Mountain Bike Lecco Bergamo

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COLLANA LUOGHI VERTICALI

Maurizio Panseri Marzia Fioroni Claudio Locatelli Enrico Fioroni

MOUNTAIN BIKE TRA LECCO E BERGAMO 87 itinerari e racconti

tra il lago di Como e le Orobie

EDIZIONI VERSANTE SUD


Prima edizione: ottobre 2010 ISBN: 978-88-96634-31-8 Copyright © 2008 VERSANTE SUD Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Copertina

Federico Muffatti verso il passo Agueglio (ph. Marzia Fioroni)

Testi

Maurizio Panseri, Marzia Fioroni, Claudio Locatelli, Enrico Fioroni mtbleccobergamo@versantesud.it

Foto

Marzia Fioroni, Maurizio Panseri, Claudio Locatelli, Enrico Fioroni, Federico Muffatti, Mauro Franzi, Eugenio Obber e Davide “Buna” Bernacchi

Mappe

Carolina Quaresima

Impaginazione

Chiara Benedetto

Simbologia

Iacopo Leardini

Stampa

Monotipia Cremonese snc (CR)

Nota La pratica della mountain-bike è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo esercita lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi escursione.


ROCK MAP

Maurizio Panseri Marzia Fioroni Claudio Locatelli Enrico Fioroni

MOUNTAIN BIKE TRA LECCO E BERGAMO 87 itinerari e racconti

tra il lago di Como e le Orobie

EDIZIONI VERSANTE SUD


Indice e mappa

Indice e mappa Prefazione Premessa, ringraziamenti Introduzione quasi tecnica Informazioni utili Lettura degli itinerari e legenda Tabella riassuntiva degli itinarari LAGO DI COMO 1 Una strada nella roccia: il “tracciolino” 2 Legnone o Lago? Alpe Rossa e Alpetto! 3 Pian di Spagna: sentiero dei forti 4 Sua maestà il Legnone! 5 Legnoncino (Little wood per gli amici) 6 Alpe Giumello: Muggio e lago a portata di bici 7 Il lato oscuro del Monte Muggio 8 Viandanti per sentieri 9 Ortanella 10 Bocchetta di Calivazzo, nella più selvaggia Grigna

28 30 34 38 42 46 50 54 58 62 66

VALSASSINA 70 11 Yo-yo alle Betulle 72 12 Costa di Biandino 78 13 Passo di Gandazzo 82 14 Per i monti di Pasturo 86 15 Un classico con sorpresa: la traversata bassa 90 16 All’Artavaggio! 92 17 Giro(quasi)tondo di Esino Lario 96 18 Alle falde del Resegone 100

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VAL SAN MARTINO 19 Carenno - Forcella Alta 20 Monte Linzone 21 Canto - Pietra di Sant’Alberto 22 Sotto il Monte - Canto

104 106 108 110 112

VALLE IMAGNA 23 Monte Ubione 24 Costa del Pallio 25 Resegone

114 116 118 120

VALLE TALEGGIO 26 Sentiero degli Stradini - Rifugio Grassi 27 Sottochiesa - Rifugio Cazzaniga

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VAL BREMBANA 28 Torcole di Piazzatorre 29 Al cospetto del Diavolo

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8 10 12 16 22 308

30 San Pellegrino - Dossena 31 Cambrembo - Passo di Tartano 32 Sentiero dei Fiori 33 Il giro dei Laghi 34 Passo di Baciamorti 35 Roncobello e le sue frazioni 36 Alle pendici del Venturosa 37 Valmoresca 38 Pista Ciclabile della Val Brembana 39 San Pellegrino - Sussia Alta 40 San Pellegrino - Vettarola 41 Le trincee della Linea Cadorna 42 Passo di Valcervia 43 Pegherolo Ring 44 Monte Molinasco 45 Da Zogno al Canto Alto 46 Su e giù per la Valle del Giongo e i Colli 47 Colli di Bergamo

138 140 142 146 150 152 154 156 158 162 164 166 168 170 174 176 178 180

VALLE SERIANA 48 Ciclabile del Serio 49 Monte Cavallo - Canto Basso 50 Il Canto Alto e le sue trattorie 51 Sulle pendici del Misma 52 Salmezza e il Tour delle Podone 53 Sulla vetta del Misma 54 Il Monte Purito e le Valli dell’Albina 55 Poker d’assi al Monte Rena 56 Monte Altino Monte Croce Monte Beio 57 Il Monte Poieto dalla Val di Grù 58 Gran tour di Cavlera 59 Monte Cavlera 60 Da Casnigo al Pizzo Formico 61 Tour della Val Gandino 62 Maratona del Formico 63 La Valle del Riso 64 Monte Alino e la Valle Fontagnone 65 Arera Tour 66 Passo di Zulino: tra Valcanale e Val Sanguigno 67 Laghetti del Cardeto

182 186 190 196 200 202 206 210 214 218 220 222 226 228 232 234 236 240 244 248 252


Sondrio Colico Tartano

Dervio

Loveno Foppolo

Premana Pescegallo

Carona

Caprile

Varenna Esino

Costa

Fucine

Piazzatorre

Lierna

Lizzola

Gromo

P.zza Brembana

Barzio

Valzurio

Mandello Ballabio

Zambla

Bratto

Clusone

Taleggio Lecco

Brumano

Schilpario

Rogno

S. Pellegrino

Lovere Vertova Gazzaniga

Zogno

S. Bartolomeo

Sorisole Ranica

Bergamo

68 Alle sorgenti del Serio 69 Caronella tutta curve 70 Sponda Vaga - Valle dell’Asta 71 Un tuffo in Val Sedornia 72 Salendo in Val Sedornia 73 Sul colle di Vodala 74 Da Valzurio al Passo degli Omini 75 Da Valzurio a Colle Palazzo 76 Il lato oscuro del Formico 77 Dal Monte Alto alla Valle Di Frucc 78 Dal Pora a Falecchio, ammirando La Regina 79 Ai piedi della Presolana sulla Via del Latte 80 Oltre il Monte Scanapà

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VALLE SI SCALVE 81 All’ombra della Regina 82 Passo della Manina 83 Passo del Gatto 84 Laghetti delle Valli 85 Monte Gardena 86 La Conca dei Campelli 87 I boschi del Giovetto e la Corna Busa

288 290 294 296 298 300 304 306

Qui trovate indicati chiaramente i punti di partenza di tutti e 87 gli itinerari proposti. All’idea che sono tutti collegati o collegabili tra loro mi coglie la vertigine e prende sempre più forma il desiderio di concatenarli tutti, senza soluzione di continuità, in una lunga vacanza sulla due ruote. Ecco come nasce un altro sogno che verrà riposto nel cassetto, nell’attesa che divenga realtà. Ora accontentiamoci della giornata libera e raggiungiamo il punto di partenza del gita prescelta. Ovvio che lo faremo generalmente in auto, magari qualcuno ben allenato e motivato risalirà la Valle Brembana e la Valle Seriana già pedalando sulla propria bicicletta. Abbiamo però un’altra possibilità per diminuire il nostro impatto sul pianeta, portando al minimo le nostre emissioni e riducendo la nostra impronta ecologica. Bergamo, Lecco, Colico sono collegate da una linea ferroviaria, perché non utilizzare il treno? Sicuramente anche così l’avventura sarà garantita. Segnaliamo inoltre la presenza della TEB, una metropolitana di superficie che collega Bergamo ad Albino in Valle Seriana. Utilizzare i mezzi pubblici non è poi un’idea così malsana. Buon viaggio e buone pedalate a tutti. Maurizio Panseri

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TREKMAP ITALIA, IL RISULTATO DELLE PARTNERSHIP TRA GARMIN E GLI ENTI TERRITORIALI

BirdsEye™: L’ARCHIVIO DELLE MIGLIORI IMMAGINI SATELLITARI COMPATIBILI CON GPS GARMIN

TrekMap Italia è la nuova cartografia digitale topografica nazionale, sviluppata da Garmin e disponibile per i GPS dedicati all’outdoor.

Siglato l’accordo tra Garmin e DigitalGlobe che consente ai possessori di GPS Garmin di accedere a BirdsEye™ Satellite Imagery, il nuovo data base mondiale di immagini satellitari, dal quale scaricare i migliori “scatti” ad alta risoluzione e utilizzarli sul proprio GPS Garmin.

L’azienda leader mondiale nella navigazione satellitare, prosegue nel proprio piano di sviluppo sul territorio italiano presentando TrekMap Italia, ovvero la cartografia topografica del territorio nazionale. La TrekMap Italia ha una copertura di sentieri e tracciati, oltre a numerosi dati turistici e outdoor, e Garmin Italia rilascerà versioni sempre più aggiornate grazie ai dati provenienti da nuove collaborazioni locali. Attualmente TrekMap Italia mette a disposizione più di 73.000 chilometri tra sentieri, itinerari ciclabili e piste ciclabili, oltre a 50.000 punti di interesse escursionistico/turistico. È il risultato di una collaborazione con quattro Regioni, due Province e tre Sezioni del CAI che hanno contribuito ad arricchire TrekMap con le informazioni in loro possesso della sentieristica territoriale. Nella confezione di TrekMap Italia trovano posto due DVD ed una scheda di memoria. In un DVD la cartografia, installabile sul proprio computer e completa dell’indispensabile software di gestione. Nel secondo DVD ci sono tutti i dati turistici e relativi alla “vita all’aria aperta” messi a disposizione dagli enti territoriali partner del progetto: schede informative su itinerari e punti di interesse, road-book, immagini, cartografie stampabili, veri e propri “libri” in formato PDF, filmati, audioguide MP3… e molto altro ancora. Nella scheda di memoria invece, la cartografia già pronta all’uso per gli strumenti Garmin.

Copertina dvd TrekMap Italia

Il mondo della navigazione satellitare fa passi da gigante e le novità spesso sorprendono persino i più accaniti affezionati del GPS. DigitalGlobe® è titolare di BirdsEye™ Satellite Imagery, il più importante archivio fotografico di immagini satellitari: tutte le fotografie sono georeferenziate e vengono visualizzate immagini “real life“ di edifici, strade, sentieri, montagne e paesaggi. Una rappresentazione reale dell’ambiente che ci circonda, esattamente come l’utente del GPS lo vede nelle sue escursioni. Con BirdsEye™, gli utenti Garmin potranno caricare immagini aeree e satellitari ad alta definizione sui GPS compatibili, utilizzando il software Base Camp di Garmin. Gli appassionati di outdoor potranno inoltre caricare mappe vettoriali Garmin, sugli strumenti compatibili per comprendere ancora meglio il territorio che stanno attraversando. I dati dei prodotti topografici Garmin, come le curve di livello, i fiumi e le strade, saranno visibili sopra le immagini satellitari, unendo l’intuitività di un’immagine “reale” fornita da un satellite con le avanzate funzionalità di calcolo automatico del percorso e ricerche dei punti di interesse, tipiche della cartografia vettoriale Garmin. I GPS compatibili sono tutti i portatili cartografici della Outdoor Series: Dakota, Colorado e Oregon.

Display con foto satellitare


GARMIN “CUSTOM MAPS”: IL MATRIMONIO TRA CARTOGRAFIA VETTORIALE E MAPPE CARTACEE È possibile utilizzare nei GPS Garmin per l’outdoor di ultima generazione anche le mappe cartacee e integrare la scansione di queste ultime con la cartografia digitale. Una esclusiva Garmin che valorizza il patrimonio di cartine di ogni escursionista.

