre il barista cerca di indicarmi la strada, un signore si offre volontario per accompagnarmi. Si chiama Roberto e si capisce immediatamente che ne sa di cose sul tema: «La ceramica è la mia vita. O, meglio, è il mio mezzo di espressione. Non che non faccia altro o che non abbia altri interessi: mi piacciono la scultura, la pittura, l’architettura e dipingo acquerelli, ma quando lavoro la ceramica mi sento me stesso. Mi riconosco». E continua: «Ho conseguito il diploma per diventare Maestro d’arte in stampa del tessuto, ho frequentato una 73


scuola di grafica e fotografia. Tutte esperienze che mi sono servite finché non ho scoperto la ceramica, una forma artistica più diretta, più fisica, dove devi metterci le mani, sporcarle d’argilla, usare la forza e a tratti la violenza, ma poi declinarle in delicatezza e dolcezza». Sono affascinato da quanta energia sprigiona questo racconto e mi godo il prosieguo: «Ho iniziato con il tornio, recuperando le antiche forme della tradizione castellamontese di terrecotte smaltate. Gli oggetti si sono poi evoluti in ceramiche artistiche e d’arredo. Uso ancora oggi il tornio ma i vasi diventano sculture». A questo punto sono curioso di sapere a quando risale questa tradizione e mi dice: «La produzione di stufe a Castellamonte è nata alla fine del 1700, in concomitanza delle grandi rivoluzioni storiche americana e francese. Molti ceramisti e fumisti erano giacobini. Un caminetto è stato chiamato Franklin in onore del patriota americano che aveva studiato dei sistemi di termodinamica». Gli chiedo da quanti anni lavora e, con gli occhi lucidi, mi racconta della sua compagna e socia e di quando, nel L’artigiano della ceramica Roberto Perino

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© Luca Chiartano

GENIUS LOCI

Monumento alla stufa di Ugo Nespolo

1987, hanno iniziato a dedicarsi alla costruzione delle stufe: «Ora proseguiamo l’attività insieme ai suoi due figli, Sara e Luca. Sono il futuro dell’azienda che si sta rinnovando, proprio come le stufe che ora hanno funzionamenti molto performanti e una tecnologia più evoluta sia a livello di rendimento che di basse emissioni».

Stiamo camminando da circa dieci minuti e il racconto si fa sempre più intimo, mi dice che la produzione è limitata ma molto esclusiva e che vendono prodotti in tutto il mondo. Passeggiando per il centro, Roberto mi fa osservare le insegne dei negozi, tutte in ceramica, ma anche i Pitociu sui tetti delle case, vere e proprie statue caricaturali realizzate con questo materiale. Siamo quasi arrivati al museo, lui è un fiume in piena e vorrebbe che oggi lo visitassi interamente, soprattutto per la collezione di fischietti in terracotta donata da Mario Giani, in arte Clizia. Roberto è innamorato della sua città, mi porterebbe ovunque, in ogni vicolo e angolo: vuole continuare a vivere qui e nei suoi racconti c’è tutto l’amore per la sua terra. Arriviamo al museo, me lo fa visitare velocemente ma in maniera esaustiva, e capisco che mi vuole portare in un altro posto: il laboratorio. Appena entrati l’odore è inconfondibile, lui comincia a spiegarmi come si lavora, quanta passione ci vuole e, soprattutto, mi parla di etica del lavoro e dell’orgoglio di essere artigiani. Poi inizia la lavorazione, ma questa è un’altra storia. Io so di aver incrociato l’anima di un artigiano e proprio dalla sua capacità di far bene il lavoro che ha scelto si può ripartire per la crescita dei borghi e della comunità.


“Cremosissssimoooo...” Morbido, profumato, delicato. Il gusto della montagna ogni giorno sulla tua tavola. bergader.it


BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

di Padre Enzo Fortunato

padre.enzo.fortunato

padrenzo

padreenzofortunato

[Giornalista e scrittore]

SULLA STRADA DELLA VITA DA BETLEMME A SCALA, PASSANDO PER GRECCIO. IN VIAGGIO PER RIVIVERE LA NASCITA DI CRISTO E SCOPRIRE I LUOGHI DELLA TRADIZIONE NATALIZIA

© Francesco Cito

Celebrazione natalizia nella Basilica della Natività, Betlemme

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© Pixabay

Natività, eremo di Greccio (RI)

«O

gni viaggio è un pellegrinaggio». È con le parole dello scrittore tedesco Ernst Jünger che ci piace dare avvio alla nuova avventura di questa rubrica: Buon viaggio brava gente. La vita viene frequentemente raccontata come un viaggio, la metafora di un pellegrinaggio terreno che l’essere umano intraprende per raggiungere una meta lontana e, spesso, misteriosa. La letteratura, antica e moderna, è ricca di esempi – Ulisse, Abramo, Gilgamesh – di come l’esistenza dell’uomo sia segnata da itinerari imprevedibili e prove difficoltose. Secondo La Bibbia, la nascita del Bambino avviene in una stalla di Betlemme, in Palestina, e la sua vita si svolge poi a Nazareth: la biografia di Cristo è l’esemplificazione di come l’esistenza sia un cammino da un luogo a un altro, attraversando la strada indicata da Dio per portare a compimento la salvezza. Sotto il governo di Cesare Augusto, Maria incinta e Giuseppe si recano a Betlemme per un censimento. La gravidanza, come il viaggio, nasconde sempre delle sorprese e, prima di essere arrivati a destinazione, iniziano le doglie. Il primogenito, Gesù, nasce in una stalla, un luogo di fortuna come si direbbe oggi. Una stella cometa guida il cammino dei Re Magi,

con i loro doni, per rendere omaggio al nascituro: il figlio di Dio. Betlemme diventa la partenza di questo viaggio che ci porterà a conoscere altri due luoghi della tradizione natalizia. Nel corso dei secoli, la stalla viene sostituita dalla Basilica della Natività, meta di viaggiatori e pellegrini che ogni anno si recano in Terra Santa per percorrere le vie di Gesù. Sentimento religioso e usanze da sempre vanno a braccetto, si intrecciano e, a volte, si sovrappongono. Il Medioevo è, forse, l’epoca in cui queste intersezioni si fanno più forti e concrete: le Sacre rappresentazioni sono, di fatto, parte delle fondamenta del teatro moderno. Non è escluso che San Francesco non conosca, o non abbia assistito a una di queste rappresentazioni. Le chiese sono un tripudio di affreschi, vetrate, sculture e opere d’arte che rappresentavano la Sacra Famiglia, la nascita di Cristo. La povertà della Vergine e l’indigenza della nascita di Gesù rimarranno scolpiti nel cuore del Santo di Assisi, che ne farà il suo principale insegnamento. Il Natale è per lui la “festa delle feste”: nel 1223, decide di mettere in scena a Greccio (RI) – seconda tappa del nostro viaggio – la Natività. Tutti gli abitanti del borgo sull’Appennino reatino partecipano alla grande rappresentazione. Le Fonti Francescane raccontano la gioia della gente, la disponibilità ad ascoltare e fare 77


© Maurizio Distefano/Alamy Stock Photo

BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

L'eremo di Greccio (RI)

ciò che Francesco chiedeva: «Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia». È la prima rappresentazione del presepe.

© Comune di Scala

La piazzetta di Minuta, frazione di Scala (SA)

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Se è vero, come è vero, che chi canta prega due volte, pochi sanno che il famosissimo inno natalizio Tu scendi dalle stelle viene ispirato nel più antico borgo della Costiera Amalfitana: Scala (SA), la terza tappa del nostro peregrinare natalizio.

