La Freccia - agosto 2022

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ANNO XIV | NUMERO 8 | AGOSTO 2022 | www.fsitaliane.it | ISSN 2785-4175

PER CHI AMA VIAGGIARE

VIENI CON NOI

STEFANO DE MARTINO




EDITORIALE

L’AMOR CHE MOVE IL SOLE… V

i suggerisco di sfogliare e leggere questo numero di agosto iniziando dalla fine. Per me è quasi una consuetudine, un vezzo. Ma sono diverse le esperienze che, à rebours, come dicono i francesi, potremmo capire e interpretare meglio. La vita stessa, vissuta al contrario, avrebbe tutt’altro sapore, come efficacemente ce la fa immaginare Woody Allen. Ebbene, seguite il consiglio. A pagina 127 troverete, tradotta da Davide Rondoni, La filosofia dell’amore di Percy Bysshe Shelley, “il poeta dell’amore e del naufragio”, come lo definisce lo stesso Rondoni. Leggetela tutta, parla di fiumi, mari, venti, raggi solari e lunari che si intrecciano, si fondono, diventano tutt’uno: «Nothing in the world is single/All things by a law divine/In one spirit meet and mingle». Il primo 2

verso citato, tradotto in «niente è celibe al mondo», ricorda quello di un altro poeta inglese, vissuto due secoli prima, John Donne: «Nessun uomo è un’isola». In realtà ne amplifica, e molto, il significato. Questa naturale esigenza di non isolarsi evolve, diventa aspirazione a compenetrarsi e si manifesta come una legge divina non soltanto negli esseri umani, ma in tutti gli elementi dell’universo. Eppure, s’interroga Shelley chiudendo la sua poesia: «Cosa è tutto questo dolce lavorio/ se non mi baci tu?». Torniamo alla dimensione umana, piccola, contingente, ma universale. L’amore, corrisposto (ma spesso anche non corrisposto), è turbamento, inquietudine, una sorta di naufragio, uno sciogliersi nell’abbraccio dell’amato, uno scuotimento dei sensi:

trovarsi, unirsi, perdersi, lasciarsi. E l’estate, lo abbiamo scritto anche nell’editoriale di luglio, è la stagione degli amori, l’esplosione di ogni forza vitale. Agosto il suo apice. Shelley è nato d’agosto e morto di luglio, in un naufragio, al largo di Viareggio. Le sue ceneri riposano nel cimitero acattolico di Roma, a pochi metri dalla tomba di un altro poeta romantico inglese, John Keats. Chi può colga l’occasione di un pellegrinaggio laico in quel luogo che ospita altre urne funerarie di celebri scrittori e poeti. Ma torniamo alla nostra Freccia, e all’amore nelle sue varie declinazioni e suggestioni, da quello «che move il sole e l’altre stelle» a quello «ch’a nullo amato amar perdona». Sfogliandola a ritroso, troverete la sua versione illusoria e mercenaria cantata da Fabrizio De André nella genovese via


© Ikostudio/AdobeStock

del Campo, dipinta per noi dalla penna di Mario Tozzi, poi quello esplosivo scatenato da un’icona della bellezza e sensualità femminile del ‘900, Marilyn Monroe, che ha trafitto il cuore di letterati e presidenti. Ne celebra il fascino senza tempo una mostra fotografica a Torino alla quale dedichiamo ampio spazio. Una scandalosa versione dell’amore la troverete nel sensuale Bacio tra prete e suora, provocatorio scatto del 1991 che a pagina 102 inaugura un servizio sulla rassegna dedicata a Oliviero Toscani, a Palazzo Reale di Milano. E di nuovo altri volti e sguardi femminili, sublimi scatti, dagli anni ‘20 del secolo scorso a oggi, esposti a Firenze. Poi, andando ancora controcorrente, inizierete a viaggiare dalla Calabria, dove si festeggiano i 50 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, e dalla Si-

cilia estrema, con le sue perle barocche, fino alla Val d’Aosta e al Piemonte, dove vi inviteremo a camminare sul grande sentiero Walser, attorno al Monte Rosa, finché, senza neppure accorgervene, vi troverete in viaggio con Roberto Giacobbo. Ma prima di leggervi il servizio dedicato al protagonista della nostra cover, Stefano De Martino, al cui invito a venire con noi avete già aderito, se avete questa rivista in mano, pur senza tralasciare gli altri articoli, soffermatevi con attenzione su pagina 53, dove si parla del “magico viaggio”. Vi riportiamo ancora una volta indietro, stavolta nel tempo, a quando negli anni ‘70 iniziò l’avventura dell’Interrail. Non potete perdervi le foto e la narrazione che di quei viaggi ci offre Giulia-

no Compagno. «Un popolo nemmeno maggiorenne si è abbandonato alla fantasia di ogni partenza e al quotidiano arrivo in un altro luogo che non si era mai visto nemmeno in cartolina […] un’ampia parte del Vecchio continente spalancava le frontiere e le sue strade ferrate a milioni di nuovi visitatori, e gli ostelli di ogni città aprivano le loro porte». Viaggiare, conoscersi, confrontarsi, in un’età dove tutto è meraviglia… anche questo è amare. Sentimento contraddetto, in un’altrettanto umana antinomia, dall’odio, di cui abbiamo purtroppo quotidiana e dolorosa testimonianza. Ma la vita è questa. Buona lettura, e buona estate. 3


SOMMARIO AGOSTO 2022

IN COPERTINA STEFANO DE MARTINO

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100

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UN TRENO DI LIBRI

OLTRE IL CONFINE

Nell’Invito alla lettura di questo mese La Freccia propone l’ultimo lavoro di Tamás Gyurkovics Emicrania

54 IL GRANDE SENTIERO WALSER

58 pag.

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8 RAILWAY HEART

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CANTINE DI CASA

IL MAGICO VIAGGIO

60

Girare l’Europa in treno con un unico pass, tra ostelli, incontri fortuiti e zaini zeppi di ricordi. L’Interrail compie 50 anni

SICILIA ESTREMA

64 RINASCERE DALLA PIETRA

L’ITALIA CHE FA IMPRESA

66

20

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AGENDA

IL RAGAZZO VENUTO DALL’ACQUA

ANDAR PER BAITE

GUSTA & DEGUSTA

Dopo il record mondiale nei 100 metri dorso, il veneto Thomas Ceccon arriva da favorito ai campionati europei, a Roma dall’11 al 21 agosto

TALENTI DEL POLESINE

24

26

WHAT’S UP

16

70 73 SULLE ORME DEL MITO

62

76 GINOSA A RITMO SLOW

80 CREATIVITÀ DIFFUSA

84 CELEBRANDO I BRONZI

88 PARADISI IN TERRA

50

94

97

SGUARDI NEL TEMPO

100 PER SEMPRE MARILYN

106 UNIVERSO TOSCANI

125 PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

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I numeri di questo numero

Tra le firme del mese

PER CHI AMA VIAGGIARE

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MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIV - NUMERO 8 - AGOSTO 2022 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 22/07/2022

1972

Foto e illustrazioni Archivio FS Italiane Adobestock Copertina: © Luigi Lista Abito di Giorgio Armani Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

i chilometri del sentiero Walser tra Piemonte e Valle D’Aosta [pag. 54]

CESARE BIASINI SELVAGGI Da marzo 2017 è direttore editoriale di Exibart.com ed Exibart on paper. Manager culturale per diverse fondazioni italiane, svolge anche un’intensa attività di consulenza di comunicazione strategica d’impresa e per l’internazionalizzazione del made in Italy

l’anno del ritrovamento dei Bronzi di Riace [pag. 85]

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

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gli anni dalla morte di Marilyn Monroe [pag. 100]

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

EDITORE

800

le foto di Oliviero Toscani in mostra a Milano [pag. 107]

GIULIA CIARAPICA Classe 1989, laureata in Filologia moderna, è blogger culturale, collaboratrice de Il Foglio e Il Messaggero. Ha pubblicato con Cesati Editore Book blogger. Scrivere di libri in Rete: come, dove, perché e Una volta è abbastanza, primo volume di una trilogia edita Rizzoli

Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it

READ ALSO

Direttore Responsabile Responsabile Prodotti Editoriali Caporedattrice Coordinamento Editoriale

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale

In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Gaspare Baglio, Angela Alexandra D’Orso, Irene Marrapodi Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Gerardo Adinolfi, Osvaldo Bevilacqua, Cesare Biasini Selvaggi, Francesco Bovio, Peppone Calabrese, Giulia Ciarapica, Claudia Cichetti, Giuliano Compagno, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Sandra Jacopucci, Franco Laratta, Valentina Lo Surdo, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Floriana Schiano Moriello, Flavio Scheggi, Mario Tozzi, Fabiola Zanetti

REALIZZAZIONE E STAMPA

FRANCO LARATTA Giornalista, direttore di diverse testate, scrittore, è autore di 14 libri sul Sud. Ha firmato inchieste tv sulla criminalità organizzata e sullo sviluppo del Mezzogiorno

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PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it

VALENTINA LO SURDO Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC® e da materiali riciclati

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PER CHI AMA VIAGG IARE

PER CHI AMA

VIAGGI

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GIAR

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FRECCIA COVER

Skim Cadevano stelle come se fosse l'ultima notte felice del mondo (2022)

DESTINAZIONE FANTASIA di Sandra Gesualdi

Pennelli intinti di rosso, astronavi, stelle, frecce e note musicali. Una mescolanza di forme corpose, colori pop, oggetti reali e immaginati che paiono voler schizzare via dalla tela, verso direzioni varie e variabili. Sono i caratteristici personaggi che riempiono le opere di Skim, Francesco Forconi all’anagrafe, artista fiorentino proveniente dal mondo dei graffiti e della street art presente in molte collezioni e città europee e ora in mostra a Firenze fino al 26 settembre. Genesi. L’armonia del Kaos è la personale allestita a Palazzo Medici Riccardi, a cura di Simone Teschioni Gallo, che ripercorre la carriera di Skim partendo dai primi disegni, in un viaggio esplorativo nel suo multiforme linguaggio pittorico.

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Tra murales stipati di soggetti e oggetti, fumetti dall’aspetto soffice e installazioni site-specific realizzate appositamente per la Galleria delle Carrozze del palazzo mediceo, la caotica amalgama dell’artista invita a guardare universi sospesi pieni di stelle cadenti e a navigare mari di creativa fantasia. La mostra è stata realizzata con la collaborazione di Made in Sipario, la cooperativa sociale nata per offrire opportunità di lavoro a persone con disabilità, con cui l’artista coopera da sempre. skimart.it skimworld skim_graffiti 7


RAILWAY heART

PH OTOS TO R I E S PEOPLE Il primo viaggio di Sergio © Eva P. evaepifani

IN VIAGGIO Verso la Calabria © Carlo C. carlocalarco93

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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, FS Italiane.

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LUOGHI Manarola, Cinque Terre © Francesco B. francesco_bochicchio

AT WORK Giorgia e Simone, capitreno del Regionale © Edoardo Cortesi eddiecortesi

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RAILWAY heART

A TU PER TU di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

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manuele D’Onofrio ci racconta la sua esperienza professionale nella Sala operativa di Trenitalia, tra lavoro di squadra e decisioni in velocità. Quando è cominciata la tua carriera in azienda? Dopo la laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni ho inviato la candidatura a FS Italiane, attraverso la sezione Lavora con noi del sito aziendale. Nel 2015 sono riuscito a entrare nel Gruppo come capotreno del Frecciarossa. Poi sono passato nella Direzione Business AV di Trenitalia e ora coordino la Sala operativa, il luogo in cui viene monitorato ogni aspetto della circolazione dei treni, nel mio caso di quelli dedicati all’Alta Velocità. Che tipo di lavoro si svolge in questa struttura? È come se fosse una palestra dalle molteplici dinamiche in cui ci si tiene in continuo allenamento tra telefoni bollenti, sistemi digitali e flussi informativi attivi 24 ore su 24. Abbiamo dei turni molto concentrati, che coprono anche le ore notturne. Il tutto in un ambiente open space dove si lavora in costante contatto con i colleghi. È un luogo che considero il cuore pulsante delle ferrovie, proprio perché fornisce una visione a 360 gradi sul mondo della circolazione. In cosa consiste la tua attività nello specifico? Mi interfaccio con la parte dirigenziale dell’azienda dal momento che, sia nell’attività ordinaria sia in quella straordinaria, il ruolo di coordinatore implica la necessità di elaborare velocemente le decisioni che impattano sui viaggiatori. I turni e i ruoli all’interno della nostra struttura, poi, sono organizzati in modo tale che tutti possano seguire a rotazione i diversi aspetti legati al traffico ferroviario: un modo di essere operativi che valorizza il lavoro di squadra, fondamentale per questo tipo di attività. Cosa ti ha spinto a entrare in FS Italiane? Un ruolo importante lo ha giocato la mia passione per la musica, un hobby che sono riuscito a coltivare anche dopo l’ingresso nel Gruppo. Il treno, infatti, mi ha accompagnato in numerosi eventi, serate e iniziative culturali a cui ho preso parte come dj di musica elettronica. Ed è stato anche fonte di ispirazione per tanti lavori incentrati principalmente sulle sonorità di genere house e per alcune produzioni pubblicitarie che hanno coinvolto importanti brand. Un parallelo fra questi due mondi? La musica ha sempre scandito i miei viaggi in treno che hanno stimolato, e stimolano tuttora, il mio senso di armonia e la concentrazione necessaria per comporre i pezzi. Il tempo e la ricerca del ritmo sono elementi che mi aiutano anche quando mi trovo sul luogo di lavoro. Soprattutto nelle situazioni in cui devo far coincidere con estrema precisione i diversi aspetti che riguardano la circolazione ferroviaria. Una sorta di forma mentis che mi ha fatto apprezzare ogni giorno di più la mia attività professionale.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

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ilvia Signoretti è un’esperta di marketing che aiuta le aziende a promuovere la propria immagine. Qui racconta la sua idea di viaggio a bordo delle Frecce, dove le relazioni umane sono protagoniste. Come si svolge il suo lavoro? Mi occupo principalmente di brand in franchising e del consolidamento di reti commerciali complesse in cui un’impresa vuole far conoscere la propria identità sul territorio. Ultimamente sono impegnata soprattutto su due importanti progetti: uno orientato al marketing strategy, l’altro improntato al marketing etico. Per la sua professione si sposta molto in treno? Sì, rispetto all’automobile è una scelta ecosostenibile. E nel mio caso, fortunatamente, combacia anche con la possibilità di organizzare al meglio il mio tempo libero e quello lavorativo. Da Verona, dove vivo, utilizzo il circuito delle Frecce per raggiungere clienti e collaboratori, rappresentanti e soci in numerose città italiane. Spesso viaggio in giornata da un capo all’altro del Paese ma, quando è possibile, scelgo di rimanere un giorno in più nei luoghi che mi capita di visitare e mi regalo un po’ di bellezza urbana. Il treno riesce ad appagare brillantemente il mio desiderio di libertà. Cosa le piace di questo mezzo di trasporto? Ho apprezzato molto la vostra ultima campagna istituzionale: tutti abbiamo bisogno di Un tempo nuovo, fatto anche di rapporti umani che possono nascere al di fuori della normale routine. Il sociologo statunitense Mark Granovetter sostiene che sono i legami ad arricchirci, a farci andare oltre, e in treno è possibile intercettarne tanti. Metaforicamente, sulla solidità di un binario si innestano svariati legami deboli, cioè rapporti di generica conoscenza, su cui per mia natura tendo a fantasticare, a scriverne e a romanzare. Un esercizio che contribuisce a farmi focalizzare meglio la realtà. Ci racconta meglio questo aspetto? Per deformazione professionale, ma soprattutto per interesse personale, sono molto attenta alle relazioni e alla psicologia delle persone. In treno, mentre batto le dita sulla tastiera del computer, osservo, parlo e ascolto. È un momento sospeso, lontano da qualunque automatismo della vita quotidiana. Il viaggio è una parentesi di vita che mi riempie sempre di qualcosa di nuovo, insolito, affascinante. Un episodio in particolare? Ce ne sono tanti, a volte divertenti, altre più malinconici, come quando ho conosciuto un uomo anziano che mi ha raccontato di sua moglie, appena scomparsa. Mi ha confidato alcuni ricordi, qualche gioia e qualche rimpianto: in un modo o nell’altro l’ho aiutato ad aprirsi e a sentirsi più sereno. Una volta a destinazione ci siamo salutati con affetto e lui mi ha ringraziato per averlo aiutato con le valigie. Sono questi i legami deboli a cui facevo riferimento, incontri che in realtà si dimostrano incredibilmente sostanziosi, contribuendo alla formazione e alla crescita personale. La magia del treno è anche questa.

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© Archivio Komen Italia

RAILWAY heART

La partenza della maratona Race for the Cure a Roma, l’8 maggio 2022

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DOPO LO STOP ESTIVO TORNA LA RACE FOR THE CURE, LA MANIFESTAZIONE PER PROMUOVERE LA LOTTA CONTRO I TUMORI AL SENO. APPUNTAMENTO A BOLOGNA, BRESCIA, MATERA, L’AQUILA E PESCARA

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na lunga maratona rosa che percorre lo Stivale. Torna a settembre Race for the Cure, il grande evento per la lotta ai tumori del seno organizzato da Komen Italia, in partnership con il Gruppo FS, che quest’anno ha un record molto speciale da battere, come da slogan ufficiale 2022: il ritorno alla normalità. Non solo una kermesse sportiva per la ricerca, quindi, ma una corsa liberatrice dopo due anni di restrizioni imposte dalla pandemia per ritrovarsi insieme e prendersi cura della propria salute puntando sulla prevenzione. Dopo le tappe di Roma, Bari e Napoli a maggio, tutti pronti con le scarpe ai piedi per gli appuntamenti d’autunno. Si comincia a Bologna, dal 16 al 18 settembre, per poi spostarsi a Brescia dal 23 al 25, scendere a Matera dal 30 settembre al 2 ottobre e ritrovarsi a L’Aquila e Pescara dal 7 al 9 ottobre. La formula è collaudata: dal venerdì viene allestito il Villaggio Race con aree dedicate in cui vengono offerti gratuitamente esami diagnostici di screening per le principali patologie femminili e stand dove partecipare a iniziative tematiche sullo sport, il fitness, la sana alimentazione e il benessere psicologico. Le attività culminano domenica con la tradizionale corsa di cinque chilometri e

la passeggiata di due nelle vie del centro cittadino. Le protagoniste di questa speciale manifestazione di salute, sport e solidarietà sono come sempre le “donne in rosa”, coloro che hanno affrontato o stanno affrontando personalmente un tumore al seno. La loro testimonianza è stata capace di contribuire, nel tempo, a un radicale cambiamento culturale nell’approccio alla malattia. «Sono stati due anni molto difficili», afferma il presidente di Komen Italia, Riccardo Masetti, «perché tra i vari guai portati dal Covid-19 ce ne sono tanti anche in campo oncologico. La pandemia ha fermato gli screening per oltre sei mesi e aumentato le difficoltà per accedere alle cure. Il senso di queste manifestazioni è riportare al centro dell’attenzione il tema della salute femminile e la lotta ai tumori, cercando di dare un contributo per recuperare i ritardi». Un sostegno tutt’altro che piccolo, dato che dal 2000 a oggi Race for the Cure ha consentito di investire più di 21 milioni di euro per dar vita ad oltre 1000 progetti di prevenzione per le donne in tutta Italia. Ora l’obiettivo è moltiplicare le presenze rispetto alle prime tre tappe, che hanno raggiunto in totale 62mila partecipanti, all’insegna della condivisione e della solidarietà. raceforthecure.it Il Villaggio Race a Roma © Alessandro Giovannini (Visual Storymaking)

di Cecilia Morrico

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RAILWAY heART

TRENITALIA CORRE IN GRECIA AD ATENE, IL GRUPPO FS LANCIA LA NUOVA SOCIETÀ DI TRASPORTO FERROVIARIO HELLENIC TRAIN. PER UNA MOBILITÀ ALL’INSEGNA DI TECNOLOGIA, SOSTENIBILITÀ E COMFORT di Gerardo Adinolfi

© Thanos Kartsoglou

Un treno della compagnia greca Hellenic Train

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© Fragi Pen

Il ministro italiano dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco con l’AD del Gruppo FS Luigi Ferraris

I

templi di Atene, il porto di Salonicco. E, nel mezzo, il viaggio a bordo degli Etr470, gli elettrotreni che il Gruppo FS sta già facendo muovere sui binari ellenici. In Grecia, così come in Italia, è iniziata la nuova era della mobilità sostenibile. La sfida, per entrambi i Paesi, è invogliare sempre più persone a scegliere il treno, il mezzo green per eccellenza. Per vincerla FS Italiane, tramite Hellenic Train, la società greca di trasporto ferroviario per passeggeri e merci controllata da Trenitalia, sta puntando su tecnologia, comfort e ricerca. «Con Hellenic Train inizia il tempo nuovo anche della mobilità greca», ha spiegato l’AD del Gruppo FS Luigi Ferraris. «Vogliamo dare, insieme alle istituzioni elleniche, un concreto contributo per la costruzione di un nuovo modello di trasporto intermodale, digitale e green. E realizzare gli stessi obiettivi che perseguiamo in Italia con il nostro Piano industriale decennale». Cioè contribuire alla transizione ecologica e rendere la mobilità più sostenibile e integrata. Hellenic Train è il nuovo nome di Trai-

nOse, società che FS Italiane ha acquisito nel 2017. In Grecia, il Gruppo ha già investito 45,2 milioni di euro nel 2021 e prevede, entro il 2027, di acquistare dieci nuovi treni a idrogeno e altrettanti elettrici. Dal 15 maggio scorso, inoltre, sui binari tra Atene e Salonicco, le due principali città greche, viaggiano gli Etr470, elettrotreni utilizzati anche in Italia e in Svizzera che offrono un alto livello di comfort e, a seguito di interventi all’infrastruttura, possono ridurre ulteriormente i tempi di spostamento tra le due località. L’obiettivo è convincere i passeggeri a muoversi in treno, preferendolo all’aereo o al bus, ora molto utilizzati nel Paese ellenico. L’ingrediente principale per il tempo nuovo della Grecia è la tecnologia. FS Italiane, infatti, ha firmato un protocollo d’intesa con il Centre for Research and Technology Hellas, istituto specializzato nella ricerca applicata nei settori legati ai trasporti e alla logistica. Il Gruppo condividerà con l’Hellenic Institute of Transport la conoscenza e l’esperienza maturata in Italia, con l’obiettivo di collaborare e agire si-

nergicamente sullo sviluppo di nuove tecnologie per la sicurezza, l’intermodalità e la mobilità sostenibile. In particolare, saranno sviluppati servizi innovativi con l’integrazione delle tecnologie IoT e 5G nella rete e negli asset e sarà promossa la manutenzione predittiva per infrastrutture ferroviarie e treni. «Entro quest’anno gli Etr saranno dotati di nuove tecnologie digitali con sistemi di diagnostica per prevenire i guasti e, grazie alla sinergia con Ose, l’Organizzazione delle ferrovie elleniche, abbiamo l’ambizione di rendere la mobilità della Grecia sempre più sicura grazie a tecnologie innovative, al 5G e al digitale», ha annunciato Ferraris. Nel prossimo futuro, invece, gli investimenti in Grecia riguarderanno le stazioni, le interconnessioni con servizi bus di ultima generazione, il contactless ticketing. Massima attenzione per l’intero ciclo del viaggio, quindi, perché l’obiettivo è sempre far viaggiare persone e merci su collegamenti sicuri, veloci e sostenibili. fsitaliane.it hellenictrain.gr 15


© Samuel Tomè

L’ITALIA che fa IMPRESA

SULLA CRESTA DELL’

ONDA

Roberto Ricci sulle onde di Scarborough, in Sudafrica, dove vive in inverno 16


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HA COMINCIATO A CREARE TAVOLE DA SURF NEGLI ANNI ‘80 DENTRO IL GARAGE DI CASA. ORA, CON IL SUO BRAND, ROBERTO RICCI FATTURA OLTRE 40 MILIONI DI EURO di Flavio Scheggi

mescoupsdecoeur

ei primi anni ‘80, a Grosseto, un ragazzo con una grande passione per il mare e lo sport passava le serate nel garage di casa, avvolto in una nuvola di polvere, a creare tavole da windsurf. «Si disegnava il progetto e poi, con la pialla e la carta vetrata, si modellava il pezzo di polistirolo o schiuma in poliuretano per creare delle forme che poi sarebbero state resinate. Altro che computer». Lui è Roberto Ricci, un imprenditore che è riuscito a unire la sua passione per lo sport a una visione vincente d’impresa. L’azienda che porta il suo nome conta 60 dipendenti, oltre a una schiera di collaboratori sparsi in giro per il mondo. La RRD-Roberto Ricci Designs ha mantenuto la base operativa in Maremma e oggi fattura circa 30 milioni per la parte legata all’abbigliamento e 12 per quella dedicata al materiale tecnico, tavole da surf, kite e Stand up paddle (Sup), e hydrofoils, le speciali tavole di ultima generazione. Malgrado siano passati 28 anni dalla registrazione del marchio, i suoi desideri sono gli stessi di quando creava le prime tavole. «Il mio sogno era quello di viaggiare. Ancora oggi non voglio smettere di conoscere il mondo e andare in mare a surfare. Quando mi sveglio, la prima cosa che faccio è guardare se c’è vento e se ci sono le onde. Senza tutto questo non ci sarebbe la mia azienda». Cos’è per lei il mare? È la mia fonte di ispirazione primaria, il luogo dove posso esprimere la mia creatività. Fin da piccolo sono stato affascinato da questo grande spazio. Siamo nati nell’acqua e questo legame ancestrale è rimasto dentro di noi. E poi mi piace l’idea di portare il mare in città, nelle case di tutti. Come riesce a farlo? Con i prodotti che realizzo vorrei invogliare le persone a vivere e scoprire il mare. Basta nuotare, organizzare un’immersione o un’escursione con il Sup per vedere cosa c’è intorno a noi. Mi piace l’idea di far uscire le persone da casa, farle alzare dalla scrivania e portarle a scoprire la natura che ci circonda. Iniziare a vivere una vita più reale e meno virtuale, insomma. È stato uno sportivo prima di essere un imprenditore?

