retail&food 03 2024

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Brand a caccia di un posto in stazione Traffico in aumento, nonostante i ritardi

Gestori in fermento: voci di vendita su Gs Retail Altarea punta su Torino Porta Susa e Roma Ostiense

Coima al lavoro sul brand mix, novità in arrivo

Food specialist: ecco come cambia l’hamburger

Analisi, Gdo: vincono discount e prodotti a marchio

Marzo 2024 In caso di mancato recapito inviare al CPM di MIlano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi € 5,00

CETO MEDIO, BASSO

Seguendo le discussioni sulla grande distribuzione organizzata (GDO), si intuisce un momento di impasse. La spinta del Covid – che ha nettamente favorito i consumi domestici – si è esaurita.

Mentre la competizione si è fatta più dura: quelli che erano considerati discount, sono oggi competitor alla pari dei supermercati. I clienti scelgono gli uni o gli altri, senza puzza sotto al naso. I nuovi negozi sono ugualmente belli, l’assortimento ha mediamente la stessa ampiezza e la qualità è sempre più paragonabile. Non è un caso che una recente classifica per il format tipico del supermercato, 1.000-1.500 mq, abbia visto sul podio le insegne di 2 (ex) discount e di 1 supermercato.

E poi c’è il prezzo. Che pesa sempre più sulle scelte della clientela e che è mediamente più basso tra i newcomer della distribuzione organizzata.

I clienti spendono meno. Il carrello si fa più leggero. Perché il portafogli è più magro. E far quadrare i bilanci familiari è una sfida dura per tanti nostri concittadini. I mutui sono passati dall’1,40% al 4,40%, il conflitto russo-ucraino ha fatto schizzare il costo di luce, gas e benzina. L’inflazione è salita come non capitava dagli anni ’70-‘80. Non mi risulta esista un segmento di beni o servizi b2c che abbia mantenuto o diminuito i prezzi.

Il tutto con i salari fermi agli anni ’90 del secolo scorso: rispetto a vent’anni fa, la retribuzione media in Italia è cresciuta dello 0,5 per cento, contro il 20,1 per cento in Germania e il 23,9 in Francia.

Questo in un quadro in cui milioni di lavoratori dipendenti attendono rinnovi contrattuali (compresi quelli del commercio), tutt’altro che facili.

Ecco perché non stupisce l’affanno, siamo ottimisti, che in questi mesi stanno manifestando anche numerose catene retail e di ristorazione. Che in camera caritatis dichiarano una forte sofferenza.

È un circolo vizioso molto pericoloso che andrebbe fermato quanto prima. Le politiche economiche, industriali, fiscali del Governo dovrebbero palesare strategia e visione. Stimolare aziende, associazioni di categoria, sindacati e lavoratori verso percorsi con traiettorie chiare e condivisibili.

Impegnare ingenti risorse per il ponte sullo Stretto di Messina, per consegnare armi all’Ucraina, per acquistare 8 miliardi di euro di carri armati o non spendere i contributi del PNRR non sono segnali che vanno in questa direzione.

L’obiettivo deve essere il tenore di vita del ceto medio. Che va rialzato, a Nord come a Sud.

EDITORIALE pag. 1 | retail&food | Marzo 2024

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Anno 19 · numero 3 marzo 2024

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19 INTERVISTA | Coima Sgr

“Poco peso in portafoglio, ma il retail è strategico nei progetti mixed use”

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28 DOSSIER | Stazioni

Caccia agli spazi retail in stazione. Fari puntati sulle novità di

34 ANALISI | Grande Distribuzione Nel carrello della spesa la battaglia è sul prezzo. Insegne GDO in affanno

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Sport e catene, tanto prodotto (troppo) ma la sfida è sul servizio

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URW ridisegna l’Hafen City di Amburgo. Rigenerazione mixed use da 1,6 miliardi

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Quando

pag. 3 | retail&food | Marzo 2024 SOMMARIO 4 News 16 News Opening 4 Stock options 8 Retail Glitch 10 Rubrica Legale 12 Dal Tabaccaio 13 Top Manager 43 Retail & Job 49 Il lato U(mano) 52 Focus Franchising 55 Collaborations 58 Duty Free World 59 New Travel Markets RUBRICHE & Co-Branding
19 24 54 News | ESG 56 World Travel Retail 60 News | International 62 Prodotti e Fornitori 64 Cambi di Poltrona
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BRAND
Palestre
Fitness: “Puntiamo a 60 club entro il 2024”
FOOD SPECIALIST | Burger
come
rinnova
“vecchio”
ANALISYS |
Anytime
40
Ecco
si
il
burger
RETAIL | Sportswear
PROGETTI REAL ESTATE | Überseequartier
GDO | Precarietà
clienti vivono le stesse difficoltà
dipendenti e
mercato
FOOD | Travel
Eataly inaugura 700 mq all’aeroporto di Bergamo
FOCUS | Associazioni Cogliati (Assofranchising): “Attenzione a formazione e outplacement”

Popeyes arriva in Italia. Sarà Blooming Group il partner locale?

Popeyes, brand di quick service di pollo, parte del colosso americano Rbi, sbarca ufficialmente in Italia. L’ingresso del marchio nel nostro Paese è supportato da Restaurant Brands Iberia, il master franchisee del gruppo per Spagna e Portogallo, che nella penisola iberica gestisce e detiene i diritti di master franchise, oltre che per Popeyes, anche per Burger King e Tim Hortons. Al momento non vengono rilasciati altri dettagli sull’operazione, se non che l’inaugurazione avverrà nel corso del 2024. Rumors di mercato raccontano che la scelta per il partner italiano ricadrà su Blooming Group. Popeyes, cui nome per esteso è Popeyes Lousiana Chicken (abbreviato in Plk nei dati di bilancio) conta oggi 4.300 ristorante tra Stati Uniti e resto del mondo.

STOCK OPTIONS

BUY

PANDORA

L’ultimo trimestre spinge in alto Pandora, che chiude il 2023 con ricavi per 28 miliardi di corone (+8%) e un margine Ebit che si mantiene intorno al 25%. La guidance 2024 prevede una crescita del 6-9%, con il margine Ebit stabile.

SKECHERS

Si chiude un 2023 con vendite “record” per Skechers, arrivato a quota 8 miliardi di dollari (circa 7,4 miliardi di euro). Il risultato, in linea con la guidance, segna un aumento del 7,5% rispetto all’anno precedente, con vendite dtc a +24,3 per cento.

ESSILUX

EssilorLuxottica ha chiuso il 2023 con ricavi 25,4 miliardi (+7,1% a cambi costanti) e con un utile adjusted di 2,95 miliardi (+3%). I profitti netti salgono da 2,15 a 2,28 miliardi di euro. Il free cash flow è di circa 2,3 miliardi.

NEUTRAL

TOD’S

Diego Della Valle e L Catterton ritentano l’Opa su Tod’s, con il delisting come obiettivo. Così il valore delle azioni va a uniformarsi al prezzo dell’offerta d’acquisto, pari a 43 euro. I Della Valle manterranno il controllo esecutivo.

OVS

Ovs, il cui bilancio definitivo si chiude il 31 gennaio, stima di chiudere i 12 mesi con vendite nette in aumento dell’1,4%. L’Ebitda, intorno ai 180 milioni dell’esercizio precedente, dovrebbe confermarsi sugli stessi livelli

TAPESTRY

Tapestry (Kate Spade, Capri Holdings) ha rivisto al rialzo l’outlook per l’intero 2024, che prevede ricavi a 6,7 miliardi di dollari (+1% sul bilancio precedente), ma soprattutto un utile per azione che sale dell’8%, fra 4,20 e 4,50 dollari.

SELL

KERING

Ricavi in flessione sull’intero 2023: -4% a 19,6 miliardi di euro (-2% su basi comparabili). Stabili le vendite della rete al dettaglio a gestione diretta, compreso l’ecommerce, mentre il segmento “wholesale e altro” scivola dell’11%. Vendite Gucci a -6%.

UNIEURO

Titolo debole da inizio anno per il leader italiano dell’elettronica, dopo la pubblicazione dei risultati dei primi 9 mesi, con i ricavi scivolati sotto i 2 miliardi. Unieuro paga l’andamento dell’elettronica di consumo, che lo scorso anno ha frenato in scia alla crisi dei consumi.

ADIDAS

Titolo in altalena da inizio anno. Scivola dopo conti deludenti per il 2023, con ricavi a -5% (21,4 miliardi di euro). Positivo, però, l’utile operativo che tocca i 268 milioni e che, secondo la guidance 2024, arriverà a 500 milioni.

NEWS pag. 4 | retail&food | Marzo 2024

In arrivo il primo mega store Ikea in Sardegna, aprirà nel 2025 nel futuro Fass Shopping Center

Alle porte di Cagliari sta nascendo un nuovo centro commerciale. A portare avanti questa operazione è la società Villa Del Mas srl che ha già avviato la bonifica e i lavori nella zona di Elmas. L’inaugurazione è prevista per la fine del 2025. Il nuovo complesso commerciale nascerà sul terreno precedentemente occupato dalla Fas (Ferriere e acciaierie sarde) e si chiamerà “Fass Shopping Center”. Il centro occuperà una superficie di circa 66.700 mq. Tra i grandi brand che hanno già scelto di farne parte, ci sono Ikea, Maison du Monde e Leroy Merlin. Ci saranno anche un ipermercato e una quarantina di locali tra bar, ristoranti e fast food (tot. 3.000 mq). Poi ancora altri negozi, palestre e un parco verde con piste ciclabili e una zona dedicata allo skate. Per Ikea si tratta del primo, attesissimo, mega store sull’isola. Nel capoluogo sardo è già presente un punto vendita Plan&Order.

Tosca sbarca nel travel con SSP, prime aperture nelle stazioni di Roma e Torino

Il format di ristorazione Tosca – Eccellenze Toscane, ideato da Pietro Nicastro (Löwengrube), ha siglato un accordo con SSP – Select Service Partner e si prepara a sbarcare nel canale travel. In arrivo due aperture a Torino Porta Nuova e a Roma Termini. Tosca, con la sua schiacciata toscana farcita, ha aperto a settembre 2022 il primo locale a pochi chilometri da Firenze (Lastra a Signa). “L’apertura dei nostri nuovi punti vendita Tosca alla stazione di Torino Porta Nuova a marzo e a Roma Termini ad aprile non significa solo un’espansione, ma è una celebrazione dell’arte di vivere italiana, un ponte tra tradizioni e futuro” dice Gérard D’Onofrio, Direttore Generale SSP, grande operatore mondiale del travel, entrato in Italia grazie a un accordo con Grandi Stazioni Retail. Attualmente è presente nel mondo in circa 180 aeroporti, 300 stazioni ferroviarie in 35 Paesi e gestisce 550 marchi.

Land of Fashion fa +10% nel 2023. Tanta moda e sport, meno food, fra le new entry

Land of Fashion Villages ha chiuso il 2023 registrando + 10% di fatturato e +6% di visitatori rispetto al 2022. Sono i dati comunicati dall’azienda, che in Italia controlla i cinque outlet village di Franciacorta, Palmanova, Mantova, Puglia e Valdichiana. “Nel corso del 2023, il nostro gruppo ha performato molto bene. In un settore retail in costante evoluzione, riusciamo a creare un’offerta sempre più diversificata” ha commentato Benedetta Chiara Conticelli, CEO Land of Fashion Villages. Nei dodici mesi passati sono state 50 le nuove aperture, con un totale dei negozi che si aggira sui 650 in totale. Tra le varie operazioni, spiccano i brand legati a neve e sport come Rossignol e Dolomite a Franciacorta, affiancati da Luisa Spagnoli e da Il Lanificio.

Il Centro di Arese chiude il 2023 con 900 milioni di fatturato, volano gli ingressi

Il mall di Arese chiude il 2023 con 20 milioni di visite e un fatturato che supera i 900 milioni di euro. In crescita tutti i settori, in particolare l’abbigliamento con un +9% e un +17% per il comparto ristorazione (vs 2022). Tra le performance più significative de Il Centro nel 2023: le vendite delle gift card, pari a 45.000, che hanno registrato un giro di affari di 4,6 milioni di euro. Positivi anche i numeri registrati nei primi undici giorni del 2024 che ha visto l’avvio dei saldi invernali con un’affluenza di visitatori del +5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in controtendenza con l’andamento del mercato dei centri commerciali che rileva un -1,9%. Il centro commerciale ha registrato nel corso del 2023 una considerevole presenza di flussi turistici internazionali e di Paesi vicini come la Svizzera, grazie al tax free shopping.

NEWS pag. 5 | retail&food | Marzo 2024

Fedegroup, dopo Golocious mette in portafoglio Artisti del Vegetariano

Fedegroup ha acquisito la maggioranza di Artisti del Vegetariano, format di ristorazione ispirato al green eating. Il marchio finora ha all’attivo quattro punti vendita, uno a Padova e tre a Milano. E proprio in occasione del closing dell’operazione, la proprietà ha annunciato una quarta apertura a Milano, che verrà completata a inizio marzo. Fedegroup, in questo modo, rafforza la linea di business dedicata alla ristorazione retail, che già comprende Golocious, Baessato e Nabucco. Dopo l’apertura del quarto locale di Milano, il prossimo obiettivo è portarlo in tutta Italia con un mix di flagship stores, temporary e corner dedicati alimentando nuove sinergie con i partner attuali” ha dichiarato Mirko Sanna, Managing director di Fedegroup, società controllata da Nabucco Holding, la cui maggioranza è in mano al fondo Industry 4.0 Fund di Quadrivio Group.

Aumenta la spesa nel digitale dei retailer italiani, il negozio fisico è di nuovo al centro

Nel 2023 il valore delle vendite al dettaglio di prodotto in Italia è cresciuto del 4% rispetto all’anno precedente e sta attraversando una fase di riassestamento, col canale online che cresce ora a ritmi più moderati rispetto al periodo pandemico. Dopo due anni di stabilità, la spesa in digitale dei retailer italiani in rapporto al fatturato è infatti tornata ad aumentare, portandosi dal 2,5% del 2022 al 3,1% registrato nel 2023. Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. Torna, poi, protagonista il negozio fisico, di nuovo al centro dei piani di investimento dei maggiori gruppi presenti a livello nazionale. L’obiettivo dei retailer italiani, spiega l’Osservatorio, è ora quello di rendere l’esperienza del cliente sempre più semplice e più autonoma. Tra le tecnologie introdotte dai retailer l’indagine segnala i chioschi digitali, il self scanning, il self check-out e i pagamenti innovativi.

Ca’Pelletti (Surgital) chiude l’anno a +39% e apre a Milano e Parma, obiettivo 10 “locande” nel 2025

Ca’Pelletti, il brand di locande in stile romagnolo di Surgital Spa, chiude il 2023 con una crescita del +39% sul 2022, per un fatturato pari a 5,8 milioni di euro. In aumento anche il numero dei coperti, 400mila contro i 298mila dell’anno precedente. Ca’Pelletti conta al momento cinque locande a Bologna, Padova, Orio Center (Bergamo) e Firenze. Nei prossimi mesi, vedrà le aperture di due nuovi locali a Parma e a Milano con l’obiettivo di arrivare a 10 punti vendita entro la fine del 2025. “L’Emilia-Romagna sta lavorando tanto per farsi conoscere anche all’estero e come aziende dobbiamo contribuire a questo processo. Per ora, infatti, Ca’Pelletti si svilupperà nel Centro e Nord Italia, ma vorremmo spingerci fuori confine. Affrancare Ca’Pelletti oltre confine sarà un passaggio non immediato, ma naturale, visto che Surgital vanta già un’importante presenza in oltre 60 Paesi” ha raccontato Elena Bacchini, direttrice marketing Surgital.

Signorvino, ricavi a 72 milioni (+30%) e otto negozi in più

Signorvino ha chiuso il 2023 con ricavi a 72 milioni di euro (+30% rispetto al 2022) e con 8 negozi in più. Ora la catena conta su 36 punti vendita e per l’anno in corso punta a incrementare il giro d’affari a 86 milioni. Tra le nuove aperture, ce ne sono in cantiere due a Verona e ancora in Italia, nel corso dell’anno. Da segnalare le recenti operazioni che hanno portato Signorvino ad aprire i suoi primi puniti vendita all’estero, entrambe avvenute a fine 2023. Dal 9 novembre il brand è a Praga (presso il centro commerciale Westfield Chodov) e dal 1 dicembre è a Parigi, con tre piani più dehors e 160 coperti, a pochi passi dalla Cattedrale di Notre-Dame. Tra i canali di vendita, l’on line conserva ancora un peso marginale, circa 1,5 milioni di euro, mentre le vendite in enoteca fruttano circa un terzo del business. Gli acquisti di bottiglie nei negozi (+15%) salgono più di quelle on line (+8%), segno quindi della bontà della proposta che abbina ristorazione e propone in loco la vendita di vini.

NEWS pag. 6 | retail&food | Marzo 2024

OVS si prepara a entrare in Goldenpoint, accordo per lo sviluppo del segmento underwear

OVS ha sottoscritto una lettera d’intenti con gli azionisti di Goldenpoint per esplorare una potenziale collaborazione industriale. L’obiettivo dell’operazione è migliorare la performance di Goldenpoint attraverso il “rafforzamento dell’attuale offerta merceologica e ottenere sinergie derivanti dalla condivisione della supply chain del gruppo OVS, nonché allo sviluppo di nuovi punti vendita” nel segmento underwear. L’operazione prevede un “possibile iniziale investimento di OVS in Goldenpoint – continua la nota – con una partecipazione di minoranza e la sottoscrizione di uno strumento finanziario che, nel medio termine, Ovs può convertire in una partecipazione di controllo”. Goldenpoint conta su una rete di vendita di circa 380 negozi e un fatturato di quasi 100 milioni di Euro.

MediaWorld, ricavi giù. Ma tengono investimenti e aperture

MediaWorld ha chiuso l’esercizio 2023 con un fatturato di 2,5 miliardi di euro, in calo di oltre il 7% rispetto ai 2,7 miliardi del bilancio precedente. I dati sono riferiti al periodo ottobre 2022-settembre 2023. La frenata dei ricavi è in linea con quella di tutto il settore dell’elettronica di consumo, che secondo Gfk nel 2023 ha registrato -6,4% di vendite a valore e del 7,3% in volume. Il triennio 2021-2023 ha visto investimenti per 100 milioni. La stessa cifra dovrebbe essere investita nel triennio 2024-2026. “Portiamo avanti con convinzione la nostra strategia di sviluppo. Gli investimenti in omnicanalità e formazione dei consulenti, oltre all’ammodernamento delle infrastrutture IT dei negozi esistenti e alle nuove aperture, rappresentano un rilevante vantaggio competitivo che ci pone nelle condizioni di cogliere appieno le opportunità che si stanno concretizzando, a fronte del progressivo rientro dei tassi e dei segnali di ripresa dei consumi su diverse categorie merceologiche” ha commentato Guido Monferrini, amministratore delegato di MediaWorld.

All’Antico Vinaio spinge sull’estero, già 6 negli Stati Uniti

Nuove aperture negli Stati Uniti e un piano accelerato di assunzioni, per questo inizio di 2024 di All’Antico Vinaio. Il brand creato da Tommaso Mazzanti ha inaugurato da pochi giorni un nuovo punto vendita a Las Vegas. All’Antico Vinaio sta già pianificando due altre aperture nella zona di Los Angeles (in cui è già presente), tra cui Santa Monica. Sono già sei i locali del brand negli Stati Uniti, che invece lo scorso novembre aveva messo a segno un’altra inaugurazione di prestigio all’estero, questa volta a Parigi. Lo sviluppo del brand, in Italia ed in Europa, avviene tramite la joint venture AV Retail, siglata con Percassi e annunciata a fine 2022. Un sodalizio che aveva portato anche all’apertura a Bergamo, “patria” dei Percassi. Negli Stati Uniti, invece, l’espansione avviene insieme a una società di Joe Bastianich.

Nuova acquisizione per Poke House, che entra in Belgio e ora copre 10 Paesi esteri

Poke House entra nel mercato belga, con l’acquisizione di una catena che portava praticamente lo stesso nome. Il brand, infatti, ha acquisito il 100% di Poké House Belgium, catena nata nel 2018 con all’attivo 15 locali nel Paese. Con questa operazione, sale a 10 il numero di Paesi in cui Poke House è presente, con circa 180 ristoranti. “Con il supporto di investitori di calibro come Red Circle Investments (Renzo Rosso) e Angelo Moratti, siamo determinati nel continuare a essere il player di riferimento di una nuova categoria di food che sta crescendo velocemente” ha commentato Matteo Pichi, co-fondatore di Poke House insieme a Vittoria Zanetti. Dalla sua nascita, nel 2018, questa è la sesta acquisizione per Poke House. I fondatori di Poké House Belgium (Lara Dratwa, Elia Dratwa e Sammy Tielemans) rimarranno alla guida operativa della società, avviando un processo di integrazione con la casa madre, che nei prossimi mesi sarà seguito da un graduale rebranding dei locali.

NEWS pag. 7 | retail&food | Marzo 2024

SALTI I SALDI?

Secondo un’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format Research, il 63,8% dei consumatori ha acquistato durante i saldi invernali, che si concludono tra poco. Tra chi non ha approfittato dei saldi, uno su due lo ha fatto per risparmiare e uno su tre a causa del peggioramento della propria situazione economica. Capi di abbigliamento (95,2%) e calzature (86,3%) si confermano in cima alle preferenze, seguiti dagli accessori (46%), mentre pelletteria e articoli di valigeria registreranno i maggiori incrementi rispetto allo scorso anno (+7,8 punti percentuali). L’85% dei consumatori destina ai saldi un budget di spesa inferiore ai 200 euro, sostanzialmente in linea con il 2023. I negozi di fiducia si confermano il canale di acquisto preferito (47,6%), seguiti dall’online (38,7%). Circa il 60% dei retailer dichiara che il numero dei clienti che entrano in negozio per i saldi è simile allo scorso anno, anche se il 21,5% segnala una presenza minore di clientela, soprattutto per motivi di risparmio. Per incrementare il proprio business, il 79% delle imprese ha realizzato campagne di vendita sui social e il 30% attività di e-mail marketing; i network più utilizzati per attività di business sono Facebook (94,9%) e Instagram (89,2%).

verno mancato e quindi di una propensione molto diversa ad acquistare, per esempio, dei capi stagionali. C’è poi un tema di geopardizzazione, per utilizzare una goffa, ma efficace italianizzazione di un termine inglese, letteralmente la “messa a repentaglio” dell’effetto di attesa dello sconto. Quel crescente desiderio di acquistare con lo sconto quell’articolo che ci piace tanto e che non potevamo permetterci di far nostro a prezzo pieno, è sfumato. Non ci batte più il cuore all’idea di tenerlo tra le mani, non spiamo più le sue foto online, non lo sogniamo più ad occhi aperti.

La ragione probabilmente sta nel fatto che l’amato si svende a noi troppo spesso, dal Black Friday ad ogni altra promo durante l’anno: lo diamo “per scontato” e non ci emoziona più l’idea di correre a possederlo in quel momento speciale, perché tanto sappiamo che ci saranno altre occasioni. Un bravo sessuologo direbbe che, purtroppo, nella coppia “venditore-acquirente” si è spento il desiderio. Che fare?

Snocciolati questi numeri, gli esiti non sono molto rosei e ci sono alcune ragioni che possiamo individuare. La prima è un fil rouge che abbiamo snodato e riannodato qualche mese fa: il meteo. Più che di una stagione primaverile attesa, qui parliamo di un in -

Se al meteo non si comanda, all’amore nemmeno. Però ci sono alcune care e vecchie tecniche di seduzione, dalle quali potremmo mutuare buoni consigli. Forse nei saldi, come in amore, vince chi fugge. E allora facciamoli meno, ma facciamoli meglio: non concediamoli così spesso, lavoriamo sulla qualità dello sconto e diamo sfogo alla fantasia nella promozione. Oppure, come va di moda dire ora, rivolgiamoci a uno bravo.

pag. 8 | retail&food | Marzo 2024
di Monica Cannalire

Promos si aggiudica la gestione di Brugnato 5Terre Outlet

Promos, da inizio anno, ha assunto la gestione di Brugnato 5Terre Outlet Village, in provincia di La Spezia. Inaugurato nel 2014, a pochi chilometri dalle Cinque Terre, ad oggi è l’unico outlet village della Liguria, ma con un bacino di utenza che cattura anche tutta la Versilia. Con questo incarico, sale a undici il numero di strutture in gestione di Promos, di cui cinque outlet, per un totale di circa 850 punti vendita. “Brugnato 5Terre Outlet Village rappresenta per il nostro gruppo l’ennesima sfida. In poco meno di un anno siamo passati da 7 a 11 strutture under management” ha commentato Filippo Maffioli, amministratore delegato Promos.

KFC, aumentano gli affiliati. Nel 2024 superato il tetto dei 100 ristoranti

KFC Italia chiuderà il 2023 con un giro d’affari in crescita del 25% e l’obiettivo per il 2024 è superare il tetto dei 100 negozi. Attualmente la rete è composta da 82 punti vendita in 15 regioni, tutte in franchising tranne due a gestione diretta (uno a Roma, uno a Vicenza). L’anno scorso KFC aveva aperto 14 ristoranti in Italia, ma per l’anno in corso punta a raddoppiare la quota di opening. Determinante la nuova struttura basata sul modello del Corporate franchisee, definito l’anno scorso, che permette di accelerare il franchising, ma ha anche aperto all’opzione della gestione diretta. “Prevediamo che le vendite cresceranno nel 2024 di un altro 35% rispetto al 2023” ha commentato Corrado Cagnola, che guida KFC in Italia. Nel corso del 2024 è previsto l’ingresso di altri 8 nuovi affiliati. Dei nuovi ristoranti previsti nel 2024, il 20% avrà il servizio Drive Thru, il 40% sarà inserito nelle food court di centri commerciali e il 40% nei centri cittadini. Anche nel 2025 sono previste 30 aperture.

Just Eat, Cirfood e la Caritas

Nel numero di Gennaio-Febbraio della rivista, a pg.56, è stato inserito erroneamente il titolo “Just Eat e Cirfood a sostegno del Ristorante Solidale della Caritas”. Il titolo corretto è “Just Eat e Cirfood a sostegno della Caritas”. Ce ne scusiamo con i lettori.