Questa composizione deriva dal meno noto canto sacro Quanno nascette Ninno scritto a Santa Maria dei Monti a Scala, dove Don Alfonso Maria dei Liguori, poi proclamato santo, nel 1731 compone il “canto dei canti” del Natale. Stando a contatto


© Paolo Acone/discoveryscala.com

con pecore e pastori, in un’atmosfera idilliaca, scrive il celebre testo in dialetto napoletano. E non è un caso: lo fa proprio per i fedeli più poveri e meno colti affinché anche loro possano comprenderne il significato. In italiano il titolo si traduce con Quando nacque il bambino, che in napoletano è semplicemente il “ninno”. Il primo testo di un canto religioso è scritto quindi in partenopeo e questa è una grande novità per l’epoca. Solo successivamente, Sant’Alfonso compone anche Tu scendi dalle stelle, come versione in lingua italiana derivante dalla prima originale composizione in dialetto. Tre momenti di un viaggio straordinario che ci fanno comprendere perché la nascita di Cristo riesca a far innamorare tutti, anche non credenti. Il drammaturgo e poeta tedesco Bertolt Brecht nella sua poesia Leggenda di Natale scriveva: «Oggi stiamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta. Il vento corre di fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché tu ci sei davvero necessario». Buon viaggio, brava gente! La grotta di Sant’Alfonso, Scala (SA)

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INCLUSION

LA MODA CHE FA BENE

MADE IN CARCERE HA CREATO UN MODELLO ECONOMICO RIGENERATIVO E RIPARATIVO REGALANDO UNA SECONDA VITA ALLE DETENUTE E AI TESSUTI. E CON I SUOI GADGET GREEN HA VINTO IL CONTEST DI IDEE LANCIATO DAL GRUPPO FS di Cecilia Morrico

O

MorriCecili

morricocecili

ffrire una seconda opportunità alle persone e alle cose. Con questo presupposto, Luciana Delle Donne ha dato vita al progetto Made in Carcere, brand sociale della onlus Officina 80

creativa. Un modello di economia rigenerativa, riparativa e trasformativa, che fa bene a tutti – individui, comunità e ambiente – combinando la rieducazione dei detenuti con la sostenibilità ambientale.

La onlus ha vinto il contest di idee promosso da Ferrovie dello Stato Italiane insieme a Sustainable Fashion Innovation Society (Sfis), associazione senza scopo di lucro che è anche la più grande community italiana di brand ecosostenibili. «L’idea del concorso», spiega la presidente di Sfis Valeria Mangani, «è nata dall’esigenza di applicare al viaggio il valore della sostenibilità. La proposta di creare un piccolo oggetto green di uso comune poteva tornare utile all’azienda sia a breve termine sia per le future campagne di sensibilizzazione». Per FS Italiane, Made in Carcere ha pensato a


gadget che riducessero lo spreco di carta e plastica, proponendo porta biglietti e mascherine ecosostenibili per treni e FRECCIAClub, buste in tessuto riutilizzabili per il welcome drink a bordo e trousse da viaggio per i vagoni letto. «È uno dei brand più virtuosi all’interno della nostra piattaforma e unico nel suo genere. In questo caso, il parallelismo allegorico tra donna e moda risulta molto profondo. Lo scopo di Made in Carcere è infatti quello di diffondere la filosofia della seconda opportunità, che vale per le detenute ma anche per i tessuti a cui si regala una seconda vita», conclude Mangani. Delle Donne, la fondatrice del progetto, ha alle spalle un’esperienza bancaria ventennale. Dopo i successi nel mondo della finanza, ha deciso di rimettersi in gioco scegliendo di dedicarsi completamente al terzo settore, passando dall’innovazione tecnologica a quella sociale. «Made in Carcere è nato per caso 15 anni fa, chiedendo ad amici e conoscenti se avessero tessuti in esubero da donarci per poter avviare il primo laboratorio sartoriale a Lecce. Constatata la grande disponibilità di materiali, abbiamo pensato di rea-

lizzare gadget personalizzati per trasferire un messaggio di inclusione sociale e rispetto ambientale», racconta. «E il bello è che riusciamo a realizzare manufatti bellissimi con tessuti meravigliosi perché le aziende sono felici di sapere che i loro scarti diventano la nostra materia prima». Le carceri coinvolte si trovano tutte al Sud, e sono sono stati ricreati spazi dall’atmosfera familiare, le cosiddette Maison di Made in Carcere. E si trovano a Lecce, Trani, Matera, a breve anche a Taranto e Istituto di Pena Minorile di Bari per i laboratori di pasticceria. «La nostra esigenza primaria è quella di replicare questo modello promuovendo anche lo sviluppo di sartorie sociali di periferia, come quelle di Lecce, Bari, Taranto e Catanzaro, ma anche di Verona e Grosseto». I numeri testimoniano il grande lavoro svolto: «In questi anni abbiamo seguito oltre 250 persone in stato di detenzione, con una recidiva pari quasi a zero. I pezzi prodotti e venduti sono stati più di un milione e ci hanno consentito di pagare uno stipendio a tutti i detenuti. Tra le collaborazioni più importanti c’è quella con l’ente non profit Fondazione con

Lu c i

ana Delle Donne

il Sud, che ha permesso di coinvolgere altre sette cooperative e circa 65 persone in stato di detenzione», continua Delle Donne. Che pensa già a nuove sfide e sperimentazioni: «Occorre cominciare a parlare di Benessere interno lordo, non di profitto, "Bil" al posto di Pil. Bisogna scegliere progetti, non più prodotti. E sempre più persone condividono questo nostro messaggio: dare e darsi è la nuova frontiera della ricchezza». madeincarcere.it madeincarcere

Il gruppo di Made in Carcere

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XMAS GREEN

FESTE ETICHE REGALI DALL’ANIMO BUONO E RIGOROSAMENTE MADE IN ITALY. PER UN NATALE DI QUALITÀ di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili

U

n Natale buono e sostenibile passa per la moda. Per le Feste 2021 stilisti e designer propongono regali di qualità, rigorosamente made in Italy, solidali e attenti all’ambiente. A cominciare da Primark che, grazie al progetto The Jeans Redesign della Fondazione Ellen MacArthur, lancia una nuova collezione in denim in linea con la visione di un’economia circolare della moda. Sempre in ottica sostenibile, a filiera controllata, Cuoio di Toscana si impegna a mantenere la qualità superiore delle sue suole mediante tecniche artigianali di lavorazione e concia lenta al vegetale. Punta a una moda realmente sostenibile anche Oblique Creations, che aderisce al protocollo Chemical Management 4sustainability® per l’eliminazione delle sostanze chimiche tossiche e nocive. Sotto l’albero spuntano anche co-lab virtuose: Love Therapy, lo storico brand creato da Elio Fiorucci e capitanato dalla sorella Floria, affida ad Alessandro Enriquez una declinazione tricolore dei disegni simbolo del marchio, come nanetti, cerbiatti ed emoji. Il risultato sono maglie dalle linee morbide e rigorosamente genderless, con finishing, ovvero la produzione delle immagini sui capi, totalmente green. Perfette anche le proposte natalizie di Swarovski, che punta a ridurre le emissioni inquinanti del 47% entro il 2030 con la partecipazione alla Science based targets initiative (Sbti). L’azienda si impegna a tracciare il ciclo di vita dei prodotti e a lanciare almeno una collezione sostenibile all’anno a partire dal 2022. L’Aware Collection di Paşabahçe propone invece articoli in vetro riciclato al 100% che combinano sostenibilità, estetica e stile moderno. Mentre Izmee lancia la borraccia, in collaborazione con Missoni, in acciaio indispensabile per ridurre al minimo l’uso della plastica.

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Oblique Creations

Tra le proposte per il Natale che si distinguono per l’attenzione ai materiali e alla filiera anche quelle di Simonetta, brand di abbigliamento per bambini, e Chantecler, gioielleria di Capri famosa per i capi con le iconiche campanelle. E, ancora la collaborazione tra Gufram e Toiletpaper (il progetto editoriale di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari), e la cuccetta Xmas My Teddy di Croci per coccolare gli amici a quattro zampe.

Infine, non manca la solidarietà. Oxfam, l’organizzazione umanitaria che si dedica al contrasto della povertà globale, lancia insieme a Coin il progetto natalizio Dona acqua, dona dolcezza. Acquistando un panettone realizzato dai maestri pasticceri Vergani, disponibile nella versione classica o cioccolato e pere, si contribuisce alla realizzazione di un obiettivo ambizioso: portare dieci milioni di litri d’acqua sicura e pulita a chi ne ha bisogno.