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Avevo una grande passione per il windsurf e ho partecipato alle prime regate del campionato italiano e. successivamente. di Coppa del mondo. Nel 1986, alcuni amici mi hanno chiesto di disegnare e creare qualche tavola. Così, mi sono inventato la professione di shaper, che potremmo tradurre come artigiano, falegname delle tavole da windsurf. Univa creatività e manualità, quindi. Sì, due elementi che erano dentro di me. Mio padre faceva il carrozziere e mia madre la sarta. Alla fine degli anni ‘70 mi verniciavo da solo il motorino e ogni tanto, nel fine settimana, aiutavo mia madre a tagliare la stoffa, cucire bottoni e stirare camicie. Sono partito dai mestieri dei miei genitori. Realizzare una tavola, verniciarla e resinarla era in qualche modo già nelle mie corde. Poi, nel 1989, ha registrato il marchio RRD-Roberto Ricci Designs. In quel periodo la mia attività si divideva tra l’Italia e le Hawaii, dove passavo la primavera e l’autunno, due stagioni in cui ci sono vento e onde perfette per il windsurf. Avevo due laboratori dove creavo le tavole: uno a Maui e l’altro a Grosseto. È cominciato così il periodo che io chiamo “dei prototipi”, perché non avevo una distribuzione, vendevo le tavole e qualche maglietta solo agli amici. E dopo cosa è accaduto? Nel ‘94 ho deciso di allargare la mia attività con investimenti finanziari e l’assunzione dei primi cinque collaboratori. Da lì, un passo alla volta, siamo cresciuti fino a oggi. 17


© RRD

L’ITALIA che fa IMPRESA

Ricci nel laboratorio di casa a Grosseto

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lo sport e l’abbigliamento casual: il neoprene delle mute è stato rivestito con la lycra. Le giacche si chiamavano Summer storm e Winter storm e con queste abbiamo fatto colpo sul mercato. Poi abbiamo pensato a indumenti che lasciassero la massima libertà nei movimenti attraverso tessuti stretch. Prodotti resistenti al vento e all’acqua che non vanno stirati e si asciugano velocemente. Si parla tanto di sostenibilità, come applica questo concetto alla sua azienda? Non mi piace legare questa parola solo alla creazione di un capo di abbigliamento o a una tavola, lo trovo limitante. Preferisco invogliare i clienti a connettersi con la natura e a capire

robertoriccidesigns.com

Lo showroom di RRD-Roberto Ricci Designs a Roma

© Matteo Neri/RRD

Come si è evoluto il prodotto dalle prime tavole? Il mondo degli sport d’acqua è cresciuto tantissimo negli ultimi 20 anni. All’inizio c’era solo il surf da onda, poi alla tavola si è unita una vela ed è nato il windsurf. Successivamente, si è aggiunta la pagaia e si è arrivati al Sup, che oggi conta milioni di tavole usate nel mondo perché è un mezzo semplice per scoprire il mare senza avere doti da velista. Poi è stata la volta dell’aquilone che, un po’ come le ali di Icaro, traina la tavola sull’acqua e si è diffuso così il kitesurf. Ancora oggi, dopo tutti questi anni, lo sviluppo non si è fermato: da poco sono nati gli hydrofoils, tavole con “appendici” portanti che con poco vento o onda piccola riescono a correre sulla superficie del mare. Oltre ai prodotti tecnici, poi, ha cominciato a produrre abbigliamento. Il cliente che comprava una mia tavola aveva il piacere di indossare anche un capo con lo stesso marchio. Siamo partiti dalle magliette e dai costumi e per 14 anni abbiamo fatto solo questo. Poi abbiamo visto che il brand piaceva e così abbiamo iniziato a pensare a come essere presenti nei negozi tutto l’anno. Cosa vi siete inventati? Abbiamo creato una serie di giacche che rappresentassero il nostro mondo. La muta da surf è stata l’anello di congiunzione tra i prodotti tecnici per

che il Pianeta va vissuto in modo responsabile. La sostenibilità parte dalla consapevolezza e non va confusa con il marketing. Ovviamente, anche noi siamo attenti al ciclo produttivo. Le nostre camicie in poliammide sono green perché vengono lavate di meno, non si stirano e hanno un ciclo di vita più lungo. Ma non lo gridiamo, non mettiamo cartelli nei negozi. Tra le varie attività, con il suo brand pubblica libri legati al mare. Come mai questa scelta? I libri rappresentano un modo per comunicare che va oltre il tempo: sono fonte di cultura, ragionamento e confronto. Abbiamo stampato testi di grandi classici come quelli di Herman Melville, Rudyard Kipling, Jack London, Jules Verne, Joseph Conrad. Centinaia di migliaia di copie che abbiamo regalato ai nostri clienti. È un seme gettato e prima o poi crescerà, ne sono certo. Anche se non viene letto subito, infatti, un volume finisce sulla libreria: un giorno qualcuno lo prenderà in mano e si ricorderà del nostro marchio. Ha avuto una persona di riferimento in questo percorso? Ho avuto molti fari nel tempo: scrittori, poeti, musicisti, atleti. Ho ammirato tante persone, ma nessuna in particolare. Più che altro, sono stati gli amici a ispirarmi. Venendo dal mondo della spiaggia e del mare, ho imparato che la condivisione delle proprie passioni travalica ogni limite. L’amicizia, per me, è un valore supremo.


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AGENDA a cura di Irene Marrapodi - i.marrapodi@fsitaliane.it e Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

save AGOSTO the date 2022 THE WORLD OF BANKSY ROMA FINO AL 27 NOVEMBRE Crocevia di uomini e donne caratterizzato dalla velocità, la stazione di Roma Tiburtina offre anche la possibilità di fermarsi per riflettere su se stessi. Nell’esposizione temporanea delle opere di Banksy, lo street artist britannico dall’identità sconosciuta, chiunque può fare una sosta e riconoscersi tra i volti disegnati sui muri: dai bambini che sfidano le regole giocando con un cartello di divieto al manifestante con il viso bendato che si prepara al tiro di un mazzo di fiori, lottando con la gentilezza. Dalle più importanti gallerie europee, la mostra si è spostata nelle stazioni italiane e – dopo Milano, Torino e Verona – ha raggiunto lo scalo più underground di Roma, sulle cui mura emerge perfettamente lo stile dissacrante dell’artista. Tutte le opere allestite

Banksy, No ball games (2009)

racchiudono infatti una critica alla società contemporanea o ai personaggi più influenti del panorama politico e culturale internazionale. Quello di Banksy è un occhio vigile che non si accontenta di notare le incoerenze e le crepe di un mondo

Una passata edizione del festival 20

globalizzato ma le combatte attraverso la street art, esponendo al mondo intero le sue stesse fratture, in un’esortazione continua a porsi delle domande e a non accettare mai la realtà da meri spettatori. theworldofbanksy.it

LEALTRENOTE LOMBARDIA FINO AL 4 SETTEMBRE Ghiacciai luminosi e acque limpide, valli ammantate di verde e boschi fitti e rigogliosi. I meravigliosi paesaggi della Valtellina fanno da sfondo alla 12esima edizione del festival musicale. Si spazia dall’opera al flamenco, dalla classica alle melodie contemporanee, passando per originali contaminazioni, per un totale di oltre 40 appuntamenti. Tema di quest’anno è l’harmonia mundi, una speranza e al tempo stesso un’esortazione a non perdere di vista le necessità di una pianeta che, sempre più chiaramente, chiede un ritorno all’equilibrio. lealtrenote.org


ARTE A 33 GIRI TORINO FINO ALL’11 SETTEMBRE Nel 1967, il padre della pop art Andy Warhol realizzava la cover del cosiddetto “banana album”, disco di debutto dei Velvet Underground, la band di Lou Reed. Quell’incontro avviò una piccola rivoluzione, segnando prepotentemente l’ingresso di due settori culturali – arte e musica – nei favolosi Sixties. Nei locali di Spazio Musa sono esposte circa 150 copertine d’autore, dai primi esperimenti della scena jazz alla collaborazione tra Bruce Springsteen e la fotografa Annie Leibovitz, fino alla cover dell’album di Lady Gaga firmata da Jeff Koons. Un viaggio tra i lavori che hanno contribuito a cambiare il mondo della musica, un disco alla volta. spaziomusa.net

La cover dell’album Andy Warhol’s Velvet Underground featuring Nico (1971)

FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE CAMOGLI (GE) 8>11 SETTEMBRE Quattro giorni tra innovazione, cultura e nuove suggestioni in un’atmosfera che regala incontri indimenticabili legati da un fil rouge potente: la libertà. Il programma prevede oltre 160 ospiti e più di 100 appuntamenti. La nona edizione si apre con la lectio dello storico Alessandro Barbero e prosegue con gli interventi, tra gli altri, del giornalista Enrico Mentana e dell’immunologa Antonella Viola. Un filone, in collaborazione con FS Italiane, main partner dell’evento, è dedicato alla libertà di viaggiare. Luigi Ferraris, AD del Gruppo, interviene sabato 10 settembre, nel panel Il mondo delle imprese davanti alle sfide delle nuove complessità sociali: sostenibilità, sviluppo, crisi energetica, ambiente. festivalcomunicazione.it Camogli (GE) in una delle passate edizioni del festival

SOMAINI E MILANO MILANO FINO ALL’11 SETTEMBRE Disegni, progetti, modelli, fotografie e lavori inediti per raccontare il percorso artistico dello scultore Francesco Somaini, una parabola lunga oltre 40 anni, dal 1948 al 1992. Diffusa in tre diverse sedi del capoluogo lombardo – Palazzo Reale, Museo del Novecento e Fondazione Somaini – la mostra Somaini e Milano ripercorre l’intera produzione del maestro nato a Como e conosciuto a livello internazionale. Le opere esposte rappresentano bene tutti gli ambiti della sua multiforme osservazione creativa: dalla grande stagione informale alla riflessione sul rapporto tra scultura, architettura e contesto urbano, fino all’ultima stagione caratterizzata dalla riscoperta del mito. palazzorealemilano.it | museodelnovecento.org Progetto per una sistemazione dell’area intorno al Duomo di Milano con una piazza a più piani per manifestazioni (1970) 21


AGENDA

FILM FESTIVAL DELLA LESSINIA BOSCO CHIESANUOVA (VR) 19>28 AGOSTO Ritorna sull’altopiano veronese la rassegna di cinema internazionale dedicata alla montagna, con un forte richiamo al green. Il tema di questa edizione è il mondo contadino: una realtà che ha acquistato una nuova importanza nell’equilibrio tra uomo e natura, a fronte dei cambiamenti che sconvolgono il Pianeta. Sono circa 30 i lungometraggi, cortometraggi e film di animazione a contendersi la Lessinia d’oro e quella d’argento. Il programma è ricco di eventi, mostre, laboratori per bambini e incontri. In uno di questi, l’astronauta Luca Parmitano, protagonista di viaggi nello Spazio ma anche di molte ricognizioni sui ghiacciai, interviene per raccontare lo stato di salute della Terra. ffdl.it

© Flavio Pettene

© Dan Kitwood/GettyImages

BIENNALE CINEMA 2022 VENEZIA 31 AGOSTO>10 SETTEMBRE Ci sono storie che catturano il cuore e la mente, in grado di tenere gli spettatori incollati allo schermo. Dal 31 agosto al 10 settembre, al Lido di Venezia, le infinite possibilità narrative del grande schermo si incontrano e si intrecciano in occasione della 79esima Mostra internazionale d’arte cinematografica. Madrina della manifestazione, che compie 90 anni, è l’attrice spagnola Rocío Muñoz Morales, mentre la giuria internazionale è presieduta dalla poliedrica Julianne Moore. Il Leone d’oro alla carriera viene assegnato alla diva francese Catherine Deneuve e al regista e sceneggiatore statunitense Paul Schrader, autore di cult come Taxi Driver e Toro scatenato. labiennale.org

Stalla del Barba, Lessinia

Giorgio de Chirico, Cavalli in riva al mare (Les deux chevaux) (1926) 22

IL MARE: MITO STORIA E NATURA CARRARA FINO AL 30 OTTOBRE Protagonista dell’esposizione è il mare italiano, un universo d’acqua che accoglie da millenni popoli e civiltà. Questo luogo vissuto da tutti, ma che non appartiene a nessuno, è raccontato attraverso una grande mostra a Palazzo Cucchiari. In sei sezioni, sono esposte le opere di 50 artisti che hanno rappresentato il mare dal 1860 al 1940, un arco di tempo che va dalla nascita del Regno d’Italia alla Seconda guerra mondiale. Vari stili e interpretazioni propongono un viaggio attraverso differenti scuole artistiche, dai macchiaioli ai cosiddetti labronici, dalla figurazione simbolista ai divisionisti. Con richiami a grandi individualità, come Giorgio de Chirico e Giacomo Manzù, e un’attenzione per gli autori toscani come il pittore Galileo Chini. ilmarecarrara


MUSICA & PAROLE PAESTUM (SA) FINO AL 20 AGOSTO Il Parco archeologico di Paestum e Velia, Patrimonio mondiale dal 1998, regala ai suoi visitatori un’estate tra arte, cultura e tanta musica. Il 5 agosto è un programma il live suggestivo di Vinicio Capossela, con le sue sonorità che attingono dal folk. Due giorni dopo si passa a un artista unico come Gegè Telesforo con il suo Impossible Tour 2022. Il 12 agosto, il pianoforte di Danilo Rea e la fisarmonica di Luciano Biondini si fondono nel concerto dal titolo Cosa sono le nuvole, mentre il 13 vanno in scena le atmosfere di gran classe targate Malika Ayane. Il gran finale è affidato all’inedita coppia formata da Raphael Gualazzi e Simona Molinari. G.B.

Il santuario meridionale di Paestum (SA)

TAUROMAQUIAS/TAUROMACHIE NAPOLI FINO AL 30 SETTEMBRE Organizzata dalla Fondazione quartieri spagnoli, l’esposizione è un’immersione in una cultura ancestrale profondamente connessa alla storia italiana e napoletana in particolare. La corrida è una pratica antica e ormai in declino, ma ha segnato per sempre l’immaginario popolare internazionale. Due le serie di fotografie contemporanee esposte: Eva Florentia e Maestranze. Entrambe permettono di ripercorrere le battaglie ancestrali tra essere umano e animale, indagando i rituali e le eleganti cerimonie che incorniciano la ferocia di una tradizione millenaria. foqusnapoli.it

Gianmaria De Luca, Eva Florentia

© Ilaria Magliocchetti Lombi

© Gianmaria De Luca

LOCUS FESTIVAL PUGLIA FINO AL 4 SETTEMBRE Il titolo della 18esima edizione del festival musicale più famoso della Puglia centrale è The rising sun. Proprio come il sole che sorge dal mar Adriatico e tramonta sullo Jonio, infatti, i concerti attraversano tutto il tacco dello Stivale, generando energia. Nelle piazze e nelle masserie di Bari, Brindisi e Trani (BT), si esibiscono artisti come il cantautore calabrese Brunori Sas e la songwriter Joan as Police Woman, passando per il molfettese Caparezza. Ma ci sono anche il folk di Mannarino, la cumbia della band Los Bitchos e l’elettronica del canadese Caribou, in una commistione di generi capace di accontentare chiunque. locusfestival.it Il cantautore Mannarino 23


GUSTA & DEGUSTA

di Andrea Radic

Andrea_Radic

andrearadic2019

VIGNA DORATA: FRANCIACORTA DALLE EMOZIONI AFFASCINANTI

© Matteo Rinaldi

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uisa Rocco, con la mamma Luciana, il papà Virgilio e il fratello Fabio vivono a Cazzago San Martino (BS), a pochi passi dal lago d’Iseo, dove produco-

Da destra Luisa, Fabio, Virgilio e Luciana Rocco di Vigna Dorata

no un eccellente Franciacorta che hanno chiamato Vigna Dorata, ispirandosi al colore che assumono le vigne a una certa ora del giorno. La cantina si trova in quella che, un tempo, era la cascina di famiglia, al centro dell’azienda agricola oggi dedicata esclusivamente al vino. Chardonnay e Pinot Nero sono i principali vitigni, dai quali nascono le diverse tipologie. Il Brut di ottimo carattere, il Nature delicato e piacevolissimo, il Rosè dal sorso vellutato. E poi il ricco Satèn millesimato, fino a 60 mesi sui lieviti. Di grande eleganza, è una bollicina emozionante, una liquida opera d’arte che unisce profumi perfettamente declinati a un sorso affasciante, bilanciato tra mineralità e acidità, un invito al secondo calice che non si può rifiutare. I Rocco sono una famiglia unita, capace di lavorare con passione, conscia che solo chi conosce le proprie origini può navigare verso il futuro. Sono un po’ come i loro Franciacorta: delicati, strutturati, piacevoli e identitari. Le bollicine di Vigna Dorata sono frutto del lavoro delle mani e del cuore. vignadorata.com

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nnanzitutto, il luogo: un’elegante struttura contemporanea, disegnata da Patricia Urquiola, affacciata sul lago di Como, pieds dans l’eau, a Torno. La terrazza del ristorante Al lago, all’interno del resort Il Sereno, è perfetta per gustare un cocktail studiato dal talentuoso Don Vidura Nilaksha Calambage, bartender cingalese che mixa la tradizione asiatica con i profumi delle erbe locali e si ispira agli Haiku, le poesie giapponesi. Vegetali, tuberi e radici, Contrasti e contraddizioni e Omaggio alla tradizione, sono i tre menu proposti dallo chef Raffaele Lenzi, un vero artista. Originale, identitario, capace di bilanciare con intuito infallibile materie prime e sapori, propone una cucina concreta, appagante e golosa. Inoltre, Lenzi ha viaggiato molto e assorbito diverse culture, proponendo le sue sintesi con grande armonia. Dai menù qualche suggerimento come il Riso riserva San Massimo, garum di polline e albicocche, originale e profondo, o Spaghetti all’olio di olive, a cui viene aggiunto un bricco di salsa per fare la scarpetta, da veri viziati del gu-

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© Nicolò Brunelli

SULLE SPONDE DEL LAGO DI COMO CHEF LENZI INCANTA CON LA SUA CUCINA

Da sinistra lo chef Raffaele Lenzi e il sous chef Andrea Rubano dell’hotel Il Sereno

sto. Irrinunciabili anche i Bigoli alla carbonara in due servizi, dove il guanciale viene cotto e servito a parte con perfetta consistenza. Cantina di ispirata geografia enologica curata dal giovane sommelier Kevin Nicolato. Al Sereno al Lago si vive un’esperienza felice, Lenzi si diverte moltissimo e la gioia è contagiosa. serenohotels.com


MITÙ: COLORI E SAPORI DELLA COLOMBIA IN UN MIX ELEGANTE E INFORMALE

La sala del Ristorante Mitù a Milano

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ttima cucina, ambiente elegante ma informale, servizio accurato e una mixology di grande qualità. La squadra che Iván Córdoba, ex giocatore dell’Inter, oggi dirigente sportivo, ha schierato a Milano insieme ai soci Luca Monica, Andrés Córdoba (che ha curato il design) e Filippo Ingraffia, è decisamente di livello. I piatti, creati dallo chef colombiano Alvaro Clavijo, che con il suo locale in patria ha raggiunto i primi posti nella classifica dei migliori 50 ristoranti dell’America Latina, sono realizzati dal resident chef Josè Narbona Rodriguez, che ha talento ed esperienza. Il menù consente di conoscere una cucina ricca di ingredienti provenienti dal Paese sudamericano, lavorati con cura, e gustare i suoi affascinanti sapori. Come l’ajiaco, una zuppa a base di patate, pannocchie e pollo molto amata in Colombia e condivisa in caratteristiche ciotole di terracotta nera. Tra i piatti da non perdere anche Granadilla, leche de tigre e anacardi e l’Empanada di pulled pork. L’ambiente è colorato e avvolgente, con ceramiche dipinte a mano che provengono da Antioquia. Il team, diretto da Andrea Beccaceci, lavora con grande passione e professionalità, cura ogni dettaglio e rende il Mitù un’esperienza davvero felice, da accompagnare con gli ottimi drink della bartender Myriam Riboldi. mitu-restaurant.com

QUELLENHOF SEE LODGE: ATMOSFERA TROPICALE NEL CUORE DELLE ALPI

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ervizi di altissimo livello permettono agli ospiti di vivere un’esperienza del tutto inedita tra le montagne dell’Alto Adige, dove la famiglia Dorfer ha aperto un luogo unico, il Quellenhof See Lodge. A San Martino in Val Passiria (BZ), in un’atmosfera tropicale, a seicento metri di altitudine, qui ogni dettaglio è pensato per ricordare colori, profumi, sapori e bellezza di un’isola tropicale. Anche le sistemazioni sono particolarmente ricercate: quattro ville extra lusso realizzate in mezzo a un lago artificiale con terrazza, una roof top villa, 21 suite di cui quattro con accesso diretto al lago (4500 m2 balneabili riservati ai soli ospiti). Ottocento m2 di spa e piscina privata con idromassaggio, sauna finlandese, lettini relax e un’amaca sospesa sull’acqua. E poi due ristoranti, l’Underwater immerso nell’acqua e il Bistrò. A guidare le brigate di cucina l’executive chef Michael Laimer, a suggerire gli abbinamenti enologici Matteo Lattanzi, maître e sommelier, con Elias Plunger, sommelier. Da un lato piatti leggeri e stagionali con materie prime del

L’Underwater restaurant al Quellenhof See Lodge

territorio, dall’altro non manca una proposta più decisa e alternativa. Al ristorante sott’acqua trionfa una cucina di pesce in continua evoluzione. Non mancano trattamenti benessere e relax per riconciliarsi con la vita guardando le montagne. quellenhof-seelodge.it 25


WHAT’S UP

RADICI BLUES IN TOUR PER TUTTA L’ESTATE NELLE PIÙ BELLE LOCALITÀ MARITTIME, IRENE GRANDI RIPARTE DAL PASSATO PER TROVARE NUOVA LINFA VITALE di Gaspare Baglio

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rendete una delle più importanti cantautrici nostrane, aggiungete i grandi brani italiani e internazionali dal sapore blues e versate tutto su un palcoscenico. Ecco che l’estate si infiamma con Io in blues, un tour unico come lo è Irene Grandi, bravissima rockeuse che ama mixare sperimentazioni e novità. Ad agosto, l’artista si esibisce nelle più belle località marittime italiane, da Otranto (LC) a La Maddalena (SS), da Lerici (SP) a Camogli (GE) fino ad arrivare a Milano, il 14 settembre, per il Polimifest. Hai definito questi live un atto d’amore. Perché? Mi sono voluta riconnettere al mio passato, alle radici, a quando ho cominciato a cantare nei locali, formando il gusto e il colore della mia voce. Ho iniziato ad affacciarmi a questo mondo grazie al rhythm & blues, a nomi come Prince, Etta James, Aretha Franklin, Tracy Chapman, e a pellicole come The Blues Brothers. Nonostante sia sempre stata una persona solare, durante la pandemia mi si era aperto un vuoto. E, così, ho pensato fosse giusto ricollegarmi a ciò da cui venivo. Questo grazie anche alla pratica dello yoga, che invita a trovare le proprie radici e a riscoprirle. Nel tuo concerto ci sono vari brani internazionali. Qualche riferimento italiano? Ci sono anche pezzi di Pino Daniele, che si autodefiniva l’uomo in blues. E poi le canzoni di Lucio Battisti e certi arrangiamenti anni ‘60 di Mina. Di lei canto E poi, un pezzo stupendo che spero di far uscire anche come video entro la fine dell’estate: un piccolo as26

gasparebaglio

saggio di questa esperienza. E tra le tue hit? Abbiamo rivisitato quelle che meglio si prestavano a questa operazione come Se mi vuoi, Bum Bum e Prima di partire per un lungo viaggio, uno dei miei pezzi preferiti perché si presta a tutti gli stili e non annoia mai. Devo dire che pure La tua ragazza sempre è particolarmente riuscita: il ritornello viene investito dal suono dell’organo Hammond che ci sta a meraviglia. A luglio hai partecipato come protagonista all’opera rock The Witches Seed di Stewart Copeland. Come è andata l’esperienza? È stato uno show molto ambizioso. Il Tones Teatro Natura che ci ha ospitato, in un’ex cava di pietra a Oira, nel territorio di Crevoladossola, in Piemonte, è molto grande e suggestivo, contestualizzato in un ambiente che ricorda il Medioevo. Abbiamo piantato il seme e versato l’acqua. Vediamo se l’anno prossimo uscirà un fiore. Cosa farai prossimamente? Lavorerò a qualcosa di inedito con persone del mio passato per trovare nuova linfa. Vorrei fare un mio best of in teatro: è un luogo in cui mi trovo bene, un ottimo spazio per potermi esprimere. In Finalmente io dicevi di essere «da sempre arrabbiata, da sempre sbagliata». È ancora così? Trovo poche persone che la pensano come me, sono old school: parto dalla musica e mi sento legata a un certo modo di progettare con qualità, senza seguire la moda. Questo a molti sembra sbagliato perché non mi favorisce, ma sono testarda e vado avanti.