Garmin presenta BaseCamp, l’evoluzione dello storico software cartografico MapSource che permetterà di pianificare un’escursione e di gestire in 3D i dati cartografici e di percorso. L’escursionismo è disciplina semplice e naturale: camminare su sentieri, tra vallate e boschi è di per sé un’emozione impagabile, ma con la tecnologia di ultima generazione, diventa anche più sicura e persino divertente. Garmin è l’azienda protagonista di questa rivoluzione e l’ultima novità del leader mondiale nella navigazione satellitare si chiama BaseCamp, un software che permetterà agli appassionati dell’outdoor di pianificare e realizzare percorsi, itinerari e waypoint e trasferirli dal proprio computer direttamente ai GPS Garmin e viceversa. Numerose le funzionalità che Base Camp offre agli utilizzatori, quali la visualizzazione della mappe topografiche, sia in 2D che in 3D. Inoltre è possibile visualizzare il profilo altimetrico contestualizzato alla traccia in ogni momento. Inoltre, grazie alla funzione Track Draw, gli escursionisti potranno tracciare un itinerario e ottenere immediatamente un profilo per determinare la difficoltà del percorso. Il rivoluzionario software BaseCamp gestisce la cartografia e i dati di percorso tramite una semplice interfaccia che permette l’orientamento e la modifica della prospettiva di visione, oltre alla funzione “riproduzione” che garantisce l’esperienza virtuale di navigazione in 3D su percorsi.

www.garmin.it - info@garmin.it

L’azienda leader mondiale nel mondo della navigazione satellitare presenta la nuova funzionalità “Custom Maps” che permette di integrare nel proprio GPS da outdoor la cartografia digitale con la cartografia cartacea. Grazie al processo Custom Maps messo a punto da Garmin, è possibile convertire le cartine che ognuno possiede in formato cartaceo in cartine uploadabili sui GPS Garmin per l’outdoor. Con poche e semplici operazioni, infatti si possono trasferire i dettagli delle mappe cartacee o digitali non Garmin sui modelli Oregon, Dakota o Colorado. Questo servizio è gratuito ed è compatibile con PC e Mac. La nuova funzione delle Custom Maps apre il campo di utilizzo a numerose applicazioni fino ad oggi impensabili. Infatti, oltre alle tradizionali applicazioni mirate alla navigazione outdoor, è ipotizzabile che Custom Maps venga utilizzata da chi vuole “esplorare” il parco vicino a casa oppure da chi deve trovare un ristorante e possiede soltanto le indicazioni su una cartina disegnata, oppure un turista evoluto che desidera visitare un’area archeologica descritta su una rivista.

BASECAMP: FACILE E DIVERTENTE PIANIFICARE L’AVVENTURA

Display con Custom Map

Screenshot da computer BaseCamp


Prefazione

Prefazione

Velocemente lento La prima volta che ho cavalcato una mtb avevo passato i trent’anni. Non pago delle prime legnate della nuova fatica che mi ero intestardito a perseguire, un giorno decisi di fare qualcosa di più impegnativo. E così mentre salivo lungo una facile strada sterrata sotto la Presolana mi fu chiaro il sentire che stava sotto la fatica: “questo è un modo velocemente lento per godermi la montagna”. Del resto, si chiamava “bici da montagna” quella che avevo acquistato per ritrovare la forma dopo aver abbandonato il basket e non avere ancora abbracciato con fervore scialpinismo, trekking e tutto ciò che mi tiene attaccato alle terre alte. Ma intanto quel giorno il sudore colava, la pendenza aumentava, la fatica mi conduceva nei recessi profondi dove si annidano le risorse nascoste della mente e osservando la solitaria presa di posizione dei larici (loro eretti sulle pendenze, io piegato sui pedali e il manubrio senza la tecnica necessaria per non farmi disarcionare dal terreno) scesi dalla sella. Non ce la facevo più. Accadde proprio così. Mica potevo sognarmi che entro due anni avrei consultato amici, guide scritte, i primi link su internet e poi addirittura partecipato a qualche gara amatoriale. Di una cosa sono sicuro: da quei profondi recessi uscì l’amore che da bambino mi portava con “la bici da cross” (io non avevo la Saltafoss, troppo costosa: e quindi facevo le mie asinate senza molleggi - li chiamavamo così gli ammortizzatori - con conseguenze facilmente immaginabili). La si spingeva in cima a montagnette di terra scavata nei cantieri, poi ci si lanciava in discesa (ah, allora ero un bimbo di città e per fortuna abitavo vicino al parco di Monza). Brividi e meraviglia. Ma torniamo a quel giorno sotto la Presolana. Trovai nella mtb un’amica sincera, capace anche di aiutarmi a ritrovare un respiro perduto o forse solo immaginato ma certo necessario. La mtb divenne presto un modo per andare alla ricerca del (mio) tempo perduto essendo da pochi anni abitante della Presolana, e avendo molta fame di conoscenza di sentieri, stradine sterrate e tutto quello che ogni amante delle ruote grasse sa. Lo sa chi ha scritto questa guida che sicuramente sa anche un’altra cosa: che i loro itinerari ci serviranno da spunto, da base di partenza per fare come hanno fatto loro, immaginare collegamenti e sentieri dove questi collegamenti e sentieri a volte sono ipotesi, facendo della mtb un potente strumento di accesso all’Avventura e alla Montagna (ma non solo). E questo modo di essere velocemente lento, di godere in discesa, la voglia di sentire papà Vento e mamma Luce lavorare sul corpo alla ricerca di qualcosa di misterioso, apre orizzonti, cancella confini, ti conduce con il solo prezzo della sana fatica a conquiste inimmaginabili per chi ci guarda pedalare perplesso, piegati sul nostro cavallo di ferro in certi tratti difficili e impegnativi. E già, l’Avventura la si porta anche sulle spalle, visto che lei ci porta senza lamentarsi per gran parte del tempo. Siamo gente così. Gente che ha voglia di non scoprire un mistero, bensì di passarci dentro, velocemente lenti, pedalando. Se no, che mistero sarebbe (la mtb)? Davide Sapienza

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Premessa e ringraziamenti

Premessa e ringraziamenti

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Perché scrivere una guida? Se qualcuno pensa che sia per i soldi o per la gloria è completamente fuoristrada. Per raggiungere questi scopi ci saremmo dovuti dedicare ad altro. Abbiamo passato giornate a pedalare su e giù per le “nostre” montagne e trascorso nottate davanti al computer a scaricare e rielaborare le tracce, a scrivere i testi e a sistemare le fotografie. Abbiamo tentato di mantenere i contatti con l’editore che, giustamente, ci pressava per il nostro endemico ritardo e, infine, cercato di coordinare il continuo andirivieni di materiale con chi ha curato la parte grafica. L’incessante lavoro di verifica, rilettura e correzione era tanto necessario quanto estenuante. Il tempo per rileggere non basta mai, si trova sempre qualcosa da sistemare finchè il termine per la consegna ci costringe a chiudere i file e premere “invio”. Ora, lettore, pensiamo a te, intento a sfogliare velocemente le pagine di questa guida per deciderne l’acquisto: ti soffermerai sulle immagini, sulla grafica e sulle fotografie, cercando visi e nomi conosciuti o itinerari già percorsi. Certi di aver superato il primo esame, ti immaginiamo a casa mentre leggi con calma intento a scegliere un itinerario da proporre agli amici per il fine settimana. Infine, trepidiamo al pensiero di quando ci metterai alla prova definitivamente e, con la guida tra le mani, ti avventurerai sull’itinerario prescelto.

Speriamo che tu possa cogliere le nostre suggestioni, scoprendo luoghi insoliti per ritrovarti alla fine stanco e felice, con il desiderio di ritornare in un’altra valle per salire su nuovi monti. Ci basterà in ogni caso averti accompagnato tra le montagne e le valli che meglio conosciamo. Forse potrai percepire la passione che ci ha guidato in questi mesi, mentre pedalavamo e sceglievamo il sentiero, mentre ci perdevamo tra boschi bruciati e sentieri impossibili, tornando a casa senza alcuna traccia ma con qualche graffio in più e una storia nuova da raccontare. Abbiamo inserito infatti, tra le tracce delle escursioni e le relazioni tecniche, alcune delle nostre storie. Non siamo scrittori ma ci è parso importante cercare di condividere attraverso la scrittura le nostre emozioni. Troverete anche le storie di ORME, soprattutto quelle di un amico fidato a cui dobbiamo veramente tanto. Accoglieremo ogni osservazione o critica e per ora preferiamo immaginare il frusciare delle ruote tassellate tra il fogliame nella fitta faggeta mentre scendi, meravigliato, lungo un sentiero sconosciuto. Crediamo che una guida si scriva unicamente per passione. Buone pedalate a tutti. Maurizio, Marzia, Claudio ed Enrico


Ringrazio Claudio, Marzia e Enrico, compagni di viaggio in questo percorso che ci ha visto pedalare e scrivere per dare contenuto e forma al volume che avete tra le mani. Ringrazio infinitamente Tarantola, visionario pedalatore dal pensiero ciclo-centrico, sganciato dalle mode e dal branco per avermi permesso di utilizzare le sue storie che galleggiano sospese nella “rete”. Un grazie di cuore anche all’eterea presenza di “Girandolafunesta”, una sorta di bibbia vivente per tutto quello che riguarda la mountain-bike. Grazie a Cristina perché mi sopporta tutti i giorni. Quando scrivo è sempre pronta a spronarmi e a correggermi, aiutandomi a dare forma a quel fiume di emozioni che mi scorre dentro dopo un giorno passato tra i monti. Grazie per la sua immensa pazienza e per il suo senso critico che ogni volta mi riporta con i piedi per terra. Grazie a Giulia e a Leonardo per il simpatico sostegno. Grazie a Chiara che ha soddisfatto “quasi” tutte le nostre richieste in merito alla veste grafica. Ancora grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato con simpatia ed entusiasmo: a Jag e Dariuz, Iurifrenq, The black sheep e Zergio che ci hanno regalato i loro percorsi, da cui spesso abbiamo preso spunti e con cui ci siamo confrontati, a Ennio e Fulvio per i preziosi consigli sulla ciclabilità di alcuni sentieri. A tutti quelli che hanno pedalato con noi e che si ritroveranno forse soggetti inconsapevoli nelle fotografie inserite nella guida. Anche se non è possibile ricordarli tutti, il nostro pensiero va a: Ivo (figlio di Claudio), bipbip, serpecora, Martello, Cinna, Genchy, Tizzy, Claudio, Morsi, Pinuzz, Five, Lollo, Jag, Tomasso, strapp, Dome60, Giò, Labby, Connis, Manu66, Sioux, PIERPIER54, Bepi, Paolo,

Blues, Giogambi, Gianni, Marcolino, endry, daniele10, babi74, slayer, Malve, MTBiker, Mauri, nenio, Kinesis18, Marco62, Mighe80, Magibest, Mario, Tommy, riky the rider, piero58, Volpe, Corrado Spada, Muldox, obbi&samà, Angelo71, robypezz, h@lf, Ivo, Superpippa, Emanuele, Luca64, marco10 e tutti gli altri. In nome e per conto dei miei compagni d’avventura, un ultimo immenso grazie alle loro compagne e ai loro figli che hanno accettato serenamente le loro assenze e a Federico per aver supportato (e sopportato) Marzia in questo lungo viaggio. Maurizio Gli 87 itinerari proposti sono stati percorsi direttamente dagli autori durante i mesi primaverili ed estivi del 2010. Quindi non dovreste trovare spiacevoli sorprese di sentieri “scomparsi” o peggio ancora trasformati in strade, oppure di sterrate chiuse al traffico veicolare, magicamente asfaltate ed aperte ai motori. Marzia, la profuga valtellinese, si è occupata della provincia di Lecco, sia della sponda Lariana che della Valsassina. Claudio, che ha l’acqua del Brembo nel sangue, ha messo a frutto la sua decennale conoscenza delle montagne brembane. Maurizio, il solito entusiasta, pur di parlare delle sue “montagnette”, ha scandagliato ogni angolo tra Valle Seriana e Valle di Scalve. Enrico, il figliol prodigo, ha dato un sostanzioso aiuto a tappare i buchi, a recuperare tracce ad esplorare zone nuove. Ora, se l’itinerario non sarà di vostra soddisfazione, saprete anche con chi prendervela o, speriamo, con chi condividere il piacere di una bella escursione con la vostra mountain bike.