IN BREVE

Gli Orsi di Biella rinnova la food court

Il Centro Commerciale Gli Orsi di Biella (Soane Sierra) ha inaugurato la nuova food court. La ristrutturazione ha coinvolto un’area di 1.000 mq e la veletta prospiciente. Sono stati introdotti nuovi arredi, illuminazione e verde integrati, una nuova pavimentazione e un palcoscenico per ospitare eventi.

Primadonna sfiora i 100 milioni nel 2023

Primadonna Collection chiude il 2023 con un giro d’affari di 97,5 milioni di euro, realizzati per il 90% in Italia e per il 3% attraverso l’e-commerce. All’estero il brand conta 25 negozi, i mercati principali sono Francia, Spagna e Lussemburgo.

Levi’s apre a Roma Termini con Grandi Stazioni

A Roma Termini ha aperto Levi’s, primo store del brand nel network Grandi Stazioni Retail. Il negozio va a completare gli interventi di riqualificazione dell’atrio della stazione capitolina.

Gennaio 2024 a +0,6% di ingressi sul 2023

Nel mese di gennaio, i contapersone Microlog hanno registrato +0,6 di ingressi nei centri commerciali sul 2023 e -11,1% sul 2019. Nello stretto confronto con il mese precedente, gennaio cede il -18,9% di ingressi su dicembre 2023.

Burger King lancia le sneakers in edizione limitata

Burger King Restaurants Italia entra nel mondo del merchandising con il lancio di sneakers in edizione limitata. Il modello richiama gli elementi del marchio: la corona sui lacci, le striature laterali con riferimento ai colori delle salse e il claim “Have it Your Way” sulla suola e all’interno della calzatura. Le scarpe sono poi inserite all’interno di un packaging firmato Burger King.

Boots debutta a Londra con Boots Beauty

Il marchio Boots debutta a Londra con un nuovo concept store Boots Beauty. Il lancio è avvenuto nel nuovo quartiere mixed use Battersea Power Station. Negli ultimi tre anni, il brand di farmacia e parafarmacia ha rinnovato oltre 170 punti vendita in tutto il Regno Unito.

NEWS pag. 9 | retail&food | Marzo 2024

La Rubrica Legale a cura di COCUZZA, Milano

La posizione italiana ed europea sulla carne coltivata

La carne coltivata rappresenta un tipo di carne prodotta in laboratorio a partire da cellule animali. Nonostante il termine possa suscitare perplessità, è importante considerare che le cellule impiegate sono simili a quelle presenti nei tessuti muscolari di animali come bovini, pesci o esseri umani.

Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata per rendere questo processo riproducibile su larga scala. Lo strumento che si è dimostrato utile ai fini del raggiungimento di questo scopo è il bioreattore. Un nome altisonante che in realtà è già impiegato nella produzione di altri alimenti, a noi molto noti, come birra e yogurt. Da un punto di vista nutrizionale e di sicurezza alimentare, la carne coltivata sembra non presentare aspetti negativi significativi. Crescendo in un ambiente controllato, il rischio di malattie di origine animale è ridotto. Oltre a questo, diventa possibile confezionare un alimento in un unico luogo, evitando contaminazioni esterne.

In Unione Europea la carne coltivata è considerata un novel food e quindi dovrà sottostare a stretti controlli e normative che regolamentano l’introduzione di questi alimenti sul nostro mercato. Un po’ come avviene anche per i prodotti che contengono insetti (di cui avevamo già parlato nel numero di marzo 2023). Attualmente la carne sintetica è un prodotto che non è ancora entrato nel mercato europeo e da dichiarazioni dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), l’autorità che deve dare un parere obbligatorio sui novel food, fino al 2023 nessuna azienda aveva richiesto di commercializzare questo alimento all’interno dell’UE.

Ciononostante, il governo italiano ha deciso di vietare questo alimento nel nostro territorio. La legge 172/2023 del dicembre scorso ha previsto un divieto di produzione e commercializzazione di alimenti derivanti da colture cellulari e, in aggiunta, ha vietato che alimenti trasformati contenenti in prevalenza proteine vegetali possano usare la denominazione di “carne” (si fa riferimento, ad esempio, agli hamburger con proteine vegetali). Si tratta in questo caso del cosiddetto di-

vieto di “meat sounding”, rispetto al quale siamo ancora in attesa dei decreti ministeriali attuativi. La legge italiana, tuttavia, è caduta in un conflitto con le norme europee che si cercherà di spiegare, senza entrare troppo nei tecnicismi. In sostanza, gli stati dell’Unione Europea quando intervengono su regole tecniche che possono avere un impatto sul mercato comune, sono obbligati dalla direttiva UE 1535/2015 ad inviare prima dell’approvazione definitiva della norma nazionale una notifica alla Commissione europea, proprio per fare una valutazione preventiva sui possibili ostacoli alla libera circolazione delle merci. La procedura si chiama Tris, dura tre mesi, e consente a chiunque – associazioni, imprese e altri stati membri – di inviare pareri alla Commissione che poi esprime un giudizio. In questo caso il termine di tre mesi non è stato rispettato in quanto la legge è stata pubblicata prima della scadenza del termine e quindi la Commissione non ha avuto modo di pronunciarsi ed entrare nel merito, ma questo vizio procedurale permette ai giudici nazionali di disapplicare la normativa italiana per contrasto con il diritto dell’Unione.

A questo punto, è immaginabile che qualora un produttore riuscirà nei prossimi anni ad ottenere l’autorizzazione al commercio di carne sintetica all’interno dell’UE, il divieto italiano verrà facilmente disapplicato dai giudici azionali. Va ricordato a questo punto che benché il percorso per introdurre un “nuovo alimento” all’interno dell’Unione Europea sia abbastanza lungo, il vantaggio per le aziende innovative, che si fanno carico di presentare una richiesta di autorizzazione di un “nuovo alimento” è sostanziale: la facoltà esclusiva di introdurre il prodotto all’interno dell’unione per un termine di 5 anni, salvo che qualcun altro ne faccia richiesta e produca studi scientifici adeguati (diversi da quella della prima azienda richiedente).

Nonostante la lunga procedura, l’interesse per i prodotti alternativi alla carne animale è in crescita, e il confronto tra sostenibilità e timori dei consumatori verso ingredienti non convenzionali sarà un aspetto interessante da seguire nei prossimi anni.

pag. 10 | retail&food | Marzo 2024
di Edoardo d’Ippolito

Cigierre cede Temakinho al private equity tedesco Mutares

Cigierre ha ceduto il brand Temakinho al private equity tedesco Mutares. Il marchio di ristorazione, specializzato in cucina nippo-brasiliana, era nel portafoglio di Cigierre da fine 2018. Temakinho contava su 10 ristoranti al momento dell’ingresso di Cigierre, oggi ce ne sono 13, di cui 10 a gestione diretta, 2 in franchising nel travel (sono quelli gestiti da Autogrill a Linate e Fiumicino) più uno in affiliazione in Francia, a Lione. Temakinho, con circa 160 addetti, nel 2022 aveva generato ricavi per 20 milioni di euro. Al momento non sono stati comunicati cambiamenti rispetto ai profili che si occupano operativamente di Temakinho. Il managing director di Mutares per Italia è l’italiano Constantin Terzago. Mutares è un soggetto finanziario, quotato in Borsa in Germania, con in portafoglio 29 società fra automotive, ingegneria, prodotti/servizi e segmento retail&food. Controlla, tra gli altri, le attività olandesi di Prenatal e i grandi magazzini per la casa francese Lapeyre.

Löwengrube sale a +10% nel 2023, in arrivo nuovi locali

Nel 2023, la rete di ristoranti in stile bavarese Löwengrube, ha registrato 20,5 milioni di euro, in crescita di oltre il 10% rispetto all’anno precedente. Dopo le più recenti aperture delle stube – le caratteristiche birrerie tipiche della Baviera - a Milano lo scorso luglio e a Casalecchio di Reno a novembre, ora si attendono nei prossimi mesi le importanti aperture nei nuovi centri commerciali Merlata Bloom alle porte di Milano ovest e To Dream alla periferia est di Torino. Entrambe sono frutto della joint venture siglata nel 2023 con SAL Service, società leader nella promozione, sviluppo e investimento in grandi operazioni immobiliari a carattere prevalentemente commerciale, da cui è nata la newco LSMLöwengrube Shopping Mall, che ha l’obiettivo di aprire nei prossimi 3 anni 10 nuove stube Löwengrube in altrettanti centri commerciali su territorio nazionale.

Al Mind Village (Lendlease) apre Esselunga Lab, un nuovo spazio per sperimentare

All’interno del Mind Village, la via principale di Expo Milano ha debuttato il format Esselunga Lab. Si tratta di un concept innovativo che si basa su utilizzo della tecnologia diffusa e digitalizzazione progressiva. Il punto vendita si sviluppa su una superficie di vendita più piccola rispetto al tradizionale supermercato. Oltre alle casse automatiche sono previste anche altre sperimentazioni tecnologiche. Il management di Esselunga starebbe infatti lavorando anche ad una superficie di vendita senza casse assistite, cioè automatiche previa registrazione, con un sistema a soffitto di lettori del comportamento delle persone davanti allo scaffale, sulla falsariga degli AmazonGo Just Walk Out. A partire dal 2022, Esselunga è già presente con una superficie di 1.000 mq all’interno del Mind Village, l’area di Mind (ex Expo) sviluppata da Lendlease.

Spesa veloce: nasce “Carrefour Sprint” in partnership con Glovo. Il debutto a Firenze

A via a Firenze il primo ‘Carrefour Sprint’ d’Italia, un magazzino urbano “dark store” interamente gestito da Glovo che consentirà le consegne rapide tramite app sette giorni su sette. “Il quick-commerce è un fattore chiave di crescita per Glovo, che ha vissuto una forte accelerazione: negli ultimi 5 anni, gli ordini degli utenti dell’app sono cresciuti in questo ambito del 500%. La partnership con Carrefour, nata nel 2019 e che coinvolge 400 store in Italia è già un grande successo. Il lancio di “Carrefour Sprint” rappresenta una nuova frontiera della nostra partnership e l’ambizione di creare un servizio sempre più completo ed innovativo per i nostri utenti” ha detto Alberto Dolcetta, Direttore Quick-commerce & Brands Ads di Glovo Italia.

NEWS pag. 11 | retail&food | Marzo 2024

DFS Group lancia una partnership tra il Fondaco dei Tedeschi (Venezia) e la Samaritaine (Parigi)

I department store Fondaco Dei Tedeschi di Venezia e la Samaritaine di Parigi, entrambi appartenenti al Gruppo DFS, creano un inedito gemellaggio che li vedrà collaborare fino al 30 giugno 2024. L’iniziativa “Venezia-Parigi tête-à-tête” è partita a Venezia il 14 febbraio e toccherà Parigi dal 7 febbraio al 23 aprile. Il Fondaco Dei Tedeschi, che ha sede in un palazzo storico affacciato sul Canal Grande, parlerà della Ville Lumière e della Samaritaine nelle sue vetrine e all’interno del negozio e altrettanto farà con Venezia il grande magazzino parigino. Infine, entrambi proporranno una selezione di prodotti che racchiudono lo spirito e la cultura delle due destinazioni. Con più di 400 punti vendita nei 15 principali aeroporti mondiali e 18 T Galleria, DFS fa parte del gruppo LVMH ed è tra le maggiori reti internazionali di travel retail di lusso.

Autogrill e Too Good To Go, al via la collaborazione per ridurre lo spreco alimentare

Autogrill ha avviato una collaborazione con Too Good To Go, marketplace per le eccedenze alimentari. La partnership - partita a novembre dello scorso anno con una fase pilota che ha coinvolto progressivamente 20 punti vendita - ha preso il via con la campagna “In Viaggio con Autogrill e Too Good To Go”, e si sta attivando in maniera graduale su quasi tutti i punti vendita Autogrill del territorio, presenti nei canali di viaggio autostradale, aeroportuale e ferroviario. Con la sola fase pilota, la collaborazione finora ha permesso di salvaguardare dallo spreco oltre 8.000 Surprise Bag di prodotti invenduti, per un totale di circa 8 tonnellate di alimenti. Attraverso la campagna, i clienti avranno la possibilità di acquistare le Surprise Bag proposte da Autogrill e Too Good To Go con un’offerta variegata di prodotti, sia provenienti dal banco bar sia confezionati normalmente in assortimento al market.

IL LAVORO, I CONTROLLI, LO SCHIFO

Mentre dibattiamo di rapper, panettoni, quadri e geni falsi, “pesticidi sì grazie” e “chi ti ha detto che è stato Putin ad ucciderlo?”, muoiono quattro o cinque (non importa quanti) “risorse boldriniane” (migranti, ndr), come ama definirle l’onnipresente Salvini, in un cantiere della ditta legata alla pesca da dare alla mamma, ahimè divorziata. Quando penso che persone si bruciano, schiacciano, tritano, investono, avvelenano, affogano, mentre lavorano, inorridisco e rivedo le mie posizioni piagnucolose sulla mia condizione di bottegaio relegato da 35 anni per 300 giorni dietro un bancone sempre più “stritolante”.

Mentre scrivo queste riflessioni cercando di dare un senso compiuto al ragionamento, penso ai bambini di questi operai. Sì perché il benchmark di questo mondo inumano sono i bambini.

Utilizzati dai mezzi di comunicazione per attirare il consumatore. Utilizzati vilmente perché innocenti. Giunti qui per rubare, scippare, spacciare, insozzare le nostre vite, li ritroviamo stesi con sopra un lenzuolo bianco, forse senza contratto, forse senza un permesso di soggiorno. Come è possibile?

Aziende descritte come esempio, sponsorizzate da vari governi da ormai vent’anni, non richiedono i documenti necessari per lavorare e non adottano le misure necessarie per non incorrere in tragedie come queste?

Miliardi di euro guadagnati ogni anno per ritrovarsi in cantiere sindaco, governatore e ministri che promettono più controlli… da ora in poi.

Con quei maledetti fiori che puzzano dello schifo che fa questo mondo.

pag. 12 | retail&food | Marzo 2024
Milano centro
Dal Tabaccaio 2030

IGD sigla un accordo per la cessione di 13 asset

IGD SIIQ ha siglato un accordo con le società Sixth Street, Starwood e Prelios SGR per la cessione di un portafoglio di 13 asset, dal valore di 258 milioni di euro. Il closing dell’operazione avverrà entro aprile 2024. Si tratta di 8 ipermercati, 3 supermercati e 2 gallerie commerciali (Bologna e Chioggia) che generano 17 milioni di euro di ricavi d’affitto annui netti. L’operazione verrà realizzata attraverso il fondo Food Fund costituito e gestito da Prelios SGR, al quale IGD conferirà gli immobili. Il 60% del fondo sarà detenuto da un veicolo lussemburghese (50% Sixth Street e 50% Starwood Capital), mentre il restante 40% sarà detenuto da IGD. Il gruppo incasserà dalla cessione delle quote circa 155 milioni. L’operazione rientra nella strategia definita nel Piano Industriale 2022-2024. “Questa cessione porta a circa 270 milioni di euro il totale delle risorse reperite negli ultimi 3 anni per diminuire l’indebitamento del Gruppo. In questo modo ridurremo il Loan to Value di circa 3,7 punti percentuali”, ha dichiarato Claudio Albertini AD di IGD.

Egalité prova a crescere, in arrivo la terza “boulangerie” a Milano

Terza apertura a Milano per Egalité, format ispirato alla boulangerie francese. Il nuovo punto vendita si trova in corso Sempione, di fronte all’Arco della Pace. Si sviluppa su uno spazio di 250 mq con circa 70 coperti ed è suddiviso in due zone, una pensata per il take away, l’altra per la consumazione al tavolo. Caratterizza il locale anche il laboratorio a vista. È previsto anche il dehor. Il primo locale, in via Melzo, era stato disegnato dallo studio di architettura internazionale Vudafieri-Saverino Partners. Lo scorso autunno era stato aperto il secondo locale in città, in piazza San Simpliciano 7, all’interno di locali che in precedenza erano stati occupati anche da California Bakery. Il marchio Egalité fa capo a una pluralità di soci, ma la quota di maggioranza è appannaggio di Food Finance One AG, società anonima di diritto svizzero. Amministratore unico è Carlo Zerbi, che vanta passate esperienze nella ristorazione, in progetti quali Amy Sushi, PIE-Pizza italiana espressa e PaninoLAB.

Top manager, competenze e crescita personale

a cura di Beppe Scotti*

NAVIGARE NEL MONDO PROFESSIONALE CON AUTOCONSAPEVOLEZZA

In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti e sfide continue, l’autoconsapevolezza emerge come un faro nella nebbia del mondo professionale. Non è solo una questione di conoscere i propri punti di forza e debolezza, ma di comprendere profondamente come le nostre azioni, pensieri ed emozioni influenzano l’ambiente circostante.

L’autoconsapevolezza inizia con l’introspezione. È un viaggio interiore che richiede onestà e apertura. Riflettere sulle proprie esperienze, riconoscere i modelli comportamentali e accettare sia i successi che i fallimenti sono passi cruciali in questo percorso. Questa pratica non solo migliora la nostra auto percezione, ma affina anche la nostra capacità di interagire con gli altri in modo più empatico e efficace.

Inoltre, l’autoconsapevolezza è strettamente legata all’equilibrio vita-lavoro. Comprendere le proprie esigenze, stabilire confini sani e gestire lo stress sono aspetti che contribuiscono a una vita professionale più soddisfacente e produttiva. Questo equilibrio si riflette in una maggiore creatività, motivazione e, in definitiva, in un impatto positivo sulle prestazioni lavorative.

L’autoconsapevolezza non è un traguardo, ma un processo continuo di crescita e apprendimento. È un viaggio che arricchisce non solo la vita professionale, ma anche quella personale, portando a una maggiore comprensione di sé e del mondo che ci circonda.

*CEO del Gruppo Ethos, executive business coach e speaker motivazionale

pag. 13 | retail&food | Marzo 2024

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NEWS | Opening

Burger King, novità al Centro Nord: arriva a 273 ristoranti

Burger King, alla fine dello scorso dicembre, ha messo a segno cinque nuove aperture, di cui due in Lombardia, a Legnano (Mi) e Curtatone (Mt), una in Piemonte a Saluzzo (Cn), una in Toscana a Fucecchio (Fi) e l’altra in Abruzzo, a Pescara. In questo modo il brand raggiunge 273 locali in Italia, di cui 88 di proprietà diretta e gli altri in franchising. A queste, vanno aggiunte aperture già avviate da qualche mese, di cui tre nella sola città di Milano (V.le Abruzzi, Via Giambellino, Via Pacini). Da segnalare la maggior propensione alle aperture dirette intrapresa dal brand, che sono state 14 nel corso del 2023.

A Ostia, seconda apertura per ALT Stazione del Gusto

ALT Stazione del Gusto, il nuovo format di ristorazione ideato da Eni, in collaborazione con lo chef Nico Romito, ha aperto il suo secondo punto vendita. Il ristorante si trova ad Ostia ed arriva a circa cinque mesi dal primo della catena (all’Eur). Si trova a ridosso di una stazione di servizio Enilive ed è il primo di una serie che dovrebbe segnare l’accelerazione del format. Infatti è già stata individuata una terza location, sempre a Roma, mentre in lizza ci sono già 3 o 4 luoghi ideali, che segneranno il debutto a Milano. Lo scorso anno, in occasione dell’inaugurazione, Eni aveva dichiarato l’intenzione di procedere con circa 100 aperture nel giro di 4 anni. La proposta di ALT Stazione del Gusto si caratterizza per un menù standard, che si ritrova in tutti i locali, dove spiccano “bombe”, pollo fritto, insalate, le fette di pane condite, più tanti altri piatti caldi e pasticceria.

MediaWorld al Nomentano in formato Smart

MediaWorld ha inaugurato a Roma, nel quartiere Nomentano, un negozio in formato Smart, quello che rappresenta il concept di prossimità. È il settimo punto vendita nella Capitale, l’undicesimo nel Lazio. Il punto vendita sorge al primo piano di un nuovo edificio dove è stato recentemente inaugurato un supermercato Conad. Anche questo Smart offre ai clienti i servizi multicanale, come il “ritiro gratis in 30 minuti”, il pick&pay, e c’è a disposizione la postazione “Scaffale Infinito”, che consente di trovare e acquistare tutti i prodotti non esposti direttamente in store. Infine, è presente lo Smartbar, dove è possibile ottenere assistenza personalizzata e riparazione su una vasta gamma di dispositivi, a partire dagli smartphone.

Il Mercato Centrale di Firenze accoglie Five Guys

Il fast food americano Five Guys ha aperto un nuovo punto vendita al centro commerciali i Gigli di Campi Bisenzio (Firenze). Il locale si trova all’interno de I Banchi del Mercato Centrale, uno spazio che comprende una quindicina di attività, gestito appunto dall’omonimo brand creato da Umberto Montano. Per Five Guys si tratta di un ottimo risultato. La catena (sviluppata in Italia dal gruppo immobiliare Statuto) ha già messo il piede nel travel, con Milano Centrale e Roma Termini, sta per arrivare a Monza e con questa operazione fa il suo ingresso nello shopping center più grande della Toscana (nel 2015 i comunicati aziendali gli accreditavano circa 15 milioni di visitatori l’anno). Per il Mercato Centrale è invece una scelta non scontata, considerando che I Banchi viene presentato come uno spazio con “15 botteghe artigiane, dove è possibile mangiare e acquistare prodotti tipici e artigianali toscani e italiani.

NEWS | Opening pag. 16 | retail&food | Marzo 2024

Rossopomodoro arriva nel centro storico di Como

Nel centro di Como, dove un tempo c’era il ristorante Pane e Tulipani, ha aperto una nuova pizzeria Rossopomodoro. Si tratta di un locale con circa 90 coperti, aperto sia a pranzo sia a cena, e un team di 25 addetti. L’apertura è avvenuta in collaborazione con il partner in franchising Big srl, di Claudio Crippa, che già gestisce diversi altri ristoranti della catena nel Nord Italia. “Con questa apertura di fine anno festeggiamo ancora una volta il grande successo del 2023, un anno molto proficuo durante il quale abbiamo raggiunto risultati e obiettivi molto alti” ha affermato Nicola Saraceno, amministratore delegato di Rossopomodoro. Oggi il marchio conta più circa 120 ristoranti pizzerie, situati nei centri storici delle più importanti città italiane, Roma, Firenze, Milano, Bologna, Palermo, Bari, Torino, Genova, Venezia, in diverse località turistiche da Nord a Sud, così come nelle stazioni e aeroporti principali e in tantissimi centri commerciali. Il brand è anche all’estero, come Stati Uniti, Gran Bretagna, Danimarca, Malta.

Mondadori Bookstore | MA apre al Maximo Shopping

Al Maximo Shopping Center di Roma ha aperto un punto vendita di Mondadori Bookstore | MA. Si tratta di uno dei concept di librerie della Mondadori, ispirato all’ecosotenibilità, non tanto nella selezione dei libri, quanto nella fattura del locale. La libreria, da circa 300 metri quadrati, ospita un’offerta di 22mila titoli e presenta uno spazio dedicato alla musica (dischi e vinili), una piccola galleria da adibire a mostre e alcuni tavoli da adibire a co-working e alla lettura libera. Il format prende il nome dal concetto filosofico di matrice nipponica del MA (間), che si può tradurre come “uno spazio indefinito tra il cielo e la terra dove l’uomo può svuotare la mente e nutrire l’anima”. Sul fronte tecnologico, ci sono totem multimediali, casse self, il servizio di click&collect e la funzione Trovalibro, che offre la possibilità di individuare la posizione del titolo desiderato tra quelli disponibili in store.

Porta di Roma e Malpensa, ultime novità di Starbucks

Starbucks ha messo a segno due importanti aperture recenti: una all’aeroporto milanese di Malpensa, la seconda presso il centro commerciale Porta di Roma. Sono operazioni che portano l’insegna a un totale di 35 punti vendita in Italia, distribuiti in otto regioni, con 12 opening effettuate nel corso del 2023. A Malpensa, si tratta del caffè posto al Terminal 2, che fa il paio con quello già esistente dal 2018 del Terminal 1. Quello al Porta di Roma, invece, è già il quinto Starbucks della Capitale. Si sviluppa su 150 metri quadrati e 25 posti a sedere. “Le nuove aperture rispecchiano appieno l’obiettivo di Starbucks e Percassi: offrire tutto il meglio dell’esperienza Starbucks a sempre più consumatori, personalizzando ogni punto vendita a seconda del luogo che lo ospita” ha commentato Vincenzo Catrambone, General manager di Starbucks in Italia.

Al Lingotto apertura congiunta Jean Louis David e The Barber & co.

Al centro commerciale Lingotto di Torino ha aperto un negozio dedicato alla cura della persona, in una veste originale. Il punto vendita è a doppio marchio, Jean Louis David e The Barber & Co. Entrambi i marchi sono sviluppati da Blooming Group, noto soprattutto per la gestione di brand di ristorazione nel Nord Ovest, che però sta potenziando gli investimenti anche sul fronte del personal care. Dopo questa operazione, è seguita una nuova apertura, a marchio Jean Louis David, al centro commerciale Il Gialdo di Chieri (in foto), nella prima cintura torinese. Il negozio si trova al piano meno 1, di fronte alle casse del supermercato.

NEWS | Opening pag. 17 | retail&food | Marzo 2024

Rom’antica festeggia cinquanta pizzerie

È arrivata a Modena la pizzeria al taglio numero 50 per Rom’antica, il brand di pizza alla romana del gruppo Finiper Canova. Il punto vendita è nel cuore della città, in corso Duomo. Per ora lo sviluppo del marchio ha interessato Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Marche. Rom’antica si caratterizza per la proposta di pizza alla romana, basata quindi sulla leggerezza e croccantezza, grazie al basso contenuto di lievito e una lievitazione lunga. Il piano di espansione va comunque avanti e quella modenese non è stata l’ultima in ordine di tempo, perché a stretto giro è arrivata l’apertura numero 51 sempre in Emilia Romagna, questa volta a Piacenza, anche qui nel pieno centro della città.