Una strofa della Cometa di Halley racconta di una stella che «ferì il velo nero che immaginiamo nasconda la felicità». Tu l’hai trovata? Pratico yoga e la ricerca interiore mi ha aiutato a capire che c’è un luogo calmo e pacifico dentro di noi. Sei credente? La disciplina dello yoga di Vaishnava indaga la comunione con la divinità dentro e fuori di noi. In un momento in cui parlare di Dio sembra quasi scandaloso, io sento forte l’esigenza di un contatto con Lui. È un modo per ritrovare il significato della vita. Io l’ho trovato. Il viaggio più importante che hai fatto? In Oriente, nel 2010, macinando chilometri in solitaria. È coinciso con la mia ricerca di autenticità dopo anni passati nel music business. Un periodo che mi ha consentito di vivere come mi piaceva e condividere il mio mondo. Ho iniziato a coltivare altri aspetti oltre alla carriera, cercando qualcosa dal sapore eterno negli insegnamenti yoga e vivendo relazioni disinteressate, non per forza legate al lavoro. Bisogna affrontare gli up e down con la giusta consapevolezza. Il successo va e viene, l’amore per la musica resta. Cos’hai capito di te? Sono un individuo unico e irripetibile che porta avanti il suo sentiero. Ogni tanto mi perdo nella selva oscura, cerco di essere il più possibile vicina al mio sentire, la felicità qualche volta mi fa visita e, forse, va bene così. irenegrandiofficial


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WHAT’S UP

RAINBOW

© Seda

JAZZ

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IL TROMBETTISTA PAOLO FRESU PRESENTA LA 35ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL CHE DAL 7 AL 16 AGOSTO ILLUMINA LA SUA BERCHIDDA, IN PROVINCIA DI SASSARI di Gaspare Baglio

«Q

uest’anno Time in Jazz è connotato dal sottotitolo Rainbow, nel segno di tutte le diversità, oltre che della condivisione e della pace rappresentata dai suoi colori». Il trombettista Paolo Fresu descrive così il festival che dal 7 al 16 agosto illumina la sua Berchidda, in provincia di Sassari, e altre località del nord della Sardegna. Un evento che esalta la ricchezza delle differenze e non è fatto solo di musica. Ci sono una miriade di eventi collaterali di cinema, letteratura, arte e fotografia, senza dimenticare il progetto parallelo Time to Children, in cui gli artisti della kermesse si relazionano con giovanissimi musicisti in erba, consci dell’importanza di sviluppare la musica durante l’infanzia. Come è cambiato il festival? È cresciuto e ha compiuto 35 anni. Quando è nato, c’era un palcoscenico in una piazzetta e qualche centinaio di spettatori, composti da amici e parenti. Si svolgeva i primi di settembre, le temperature erano rigide. Per riscaldare gli animi dei presenti, mio padre portava un bottiglione di acquavite sarda fatta da lui, il filu ferru, per distribuirla a tutti. Prima della pandemia, invece, abbiamo raggiunto circa 35mila presenze in dieci giorni. Ora il palco è molto più grande e si trova nella piazza principale del paese. Mio padre non c’è più, ma quell’idea della distribuzione del filu ferru è idealmente rimasta: la kermesse mantiene artigianalità e attenzione all’ospitalità e al calore umano. Questa cosa non è cambiata nel tempo. Come sono stati scelti i nomi che prendono parte alla manifestazione?

gasparebaglio

Ogni anno si pianifica un programma attorno a un tema. Gruppi e artisti devono rispondere alla costruzione tematica di quella edizione. Se abbiamo bisogno di un musicista che è in Nuova Zelanda lo facciamo venire appositamente consci che, se non ci fosse, mancherebbe la nota giusta per il proseguo della composizione della sinfonia. Quest’anno sono particolarmente contento di avere il sassofonista americano Archie Shepp, colonna storica del jazz mondiale, da sempre impegnato anche nella battaglia sociopolitica contro il razzismo. Il Time in Jazz è inaugurato da Tosca. Che cosa canterà? È consuetudine che il festival si apra all’Agnata, il buen retiro di Fabrizio De André immerso nella natura tra le rocce della Gallura. Come è stato per gli artisti precedenti, Tosca canterà De André a casa di De André e sarà un’emozione enorme. La gente viene all’Agnata in pellegrinaggio per salutare e ricordare uno dei massimi poeti del ‘900. I musicisti sentono questa responsabilità e danno molto di più e il concerto diviene unico e irripetibile. Tu cosa farai al festival? Accoglierò gli artisti e sarò presente a tutti gli eventi, introducendoli. Un evento come questo necessita di un’anima e di una voce singola che poi diviene plurale. Infine, chiuderò la kermesse il 16 agosto suonando in duo con la pianista Rita Marcotulli, al tramonto, nella Peschiera di San Teodoro. Stiamo vivendo un periodo complesso: come può aiutarci la musica? È un potentissimo strumento per raccontare la bellezza della vita e

del mondo, per arricchirci interiormente facendoci scoprire noi stessi e migliorando il rapporto con gli altri. Consumata dal vivo, poi, amplifica le emozioni e ci aiuta a stabilire una relazione con la natura, dalla quale la musica proviene. Vivere tutto questo in un momento così difficile è un privilegio che dovrebbe tramutarsi in un diritto. Il festival fa parte di una rete che riunisce le kermesse ecosostenibili. Di cosa si tratta? Siamo stati tra i primi a mettere in atto misure come l’utilizzo di un sistema capace di alimentare i concerti con energia solare. Oggi siamo parte del progetto Jazz Takes the Green che coinvolge 20 rassegne afferite all’associazione I-Jazz rispettando un protocollo di intenti ecosostenibili. Il nostro settore ha mostrato una spiccata sensibilità verso le problematiche del nostro tempo, prendendo chiare posizioni su come la musica possa essere vissuta in chiave di responsabilità sociale. Dopo 35 anni, se dovessi tirare le somme, come descriveresti questo evento? È un viaggio. Musicale, creativo, umano, sociale, politico. Un figlio diventato grande, ma che resta sempre nei pensieri serali. Una scommessa da vincere ogni giorno. Quale? Quella di credere che anche in un piccolo centro della Sardegna sia possibile costruire un mondo dal quale tutto parte e tutto torna. Come vedi il futuro del festival? Radioso. Non potrebbe essere altrimenti quando, dopo la tempesta, si manifesta l’arcobaleno. timeinjazz.it

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WHAT’S UP

IL GRANDE BLU DA QUASI 30 ANNI LA CONDUTTRICE DONATELLA BIANCHI RACCONTA SU RAI1 I SEGRETI DEL MARE, CHE LA ACCOMPAGNA DA QUANDO ERA BAMBINA di Gaspare Baglio

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© Ufficio Stampa Rai

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er noi non è una vacanza, lavoriamo dove gli altri si divertono». Donatella Bianchi conduce da quasi 30 anni Linea Blu, in onda il sabato, alle 14, su Rai1. La trasmissione sensibilizza il pubblico sugli aspetti culturali, economici, sociali, scientifici e ambientali legati al patrimonio marittimo e nautico dell’Italia e del Mediterraneo. Cosa ti ha insegnato il mare? L’arte della pazienza. Quando ero piccola mio padre – il classico lupo di mare col volto scavato dalla salsedine e dal sole – mi portava a pescare con lui nel Golfo della Spezia. Con lui ho potuto sperimentare la bellezza dell’attesa, del profumo e del suono della risacca marina. L’ho perso molto giovane e in ogni nuova navigazione è come se lo portassi con me. Come si può avere un approccio consapevole con questo elemento naturale? Negli anni siamo cambiati noi e anche il mondo. Durante il lockdown abbiamo fatto incontri e avvistamenti pazzeschi: il mare si era ripreso i suoi spazi. Ora siamo tornati a invaderlo e gli animali marittimi si sono nascosti. Ma il mare è resiliente e dove ci sono le aree protette la fauna torna a vivere, riallacciando una relazione sana con l’uomo. Invito sempre tutti a nuotare in queste acque, rispettando le regole. Ci consigli un’area protetta? Potrei dirti quella del Parco nazionale

delle Cinque Terre, di cui sono presidente, raggiungibile anche in treno. Ma tutte le aree sono interessanti e ognuna racconta una storia diversa. Per non scontentare nessuno ne scelgo una all’estero: le Isole Medas, in Spagna, che hanno sfruttato al massimo le acque protette e le aree di diving per creare un’economia rispettando la natura. L’obiettivo di Linea Blu? Siamo stati i primi a raccontare il mondo costiero con grande cura delle immagini e delle musiche. Aiutiamo a diffondere una cultura del territorio, volano per il turismo, grazie al rapporto di fiducia con lo spettatore.

Cerchiamo di valorizzare la biodiversità mandando segnali di allarme, ma anche di convincere gli italiani ad avere fiducia nel consumo di pesce. Oggi tutti raccontano il mare, ma noi ci difendiamo con l’autorevolezza, dando spazio alla ricerca scientifica applicata: alziamo l’asticella del messaggio pur facendo intrattenimento. Un’emozione legata al mare? In piedi nel punto zero, nel cuore del Mediterraneo, dove c’è una secca, tra la Tunisia e la Sicilia, a 60 miglia nautiche dall’isola di Marettimo. Sembrava di camminare sul mare. donatellabianchiofficial




UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura

di Giulia Ciarapica [blogger culturale e scrittrice dell’accademia Molly Bloom*]

EMICRANIA NELL’ULTIMO LAVORO DI TAMÁS GYURKOVICS, LA STORIA VERA DEL CUSTODE DEI GEMELLI NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AUSCHWITZ-BIRKENAU

«D

ovrei essere morto, perché chi non ha fatto la resistenza non può essere innocente, chi è sopravvissuto senza opporsi è certamente colpevole». Queste sono le parole che continua a ripetersi Ernő Spiegel, conosciuto nel campo di AuschwitzBirkenau come Zwillingsvater, “il padre dei gemelli”. Lui non è solo il protagonista del romanzo Emicrania, dello scrittore ungherese Tamás Gyurkovics, ma è di fatto un uomo, realmente esistito, che ha pagato per tutta la vita – con un profondo, immutato senso di colpa – il proprio ruolo all’interno del campo di concentramento: ebreo, deportato, fu scelto dal medico nazista Josef Mengele come custode dei gemelli su cui venivano eseguiti gli esperimenti. Già nella seconda parte del suo romanzo d’esordio, La valigia di Mengele, Gyurkovics si era occupato dell’“Angelo della morte” – Mengele, appunto – e del suo processo a Gerusalemme; qui, fra i tanti testimoni, c’era proprio Spiegel, o Spielmann come veniva chiamato nel campo. Ma in questo secondo lavoro, sostenuto da una grande e approfondita ricerca storica, Spiegel, Mengele e i gemelli diventano il fulcro di quello che si rivela non un semplice romanzo ma un vero e proprio documento. Il libro è diviso in sei parti e quelle che più colpiscono il lettore, per

potenza narrativa ed enorme senso di realtà, sono la seconda e la penultima: in una, Spiegel ripercorre la sua intera esperienza (in un lungo racconto alla moglie Nitza) come supervisore dei gemelli selezionati per la sperimentazione umana e dunque si sente complice, “collaboratore” del massacro e per questo colpevole. Una volta assicurato il benessere fisico dei ragazzi, ciò che restava era accompagnarli verso la morte. L’altra parte, invece, è quella del processo al criminale di guerra tedesco Adolf Eichmann, che Spiegel, così come altri sopravvissuti, seguì via radio. La forza della narrazione sta nella capacità dell’autore di dire senza urlare, di mostrare le cose senza scaraventarle lontano, di far sì che tutto diventi chiaro senza far parlare la violenza. L’odio, il senso di colpa, l’orrore: tutto emerge con veridicità anche nei passaggi più velati, quelli in cui a parlare sono le cose non dette, i silenzi, le emicranie di cui il protagonista soffre ogni volta che viene sfiorato l’argomento, il senso di colpa. Quella di Spiegel è stata una rincorsa alla colpa, cercata, non voluta ma in qualche modo accolta: questo romanzo-documentario non è solo un prestigioso lavoro storico, ma anche un testo in cui si concentrano i sentimenti della natura umana, i più ambigui e pericolosi. La ricerca della memoria si muove di pari passo con la

fine analisi psicologica di tutti i personaggi, anche quando i residui della Shoah sembrano meno evidenti. Resta sullo sfondo il problema dei problemi, il perché più grande, insoluto: cosa resta di chi resta? Chi sono i sopravvissuti? E come si riacquista la propria identità dopo aver sfiorato la morte? Gyurkovics non dà una risposta, com’è giusto che sia, ma pone altre domande che potrebbero esserlo.

Bottega Errante Edizioni, pp. 304 € 17

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UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA EMICRANIA La scrivania del padre […] «Silenzio, basta con Auschwitz». Nitza Spielmann scaccia i figli. «Sono le cinque meno un quarto», aggiunge, «vostro padre potrebbe arrivare da un momento all’altro». La ragazza annuisce obbediente, si liscia la gonna con il palmo della mano. Saluta la signora Fischel, la vicina di casa, e va nella stanza grande. Nei giorni feriali Judit ha il privilegio di poter fare i compiti alla scrivania di suo padre, un mobile rivestito di panno verde che ricorda il vecchio mondo, ma che non è stato fabbricato di là – un oggetto del genere sarebbe stato troppo ingombrante da portare in nave – bensì è opera di un falegname locale che i genitori avevano incontrato ancora a Be’er Ya’akov. Alcune tempeste di vento rendevano spiacevole l’inverno del ‘49, e alla fine anche gli Spielmann furono fatti traslocare, dalla loro tenda precaria, in una delle case di pietra del campo profughi, dove incontrarono il falegname. Allora la famiglia era composta soltanto da Zvi, Nitza e Judit, il bambino è nato qui, in via Bizaron, dove i vicini sono gente come loro: cechi, polacchi e ungheresi; superstiti come loro. A un cenno della madre scatta in

piedi anche Israel per affrettarsi dietro a sua sorella; lui non prende ancora parte alle conversazioni ma ascolta con attenzione le storie degli adulti. A causa della visita della signora Fischel, Judit è rimasta un pochino indietro con i compiti, ma nemmeno adesso è assorta nello studio del suo libro. Getta frequenti occhiate alla porta dove sta per comparire suo padre, che si toglierà il cappello, appenderà alla gruccia la giacca di stoffa pesante che insiste a indossare pure in quella calura, si laverà le mani, e infine darà un bacio a ciascuno dei suoi. […] Terra promessa […] «Conosci la storia fino alla fabbrica di mattoni di Sajovits. Era il punto di raduno anche per voi, di Svaljava. Ma pure per quelli di Szentmiklós e di Vereckei. Per tutti quelli dei dintorni. I più avveduti si impiccano già là, quando vedono le figlie portate dai gendarmi dietro i forni dei mattoni, o quando per la quarta volta viene strappato via il vestito della madre per vedere se ha nascosto qualcosa nelle mutande. Capisco la corda, Nitza. Ancora non ci portano via i legacci delle mutande e le cinture dei pantaloni. Non ho idea di dove potevano trovare un punto tranquillo in quella confusione. La fabbrica di mattoni è pessima ma

© alexanderuhrin/AdobeStock

L’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau in Polonia

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il viaggio di tre giorni è pure peggio. In 80 in un vagone. Non ci danno da mangiare. E nemmeno da bere. Nostro padre sopravvive a malapena. È successo anche a voi, non entro nei dettagli. Aspettiamo il capolinea come fosse la terra promessa. Le due del mattino, luce accecante. Terra promessa. Riflettori. Freddo, alba di maggio, dapprima piacevole. Si muove tutto intorno a noi, rumorosamente. Conosci la rampa degli ebrei. Prima, in una fila, le donne e i bambini, gli uomini separatamente. Poi la selezione. Mia madre, mio padre, tutti i parenti mandati a sinistra. Pure Magda con suo figlio. Io a destra. Ordini, urla. Cani. Sai anche dei cani. […] Lo Zwillingsvater […] Zwillinge, Zwillinge! Uno delle SS ci gira intorno e sbraita. I gemelli si facciano avanti. La mia mano si solleva come se non fosse mia. Bist du alleine? sbraita la guardia sputandomi la saliva addosso. Non aspetta la risposta, forse presume che io non possa averlo capito. Mi tira fuori dalla fila con forza e mi spinge in un’altra. Rimango dove mi ha sospinto. Sull’attenti come un cretino. Non me ne accorgo, il mio corpo agisce per conto suo, si mette sull’attenti se sente un ordine. Ai lavori forzati ci davano le scudisciate se non ci raddrizzavamo come i vitéz


© Ansa-Archivio/TO

Un assaggio di lettura

Bambini prigionieri ad Auschwitz-Birkenau

ungheresi. «Vitéz magiari, attenti» urlava il sergente Almási e si sganasciava dalle risate. L’ufficiale elegante si accorge di me. Si avvicina e mi chiede se ho fatto il militare. Gli rispondo dicendo di sì, che ho servito l’esercito cecoslovacco. Sì, Nitza, è lui. Guanti di pelle, stivali tirati a lucido, il berretto piantato sulle ventitré. Sono veramente un gemello? Sì. E dov’è l’altro? Fra le donne, melde gehorsam. Allora che aspetta, si muova, avanti. Tolgono Magda dalla fila. Fa cenno a mia madre e a Shmúel di proseguire. Fa pure una carezza al bambino. Mia madre sorride. Credo perché pensa che suo figlio persino lì abbia saputo sistemare bene le cose. «Insomma, lei è ceco?». «Ungherese, Herr Hauptsturmführer». «Ma ha servito nell’esercito cecoslovacco». «Sì, è vero, Herr Hauptsturmführer». «Quindi parla il ceco». «Anche lo slovacco e il russo, Herr Hauptsturmführer». «Il tedesco e lo yiddish?». «Sì, Herr Hauptsturmführer». «Ho un compito militare per lei» annuisce soddisfatto e fa di me uno Zwillingsvater. Cioè, devo occupar-

mi delle coppie di gemelli maschi. Devo registrarli all’arrivo. Devo distribuire le razioni di cibo mattina e sera. Devo prepararli agli esami medici, devo fare da interprete per loro e badare che non vadano in giro. In generale, devo mantenere l’ordine, ma non si tratta di un ordine semplice, bensì assicurare la quiete necessaria per il lavoro scientifico, amico mio. Non è quello che dice. Dice soltanto che spera che io non lo deluda. «Non lo deluderò, Herr Hauptsturmführer»: Da quel momento in poi sarò chiamato Zwillingsvater. Il padre dei gemelli. Eppure ho un mio nome, come chiunque altro. A-7729. Ma tutti mi chiamano così. Le SS, i superiori, i kapò, i medici del Sonderkommando. I bambini? Loro no, Nitza. I bambini mi chiamavano zio Spielmann. Bello, non è vero? Uno zio di 29 anni. Campo B2F, blocco 14. Direttamente accanto al Canada, dall’altra parte della staccionata. Sai dov’era il Fußballplatz, il campo da calcio? Era là. Non solo gemelli, anche malati ordinari. Di ogni genere, dermatologici, invalidi. Malattie veneree, la mattina facevano davanti a noi le iniezioni ai loro cosi. E nani. Nel no-

stro blocco ci sono pure dei nani. Sai chi? Per esempio gli Ovitz. Sì, proprio loro. Hanno il cinema a Caifa. La mattina del 28, quando trasloco, la baracca è quasi vuota. Incontro solo alcuni gemelli. I Salamon, Sanyi e Tibi, quelli che hai visto davanti al teatro. Un giorno te lo racconterò. D’accordo, oggi stesso! Oggi racconto tutto. […] Il sogno […] Quella notte il contabile del teatro sogna il processo. Lo chiamano a rendere testimonianza, ma non si mette alla destra del pulpito al modo degli altri testimoni, bensì al centro, come in un film americano. Eppure il banco dei testimoni è al suo posto anche nel sogno, forse è solo più grande che nella realtà, perché non è occupato da una sola persona ma almeno da una dozzina, da combattenti del ghetto e da partigiani, se non altro quelli che Spielmann riconosce: Abba Kovner, Yitzhak Zuckerman e Mordechai Anielewicz, che da tempo non è fra i vivi, e ne sa le fattezze solo dal libro di storia di sua figlia. L’aspetto più strano però è la gabbia di vetro calata sopra la testa di Spielmann, la stessa che avvolge l’imputato; la luce ci si frantuma so35


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura di suo figlio, la camicia da bambino gli sta stretta sulle spalle e sul petto, non può nemmeno abbottonarla. Cameri guarda il terzo giudice che però non lo sorprende. Eszter, la collaboratrice dell’ufficio numero sei, troneggia con un sorriso un po’ folle dietro il pulpito. «Si dichiara colpevole?» domanda il giudice capo. Ernő Spielmann è confuso. «Non sono stato citato come testimone?». «Non sia ridicolo» risponde Moti Ben Amotz. «Qui nessuno può essere solo testimone». «Ti dichiari colpevole?» ripete la domanda sua figlia. Spielmann vuole rispondere ma, malgrado lo sforzo, alla sua gola non esce un suono, neppure un rantolo inarticolato. «Non è colpevole!» grida qualcuno dalla platea. «Non è colpevole, è un eroe! Eroe, eroe, eroe!» grida ancora la voce. Anche senza voltarsi Spielmann sa che è sua moglie. Il suo avvocato difensore, László Fischel, solleva di lato i palmi delle mani per richiamare quella persona all’ordine. Non esageriamo, dice il suo sguardo, la bocca invece dice

no, «signor giudice, il testimone non è colpevole». «Lo è, invece» strilla il procuratore, o meglio i procuratori, perché sono due, in più si somigliano come due gocce d’acqua. «Saranno gemelli siamesi» pensa Spielmann, perché indossano un abito talare in due, sono avvolti in un’unica immensa cappa nera. «Chi sono, chi saranno mai» si lambicca il cervello, perché li conosce ma non sa come. «Invito il procuratore Büchler a illustrare l’atto d’accusa» dice Eszter e getta uno sguardo lungo e significativo al testimone. (…) «Collaboratore» dice ora uno dei due Büchler. «Collaboratore» echeggia il secondo, dopodiché entrambi sprofondano in un silenzio offeso. «Una sola parola?» domanda Fischel. «È tutto qui, l’atto d’accusa?». «Zona grigia» prosegue uno dei due gemelli siamesi. «Ernő Spielmann era in pratica un funzi». «Funzionario» spiega l’altro. «Colpevole, non innocente, lo dimostra il fatto che è rimasto in vita. Un sopravvissuto non può essere innocente, prego di tener conto della presunzione di colpevolezza». […]

© Yanukit/AdobeStock

pra e all’interno ogni parola echeggia cavernosa. Il consiglio è composto da tre giudici che interrogano a turno Spielmann, lui però all’inizio non capisce né le domande né le proprie risposte perché di volta in volta è preso dal giudice del momento. Perché nel sogno il processo non è condotto dai tre magistrati che lo conducono nella vita reale, il presidente è un giovane che Spielmann riesce a riconoscere solo gradualmente. Si tratta di Moti Ben Amotz, il servo di scena del Cameri, di cui già il nonno era sabra. È più giovane, più abbronzato e più muscoloso che nella realtà, è forse pure più alto, ma è difficile capirlo perché sta seduto. Nell’aspetto ha qualcosa di grottesco che fa ridere e spaventa allo stesso tempo, Spielmann non riesce a metterlo a fuoco finché non guarda l’altro giudice vicino a Ben Amotz. È sua figlia Judit. Lei invece è più grande della sua età reale, è ormai una giovane donna pronta alla maternità, e irradia tanta forza vitale. Israel! ricorda Spielmann all’improvviso. Era questo che rendeva strano il servo di scena. L’uomo indossa gli abiti

ACCADEMIA MOLLY BLOOM* La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business. mollybloom.it 36


Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi ENERGIA DELLA FERTILITÀ Fabrizio Cerusico Anima Edizioni, pp. 208 € 18 Esiste un’energia della fertilità? A quanto pare sì. Secondo l’autore la capacità di avere figli, intesa come possibilità di esprimersi al meglio, dipende dal livello energetico e dall' equilibrio tra salute fisica e mentale. Da certezze mediche e dati scientifici crea un metodo unico e originale, una sorta di scatola magica con strumenti capaci di potenziare la salute e innescare la guarigione, lavorando su stabilità emotiva e mentale. Da non dimenticare la medicina tradizionale.

QUELL'ALTRO MONDO Azar Nafisi Adelphi, pp. 448 € 26 Prima donna eletta al Parlamento iraniano, Azar Nafisi fu esiliata in patria e prigioniera di un regime totalitario ostile a tutto. A causa delle restrizioni del governo degli ayatollah, le fu impedito anche l’insegnamento della Letteratura angloamericana. La scrittrice di Teheran torna a occuparsi di Vladimir Nabokov, autore russo da lei tanto amato, con un approfondimento nel suo universo, arricchito da nuove percezioni e interpretazioni.

DON CHISCIOTTE IN SICILIA POKER A LAS VEGAS Roberto Mandracchia Giuliano Malatesta Minimum Fax, pp. 218 € 16 66thand2nd, pp. 144 € 15 Lillo Vasile, ex professore in pensione Che cos’è Las Vegas? L’ultimo posto appassionato di romanzi gialli, si onesto d’America, dove l’etica del convince di essere il commissario capitalismo è messa a nudo senza Salvo Montalbano. Con la sua fedele scorciatoie e ipocrisie. L’autore c’è stato spalla Fazio, che in realtà si chiama in occasione del torneo World Series Ousmane ed è un venditore ambulante of Poker e ha curiosato dietro le quinte, senegalese, diventa protagonista di ascoltando storici e imprenditori e un delirante carosello di incontri, risse, chiacchierando con personaggi bizzarri. evasioni e agguati per raggiungere Il risultato è un reportage che parla due obiettivi: essere degno dell'amore dell’America di oggi e un ritratto di una della sua Livia e riportare la giustizia in metropoli assolutamente non banale, terra sicula. Un romanzo divertente e ultimo totem di quel che rimane del tenero, perfetto per l’estate. Novecento capitalistico.

KIEV Nello Scavo Garzanti, pp. 160 € 15 L’inviato di Avvenire, tra i più esperti corrispondenti di guerra italiani, sta seguendo il conflitto in Ucraina fin dai primi giorni dell’invasione russa. Da allora, registra senza censure il rapido tracollo di una situazione che si fa sempre più pericolosa: il trasferimento delle ambasciate, le esplosioni, le colonne di carri armati, il disperato esodo dalle città, le perdite umane e le distruzioni. Ma, soprattutto, dà voce ai civili disperati che stanno subendo questa guerra.

L’ANNO CAPOVOLTO Simone Innocenti Blu Atlantide, pp. 192 € 16,50 Tutto accade il giorno e la sera di Capodanno, in una villa sul mare toscano, con i benestanti Giulio e Francesca e una carrellata di amici. Tante storie di affetto e amore, invidia, desideri e soldi, accompagnate da segreti nascosti che, improvvisamente, nella notte più festosa dell’anno, si svelano chiarendo chi sia realmente ognuno dei protagonisti. 37


Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti PICCOLINA TUTTA MIA Ulf Stark, illustrazioni Linda Bondestam Iperborea, pp. 48 € 15,50 (da 3 anni) Un albo illustrato che racconta l’incontro tra una scintilla di sole e una creatura grigia. Dopo molto tempo trascorso in solitudine, nel buio profondo della montagna, finalmente la creatura ha qualcuno da accudire, ma la scintilla può fermarsi con lei solo poche ore. Nel tempo trascorso insieme le parla delle meraviglie del mondo e dei suoi colori, lasciandole in eredità una nuova luce dentro. Una storia di nostalgia e fiducia, il ritratto di un’amicizia speciale.

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BEEZUS E RAMONA Beverly Cleary, illustrazioni Jacqueline Rogers Il Barbagianni, pp. 184 € 14,90 (da 8 anni) Ramona ha quattro anni, una fantasia sconfinata e un’energia incontenibile. Beatrice, detta Beezus, è la sua sorella maggiore, ha dieci anni e uno sguardo diverso sul mondo. In questo classico americano, accompagnato da illustrazioni semplici ma efficaci, si raccontano sei piccoli camei di quotidianità, episodi esilaranti, buffi e a tratti surreali, che descrivono alla perfezione le dinamiche che possono innescarsi tra sorelle in fasi differenti di crescita.

MISS DICEMBRE E IL CLAN DI LUNA Antonia Murgo Bompiani, pp. 224 € 15 (da 11 anni) Miss Dicembre ha 15 anni, molte esperienze alle spalle e risponde a un annuncio per un posto da bambinaia. Il suo datore di lavoro è l’Uomo Nero, che ha bisogno di qualcuno per la cura di suo figlio Corvin, un ragazzino irritante che sa trasformarsi in fumo e nascondersi tra la cenere. Una notte, tre sconosciuti entrano in casa mettendo alla prova Miss Dicembre ma lei scoprirà dentro di sé una riserva di astuzia e coraggio. Premio Strega ragazze e ragazzi 2022 come miglior esordio.