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01//Primark per The Jeans Redesign 02//Cuoio di Toscana 03//Simonetta X Chantecler 04//Love Therapy by Alessandro Enriquez 05//Aware Collection di Paşabahçe 06//Izmee for Missoni 07//Swarovski Christmas Collection 08//Panettone di Coin e Oxfam 09//Gufram con Toiletpaper 10//Xmas My Teddy di Croci

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KIDS

GIOCARE A REGOLA D’ARTE

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«P DA TORINO A NAPOLI, UN ITINERARIO PER BAMBINI TRA MUSEI, PALAZZI ESPOSITIVI E GALLERIE. PER IMPARARE DIVERTENDOSI (SOPRATTUTTO A NATALE)

© Marco Isella

di Fabiola Zanetti

DidòLab del Muba di Milano, i laboratori sensoriali con la pasta modellabile. Attività studiata per stimolare la manipolazione e la sperimentazione attraverso i cinque sensi

er insegnare bisogna emozionare. Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari», diceva la pedagogista Maria Montessori. Il suo metodo è più che mai attuale e alcuni cardini della sua filosofia costituiscono le basi anche per quella che viene definita educazione museale, in cui un’opera d’arte o un luogo culturale diventano un mezzo per stimolare i bambini a tirar fuori attitudini e creatività. Varcando l’ingresso di ville, manieri e palazzi espositivi, si scatenano infatti curiosità, incanto, ascolto, capacità di ragionamento, libera espressione. E sono proprio le emozioni più piacevoli quelle che si imprimono nella memoria dei giovani scopritori, incidendo positivamente sul loro apprendimento. Ecco perché portare i bimbi a spasso per musei è un’attività da non trascurare. Soprattutto durante le festività natalizie, quando aumentano le occasioni e gli eventi dedicati ai più piccoli. TORINO KIDS FRIENDLY Palazzo Madama, Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco nonché sede del Museo civico di arte antica, offre diversi laboratori destinati ai bambini. Prossimi appuntamenti: Come un tessuto (9 dicembre), A cercar stelle (19 e 30) e Piccolo atelier di Natale (20 dicembre-9 gennaio). La Mole Antonelliana ospita il Museo nazionale del cinema che, durante le feste, propone numerose attività kids friendly: l’appuntamento speciale Winter magic (8 dicembre), la visita guidata Natale al Museo del cinema (25 dicembre-6 gennaio) e il laboratorio Vola vola la Befana (6 gennaio). Al Museo Egizio, il percorso Family tour, di 60 o 90 minuti, lascerà i bimbi letteralmente a bocca aperta mentre lo Spazio ZeroSei offrirà un’esperienza di conoscenza della civiltà egizia grazie a un itinerario ludico, ricco di stimoli visivi, tattili e sonori, propedeutico e complementare alla visita. MILANO TRA MAGIA E NATURA Per scoprire i musei del Castello Sforzesco e le sue opere d’arte, sono tantissimi i giochi e i passatempi pensati appositamente per questo periodo: Angeli in volo (11 dicembre), I colori del Natale e Un presepe tutto d’oro (12 85


KIDS

© Archivio Fotografico Explora

dicato al centro di riuso creativo Remida Milano, i bimbi potranno dare nuova vita ai materiali di scarto aziendale. Fino al 13 febbraio, inoltre, il mondo di Walt Disney sbarca al Mudec con Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo, e il sabato e la domenica è prevista anche la visita guidata Disney - Storie ad arte, con laboratorio di stop motion per bambini dai sei agli 11 anni. VISITE DIDATTICHE A ROMA Anche la Capitale ha il suo museo dei bambini, Explora, per osservare, toccare e scoprire il mondo in piena autonomia attraverso gioco e socialità. Tra le novità Explora18, uno spazio realizzato per festeggiare i 18 anni del museo attraverso cinque allestimenti dedicati al colore, all’architettura e alla storia. Palazzo delle Esposizio-

Lo spazio gioco Explora18 realizzato all'Explora di Roma

dicembre e 2 gennaio), L’anno nuovo racconta (2 gennaio), Il lungo viaggio dei Magi e Grande caccia alla Befana (6 gennaio). Al Muba invece, luogo interamente realizzato a misura di bamBambini in visita al Museo Egizio, Torino

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bino, dal 3 al 12 dicembre ripartono i laboratori sensoriali DidòLab e la mostra-gioco Natura stimola i piccoli esploratori ad ampliare la capacità di osservazione. Mentre nello spazio de-

ni, invece, accompagna i piccoli alla lettura delle opere e all’approfondimento dell’arte contemporanea: oltre alla mostra Toccare la bellezza. Maria Montessori Bruno Munari (fino al 27 febbraio), in calendario anche il laboratorio sperimentale Mano a mano (5 e 28 dicembre) e la visita animata Fenomenale! (19). Mentre a Villa Medici,


© Carlotta Coppo

La mostra Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo al Mudec di Milano

sabato 18, l’illustratrice Louise Mézel presenta il libro Roland Léléfan l’artiste, appuntamento che inaugura la ripresa delle visite didattiche domenicali per le famiglie con bambini dai cinque ai dieci anni. A NAPOLI TRA GIOCO E SCIENZA Anche il Mann di Napoli offre alle famiglie una variegata offerta culturale. In calendario, fino ad aprile, la mostra Gladiatori e l’allestimento Giocare a regola d’arte (2 dicembre-2 maggio). MannForKids, programma di attività didattiche per bambini dai tre ai 12 anni, prevede inoltre il percorso sensoriale Meraviglia al Mann (5, 12 e 26

dicembre) e il laboratorio Animali sacri (19). Alla Città della Scienza si può trascorrere invece una giornata alla scoperta del corpo umano con Corporea e dei misteri dell’universo con il Planetario 3D. Dall’8 dicembre al 6 gennaio, un ricco calendario di iniziative approfondirà simboli, culture e tradizioni del Natale attraverso science show, esperimenti e dimostrazioni scientifiche. A due passi da Napoli, per i bimbi appassionati di treni c’è il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, dove vivere, fino al 30 dicembre, la magia del Natale con la seconda edizione dei mercatini artigianali ed

enogastronomici: casette di legno, artisti di strada, street food, luci e profumi regaleranno un’esperienza unica a grandi e piccini. palazzomadamatorino.it museocinema.it museoegizio.it milanocastello.it muba.it mudec.it mdbr.it palazzoesposizioni.it villamedici.it mannapoli.it cittadellascienza.it fondazionefs.it 87


ARTE

TUTTO SU U

HARING A PALAZZO BLU DI PISA, 170 OPERE RACCONTANO L’ARTISTA NEWYORKESE. CHE 30 ANNI FA, NELLA CITTÀ TOSCANA, REALIZZÒ UN MURALES DI 180 METRI QUADRATI

di Carmen Pidalà Foto Courtesy Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation

Keith Haring durante la realizzazione del murales Tuttomondo, Pisa (1989)

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n tributo a uno dei più importanti padri della Street e Pop Art, con un’esposizione che ne ripercorre l’intera carriera, tra pittura, disegno, scultura, video, murales, arte pubblica e commerciale. È la mostra Keith Haring, ospitata fino al 17 aprile 2022 a Palazzo Blu di Pisa. Centosettanta opere, per la prima volta in Europa, provenienti dalla Nakamura Keith Haring Collection, l’archivio personale del pittore Kazuo Nakamura, custodito in Giappone nel museo dedicato all’artista. Dopo oltre 30 anni, Haring torna nella “sua” Pisa, dove nel 1989 ha fatto tappa per dipingere, sulla parete esterna del convento di Sant’Antonio, vicino alla stazione centrale, il vivace murales di 180 metri quadrati Tuttomondo.


