UP CLIMBING #25 - SELLA

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Proposte Tour sportivo sulle falesie del Sella / A spasso sulle pareti del Sella. Fra trad, classico e sportivo Personaggi Renato Bernard / Edu Marin Fotografia Certi cieli capitano una volta sola Boulder Maltatal Boulder Magic / Un luogo al di sopra delle nuvole. Bouldering nell’India himalayana / Scorace Block Fest 2023 DWS Siracusa

Nel cuore delle Dolomiti / Scalatori dell’alta Valle. Fassa e i Ciamorces / Gardena, i Catores e il Sella / 4 Giorni un’estate. Sass Pordoi, Agosto 2003 / Edy Boldrin, fantasia dolomitica / Roland Mittersteiner. Una lezione di stile / Il Sella visto da Heinz Grill, Florian Kluckner, Franz Heiss, Barbara Holzer / Gabriele Bonanno, Dolomitic Love ITW / Roly Galvagni ITW

EDIZIONI VERSANTE SUD #25
lug/ago
8.00 € in edicola il 20 luglio 2023 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in A. P. Aut. n° MBPA/LO-NO/048/A.P./2019 Periodico Roc -NE/VR STORIA
COPERTINA
|
2023
DI
SELLA

Accompagniamo ogni tuo movimento, senza aggiungere nulla oltre l’essenziale.

Roots Pant: disegnato per liberare il tuo istinto verticale.

CLIMB. FREE.

Sommario

004 Editoriale di Eugenio Pesci

STORIA DI COPERTINA

006 Nel cuore delle Dolomiti di Dante Colli

010 Scalatori dell’alta Valle. Fassa e i Ciamorces di Dante Colli

016 Gardena, i Catores e il Sella di Alessio Conz

PROPOSTE

022 Sella Climbing. Tour sportivo sulle falesie del Sella di Guido Colombetti

036 A spasso sulle pareti del Sella. Fra trad, classico e sportivo di Alessio Conz

PERSONAGGI

044 Renato Bernard ITW

A cura di Alessio Conz

STORIA DI COPERTINA

050 4 Giorni un’estate Sass Pordoi, Agosto 2003 di Lorenzo Nadali

056 Edy Boldrin, fantasia dolomitica di Edy Boldrin

A cura di Eugenio Pesci

060 Roland Mittersteiner

Una lezione di stile

A cura di Alessio Conz

066 Il Sella visto da Heinz Grill, Florian Kluckner, Franz Heiss, Barbara Holzer

A cura di Alessio Conz

072 Gabriele Bonanno, Dolomitic love ITW

A cura di Eugenio Pesci

074 Roly Galvagni ITW

A cura di Alessio Conz

FOTOGRAFIA

078 Certi cieli capitano una volta sola di Fabrizio Rossi

PERSONAGGI

084 Eternal Flame Intervista con Edu Marin A cura di Silvia Rialdi

BOULDER

090 Maltatal Boulder Magic di Niky Ceria

096 Un luogo al di sopra delle nuvole. Bouldering nell’India himalayana. di Flo Scheimpflug

106 Scorace Block Fest 2023 di Massimo Cappuccio

DWS

110 Siracusa DWS di Mauro Calibani

VETRINA

118 Proposte prodotti

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QUESTIONE DI EQUILIBRIO

LECCO

CREMENO

CLUSONE MORBEGNO

NEMBRO

CALALZO DI CADORE

ANDE.IT ANDEPOINT.IT

Editoriale

Testo Eugenio Pesci

Non è facile indicare in poche parole l’area che può essere considerata il vero cuore delle Dolomiti. In realtà è ovvio notare come esistano diverse zone dolomitiche, ognuna delle quali con delle proprie peculiarità e con una storia ben determinata. Le Dolomiti sono un territorio estremamente vasto e diversificato, che riunisce diverse anime, accomunate da un elemento fondamentale: una stupefacente e sublime bellezza alpestre.

Fra queste diverse aree quella relativa al gruppo del Sella è certamente una delle più centrali, conosciute, frequentate e ricche di storia verticale ma in realtà anche di storia turistica, escursionistica, sci alpinistica, tralasciando qui le meraviglie sciistiche pure della celeberrima Sellaronda.

Posto come una fortezza al centro delle valli di Fassa, Gardena, Badia, della zona di Arabba e di Livinallongo, il gruppo del Sella è da molti decenni il regno indiscusso del divertimento e delle avventure di moltitudini di appassionati dolomitisti. I nomi che hanno fatto la storia verticale di queste rocce sono spesso quelli di personaggi fondamentali nella storia dell’arrampicata dolomitica, da Vinatzer a Micheluzzi, da Abram a Tita Piaz, da Hermann Buhl a Messner e Luis Trenker, forse più noto come cineasta che come rocciatore puro.

Con il mutare dei tempi il gruppo del Sella si è poi arricchito di una notevolissima molteplicità di altre possibilità verticali, dalle numerosissime vie sportive di diverso livello, a quelle trad, certo più impegnative, sul versante gardenese sulle Meisules, alle belle e varie falesie, dalla storica Città dei Sassi a Pian Schiavaneis, all’Era Glaciale verso passo Gardena.

Ecco spiegato perché questo numero di Up è dedicato, nella sua parte monografica, proprio

al gruppo del Sella, nel tentativo, certamente non esaustivo, di offrire una panoramica sia storica sia tecnica di questo luogo meraviglioso e facilmente raggiungibile. Con il coordinamento di Alessio Conz, ecco dunque molti dei principali protagonisti dell’alpinismo sulla dolomia del Sella raccontare come si sono espressi in questo massiccio, da Adam Holzknecht a Renato Bernard, da Heinz Grill a Roland Mittersteiner, passando per il bel racconto di Lorenzo Nadali e dei suoi quattro giorni in un’estate sul Sass Pordoi. Dante Colli ci introduce sapientemente alla storia antica dell’alpinismo e dei rocciatori del Sella fassano, con attenzione soprattutto agli anni Sessanta e Settanta. Allo stesso modo, insieme ai Ciamorces de Fasha ecco l’altro celebre storico gruppo dei Catores della Val Gardena, raccontati da Alessio Conz attraverso interviste e profili.

Certo non è qui possibile, nemmeno lontanamente, dare un quadro completo del gruppo Sella, ma abbiamo cercato di dare anche qualche dritta tecnica, relativa sia alle vie di più tiri di diverso livello, sia all’arrampicata in falesia, di cui ci parla Guido Colombetti.

Nel pieno dell’estate il gruppo del Sella è comunque un gruppo dall’equilibrio fragile, data l’enorme frequentazione turistica e sportiva, e deve essere soprattutto la coscienza di chi lo frequenta a rendere meno pesante questa frequentazione, con comportamenti adeguati.

Nella parte generalista domina il boulder di assoluto livello, con Niky Ceria, Bernd Zangerl e il Dws siciliano di Mauro Calibani con le foto di Massimo Cappuccio. Insomma, infine, è arrivata l’estate… Molto semplicemente ora non resta che arrampicare e, si spera, divertirsi come sempre!

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Simon Gietl Torre Colfosco, La Perla Nera Foto: M. Mocellin

Nel dellecuoreDolomiti

La prima monografia del Gruppo di Sella si deve al dott. Karl Bindel, suddivisa in tre articoli pubblicati sullo Zeitschrift des D.O. Alpenvereins (1899,1900,1904)

accompagnati dall’esortazione di adoperarsi per diffondere la lingua tedesca e la relativa cultura sul versante meridionale delle Alpi.