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Introduzione quasi tecnica

Introduzione quasi tecnica

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La bicicletta richiede poco spazio. Se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un’auto, se ne possono spostare trenta nello spazio divorato da un’unica vettura. Per portare quarantamila persone al di la di un ponte in un’ora, ci vogliono dodici corsie se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta. ”Elogio alla bicicletta” Ivan Ilich Bollati Boringhieri 2006

Descrizione aree geografiche Gli itinerari proposti in queste pagine coprono un’area geografica ampia, che trova il suo limite occidentale nella sponda lecchese del Lago di Como e nella valle dell’Adda, da Lecco verso la pianura. Il limite occidentale si articola nello spartiacque che divide la Valle Seriana dalla Valcavallina e dalla Valle Camonica. Viene compresa anche la Valle di Scalve, mentre a nord il limite corrisponde con il confine dalla Provincia di Bergamo e Lecco, che corre lungo il crinale orobico, dal passo del Vivione al Monte Legnone. Più volte vi affaccerete sulle selvagge valli che scendono a nord verso la Valtellina, nessun itinerario scende in questo mondo severo ma vi garantiamo che è un altro terreno d’avventura di notevole interesse. Si pedala quindi nelle province di Lecco e Bergamo, precisamente sulle Prealpi Bergamasche e Lecchesi e lungo il versante sud delle Alpi Orobie. Le prime dalle forme dolomitiche e con quote massime contenute attorno ai 2500 m, le seconde austere e costellate da centinaia di laghetti, con vette che sfiorano e superano i 3000 m di altitudine. I fondovalle, soprattutto nella porzione più prossima alla pianura, si presentano fortemente urbanizzati. Procedendo verso le quote più alte la pressione edilizia si fa minore anche se non mancano zone densamente costruite. Diciamo costruite e non abitate volutamente, perché purtroppo questa area geografica vanta la più alta concentrazione di seconde case di tutto l’arco alpino. Un triste primato di cui non andiamo affatto fieri. Per fortuna dove i monti emergono, anche a ridosso della pianura o delle aree più densamente abitate, basta salire in sella ed iniziare a pedalare per ritrovarsi in luoghi meravigliosi. Non ci dilunghiamo oltre e rimandiamo, per ulteriori informazioni più specifiche, ai capitoli introduttivi di ogni area geografica e alle note storico-artistiche-paesaggistiche che troverete per ogni singolo itinerario. La descrizione dei percorsi è stata così articolata: Lago di Como - sponda lecchese; Valsassina; Valle San Martino; Valle Imagna; Valle Taleggio; Valle Brembana; Valle Seriana; Valle di Scalve.

Preparazione di una gita Si prepara una torta, un caffè, una valigia, anche una gita di scialpinismo, ma una gita in mountainbike la si prepara? Beh, dipende da quanto vi piace l’avventura e quanto amate le giornate senza troppe sorprese. Perdersi nei boschi è estremamente affascinante ma se non è cercato e se ci si trova per una semplice imprudenza, senza un minimo di esperienza, preparazione e resistenza può diventare un vero incubo. Girare bici muniti fra gli alberi, se si finisce fuori traccia, non è di certo un’esperienza piacevole con tronchi e rami messi lì apposta per ostruire il passaggio, per graffiare, per incastrarsi nelle ruote e nel telaio. Interminabili ore che passano faticando nel ritrovare la via d’uscita e alla fine esausti e raramente felici di aver scovato un nuovo sentiero, potremmo forse azzardarci a dire che si è trattato di una bella esperienza. Se ciò succede, generalmente accade qualche giorno dopo mentre lo si racconta davanti a un bel bicchiere di vino. Morale. Se il vostro tempo libero non è mai abbastanza e siete stufi di tornare a casa al buio, dopo aver portato in spalla il vostro mezzo più di quanto lo avete pedalato, allora forse è il caso di dare un’occhiata a carte, libri e GPS per godere di uscite in tranquillità. Lasciate quindi le esplorazioni in mirate gite a piedi, quando è ben più semplice spostarsi in ogni ambiente. In montagna non si può mai dar tutto per scontato anche se non è nemmeno necessaria un’organizzazione super-pianificata. Per pedalar sereni, bastano poche e semplici attenzioni. Se le previsioni meteo son buone e confermate da uno dei tanti siti in materia, già la gita e la sua scelta si fan più facili. Quindi lasciate i percorsi più tranquilli e a bassa quota, con il ristoro dietro l’angolo, per le giornate dal tempo incerto o variabile, mentre per le alte vette attendete pazientemente giornate limpide e dal cielo terso. In piena estate, valutate quanto la vegetazione, alle altitudini più modeste e su esposizioni meridionali, possa aver reso impraticabili alcuni sentieri. Purtroppo la manutenzione dei sentieri non viene fatta con regolarità e si rischia di tornare a casa con le gambe zebrate dai rovi o con orticate fino alla punta delle orecchie. Quindi è bene premunirsi, lasciando questi percorsi ai mesi invernali o indossando protezioni, pantaloni lunghi e maglie coprenti. Altro aspetto da considerare è la scelta di una gita in funzione dell’esposizione della salita: al sole nei


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Introduzione quasi tecnica

Introduzione quasi tecnica

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mesi più freddi e all’ombra nelle torride giornate estive. Nella zona lariana, nei giorni in cui la “caldazza” dei mesi più roventi non da pace, nel dubbio vi consigliamo di godervela in spiaggia. Sempre della serie “pessimismo e fastidio”, se passate per gli alpeggi nei mesi estivi senza repellente è di certo cosa lieta ai tafani. Vedete voi se accontentarli. D’inverno sono le foglie cadute, a rendere anche i sentieri facili più insidiosi del dovuto, per non parlare dell’effetto saponetta della pioggia su radici o fondi lastricati. Quindi fate sempre un pensiero anche al tempo che ha fatto, non solo a quello che farà, e chiedetevi in che condizioni troverete il sentiero. GPS mon amour. Inutile dire quanto quest’aggeggio ha semplificato la gita a molti: ore e ore al pc, ma poi, una bomba! Beh, non per fare i discorsi della nonna - a proposito, l’avete messa la maglia di lana nello zaino? - ma una pila scarica o un’area dalla copertura scadente può creare qualche complicazione, in ogni caso una carta topografica è sempre una sicurezza in più. Ultimo aspetto, non meno importante, da affron-

tare prima di scegliere quale gita fare, consiste nel considerare i vostri amici che vi accompagneranno e qual è la loro preparazione. La scelta di un itinerario sopra le possibilità, anche solo di un partecipante, potrebbe significare lunghe attese per alcuni e sforzo doppio non solo per chi è meno allenato, ma anche per chi porterà aiuto. Concludendo, preparare o, per meglio dire, scegliere con attenzione e accuratezza una gita in mountain bike può essere fondamentale per la sua buona riuscita e per garantirvi il massimo della soddisfazione. Con un po’ di esperienza, la teoria passa direttamente nel sangue e i consigli diventano inutili, tenetene conto soprattutto se siete alle prime armi! Marzia


1974 - I’D RATHER BY KLUNKING “L’altra storia” della mountain bike 1974 - I Led Zeppelin urlano The Song Remains The Same, la Germania Federale vince i mondiali di calcio, viene lanciata la stazione spaziale russa Saljut 4, il belga Eddy Merckx vince il 57° Giro d’Italia, negli Stati Uniti infuria lo scandalo Watergate. È il 1974 ed oltre a questo un gruppo di ragazzi sta inconsapevolmente inventando la mountain bike. Charlie Kelly, Joe Breeze, Gary Fisher sono tuttora riconosciuti come i padri fondatori del movimento mtb, ma tanti altri hanno contribuito per poi sparire completamente. Già di per se la storia della mtb è bizzarra ma ancora di piu lo sono le storie di questi personaggi. Degne di nota particolare sono quelle di Neil Murdoch e Russ Mahon. Murdoch, è stata la prima persona ad aprire un negozio esclusivamente di mtb, il Bicycles Etcetera, ed il fondatore del Fat Tire Bike Week di Crested Butte che per anni è rimasto il più grande ritrovo del paese. Di lui non si sa molto se non altro perché anche la biografia che egli stesso aveva fornito al momento della iscrizione alla Mtb Hall of Fame non si può ora considerare attendibile. Infatti nel mese di Aprile del 98 un uomo in Pennsylvania ha presentato un reclamo, dicendo che, a seguito di un controllo di routine, aveva motivo di ritenere che qualcuno stesse usando il suo numero di sicurezza sociale. Il 29 aprile un ispettore del Social Security Administration è arrivato a Crested Butte, ha scortato Murdoch alla locale stazione di polizia dove è stato fotografato gli sono state prese le impronte digitali ed è stato interrogato prima di essere rilasciato. “C’è stato un qualche tipo di errore”, ha detto con fiducia. Quando l’ispettore ha inviato a Denver le informazioni al computer, ha trovato un riscontro: Neil Murdoch non è veramente Neil Murdoch, ma Richard Gordon Bannister, accusato ad Albuquerque, New Mexico, nel 1973 per l’importazione di 23 pounds di cocaina, con l’intento di spaccio. Al momento del suo arresto, Bannister viveva in una comune vicino a Taos, e avrebbe nascosto il contenuto del contrabbando all’interno di quattro statue nel bagagliaio della sua auto. Dopo essere stato incriminato, Bannister, pagò una cauzione di $ 20000. per poi scomparire prima del processo fissato per per l’inizio del 1974. La mattina successiva, un gruppo di agenti arriva a Crested Butte con un mandato per Murdoch, che però nel frattempo era sparito. Aveva impacchettato i pochi averi congedandosi con la sua convivente, Kathleen Marie, con poche parole: addio. “Ecco la mia chiave”, le ha detto. “Il mio nome non è vera-

mente Murdoch. Non mi vedrai mai piu”. Gli agenti hanno mancato Murdoch per meno di un ora, da alcune informazioni raccolte sembra che un suo amico lo abbia visto scendere dall’auto raccogliere le poche cose che aveva con se e sparire pedalando la sua vecchia mtb… una fuga romantica ed improbabile come un moderno Butch Cassidy. A Crested Butte la notizia è scoppiata come una bomba,un fondo per la difesa legale è stato istituito in città, sono stati venduti adesivi a 2$ per solidarietà e la comunità ha organizzato una grande festa in suo onore. Durante L’Interbike di Las Vegas del 98 è stata organizzata una grigliata in suo onore, un minuto di silenzio e molti amici sono intervenuti per un discorso. A Crested Butte tutti sono dell’opinione che questo sia un caso dove un criminale ha riabilitato se stesso. non della stessa opinione erano le forze dell’ordine convinti che Murdoch debba allo stato un po di tempo, 23pound di cocaina sono un sacco di roba. Murdoch è stato arrestato nel 2001 a Taos nel New Mexico dove aveva assunto il nome di Grafton Mailer… ed ora sta scontando 9 anni in un penitenziario federale… sembra che sia stata posta la parola fine ai 28 anni di nascondino. Russ Mahon era il leader dei Cupertino Riders… rimasti leggenda fino al 1994. Infatti la storia vuole che il primo a montare un deragliatore su una mtb fosse stato Gary Fisher o perlomeno questo è quello che i piu conoscono, ma come arrivò Fisher a questa conclusione? Primo dicembre 1974 Charlie Kelly, Joe Breeze e Gary Fisher partecipano con le loro bici da ciclocross al West Coast Cyclocross Championships di Mill Valley, California. Tra i 26 piloti sulla linea di partenza vi era un gruppetto di ragazzi con bici mai viste prima, i Cupertino Riders, per anni la loro leggenda è passata orecchio a orecchio, ma di fatto per tutti erano scomparsi dopo quella gara; scomparsi fino al 1994 quando un manovale che stava facendo lavori di muratura a casa di Tom Ritchey incuriosito da tutte quelle biciclette sparse per casa, affermò di conoscere la prima persona ad aver montato un deragliatore su un ballooner. Ritchey pensò che fosse una delle milioni di persone che hanno conosciuto Fisher, e non diede peso alla storia. Potete immaginare la sorpresa di Ritchey quando, un anno dopo si vide recapitare a casa una busta contenente fotografie dell’intero gruppo di Cupertino, con un immagine di Fisher piegato su una bicicletta ad osservare il deragliatore… mittente Russ Mahon. Girandolafunesta “Liutaio”-orme.tv