Keith Haring Untitled (1985)

L’ultima opera pubblica dell’artista statunitense prima della sua morte prematura e l’unica pensata per un allestimento permanente. Un monumentale inno alla gioia, alla pace e all’armonia del mondo, con un’esplosione di colori e soggetti, nato a New York grazie all’incontro casuale tra Keith e lo studente pisano Piergiorgio Castellani. La cittadina toscana non poteva dimenticare quel giovane artista e a Palazzo Blu ha inaugurato una mostra che approfondisce la sua carriera e la vita privata, dagli esordi fino alla morte. L’esposizione è allestita in ordine cronologico dagli architetti di Panstudio lungo un percorso suddiviso in nove sezioni: Principio, Oltre i limiti, Le storie, Haring a Pisa, Simboli e icone, Messaggio e musica, Energia primordiale, Distopia rilevata e La fine del principio. Ne emerge un Haring dal carattere introverso ma dall’animo sensibile, impegnato nel sociale e nella lotta contro il razzismo, la povertà, l’Aids da cui era affetto, sempre schierato a favore dei diritti della comunità Lgbt e della salvaguardia dell’ambiente. Presenti anche le serie complete degli anni ’80 e ’90 quali Apocalypse e Flowers, oltre a svariati altri disegni, sculture e grandi opere su tela come Untitled e un’ampia gamma di tecniche espressive indagate. A partire dai soggetti

realizzati in metropolitana, Subway Drawings, che restano tra i suoi lavori più noti e apprezzati, concepiti per essere ammirati da chiunque, senza barriere conoscitive. Un’arte accessibile a tutti la sua, definita Popular, e fruibile tramite disegni di gesso bianco su carta nera incollati sui manifesti pubblicitari delle stazioni metropolitane di New York – che diventano il suo atelier e la sua esposizione permanente – o riprodotti sulle magliette dei suoi fan e dei bambini che lo fermavano per strada. In esposizione anche The Story of Red + Blue del 1989, una sequenza di litografie realizzata per i bambini, usata per diversi concorsi di storytelling e inserita nei programmi educativi in numerose scuole americane. Nelle sezioni Simboli e Icone, si trovano, invece, le opere Radiant Baby, Dog, Angel, Winged Man e Three-Eyed Facela, della serie pubblicata nel ’90, che include i personaggi più iconici della sua intera opera. I famosi omini stilizzati che si muovono, amano e danzano, colpiti da raggi che creano e sviluppano un moto continuo. Tutti i capolavori di Haring sono un tripudio di colori: giallo, verde, blu e rosso, sempre delimitati da una spessa linea nera o bianca, nessun riflesso o gioco di luci e ombre, e capaci di dar forza a una figura stilizzata che domina l’intera scena. Nello spazio dedicato alla 89


ARTE

musica, si può ascoltare il suono tipico delle strade di New York o dei locali alla moda: tra le tante cover prodotte da Haring, una delle più famose è quella creata per un album di David Bowie dell’83 che raffigura due figure strette in un radioso abbraccio. Al piano superiore, proseguendo nel percorso espositivo, la sezione Energia primordiale si popola di piramidi affollate di omini, animali, soli, maschere. In queste opere si nota un’influenza non occidentale: Haring si lascia ispirare dall’arte azteca, eskimo, africana e afroamericana, dalla mitologia e dai simboli antichi. La fine dell’inizio chiude la mostra con le immagini che più rappresentano il linguaggio iconico del genio newyorkese: dischi volanti, cani, piramidi, serpenti e bambini, insieme a figure erranti ed extraterrestri. Nel 1990, poco prima di morire a soli 31 anni, Haring pubblica la sua ultima edizione su carta, The Blueprint Drawings: 17 litografie che mostrano il suo lato più tormentato e inquieto di artista e uomo. palazzoblu.it palazzoblu Keith Haring Pisa 89 (1989) Keith Haring Pop Shop II (1988)

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ARTE

QUEL CHE RESTA DEL CORPO A PALAZZO REALE DI MILANO UNA MOSTRA SUL MUTAMENTO ESTETICO NELLA RAPPRESENTAZIONE DELL’INDIVIDUO. TRA INSTALLAZIONI, SCULTURE, DIPINTI E VIDEO di Giuliano Papalini - paepa2010@libero.it

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alla scomparsa del “corpo vero”, quello della consapevolezza, della ribellione, dell’alterità, all’avvento del “corpo della contemporaneità” nella sua più diffusa declinazione: la società dello spettacolo. Nella mostra Corpus Domini - Dal corpo glorioso alle rovine dell’anima, a Palazzo Reale di Milano fino al 30 gennaio 2022, la curatrice

Francesca Alfano Miglietti indaga con maestria sull’uso e l’abuso del corpo nell’arte. In circa mille metri quadrati di superficie si snoda un percorso espositivo che analizza l’insorgere di nuove forme di rappresentazione, ponendo l’attenzione sullo storico passaggio dal corpo vivo, protagonista della Body Art, a quello rifatto dell’Iperrealismo.

Un’accurata indagine sul mutamento dei canoni estetici della rappresentazione e sulla potente evocazione dell’individuo mediante i suoi resti, le sue tracce, i suoi rivestimenti. Un racconto che vuole riflettere sulla crisi dell’esperienza sensoriale provocata dall’avvento di una cultura che propone fisici perfetti, modificati, ripensati, prodotti e ri-prodotti, essenzialmente finti. «Il confine tra reale e immaginario», spiega la curatrice, «è sempre meno riconoscibile, tanto da assorbire la realtà dentro uno schermo, come dimostra la sua ossessiva presenza nella nostra vita: quello della televisione, del computer, dei videogiochi e dello smartphone. Lo schermo annulla la

Vlassis Caniaris, Where’s North, Where’s South? (Children and Testimony) (1988) Tecnica mista Collezione privata

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Fabio Mauri, Il Muro Occidentale o del Pianto (1993) Valigie, borse, casse, involucri in cuoio, tela e legno Courtesy Estate of Fabio Mauri e Hauser & Wirth © Graziano Arici

distanza tra lo spettatore e la scena, lo invita a immergersi dentro, gli offre una realtà a portata di mano, ma su cui la mano non ha alcuna presa». A disposizione dei visitatori, in un eccellente allestimento, oltre 100 opere tra installazioni, sculture, dipinti, video

e foto di 34 artisti di rilievo internazionale. Da segnalare, tra gli altri, i lavori di Joseph Beuys, Vlassis Caniaris, Chen Zhen, John De Andrea, Gino de Dominicis, Carole A. Feuerman, Joseph Kosuth, Urs Lüthi, Fabio Mauri, Gina Pane, Carol Rama. Una menzio-

ne speciale per Christian Boltanski, recentemente scomparso, in mostra con Le Terril Grand-Hornu (2015), una enorme pila di giacche da lavoro di minatori illuminate da una lampada. palazzorealemilano.it palazzorealemilano

Carole A. Feuerman, Next Summer (2013) Scultura in resina dipinta a olio Courtesy Bel-Air Fine Art Contemporary Art Galleries © Thomas Degalet

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PROFESSIONE

REPORTER FINO AL 30 APRILE, A CATANIA, UNA GRANDE RETROSPETTIVA SU MICHAEL CHRISTOPHER BROWN, IL PRIMO FOTOGRAFO A UTILIZZARE LO SMARTPHONE PER DOCUMENTARE UN CONFLITTO di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com Foto © Michael Christopher Brown

Congo, Goma (2012) All’aeroporto di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, gli aerei abbandonati a causa di guerre ed eruzioni vulcaniche, negli ultimi due decenni sono diventati attrazioni da parco giochi per i bambini di strada. Alcuni di loro ne vendono parti per trasformarle in stufe o altri oggetti di uso quotidiano destinati alle bancarelle lungo le strade della città. È generalmente vietato fotografare l’aeroporto. Questo scatto è stato realizzato a metà dicembre del 2012, dopo la ritirata delle milizie M23 da Goma e prima che l’esercito nazionale congolese tornasse in città 94


C’

Repubblica Democratica del Congo, foresta pluviale dell’Ituri (2015) Gli indigeni della tribù Mbuti (Bambuti) sono dediti alla caccia delle scimmie