Conbipel “riparte” dal Lingotto di Torino

Conbipel, iconico marchio italiano che risale al 1958, ha aperto all’interno del centro commerciale Lingotto di Torino, in una sede più ampia, rinnovata, da 180 metri quadrati. Questa relocation all’interno dello shopping center torinese simboleggia anche la ripartenza del marchio a livello retail. Conbipel, infatti, era finita in amministrazione straordinaria. Dal 2022, la società è gestita da BTX Italian Retail and Brands, un ramo della controllante, ossia il fondo Grow Capital Global che ha sede a Singapore. La proprietà aveva individuato alcune chiusure in Italia, salvando comunque più di 160 punti vendita. E aveva proceduto anche alla cessione del ramo logistico (il magazzino di Cocconato d’Asti) a Dhl Supply Chain Italia.

Barberino’s vola a New York insieme a Strategic Brand Investment

Apertura di prestigio per la catena beauty al maschile Barberino’s, approdata nel cuore di New York. Il barber shop si trova al 520 di Madison Avenue, a Manhattan, non lontano da alcuni dei punti di riferimento più iconici di New York, come il MoMA e Times Square. L’apertura negli Stati Uniti è frutto di un’iniziativa che coinvolge Eric Malka, co-fondatore della catena The Art of Shaving e titolare di Sbi-Strategic Brand Investments, e i fondatori di Barberino’s Michele Callegari e Niccolò Bencini. Dopo aver consolidato la propria presenza in Italia, con 18 negozi all’attivo, questa operazione per Barberino’s dovrebbe rappresentare solo il primo passo di un programma più ampio di internazionalizzazione. Il negozio prende proprio il posto di un ex punto vendita The Art of Shaving, catena nel frattempo finita nel portafoglio di Procter & Gamble.

C’è anche Zara allo shopping centre Fiumara di Genova

Con uno store di grandi dimensioni, intorno ai 4mila metri quadrati di superficie, Zara apre le porte all’interno di Fiumara Shopping Center, uno dei più frequentati di Genova. Il negozio, allestito su due piani della galleria commerciale, testimonia l’attività di riposizionamento che sta interessando il centro commerciale, che nei mesi scorsi ha ospitato anche una nuova apertura con Miniso. “Posto strategicamente su due livelli, con accesso sia dalla galleria che dal parcheggio multipiano, ci aspettiamo che il negozio amplifichi i flussi in galleria, attraendo nuovi clienti in sinergia con tutte le insegne del centro, che oltre a una forte anima shopping ha una ricca proposta di ristorazione e divertimento” ha commentato Simona Fallai, responsabile Retail Asset Management Italia e Francia di CBRE Investment Management (immagine d’archivio).

NEWS | Opening pag. 18 | retail&food | Marzo 2024
pag. 19 La nuova pubblicazione con tutti i decisori delle catene f&b Uscita giugno 2024 in occasione di DFM Dire Fare Mangiare Per informazioni su come partecipare online@edifis.it Supported by AIGRIM Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate

“POCO PESO IN PORTAFOGLIO, MA IL RETAIL È STRATEGICO NEI PROGETTI MIXED USE”

Coima Sgr lavora ancora sul brand mix di Porta Nuova a Milano, arrivano Uniqlo e qualche marchio fashion-donna. Si scaldano i motori per la commercializzazione di Porta Romana. “Le insegne si catturano anche grazie a elementi flessibili nel contratto d’affitto” spiegano i manager. Intervista a Matteo Ravà e Cristian Celin di Adriano Lovera

Coima è lo sviluppatore immobiliare che, negli ultimi anni, si è preso il ruolo di principale “trasformatore” del panorama urbanistico di Milano. La sua Sgr, tramite circa 25 fondi, ha in portafoglio diversi edifici, di cui la mega torre Unicredit, compresa nel fondo Porta Nuova Garibaldi, è solo il più iconico. Il “retail” puro si limita a pochi pezzi. E gli investimenti stanno virando verso grandi porzioni di quartieri da ridisegnare in chiave mixed use, caratterizzati da un piano terra adibito a retail/ristorazione e da piani alti per lo più residenziali e direzionali. Tramite il fondo Porta Romana (promosso e gestito dalla Sgr e sottoscritto da Covivio, Prada Holding e dal fondo Coima ESG City Impact) sta portando avanti il progetto di riqualificazione dell’ex scalo Fs di Porta Romana, in cui sorgerà inizialmente il grande Villaggio Olimpico dedicato alle olimpiadi invernali 2026 Milano-Cor-

tina. Proprio il fondo Esg City Impact Fund sarà il cuore degli investimenti del triennio 2024-2026, con una potenza di fuoco di 3 miliardi di euro, tutti dedicati a progetti di rigenerazione urbana. Secondo la società, si tratta del primo fondo chiuso italiano caratterizzato da obiettivi misurabili in termini di Esg. È questo il trend dei grandi sviluppatori di oggi: progetti su vasta scala, in cui l’equity viene impiegato per trasformare quartieri o aree industriali e logistiche ormai in disuso. Ne è un esempio anche il “colpo” messo a segno da Coima sul finire dell’anno scorso, quando ha soffiato ai rivali di Hines lo sviluppo di MilanoSesto, a Sesto San Giovanni, insieme a Redo Sgr. In questo scenario, qual è il ruolo riservato a retail e ristorazione? Abbiamo fatto il punto con Matteo Ravà, Head of Fund and Asset Management e Cristian Celin, Fund and Asset Director, entrambi di Coima Sgr.

Qual è lo stato di salute del retail commerciale, dal vostro punto di osservazione?

(Ravà) Come asset class immobiliare, attualmente cattura pochi investimenti. È evidente dai dati di settore. Ma la propensione al consumo è tornata e,

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INTERVISTA | Coima Sgr

in generale, i brand stanno tornando ai livelli del 2019, non solo per un effetto inflazione, ma concretamente grazie alla ripresa. Oggi, dalle attività del nostro portafoglio, vediamo una ristorazione un po’ a rilento, mentre vanno molto bene quei marchi che possiamo definire mainstream, da Nike a Sephora per intenderci.

Il pre e il post Covid sono ancora un punto di riferimento determinante per analizzare il settore?

(Celin) Sì. Il post Covid ha rappresentato un punto di svolta per tutte le asset class, non solo per il retail, ma anche per residenziale, direzionale e logistico. Il filo comune che lega questa evoluzione è la centralità delle città: entro il 2030 il 70% degli abitanti del pianeta vivrà nei centri urbani. Ma non solo. Anche le grandi aziende, smaltito l’eccesso di smart working, stanno ripor-

tando gli uffici nel cuore delle municipalità, in controtendenza rispetto al pre Covid, quando c’erano anche delle realtà, soprattutto internazionali, che operavano decentrando il direzionale. Le imprese hanno compreso che, se vogliono essere attraenti verso i profili migliori, devono farli lavorare dove ci sono i servizi. Ecco allora che il retail e la ristorazione assumono un ruolo fondamentale per caratterizzare i vari quartieri, in modo che rispondano a dovere alle esigenze di chi li frequenta.

Questo è ciò che caratterizza la zona milanese di Porta Nuova?

(Celin) Esatto, Porta Nuova a Milano è una fotografia calzante di questo trend. Potremmo definirla una shopping experience all’aperto, ma a differenza di uno shopping center tradizionale, dove le persone sostanzialmente si recano per fare acquisti, è un quartiere in cui si in -

crociano lavoratori, residenti, milanesi provenienti da altre zone e turisti. Nel caso specifico di piazza Gae Aulenti, abbiamo effettuato un profondo lavoro di analisi sui vari target, dando vita a un’attività intensa di riposizionamento e rimescolamento del brand mix. Negli ultimi due anni, abbiamo sottoscritto 20 nuovi contratti retail, proprio per rispondere alle varie esigenze. Per esempio, in zona passeggiano tante famiglie. Mancava un negozio di giocattoli. Ed è arrivato lo store Lego.

Qualche altro brand in arrivo?

(Celin) Si stanno liberando gli spazi che erano di Replay e punteremo ad avere tre nuove unità con un focus su un marchio idoneo a potenziare la proposta fashion rivolta alle donne. E poi, speriamo ad aprile, sarà finalmente inaugurato il grande “cubo vetrato” che ospiterà la seconda sede milanese di Uniqlo. Questa è un’operazione importante, perché marchi di questo calibro fanno da “apripista” e servono da traino per attirarne altri. Sul fronte servizi, sta per arrivare una farmacia Dr Max.

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Matteo Ravà, Head of Fund and Asset Management di Coima Sgr Cristian Celin, Fund and Asset Director di Coima Sgr L’ingresso del prossimo negozio Uniqlo in piazza Gae Aulenti a Milano

E invece, come va la ristorazione?

(Celin) In piazza Gae Aulenti, al piano -1, attiguo all’Esselunga, i marchi presenti lavorano molto bene durante la pausa pranzo, con un’ottima qualità e velocità del servizio. Meno intensamente la sera. Verso via Vespucci, più dal lato delle ex Varesine, abbiano concentrato la ristorazione di fascia più alta.

Che cosa manca per completare il lavoro?

(Celin) Una delle prossime sfide è lavorare su via Cappelli (la salita che porta verso piazza Gae Aulenti, ndr) perché è caratterizzata da un forte passaggio di persone, ma ancora poca propensione a fermarsi nei negozi, nonostante la presenza di brand di target alto. E anche nell’area food sotto la piazza, di cui parlavamo sopra, stiamo considerando un reshuffle.

Veniamo a progetti futuri, partendo dallo scalo di Porta Romana. Entro le Olimpiadi invernali 2026 deve essere pronto il Villaggio Olimpico. Dopo l’evento sportivo proseguirà la trasformazione dell’area. In quale direzione?

(Ravà) Dopo le Olimpiadi, sorgerà il più grande studentato convenzionato d’Italia, con oltre 1.700 posti letto, e nella parte restante ci sarà ancora una porzione di residenziale e una di uffici. Nel complesso, la parte di retail e servizi occuperà 40-50mila metri quadrati, che avranno caratteristiche in linea

con il tipo di utenze. È chiaro che non daremo vita a uno shopping district, ma a una serie di attività tra negozi, servizi e ristorazione rivolti a studenti, lavoratori e residenti.

È già iniziata la commercializzazione di Porta Romana?

(Ravà) No, è presto, siamo ancora in fase di progettazione degli spazi. Ma c’è molto interesse e riceviamo già molte richieste da parte dei brand, che vogliono sapere quando sarà possibile prenotarsi.

E a MilanoSesto? È già possibile delineare quale saranno le caratteristiche del retail?

(Ravà) No, è davvero troppo presto. Ma il progetto conserva una forte componente residenziale, dunque attività e servizi saranno coerenti per rispondere a quel tipo di utenza. In passato si era parlato di costruire un grande centro commerciale, ma vista l’abbondanza di offerta in tutto il quadrante Nord di Milano, questa ipotesi può considerarsi esclusa.

Com’è oggi il rapporto tra proprietà/gestori e tenant?

(Ravà) C’è sempre maggior collaborazione. Se pensiamo ancora a Porta Nuova, organizziamo incontri periodici con i retailer, dove cerchiamo di coinvolgere per ciascun brand almeno lo store manager e una figura operativa dell’azienda. Serve per confrontarsi e valutare opportunità di marketing in comune. A questo contribuisce anche un’app di distretto.

E sul fronte dei contratti d’affitto?

(Ravà) Cerchiamo di andare incontro ai futuri tenant, puntando sulla flessibilità. In generale, cerchiamo di attirare nuovi brand consentendo loro un avviamento soft, che vada poi a

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Ecco come si presenterà la zona retail e ristorazione del futuro quartiere di Porta Romana a Milano

consolidarsi a regime. Per fare qualche esempio concreto, è frequente l’inserimento di quote variabili del canone, tipo il turnover rent (percentuale sul fatturato) o addirittura abbiamo sperimentato il footfall rent, ossia una quota del canone slegata dalle vendite, ma calcolata in base al passaggio di persone. Infine, tengo a sottolineare l’aspetto della sostenibilità. Quando selezioniamo i brand, poniamo molta attenzione al loro impegno in termini di Esg. Ogni “inquilino” è classificato tramite una sorta di score card legata alla sostenibilità, che considera aspetti quali il prodotto venduto, il trattamento del personale, fino a tutto quel che riguarda l’impegno in ambito sociale.

Guardiamo un po’ oltre. A parte Milano, ci sono progetti concreti che vedranno impegnata Coima in altre città?

(Ravà) Tramite il nostro fondo ESG City Impact, che ha raggiunto 1 miliardo di equity, stiamo guardando ad alcune opportunità a Roma, di dimensioni inferiori rispetto a Milano, ma comunque rilevanti. Senz’altro si ragiona su una dimensione di quartiere e non di singolo edificio. Il focus è sulla destinazione mista, quindi su progetti di rigenerazione urbana che partano da una forte componente residenziale, attorno a cui costruire il resto, compresi retail e servizi.

I fondi “sostenibili” catturano gli investitori istituzionali

Tra i veicoli privilegiati di investimento in progetti di rigenerazione urbana, il fondo Coima City Impact Fund, di cui è già stato pianificato l’incremento a 2 miliardi di raccolta, è considerato il primo fondo italiano di investimento chiuso, con obiettivi misurabili di im-

patto ESG. Il fondo è partecipato da investitori quali Fondazione Enpam, Cassa Forense, Cassa Dottori Commercialisti, Inarcassa, BCC Credito Cooperativo, Fondazione Cariparo, Compagnia di San Paolo. Gli è stato assegnato un rating a 5 stelle secondo la classificazione di Gresb (Global Real Estate Sustainability Benchmark).

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ANYTIME FITNESS: “PUNTIAMO A 60 CLUB ENTRO IL 2024”

Il brand, parte di una catena internazionale da oltre 5.000 location, si basa sull’affiliazione per crescere in Italia. “Ora è il momento di investire anche al Sud” racconta il Ceo Roberto Ronchi in questa intervista di Paola Oriunno

L’emergenza l’aveva messa al tappeto, ma oggi la fitness industry è in ripresa. Il settore prosegue nel suo percorso di recupero e, per alcuni marchi, si stimano numeri migliori anche del 30%-40% rispetto al 2019. Ma solo per quei brand che hanno saputo reinventarsi e adattarsi alle nuove abitudini (e ai portafogli) dei consumatori. Per capire come si sta riassestando il settore in Italia abbiamo intervistato Roberto Ronchi, Chief Executive Officer e Luca Braschi, Marketing & Communication Manager di Anytime Italia.

Come è nata Anytime Fintess e quali sono i numeri della rete in Italia?

RR Lo sbarco di Anytime Fitness in Italia è merito di un imprenditore italo-australiano che nel 2016 ha acquisito dalla casa-madre la licenza d’uso del marchio per lo sviluppo della rete come Master

Franchisor sul territorio italiano, realizzando il sogno di fare business nella sua terra d’origine. Oggi Anytime Fitness conta 42 club affiliati, distribuiti tra Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Lazio, Umbria, Abruzzo, Campania e Sicilia.

Come accompagnate i nuovi affiliati per le nuove aperture?

RR Viene fornito un supporto iniziale nella ricerca della location più adatta ai nostri parametri e, nel caso in cui il franchisee abbia già delle proposte, si procede con un’analisi di geo-marketing che possa evidenziare punti di forza e criticità del territorio. Ciò definito, si avanza con la fase di progettazione e design attraverso professionisti del settore che si assicurano di rendere funzionali le linee guida imposte dalla casa madre e adattarle al mercato di riferimento. Assicuriamo inoltre un supporto per la pro-

mozione del centro e per la strategia di marketing generale da attuare, sia in fase di prevendita che dopo l’apertura. Il franchisee è inoltre facilitato nella gestione della propria attività attraverso un portale intuitivo che permette la gestione del club anche da remoto.

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BRAND ANALISYS | Palestre

Qual è la location migliore per aprire una palestra Anytime Fitness? Centri urbani, centri commerciali?

RR Il format risulta vincente sia nei centri urbani di grandi città che nelle province più piccole. I nostri fitness club necessitano di un bacino di circa 20.000 abitanti in un raggio pedonale e possono essere sviluppati in qualsiasi tipologia di spazio commerciale.

Quale è il profilo del vostro affiliato tipo? Preferite partner strutturati (con più palestre) o aperture di singole palestre?

RR L’offerta di affiliazione si rivolge ad imprenditori - non necessariamente con esperienze specifiche nel settore del fitness - manager o professionisti che vogliano avviare in prima persona o in società una nuova attività. Più del 60% degli affiliati possiede più di 3 palestre ed il 44% dei franchisee è proprietario di oltre 5 club.

Quali sono i vostri obiettivi di espansione?

RR In Italia abbiamo superato i 40 club operativi e abbiamo assistito all’avviamento di diversi nuovi progetti che ci porteranno già nei prossimi mesi a raggiungere le 50 palestre. Ma l’obiettivo è addirittura arrivare a 60 club entro dicembre. Dopo un importante sviluppo iniziale nel Centro-Nord, è il momento di porre attenzione verso aree ancora scoperte come Sud e Isole.

Tra il 2020 e il 2022 il settore ha risentito delle conseguenze della pandemia. Oggi la palestra è tornata a essere un luogo importante per il benessere fisico e mentale. Qual è il vostro punto di vista su questo argomento?

LB Ciò che è successo ha certamente avuto un impatto significativo sul settore ma, nonostante ciò, oggi siamo felici di confermare quanto le palestre, e più in generale il benessere fisico e mentale dell’individuo, stiano assumendo un ruolo centrale nelle nostre vite. Negli ultimi anni, in molti hanno adottato nuove forme di allenamento, come quello da remoto o all’aperto, ma nessuna di queste si è mai imposta. Un approccio più “ibrido” ha spinto i grandi operatori del settore verso un’evoluzione naturale della proposta e degli strumenti attraverso i quali renderla fruibile. Anche all’interno del nostro ecosistema stiamo già assistendo ad un aumento della tecnologia integrata nell’esperienza di fitness, come l’utilizzo di app e dispositivi per monitorare e ottimizzare le prestazioni. Siamo convinti del fatto che la palestra rimarrà un luogo insostituibile nelle abitudini di chi mira ad una vita sana e salutare. Il senso di appartenenza e l’interazione sociale che si crea all’interno di questi ambienti non saranno mai destinati ad occupare un posto secondario nelle aspettative del consumatore finale.

Proponete anche corsi di fitness online?

LB: In realtà siamo convinti di proporre addirittura qualcosa in più. Attraverso il nostro sistema interno di smart coaching, il cliente vive una fitness experience iper-connessa. Garantiamo infatti ad ogni iscritto la vicinanza del proprio trainer ed un servizio personalizzato in qualsiasi momento, dentro e fuori dalla palestra. Inoltre, siamo accessibili 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.

Anytime Fitness è da poco entrata al Mercato di Reggio Emilia. Cosa vi ha attratto di quella location?

RR: L’obiettivo iniziale è sempre stato quello di portare il nostro marchio in una città importante come Reggio Emilia. Sicuramente la possibilità di poter

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Luca Briaschi, Marketing & Communication Manager Anytime Italia SRL Roberto Ronchi, Chief Executive Officer Anytime Italia SRL

sfruttare le sinergie che si verranno a creare con il network del Mercato e la posizione strategica in cui sorge, non hanno fatto altro che convincerci ancora di più della validità del progetto.

Siete anche a Mind (Rho Fiera), un’area in forte crescita e sviluppo. Perché avete scelto di esserci?

RR: Milano Mind è un progetto di cui abbiamo fortemente voluto far parte, nonostante si ponga evidentemente obiettivi più a medio-lungo termine rispetto ad una normale apertura. Mind rappresenta infatti un hub dinamico e in continua evoluzione, che la rendono una location strategica per un sistema in grande sviluppo come il nostro. La decisione di stabilirci all’interno di quest’area riflette pertanto, da una parte il nostro impegno costante nel soddisfare le esigenze delle comunità locali e contribuire al benessere della collettività; dall’altra ci permette di essere parte di un progetto ambizioso, caratterizzato da un crescente flusso di visitatori e di popolazione residenziale destinato a diventare un punto di riferimento su Milano sotto tutti i punti di vista.

In Europa aumentano le iscrizioni e i ricavi. Cresce l’interesse degli investitori

In Europa, nel 2022 erano attivi 68.830 fitness club. È quanto emerge dallo studio condotto da Deloitte in collaborazione con EuropeActive (European Health & Fitness Market Report). Le iscrizioni sono cresciute di circa 7

milioni di unità rispetto al 2021, ovvero del 12,3%, passando dai 56,2 milioni del 2021 ai 63,1 milioni del 2022 per una percentuale complessiva di ricavi pari a +66% (28 miliardi di euro). Nel 2022, inoltre, sono state portate a termine 13 operazioni di fusione e acquisizione, dimostrando che l’interesse degli investitori nei confronti del mercato del fitness è vivo.

Anytime Fitness è un brand internazionale. Quali differenze avete notato nelle abitudini dei clienti nei diversi Paesi e per quali abitudini/ caratteristiche si contraddistingue Anytime fitness in Italia?

LB: Nonostante esistano dei tratti comuni in quello che noi definiamo target consumer per il nostro brand a livello globale, è chiaro che le abitudini e le aspettative dei clienti possano variare da un Paese all’altro, anche all’interno della stessa catena. Tuttavia, ci sono alcune tendenze e caratteristiche che possiamo identificare, in particolare per quanto riguarda il mercato italiano. Ad esempio, oggi più che mai In Italia si evidenzia una forte enfasi verso uno stile di vita sano e attivo, con molte persone che cercano di integrare l’esercizio fisico nella loro routine quotidiana. Purtroppo, la media italiana non è ancora paragonabile a quella europea, ma siamo sulla buona strada.

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CACCIA AGLI SPAZI RETAIL IN STAZIONE FARI PUNTATI SULLE NOVITÀ DI MERCATO

e propongono nuovi format. Voci insistenti di vendita su Grandi

Proprio come gli aeroporti, anche le stazioni ferroviarie sono in scia alla decisa ripresa del travel che ha caratterizzato l’anno passato. Un fermento che si riflette sulle attività commerciali, benché non manchino le incognite. A livello di passeggeri, il gruppo Ferrovie dello Stato ha parlato di 648 milioni di passeggeri totali nel 2023, in crescita del 18% sul 2022, dei quali 470 milioni serviti da Trenitalia, 165 milioni da Busitalia e la parte restante da Ferrovie del Sud-Est. Nei soli tre mesi estivi, 100 milioni di persone hanno utilizzato convogli Trenitalia. Per quanto riguarda invece Italo, i passeggeri (fra treni e Itabus) sono stati 25 milioni, un volume ormai superiore ai 20,1 milioni del 2019. Va ricordato che lo scorso anno l’azionista di maggioranza di Italo-NTV è diventato il colosso delle crociere MSC, determinato a trovare punti di integrazione tra i vettori e a potenziare il numero di corse e stazioni servite, che intanto sono arrivate a 62 con gli ultimi ingressi di Pavia, Voghera e Tortona. Abbiamo provato a fare il punto della situazione con i princi-

pali gestori di spazi commerciali della nostra rete. C’è da registrare la posizione di Grandi Stazioni Retail (che ha in gestione le 14 principali stazioni dell’alta velocità italiana), che ha scelto di non rispondere alle domande, spiegando che in questa fase il management non rilascia interviste. Una scelta dovuta alle indiscrezioni di mercato che ormai da settimane delineano un imminente cambio societario, con l’intenzione del fondo Antin di cedere il controllo della società. A una nostra richiesta di spiegazioni, anche l’ufficio comunicazione della compagine francese ha risposto con un classico “non rilasciamo commenti in questa fase”. Restituisce uno scenario molto positivo, invece, Altagares (Altarea) come si può leggere dall’intervista di seguito.

Salgono i passeggeri, ma anche i ritardi

Certo, il grande fermento sulla rete e la moltiplicazione delle frequenze sta avendo un rovescio della medaglia che si riflette sui passeggeri: il problema

dei ritardi. L’alta velocità costa, ma quel che promette è rapidità nei collegamenti, che dovrebbe andare a braccetto con la puntualità. Un contraccolpo difficile da confermare con le statistiche, ma che si avverte sulla pelle dei viaggiatori, sia quelli dell’alta velocità, sia dei pendolari. L’ultimo rapporto sulla qualità dei servizi di Trenitalia scrive

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DOSSIER | Stazioni
Gli operatori, con la ristorazione in prima fila, scommettono sulle stazioni Stazioni Retail. Altagares vorrebbe sprintare su Torino Porta Susa, ma Rfi è in ritardo di Adriano Lovera

che il 98% dei treni ad alta velocità arriva con un ritardo compreso tra zero e 60 minuti. Una “forchetta”, però, molto larga. Un recente approfondimento del Corriere della Sera, seppur parziale e basato su poche settimane di osservazione tra novembre e dicembre, metteva in luce alcune criticità. Quasi un quarto dei Milano-Roma con un ritardo dai 15 ai 120 minuti o i Venezia-Milano con il 17% dei treni che supera i 20 minuti di ritardo. Quanto a Italo, l’ultimo rapporto sulla qualità dei servizi, anche questo purtroppo basato su dati del 2022, parla di un 58,3% dei treni con un ritardo compreso entro l’ora dell’orario previsto. Non proprio una puntualità svizzera. Come si riflette, questo, sulle attività retail?

Food court rinnovate

A prima vista, i ritardi non scoraggiano gli acquisti. Anzi, forse, specialmente le attività a basso costo (come bar, fast food, convenience store, hi-tech) finiscono per beneficiare del maggior tempo passato in stazione dai viaggiatori. E il grande numero di nuove aperture avvenute nel corso del 2023 ha presentato ai viaggiatori un panorama ricco di proposte. Solo per citarne alcune, sul finire dell’anno ha inaugurato il grande Eataly da 700 metri quadrati in Stazione Termini, preceduto da new entry come Rituals, la boulangerie di ispirazione francese Paul (che ha fatto il bis anche in Centrale a Milano), oppure wagamama e, ancora, Starbucks. A Milano, è stata inaugurata la nuova food hall di Porta Garibaldi, mentre gli anni passati avevano già visto terminare molti interventi, tra cui le stazioni Centrali di Napoli e Torino con aree food rinnovate a ampliate. Anche nelle stazioni, un po’ come negli aeroporti, il traino della spesa è dato dalla ristorazione.