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Informazioni utili

Informazioni utili Quando e dove pedalare Gran parte degli itinerari, vista la quota e l’esposizione, sono percorribili in tutte le stagioni. Alle quote più alte, generalmente oltre i 1000 metri, il manto nevoso è consistente durante tutto il periodo invernale e permane sino in primavera avanzata. Per alcune gite che toccano le cime ed i passi più alti, sia in Valle Brembana che in Valle Seriana e Val di Scalve, se deve attendere l’estate e non è raro trovare ancora accumuli nevosi nei canaloni e nei versanti all’ombra. L’autunno può regalare ancora belle giornate per salire in quota, anche se è il momento giusto per scendere a pedalare tra i boschi ed i prati, ad altitudini minori, in attesa che giunga la prima neve. Nei freddi mesi invernali potrete comunque restare in movimento percorrendo la fitta rete di sentieri che scendono dai monti affacciati sulla pianura, dove anche un’eventuale spruzzata di neve può essere il pretesto per uscire e giocare con la propria bicicletta. Orientamento Gli itinerari illustrati in questo libro sono descritti accuratamente in modo da evitare che, seguendoli, il lettore si possa smarrire. In condizioni di buona visibilità, con l’ausilio di mappe e con un minimo di intuito e di senso dell’orientamento ritengo che chiunque possa tornare a casa soddisfatto di aver seguito un itinerario senza perdersi. Per chi utilizza il GPS questo rischio non si dovrebbe proprio presentare. In ogni caso, soprattutto alle quote più elevate, si deve prestare molta attenzione poiché in montagna le condizioni meteo cambiano velocemente ed in brevissimo tempo ci si può ritrovare con condizioni di scarsissima visibilità, dove è difficile trovare i riferimenti per orientarsi. Per questo motivo è necessario munirsi della migliore cartografia esistente, anche se si è dotati di un GPS. Prima di partire in ogni caso è importante scorrere sulla carta l’itinerario che si vuole affrontare, cercando di memorizzare la posizione di abitazioni, sentieri e punti potenzialmente pericolosi. Inoltre, utilizzando la tecnologia e le possibilità offerte dal web e dai software attuali, consigliamo anche a chi non è dotato di GPS, di scaricarsi gratuitamente il programma MapSource® o BaseCamp™, (MapSource® è solo per PC, mentre BaseCamp™ ha anche una versione per Macintosh) dal sito Garmin alla pagina http://www8.garmin.com/support/mappingsw.jsp. Tutti e due questi software permettono sia di visua-

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lizzare che di effettuare semplici operazioni con le tracce GPS, come calcolare le distanze, avere maggiori informazioni sul territorio, profili altimetrici, tempi di percorrenza ed altro. Le tracce GPS di tutti gli itinerari di questa guida sono scaricabili dal sito di Versante Sud, seguendo il link nella pagina dedicata a questa guida e inserendo il codice univoco di 16 cifre che trovate nel risvolto di copertina. Cartografia La carta topografica questa sconosciuta. Ebbene si, diciamolo. A prima vista le cartine topografiche sembrano solo un insieme di linee e di colori mal disposti su un foglio di carta. Di colori poi si parla in epoca recente, perché in passato il tutto era in bianco e nero, con conseguente maggior difficoltà di lettura. Ovviamente non è così. Tutto quello che sta su una cartina ha una sua funzione ben precisa e se ogni biker imparasse a servirsene correttamente, forse qualche volta, potrebbe risparmiarsi tratti di sentiero percorsi a ritroso, alla ricerca del bivio e del giusto sentiero per proseguire. Queste poche note non sono certo scritte per tenere un corso di orienteering, piuttosto vogliono essere un invito ad appassionarsi a questa materia, fondamentale per chi, biker compresi, desiderano uscire dal “seminato” e provare a pedalare in territori nuovi. La fase iniziale di qualsiasi itinerario è la sua preparazione a tavolino, quando si decidono i percorsi da seguire, le eventuali varianti e soprattutto le possibili vie di fuga o i punti di rifugio. Carte topografiche dettagliate sono reperibili senza grandi difficoltà e se non trovate qualcosa nella libreria sottocasa vi consigliamo www.vel.it, sarà difficile che le vostre aspettative possano andare deluse. Per chi volesse approfondire le proprie conoscenze cartografiche ci sono le tavolette dell’Istituto Geografico Militare inscala 1:50.000 1:25.000 www.igmi.org o le carte tecniche regionali CTR 1:10.000, ma qui ognuno poi saprà regolarsi in base alle proprie esigenze. Un buon aiuto può essere anche fornito in una fase un po’ meno approfondita da tutte le carte dei sentieri realizzate dalle varie Comunità Montane piuttosto che dai Parchi o da altri soggetti che vale la pena ricordare sono spesso distribuite gratuitamente. Comunque l’invito è quello di dotarsi di cartine di buona fattura in scala da 1:50.000 o inferiore, e con l’ausilio di una bussola e di uno scalimetro provare


a prendere confidenza con azimut e orientamento dopo di che un corso in materia potrebbe risultare un buon investimento. Volutamente e solo dopo questa premessa apriamo il capitolo GPS o Navigatore Satellitare, si tratta di uno strumento eccezionale, in grado di fornirci un’infinità di informazioni, elaborando i segnali, che satelliti posti in orbita attorno alla terra, gli inviano. Il GPS non sostituirà mai una cartina o una bussola, che converrà sempre avere con noi quando ci avventureremo su territori sconosciuti, perché in caso di mancanza di copertura del segnale (situazione molto rara) o di esaurimento dell’alimentazione, diventa un oggetto inutile. Quando acquistate uno di questi strumenti cercate di accertarvi sul reale consumo di batterie e in ogni caso abbiate sempre due batterie stilo di scorta nella vostra dotazione fissa dello zainetto. Comunque il mercato ne offre di varie qualità e fatture, il fatto di farsi aiutare da qualche amico che già lo possiede vi sarà di valido aiuto nella non facile decisione. Tutto quello che trovate sulla guida è tracciato con GPS Garmin anche fra di noi ci sono varie preferenze tra 60CSx piuttosto che Oregon. Le carte di riferimento per le zone trattate in questa guida n.104 Foppolo-Valle Seriana 1:50.000 Kompass n.105 Lecco-Valle Brembana 1:50.000 Kompass LE OROBIE 1:50.000 Poligrafiche Bolis Bergamo Carte di dettaglio per aree specifiche, richiedetele direttamente agli enti di riferimento Comunità Montana Valsassina - Carta turistica escursionistica Grigne, Resegone, Campelli, Tre Signori, Legnone 1:35.000 Parco Regionale dei Colli di Bergamo - CARTA DEI SENTIERI 1:10.000 Comunità Montana Valle di Scalve - Le escursioni in Val di Scalve 1:50.000 Riferimenti web Si potrebbe fare un lunghissimo elenco di siti web più o meno utili ai biker ma siamo convinti che il “navigatore della rete” ha già i propri siti di riferimento per ogni esigenza, acquisti compresi. Oggi con un clic si comperano pneumatici in Inghilterra o sistemi frenanti in Germania e, al massimo 48 ore dopo, il postino suona e ti consegna la merce. Un sito a cui tutti noi, autori della guida, dobbiamo molto, è sicuramente www.MTB-forum.it ad oggi il sito di riferimento per la mountain bike in Italia, e

non solo. Qualcuno di noi ha contribuito attivamente alla sua nascita dalle ceneri di quel progetto web che è stato www.bike-board.net. Tutti hanno contribuito alla sua crescita e proprio in questo forum che prendeva ogni giorno più forza e spazio ci siamo virtualmente conosciuti per poi iniziare a pedalare e sciare fianco a fianco. Non intendiamo fare alcuna lezione sulla funzione aggregativa dei siti internet ma una cosa è certa: quasi tutte le persone con cui oggi giriamo in mountain bike le abbiamo conosciute attraverso le pagine di MTB-forum. Marco, al secolo Marco Toniolo, dieci anni fa aveva visto giusto e quando era partita la prima versione del forum, frutto delle sue idee e della sua perspicacia, era l’unico ad avere chiaro quali fossero le potenzialità di questo strumento. La varietà di interventi e proposte dei singoli biker ed i conseguenti gruppi che si creano, sarebbero impensabili con qualsiasi altro mezzo di comunicazione. Nel tempo un gruppetto d’amici, conosciutosi in MTB-forum, parte con www.orme.tv, progetto con una doppia anima: una ciclo-centrica e una verticale. Laboratorio in cui parole, immagini e grafica si fondono a creare un blog e relativo e-mag atemporale. Come potrete vedere abbiamo pescato a piene mani in questa fucina d’idea sempre attiva, dove Tarantola, alias Gianluca Bertoni, come un fabbro instancabile forgia e da forma ai suoi sogni e ai suoi deliri. Terminiamo planando tra le nostre valli, anche qui la rete ha messo in connessione gente ed informazioni. www.mtbinvalbrembana.it è un esempio molto locale ma se volete fare due pedalate in valle Brembana prima di preparare la bicicletta e lo zaino fateci un giro. Magari conoscerete gente nuova disposta ad accompagnarvi lungo gli itinerari di questa valle. Gli indirizzi strettamente funzionali all’organizzazione della singola gita e alla conoscenza dei luoghi attraversati, li troverete annotati direttamente nella scheda dell’itinerario. Per tutto il resto, esistono ottimi motori di ricerca! Numeri utili Gli eventuali numeri utili, per ogni itinerario, dovrebbero essere annotati e portati al seguito nel proprio zainetto, insieme a guida, carta e bussola. Nelle schede troverete alcuni numeri di rifugi e gestori oppure l’indirizzo web da cui ricavarli. Avere in agenda del proprio cellulare i numeri dei rifugi o dei punti d’appoggio locali a volte può essere importante. Le esigenze possono essere anche

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Informazioni utili

Informazioni utili le più banali. Ad esempio comunicare che si arriva in ritardo, in un rifugio dove si vuole pernottare, è soprattutto segno di buona educazione e rispetto del lavoro altrui. Oppure comunicare al rifugista che si sta arrivando in dieci, al pranzo delle 14.00, permetterà a lui di organizzarsi, ed a voi d’evitare fastidiose attese. Ci sembra già di sentire le vostre obiezioni: ovvio che se vi trovate in una zona dove i cellulari non hanno copertura, dovevate pensarci per tempo! Numeri di emergenza - 118 Il 118 è il numero a cui fare riferimento per qualsiasi tipo di incidente. È unico a livello nazionale. Funziona anche quando avete esaurito il credito del vostro cellulare. Le nostre esperienze in questo settore, ci permettono, di elencarvi qualche suggerimento, su come impostare una chiamata d’emergenza al 118. evitate le sceneggiate del tipo : “veniteeeeeeee, veniteeeeeee subito aiutooooooo” segnalate con chiarezza la dinamica dell’evento; ciò che è successo alla persona per cui fate la chiamata, potrebbe anche succedere di chiamare per voi stessi l’operatore del 118, vi rivolge delle domande per cercare di capire cosa è successo. Ciò non è una perdita di tempo, è invece fondamentale per permettere a loro di valutare il tipo di operazione da effettuare e predisporre esattamente il piano di intervento segnalate esattamente la località dell’incidente. Qui nasce l’importanza di conoscere preventivamente in modo preciso i riferimenti topografici delle zone in cui vi muovete esiste infine una regola semplice, che vale sempre: è quella di chiudere per ultimi la conversazione. Non abbiate fretta di chiudere la telefonata e lasciate che a farlo sia l’operatore del 118. In questo modo sarete sicuri di aver dato a chi sta dall’altro capo del telefono, tutte le informazioni necessarie ed utili, per un corretto e celere intervento. Tutto ciò viene elencato, nella speranza che non vi succeda mai di averne bisogno. Aggiungiamo infine un aneddoto personale di Claudio. “Durante una gita, a causa di una caduta, mi sono rotto una clavicola. Dolore immane. Chiamo il 118 dando tutte le indicazioni del caso ed aggiungo che ho una clavicola rotta. Di rimando l’operatore mi chiede: come fa a sapere che è rotta? Silenzio. Purtroppo avevo ragione io!”