L’autore rafforza l’avvertimento ricordando che a metà della Val di Fiemme persino le persone alte e bionde richiamano il popolo longobardo mentre nell’Alta Val di Fassa aumenta insistentemente l’avversione (che sta diventando fobia) dei Ladini per gli italiani. La monografia citata viene ristampata dalla S.A.T. nel suo XXIV Anniversario (1925) ricordando nel contempo i soci che prepararono quest’opera “nella età del servaggio”: Dr Vittorio Riccabona, Dante Marini, Romedio De Luca accanto ai due professori ladini Johannes e Joseph Alton di Corvara”. La S.A.T., si conclude, “non conosce esclusivismi nel campo dell’alpinismo che deve essere palestra di tutte le fraternità…”. Mario Scotoni, Presidente della S.A.T. assicura che “l’opera della grande famiglia degli alpinisti italiani sarà tale da superare in ampiezza e potenza quanto fu fatto in passato”.

UNA RAPIDA DESCRIZIONE

Il Gruppo di Sella è considerato il nodo orografico principale delle Dolomiti Occidentali. È infatti al centro delle quattro valli ladine principali: Fassa, Gardena, Badia, Livinallongo. Quattro passi ben noti lo delimitano ai punti cardinali: Passo del Pordoi 2239 m a sud; Passo di Sella 2214 m., a ovest; Passo di Gardena, 2121m. a nord; Passo di Campolongo, 1875 m, a est.

6 Storia
Testo Dante Colli Bec de Mesdì, 2967m e Daint de Mesdì 2881m. Foto: T. Rademacher
Storia 7

Si coglie evidentemente una disposizione a raggiera a partire dalla cima più alta il Piz Boè, 3151m. A una prima complessiva visione, il massiccio ci appare compatto. Il Sass Pordoi, 2950 m. è squadrato in forme talmente regolari da farci chiedere: “Ma dove sono le cime ardite?” Il Piz Ciavazes, 2828 m., si avanza dal grande terrazzo mediano con pareti verticali giallastre e nere. Ma è proprio tra queste due poderose strutture che si inserisce, in direzione SO-NE, la Val Lasties che raggiunge il rifugio Boè, 2871 m., nelle cui vicinanze si sprofonda verso NE la Val de Mesdì, di cui particolarmente affascinanti appaiono il Daint e il Bec de Mesdi, completando la divisione del Gruppo.

“NEL SUO SEGRETO ARROCCARSI IL GRUPPO È DISTINTO QUINDI IN DUE PARTI, OROGRAFICAMENTE DIVERSE, COSTITUITE DA DUE

NUCLEI: IN QUELLO ORIENTALE DEL BOÈ E IN QUELLO

OCCIDENTALE DELLE MESULES, OGNUNO CON I SUOI SEGRETI E POSSIBILITÀ ARRAMPICATORIE.

IL GRUPPO CON LA SUA MOLE INFERIORE DI DOLOMITE NON STRATIFICATA DETTA DELLO

SCHLERN POGGIA SU UNA BASE DI LAVA E TUFI ED È SORMONTATO

DA UN ALTRO NUCLEO DI ROCCIA

DOLOMITICA STRATIFICATA.

INTERMEDI SI COLLOCANO GLI

STRATI DI RAIBL COPERTI DA

UNA ENORME FASCIA DI BIANCHI

DETRITI CHE COME UNA LARGA

CENGIA GIRA ATTORNO A TUTTO

IL MASSICCIO, INTERROTTA SOLO

DOVE PENETRANO LE DUE LARGHE VALLI DI LASTIES E MESDÌ, CITATE.

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Storia Nel cuore delle Dolomiti

UNA ORIGINALE OSSERVAZIONE

Quando dalla val d’Adige si prende per la Val di Fassa, approfondendosi nel cuore delle Dolomiti Occidentali, si scorgono visioni lontane di diversi gruppi rocciosi. Dai Lagorai al Latemar, dalle Pale di San Martino al Catinaccio, un mondo senza strade, dalla luce sfumata con crestoni e forcelle che accomunano personaggi e leggende tramandati sulle pagine del libro delle ere dove non esiste il tempo. Sollevati in questo modo su un altro pianeta e precisamente nel regno di Re Laurino sul quale, come ci ricorda Arturo Tanesini, autore della G.M.d.I. “Sassolungo Catinaccio Latemar”, si sono appuntate prima le attenzioni dei trovatori nei paesi e nei castelli di Germania e poi nelle popolazioni delle valli, diamo una ulteriore ragione fiabesca a cime e luoghi. Una rapida ricerca, in occasione di questo articolo, non ha dato però nessun legame di questo tipo al Gruppo del Sella. Mi pare questa una lacuna, un vuoto da colmare dato che la presenza di tanti alpinisti, ognuno un personaggio e un carattere, su quelle pareti ha lasciato qualcosa di sé, una traccia della sua personalità, una memoria del suo sentire e immaginare, un sentimento al limite dell’impegno e del compimento di un’impresa, espressione del suo temperamento e del suo animo. Per meglio intendersi raggiungere Passo Pordoi, per il sottoscritto significa richiamare inevitabilmente Tita Piaz e Hans Steger mentre discutono animatamente, fotografati davanti all’albergo del fassano, gesticolando. Certamente non si trovarono d’accordo, ma la presenza dei loro spiriti è nell’aria e tramandata. Un dato storico e culturale che si accompagna in particolare alle mie salite del Torrione Roma e Punta Claudia, vie Piazdel Torso nelle quali toccai per la prima volta il sesto grado. Testimonianza e presenza che restano assieme incontaminate e non svaniscono nel tempo. Alpinisti e montagne, due facce della stessa medaglia. Indivisibili. Come la firma di un pittore su un quadro d’autore. Sicuramente più reali e significative dei sudditi di Re Laurino, ma comunque unite nella logica di cogliere il Creato omogeneo nella sua complessità di elementi, fenomeni e presenze dipendenti una dall’altra e viste come un tutt’uno.

9 Storia Nel
Dolomiti
cuore delle
Prima Torre di Sella, Via Delenda Carthago Foto: Sassbaloss

veramente storiche. Carlo Platter nasce a Canazei il 19 giugno 1943. Passa la giovinezza nel gruppo del Sassolungo dove la famiglia gestisce il Rifugio Vicenza. Ripete le classiche, difficili vie aperte nel Gruppo da Gino Soldà ed apre una difficile via al Dito di Dio sopra il Rifugio con F. dell’Antonio, per spigolo NO il 26.27.8.1964. La sua formazione alpinistica si completa alla Scuola Alpina della Guardia di Finanza segnalata da una via nuova al Cimon della Pala, 3184 m, con Rinaldo Zagonel e Danilo Busin per il Gran Diedro SO. Sono solo citazioni perché risultano a suo merito l’apertura di oltre quaranta vie nuove tra cui per restare in tema, la ricordata via Aldo Moro al Piz Ciavazes, 2831 m., con Ettore Rasom, 300 m IV, V, e V+.

