Didascalie Informa n.11-12 Novembre/Dicembre 2012

Page 1

AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 08/02/2006

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

INFORMA

didascalie 11-12

n.

Rivista della scuola in Trentino

novembre-dicembre 2012

Io vivo qui Esperienze dalle scuole sulla proposta Step di educazione al paesaggio


SOMMARIO

DIDASCALIE

Rivista della scuola in Trentino Periodico mensile Anno XXI, numero 11-12 novembre-dicembre 2012 Rivista promossa dalla Provincia Autonoma di Trento (L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22) Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745 dell’11.1.1992 Direttore responsabile: Giampaolo Pedrotti Coordinatore: Mario Caroli E-mail: mario.caroli@provincia.tn.it In redazione: Cinzia Zeni Manuela Saltori (segreteria) In questo numero: Felice Mario Caroli, Rudi Corradi, Daniela Dagostin, Beatrice de Gerloni, Virgilio Iori, Morena Lazzara, Annalisa Maule, Mauro Neri, Roberta Opassi, Gaia Pedron, Lucia Petragallo, Sonia Sartori, Giampiero Sigona, Anna Tava, Alberto Tomasi, Maurizio Zambarda, Cinzia Zeni, Chiara Vegher STUDENTI: Silvia, Almedina, Ginevra, Enrico, Aleksander, Bruno, Paola, Martina, Nicola, Pietro, Gabriel, Emanuele, Sara, Wanda, Alessia, Daniele, Chiara, Mustafa, Daria, Ilaria, Christopher, Anastasija Redazione: Via Gilli 3, 38121 Trento tel. 0461/497268 fax 0461/497267

Realizzazione e Stampa Litografia Effe e Erre - Trento Per richiedere la rivista Didascalie telefonare o mandare un fax o scrivere a: Redazione Didascalie, Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38121 Trento E-mail: didascalie@provincia.tn.it

Le foto di questo numero sono di: archivio Didascalie e fornite dai diretti interessati, archivio Ufficio stampa Pat

2013: inizia una fase nuova Online o cartaceo? provincia/la Legge Novità: la scuola in finanziaria 2013 Protocollo Provincia-Carceri iprase/il seminario Formazione professionale in rilancio alta formazione/Artigianelli: Protocollo con l’Olanda istruzione tecnica/Polo informatico gestionale la notizia: Didascalie,

1-3 4-5 6-7 8 9-13 14-15 16

il dossier dentro le buone pratiche

il dossier il contesto il progetto educativo dalle scuole: Istituto Comprensivo Folgaria Istituto Comprensivo Val Rendena Istituto Comprensivo Tesero Istituto Comprensivo Rovereto Sud

IO VIVO QUI Esperienze dalle scuole sulla proposta Step di educazione al paesaggio

Inserto a cura di Mario Caroli Interventi di: Mario Caroli, Rudi Corradi, Beatrice de Gerloni, Morena Lazzara, Annalisa Maule, Roberta Opassi, Lucia Petragallo, Sonia Sartori, Giampiero Sigona Studenti: Silvia, Almedina, Ginevra, Enrico, Aleksander, Bruno, Paola, Martina, Nicola, Pietro, Gabriel, Emanuele, Sara, Wanda, Alessia, Daniele, Chiara, Mustafa, Daria, Ilaria, Christopher, Anastasija Inserto 17-32 la scuola al museo/Museo

scienze e IC Mattarello Paesaggio 33-35 dalle scuole/I. C. Aldeno Mattarello Docenti Senza Frontiere 36-37 /Primaria Romarzollo Il plesso ecosostenibile 38 /Scuola ladina di Fassa Minoranze unite nelle leggende 39 consulta provinciale studenti/L’evento A tu per tu con Maria Falcone 40-42 scuole dell’infanzia/Coesi Laboratorio di psicomotricità 43-44 /Provinciali Strumenti 45 segnaliamo/Il libro Presi nella rete di Raffaele Simone 46-48 /la recensione Classico Prati, della preside de Finis terza copertina provincia/La Novità Iscrizione online quarta di copertina

In copertina: In alto, un gruppo di studenti dell’Istituto Comprensivo Val Rendena che hanno partecipato alle sperimentazioni di esperienze “Step” (vedi servizio nelle pagine 17-32); in basso, la copertina del libro di Raffaele Simone, presentato nella sezione del segnaliamo (vedi pagine 46/48) II

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


LA NOTIZIA

DIDASCALIE

2013: inizia una nuova fase I lettori di didascalie/informa, e innanzitutto i circa settemila insegnanti della scuola in Trentino, assieme ai presidi e al resto del personale, si sono certamente accorti che negli ultimi tempi qualcosa è cambiato nel loro rapporto con “la rivista della scuola trentina”: stiamo parlando della periodicità della pubblicazione e distribuzione, che, da mensile è divenuta di fatto bimensile o qualcosa del genere. Partiamo da questo semplice dato per dire due o tre cose sulla rivista. La periodicità, i tempi, le risorse… La prima cosa certa è che la rivista continuerà la sua strada, in un contesto certamente nuovo, che deve fare i conti con molti fattori nuovi, ma continuerà. Dalla fine dello scorso anno, invece dei tradizionali dieci numeri (gli stessi e con la stessa cadenza periodica dal 1992 e, per quanto riguarda la versione didascalie/informa coordinata da chi scrive dall’ottobre del 2000) nel 2012 sono usciti sette numeri, di cui cinque doppi: gennaio/febbraio, marzo/aprile, maggio, giugno, luglio/agosto, settembre/ottobre e quest’ultimo numero doppio novembre/dicembre. È evidente che con una periodicità così rallentata cambia la stessa natura della rivista e cambia necessariamente il rapporto con i lettori. Un rapporto, ritenuto importante dagli oltre duemila interlocutori intervistati nell’indagine esclusiva sulla rivista condotta alcuni anni fa dal prof. Carlo Buzzi dell’Università di Trento per conto del Dipartimento Istruzione, e poi in un’altra successiva dell’Iprase sul rapporto Scuola-“Palazzo”. Va detto che questa situazione non è data da tagli di risorse, quanto da una serie di concause legate alle risorse, alle persone che hanno curato e redatto alla rivista, alla necessità di spingere anche verso l’innovazione tecnologica del complessivo sistema di comunicazione della Provincia, accettando la sfida dell’online. La sfida dell’online Con il nuovo anno, la rivista uscirà solo online. I lettori la troveranno sul portale della scuola trentina www.vivoscuola.it, dove peraltro sono abituati a trovarla in tanti già da alcuni anni. Faremo di tutto per conquistare nuovi “navigatori”, ma si tratterà di capire anche sperimentalmente se questa è la strada giusta o se i tempi non siano ancora maturi per scelte di questo tipo per gli insegnanti e per la scuola trentina. Si aprirà una fase nuova, forse anche di ripensamento complessivo della rivista, senza disperdere il patrimonio sedimentato ed i risultati positivi di tanti anni. Del resto, la nuova fase è già iniziata per tutta la scuola trentina, con la svolta importante dei Piani di Studio Provinciali, con il riordino del secondo ciclo e “la nuova presenza” della formazione professionale dentro il sistema scolastico e formativo, con nuove modalità di relazione periferia/centro – Pat/Miur, con la “riunificazione” della ricerca e della formazione dentro un unico istituto IPRASE che troverà presto un nuovo riassetto, nuovi referenti nei ruoli dirigenziali e, questa è stata sempre la direzione ufficiale dichiarata, una nuova spinta propulsiva malgrado i tempi di “vacche magre” dal punto di vista delle risorse. Quando nell’ottobre del 2000 la rivista prese il nome “didascalieInforma”, nell’editoriale c’era scritto: “L’augurio che facciamo a DidascalieInforma è proprio questo: che chi sfoglia le sue pagine, con tante “testatine”, abbia almeno la sensazione che ci sono tanti ‘pezzetti’ di una realtà che dovremmo cominciare a percepire come sistema. Tutti.”. Forse quell’obiettivo pare raggiunto; certamente non solo grazie ad una rivista, ma anche grazie alla rivista didascalieInforma. Mario Caroli

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

1


Gennaio 1992

2

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


Ottobre 2000

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

3


2013: pareri “al volo” ONLINE

CARTACEO

Il digitale prende il sopravvento anche sulla carta stampata, 2 lettori su 3 leggono “on-line”, a breve anche la rivista che per anni ci ha illustrato “il mondo della scuola trentina”, renderà digitali le proprie pagine. Il risparmio sulla carta stampa , rappresenta una parte dei vantaggi per chi pubblica, l’abbattimento dei costi , in questo momento di crisi, ha il suo perché! Allora quali sono i vantaggi dell’online per il lettore? Chi prima sfogliava volentieri la rivista, con il polpastrello umido, sarà tentato dal fare lo stesso utilizzando il mouse o un tablet (IPAD o similari)? Alcuni vantaggi : Per l’editore: la stampa digitale fa sì che si possano aggiungere pagine alla rivista senza incidere sui costi; raggiungere molti più lettori anche attraverso i social network. Per il lettore: leggere la rivista su pc, smartphone o tablet collegati a internet, potendo salvare l’articolo preferito, realizzando un archivio digitale sempre consultabile; la condivisione di un articolo (che può essere spedito via mail); il lettore online (se previsto) può commentare le notizie in tempo reale e diventare parte attiva della notizia; la resa delle immagini è più elevata rispetto alla carta stampata. Nel 2011 è stato calcolato che sono 1 milione le persone che possiedono un tablet e si stima che entro la fine del 2012 potrebbero raddoppiare. Personalmente da possessore di tablet, ritengo molto utile (grazie al collegamento wireless a internet gratuito, messo a disposizione da molti comuni, poter aver accesso in tempo “reale” al mondo e alle notizie. Molte testate giornalistiche hanno adottato il ”digital publishing” (editoria digitale) soprattutto perché può invogliare chi legge ad interagire, potendo essere riconosciuto attraverso una iscrizione che gli permette di commentare ciò che legge trasformando la notizia da statica a dinamica, un lettore del web che non si limita a cliccare un link ma che vive la notizia. Personalmente sono un fan della carta stampata, e mi mancherà, didascalie su carta, però non posso che pensare: le parole scritte (anche su digitale) “restano”, le parole dette ” volano”.

Perché preferisco Didascalie cartaceo piuttosto che digitale e solo nella versione online? Didascalie rappresenta uno spazio privilegiato per condividere esperienze e buone pratiche, per facilitare il confronto, dando voce anche all’esperienza e al vissuto degli studenti. Riportare “quello che si fa” a scuola, nella prassi quotidiana, nell’uso delle strategie e metodologie, è condizione indispensabile per rendere trasferibili le buone pratiche e per stimolare la riflessione. Tornando alla preferenza per il cartaceo, credo che si potrebbero trovare valide motivazioni a supporto di uno o dell’altro formato. Personalmente preferisco il cartaceo, perché mi permette di conoscere, approfondire, sottolineare, ritagliare e rileggere, libera da condizionamenti di spazio e di tempo. Sicuramente l’approccio digitale garantisce una diffusione più allargata, ma più superficiale, facilitando un atteggiamento “usa e getta”. So peraltro di alcuni miei colleghi che trattengono in casa la rivista come archivio, specialmente per i dossier monografici interni. Non solo, quando ci sono servizi ampi sulle buone pratiche, torna davvero utile distribuire una copia anche ai ragazzi ed alle loro famiglie che possono vedere così documentate alcune pratiche didattiche di cui sentono solo parlare a voce. Penso che ci sia ancora bisogno di un contatto “diretto” con la carta, con le immagini, con i pensieri per arricchire oltre che la mente anche il cuore. Un’ultima riflessione riguarda proprio il rapporto con il computer e il tempo degli insegnanti. A scuola non sempre la disponibilità dei pc è a portata di mano, ma poi non c’è tempo nei brevi intervalli di mettersi a leggere un articolo magari sulle competenze o altro. Fuori dalla scuola: quanti sarebbero davvero gli insegnanti che dopo una giornata passata a scuola si siedono a casa davanti al pc per leggersi la rivista?