IL PRINCIPE BLU E LA STREGACCIA DIARIO DI UN RAGAZZO INVISIBILE AMEDEO MODIGLIANI. JOLI COMME UN COEUR LEVAFORZE AMMAZZAMUSCOLI   Hélène Vignal Federica Chezzi, Angela Partenza, illustrazioni Paola Pasquino, Giorgia Rollo   Camelozampa, pp. 112 € 9,90 (da 11 anni) Francesco Pavignano Edizioni La Meridiana, pp. 48 € 10 (da 7 anni) Vivien vive in una casa molto affollata Maria Pacini Fazzi editore, pp. 48 € 14 (da 7 anni) Il principe Gaetano ha un mantello blu con cui insieme alla sua numerosa famiglia. È il 1906 e Modigliani arriva a Parigi per protegge il suo regno. Un giorno la Stregaccia Nessuno, però, si accorge di lui. vivere e realizzare il suo sogno d’artista. Levaforze Ammazzamuscoli, la Sla, fa un I fratelli, i cugini, perfino i suoi genitori Nella capitale francese, in un clima incantesimo e il corpo del protagonista si sembrano ignorare la sua presenza. di fermento culturale, il pittore livornese trasforma fino a non potersi più muovere. Vivien non ne fa un dramma e, certo di riuscirà a farsi strada e a mostrare il suo Con la formula magica «Io posso», però, la avere il dono dell’invisibilità, decide di linguaggio inconfondibile. I suoi ritratti, fattucchiera non fa più paura e nel principe si appuntarsi con precisione scientifica fatti di pennellate nette e colli lunghi, sprigiona la libertà di essere felice nonostante ogni episodio che possa confermare cambieranno per sempre il volto la malattia. La fiaba racconta la storia di la sua tesi. Un romanzo insolito e dell’arte. Un libro interattivo che dialoga Gaetano Fuso, poliziotto con la Sla insignito divertente che racconta con ironia la con i piccoli lettori per aiutarli a scoprire, del titolo di Cavaliere dal Presidente Sergio difficoltà di trovare il proprio posto nel attraverso il gioco, i segreti dei dipinti di Mattarella. G.B. mondo. A.A.D. Modigliani. A.A.D. 38



INCONTRO

MA CHE

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MUSICA,

STEFANO! di Gaspare Baglio

È

gasparebaglio

senza dubbio l’enfant prodige di Rai2. Dopo una stagione gloriosa al timone del varietà Stasera tutto è possibile e del programma Bar Stella, Stefano De Martino fa impennare gli ascolti della seconda rete del servizio pubblico anche con la kermesse itinerante Tim Summer Hits, condotta insieme ad Andrea Delogu, che porta i big della musica nostrana e internazionale nelle piazze italiane. Il programma, in onda fino all'11 agosto, ha già superato il 12% di share confermando l’apprezzamento del pubblico nei confronti di questo (già amatissimo) conduttore, lanciato come ballerino nel 2009 dal talent show Amici di Maria De Filippi. La prossima stagione tv lo vede al timone di un trittico di trasmissioni niente male. La più curiosa è Sing Sing Sing, riadattamento italiano del game show musicale americano That’s my jam, di Jimmy Fallon. Intrattenimento allo stato puro con toni da feel good comedy. Dal 22 novembre al 29 dicembre, poi, ogni martedì, mercoledì e giovedì, si riaprono le porte del Bar Stella, luogo storico realmente esistito per circa un secolo, dal 1920, in una grande piazza di Torre Annunziata, vicino Napoli, paese natale di De Martino. Un cast fisso con tanti personaggi

caricaturizzati crea l’atmosfera ideale per racconti, aneddoti, chiacchiere tra amici e personaggi singolari. Last but not least, la nuova stagione del comedy show cult Stasera tutto è possibile, un caposaldo del canale numero due del telecomando. Sei uno dei personaggi dell’anno. E Tim Summer Hits ne è la conferma. Sei soddisfatto? Direi che sta andando molto, molto bene. C’è stata una risposta importante e inaspettata da parte del pubblico. Immaginavo ci fosse voglia di musica dal vivo, ma l’affetto che abbiamo ricevuto nelle piazze è stato bellissimo. Il calore della gente si è esteso anche ai telespettatori da casa. Qual è, secondo te, la canzone dell’estate? Ho troppi amici cantanti per citarne una! (ride, ndr). Mi piacciono molto Tribale di Elodie e Piove in discoteca di Tommaso Paradiso, ma anche il pezzo di Alessandra Amoroso, Camera 209 è molto bello. E che dire di Rocco Hunt, Elettra Lamborghini e Lola Indigo? Ogni anno sfornano un tormentone e questa volta hanno unito le forze per Caramello. Insomma è un’estate molto produttiva dal punto di vista musicale. E poi vedi quanti amici ho? Facciamo una sorta di playlist dei

ricordi. Il brano che associ alla bella stagione? Amo i successi del 2000, quando andavo per ombrelloni e lidi balneari. Mi ricordo i Lùnapop e Paola e Chiara. Quindi ti direi Vamos a bailar delle due sorelle milanesi, fantastica! Tra l’altro, Paola e Chiara hanno fatto un reunion proprio recentemente. Si sono diffusi un’estetica e un gusto che riprendono quelli del 2000. Quando li ho vissuti li trovavo meno iconici degli anni ‘80 e invece, a distanza di 20 anni, si sono risvegliate quelle musicalità. Ed è bello che le sorelle Iezzi si siano riunite. Che musica ascolti, generalmente? A scorrere la mia playlist si potrebbe pensare che lo stesso account sia utilizzato da più persone. Ho un ascolto variegato. Venendo dal teatro e dalla danza, ho anche un’educazione musicale classica, ascolto da Sergej Rachmaninov a Gigi D’Alessio. Poi mi piacciono il jazz e il blues, non disdegno il pop e la trap. Sono onnivoro. La hit del cuore? Caruso di Lucio Dalla, manifesto di tante cose. Quali? Le mie origini. In realtà ho un forte legame con tutte le composizioni di Dalla, uno degli artisti che avrei voluto conoscere, frequentare. Era un genio incredibile, possedeva una disperazione vocale unica, capace di toccare note che nessuno riusciva a raggiungere. L’hai mai incontrato? Una sola volta, a Sanremo. Ci siamo incrociati e presentati, ma è stato l’unico momento in cui l’ho visto. Avrei voluto avere il tempo per andarci a cena, parlarci. Possedeva talenti in-

© Luigi Lista - abito di Giorgio Armani

VA IN ONDA FINO ALL'11 AGOSTO CON LO SHOW ITINERANTE TIM SUMMER HITS. E HA TRE PROGRAMMI AI NASTRI DI PARTENZA SU RAI2. DE MARTINO RACCONTA IL SUO MOMENTO FORTUNATO E TRACCIA LA PLAYLIST DELLA SUA VITA

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INCONTRO

consapevoli, secondo me, scriveva come se avesse un flusso di coscienza. Nella sua semplicità era molto profondo. Torniamo alla playlist dei ricordi. Un brano che ti lega alla tua famiglia? Je so’ pazzo di Pino Daniele. Avevamo

un’audiocassetta nello stereo della macchina. Mi ricordo diversi viaggi accompagnati dalla voce di Pino. Questo pezzo mi dava quel brivido in più perché, a un certo punto, per fare rima con la parola pazzo canta «nun ce scassate ‘o cazzo». Quella era una

© Fabrizio Cestari

De Martino e Andrea Delogu, conduttori di Tim Summer Hits

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delle prime trasgressioni autorizzate: potevo sfogarmi con una parolaccia davanti ai miei, che se la ridevano. Una canzone che ti ricorda Napoli? Per non pescare sempre nel passato, uno degli artisti che racconta la Napoli di oggi è Liberato, che poi è un


© Assunta Servello De Martino nel programma Bar Stella

progetto perché non si sa chi sia veramente. Lo trovo molto contemporaneo e con i suoi pezzi descrive bene come sono i ragazzi partenopei, oggi. E come sono? C’è una grande libertà, forse derivata dalle tante dominazioni e sovrapposizioni di culture. Napoli è una metropo-

li di contaminazioni, un misto di etnie e persone diverse che si incontrano. Forse chiamarla città è riduttivo, ma non voglio essere campanilista: certi complimenti perdono valore se detti da un napoletano. Io la vivo come un non-luogo, un mondo. Sei proprio innamorato della tua città…

Si, perché ti permette di essere chi vuoi. Ho visto talmente tante di quelle diversità dialogare tra loro, che credo sia una delle poche metropoli che ricorda New York. C’è, invece, un pezzo che associ ad Amici? Per essere ammesso al programma 43


© Anna Camerlingo

INCONTRO

De Martino con Biagio Izzo e Francesco Paolantoni nell’edizione 2022 di Stasera tutto è possibile

ho ballato sulle note di Superman, di Robin Thicke. Secondo alcuni professori non ero nei parametri di idoneità, ma Maria vide un barlume di talento e mi chiese di aspettare. Mi fece riesaminare. Non l’avevo mai vista, fu una sorta di imprinting. Ci siamo conosciuti in quel momento e devo dire che ha un fiuto da talent scout incredibile. Poi sei diventato un giudice del programma che ti ha lanciato. Non sento mai il peso di quel ruolo, perché quel contesto, per me, è casa. Mi vedo come un fratello maggiore che empatizza con i ragazzi partiti da dove sono partito io, suggerendo loro le cose di cui avevo bisogno o che mi hanno aiutato. 44

La canzone che leghi all’amore? Fix you dei Coldplay. È uno di quei brani che mi hanno segnato e mi ricordano momenti particolari, ogni volta che la ascolto è come sentire un profumo: tornano alla memoria emozioni forti. E quando sei triste cosa ascolti? Mi crogiolo nella malinconia, un sentimento che abbiamo demonizzato troppo nella nostra cultura. Ma se non ci fosse la tristezza non ci sarebbe nemmeno la felicità. Per fare compagnia a quel sentimento, a volte amaro, ascolto alcuni classici napoletani. Un esempio? Na bruna di Sergio Bruni. È la storia di un forestiero che perde la testa per una donna dai capelli corvini e dagli

occhi scuri che, però, è innamorata di un pescatore. Nonostante sia un possidente terriero, quindi un buon partito per l’epoca, il forestiero nulla può contro l’amore non corrisposto. Del resto, come dice il brano, «e denare che so’? Quanno ‘o core fa chello che vo’?». La novità della stagione è Sing Sing Sing. Che show sarà? Un modo estremo di giocare con la musica. Viene usato tutto quello che ha a che fare con quest’arte: voce, strumenti, generi. E c’è la partecipazione di tanti cantanti. Quindi si può ascoltare, per esempio, la versione di una hit italiana in stile country dalla voce originale o inter-


pretata da un collega. Il programma nasce da un’idea del conduttore statunitense Fallon sulla base dei giochi del The Tonight Show. Lo faremo all’italiana, intriso della cultura tricolore e senza scimmiottare l’originale. Insieme con le persone che hanno fatto o stanno facendo la storia musicale del nostro Paese. I cantanti escono dalla loro comfort zone per giocare come solo un grande artista sa fare, con creatività e leggerezza. Che brano useresti per descrivere questo programma? Uno non basterebbe, è un incrocio fra generi, tutto e il contrario di tutto. Mi viene in mente Only you, dall’album Nostalrock, interpretata da Adriano Celentano. Un qualcosa di inaspettato. Qualche ospite ce lo anticipi? Ho già chiamato un po’ di amici che fanno questo lavoro. Sono sicuro

che hanno capito dove voglio andare a parare, mi daranno una grande mano. La risposta è positiva. Almeno un nome? Stash, mio amico fraterno, ci sarà sicuramente. Mi sta aiutando a mettere giù piccoli esperimenti. Durante una pausa del Tim Summer Hits ci siamo chiusi nella camera dell’hotel a lavorare. È molto bravo e sa imitare tantissime star, da Michael Jackson a Nek fino a Mahmood. Con lui sono uscite cose davvero esilaranti. Ti piace il treno? Molto, e lo utilizzo spesso, perché è utile per spostarsi facilmente arrivando in centro città. Io lavoro tra Roma e Napoli, dove l’aeroporto non è centralissimo. Col treno ci si prende del tempo per sé stessi, mi rilassa molto. E poi guardare dal finestrino i paesaggi è incredibile… Un canzone da ascoltare con l’Italia

che scorre dal finestrino? Amo molto la musica nuova, in viaggio mi piace ascoltare le canzoni per la prima volta, perché ci si lascia prendere di più dalla melodia. Ultimamente, mi sono appassionato a Elvis Presley, ma anche alla musica di Capo Verde. La tata di mio figlio è capoverdiana e le loro sonorità le apprezzo tantissimo. E quindi, nella nostra playlist, metterei Africa nossa di Cesaria Evora. Una canzone che descrive la tua carriera? Ragazzo fortunato di Jovanotti. Oltre al talento, alla caparbietà e alla passione sfrenata, bisogna predisporsi alla fortuna: le occasioni arrivano per tutti ed è necessario essere pronti. stefanodemartinoufficiale stefanodemartino © Anna Camerlingo

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IN VIAGGIO CON

OLTRE IL CONFINE IL DESIDERIO DI CONOSCENZA GUIDA IL LAVORO (E LA VITA) DEL DIVULGATORE TELEVISIVO ROBERTO GIACOBBO. CHE FIN DA BAMBINO PUNTA A SCOPRIRE COSA SI NASCONDE DIETRO LE COSE di Andrea Radic

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andrearadic2019

Il divulgatore televisivo Roberto Giacobbo

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a bambino smontava i giocattoli per vedere come erano fatti dentro, poi li ricomponeva per usarli. Ha sempre voglia di capire e scoprire, di girare l’angolo per guardare oltre, di battere la mano sui muri per capire se si tratti di un’intercapedine che possa celare un segreto. Questa appassionata curiosità, basata su studio e ricerca, è ciò che il pubblico ama riconoscere

in Roberto Giacobbo, che si definisce «un documentarista, categoria in via di estinzione come i panda». Da decenni è autore televisivo di numerosi programmi di successo, è stato a lungo dirigente in Rai e vicedirettore di Rai2 per nove anni. Oggi ha una sua casa di produzione, con la quale racconta storie bellissime e a volte incredibili. Divulgatore, documentarista, narratore. Come si svolge il tuo lavoro? Sono parte di una squadra che ho avuto il piacere e il privilegio di formare con le persone migliori incontrate in tanti anni di carriera. Ho fatto la gavetta, quella vera, ed è un valore che cerco di trasmettere ai giovani al lavoro con me. Oggi ho un team di 15 dipendenti e 25 collaboratori con cui realizzo il programma Freedom - Oltre il confine mettendoci passione, attenzione e grande interesse. Dopo un periodo su Rete 4, ora siamo in prima serata su Italia 1, grazie a un rapporto con Mediaset di reciproca soddisfazionee. Il pubblico vi segue con fedeltà e attenzione. Il nostro truck con il logo di Freedom viene riconosciuto per strada: le persone si fermano, pongono vere e proprie domande, non vogliono solo farsi un selfie, ma sono curiose di sapere e capire. La divulgazione crea gradimento, in qualche modo è sempre servizio pubblico, quale che sia il canale. Da qui è nato il mio desiderio di tornare alla libera professione e potermi dedicare molto di più al prodotto, ai contenuti, che è infatti il nome della nostra società (Contenuti srl, ndr), fondata da mia moglie prima del 2000. Come si diventa un divulgatore credibile? Non si improvvisa, ci vuole tempo, studio, fatica. Ogni puntata richiede mesi di lavoro. Il tutto con budget limitati rispetto alle fiction o ai reality, contro cui però ci si scontra: in prima serata, rappresentiamo l’alternativa a quel tipo di programmi. Ero ancora in Rai quando mi chiesero di realizzare due puntate nella stessa settimana per andare contro le finali del Grande fratello e dell’Isola dei famosi. Non ti chiedo chi ha vinto, ma se ave-

te perso con onore… Ci siamo difesi. Abbiamo offerto il massimo a chi, in quelle sere, voleva vedere altro. Hai sempre questa voglia di scoprire quello che nessuno ha mai filmato, di andare oltre? È così, siamo Freedom - Oltre il confine proprio per questo. Recentemente siamo stati sotto gli studi di Mediaset, al Palatino. Lì si cela un antico tempio romano, lo si attraversa e, passando sotto un’antica cava di tufo, si raggiungono dei laghetti sotterranei. A 500 metri in linea d’aria dal Colosseo. Un’esperienza unica. Il tutto realizzato seguendo due stelle polari: passione e rispetto. Tiriamo tutti dalla stessa parte, la forza di ciascuno si moltiplica per quella di tutti. Con la tua trasmissione spesso restituisci alla contemporaneità vestigia realizzate dall’uomo secoli fa. È bellissimo perché attraverso i resti, i manufatti, gli oggetti riusciamo a capire com’era nell’antichità la vita di tutti i giorni, molto più vicina alla nostra di quanto possiamo immaginare. Erano uomini come noi, semplicemente con un’esperienza tecnologica enormemente minore. Ma c’erano altissime menti dal punto di vista culturale, architettonico, civile e politico. E poi gli affreschi o le incisioni: un solo “fotogramma” per sintetizzare momenti fondamentali, come Leonardo con la sua Ultima Cena. Eri curioso già da bambino? Molto, volevo sapere cosa c’era dietro le cose. Mio padre, che era ingegnere elettronico, mi ha sempre spinto a cercare la verità dietro l’apparenza. Aveva un grande intuito. Alla metà degli anni ‘70, durante una riunione, affermò che i computer sarebbero passati, da lì a breve, dall’uso aziendale a quello personale con memorie superiori al gigabyte. I suoi colleghi si misero a ridere, ma aveva ragione lui. Dove sei cresciuto? Ho trascorso l’infanzia a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, poi sono venuto a Roma. Ho quattro nonni da un lato all’altro dell’Europa: sono di Bari, Roma, Bassano del Grappa e uno è di origine tedesca. Da bambini, con la mia amica Titti prendevamo tutto ciò che trovavamo nelle cantine e nei 47


IN VIAGGIO CON

Giacobbo durante le riprese del programma Freedom - Oltre il confine

garage e facevamo “i miscugli”, vere pozioni magiche. Qual è il profumo della tua infanzia? Il risotto al sedano di nonna Pina: mai più assaggiato nulla di simile. Divino. Quando andavo a trovare il nonno di Roma, invece, mi prendeva per mano e mi portava al bar dove c’era il televisore. Mi diceva: «Robertino, vuoi un’aranciata?». All’epoca, non si beveva tutti i giorni ma solo alle feste e quando te la comprava nonno. Lui prendeva il caffè con la Sambuca e quell’odore mi ricorda mio nonno. Ora in redazione abbiamo sempre una bottiglia di Sambuca e ogni tanto, quando la prendo con il caffè, ripenso a lui. Che rapporto hai con il viaggio in treno? Ottimo, oggi in Italia mi muovo praticamente solo con quello: è veloce, confortevole e i servizi a bordo sono ottimi. Quando termineremo le riprese qui in Piemonte, ripartirò in treno per Roma e arriverò riposato. E poi c’è un fantastico film in onda su tutti finestrini: il paesaggio della nostra bellissima Italia. Un film di vita che ci rivediamo volentieri ogni volta. Quale momento tra i moltissimi vissuti nel tuo lavoro ti ha emozionato di più? Durante un sopralluogo in Egitto stavo attendendo che le luci illuminassero la Sfinge per capire come realizzare le riprese. Improvvisamente, il cielo si è oscurato e si è messo a piovere. Un fatto rarissimo al Cairo, dove arrivano a 48

togliere i tergicristalli alle auto perché li ritengono inutili. Con la pioggia, il volto della Sfinge cominciò a bagnarsi e a lacrimare per le gote. Affascinante. Avevo una piccola telecamera ancora con la cassetta, ho subito riavvolto per riprenderla senza neanche pensare a cosa avrei cancellato. Sei molto attaccato alla tua famiglia, a tua moglie Irene e alle vostre figlie Angelica, Giovanna e Margherita. Una base di amore infinito e poi quel famoso rispetto che bisogna prima dare per poterlo ricevere a nostra volta. Una delle mie figlie mi ha detto: «Vedi, papà, da piccola facevo quello che mi dicevi, da grande faccio quello che fai tu». Noi siamo un esempio per i nostri figli, anche quando pensiamo che non ci guardino e non ci ascoltino, con il Dna trasmettiamo ai nostri figli una parte delle nostre esperienze di vita legate ai sentimenti, alle emozioni e al cibo. Si chiama epigenetica.

Tu e tua moglie lavorate insieme, ma lei resta a Roma mentre tu giri. Come vivete quei giorni? Ci sentiamo in continuazione, non solo per lavoro. Spesso succede che ci pensiamo nel medesimo momento, ci telefoniamo ed entrambi troviamo occupato. Hai un tuo luogo del cuore? Si chiama Carloforte, l’isola dell’isola, al largo della Sardegna. Un luogo che amo moltissimo, dove mi vado a rifugiare lontano dal caos. Se già gli antichi romani lo scelsero, nonostante potessero andare ovunque, un motivo c’è. Mi hai detto che il tuo piatto preferito è la carbonara. Con questo tocchiamo i sentimenti: la carbonara è una scienza perfetta, la mangio ovunque mi capiti di trovarla scritta sul menù. E, a volte, ho più coraggio io a mangiarla che qualcuno a proporla. Se non c’è, poi, a volte la si inventa. Mi è successo sull’Isola di Pasqua dove, in un piccolo ristorante, vidi per caso un pacco di spaghetti. Fu un attimo trovare un uovo, uno solo, e tagliare del prosciutto per ricordare il guanciale. Cuoco francese e moglie polinesiana ci sono riusciti e, da allora, la carbonara è nel loro menù accanto al tonno e alle aragoste del Pacifico. La migliore di tutte? A Orvieto. La cucina la moglie di Averino, un amabile signore proprietario del ristorante La mezza luna. Un giorno, un mio collega è partito proprio da Torino per andare a mangiarla ed è tornato in giornata. Davvero vale il viaggio.

Roberto Giacobbo e il giornalista Andrea Radic nella storica Sala Gonin della stazione di Porta Nuova a Torino


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Viaggiatrici attendono la partenza del treno alla stazione di Genova Piazza Principe (1978)

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IL MAGICO

VIAGGIO GIRARE L’EUROPA IN TRENO CON UN UNICO PASS, TRA OSTELLI, INCONTRI FORTUITI E ZAINI ZEPPI DI RICORDI. L'INTERRAIL COMPIE 50 ANNI

del Patto di Varsavia. In un primo periodo, quella novità non vantò troppi proseliti. Le ragioni erano di varia natura: innanzitutto, la vacanza era ancora considerata un’abitudine borghese, soprattutto in quegli anni ‘70 pieni di fortissime tensioni politiche. Poi, nei ragazzi non abitava ancora la magia del

viaggio in autonomia, che appariva solo come un leggero bagliore da cogliersi nei loro occhi smarriti. Insomma, la novità non era stata ancora percepita, eppure il messaggio sembrava forte: «Ragazzi, munitevi di libretto, zaino, centomila lire e, per un mese, l’Europa sarà vostra!». Con la sua Storia meravigliosa dei

di Giuliano Compagno Foto di Archivio Fondazione FS Italiane

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hi mai l’avrà acquistata, il primo marzo del 1972, la tessera numero uno per viaggiare con l’Interrail? E che valore avrà, per chi ancor oggi la conservasse tra i cimeli più preziosi, quel libriccino in carta spessa con copertina semi-rigida che sporgeva dalla tasca posteriore dei jeans? Era l’attestazione dell’avvenuto pagamento, da mostrare con aria vissuta al capotreno, che si limitava a verificare l’attendibilità del programma di viaggio e, semmai, a esigere un documento di riconoscimento. C’era una bella atmosfera di fiducia e, soprattutto, erano altri treni e altri passeggeri. Sono trascorsi 50 anni. L’Europa non esisteva ancora se non per condurvi trattative a oltranza in vista dell'Unione, mentre si stava costruendo una forma di identità tra Stati liberi. Quando i ministeri competenti e le loro rispettive aziende ferroviarie firmarono un accordo di cooperazione turistica per viaggiare con un unico pass, vi aderì tutto l’Occidente, più l’Ungheria, che all’epoca rappresentava il satellite più avanzato

Un gruppo di scout si sposta in treno per raggiungere il campo estivo (1980)

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viaggi in treno, il giornalista svedese Per J. Andersson propone alcune appassionanti riflessioni: svanita l’emozione provocata dalla velocità e dal progresso, oggi la rotaia stimola delle esperienze, se non opposte, almeno differenti. Non è più il futuro quel che si crede di possedere tra le mani, bensì l’avvertire dello scorrere di un tempo sospeso, se non addirittura la percezione di un ritorno al passato. Sia chiaro, lo scompartimento di un treno non è una macchina del tempo, anzi in esso si può godere di ogni agio del presente vissuto, ma questo può offrirci qualcosa che non troveremo né durante un volo né in una corsia di sorpasso: la vita così com’è. Ciò valse per la novità dell’Interrail, grazie al quale un popolo nemmeno maggiorenne si è abbandonato alla fantasia di ogni partenza e al quotidiano arrivo in un altro luogo che non si era mai visto nemmeno in cartolina. Finalmente, sul finire degli anni ‘70, Interrail divenne quella parola magica che, di bocca in bocca, nutriva le curiosità dei giovani e delle giovani di tutta Europa. Per la prima volta nella storia, un’ampia parte del Vecchio continente spalancava le frontiere e le sue strade ferrate a milioni di nuovi visitatori, e gli ostelli di ogni città aprivano le loro porte. Per ogni Paese, si notavano differenti concezioni di acco-

Turisti consultano il tabellone dei treni in partenza dalla stazione di Ventimiglia (1980)

glienza e non dappertutto dormire in ostello equivaleva a una notte di disagio, di trascuratezza e di sporcizia. I ragazzi italiani si resero conto che

A Torino Porta Nuova, in attesa del treno, alcuni giovani improvvisano canzoni (1982)

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in Nord Europa le nuove generazioni erano rispettate a prescindere dalle loro disponibilità economiche. E che era persino buona una prima colazione in un youth hostel. So-


prattutto, impararono ad apprezzare le differenze e le piccole privazioni che allora, senza paradossi, rappresentavano il bel segreto del viaggiare da soli. Una lista che oggi appare quasi commovente, a cominciare dai rari, carissimi e cattivi ristoranti italiani con i loro menù avvincenti per il caos ortografico. Insomma, senza pasta per un mese con l’aggravante che, dalla Germania ovest in su, erano stati inaugurati i primi Pizza Hut, la catena di ristoranti di proprietà della Pepsi-Cola dove si rischiava di assaggiare dei cerchi di pane molliccio su cui erano stati arrangiati condimenti assurdi. Addirittura drammatica era la penuria di caffeina. Si avvistavano napoletani in crisi nera, perché allora l’espresso non era neanche conosciuto all’estero, non esistevano bar e si annegava nel tè, servito con una punta di orgoglio. A parte questo, finalmente si mangiava straniero! Si gustavano cibi e sapori nuovi, salse e condimenti misteriosi, nonché ci si addentrava nell’universo del tubero. Dalle chips alla patatona bollita, tutto pareva sodo o farinoso a seconda della loro cottura. Ma era tutto nuovo: i volti incrociati, le città abitate. I ragazzi si incontravano e si piacevano, si baciavano nelle stazioni e si davano appuntamento a fine viaggio, perché l’Interrail era e doveva restare rigorosamente una traversata europea in solitaria. Continuarlo in coppia era come tradire il mandato di una generazione avventurosa. E così negli zaini venivano stipati magliette, diari di appunti, un asciugamano, cartine strappate, indirizzi dimenticati e anche un bel sorriso che lì sarebbe rimasto per i giorni restanti. Al resto avrebbe pensato la memoria. Grazie all’Interrail ci convincemmo che l’italiano da solo non bastava

Viaggiatori in partenza dalla stazione di Ancona (1978)

e che gli altri possedevano quasi sempre una lingua e una marcia in più. Peraltro, talvolta, ci sentimmo fieri delle nostre sfumature, dell’eleganza che portavamo dentro di noi e persino delle nostre ingenuità. Saremo stati pure indietro ma eravamo ben avanti per quel che l’Italia e le sue città significavano in qualsiasi parte del mondo. Questo viaggio offriva itinerari infiniti: dalla Costa Azzurra ai Pirenei fino all’Atlantico oppure era una linea dritta a tagliare la Germania fino in Danimarca (dove erano stati avviati i primi eros center), o verso Capo Nord e il suo mi-

tico (deludente, assai spesso) sole di mezzanotte. Ovunque fossimo arrivati, si rientrava a casa cambiati, e molto. Eravamo cresciuti sul serio, stavolta. Quel senso di libertà che avevamo respirato per un mese non lo avremmo più dimenticato. E nessuno, tra i lettori di questa semplice memoria, non proverà ora un dolce sentimento di rimpianto, come quello de La sposa occidentale cantata da Lucio Battisti: «Vuoi prendere un treno di notte, pieno di paralumi e di damasco per dormire, sennò a che serve un treno». A sognare e a vivere, serve un treno.