e umanità, presenze e valori che si respirano in famiglia. Luciano ha una figura snella che rivela agilità e leggerezza, il viso ha un’espressione gentile, il sorriso è comunicativo pronto a trasformarsi in una grinta tesa, appena convulsa quando la situazione si fa drammatica. Un alpinista con le sue caratteristiche richiama la stima e l’attenzione vulcanica del dott. Donato Zeni, Accademico del C.A.I. In cordata con due bivacchi, il 12 settembre 1956, ripetono la via Livanos – Gabriel alla Su Alto in Civetta. Nel 1963, Luciano sposa Adriana Davarda e subito dopo Zeni lo trascina alla via del Sassoni o dei Kolibris in Lavaredo superando momenti drammatici. Tra le vie nuove elenchiamo la Sud del Piccolo Vernel, 3092m, con Donato Zeni e Marino Stenico; la ripetizione della via Soldà al Gran Campanile del Sassolungo con Carlo Platter, il 12 settembre 1966. Straordinaria la sua complementarietà con l’amico Renzo Favè che li vede con Umberto Dossena sul Sas da Le Undesc, 2846m, (Marmolada) per la Parete Nord Ovest, IV e V. il 15/7/1967. Il 5/9/1970 apre una via sulla Ovest del Piz Ciavasez, 350m., V, A1, A2, con Antonio Guffanti e Silvio Riz. L’8.9.1971 lo vediamo con Carlo Platter e Silvio Riz alla Torre Enrica del Zigolè, 2775m, 200m, VI. Partecipa alla storica invernale alla Torre della Vallaccia con Ploner, Battisti e Riz. Nell’estate ’73 apre vie nuove al Col Alton, V,V+, VI e A1 il 30.06.1973 con Giuseppe Alippi (Det) e Antonio Guffanti. Questa cordata si ripete nel luglio seguente al Col Turond con una via diretta per parete Ovest (via CAI Milano) 300m, V, V+ e A2. Completa il suo curriculum la presenza alla già ricordata invernale all’Hintergrat all’Ortles, 3905 m. Opererà anche sui monti Tatra in Cecoslovacchia. Tra i suoi incarichi ricordiamo: Capo dei Vigili del Fuoco, Direttore della Scuola di sci Marmolada, Capogruppo delle Guide Alpine. Afflitto da un male incurabile, muore a Canazei il 2 marzo 1989.

Non possiamo scendere nel dettaglio, ma trattasi sempre di salite con difficoltà superiore, ma ciò che non si può tralasciare sono le imprese invernali: Gran Vernel, 3210 m, parete NE, 900 m, IV, Carlo Platter, Almo Giambisi, Gino Battisti e Giuseppe Farnia. Segue: Torre della Vallaccia, 2514 m, per spigolo NO, 600 m, VI e A1, prima invernale, Carlo Platter, Luciano Ploner, Gino Battisti e Silvio Riz. Questa serie si chiude con Ortles, 3905 m, Hintergrat, prima invernale; Carlo Platter, Luciano Ploner e Silvio Riz, gennaio 1986.

Luciano Ploner

Una Guida degli accademici

Luciano Ploner nasce a Canazei il 2 agosto 1935. Il padre Fortunato è guida alpina e, come spesso avviene, c’è una trasmissione naturale di passione, professionalità

UNO SGUARDO FINALE

Le lunghe citazioni di questo articolo ci conducono ad alcune conclusioni. Le Guide alpine sono le protagoniste dell’alpinismo fassano a cui si sono aggiunti negli anni 60 membri della Scuola Alpina di Moena. Con il cosiddetto ritorno alla libera si generalizza il livello medio che si alza notevolmente come dimostra la costituzione dell’associazione dei Ciamorces de Fascia. La potenzialità di questa iniziativa, ricca di energie e realizzazioni individuali si esaurisce identificandosi con il corpo delle Guide Alpine. Ormai consapevoli di queste contraddizioni, alcuni tra i più attivi, Almo Giambisi, Bruno Pederiva, Sergio Valentini e altri decideranno di distinguere i due momenti ripristinando l’associazione sulle basi degli ideali del dilettantismo.

Storia Scalatori dell’alta Valle 14
Corrado Riz e Carlo Platter al rifugio Antermoia dopo la conclusione della salita al Testone del Rifugio.

THE NEW VAPOR

Redesigned, reimagined, and ready to send.

16 Storia

Gardena, i Catores e il Sella

Le pareti delle Mëisules dala Biesces sono state il banco di prova di un gruppo ristretto di arrampicatori che nei primi anni Ottanta aveva deciso di spingersi al limite delle possibilità utilizzando minor materiale possibile.

Sono stati anni di grande fermento in cui questa quindicina di scalatori si sono ritrovati a esplorare per primi queste pareti uniti da un grande entusiasmo e da uno spirito sportivo fatto di amicizia e confronto ma anche di emulazione e sana competizione. C’era quindi la voglia di dimostrare di essere capaci di fare, e fare bene, e fare meglio, e di poter fare qualsiasi cosa facessero gli altri.

Le vie nate in questo periodo e poi oltre fino ai primi anni Novanta sono diventate simbolo di grande capacità tecnica, esperienza alpinistica, difficoltà mentale e coraggio.

Qualche volta sono i giovanissimi a dimostrare grande talento e segnare la strada agli altri, nel 1983 Dieter Demetz e Adam Holzknecht allora sedicenni aprono le vie Trinele e Addi

Nel 1989 Roland Mittersteiner apre a 23 anni Vogelfrei con un ancora più giovane Manfred Stuffer, fino al IX-, probabilmente la via più impegnativa dal punto di vista mentale, con scarsissime ripetizioni.

Nel 2012 Alex Walpoth e Martin Dejori aprono appena diciassettenni la via Africa alla Torre Orientale.

Nel 2016 Gregor Demetz e Titus Prinoth aprono la via Ti-Gr con difficoltà fino al VII+, alla Torre Occidentale. Gregor racconta di aver individuato una delle ultime linee logiche di salita e di aver quindi pensato al forte 18enne Titus per aiutarlo nell’apertura.

La zona delle Mëisules si è mantenuta rigorosamente

17 Storia
Gregor Demetz sul Sella Foto: P. Demetz

L’imponente massiccio del Sella si trova a cavallo di tre province (Bolzano, Trento, Belluno) e divide la regione Trentino Alto-Adige dalla regione Veneto. Oltre ad essere conosciuto a livello mondiale per il Sellaronda (giro intorno al Sella da fare sci ai piedi in inverno ed in bici in estate), tra i suoi quattro passi (Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo) ed i suoi principali paesi (Canazei, Selva di Val Gardena, Corvara e Arabba), si trovano ben dodici falesie per tutti i gusti e con tutti i gradi: si va dal 3a fino all’8c nello spazio di pochi chilometri!

“ARRAMPICARE ALLA BASE DI QUESTO ENORME GIGANTE DI ROCCIA, DAL CUI ALTIPIANO SOMMITALE SI PUÒ GODERE DI UNO DEI PIÙ AFFASCINANTI E CARATTERISTICI PANORAMI DELLE “MONTAGNE PIÙ BELLE DEL MONDO”, È UN’ESPERIENZA CHE UN VERO CLIMBER SPORTIVO NON PUÒ NON AVERE NEL SUO “PORTFOLIO” ARRAMPICATORIO.

La storia dell’arrampicata sportiva alle pendici del Sella ha inizio, come un po’ in tutta Europa, a inizio anni ‘80 grazie all’intuizione e gran lavoro dei “pionieri delle scarpette” di allora. Tra tutti, come non ricordare Luciano Kostner, Cristian e Robert Valentini, Manfred Stuffer, i fratelli Schmalz le Guide Alpine “Catores, Renato Bernard e molti altri ancora che fin dall’inizio hanno visto lontano e, armati di trapano e tanta voglia di andare oltre le regole, hanno cominciato a “bucare” il Sella per portare sempre più in alto il livello dell’arrampicata nelle Dolomiti.

Nel giro di pochi anni una piccola rivoluzione esplode tra le quattro valli ladine, fino ad allora terreno riservato all’alpinismo più tradizionale: grazie alla “messa in sicurezza” di una quantità indescrivibile di passaggi fino ad allora considerati “off-limits” per l’impossibilità di proteggersi adeguatamente, ecco che i limiti fisici e psicologici dell’arrampicata in montagna cominciano a sgretolarsi un po’ per volta per quella che da alcuni è stata definita una vera e propria “Caduta degli Dei”.

Da quel momento in poi, niente sarebbe stato più come prima e ciò che sembrava allora impossibile è oggi diventato lo standard. Anche qui, nonostante le mille polemiche di allora e le tantissime vicende controverse, l’arte di fare buchi con il trapano ha avuto la meglio!