Natale Scopelliti docente di laboratorio di informatica gestionale, Istituto “Tambosi - Battisti” Trento

Daniela Buffoni Scuola Primaria di Mattarello, Istituto Aldeno-Mattarello

Un insegnante delle superiori

4

Un’insegnante della primaria

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


dove siamo

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

5


PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

la legge NOVITÀ

La scuola in finanziaria La Legge finanziaria 2013, approvata dal Consiglio provinciale nella notte tra il 18 e 19 dicembre 2012, è diventata LEGGE PROVINCIALE 27 dicembre 2012, n. 25 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2013 e pluriennale 2013-2015 della Provincia autonoma di Trento (legge finanziaria provinciale 2013)”. La scuola è interessata da diversi articoli del Capo V Disposizioni in materia di istruzione, cultura, sport e pari opportunità che riguardano Istruzione, Università e Ricerca; alcuni in modo diretto (44, 45, 46, 48, 49 e 50) e in via indiretta (artt. 3, 4 e 28) ma la scuola è principalmente interessata al contenuto dell’art. 44. Art. 44 Modificazioni della legge provinciale 7 agosto 2006, n. 5 (legge provinciale sulla scuola), e dell’articolo 4 della legge provinciale 2 novembre 1993, n. 29 (Attuazione della delega in materia di Università degli studi di Trento e disposizioni in materia di alta formazione musicale e artistica)” Mentre siamo già in stampa con la rivista, la finanziaria è diventata legge, è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale del 27.12.2012 insieme alla L.P. 26 sul Bilancio. Non c’è il tempo materiale per far commentare a chi in Dipartimento della conoscenza ha seguito il percorso e gli aspetti legali. Ci limitiamo a riproporre in questa sede la relazione introduttiva che ha accompagnato la presentazione dell’articolato approvato in finanziaria, ripromettendoci di tornare sugli aspetti più impattanti e più discussi nella fase di approvazione in Consiglio provinciale. Abbiamo eliminato il riferimento preciso ai singoli commi perché è poi cambiato nell’approvazione definitiva della legge. Il nuovo IPRASE Si punta a superare l’attuale configurazione dei soggetti istituzionali che operano nel campo della ricerca, sperimentazione e formazione degli insegnanti e dirigenti scolastici (IPRASE e Centro di Rovereto) e a dar vita ad un soggetto istituzionale che assorba tutte queste diverse competenze. Non solo, ma trattasi anche di un soggetto che rappresenti un punto di evoluzione rispetto alla situazione attuale, essendo ad esso attribuite competenze nel campo della ricerca, sperimentazione, formazione, valutazione e documentazione pedagogica, il cui valore aggiunto consista nella integrazione di queste diverse funzioni. Per agevolare questa evoluzione, dal 6

punto di vista della procedura amministrativa si prevede che sia l’IPRASE il soggetto che unifica tutte le funzioni sopra elencate, ferma restando la necessità di valorizzare le professionalità e le esperienze maturate nei diversi ambiti. Il “nuovo” IPRASE, infatti, avrà le seguenti ulteriori funzioni: a) provvedere alla programmazione, alla realizzazione, alla verifica e al monitoraggio di iniziative di formazione rivolte al personale del comparto scuola, anche in relazione ai fabbisogni formativi connessi al reclutamento di nuovo personale, ad altre attività formative funzionali allo sviluppo professionale continuo e al sostegno dell’innovazione e dello sviluppo del sistema educativo provinciale.

b) effettuare le rilevazioni, a livello locale, nazionale e internazionale, in merito alla qualità degli apprendimenti degli studenti e svolgere attività di monitoraggio sulle azioni di innovazione didattica; a tal fine l’IPRASE collabora in particolare con il comitato provinciale di valutazione del sistema educativo, previsto dall’articolo 43, e con l’istituto nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione per la partecipazione delle istituzioni scolastiche e formative provinciali alle iniziative nazionali. Il regolamento previsto dal comma 3, stabilisce le forme di raccordo con il sistema nazionale di valutazione, anche al fine della partecipazione alle iniziative di valutazione attivate a livello nazionale; c)elaborare, raccogliere e mettere a disposizione del sistema educativo provinciale la documentazione relativa alle materie e alle attività di competenza, favorendo anche la diffusione delle buone pratiche.”; Alta Formazione professionale In un’ottica di valorizzazione dell’offerta formativa, si procede a definire meglio il raccordo tra l’alta formazione provinciale e l’analogo sistema nazionale denominato Istituto Tecnico Superiore (ITS) anche al fine di garantire la spendibilità su tutto il territorio nazionale del titolo conseguito in Provincia attraverso l’alta formazione provinciale. Si prevede inoltre la gratuità della partecipazione al comitato per l’alta formazione nonché la soppressione dell’Agenzia per l’Alta formazione. Sempre con la finalità di raccordare il sistema provinciale con quello nazionale, con l’introduzione dell’articolo 67 bis si stabilisce che i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS), previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 gennaio 2008, possono essere attivati anche in Provinn. 11-12 novembre-dicembre 2012


cia e in questo caso la Giunta provinciale stabilisce gli standard di riferimento nel rispetto di quelli nazionali al fine di garantire la spendibilità su tutto il territorio nazionale del titolo conseguito in Provincia. Servizio mensa nella scuola primaria Si prevede la possibilità di esternalizzazione della vigilanza al servizio mensa a partire dall’anno scolastico 2014-2015; possibilità sospesa per l’a.s. 2013-14 al fine di individuare, anche attraverso il confronto coi sindacati, misure alternative che comunque garantiscano la qualità del servizio. Graduatorie provinciali per titoli del personale docente Si procede alla trasformazione a durata indeterminata delle attuali graduatorie provinciali per titoli del personale docente delle istituzioni scolastiche provinciali a carattere statale, in vigore alla data del 31 dicembre 2012. Si prevede altresì che entro l’anno scolastico 2014-2015 si proceda ad aggiornare il punteggio, e quindi la posizione, di coloro che sono già inseriti. Si è parimenti previsto di istituire un’ulteriore fascia, in subordine alle attuali tre, in cui saranno inseriti, senza pregiudizio delle posizioni degli altri aspiranti docenti coloro che, negli anni accademici 2009-2010 e successivi hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento dopo aver frequentato: a) i corsi biennali abilitanti di secondo livello a indirizzo didattico; b) il secondo e il terzo anno di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A ; c) i corsi di laurea in scienza della formazione primaria. La limitazione a tali fattispecie è dovuta alla considerazione che con l’aggiornamento dell’anno 2010 sono n. 11-12 novembre-dicembre 2012

stati inclusi tutti gli abilitati che terminarono il percorso abilitante tramite SISS, poi soppresso; i corsi indicati sono infatti gli unici, ad oggi (fino all’abilitazione dei primi TFA) che hanno consentito di acquisire l’abilitazione all’insegnamento dopo l’ultima apertura delle graduatorie provinciali per titoli. Ai fini dell’inserimento nella predetta ultima fascia si utilizzeranno i medesimi titoli e punteggio di servizio previsti dal vigente regolamento sulla formazione delle graduatorie provinciali. In conseguenza della trasformazione a durata indeterminata delle attuali graduatorie provinciali, si prevede che l’apertura delle graduatorie di Istituto di II e III fascia avviene con cadenza biennale, non potendo più le stesse “garantire una validità temporanea coerente con le graduatorie provinciali per titoli”. Docenti specializzati CLIL Si intende favorire la presenza nella scuola del Trentino di docenti specializzati per l’insegnamento in modalità CLIL (insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera). Ciò è realizzato costituendo un albo al quale possono iscriversi docenti in possesso della specializzazione CLIL prevista dalla normativa statale vigente e formato da due sezioni: sezione I: per il personale di ruolo, sezione II: per il personale a tempo determinato. Si prevede poi che con regolamento è disciplinata sia la modalità di iscrizione all’albo sia le modalità per il conferimento degli incarichi. Trasferimenti ai Comuni Si tratta di una modificazione tecnica finalizzata a permettere lo storno di fondi tra unità previsionali di base del bilancio della Provincia al fine di realizzare la finalità prevista del comma 2 dell’articolo 109 della legge provinciale sulla scuola che è quella di trasferire dai comuni alle rispettive scuole del primo ciclo le competenze in materia di servizi ge-

stionali scolastici: spese per le utenze, acquisto arredi e attrezzature… Anagrafe provinciale studenti Si vuole prevedere che i dati contenuti nell’anagrafe provinciale degli studenti possano essere trasferiti anche all’università di Trento garantendo così la conoscenza del percorso scolastico dello studente da parte di entrambi i soggetti interessati. Progetti fondo qualità Si prevede che la Provincia possa individuare progetti significativi ai fini della qualificazione dell’offerta scolastica e formativa delle scuole e possa dare l’incarico per la realizzazione a soggetti privati. Graduatorie altro personale comparto scuola Si prevede la proroga non oltre il 31.12.2014 di tutte le graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato e a tempo determinato del personale del comparto scuola ad eccezione del personale docente delle istituzioni scolastiche provinciali a carattere statale. Norme transitorie C’è una disposizione transitoria, in merito all’IPRASE, connessa con le modificazioni riportate prima. Si prevede inoltre che nell’ambito del piano per il sistema informativo elettronico provinciale, oggi già previsto e attivato, sia possibile sviluppare i collegamenti, le integrazioni e gli ulteriori sviluppi applicativi dei rapporti fra le banche dati della Provincia e dell’università, implementandoli anche attraverso la trasmissione dei dati contenuti nell’anagrafe degli studenti prevista dall’articolo 111 della legge provinciale sulla scuola, per l’attuazione di attività di comune interesse, garantendo così la conoscenza del percorso scolastico dello studente da parte di entrambi i soggetti interessati. 7


protocollo CARCERI

Protocollo con la Provincia Giovedì 20 dicembre 2012 è stato firmato al Palazzo dell’Istruzione il Protocollo Tra Provincia Autonoma e la Casa Circondariale di Trento: per la Provincia, l’assessore Marta Dalmaso, per il cacere, il direttore Salvatore Pirruccio. Con l’assessore Dalmaso e il direttore Pirruccio c’erano Adriano Tomasi ed Enzo Latino, per il dipartimento della conoscenza, Tommaso Amadei, educatore del carcere. Attualmente sono 200 i detenuti coinvolti nelle iniziative di formazione su 260 in totale. Da entrambe le parti, soddisfazione per un passaggioc he attendevano da tempo e che può dare nuovo slancio alle attività di formazione per i detenuti e ad un rapporto diretto con gli istituti scolastici coinvolti. “Questo Protocollo è un punto d’arrivo – ha dichiarato l’assessore Dalmaso – che parte dalle diverse esperienze già fatte, cogliendo spunto anche dalle criticità. La filosofia di fondo è quella legata in fondo al compito dell’istruzione: aver fiducia nelle persone e nella loro capacità di mettersi in gioco; e qui si tratta di dare fiducia a chi ha sbagliato nella vita, ma ha voglia di rimettersi in gioco. Un dovere, da parte nostra, un compito difficile ma che può riservare elementi di gratificazione.” “Un tappa molto importante – ha affermato il direttore della casa circondariale di Trento – che sarà la base su cui costruiremo tutti i progetti che aiutino il riscatto dei detenuti, attraverso l’apprendimento e la formazione. La collaborazione da parte nostra sarà piena sia per le attività prettamente di alfabetizzazione sia per quelle più ampie in ambito formativo.” Il protocollo, prevede la costituzione di un Gruppo di coordinamento, presieduto dal Direttore della Casa Circondariale di Trento, o da un suo delegato, e composto da due rappresentanti della Casa circondariale e due rappresentanti dell’Assessorato all’istruzione. L’offerta formativa rivolta ai detenuti della Casa circondariale di Trento si articola in due tipologie: -corsi di base finalizzati a garantire i diritti imprescindibili di cittadinanza -corsi a carattere professionalizzante finalizzati a sviluppare e/o fare acquisire ai detenuti competenze spendibili sul mercato del lavoro, al fine di facilitarne il reinserimento nella vita attiva. I corsi di base rappresentano la parte stabile dell’offerta formativa e sono rivolti indistintamente a tutta la popolazione detenuta; quelli a carattere professionalizzante, a seconda della tipologia di corso, sono rivolti ai detenuti che posseggono i requisiti di base e che ne fanno richiesta.

8

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


FORMAZIONE PROFESSIONALE

seminario SISTEMA MATURO…

… ma c’è ancora cammino da fare “Sembra quasi stucchevole richiamare continuamente la bontà del nostro sistema in Trentino, ma quando parliamo di formazione professionale non possiamo non ricordare che in molte altre regioni la formazione professionale triennale va ancora a bando e che è proprio un miracolo che sia cresciuta nel resto d’Italia”. Questo uno dei passaggi dell’intervento del presidente dell’Agenzia del Lavoro, Michele Colasanto, nella prima parte della mattinata, al Seminario nazionale su “Il cammino dell’Istruzione e Formazione professionale – Identità e nuove fisionomie tra continuità e innovazione”, promosso dall’ l’Iprase all’interno delle Azioni finanziate dal Fondo Sociale Europeo, mercoledì 12 dicembre 2012 nell’aula magna del Palazzo Istruzione di via Gilli a Trento. Un centinaio i partecipanti, per lo più operatori e docenti della Formaizone professionale. Le motivazioni del Seminario: in Trentino non a caso “Il nostro è un sistema maturo e ben sviluppato – ha dichiarato l’assessore Marta Dalmaso in apertura – ma abbiamo voluto questo seminario di riflessione tra il ‘già’ e il ‘non ancora’ di questo sviluppo del sistema”. Nei due interventi dell’assessore, quello introduttivo e quello delle conclusioni, ci sono le motivazioni del Seminario, ma anche gli spazi aperti per lo sviluppo della formazione professionale. Riportiamo ampi stralci dell’uno e dell’altro.

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Il sistema di Istruzione e Formazione professionale (Iefp), che con il Decreto del Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche del lavoro dell’11 novembre 2011 ha visto il passaggio dalla fase sperimentale a quella ordinamentale, è oggi a pieno titolo uno dei componenti degli ordinamenti dell’Istruzione del secondo ciclo. Ha dunque tutte le carte in regola per la piena messa a regime e per lo sviluppo della filiera, che si completerà con il rinnovato sistema IFTS in fase avanzata di definizione.