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Rispetto I sentieri, le mulattiere e gli sterrati, su cui rotolano le nostre ruote, non sono la nostra personale “pista da gara” anche le altre persone che si muovono senza bicicletta hanno il nostro medesimo diritto di goderne in tranquillità e sicurezza. Tutti, indipendentemente dal mezzo utilizzato, hanno il dovere di essere rispettosi verso l’ambiente che attraversano e le persone che incontrano. Quindi, cari biker, soprattutto in discesa, prestate attenzione alla presenza degli escursionisti e siate rispettosi e gentili, date la precedenza e ringraziate. Niente di trascendentale ma semplici norme che costituiscono la base del vivere civile, con o senza la bicicletta sotto il sedere. Non si tratta di consigli inutili e quindi preferiamo ricordarli, come leggerete nei singoli itinerari, anche in modo pedante. Purtroppo, più volte, siamo stati testimoni di situazioni dove la maleducazione e l’arroganza di alcuni biker hanno messo in pericolo la sicurezza di altre persone, gettando così discredito sull’intera comunità degli appassionati di mountain-bike. Nelle singole proposte segnaliamo se i sentieri sono particolarmente frequentati dagli escursionisti, quindi nei giorni festivi, quando la frequentazione è massima, prestate molta cautela. Infine non c’è solo il rispetto verso gli altri ma anche verso l’ambiente ed i sentieri che ci ospitano e ci piace rimarcare l’importanza di questi ultimi, stigmatizzando cattivi comportamenti, purtroppo frequenti, come il taglio dei tornanti. A tal proposito riportiamo quanto diceva il mitico Pe, durante un’accesa discussione in MTB-forum: “Per chi non lo sapesse sui tornanti quattro sono le possibilità: se sei capace li chiudi; se non sei capace metti il piede a terra e giri; se non sei capace e non sai nulla di montagna li tagli senza sapere di arrecare danno; se sei incapace e sei incivile li tagli. Se i tornanti nei sentieri vengono tagliati l’acqua, quando piove, si incanala e erode tutto, distruggendo sentieri vecchi di secoli. Che questo succeda per 4 biker mi disturberebbe non poco!!!” Anche a noi, come a Pe, tutto ciò disturba e ci auguriamo solo di vedere biker civili, che non arrecano danno ai sentieri e alla natura. Di seguito abbiamo ritenuto il caso di inserire i codici NORBA e IMBA e da “vecchi bacchettoni” non ci stancheremo mai di ripetere “FATE ONORE AL VOSTRO SPORT”, motto con cui l’International MountainBicyclig Association chiude ogni suo comunicato.


Codice di comportamento NORBA (National Off Road Bicycle Association) Gli Stati Uniti d’America - U.S.A. -, luogo d’origine del fenomeno mountain bike, sono stati anche il Paese che per primo si è posto il problema del comportamento da tenere alla guida di una bicicletta da montagna, dell’impatto del suo utilizzo sull’ambiente e dei rapporti con le autorità e l’opinione pubblica. Di queste problematiche si è fatta carico la N.O.R.B.A. (National Off Road Bycicle Association), che ha stilato un vero e proprio codice di comportamento, in seguito adottato da tutti i club, gli enti, le associazioni e le scuole di mountain bike presenti sul territorio italiano. Si tratta più che altro di una serie di consigli di ordine generale che, se rispettati con estrema attenzione, possono contribuire a fornire un’immagine positiva e favorire un’ulteriore diffusione di questa straordinaria e piacevolissima pratica sportiva: dare la precedenza agli escursionisti a piedi anche perchè la gente giudica la mtb dal vostro comportamento rallentare ed usare cautela nell’avvicinare e superare altri escursionisti in bicicletta o persone che fanno trekking in montagna controllare sempre la velocità ed affrontare le curve prevedendo di poter incontrare qualcuno. L’andatura deve essere commisurata all’esperienza di ciascuno ed al tipo di terreno restare sui percorsi già tracciati, evitare di tagliare per terreni molli: c’è il rischi di danneggiare le vegetazione e accentuare l’erosione al suolo non lasciare rifiuti. Portare con se i propri e, se possibile, raccogliere quelli abbandonati da altri non spaventare gli animali e dare loro il tempo di spostarsi dalla vostra strada rispettare le proprietà e lasciare i cancelli così come sono stati trovati essere sempre autosufficienti. Meta da raggiungere e velocità media devono essere sempre stabilite in funzione all’abilità personale, all’equipaggiamento, al terreno, alle condizioni meteorologiche esistenti ed a quelle previste non viaggiare da soli in zone isolate e, se si devono coprire lunghe distanze, comunicare sempre la destinazione ed il programma di viaggio rispettate la filosofia del ciclo escursionismo, tesa al minimo impatto con la natura; limitarsi a scattare fotografie e lasciare impronte leggere, portandosi via solo bei ricordi

Regole IMBA (International Mountain-Bicycling Association) All’IMBA aderiscono i principali club di mtb americani ed europei. Ad essa è passata la “responsabilità ambientale”, dopo che la NORBA ha rivolto il proprio esclusivo interesse alle gare. Una versione delle regole più completa e commentata è riportata sulla guida di M. Giglio (ed. CDA, 1996): percorrete solo i tracciati autorizzati - rispettate i divieti e, se avete dubbi, chiedete informazioni. Evitate ogni violazione delle proprietà private e munitevi, se necessario, di permessi e autorizzazioni non lasciate tracce - preoccupatevi del terreno sotto di voi: anche sui terreni aperti non dovete pedalare quando le vostre tracce potrebbero restare in evidenza, come subito dopo una forte pioggia. Muovetevi sempre in modo da assicurare il minimo impatto sull’ambiente controllate la vostra velocità - una distrazione, seppur piccola, può causare un disastro. Inoltre, la velocità troppo elevata può spaventare o ferire persone programmate in anticipo - accertatevi del vostro equipaggiamento, della vostra abilità e del territorio in cui vi trovate, e preparatevi di conseguenza. Siate sempre autosufficienti, tenete il vostro mezzo in perfette condizioni e portate con voi abiti di scorta per eventuali mutamenti di tempo. Una gita ben fatta deve essere una soddisfazione per voi, senza diventare un peso o un’offesa per altri. Un comportamento responsabile sarà di esempio per gli altri e convincerà le autorità a lasciare aperti i sentieri non spaventate gli animali - tutti gli animali si spaventano per apparizioni impreviste, movimenti improvvisi o forti rumori. Ciò può risultare pericoloso per voi, per gli altri e per gli animali stessi. Se incontrate trekker a cavallo concedete loro spazio e tempo per abituarsi alla vostra presenza; nei sorpassi usate molta attenzione e seguite le indicazioni dei cavalieri, chiedendole se li vedete indecisi siate gentili - annunciatevi sempre per tempo: un cordiale saluto o una scampanellata fanno sempre piacere. Dimostratevi rispettosi quando incrociate altri rallentando o addirittura fermandovi. Prevedete sempre che altri utenti del sentiero possano trovarsi dietro le curve o in punti ciechi proteggetevi - prendete ogni precauzione per la vostra sicurezza personale: indossate guanti, occhiali e caschetto; lasciate sempre detto dove intendete andare; portate con voi adeguati rifornimenti, buon senso ed educazione siano sempre con voi, e fate sempre in modo da rendere il vostro sport simpaico a tutti quelli che ancora non lo conoscono

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CROSSOVER “Umani! Nella mia lunga vita ne ho visti tanti passare sotto le mie fronde. Da centinaia d’anni me ne sto qui piantato in mezzo a questa grande radura.” In quel caldo pomeriggio d’inverno, così pensò il maestoso acero che, spoglio ed a p p a re nt e m e nt e i m m o b i l e, d o m i n ava quell’angolo di mondo. Abituato al lento fluire delle stagioni, amava osservare l’impercettibile divenire delle cose, così come il frenetico movimento degli animali ed il mutare continuo degli esseri umani. Il frullar d’ali di due cince, che si rincorrevano tra i suoi torti rami, lo distrasse per un attimo. “È così da sempre, gli uccelli e gli altri animali non cambiano abitudini: gli stessi giochi ed i medesimi ritmi da sempre o perlomeno sin quando mi ricordo. Anche questa mattina nel lucore dell’aurora un vecchio capriolo solitario è

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venuto a grattarsi contro il mio tronco, ecco li qualche ciuffo del suo pelo incastrato nella mia scorza. Poi, mentre i colori dell’alba esplodevano nel cielo, infiammando le torri dolomitiche che chiudono la valle tutta attorno, due ermellini si rincorrevano irrequieti ai miei piedi, lasciando leggere tracce sulla neve candida. Ancora adesso sento uno scoiattolo che si rigira nel suo lungo sonno invernale, rifugiato nella profonda cavità del mio tronco, ricordo lontano lasciato da un fulmine.” Gli capitava spesso di perdersi nei suoi pensieri cullato dal pigro fluire del tempo, senza fretta, senza smanie, così, tranquillamente farsi trasportare dalla corrente. Qualcosa lo riscosse: un guizzo, un bagliore, qualcosa di differente dal solito, ma che ora gli sfuggiva. “Che sarà?” Chiese al vento, mentre questo gli sfiorava la spoglia chioma. “Ma da dove vengono questi umani? Bardati come antichi guerrieri, carichi come minatori, allegri come saltimbanchi?” Pe rc e p ì u n a p i a c evo l e e n e rg i a , c h e lentamente saturò l’aria della radura, ognuno di quegli strambi bipedi pulsava, lo sentiva distintamente, come chiaramente udiva il flebile respiro del moscardino addormentato tra le sue radici. C’era chi se ne stava tranquillo, sdraiato al sole, godendosi quello che la natura donava. Amorosi giochi di sguardi si perdevano tra scure quinte di chiome d’abete spiccanti contro bianchi pendii innevati che, ripidi, si insinuano in stretti canaloni tra le rocce. Gotiche architetture incorniciate da un cielo cobalto, di un blu così intenso da fare male agli occhi. Squillanti risate femminili ed allegre grida di ragazzi richiamavano l’attenzione su uno spettacolo strano e dir poco bizzarro. “Ma che cercano di fare? Perché si vogliono staccare da terra?” Si domandò stupito il grande albero. Qualcuno volava a cavallo di due ruote e altri sopra una tavola, ma il richiamo della gravità li vinceva tutti, L’inutile sfida continuava alla ricerca della spinta più veloce, del salto più alto e dell’atterraggio più morbido. Inutilità del gesto che assume importanza solo


in quella frazione di tempo ed esclusivamente per chi lo compie e a chi viene regalato. Da qui forse nasce la bellezza, l’incantesimo di certi momenti, nel sapere catturare con il corpo e portare a lungo nel cuore la vibrazione di quel preciso istante. Non c’è tensione, ma solo una smisurata felicità, una grande gioia condivisa che esplode tra i monti in sonore risate, ogni volta che qualcuno cade e rimbalza nella neve. Il vento si insinuava con forza tra le chiome degli abeti lungo il bordo della radura, un magico fruscio accompagnava le grida ed i sorrisi. Silenzio! Stupore … un attimo solo, un palpito, tutto si fonde, tutto si percepisce, un equilibrio perfetto … sospensione … pace. “Raccontami amico, spiegami! Cos’è questa energia che vibra, sospesa attorno a me?” Lo stormire del vento tra i fitti rami del vecchio acero si tramuta in racconto. “Si narra, che sparsi ai quattro angoli della terra, alcuni umani si emozionino per le medesime passioni e siano mossi da un identico ed inestinguibile fuoco, i loro cuori battono all’unisono di fronte ai medesimi paesaggi ed ai medesimi dettagli.” “Perché?” “Non so! Ma viaggiando immobili nello spazio e nel tempo, le loro parole si cercano, si rincorrono, s’incontrano. Una strana corrente li unisce, un magico fluido li lega.” La pulsione cresce e le parole non bastano, non bastano le immagini, la fisicità ha il sopravvento. Iniziano i viaggi, quelli reali. Chilometri macinati a suon di musica, nel buio della notte, per potersi sfiorare, annusare, guardare negli occhi. Per potere cavalcare i loro destrieri fianco a fianco, per potersi voltare e godere delle loro tracce lasciate nella neve, per sentire la stessa identica stanchezza che si propaga nel corpo. “Ma perché tanta fatica?” “Non so!” Ad ogni incontro il dono che si scambiano è così grande ed il piacere è così intenso da lasciarli completamente appagati, storditi,

ma tutto ciò è così effimero ed inevitabile sopraggiunge la consapevolezza che il tempo scorre, che è inutile perderlo, e quindi il gioco ricomincia con altri incontri e rinnovata energia. Non importa il dove ed il quando, purché ci siano montagne e neve, la forza sta nel come: senza la giusta energia l’atmosfera non si satura di buone vibrazioni. “Continuo a non capire, ma mi piace guardarli giocare e sentire che vivono questi istanti attorno a me, così come fanno tutti gli altri animali.” “Ma una cosa è certa ci ascoltano e ci sentono, con noi colgono il momento.” Il vento spirava leggero, accarezzando le gemme della longeva creatura che attenta osservava dall’alto della sua immobilità vegetale. Gli strani umani persi nella grande radura rinnovavano continuamente i loro giochi, godendo di ogni istante come se fosse il primo e senza preoccuparsi se sarà l’ultimo. Forse nemmeno loro capiscono e magari nemmeno gli interessa capire, a volte gli basta un fazzoletto di neve sospeso nel cielo rosso di un tramonto ed il sorriso di un amico per divertirsi … semplicemente gioire. Il vento si calmava, le ombre si allungavano e gli strani umani si lanciavano in una ridda selvaggia giù per i pendii verso valle, salti, capitomboli ed ancora risate, sguardi complici, parole non dette che uniscono e legano. Lentamente tornò il silenzio e ben presto sarebbero caduti nuovi fiocchi dal cielo. Nulla, nessun segno apparente resterà di questa giornata, una nuova coltre bianca rinnoverà le montagne. Il grande acero immoto continuerà ad osservare il rinnovarsi dei giochi degli umani e ad ascoltare le meravigliose storie che il vento gli porta. Racconti di esseri pulsanti che insieme compiono gesti semplici ed inutili per il puro piacere di ricordarseli e sentirsi vivi. Forse la loro forza risiede nella capacità di stupirsi ad ogni istante. “Continuo a non capire …” Pensò l’acero, mentre grandi fiocchi di neve danzavano tra i suoi rami nel buio della notte. Mau-orme.tv