Nel giro di pochi anni sono tante le falesie che vengono aperte principalmente

da arrampicatori locali con l’obbiettivo di alzare il grado e di evolversi verso uno stile di arrampicata più moderno che permettesse di portare questo “nuovo grado” anche sulle pareti più in alto, là dove lo stile classico non sarebbe mai potuto arrivare. È così che nascono le storiche ed ancora oggi affascinanti falesie di Frea e Cansla con le relative vie multipitch, la Città dei Sassi diventa una vera e propria “città di arrampicatori”, Pian Schiavaneis diventa la palestra dei “fortazzi” per eccellenza e la grande lavagna del Ciavazes una parete “laboratorio” all’avanguardia dove tutto sembrava possibile e dove oggi si contano quasi 50 vie multipitch nello spazio orizzontale di poco più di 600 metri. Il “nuovo mattino” dolomitico era arrivato; che a qualcuno piacesse o meno non aveva importanza, indietro non si poteva più tornare. I limiti esistono per essere superati e grazie al sorgere di questo “nuovo sole” sulle pareti dei Monti Pallidi, tutto nello spazio di poco tempo viene stravolto e rivisto in ottica moderna. L’onda lunga di questo enorme Tsunami la sentiamo ancora oggi ed è la stessa che continua a incentivare tantissimi apritori a scoprire ed attrezzare nuove falesie e nuove vie lunghe in chiave moderna. D’altronde, la roccia sul massiccio del Sella non manca, così come le pareti ancora vergini che aspettano nuovi conquistatori in grado di renderle fruibili al popolo dei climber che sempre più numeroso ogni anno raggiunge questo angolo di paradiso alpino.

L’arrampicata sportiva sulle pareti del Sella è attività principalmente estiva anche se non mancano alcune eccezioni dov’è possibile scalare addirittura durante una limpida giornata di sole invernale (stiamo parlando della falesia di Pian Schiavaneis a pochi passi dalla maestosa parete del Ciavazes). Ciononostante, per chi ha intenzione di venire a lucidarsi i polpastrelli su un po’ di roccia dolomitica, il periodo consigliato è sicuramente quello estivo, da metà giugno fino a metà ottobre circa (meteo permettendo).

Tante le pareti completamento rivolte a nord che vedono pochissimo sole e dove la finestra per scalare durante l’anno si apre per non più di 6/8 settimane. Falesie come “Era Glaciale”, “Tridentina”, “Paradise” ed altre, sono tra le poche in Italia dove si possono ottenere ottime prestazioni quando in tutto il paese ci sono 40º e nelle vallate dolomitiche si superano i 30. Oltre a queste falesie, prettamente estive e spesso ancora inacessibili per via della neve a inizio giugno, altre falesie più miti permettono di scalare dalla tarda primavera a inizio autunno (“Città dei Sassi”, “Cansla”, “Pian Schiavaneis” ed altre). Se scalare in estate nelle Dolomiti è bellissimo e sicuramente un “must” per qualsiasi avido consumatore di roccia al mondo, non mancano alcuni aspetti meno piacevoli che non si può fare finta che

24 Proposte Sella Climbing
Guido Colombetti, DOLOMITI Falesie 105 proposte di arrampicata sportiva, Versante Sud, Milano 2021.

non esistono. Purtroppo, come per praticamente tutte le Dolomiti, il gruppo del Sella con i suoi quattro passi e relative strade carrabili, è una montagna che in estate e in inverno viene letteralmente presa d’assalto da masse di turisti provenienti da ogni angolo del globo al pari di Venezia o Firenze. La conseguenza più evidente è il traffico lungo tutte le arterie principali con alcuni punti nevralgici dove, in luglio ed agosto, si possono formare interminabili colonne di automobili (vedi la discesa dai passi Pordoi e Sella nel pomeriggio o l’attraversamento dei paesi di Canazei e Selva di Val Gardena). Oltre al traffico estenuante, il rumore delle motociclette fuori controllo che andrebbero bandite dalle montagne di tutto il mondo, diventa spesso motivo per il quale è preferibile andare a scalare altrove. Falesie come “Era Glaciale”, “Tridentina”, “Frea” ed altre sono bellissime ma in certe giornate è praticamente impossibile scalare per via del sottofondo da autodromo che accompagna il climber dalla mattina alla sera, magari proprio mentre si è al massimo della concentrazione sul passaggio chiave del

primo 8a della vita! Da anni si parla di fare qualcosa per ridurre il traffico ed il rumore ma non è mai stato fatto assolutamente nulla... forse un giorno quando tutti i veicoli su gomma saranno elettrici anche noi climber saremo più felici di andare ad arrampicare alla base della “grande montagna”. Ultima nota negativa, se venite a scalare in questa zona, munitevi di carta di credito e preparatevi mentalmente a mettere mano al portafoglio per qualsiasi cosa vorrete fare, dai parcheggi a pagamento dei passi, agli impianti di risalita, ai 2€ per un caffè… per fortuna le falesie sono ancora di libero accesso e non c’è nessuno che vi corre dietro per farvi pagare qualsiasi cosa!

Detto questo, detto tutto, vi auguriamo grandiose scalate all’ombra delle “montagne più belle del mondo”!

Nonostante tutto, il fascino delle Dolomiti al calar della sera quanto tutto si acquieta, rimane qualcosa che quando ti entra dentro non ne puoi più fare a meno… Venite una volta a scalare nelle Dolomiti e ci tornerete per tutta la vita!

25 Proposte Sella Climbing

Inghilterra nel 1979, ho importato alcuni Williams della Troll e qualche prototipo di nut artigianale (allora scalai a Stanege Edge nel Peak Distict nel trad piú trad che possiate immaginare visto che non esistevano ancora i friends). Ho fatto in tempo a vivere un’atmosfera di montagna come solo in quegli anni era possibile, autentica e genuina, ricca di spunti e altruismo, le guide facevano gruppo ed erano affiatate tra di loro (nasceva il gruppo dei Ciamorces). Abbiamo iniziato a conoscere l’arrampicata sportiva

ideologiche e senza partecipare a diatribe filosofiche sull’etica dell’alpinismo.

Dal punto di vista della storia alpinistica della valle mi definirei parte della generazione di transizione tra passato e futuro. Ho fatto in tempo a piantare i primi spit della valle del Sarca alla falesia dei Nuovi Orizzonti e ad aprire la mitica Mescalito sulla Rupe Secca a Arco. Ma ho pure fatto in tempo a liberarmi di tutto il fardello del passato accettando il futuro per vivere con fervore e determinazione il presente. Ora a 60 anni

con le trasferte a Sperlonga, Finale Ligure e Verdon. Dopo questi viaggi abbiamo iniziato a mettere qualche spit, col perforatore a mano.

In realtà il Sella è stato forse il primo gruppo dolomitico ad ospitare itinerari di arrampicata sportiva, basti pensare a Roberta ’83 al Piz Ciavazes e alle prime vie di Cansla del 1984.

La Roberta ’83 in realtà era stata iniziata dal basso e successivamente completata calandosi dalla cengia. Nella seconda parte però spesso gli spit erano lontani dalla linea effettivamente arrampicabile per cui io e la Guida Alpina Alberto De Giuli ci siamo calati a richiodare in modo ottimale.

Sei sempre stato attratto da esperienze diverse senza farti condizionare da limiti o scelte

scalo e scio ancora con destrezza e occasionalmente mi capita ancora di liberare qualche tiro su roccia che non ero riuscito chiudere in giovinezza.