I PASS INTERRAIL DI TRENITALIA Aperto a tutte le fasce di età, con prezzi speciali per giovani e senior, l’Interrail prevede corse illimitate in 33 Paesi europei per un periodo che va da un minimo di quattro giorni fino a tre mesi. I bambini (massimo due) possono viaggiare gratuitamente se accompagnati da un adulto. Due le formule previste: Interrail Global Pass per spostarsi con il treno e il traghetto in 33 Paesi a partire da 185 euro, oppure One Country Pass, a partire da 51 euro, che consente di viaggiare in un Paese a scelta tra i 29 che aderiscono all’iniziativa*. Per chi vuole provare l’esperienza, su trenitalia.com è disponibile il Pass Interrail anche nella versione digitale per smartphone che consente una migliore fruibilità nell’organizzazione del viaggio. *Non è possibile acquistare il Pass Interrail per viaggiare nel Paese di residenza

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TRAVEL

IL GRANDE SENTIERO UN PERCORSO DI 220 CHILOMETRI, TRA PIEMONTE E VALLE D’AOSTA, PER SCOPRIRE CULTURA E TRADIZIONI DI QUESTA POPOLAZIONE GERMANICA CHE NEL MEDIOEVO SI INSEDIÒ NELLE ZONE ATTORNO AL MONTE ROSA

© Carlo Pozzoni/Invalsesia.it

di Valentina Lo Surdo

Frazione di Scarpia, Val d’Otro, Alagna Valsesia

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valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha.it

ilmondodiabha


WALSER

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uindici tappe e 12 sentieri tematici ad attraversare la Val d’Ossola, la Valsesia, la Valle di Gressoney e la Valle d’Ayas. Circa 220 chilometri in Piemonte e Valle d’Aosta a toccare oltre 200 punti di interesse che raccontano, in un appassionante percorso a piedi, secoli di fatica e di imprese compiute dai Walser, popolazione di origine germanica che nel Medioevo colonizzò le regioni alpine attorno al Monte Rosa. Secondo lo storico Enrico Rizzi, «erano camminatori eccezionali e li riconoscevi subito dal ritmo dei loro passi. Da quello capivi immediatamente che, sì, avevi incontrato uno di loro». Dalla passione delle Associazioni Walser per il loro territorio è nato il progetto Walserweg Italia, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di un turismo lento capace di promuovere la conoscenza delle culture locali. Da quest’anno parte anche il Grande Sentiero Walserweg Italia, che unisce le identità culturali di territori situati tra Piemonte e Valle d’Aosta: una lunga marcia alpina connessa a livello internazionale con l’Austria, il Liechtenstein, la Francia e soprattutto la Svizzera, Paesi dove la cultura Walser è presente da secoli. È infatti dal Canton Vallese (Wallis) che i Walliser, nel basso Medioevo, sono partiti per colonizzare le aree di alta montagna delle valli che insistono, in particolare, sul massiccio del Monte Rosa. I Walser discendono dunque da tribù di stirpe germanica che si sono insediate nelle valli svizzere intorno all’anno Mille, specialmente in quella di Goms (al confine con la Val Formazza). Dal Vallese, i Walser si mossero per fondare nuove comunità in tre direzioni: a ovest, verso Briga e le valli di Saas e di Zermatt, con una successiva penetrazione nella fascia meridionale del Monte Rosa; a sud, verso Binn, Formazza (la prima colonia fuori dal territorio vallesano), Salecchio e Bosco Gurin; a est, verso l’arcipelago delle valli grigionesi, del Liechtenstein e del Vorarlberg austriaco. Far compiere ai camminatori un percorso antico, che richiama le avventure quotidiane di uomini e donne temprati dal duro lavoro, attraversando villaggi

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© Associazione Walser Formazza - Walserverein Pomatt

TRAVEL

Cascata del Toce, Val Formazza

situati sino a 2000 metri di altitudine e con la possibilità di soggiornare anche in abitazioni tradizionali, rappresenta un’esperienza immersiva dal punto di vista ambientale e culturale. Venire a contatto con il mondo Walser, infatti, consente di conoscere la storia di una minoranza etnica e linguistica tra le meno raccontate, eppure presente da secoli sul territorio italiano. Vale la pena, a questo punto, sottolineare le caratteristiche tecniche di questo bellissimo percorso: compiere il Walserweg, infatti, significa misurarsi con un popolo eccezionalmente resistente, capace di vivere in condizioni meteorologiche estreme, che compiva ogni giorno dislivelli non indifferenti, trasportando chili di legna o di fie-

no, portando agli alpeggi il bestiame, costruendo villaggi in zone impervie, abitate soltanto da rocce, fonti d’acqua e appezzamenti adibiti al foraggio. Si tratta, dunque, di un percorso adatto a persone allenate, desiderose di creare un contatto profondo con un’esistenza condotta sulle Alpi. L’ingegno operoso, unito a una spiccata attitudine alla resilienza, ha permesso a queste popolazioni di insediarsi in territori poco ospitali, fino a crearvi una situazione vivibile: il lascito che ne deriva è un bagaglio culturale, costituito da un patrimonio materiale e immateriale, di notevoli proporzioni. L’eredità di questo passato ci invita tuttavia a una maggiore tutela e valorizzazione. Motivo per cui è nato il


© Comitato della Comunità Walser di Macugnaga

Walserweg Italia, affinché questo tesoro non diventi “archeologia etnica”, ma si rivitalizzi giorno per giorno permettendo alle genti rimaste in questi luoghi di sentirsi sostenute nel continuare a condurre le proprie vite qui, come testimoni principali dell’identità culturale Walser. Di quella cultura, oggi, resta tanto: innanzitutto, nei toponimi che parlano una lingua sconosciuta (Pomatt è Formazza, Remmalju Rimella, Im Land è Alagna, Z’Makanà Macugnaga, Greschòney Drifaltigkeit è Gressoney-La-Trinité), in cui l’imparentamento con il ceppo germanico appare evidente. Per questo, infatti, il Walser è noto come Titsch (dove chiara è l’assonanza con la parola Deutsch, tedesco). Ma restano anche i musei etnografici, un patrimonio di canto folcloristico, l’artigianato tipico che ritrova nel legno e nella pietra i suoi elementi essenziali. E poi le feste, i rituali e la trasmissione orale di un sapere antico che trova la certezza di una lingua unica, resa differente da una costellazione di inflessioni valligiane. Infine, restano le vesti tradizionali, con i fiocchi annodati sul petto delle donne in modo diverso da comunità in comunità, a indicare le nubili e le sposate. Secoli di storia hanno poi plasmato le comunità Walser, caratterizzandole in modo peculiare. Forti di un passato arcaico giunto sino ai nostri giorni, oggi si presentano in modo unico e originale con le loro specificità, in perenne ascolto del rapporto tra uomo e natura. Un connubio che presenta paesaggi indomiti e villaggi arroccati come nelle fiabe, leggende misteriose e canti di preghiera, in una danza tra

Macugnaga, il Dorf e la parete est del Monte Rosa

spiritualità profana e l’innesto potente della cultura cattolica. Il Grande Sentiero Walser si snoda partendo da Riale (VB), in Val Formazza, per raggiungere Salecchio Superiore, il lago di Agaro, quindi Croveo, in Valle Antigorio. Queste sono le prime due tappe di percorso a piedi, dopo le quali vale la pena prendersi un giorno di riposo per tirare il fiato, approfondendo la conoscenza della Val d’Ossola. A questo punto, con un trasferimento si può raggiungere Campello Monti, in Valle Strona, oppure ci si può dirigere a Macugnaga, in Valle Anzasca. Nel primo caso si prosegue poi attraverso la Valsesia, prima a Rimella poi all’Alpe Baranca, Carcoforo e Rima, per giungere ad Alagna Valsesia; nel secondo caso, si scavalla direttamente da Macugnaga ad Alagna attraverso il passo del Turlo, a ben 2738 metri di quota. È il tempo di salutare il Piemonte, raggiungendo Gressoney-Saint-Jean,

nella valdostana Valle di Gressoney. Qui verso sud si trovano le comunità Walser di Gaby-Niel, Issime e del Vallone di San Grato, mentre verso nord si raggiunge Gressoney-La-Trinité. Il cammino prosegue svalicando la Val d’Ayas, sino a Crest, nei pressi di Champoluc, per proseguire lungo il Vallone di Cime Bianche e arrivare infine al Colle del Teodulo, al confine con la Svizzera. Un'altra località da visitare è sicuramente Ornavasso (VB), la più “cittadina” delle colonie Walser e porta d’ingresso alla Val d’Ossola, prologo all’esperienza del Walserweg Italia. Non a caso, è proprio qui che dal 30 settembre al 2 ottobre si svolgerà il Walsertreffen, il 21esimo Incontro internazionale Walser, dove tutte le comunità europee si ritroveranno per un lungo weekend in omaggio alla memoria, guardando a un futuro sempre più consapevole delle proprie radici. walsertreffen.it

© Associazione Augusta Issime/augustaissime.it

Vallone di San Grato

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CANTINE DI CASA SULL’ALTIPIANO DI TRIESTE APRONO LE OSMIZE, PICCOLE AZIENDE AGRICOLE A CONDUZIONE FAMILIARE. LUOGHI SENZA TEMPO DOVE ASSAPORARE PRODOTTI LOCALI E TRADIZIONI ANTICHE di Floriana Schiano Moriello

Vigneti nella valle del Carso (TS)

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i respira tradizione, si mangiano e bevono i prodotti del territorio nelle osmize, le piccole aziende agricole del Carso triestino, al confine con la Slovenia. Aprono i battenti pochi giorni l’anno a rotazione, per la vendita e la degustazione di specialità tipiche. Dei veri e propri punti di ristoro casalinghi dove assaggiare salumi, formaggi, uova sode, in qualche caso, marmellate, sottaceti e sottoli, pane, olio e talvolta dolci fatti in casa, tipo strudel. Niente pasti caldi ma in tavola tutto viene accompagnato da calici di rosso Terrano o da bianchi come Malvasia e Vitovska, vini profumati provenienti da vitigni autoctoni. È questa l’offerta enogastronomica delle circa

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cento osmize attive che, a turno, mettono in vendita quel che avanza della produzione familiare accogliendo i visitatori nelle loro cantine. Il termine osmiza viene dallo sloveno osmen e significa otto, il numero delle giornate in cui inizialmente venivano aperte al pubblico. La prima regolamentazione di queste attività, prevalentemente a conduzione informale, fu autorizzata durante l’impero di Maria Teresa d’Austria, nel 1784. Da allora gli appuntamenti si ripetono e i proprietari delle osmize calendarizzano l’apertura seguendo un’organizzazione che differisce da comune a comune. «Il periodo concesso è strettamente rapportato alla quantità di vino disponibile alla commercializzazione:

è ammesso un giorno di apertura per ogni 40 litri messi in vendita, fino a un massimo di un mese. Il viticoltore ha la possibilità di frazionare questo lasso di tempo lungo l’arco dell’anno, in base al quantitativo di vino prodotto, per un minimo di sette giorni. Se si superano i 15 ettolitri può essere concesso un ulteriore periodo fino a 30 giorni». Questo è quanto viene spiegato nel Regolamento delle osmize della città di Trieste. Per segnalare l’apertura, è obbligatorio apporre un mazzo di frasche all’ingresso della proprietà e indicare con le tipiche frecce rosse la strada che porta a questi straordinari luoghi. Un tempo si svolgeva una vera e propria caccia al tesoro su e giù per


vuol dire valorizzare le produzioni e le coltivazioni a chilometro zero ma anche far conoscere le loro tradizioni, tramandate di generazione in generazione. Esperienze di accoglienza simili esistono anche fuori dai confini carsici: le cosiddette frasche nell’entroterra friulano, i Buschenschank nella vicina Austria o le osterie contadine a Vienna chiamate Heuriger. Qualcosa di simile si trova anche in Alto Adige, del resto la matrice comune di queste formule è di impronta austro-ungarica, impero che tenne lungamente uniti queste terre connesse tra loro. L’almanacco delle aperture quotidiane si trova online aggiornato giorno per giorno, settimana per settimana e mese per mese, ma il bello è potersi affidare alle frecce e alle fresche disposte tra le sinuose strade che ammantano le colline calcaree del Carso triestino per andare a scoprire scorci inattesi. Una distesa di vigneti antichi, piccoli villaggi rurali, sentieri e caratteristiche doline, le cavità forgiate da vento e piogge. Ignari del tempo che scorre e gustando queste terre attraverso tutti i sensi. osmiza.com

© Fabrice Gallina

© zkbld/AdobeStock

l’altopiano Carsico alla ricerca di un posto, a favor di spensieratezza, dove bere un bicchiere di vino della casa da accompagnare a prodotti tipici. Un’occasione per trascorrere qualche ora all’aria aperta, all’ombra di un glicine, una vite o davanti a un camino acceso, magari unendosi a gruppi di amici intenti a suonare la chitarra e la fisarmonica o impegnati a giocare una partita di briscola. Atmosfere intime, leggere e d’antan, che incorniciano esperienze autentiche capaci di custodire un inestimabile patrimonio storico, squisitamente genuino e teso a conservare momenti rari di aggregazione adatti a tutte le età. Appuntamenti dal valore anche sociale, capaci di favorire scambi carichi di significa-

to, in una terra che da sempre affonda le sue radici nell’intreccio di culture e storie mediterranee, germaniche e balcaniche. Queste antiche forme di accoglienza e di servizio, lontane dai moderni agriturismi e dalle classiche trattorie, si trovano poco fuori da Trieste e nei comuni limitrofi, dove il panorama offre alla vista l’incontro tra la roccia, il verde del Carso e il blu del mare Adriatico. Luoghi sospesi nel tempo, frequentati da clienti più local che glocal interessati a scoprire i sapori di specialità casalinghe. Gli avventori delle osmize sono prevalentemente giuliani, friulani e istriani anche se dal 2012, con l’arrivo della calendarizzazione sul web, è cresciuta la schiera di visitatori amanti del turismo lento che, tecnologia alla mano o seguendo i segnali, intendono concedersi momenti di immersione nella natura, a tu per tu con speciali osti che amano narrare aneddoti o cantare in dialetto triestin attingendo da un repertorio musicale di confine. Oggi, per la maggior parte dei proprietari di osmiza aprire le porte di casa

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SICILIA ESTREMA © dalib0r/AdobeStock

DA RAGUSA A NOTO, UN VIAGGIO NEL BAROCCO ATTRAVERSO LA COSTA SUDORIENTALE DELL’ISOLA. TRA PAESI DI PESCATORI, GIOIELLI URBANISTICI E MARE LIMPIDO di Francesco Bovio

Piazza Municipio con la cattedrale di San Nicolò, la chiesa di San Salvatore e il palazzo Ducezio, Noto (SR)

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ittà arroccate, castelli normanni, campanili che svettano da cattedrali barocche in linee vorticose nell’azzurro cielo siciliano. E poi il mare, quello estremo, spinto a sud-est verso l’Africa. Ci si arriva seguendo le geometrie regolari dei muretti a secco, ideale quinta scenografica di un viaggio tra le province di Ragusa e Siracusa, nella regione delle «magnifiche civiltà eterogenee», come scriveva nel Gattopardo Giuseppe Tomasi di Lampedusa a proposito della Sicilia. RAGUSA, CITTÀ DORATA Ragusa è una città doppia per via del terremoto che nel 1693 ha dato vita a due diversi insediamenti, uno in pianura e Ibla in collina, ma unica per il colore dorato che assume quando è percossa dal sole meridiano. Il paesaggio di Ibla appare di sera come un presepe estivo, con le sue chiese, il suo giardino antico nella parte bassa e le facciate di Palazzo Cosentini, espressione piena del barocco siciliano del ‘700. A pochi chilometri da Ragusa, sorge il castello di Donnafugata, sontuosa dimora storica della metà del XVII secolo. Prende il nome da una parola di

origine araba, ain-jafat, che tradotta suona più o meno come “fonte della salute” e in siciliano diventa ronnafuata. Da ammirare l’elegante loggia esterna in stile gotico veneziano che troneggia nella facciata principale dell’edificio. Il tempietto circolare e il labirinto in pietra sono tratti distintivi della costruzione, immersa nel verde dei giardini all’italiana e del parco botanico. DA MODICA A PUNTA CIRICA Modica, città natale del poeta Salvatore Quasimodo, è conosciuta in tutto il mondo anche per il suo pregiato cioccolato: frutto di una lenta e paziente lavorazione artigianale a freddo, soprattutto nella versione grezza e fondente preserva integri i cristalli di zucchero. Tra le vie di questo gioiello urbanistico, incastonato nelle rocce iblee, svetta il duomo di San Giorgio, monumentale esempio di barocco locale. Ornato da una scalinata di 250 gradini, conserva al suo interno – suddiviso in cinque navate con stucchi e dipinti preziosi – le reliquie del santo guerriero che secondo la Legenda Aurea, raccolta medievale di biografie agiografiche, sconfisse il drago. Scicli è un altro capolavoro del ba-

rocco siciliano dove, in un paesaggio naturale di rara bellezza, spiccano la quattrocentesca chiesa di San Bartolomeo, immersa tra rupi e vegetazione, e il Palazzo Beneventano, uno dei monumenti più significativi del ‘700, con i suoi balconi scenografici dalle balaustre panciute e i mensoloni raffiguranti animali fantastici, mascheroni e buffe fisionomie umane. A sud di Scicli, sempre nel ragusano, su un’alta scogliera nelle vicinanze di Punta Pisciotto, si erge la Fornace Penna, suggestivo monumento di archeologia industriale. Una volta fabbrica di laterizi, oggi è diventata luogo di memoria del passato. L’edificio, costruito all’inizio del ‘900 in calcarea pietra locale, si staglia con i suoi colori caldi contro il mare blu della frazione di Sampieri, meta del turismo lento e tappa fissa dei viaggi in camper. Proseguendo lungo la costa e superato il comune di Pozzallo, riconoscibile per la sua Torre Cabrera e famosa per la sagra del pesce la seconda domenica di agosto, si giunge ai faraglioni di Punta Cirica, una costa dentellata con falesie, grotte e archi marini dove ammirare il tramonto quando si adagia nel mare limpido del canale di Malta.

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© pitrs/AdobeStock

TRAVEL

Vista panoramica di Ragusa Ibla (RG)

IL LITORALE SIRACUSANO Da qui, addentrandosi nella provincia siracusana, un’infilata di spiagge fantastiche, baie e insenature che arrivano nel punto più a sud della Sicilia: l’Isola delle Correnti, dove si incontrano, si increspano e si abbracciano le onde dei due mari, Ionio e Mediterraneo. Selvaggia e incontaminata, è raggiungibile anche a piedi attraverso una fine lingua di pietra che la unisce alla terraferma. Altre rive e calette si susseguono lungo la strada litoranea fino alla piccola località di Marzamemi, nel comune di Pachino. Marsà al hamen

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Il porticciolo di Marzamemi (SR)

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(Baia delle tortore) è il nome arabo di questo borgo marinaro avvolto dai freschi colori estivi delle barche dei pescatori e delle bouganville in fiore. Delimitata da due porti caratteristici, la Fossa e la Belata, Marzamemi è molto amata dai giovani siciliani. Nelle sere d’estate si ritrovano nella piazzetta principale dove si affacciano due chiesette dedicate a San Francesco di Paola, patrono del paese e quest’anno festeggiato il 17 agosto con la processione tra i vicoletti in pietra. Lontana dalla mondanità di certe spiagge famose e immersa nel silen-

zio è la riserva naturale dell’Oasi di Vendicari, fascia costiera mediterranea che protegge una fauna migratoria unica, ricca di fenicotteri, aironi cenerini, garzette, sterne, gabbiani reali e altri uccelli di passo, qui in sosta. Uno stretto sentiero, non lontano dalla spiaggia sabbiosa, conduce all’antica torre sveva, alla tonnara e alle vasche di età ellenistica dove venivano pescati e lavorati tonni e sgombri che, dopo la stagione degli amori, cercavano la via di ritorno per il mare aperto. Risalendo la costa sudorientale,


© Andrea Izzotti/AdobeStock

La spiaggia di Calamosche, Oasi faunistica di Vendicari (SR)

tra ginestre e pale di fichi d’India, il mare turchese incontra la spiaggia di Calamosche. Ideale per snorkeling e immersioni, fa parte del sito archeologico di Eloro, che prende il nome dall’antico insediamento greco dell’VIII secolo a.C., avamposto degli interessi siracusani e poco distante dalla foce del fiume Tellaro. NOTO, CAPITALE DEL BAROCCO Un palcoscenico a cielo aperto: così appare la città di Noto, vera capitale del barocco nell’isola e Patrimonio

mondiale dal 2002 insieme alla valle che la circonda. Si entra nel centro storico dalla Porta Reale, grande arco di trionfo dell’800, e tutta la via principale, tempestata di chiese, palazzi e costruzioni antiche, è un’esplosione d’arte espressiva. Attraversata piazza Immacolata con la chiesa di San Francesco d’Assisi, si arriva nella più imponente piazza del Municipio, delimitata a sinistra dalle linee curve della facciata di Palazzo Ducezio, famoso per il salone degli Specchi. Dirimpetto

spicca l’ampia scalinata di San Nicolò, la cattedrale di Noto sorretta dai due campanili laterali. Due volte l’anno la città è attraversata dalla maestosa processione di San Corrado, il 19 febbraio e l’ultima domenica di agosto, che quest’anno cade il 28. Le reliquie del santo patrono vengono portate lungo le strade centrali, accompagnate dai portatori di cilii, i grandi ceri che un tempo erano simbolo delle famiglie nobiliari netine.