Maltempi (Altarea): “Vendite ok. Grandi novità su Ostiense, mentre

Porta Susa è in ritardo per Rfi”

Tracciamo prima un perimetro delle attività italiane di Altarea.

Simone Maltempi è amministratore delegato di Altarea Italia. La società, tramite una controllata, gestisce le attività retail di 5 stazioni, frutto della vendita avvenuta nel 2019 da parte di Centostazioni. Si tratta di Milano Porta Garibaldi, Torino Porta Susa, Padova, Roma Ostiense e Napoli Afragola. Altarea in Italia è attiva su due fronti. Nel retail, tramite due centri commerciali in Lombardia (Due Torri di Stezzano e Corte Lombarda di Bellinzago) e nelle cinque stazioni ferroviarie in concessione. In questo caso, i veicoli sono espressioni della parternship tra Altarea e Credit Agricole Assurance. Inoltre, operiamo anche nelle energie rinnovabili e possiamo già svelare il primo progetto in sviluppo, a Campomarino (Molise) con un parco fotovoltaico da 10MW che dovrebbe diventare attivo per fine anno.

Quali sono i numeri principali delle cinque stazioni ferroviarie gestite?

Il perimetro in concessione è di oltre 26mila metri quadrati di superficie. Di questi, 18mila sono già oggetto di gestione e valorizzazione. Andiamo dai quasi 11mila metri quadrati di Milano Porta Garibaldi alla più piccola Roma Ostiense, con 2.600. La parte restante, circa 8mila mq, è oggetto di consegna differita da parte di Rfi. Si tratta per lo più di spazi commerciali a Torino Porta Susa e Milano Porta Garibaldi. Ci occupiamo direttamente della gestione degli spazi commerciali mentre per quel che concerne lo sfruttamento pubblicitario, ci avvaliamo di un tandem di concessionarie composte da Mediamond (concessionaria del gruppo Mediaset) e la milanese VG.

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Simone Maltempi, AD di Altarea Italia

Quando scade il mandato rispetto alle stazioni?

Nel 2041.

Com’è stato il traffico passeggeri, secondo il vostro punto di osservazione?

Nelle stazioni dove confluiscono collegamenti a lunga percorrenza, l’alta velocità ed i treni intercity, la domanda di mobilità ha ampiamente superato i livelli pre-pandemici. Nelle stazioni maggiormente orientate al trasporto locale notiamo una lieve flessione, legata al fenomeno smart-working.

A livello di vendite complessive, com’è andato il 2023?

È un po’ presto per dare dei dati definitivi considerando che gli operatori stanno fornendo i numeri in questo periodo. Da una prima analisi però notiamo che, a perimetro costante, i fatturati dei tenants registrano una crescita in robusta doppia cifra rispetto al 2022.

Veniamo ai progetti futuri, con importanti novità che riguardano Padova, Roma Ostiense e Torino Porta Nuova.

A Padova stiamo lavorando per recuperare e dare una nuova vita all’ala ovest della stazione, creando un collegamento verticale tra i piani per sviluppare, su una superficie di circa 1.200 metri quadrati, un’area uffici/co-working.

La piccola Roma Ostiense, invece, potrebbe quasi caratterizzarsi come “polo del lusso”. Come mai?

Abbiamo perfezionato tutti i passaggi propedeutici all’avvio del progetto Orient Express. Si tratta di un’iniziativa frutto della collaborazione fra il gruppo Arsenale, il colosso alberghiero Accor e Trenitalia, che presto farà viaggiare La Dolce Vita (vedi box a parte in pagina), un treno iconico omaggio agli anni ’60, per viaggi attraverso l’Italia ed il suo patrimonio paesaggistico e

culturale. La storica cornice della stazione di Roma Ostiense ospiterà quindi questo progetto per il turismo slow e di lusso su rotaia. Un binario della stazione sarà adibito a questo. Sull’ala est, i lavori stanno iniziando e saranno creati spazi per la ristorazione, gli eventi e la promozione de “La Dolce Vita”, su oltre 1.000 metri quadrati. Intorno a questo concetto, lo scalo si arricchirà di un’offerta retail rinnovata.

A Torino, invece, Porta Susa sarebbe uno dei vostri fiori all’occhiello. Ma tutto procede a rilento. Che succede?

Torino Porta Susa è una stazione che ancora non ha espresso il suo potenziale. I nostri progetti, al momento, sono in stand by, a causa delle aree a consegna differita cui ho già accennato. Mi riferisco in particolar modo al piano “nobile”, ossia il -1, sormontato da una splendida vetrata, che immaginiamo come una promenade ricca di negozi, ristorazione e servizi, utili per i passeggeri e per la stessa città. Ma siamo alla finestra, in attesa che si liberino i locali, dopo lo spostamento di vari uffici che devono trovare una collocazione diversa. Le superfici locate, in questo momento, corrispondono ad appena il 30% degli spazi retail previsti a regime.

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Una domanda legata al rent. Come va il rapporto con i brand? Esiste un tema di locazioni troppo onerose?

Guardando al tasso di vacancy e a quello di impagato registrato nel 2023, ad oggi abbiamo una situazione pienamente sostenibile. Per i prossimi anni ci attendiamo un consolidamento della crescita dei volumi d’affari dei tenant, e quindi una ulteriore conferma di questa situazione, in quanto il ruolo del treno sarà sempre centrale in materia di mobilità. Più che parlare di rapporto con i brand, parlerei di “filo diretto” con i brand. Dopo aver attraverso anni a dir poco turbolenti, lo scambio di opinioni ed il confronto è diventato una costante che caratterizza i rapporti con tutti i partner.

Altarea potrebbe essere interessata a nuovi canali, come l’autostrada o l’aeroporto?

Al momento no. Il gruppo sta guardando a nuovi business come energie rinnovabili, data center e logistica urbana.

Le stazioni ferroviarie fanno gola agli operatori specializzati nella gestione della ristorazione, sia quelli consolidati, sia quelli che stanno approcciando il mercato italiano. Tra i più attivi c’è sempre Chef Express , leader del settore, presente in circa 60 stazioni italiane, impegnato a sviluppare brand di terzi o proprietari. È della scorsa estate l’accordo con Alice Pizza , che ha già

dato alcuni frutti (come le aperture a Milano Porta Garibaldi e Malpensa) e che dovrebbe portare a una trentina di locali nel giro di cinque anni, appunto nel travel. Ma è altrettanto interessante il progetto Bar Italico, il marchio con cui l’azienda sta operando un diffuso restyling dei bar-caffetteria di molte stazioni italiane, tutte gestite da Rfi, quindi esterne ai grandi poli ferroviari coinvolti dall’alta velocità. Ma tutte stazioni caratterizzate da un denso traffico di pendolari. Da Pavia a Prato, da Modena a Firenze Campo di Marte passando per Voghera o Milano Lambrate, l’insegna ha ormai raggiunto una ventina di stazioni e verrà diffuso con nuovi investimenti anche nel 2024. Anche Lagardère Travel Retail vuole crescere nel canale ferroviario. Tra le new entry va annoverata anche SSP , che aveva già annunciato il suo accordo con Grandi Stazioni Retail, da cui dovrebbero scaturire alcune aperture già definite in stazione Termini (Leon, Exki, Yo! Sushi e il Granaio)

Grandi Stazioni Retail verso la cessione. Ma c’è il nodo “prezzo”

Grandi Stazioni Retail, dalla fine del 2016, è controllata dal private equity francese Antin , con il 65% del capitale, più i due soci di minoranza, il fondo Icamap (23%) e Borletti Group di Maurizio Borletti (11%). Gli azionisti hanno incaricato la banca d’affari Ubs di raccogliere le manifestazioni d’interesse da parte di investitori istituzionali a livello mondiale, per un passaggio di consegne che dovrebbe interessare la totalità delle azioni della società. I diretti interessati al momento non rilasciano commenti. Icamap e Borletti potrebbero poi decidere di reinvestire in nuove quote di minoranza, mentre è data per certa l’uscita completa di Antin. Negli ambienti finanziari, tra i possibili compratori, si puntano i fari sui fondi sovrani del Medio Oriente, da Adia e Mubadala (Emirati arabi) a Qia (Qatar). Ma il nuovo socio di maggioranza potrebbe anche provenire dal mondo dei colossi assicurativi o essere rintracciati nel novero dei grandi fondi specializzati in infrastrutture. Vista l’abbondanza di liquidità a livello mondiale, il compratore dovrebbe alla fine palesarsi. Ma il tema è il prezzo.

e che di recente ha annunciato anche l’inizio della partnership con Tosca , brand di Pietro Nicastro, con le prime aperture previste in stazione a Roma e Torino.

Gli attuali proprietari avevano preso Gs Retail per circa 953 milioni di euro e oggi punterebbero a una valutazione che comporti una plusvalenza. Quindi si parlerebbe almeno di un miliardo di euro, se non 1,5, come paventato da alcune indiscrezioni di stampa, che appaiono troppo generose. Già nel 2016, secondo diversi osservatori il prezzo pagato era stato esagerato, dal momento che corrispondeva a un multiplo di circa 15 volte l’Ebitda (una sessantina di milioni). Secondo il Conto economico dell’ultima relazione di Bilancio disponibile, Grandi Stazioni Retail nel 2022 ha generato ricavi per 179,6 milioni di euro (di cui 93 milioni dalla voce “affitti attivi”, 52 milioni da “contratti con i clienti” e 34 milioni da “altri proventi”) con un risultato operativo (Ebit) di 66,1 milioni e un risultato ante imposte di 51,7 milioni. Anche in questo caso, quindi, viene richiesto uno sforzo notevole al compratore, ragionando in termini di multipli. Grandi Stazioni Retail gestisce le attività adv e commerciali nelle stazioni di Milano Centrale, Torino Porta Nuova, Venezia Santa Lucia e Mestre, Verona Porta Nuova, Genova Piazza Principe e Brignole, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Roma Tiburtina e Termini, Napoli Centrale, Bari e Palermo.

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Operatori: scatta l’ora degli outsider

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EATALY INAUGURA 700 MQ ALL’AEROPORTO DI BERGAMO

Con il 30% di traffico extra Schengen, lo scalo lombardo punta a diversificare la proposta di ristorazione. Per il brand è un nuovo investimento nel canale travel. Il ristorante è diviso in due parti: una proposta veloce (e più economica) e una “slow”

Eataly investe ancora nel travel e inaugura un nuovo ristorante all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio . La gestione è affidata al partner Autogrill. Il locale, da 750 metri quadrati, è aperto dal 15 dicembre. Quindi ha già ricevuto una sorta di battesimo durante le recenti vacanze natalizie. Ma l’inaugurazione ufficiale, con i vertici di Sacbo, si è svolta da poco.

Si alza la qualità

“La partnership con Eataly si inserisce nel percorso di valorizzazione dei prodotti e della enogastronomia di eccellenza, che ha caratterizzato il progressivo ampliamento dell’aerostazione” ha dichiarato Giovanni Sanga, presidente di Sacbo , la società di gestione

dello scalo. “La presenza di un brand di chiara fama contribuisce a qualificare ulteriormente il nostro aeroporto, che ormai, con oltre 140 destinazioni servite, gode di una clientela eterogenea” ha aggiunto. E in effetti, lo scalo lombardo, vicino ai 16 milioni di passeggeri nel 2023 e terzo scalo italiano in assoluto, è ormai lontano dalla semplice definizione di “aeroporto low cost” che lo caratterizzava anni fa. A livello di compagnie, la quota di Ryanair è ancora schiacciante. Ma ormai il 30% del traffico è composto da passeggeri extra Schengen e nel 2023 si è registrata una crescita media della spesa per passeggero, a livello food & retail, di circa il 7%.

Doppia proposta

Ecco che l’inserimento di un brand noto, ma non economico come Eataly, risponde all’esigenze di catturare tutti i segmenti di clientela. “A Orio, richiamando in parte la struttura presente a Roma in stazione Termini, l’offerta è fisicamente separata in due parti distinte” ha spiegato Simone Tosato, Global head of franchising di Eataly. Da un lato si trova la proposta più veloce: colazione, caffetteria e ristorazione basata su panini e pizza alla pala. Un’offerta ideale per chi ha fretta, ma anche per chi desidera contenere la spesa. E

infatti, in questa zona va forte la scelta dell’aperitivo, che coniuga il cocktail e una selezione di formaggi, salumi e lievitati. “Di fronte, invece, c’è la ristorazione tradizionale con il menù di Eataly, dove mangiare seduti, in una pausa più lunga, magari accompagnando il pasto con un buon vino” aggiunge Tosato. Qui, nell’area ristorante, tra primi e secondi lo scontrino ruota intorno minimo ai 15-18 euro. E lo spaghetto al pomodoro è in cima alle preferenze degli ordini. “In questi primi mesi dell’anno, notiamo un rallentamento per la parte ristorazione” testimonia Tosato. “Il canale travel rimane comunque fondamentale nella nostra strategia di crescita”. Eataly-Orio al Serio, che si trova in fondo al corridoio Partenze dei Gate A, dispone di 180 posti a sedere. Autogrill, oltre a questo, gestisce gli Eataly dell’area di servizio di Secchia Ovest e quelli presenti al Terminal 1 e 3 dello scalo romano di Fiumicino. Il ristorante di Stazione Termini a Roma, invece, è gestito direttamente.

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A.L. FOOD | Travel
Da sinistra, Simone Tosato, Global head of franchising di Eataly, e Giovanni Sanga, presidente di Sacbo

NEL CARRELLO DELLA SPESA LA BATTAGLIA È SUL PREZZO. INSEGNE GDO IN AFFANNO

Le grandi catene di supermarket sperimentano formati e soluzioni. Eppure il consumatore è infedele e guarda allo scontrino. Così si rinforzano i discount e cresce la quota di prodotti a marchio

Tra dati contrastanti e poche certezze, la GDO italiana affronta il 2024 con un occhio in casa e uno rivolto verso l’esterno. In patria, non è un mistero come le insegne tradizionali siano in sofferenza, sotto i colpi di un canale “discount” ormai iper competitivo e in crescita. Lo sguardo fuori riguarda, invece, i fattori “macro”: con l’inflazione ancora in tensione e la Bce che non molla la presa sul costo del denaro, piovono gli scongiuri affinché la situazione geopolitica non degeneri, per non aggiungere ulteriori elementi di pressione su uno scenario fragile. Ad ogni modo, nel calderone di un settore che vale miliardi, naturalmente c’è chi se la passa male e chi molto meglio. Diamo un occhio ai numeri.

Ricavi su, grazie all’inflazione. Ma è ancora flop sui volumi

Lo scenario di chiusura 2023 è delineato: il fatturato complessivo del settore cresce, soprattutto per effetto dell’inflazione. Perché in termini di “volumi”, gli italiani hanno comprato di meno: -1,7%. È quanto rileva NielsenIQ nel suo osservatorio su

Largo consumo confezionato, secondo cui il calo dei volumi prosegue ormai da un triennio, mentre in termini di ricavi il 2023 frutta un +8,3%. Naturalmente con delle differenze. L’anno scorso i volumi sono aumentati per le categorie “specialisti drugstore” (+2,5%) e superstore (+0,8%), mentre hanno sofferto di più i “liberi servizi” (-4,5%) e i discount (-2,2%). Rispetto ai prezzi, NielsenIQ registra aumenti quasi shock, perché se in generale i prezzi al consumatore sono cresciuti di circa il 10%, per alcuni beni di prima necessità gli italiani hanno dovuto pagare anche il 20/30% in più rispetto a dodici mesi prima. Basterebbero questi dati per comprendere come uno degli elementi cardine del mercato sia l’incessante ricerca della convenienza. Anche a costo di spezzare abitudini consolidate, come quella di recarsi nel supermercato di fiducia. Ma quanto vale il settore? Conad ha comunicato una chiusura 2023 con un fatturato complessivo di circa 20,2 miliardi di euro (+9,1%), attribuendosi una quota di mercato pari al 15%. Fatta l’equivalenza, deriva un giro d’affari globale di 134,5 miliardi di euro.

di Adriano Lovera

Gli italiani si muovono essenzialmente sulla base della convenienza e della comodità. E hanno imparato a tradire le insegne alle quali, per anni, sono rimasti fedeli, a patto di trovare un connubio tra risparmio e qualità. Soprattutto sul cibo. L’ultima survey realizzata dall’ufficio studi Coop (Previsione dei consumi per il 2024) dice che la voglia di una buona spesa in campo alimen-

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ANALISI | Grande distribuzione
Più cibo sano a casa, meno cene al ristorante

tare resiste. Ci sono solo due voci per cui il numero di italiani che prevede di spendere di più, rispetto all’anno scorso, supera la quota di coloro che invece tireranno la cinghia: “salute e benessere” e “consumo alimentare domestico”. Mentre dall’altro lato, vanno in stand by tante spese accessorie come il cinema e il teatro, ma anche il delivery e la cena al ristorante. Il fatto che non si rinunci al cibo sano, illustra ancora la ricerca di Coop, si denota anche dalla “top 5” dei prodotti in aumento nel 2024, che vede al primo posto frutta e verdura, seguite dal pesce. Mentre il 41% del campione diminuirà il consumo di dolci, il 37% di salumi, il 34% di carne rossa, il 33% di superalcolici.

Boom della marca del distributore

Strettamente legato alla ricerca della convenienza, c’è il boom dei prodotti a marca del distributore, che rappresentano oggi il 31,5% dell’intero giro d’affari del largo consumo confezionato della distribuzione moderna, compresi i discount. Hanno raggiunto un fatturato record pari a 25,4 miliardi di euro. I dati sono stati diffusi durante l’ultima edizione della fiera Marca , elaborati da The European House Ambrosetti. Secondo lo studio, la marca del distributore si afferma come unico canale in crescita nel retail alimentare: +332 milioni di euro nel 2023. Questa è una tendenza che riflette la voglia di risparmio dei consumatori, ma che premia gli sforzi delle insegne della GDO, che ormai, sia dal punto di vista della qualità sia del packaging, propongono prodotti ormai in grado di competere con quelli di marca. La definizione di “sotto prodotto” è archiviata.

La quota dei “discount” aumenta

ancora

Per quanto riguarda i canali di vendita, il rapporto Coop (ufficio studi Coop-Nomisma basato sulle interviste ai top manager della Gdo) fotografa un trend noto, che sta accelerando. Alla domanda su quali canali di vendita cresceranno ancora nel 2024, il 79% del campione indica i discount, il 50% i canali digitali e il 44% i superstore, mentre al contrario tra quelli che perderanno traffico, il 65% indica i grandi ipermercati. Queste previsioni sono anco-

CONAD

Conad nel 2023 ha generato ricavi superiori a 20 miliardi di euro, con una quota di mercato complessiva del 15%

ra difficili da tradurre in una fotografia puntuale delle quote di mercato, un po’ per la variabilità delle fonti, un po’ perché poche insegne, per ora, hanno diffuso il bilancio ufficiale 2023. L’edizione di marzo 2023 dell’Osservatorio sulla grande distribuzione alimentare italiana ( Area Studi Mediobanca ) attribuisce ai discount una quota del 18%. Che però, nei fatti, oggi è aumentata. La ricerca di Mediobanca delinea una tendenza evidente. Nel periodo 2017-2021 la “distribuzione organizzata” ha guadagnato 4,6 punti di quota di mercato, i discount

CHI SALE E CHI SCENDE NEL 2024

Opinioni sul cambiamento di abitudini degli italiani nel 2024, fornite da manager del food&beverage.

Fonte: Ufficio studi Coop-Nomisma “Multiple Future 2024”, Executive Survey, Dicembre 2023

Top 3 in crescita

Top 3 in calo

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Mauro Lusetti, presidente Conad

INTERVISTA

“Oggi conta la convenienza. E si annulla la distinzione GDO tradizionale/discount”

Piero Canova è il direttore generale di Unicoop Tirreno. Fra le cooperative associate al mondo Coop Italia è tra le più grandi, con un fatturato che si avvicina a 900 milioni di euro, superata solo da Coop Alleanza, Unicoop Firenze, Nova Coop e Coop Lombardia.

Qual è stato l’andamento di Unicoop Tirreno nel 2023?

Il bilancio definitivo non è ancora chiuso. Ma possiamo anticipare che il fatturato sarà intorno a 877 milioni di euro, quindi in crescita del 4,25% rispetto al 2022.

I ricavi salgono. Ma i volumi?

Come per tutto il mercato, il numero di pezzi venduti è in calo. Stiamo in effetti assistendo a una minore attitudine all’acquisto, unita a un cambiamento di mix di prodotto.

In quale direzione si muove il consumatore?

C’è uno spostamento verso categorie di prodotto che privilegiano la convenienza. Facciamo un esempio concreto. Chi acquista una proteina per cena, se prima sceglieva il manzo, oggi piuttosto vira sul pollo. Non ha rinunciato alla carne, ma la porta in tavola spendendo meno. Allo stesso modo, indubbiamente ormai c’è un ampio strato di classe media, che magari non ha la necessità impellente di risparmiare, ma che si muove tra insegne diverse, anche solo per comodità, senza più l’ossessione della marca. Un esempio? Ogni tanto il sugo per la pasta si può fare con la passata del discount, non per forza con il fior fiore dei pomodori Pachino.

Molte analisi evidenziano la forza della Marca del distributore, come arma per risparmiare. Che cosa osservate su questo fronte?

È così, il trend è in forte ascesa. A dicembre 2023, fra i punti vendita Unicoop Tirreno il prodotto a marchio proprio ha superato il 40% sul totale, un livello che in fondo che ci avvicina ai principali Paesi europei. Vale la pena citare l’iniziativa lanciata da Coop a ottobre, gli Spesotti (circa 300 prodotti ad alta convenienza ndr), linea che sta crescendo in doppia cifra. Per capirne l’entità, se mezzo chilo di pasta di marca oggi viene venduto a 0,80/0,85 euro, quello discount è tra 0,65 e 0,70, la nostra linea scende anche a 0,59 euro.

Conviene?

Sì. È vero che si contraggono i margini, ma si fidelizza il cliente e si mantiene, o aumenta, la quota di venduto.

Quindi, su quale terreno si gioca la sfida, oggi che i volumi sono fermi e cresce la competizione?

Non ci sono ricette univoche, come talvolta suggerisce qualche guru. L’Italia è differenziata, il consumatore medio di Piombino non è quello di Milano, e si agisce di conseguenza. Prendiamo Unicoop Tirreno. Siamo fortissimi sulla costa toscana, composta da tante cittadine turistiche che tra inverno ed estate moltiplicano i residenti in maniera esponenziale. Qui, più che sulla spesa on line o sulle carte fedeltà, la battaglia rimane sulla convenienza.

Se la battaglia si gioca sul prezzo, i discount sono in prima fila. Ha senso, oggi, la distinzione tra loro, le coop e la GDO tradizionale?

Alcune differenze rimangono. A parità di superficie, per esempio, il discount pro-

pone meno referenze. Oppure, spesso affida a terzi, in cambio di un affitto, alcuni reparti critici come la pescheria, la carne o l’ortofrutta. Ma come appeal verso il consumatore, la diversità scompare. Il discount ha abbandonato il vecchio modello, basato su negozi anche un po’ trasandati, in posizioni defilate e con il personale ridotto all’osso, che strizzava l’occhio solo alle fasce in cerca del primo prezzo. Oggi il discount apre punti vendita più gradevoli proprio vicino alla GDO, ne sfrutta il traffico e possiamo definirlo un supermercato di convenienza. Rispetto a questo canale, lo scenario europeo mostra una quota di mercato intorno al 30% ed è in questa direzione che si sta muovendo anche l’Italia.

Se il tema dei prezzi rimane in primo piano, a chi tocca un’ulteriore mossa per alleviare il caro-carrello? Alla GDO, all’industria o al Governo?

Se parliamo di un’iniziativa come il “carrello tricolore”, terminata il 31 dicembre scorso, diciamo subito che è stata finanziata dalla grande distribuzione, l’industria non ci ha messo nulla. E anche oggi, tutte le principali insegne del nostro settore sono impegnate con varie iniziative, che vanno nella stessa direzione: aiutare gli italiani che fanno la spesa. Dall’altro lato, osserviamo come la produzione continui a trasferirci listini in aumento, di conseguenza i prezzi lievitano. Questo succede specialmente per quei prodotti che provengono delle grandi multinazionali, che magari sono abituate a ragionare per macro aree. Ma se in Germania o in Francia l’aumento degli stipendi è riuscito, in parte, a riequilibrare la fiammata dell’inflazione, da noi non è così. E comunque ci sono anche grandi marchi di casa nostra che, dietro la facciata, alla fine tutelano i propri margini e nient’altro.

Sulla base di questo scenario, qual è una prospettiva concreta per il 2024?

Il primo semestre dell’anno sarà ancora difficile, le difficoltà delle famiglie e la ridotta propensione al consumo sono un dato di fatto. Dal secondo semestre, se davvero la Bce iniziasse ad allentare la presa sul costo del denaro, è lecito aspettarsi un graduale miglioramento.

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2,3 punti, mentre la Gdo ha perso il 6,2% e le insegne legate all’associazionismo cooperativo, in sostanza Coop e Conad, hanno perso qualche decimale. Come si muovono oggi i grandi player di mercato?

Che Conad sarà nel 2024?