Ho la soddisfazione di aver contribuito parecchio a sistemare vecchie vie, ad esempio mettendo gli anelloni alle soste della via Maria e Gross al Sass Pordoi, oppure sulla via della Rampa al Ciavazes e tante altre, fino ad arrivare alla completa ri-spittatura di alcune vie tipo Roberta ‘83, Baci da Honolulu e Alfa, Giovanni Paolo II e la Icterus. Con Oswald Celva abbiamo anche richiodato lo Spigolo Abram con chiodi normali nuovi di zecca che però sono stati subito rubati.

Ma ho anche la soddisfazione di aver aperto qualche bella via: Roberta ’85 ,The Bernard’s, Non c’è due senza te al Ciavazes, o l’ultimissima via Willi al Sass Pordoi. Giovanni Paolo II ha una storia particolare quindi

46 Personaggi Renato Bernard ITW
In arrampicata a Paklenika.

I corsi per diventare Guida Alpina

Chiediamo a Renato Bernard alcune delucidazioni sui corsi per diventare Guida Alpina, innanzitutto quindi di parlarci dell’iter per accedere.

Innanzitutto va specificato che esistono corsi organizzati da vari Poli Formativi che sono: Interregionale, Trentino, Alto Adige, Val d’Aosta, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.

Per accedere alle prove attitudinali è necessario presentare un notevole curriculum alpinistico con salite su varie lunghezze e difficoltà di arrampicata classica e sportiva, alta montagna e grandes courses sui 4000, cascate di ghiaccio nonché di sci alpinismo. Alla fine parliamo di almeno un centinaio di salite.

In alcuni Poli Formativi il curriculum minimo è obbligatorio, mentre in altri contribuisce alla votazione delle prove attitudinali.

Normalmente è previsto un incontro con ogni singolo richiedente al fine di valutare al meglio la sua esperienza alpinistica.

Una volta accettata la domanda, il candidato deve superare le prove attitudinali su arrampicata/roccia, sci/ sci alpinismo e arrampicata su ghiaccio. La commissione tecnica valuta le singole prove e in base alle votazioni il candidato può essere ammesso alla frequentazione dei moduli.

Quindi entriamo nel vivo dei corsi, quanti sono e quanto tempo è necessario per superarli?

I moduli sono: Roccia, Sci, Sci

Alpinismo, Alta Montagna, Cascate, Sicurezza e autosoccorso, Materie teoriche.

Possono esserci differenze fra polo e polo nell’organizzazione dei moduli. Il Polo Formativo del Trentino ha

al suo interno il modulo canyoning ma in tutti gli altri poli è necessario effettuare eventualmente un corso di specializzazione dopo aver terminato l’iter. I moduli possono normalmente essere superati in due anni.

Ogni corso prevede un esame finale; alcuni esami sono di una giornata mentre altri distribuiti su più giornate, ovviamente se si viene respinti è necessario ripetere il corso e il relativo esame.

Alla fine dei corsi si diventa Aspirante Guida Alpina. La legge quadro nazionale per l’ordinamento della professione di Guida Alpina (nr. 6 del 2 gennaio 1989) prevede che dopo aver superato tutti i moduli il corsista diventi Aspirante Guida Alpina.

L’Aspirante Guida Alpina, dopo un periodo minimo di 2 anni e massimo di 10 anni, deve effettuare altri esami per poter diventare definitivamente Guida Alpina Maestro di Alpinismo.

Gli Aspiranti Guida Alpina sono iscritti ad un apposito albo e possono lavorare normalmente anche se con alcune limitazioni (in particolare non possono esercitare all’estero).

Nel caso in cui l’Aspirante Guida Alpina non effettuasse gli esami di passaggio il suo titolo verrebbe “congelato” fino al termine dell’iter previsto.

Parliamo adesso degli esami di passaggio.

Ogni Polo Formativo ha una gestione diversa del passaggio, fra corso e passaggio ci devono essere 120 giorni circa di formazione però possono essere distribuiti in modo diverso.

Il corso Interregionale e il Friuli hanno optato per fare un corso di Aspirante Guida di 95 /100 giorni (minimo 90) e quindi di fare il passaggio con 3 step di una settimana ciascuno, quindi 20 giorni circa.

Altri Poli Formativi fanno più giornate sul corso per diventare Aspirante Guida

e qualcosa meno per il passaggio.

Poi c’è l’abilitazione regionale, una volta all’anno o due, a volte un pro forma a volte un vero step.

Solo al Polo Trentino dopo ogni modulo si riunisce la commissione tecnica per effettuare un piccolo esame provinciale.

Il Friuli fa l’esame una volta all’anno e sono presenti un medico, una guida, un membro di aineva. Io sarei più per far fare una tesina su un argomento, un po’ come si fa all’università, onde evitare di ripetere esami su argomenti già trattati e discussi, e vedere invece se un Aspirante abbia maturato professionalità e attitudine al lavoro valutando la sicurezza complessiva e anche le capacità organizzative, ad esempio di un viaggio, di una haute route (prenotazione, ritrovo, rifugi, gestione della clientela, eccetera).

In questo modo il passaggio assumerebbe un aspetto diverso più legato pragmaticamente al mondo del lavoro, mentre a volte è capitato che le richieste tecniche siano addirittura superiori a quelle dei moduli per diventare Aspirante, con la conseguenza di mettere in difficoltà le persone.

47 Personaggi Renato Bernard ITW

approfitto per raccontarla: la via era stata aperta da Bepi De Francesch e F. Vanzetta con tratti in artificiale, e successivamente caduta nel dimenticatoio.

Negli anni Ottanta è stata creata una falesia alla base, poi da un monotiro della falesia Luigi Trippa era salito per 4 tiri creando una multipitch.

Più tardi, dal terzo tiro della via di Trippa, sono salito ancora verso destra con Etienne, lo stesso Trippa per altri due tiri e alla fine ho trovato i vecchi chiodi di De Francesch.

A quel punto abbiamo lasciato il nome della via originale in omaggio agli apritori. Siamo stati criticati per aver spittato una via classica ma le cose sono andate un po’ diversamente, oltretutto nessuno aveva un’idea precisa del tracciato originale della via.

Sei istruttore ai corsi per Guida Alpina dal 1997 (e per quanto mi riguarda, visto che sei stato anche un mio istruttore, uno dei migliori, con capacità didattiche non comuni).

Dal 2021 sei Direttore dei corsi per Guida Alpina del Collegio Friuli Venezia Giulia. Sono diventato istruttore relativamente tardi perché dal ‘90 in poi non ci sono stati nuovi corsi per istruttori fino al ’97, e quello l’ho preso al volo, quindi sono diventato istruttore in Trentino. Il direttore era Giarolli che mi ha accolto bene e mi ha fatto lavorare tantissimo.

Mi ha fatto anche lavorare come osservatore per UIAGM (Unione Internazionale Alpine Guide Mountain) in quanto c’erano diversi Stati che volevano entrare a far parte di questa associazione fra cui la Grecia e il Perù. Ho seguito pertanto gli esami dei corsi guida della Grecia tenuti in Val d’Aosta.

Nel frattempo allora c’era anche il corso Nazionale (che allora comprendeva tutte le regioni tranne la Val d’Aosta, il Trentino e l’Alto Adige) il cui direttore era Maurizio Gallo che mi ha preso volentieri sotto le sue ali dandomi parecchi incarichi.

Nei primi dieci anni del 2000 ho lavorato tantissimo chiamato poi sia dalla Lombardia quando si è divisa dai corsi nazionali e anche dall’Alto Adige. Da quando la Lombardia si è divisa il corso nazionale ha iniziato a chiamarsi corso interregionale per tutte le altre regioni. Lavorando tanto come formatore istruttore in situazioni anche molto diverse aumenta in modo esponenziale la competenza.