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La Fornace Penna, Sampieri (RG)

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TRAVEL

RINASCERE DALLA

Una veduta di Fabbriche di Vallico, capoluogo di Fabbriche di Vergemoli (LU)

LA VENDITA DELLE CASE A UN EURO HA RIPORTATO LA VITA A FABBRICHE DI VERGEMOLI, PICCOLO BORGO DELLA GARFAGNANA CHE RISCHIAVA DI DIVENTARE UN PAESE FANTASMA di Irene Marrapodi

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ietre antiche colorano di grigio, rosso e marrone le vie, mentre le piante spontanee, forti e rigogliose, riempiono l’aria di

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odore umido. Fabbriche di Vergemoli, piccolo borgo in provincia di Lucca, nell’alta Toscana, è ben descritto da un vecchio detto: «Ha le mura di men-

ta, piange chi esce, ride chi entra». Nato dall’unione di due comuni della Garfagnana, però, negli ultimi 50 anni ha visto insediarsi sempre meno per-


PIETRA

© stevanzz/AdobeStock

Codacons, che ha dichiarato il borgo vincitore del premio Piccolo Comune Amico nella categoria Innovazione sociale. Per incentivare il ripopolamento del territorio di Fabbriche di Vergemoli, vasto ma dispersivo, più di 120 immobili abbandonati sono stati ceduti – o quasi – alle persone interessate. Ciò sta agevolando la ripresa delle normali attività e ha garantito la sopravvivenza delle attività commerciali esistenti nonostante le difficoltà create dal Covid-19. Per molti è l’occasione di abbandonare il caos cittadino e lo stress che ne deriva per tornare a vivere immersi nella natura e nella quiete tipica dei piccoli centri. Ma l’invito si apre anche a chi vuole andare

sone. Uno dei tanti borghi dal passato contadino che, vittima di un processo costante di migrazione verso le grandi città, rischiava di diventare un paese fantasma. Per evitare che il numero di abitanti scendesse ancora, e rispondendo alle esigenze di chi voleva cedere vecchi immobili senza restare incastrato nelle maglie della burocrazia, il Comune ha sviluppato l’iniziativa, già diffusa in

molte zone d’Italia, della vendita delle case a un euro, proponendosi come mediatore tra l’acquirente e il proprietario. Il progetto è stato accolto positivamente da chi era in cerca di case per le vacanze, ma anche da studenti delle università vicine, e dai cittadini di provenienza internazionale che vi hanno riconosciuto un angolo di paradiso. Ha inoltre attirato l’attenzione del

solamente in visita, per rigenerarsi prima di tornare in città. Alcuni edifici della zona, infatti, sono stati venduti a scopo turistico, con l’obiettivo di ricavarne alloggi per gli ospiti. Dietro c’è un discorso profondo di accoglienza e attenzione alle esigenze del cittadino, che nelle istituzioni trova davvero un punto di riferimento e un aiuto nella gestione delle incombenze quotidiane. Ma anche la cura del territorio si traduce in benessere per gli abitanti. L’iniziativa ha portato anche molti curiosi a visitare il paese, e qualcuno, affascinato forse dalle sue mura di menta, ha deciso di acquistare una casa a prezzo di mercato, generando nuove entrate e rimettendo in moto un’economia sopita. Oltre all’aspetto economico, spiega il sindaco Michele Giannini, è stata la qualità della vita a migliorare significativamente: «È bello incontrare nuovi volti, passeggiare e trovare finalmente le finestre aperte», che lasciano intravedere spiragli di vita al di là delle pareti. Sono particolari semplici che donano però «un’idea di futuro, di continuità, che nei piccoli centri non è scontata, e che stimola a restare». La fiducia nel domani è infatti una grande rivincita per un borgo meraviglioso che rischiava di scomparire e che, individuando nella cooperazione e nell’apertura all’altro la sua linfa vitale, ha trovato gioia e significato nelle risate di chi si addentra tra le sue vie di pietra. comune.fabbrichedivergemoli.lu.it 65


IL PAESE DEI MILLE PAESI di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]

ANDAR PER BAITE DAL TRENTINO ALL’ETNA, PASSANDO PER LE PICCOLE DOLOMITI LUCANE. LE DESTINAZIONI MIGLIORI PER VIVERE LA MONTAGNA D’ESTATE

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urante la rovente estate si può trovare refrigerio salendo sulle colline o, meglio, in montagna. Dalla Valle d’Aosta alle Madonie, in Sicilia, l’Italia è un susseguirsi di massicci e catene montuose. E poi

© K. Schoenberger

Una malga a San Martino di Castrozza (TN)

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ci sono i fantastici Appennini, la spina dorsale del Paese lunga circa 1200 chilometri. Le vacanze in montagna sono perfette per chi vuole meno stress e cerca aria pura, cibi genuini, paesaggi che emozionano, cime innevate e rilas-

santi passeggiate. IN TRENTINO, TRA MUSICA E STORIA Il Trentino propone un mese di appuntamenti negli scenari più affascinanti delle Dolomiti, raggiunti a piedi dal pubblico e dai musicisti che qui si esi-


vdgmagazine.it

© Archivio Apt Basilicata

a cura di

In bicicletta con le Dolomiti lucane sullo sfondo

biscono in concerti che spaziano dalla classica al jazz, dalla world music alla canzone d’autore. Sulle montagne Patrimonio Mondiale, infatti, torna anche quest’anno il festival I suoni delle Dolomiti. L'edizione 2022 si apre il 22 agosto con il tributo dei Radiodervish a Franco Battiato, nell'anfiteatro naturale del Pian della Nana, incastonato nel Parco naturale Adamello Brenta. Il calendario prevede 17 appuntamenti fino al 23 settembre, per esplorare un territorio in grado di regalare colori e panorami unici, in un dialogo continuo tra artisti, pubblico e natura. Un modo per consentire a migliaia di persone di scoprire la montagna come luogo di meraviglia e incontro, un’esperienza da ricordare e, soprattutto, da vivere. Oltre a visitare i rifugi, le malghe e le romantiche baite, si può organizzare un’escursione a Fiavè (TN), tra il Lago di Garda e le Dolomiti di Brenta, dove è possibile fermare il tempo e viaggiare nella vita quotidiana di un villaggio palafitticolo di 3500 anni fa, sorto sulle sponde dell'antico Lago Carera. In questo sito, poco più di un anno fa è stato inaugurato il Parco archeo natura di Fiavè, ideato e curato dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. Un allestimento creato per far vivere un’esperienza

tra storia e natura dalla forte connotazione emozionale e multisensoriale. BASILICATA, PICCOLO MONDO ANTICO Dal Trentino si scende fino in Basilicata per scoprire le Piccole Dolomiti lucane: una corona di guglie arenarie dalle forme più bizzarre che hanno stimolato da sempre la fantasia dei suoi abitanti. Ai loro piedi, borghi incastonati fra le rocce dove volano le aquile e nidificano le rare cicogne nere. E i 4200 ettari della foresta di Gallipoli Cognato, a cui si aggiungono gli imponenti esemplari di cerro, tigli, aceri e agrifogli del Bosco di Montepiano. Tutti insieme formano il Parco regionale di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane, un’area di oltre 27mila ettari che si estende tra la provincia di Matera, con i borghi di Accettura, Calciano e Oliveto Lucano, e quella di Potenza con Castelmezzano e Pietrapertosa, questi ultimi entrati nel circuito dei Borghi più belli d’Italia. Da Matera a Potenza si scopre un piccolo mondo antico, popolato da borghi rurali e rituali ancestrali ma anche un universo di esperienze adrenaliniche. Succede con il Volo dell’angelo, due cavi d’acciaio tesi tra i borghi di Castelmezzano e Pietrapertosa che consentono di sorvolare le montagne a quota 1088 metri. Una delle attrazioni più amate della regione per un’emozione che sfiora i 120 km orari in poco più di

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IL PAESE DEI MILLE PAESI

un minuto. Molto suggestiva è anche la Gradinata Normanna: 54 scalini tagliati nella guglia dolomitica a Castelmezzano, che un tempo portava al posto di vedetta dell’antico castello normanno svevo di Castrum Medianum, sulla sottostante valle del Basento. Per chi ama esperienze più slow, ci sono anche sentieri per tutti i gusti da percorrere a piedi, in bici o a cavallo con lo sguardo all’insù. In località Palazzo, presso il comune di Accettura, si trova il centro principale del Parco, da cui si parte per escursioni e attività didattiche e ambientali adatte a tutte le esigenze. SICILIA, TREKKING SULL’ETNA Una vacanza sul vulcano è capace di rimanere impressa nella mente come un’esperienza assolutamente incancellabile. E ogni volta che il ricordo riaffiora l’emozione è sempre forte. Sua maestà l’Etna, che domina sulla

Sicilia, è il vulcano attivo più alto d’Europa, tra i più conosciuti al mondo e Patrimonio mondiale. Ogni eruzione contribuisce a modificare il territorio nei dintorni ma anche la sua altezza, che varia continuamente: di recente ha raggiunto i 3357 metri. Le prime manifestazioni eruttive e le colate laviche risalgono a circa 570mila anni fa e sono da sempre al centro dell’interesse di scienziati e visitatori da ogni parte del pianeta. Il Parco dell’Etna, oltre a organizzare escursioni guidate con personale specializzato, mette a disposizione le mappe interattive dei sentieri naturalistici con diverso grado di difficoltà, da quelli più facili fino agli itinerari maggiormente impegnativi in quota, con forti dislivelli. Meglio prenotare visite guidate per poter provare emozioni indescrivibili in piena sicurezza. Da non perdere l’escursione con la funivia a 3000 metri e l’avventurosa sa-

lita con il fuoristrada sui crateri attivi. Per i più curiosi, un’altra interessante esperienza: scoprire il vulcano in sella a un cavallo o a dorso d’asino. In alternativa, un entusiasmante tour con i treni della ferrovia Circumetnea, con partenza da Catania-Stazione Borgo e arrivo a Riposto (CT), o un giro per le storiche cantine in cui assaggiare i vini Etna Dop, i prodotti tipici, come il celebre pistacchio verde di Bronte, e i piatti della cucina locale. Un altro percorso molto affascinante nei dintorni è la Via dei Castelli dell’Etna, un itinerario paesaggistico ma anche d’arte, storia e tradizione che ha come protagonisti i dieci manieri che abbracciano il vulcano: dal Castello Ursino di Catania a quelli di Aci Castello, Adrano, Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Maletto, Motta Sant’Anastasia, Paternò, Randazzo e Bronte. Per un entusiasmante viaggio nel Medioevo.

© Regione Siciliana - Paolo Barone

Escursione sull’Etna (CT)

FETTUCCINE ALL'ORTICA DEL TRENTINO

© Caseificio Primiero (C. Funai e A. Pianalto)

di Sandra Jacopucci

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L’ortica, che in Trentino prende il nome di dioica, diffusa nei campi incolti intorno alle malghe fino alla tarda primavera, viene lavata e lasciata essiccare. Poi sbriciolata, unita alla farina di semola, alle uova e a un pizzico di sale. Dopo una trentina di minuti in frigorifero, l’impasto viene steso e tagliato a mano per ottenere le fettuccine. Una cottura di due minuti è sufficiente per saltare la pasta insieme al condimento: ricotta affumicata grattugiata, foglioline di timo e botìro di Primiero di malga, un burro a panna cruda affiorata naturalmente da latte prodotto durante l’alpeggio estivo, eccellenza del territorio, con una storia che risale ai tempi della Serenissima.



GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]

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TALENTI DEL

POLESINE

A PASSEGGIO NELLA PROVINCIA DI ROVIGO. TRA ANTICHE ABBAZIE, SFARZOSI TEATRI E L’INCONTRO SORPRENDENTE CON L’ATTRICE CRISTINA CHINAGLIA

© Dea/A. Dagli Orti/GettyImages

L’Abbazia della Vangadizza a Badia Polesine (RO)

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© eugpng/AdobeStock

Il porto vecchio di Bari

La via che costeggia il fiume Adigetto, nel Polesine

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n Veneto, precisamente a Rovigo, abitano alcuni amici che ho deciso di andare a trovare. Il sabato mattina sono soliti prendere la bicicletta per una passeggiata fuori porta senza fretta, con rientro la sera prima che faccia buio. Marco è un grande appassionato di mercatini vintage e ci propone di andare a Badia Polesine (RO) dove, qualche mese prima, aveva trovato delle chicche davvero interessanti: due vinili dei Pink Floyd e un accendino della Ferrari degli anni ‘60. Ci dirigiamo verso Lendinara (RO), sulla via che costeggia il fiume Adigetto immersa nella campagna polesana. Il percorso è pianeggiante e la sensazione che trasmette l’aver incrociato solo tre macchine è indescrivibile. Si tratta di una strada bianca a tutti gli effetti, ideale per una passeggiata alla ricerca della tranquillità, lontani dallo stress cittadino. Le chiacchiere in bici assomigliano a quelle da bar: racconto ai miei compagni di viaggio le vicende del Potenza Calcio, la squadra della mia città. Quest’anno è cambiato il pre-

sidente e noi siamo tutti alla finestra con la consapevolezza che, pur con allenatori, giocatori e dirigenza diversi, la nostra fede rimane immutata e senza categoria. Insomma, siamo nati per soffrire. Arrivati a Badia Polesine, la prima tappa obbligatoria è l’Abbazia della Vangadizza, uno dei più antichi monasteri del territorio, di cui ancora oggi rimangono gli edifici e una parte della chiesa. Dopo la visita all’abbazia continuo la mia passeggiata da solo perché i miei accompagnatori pedalano troppo velocemente mentre io ho voglia di godermi i borghi e la gente che ci vive. Nel centro della città scopro altri edifici importanti, tra cui il Teatro sociale Eugenio Balzan, tra i più belli del Veneto e per questo chiamato la “piccola Fenice” in onore del celebre complesso veneziano. Parcheggio la bicicletta e proseguo a piedi, entrando in una pasticceria per capire se c’è modo di fare colazione con un dolce tipico. Le due ragazze al bar si guardano e sorridono, si sono accorte di essere davanti a un buongustaio e,

come se si fossero messe d’accordo, pronunciano in coro: «Lo Sfregolino polesano». Chiedo gli ingredienti e una delle due mi spiega che si tratta di una specialità della tradizione veneta preparata con farina di mais, burro e uvetta. Obbligatorio l’assaggio con conseguente appagamento del palato. Continuo a camminare per il centro e mi fermo incuriosito a guardare un gruppo di persone che sta ascoltando un musicista di strada. È molto bravo, sta suonando e cantando La sera dei miracoli di Lucio Dalla in una cornice davvero insolita: il Mercato coperto, costruito nel primo ‘900 sotto l’influsso dello stile gotico-veneziano che contraddistingue anche il Palazzo Ducale di Venezia. A fianco a me c’è una ragazza: la guardo, mi sembra di conoscerla. Ha una luce irradiante, uno sguardo vispo e attento, sinuosi capelli lunghi. Quando sorride al mondo, si nota un delizioso spazietto tra i due incisivi. Ha un vestito colorato e leggero, dei semplici sandali ai piedi e si muove con grande eleganza e sicurezza. 71


GENIUS LOCI

Sono molto curioso e cerco un pretesto per rivolgerle la parola convinto di averla già vista. Nel frattempo, le si avvicina un signore e le fa i complimenti per il film Beate di Samad Zarmandili, andato in onda anche su Rai1. Ecco dove l’avevo vista. Aspetto che finisca di parlare, mi avvicino e mi congratulo anche io, scusandomi perché non ricordo il suo nome. Lei sorride e mi dice: «Piacere, Cristina Chinaglia». Ha una bella stretta di mano, «ci ricambiamo gli occhi in un istante immenso», come direbbe Claudio Baglioni, e la sua aura di colore azzurro e violetto emana vibrazioni intense. Faccio immediatamente una ricerca in rete e scopro che è nata proprio a Badia Polesine, nel 1982. «La sua figura di attrice è nota soprattutto per gli esilaranti monologhi con cui ha stregato le platee di tantissimi spettacoli. Una carriera brillante e un curriculum altrettanto importante fanno da cornice

© Francesca Marino

L’attrice Cristina Chinaglia

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alla vulcanica artista. Nelle sue performance si ride tantissimo, ma si riflette parecchio», leggo con interesse. Laureata in Lingue a Padova, ha studiato recitazione alla Scuola di Teatro di Bologna per poi specializzarsi alla TeatroLab, diretta da Antonio Albanese e Giorgio Comaschi. Ha partecipato anche a Zelig Lab, Colorado e, nel 2018, a La tv delle ragazze, programma condotto da Serena Dandini. Continuo a cercare e vengo a sapere che un suo monologo si è aggiudicato il primo posto allo Short Lab 2017, concorso ideato da Massimiliano Bruno. Poliedrica e versatile, oltre a essere una straordinaria interprete Cristina è un’insegnante di Tecniche di dialogo. Non teme i propri difetti e lei per prima ride di quelle piccole imperfezioni che la rendono particolarmente accattivante: sui social, infatti, si definisce “nasuta ma felice”. Mentre continuo la mia ricerca, Cri-

stina sparisce dal mio orizzonte visivo, ma sento ancora forte la sua energia. La curiosità è tanta e continuo a scorrere pagine piene di notizie sul suo conto: «L’attrice è anche una cantante strepitosa che ha alle spalle studi di canto lirico. Parla tre lingue, inglese, francese e tedesco, adora le ballate in stile british e ha una predilezione per il rock». Mentre a capo chino sul cellulare cerco quante più informazioni possibili, il musicista continua la sua performance con Caruso, sempre di Dalla. All’improvviso sento una mano sulla spalla, è Cristina che vuole salutarmi: «Sto andando via, alla prossima». Mostrandole il cellulare, le rispondo: «Tanto ormai mi sento un tuo amico, so tutto di te e non vedo l’ora di venire a un tuo spettacolo». Si allontana sorridendomi, io la chiamo, lei si volta, mi avvicino e ci regaliamo un abbraccio bellissimo che resterà per sempre vivo nella mia memoria.


BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

di Padre Enzo Fortunato

padre.enzo.fortunato

padrenzo

padreenzofortunato

[Giornalista e scrittore]

SULLE ORME DEL MITO A PIEDI SUL SENTIERO DEGLI DEI: NOVE CHILOMETRI DA AGEROLA A POSITANO SEGUENDO IL CANTO DELLE SIRENE E L’ECO DELLA NATURA

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se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce; poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose. Noi tutti sappiamo, quanto nell’ampia terra di Troia Argivi e Teucri patirono per volere dei numi; tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice». Così racconta Omero di Ulisse sedotto dal canto delle sirene, che si dimenava con tutta la sua forza, e Parte-

nope, incantevole regina dei mari più di Leucosia e Ligea, che intonava melodie incantatrici. Siamo vicino all’Isola Li Galli (SA), proprio di fronte alla Costiera amalfitana – che nasce da quel primo insediamento a Scala, il più antico centro abitato della zona, oggi ancora incontaminato dal turismo di massa – dove si snoda il Sentiero degli dei, un itinerario che permette di scoprire le meraviglie del territorio godendone i panorami, la natura e la storia. Un percorso, da compiere almeno una volta nella vita, che sembra ancora attraversato dalle divinità greche impegnate a salvare Ulisse. Italo Calvino, con la sua semplicità poetica, lo racconta come «quella strada sospesa sul magico golfo delle Sirene solcato ancora oggi dalla memoria e dal mito». Si tratta di un paesaggio

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ui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei, ferma la nave, la nostra voce a sentire. Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,

Agerola (NA) 73


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BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

Isola Li Galli (SA)

incontaminato: qui gli unici interventi dell’uomo sono le barriere protettive, per il resto l’intero percorso è frutto del lavoro della natura nei secoli. Uno spettacolo magico, mitico, che offre al camminatore la sensazione di essere sulla cima del monte Olimpo ai tempi di Omero. Il sentiero è lungo circa 9 chilometri e parte da Agerola (NA) per terminare a Positano (SA): una camminata di circa sette ore. Si può scegliere il sentiero “alto” oppure quello “basso”, in base all’altezza in cui si sviluppa l’itinerario. Il primo inizia da Bomerano, nel comu-

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Faraglioni di Capri (NA)

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ne di Agerola, termina a Santa Maria del Castello (NA) ed è leggermente più impegnativo per la presenza di molti tratti in salita, mentre il sentiero basso è quello che attraversa Nocelle, frazione di Positano, ed è più semplice. Camminare lungo questo percorso significa immergersi completamente nella macchia mediterranea, dove è possibile trovare piante di mirto, sacre agli dei e particolarmente a Venere che, per sfuggire alla ferocia dei satiri, vi si nascose. Terrazze panoramiche consentono di ammirare i Faraglioni di Capri, Punta

Penna, l’Isola Li Galli, i Monti Lattari e magari riuscire a “sentire” l’ammaliante canto delle sirene o, per chi crede, la voce di Dio. Un paesaggio capace di ristorare la mente e il cuore: lo spirito viene rinnovato dalla bellezza naturale che, a causa del cambiamento climatico, rischia di diventare sempre più rara, qualcosa di cui abbiamo sentito parlare ma che ormai non esiste più. Lungo il cammino si incontrano la Grotta Biscotto, il cui nome deriva dalla forma simile al pane biscotto, prodotto tipico di Agerola; i villaggi rupestri, strutture che hanno la partico-


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Monti Lattari, nell'Antiappennino campano

larità di essere state realizzate direttamente nella roccia; e il “Pistillo”, uno sperone alla cui base si innalza una irta guglia di calcare. Un paesaggio naturale come questo non può che riportare alla mente i versi del Cantico delle creature di San Francesco: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi

con coloriti flori et herba». Qui, cielo e mare si abbracciano cullati dal silenzio della natura. David Herbert Richards Lawrence, scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore inglese, una delle figure più emblematiche del XX secolo e della letteratura anglosassone, descrisse questi luoghi con parole che, assieme a quelle di Calvino, resteran-

no le più belle mai scritte: «È questo il paesaggio che dall’alto del Sentiero degli Dei si apriva al nostro sguardo: è lo scenario di quell’estrema ansa della Costiera Amalfitana che guarda verso ovest, verso l’isola di Capri, quella costa ripida afosa, con le montagne cristalline ove si abbandonano gli Dei di oggi e si scopre di nuovo un sé perduto, mediterraneo, anteriore».

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Positano (SA)

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INCLUSION

GINOSA A RITMO SLOW L’EX FABBRICATO VIAGGIATORI DELLA STAZIONE, CONCESSO IN COMODATO D’USO DA RFI, È IL QUARTIER GENERALE DELL’ASSOCIAZIONE TSÈTSÈ. CHE INCENTIVA MOBILITÀ GREEN E ATTIVITÀ A CONTATTO CON LA NATURA di Fabiola Zanetti

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© Diego Fiore/Adobestock

a Marina di Ginosa, in provincia di Taranto, alle Tavole Palatine, nel sito archeologico di Metaponto (MT), costeggiando le sponde del fiume Bradano, in sella a una bicicletta, rapiti dall’atmosfera magica che solo la luna piena sa regalare. Questa ciclopasseggiata, dal titolo Moonbike, è stata la prima attività organizzata nel 2016 dall’associazione TsèTsè, nata per valorizzare il territorio di Marina di Ginosa, incentivando una mobilità lenta e sostenibile e sensibilizzando le giovani generazioni al rispetto dell’ambiente. Tre anni dopo, nell’agosto del 2019, il percorso intrapreso dall’associazione si incrocia con quello del Gruppo

Ginosa (TA)

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FS: grazie al comodato d’uso gratuito concesso da Rete Ferroviaria Italiana (RFI) al Comune di Ginosa, TsèTsè inizia a gestire l’infopoint e la biblioteca al piano terra dell’ex fabbricato viaggiatori della stazione ferroviaria, distante pochi passi dal mare e servita da treni regionali per Taranto e Potenza. «Siamo una piccola frazione di circa 5mila abitanti, ma nel periodo estivo la città esplode raggiungendo quasi 100mila presenze e il nostro lavoro è fondamentale per offrire un servizio di prima accoglienza a turisti e visitatori», spiega Ivan Mapelli, responsabile dell’infopoint. «Diamo il dettaglio dei luoghi da visitare e degli eventi in corso, forniamo le informazioni sugli uffici

comunali e sui trasporti, come gli orari dei treni e degli autobus, e distribuiamo materiale promozionale gratuito. Oltre al desk, poi, abbiamo l’assistenza online tramite i social network», precisa. L’altro punto nevralgico di incontro, socializzazione e scambio è rappresentato dalla biblioteca: un luogo di riferimento per le scuole d’infanzia e le primarie per tenere unite le attività dei due centri abitati, visto che la marina dista circa 25 chilometri dalla città. «Prima del Covid-19, i locali erano pieni di vita perché tutti i bambini venivano qui a studiare. Ora stanno tornando pian piano e ci piacerebbe incentivare il ritorno non solo dei ragazzi ma anche dei loro genitori»,


© Andrea Carro/AdobeStock

Torre Mattoni, Marina di Ginosa (TA)

racconta Elena Prella, presidentessa di TsèTsè. E aggiunge: «Oltre alla sala studio e al prestito dei testi, organizziamo diverse iniziative nell’ambito de Il maggio dei libri, campagna nazionale di promozione della lettura. E poi allestiamo mostre fotografiche, eventi dedicati ai fumetti e ai giochi da tavolo, laboratori in pineta e letture dedicate ai piccolissimi, bimbi dai 12 mesi ai 2 anni e mezzo, in collaborazione con la ludoteca Rigotondo». Dalla prima ciclopasseggiata al chiaro di luna, è proprio il caso di dire che l’associazione ne ha fatta di strada, strutturando dei veri e propri green tour diurni e notturni, tre itinerari da percorrere in bici e altrettanti a piedi, che coniugano l’aspetto naturalistico con quello storico. Per tutti gli appassionati delle due ruote, da Marina di Ginosa si pedala sulle orme dell’antica Magna Grecia giungendo ai resti dell’ultima dimora terrena del filosofo greco Pitagora, il suggestivo Tempio

dorico periptero del VI sec. a.C. dedicato alla Dea Hera, le cosiddette Tavole Palatine situate nell’area archeologica di Metaponto. Un’altra uscita improntata al turismo sostenibile attraverso una mobilità slow va dalla località tarantina a Castellaneta Marina. Sempre a cavallo di una bicicletta, ma adatta anche per una piacevole camminata, c’è poi l’escursione Scopriamo la regina che approfondisce la conoscenza del Parco pineta regina di Marina di Ginosa, vasta area naturale protetta di oltre 3600 ettari, riconosciuta come Sito di interesse comunitario (Sic). Per gli amanti dei cammini c’è anche Dalla torre al lago, un percorso che abbraccia tutti gli ecosistemi di Marina di Ginosa e consente di apprezzare a livello storico-architettonico Torre Mattoni, una cima costiera di avvistamento costruita nel XVI secolo per difendersi dalle invasioni dei saraceni, e il Lago Salinella, essenziale per l’a-

vifauna stanziale e migratoria che popola la Riserva naturale biogenetica Stornara. Inforcando gli scarponi, l’itinerario Aria di canyon permette infine di ammirare la gravina di Ginosa, incastonata nei 28mila ettari del Parco naturale regionale Terra delle gravine, tra i colli della Murgia tarantina e il Mar Ionio. Le pareti ripide di roccia calcarea circondano a ferro di cavallo tutto l’abitato per circa 10 chilometri, il villaggio rupestre, il Casale e il rione Rivolta. Affiancando le escursioni al concetto di educazione ambientale, l’associazione ha realizzato dei progetti nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie, coinvolgendo ed entusiasmando i bambini con attività scientifiche e laboratori ludico-didattici a stretto contatto con la natura, principalmente nell’orto botanico della Pineta regina. Così da poter imparare giocando all’aria aperta. «I progetti portano gli alunni a trasfor77


© Mi.Ti./Adobestock

INCLUSION

Le Tavole Palatine, nel sito archeologico di Metaponto (MT)

Attività per bambini organizzate dall’associazione TsèTsè 78

marsi per un giorno in piccoli scienziati o li conducono alla scoperta dei quattro elementi – acqua, aria, fuoco e terra – che sono alla base della vita. Oppure si studiano i cinque sensi umani comparandoli con quelli degli animali e affrontando il tema della sostenibilità, apprendendo delle best practice per proteggere l’ambiente», racconta Tania Logroio, vicepresidente di TsèTsè e guida ambientale escursionistica. Per approfondire l’evoluzione geo-archeologica del territorio, quest’estate l’associazione, in collaborazione con la Società archeologica Ethra di Taranto, ha in programma un evento sulla battigia: un’esperienza tattile e visiva in cui si analizza la sabbia al microscopio, scoprendo le differenze tra quella presente all’inizio del golfo e quella alla fine, da Marina di Ginosa a San Vito. Tra spiaggia, mare e passeggiate al chiaro di luna, TsèTsè regala esperienze per un’estate indimenticabile. tsetse.altervista.org associazione.tsetse


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BARI


ARTE

CREATIVITÀ DIFFUSA

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FINO AL 30 SETTEMBRE CHIANTISSIMO PORTA L’ARTE CONTEMPORANEA NEI COMUNI FIORENTINI DI SAN CASCIANO VAL DI PESA, GREVE IN CHIANTI E BARBERINO TAVARNELLE di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com Foto di Margherita Nuti

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a piazza Pierozzi, nel caratteristico centro storico di San Casciano Val di Pesa, sembrano prendersi per mano via Machiavelli, via IV Novembre, via Roma e via Morrocchesi. È in questa cittadina, a una quindicina di chilometri da Firenze, che mi regalo una piacevole passeggiata senza pensare troppo alla destinazione, godendo della brezza con cui il borgo collinare sconfigge la canicola estiva. Mi lascio cullare dagli scorci pittoreschi che si perdono in lontananza tra le fitte fronde di vigneti e uliveti. Tutt’intorno brillano i colori pastello delle botteghe storiche mentre irrompono i profumi delle osterie, dove già a mezzogiorno drappelli di turisti iniziano le loro degustazioni enogastronomiche. Dai taglieri di salumi alle torte salate, dai fagioli all’uccelletto ai classici ravioli, per non parlare della pappa col pomodoro, dei prelibati baccalà e della trippa alla fiorentina. Tutto abbinato sempre a un bicchiere di ottimo Chianti, che qui è di casa. D’un tratto il mio sguardo viene calamitato – è il caso di dirlo – da una serie di stendardi dalle tinte inconsuete che sventolano dalla Torre dell’orologio e lungo le vie attigue. Su ciascuna bandiera campeggiano una o più parole che accendono subito la fantasia. Come se la mia passeggiata fosse accompagnata dai sottotitoli di una poesia di Giuseppe Ungaretti. Non è il sequel delle pellicole Amici miei o Amici miei atto II, che in questa zona hanno trovato diverse ambientazioni fortunate, dal ponte degli Scopeti al ponte di Cappello, dalla Villa Le Corti a via Luiano. Ma siamo pur sempre su un set. Quello di Chiantissimo, il sorprendente progetto d’arte contemporanea diffusa organizzato da TerraMedia Aps a cura di Davide Sarchioni, quest’anno ospitato fino al 30 settembre in tre comuni del Chianti fiorentino. A partire da San Casciano Val di Pesa, ancora una volta epicentro dell’intera manifestazione grazie al sindaco illuminato Roberto Ciappi, fino a Greve in Chianti e Barberino Tavarnelle. Scopro così che l’autore delle misteriose bandiere è Numero Cromatico, il collet-