è una lunga tradizione di servizio tra le fila delle forze armate nella famiglia di Michael Christopher Brown. Quindi per lui, sin da bambino, è sempre stata naturale una certa fascinazione per la guerra. E un interesse generale verso la presenza militare americana all’estero, sebbene non esagerato. Non cresce infatti in un ambiente partico-

larmente politicizzato, ma nella Skagit Valley, una comunità di agricoltori nello Stato di Washington. Classe 1978, la sua adolescenza e formazione scorrono in una sorta di confort zone, in mezzo alla bellezza della natura, nello studio. Così, a un certo punto, decide di sperimentare l’opposto, di conoscere il volto oscuro dell’uomo e del mondo, di rischiare la pelle per trovarsi sempre a un pas-

so dalla notizia. Il resto – mai come in questa circostanza è il caso di dirlo – è storia. E anche se Brown non ha mai aspirato a vedere il proprio lavoro in un museo, i suoi reportage, di guerra ma non solo, fino al prossimo 30 aprile superano lo spazio dove tradizionalmente vive la notizia per sbarcare a Catania, nelle sale della Galleria d’arte moderna Le Ciminiere. È la sua prima retrospettiva europea, prodotta dalla Fondazione Oelle Mediterraneo antico. Brown è un innovatore del linguaggio del fotoreportage, anche per gli aspetti tecnici legati al mezzo di ripresa. «Prima di lui nessun fotoreporter professionista aveva mai pensato di utilizzare l’iPhone per documentare un conflitto. La vicinanza al soggetto offerta dallo smartphone gli è servita per instaurare un legame con le persone inquadrate e per realizzare scatti altrimenti impossibili», spiega Ezio Costanzo, storico della fotografia e curatore della mostra. «Negli ospedali libici, per esempio, dove i fotografi non erano autorizzati a entrare, lui riesce a catturare immagini che altri colleghi con le loro apparecchiature ingombranti non hanno potuto cogliere. Il fatto che sia stato assunto dalla Magnum con un portfolio pieno zeppo di fotografie scattate con l’iPhone ha scombinato l’intero mondo del fotogiornalismo, segnando anche l’inizio di una nuova era. E ha sancito il fatto che, dietro a ogni istantanea, c’è sempre colui che in quel momento decide di premere l’otturatore. Non è lo strumento che conta, ma ciò che si è capaci di osservare e catturare», prosegue. Intanto mi guardo attorno, circondato da oltre 250 fotografie con la narrazione della rivoluzione libica, con gli scatti espliciti, brutali, inclementi, di corpi senza vita o del viso dell'ex presidente Muammar Gheddafi pestato a sangue. Poi ci sono i reportage davvero sorprendenti eseguiti in Congo, Afghanistan, Messico, a Cuba, nelle metropolitane di Pechino e nella remota isola russa di Sakhalin. Lavori in cui la tensione introspettiva della narrazione si fonde con gli aspetti compositivi delle immagini. E ciò che ne viene fuori è sorprendente, oltre che fotograficamente straordinario. «Brown racchiude in sé il coraggio di Robert Capa e la rigorosa maestria compositiva di Henri Cartier-Bresson. 95


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Qualità che non richiedono apparecchiature fotografiche costose e multifunzionali. Come Capa e Bresson ci hanno insegnato, occorre solo essere sempre vicino al soggetto fotografato e, nel momento dello scatto, riuscire ad allineare mente, occhio e cuore. Ed è quello che Brown riesce a fare come pochi altri», aggiunge Costanzo mentre mi presenta Michael Christopher, giunto a Catania per l’inaugurazione della mostra e per il suo primo fotoreportage in Sicilia, nell’ambito di una residenza artistica insieme al sound artist Michele Spadaro. Ho poco tempo per intervistarlo e la prima domanda mi scivola spontanea. Ti capita di avere paura mentre fai il tuo lavoro? Attualmente non vado molto in zone di guerra, ma lì ho sempre avuto timore. Credo sia normale, in fin dei conti le nostre stesse vite sono fuori dal nostro controllo. Anche se ti sembra di poter tenere d’occhio tutto, qualcosa accade all’improvviso contro ogni previsione. Ho realizzato un servizio in Congo all’inizio di quest’anno, scalando un vulcano e trascorrendo una bellissima serata sulla cima. Qualche giorno dopo,

Libya, Benghazi (2011) Lezioni di armi antiaeree in una base occupata dell’esercito governativo

l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e un carabiniere della sua scorta, Vittorio Iacovacci, sono stati uccisi in un attac-

co nei pressi della cittadina di Kanyamahoro, nel Nord Kivu, non molto lontano da dove mi trovavo.

Tanzania, Lago Tanganika (2016) I pescatori si dedicano alle loro attività dall’alba al tramonto al largo della costa di Kayonga, un villaggio a sud di Kigoma

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Tanzania, Lago Tanganika (2016) Stazione ferroviaria di Kigoma

Oggi le fotografie sono in Rete già pochi minuti dopo lo scatto, come sai bene anche tu che utilizzi instagram. Cosa ti interessa seguire sui social? Una volta il pittore fotorealista Chuck Close, in un’intervista per la serie televisiva della BBC The Genius of Photography, disse che la fotografia è l’unica forma d’arte in cui puoi inciampare in accidentali capolavori. Puoi programmare ogni dettaglio dell’inquadratura, ma non la folla delle persone che stai fotografando. C’è qualcosa di molto speciale in questo, che in piattaforme come instagram trova la sua massima espressione. Seguo per esempio Syriandeveloper, un giovane che pubblica tutti i giorni ogni genere di immagine dalla Siria, e People of Wallmart, gli scatti dai supermercati Wallmart, una straordinaria sintesi distopica dell’America contemporanea. fondazioneoelle.com fondazioneoelle michaelchristopherbrown.com michaelchristopherbrown

Cina, Beijing (2010) Clienti all’uscita di una Libreria Xinhua, nel quartiere Xidan di Pechino 97


PHOTO Behold (2017), Hawaii

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VISIONI DI SACRALITÀ A NAPOLI UNA MOSTRA CHE RIPERCORRE LA CARRIERA DI DAVID LACHAPELLE, DAGLI ANNI ’80 A OGGI. TRA FRAGILITÀ UMANE, TEMI SPIRITUALI ED ECOLOGIA di Sandra Gesualdi

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Foto © David LaChapelle

House at the End of the Word (2005), Los Angeles

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el 2006 è stato folgorato. Dai colori, le forme e le massicce masse dei corpi forgiati da Michelangelo, nella Cappella Sistina. Quella visione cambia il suo modo di guardare il mondo. Da fotografo di moda si trasforma in artista tout court, progetta il ciclo The Deluge, sua personale reinterpretazione del

Diluvio universale, ispirato all’omonimo affresco michelangiolesco, e inizia a costruire la sua poetica fatta di immagini. L’arte di David LaChapelle è dirompente, euforica, poeticamente provocatoria e fuori schema. Composta da immagini cercate, assemblate e costruite sempre in bilico tra un appa-

rente surrealismo post pop e una realtà che reclama la necessità di essere reinterpretata, pur rimanendo fedele a se stessa. L’artista americano, dall’8 dicembre al 6 marzo 2022, arriva a Napoli con una mostra allestita nella Cappella Palatina del Maschio Angioino. David LaChapelle, curata da Ono Arte con Contempo99


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Orange Heliconia No 1 (2021), Hawaii

ranéa e prodotta da Next Exhibition, è una carrellata di opere, tra cui un’installazione site-specific con pezzi inediti, che ne racconta l’intera e proficua carriera, dagli anni ’80 ai giorni d’oggi. Dagli iconici ritratti patinati delle celebrità – Michael Jackson, Andy Warhol, Madonna, Uma Thurman, David Bowie, solo per citarne alcuni – agli scatti pieni di densità umana in cui indaga, col suo personale stile, il mondo delle antropiche fragilità e dei sentimenti, rimandando alle paure, alle ossessioni e ai desideri della società contemporanea. Senza retorica e lontano da una facile categorizzazione, LaChapelle affronta anche temi legati al sacro e alla spiritualità. In Behold, adottando codici della comunicazione visiva di massa, presenta un Cristo turchese immerso nella rigogliosa foresta delle Hawaii. La natura diventa, così, luogo divino dagli scenari strabilianti, da proteggere e rispettare invece che depredare. Il monito ecologico dell’artista non assume accezioni morali ma diviene la proiezione, dai toni felliniani e le forti tinte acriliche, di un futuro prossimo in cui l’ambiente si riprende i propri spazi, come nelle statue classiche alluvionate o in Gas Station, la pompa di benzina circondata dalle piante. Immagini oniriche solo all’apparenza. mostralachapelle.com