Poi nel 2021 la Regione Friuli, che è una Regione Autonoma, ha deciso di avviare il suo polo formativo staccandosi dai corsi interregionali e mi hanno chiesto se potevo fare il direttore.

Ovviamente è stato un grande onore e mi ha dato tanta carica anche in un momento molto buio della mia vita, poco dopo l’incidente a Etienne, quindi per me questa richiesta è stata anche un grande aiuto. Sono stato sempre curioso di studiare, mettermi in gioco e imparare cose nuove quindi dopo 24 anni di formazione ho raccolto quest’altra sfida. Per me la carica nuova migliore è aver a che fare con ragazzi giovani o corsisti e concentrarsi solo su quello, e volere profondamente trasmettere agli altri tutto ciò che ho imparato.

Lavorando costantemente nella formazione, oltretutto su varie discipline perché io seguo l’alta montagna, lo sci alpinismo, le goulottes, l’arrampicata, ci si rende conto di quanto sia incessante il progresso, che c’è sempre qualcosa di nuovo, di diverso, anche quando arrivi a pensare di aver trovato la soluzione migliore. Quando torno a casa dopo un modulo di corso guide ho sempre la sensazione di aver aumentato il mio bagaglio formativo e la grande soddisfazione di poterlo ancora trasmettere agli altri.

Non posso fare a meno di chiederti che rapporto hai con i ragazzi dei corsi. Beh, devo dire la verità, in loro non posso fare a meno di vedere Etienne* per cui in gran parte li sento come dei figli. Poi naturalmente sono un insegnante e un compagno di cordata, ma il mio obbiettivo principale è di dare un messaggio di sicurezza e salvaguardia.

Vorrei che tutti gli allievi potessero diventare “guide vecchie” e ora come ora il mio impegno maggiore è di trasmettere la consapevolezza dei rischi. Avere dubbi potrà portare a delle rinunce ma è necessario ascoltarli perché significa sicurezza. Chi non ha dubbi o non li ascolta correrà sempre grossi rischi.

48 Personaggi Renato Bernard ITW
Etienne Bernard, era diventato Maestro di sci a 19 anni (allenatore di sci alpino presso la Scuola italiana Sci Campitello di Fassa) e Guida alpina a 21 anni (con Fassa Guides - Casa delle GuideCampitello di Fassa). Il 13 gennaio 2021, a 27 anni, rimane vittima di una valanga al Sass Pordoi. Alessio Conz, Renato Bernard, SELLA rock. 255 Vie classiche e sportive nel Gruppo del Sella, Versante Sud, Milano 2023.

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Un luogo al di sopra delle nuvole

Bouldering nell’India himalayana

La curiosità è come una catapulta: se la tensione è abbastanza alta, non passerà molto prima che la corda si spezzi proiettandoti verso un lungo viaggio di scoperta. Per Bernd Zangerl è bastato vedere una vecchia fotografia che ritraeva dei sassi. È stato sufficiente per portarlo lontano con l’immaginazione, verso l’India himalayana. Per raggiungerla ha preferito sedersi su un aereo, piuttosto che accomodarsi nel cucchiaio della catapulta.

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Testo Flo Scheimpflug Foto Ray Demski
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Boulder
Alexander Luger realizza la first ascent di Lugerhammer, 8a trad, una delle linee più belle subito sopra il villaggio di Rakchham. Foto: Ray Demski

luogo al di sopra delle nuvole

Incontro con l’”anziano del villaggio”, il “capovillaggio”… Jasman Singh. “Negli anni ci siamo conosciuti ed è sempre un bellissimo momento incontrarci e parlare” (B. Zangerl).

Foto: Ray Demski

Il piccolo villaggio di “Rakchham”, Sangla Valley, Kinnaur.

Foto: Ray Demski

Sono passati dodici anni da quando Bernd ha messo piede per la prima volta a Rakchham. Dodici anni durante i quali è ritornato più volte per trascorrervi diversi mesi. Grazie a centinaia di nuove salite e un potenziale per migliaia di altre, questo luogo in fondo alla Valle di Baspa è diventato una delle destinazioni più interessanti per il bouldering in India. Faceva freddo, era tutto bagnato e buio quando Bernd Zangerl, Elie Chevieux e Fred Nicole scesero dall’auto nella piccola cittadina di Rakchham, nel 2010. Avevano alle spalle 14 ore di buche degne di un rodeo, un incubo per gli ammortizzatori, le vertebre e lo stomaco. Visibilmente provati, scaricarono i crash-pad, i bagagli e pagarono l’autista, il quale girò l’auto e scomparve

nella notte, verso la direzione da cui era appena venuto. Che ora fosse esattamente, nessuno lo sapeva, ma sicuramente era notte inoltrata. Nel buio si scorgevano le case di Rakchham, raggruppate come un gregge che si protegge dal freddo. A una quota di quasi 3000 metri non si spreca nemmeno la più piccola particella del prezioso calore corporeo. Una spessa coltre di neve ricopriva le case e non una sola luce era accesa. Fiori di ghiaccio ornavano i vetri delle finestre in un incanto silenzioso. Neve fresca copriva il terreno, sciogliendosi rapidamente sotto le suole degli arrampicatori, insinuandosi prima nelle scarpe, per poi scivolare sempre più su.

“E dove dormiamo?”

La domanda rimase sospesa nella notte, come il loro fiato che condensava in una bianca e densa nube di vapore, ma nessuna risposta la seguì e le finestre erano ancora buie. Dopodiché iniziò pure a nevicare, lasciando loro solo un’opzione per sfuggire allo sconforto. I boulderisti dovettero chiamare aiuto.

ROCCIA INDIANA

Digitando “India” e “boulder” nel campo di ricerca, Google solitamente restituiva un risultato: Hampi. Il boulder è praticato ad Hampi dagli anni Novanta. Ma ci è voluto molto tempo perché prendesse piede. Hampi deve la sua trasformazione, da segreto ben custodito ad area boulder di fama mondiale, prevalentemente al film Pilgrimage con Chris Sharma, Katie Brown e Nate Gold.

Sicuramente non era la prima volta che arrampicatori famosi mettevano le mani su queste sfere di granito dorato. Sin dagli anni Novanta climber come Kurt Albert, Johnny Dawes, Jerry Moffat, Klem Loskot e altri si sono avventurati in questo angolo del subcontinente.

Bernd, Fred ed Elie non erano andati in India per arrampicare su prese già smagnesate. Erano alla ricerca di un terreno inesplorato, rocce vergini che nessun altro boulderista avesse mai toccato prima. L’India è estremamente affascinante da questo punto di vista, grazie alla sua più estesa catena montuosa, l’Himalya, che si estende per 2400 km.

Per milioni di anni, i ghiacciai e l’erosione hanno modellato queste montagne, trasportando e frantumando giganteschi blocchi di roccia. Alcune valli sono quindi completamente ricoperte di massi. Se anche un solo millesimo di questi boulder fosse arrampicabile, sarebbe comunque più di quanto chiunque possa scalare in un’intera vita. Tutto bellissimo, ma da dove cominciare? Non è possibile esplorare tutti i 595.000 chilometri quadrati con un crash-pad sulle spalle.

98 Boulder
Un

Boulder Un luogo al di sopra delle nuvole

Shangri La, (fb. 8a): uno dei più bei boulder che ho trovato nella mia vita, un grande stupendo masso con un difficile passaggio chiave in cima (B. Zangerl).

