Anamnesi

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anamnesi

mirella crapanzano


In copertina “Time” e “Calice di Tempo” di Mirella Crapanzano 9 novembre 2010


capiremo presto le impronte che il vento ferma sulle rocce il verso di una rosa nel modulare oceani come acque di sorgiva?


come all’inizio

come avviene che scioglie il greto l'andare controvoglia di là dall'alba l'esausto confidare della morte, le spine al passo che costeggiano i veli dell'infanzia la forma sfilacciata della pietra riflette l'acqua in fondo come all'inizio nuda una preghiera ignara ai sedimenti che omette la parola

l'omonimia del caso quando s'incarna pozzo ai sensi, come profilo di penombra nel segno che rimane acre, agli anni che si estinguono nel fuoco

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altrove, solo parole

ci vuole poco a mettere radici dentro parole, arrotondare dubbi agli esorcismi, sfilare ombre da narici chi sopravvive respira neve senza rimorsi, abita voci segnate su panchine, ritorna altrove tardi, sotto le stuoie strappa odori, suoni, conciliazioni a Nut cosĂŹ distante, che si confonde da chi resta sul selciato con l'arco della schiena ad ogni svolta che manca il giorno, a ricadere addosso

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di passaggio

le scorciatoie assottigliano mentre do in affido le ragioni si spellano facciate, nottetempo, segrete al compimento lĂŹ ritrovo l'odore dell'estate che declina il viola ai nodi delle barche e muove il legno nell'esilio delle anse ai seni colmi di campane dove sotto sfinisce il mare sequenze del come all'amo espia la bocca un'altra sponda del vorrei che incespica le braccia, si conclude vaga, richiamo muto a destinazioni passeggere

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non c’è tempo

- non c'è tempo - la voce s'affretta sulla polvere all'ora stabilita l'incontro con se stessi - i propri corpi scambiati nelle membra adesso che ai segnali tutto tace le ossa sono grani da bruciare incenso nero alle trame di serpente sotto la cenere codici disposti al rombo di una guerra a decifrarli il sangue - la resistenza di chi saggia scarpe strette contando le formiche - ciò che ai piedi rientra ad ogni curva s'impiglia a sventolare il corpo un fuori campo di sentenze l'odio

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oltre

come se bastasse avere occhi e inquietudine ai cancelli per segnare il vento farne drappo - nero a poco prezzo giusto quanto occorre da cerniera t r a n o i e il vuoto un'abitudine di frontiera m i s t i f i c a z i o n i che di sacro hanno l'attesa della pietra simulano follia a l c e n t r o ininterrotta dietro l'urna la voce oscura nel commiato a fiutare terra di riporto sottoterra ci si riveste fragili - inconsistenti al dubbio al colmo di una schiena (sottoterra) si può raccogliere la sabbia a sufficienza contarla in bocca senza masticare soffocando fili di tristezza così ad immergere le dita in gola (un'opposizione - direi a ciò che mi somiglia) è screzio tra illusioni e cavità fiorite a metà prima del confine mancarmi è rotta che riconosco oltre 8


pioggia di eventi (non sempre neutri)

a ricercare l'ombra della luna si fa la muta o s'inscena un'imboscata ai giorni come chiedere ai risvegli una lancetta corta prima dei battesimi come si palesa un'ossessione che penzola corde ai rami per vie di fuga intanto osservo schiudersi le voci ovali, il digrignare dei luoghi dell'infanzia, nell’attesa dei guardiani - oltre la soglia al tempo che scandisce incroci nei ritorni scale di appartenenza, metrature semi gettati a rifiorire vite dove occhi stabiliscono intese agli orizzonti rosa nei catini

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quesiti Â

evaporare nubi sull'asfalto come fosse la curva astratta d'una profezia, colma il mutare della marea, quando le rughe hanno l'inevitabile parvenza di un passaggio ricongiungersi con l'alto disegnare cattedrali come quesiti è contrattempo ad evasioni inestinguibili partite di moltitudini sorprese a scacchi l'occhio reclama l'orizzonte dei suoi pari in tracce che di storia hanno la chiave dei clandestini

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requiem

rimango a onde altissime, spiegate destinazioni seppure, al lato interno, la predizione innalza a contraddirmi svolge corpi, sinopie, scenari in greve adagia sulle crepe come calchi le follie, cocci nati con tagli di profilo alle scadenze irripetibile al mare lo spiraglio che reclama storia e precipizio alla presenza per un requiem

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utopia del narrante

s'adagia in corridoi domestici benchÊ il quadrante segni la retta s'innesta dove la pelle lascia l'impronta allucinazione tattile d'architettura altra era atlanti-dea, sgretolata al sale rottura d'isole narrante la co-scienza che si dispone, trasversale, al gioco delle gocce il pulsante pone transizioni in essere in download mimetismi ad orologeria

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anamnesi

- a volte in simulazione di fragilità il corpo all'angolo oscilla pendolo tra la veggenza e il disarmo ciò che avviene ai confini ama il rosso cangiante delle vette l'inchiostro del sangue alle guerre la camicia imbrattata e la distanza da un cielo qualsiasi alla tua retina le bocche spalancate - i morti camminano su acque le memorie per strade i fiori di grecale da nord est - le scacchiere scarlatte su possibili futuri - in pilastri sotto ponti e sorrisi di venere ciò che avviene ai confini è un prodigio affisso su architravi immune alle asole di storia ai suoni ruscelli al taglio di luce scisso tra ore e secoli come corni squillanti al ritorno dei bambini - invisibili al nero - a ricomporre il verbo -

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Indice

Come all’inizio.................................................................. pag. 4 Altrove, solo parole.......................................................... pag. 5 Di passaggio.......................................................................pag. 6 Non c’è tempo................................................................... pag. 7 Oltre.................................................................................... pag. 8 Pioggia di eventi (non sempre neutri)........................... pag. 9 Quesiti................................................................................ pag.10 Requiem............................................................................. pag.11 Utopia del narrante.......................................................... pag.12 Anamnesi........................................................................... pag.13

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L’Anamnesi, secondo Platone, è quel processo di reminiscenza che conduce l’uomo a riscoprire dentro se stesso le idee eterne che sono all’origine di ogni cosa. E’ quindi il risveglio delle memorie, di un sapere preesistente, legato all’anima, che dimentichiamo con la nascita, ma che tuttavia è possibile, con l’ arte della maieutica ricordare.


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