Tornando a Conad , l’insegna è senz’altro sotto i riflettori, un po’ per il suo ruolo di leader, un po’ perché si cerca di capire quale sarà la traiettoria impressa da Mauro Lusetti , nuovo presidente nazionale del consorzio, dopo l’uscita di Francesco Pugliese. “Il 2023 è stato un annus horribilis dal punto di vista dei consumi, con volumi in contrazione e un tasso di inflazione che ha toccato in alcune rilevazioni mensili anche la doppia cifra. Ciò nonostante, vediamo all’orizzonte segnali di ripartenza: dalla resilienza economica del Paese a spiragli di apertura per il recupero del potere d’acquisto grazie al comportamento responsabile di tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione”, ha detto Lusetti in conferenza stampa, in una dichiarazione che più democristiana non si può. I numeri per ora sono dalla sua. Oltre al dato sulle vendite, superiore a 20 miliardi di euro nel 2023, Conad conferma il piano di investimenti 2023-2025 da 2 miliardi di euro e prevede di crescere, da qui al 2025, a ritmi sempre superiori al tasso stesso di inflazione. Il marchio, poi, è attivo su molti fronti. Uno è quello dei pagamenti super veloci , come spieghiamo nel box apposito. E il colosso sta percorrendo anche la strada di sviluppare brand propri, che corrono paralleli alla proposta classica del supermercato, ma che sfruttano la riconoscibilità del marchio. Per citarne uno, i pet store a

SELEX

Il Gruppo Selex stima di chiudere il 2023 con un fatturato a 19,9 miliardi di euro, a +9,3% rispetto al 2022. È il secondo operatore dietro a Conad

marchio Conad, di cui nel 2023 sono state operate tante aperture da Nord a Sud. Ma sul tavolo ci sono tante questioni legate alla gestione complessiva del consorzio. Ha ancora senso parlare di leadership nazionale, sommando i ricavi delle cinque cooperative che compongono l’intero consorzio, quando queste per molti aspetti desiderano navigare per conto proprio? Lusetti, in altre parole, propenderà per un rilancio della visione “nazionale”? Una questione che si lega anche all’impegno di Conad in Confcommercio . Una strada che era stata aperta da Pugliese, a fine 2021, che Lusetti può decidere di percorrere con rinnovato impegno oppure progressivamente lasciar andare.

pag. 37 | retail&food | Marzo 2024 I DISCOUNT VINCONO PER MARGINI E RITORNO SUGLI INVESTIMENTI Quote di mercato ROI Fonte: Area Studi Mediobanca, Osservatorio sulla Gdo alimentare italiana (Ed. Marzo 2023) Quota di mercato sul totale Margine Ebit % Ritorno sull’investimento (ROI %) Indebitamento (Debt equity ratio %) Distribuzione organizzata 37,9% 2,7 7,6 35,4 Coop 23,6% 0,6 2,5 133,5 Gdo 20,5% 1,5 3,6 86,6 Discount 18% 4,9 14,2 39,6

Negozi senza casse, i big ci provano. Ma c’è già chi è un passo avanti

Le casse self service nei supermercati non sono una novità. Ma adesso la grande distribuzione tenta di strizzare l’occhio a quella fetta di clientela ancora più tecnologica, che ambisce a sbrigare la spesa nel tempo più veloce possibile. A porsi come apripista ci ha pensato un punto vendita di Verona a marchio Tuday Conad “Prendi&Vai” (della cooperativa trentina Dao). Si tratta di un negozio di piccole dimensioni, 200 metri quadrati, dove un sistema automatico memorizza tutto ciò che i clienti inseriscono nel carrello. Non si può andare via come fosse un Amazon Just Walk Out, bisogna prima fare uno stop alla cassa automatica, ma senza più bisogno di passare i prodotti sotto il lettore. Si controlla la lista e si paga con carta. Anche altre insegne propongono progetti di questo tipo. È il caso di Esselunga, con un laEsse all’interno del Mind-Village (ex area Expo), ma è della partita anche Pam-Panorama, la cui apertura è attesa a Milano nel corso del 2024. Intanto, però, spulciando tra le iniziative locali c’è già chi è un passo avanti. Mai sentito parlare di Gobag24? È un negozio nel pieno centro di Parma, fondato da due giovani imprenditori locali, Elisabetta Sandei e Cristian Balsamo. Questo sì, è un punto vendita che funziona esattamente “alla Amazon”. Aperto h24, si scansiona il qr code dal telefono all’ingresso, dopodiché le porte si aprono, e terminata la spesa si esce senza alcun passaggio presso casse, tornelli e nient’altro, Il conto arriva direttamente sullo smartphone. È un’iniziativa locale, ma che ambisce a svilupparsi come franchising.

Dall’enoteca a Merlata Bloom, Esselunga vivace. Ma è a un bivio

Se c’è un’insegna che impersona il momento di difficoltà della Gdo tradizionale, con il fiato dei discount sul collo, quella è Esselunga. Non che il brand di Pioltello stia fermo sugli allori. Anzi. È stato tra gli apripista dei brand di prossimità (di fascia alta), con il suo laEsse Ha da poco lanciato l’enoteca e non smette di sviluppare un formato di successo come Bar Atlantic. Con coraggio, ha fatto il suo ingresso in un centro commerciale, con la recente inaugurazione a Merlata Bloom. Eppure le difficoltà non mancano. I vari Tigros, Iperal, Aldi, sono sempre più aggressivi e rosicchiano “spese”, se non interamente ai clienti, anche nei territori forti, a partire dalla Lombardia. Discount e franchisee spuntano come funghi e rispondono alle esigenze di una spesa mordi e fuggi come quella di oggi. Uno scenario in cui la fedeltà alla tessera dei punti Fragola non basta più. Persino l’online non garantisce più successo. Perché se in certe zone d’Italia la spesa digitale non conta nulla, anche nella “evoluta” Milano, dove l’online è forte, c’è comunque una concorrenza spietata. Meglio due spesine con Glovo o JustEat, che arrivano in mezz’ora, piuttosto dello “spesone” di Esselunga, che però programmo due o tre giorni dopo. Non è un caso che Carrefour abbiamo da poco rinnovato e rinforzato l’accordo con JustEat (alla faccia del delivery che doveva essere morto).

Carrefour e il nuovo format che sfida il discount

Il gruppo Vegè nel 2023 ha fatturato 13,78 miliardi di euro, in crescita del 9,4%

Nel confronto con gli altri grandi mercati europei, quello italiano appare caratterizzato da una maggiore frammentazione . Come suggerisce l’analisi di Mediobanca, da noi i primi cinque operatori si spartiscono circa il 57% del mercato, un dato superiore soltanto alla Spagna, ma molto diverso a Germania, Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi, dove questa quota supera il 75%. E all’orizzonte, non ci sono ipotesti concreti di grandi deal sul piano di fusioni e acquisizioni. Però qualcosa si muove a livello di aggregazioni. Dal primo gennaio di quest’anno, Apulia Distribuzione ha lasciato Carrefour (negli acquisti, ma mantiene l’insegna), per entrare a far parte di Gruppo VéGé , portando in dote quasi 400 punti di vendita e un fatturato vicino al miliardo di euro. Una decisione che si lega anche a una scelta industriale precisa decisa dalla stessa Carrefour , che a fine 2022 aveva portato alla creazione della centrale acquisti Eureka. Soggetto che, da Madrid, si occupa delle negoziazioni commerciali nei suoi 6 maggiori mer-

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VEGÈ

Con Satispay e Md il buono pasto arriva nel discount

Satispay è entrata da poco nel mercato dei buoni pasto. E con il 2024 lancia una partnership che, a suo modo, rappresenta una grande novità nel panorama della Gdo. I buoni pasto digitali di Satispay sono in tutti i negozi MD in Italia , circa 800 in tutta Italia. L’accordo, stando alla nota congiunta, è possibile grazie al modello di Satispay, basato su commissioni contenute per gli esercenti. “Riconosciamo l’importanza di adattarci alle esigenze di consumatori evoluti e digital oriented e abbiamo individuato nei Buoni Pasto Satispay un’opportunità per offrire un’opzione sostenibile e trasversale” ha affermato Giuseppe Cantone , direttore commerciale di MD.

cati europei: Francia, Spagna, Italia, Belgio, Romania e Polonia. A livello di discount, c’è da registrare la mossa di Gda – Gruppo Distribuzione Alimentare, che ha annunciato la fusione per incorporazione di Qui Discount , che rappresenta una rete di circa 50 negozi distribuiti fra Calabria, Campania, Puglia e Basilicata. Molti player operanti in Italia sono a caccia di novità sul fronte dell’ideazione di nuovi format. Va sottolineata la vivacità di Carrefour, che alcuni anni fa si era già contraddistinti per aver aperto a Milano il primo supermarket Express aperto anche di notte. L’anno scorso l’insegna francese aveva inaugurato il formato Terre d’Italia , un ibrido bar-negozio, sempre nel filone degli store di prossimità, che mette in mostra il meglio della sua mar-

ca proprietaria di fascia alta. Sempre a Milano, ma su un target di spesa opposto, ancora Carrefour ha aperto il primo punto vendita Contact, un format nuovo per l’Italia, ma che in Francia esiste già da una decina d’anni. Un punto vendita da circa mille metri quadrati, che punta sulla massiccia presenza dei prodotti a marchio del distributore, con un assortimento razionalizzato, e con forte presenza del brand Simpl. Ossia la linea di prodotti per uso quotidiano, con prezzi entry level, allineati a quelli dei discount. I francesi di Carrefour giocano un ruolo cruciale nella Gdo italiana. Ma se la vitalità a livello di nuovi format non manca, il colosso deve risalire la china a livello di risultati finanziari. Nel 2022 la perdita si era ridotta, ma Carrefour Italia presentava ancora un rosso per 115,8 milioni. A oggi, gli ultimi dati disponibili dicono che il recupero è avviato, ma con una consistenza ancora ridotta. I dati finanziari di gruppo, relativi al terzo trimestre 2023, evidenziano vendite like for like a +4,3% in Francia, +5% in Spagna, +7,5% in Belgio, mentre nel nostro Paese la crescita si limita a +1,7%. In Italia, con vendite a 3,2 miliardi di euro, i primi 9 mesi del 2023 fanno segnare un aumento del +3,9% like for like, contro il 6,7% di media europea (esclusa la Francia, che fa +6,2%).

Quick commerce, ancora novità con JustEat/Carrefour e Glovo/Crai

Sul totale dei ricavi delle GDO, è senz’altro un canale trascurabile. Eppure la

spesa effettuata tramite le app di delivery, che poggiano sulle insegne della Gdo, è in fermento. Almeno a giudicare dagli accordi commerciali. Come numero di partner, Glovo (da una prova effettuata a Milano) resta il leader. Tramite la sua app si può ordinare una spesa iper veloce con Carrefour, Penny, Conad, Iper la Grande I, ma anche attraverso i magazzini propri “Glovo Express”. Deliveroo , al momento, collabora con laEsse di Esselunga, Carrefour, Conad e Bofrost. JustEat , che era rimasta indietro, ha da poco stretto un accordo con Carrefour , per estendere il servizio già in vigore ed allargarlo a ben 50 città in Italia, per una rete di 200 negozi collegati. Glovo, invece, amplia ulteriormente la sua disponibilità di insegne e aggiunge Crai , con una sperimentazione partita in alcune città di Lazio e Sardegna, per otto punti vendita, che entro giugno diventeranno cento. Glovo e Deliveroo permettono anche di pagare con i buoni pasto tramite un accordo con Edenred

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ECCO COME SI RINNOVA

IL “VECCHIO” BURGER

In versione fast o gourmet, il panino all’americana è sempre una certezza in fatto di gusto. E anche di convenienza. Volano le insegne dei big, ma crescono anche i marchi made in Italy, che innovano format e menù

È molto più di una semplice polpetta di manzo schiacciata in un bun. È il re dei panini. Il suo nome richiama la città di Amburgo, ma è negli Stati Uniti che l’hamburger farà più fortuna diventando velocemente una ricetta “globale” e conquistando il mondo. In versione fast o casual. A base di carne, di pesce o di legumi, è un piatto apprezzato da tutti, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti in virtù di una proposta che si è evoluta nel tempo e che ha innescato molteplici combinazioni. Secondo Just Eat, l’hamburger si classifica al secondo posto tra le cinque cucine più ordinate sulla piattaforma di delivery dopo la pizza. Il mercato italiano è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, con una forte presenza sia di catene internazionali che di format indipendenti. La concorrenza è forte, ma c’è anche un grande potenziale di crescita se si sa come posizionarsi e differenziarsi, soprattutto dai grandi marchi come Burger King o McDonald’s. Creare e promuovere un panino a “effetto wow” è una buona partenza. Dagli hamburger della catena americana Five Guys fatti a mano

e mai congelati, ai vegani appena sbarcati in Italia di Neat Burger (firmati da Leonardo di Caprio), i cyber burger della catena Pane&Trita - la cui ricetta è stata ideata dall’Intelligenza Artificiale - fino ai burger social di Golocious o agli “smashed” dello youtuber Mocho – new entry nel mercato che sta per aprire il secondo locale MeatCrew a Milano), la sfida tra polpette americane è aperta. Che sia take away, con delivery o al tavolo, vegano o tradizionale, il bun è sempre una certezza. E crescono e si moltiplicano le insegne che scommettono sul patty made in USA. Ne abbiamo intervistate due.

Hamerica’s: “Dieci imprenditori già pronti ad aprire nuovi locali”

Davide Gionfriddo, Ceo di Hamerica’s

Quanti locali conta oggi Hamerica’s?

Abbiamo 30 ristoranti distribuiti su 10 regioni italiane. Nata nel 2017 con 4 locali, la catena è cresciuta rapidamente negli anni con l’obiettivo di far conoscere la vera cucina americana.

Avete anche locali in franchising, come sta andando lo sviluppo della rete? Che tipo di affiliati cercate?

Lo sviluppo è stato sostanzialmente diretto e solo dal 2020 abbiamo cominciato a parlare con degli imprenditori per aprire al mondo del franchising. L’idea è: prima lo studiamo al meglio, poi lo diamo in gestione a terzi. Il tutto a garanzia del successo del format. Durante il periodo

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di Paola Oriunno
FOOD SPECIALIST | Burger

pandemico lo sviluppo non si è fermato e ad oggi abbiamo 9 locali in franchising, ma il 2024 è partito nel migliore dei modi e abbiamo già 10 imprenditori pronti ad aprire nuovi Hamerica’s.

Dalla nascita del brand a oggi, come è cambiato il format?

Inizialmente il format era un hamburger restaurant urbano, oggi si è evoluto diventando un casual dining restaurant con diversi touchpoint al cliente e con un’offerta ampia e completa. Ambienti originali e veri, grazie all’utilizzo di arredi vintage e di recupero, completano il quadro agli occhi dei clienti.

Anche il menu si è riadattato ai gusti e alle mode USA?

Il menù e la relativa innovazione rappresentano uno dei punti di forza del concept. Una ricetta nuova ogni mese (tra cui la famosa Deed Dish Pizza, i primi in Italia), cambi di menù costanti, ricette originali ed esclusive incuriosiscono il consumatore spingendolo a provare la vera cucina americana Hamerica’s. Una delle referenze più iconiche del nuovo menù è il Canadian Burger, unica referenza in Italia con l’utilizzo dello sciroppo d’acero nella BBQ, in pochi mesi è diventato uno dei best seller della catena.

Nel 2021 avete lanciato un nuovo concept 100% plant based a Bologna. Cosa ne è stato?

La volontà di innovare costantemente ci ha portati ad aprire il primo casual dining 100% plant based a Bologna. Un’esperienza positiva e un ottimo banco di prova per sondare il terreno e valutare il gradimento di alimenti a base vegetale. Dopo questo esperimento, abbiamo deciso di chiudere il nostro negozio a Bologna e rafforzare la presenza di prodotti plant based e vegetariani in tutti i menù della catena.

Oggi Hamerica’s è presente in molte città del Nord Italia. Pensate di aprire al Centro-Sud?

Partiti dal Nord stiamo scendendo, strategica in questo senso l’apertura del nostro flagship romano, nel quartiere Prati. La partenza è stata molto positiva e stiamo valutando altre aperture a Roma e nelle principali città del Centro-Sud.

Siete in alcuni outlet e da poco avete aperto a Merlata Bloom. Quanto è strategico per voi aprire in centri commerciali e outlet? Sono previste nuove aperture nei mall?

Gli outlet rappresentano per noi un importante canale di sviluppo, partiti a Noventa di Piave, i locali continuano a registrare progressioni importanti. Sviluppo che continuerà con importanti aperture in pipeline nel secondo semestre del 2024. Il format è nato in città, ma le aperture fatte nei centri commerciali, tra cui l’ultima di Merlata, ci incoraggiano a continuare a crescere anche in questo canale di business. Stiamo guardando verso quei mall che abbiano una vocazione leisure e che siano integrati in contesti urbani.

Come possiamo definire il target dei vostri ristoranti?

I nostri ristoranti sono estremamente trasversali, dal professionista alla famiglia, al giovane studente, allo young professional: tutti accomunati dalla passione per le materie prime di qualità, abbondanza al giusto prezzo, all’autenticità sia degli ambienti che del gusto. Completa la descrizione la curiosità verso prodotti nuovi ed il piacere di una serata con gli amici. Nel 2023 abbiamo organizzato oltre 100 eventi nei nostri locali.

Quanto incide il delivery sul vostro business?

Essendo presenti nelle principali città del Nord (con 8 locali a Milano) siamo stati sempre attivi nel mondo delivery, studiando al meglio packaging e prodotti al fine di valorizzare l’esperienza del cliente anche tra le proprie mura domestiche. Integrati nei sistemi cassa già dal 2018, ormai rappresentano una parte importante del fatturato della catena, nel 2023 oltre il 20% delle vendite dell’azienda sono state generate in delivery.

Bun Burger: “Puntiamo a un concept di successo, non di moda”

Simone Pescatore, Brand general Manager di BUN Burgers

Quanti locali conta oggi il marchio?

Ad oggi Bun conta 20 store, compreso un food truck.

Come si è chiuso il 2023?

L’azienda ha realizzato un’evoluzione costante e in pochissimo tempo siamo arrivati a 20 store. Un’evoluzione importante ma sostenibile, concentrata sulle aree più dinamiche del paese: Nord Italia, a partire da Milano (dove stiamo consolidando in modo significativo la nostra presenza con 7 store in città e 10 in provincia), e poi a macchia d’olio in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria. Crescita costante anche in termini like for like sia nel canale fisico che sulle piattaforme di delivery. Poi il 2023 si è concluso in modo straordinario con l’apertura di 5 nuovi store, lo sviluppo del canale di franchising, la realizzazione di un nuovo format dedicato ai mall e l’avvio del progetto dei Kiosk per il self-ordering (attualmente presenti in 7 locali).

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A sinistra e in questa pagina alcune immagini dei locali Hamerica’s

Dopo le ultime due aperture di dicembre 2023, stiamo consolidando lo sviluppo. Il vero obiettivo è presidiare tutti i canali di vendita: high street, mall, outlet, travel, franchising, internazionalizzazione. Perché solamente in questo modo possiamo dimostrare quello che siamo: non un concept “di moda” ma un concept “di successo”. In parallelo dobbiamo continuare a sviluppare tutti i dettagli del nostro posizionamento che ci hanno reso il primo player italiano degli smashed burgers: design, marketing, offerta, qualità, inclusività, distintività, innovazione. Questa è la chiave per mantenere un vantaggio competitivo verso una concorrenza sempre più aggressiva. Senza dimenticare la base del nostro mestiere: eccellenza del servizio ed efficacia operativa che ci consentono di essere sostenibili nel lungo periodo.

Avete inaugurato un nuovo format a Merlata Bloom, specifico per i centri commerciali. Con questo format sono previste aperture in altri centri?

Secondo un report di Glovo, la cucina più ordinata in Italia nel 2023 è quella americana (+12,5% degli ordini vs 2022), seguita dalle pizzerie, con oltre 11 milioni di pizze consegnate nel 2023 (+25% vs 2022). In forte crescita anche la cucina asiatica (+49% vs 2022).

Subito dopo l’apertura a Merlata Bloom, abbiamo inaugurato un altro store a Savignano sul Rubicone, all’interno del centro commerciale Romagna Shopping Valley, adottando lo stesso format. I risultati sono stati notevoli: con il nuovo design e l’introduzione dei Kiosk per il self-ordering e dei Mini-kiosk. Abbiamo registrato delle performance eccezionali e per questo motivo abbiamo deciso di applicare questo format anche per altri store di questa tipologia e stiamo lavorando trovare delle ibridazioni tra il concept mall ed high street.

Proponete anche menu plant based. Stanno funzionando?

Prosegue la collaborazione con Beyond Meat?

Tutto il nostro menù è completamente convertibile in “plant based”. Questa è una nostra caratteristica distintiva di inclusività che ci rende unici nei confronti di molti altri competitor e fast food. Non entra nulla nel nostro menù che non abbia una sua opportunità vegetariana. La collaborazione con Beyond Meat continua con successo, assieme a quella con altri partner del mondo plant based. Attualmente, i prodotti vegetarian rappresentano una percentuale a doppia cifra dei nostri ricavi, confermando il loro ruolo significativo nella nostra offerta.

Bun Burgers fa parte di Gioia Group che a breve sbarcherà negli Usa con le pizzerie Fra Diavolo. Prevedete in futuro un lancio all’estero anche per Bun Burgers?

Ci stiamo lavorando ed è fra le nostre priorità strategiche anche se non è la più urgente.

Collaborate con associazioni che si occupano della risocializzazione e il reinserimento al lavoro di categorie svantaggiate. Ci

raccontate meglio con chi collaborate e in che modo?

Al momento lavoriamo in autonomia per l’inserimento in azienda di persone appartenenti a categorie svantaggiate.

Avete anche un menu “dog lovers”, come mai questa scelta?

Uno dei valori fondamentali di Bun è l’inclusività. Per noi, è essenziale che tutti possano vivere un’esperienza Bunbelievable, quindi abbiamo deciso di offrire la possibilità alle persone di condividere questa esperienza con i loro amici a quattro zampe. Per questo motivo, abbiamo creato un menu dedicato esclusivamente ai cani, permettendo loro di essere parte dell’esperienza Bun.

Quest’anno abbiamo anche rinominato il menu da “Dog Lovers” a “Bau Bun” per renderlo ancora più riconoscibile.

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Obiettivi 2024?
In questa pagina, gli interni dei punti vendita Bun Burger. in basso, il locale aperto a Merlata Bloom

A cura dello Studio Necchio

TRATTAMENTO INTEGRATIVO SPECIALE PER I LAVORATORI DEL SETTORE TURISTICO

La legge di Bilancio 2024 (legge n. 213/2023), pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2023, ha previsto a favore dei lavoratori degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e dei lavoratori del settore turistico e termale il riconoscimento di una particolare e specifica misura, al fine di garantire il sostegno di un settore che ha fortemente risentito degli effetti, sotto il profilo occupazionale ed economico, provocati dalla pandemia da Covid-19. L’articolo 1, comma 21 del testo, stabilisce che, in relazione al lavoro notturno e al lavoro straordinario svolto nei giorni festivi, sia riconosciuto a favore dei lavoratori dipendenti un trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15% delle retribuzioni lorde corrisposte per lo svolgimento di tali prestazioni. Si tratta, in realtà, di una misura che già aveva visto la luce l’anno precedente, con la legge di conversione del c.d. Decreto lavoro (decreto legge n. 48/2023), a cui era seguita la circolare dell’Agenzia delle Entrate 26/E del 29 agosto 2023 (contenente le istruzioni operative). In quell’occasione, il legislatore aveva introdotto il trattamento integrativo per le prestazioni di lavoro notturno e straordinario festivo svolte nel periodo compreso tra il 1° giugno 2023 e il 21 settembre 2023, a favore del settore ricettivo e termale, escludendo dunque dalla platea di beneficiari i lavoratori degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande. Tuttavia, occorre segnalare che la misura così introdotta, seppur supportata dall’intervento dell’Agenzia delle Entrate, ha avuto scarso utilizzo nel corso del 2023 a causa di alcuni profili di incertezza che non furono del tutto risolti. Per tale motivo, dato il periodo di copertura maggiore previsto per il 2024 rispetto al 2023, ci si auspica un intervento dell’Agenzia delle Entrate che fornisca i chiarimenti più opportuni, utili alla corretta gestione del trattamento integrativo in oggetto.

La norma richiede il possesso di determinati requisiti in capo ai lavoratori dipendenti. L’articolo 1, comma 22, garantisce il riconoscimento del trattamento integrativo speciale a condizione che i lavoratori risultino titolari di reddito da lavoro dipendente di importo non superiore, nel periodo di imposta 2023, a 40.000 euro. In tal senso, nulla è variato rispetto alla misura prevista nel 2023 dal decreto lavoro. Quan-

to al settore interessato dal beneficio, si è detto che la nuova misura ha allargato la platea dei beneficiari rispetto al 2023, includendo ora gli impiegati presso gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande. A tal proposito, ai fini della loro individuazione la legge di Bilancio 2024 rinvia all’articolo 5 della legge n. 287/1991, pertanto non si dovrebbero incontrare particolari difficoltà. Risulta, invece, meno chiaro e definito il riferimento alle strutture ricettive, per cui si attendono le dovute precisazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

La misura del trattamento integrativo speciale è pari al 15% delle retribuzioni lorde corrisposte in relazione al lavoro notturno e alle prestazioni di lavoro straordinario effettuate nei giorni festivi. In merito alla definizione di lavoro notturno e lavoro straordinario il riferimento è la disciplina giuslavoristica contenuta nel d.lgs. n. 66/2003, anche se, nonostante il silenzio del legislatore, si ritiene si possa considerare anche la disciplina della contrattazione collettiva. Va segnalato che anche in proposito la lettera della norma non è particolarmente chiara ed esaustiva, pertanto si rimane in attesa di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Il beneficio è riconosciuto su richiesta del lavoratore, il quale è chiamato ad attestare per iscritto l’importo del reddito di lavoro dipendente percepito nel corso del 2023 e a dichiarare il mancato superamento della soglia di 40.000 euro. In applicazione di quanto già chiarito dalla Agenzia nella circolare 26/E del 29 agosto 2023, ai fini del calcolo del limite reddituale vale il c.d. principio di cassa allargato, per cui si considerano anche le somme percepite entro il 12 gennaio 2024, e devono essere inclusi tutti i redditi di lavoro dipendente conseguiti dal lavoratore, anche da più datori di lavoro, compresi quelli derivanti da attività lavorative diverse da quelle svolte nel settore turistico. L’erogazione del trattamento integrativo speciale ai lavoratori dipendenti comporta la maturazione in capo al datore di lavoro di un credito di imposta. Pertanto questi, in qualità di sostituto di imposta, potrà recuperare il credito così maturato tramite compensazione nel modello F24. Si attende, perciò, l’intervento dell’Agenzia delle Entrate che istituisca il codice tributo che dovrà essere valorizzato in sede di compensazione.