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Lettura degli itinerari e legenda

Lettura degli itinerari e legenda Gli itinerari sono organizzati per aree geografiche omogenee. Ogni itinerario, con le eventuali varianti, viene descritto in una scheda numerata progressivamente. Le informazioni relative ad ogni itinerario sono così organizzate: Fascetta orizzontale d’apertura: provincia e area geografica Fascetta verticale sinistra: provincia, area geografica. titolo dell’itinerario, numero progressivo Colonna verticale sinistra: contiene informazioni tecniche che inquadrano velocemente l’itinerario Testo principale: contiene la planimetria e il profilo altimetrico, alcune note tecniche, alcune note storico-artistiche-paesaggistiche e la descrizione dettagliata del percorso Grazie a questa organizzazione dei dati e delle informazioni sarà possibile per il lettore inquadrare velocemente le caratteristiche della proposta e verificare se è adatta alle proprie aspettative, alla propria preparazione e che tipo d’impegno è richiesto. Quindi verificate innanzitutto lo stile dell’itinerario che, combinato alla difficoltà tecnica e fisica, unitamente ai parametri relativi al dislivello e al tempo di percorrenza, vi permetterà con immediatezza di inquadrare il tipo di proposta che state per leggere e comprendere se il tracciato è alla vostra portata. COLONNA VERTICALE DI SINISTRA Titolo itinerario Generalmente prende spunto dalla cima o dal colle raggiunto, altre volte prende il nome dalla denominazione popolare dei luoghi attraversati. Bellezza Si tratta di un parametro indubbiamente soggettivo, ma che può dare un’idea sulla varietà della traccia percorsa e dei paesaggi attraversati, nonché sulla soddisfazione che proverete al termine del giro. Non fatevi trarre in inganno se vedete una sola stellina, non vuole dire che l’itinerario è brutto, ce ne siamo guardati bene dal consigliarvi pedalate “brutte”. Tutte le proposte meritano e hanno un loro fascino, talune sono deliziose, ma durano quanto un battito d’alti, altre invece hanno un sapore più deciso ed alcune lasciano un piacevole retrogusto che dura nel tempo. Se non si fosse capito, pedalare per noi è un po’ come bere e mangiare, vi consigliamo di assaggiare tutte le portate del nostro menù, e per guidarvi nel-

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la scelta del tipo di piatto che andrete a gustare vi aiutiamo con le stelline, all’inizio di ogni proposta. Ne troverete da una a quattro per dirvi che: Preparatevi per un delizioso spuntino * Questo è più molto più che un assaggio ** da gustare per la varietà *** Assolutamente di sapori proposti **** Piatto da buongustaio che lascia sul palato un retrogusto durevole. Stile itinerario Il numero delle ruote, che troverete insieme alle stelline, non indica la difficoltà dell’itinerario ma lo stile del percorso nonché la predisposizione psico-fisica con cui affrontarlo. È un parametro importantissimo per inquadrare la proposta e per poter leggere correttamente gli altri valori, soprattutto quelli legati alla difficoltà tecnica e fisica. Itinerario per tutti. Piste ciclabili e percorsi sterrati che non richiedono alcun impegno tecnico, anche se non escludono un minimo di allenamento per essere effettuati. Non sono richieste un’attrezzatura ed una bicicletta particolare, il casco però è sempre consigliato. Meglio essere allenati. Itinerario di stampo “cross country” che richiede prevalentemente polmoni e gambe, e presenta ostacoli impegnativi solo occasionali. Meglio avere una bicicletta robusta sia hard che front, il caschetto è d’obbligo. Meglio non improvvisare. Itinerario che potremmo definire “free ride”. È richiesta abilità nella guida su terreno tecnico, sia in salita che in discesa, alcune salite non escludono tratti a piedi. Si consiglia una bicicletta “full” meglio se dotata di buone escursioni degli ammortizzatori. Il casco integrale è facoltativo e si consigliano vivamente ginocchiere e gomitiere. Molto meglio non improvvisare. Itinerario ciclo alpinistico, per dirlo all’inglese “all mountain”, che richiede abilità ed esperienza nel sapersi muovere ed orientare in ambiente alpino. Questo tipo di proposta richiede sia gambe che polmoni ed abilità nella guida sia in salita che in discesa. I tratti in salita da affrontare a piedi, con la bici da spingere e/o portare, sono molto frequenti. Si consiglia una bicicletta biammortizzata ma non eccessivamente pesante e come al solito casco, protezioni ed uno zainetto.


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Lettura degli itinerari e legenda

Lettura degli itinerari e legenda Si consiglia di affrontare gli itinerari in base alle proprie capacità in modo tale da non trovarsi in condizioni particolarmente pericolose o che comunque pregiudicherebbero il divertimento nell’affrontare il percorso. La scala di difficoltà è riferita ad un biker abituato a percorrere itinerari di mountainbike in ambiente montano. Se siete abituati a tracciati collinari è consigliabile iniziare dai percorsi più facili, così avrete tempo e modo di farvi un’idea del grado di difficoltà. Tipo di fondo In una mascherina si individuano le percentuali dei tipi di fondo del percorso, in modo tale da permettervi di avere ulteriori informazioni per inquadrare le caratteristiche dell’itinerario. Ad ogni tipo di fondo corrisponde un colore, che viene poi utilizzato nella planimetria e nel profilo. In alcune situazioni dove vi è una continua alternanza di fondi differenti troverete indicato il tipo predominante. ciclabile in sede propria strada asfaltata strada cementata strada sterrata mulattiera sentiero Punto di partenza Viene indicata la località di partenza e la sua altitudine. Per la localizzazione geografica si rimanda alla mappa d’unione con l’indicazione di tutte le località di partenza. Quota massima raggiunta La quota massima raggiunta è un dato di fondamentale importanza in quanto le variazioni climatiche diventano più brusche all’aumentare della quota. In caso di tempo incerto o basse temperature saranno da preferire gli itinerari che si sviluppano a quote più basse. Dislivello Il dislivello totale di ogni itinerario si riferisce alla somma reale di tutti i metri di salita, compresi quelli dei sali-scendi: per questo motivo il dato è spesso superiore alla somma dei dislivelli delle salite principali. Per il calcolo si è utilizzato il dato fornito dal GPS, debitamente arrotondato. Il dislivello reale, assieme al tempo medio di percorrenza, è tra i dati più indicativi per valutare la durezza di un tracciato.

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Tempo di percorrenza Tempo che un biker mediamente allenato impiega per percorrere l’itinerario, comprese pause per fotografare, ammirare il paesaggio e ristorarsi velocemente. In alcuni casi abbiamo comunque individuato un intervallo con un valore minimo e massimo. Si tratta comunque di valori indicativi, biker veloci ed allenati possono impiegare anche meno del tempo minimo stabilito; così come con condizioni di fondo bagnato e meteo avversa questo valore può aumentare sensibilmente. Valutando il chilometraggio e l’altimetria ognuno potrà tarare questo dato in base alle proprie caratteristiche. Lunghezza totale Lunghezza in chilometri del tracciato, dal punto di partenza a quello di arrivo. I dati sono stati calcolati con l’ausilio del GPS. Lo sviluppo chilometrico del percorso è facilmente riconoscile dall’altimetria che accompagna la descrizione di ogni itinerario. Chi utilizzasse il ciclo-computer, tenga presente che le misurazioni con questo strumento possono differenziarsi da quelle rilevate con il GPS anche del 10%. Nella desrizione itinerari vista lago e Valsassina le progressive chilometriche fanno riferimento a misurazioni con il ciclocomputer, in tutti gli altri si fa riferimento a misurazioni fatte con il GPS. Difficoltà tecnica Il parametro si articola su tre valori: bassa, media ed impegnativa. Questo parametro è da leggere congiuntamente con lo stile dell’itinerario, in quanto possiamo avere itinerari stile “cross country” che se percorsi con una bici front leggera e dall’escursione ridotta si presentano decisamente impegnativi. Il medesimo itinerario se percorso con biammortizzate dalle escursioni generose presenterà una difficoltà tecnica ridotta, diventando in alcuni casi decisamente semplice e facendo abbassare il valore dell’impegno tecnico. Quindi, in relazione allo stile del percorso, strettamente legato al mezzo che uno utilizza, viene indicato il livello di abilità richiesto, per affrontare il percorso proposto, ad un biker mediamente esperto. In ogni caso la valutazione si riferisce a condizioni di sentiero asciutto. Con pioggia o terreno umido, soprattutto nella fascia prealpina su rocce calcaree, le difficoltà aumentano esponenzialmente rispetto a quanto indicato.


Uomo o bicicletta?

Fausto Coppi su Bianchi. Eddy Merckx sull’omonimo marchio. E poi Joe Breeze su Schwinn Excelsior. Jaquie Phelan su Cunningham. Tinker Juarez su Klein Attitude. Ned Overend su Specialized. Shawn Palmer su Specialized FSR. John Tomac su Raleigh. E quanti altri. Quando uomo e bicicletta diventano icona. E narrano di epiche imprese. Ma quanto merito all’uomo e quanto alla bicicletta? O meglio, quanto prestigio all’uomo e quanto alla bicicletta? La tanto idolatrata bicicletta è un semplice attrezzo sportivo, o invece il tramite che consacra alla leggenda l’uomo pedalatorio? Non so se abbiate mai ragionato un attimo sulla cruda realtà che descrive l’oggetto bicicletta come un’entità priva di una propria configurazione spaziale. Non sta in piedi da sola, ma acquista senso solo quando è utilizzata dall’uomo che la pedala. Terribile. Muri per essere appoggiata, cavalletti e mille altri pochi dignitosi trucchi per conservarla in equilibrio in assenza di azione. Una riflessione alquanto bizzarra che però individua un reale e pesante difetto della bicicletta. Si, difetto. Una reale dipendenza della bicicletta dall’uomo, che altrimenti cessa di esistere se non lanciata nella sua corsa ed azionata da portentosi quadricipiti. So che siamo abituati a vedere tra quei quattro tubi qualcosa di

mistico e ai confini con il divino. Ma basta analizzare l’aspetto con freddo realismo ed ecco che la bicicletta diviene soltanto strumento. O certo manufatto estetico privo di vita. Sotto l’altro aspetto l’uomo, come essere evoluto e dotato di un intelligenza superiore, dispone di possibilità di espressione sportiva illimitate e che non dipendono così da un attrezzo, e per meglio dire non creano un parallello così profondo come uomo e bicicletta. Basta pensare alla corsa a piedi che non necessita di nessun oggetto. Forse soltanto nell’arte l’uomo si fonde con un attrezzo in modo così completo, un esempio su tutti lo è il musicista con il suo strumento. La complicità e l’unione tra uomo e bicicletta è quindi unica, e forse uno dei più alti paralleli tra oggetto e uomo nella pratica sportiva. Un icona che nell’immaginario collettivo si imprime come unione di mezzo e conduttore. Non è ricordata la tal bicicletta senza far riferimento al personaggio, e non è forte il personaggio se non legato al mezzo che portava. Un parallelo che diviene appunto icona e crea un’unica entità che depersonalizza il singolo ma è alimentata dalla forza di entrambi. La bici non ha più merito nella leggenda, dell’uomo che la portava e il contrario. Giusto? Tarantola-orme.tv

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Lettura degli itinerari e legenda

Lettura degli itinerari e legenda Difficoltà fisica Il parametro si articola su tre valori: facile, media ed impegnativa. Si tratta del livello di allenamento fisico richiesto, ad un biker mediamente esperto, per affrontare il percorso proposto. Il dato è legato sia alla durata dell’itinerario sia alla difficoltà delle salite e delle discese. Ciclabilità in salita ed in discesa Il valore indica la percentuale, calcolata sullo sviluppo complessivo del percorso, che è possibile effettuare in sella da un biker mediamente allenato ed esperto. Ovviamente anche questo parametro è da leggere in relazione allo stile d’itinerario: se deciderete di scendere da un itinerario stile “all mountain”, caratterizzato da una difficoltà tecnica impegnativa, ed il vostro mezzo è una front da cross country, o siete dei fuoriclasse o la ciclabilità in discesa calerà drasticamente. Infine riteniamo che in salita spingere e portare la bicicletta sia accettabile anche per lunghi tratti, purché la discesa sia remunerativa e totalmente o quasi in sella. Troverete infatti itinerari con valori di ciclabilità in salita decisamente imbarazzanti, non scandalizzatevi ed andate a provarli ugualmente e sappiateci dire se la discesa è stata di vostro gradimento.