Un percorso faticoso a livello nazionale… Non è stato facile il lavoro nazionale di elaborazione degli standard minimi formativi e di descrizione delle competenze. Lo hanno “raccontato” nel dettaglio Olga Turrini, esperta di politiche formative, e Costanza Bettoni, dirigente del settore istruzione e formazione professionale presso Tecnostruttura delle Regioni per il Fondo Sociale Europeo. Percorso faticoso, quello nazionale, ma che ha ora una cornice normativa abbastanza “esauriente”, a fronte di una realtà dello stivale molto variegata, con alcune regioni decisamente con una marcia in più ed altre che vanno ancora per conto proprio ed anni luce distanti dalle indicazioni che vengono dall’Europa, indicazioni decisamente innovative ma non ancora attuate ovunque. Il Trentino – lo hanno richiamato tutti gli esperti nazionali – è stato apripista in nel settore con una scelta anche netta rispetto alla convivenza con l’istruzione professionale statale, ancora nelle nebbie quanto ad una identità precisa: da noi – lo ha ricordato in modo esplicito Michele Colasanto – in tempi molto lontani è stata fatta la scelta dei centri di Formazione professionale di-

9


slocati sul territorio e, di recente con il riordino del secondo ciclo, il taglio deciso dell’istruzione professionale statale e la scelta della Formazione professionale come terza gamba del sistema. In apertura, il saluto di Beatrice de Gerloni, direttore dell’Iprase, l’introduzione della giornata da parte di Roberto Ceccato, dirigente del Servizio Istruzione del Dipartimento della conoscenza e l’analisi di base di Olga Turrini, che assieme a Michele Pellerey, a Michele Colasanto, Mauro Frisanco e Daniela Carlini, seguono praticamente dalle origini e sono riferimenti importanti per il sistema trentino della formazione professionale. Il Seminario è proseguito poi con altri contributi di esperti esterni, presentazioni di esperienze e tavola rotonda, prima delle conclusioni. Marta Dalmaso: “La Provincia di Trento ha sempre creduto e investito sulla formazione professionale” Perché questa iniziativa, di cui si sentiva davvero il bisogno? L’assessore Dalmaso ha ricordato che “la Provincia di Trento ha da sempre creduto e investito sulla formazione professionale e sullo sviluppo delle competenze delle sue risorse umane, sia nelle fasi iniziali che lungo l’arco della vita. L’investimento sulla formazione professionale iniziale ha portato come risultato la presenza di un sistema che coinvolge il 23% degli studenti, che ha uno sviluppo verticale, che risponde 10

a bisogni differenziati delle famiglie, delle imprese e del territorio, che ha anticipato lo schema nazionale, ci è stato riconosciuto come modello esemplare ed è entrato a testa alta nel sistema educativo provinciale. La Provincia esercita infatti da tempo pienamente la competenza anche in materia di istruzione. Tant’è che non esistono, in Trentino, gli Istituti Professionali, se non per gli indirizzi dei servizi socio-sanitari e di odontotecnico. Il complesso dell’offerta è chiaro, non dà adito a sovrapposizioni, ed è ben distribuito su territorio. Un primo bilancio positivo Dopo il consolidamento dei trienni, lo sviluppo dei quarti anni caratterizzati dal peso rilevante dell’alternanza, la scommessa sul sistema dell’alta formazione professionale, si può dire che abbiamo un sistema “maturo”, collocato dentro il sistema nazionale, insieme con gli altri sistemi regionali, ciascuno con le sue peculiarità.” Oggi possiamo fare un primo bilancio positivo - ha proseguito l’assessore -, “del confronto con gli interlocutori nazionali, con le altre Regioni, anche con riferimento all’assetto che a livello nazionale ha visto passi importanti di cooperazione istituzionale per la messa a punto dell’impianto ordinamentale dell’Istruzione e formazione professionale nel contesto del secondo ciclo della secondaria. Al processo di costruzione di quegli elementi nazionali, concordati nei vari Accordi Stato-regioni, abbiamo contribuito anche noi, partecipando attivamente, a parti-

re dalle sedi tecniche, a tali processi. Che non sono conclusi e che soprattutto vanno attuati con coerenza sui territori. Per questo, abbiamo voluto oggi proporre un momento di riflessione su come riempire di contenuti un assetto dell’Istruzione e Formazione professionale a regime, per poter affrontare al meglio le sfide che ci troviamo di fronte.” L’Europa è già più avanti Il “già fatto, però non basta, “oggi si impone un salto ulteriore. L’ Europa è un riferimento importante e ci dice che occorrono processi formativi dinamici, flessibili e innovativi, che possano diventare veicolo di innovazione anche dei processi produttivi, ma che soprattutto devono consentire di fronteggiare una situazione di crisi che è oggi crisi occupazionale in un contesto di mancata crescita economica. Questo salto riguarda tutto il sistema dell’istruzione e della formazione professionale, ognuno deve fare la sua parte, in un rapporto con le famiglie da una parte e col sistema delle imprese e le loro rappresentanze, dall’altra, che non è solo di dialogo, ma di vero “coprotagonismo”, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, e con uno sguardo attento alle scelte complessive in ordine alle prospettive di sviluppo.” E dopo aver fatto un primo bilancio dell’esperienza fin qui realizzata, l’assessore ha affermato che il salto ulteriore che deve fare ora il sistema dell’Istruzione e Formazione professionale trentina “ha bisogno di una strategia nella quale le risposte sempre più complesse alle quali esso è chiamato trovino n. 11-12 novembre-dicembre 2012


soluzioni efficaci e che riguardano i giovani “che devono affrontare un mondo del lavoro nel quale crisi e incertezza non sembrano prospettive di breve durata, giovani dotati di apertura e capacità d’iniziativa, che vanno sostenuti nell’apertura a prospettive imprenditoriali e di lavoro autonomo”; le utenze disagiate, immigrati e non solo, che richiedono impostazioni pedagogiche improntate al successo formativo, ma anche forti dimensioni orientative e di supporto, che chiamano in causa spesso i servizi sociali; gli adulti che vogliono rientrare in formazione, che hanno diritto a sistemi in grado di riconoscere flessibilmente le competenze che hanno già, e che vanno incoraggiati a identificarle con consapevolezza, completarle e ad accrescerle ulteriormente. In tale prospettiva, i formatori assumono un ruolo determinante, che richiede forti investimenti sul loro aggiornamento: anche loro sono adulti in apprendimento permanente.” CONCLUSIONI Una tappa di un cammino che proseguirà La parola conclusioni è forse inappropriata per questo seminario. Esso infatti ha inteso partire dalla considerazione di una tappa raggiunta, nel nostro Paese, finalmente, dal sistema di Istruzione e formazione professionale: la definizione completa della fase ordinamentale. Ma noi abbiamo voluto vedere questa come una tappa, di un cammino che prosegue sviluppando una n. 11-12 novembre-dicembre 2012

riflessione con una duplice finalità. Abbiamo voluto analizzare i punti di forza, ma anche i punti di criticità del sistema dell’Istruzione e Formazione professionale, per potere effettuare una valutazione seria sugli sviluppi e sulle prospettive future, nel contesto della crisi ma anche di quelle che sono le caratteristiche che assumono oggi sia la domanda del sistema produttivo che l’offerta. Questa riflessione va inserita nel contesto più ampio della situazione che a livello nazionale ed europeo si delinea su questo fronte, nel quale il nostro Paese sconta ritardi forti, che dobbiamo assolutamente recuperare. La crisi, ma soprattutto la fase attuale di crisi occupazionale, nel contesto, di processi di ristrutturazione e di riposizionamento delle imprese in un mercato globale in forte cambiamento e sempre più competitivo, pone in maniera urgente la questione delle risorse umane e del loro livello di qualificazione. E il livello o le tipologie di qualificazione che caratterizzano l’offerta formativa rispondono ad una domanda che troppo spesso ancora non trova risposte adeguate. Un sistema storicamente solido in Trentino Nella prima parte del Seminario sono state presentate le caratteristiche “fondanti” del sistema di Istruzione e Formazione Professionale, ricostruendo il percorso istituzionale effettuato nel passaggio dalla fase sperimentale a quella ordinamentale, esaminando la collocazione e il ruolo che il sistema svolge nell’am-

bito del sistema generale dell’istruzione del secondo ciclo. Ruolo che, per ragioni storiche, nel Trentino è sempre stato forte e significativo. E, dall’altro lato, esaminando il peculiare rapporto col lavoro, che lo caratterizza rispetto alla scuola per un’identità fondata sul suo essere costruito in relazione a specifiche figure professionali, pur mantenendo la necessaria e imprescindibile attenzione alla dimensione educativa e culturale, imprescindibile per chi forma giovani dai 14 ai 17 anni, che devono capire prima di tutto che sono loro i primi protagonisti del proprio apprendimento. La sessione delle testimonianze ha sviluppato tre aspetti di grande rilievo per dare qualità ed efficacia all’IeFP: 1. come promuovere il successo formativo, partendo dal presupposto che al centro stanno i ragazzi, ciascuno con le proprie caratteristiche, e con l’esigenza di essere aiutato a sviluppare un progetto personale di crescita professionale, a diventare imprenditore di se stesso, a trovare le giuste motivazioni e il senso del percorso che sta costruendo; 2. le figure dei formatori e le diverse funzioni che vengono svolte nel sistema di IeFP. Occorre far emergere e valorizzare i nuovi compiti ai quali essi sono chiamati nell’impostare veramente un insegnamento basato sulle competenze e sui risultati. Anche loro devono fare un salto culturale e devono essere a loro volta formati per questo. Attenzione particola11


re va quindi posta anche ad un nuovo sistema di reclutamento che preveda forme di abilitazione professionale specifiche per gli insegnanti dell’IeFP; 3. le strategie e le responsabilità delle istituzioni formative nella loro autonomia. Anch’esse devono avere una vision che porti a scelte pedagogiche coerenti, a partire dai sistemi di valutazione basati sulle competenze. Alcuni ragionamenti di prospettiva La tavola rotonda ha consentito di fare ragionamenti di prospettiva. Non è semplice, in questa situazione di crisi, guardare avanti: la formazione professionale ha finora consentito una prospettiva occupazionale più alta, ma oggi vede molti giovani, che pur avevano trovato lavoro in tempi relativamente brevi dopo la qualifica, disoccupati, nel senso che la ditta che li aveva assunti ha chiuso. È chiaro che il problema si sposta sulla domanda, sul mantra della crescita, ma è altrettanto chiaro che il sistema educativo non può stare a guardare. E dentro il processo educativo ci sono anche le imprese, a pieno titolo. Occorre identificare le linee da seguire in un contesto di risorse scarse, di divari e disomogeneità territoriali ancora forti, che richiedono sia la capacità di offrire risposte fortemente agganciate ai fabbisogni territoriali, sia di dimostrare ai nostri competitors internazionali che esiste un sistema paese che intende investire per dotarsi di un bagaglio reale e diffuso di competenze adeguate, coinvolgendo in questo istituzioni, sistemi produttivi, parti sociali. Un sistema ormai maturo… Per parte nostra, la Provincia intende puntare sulla qualità di un sistema che può considerarsi “maturo”, 12

per impianto, consistenza, rispondenza ai bisogni, esiti. Ma non si deve mai fermarsi: dobbiamo lavorare sull’aggiornamento del personale, sulla motivazione dei formatori, sulla qualità della valutazione, sull’integrazione con la scuola, i servizi per l’impiego, l’apprendistato, sullo sviluppo di un sistema di crediti e certificazione delle competenze comunque acquisite che promuova, con il pieno coinvolgimento dell’IeFP, l’acquisizione dell’attestato di qualifica o del diploma professionale o di tecnico superiore anche in un numero crescente di adulti e di lavoratori, nella logica dell’apprendimento permanente. Rite-

niamo sbagliato precludere ai diplomati dei quarti anni l’accesso ai percorsi ITS, e continueremo a portare questa posizione a livello nazionale, per cambiare la normativa. Consegniamo le riflessioni al dibattito futuro, anche come contributo al prossimo anno, connotato a livello europeo come anno dei cittadini, ricordando che anche i giovani sono cittadini sin d’ora e da subito dobbiamo assumerci tutte le responsabilità educative nel renderli prima di tutto consapevoli del fatto che sono loro a dover costruire, aiutati dalla scuola e dalla formazione, la loro vita fatta di valori, cultura, professionalità. (m.c.)

ESPERIENZE

La lezione dei testimoni Nella sessione pomeridiana”, il focus è stato incentrato sulle “esperienze”, con una tavola rotonda coordinata da Daniela Carlini e tre testimonianze con discussant trentini: Federico Samaden - Istituto FP provinciale alberghiero Levico/Rovereto, Maria Cirstina Bridi – direttore generale dell’Enaip Trentino, Erik Gadotti - Istituto pavoniano Artigianelli per le Arti grafiche. Riportiamo in estrema sintesi alcuni stimoli emersi. Cosa significa successo formativo? Come è possibile valorizzare la professionalità del personale docente? In che termini si coniuga il nuovo quadro delle istituzioni formative con la governance del sistema? Questi sono i temi ai quali hanno dato risposta gli esperti attraverso il confronto delle esperienze “sul campo” nel dibattito moderato da Daniela Carlini direttore dell’Ufficio Istruzione e Formazione professionale della Provincia autonoma di Trento.