Gabriella Ciancimino A-cielo libero (2022), wall-drawing Biblioteca comunale di San Casciano Val di Pesa (FI) 81


ARTE

tivo nato a Roma nel 2011 e composto da ricercatori provenienti dal mondo delle arti visive e delle neuroscienze. Emulando gli addobbi che vengono rea-

lizzati nel borgo toscano in occasione del tradizionale Carnevale medievale, questo gruppo di artisti ha ricamato su ogni bandiera il frammento testuale di una poesia generata da un’intelligenza artificiale che invita lo spettatore a rintracciare una sequenzialità di senso. Lavorando con la neuroestetica, l’estetica empirica, la psicologia sperimentale e l’intelligenza artificiale, Numero Cromatico ha così ideato un sistema percettivo attraente e interattivo con il quale ogni passante può cimentarsi creativamente. A guardare bene, poi, alla base della Torre dell’orologio, nel sottopassaggio è incastonato uno specchio sul quale è dipinta la caratteristica nuvoletta blu del duo Antonello Ghezzi, a immortalare tra pietre secolari il loro passaggio a Chiantissimo nell’edizione dello scorso anno. E a ricordarci le parole sempre provvidenziali di Italo Calvino: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore». Merita di essere goduta al tramonto invece, o meglio ancora di notte, l’installazione del grande Mario Merz che svetta dalle imponenti mura medievali. Un vero e proprio must in ogni percorso di Chiantissimo. Si tratta di un cervo in alluminio che, ormai dalla fine degli anni ’90, scruta tutti dall’alto, seguito dai numeri luminosi al neon della successione di Fibonacci, nella quale ognuno è la somma dei due precedenti. Potente simbolo concepito dall’artista milanese che rimanda all’energia insita nella materia e nella natura, da non sottovalutare mai. Un ammonimento sempre più attuale. Va detto che, nei primi tempi della sua installazione, quest’opera non piacque a tutti i sancascianesi: del resto, l’arte contemporanea spesso divide. Eppure, a distanza di anni, lentamente è scivolata nel cuore degli abitanti del borgo fino a diventarne emblema e mascotte. Come testimonia la bandana con le insegne del Comune che qualche tifoso della locale squadra di basket, promossa di categoria, ha recentemente annodato con orgoglio intorno al collo del possente cervo. D’altronde, il senso dell’arte non è forse 82

quello di alzare l’asticella del senso del possibile? Proseguendo l’itinerario di Chiantissimo, giungo alla biblioteca comunale dove Gabriella Ciancimino ha dipinto all’interno, su un muro e una volta, l’opera A-cielo libero. È un racconto sul paesaggio della Val di Pesa concepito come un giardino d’inverno in cui convivono esseri umani e piante, suggerendo un parallelismo tra la resistenza biologica di alcune specie vegetali e quella storica di attivisti e anarchici locali, in particolare omaggiando la figura di Pier Carlo Masini, politico ed ex sindaco della cittadina. Coinvolgente, poi, è l’immersione digitale evocata da Vincenzo Marsiglia con le tecnologie più innovative di mixed Thomas Lange Madonna (2022) Museo di San Francesco, Greve in Chianti (FI)

reality che rilegge gli interni dello storico Teatro Niccolini. Spostandomi a Greve in Chianti, nelle sale del Museo di San Francesco, invece, commuovono le ceramiche e le installazioni di Thomas Lange in dialogo con la collezione permanente di arte antica. Quella ordita dall’artista berlinese è una potente riflessione sulla memoria individuale e collettiva che dà senso e sostanza alla nostra esistenza. Narrazioni silenziose, storie intime impastate di tenerezza e speranza nel colore sono anche quelle che fanno eco a Barberino Tavarnelle, sulle due grandi tele di Valentina Palazzari collocate nella cappella memoriale di San Michele Arcangelo a Semifonte. Si tratta di lavori eseguiti dall’artista


Vincenzo Marsiglia Map (Star) the world (2022) Video e performance con HoloLens 2 Teatro Niccolini, San Casciano Val di Pesa (FI)

a partire dall’ossidazione su tessuto di materiali ferrosi mescolati a elementi organici che esprimono il senso di fragilità della vita umana e della caducità delle sue imprese. E l’ambientazione scelta non poteva essere più emblematica per questa ricerca. Siamo infatti letteralmente sui resti della mitica Semifonte, città fortificata rasa al suolo dai fiorentini nel 1202, al termine di un epico assedio, con i suoi abitanti costretti all’esilio nei centri vicini di Certaldo e Barberino. Il percorso di Chiantissimo prosegue con altri luoghi disseminati di opere d’arte tutte da scoprire. E quest’anno anche con un progetto nel progetto, grazie all’ulteriore circuito di mostra diffusa dal titolo A(rt) message in a Chianti Classico bottle, organizzata dal Consorzio vino Chianti classico. La bottiglia bordolese tipica del Chianti classico Dop, nel suo formato artistico di quattro metri di altezza, è diventata la tela alternativa di sette artisti internazionali per diverse interpretazioni del nobile vino, allestita ciascuna in ognuno dei comuni di produzione. Il visitatore può così scoprire l’opera di Francesco Bruni a Gaiole in Chianti, di Clet a San Donato in Poggio (frazione di Barberino Tavarnelle), di Corn79 a Castelnuovo Berardenga, di Camilla Falsini a Radda in Chianti, di Thomas Lange a Greve in Chianti, di Numero Cromatico a Castellina in Chianti e di Eliseo Sonnino a San Casciano Val di Pesa. Cosa aggiungere…prosit! chiantissimo.it

Numero Cromatico Un flusso di onde brillanti (2022) San Casciano Val di Pesa (FI)

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ARTE

CELEBRANDO I BRONZI A 50 ANNI DAL RITROVAMENTO DELLE DUE STATUE, UNA SERIE DI MOSTRE, SPETTACOLI E INIZIATIVE CULTURALI PER SCOPRIRE IL TERRITORIO CALABRESE di Franco Laratta

© Federico Neri

I Bronzi di Riace

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© Federico Neri

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ra il 16 agosto 1972 quando il sub romano Stefano Mariottini, immergendosi in località Porto Forticchio di Riace Marina (RC), rinvenne a otto metri di profondità le sculture di due guerrieri. Il giovane subacqueo vide emergere dal fondo sabbioso

il braccio sinistro di quella che sarebbe stata denominata “statua A”. E poi, a pochi metri di distanza, il ginocchio e un alluce della cosiddetta “statua B”. Tra il 21 e il 22 agosto, i carabinieri del nucleo sommozzatori riuscirono a recuperarle entrambe. Furono scoperti così i Bronzi di Riace:

una notizia che fece il giro del mondo. Grandissimi furono l’interesse degli studiosi e l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica. Dopo un lungo silenzio durato otto anni, le due statue riemersero dal centro di restauro della Soprintendenza archeologica di Firenze. Nella primavera del 1980 85


© Federico Neri

ARTE

Lungomare Falcomatà, Reggio Calabria

tornarono in Calabria, dove trovarono una prima provvisoria collocazione nella sala del museo di Reggio dedicata ai ritrovamenti subacquei. Si suppone che i Bronzi, la cui datazione è certamente ascrivibile al V secolo a.C., siano appartenuti a un gruppo statuario. Secondo una delle ipotesi più accreditate, si tratta dei due fratelli Eteocle e Polinice, protagonisti della tragedia di Eschilo I sette contro Tebe. Dall’analisi della terra di fusione, l’argilla impiegata come stampo, si è potuto stabilire che provenivano da Argo, antica città greca. Probabilmente furono gettati in mare per alleggerire il carico della nave che li trasportava oppure, secondo un’altra teoria, fu l’imbarcazione ad affondare con tutte le statue. Per festeggiare i 50 anni dal ritrovamento, la giunta della Regione Cala-

bria ha organizzato un piano integrato di promozione e valorizzazione del territorio in sinergia con il Museo nazionale della Magna Grecia, la città metropolitana e il Comune di Reggio Calabria, la Camera di commercio e il Comune di Riace. Sono previsti eventi teatrali, culturali e scientifici, mostre, seminari internazionali e attività storico culturali. Dal programma delle iniziative promosse si segnalano tre tragedie greche in scenari mozzafiato: si parte il 18 agosto con I sette contro Tebe di Eschilo al Parco archeologico di Locri, poi il 24 L’Antigone di Sofocle va in scena al Parco archeologico Taureani di Palmi, infine il 26 L’Edipo Re di Sofocle è in programma al Castello Aragonese di Reggio Calabria. Il 16 agosto, data del ritrovamento, si rende omaggio ai Bronzi con un’in-

Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria Su concessione del ministero della Cultura - Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria

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stallazione di video mapping sulla facciata del museo di Reggio Calabria, mentre, per l’intero periodo estivo, corso Garibaldi diventa scenografia d’eccellenza della mostra a cielo aperto di archeologia pubblica dedicata proprio al ritrovamento delle due statue. A Palazzo della cultura Pasquino Crupi di Reggio è previsto anche il ciclo di mostre Bronzi di Riace 50. L’arte che risplende al centro del Mediterraneo. Fino al 7 settembre è in programma Narrazioni Misteriche del maestro Raffaele De Rosa, che ferma nei suoi dipinti i miti della Magna Grecia. Segue, dal 10 settembre al 10 novembre, l’esposizione Mediterraneo, una riflessione su quel mare che ha restituito i Bronzi dopo 2000 anni con la partecipazione di circa 30 artisti. Infine, dal 10 dicembre all’11 febbraio 2023, una


© Federico Neri

Parco archeologico di Locri Epizefiri (RC)

personale di Cesare Berlingeri, artista dell’entroterra reggino che utilizza per le sue opere i colori della sua terra. Per dicembre è programmata anche la rappresentazione dell’opera lirica Adriana Lecouvreur, di Francesco Cilea, nel Teatro comunale di Reggio Calabria dedicato al compositore. E sono già attive le campagne di comunicazione a livello nazionale e internazionale, con le promozioni dei Bronzi nelle grandi stazioni su videowall, screen promozionali negli aeroporti. «Si concretizza un’idea sulla quale stiamo lavorando da oltre un anno per valorizzare il ricchissimo patrimonio

culturale calabrese assieme al ministro della Cultura, Dario Franceschini, che da mesi ha posto l’attenzione su questo evento pensato per celebrare quello che è il simbolo identitario più importante della nostra regione», ha dichiarato Carmelo Malacrino, direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. I 50 anni dei Bronzi diventano quindi l’occasione per mettere in rete tutto il patrimonio archeologico della regione, che comprende tesori della Magna Grecia e della Calabria antica. Oltre ai Bronzi, il museo di Reggio offre un interessante percorso che por-

ta a conoscere il patrimonio storico e culturale delle grandi colonie di Sibari e Crotone, Medma e Hipponion, Caulonia e Locri, Rhegion. Una ricchezza che nel 2019 è valsa al museo 227mila ingressi in un anno. Anche se per i visitatori il primo oggetto del desiderio rimangono i Bronzi di Riace, tra i più importanti esempi al mondo della perfezione e dell’equilibrio formale nell’arte greca del V secolo a.C. E per questo candidati a diventare Patrimonio dell’Umanità. museoarcheologicoreggiocalabria.it MuseoArcheologicoRC MusArcheoRC museoarcheorc

© Polonio Video/AdobeStock

Riace (RC)

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ARTE

PARADISI IN TERRA E

© Fabio Caricchia

den, oasi, paradiso terrestre. Il giardino è presente nell’immaginario dell’uomo nel corso dei secoli e delle civiltà. Il suo sviluppo ha conosciuto diverse fasi in parallelo con l’evoluzione della scienza botanica e con i contesti culturali di cui è espressione. Per chi volesse conoscere o approfondire la sua storia, la mostra Frammenti di Paradiso. Giardini nel tempo alla Reggia di Caserta, rap-

presenta un’occasione unica. L’esposizione, a cura di Tiziana Maffei, è visitabile fino al 16 ottobre e raccoglie oltre 150 opere tra dipinti, sculture, arazzi, erbari, libri, oggetti d’arte e interpretazioni contemporanee che raccontano l’evoluzione dei parchi nel tempo. Un caleidoscopio di rappresentazioni, dal Rinascimento ai primi anni dell’800, che offre una panoramica sull’intera Penisola nella sua varietà di pae-

La via d’acqua all’interno del Parco Reale della Reggia di Caserta

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UNA MOSTRA ALLA REGGIA DI CASERTA RACCONTA L’EVOLUZIONE DEL GIARDINO ATTRAVERSO OLTRE 150 OPERE D’ARTE di Angela Alexandra D’Orso

saggi e stili di vita. Il percorso si articola in sette sezioni, lungo le grandi sale dell’appartamento della regina, affacciate sul Parco Reale con la scenografica via d’acqua. Le opere, in molti casi inedite, provengono da istituzioni italiane ed europee tra cui il Museo del Prado e il Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Museo di Versailles a Parigi, la Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti a Firenze.


Jakob Philipp Hackert, Landscape with the Palace at Caserta (1793) Olio su tela Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Tra i tanti artisti presenti, spicca il nome di Jakob Philipp Hackert, celebre pittore tedesco che ha ritratto giardini e paesaggi della Campania e dell’Italia meridionale. La mostra si apre con il racconto dedicato al parco della Reggia di Caserta per chiudere con la sezione Giardini e rappresentazione simbolica, dove il verde diventa scenario di narrazioni sacre e mitologiche, uno spazio mistico in cui la storia del mondo occidentale rivive attraverso personaggi della tradizione letteraria e religiosa. Molti i temi approfonditi: il giardino come luogo d’espressione del potere, la convivenza di verde artificiale e selvatico dalla tradizione medicea

fino all’800, solo per citarne alcuni. All’esposizione classica si affianca un percorso immersivo multisensoriale. Le tecnologie digitali consentono infatti di ammirare, e quasi di toccare, il progetto della Reggia realizzato dall’architetto Luigi Vanvitelli. L’esperienza olfattiva, fruibile visitando una sala appositamente allestita, trasporta il visitatore nel mezzo di un inebriante giardino in fiore, con le note morbide, fresche e delicate del mughetto a cui si mischiano quelle acquatiche che rievocano ruscelli e fontane. È affidata, poi, alle opere di alcuni artisti contemporanei l’interpretazione del rapporto tra natura e società moderna: dal progetto Un-

rejected Wild Flora dell’artista brasiliana Maria Thereza Alves agli arbusti fragili di Eugenio Tibaldi, fino agli emozionanti scatti fotografici della serie Eden di Mimmo Jodice. Passato e presente si intrecciano, quindi, in un racconto che non si limita alla divulgazione di dati storici ma invita a riflettere sul significato di una relazione antica e sulla sua inevitabile evoluzione. Il giardino diventa, in questo senso, testimone dei valori etici della bellezza. Simbolo di un virtuoso addomesticamento che tocca più secoli e giunge, aderente al suo tempo, fino ai nostri giorni. reggiadicaserta.cultura.gov.it reggiadicaserta 89


SPORT © Mondadori Portfolio/GettyImages

IL RAGAZZO VENUTO DALL’ ACQUA

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DOPO IL RECORD MONDIALE NEI 100 METRI DORSO, IL VENETO THOMAS CECCON ARRIVA DA FAVORITO AI CAMPIONATI EUROPEI, A ROMA DALL’11 AL 21 AGOSTO di Flavio Scheggi

mescoupsdecoeur

«T

homas Ceccon ha fatto qualcosa di incredibile, fuori dalla normalità delle cose. Un record del mondo del genere in una gara così, abbassando il crono di tanto, con una facilità quasi imbarazzante. Secondo me ci terrà col fiato sospeso per molti anni: ha ancora tantissimo da dare, questo successo è il primo di una lunga serie». Così, lo scorso giugno, la nuotatrice Federica Pellegrini commentò in un’intervista la gara del nuotatore veneto, classe 2001, che ai mondiali di Budapest ha vinto l’oro nei 100 metri dorso, stabilendo anche il primato mondiale con il tempo di 51"60. Un risultato con cui ha abbassato di 25 centesimi il record dell’americano Ryan Murphy, che resisteva dai Giochi Olimpici di Rio del 2016. Come se non bastasse, dall’Ungheria è tornato con un altro oro nella staffetta 4×100 mista e un bronzo in quella 4×100 stile libero. Abbiamo raggiunto telefonicamente questo atleta al Centro federale Alberto Castagnetti di Verona, dove si sta allenando per i Campionati europei che si svolgono a Roma dall’11 al 21 agosto. Hai conquistato l’oro a Budapest da poche settimane, come ti senti? Non ho avuto tanto tempo per ripensare a quello che ho fatto. Dopo il campionato iridato, sono andato a Tenerife per allenarmi e adesso sono concentrato sugli Europei di Roma. Magari in vacanza avrò l’occasione per ragionare su quella fantastica gara. Comunque, la riguardo spesso e ogni volta riesco a trovare qualche errore. Anche in una gara da record mondiale? Assolutamente sì. Non farò un secondo in meno ai prossimi Europei, ma riguardare il video mi aiuta a capire cosa potrei migliorare. Secondo Pellegrini hai fatto «qualcosa di incredibile». Vi siete sentiti? Ci siamo scritti dei messaggi, mi ha fatto i complimenti. Purtroppo, non ci siamo ancora visti di persona. In molti hanno parlato dell’espressione del tuo volto dopo la vittoria… Non ho mai esultato tanto. E mi sono un po’ vergognato per aver stretto il pugno verso l’alto: non rientra nel mio

In questa e nelle pagine successive, Thomas Ceccon ai Campionati del mondo 2022 di Budapest 91


SPORT

© Andrea Staccioli/Deepbluemedia

stile gioire in modo plateale. Quell’espressione di stupore è stata spontanea. Ero arrivato primo con il record del mondo, non me lo aspettavo. Hai un mental coach che ti segue? Per ora ho solo il mio allenatore Alberto Burlina che, da quando avevo otto anni, si occupa della mia preparazione in acqua e in palestra. Adesso non mi serve ma magari in futuro potrebbe essermi d’aiuto, non voglio escludere questa possibilità. Come ti carichi o ti rilassi prima di una gara importante? Nel percorso che mi porta alla piscina ascolto sempre la musica, mi piace molto. Sento un po’ di tutto, in particolare mi piacciono i pezzi degli anni ‘80 e ‘90. Dopo il riscaldamento e prima di scendere in acqua parlo con gli altri atleti, scherziamo per alleggerire la tensione. A questi Europei arrivi da favorito. Come ti senti? È una cosa che non ho mai provato prima, finora non avevo mai gareggiato da favorito. E non è la stessa cosa

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che competere da outsider. Poi siamo in Italia, davanti a tanti tifosi, e questo focalizzerà ancora di più l’attenzione sulla mia performance. Ho sempre gestito bene l’ansia e la pressione, ma dopo aver vinto un oro e raggiunto un record mondiale le cose cambiano. Il fatto di gareggiare in Italia, quindi, non è un vantaggio? Dipende da quante persone ci saranno: un po’ mi preoccupa l’idea che possano essere davvero tante (ride ndr). Ma mi fa molto piacere che la sfida sia Roma, in una delle piscine più belle del mondo: spero che ci sia molto pubblico a fare il tifo. A Budapest, quando entravano gli atleti ungheresi si sentiva il boato dei fan e questo è molto figo. A Roma, l’ultimo evento di questo tipo lo abbiamo avuto nel 2009 e questo è un motivo in più per venire ad assistere a un grande spettacolo. Tu a che gare parteciperai? Al momento non lo so. Sceglierò più avanti in base a come andranno gli allenamenti e al calendario. La scelta è

tra i 50 e i 100 metri dorso, i 50 delfino e i 100 metri stile libero, più le varie staffette. Sei molto polivalente, passi con facilità da uno stile all’altro. Ho bisogno di cambiare spesso per non annoiarmi. Quando vedo gli altri atleti che gareggiano solo in una disciplina, mi chiedo come facciano a non stancarsi. I rivali da temere? Sono i soliti che ho incontrato ai mondiali di Budapest, non dovrebbero esserci sorprese. Per loro sarà una rivincita, mentre io dovrò mantenere il titolo. Come vedi la Nazionale di nuoto? È un gruppo tra i più vincenti di sempre. Speriamo di ottenere tante medaglie, ci sono parecchi atleti promettenti. L’età in questa nazionale va dai 16 ai 27 anni, siamo tutti molto giovani quindi abbiamo ancora un bel margine di crescita. Avrai il tempo per guardare le altre gare? Mi piacerebbe ma sarò molto preso e


© Andrea Staccioli/Deepbluemedia

concentrato sulle mie. Spero di riuscire a vedere almeno qualche finale. Hai praticato altri sport prima di entrare in piscina? A quattro o cinque anni giocavo a tennis, poi ho iniziato con il nuoto. I miei mi hanno raccontato una mezza leggenda per cui avrebbero scelto questo sport per non far sentire troppo

il caldo a me e mio fratello. A parte tutto, vedevano che in acqua stavamo bene: era il nostro luogo. Tuo padre ha detto che da bambino, al mare, eri sempre in acqua. Anche adesso, quando vado in spiaggia, sto in acqua tutto il pomeriggio: mi diverto faccio sempre una nuotata.

Dove andrai in vacanza dopo gli Europei? Sono stato stregato dalla Sardegna, con il suo mare limpido e la sua sabbia bianca. È il luogo dove andavo con i miei genitori da piccolo. Lo scorso anno ci sono tornato ed è stato molto bello: questa estate penso di ripetere l’esperienza. Un pezzetto delle tue medaglie è merito anche dei tuoi genitori e dei loro sacrifici. Sicuramente, senza di loro non sarei andato da nessuna parte. Devo dire grazie anche a tutto lo staff che mi segue e mi aiuta quotidianamente, dall’allenatore al fisioterapista passando per il medico. I baffi che avevi al record mondiale come sono usciti fuori? Per puro caso. Li avevo fatti crescere prima dei Campionati italiani, ad aprile. Mentre stavo facendo la barba mi sono detto: «Proviamo a tenere i baffi, al massimo li taglio dopo due giorni». Ho visto mi stavano bene e li ho tenuti. Mi riconoscevano di più, facevano un po’ di scena, ma adesso li ho tagliati. A Roma li rivedremo? Penso di no, non riusciranno a crescere. Magari in futuro… Un pensiero alle Olimpiadi di Parigi 2024 ogni tanto lo fai? I Giochi sono l’obiettivo finale. I mondiali sono importanti, ma sono tappe di passaggio. Ovviamente, tutto quello che arriva di buono prima è ben accetto. ceccon_thomas

Dall’11 al 21 agosto, a Roma, si disputa la XXXVI edizione dei Campionati europei di nuoto. Sono 50 le nazioni presenti, con 1500 atleti e 77 gare finali in cui vengono assegnate 231 medaglie. All’evento, capace di incollare agli schermi 200 milioni di persone, assistono 800 rappresentanti dei media, 1000 volontari e 100mila tifosi. Nello storico complesso al Foro Italico si svolgono le gare di nuoto e di tuffi. In una piscina temporanea all’interno dello Stadio Pietrangeli del tennis, che ospita ogni anno gli Internazionali d’Italia, si sfidano gli atleti del nuoto artistico. I tuffi dalle grandi altezze, al loro debutto in un Europeo, vanno in scena al Circolo del tennis, sempre all’interno del Foro Italico. Mentre le gare in acque libere vengono ospitate sul lungomare di Ostia. A questa rassegna seguono, dal 24 agosto al 4 settembre, gli European Masters Championships dedicati agli atleti over 25. roma2022.eu

© Giorgio Scala/Deepbluemedia/Insidefoto

ROMA CAPITALE DEL NUOTO

Il complesso natatorio al Foro Italico, Roma 93


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SGUARDI NEL TEMPO

Wanda Wulz Ritratto (1928 c.a.) Courtesy Archivi Alinari, archivio Studio Wulz, Firenze

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IN MOSTRA A FIRENZE UN PEZZO DI STORIA DELLA FOTOGRAFIA, DALLE ORIGINI ALLE ULTIME SPERIMENTAZIONI. PROTAGONISTE LE ARTISTE DI IERI E DI OGGI di Sandra Gesualdi

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tratti levigati dai toni seppia, e quel velo di nostalgia che la stampa ai sali d’argento imprime alle immagini d’inizio ‘900. Il ritratto di Wanda Wulz è una commistione di fascino, estetico e artistico: lo sguardo altrove, la posa non cercata, la bellez-

za come espressione. Intorno agli anni ‘30, la triestina Wanda e la sorella Marion ereditarono dal padre lo studio fotografico di famiglia e, prima come modelle poi come sagaci ritrattiste, diventarono protagoniste dell’avanguardia artistica del tempo.

