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gedi, di Gianni Antonio Palumbo, pag. 24); Domenico Defelice (Paolo Sommaripa, di Ma- nuela Mazzola, pag. 26); Manuela Mazzola (La teoria del Transatlantico, di Carlo Tosetti, pag. 27); Manuela Mazzola (Il canto del tempo, di Roberto Costantini, pag. 27); Claudio Vannuccini (Volli, e volli sempre…, di Imperia Tognacci, pag

Le undici fotografie di Emy Mei, di cui una in copertina, sembrano rafforzare l'idea poetica del vivere in coalescenza col mondo, ossia in unione profonda con tutti gli altri elementi che lo compongono. In questo caso è il poeta che si unisce con il resto del creato per dar vita a una personale percezione del cosmo.

Percorrere il sentiero della poesia vuol dire iniziare un lavoro profondo con se stessi, con la propria anima che, nonostante le diverse esperienze, rimane simile a quella di tante altre persone che camminano su questa terra. Per questo motivo, nei versi del poeta è facile riconoscersi, grazie anche allo stile semplice ed essenziale.

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Roberto Costantini è laureato in Letterature di lingue inglese presso La Sapienza Università di Roma, si specializza in critica e filologia shakespeariana; pubblica diversi articoli, un romanzo La Stella. Nella compagnia Teatrale Costellazione dirige e interpreta alcuni spettacoli e nel 2021 pubblica la silloge Musagete che vince il premio I Murazzi.

Manuela Mazzola

IMPERIA TOGNACCI

VOLLI, E VOLLI SEMPRE… La speculazione estetica e simbolica nella poesia di Vincenzo Rossi

Genesi Editrice, 2021 Imperia Tognacci, in questo saggio descrive la vita e la poesia di Vincenzo Rossi, poeta, scrittore, saggista, traduttore di testi dal latino, dal greco e dal francese, non come critica, ma come grande ammiratrice per la sua profonda cultura. Un indelebile ricordo la lega all’eclettico scrittore e benché non si siano mai conosciuti personalmente, attraverso lo scambio dei propri libri, hanno approfondito le loro conoscenze interiori, il modo di essere, alimentando una reciproca stima. L’autrice riconduce la capacità espressiva di Vincenzo Rossi ai primi diciannove anni, trascorsi tra la maestosità delle montagne e di tutta la natura che le circonda, come elemento che influenzerà la sua espressione poetica. Come descritto nella postfazione da Francesco D’Episcopo, “la Tognacci ripercorre con intelligenza e sensibilità, il cammino poetico del Rossi, richiamando la doverosa attenzione sulla sua vita di pastore-poeta”. L’autrice nelle sue considerazioni immagina lo spirito del Rossi percorrere i recessi sperduti dei boschi, giungere alle sorgenti del Volturno, salire verso le cime delle Mainardi e percorrere i pendii delle morge, i pascoli e gli stazzi del Matese, i vicoli di borghi arroccati, salire e scendere le scalinate consunte di castelli abbandonati, inerpicarsi su aspre rupi, aggirarsi tra folte macchie, scendere nelle valli folte di alberi, e la sua poesia intonarsi con il suono dell’infinito. “La poesia rappresenta il tutto”. E la Tognacci in questo saggio esalta le doti dell’amico Vicenzo Rossi, ci spiega la natura dei versi e ci spinge lungo sentieri spesso disabitati. Quelli che non hanno nulla a che vedere con i proclami di una letteratura a volte falsa e bugiarda. La genuinità dell’espressione priva di implicazioni è l’essenza della nostra vita. “Io non canto chi domina/ Non canto superbe bandiere/ Non voglio nel mio canto/ Orgogliose città né fragori/ Di folle e di macchine/ Perché io canto la pioggia/ E la sua musica sulle foglie. Come disse John Kennedy: “Se i politici amassero un po' di più la poesia e se i poeti un po' di più la politica, il mondo sarebbe un posto migliore”.

Lo stesso mondo ricercato ed amato dal poeta Vincenzo Rossi.

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