Non solo Trentino… Alessandro Mele, direttore della Scuola Oliver Twist di Como, ha raccontato l’esperienza di Cometa una realtà di Como che si occupa di educazione e di accoglienza dei ragazzi in un’ottica di rispetto e valorizzazione del loro contesto di appartenenza. Nata come associa-

zione Cometa si è trasformata in Fondazione dalla quale sono sorte in seguito un’associazione sportiva, una scuola professionale, una cooperativa di servizi e una cooperativa artigianale del tipo bottega-scuola. Il progetto pedagogico di Cometa si basa sulla centralità della persona. Il processo produttivo è al centro della programman. 11-12 novembre-dicembre 2012


zione didattica: ogni ragazzo deve produrre un prodotto vero e proprio. Ideare, progettare, realizzare e valutare costituiscono le parole chiave del percorso. In un dialogo aperto con Federico Samaden, dirigente dell’Istituto di Formazione Provinciale Alberghiero Levico-Rovereto, Mele ha ricordato l’importanza della coerenza di linguaggio anche tra scuola e lavoro ribadendo che ciò che accomuna realtà diverse rimane comunque la centralità della persona. Lavorare sulle domande dei ragazzi per renderli protagonisti. Il lavoro può essere un ambito di apprendimento quando ha un’intenzionalità formativa, ovvero quando qualcuno ci aiuta a comprenderne il significato. Non fare per fare dunque, ma fare per essere, non dimenticando la cura per il dettaglio. Formazione docenti, ruolo chiave Fondamentale in questo processo il ruolo dei formatori ai quali vengono richieste professionalità sempre più articolate. Peter Litturi, coordinatore della formazione Docenti IeFP della Provincia autonoma di Bolzano, ha illustrato le nuove procedure di reclutamento del personale docente spiegando che il percorso in Provincia di Bolzano parte con una valutazione iniziale di un anno che, se superata, permette di accedere ad un percorso formativo della durata di due anni per gli insegnanti tecnico-pratici e di un anno per i cosiddetti “culturali”. Durante il percorso vi è anche una verifica “in situazione” della competenza, il superamento della quale costituisce requisito indispensabile per proseguire nel percorso. Il concetto di selezione parte dunque dalle esperienze che considerano la clasn. 11-12 novembre-dicembre 2012

se come luogo di apprendimento del lavoro. Enaip Trentino: da docenti a formatori E di classe come luogo di apprendimento del lavoro ha parlato anche Maria Cristina Bridi, dirigente generale Enaip Trentino, nell’illustrare le recenti procedure per l’assunzione del personale docente adottate da Enaip. Esse prevedono infatti una sorta di alternanza formativa concretizzata in un corso-concorso durante il quale gli aspiranti docenti praticano la professione mediamente per quasi due anni prima di poter accedere alla prova selettiva finale. La dirigente ha parlato anche di una formazione professionale che amplia sempre più i propri orizzonti garantendo da una parte i percorsi tipici dell’istruzione, l’ assolvimento dell’obbligo scolastico in coerenza con i piani di studio provinciali e con il biennio comune e dall’altra la riapertura ai percorsi di formazione, all’aggiornamento e all’acquisizione di titoli dal mondo del lavoro. È ovvio che in questo contesto si rende indispensabile la figura di un docente formatore che deve avere

caratteristiche tecniche differenti a seconda del contesto in cui si trova a dover operare. Per formare una professionalità di questo tipo Bridi propone di partire da un figura “zoccolo” che racchiude in sé le caratteristiche di base sulle quali innestare poi le diverse specializzazioni. Auspica inoltre l’istituzione di un’abilitazione professionale unitaria e la costituzione di un albo unico al quale possano accedere tutti i soggetti pubblici e paritari. Un albo quindi che costituirebbe lo zoccolo formativo su cui innestare le professionalità diverse. Artigianelli: dal docente all’équipe… Infine Erik Gadotti, direttore dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento, ha posto l’accento sulla necessità di un passaggio da una visione che ha definito “docente-centrica”, in cui è il docente che programma e valuta, a una dimensione di gruppo illustrando la sperimentazione in atto presso il centro di Arti Grafiche. Ha concluso il confronto Roberto Vicini, esperto in sistemi formativi, che ha illustrato la situazione ordinamentale nazionale rapportandola a quella locale. (c.z.) 13


CFP Istituto Artigianelli Trento OLTRE CONFINI

Un Protocollo Trento - Tilburg Uno scambio tra Trento e Tilburg per dare ai giovani un’opportunità in più per arricchire le proprie competenze e alle aziende la possibilità di acquisire risorse preziose per il loro sviluppo. Questo è il senso del protocollo siglato il 21 novembre 2012 tra l’Istituto Pavoniano Artigianelli per le Arti Grafiche di Trento e la Fontys University for Applied Sciences di Tilburg Olanda. Partnership: studio e ricerca assieme Con la firma del protocollo, a partire dal 2013, gli studenti trentini dell’Istituto Artigianelli e i loro colleghi olandesi potranno scegliere di trascorrere periodi di studio e ricerca nelle rispettive sedi partner. Si tratta di un valido esempio di “mobilità nell’apprendimento”, pratica particolarmente raccomandata dall’Unione Europea, che offre ai giovani un’occasione preziosa per incrementare il proprio sviluppo personale e professionale stimolando anche il concetto di identità europea. “Questo è un tassello molto significativo per l’Istituto e per tutta l’Alta Formazione provinciale trentina. – ha affermato l’assessore Marta Dalmaso - Con la stipula di accordi di collaborazione di questo genere ai nostri studenti viene offerta un’opportunità di

grande livello, un vero e proprio salto di qualità per la loro preparazione professionale. Un obiettivo reso possibile sia dalle politiche messe in atto dall’Assessorato, sia da chi in questo progetto ha investito passione e professionalità. Il riferimento è a tutti coloro che sono intervenuti attivamente curandone gli aspetti progettuali e soprattutto agli studenti che hanno accolto la proposta con entusiasmo e senso di responsabilità.”. “La nostra è una realtà unica in Europa” ha affermato Gitta Pardoel, presente alla firma del protocollo in qualità di direttrice della Fontys University for Applied Sciences di Tilburg, che parlando della complementarietà delle due istituzioni formative ha precisato che a Tilburg in un unico edificio sono ospitate ben 14 accademie. “Noi lavoriamo per formare i ragazzi affinché divengano autonomi, appassionati, ma so-

prattutto capaci di lavorare in maniera interdisciplinare e credo che la partnership con l’Istituto Artigianelli di Trento contribuisca a permetterci di centrare questo obiettivo, completando la nostra offerta formativa ”. Gadotti: ricerca basata su progetti Queste iniziative portano d’altro canto anche un importante contributo alle aziende partner che beneficiano del flusso di informazioni e del know-how veicolato tramite gli scambi. E proprio sul valore aggiunto apportato dai giovani studenti alle aziende locali una volta completato il percorso formativo si è soffermato il direttore dell’Istituto Artigianelli di Trento Erik Gadotti. “In percorsi formativi di questo tipo – ha sottolineato - viene adottata una metodologia di accompagnamento che si ispira ai principi della “ricerca basata su progetti” (Project-Based Research). Una funzione prioritaria dell’Alta Formazione è infatti lo sviluppo della ricerca applicata nei diversi settori per supportare le aziende nel processo di aggiornamento e ricerca di nuove opportunità” . Franceschini: dal 2006 collaborazioni euorpee Marco Franceschini, coordinatore didattico dell’area tecnologica e responsabile dell’ Alta Formazione ha poi ripercorso la storia del progetto spiegando che la sigla dell’accordo è il frutto di un lungo impegno che ha preso avvio nel 2006. “Fin dal primo biennio – ha affermato - il percorso di Alta Formazione dell’Istituto Artigianelli ha attivato rapporti e collaborazioni con

14

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


Istituzioni europee come la Print Media Academie di Heidelberg in Germania, il WCPC (Welsh Centre for Prinitng and Coating) della facoltà di ingegneria di Swansea nel Galles, la Goss International di Chantilly in Francia e la Fontys University for Applied Sciences di Tilburg, nei Paesi Bassi. La sperimentazione dei percorsi si fonda sulla costituzione di partenariati e di reti territoriali stabili tra il soggetto attuatore, strutture formative, organizzazioni di rappresentanza di settore, imprese, Università, centri di ricerca scientifica, centri per il trasferimento tecnologico ed enti locali. Dal 2009 un gruppo di circa 20/25 studenti si reca ogni anno nel mese di maggio a Tilburg per seguire una serie di workshops e seminari su temi di volta in volta concordati secondo il focus del percorso di Alta Formazione, che cambia ogni due anni per rispondere alle esigenze delle aziende partner”. Ricerca applicata e innovazione: obiettivo dell’Alta Formazione trentina La straordinarietà dell’iniziativa è stata sottolineata anche da Da-

niela Carlini direttore dell’Ufficio Istruzione, Formazione Professionale e Alta Formazione della Provincia di Trento che ha rimarcato l’importanza della concretizzazione di un’opportunità unica per i giovani. “ La Provincia - ha detto - già dal 2006, con l’istituzione dell’Alta Formazione, ha voluto incentivare nuove opportunità di lavoro puntando sulla ricerca applicata e sull’innovazione. Un ambito in cui l’apprendimento per competenze e per progetti consente di sperimentarsi e di acquisire un know-how che la didattica tradizionale non permette. A questo riguardo vorrei anche sottolineare l’importanza della figura del tutor dell’apprendimento, fondamentale

nel processo di accompagnamento e orientamento dei partecipanti ai corsi rispetto al loro piano formativo personalizzato e ai loro progetti professionali. Credo che, anche in questo contesto, la partnership con l’istituto olandese possa rappresentare un’interessante opportunità di coaching quale affiancamento tra i tutor delle due realtà, considerata anche l’esperienza pluriennale e consolidata che i partner olandesi hanno in questo campo. Nei percorsi dell’Alta Formazione non va infatti sottovalutato il ruolo chiave del tutor dell’apprendimento, poiché esso costituisce una figura di sostegno insostituibile nel processo di apprendimento e nello sviluppo personale dei ragazzi ”. La cerimonia è stata introdotta e coordinata da Maria Chiara Schir, docente referente del progetto, che nel suo intervento conclusivo ha affermato: “ E’ stata ed è tuttora una sfida molto appassionante nata con l’intento di creare una scuola sempre più internazionale ed europea. Si è investito molto sia in risorse finanziarie che in quelle umane. Abbiamo voluto creare un progetto al passo con i tempi per permettere ai nostri studenti di inserirsi con successo in un mondo del lavoro in costante cambiamento”. Cinzia Zeni

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

15


Istituto tecnico economico “Tambosi-Battisti” Trento PROTOCOLLO

Nuovo “polo informatico gestionale” Promuovere e sviluppare un’adeguata cultura tecnico-professionale nella scuola secondaria superiore e favorire una maggiore coerenza di rapporti tra il sistema scolastico ed il sistema produttivo sono le principali finalità del protocollo siglato martedì 18 dicembre 2012 tra l’Istituto tecnico economico “Tambosi-Battisti”, Informatica Bancaria Trentina Srl e Gruppo per l’Informatica Srl, due aziende leader nel settore tecnologico. Giovani e lavoro

Scuola e territorio “Il nuovo Polo informatico gestionale – ha spiegato la dirigente Marina Poian - nasce per colmare il gap tra scuola e territorio non più concepiti come due realtà a sé stanti, ma come due realtà che si integrano in un’ottica di sussidiarietà orizzontale, poiché solo così possono contribuire all’orientamento e al successo dell’individuo. In un periodo di cambiamenti nel mondo del lavoro come quello che stiamo vivendo, la scuola assieme a tutto il territorio è chiamata a dare delle risposte ai giovani e alle loro famiglie. Con la sottoscrizione di questo documento vogliamo dare sistematicità alla collaborazione tra sistema scolastico e sistema produttivo. Ciò consentirà ai nostri ragazzi di vincere la sfida per il futuro mettendo in gioco competenze, capacità e conoscenze”. 16

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Creare condizioni favorevoli affinché chi si affaccia al mondo del lavoro sia facilitato costituisce una tra le priorità anche per la provincia autonoma di Trento ha ricordato il dirigente del Servizio Istruzione Roberto Ceccato. “Uno dei temi più importanti trattati dalla legge finanziaria 2012 riguarda proprio il rapporto tra i giovani e il lavoro. In queste settimane – ha sottolineato il dirigente – stiamo dialogando a questo riguardo con il Ministero del Lavoro e presto metteremo a disposizione delle risorse al fine di creare un rapporto stabile tra scuola e aziende”. “L’accordo recentemente sottoscritto - ha ricordato Roberto Tomasi, docente referente dell’iniziativa, - prevede l’utilizzo di strumenti tradizionali quali tirocini, visite aziendali e l’intervento di esperti in classe, ma anche strumenti innovativi come ad esempio il coinvolgi-

mento di esperti aziendali per corsi di aggiornamento dei docenti e l’ideazione di commesse di lavoro vere e proprie che verranno soddisfatte dagli studenti “. Tecnici informatici in campo gestionale La nascita del nuovo “Polo informatico gestionale” metterà dunque in campo una serie di attività per riuscire a formare dei tecnici informatici in campo gestionale. Un indirizzo, quello informatico, che fornisce allo studente competenze informatiche ed economiche insieme. Esso costituisce un punto di partenza sul quale ragionare per favorire il dialogo e la collaborazione tra sistema imprenditoriale, scuola e ricerca scientifica. Soddisfazione è stata espressa anche da Giorgio Fracalossi e da Lorenzo Montermini, responsabili delle società partner che hanno rimarcato il valore di queste collaborazioni per definire meglio le competenze reali richieste dal mercato per creare le professionalità di domani. “Formazione e innovazione costituiranno le basi per lo sviluppo economico del nostro paese – hanno concluso gli esperti - a patto che riescano ad essere calate in una dimensione concreta e operativa”. (c.z.)


il dossier dentro le buone pratiche il dossier il contesto il progetto educativo dalle scuole: Istituto Comprensivo Folgaria Istituto Comprensivo Val Rendena Istituto Comprensivo Tesero Istituto Comprensivo Rovereto Sud

IO VIVO QUI Esperienze dalle scuole sulla proposta Step di educazione al paesaggio Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi di: Mario Caroli, Rudi Corradi, Beatrice de Gerloni, Morena Lazzara, Annalisa Maule, Roberta Opassi, Lucia Petragallo, Sonia Sartori, Giampiero Sigona Studenti: Silvia, Almedina, Ginevra, Enrico, Aleksander, Bruno, Paola, Martina, Nicola, Pietro, Gabriel, Emanuele, Sara, Wanda, Alessia, Daniele, Chiara, Mustafa, Daria, Ilaria, Christopher, Anastasija. n. 11-12 novembre-dicembre 2012

17


il dossier IO VIVO QUI

Territorio Paesaggio Comunità Questo dossier è dedicato ad alcune esperienze dalle scuole già realizzate all’interno del progetto“Io vivo qui. Territorio Paesaggio Comunità”. L’iniziativa, promossa dall’Assessorato all’Urbanistica, Enti locali e Personale, dall’Assessorato all’Istruzione e Sport, da tsm-Step Scuola per il governo del territorio e del paesaggio, ha trovato adesione da parte di un gruppo di Istituti comprensivi che hanno interpretato in modo originale e creativo la proposta progettuale dando vita ad autonomi percorsi educativi e formativi, alcuni dei quali vengono qui presentati. Beatrice De Gerloni e Roberta Opassi ci delineano il contesto a monte, istituzionale, culturale ed educativo. I docenti coinvolti nelle esperienze ci “narrano” il percorso e il coinvolgimento degli studenti. (m.c.)