Tra sperimentazione e consapevolezza scelsero il linguaggio fotografico per incentivare e promuovere l’affermazione sociale delle donne. Le protagoniste dei loro scatti sovvertono le posture del ritratto anche decidendo di posare con sguardi fuori campo ma ben radicati nel loro tempo. Il ritratto di Wulz fa parte di una delle due sezioni dedicate a fondi degli Archivi Alinari resi pubblici in occasione della mostra Fotografe!, a Firenze, nelle sedi di Villa Bardini e Forte Belvedere, fino al 2 ottobre. Un percorso che racconta un pezzo di storia della fotografia, dai primi approcci alle ultime sperimentazioni digitali e alle produzioni contemporanee. Approfondimenti tematici e di genere che, senza seguire un ordine cronologico, spalancano una finestra su quest’arte, multiforme, intima, collettiva, rivoluzionaria. Con le fotografe di ieri e di oggi dietro l’obiettivo a riempire le sale di lavori che sanno di emancipazione, ricerca, comparazione, riflessioni sul passato per raccontare di sé nell’oggi. Opere inedite, in alcuni casi stampate direttamente dai negativi originali, che partono dalle prime dagherrotipie dell’800 per attraversare oltre un secolo di mondo e società con il piglio delle donne. «Il punto esclamativo nel titolo vale come affermazione e ammirazione per le fotografe che, dalle origini e per tutto il ‘900, hanno operato e lottato all’interno di un mondo capace solo di vederle in una posizione inferiore, marginale», sottolineano Emanuela Sesti e Walter Guadagnini, curatori del progetto espositivo. Oltre alle sorelle Wulz, i frammenti di realtà impressi nella luce di Dorothea Lange, Bettina Rheims, Maria Mulas, Ketty La Rocca, Lisetta Carmi, solo per citarne alcune, sono messi a confronto con le opere di dieci autrici italiane nate dopo il 1980. Il corpo esibito, il ritratto come memoria, la società con le sue contraddizioni e i diritti reclamati si confrontano in un cortocircuito di rimandi spazio-temporali. Con una certa, forte e sempre meno urlata autodeterminazione di artiste. Col punto esclamativo. villabardini.it Bettina Rheims Madame Jacquot. Ritratto dell'attrice Charlotte Rampling, Parigi (2009) Courtesy Archivi Alinari, Firenze

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Marion Wulz Ritratto di Wanda Wulz in tenuta da motociclista (1930-1932) Courtesy Archivi Alinari, archivio Marion Wulz, Firenze

Federica Belli The lens (Through Which We See Ourselves) (2018)

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Sofia Uslenghi ART noJECT #12 (2021) © Sofia Uslenghi, courtesy Galleria Valeria Bella, Milano

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PHOTO Francesca Catastini Blinding an Anatomist with My Bare Hands (2016) Courtesy OstLicht Gallery, Vienna

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Laurie Albin-Guillot Mani con rosa (1935 ca.) Courtesy Archivi Alinari, Firenze

Alba Zari Reimagining the family archive (2017) 99


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PER SEMPRE MARILYN A 60 ANNI DALLA MORTE DELLA DIVA, LE IMMAGINI DEL FOTOGRAFO NEWYORKESE SAM SHAW RACCONTANO I SUOI LATI PIÙ NASCOSTI IN UNA MOSTRA-EVENTO A TORINO di Elisabetta Reale Foto di Sam Shaw, courtesy Shaw Family Archives, Ltd

Marilyn Monroe sulla spiaggia di Amagansett, New York (1957) 100


Marilyn Monroe, New York City (1955)

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Marilyn Monroe, Los Angeles, California (1953)

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orriso ammiccante e irresistibile, il mare all’orizzonte e quella sua bellezza capace di oltrepassare il tempo. Una foto immortala il mito Marilyn Monroe, fascino e sfrontatezza, sensualità e fragilità enfatizzati da un costume bianco intero. A 60 anni dalla morte, l’attrice

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statunitense, tra le più celebri della storia del cinema, rivive nella mostra-evento Forever Marilyn by Sam Shaw. The exhibition allestita, fino al 18 settembre, nella Palazzina di caccia di Stupinigi a Nichelino, nel torinese. Per la prima volta in Italia si può ammirare l’ampia selezione di immagini

realizzate dall’amico Sam Shaw, il fotografo newyorkese delle star del cinema: scatti in bianco e nero e a colori mostrano la diva nel suo privato o nel backstage, presentando i lati più nascosti di Marilyn, donna ironica, sempre sorridente e alla perenne ricerca della felicità.


Marilyn Monroe e suo marito Arthur Miller davanti al Queensboro Bridge, New York City (1957)

Ma in esposizione ci sono anche foto celebri come quella dal set del film Quando la moglie è in vacanza (1955), in cui l’aria proveniente dalle grate della metropolitana di New York solleva la gonna dell’iconico abito bianco, scoprendole le gambe. Fra aneddoti e curiosità, immagini e aforismi, uno spazio è riservato a un episodio della serie di documentari Artists in love, che narra la relazione tra Marilyn e Arthur Miller, drammaturgo e sceneggiatore statunitense, suo terzo marito. In mostra anche la lettera d’amore scritta dall’attrice ad Arthur, l’abito indossato il giorno del loro matrimonio e oltre 60 memorabilia, oggetti di e su Monroe acquistati dal collezionista tedesco Ted Stampfer nelle aste. Articoli di bellezza, abiti, scarpe, biglietti aerei originali, foto e oggetti personali come il tubetto di colla con cui la star si applicava le ciglia finte. forevermarilyn.it nextexhibition

Marilyn Monroe durante le riprese di Quando la moglie è in vacanza, 51st Street e Lexington Avenue, New York City (1954) 103


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Sam Shaw e Marilyn Monroe negli studi della 20th Century Fox, Los Angeles, California (1954)

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UNIVERSO

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TOSCANI A POCHI MESI DAI SUOI 80 ANNI, PALAZZO REALE DI MILANO DEDICA UN’AMPIA RASSEGNA ALL’UOMO CHE HA CAMBIATO LA STORIA DELLA FOTOGRAFIA E DELLA PUBBLICITÀ di Cecilia Morrico

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Foto di Oliviero Toscani

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n oceano di fotografie mosso da diverse correnti, una mostra dove non c’è sequenza, non c’è ordine cronologico, non c’è logica. Questa l’esposizione Oliviero Toscani. Professione Fotografo, a Palazzo Reale di Milano fino al 25 settembre. Priva di sezioni e di una successione temporale, consente al visitatore di entrare nella mente dell’artista, in un flusso di immagini che rappresentano l’impegno di Toscani nel mondo della moda, del reportage, dell’advertising, della ritrattistica, della sperimentazione. Organizzare la rassegna è stata una vera sfida intellettuale secondo Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale: «L’occasione ci ha spinto a modificare i nostri abituali modelli interpretativi, guidati eminentemente da esigenze razionalizzatrici, schematizzatrici e ordinatrici, con i quali approcciamo abitualmente alla realizzazione dei progetti espositivi», spiega. La mostra è un omaggio che Milano dedica a Toscani nell’anno del suo 80esimo compleanno, festeggiato il 28 febbraio scorso. In totale si posso-

no ammirare 800 scatti, realizzati dai primi anni ‘60 a oggi, tra cui il famoso manifesto di Jesus Jeans Chi mi ama mi segua, del 1973, il Bacio tra prete e suora del 1991, i Tre Cuori White/ Black/Yellow del 1996, No-Anorexia del 2007. Ma anche i ritratti realizzati per la moda (da Donna Jordan a Claudia Schiffer, fino a Monica Bellucci) e i volti di grandi star come Mick Jagger e Lou Reed, oltre alle foto del periodo di formazione alla Kunstgewerbeschule, l’Università delle arti di Zurigo. Definito “pubblicitario” da larga parte del pubblico o della critica, Toscani è in realtà un artista convinto che l’efficacia di un messaggio si manifesti nella sua massima diffusione. Non è un pubblicitario che usa la fotografia, ma un artista che sfrutta i canali della pubblicità come mezzo e mai come fine. Spot, manifesti, editoria e web sono tutti strumenti che ha saputo utilizzare per parlare dei problemi del mondo, creando un linguaggio rivoluzionario che ha fatto discutere sui temi più disparati. palazzorealemilano.it palazzorealemilano

Bacio tra prete e suora Campagna United Colors of Benetton (1991) 107


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Tre Cuori White/Black/Yellow Campagna United Colors of Benetton (1996) Jesus Jeans “Chi mi ama mi segua” (1973)

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Reportage in Israele e Palestina (2007)

Lou Reed (1974) 109


Imparare più lingue e conoscere i linguaggi digitali mi aprirà a un futuro inclusivo e senza confini. Nicolas Corso in Lingue, cultura e comunicazione digitale

Per info e iscrizioni ai test di ammissione iulm.it/openday


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OFFERTE E SERVIZI

VIVI L’ESTATE CON TRENITALIA E ALILAURO

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e meraviglie del Golfo di Napoli e della Costiera amalfitana brillano sotto il sole estivo. Per visitarle basta acquistare un biglietto combinato Trenitalia e Alilauro. Queste destinazioni si possono raggiungere comodamente con Frecce, Intercity, Intercity Notte e i Regionali di Trenitalia, partendo dalle principali stazioni italiane. Poi, grazie alle unità navali veloci Alilauro, è possibile imbarcarsi con frequenze giornaliere dal molo Beverello di Napoli per Ischia Porto, Forio Porto e Sorrento. Il sabato e la domenica sono attivi anche i collegamenti per Positano e Amalfi. Per usufruire del servizio Alilauro Link è sufficiente acquistare un biglietto su qualsiasi canale di vendita Trenitalia almeno due giorni prima della partenza*. Con Trenitalia+Alilauro le bellezze campane sono sempre più vicine. Maggiori informazioni su trenitalia.com

*I biglietti sono validi esclusivamente per il giorno prenotato e i treni o la nave scelti. Il numero dei posti disponibili è limitato. 112


© bitontawan02/AdobeStock

CON TRENITALIA VIAGGIARE IN FAMIGLIA È ANCORA PIÙ DIVERTENTE

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er i più piccoli spostarsi in treno non è mai stato così divertente. È arrivata la nuova Area Family Trenitalia: una carrozza rinnovata nel layout e dedicata ai bambini, grazie alla presenza di giochi e gadget*. La nuova Area Family è disponibile nella carrozza 11 dei Frecciarossa 500, nella 3 degli Intercity – che ha al suo interno posti bici e macchine automatiche per snack e bevande – e nella 7 degli Eurocity fra Italia e Svizzera. Per viaggiare nell’Area Family, una volta selezionato il treno su trenitalia.com, per il Frecciarossa 500 basta selezionare il livello Standard e, attraverso la scelta del posto, indicare la carrozza 11, su Intercity Giorno ed Eurocity, invece, bisogna selezionare la 2^ classe e, sempre attraverso la scelta del posto, indicare rispettivamente la carrozza 3 o la carrozza 7. Fare le vacanze con la famiglia utilizzando le Frecce e gli Intercity è anche conveniente: grazie all’offerta Bimbi gratis, i ragazzi di età inferiore a 15 anni viaggiano senza pagare il biglietto mentre per gli adulti fino al 15 settembre è previsto lo sconto del 40%, oltre al raddoppio dei punti per chi è in possesso di una CartaFRECCIA. In più, sui Regionali di Trenitalia, con la Promo Junior fino al 25 settembre i ragazzi che hanno meno di 15 anni, se sono accompagnati da un adulto pagante di età non inferiore a 25 anni, viaggiano gratis.

* Sui Frecciarossa 500 e sugli Eurocity Italia-Svizzera, fino a esaurimento scorte. 113


OFFERTE E SERVIZI

TRENITALIA + ACTV SULLA ROTTA DEL CINEMA

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renitalia ti porta a Venezia, la Serenissima città delle gondole che, in occasione della Biennale, diventa la capitale mondiale del cinema. Per visitare facilmente i luoghi della 79esima Mostra internazionale d’arte cinematografica, in programma dal 31 agosto al 10 settembre, è possibile acquistare in un’unica soluzione, sui canali di vendita Trenitalia, il biglietto del treno e il voucher per il trasporto pubblico locale Actv. In questo modo, si può viaggiare a bordo dei vaporetti che collegano Venezia, il Lido e le isole e sugli autobus che si muovono sulla terraferma, a Mestre e a Marghera. Sono disponibili voucher con diverse fasce di prezzo per muoversi agevolmente per 75 minuti, 48 o 72 ore dalla prima convalida. Scoprire la Biennale e il capoluogo veneto è ancora più appassionante, spostandosi con semplicità tra i vicoli e i canali, come una vera stella del cinema. Maggiori informazioni su trenitalia.com

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BASE

ECONOMY

LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del giorno precedente il viaggio per le Frecce e entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio per gli Intercity e Intercity Notte. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del quinto giorno precedente il viaggio. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.

BIMBI GRATIS Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity in 1^ e 2^ classe e nei livelli Business, Premium e Standard. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone. Fino al 15 settembre, in via promozionale, i componenti del gruppo maggiori di 15 anni pagano il biglietto scontato del 40% sul prezzo Base e, per i viaggi sulle Frecce in appoggio a tale offerta, si dispone il raddoppio dei punti CartaFRECCIA 1.

CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 2.

NOTTE & AV

© WinWin/AdobeStock

L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 3.

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PROMOZIONI

YOUNG & SENIOR

Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress 4

Riservate agli under 30 e agli over 60 titolari di CartaFRECCIA, le offerte Young e Senior consentono di risparmiare fino al 50% sul prezzo Base dei biglietti per tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di servizio, ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 5 .

ME&YOU

INSIEME

La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconti fino al 50% sul prezzo Base su tutti i treni nazionali. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e i servizi cuccette, VL ed Excelsior 6.

Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 50% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 7.

© WinWin/AdobeStock

A/R IN GIORNATA

NOTE LEGALI 1. Fino al 15 settembre in via promozionale i componenti del gruppo maggiori di 15 anni pagano il biglietto scontato del 40% sul prezzo Base e, per i viaggi sulle Frecce in appoggio a tale offerta, si dispone il raddoppio dei punti CartaFRECCIA. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 2. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 3. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale. 4. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile fino alla partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Si può scegliere di effettuare il viaggio di andata in una classe o livello di servizio differente rispetto a quella del viaggio di ritorno. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 5. Acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/ livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50% e si applica al prezzo Base. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di servizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità. 6. Offerta a posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50%. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentite. 7. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 35% al 50% e si applica al prezzo Base. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.

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FOOD ON BOARD Il viaggio nel viaggio

MOMENTI DI GUSTO AD ALTA VELOCITÀ

Il FRECCIABistrò ti aspetta per una pausa di gusto. Nel servizio bar, presente su tutti i Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca*, si possono acquistare deliziosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione che comprende snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, insalate e taglieri, bevande alcoliche e analcoliche. L’offerta prevede anche opzioni vegetariane e gluten free ed è arricchita dalle note di gusto del caffè espresso Illy. Il servizio è previsto anche per i clienti dei treni Eurocity nelle tratte sul territorio italiano e svizzero. *Sui Frecciabianca nella tratta Palermo-Messina e viceversa il bar al momento non è attivo 118


PORTALE FRECCE

WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

SCELTI PER VOI

Birds of Prey

Bridge of Spies

CINEMA

Bad Times at the El Royale

Journey 2

Terminator – Dark Fate

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI

GIOCHI

Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e piccoli viaggiatori

EffettoVIOLATM

Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore

EDICOLA DIGITALE

Quotidiani e riviste nazionali e internazionali

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

INTERNET WIFI

SERIE E PROGRAMMI TV

Una selezione di serie e programmi tv

MUSICA

Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera

Connessione a Internet tramite WiFi di bordo

BAMBINI

AUDIOLIBRI

Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

Audiolibri di vario genere anche per bambini

CORSI

LIBRI E GUIDE

Cura la tua formazione con i corsi audio e video

Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze

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CARTAFRECCIA

LA SOLIDARIETÀ VIAGGIA CON I PUNTI CARTAFRECCIA

AMMONTA A 135MILA EURO LA CIFRA RECORD DONATA DAI CLIENTI TRENITALIA PER ATTIVITÀ NO PROFIT

S

ono numerosi i viaggiatori che, all’interno del programma fedeltà di Trenitalia, hanno scelto di donare i punti CartaFRECCIA per iniziative di solidarietà. La cifra raggiunta è di circa 135mila euro, che sarà destinata alle onlus impegnate in diverse attività no profit. Si è chiusa da qualche settimana, infatti, la scelta dei premi per i titolari di CartaFRECCIA e, insieme ai biglietti in omaggio e ad altri regali, molti clienti hanno deciso di finanziare attività di charity. Nel dettaglio, più della metà dei 135mila euro raccolti è stata destinata alle organizzazioni Save the Children e Caritas, impegnate a fornire beni di prima necessità al popolo ucraino, in particolare nelle zone più colpite dalla guerra. Un risultato straordinario se si considera che la raccolta per queste due associazioni è cominciata solo da qualche mese. La donazione solidale per l'Ucraina si aggiunge alle attività già avviate dal Gruppo FS Italiane, come la gratuità dei viaggi in treno nelle settimane successive all'inizio della guerra, la consegna di merci e cibo e, non ultimo, gli spostamenti del Coro popolare ucraino per le esibizioni in Italia. Il resto dei punti, trasformati in donazioni, sono andati alla Protezione Civile a sostegno delle iniziative per combattere il Covid-19, all'European Brain Research Institute, fondato nel 2002 dal Premio Nobel Rita Levi Montalcini, che si occupa di ricerca scientifica contro l’Alzheimer e altre malattie del cervello, e ad Art 4 Sport, l’associazione della campionessa paralimpica Bebe Vio che fornisce ausili e protesi per consentire a giovani atleti con amputazioni di praticare attività sportiva.

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MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO

IN CONVENZIONE ANCHE ESPRESSIONI CON FRAZIONI Fino al 25 settembre al Castello di Rivoli di Torino castellodirivoli.org GUSTO! GLI ITALIANI A TAVOLA 1970-2050 Fino al 25 settembre a M9, al Museo del ‘900 di Venezia Mestre m9museum.it

PER I CLIENTI TRENITALIA E I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA A Venezia si celebra l’arte contemporanea con due esposizioni. Punta della Dogana presenta fino al 27 novembre la grande mostra Bruce Nauman: Contrapposto Studies, dedicata a una delle personalità più significative del panorama internazionale che, dagli anni ’60, esplora diversi linguaggi artistici, dalla fotografia alla performance, dalla scultura al video. Con Marlene Dumas open-end, fino all’8 gennaio, Palazzo Grassi rende invece omaggio alla grande pittrice sudafricana. Curata da Caroline Bourgeois in collaborazione con l’artista, la mostra presenta oltre 100 opere,

provenienti dalla Collezione Pinault e da musei internazionali e collezioni private. Il percorso è incentrato sulla produzione recente di Dumas, con una selezione di dipinti e disegni che vanno dal 1984 a oggi. Ingresso 2x1 a entrambe le mostre dei due musei per i soci CartaFRECCIA in possesso di un biglietto delle Frecce o Intercity con destinazione Venezia in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella della visita o per i clienti titolari di un Trenitalia pass. Ingresso ridotto a chi è in possesso di un abbonamento regionale per il Veneto. palazzograssi.it

SURREALISMO E MAGIA. LA MODERNITÀ INCANTATA Fino al 26 settembre alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia guggenheim-venice.it SPELLBOUND: SCENOGRAFIA DI UN SOGNO Fino al 30 settembre alla Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta di Napoli. Chi raggiunge la città partenopea in Frecciarossa o Frecciargento, fino a sette giorni prima della data della visita alla mostra, può acquistare il biglietto di ingresso alla mostra al prezzo di 12 euro anziché 14, previa esibizione del titolo di viaggio in biglietteria. Inoltre, sempre mostrando il biglietto del treno, si ha diritto a uno sconto del 5% al bookshop dell’evento. spellboundnapoli.it

© Paolo Savegnano/AdobeStock

Palazzo Grassi, Venezia

Salvador Dalí Spellbound (1945)

Maggiori informazioni su trenitalia.com 121


NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Parigi

Bolzano

Bergamo Lione

Courmayeur Aosta

Chambéry

Ora Treviso Trento Vicenza

Pinzolo

Brescia

Milano

Val Gardena Val di Fassa-Val di Fiemme Cortina d’Ampezzo

Madonna di Campiglio

Udine Trieste Venezia

Verona

Torino Reggio Emilia AV

Padova

Mantova

Modena Bologna

Genova

Firenze

La Spezia

Rimini Assisi

Pisa NO STOP

Ravenna

Perugia

Cecina

Ancona

Piombino Piombino Marittima

Pescara Peschici

Roma Fiumicino Aeroporto

Vieste

Caserta

Foggia

Napoli Afragola Napoli

Bari

Matera

Pompei Sorrento

Salerno

Potenza

Lecce Taranto

Sibari Paola Lamezia Terme

Reggio di Calabria LEGENDA:

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.

Collegamenti validi dal 12 giugno, ultimo aggiornamento al 23 luglio 2022

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 122

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

1a

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123



PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

NELL’OMBELICO D’ITALIA © Archivio Fondazione FS Italiane

IN TRENO STORICO DA SULMONA A RIETI ATTRAVERSO L’APPENNINO. TRA VALLI SUGGESTIVE, MONUMENTI STORICI, EREDITÀ MEDIEVALI

Il treno storico attraversa una zona appenninica poco dopo Sulmona (AQ)

U

n suggestivo viaggio tra l’Abruzzo e il Lazio per ammirare il panorama appenninico. La Ferrovia del Centro Italia, nel programma dei treni storici di Fondazione FS Italiane, parte da Sulmona (AQ), tocca L’Aquila e attraversa il valico di Sella di Corno, posto a circa 1000 metri sul livello del mare. Scende poi attraverso la valle del fiume Velino, lambendo Antrodoco, Castel Sant’Angelo e Cittaducale (RI), fino a

raggiungere Rieti. Qui, nella centrale piazza San Rufo, sorge un’opera monumentale molto particolare, soprannominata “la caciotta” per la sua forma circolare che richiama il basamento di una colonna. Realizzata negli anni ‘80, riporta la scritta Umbilicus Italiae, confermando gli scritti di Plinio, Virgilio, Marco Terenzio Varrone e Dionigi di Alicarnasso, che individuavano proprio a Rieti il punto geografico mediano della Penisola.

SAVE THE DATE//TRENI STORICI AGOSTO 6, 13, 20, 27 7, 14, 21, 28 7, 21 7, 13, 21 10 11 27 27

Ferrovia dei parchi. L’alto Sangro Ferrovia dei parchi. Altipiani Maggiori d’Abruzzo Archeotreno Campania Irpinia express Subappenina d’Italia Treno mare e monti Treno di Dante La Ferrovia del Centro Italia

Giunti a destinazione, i viaggiatori possono raggiungere a piedi il centro storico, distante pochi metri dalla stazione, o partecipare ai tour che consentono di scoprire l’eredità medievale della città. A quel periodo risale l’Hortus Simplicium, un orto botanico immerso nella cornice del Palazzo papale, con una superficie di circa 500 m2 e oltre 80 specie di piante curative. Da non perdere anche la visita nella Rieti Sotterranea per ammirare i resti del viadotto sotto la Salaria, l’antica Via del Sale, che garantiva un veloce collegamento con Roma. Il viaggio si conclude nel pomeriggio col rientro a Sulmona, sempre a bordo del convoglio storico composto da un locomotore diesel e da carrozze anni ‘30 Centoporte e Corbellini. fondazionefs.it fondazionefsitaliane 125


PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial

mariotozziofficial

OfficialTozzi

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

LA VIA DELLA PASSIONE

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Via del Campo, Genova

© Isa Marinescu da Pixabay

E

siste veramente via del Campo, protagonista di una delle più famose canzoni di Fabrizio De André? Ed è una via di amori mercenari? La risposta è sì. La strada, nel centro storico di Genova, è relativamente tortuosa e tranquilla: conviene risalirla appena dopo pranzo, magari, quando la confusione è ridotta e ci si può lasciare andare alla suggestione e ai ricordi. È strettissima, come si conviene ai caruggi, e pittoresca, con i suoi palazzi alti e colorati e le persiane socchiuse. Si può immaginare l’atmosfera del dopoguerra, quando questa era una via di amori a pagamento: l’aria ferma e odorosa di mare, la luce del sole che quasi non penetra ai piani bassi, le signorine sull’uscio di portoni improbabili di fondaci secolari o delle più rinomate case chiuse della città. Via del Campo è lastricata di grigio e assomiglia alle decine di vie che risalgono dal mare verso la collina e costituiscono il tessuto connettivo di una vera e propria casbah, addirittura il più grande agglomerato medievale d’Europa. Sembra sempre che la giornata stia per finire, in via del Campo, soprattutto da quando De André è scomparso.


PRIMA DI SCENDERE l

di Davide Rondoni DavideRondoniAutore [Poeta e scrittore]

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STAZIONE POESIA

daviderondoni

Daviderond

NAUFRAGIO D’AMORE Le fonti al fiume si fondono e all’Oceano i fiumi e i venti del Cielo sempre in dolci emozioni s’alleano niente è celibe al mondo e tutto per una legge divina in uno spirito si incontra, si confonde.

© Giovanni Laudicina/AdobeStock

Perché non io con te? Vedi, le montagne il Cielo lo baciano le onde una a una si abbracciano. Nessun sorella-fiore si può perdonare se suo fratello sa disdegnare E il chiaro sole esalta la terra quaggiù e i raggi lunari baciano il mare. Ma cosa è tutto questo dolce lavorio se non mi baci tu?

[Percy Bysshe Shelley, La filosofia dell’amore, traduzione di Davide Rondoni] Golfo dei poeti, Lerici (SP)

S

helley è il poeta dell’amore e del naufragio. Può infatti esserci emblema più preciso per descrivere l’esperienza d’amore? Amare è sempre naufragare. Che si naufraghi nell’abbraccio e nei baci della persona amata, nella nostalgia o nel distacco, in dolci pensieri al suo riguardo. O che si naufraghi perché, come sa chi ama veramente, nonostante tu ti impegni con tutte le tue forze d’amore, non è detto che questo sia corrisposto (o corrisposto “come vuoi tu”).

E allora si naufraga in un rovo di spine, in una tempesta che può scuotere le fondamenta della vita. Qui Shelley, poeta che naufragò davvero morendo in quello che oggi è chiamato Golfo dei poeti, davanti a Lerici (SP), mostra come l’amore umano, essendo basato sulla libertà, possa contraddire la legge stessa di amorosa composizione del mondo. Niente è celibe nell’universo, tutto è composto, è fusione. Ma «se non mi baci tu» tutto questo lavoro immenso

dell’universo («amor che move il sole e l’altre stelle», diceva Dante) sembra inutile. Come sapeva anche il nostro Giacomo Leopardi, il naufragio può esser dolce solo se lo determina la ricerca sincera dell’infinito, non quella del possesso. Chi ama l’infinito più del possesso sa che il naufragio destinato agli amanti (sia negli amori fortunati sia in quelli non corrisposti) è una strada verso la conoscenza. Se la si vuole intraprendere, dietro al passo dei poeti. 127


PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

di Flavio Scheggi

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Un preludio dell’identità mutevole, un ritratto in bianco e nero di un presente aperto al cambiamento. La foto di gruppo Plastic Club, in cui i protagonisti del celebre locale milanese diventano icone della fluidità di genere, è una delle immagini firmate dal fotografo Alan Gelati presentate per la prima volta in Italia nella mostra My Lights & Shadows. L’esposizione, curata da Valentina Ciarallo, è visitabile per tutto agosto nella hall e nella library del Gallery Hotel Art di Firenze, in vicolo dell’Oro, a due passi da Ponte Vecchio, uno spazio che da oltre 20 anni avvicina gli appassionati di arte contemporanea, i fiorentini e i turisti. Moda, bellezza e celebrità sono gli elementi che contraddistinguono le opere di Gelati, che punta il suo obiettivo sui volti per cogliere la bellezza di ogni sguardo, sorriso, espressione. Classe 1972, inizia a studiare fotografia a Milano, ma negli anni ‘90 si trasferisce a Londra, dove la scena creativa e musicale è in pieno fermento. Nella sua carriera, l’artista milanese ha immortalato diversi protagonisti del cinema, della musica e del fashion, da Nicole Kidman a Sean Penn, da Francis Ford Coppola a Eva Herzigova, da Janet Jackson ad Anya Taylor-Joy. lungarnocollection.com lungarnocollection

Alan Gelati Plastic Club (2019) Stampa fotografica su alluminio 128




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