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Retail & Job
Alessandro Necchio, Consulente del lavoro e founder di Studio Necchio

SPORT E CATENE, TANTO PRODOTTO (TROPPO) MA LA SFIDA È SUL SERVIZIO

Tra monomarca e multibrand, il mercato si consolida attorno alle insegne più note. Ma fanno bene anche quelle “local relevant”. Il cliente torna a comprare in store, ma pretende uno sforzo sulla qualità e sull’autenticità della proposta

di Paolo Zanardi e Roberto Cucco (XT Retail)

Per chi ha già qualche anno di lavoro alle spalle, sembrano ieri gli Anni 80, con le prime sneaker e le prime felpe. Oggi l’outfit sportswear dilaga tra giovani e meno giovani, nel tempo libero ma anche al lavoro. Impensabile fino a 10 anni fa vedere un bancario con un paio di sneaker, idem un commercialista. Adesso sì. Come va il mercato delle catene che propongono questi prodotti? La proposta commerciale tra negozi monomarca e multibrand, sia in Italia sia in Europa, offre un panorama molto ampio, forse al di sopra delle potenzialità di acquisto del consumatore attuale. Tant’è che la domanda sorge spontanea: come fanno queste aziende ad avere un’attività profittevole? Ecco un’analisi del mercato, impreziosita da due interviste ad altrettanti esperti del settore.

JD Sport e Snipes ai quali si affiancano alcune realtà in crescita che fino ad oggi si sono giustamente posizionate più in location secondarie e non “prime location”. Ad esempio, King Attitude, Game Seven e altri ancora così detti “local relevant”. A ciò si aggiungono i punti vendita monomarca dei singoli brand (sia full price che outlet). Non è un caso che negli ultimi vent’anni siano calati in maniera considerevole i negozi sportivi di privati di piccole e medie dimensioni. Ci è stato abbastanza naturale osservare come lo sport, strettamente legato anche allo sportstyle, si sia evoluto diventando una delle industrie più floride nel settore del commercio. In questo momento non esistono lacune evidenti nel mercato per aspetti legati al prodotto, all’immagine del punto vendita, al visual merchandising e alle attività digitali.

Mercato concentrato Servizio e personale le lacune da colmare

Oggi, in Italia, il business si sta radunando sostanzialmente intorno a 5 o 6 player. Se pensiamo al canale multimarca, dominano Cisalfa, Foot Locker, AW LAB, Decathlon,

L’unico aspetto su cui ancora c’è da lavorare, e che molti non riescono a risolvere in maniera definitiva, è il servizio al cliente

attraverso i propri staff. Ci sono però realtà che ancora investono nella formazione, l’ultimo baluardo rimasto per affrontare l’avanzamento delle vendite on line. Sebbene per ora si sia scampati al tema della realtà virtuale (e per fortuna…) la situazione di un servizio non adeguato è causa principalmente della diffidenza del consumatore, di un’offerta sempre crescente delle vendite online ma soprattutto, è causa anche di una nuova generazione che non vede nel retail un’opportunità di crescita e sviluppo professionale. In particolare, nel rapporto stipendio/impegno. Gli orari di lavoro e la disponibilità geografica costituiscono ormai un ostacolo che le nuove generazioni non sono disposte a prendere in considerazione.

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RETAIL | Sportswear

A Londra, luci (tante) e ombre

Per vedere se questi aspetti legati al nostro Paese sono riscontrabili anche all’estero, chi scrive è reduce da un retail tour molto interessante a Londra, con visite approfondite a Westfield e a Battersea Park. Che cosa ci ha colpito maggiormente? Gli spazi, di dimensioni ben più ampie che in Italia; il compromesso in termini di visual merchandising tra qualità e quantità espositiva; un’offerta enorme, che abbraccia tutte le esigenze, con particolare attenzione alle persone over size e con handicap; un servizio al cliente nella maggior parte dei casi modesto o addirittura inesistente.

Gardin (AW LAB): “Il negozio torna centrale. Vanno rinforzate le partnership con i brand”

Andrea Gardin ricopre il ruolo di Senior Footwear & Accessories Category Manager di AW LAB.

Quale è la situazione attuale del mercato sportswear e sport fashion in ambito italiano ed europeo?

Partiamo dallo scenario internazionale, ancora caratterizzato da problematiche come la guerra in Ucraina, l’impennata del costo delle materie prime, interruzioni della catena di approvvigionamento e inflazione, con una conseguente riduzione della capacità di spesa delle famiglie. A questo si aggiunge un ulteriore conflitto sul Canale di Suez che, se non si risolverà in fretta, porterà ulteriori contraccolpi in termini di ritardi e di costi operativi. Nonostante questo, il mercato europeo dell’abbigliamento e delle calzature sportive sembra godere di buona salute, con una crescita del 5,8% nel periodo 20192022. Anche le previsioni per i prossimi anni sembrano confermare una crescita del 5,3% CAGR durante il periodo 20232030. La nostra azienda sembra confermare questa tendenza, mostrando una crescita sia a paia/pezzi venduti che a valore, a negozi costanti, rispetto all’anno precedente.

Quali sono le catene che in questo momento propongono qualcosa di diverso rispetto all’offerta del mercato?

Le catene principali, come Foot Locker, Snipes, JD, Courir, così come per Game7 e Cisalfa in un segmento più sportivo, si sono concentrate sul miglioramento della customer experience, più che sull’offerta di prodotto. Infatti, negli ultimi tempi si è visto un grande impegno in termini di aggiornamento del proprio “Store Concept” con l’obiettivo di attrarre nuovi clienti attraverso una immagine più fresca e impattante in grado anche di valorizzare meglio il prodotto e i servizi offerti. Cosa che ha riguardato anche noi, con lo sviluppo del nuovo format AWLAB 4.0.

Quali sono gli aspetti che possiamo considerare vincenti per i prossimi tre anni?

Dopo il boom dell’eCommerce, sembra che il negozio “fisico” sia tornato ad essere centrale nel comportamento d’acquisto dei clienti, anche più giovani, che sfruttano l’on-line per informarsi e fare ricerca, per poi visitare il negozio per provare i capi e completare l’acquisto. Non credo che ci siano ricette magiche e lo stesso prodotto si trova quasi ovunque ormai. Pertanto, è essenziale continuare ad evolvere il format per creare un ambiente stimolante e attrattivo, focalizzato sul proprio consumer target, che poi deve trovare un assortimento sempre fresco e coerente, e dove non sempre la ricerca del prezzo più competitivo sarà da privilegiare rispetto alla qualità dell’offerta. Per ultimo, ma non meno importante, occorre rinforzare la partnership con i fornitori/ brand oggi diventati essenziali per la reciproca crescita e successo.

Antonini (3A Sport) “Giovani attratti dai marchi emergenti

Come sta evolvendo il mercato in Italia?

Quello italiano è un mercato al momento evanescente, in grande trasformazione. Stiamo assistendo all’uscita dei grandi brand da moltissime door, soprattutto quelle indipendenti, situazione che ha generato molta instabilità, specialmente in una prima fase. Oggi l’evoluzione premia i marchi emergenti, frutto di una ricerca dei retailer volta ad un consumatore più consapevole, evoluto e cosmopolita, che non cerca solo “il Brand” ma è attento all’aspetto valoriale. Questo tipo di mercato favorisce quei marchi con una storia da raccontare. L’Europa, ad eccezione dell’East Block, ancora molto legato all’immagine dei grandi marchi, non è molto diversa dall’Italia. I mercati più maturi stanno seguendo la stessa direzione, prendendo le distanze dai fenomeni di massificazione.

E per quanto riguarda l’offerta di prodotto?

Partiamo dal presupposto che nel mercato sportswear, in Italia, le grandi catene sono per la maggior parte allineate su un’offerta di mercato basica, difficile quindi distinguersi. In questo panorama, Maxi Sport è sicuramente riuscita a differenziarsi, tra le prime a integrare un approccio omni-channel con un canale online molto evoluto. Figura tra i retailer che hanno ottenuto le recensioni più positive, grazie a un assortimento ampio e di qualità in molte categorie dello sport e del lifestyle, e a un contenitore fisico che offre un’alta competenza tecnica e un’esperienza di acquisto ben fruibile e curata. Decathlon, in tutta Europa, è una catena non solamente focalizzata sul low price e private label, ma che dedica molto spazio ai comparti tecnici, a differenza del resto del mercato.

Quali saranno le chiavi vincenti?

In primis, l’autenticità. Il mercato si sta dividendo tra grandi catene, legate ai maggiori brand, e le entità locali, con una propria identità. Poi, direi anche l’evoluzione del concetto di retail, che prediligerà l’esperienza. Mentre il canale digitale sta assumendo sempre più un ruolo di informazione più che di acquisto, non sostitutivo all’esperienza in store. I negozi saranno molto figital, quindi con una grande contaminazione digitale ma che al contempo favoriscano l’esperienza, per un consumatore evoluto, meno persuadibile rispetto agli scorsi 5 anni. Mi aspetto un abbassamento del consumo di massa a favore di un consumo di qualità.

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Fabio Antonini è titolare di 3A Sport, azienda veneta, tra i leader in Italia nella distribuzione di prodotti e abbigliamento sportivo. Tra gli altri, è distributore uficiale di Nike.

URW RIDISEGNA L’HAFEN CITY DI AMBURGO RIGENERAZIONE MIXED USE DA 1,6 MILIARDI

Quattordici edifici e oltre 80mila metri quadrati commerciali per 200 attività. Sono solo alcuni numeri del grande progetto realizzato in Germania, inaugurato il prossimo 25 aprile

I grandi progetti di riqualificazione urbana, in Europa, sono oggi l’elemento trainante degli investimenti immobiliari. Fondi e investitori istituzionali preferiscono intervenire su interi quartieri, più che singoli edifici, ridisegnando l’esistente in un’ottica mixed use, dove si accentui il mix tra residenziale, direzionale, servizi, retail e ristorazione. La Germania, nonostante stia attraversando un momento delicato (vedi box), è in prima fila rispetto a questo trend. L’ultimo report sul mercato europeo di Scenari Immobiliari dipinge ancora il Paese come il più performante tra i grandi mercati continentali, con un fatturato dei servizi immobiliari pari a 130 miliardi di euro (dato 2022). PwC, nel report “Emerging trends in real estate 2023”, mette Amburgo tra le prime dieci nel City Ranking circa le città capaci di attirare investimenti. Proprio ad Amburgo, il 25 aprile, verrà inaugurato il maxi progetto dell’Überseequartier nella centralissima zona di HafenCity, ad opera di Westfield Unibail Rodamco. Ecco i dettagli

Occupancy al 90%, disponibili solo poche unità

Affacciato sul fiume Elba, Überseequartier occupa una superficie totale 419.000 metri quadrati con un volume di investimento di 1,6 miliardi di euro. Il progetto prevede 14 edifici con uno spazio retail di 80.500 mq e 200 negozi, 3 hotel, ristoranti, aree ricreative, uffici, circa 580 appartamenti e un terminal per navi da crociera. A poche settimane dall’inaugurazione, il tasso di locazione di negozi, aree ristorazione e spazi ricreativi ha già raggiunto quasi il 90%. Il quartiere è anche ben integrato nell’infrastruttura urbana con una propria stazione della metropolitana, linee di autobus e altri servizi di mobilità sostenibile (smart-shuttle, veicoli elettrici). Sono presenti anche un cinema multisala, un Lego Discovery Center e il centro d’arte digitale Port des Lumières. Tanti i brand coinvolti: Karl Lagerfeld, Sephora, Karo Kauer, H&M, Intersport, Lacoste, Mango, JD Sports, Snipes, C&A, Adidas, Scotch & Soda, Pull & Bear, Rituals. Inditex, H&M e

Breuninger coprono da soli una superficie commerciale complessiva di circa 30.000 metri quadrati. Tra le novità retail, anche Rip n dip, marchio americano di skate che ad Amburgo apre il primo flagship europeo. “Siamo in dirittura d’arrivo” ha detto Andreas Hohlmann, amministratore delegato Austria e Germania presso Unibail-Rodamco-Westfield. “Gli allestimenti dei negozi procedono rapidamente. Nelle ultime settimane abbiamo coinvolto altri 25 marchi. Sono ancora disponibili solo poche unità”. Insieme ad alcuni partner regionali e locali è stato inoltre inserito un “beauty cluster”, con parrucchiere, barbiere, istituto estetico e spa. Non manca-

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PROGETTI REAL ESTATE | Überseequartier
P.O.

Überseequartier, i numeri del progetto

Spazio commerciale

80.500 mq di superficie lorda su 4 livelli, circa 200 spazi (tra leisure e f&b)

Uffici 48.000 mq

Terminal crociere 10.000 mq

Cultura, tempo libero, intrattenimento e ristorazione

Alberghi

Residenziale

no ambulatori medici, farmacia, la palestra della catena Sports Club e un supermercato Rewe di 3.000 mq che include anche una torrefazione di caffè e un birrificio.

Alcune immagini del nuovo progetto mixed use che sarà inaugurato ad Amburgo

Niente food court, insegne organizzate su “cluster” di permanenza

Ricca anche l’offerta gastronomica, con circa 40 concept f&b suddivisi in tre cluster, per un totale di 21.000 mq, che non sono raggruppati in una tradizionale food court, ma in base al tempo di permanenza, che va da 30 e 60 a più di 60 minuti: il cluster quello più “urbano” e veloce (più integrato nella vita del quartiere) ha il birrificio The Baby Goat, gli amburger della catena Amburgo Bear Claw, il pollo fritto di Chingu, il vegano asiatico di Chay. Completano l’offerta Zushi Market (sushi), Poori (cibo di strada indiano), Spießig (cucina turca moderna), oltre alle catene di bistrot Lola e Galactic e New York Bagel Bar. Ampio anche il cluster della food hall con specialità locali. È stato previsto, poi, un ristorante di ispirazione sudamericana e un bar sul rooftop. Entrambi firmati dal gruppo inglese Rhubarb Hospitality Collection (RHC). Il cluster con tempi più “slow” si trova lungo l’estuario del fiume Elba con ristoranti à la carte e vista sulla città e sul fiume Elba. I blocchi sono completati da negozi

21.000 mq, più di 40 concept f&b

3 alberghi per un totale di 810 camere, superficie totale: 40.000 mq

579 appartamenti, superficie totale: 55.000 mq

di gastronomia più piccoli e caffetterie. Tra i brand più nuovi, c’è Pesca – Theatre of Fish, un brand finora presente solo nei Paesi Bassi, ad Amsterdam e Rotterdam, e che ha scelto Westfield Hamburg-Überseequartier per la sua espansione e la prima sede internazionale. Il locale di 420 mq propone pesce e frutti di mare con un approccio sostenibile e una politica dei prezzi “dinamica” che punta ad abbassare i prezzi durante il giorno per vendere tutto il pesce disponibile ed evitare sprechi alimentari. Presente anche la catena inglese di caffetterie El&N. Il caffè, che oltre a diverse filiali in Gran Bretagna è già presente a Parigi, Milano e Dubai, occuperà una superficie di circa 200 mq.

Momento difficile per il real estate tedesco

Il nuovo concept di moda sostenibile del brand Peek&Cloppenburg, aperto al The Playce a Berlino I festeggiamenti per l’inaugurazione di Amburgo arrivano in un momento non proprio felice per l’immobiliare commerciale tedesco, che ha registrato nel 2023 prezzi in caduta di oltre il 10% (secondo l’associazione delle banche Vdp). In Germania si moltiplicano i fallimenti di costruttori, sviluppatori, con tanti progetti rimandati o abbandonati. Pesano molto anche le conseguenze legate al dissesto finanziario dell’impero Signa (del magnate austriaco Benko) che conta partecipazioni e quote in varie aziende immobiliari e commerciali

The Playce, nuovo luogo da vivere nel cuore di Berlino

Non solo Amburgo. Si muove anche la capitale Berlino. Si chiama “The Playce” (un mix tra “play” e “space”) ed è la nuova location per lo shopping, l’intrattenimento e la ristorazione inaugurato nel 2023 nel quartiere rinnovato Postdamer di Berlino. progettato da Renzo Piano, Richard Rogers e Hans Kollhoff. Il centro commerciale, di proprietà di Brookfield Properties e commercializzato da Ece Marketplaces, non è stato pensato solo per lo shopping (conta 90 negozi) ma è un luogo dove vivere grandi eventi culturali (come La Berlinale, il festival cinematografico internazionale) e sperimentare nuove esperienze gastronomiche sui due piani del nuovo Manifesto Market, di 4.400 mq. Tra i brand non-food presenti al The Playce, segnaliamo Conscious Fashion Store, nuovo concept di moda sostenibile firmato dal marchio di abbigliamento Peek&Cloppenburg. Distribuito su circa 3.000 mq su tre piani, lo store offre anche un laboratorio per la riparazione di abiti usati.

tedesche, tra cui la catena Galeria, colosso della grande distribuzione, che ha da poco presentato istanza di fallimento. Stessa sorte per la catena di magazzini KaDeWe, posseduta al 49,9% da Signa Retail. Stop anche alla costruzione dell’Elbtower di Amburgo, proprio a due passi da HafenCity: prometteva di essere il grattacielo più alto della Germania (investimento da 950 milioni di euro), oggi è fermo a causa del crack di Benko. Per motivi diversi, invece (non ascrivibili all’imprenditore austriaco) anche le Galeries Lafayette di Berlino hanno deciso di chiudere dopo 28 anni di attività. nuovo quartiere amburghese

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retail&food con Amani per garantire casa, scuola, salute e supporto ai bambini, alle bambine e alle famiglie che vivono in strada a Nairobi, in Kenya, e Lusaka, in Zambia.

YOUTH è il calendario di Amani 2024: tredici magnifici scatti del fotogiornalista Luca Catalano Gonzaga. Immagini di una gioventù che, nonostante tutto e tutti, si ostina ad esistere, trasudando vita e chiedendo futuro.

Per ricevere questo calendario Associazione Amani Onlus

Via Tortona 86, 20144 Milano

tel. +39 02 48951149

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www.amaniforafrica.it

pag. 48 | retail&food | Marzo 2024

A cura di Beatrice Ramazzotti

Osservazioneedempatia:così“lozio”Enricorestafedeleasestesso, in ufficio come sul palcoscenico del teatro

Il ghiaccio si scioglie all’istante parlando con Enrico Maccari, Group National Account Manager di Coca-Cola Italia da 37 anni. Sì, avete letto bene: 37. Un highlander della multinazionale più famosa al mondo che gli è valso il soprannome di “zio”.

“A lavoro ormai sono diventato lo zio Enrico – racconta sorridendo – Un grado parentale in cui mi riconosco perfettamente perché richiama una relazione umana fatta di equilibrio, serenità, fiducia e fedeltà”. Eppure, il 29 maggio del 2012 Maccari perse quasi tutto a causa del terremoto che devastò l’Emilia-Romagna e le Marche. Il manager e la sua famiglia si trovarono di colpo senza un tetto sulla testa.

“Un evento simile ti segna per sempre. All’improvviso non hai più niente e la solidarietà degli altri diventa l’unica ancora di salvezza. Ho sempre creduto in questa frase: “Dove c’è un problema c’è un’opportunità” e, a distanza di anni, posso dire che il terremoto è stata un’esperienza fondamentale nella mia vita. Nell’appartamento dove abbiamo abitato per due anni non c’era la tv e la sera, coi miei figli, facevamo i giochi da tavola. Abbiamo riscoperto l’essenziale, io ho avuto la conferma di quanto sia importante essere legati alle persone più che alle cose, ho ricevuto dimostrazioni di aiuto inaspettate, e l’azienda, finché non siamo rientrati nella nostra casa, mi è venuta incontro”.

Enrico Maccari si occupa di relazioni commerciale col canale Horeca per Coca-Cola Italia, ma collabora spesso

alle attività di mentoring con i dipendenti più giovani, un ruolo che sembra fatto apposta per lui. “Mi piace concentrarmi sulle persone, tutto il resto viene dopo. Capire le loro doti – anche innate, le famose soft skills - e l’ingaggio più adatto e gratificante e, di conseguenza, per tutta l’azienda”.

Alla domanda se riesce a coltivare un hobby, Enrico s’illumina: “Quando ho compiuto 50 anni ho realizzato il mio sogno nel cassetto, quello di fare teatro e, su invito di un vecchio amico, oggi attore e regista, sono entrato nella compagnia “I Melò Drammatici” di Bologna. Da allora sono passati sette anni e la compagnia è diventata una seconda famiglia. Siamo tutti attori amatoriali, uomini e donne, dai 18 ai 70 anni, con interessi, professioni e personalità diverse. Sul palco però diventiamo una cosa unica, non vediamo l’ora di arrivare al venerdì sera, il giorno delle prove, quando mia moglie mi chiede: “Ma dove trovi le energie?”.

La risposta di Maccari è carica di entusiasmo, quello con cui descrive la compagnia, l’amico regista, le commedie da provare e rielaborare e, infine, la scelta encomiabile di devolvere gli incassi delle serate in beneficenza: case di riposo, associazioni di persone disabili, canili, i cittadini di Rimini colpiti dall’alluvione, ogni volta una bella azione concreta e fatta col cuore. “Ora stiamo lavorando a “Il Bugiardo” di Carlo Goldoni, debutteremo a maggio. Il teatro è diventato parte di me, non potrei più vivere senza, fa bene a me e agli altri”. E come si fa ad entrare nella parte e a imparare il copione? “Semplice –conclude Enrico – basta studiare mezz’ora al giorno, tutti i santi giorni. Poi come un’onda lunga il giorno del debutto arriva… e tac! sai tutto a memoria!”.

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QUANDO DIPENDENTI E CLIENTI

VIVONO LE STESSE DIFFICOLTÀ

La Grande Distribuzione scatena punti di osservazione molto diversi tra di loro. Ci sono quelli formali, a volte un po’ tutti uguali, offerti dalle insegne stesse; quello dei fornitori caratterizzati da “amore e odio” a seconda del momento e della qualità del rapporto; quello dei dipendenti, sia che si sentano valorizzati, sia traditi. Quello dei manager che si spostano da un’azienda all’altra. E poi c’è, ovviamente, quello dei clienti che lo esercitano confermando il loro interesse o disertando il punto vendita. Ciascuno ha un preciso ruolo in commedia.

Intorno a questo mondo sempre un po’ uguale a sé stesso ogni tanto si aggiungono ulteriori punti di osservazione. Ne ho “scovati” alcuni nell’ultimo libro di Niccolò Zancan “Antologia degli sconfitti” . L’autore sottolinea: “In un tempo in cui conta solo chi vince e la vittoria consiste nell’arricchimento o

nella notorietà, tutti gli altri perdono. E perdono anche il diritto alla soddisfazione, alla bellezza, alla pace. È saltato il paradigma che reggeva il secolo scorso”. L’Italia è tra i Paesi europei in cui le famiglie fanno più fatica ad arrivare alla fine del mese. A fronte di una media Ue del 45,5%, quella italiana va oltre il 63%. Con una quota del 6,9% che denuncia «grandi difficoltà», il 15,4% parla genericamente di difficoltà e il 41,7% parla di qualche difficoltà. Nel 2022 2,2 milioni di famiglie vivevano in povertà assoluta: l’8,3 per cento sul totale. Nel 2010 erano un milione e 156 mila. L’Istat spiega che sono considerate assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore a quella minima necessaria per acquisire l’insieme di beni e servizi considerati essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. E non frequentano solo i discount.

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GDO | Precarietà
di Mario Sassi, senior advisor e blogger
Se

l’utente si sente invisibile

Forse il paradosso è che le stesse persone, quando vanno nei supermercati tradizionali, diventano invisibili agli occhi di chi non vuole vedere. Sono “poveri” se frequentano i discount e diventano clienti altrove. Qualcosa non quadra. Oggi poi, soprattutto in alcune zone, i punti vendita sono talmente diffusi e vicini tra di loro che non c’è da fare molta strada alla ricerca di ciò che serve. Si entra e si esce un po’ ovunque. Più dell’insegna, che interessa sempre meno, si cercano luoghi (e non luoghi) per soddisfare le proprie esigenze nell’affanno di chi insegue distintività che spesso è solo sulla carta. Certo c’è chi può permettersi di pagare il “giusto prezzo” che remunera con equità e giustizia l’intera filiera agroalimentare come chiedono gli agricoltori. C’è chi, pur potendoselo permettere, sceglie altro o prodotti di importazione che costano meno e c’è chi pure non se lo può permettere e non compra più quei prodotti trasformando la spesa alimentare in un esercizio da equilibrista. Pochi, nei punti vendita, osservano le facce e ascoltano collaboratori e clienti. Nel libro di Zancan si parla anche di loro. “Vite che si muovono su un piano inclinato. Quando manca la prospettiva, esiste solo il presente, e ci si cade dentro come fosse un precipizio. L’affitto da pagare, la bolletta della luce, trovare i soldi per il dentista e trovare un senso, un po’ di bellezza”. Sono gli invisibili. Esistono quelli che se la cavano e gli altri. Il libro parla degli altri. Istantanee di vita vera, vissuta ai margini.

Chiunque abbia frequentato piccoli o grandi punti vendita senza le fette di salame sugli occhi li ha incontrati. Basta osservare l’umanità che li abita per

lavoro o che li frequenta. I cosiddetti “clienti” interni o esterni che siano. Come li chiamano gli esperti. Quelli che aspettano il passaggio a tempo indeterminato, il consolidamento delle ore del part time. Il rinnovo del contratto nazionale per pagare piccoli debiti. E quelli che entrano ed escono alla ricerca di promozioni, sconti, prodotti vicini alla scadenza per risparmiare. Non solo quelli che cercano una “esperienza di acquisto” ma semplicemente un sottocosto, uno sconto che più sconto non si può. Nel libro mi hanno colpito come a volte si assomigliano persone e problemi.