Il contesto istituzionale e la cornice culturale Originariamente proposto per promuovere la conoscenza del nuovo assetto istituzionale del Trentino e dei principi ispiratori dei processi di riforma in atto, in particolare la riforma istituzionale delle Comunità di valle e la riforma urbanistica, il progetto “Io vivo qui. Territorio Paesaggio Comunità” ha poi trovato una più ampia dimensione configurandosi come un investimento importante in una progettualità di sistema, che raccorda finalità educative di cittadinanza attiva con obiettivi di apprendimento e di potenziamento dei rapporti tra scuola e territorio. La cornice culturale del progetto si basa su alcuni pilastri concettuali e principi educativi: 1. il ruolo e la responsabilità dei cittadini e delle istituzioni nella gestione del territorio, dell’ambiente e del paesaggio, così come definiti dal Piano urbanistico provinciale (LP n. 3/2008) ed espressi dalla Convenzione europea del pa18

esaggio (Firenze, 2000). In essa si afferma che “il paesaggio coopera all’elaborazione delle culture locali e che è un elemento importante della qualità di vita delle popolazioni […] persuasi che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale; che la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo”; 2. la dimensione di interazione tra i differenti attori che caratterizza il governo del territorio e del paesaggio e le trasformazioni degli ambiti di esercizio di cittadinanza, sino alle forme di autogoverno e di partecipazione dei cittadini alla “cosa pubblica”, che la riforma istituzionale trentina pone come condizione per lo sviluppo virtuoso di politiche territoriali, attente ai bisogni della comunità; 3. l’educazione alla cittadinanza, intesa come la crescita e la promozione di persone consapevoli, responsabili e partecipi di una comunità: cittadini non si nasce, ma si diventa conoscendo i diritti e i doveri, coltivando il senso di appartenenza a una comunità, maturando attraverso il confronto e lo scambio di opinioni e di pensieri. Nel contesto formativo, non basta allora enunciare regole o contenuti, ma occorre sperimentare atteggiamenti, comportamenti e attività che promuovano e sviluppino il senso del vivere assieme e le abilità utili alla costruzione di competenze di cittadinanza. 4. l’orientamento ai Piani di studio provinciali, che definiscono il “Profilo globale” dello studente al termine del I ciclo di istruzione in base ai quattro assi dell’“identità e dell’orientamento”, della “relazione con gli altri e della cittadinanza attiva”, della “progettualità e della dimensione del fare”, degli “strumenti culturali”. In essi si esprime una visione dell’educazione scolastica, che va oltre l’aspetto “strumentale” e mette in risalto lo sviluppo della persona umana nella sua interezza e la formazione di cittadini consapevoli e responsabili, protagonisti attivi della vita della comunità. Tali finalità presuppongono un modo di fare scuola, che veda gli studenti attivi e partecipi sia nella costruzione del proprio sapere sia nella relazione con gli altri, dentro e fuori la scuola. n. 11-12 novembre-dicembre 2012


Le finalità del progetto

La dimensione didattica e metodologica

Territorio Paesaggio Comunità sono i tre “spazi antropologici” che definiscono ed esprimono le finalità del progetto:

In ambito didattico e metodologico, il progetto afferma e propone una forte relazione con le competenze e le conoscenze espresse nei Piani di studio provinciali, sia quelle di ambito disciplinare che quelle di tipo trasversale. Pensiamo, per fare solo alcuni esempi, alla padronanza della lingua italiana a livello comunicativo e riflessivo per Italiano, ai concetti di “paesaggio”, “territorio”, “sviluppo sostenibile” esplicitamente citati tra gli “assi” portanti di Geografia, al rapporto tra la conoscenza degli ecosistemi, la comprensione delle problematiche scientifiche e l’assunzione di comportamenti responsabili nei confronti dell’ambiente esplicitato nel curricolo di Scienze, alle fondamentali dimensioni del soggettivo, dell’immaginativo, dell’emozionale perseguite dalle Educazioni, all’immagine, musicale, motoria. Il protagonismo degli studenti e il loro ruolo attivo sia nella costruzione dei percorsi progettuali sia nella loro attuazione, il carattere interdisciplinare, la scelta di metodologie didattiche interattive e laboratoriali, l’utilizzo di nuove tecnologie e di nuovi linguaggi, la dimensione di scoperta e di lavoro sul territorio anche fuori dalle aule scolastiche, sono altrettanti presupposti per la maturazione di competenze di tipo trasversale quali quelle progettuali (pianificare e gestire progetti, attuare trovare soluzioni, eseguire operazioni, elaborare e valutare prodotti), personali e sociali (sapersi relazionare con gli altri, agire con autonomia e consapevolezza, rispettare le persone e l’ambiente, collaborare in un gruppo), comunicative e metodologiche. Forse non tutte le finalità, tutte le dimensioni e gli ambiziosi obiettivi del progetto hanno trovato risposta e attuazione nei percorsi progettuali delle singole scuole. Sicuramente molti di essi sì, e soprattutto quelli più importanti, legati all’educazione alla cittadinanza attiva, alla conoscenza e all’appartenenza al territorio in cui si vive, alla sperimentazione di percorsi didattici in cui i ragazzi siano protagonisti attivi, alla promozione di un rapporto tra scuola e comunità in cui entrambe, insieme, investono sui futuri cittadini, puntando sui valori della responsabilità, del coinvolgimento, dell’appartenenza, della partecipazione.

• sviluppare senso di appartenenza al proprio territorio e di partecipazione ai processi dinamici di cambiamento istituzionale, acquisendone conoscenza e consapevolezza; • avviare procedure di partecipazione dei “cittadini in formazione/in erba” alla vita pubblica, anche attraverso attività di educazione informale in partenariato con le diverse risorse presenti sul territorio; promuovere quindi una cittadinanza che risiede non solo nella titolarità di diritti e di doveri bensì nell’agire da cittadini, attraverso la partecipazione responsabile alla “costruzione della comunità”, al suo mantenimento e/o trasformazione; • promuovere azioni di conoscenza e di valorizzazione di aspetti storici, culturali, naturali, antropologici dell’ambiente e del territorio di appartenenza; • collocare la scuola in una rete di connessione e di scambi al fine di identificarla come uno dei soggetti attivi e propositivi nel dialogo con le pubbliche amministrazioni e l’intera comunità. Sul piano più propriamente pedagogico e educativo l’idea di cittadinanza che è alla base di questo progetto è quella di una educazione-disciplina fondata su tre dimensioni tra loro interconnesse: la dimensione cognitiva, la dimensione affettivo-esperienziale, la dimensione volitiva. Questa base teorica, che vede l’integrazione tra la trasmissione del sapere e la formazione della persona, nel progetto si attua facendo diventare il territorio, l’ambiente e il paesaggio di vita dei ragazzi testi-pretesti sui quali elaborare processi educativi volti allo sviluppo di competenze e di abilità specifiche di educazione alla cittadinanza attiva. Si tratta di progettare percorsi che dallo spazio/territorio/paesaggio, vissuti emotivamente e personalmente dai ragazzi, “traghettino” a quegli “spazi civici”, connotati da caratteri di “civiltà” e di “comunità”, al fine di sviluppare, in un contesto di “comunità di pratica”, atteggiamenti partecipativi, comportamenti responsabili, capacità critiche e argomentative, pensiero riflessivo, il rispetto degli impegni, la capacità di scambio interpersonale, l’abitudine alla cooperazione. n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Beatrice de Gerloni

19


PROGETTO EDUCATIVO

“Comunità di pratica” presso le scuole Il progetto educativo “IO VIVO QUI. Territorio Paesaggio Comunità” fa proprie sia le intenzioni espresse dalla Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta a Firenze nell’ottobre del 2000 -“il paesaggio designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e della loro interrelazione”- sia un’articolazione progettuale in cui il principale obiettivo è quello di far risaltare lo status dei giovani studenti in quanto potenziali attivi cittadini. Paesaggio, territorio, cittadinanza attiva, progetti che sappiano essere generativi sono stati alcuni degli argomenti affrontati in un incontro con i Dirigenti Scolastici presso la sede di STEP nel mese di febbraio 2011, per condividere i paradigmi di base del progetto e le chiavi di lettura del paesaggio, del territorio e della comunità nella dimensione educativa.

Percepire responsabilità Il processo di costruzione della “comunità di pratica” è continuato con l’individuazione, presso le scuole interessate, di insegnanti referenti del progetto, che nel maggio 2011 hanno preso parte ad alcuni interventi formativi, specificatamente orientati a promuovere conoscenze e riflessioni sul tema del paesaggio in rapporto al territorio, all’identità, alla valorizzazione e alla costruzione di percorsi di cittadinanza attiva. L’urbanista Paolo Castelnovi, per esempio, ha parlato del Piano Urbanistico Provinciale e della forte accentuazione che, a livello locale, è stata attribuita al paesaggio nella percezione del benessere sociale, della vivibilità ambientale e della partecipazione attiva del cittadino. Pietro Bosello, dirigente scolastico a Milano nonché allievo e collaboratore di Milena Santerini, studiosa tra le massime esperte in educazione alla cittadinanza, ha affrontato con gli insegnanti questa tematica inserendola nel contesto dell’educazione al paesaggio e al territorio. Dal punto vista metodologico, gli insegnanti sono stati avvicinati alla “médiation paysagère”, che inter20

preta il paesaggio non tanto come oggetto da guardare ma come “strumento” da cui imparare ad utilizzare tutte le potenzialità educative. Il lavoro in classe Per il loro lavoro in classe, è stata suggerita ai docenti una successione operativa: • passare da un iniziale sguardo di insieme a uno più particolare, senza che questo faccia perdere di vista l’insieme, il contesto, la cornice di riferimento; • l’osservazione del paesaggio si deve arricchire delle indicazioni che vengono da tutti gli studenti, ciascuno infatti attribuisce significato e valore diverso al paesaggio o ai suoi elementi; inoltre i ragazzi sviluppano un approccio diverso da quello degli adulti: è il loro modo di essere cittadini che interessa questo progetto; • l’esplicitazione delle diversità di sguardi, il confronto e la discussione devono tendere alla ricerca di uno sguardo condiviso: la stessa discussione diventa così esperienza di cittadinanza attiva ancora prima della costruzione vera e propria del prodotto finale; anzi il prodotto finale dovrebbe scaturire da un’immagine condivisa del paesaggio del gruppo di lavoro, nata dalla riflessione sui criteri con cui la si è costruita; • comporre un’immagine condivisa significa anche studiare il paesaggio nella sua dimensione diacronica, cioè cercare e analizzare le tracce del passato per scoprirne gli indizi di futuro che stimolano l’ultima fase; • la creazione di un prodotto finale che possa valorizzare le conoscenze apprese ma stimolare contemporaneamente l’acquisizione di atteggiamenti orientati alla cittadinanza attiva. Insegnanti referenti e gruppo di lavoro interisciplinare Alla fine di questa prima fase di formazione, gli insegnanti referenti hanno costruito, all’interno delle scuole, un gruppo di lavoro interdisciplinare per rispondere al meglio alle richieste del progetto che n. 11-12 novembre-dicembre 2012


considera il paesaggio come un contenitore di saperi fortemente intrecciati e non disciplinarmente distinguibili: “oltre ad educare al paesaggio, risulta particolarmente interessante e ricco di potenzialità anche educare attraverso il paesaggio: l’osservazione e lo studio del paesaggio possono aiutare a sviluppare abilità e competenze in ambiti diversi, possono favorire l’acquisizione di contenuti interdisciplinari e di metodologie di studio, possono far emergere componenti importanti nella formazione dell’individuo, coniugando la dimensione della razionalità con quella della sensibilità” ha raccontato Benedetta Castiglioni agli insegnanti in un secondo intervento formativo che ha visto dialogare l’esperta in educazione al paesaggio con la capacità di creare e strutturare progetti “generativi”, efficacemente illustrati da Silvia Mascheroni, ricercatrice e professionista nel campo dell’educazione al patrimonio culturale. Il progetto perciò da un’iniziale fase di comunicazione ai dirigenti scolastici è passato ad uno stadio più operativo con l’avvio dell’anno scolastico 20112012, vedendo alternarsi momenti di formazione congiunta a momenti di operatività degli insegnanti nelle classi. Questi ultimi sono stati accompagnati e supportati da esperti sia nel campo dell’educazione al patrimonio culturale e paesaggistico che della didattica (Roberta Opassi e Francesca Rinaldi), aiutando i docenti nei momenti più critici delle loro progettualità nonché svolgendo attività direttamente con gli alunni. I tempi e la presentazione dei prodotti Alcuni progetti hanno durata biennale, altri hanno concluso il loro percorso nel giugno 2012 quando a Trento, presso una sede di STEP, è stato organizzato l’incontro di presentazione pubblica dei lavori svolti dalle classi: le 11 Scuole Secondarie di primo grado che hanno aderito a questo primo anno di sperimentazione del progetto “IO VIVO QUI” hanno condiviso il “loro sguardo sul paesaggio” presentando video, immagini o narrazioni della loro esperienza e rendendo visibile al pubblico come il paesaggio sia “una forma di azione sociale” capace di innescare cambiamenti concreti o di attivare riflessioni anche fortemente critiche. n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Le