Progetto ROCKMAP Visto il notevole interesse e utilizzo delle mappature GPS anche nel mondo delle due ruote, Versante Sud e Garmin hanno stretto un importante accordo per iniziare l’imponente lavoro di mappatura dei percorsi interessati dalle sue guide. Primo fra i prodotti che verranno proposti è proprio la guida Mountain Bike fra Lecco e Bergamo.

ROCK MAP

Sarà possibile scaricare le mappe dei tracciati dal sito www.versantesud.it. Basterà seguire il link indicato nella pagina dedicata alla guida e inserire il codice univoco a 16 cifre che trovate nel risvolto di copertina. Per visualizzare i tracciati sul proprio computer, si potrà scaricare gratuitamente il software dal sito di Garmin.

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Rifugi Indicazione dei rifugi e dei punti di ristoro incontrati nell’itinerario in oggetto. Dove possibile vengono indicati i recapiti. Generalmente non sono indicati bar, ristoranti e negozi incontrati nei paesi attraversati dai vari percorsi. Fonti d’acqua Sono indicati i punti di approvvigionamento idrico. Località attraversate Principali località attraversate dall’itinerario con relativa quota altimetrica. Ad ogni località, elencate in successione, corrisponde un numero che ritroverete sia nella planimetria che sul profilo. TESTO PRINCIPALE Planimetria Permette di visualizzare lo sviluppo del percorso e l’alternarsi dei differenti tipi di fondo, i numeri evidenziano le località attraversate. Ovviamente non può essere esaustiva per la preparazione e l’effettuazione della gita e quindi si consiglia di utilizzare la cartografia utilizzata, o meglio ancora, per chi fosse dotato di GPS, scaricare la tracce dal sito www.versantesud.it rielaborarle come meglio credete sul vostro computer e caricarle sul vostro GPS. Profilo altimetrico Permette di apprezzare la lunghezza e le pendenze del percorso, nonché la distribuzione delle salite e discese. Note tecniche Consigli, note e avvertimenti utili per affrontare i singoli percorsi proposti. Vengono qui evidenziati i potenziali punti pericolosi, la tipologia del fondo incontrato, la possibilità di effettuare varianti interessanti e ogni altra informazione degna di nota. N ot e s to r i c o - a r t i s t i c h e - p a e s a g g i s t i c h e Informazioni riguardanti la presenza di punti panoramici interessanti, di siti artistici, di luoghi che hanno avuto un ruolo importante per la storia della località attraversata nonchè di emergenze naturalistico-ambientali degni di nota. Per ogni approfondimento si consiglia di consultare i siti internet riportati. Descrizione itinerario Lo spazio maggiore è occupato da una descrizione accurata del percorso. In tal modo, con l’ausilio di una buona cartografia, anche chi non è dotato di GPS potrà seguire l’itinerario senza perdersi.


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Provincia di Lecco - Lago di Como

Provincia di Lecco > Lago di Como

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Una strada nella roccia: il “tracciolino” Legnone o Lago? Alpe Rossa e Alpetto! Pian di Spagna: sentiero dei forti Sua maestà il Legnone! Legnoncino (Little wood per gli amici) Alpe Giumello: Muggio e lago a portata di bici Il lato oscuro del Monte Muggio Viandanti per sentieri Ortanella Bocchetta di Calivazzo, nella più selvaggia Grigna


Sbucando dall’ultima galleria della SS36 o della linea ferroviaria Lecco-Sondrio, vi accoglierà una dirompente luce estiva, anche nel mese di febbraio e nelle giornate uggiose e sarete colti da un’irrefrenabile voglia di vacanza: lasciatevi andare e godetevi l’atmosfera, tanto ormai la vostra sorte è segnata! Non importa se vi toccherà alzarvi presto per arrivare in orario al ritrovo mattutino o spostarvi qualche chilometro in più da casa, una volta fatto l’assaggio, desidererete scoprire anche l’ultimo angolo della terra lariana e l’appuntamento con il lago diventerà obligato. Del resto, vi siete mai chiesti perché olandesi e tedeschi tornano qui, anno dopo anno, come in un assiduo pellegrinaggio? Quello che più vi conquisterà non sarà solo il tepore dell’aria o la possibilità di effettuare qualche escursione anche quando altrove la neve ve lo impedisce ma anche la possibilità di osservare il lago da prospettive uniche, planandoci sopra con uno strepitoso single track o semplicemente pedalando rilassati, disposti anche a perdonare la presenza dell’asfalto. Lasciate pure passare i “bitumari” - che si divertono a lanciarvi sfide partendo in volata - perché l’energia risparmiata vi sarà utile per affrontare i sentieri impegnativi che vi aspettano alla fine della salita. Vi aspettano tracce spettacolari ma anche un po’ rudi e non patinate. Se siete di quelli abituati ai bikepark o se amate le discese tranquille su sterrato, ci vorrà un attimo per digerirli, poi però sarete ricompensati dalla gratificazione personale di posare le vostre gomme sullo storico Sentiero del Viandante. Potrete raggiungere e conoscere angoli sperduti, sospesi sui versanti vista lago, che vi incanteranno a tal punto da fantasticare di trasferirvi a vivere da queste parti qualora vinceste alla lotteria.

Non dimenticate una ritemprante sosta al chioschetto di Bellano. Là vi sentirete a casa, anche solo sorseggiando una birra o “strafogandovi” di pizzette mentre descrivete entusiasti la pedalata del giorno certi di essere ben compresi da almeno un avventore, sicuramente membro del mitico Pedale Bellanese. Dopo una giornata di bicicletta, avrete il giusto appetito per gustarvi le “pattole” di Esino al Ristorante Cacciatori di Ortanella, oppure i pesci di lago, accompagnati da un fresco calice, al Crotto di Biosio di Bellano o deliziarvi al Crotto del Cech di Dervio, piuttosto che godervi la mistica atmosfera del Pepot di Vezio. Fermatevi almeno un attimo a fare i turisti sul lungolago di Varenna, mangiandovi un gelato o facendo una puntatina all’enoteca Porto Vino. Concedetevi un tuffo nell’affollatissima e modaiola spiaggia di Colico per osservare orde di ragazzi muscolosi che si esibiscono con i loro kite surf, attoniti di fronte alla vostra scandalosa abbronzatura da ciclista. Tornate poi le prossime volte con l’ambizione di scalare il Legnone o il Legnoncino - o anche solo di guardarli da vicino - e quella successiva con l’esigenza di superare quel dannato passaggio a metà discesa o, semplicemente, per godervi una piena giornata di relax in bicicletta. Potrebbe sembrare un’idea bizzarra proporre come gita d’apertura di questa guida un itinerario posto oltre la sponda lariana, all’imbocco della Valle Chiavenna. In realtà, il “Tracciolino” ci è parso perfettamente in linea, per stile, panorami e atmosfera, con tutti gli altri itinerari qui descritti. Marzia Fioroni

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Provincia di Sondrio | Lago di Como - Una strada nella roccia: il “tracciolino”

Provincia di Sondrio > Lago di Como - Bassa Valchiavenna

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Una strada nella roccia: il “tracciolino”

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TRACCIOLINO Strada Asfaltata Strada Cementata Strada Sterrata Mulattiera Sentiero

28% 39% 0% 11% 22% 0%

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212 m Novate Mezzola 1

912 m tracciolino

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725 m 3,00 ore circa 18 km Impegnativa Media 92% 100% Nessuno Fontane presenti abbastanza regolarmente lungo il percorso, ma non sulla mulattiera sotto S. Giorgio Località attraversate: 1 Novate M. (212 m) 2 Càsten 3 tracciolino (912 m) 4 San Giorgio Cola 5 Verceia 1 Novate M. (212 m)

Note tecniche La picchiata verso il lago lungo la mulattiera, bella ma estremamente tecnica, fa di questa gita, nonostante il dislivello tutto sommato contenuto, un’uscita impegnativa. Non venite qui se il fondo non è perfettamente asciutto! Se la sfida non dovesse soddisfare ciclisticamente tutti, lo farà senz’altro lo scenario in cui è inserita, che val bene un tratto a spinta. Ad ogni modo i meno esperti potrebbero ridiscendere lungo il medesimo versante della salita, lungo il bel sentiero che attraversa la strada in vari punti: segnalato con cartelli escursionistici gialli e piuttosto divertente. Note storico-artistiche-paesaggistiche Il “tracciolino” è una spettacolare strada ferrata costruita negli anni ‘30, per permettere la realizzazione di un impianto idroelettrico; scavato nella roccia, attraversa in modo ardito le valli impervie che separano la Val Codera dalla Valle dei Ratti, regalando scorci impagabili. Alcune gallerie sono illuminate, ma è meglio portarsi una pila frontale! Queste valli belle e selvagge hanno conservato aspetti unici non solo dal punto di vista naturalistico e ambientale, forse anche grazie alla mancanza di carrozzabili che le raggiungono: la pista 3 4 2

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per Càsten è recentissima (2010), mentre merita una sosta San Giorgio Cola, grazioso villaggio dall’atmosfera particolare, stabilmente abitato fino a qualche decennio fa e tutt’ora raggiungibile solamente a piedi. Graziosa la sua chiesetta dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, di origini romaniche. La località è nota anche per il ritrovamento di due massi avello, attribuiti al periodo romano o preromano, ma più probabilmente risalenti all’epoca medievale. Itinerario Percorrendo in auto la S.S. 36 dello Spluga in direzione Chiavenna, si noterà l’indicazione per la stazione di Verceia poco prima della galleria al termine del paese: la si segua svoltando a destra per fermarsi poco oltre all’ampio posteggio. La gita comincia da qui, pedalando subito in salita, su asfalto, in direzione Verceia - via San Francesco. Mantenendosi sulla principale dopo circa 500 metri si raggiunge la sommità del paese; si devia allora verso sinistra in via Vico (segnaletica per “Valle dei Ratti” - “Frasnido” - “Rifugio Volta”) e si prosegue sino al 4,4 Km con pendenze discrete. Troverete nel mentre qualche fontana per prender fiato e acqua qua e là lungo la via. A questo punto l’asfalto lascia poi il posto ad una nuova pista, attualmente sterrata, che raggiunge i bei castagni secolari di Càsten (5,7 Km) con vari tornanti e scor-

ci bellissimi sul Pian di Spagna. Dopo aver bevuto dal curioso cappello dell’alpino, proseguite ancora in salita per circa dieci minuti, a spinta lungo l’evidente sentiero: ci si ferma non appena compaiono sotto le scarpe i binari del tracciolino, che permettono di salire nuovamente in sella. Li si segue verso sinistra, puntando la Val Codera (ma nessuno ci vieta di dare prima un’occhiata alla vicina e caratteristica diga di Moledana, all’imbocco Valle dei Ratti, svoltando a destra prima di tornare sul giro descritto). Pedalando in piano (fate attenzione ai binari, talvolta insidiosi, e al piccolo vagoncino di servizio che ancora saltuariamente vi transita, seppur con lentezza), ci si lascia ammaliare dalle splendide panoramiche sul Lario, il lago di Mezzola, il Pian di Spagna e la Piana di Chiavenna. Si entra ed esce da valli incredibilmente aspre ed impervie, si tocca con mano la nuda roccia attraverso una serie di gallerie davvero sorprendenti. Dopo qualche chilometro si presta attenzione ad un primo bivio, ove si svolta a destra imboccando una galleria piuttosto lunga, seguendo l’indicazione per Valle Codera - San Giorgio Cola riportata sulla pietra (proseguendo dritti si raggiunge la centrale Sondel). All’ingresso del tunnel, sulla destra, troverete un interruttore per l’illuminazione temporizzata: anche se avrete dimenticato la vostra pila frontale dovreste sopravvivere! Si percorre il tracciolino per altri 2 chilometri circa, quando, nei pressi di un