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Foto: Ray Demski

Per la cronaca il contest è stato vinto da Tobia Asinari nella categoria maschile e da Giulia Bernardini nella categoria femminile, ma per la filosofia dell’evento i vincitori sono stati proprio tutti, quindi un grandissimo grazie a tutti i partecipanti, a chi è venuto anche per un giorno solo, ma è riuscito con la sua presenza a rendere il Bosco e il Festival ancor più ricco. Un ringraziamento di cuore a Davide, Giorgia e Lele per la calorosa accoglienza e per aver lavorato a questo festival come se non ci fosse un domani, ai già citati

Francesco Lombardo e Roberto Maiorana del Comune, e a tutti i ragazzi/e dello staff, che hanno sorpreso per il loro grande impegno e dedizione.

In tanti ci chiedono già le date della prossima edizione, noi stiamo ancora vivendo e assaporando la gioia di queste intense giornate e magari presto sveleremo i nostri piani, intanto ascoltiamo a caldo le impressioni di Davide e Lele;

Lele: Il Festival è stato per me una grande sfida, la tappa conclusiva di un lungo viaggio. Viaggio iniziato ormai parecchi anni fa, quando con Davide, armati di tagliasiepi e rastrello, iniziammo ad affrontare muri impenetrabili di rovi e vegetazione selvaggia. Tutto era ricoperto, nascosto, celato al nostro sguardo, ma noi ci credemmo da subito, sapevamo di aver trovato un posto speciale, che ci avrebbe donato qualcosa di unico. E così fu...

Roccia incredibile, forme sinuose, linee di rara bellezza, tramonti indimenticabili, ma soprattutto momenti da ricordare, momenti veri, di amicizia, di

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Boulder Scorace Block Fest 2023

fatica, d’impegno e dedizione. Stesso impegno profuso nell’organizzazione di questo Scorace Block Fest, quasi un azzardo, soprattutto per me, che ho sempre vissuto la scalata come un momento più intimo, da condividere con gli amici di sempre. Questa è stata la differenza rispetto all’inizio: non eravamo più in due, eravamo circondati da tante persone stupende, alcune conosciute durante il viaggio, altre a fianco a noi da una vita, altre ancora mai viste prima. Siamo stati trascinati dal loro entusiasmo, motivati dalla loro

Davide: Dopo un intero anno di preparativi tra amici che vanno e vengono, un borgo da rimettere in piedi da zero ed un settore nuovo da proporre come finale, sentirmi dire “Scorace è stato diverso da qualsiasi altro festival” personalmente ho raggiunto il nirvana. La forte esperienza vissuta dritta nella bocca dello stomaco, la vicinanza di amici e parenti che si sono resi disponibili ed anche di più ha reso questo evento denuclearizzato dal resto d’Europa un evento coeso ed aggregante, vissuto tra sorrisi e colline in fiore, tra

voglia, voglia di esserci, voglia di aiutare senza avere nulla in cambio, voglia di fare la differenza, voglia di partecipare e condividere momenti di gioia e passione per uno sport unico: il Boulder! È stato un pieno di emozioni indimenticabili, altro che tappa conclusiva, c’è ancora troppo da fare.... Il viaggio continua!

Grazie di cuore a tutti ragazzi. A presto Scorace

arrampicata e relax, bici e slackline...insomma....diverso, o forse unico nel suo genere.

Una festa d’arrampicata per arrampicatori, un messaggio etico e contemporaneo, questo vuole essere il Boulder a Bosco Scorace.

Grazie per esserci stati...nulla sarà mai più come Lo Scorace Block Fest 2023...ma almeno potremmo raccontarlo.

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2023
Boulder Scorace Block Fest

Siracusa DWS

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Daniela Feroleto su Vicchimbeo 7c, Grotta delle Rondini, Siracusa Foto: Massimo Cappuccio

Il mare ancora oggi è l’elemento che assieme alla roccia mi porta via lontano, stimolando le mie fantasie. Forse più della pietra riesce a trasmettermi la pace. Come in uno strano sogno, dopo lunghi tempi sofferti di restrizioni e clausure rifiutati dalla mente, ecco qui finalmente ritornare la luce. La passione per l’arrampicata rinchiusa dentro quattro mura riprende il suo fluire pulsante.

Avevo bisogno di libertà assoluta, d’istintualità senza parametri, non c’era di meglio da fare che tornare a scalare slegato e felice sopra il mare.

Con Dani, mia compagna di vita, Lisa la nostra piccola di due anni, Diego e Dario i miei figli curiosi di scoprire la scalata sul mare, partimmo verso la Sicilia. Destinazione Siracusa, antica città ricca di un prezioso passato, dove l’incrociarsi di millenarie culture ne hanno forgiato la bellezza.

La città è naturalmente arroccata su una costa impervia e frastagliata di calcare bianco e nero, a tratti giallo ocra. Proprio là dove la terra finisce inizia il mare e su questa linea si apre il terreno ideale per una delle pratiche più belle ed emozionanti del nostro sport, la scalata libera sulle scogliere.

Davanti a Siracusa ci sono tre spot principali. “Viale Tunisi”, un’insenatura che conduce a una grotta dove sul lato sinistro salgono alcune bellissime linee fino all’8a, caratterizzate da una scalata su stalattiti alte fino ai 16 metri. Più avanti “La Grotta delle Rondini”, la mia preferita, e successivamente “Punta Cannone” un bel muro che diventa più strapiombante nella parte più alta.

CHE PIÙ DI OGNI ALTRA

DELLA COSTA HA CATTURATO LA MIA ATTENZIONE. IMMAGINATE UN ANTRO CON DUE ARCHI

SUL SOFFITTO E UN’ENORME

CLESSIDRA A COLONNA DOVE

LE PARETI E GLI SPIGOLI

CREANO EFFETTI DI VOLUMI

UNICI E AFFASCINANTI. NELLE

ORE SERALI LA LUCE FILTRA

CREANDO GIOCHI DI LUCE ROSSA

SPETTACOLARI. QUI LA QUALITÀ

DELLA PIETRA È ECCELLENTE E

LE LINEE SI SUSSEGUONO SOPRA

L’ACQUA PROFONDA IN MANIERA SERIALE.

Testo Mauro Calibani

Non mi è mai piaciuto il nome deep water soloing, ma adoro scalare senza corda sul mare. Sin da bambino i miei genitori appassionati di natura mi trasmisero, oltre alla passione per la montagna, anche quella per il mare. Andavamo a caccia di molluschi, rimanevo affascinato nell’osservare quel mondo surreale mentre ero sospeso nel blu.

111 DWS Siracusa DWS
“ È LA “GROTTA DELLE RONDINI”
PARTE

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Uno zaino leggero e minimalista con cui si può approcciare la parete e scalare allo stesso tempo. Al posto del cappuccio Trad Zero 24 è dotato di una pattella che protegge il contenuto e permette di fissare esternamente, in maniera pratica e veloce, casco e corda. Lo zaino è composto da 420 D Ripstop, per l’88% in poliammide riciclata, resistente al taglio e all’abrasione. A completamento, gli anelli portamateriale, una tasca porta oggetti laterale con portachiavi, gli anelli per il fissaggio della rete portacasco e il sistema di fissaggio, pulito e a scomparsa, per due picozze. Lo schienale è morbido mentre il pannello interno rimovibile offre sostegno e flessibilità allo stesso tempo. La cintura in vita è velocemente rimovibile per non intralciare con l’imbragatura durante la scalata. www.ortovox.com

Shorts

Per scalare e muoversi al meglio nelle calde giornate estive E9 propone, per lui, N 3Angolo Short in gabardina di cotone organico con tasche dal design unico e cuciture in contrasto, cinta regolabile in costina, portaspazzolino su entrambe i lati e ricamo sul retro. Per lei Hit Short2.3 in tessuto leggerissimo composto da  lyocell, cotone e lino, con fascia in vita stampata e laccio sottostante per regolare la vestibilità e logo ricamato sul davanti. Entrambi 100% Made in Italy.