due terze classi dell’Istituto Comprensivo Rovereto sud hanno per esempio lavorato sulla zona industriale di Lizzana, nella quale è inserita la loro scuola valutandone positività e negatività, ambientali-sociali-economiche, e future possibilità di crescita. Altre classi terze dell’Istituto Comprensivo Centro Valsugana hanno indagato il loro territorio problematizzando la situazione del paese di Roncegno che si trova a grande distanza rispetto alla stazione ferroviaria e alla via principale di comunicazione della Valsugana; l’attività didattica è consistita nel mettere in campo tutta una serie di strumenti per rilevare la situazione e successivamente valutarne le possibili spiegazioni così come fornire possibili “soluzioni”, anche dialogando con le pubbliche amministrazioni locali. Un gruppo di classi, le Scuole Superiori di primo grado di Telve, di Folgaria, di Vigolo Vattaro e di Riva del Garda hanno invece lavorato sulla conoscenza del loro territorio dal punto di vista storicoartistico scoprendone peculiarità e identità specifiche nonché riportando alla luce memorie che le comunità locali sembravano aver perduto. Le tre classi seconde dell’Istituto Comprensivo di Predazzo-Tesero-Panchià-Ziano di Fiemme, invece, hanno concentrato la loro attenzione su un progetto di riqualificazione urbana di uno spazio particolarmente vicino alla vita degli studenti: il cortile della scuola. L’istituto comprensivo di Levico, infine, ha studiato un parco monumentale e storico per vedere come viene percepito e “guardato” dai residenti (gli insider) o da coloro che lo frequentano per le varie manifestazioni che da diversi anni caratterizzano questo spazio urbano (gli outsider). Insomma molti e diversificati sono stati i progetti di educazione al paesaggio che si sono articolati durante il passato anno scolastico e altrettanti sperimenteranno, quest’anno, nuovi “sguardi”, nuove osservazioni e nuove riflessioni sul nostro paesaggio trentino. di

Roberta Opassi esperta in educazione al patrimonio culturale e paesaggistico, consulente STEP

21


Scuola secondaria di primo grado Folgaria - IC Folgaria, Lavarone, Luserna sacro e profano

Il progetto della classe seconda Nell’anno scolastico 2011/12 sono stata incaricata dal Consiglio di Classe di gestire uno spazio progettuale all’interno dell’orario scolastico della classe II della Secondaria di Primo grado di Folgaria. In sostanza, dovevo gestire un’ora alla settimana con un gruppo di 22 alunni, durante la quale avrei dovuto occuparmi di attività inerenti l’Educazione alla Cittadinanza. Proposi quindi agli alunni di scegliere tra due proposte: realizzare un video in Lingua Tedesca sulla solidarietà, dato che io sono docente di Lingua Tedesca, oppure aderire al progetto “IO VIVO QUI. Territorio Paesaggio Comunità” promosso dalla Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio (STEP). La scelta dei ragazzi e… il parroco di Folgaria I ragazzi hanno scelto di aderire all’iniziativa di STEP, che mirava a sollecitare docenti ed alunni a vedere il paesaggio e il territorio, intesi nel senso più ampio dei termini, con occhi e prospettive diversi, valorizzando aree dimenticate o trascurate dalla propria comunità e promuovendo comportamenti di cittadinanza attiva e partecipata. Questa scelta sembrava offrire ai ragazzi lo spazio e la possibilità per apprendere nuove conoscenze sul territorio di appartenenza e contemporaneamente mettere in pratica abilità di cittadinanza partecipando attivamente alla vita della loro comunità. Lo stimolo ad aderire a questo tipo di progetto era venuto inoltre dal parroco del paese di Folgaria, che aveva più volte invitato la scuola a trovare il modo per valorizzare la piccola Chiesa di San Valentino, prossima al paese, attraverso la realizzazione di attività e iniziative che potessero offrire alla comunità la possibilità di approfondire la comprensione di questo bene culturale da poco restaurato e oggi così poco conosciuto nei suoi diversi aspetti, storico-culturali-naturalistici-paesaggistici. Ci siamo subito resi conto che il lavoro da svolgere non era facile, perché non esisteva una bibliografica specifica o siti Internet da cui semplicemente estrapolare le informazioni e le conoscenze, ma avremmo dovuto trasformarci tutti in piccoli investigatori, alla ricerca di notizie ormai dimenticate dalla maggior parte degli abitanti e spesso riportate solo in documenti storici contenuti nell’archivio della Canonica di Folgaria o nella memoria degli anziani del paese. In verità, que22

sta iniziale difficoltà ha stimolato nei ragazzi la voglia di “scavare” e riportare alla luce una memoria che altrimenti sarebbe andata perduta e che invece si riteneva attraente e importante da valorizzare. Abbiamo perciò cominciato il lavoro, consapevoli delle difficoltà, sotto la guida attenta e paziente di Roberta Opassi, esperta in educazione al patrimonio culturale, che spesso ci è venuta a trovare per aiutarci a capire meglio come organizzare il nostro lavoro e ottimizzare il nostro operato per raggiungere il fine che ci eravamo proposti: una serie di iniziative che valorizzassero la chiesetta e ne offrissero alla comunità di appartenenza una visuale diversa e aggiornata. L’incontro con l’appassionato di storia locale… Come prima cosa abbiamo deciso di invitare a scuola il signor Fernando Larcher, appassionato di storia locale dell’Altipiano Cimbro, che studia ormai da molto tempo. Il signor Larcher si è reso subito disponibile a guidare i ragazzi nell’osservazione e nell’analisi del paesaggio e del territorio che circonda la Chiesetta di San Valentino, situata in località Carpeneda, aiutandoli anche ad individuare la presenza del cosiddetto “Sentiero dei Morti”, un antico tracciato che dal paese conduceva al sottostante cimitero di Volano, e n. 11-12 novembre-dicembre 2012


di cui più nessuno sembrava conservare memoria e conoscenza. La scoperta del “Sentiero dei Morti” ha incuriosito moltissimo la classe che ha voluto subito avviare un dinamico percorso di conoscenza più approfondito tramite ricerche bibliografiche, interviste ai nonni e agli abitanti del paese, ricerca di informazioni storiche presso la Canonica, dove sono conservati molti documenti originali di storia locale. Gli “alunni-investigatori” È seguita infatti la visita degli “alunni-investigatori” all’archivio storico della Canonica di Folgaria, gestita e curata dal Signor Gabriele Carpentari, che gentilmente si è messo a nostra disposizione, mostrandoci documenti di raro pregio storico per la nostra Comunità. In questi materiali abbiamo trovato importanti notizie per la nostra ricerca, ma anche molte informazioni che coinvolgevano direttamente le storie famigliari di alcuni alunni, entusiasmo la classe e rendendo più “vicino” agli studenti il lavoro che si stava svolgendo. C’è stato chi infatti ha trovato il proprio albero genealogico risalente al 1500 o ha potuto scoprire la storia del proprio cognome. Dalla visita alla Canonica siamo usciti decisamente soddisfatti, perché avevamo trovato nei documenti conferma dell’esistenza del cosiddetto “Sentiero dei Morti”, scoprendo tra l’altro che era una pratica molto usata nei secoli scorsi anche in altre località e non specificatamente tipica del nostro territorio. Abbiamo potuto però approfondire anche la storia del sentiero che da Folgaria porta in Vallagarina: siamo infatti venuti a conoscenza che questo tracciato, oltre a servire per il trasporto dei defunti, aveva avuto un ruolo fondamentale in epoca medievale nei rapporti tra la Magnifica Comunità di Folgaria e i

Conti Trapp, i signori feudali di Castel Beseno. La guida artistica e la “Sagra delle Fave” dal 1734 Nel corso della nostra ricerca, abbiamo inoltre scoperto che pochi anni fa è stato realizzato un progetto di ripristino del sentiero dimenticato, ad opera del Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento, che ci ha gentilmente messo a disposizione tutte le informazioni tecniche e storiche in loro possesso e anche le azioni strutturali messe in campo per il ripristino dell’antico sentiero medievale. Per i ragazzi è stato importante confrontarsi con tutta una particolare tipologia di documentazione che ha fatto loro comprendere la complessità e la difficoltà, sia tecnica che professionale, di un’azione di ripristino e/o conservazione. Ne è seguito un lungo lavoro di rielaborazione delle informazioni raccolte, durante il quale i ragazzi, divisi in piccoli gruppi, in un clima collaborativo e molto operativo, hanno realizzato una guida storico-artistica da presentare al pubblico durante la tradizionale giornata di festa che si svolge a maggio presso la Chiesetta di San Valentino. Si tratta di una festa legata alla storia dell’Altipiano che, dal 1734, si tiene ogni anno la terza domenica di maggio: è la cosiddetta “KIRCK BAIGH TOGG KA ST. VALENTIN”, dall’antico Cimbro, altrimenti conosciuta anche come Sagra delle Fave, perché quel giorno ad ognuno si regalava una “misura di minestra di fave”, come si legge nella “Cronaca di Folgaria” di Don Tommaso Bottéa del 1860. Tutta la comunità coinvolta Il 19 maggio 2012, si è svolta così la tradizionale festa alla presenza del Parroco, delle autorità del Paese, della Dirigente Scolastica, degli Schützen di Folgaria e di numerosi residenti, che avevano ricevuto l’invito direttamente dagli stessi alunni. La consueta Messa è stata rallegrata dai canti e dalle musiche dei ragazzi, diretti dal docente di musica della scuola, prof. Adolfo Pernecher, e arricchita dalle informazioni storico-artistiche sulla

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

23


chiesetta, la sua storia e i suoi splendidi affreschi, fornite a turno dagli alunni durante la celebrazione. Al termine della Santa Messa i ragazzi, dislocati nel prato difronte alla chiesa, hanno fornito ulteriori informazioni ai presenti sul territorio circostante e le sue peculiarità. Alcuni alunni hanno illustrato agli interessati le storia del “Sentiero dei Morti”, accompagnando i visitatori per un breve tratto, fino alla pietra scolpita poco sotto la chiesa, denominata “Polsa dei Morti”; altri alunni hanno invece raccontato alcuni fatti di epoca medievale, accaduti in quella zona e lungo l’antico sentiero, che hanno segnato la storia della Magnifica Comunità di Folgaria e le sue relazioni con i Signori di Castel Beseno. Le guide esperte accompagnano le matricole di prima media I ragazzi della classe II hanno infine partecipato, all’inizio di giugno 2012, in qualità di guide esperte, ad un’uscita di un’intera giornata, durante la quale hanno guidato i compagni più giovani della classe prima della Scuola Secondaria alla conoscenza di alcune particolarità del territorio: discendendo a piedi l’intero antico sentiero medievale da Folgaria fino a Castel Beseno hanno animato il percorso con i loro racconti e le conoscenze “specialistiche” acquisite durante il progetto. Questo momento è stato particolarmente importante proprio per la socializzazione delle conoscenze acquisite e per la possibilità di valorizzare, all’interno della propria scuola, il lavoro svolto durante tutto un anno scolastico. Al termine del percorso, i ragazzi sono stati invitati a Trento presso la sede di STEP, assieme a tutte le scuole partecipanti al progetto “IO VIVO QUI. Territorio Paesaggio Comunità”, per presentare il loro percorso, le loro impressioni nonché emozioni alla presenza di Dirigenti Scolastici, degli Assessori promotori dell’iniziativa, dei vari docenti e degli altri studenti.

Prime valutazioni: l’approccio alle fonti L’esperienza si è rivelata sicuramente molto più impegnativa di quanto sembrasse a prima vista. L’impegno richiesto, sia a livello di progettazione didattica che di lavoro da parte dei ragazzi, è stato notevole ma altrettanto notevole è stata la soddisfazione degli alunni nel poter valorizzare parte del loro territorio di appartenenza, che ora sicuramente sentono più loro, avendolo vissuto in prima persona. Gli studenti si sono avvicinati a tante e diversificate tipologie di fonti, cercando di sperimentare e mettere in pratica azioni “investigative” di tipo professionalizzante, ma soprattutto comprendendo che fare un progetto significa mettere in atto, tutti insieme, abilità, conoscenze e competenze interdisciplinari. Inoltre, per i ragazzi è stato anche molto importante aver avuto più occasioni per comunicare i risultati della proprio lavoro agli altri: compagni di altre classi e adulti attenti e interessati, che hanno saputo apprezzare i loro sforzi e il loro entusiasmo. Studenti protagonisti, esperienza che arricchisce anche il docente Anche dal punto di vista pedagogico e didattico, l’esperienza è stata importante e mi ha professionalmente arricchito. E’ stato impegnativo e complesso orchestrare tutte le varie fasi del progetto, far rispettare ai ragazzi le consegne e giungere all’obiettivo finale nei tempi prestabiliti, ma è stato al tempo stesso un’imperdibile occasione per valorizzare i talenti di ciascun alunno, dando ad ognuno uno spazio d’azione adeguato alle proprie capacità e i propri tempi e mettendo ognuno nella condizione di dare il proprio contributo per raggiungere insieme un obiettivo finale. Gli alunni sono stati gli indiscussi protagonisti di tutto il percorso e per tutto il periodo di lavoro al progetto, il docente non ha mai tenuto lezioni in cattedra, ma ha dato solo spunti di riflessione e consigli, che poi gli alunni in piccoli gruppi rielaboravano in modo autonomo e personale, divenendo così i veri protagonisti del proprio apprendimento. Questa iniziativa ha offerto l’occasione per mettere in pratica metodologie proprie della “cultura progettuale educativa” proponendo agli insegnanti anche la possibilità di confrontarsi con esperti del settore, quali Silvia Macheroni, che STEP ci ha dato la possibilità di conoscere e con cui abbiamo affrontato la questione della “generatività” dei progetti educativi. Sonia Sartori Insegnante lingua tedesca scuola secondaria di 2° grado Folgaria

24

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


Scuola secondaria primo grado Spiazzo - Istituto Comprensivo Val Rendena PAESAGGI

Classe 1F di Spiazzo Rendena “Paesaggi lenti….Paesaggi veloci. La percezione del territorio attorno a Spiazzo Rendena” Istituto Comprensivo Val Rendena – SSPG di Spiazzo – Cl 1F Il territorio della Val Rendena negli ultimi anni ha visto molti cambiamenti sia di tipo urbanistico che paesaggistico che stanno trasformano l’aspetto visivo del territorio. Per questo, quando abbiamo sentito che la Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio (STEP) promuove un progetto sull’educazione al/nel/per il paesaggio abbiamo pensato di lavorare con i ragazzi della SSPG dell’Istituto Comprensivo Val Rendena sulla percezione che si ha del proprio ambiente di vita. Paesaggi lenti… Paesaggi veloci Nello specifico l’intenzione era quella di investigare come cambia la percezione dello spazio che attraversiamo a seconda dei diversi mezzi di trasporto che si utilizzano e della velocità con la quale si oltrepassa il territorio. L’idea iniziale parte dalla volontà di “entrare” nel paesaggio vedendolo dall’alto, utilizzando la cabinovia; dalla strada, attraverso i finestrini dell’autobus o delle macchine; da terra, percorrendo alcuni dei numerosi sentieri che attraversano il territorio: l’obiettivo è quello di fare esperienze diverse unificate dalla costante fissa del territorio che ci ospita.