Una guerra tra poveri

Ho scelto tre storie minori tra le numerose istantanee proposte. Tre casi che chiunque viva con un minimo di sensibilità i punti vendita può riconoscere. Innanzitutto, il dialogo ruvido della commessa part time a tempo determinato che scopre un cliente che ruba. Il confronto onestà/disonestà tra pari. Succede praticamente ogni giorno. In un’altra storia, una vicenda nota. Quella di una nonna di ottantaquattro anni con tre figli e sette nipoti, fermata in un supermercato di Ferentino dopo aver rubato una pagnotta e tre scatolette di tonno, che non voleva lo sapessero i suoi parenti ed è poi finita, suo malgrado, sul “Messaggero”. Pensionati, immigrati, poveri di vario tipo e diventati tali per diverse ragioni, che il libro tratteggia con precisione. Sono rarissimi i casi di furto dove i direttori chiedano l’intervento della polizia. La maggior parte delle volte ci si ferma ad una ramanzina e alla richiesta di restituzione della merce. O del suo pagamento. La stragrande maggioranza dei direttori di punto vendita sa come gestire queste situazioni. Soprattutto di questi tempi.

Tre storie al limite

“Ma dove vai?” Grida la commessa al giovane ladro. “Non lo vedi che è pieno di telecamere? Ma come cazzo si fa? No, non mi fai pena. Paga la busta con il pollo che hai preso e chiudiamola qui: 4,35 euro. E di fronte alla scusa banale “Guarda che anch’io non ho soldi, se è per questo. Ma non vado a rubare per supermercati“. Un confronto tra pari. Tra chi supera la riga e chi cerca di non superarla. E poi la responsabile di un punto vendita sardo, che vive sulla sua pelle il modificarsi dei consumi dei clienti. “Ho già fatto chiudere la

pescheria. A marzo tocca alla macelleria. Tanto la gente compra solo carne di maiale e di pollo. È inutile insistere: vogliono carne preconfezionata e di bassa qualità… Questo supermercato è lo specchio della mia città. Mi fa piangere. È il contrario di quello che sognavo”. Come non vederci il piccolo franchisee che non ce la fa più? Infine, la commessa trasferita con tanto di lettera raccomandata: “Con la presente le comunichiamo che, a causa della chiusura del punto vendita di Firenze, a far data dal 29 maggio 2023, sarà trasferita al nostro negozio di Alba”. A 338 chilometri, 4 ore e 39 minuti di autostrada, 9 ore e 33 minuti di treno. A parte il disagio, è la seconda parte della lettera ricevuta che rende grottesca la situazione. “Inoltre resta inteso che, nel prosieguo del rapporto, qualora esigenze aziendali lo richiedano, Ella si impegna fin da ora a svolgere la Sua prestazione lavorativa in luoghi diversi da quello precedentemente indicato. E resta fin d’ora convenuto che Ella dovrà rendersi disponibile a svolgere attività di lavoro straordinario, in giorni festivi e in orari particolari, in relazione alle esigenze che le verranno comunicate”. Ella sono io: la commessa trasferita e sempre trasferibile. Ecco. Una realtà triste, che si mostra se osserviamo il punto vendita dalla parte delle radici. Se guardo il comparto con gli occhi del consumatore, certe distinzioni di formato mi sembrano anacronistiche. Supermercati e discount si inseguono perché entrambi provano ad attrarre chiunque. Non possono esistere punti vendita differenziati per classe sociale. È la capacità di personalizzare l’offerta che dovrebbe fare la differenza. Non il luogo. E, infine, il riconoscimento del cosiddetto “giusto compenso”, se deve valere per gli agricoltori, dovrebbe riguardare innanzitutto chi lavora nei punti vendita. Facile a dirsi, molto difficile da realizzare.

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Focus Franchising a cura di Massimo Barbieri, titolare di SOFI

L’affiliazione nel food è in buona salute. Ecco tre indizi

In attesa del consueto, prezioso rapporto curato annualmente da Nomisma per Assofranchising che, come da tradizione, verrà pubblicato verso la fine del semestre, si registrano già comunque interessantissimi indicatori di vitalità del franchising della ristorazione, sia per il 2023 sia per il 2024. Sono tre categorie le di “indizi” che fanno propendere per dati positivi. Eccone e alcuni esempi.

Brand esistenti che hanno implementato l’affiliazione. Fa parte di questa categoria Bomaki, che il 15 dicembre ha aperto il primo punto vendita in franchising Bomaki Rapido, nel Centro Commerciale Carosello di Carugate. Oggi i locali della catena in totale sono 12 e quello di Bomaki è un buon esempio di come prima di lanciare un progetto franchising occorra avere adeguatamente testato il business model con locali in gestione diretta. Sempre in dicembre è stato aperto il primo locale in franchising di miscusi, presso il nuovo Centro Commerciale Merlata Bloom, con un partner quale Chef Express. miscusi – altra buona storia di test del business model prima del kick off del Franchising - oggi conta 16 locali, uno dei quali a Londra. Il Ceo Alberto Cartasegna ha annunciato 8-10 nuove aperture per il 2024, diverse delle quali in franchising. Tosca ha siglato un accordo con SSP e sta per aprire due locali, uno nella stazione di Torino Porta Nuova e l’altro in quella di Roma Termini. Il notissimo marchio Bindi ha aperto il suo primo locale in franchising nel Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa con un Franchisee speciale: Autogrill. Confermando questo trend, hanno dato il via al franchising anche altri brand come Kebhouze e Mammina, catena guidata da Antonio Viola che conta oggi 7 locali in gestione diretta ed ha dato il via del progetto Franchising con l’obiettivo di raggiungere a fine 2025 un totale di 30 punti vendita. Marchi di nuova presenza in Italia. Il 2023 ha registrato l’ingresso in Italia di grandissimi player internazionali che, come franchisor, si sono affiancati ad importanti

partner locali. È il caso di ricordare, quindi, l’apertura di Paul, il cui franchisee è MyChef/Areas, e di Pret A Manger, che opera con Chef Express. A metà gennaio si è affacciato in Italia Dream Donuts, catena belga con 60 locali che dichiara l’apertura di ben 15 locali per il 2024. Goiko, catena spagnola di hambuger premium controllata all’80% dal fondo di investimento LCatterton, e per il 20% dal fondatore Andoni Goicoechea, sta scaldano i motori su Roma.

SSP porta in Italia ben tre marchi stranieri: Leon, Yo Sushi ed Exki (quest’ultimo è un ritorno, dopo un temporaneo abbandono del Paese).

Brand già esistenti che hanno continuato a crescere. Doppio Malto ha superato di slancio il muro dei 40 locali nel 2023 e lo ha fatto (in Italia ed all’estero) con aperture tutte in Franchising o in Joint Venture. La creazione di un Corporate Franchisee per l’Italia di KFC va in questa direzione ed infatti l’a.d. Corrado Cagnola ha comunicato l’obiettivo dei 200 locali da raggiungere entro i prossimi 5 anni. La Piadineria ha superato la barriera dei 400 locali a fine 2023 e crede molto nella formula del franchising, così come Alice Pizza, che ha superato quella dei 200 punti vendita.

Abbiamo chiesto un parere ad Alessandro Ravecca, Presidente di Federfranchising: “In effetti in federazione abbiamo constatato che il 2023 è stato un altro anno di importante crescita per le affiliazioni in generale, in particolare per la ristorazione. Numerosi nostri iscritti - cito La Yogurteria (da 53 a 76 negozi in un anno) - hanno registrato importanti tassi di crescita. Ed anche le evidenze dei primi mesi del 2024 confermano questo trend”. Dal 16 al 18 Marzo avrà luogo a Parigi Franchise Expo, dove è prevista una importante delegazione di espositori italiani. È il più importante appuntamento europeo per il Franchising: vale la pena di farci un salto, per cogliere in anticipo tendenze che poi faranno capolino anche in Italia.

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Massimo Barbieri

COGLIATI (ASSOFRANCHISING): “ATTENZIONE A FORMAZIONE E OUTPLACEMENT”

Con un fatturato annuo stimato in circa 32 miliardi di euro, il franchising è un segmento determinante per lo sviluppo del retail. Gli ultimi dati disponibili, elaborati dal rapporto Nomisma-Assofranchising, dicono che in Italia operino oltre 61mila punti vendita in affiliazione, per oltre 250mila occupati. Le insegne sono circa un migliaio. Fra i settori merceologici, in testa c’è la Gdo (circa il 37% sul totale dei ricavi), seguita da abbigliamento, servizi e ristorazione. Assofranchising è una delle principali sigle che tutelano gli interessi delle imprese in affiliazione. L’associazione ha appena rinnovato i vertici, con l’elezione a presidente di Alberto Cogliati, con il quale abbiamo fatto il punto.

Caratteristiche dei soci

Assofranchising conta circa 80 marchi operanti nei settori ristorazione, casa, servizi, abbigliamento/accessori, cura della persona e Gdo. Il network comprende pochi franchisee fino a grandi reti nazionali, per un totale di 15.500 punti vendita operativi. Rappresentano un giro di affari che nel 2022 ha superato gli 11 miliardi di euro (0,6% del PIL) con una quota di occupati vicina alla soglia dei 75mila addetti.

Principali attività e servizi

“Nell’ultimo triennio abbiamo cercato di posizionarci in modo diverso sul mercato con l’obiettivo primario di diventare un erogatore di servizi strategici per gli associati. Particolare attenzione viene rivolta agli aspetti normativi, nazionali ed europei. A questo proposito abbiamo dato vita a diversi gruppi dedicati all’analisi di nuove leggi e proposte di legge, ma soprattutto ci siamo distinti nel 2022 per un’importante azione di lobbying sul Ddl Concorrenza che ha permesso di non pregiudicare modelli virtuosi come quello del franchising” spiega il presidente

FONDAZIONE

Cogliati. Il quale si riferisce all’articolo 33 del testo del Ddl, che riscrive la disciplina sull’abuso da dipendenza economica, ma che grazie all’intervento di Assofranchising (e di altre sigle ndr), non è stata applicata ai rapporti contrattuali tra franchisor e franchisee.

I punti caldi per il 2024

“Ritengo che in Italia il mercato del franchising abbia amplissimi margini di crescita, ma è necessario fare cultura a partire dalla formazione universitaria” ha aggiunto ancora Cogliati. “Non sempre, infatti, questa linea di business è così conosciuta al di fuori del nostro mondo. Occorre poi pensare alla dimensione del lavoro facendo particolare attenzione alle attività di outplacement . Considerato il gran numero di dimissionati nel 2022, pari a 750mila persone (+30% rispetto all’anno precedente), il franchising ha tutte le carte in regola per attrarre chi è alla ricerca di autoimpiego, chi sogna un percorso da imprenditore a qualsiasi latitudine. È proprio nelle località più piccole che il franchising può dare il meglio di sé portando imprenditoria, benessere, nuove assunzioni e un aumento del reddito pro-capite”.

1971 SOCI

80 soci - 15.500 punti vendita

Alberto Cogliati (Presidente), Graziano Fiorelli (Presidente Onorario), Marco Procacciante e Paolo Fiorelli (Vicepresidenti).

CONSIGLIO DIRETTIVO

Consiglieri: Sebastiano Amato, Luca Lamberto Cappelletti, Filippo Maria Catenacci, Massimo del Mul, Simone Frigerio, Raffaele Gricinella, Mattias Innocenti, Benedetto Lavino, Sebastiano Marinaccio, Raffaello Pellegrini, Andrea Prange, Marco Speretta, Andrea Sterbini, Sergio Ubaldo

pag. 53 | retail&food | Marzo 2024 FOCUS | Associazioni
Alberto Cogliati, presidente di Assofranchising Un momento dei lavori del Salone del Franchising 2023

Miscusi scommette sul sorgo per una pasta sostenibile

Miscusi, il brand italiano di ristoranti di pasta fresca, ha presentato una pasta speciale, più sostenibile, che cresce senza bisogno di irrigazione, riducendo così le emissioni di CO2 del 78% e usando circa il 90% di acqua in meno rispetto ad un grano generico coltivato con le convenzionali tecniche agricole. Il marchio ha avviato nel 2019 un percorso diversi che combina sostenibilità e gusto con l’obiettivo di portare in tavola un’alternativa capace di ridurre l’impatto ambientale al minimo partendo dall’ingrediente base della pasta: i cereali. Da allora sono oltre 10 gli ettari che miscusi ha coltivato con una tecnica rigenerativa riducendo o eliminando l’utilizzo di acqua, pesticidi o fertilizzanti chimici. Il sorgo di miscusi ad oggi viene coltivato presso il centro sperimentale Agrifuture di MartinoRossi Spa.

Torino Outlet Village diventa il più grande charging hub del Nord-Ovest

Con l’arrivo di 8 colonnine Supercharger Tesla V4, il Torino Outlet Village diventa il più grande charging hub del Nord-Ovest. Per la casa americana, è il quarto hub nel torinese, il primo installato in Piemonte dotato dei nuovi Supercharger da 250 kW - in grado di caricare la batteria di una vettura elettrica fino a 275 km in appena 15 minuti – e uno dei primi in Italia insieme a Milano, Genova e Roma. “Si tratta di un importante investimento in termini di smart mobility” ha detto Luca Frigeri, direttore Torino Outlet Village, “che rende il nostro outlet un punto di riferimento per tutti coloro che hanno una vettura elettrica. Il nostro obiettivo è posizionarci sempre più come un punto di riferimento per il territorio, non solo per lo shopping ma per tutti i servizi che il nostro outlet può offrire, ai torinesi e ai turisti”.

Dalla collaborazione tra Aqipa e Ganiga, nasce Hooly, il cestino “intelligente”

Dalla collaborazione tra Aqipa (acceleratore di crescita internazionale e associato Atri, Associazione Travel Retail Italia) e la start up Ganiga nasce Hooly, il contenitore dotato di intelligenza artificiale per semplificare la raccolta differenziata. Attraverso il riconoscimento vocale, l’Hoooly App aiuterà i cittadini a localizzare i cestini, seguendo le indicazioni fornite o la mappa interattiva. Il cestino (con una capacità di 240 litri) comunicherà con il gestore avvisandolo quando sarà quasi pieno e gli pianificherà il percorso di svuotaggio, ottimizzando i tempi con relativo risparmio di CO2. Un altro vantaggio di Hooly è quello di evitare il doppio lavoro di raccolta e smistamento degli addetti alle pulizie. Il dispositivo segnala anche il costo del riciclo degli oggetti, arrivando a dati e statistiche estremamente puntuali.

Klépierre e ClimatePartner insieme per la riforestazione del sito Campo dei

Fiori

Klépierre Italia e ClimatePartner annunciano una partnership per supportare il progetto di riforestazione e salvaguardia della biodiversità del sito Unesco Parco Regionale Campo dei Fiori, in provincia di Varese. L’iniziativa permetterà il recupero di un’area di oltre 11 ettari danneggiata nel 2017 da un grave incendio e nel 2020 da una tempesta che ha divelto decine di ettari del parco. Klépierre Italia sostiene questo progetto nell’ambito di Act4Good, la strategia CSR con la quale il Gruppo Klépierre persegue l’ambizioso obiettivo al 2030 di dare vita, attraverso i propri Centri Commerciali, ad una vera e propria piattaforma di commercio sostenibile. Nello specifico, la partnership con ClimatePartner per il recupero del Parco Regionale Campo dei Fiori permetterà a Klépierre di compensare le emissioni di carbonio di Scope 1 prodotte dai suoi Centri in Italia e dalla sede di Milano nel 2023.

NEWS | ESG pag. 54 | retail&food | Marzo 2024

Osservatorio Collaborations e Co-Branding a cura di BRAND JAM

Harrods sceglie Burberry per i suoi 175 anni in salsa british

Brand Jam osserva il mondo della brand innovation, sezionando con il suo Osservatorio Collaborations più di 300 casi innovativi ogni trimestre. Nella rubrica di questo numero di retail&food parliamo di Harrods, delle celebrazioni per il 175° compleanno iniziate con una collaborazione con Burberry e di come le esperienze immersive e narrative possano fare la differenza nel retail fisico.

Per il department store londinese, l’esercizio 2022/2023, chiuso a gennaio 2023, decretava il recupero dei livelli di profitto pre-pandemia, e con un aumento di fatturato del 43% rispetto all’esercizio precedente, arrivava a 915 milioni di sterline – molto vicino al dato del 2019/2020 di 1,04 miliardi. Non sono solo i dati finanziari a dare maggiore serenità a Harrods nella celebrazione del 175° compleanno: navigare le acque del commercio fisico dà forse meno pensieri rispetto agli affanni che stanno incontrando i concorrenti dell’e-commerce di lusso.

L’esperienza fisica, possibilmente immersiva e storytelling diventa, quindi una leva strategica capace di portare risultati non solo in termini di comunicazione e di traffico, ma anche di vendite, e questa operazione con Burberry sembra unire tutti questi punti.

Per tutto il mese di febbraio, Harrods ha ospitato un’attivazione esclusiva che vede le pareti esterne del department store illuminato da un colore azzurro. Si tratta del Burberry Blue, colore inaugurato dal direttore creativo Daniel Lee l’anno scorso, che per la prima volta accende le facciate esterne di Harrods, mentre all’interno è stata realizzata un’area Burberry

improntata all’ “esplorazione”, valore che accomuna i due partner.

L’heritage britannico dei due marchi ha letteralmente invaso l’area dedicata, popolata da una collezione esclusiva Burberry x Harrods, composta di 40 capi tra abbigliamento maschile, femminile e accessori, in vendita per tutto il mese. Altra novità non da poco, considerate le tradizioni radicate del department store, è costituita dalle divise dello staff. Per tutto il mese, infatti, il personale del negozio ha abbandonato le famose uniformi verdi a favore delle nuove divise Burberry con motivo “Knight Blue”, protagonista della primavera-estate 2024 Burberry.

Burberry, nel frattempo, si è occupato anche del versante digitale, creando una speciale sezione su Roblox, dove è stata ricreata la facciata di Harrods e un pop-up store virtuale. Gli stessi colori e le stesse stampe presenti nell’attivazione fisica hanno personalizzato su Roblox tende da campo, sedie da campeggio e altri accessori, per i fan che vogliono esplorare il pop-up store, personalizzando il proprio avatar acquistando wearable Burberry digitali ispirati alla capsule collection fisica.

pag. 55 | retail&food | Marzo 2024
di Paolo Lucci

A Capodichino arriva il wine bar Casa Caldarelli

NAPOLI – All’aeroporto di Napoli Capodichino ha aperto un nuovo wine bar a marchio Casa Caldarelli, posto dopo i controlli di sicurezza, presso l’area Imbarchi A. Si tratta di un’attività con servizio al tavolo, che propone bar-caffetteria, pasticceria, piatti caldi e freddi e, come suggerisce il nome, un’ampia gamma di vini da degustazione. Casa Caldarelli (di Wine and Food srl) è un marchio noto in Campania grazie al locale esistente a Nola, che funziona come ristorante, pizzeria, bar, salumeria ed eventi. In questo modo lo scalo campano decide ancora di puntare sulle eccellenze del territorio e grazie al richiamo dell’enoteca strizza l’occhio alla clientela extra Ue, sempre più importante. Basti considerare i collegamenti diretti con gli Stati Uniti (Newark, Jfk e Philadelphia) attivi la prossima estate.

Gebr. Heinemann atterra a Fiumicino

ROMA - Heinemann Italia si è aggiudicata la subconcessione, della durata di 7 anni, per uno spazio di circa 110 mq Retail Specialist dedicato all’Eyewear nel Terminal 1 dell’Aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino. Il nuovo negozio, con apertura prevista nella prossima estate, proporrà occhiali da sole dei maggiori brand del lusso. “Siamo contenti di questa nuova opportunità che ci darà la possibilità di operare nel più importante aeroporto italiano, nonché primo hub per servizi ai passeggeri in Europa” ha commentato Fulvio Fassone, Managing director di Heinemann Italia.

Lagardère porta C. Coffee all’aeroporto Canova

TREVISO - Lagardère Travel Retail Italia inaugura il nuovo punto vendita C. Coffee Lovers presso l’Aeroporto Canova di Treviso. Dopo Venezia, il marchio C. Coffee Lovers sbarca quindi nel più piccolo degli scali veneti, per offrire la sua proposta che coniuga i sapori nostrani e quelli americani, come caffè speciali, bagel, wrap, insalate e dolci. Da segnalare la provenienza del caffè, fornito da Goppion, storica azienda del trevigiano, fondata addirittura nel 1948. A Treviso, il 39% del traffico è legato ai voli internazionali. Nella stagione 2023-2024, le novità sono i collegamenti di Ryanair con Madrid, Vienna, Tirana e Londra Luton.

A Caselle ecco il treno veloce verso la città

TORINO – La fruizione di negozi e ristorazione passa anche attraverso la comodità dei collegamenti. A Torino è stato inaugurato il treno che collegherà il centro città allo scalo di Caselle in 31 minuti, partendo dalla stazione ferroviaria di Porta Susa. Il servizio, di Trenitalia, è ora possibile dopo il completamento del nuovo tratto ferroviario che corre verso nord Torino-Caselle-Ceres. In questo modo l’aeroporto si avvicina anche ad alcuni quartieri della città e della prima cintura, grazie alle fermate, di cui alcune nuove, comprese nel percorso: Torino Rebaudengo, Torino corso Grosseto, Venaria Stadio, Venaria Reale Reggia, Borgaro, Caselle città.

World Travel Retail pag. 56 | retail&food | Marzo 2024

Vienna, al via i lavori di ampliamento

VIENNA - L’aeroporto di Vienna ha iniziato i lavori per l’ampliamento del Terminal Sud, che entrerà in funzione nel 2027. Con un investimento di 420 milioni di euro, l’aeroporto amplierà lo spazio dedicato ai negozi e ai ristoranti del 50%, portandolo a oltre 30.000 metri quadrati. A regime, saranno aperti 30 punti vendita e ristoranti aggiuntivi, per una superficie di circa 10.000 metri quadrati, che ospiteranno rinomati marchi austriaci e internazionali. Secondo Vienna Airport, sono già avviati i contatti con i brand interessati ad occupare gli spazi, i quali hanno a disposizione un tour virtuale 3D per esplorare le aree interne e valutare i possibili flussi dei passeggeri.

Otto novità in Finlandia per Avolta

HELSINKI - Avolta e Finavia, società di gestione dell’aeroporto di Helsinki, completeranno entro la primavera un programma di otto aperture di ristoranti e caffè nell’area del gate d’imbarco dello scalo. Sono già in funzione alcuni esercizi, come la pizzeria artigianale Italian Kitchen Terracotta, Bubbles Seafood & Wine e la caffetteria Espresso House. Inoltre, il ristorante Burger King al gate 37 è stato rinnovato e riaperto. Nei prossimi mesi, in arrivo Naughty Burger, un ristorante di hamburger sviluppato dallo chef finlandese Akseli Herlevi, il ristorante Street Food Club, un altro caffè Espresso House e due ristoranti Nordic Kitchen Deli, Bar & Bistro.

TAV Airports, balzo dei ricavi retail

ISTANBUL – TAV Airports, controllata di Adp Group, ha chiuso il 2023 con un forte incremento dei ricavi, a 1,3 miliardi di euro (+25% sul 2022), dove brillano le entrate derivante dal segmento retail e ristorazione. I ricavi delle concessioni duty free sono aumentati del 19% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 60,5 milioni di euro, mentre i servizi di ristorazione hanno registrato un aumento del +33%, raggiungendo i 145,7 milioni di euro. Nel complesso, l’Ebitda è a 385 milioni. TAV è un operatore che gestisce vari scali tra Europa, Asia e Africa, tra cui gli aeroporti turchi di Smirne, Ankara e Antalya, e quelli di capitali europee quali Riga, Zagabria, Skopje. In tutto il network, l’anno scorso hanno transitato 96 milioni di passeggeri (+22%).

Schiphol, stabile la spesa media per passeggero

AMSTERDAM – Nel 2023, la spesa media per passeggero in partenza, all’aeroporto olandese di Schiphol, è leggermente salita per quanto riguarda la quota “retail”, passata da 12,67 a 13,06 euro, mentre nel campo “ristorazione” è arretrata da 6,17 a 6,12 euro. Nel complesso, si tratta di una spesa media pari a 19,8 euro, un risultato pallido considerando l’effetto inflazione. La società di gestione ha già annunciato alcune novità in arrivo, tra cui Louis Vuitton, Bulgari, un Bubbles Bar, mentre sono stati riaperti, dopo un’attività di rinnovamento, Rituals e Victoria’s Secret.

World Travel Retail pag. 57 | retail&food | Marzo 2024

Gatwick, più spazio per gli orologi di lusso

LONDRA – L’aeroporto londinese di Gatwick ha aperto il 2024 con un bis di aperture, entrambi legati all’orologeria di lusso. Sono arrivati due negozi, uno a marchio Tudor e l’altro TAG Heuer, entrambi posizionati nel Terminal Sud, dopo i controlli di sicurezza. Queste due operazioni fanno parte di un piano di rinnovamento dell’offerta dello scalo, che riguarda anche la ristorazione. Nei mesi scorsi hanno esordito marchi come Krispy Kreme, Giraffe World Kitchen e Brewdog, mentre nello stesso Terminal Sud è arrivato da poco Black Sheep Coffee. Gatwick, prima della pandemia, era uno scalo da almeno 46 milioni di passeggeri l’anno.

Brexit, ancora proteste nel

Regno Unito sul tax free

LONDRA – L’industria dei trasporti e del turismo, nel Regno Unito, protesta ancora contro il Governo, che in seguito alla Brexit, a partire dal 2020, ha eliminato per tutti i passeggeri la possibilità di fare acquisti in regime tax free. Gli ultimi dati elaborati dal Cebr (Centre for Economics and Business Research) stimano una perdita di circa 500mila turisti e 1,3 miliardi di sterline di mancato introito, soltanto nel terzo trimestre del 2023. Secondo lo studio, se gli acquisti esentasse alleggerissero il viaggio, il numero di turisti stranieri sarebbe più alto e permetterebbe il completo recupero dei volumi rispetto al 2019, che invece non è stato ancora centrato.

UK RAIL TRAVELLERS MORE AT EASE WITH COST-OF-LIVING CRISIS

FERROVIEINGLESI,NONOSTANTEILCAROVITAMIGLIORALAPROPENSIONEALLASPESA

The UK’s Network Rail owns, repairs and develops the railway infrastructure in England, Scotland and Wales, but it also manages 20 of the country’s largest rail stations. Its commercial division, Network Rail Property, generates over £200 million each year from property assets, and retail and F&B are major customer-facing income generators.