Gas:Shell (2012), Hawaii

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After the Deluge: Statue (2007), Los Angeles

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L’IMBRUNIRE

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A ROMA

GIANCARLO PEDICONI ESPONE NELLA CAPITALE 35 IMMAGINI CATTURATE NELL’ATTIMO SOSPESO TRA IL GIORNO E LA NOTTE. UN MOMENTO DI LUCE SPECIALE CHE VESTE LA CITTÀ DI MISTERO di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it Foto © Giancarlo Pediconi

«H

o scelto un momento di luce speciale, che passa in un attimo, quando non è notte né giorno: il tramonto. Il momento magico che coglieva Giorgio de Chirico, l’ora metafisica». Sono istantanee quelle catturate da Giancarlo Pediconi, esposte fino al 24 dicembre nella mostra L’imbrunire - Roma e altrove. Le 35 immagini si possono osservare nella galleria La Nuova Pesa, in via del Corso 530, a due passi da piazza del Popolo. La prima inquadratura di questa serie, però, è nata fuori Roma, “nell’altrove”, davanti alla chiesa di San Biagio a Montepulciano (SI). «Mi sono ritrovato qui poco prima della notte, attratto da un’atmosfera diversa dal solito, con le luci artificiali che iniziavano ad accendersi. È stata una riscoperta e una scoperta», racconta Pediconi, classe 1937, architetto di professione prestato alla fotografia. Era l’agosto 2020 e, da quel momento in poi, l’artista ha scattato una serie di foto al tramonto in Toscana, nella Camargue in Francia e, infine, a Roma. «È la città dove vivo

Retro della fontana della Dea Roma a piazza del Popolo, Roma 103


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e, quando si accende di luce artificiale, evoca un senso di mistero. In questo particolare momento della giornata mi è sembrata fotogenica, mentre in precedenza non mi aveva attratto in particolare. Mi sono ricreduto e ho rappresentato una sua bellezza diversa, non ostentata, senza toni barocchi o prorompenti». Pediconi ha studiato quindi i posti puntando l’obiettivo verso occidente. Ed ecco che sono nate le inquadrature di Sant’Ivo alla Sapienza, con il campanile immortalato in un momento di chiarore, del Palazzo della civiltà italiana all’Eur con la luce che viene dall’interno o della Colonna Traiana dal colore candido, quasi accecante. La scelta è ricaduta su questi soggetti perché trasmettono sensazioni paradossali e dicotomiche, come il tramonto che è «infinito e rapido nella sua evolu-

Palazzo della civiltà italiana, Roma

zione». I cavalli in pietra nella piazza del Quirinale o il delfino scultoreo in piazza del Popolo sembrano vivi. «Sono esseri metafisici, fermi ma in movimento, in un silenzio che si sente», osserva Pediconi, appassionato di fotografia fin da piccolo. Fu il padre, infatti, a trasmettergli la voglia di girare il mondo regalandogli una macchina per catturare scorci e prospettive. «Amo viaggiare in libertà. La mia professione da architetto mi porta a dover acconsentire alle richieste e alle esigenze di altri», ammette, «ma quando scatto faccio come voglio. E mi perdo dietro alle immagini». nuovapesa.it lanuovapesa

La chiesa di San Biagio, Montepulciano (SI) 104



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ANIMALS STEVE MCCURRY, IL FOTOGRAFO DELLE EMOZIONI, RACCONTA I COMPAGNI DI VIAGGIO PIÙ FEDELI. CON 60 SCATTI ICONICI IN MOSTRA A TORINO FINO AL 1° MAGGIO 2022 di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it Foto © Steve McCurry

Al Ahmadi, Kuwait (1991)

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Nagano, Japan (2018)

Marseille, France (1989)

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G

li animali conquistano l’attenzione di Steve McCurry da oltre 30 anni, in particolare dal 1992, quando va in missione nei territori della guerra del Golfo per documentare il disastroso impatto del conflitto sull’ambiente. Qui immortala cammelli che attraversano pozzi di petrolio in fiamme e uccelli migratori interamente cosparsi di olio nero. Nello stesso anno, quel reportage riceve il prestigioso Word Press Photo dalla Children Jury, un comitato molto speciale composto da bambini di tutte le nazioni. Da quel momento, il suo sguardo non smetterà più di posarsi sugli animali. Oggi, nella Palazzina di caccia di Stupinigi (TO), 60 scatti iconici raccontano al visitatore storie di vita quotidiana dove uomini e animali sono indissolubilmente legati. Talvolta diventano strumenti di sopravvivenza, sfruttati come unica risorsa in condizioni di miseria, altre volte vengono amati e scelti come

Gujarat, India (2009)

compagni di vita, per sincero e simbiotico affetto o per sentirsi meno soli. «Animals è un affresco composto per riflettere sul fatto che non siamo soli in questo mondo, ma circondati da altre creature viventi che condividono la nostra stessa terra. Tuttavia, è l’essere umano l’animale più dannoso per la flora e la fauna del pianeta, anche se è l’unico che può fare qualcosa per salvarlo», spiega la curatrice Biba Giacchetti. La mostra, targata Next Exhibition, colpisce fin dall’ingresso grazie a una ricostruzione dello scioglimento dei ghiacciai attraverso un innovativo sistema di proiezioni multimediali. Oltre alle fotografie di McCurry, diversi seminari e workshop per tutte le età invitano il pubblico a confrontarsi sul tema dell’ecosostenibilità. mostramccurry.com stevemccurryanimals

Chiang Mai, Thailand (2010) 108



La Napoletanità nel mondo

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OFFERTE E SERVIZI

CON TRENITALIA PIÙ VELOCI LUNGO LO STIVALE IL FRECCIAROSSA AUMENTA LE CORSE IN TUTTA ITALIA

PIÙ FRECCIAROSSA, PIÙ VELOCITÀ E FREQUENZA Con l’orario invernale, Trenitalia potenzia le corse in Frecciarossa che consentono di spostarsi lungo lo Stivale ad Alta Velocità. Tra Milano e Roma, il Frecciarossa si conferma il modo più comodo e veloce di viaggiare. Sono 4 i collegamenti al giorno che uniscono i centri delle due città in 2 ore e 59’, partendo da Roma Termini alle 6:25 e alle 16:25 e da Milano Centrale alle 6:35 e alle 17:35. Ben sei i Frecciarossa in più tra Venezia e Roma che, sostituendo altrettanti Frecciargento, portano a 32 quelli in servizio giornalmente tra le due città, incrementando la qualità e il comfort di viaggio sulla rotta. Cresce anche l’offerta Frecciarossa lungo la costa Adriatica, da Milano fino a Bari, Lecce e Taranto. Grazie alla sostituzione degli attuali Frecciargento e Frecciabianca, i Frecciarossa tra Milano e la Puglia salgono da otto a 20 collegamenti quotidiani, per uno spostamento comodo e senza stress.

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CON LE FRECCE DA NORD A SUD Riscoprire l’Italia con il treno, in modo sostenibile e in totale sicurezza. Anche per l’inverno si potenziano i collegamenti da Nord a Sud e viceversa. Oltre ai Frecciarossa tra Milano e la Puglia, aumenta la frequenza e l’offerta di posti a disposizione tra Roma e la Puglia con due Frecciargento in più al giorno. Infine, si può andare da Milano a Reggio Calabria in meno di nove ore, con due Frecciarossa Fast al giorno che permettono di viaggiare con tempi di percorrenza di 7 ore e 20 minuti per Lamezia Terme e 8 ore e 40’ per Reggio Calabria. In totale, per la Calabria sono previste 16 Frecce al giorno da/per Roma, sei da/per Milano, di cui quattro con prolungamento su Torino, due da/per Venezia e due da/per Verona e Bolzano.