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La Sportiva Mistral

Rock Experience

Spaghetti Lover P.3

Italiana, non convenzionale, trasversale. Dalla nuova capsule collection firmata Rock Experience

- Spaghetti Boulder proponiamo la maglietta unisex Spaghetti Lover P.3 con un taglio contemporaneo: girocollo, logo a petto “Spaghetti Boulder” e un’etichetta Rock Experience sul fondo frontale del capo. Il retro di Spaghetti Lover P.3 presenta una maxi stampa “Stone Hunters” dettagli non ordinari stampato a tutta schiena che rende questa t-shirt perfetta per l’arrampicata, ma anche da indossare per un aperitivo. rockexperience.shop

Ande Verdon

Pensato per essere il compagno perfetto durante l’arrampicata nelle calde giornate estive, Verdon, il bermuda novità proposto da Ande, è realizzato in tessuto resistente ed elasticizzato. Dotato di tutti i dettagli necessari per il mondo verticale, presenta un look giovanile e modaiolo che lo rende un capo estremamente versatile e ideale da indossare anche tutti i giorni!

Disponibile come short nella versione lady. ande.it

Per chi dopo aver assaporato il piacere della scalata, si appresta ad evolvere su diversi tipi di pareti, La Sportiva propone Mistral, una scarpetta d’arrampicata versatile con chiusura a doppio velcro incrociato. Mistral di La Sportiva è il prodotto ideale per migliorare la propria tecnica di scalata, sia in situazioni indoor che outdoor. La tomaia e il sottopiede della scarpetta sono realizzati interamente senza l’utilizzo di materiali di origine animale. Parte laterale del tallone in gomma riciclata al 100%, lo stesso vale per la suola in FriXion ECO. Misure dal 34 al 48,5. www.lasportiva.com

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Appassionati di l’alpinismo fast & light, è arrivato il momento di infrangere le regole e lanciare una sfida agli standard di categoria. Grazie all’evoluzione dell’iconico e innovativo scarpone, oggi, il nuovo Ribelle Tech 3 HD di Scarpa, aggiunge ulteriore tecnicità ed efficienza, proponendosi come il più rivoluzionario scarpone da montagna all-round. Realizzazione Made in Asolo (Italy), lo scarpone Ribelle Tech 3 HD offre la massima protezione contro le intemperie, una camminata più naturale ma con maggiore efficienza in azione grazie a Drop 6, nonché la diminuzione di fatica e sforzo in camminata grazie all’innovativo sistema della suola. www.scarpa.com

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Maxim

Pinnacle 9.4

Per le migliori performance in falesia, ma anche per chi ama percorrere le arrampicate trad multipitch concatenando più tiri, Maxim propone la Pinnacle 9,4. Una corda leggera dalla durata leggendaria per la quale Maxim è nota. Come tutte le corde Pinnacle anche la 9,4 ha un’anima trattata Endura Dry. Le versioni 2x-Dry soddisfano lo standard UIAA

Dry, rendendo Pinnacle una buona scelta anche per una corda da ghiaccio singola leggera. La guaina in tecnologia Twill Pattern (TPT) la rende super liscia e riduce al minimo la resistenza durante la scalata. - Prodotta negli Stati Uniti e in UE.

www.maximropes.com

Black Diamond Kids’ Momentum

Wild Country Session Quickdraw

Un rinvio resistente, durevole e versatile che garantisce maneggevolezza e prestazioni eccezionali. Queste le caratteristiche del Session Heritage Quickdraw di Wild Country, che combinano i colori del logo heritage del brand con i nuovi biner nero opaco, un pezzo forte che non passerà inosservato appeso sul progetto o all’imbrago. Disponibile con fettuccia in poliestere da 12 o 17 cm e in set da 6x12cm. www.wildcountry.com

Rock Empire Twin

Per affrontare con fluidità e sicurezza l’assicurazione durante la salita delle vostre multipitch preferite, Rock Empire propone Twin, un collaudato dispositivo di calata e assicurazione con un’innovativa costruzione brevettata nella sezione di sospensione e un design che consente una maggiore flessibilità nell’aggancio a vari tipi di punto fisso. Può essere utilizzato per assicurare un arrampicatore da primo, recuperare corda ad uno o due arrampicatori da seconda e per calarsi in corda doppia. Peso: 76g, diametro corde supportate: 7.8 - 10.5 mm. www.rockempire.cz/en

Se per i vostri piccoli è arrivato il momento di iniziare a scalare, Momentum di Black Diamond si propone come l’imbracatura costruita e decorata per tutte le esigenze di queste scimmiette pronte ad affrontare la roccia. Proprio come le versioni per adulti, la Kids’ Momentum presenta la costruzione Dual Core, che utilizza due sottili bande di fettuccia ad alta resistenza sui bordi esterni della cintura e un inserto in schiuma OpenAir di ventilazione al centro per offrire un comfort leggero e traspirante senza pressione punti. Per i bambini in crescita, il sistema di regolazione del cosciale trakFIT utilizza un semplice dispositivo di regolazione scorrevole per regolare rapidamente e facilmente il diametro del cosciale e fornire un’ampia gamma di vestibilità. eu.blackdiamondequipment.com

J-Pop

Gaku

Per alternare le proprie avventure con quelle di Sanpo Shimazaki, un soccoritore tornato in Giappone dopo aver scalato le vette più alte del pianeta, non c’è altro modo che sfogliare le pagine di Gaku. Una storia in 9 volumi per apprezzare il fascino della montagna e conoscere le insidie che si nascondono in questo mondo al confine tra cielo e terra. j-pop.it

Versante Sud

SELLA rock

Il gruppo di Sella è semplicemente enorme e, se con questo numero di UP Climbing, ne avete avuto un assaggio, per apprezzare e scegliere il meglio tra le centinaia e centinaia di itinerari, Alessio Conz e Renato Bernard hanno scritto SELLA rock, la nuova guida edita da Versante Sud, che ha concentrato l’attenzione sugli itinerari più interessanti, focalizzandosi più sulla precisione delle relazioni, che sul numero di vie presentate, grazie anche alla collaborazione di prima mano di apritori e ripetitori, con l’intento di offrire suggerimenti di qualità. www.versantesud.it

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CANYON

BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO

Gorges du Verdon Natural Park, Alpes Haute Provence, Francia (© Juan Carlos Muñoz)

Luglio 2023. Anno V. Numero 25

Direttore responsabile

Richard Felderer

Coordinamento editoriale

Eugenio Pesci

Redazione

Tommaso Bacciocchi

Roberto Capucciati

Matteo Maraone

Samuele Mazzolini

Alberto Milani

Marco Pandocchi

Damiano Sessa

Copertina

Simon Gietl su La Perla Nera alla Torre Colfosco. Foto: © Matteo Mocellin

Grafica

Tommaso Bacciocchi

Correzione di bozze Fabrizio Rossi

Hanno collaborato

Impaginazione Francesco Rioda

Disegni Eugenio Pinotti

Renato Bernard, Edy Boldrin, Gabriele Bonanno, Mauro Calibani, Massimo Cappuccio, Niky Ceria, Dante Colli, Guido Colombetti, Alessio Conz, Roly Galvagni, Heinz Grill, Roland Mittersteiner, Lorenzo Nadali, Silvia Rialdi, Fabrizio Rossi, Flo Scheimpflug.

Versante Sud Srl

Via Rosso di San Secondo, 1 – 20134 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com

Abbonamenti e arretrati www.versantesud.it

Stampa

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Distribuzione per l’Italia

PRESS-DI-Distribuzione stampa e multimedia s.r.l. via Mondadori 1 – 20090 Segrate (MI) – Tel. 02 75421

© Versante Sud 2023

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della pubblicazione senza autorizzazione dell’editore.

Registrazione al Tribunale di Milano n. 58 del 27/02/2019

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