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Provincia di Sondrio | Lago di Como - Una strada nella roccia: il “tracciolino” 32

cartello di divieto d’accesso posto a margine della strada, si individua un bivio. Anche in questo caso la scritta “San Giorgio - Novate” non è posta su di un cartello, ma bensì a terra: fate attenzione! La discesa inizia qui, imboccando la mulattiera lastricata che scende a sinistra. Indossate tutte le protezioni a disposizione e non vergognatevi degli sguardi allibiti che incontrerete nel superare, dopo poco, il grazioso paese di San Giorgio. Seguendo sempre le indicazioni per Novate M. e risalendo brevemente, si inierà poi la picchiata verso il lago: una serie di tornanti stretti ed estremamente panoramici (il versante è piuttosto verticale del resto), su fondo lastricato, sconnesso e scalinato, impegna non poco, costringendo (probabilmente) a mettere più volte il piede a terra. I meno avvezzi alle discese tecniche scenderanno invece presumibilmente di sella (meglio forse rientrare sino a Casten dalla medesima via dell’andata). Ma le soste son comunque gradite, oltre che per prender fiato, per godersi il meraviglioso paesaggio. La parte più soft dell’itinerario di discesa inizia quando, al termine della mulattiera, si sbuca presso il cancello di ingresso della vicina cava; qui si imbocca, esattamente al centro del tornante, la stradina sterrata in discesa che poco oltre si restringe ed entra nel bosco, tramutandosi in divertente sentiero (tenere la sinistra nell’unico punto dubbio), in parte in terra battuta ma pur sempre allietato da qualche ostacolo. Nei pressi di una teleferica si incrocia ancora la strada: la si attraversa imboccando nuovamente il sentiero, che questa volta sbuca in un prato, presso un nucleo abitato. La goduria è purtroppo finita: si segue ora in discesa l’asfalto che in breve ci porta sulla strada statale, a Novate. Imboccare a questo punto uno dei sottopassi ferroviari per portarsi lungo la bella ciclabile che costeggia il lago, da seguire a sinistra verso Verceia. Quasi non si fa a tempo a gustarsela, perchè con poche pedalate si è già in prossimità della stazione ferroviaria del paese e quindi del parcheggio di partenza (superare il passaggio a livello sulla sinistra per raggiungerlo).


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Provincia di Lecco | Lago di Como - Legnone o Lago? Alpe Rossa e Alpetto!

Provincia di Lecco > Lago di Como - Alto Lago o Riviera Lariana

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Legnone o Lago? Alpe Rossa e Alpetto!

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Ciclabile in sede propria Strada Asfaltata Strada Cementata Strada Sterrata Mulattiera Sentiero

0% 43% 13% 18% 0% 26%

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218 m Colico

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1154 m Alpetto

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1000 m 3,00 ore 19 km Media Media 100% (Alpe Rossa) 99% (Alpetto) 100% Solo a Colico e dintorni Alcune fontane lungo il percorso Località attraversate: 1 Colico (218 m) 2 Villatico (309 m) 3 Maggioreno (453 m) 4 San Rocco (501 m) 5 Alpe Rossa (1125 m) 6 Alpetto (1154 m) 7 Monte Bedolesso 8 Posallo (427 m) 1 Colico (218 m)

Note tecniche Una salita mai eccessivamente impegnativa ci permette di risparmiare qualche energia per superare in sella i tratti più duri del sentiero “mangia e bevi” che collega Alpe Rossa con Alpetto. Farsi quattro passi con la bici al fianco è del tutto normale, non preoccupatevi! La discesa è però una ricompensa per gli amanti del genere: veloce ed emozionante, non eccessivamente tecnica ma da non sottovalutare mai (i principianti possono semplicemente ripercorrere a ritroso la via di salita). Note storico-artistiche-paesaggistiche Una breve deviazione dal percorso descritto, seguendo le indicazioni presenti, permette di visitare la Chiesetta di San Rocco (489 m). Dedicata originariamente ai Santi Fabiano e Sebastiano, è stata poi “donata” al protettore degli appestati, date le frequenti epidemie che hanno funestato la zona durante il periodo medievale. Risalente al XVI secolo, i lavori di ampliamento e di ristrutturazione effettuati sino al XVII secolo ne hanno modificato la struttura, risparmiando esclusivamente la piccola abside romanica. Le tracce pittoriche rinascimentali che affiorano sulle pareti e sull’abside stesso seguono probabilmente un ciclo preesistente. 6 5

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Itinerario Siete indecisi se puntare il maestoso Legnone o il lago? Beh, questo itinerario, in qualche modo, soddisfa entrambi i requisiti: pur non raggiungendo alte vette ci permette di studiare da vicino la montagna più alta della zona, regalandoci però fantastici scorci sul Lario. Proprio di fronte alla stazione di Colico (km 0), si imbocca all’angolo con la Farmacia via Baronia, che sembra puntar diritta verso il Legnone. In effetti la partenza, anche se lungo le vie di Colico, è abbastanza da Gran premio della Montagna. Quasi ci fa piacere allora quanto dopo 800 metri si giunge ad uno stop, dove si svolta a destra su via Campione, che si percorre fino al Km 1,1; qui si imbocca la ripida strada (divieto di accesso ai mezzi con t>6,5) a sinistra, in salita. Dopo 200 metri si attraversa la strada e si prosegue, sempre in salita, verso San Rocco - Torre di Fontanedo; analoga indicazione ci accompagna anche dopo aver svoltato a sinistra al bivio del Km 1,7. Al Km 3,6 si può fare una breve deviazione per visitare la chiesa di San Rocco (seguire per il Sentiero del Viandante), oppure proseguire oltre il cartello per completare il giro. La pedalata si fa qui più impegnativa lungo i tornanti, che ci fan guadagnare quota piuttosto rapidamente con tratti cementati ed altri sterrati. Al Km 10,5, poco prima della cascina dell’Alpe Rossa e del termine della strada, vedrete nel prato

sottostante ad un tornante che piega a sinistra una palina segnaletica, presso cui si trova anche dell’acqua. Qui si abbandona la carrareccia per imboccare un evidente sentiero che si stacca sulla destra in leggera salita. Ha inizio così il tecnico traverso, non del tutto ciclabile a onor del vero, che ci ripaga però dopo circa 400 metri di fatiche e su e giù, con un fantastico belvedere sulla piana di Colico: siamo giunti ad Alpetto! Quando si decide, a malincuore, di far terminare la ritemprante pausa panoramica, l’ebrezza della discesa rapisce immediatamente: l’invitante sentiero che parte proprio di fronte alle baite (segnavia escursionistico n.4 con indicazioni per Bedolesso - Colico) e prosegue nel prato piegando, oltre la fontana, decisamente a destra, ci risucchia come un vortice verso il basso. Il tracciato segue per lo più l’elettrodotto, e per non sbagliare occorre restare sul sentiero meglio marcato. Al Km 12,4 occorre fare attenzione, mantenendo la destra per evitare di inoltrarsi lungo una traccia senza uscita. Quando si incrocia una carrareccia inerbita, la si segue portandosi verso il bosco, a sinistra; giunti all’ombra degli alberi, un’altra stradina sterrata si stacca a sinistra, poco prima di un ruscello. Si raggiunge quindi Bedolesso, ove, nei pressi delle baite, si imbocca il sentiero indicato con palina segnaletica per Posallo - Sentiero del Viandante - Strada Vegia. Si raggiunge così una strada, ma, prima che questa prenda a salire, si incrocia il torrente e lo si

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Provincia di Lecco | Lago di Como - Legnone o Lago? Alpe Rossa e Alpetto!

segue lungo la traccia escursionistica (evidenti le indicazioni dell’itinerario n.10) che lo costeggia. Ci si immette poi su una carrabile cementata, che si segue in discesa nei pressi di una grossa briglia sul torrente (indicazioni escursionistiche sempre presenti). Raggiunto l’asfalto, si continua dritti per “Strada Vegia - Laghetto - Crottino - Olgiasca”. Dopo 200 m sulla sinistra si individua un casello giallo con la scritta “oleodotto” e una sbarra di accesso ad un prato: se l’erba non è alta si può proseguire a destra attraversandolo, altrimenti, nel rispetto del lavoro altrui, si va dritti per la strada principale. Nel caso deviate, al Km 16,00 finisce la sterrata e, prima di incrociare l’asfalto, si svolta a destra ancora su carrareccia non asfaltata, che inizia leggermente in salita. Nei pressi dell’Agriturismo “La vecchia Fattoria” si tiene la destra, raggiungendo Villatico (via Borgonuovo), oltre il ponte sul torrente Inganna. Alla piazzetta si svolta a sinistra in discesa, e si imbocca la strada chiusa con i cancelletti proseguendo verso il lago. Alla prima rotonda si svolta a destra, in piano fino allo stop sulla strada principale (SP 72), che si segue a destra per tornare al punto di partenza (100 metri).

Variante Seguendo le indicazioni dell’itinerario principale raggiungete la baita dell’Alpe Rossa (10,5 Km), per poi retrocedere pochi metri, sino al tornante precedente. Si punta la palina segnaletica posta nel prato sottostante, che indica il sentiero escursionistico CAI Colico “1a”, in direzione “Acqua la Fevra - Colico Montoc”. Si imbocca allora l’evidente single-track verso destra, che si inoltra nel bosco e, poco oltre, incrocia una prima volta la strada di salita: la prosecuzione della divertente discesa è qui ben intuibile.

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Al Km 11, quando si sbuca nei pressi di un tornante, il sentiero si trova sulla sinistra, all’inizio del tratto di pavimentazione cementata. Godetevi, se vi piace, questa samba su fondo un po’ movimentato, perchè al Km 11,9, raggiunto un altro tornante (indicazioni escursionistiche presenti per Colico-San Rocco), si avrà a che fare con una sezione su terra battuta: i meno confidenti sul tecnico potrebbero pensare di scendere lungo la strada sino a qui, per poi percorrere il single-track rimanente. Se siete fortunati, troverete il sentiero in splendida forma, grazie all’annuale manutenzione fatta da alcuni biker di Colico. Prestate comunque attenzione sullo splendido tratto fluido che vi aspetta: non siete in un bike park e rami e sassi dietro l’angolo non devono sorprendervi! Giunti nei pressi di un palo dell’alta tensione (Km 12) fate attenzione a proseguire lungo la traccia posta sulla sinistra della piazzola, inizialmente meno evidente: a destra rientrereste sulla strada. Analogamente, per proseguire la discesa, terrete la sinistra anche dopo 800 m circa e al Km 13,00, quando incrocerete il sentiero che scende a San Rocco. La goduria finisce nei pressi del torrente Perlino (425 m), al Km 13,2, quando imboccherete in sponda destra la stradina che scende lungo l’argine. Al Km 14,4 si raggiunge l’asfalto, e, seguendolo mantenendosi in discesa, si raggiunge la chiesa di Villatico. Da qui vi porterete velocemente sulla via di salita, sempre in discesa, quindi alla stazione di Colico.


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