Those 20 stations are used by more than 850 million people every year so research into their wants and needs is critical. In the light of the cost-of-living crisis – ongoing since 2021 – Network Rail’s latest passenger insights study has been useful. Its aim was to discover how rising food and energy bills and stalling household incomes may be impacting spending.

The good news is that there are signs of improvements. While the nationwide surveys indicates that the majority of travellers remain concerned about spending, attitudes are changing. Overall, there has been a 3% drop in the number of customers who consider train stations to be more expensive that the High Street, but it’s still high at 69% of rail users.

Meanwhile, the number of customers saying they find shopping in train stations more convenient than shopping elsewhere has risen by 10% in the past five years, though average spending across all retail options has remained relatively stable. Only money (currency) services saw a drop of more than £5 per visit.

Some retailers are seeing an increase in total spend per visit with stationery shops, click-and-collect services, and fashion leading the pack, with spend in all three up 10% versus 2022. Interestingly, 52% of business travellers said they always make a purchase – a clear opportunity for more high-end offers. Footfall is dominated by food retailers such as supermarkets, fast-food outlets, sandwich shops/ bakeries, and coffee bars.

According to Scott Fisher, head of marketing and insights at Network Rail Property, the latest data have highlighted the need to showcase value for money at stations. For this reason Network Rail has launched StationOffers, a one-stop shop for customer deals from retailers across the network. It’s a free service for retailers to join and 27 took part in the December campaign. The company hopes the uptake will increase throughout 2024.

Network Rail possiede, ripara e sviluppa tutta l’infrastruttura ferroviariainInghilterra,Scoziae Galles,magestisceanche20dellepiùgrandistazionidelRegnoUnito.Lasuadivisione commerciale,NetworkRailProperty,generaoltre200milionidisterlineall’annodagli asset immobiliari, mentre i settori retail e F&B sono i principali generatori di reddito provenientedagliutenti.

Queste 20 stazioni sono utilizzate ogni annodaoltre850milionidipersone,percui l’analisideilorodesideriedelleloroesigenze è fondamentale. Alla luce del caro vita, che dura almeno dal 2021, l’ultimo studio di Network Rail sui passeggeri è stato utile.L’obiettivoerascoprirecomegliaumenti dell’energia,deglialimentarielastagnazionedeiredditidellefamigliepossanoinfluire sullaspesadeiviaggiatori.

Labuonanotiziaèchecisonosegnalidimiglioramento.Sebbeneleindaginicondotte alivellonazionaleindichinochelamaggior parte dei viaggiatori rimane preoccupata perlespese,gliatteggiamentistannocambiando. Complessivamente, il numero di clienti che considerano le stazioni ferroviariepiùcostosedell’HighStreetèdiminuito del 3%, ma è ancora alto, pari al 69% degli utentideltreno.

Nel frattempo, il numero di clienti che dichiara di trovare gli acquisti nelle stazioni ferroviarie più convenienti rispetto a quelli effettuatialtroveèaumentatodel10%negli ultimicinqueanni,ancheselaspesamedia pertutteleopzionidivenditaaldettaglioè rimasta relativamente stabile. Solo i servizi monetari (valuta) hanno registrato un calo dioltre5sterlinepervisita.

Alcuni retailer stanno registrando un aumento della spesa totale per visita, con le cartolerie, i servizi click-and-collect e la moda in testa, con una spesa in tutti e tre i casiinaumentodel10%rispettoal2022.È interessante notare che il 52% dei viaggiatori d’affari ha dichiarato di effettuare sempreunacquisto:unachiaraopportunitàper offerte di fascia alta. L’affluenza è dominata darivenditoridigenerialimentaricomesupermercati,fast-food,paninotecheebar.

SecondoScottFisher,responsabilemarketing e insight di Network Rail Property, gli ultimi dati hanno evidenziato la necessità dimostrareilrapportoqualità-prezzonelle stazioni.PerquestomotivoNetworkRailha lanciato StationOffers, uno sportello unico perleofferteaiclientideirivenditoriditutta larete.Èunserviziogratuitoacuipossono aderireirivenditorie27hannopartecipato allacampagnadidicembre.L’aziendaspera chel’adesioneaumentipertuttoil2024.

pag. 58 | retail&food | Marzo 2024
duty free world |

IL BOOM DELLE VENDITE RETAIL IN GIAPPONE

Dopo alcuni anni di letargo, il Giappone, che rappresenta la terza economia più grande al mondo, grazie alla stabilità di governo politica e a scelte coerenti di politica economica, è tornato ad imporsi come mercato dalle elevate potenzialità sia economiche che commerciali e, conseguentemente, ritroviamo segnali molto positivi sia nell’andamento delle vendite retail che nei sentiment degli operatori. Nonostante le problematiche relative all’invecchiamento della popolazione (gli over 75 rappresentano il 20% della popolazione), l’economia del Paese continua a crescere.

Nikko Asset Management ritiene che la crescita economica sia stata del 2,2% nel 2023 e che aumenterà di un altro 1,1% quest’anno, situazione chiaramente in contrasto con quanto avviene, ad esempio, nell’Eurozona con le previsioni del Pil piuttosto deboli. A gennaio di quest’anno, il principale indice di borsa nipponico (Nikkei 225) ha raggiunto dopo diversi anni nuovi massimi con una crescita del 28% nel 2023 (in euro del 15,6%). L’indice, che si attesta a circa 36.350 punti, è ora poco al di sotto del massimo storico di 38.957 stabilito nel dicembre 1989, con previsioni di crescita fino ai 50.000 punti nei prossimi 3-5 anni. Inoltre, lo Yen è al livello minimo pluridecennale (attualmente intorno ai 150 contro il dollaro, dai 103 nel 2020) e questo è un fattore positivo per gli esportatori, che rappresentano la maggioranza delle società locali quotate, per gli investitori globali e per il turismo dello shopping. Secondo una recente ricerca di Agenzia Nova, più del 70% delle principali aziende giapponesi si aspetta che l’economia continui a crescere nel 2024, ritenendo che le vendite e gli investimenti superino l’impatto dell’inflazione. Quest’ultima, che dovrebbe rappresentare un fattore negativo, oscilla tra il 3% e il 4%, livelli ben lontani da quanto fatto registrare in Europa e negli Stati Uniti, grazie anche alla scarsa dipendenza dal grano (il paese del Sol Levante consuma prevalentemente riso) che ha influenzato pesantemente le ondate inflattive. Bisogna sottolineare che il settore dei servizi contribuisce a circa il 70% del Pil, con il commercio all’ingrosso e al dettaglio che giocano un ruolo da protagonisti nella crescita. Le vendite retail nel novembre dello scorso anno sono aumentate del 5,3% su base annua (21° mese consecutivo di espansio-

ne). Il grafico in pagina mette in rilievo un confronto tra l’andamento delle vendite retail in Giappone e in Italia, che mostra come il passo sia decisamente differente.

Come dicevamo, lo Yen debole favorisce il turismo (+ 10% nel 2023) e lo shopping soprattutto di consumatori provenienti da Cina, Corea del Sud e Sud-Est asiatico. Infatti le vendite nelle aree dutyfree dei Department Store lo scorso ottobre sono aumentate di 2,8 volte su base annua rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra record di 38,3 miliardi di Yen, che ha superato il picco precedente di 34,4 miliardi raggiunto in epoca pre-Covid nell’aprile 2019. Uno dei Takashimaya Department Store in Tokyo nello stesso mese ha fatto registrare le vendite più alte dal 2014.

Da ultimo, un sondaggio effettuato nello scorso settembre dall’Hong Kong Trade Development Council, su 349 intervistati (98 espositori e 251 buyers della fiera Centerstage) mostra chiaramente quale sia il sentiment diffuso tra gli operatori di mercato: il Giappone rappresenta l’area più promettente al mondo, come mostra il secondo grafico.

NEWS | International pag. 59 | retail&food | Marzo 2024 New Travel Markets | a cura di Luca Esposito luca.esposito@layline-consulting.it
Fig.1: Vendite retail in Giappone vs Italia 2019-2013 (source: tradingeconomics.com) Fig.2: Prospettive di crescita dei principali mercati target dei trader (Source: HKTDC survey)

H&M, nel 2023 margini in calo per il colosso del fast fashion

Il gigante del fast fashion svedese ha annunciato l’uscita della Ceo Helena Helmersson e l’ingresso al suo posto con effetto immediato di Daniel Ervér. Il Gruppo ha registrato nel 2023 ricavi netti a +6%, raggiungendo i 236 miliardi di corone svedesi (pari a 21 miliardi di euro), con i marchi in portafoglio (Cos, Monki, Weekday, & Other stories e Arket) aumentati del 15%. Il margine di profitto operativo del retailer di moda svedese nel quarto trimestre è sceso al 7,2% dal 7,8% del trimestre precedente. H&M ha reso noto che le vendite dal 1° dicembre al 29 gennaio sono diminuite in valute locali del 4% rispetto a un aumento del 5% dello scorso anno. Il 26 gennaio 2024, il brand ha annunciato la chiusura di 28 negozi in Spagna. Nel corso del 2023 H&M ha chiuso due punti vendita in Sicilia e uno al Valecenter di Marcon (Venezia). A breve debutterà a Milano il primo store a marchio Arket

Dopo la Svizzera, Yves Rocher lascia anche il mercato austriaco e tedesco

Dopo aver annunciato lo scorso maggio la chiusura di tutti i suoi negozi in Svizzera, Yves Rocher si prepara a porre fine anche alle sue attività di vendita al dettaglio in Germania e Austria. “Con l’attuale modello di business, Yves Rocher non può più rimanere operativa in modo sostenibile e di successo”, ha spiegato la filiale tedesca del marchio di bellezza. In Germania sarebbero interessati circa 140 negozi e circa 350 dipendenti. Come già fatto in Svizzera, il brand resterà attivo nel Paese tedesco attraverso l’e-shop. Yves Rocher è il marchio di punta del gruppo francese Rocher, proprietario anche dei marchi Arbonne, Flormar, Sabon e Petit Bateau.

Ece Marketplaces si espande in Turchia, acquisito un nuovo mall a Istanbul

ECE Marketplaces amplia il suo portafoglio in Turchia e assume la gestione di Agaoglu Cekmeköy Park a Istanbul. La società gestirà così un totale di dodici centri commerciali in Turchia con una superficie locativa complessiva di circa 600.000 mq. Recentemente, ECE Türkiye ha già assunto gli incarichi di gestione di altri due centri commerciali a Istanbul: V Metroway e Palladium Atasehir. Agaoglu Cekmeköy Park fa parte di un complesso multifunzione nel quartiere Cekmeköy di Istanbul, con un totale di 739 unità residenziali e un centro commerciale con circa 100 negozi e una superficie locativa di 25.000 mq, oltre ad ampi spazi verdi e ristoranti. L’apertura del centro commerciale è prevista per la fine del 2024. Il cliente e sviluppatore del progetto è la società turca di investimenti e sviluppo immobiliare Agaoglu Group of Companies. L’investimento previsto è di oltre 200 milioni di euro.

Ikea sperimenta ad Amsterdam un nuovo distributore automatico, super tecnologico e accessibile

Ikea ha introdotto ad Amsterdam un sistema avanzato di ritiro in negozio. La novità è parte di un progetto pilota globale più ampio che mira a trasformare la tradizionale esperienza Click & Collect, offrendo ai clienti un modo più rapido e conveniente per ritirare i loro ordini online. Al centro di questa trasformazione ci sono due distributori automatici dotati di schermi touch screen intuitivi e di un sistema di scansione rapida che consente ai clienti di ritirare i loro acquisti in pochi secondi. La novità permette di ritirare gli ordini 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza dover attendere l’apertura del negozio e ridurre i tempi di attesa. Il distributore è dotato anche di un sistema di raffreddamento per mantenere freschi gli articoli alimentari ed è accessibile ai clienti con disabilità. “Dopo il servizio “click&collect” mettiamo a disposizione dei clienti questa nuova soluzione che rappresenta un grande passo avanti per soddisfare le esigenze dei clienti” ha detto Tolga Oncu, IKEA Retail Manager.

NEWS | International pag. 60 | retail&food | Marzo 2024

The Body Shop presenta istanza di fallimento

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UK, 200 negozi a rischio chiusura

La catena beauty The Body Shop ha presentato istanza di fallimento per le sue attività nel Regno Unito, mettendo a rischio più di 2.000 posti di lavoro e 200 negozi. Gli amministratori di The Body Shop International Limited, di proprietà della società di private equity Aurelius, hanno incaricato FRP di gestire il fallimento e la ristrutturazione delle attività dell’azienda in Uk con l’obiettivo di “rivitalizzare il marchio”. Sarebbero a rischio anche i 60 negozi aperti in Germania. In Italia il brand aveva già dato un taglio alla rete fra il 2018 e la primavera del 2019, lasciando attiva la piattaforma di commercio elettronico. Il marchio è stato acquistato da Aurelius Group alla fine del 2023. Il contratto di acquisto valuta The Body Shop a 207 milioni di sterline (pari a circa 237 milioni di euro), incluso un earn-out di 90 milioni di sterline. Ben al di sotto del miliardo di euro che il precedente proprietario Natura aveva pagato nel 2017.

Costa Coffee apre 11 nuove caffetterie nei supermercati inglesi Sainsbury’s

Costa Coffee e Sainsbury’s annunciano una nuova partnership che porterà all’apertura di 11 caffetterie Costa all’interno dei supermercati Sainsbury’s, con un investimento di oltre 3 milioni di sterline. L’accordo creerà oltre 100 nuovi posti di lavoro e opportunità di formazione per i membri del team, rafforzando l’impegno di entrambe le aziende per la crescita e lo sviluppo del personale. La collaborazione rafforza una partnership già esistente. Costa Coffee è già presente sugli scaffali del supermercato e ha oltre 1.000 macchine Costa Express installate nei negozi e nelle stazioni di servizio Sainsbury’s. Fondata a Londra nel 1971, Costa Coffee è la più grande catena di caffetterie del Regno Unito con 2.677 negozi di proprietà e in franchising, oltre a 14.200 caffè self-service Costa Express. La catena di proprietà della Coca-Cola gestisce inoltre oltre 1.400 punti vendita e 1.600 unità Costa Express in quasi 50 mercati internazionali.

Dopo due anni, Pepco lascia l’Austria. In bilico il futuro di 73 negozi

Pepco, rivenditore al dettaglio discount e società madre di Poundland, ha annunciato che lascerà il mercato austriaco. Il retailer polacco era entrato nel Paese in Austria solo due anni e mezzo fa rilevando la maggior parte dei negozi della catena di scarpe CCC. La scelta coinvolgerà 680 dipendenti in 73 punti vendita. Il marchio ha detto di “valutare costantemente” la propria strategia di crescita e di monitorare la performance delle sue operazioni “su base continuativa”. In una nota ha dichiarato: “Come parte di queste revisioni continue e approfondite delle prestazioni, il Gruppo ha concluso oggi che cesserà le sue attività in Austria, poiché non prevede che il mercato austriaco raggiungerà il livello di rendimento adeguato previsto.

Rituals chiude il 2023 con ricavi a doppia cifra (+22%) e avvia l’espansione in Asia

Nel 2023, i ricavi del marchio/rivenditore di prodotti di bellezza olandese Rituals sono aumentati del 22% raggiungendo 1,7 miliardi di euro. La crescita di Rituals è stata guidata dalla vivacità del mercato della bellezza e del benessere ed è stata più forte in Europa, in particolare in Germania e Francia (rispettivamente il secondo e il terzo mercato più grande del marchio dietro il mercato interno olandese, che rappresentava il 15% delle entrate). e in Asia. Nel 2023, Rituals ha accelerato il ritmo della sua espansione nei paesi asiatici. Era già presente a Hong Kong e l’anno scorso ha aperto il suo primo negozio nella Cina continentale, a Shanghai, oltre ai negozi a Kuala Lumpur in Malesia e in Tailandia. Rituals ora gestisce 10 negozi in Asia. Nel 2023 le vendite online del marchio sono aumentate del 20% e sono stati aperti 200 nuovi negozi monomarca. Nel 2024 Rituals prevede di aggiungere altri 250 negozi, di cui 30 in Asia, e punta a un fatturato di 2 miliardi di euro.

NEWS | International pag. 61 | retail&food | Marzo 2024

Veste nuova per i caffè in grani Segafredo

Segafredo Zanetti ha messo a punto una revisione del packaging per l’intera gamma di caffè in grani destinata al canale horeca, che comprende quattro miscele della linea premium e otto di quella standard. Nel primo caso, questa revisione ha dato un risalto più raffinato alla firma di Massimo Zanetti e un contrasto lucido/opaco che conferisce al packaging un aspetto più elegante e contemporaneo. Rispetto ai caffè standard, invece, il nuovo packaging si concentra sull’iconica “S” di Segafredo e sull’inserimento di elementi informativi come il profilo sensoriale e il grado di tostatura sui lati. La personalità di ogni miscela viene espressa attraverso le qualità cromatiche e i tre aggettivi distintivi posizionati sul fronte.

Datalogic presenta il nuovo scanner indossabile Bluetooth

Datalogic ha presentato CODiScan, il nuovo scanner indossabile Bluetooth, ideale per l’utilizzo nei trasporti, logistica, vendita al dettaglio e produzione. Con un peso di soli 44 grammi, introduce un sistema di scansione intelligente con un meccanismo di puntamento fino a 1,5 metri di distanza. Il dispositivo presenta 3 lame LED ad alta visibilità, che promette un feedback istantaneo da qualsiasi angolazione, fino a 180 gradi. La batteria di CODiScan ha una durata di due turni, consentendo fino a 12.000 scansioni con una singola carica. Nella vendita al dettaglio, è particolarmente utile per ottimizzare l’inventario, fornire assistenza alle vendite, rifornire gli scaffali, gestire le scorte e l’inventario di back-office.

Pagamenti omnicanale: via alla collaborazione tra Payplug e Mangopay

Payplug, una soluzione di pagamento omnichannel progettata per merchant, retailer e fintech, ha annunciato una partnership con Mangopay, fornitore di infrastrutture di pagamento modulari e flessibili per marketplace e piattaforme. Da questo momento, i clienti potranno sfruttare in una soluzione unica le funzionalità di marketplace di Mangopay, compreso il payout, insieme all’esperienza di Payplug nel pay-in. Payplug e Mangopay hanno entrambe sede a Parigi e condividono già diversi clienti. Payplug sfrutta il collegamento diretto con la rete Cartes Bancaires (CB), che rappresenta il 20% del valore totale delle transazioni nell’Eurozona, e con Groupe BPCE, primo emittente Visa in Europa.

PRODOTTI E FORNITORI pag. 62 | retail&food | Marzo 2024

Nuove soluzioni arricchiscono il Modern Store di Zebra

Zebra ha ampliato la gamma di soluzioni del suo Modern Store, il principale tassello su cui si basa l’offerta rivolta ai retailer per la gestione del punto vendita e dell’inventario. Tra queste, Zebra Workcloud e Workcloud Demand Intelligence Suite, che grazie all’analisi e alle previsioni intelligenti, al rilevamento della domanda e all’ottimizzazione, aiuta nella gestione dell’inventario. Zebra ha anche annunciato il nuovo lettore RFID fisso ultra-rinforzato FXR90, che offre la massima visibilità anche in ambienti di lavoro difficili e di elevati volumi come un magazzino o un centro logistico. In arrivo anche il nuovo WS50 con tecnologia Workcloud, il primo computer indossabile Android di classe enterprise che può essere portato al polso; e lo scanner multipiano con bilancia serie MP72 di nuova generazione.

Zucchetti alleata di Posiflex nella gestione dei punti cassa

Zucchetti ha stretto un accordo con Posiflex , nel campo della gestione dei punti cassa, che ha portato a realizzare un sistema integrato hardware-software, compatibile con i sistemi operativi Android e Windows, così da supportare in modo facile e veloce operazioni e transazioni da postazioni fisse e da dispositivi mobili. Posiflex garantisce a Zucchetti, con un accordo di esclusiva per l’Italia in qualità di fornitore OEM (Original Equipment Manufacturer), l’eccellenza tecnologica nel campo dei terminali POS, mentre Zucchetti sviluppa le soluzioni software integrate nell’hardware per la gestione di ordini, prenotazioni, servizi, pagamenti, nonché delle comunicazioni tra operatore e cliente (nella foto un dispositivo Posiflex).

Cattel rinforza la sua proposta vegana

Archiviato il mese di gennaio, in cui il movimento mondiale Veganuary ha inviato a provare i piatti vegani, Cattel rinforza la sua proposta indirizzata a questa nicchia di clientela. Heura, Violife, Spirito Contadino e Surgital sono alcuni dei brand vegani distribuiti da Cattel, per consentire agli operatori della ristorazione di rispondere in maniera adeguata a questa fascia di utenti. I prodotti Heura, a base di proteine di soia, possono essere utilizzati come sostituti della carne in molti piatti tradizionali, come hamburger, tacos, curry. Violife, invece, è l’alternativa di Cattel al formaggio, al 100% vegana. Spirito Contadino è invece una linea di verdure e ortaggi, provenienti da un’azienda pugliese, ideali per tanti contorni. Anche il marchio noto Surgital propone diverse varianti in chiave vegana.

PRODOTTI E FORNITORI pag. 63 | retail&food | Marzo 2024

ALBERTO ALBERTAZZI

Head of Retail management di Savills

Savills ha creato un nuovo ruolo manageriale, nominando Alberto Albertazzi come Head of Retail Management, con il compito di coordinare le aree di business Property Management Retail e Leasing Outof-Town. Dal 2013 al 2021 è stato General Manager e in seguito CEO di Svicom. Successivamente, ha ricoperto il ruolo di Senior Business Advisor Retail Real Estate presso EY Advisory. Ha iniziato la sua carriera nel real estate subito dopo la laurea in Economia con specializzazione in marketing presso l’Università Bocconi e, nel corso degli anni, ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità in diverse aziende, tra cui Finiper, Expace Expansion Italia - Unibail Group, BNPP Reim Italia, Eurizon.

PAOLO PEREGO

Chief Technology Officer di Svicom

Svicom ha nominato, dal primo gennaio di quest’anno, Paolo Perego nel ruolo di Chief Technology Officer. Perego si occuperà dello sviluppo e modernizzazione dei processi tecnologici di Svicom, che in questo modo prosegue nell’ottica di posizionamento come proptech company specializzata. Perego vanta competenze trasversali e un track record di riguardo, avendo gestito progetti complessi per gruppi che operano in industry diverse. In passato, infatti, ha lavorato per imprese come Euronics, QMI, The Next Solution.

ANDREA FUMAGALLI

Country manager per l’Italia di Scalapay

Scalapay, piattaforma italiana attiva nel Buy Now Pay later, ha nominato Andrea Fumagalli a Country Manager per l’Italia. Fumagalli arriva con una vasta esperienza internazionale e conoscenze derivanti da una ventennale carriera nel campo dell’It. Laureato al Politecnico di Milano, in precedenza ha lavorato, tra gli altri, per Akamas, MongoDB e Content Wise. Il manager è chiamato a strutturare il team di vendita e di account management, per coordinarli verso una strategia orientata alla vendita a valore.

CARLO MASSEROLI

Ceo e responsabile Development Nhood Italia

Novità in casa Nhood, che potenzia le sue linee di business in Italia. Carlo Masseroli assume il ruolo di amministratore delegato di una struttura dotata di business line: Development, Planning & Promotion (DEV); Property & Asset Services (PAS); Resources & Fund Investment (RFI). Masseroli è direttamente alla guida della prima. La seconda è in capo a Luigi Lancia, che sarà anche responsabile dell’acquisizione di nuovi mandati, dell’implementazione dell’offerta di Food & Beverage e della strategia CSR. Ethel Brezzo è responsabile della terza linea.

MARTINO PESSINA

Ceo di Takko Fashion

Martino Pessina è il nuovo Ceo di Takko Fashion, in carica dallo scorso 16 gennaio. Il manager, laureato in International Business Management presso l’Università Bocconi, ha ricoperto ruoli di rilievo presso brand B2C nel settore della moda e della gioielleria. Di recente, come Ceo, ha guidato il business omnicanale di Pandora. Prima di questa esperienza, ha trascorso quasi 20 anni in diverse posizioni dirigenziali presso H&M, diventando alla fine Presidente del Nord America. Ora il board esecutivo di Takko è composto, oltre che da Pessina, da Thomas Füllhaas come Chief Operations Officer e Sebastian Weber come Chief Product Officer (CPO).

Elena Sorlini è la nuova Managing director e Ceo di Abu Dhabi Airports, gestore dei cinque aeroporti commerciali di Abu Dhabi. Assume il ruolo in maniera permanente dopo aver occupato ad interim la stessa posizione dal giugno del 2023. Sorlini vanta oltre 20 anni di esperienza nel settore dell’aviazione. Prima di Abu Dhabi Airports, ha occupato diversi ruoli manageriali, tra cui Executive Director of Transport & Logistics di Adq, Vice President of Group Corporate Strategy di Oman Aviation Group e Strategy Director di Copenhagen Airports. Prima ancora è stata Vice President di Macquarie Airports. È membro del board di Etihad Airways, di Abu Dhabi Aviation e di Adq Aviation and Aerospace Services.

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POLTRONA
CAMBI DI
ELENA SORLINI Managing director e Ceo di Abu Dhabi Airports

AREAS Italia FOOD COURT

AIR SIDE

AEROPORTO FIRENZE

Briciole | Stortellini | Pizzaflor

Dal 1 febbraio 2024 è stata riaperta la Food Court Air Side dell’Aeroporto “Amerigo Vespucci” di Firenze. Si tratta della ristrutturazione di uno spazio già gestito da Areas Italia – MyChef, che torna in una veste più moderna, sia nell’arredamento che nell’offerta food.

I brand protagonisti sono Briciole, Stortellini e Pizzaflor. L’offerta è studiata per soddisfare ogni desiderio culinario dei clienti: la caffetteria, l’offerta dolce e salata di Briciole, la pasta della tradizione di Stortellini oltre alle pizze classiche e gourmet del nuovo concept Pizzaflor.

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