IN MONTAGNA AD ALTA VELOCITÀ Trenitalia è sempre più vicina alle mete sciistiche. Si parte in Frecciarossa da Roma e Napoli per Oulx e Bardonecchia (TO), con fermate anche a Milano, Reggio Emilia AV, Bologna e Firenze Santa Maria Novella nel fine settimana. Sono due i nuovi collegamenti Frecciarossa al giorno tra Napoli e Trento/ Bolzano, per un inverno all’insegna della neve e dello sport. Confermati anche i FRECCIALink ad alta quota per Cortina d’Ampezzo e Cadore (BL), Madonna di Campiglio e Pinzolo (TN), Val Gardena, Val di Fassa, Courmayeur e Aosta.

Informazioni aggiornate al 23 novembre 2021

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OFFERTE E SERVIZI

TRENITALIA FOR BUSINESS

© Azat Valeev/Adobestock

ISCRIVERSI AL PROGRAMMA DEDICATO ALLE AZIENDE E AI POSSESSORI DI PARTITA IVA È FACILE E CONVENIENTE. TANTE LE OFFERTE E I PRODOTTI DEDICATI A CHI VIAGGIA IN TRENO PER LAVORO

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li affari viaggiano ad Alta Velocità con il programma Trenitalia for Business dedicato alle aziende e ai possessori di Partita Iva. L’adesione è gratuita e prevede un portale dedicato per gestire i viaggi di lavoro, un consulente a propria disposizione, l’offerta Carnet Biz con cui azienda e dipendenti possono risparmiare fino al 40% sui viaggi d’ufficio, ma anche l’app B2B di Trenitalia e un call center gratuito attivo tutti i giorni dalle 7 alle 20. In più, grazie a Corporate Top, c’è ancora più flessibilità negli spostamenti con il cambio prenotazione illimitato, il rimborso totale del biglietto fino alla partenza, il self check-in a bordo treno e, in via promozionale, l’accesso ai FRECCIALounge e FRECCIAClub per i possessori di biglietti validi per il livello di servizio Business (con associata la CartaFRECCIA personale) e il 10% in più di punti CartaFRECCIA. Tutti i vantaggi del programma nella pagina Trenitalia for Business su trenitalia.com

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HOTEL

TRENITALIA E BOOKING.COM Per i clienti Trenitalia prenotare un alloggio è ancora più semplice e vantaggioso, grazie alla partnership con Booking.com. Hotel, appartamenti, case vacanza, resort: a disposizione ogni tipo di sistemazione per viaggi di lavoro e di piacere, tutto l’anno. I soci CartaFRECCIA che prenotano sul sito booking.com/trenitalia guadagnano un punto fedeltà ogni due euro spesi. Basta inserire, in fase di prenotazione, il proprio codice CartaFRECCIA nell’apposito campo e i punti verranno caricati dalla struttura di alloggio dopo 75 giorni dal check-out. booking.com/trenitalia 115


FOOD ON BOARD

Grazie al servizio Easy Bistrò è possibile ordinare comodamente dal proprio posto gustosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione di specialità del Bar/Bistrò tra cui snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, bevande analcoliche e alcoliche. Menù e prodotti possono essere acquistati direttamente al passaggio del personale dedicato oppure è possibile ordinarli dal Portale FRECCE* pagandoli alla consegna nella fascia oraria desiderata. Il servizio è presente su tutti i collegamenti Alta Velocità.

Il viaggio nel viaggio

*Al momento, l’ordine tramite Portale FRECCE è attivo solo su Frecciarossa a fronte di una spesa minima di 5 euro

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PORTALE FRECCE

WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

SCELTI PER VOI

The Emoji Movie

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Happiest Season

CINEMA

The Polar Express

The New Mutants

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI

GIOCHI

Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e piccoli viaggiatori

EffettoVIOLATM

Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore

EDICOLA DIGITALE

Quotidiani e riviste nazionali e internazionali

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

INTERNET WIFI

SERIE E PROGRAMMI TV

Una selezione di serie e programmi tv

MUSICA

Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera

Connessione a Internet tramite WiFi di bordo

BAMBINI

AUDIOLIBRI

Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

Audiolibri di vario genere anche per bambini

CORSI

LIBRI E GUIDE

Cura la tua formazione con i corsi audio e video

Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze

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BASE

ECONOMY

LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del decimo giorno precedente il viaggio. Il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.

A/R IN GIORNATA

BIMBI GRATIS

Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress e lasciando l’auto a casa 1.

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 2.

CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI

NOTTE & AV

I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 3.

L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .


PROMOZIONI LE NUOVE OFFERTE PENSATE PER TUTTI

A/R WEEKEND

YOUNG & SENIOR

Sconto del 40% sia sull’andata che per il ritorno sul prezzo Base per chi parte il sabato e torna la domenica con le Frecce e Intercity giorno, su tutti i livelli di servizio, escluso il Salottino. La giusta soluzione per visitare le città d’arte nel fine settimana senza stress e lasciando l’auto a casa 5 .

Riservate agli under 30 e agli over 60 titolari di CartaFRECCIA, le offerte Young e Senior permettono di risparmiare fino al 50% sul prezzo Base dei biglietti per tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di servizio, ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 6.

ME&YOU

INSIEME

Promozione riservata ai titolari CartaFRECCIA consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconti fino al 50% sul prezzo Base su tutti i treni nazionali. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e i servizi cuccette, VL ed Excelsior 7.

Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 50% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 8.

NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale. 5. L’offerta è a posti limitati, acquistabile fino alle ore 24 del decimo giorno precedente la partenza del treno e non è cumulabile con altre riduzioni, compresa quella per i ragazzi. È valida per viaggi A/R con partenza il sabato e ritorno la domenica, sulla medesima relazione, categoria di treno e classe (o livello di servizio), effettuati durante lo stesso weekend. Il cambio dell’ora di partenza è consentito una sola volta per ciascun biglietto (di andata e di ritorno), fino alla partenza del treno. Il cambio delle date dei viaggi e del biglietto, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti. 6. Acquistabile in via promozionale, entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50% e si applica al prezzo Base. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di servizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità. 7. Riservata ai titolari di CartaFRECCIA, a posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile in via promozionale, entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50%. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentite. 8. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 35% al 50% e si applica al prezzo Base. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile in via promozionale, entro le ore 24 del quarto giorno precedente la partenza del treno. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.

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CON CARTAFRECCIA IL NATALE È ANCORA IL VIAGGIO È SOLO L’INIZIO PIÙ SPECIALE

U

n’idea originale sotto l’albero? Un viaggio o un regalo solidale che faccia bene al prossimo? Con CartaFRECCIA sono tanti i premi e gli spunti interessanti per le Feste. Si possono scegliere upgrade di viaggio, biglietti per le Frecce, prodotti hi-tech, capsule collection firmate, mezzi green come biciclette e monopattini, articoli dedicati ai più piccoli, corsi per il tempo libero o voucher per vivere esperienze indimenticabili. In più, i punti possono essere donati a progetti solidali. I premi ferroviari si possono richiedere nella propria area riservata sul sito www.trenitalia.com, nelle biglietterie di stazione abilitate, nei FRECCIAClub e FRECCIALounge (per i titolari che hanno diritto ad accedere) o chiamando il Call Center Trenitalia 89.20.21 (a pagamento). Per richiedere i premi CartaFRECCIA Collection basta accedere alla propria area riservata o dall’app Trenitalia cliccando su Catalogo Premi, oppure direttamente su cartafrecciacollection.it inserendo le proprie credenziali.

© VRD/Adobestock

Buon Natale da CartaFRECCIA

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NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Bolzano

Val Gardena Val di Fassa-Val di Fiemme Cortina d’Ampezzo

Madonna di Campiglio

Ora Treviso Trento Vicenza

Bergamo Brescia

Milano

Aosta-Courmayeur

Bardonecchia

Udine Trieste Venezia

Verona Torino

Reggio Emilia AV

Padova

Mantova

Modena Bologna

Genova

Ventimiglia

La Spezia Pisa

NO STOP

Ravenna Firenze

Rimini Assisi

Perugia

Ancona

Pescara Roma Foggia

Fiumicino Aeroporto

Caserta

Bari

Napoli

Matera

Potenza

Salerno

Lecce Taranto

Sibari Paola Lamezia Terme

LEGENDA:

Palermo

Messina Reggio di Calabria Catania

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.