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Il progetto, rivolto in particolare agli alunni della classe 1F del plesso di Spiazzo Rendena, ha visto la partecipazione attiva dei ragazzi nella comprensione del paesaggio che li circonda in relazione al punto di vista in cui si pone l’osservatore. L’idea è stata quella di confrontare, analizzare, disegnare, ascoltare, appuntare i diversi paesaggi introducendo, nella percezione di quest’ultimi, il fattore velocità. “Paesaggi Lenti…Paesaggi Veloci”, titolo del progetto educativo, ha voluto prima catturare e successivamente riprodurre la percezione soggettiva dei singoli alunni dell’ambiente di appartenenza visto attraverso le diverse velocità di fruizione e le diverse prospettive d’osservazione. Il progetto è stato pensato in modo flessibile, affinché in itinere si potesse sviluppare, modificare, trasformare grazie alle esperienze di percorso e all’apporto contributivo dei soggetti coinvolti: a seconda degli stimoli e delle riflessioni che provenivano dalla classe il progetto ha focalizzato l’attenzione soprattutto sulla restituzione delle sensazioni e delle percezioni che più hanno colpito i ragazzi, tralasciando una fase di problematizzazione che, probabilmente, verrà affrontata nell’anno scolastico corrente. Capire il paesaggio: osservare, confrontare, analizzare, disegnare, ascoltare, appuntare… La prima fase ha avuto come territorio d’analisi l’alta Val Rendena e precisamente la zona attorno a S. Antonio di Mavignola e Madonna di Campiglio, effettuando due diverse uscite. Nella prima escursione i ragazzi hanno utilizzato il pullman, da Spiazzo Rendena a Madonna di Campiglio, e successivamente la cabinovia, sperimentando il nuovo collegamento Pinzolo-Campiglio Express, come mezzi di trasporto da un luogo all’altro del territorio, per poi ritornare a scuola camminando lungo un sentiero che si dispiega tra aree verdi, tenute a prato per lo sfruttamento agricolo, e strutture rurali, attualmente abitate o trasformate in piccoli agriturismi, soprattutto nella zona Fogajard. Durante l’uscita la classe è stata stimolata non solo a registrare, osservare, sentire e ascoltare ciò che caratterizza e specifica quei luoghi, ma anche a riflettere sulla differenza che esiste tra la “percezione” del paesaggio a seconda del mezzo utilizzato e della velocità impiegata. Ogni alunno è stato lasciato libero di registrare le proprie impressioni utilizzando il mezzo più vicino alla propria sensibilità o capacità espressive in maniera da seguire il più possibile le proprie preferenze. L’uscita, di certo in luoghi che i ragazzi conoscono bene, è stata però da loro vissuta in maniera particolare proprio per la messa in campo di una metodologia partecipativa e di una libertà espressiva che ha fatto sentire ciascu25


no protagonista delle proprie modalità operative. L’entusiasmo è stato così evidente che un’alunna ha voluto riportare nel video conclusivo dell’esperienza le seguenti parole: “Emozioni uniche abbiam provato, la tranquillità regnava sovrana in quel paradiso incontaminato; l’acqua dei torrenti, il sole che batteva portavano speranza e felicità; un secondo prima la calchera scorgevamo, e un secondo dopo tutti correvamo e ci divertivamo in compagnia; a Maso Fogajard mentre giocavamo, i prof il caffè bevevano; poi siam partiti lungo la nostra strada; Sepi, il cane, ci seguiva e noi lo mandavamo via anche se era una buona compagnia; alla vista della corriera la felicità lentamente si spegneva perché dovevan tornare a scuola: è stata la gita più bella dell’anno perché siamo stati tutti insieme senza nessun affanno: un’esperienza fantastica da non dimenticare”.

fettuati nelle precedenti uscite sul territorio. Il materiale prodotto all’esterno della scuola e in classe è stato poi raccolto in un cortometraggio che ha visto fotografie, immagini, registrazioni sonore, testi e poesie, video, disegni, musica, dar vita ad un caleidoscopico viaggio nella natura, percepita dapprima nella sua più chiassosa e fugace velocità, subito dopo danzare leggera dall’alto di una fune, ed infine nel suo silenzioso

Seconda uscita: alle pendici del Brenta La seconda uscita ha visto come meta i sentieri alle pendici del gruppo dolomitico del Brenta, patrimonio dell’Umanità UNESCO dal giugno 2009, e nello specifico i percorsi attraverso le cascate Alte e Basse di Vallesinella, rifugio Casinei e Val Brenta. I percorsi, le sensazioni e le riflessioni emerse sono state poi riportate sulle carte topografiche del territorio, valutando la praticabilità della viabilità della valle a seconda delle stagioni e della pianificazione urbanistica. Sulla cartografia sono state evidenziate le strade, i sentieri, le piste ed i collegamenti sciistici e i percorsi ef26

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


Ufficio Tecnico della Comunità: ha fornito il materiale cartografico Funivie Campiglio e Pinzolo: ci ha procurato il passaggio in cabinovia. Il progetto prosegue in seconda classe Visto il riscontro positivo che l’iniziativa ha avuto nei confronti degli allievi della 1F, attuale 2F, il progetto continuerà anche nel corrente anno scolastico con modalità e progettualità che sono ancora in via di definizione. Anche perché nelle intenzioni iniziali del progetto c’era la volontà di problematizzare la situazione del proprio territorio di appartenenza analizzandolo secondo le prospettive della positività e negatività di alcuni aspetti paesaggistici e urbanistici. Avendo incominciato il progetto nell’anno scolastico 2011-2012 in inverno già inoltrato, pensiamo di lavorare quest’anno su alcuni aspetti più problematici, passando da un livello più percettivo ad uno di maggiore riflessione critica. e poetico lento dettaglio che si può osservare solo camminando con calma nella natura. Ma non solo la velocità e la lentezza hanno dato vita a questo prodotto finale, anche i suoni, delle nostre voci nel pullman, delle parole meno rumorose nella cabinovia, più sussurrate e silenziose quando si era immersi nella natura durante la camminata a piedi, dello scrosciare dell’acque durante la visita alle cascate oppure dei versi e dei suoni di tutti gli animali che ci hanno accompagnato e delle voci delle persone che abbiamo incontrato. E i video, le immagini e i disegni hanno restituito i colori e le sensazioni che la vista dei ragazzi ha saputo catturare. Docenti e discipline Il progetto ha visto il coinvolgimento di diverse aree di apprendimento mediante le sinergie e la collaborazione di vari insegnanti e diverse discipline: Tecnologia - Federico Antolini, anche co-referente al progetto Lettere - Silvia Carbone Musica - Matteo Manfrini Arte e Immagine - Rudi Corradi Scienze motorie e sportive - Raffaella Stefani Collaboratore ed esperto del territorio: Claudio Cominotti Dirigente scolastico dell’IC Val Rendena: Fabrizio Pizzini, ha messo a disposizione forze e risorse dell’Istituto Consulente esperta STEP: Roberta Opassi, ci ha supportato, seguito ed accompagnato nel viaggio sia progettuale che territoriale n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Rudi Corradi docente scuola secondaria primo grado Spiazzo Rendena Alcune impressioni dei ragazzi “Ambiente e territorio: parole su cui si basa questo progetto, un’iniziativa interessante, entusiasmante e curiosa che ci permette di conoscere tutti gli aspetti dell’ambiente in cui viviamo. Ambiente che noi, presi dalla frenesia della vita quotidiana, trascuriamo. Proprio per questo la nostra classe si è concentrata sull’attività/titolo “paesaggi lenti – paesaggi veloci”, che consiste nell’osservare il territorio utilizzando diversi mezzi di trasporto più o meno impattanti: lentamente a piedi, velocemente in autobus, dall’alto in funivia. Abbiamo riscoperto la natura che ci circonda: la freschezza dell’acqua di un fiume, la bellezza e il profumo di un fiore, la maestosità delle montagne. Ci siamo soffermati su tutti quei particolari che i nostri occhi, spesso distratti e frettolosi, trascurano o sorvolano o peggio ancora danno per scontati. Un’esperienza multisensoriale che coinvolge molteplici discipline. Tutte le nostre “scoperte”, emozioni, osservazioni, le abbiamo raccolte in un dvd… ma non è finita qui, anche quest’anno proseguiremo il cammino intrapreso utilizzando anche il mezzo a noi più vicino: la bicicletta.” Silvia, Almedina, Ginevra, Enrico, Aleksander, Bruno, Paola, Martina, Nicola, Pietro, Gabriel, Emanuele, Sara, Wanda, Alessia, Daniele, Chiara, Mustafa, Daria, Ilaria, Christopher, Anastasija 27


Scuola secondaria I grado Tesero - Istituto Comprensivo Predazzo-Tesero-Panchià-Ziano Verso barco

Paesaggio e cittadinanza attiva IL PAESAGGIO FUORI E DENTRO L’AULA La scuola di Tesero verso la località di Barco. Un progetto scolastico, come ogni buona impresa che si rispetti, ha sempre origine dall’originale intuizione di un singolo. Quando al suono della campanella, che decretava la fine delle lezioni, la nostra vicepreside è entrata con entusiasmo in sala insegnanti a proporci la partecipazione al Progetto IO VIVO QUI. Territorio Paesaggio Comunità, noi insegnanti abbiamo accolto la sua proposta tiepidamente: stanchi delle fatiche diurne, eravamo proiettati verso un pomeriggio di routine. La famiglia che ti aspetta, le verifiche che ti sommergono fino al collo. Figuriamoci se si ha il tempo solo di pensare a un nuovo progetto!

vinciali. Una volta conclusi i lavori, la pubblica amministrazione ha deciso di mettere a disposizione delle scuole del paese questo spazio, non tanto per il suo valore architettonico quanto per il territorio e il paesaggio in cui la struttura è inserita che si intendeva promuovere presso le istituzioni scolastiche.