Cartina aggiornata al 23 novembre 2021

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 122

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

1a

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123


L ’ASSOCIAZIONE DEGLI ESPERTI DEL CONTROLLO DI GESTIONE Un punto di riferimento per i Professionisti che vogliono contribuire allo sviluppo della società economica verso una profittabilità condivisa, duratura e sostenibile.

La Mission

➢ professione riconosciuta ➢ qualifica professionale ➢ formazione continua assoControLLer

proMuove:

• la formazione e patrocina corsi, master d’interesse per gli Associati, nell’ambito delle tematiche del controllo di gestione; • organizza momenti di formazione mirata, con l’ausilio della competenza di Associati, con un rapporto costante con enti pubblici e privati di formazione e con esperti nazionali o internazionali; • la definizione di “best practices” relative al controllo di gestione e che fanno capo alla funzione del Controller, tramite la condivisione tra i Soci delle competenze e conoscenze. È APERTA LA CAMPAGNA ISCRIZIONI E RINNOVI PER IL 2022 VISITA IL NOSTRO SITO PER MAGGIORI INFORMAZIONI

www.assocontroller.it


PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

B

abbo Natale decide di abbandonare la slitta con le renne. E la sostituisce con un modello in miniatura della famosa locomotiva Bayard, la prima a percorrere una strada ferrata italiana. La fia-

besca illustrazione è stata pubblicata nel dicembre del 1958 sulla copertina di Voci della rotaia, il periodico aziendale di Ferrovie dello Stato. Nato nel 1955, il giornale testimoniò i mutamenti della società italiana dei trasporti

dagli anni ‘50 fino al 2003. Oggi tutti i numeri sono liberamente fruibili online grazie all’opera di digitalizzazione portata avanti da Fondazione FS Italiane. fondazionefs.it fondazionefsitaliane

SAVE THE DATE//TRENI STORICI DICEMBRE Ferrovia dei parchi. Altipiani Maggiori d’Abruzzo Treno natura. Gustare i sapori di ieri e di oggi Treno storico da Torino a Canelli Treno dei mercatini di Natale Pietrarsa Express Ferrovia del Tanaro Treno del Sacro Monte Reggia Express Ferrovia del Centro Italia Ferrovia dei parchi. L’alto Molise Ferrovia dei parchi. L’alto Sangro

4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 17, 18, 19 5 5 5, 8, 19, 28 8, 12, 19 8 12 18 19 26 26, 27, 28, 29, 30 125


PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial

mariotozziofficial

OfficialTozzi

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

TAGLIAMENTO

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PRIMORDIALE

ualcuno lo definisce un torrente che si crede un fiume, ma non dovete credergli: il Tagliamento è un corso d’acqua spettacolare, uno degli ultimi rimasti in condizioni (quasi) naturali in Europa. Isole di ghiaia bianca dalle proporzioni eleganti e allungate cambiano forma ogni mese, al punto che sarebbe difficile per chiunque riconoscere un

© lespauly/Adobestock

Il fiume Tagliamento, Friuli-Venezia Giulia

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posto lungo il Tagliamento guardando solo le sue sponde. Basta risalire sopra Morsano (PN) per immergersi in uno spettacolo naturale incontaminato e vivere la sensazione di un paesaggio primordiale dominato dal grande letto di ciottoli bianchi e dalle acque trasparenti e azzurrine. Ciuffi di vegetazione verde scuro segnano il corso alto del fiume ed è sempre possibile trovare qualche

zona tranquilla per fermarsi a fare il bagno d’estate o a godersi il sole in inverno. Prendetevi poi del tempo per passeggiare lungo il corso detto braided (a canali intrecciati), lasciandovi andare alla suggestione delle acque che scorrono qui davvero libere: se volete vedere come dovrebbe essere un fiume primordiale, non ci sono molti altri posti come questo in Europa.


PRIMA DI SCENDERE l

di Davide Rondoni DavideRondoniAutore [Poeta e scrittore]

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STAZIONE POESIA

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© kieferpix/Adobestock

UNA MANO PER SALVARSI

Ciò che occorre è un uomo, non occorre la saggezza, ciò che occorre è un uomo in spirito e verità; non un paese, non le cose, ciò che occorre è un uomo, un passo sicuro, e tanto salda la mano che porge che tutti possano afferrarla, e camminare liberi, e salvarsi.

P

Carlo Betocchi [Ciò che occorre è un uomo, dalla raccolta Dal definitivo istante]

rossimi al Natale si fanno dei pensieri. Ci sono inviti a esser buoni, a esser migliori, a fare doni a chi si ama. E, ovviamente, a comprare. Si tende a dimenticare la cosa più scandalosa che è in realtà il cuore, il senso della festa del Natale, che significa “nascita”. La nascita di «un Iddio che ride come un bimbo», come dice il poeta Giuseppe Ungaretti. Insomma di un uomo, che è Dio. Come dice in questa poesia un grande poeta italiano, maestro di Pier Paolo Pasolini e di Mario Luzi, il toscano Carlo Betocchi, geometra di mestiere, quel che occorre nella vita per “salvarsi” non è

la saggezza, lo sforzo astratto e breve per diventare buoni o altre cose che hanno la vaghezza delle idee o delle buone intenzioni. E nemmeno servono le cose, o i luoghi. Non bastano. No, dice Betocchi, occorre un uomo, una presenza, una mano. Lo scandalo del Natale sta in queste parole. La salvezza non viene da buone idee o da buone intenzioni ma da una presenza umana. Un rovesciamento. Non le filosofie, non le nostre idee intelligenti sono la via per essere liberi. Per salvarsi. Ma una figura umana apparsa nella storia, un avvenimento umano, una nascita. Il modo consueto e consumista

di festeggiare il Natale copre, distrae da quel che il poeta dice con precisione e chiarezza profonda: non si tratta di festeggiare i buoni sentimenti, spesso effimeri e dolciastri, ma di ricordare l’Incarnazione, il fatto più scandaloso e rivoluzionario della storia. Dio che nasce come un bambino. Un uomo a cui tutti possono dare la mano, qualunque sia la propria idea, lo stato della propria immoralità o del proprio bisogno, la propria fede. Dire infatti che «ciò che occorre è un uomo» a cui stringere la mano, significa non precludere la salvezza a nessuno. Perché Natale, quella nascita, è per tutti. 127


PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

di Sandra Gesualdi

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Una giovane donna che legge il giornale, appoggiata alla porta di un negozio di paese. Sullo sfondo bambine sorridenti e una signora anziana. Siamo nelle Eolie degli anni ’60 e gli abiti del tempo quasi stonano con l’ambiente semplice, in costruzione, fatto di pietre e porte sgangherate. È uno degli scatti in bianco e nero della mostra Giuseppe Loy. Una certa Italia. Fotografie 1959-1981, a cura di Chiara Agradi e Angelo Loy, figlio dell’autore, che le Gallerie nazionali di arte antica a Palazzo Barberini di Roma ospitano dall’8 dicembre al 27 febbraio. La prima retrospettiva a 40 anni dalla scomparsa del fotografo sardo, con una selezione di stampe originali, documenti d’archivio, poesie, epigrammi, scatti familiari e un video che ripercorre l’amicizia tra Giuseppe Loy e gli artisti Alberto Burri e Lucio Fontana. Un fermo immagine su un pezzo di storia del nostro Paese, tra scene di vita collettiva e foto più intime tratte dalla sua vita privata che con delicata visione ne documentano i passaggi, le evoluzioni e i contenuti sociali. Gli scatti di Loy, da lui definiti “appunti visivi”, raccontano con immediatezza e spontaneità un periodo storico in cui «il tempo, la politica e gli eventi stavano precipitando l’intero mondo verso una coscienza nuova, profonda e a tratti ribelle», come scrive il critico Luca Massimo Barbero. Questo 2021, che ancora zoppica e respira male, si chiude con la foto di una giovane donna impegnata a leggere, un giorno d’estate. barberinicorsini.org BarberiniCorsini BarberiniCorsin

Lipari (1961) © Giuseppe Loy

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