Un’aula didattica in una baita sul Lagorai Ecco cosa ci si prospettava: realizzare un’aula didattica in una baita sul Lagorai… roba da alpinisti!!! Poi, a poco a poco, abbiamo capito le potenzialità del progetto: dall’accettazione passiva ognuno di noi ha cominciato a prenderci gusto e il resto, alla fine, è venuto da sé. In realtà il progetto “IO VIVO QUI” si poteva collegare bene ad un’altra proposta che proveniva dal Comune di Tesero e che ci sollecitava a realizzare la sopradetta aula didattica all’interno di un edificio rurale sito a “Barco”, località poco distante da Lago di Tesero e situata sulle spettacolari pendici della Catena del Lagorai. Tale baita è andata distrutta nel 1999 in seguito a un incendio ed è stata ristrutturata a spese del Comune, anche grazie a sovvenzioni pro-

28

La fantasia creativa degli studenti L’invito del Comune di Tesero ci ha perciò ulteriormente sollecitati a realizzare un progetto di allestimento e d’utilizzo di questa baita mettendo i ragazzi della scuola media nella situazione di poter sperimentare, ideare e realizzare le loro ipotesi. Niente di meglio per stimolare la fantasia creativa degli studenti, il cui compito principale era di dare libero sfogo alle proprie idee: “Come immagini un posto in cui imparare e divertirti in montagna?”: questo è il quesito posto agli alunni delle classi seconde dopo un’entusiasmante uscita di scoperta, tenutasi in una tersa giornata di novembre, quando i primi rigori dell’inverno fanno ingresso in Val di Fiemme. Al termine di un percorso insidioso per il ghiaccio, lungo sentieri poco battuti, con in mano una cartina topografica, davanti agli occhi dei ragazzi si è aperto un quadro naturale di rara bellezza: in mezzo a un bosco naturale di abeti rossi, un magnifico lariceto, due baite; la prima, la più vecchia e più piccola; la seconda, nuova di zecca, molto più ampia. “Quale sarà la nostra?” chiedono i più ingenui. “Quella più bella, no?” rispondono convinti i più svegli. Ed è proprio la nuova costruzione in legno che attrae la loro curiosità, presto soddisfatta dalla possibilità di entrarvi… salvo scoprire che è vuota! Ecco che a questo punto tutti capiscono l’arduo lavoro che li aspetta… Per fortuna la nostra scuola si avvarrà del prezioso contributo del Centro di Formazione Professionale di Tesero (settore Legno), che provvederà n. 11-12 novembre-dicembre 2012


all’arredamento della baita e ci sta attualmente fornendo preziosi suggerimenti e idee anche per altre attività. Osservare, analizzare, criticare il paesaggio… Diversi sono i motivi per cui si è deciso di intraprendere Il progetto. I nostri alunni, sebbene trascorrano molto tempo a contatto con la natura soprattutto per motivi sportivi (la Val di Fiemme è la “patria” dello sci di fondo, ndr), hanno poca consapevolezza e una conoscenza soltanto parziale del territorio in cui vivono e delle potenzialità da esso offerto in termini di riflessione sul rispetto della natura, di opportunità lavorative e di eventuale attrazione turistica. È insomma tendenza sempre più diffusa, anche nelle nostre valli, che i ragazzi abbiano pochi strumenti di osservazione, di analisi e di critica del paesaggio in cui risiedono. La conferma è stato il vivace e spontaneo interesse da loro subito dimostrato nell’esplorazione di un luogo noto, come appunto è la Località Barco, ma finora visto passivamente “da lontano”, di cui in famiglia si hanno incerte informazioni a causa dell’estinguersi sia delle memorie storiche che delle attività tradizionali fiemmesi. In loro, insomma, sin dalla prima uscita, si è notato il desiderio di “riappropriarsi” del proprio passato, di volerlo conoscere e soprattutto interpretare. Due fasi del progetto Il progetto è stato articolato in due fasi. Nell’anno scolastico 2011/12 si è dedicato spazio alla “formazione”: i ragazzi hanno infatti seguito un percorso di Educazione al Paesaggio in classe, con l’approfondimento di varie tematiche: la composizione della catena del Lagorai, la storia del paesaggio montano di Fiemme, i lavori di montagna del passato, la tradizione letteraria fantastica locale, le specie arboree, arbustive e animali presenti sul territorio, ecc… Particolare attenzione si è prestata alla capacità degli alunni di gestire un lavoro di gruppo che durasse nel tempo, visto che a ogni argomento affrontato si richiedeva una rielaborazione in forma di cartelloni, ricerche, dossier, da svolgere a casa e in gruppi di quattro o cinque persone. n. 11-12 novembre-dicembre 2012

La seconda fase, che è nostra intenzione portare avanti nel corso di quest’anno scolastico, prevede invece un percorso maggiormente orientato alla Cittadinanza Attiva. Gli studenti, ormai giunti alla classe terza e avendo completato la loro formazione, saranno chiamati al ruolo di protagonisti assoluti del progetto: sarà loro compito realizzare delle attività didattiche, preferibilmente in forma ludica, da proporre a ragazzi più piccoli, probabilmente della scuola primaria. Scopo? Trasmettere loro le stesse conoscenze acquisite l’anno precedente, con una difficoltà in più: rivolgersi ad alunni di livello scolastico inferiore abituati ad apprendere attraverso il gioco… Ed ecco che i nostri ragazzi diventano degli “educatori del paesaggio”, depositari dei segreti del bosco e del patrimonio leggendario della Val di Fiemme! Ragazzi “educatori del paesaggio” Mille attualmente sono le idee, non tutte ovviamente concretizzabili. Al momento gli alunni hanno predisposto per l’interno della baita giochi da tavola sugli animali, schede sugli alberi, leggende sul Salvanèl e sulle Anguane, mitici abitanti dei boschi, da leggersi in forma di fumetto. Per l’esterno prevedono gare di orienteering, particolarmente adatte a prendere confidenza con l’ambiente di montagna, non sempre facile da affrontare, soprattutto per chi ha eletto la città come proprio habitat naturale! Una certa attenzione sarà dato all’aspetto sensoriale dei percorsi all’aria aperta: i profumi inebrianti del bosco, i suoni sinistri ma nello stesso tempo confortanti della montagna possono suscitare emozioni che si perdono nella notte dei tempi, quando l’uomo viveva accanto agli animali e aveva un rapporto più diretto con una natura amica, che dava sostentamento ma richiedeva rispetto. E che dire delle suggestioni di luoghi che furono teatro della Grande Guerra, di cui l’anno prossimo ricorre il centenario dall’anno dell’inizio delle ostilità? Insomma, tanta carne al fuoco... Una domanda appare legittima. Riusciranno i nostri ragazzi a realizzare percorsi accattivanti? Avranno la pazienza di gestire gruppi di scolaresche di tenera età? Lo scopriremo solo nella primavera del 2013, quando la neve, sciogliendosi, lascerà spazio al verde ridente delle pendici montane, e i ragazzi, sotto lo sguardo protettivo di abeti e larici secolari, organizzeranno uscite didattiche per i bambini… Si accettano sin da ora prenotazioni! Giampiero Sigona Docente di lettere scuola secondaria I grado di Tesero Referente al progetto per l’a.s. 2012-2013 29


Scuola secondaria primo grado Lizzana - Istituto Comprensivo “Rovereto sud” L’ALTRA CITTà

Classi terze scuola media “Halbherr” Io vivo qui. Cittadini in erba. Territorio paesaggio comunità. l’altra città. la zona industriale di rovereto ... “nella scuola italiana non si parla quasi mai di paesaggio nella scuola italiana il paesaggio è solo quello dipinto dai pittori italiani e stranieri o descritto da poeti e romanzieri. Non è mai quello dentro il quale noi viviamo, che guardiamo dalla finestra, che ogni giorno vediamo deturpato o offeso. La mancanza di ogni tentativo di educazione alla storia e alla tutela del paesaggio non sarà fra le cause del suo veloce degrado?” Salvatore Settis - Paesaggio Costituzione Cemento, 2010 La decisione di partecipare al Progetto “IO VIVO QUI” per l’anno scolastico 2011-2012, nasce alla metà di giugno 2011 da un invito arrivato quasi al volo dalla ex dirigente scolastica del nostro IC, Laura Zoller, a ridosso degli appuntamenti canonici per l’Esame di Stato.

La sfida: due classi e sette insegnanti L’esperienza si concretizza come sfida a partire da settembre 2011, con due classi terze, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico, durante il quale sette insegnanti di diversi ambiti disciplinari - Mauro Maraner, Morena Lazzara, Lucia Petragallo, Graziano Azzolini, Alessio Trentini, Antonella Rao, Annalisa Maule - decidono di mettersi in gioco e assumersi la responsabilità di un lavoro, di tipo interdisciplinare, che richiede differenti tipi di competenze, da quelle relazionali e sociali a quelle strettamente disciplinari. Tutto ciò all’interno di un contesto nel quale rare sono le occasioni in cui un team riesce a progettare, mettere in atto, presentare e valutare un’iniziativa didattica che assuma un significato autenticamente condiviso tra chi lo propone e chi lo attua concretamente. Sin da subito ci si organizza, stabilendo ruoli e responsabilità che ciascuno dei docenti porterà avanti seriamente, nonostante gli accesi e doverosi momenti di confronto e il carico di lavoro dovuto ai diversi impegni che necessariamente si sovrappongono nel corso dell’anno scolastico e che a loro volta richiedono una 30

buona dose di flessibilità e disponibilità. La progettualità è stata sempre condivisa tra il gruppo di lavoro, che nel corso dell’anno scolastico si è riunito numerose volte per verificare la fattibilità del progetto e le piste operative da perseguire; queste sono state occasioni, nonostante alcune difficoltà, di attivare processi di progettualità condivisa che potessero far sperimentare, a due classi in parallelo, simili progetti educativi. La formazione per i docenti Buoni input vengono dal percorso di formazione realizzato, per i docenti aderenti al progetto, presso la Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio (STEP) a Trento alla presenza di esperti, di livello nazionale, che gli insegnanti hanno potuto conoscere e apprezzare per la prima volta. Gli spunti raccolti permettono alle insegnanti referenti di riportare al team di lavoro alcune piste di lavoro e slanci progettuali. Questi prendono corpo - passaggio dopo passaggio, mese dopo mese - soprattutto attraverso il prezioso intervento del professore di Tecnologia e Laboratorio del fare, Alessio Trentini, che riesce a sintetizzare le diverse specificità disciplinari in campo attuando un vero e proprio “gioco dell’urbanista in erba”. Di grande valore l’apporto paziente dell’esperta Roberta n. 11-12 novembre-dicembre 2012


Opassi che, tessendo l’ordito dell’intero lavoro, ha seguito il gruppo con creatività e competenza. Le finalità generali che, in quanto insegnanti di diverse discipline, ci siamo prefissati sono state quelle di creare nei ragazzi interesse e curiosità verso la conoscenza e lo studio del territorio di appartenenza nei suoi aspetti di problematicità e di criticità, utilizzando una tematica comune -l’analisi dell’area industriale di Rovereto- per strutturare un progetto multi e trans-disciplinare che faccia sperimentare ai ragazzi un campo di realtà: la volontà è stata quella di costruire un percorso educativo che partendo dai ragazzi, attraverso l’utilizzo di metodologie didattiche attive e partecipative, li mettesse in situazione di poter praticare e sperimentare alcune abilità e conoscenze acquisite nel loro percorso scolastico valorizzando il lavoro di ricerca sul territorio. Applicando alcuni paradigmi dell’educazione al e col paesaggio, di cui ci ha parlato l’esperta Benedetta Castiglioni in un incontro formativo e che abbiamo potuto approfondire nel suo testo “Educare al Paesaggio”, nonché perseguendo metodologie didattiche diverse e diversificate abbiamo attivato un progetto che sperimentasse con i ragazzi pratiche di riflessione critica al fine di poter analizzare la realtà locale in chiave problematica ma contemporaneamente propositiva. Un altro obiettivo che ci siamo posti è quello di progettare e riuscire a realizzare un prodotto finale che sapesse restituire tutto il processo educativo svolto e con il quale i ragazzi potessero esprimere la loro crescita cognitiva. Per questo si è pensato ad una simulazione di “concorso di idee” per la riqualificazione urbanistica di una parte dell’area industriale di Rovereto. Le fasi del percorso operativo Il progetto inizia con la presentazione da parte degli insegnanti dell’argomento –lo studio, la conoscenza, la riflessione sugli spazi che circondano la scuola- dialogando con loro sul significato dei termini “paesaggio-territorio\naturale-artificiale-antropizzato” al fine di rilevarne prerequisiti e stereotipi interpretativi già in essere nei ragazzi. n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Dal punto di vista operativo, il progetto parte subito con un’uscita sul territorio per restituire una visuale dall’alto dell’area prossima alla scuola. Questa è l’occasione per affrontare in maniera più partecipata ed emotiva la lettura del paesaggio e del territorio nella sua complessità semantica; la partecipazione di un fotografo professionista (genitore di un’alunna) aiuta la messa in atto di pratiche di osservazione più dettagliate e mirate della realtà, che viene non solo fotografata ma anche descritta attraverso il disegno dal vivo; una successiva rielaborazione e riflessione comune in classe, anche attraverso l’uso di mappe e di cartografie, avvia una fase di lavoro più strutturata e di lettura scientifica del territorio. Si passa poi ad una fase di indagine sul e nel territorio: dalla lettura della realtà attuale si orienta il lavoro verso lo studio di aspetti storici, proponendo ai ragazzi una serie di immagini diacroniche, che restituiscono una visuale significativamente diversa dell’area in cui è situata la scuola; è questa l’occasione per attivare nei ragazzi la motivazione a verificare in prima persona quali sono le effettive differenze tra passato e presente iniziando un lavoro di criticità e problematizzazione dei cambiamenti messi in atto dalla comunità. L’occhio nell’area industriale Una nuova uscita, questa volta solo nell’area industriale, porta i ragazzi a scoprire e osservare le peculiarità (positive e negative) dell’area; la tecnica del disegno, l’utilizzo della macchina fotografica e della scrittura descrittiva sono gli strumenti didattici utilizzati dai ragazzi per registrare le loro osservazioni, impressioni e commenti; tali annotazioni vengono riportate sulla cartografia dell’area industriale evidenziandone le peculiarità e le sue specifiche caratteristiche. Questo momento dedicato alla storia del luogo, avvia una fase di indagine e di problematizzazione: la riflessione collettiva sui pensieri riportati dai ragazzi durante la visita fa vedere loro come l’area industriale di Rovereto sud possieda delle specificità sia per quanto riguarda la produzione energetica che per 31


i vari gruppi di studenti hanno predisposto la loro proposta di riqualificazione territoriale, si è riunita la Giuria formata da insegnanti, dalla Dirigente Scolastica e dall’esperta Roberta Opassi per decidere tre vincitori.

il riscaldamento del territorio; peculiarità che hanno ripercussioni su tutta la città di Rovereto; altre zone dell’area industriale sono invece abbandonate (viene analizzata la loro storia e la motivazione di perdita di valore di alcune industrie); sono queste le aree sulle quali i ragazzi vengono sollecitati a riflettere: è possibile una loro riqualificazione? In quale maniera? Per quali destinatari? Come mi piacerebbe che ci fosse? La fase progettuale A questo punto, si entra nel vivo della fase progettuale: i ragazzi vengono messi nelle condizioni di ipotizzare possibili idee di riqualificazione dell’area industriale. Insieme, alunni e insegnanti, cercano di pensare, strutturare, organizzare un concorso di idee per riqualificare una parte dell’area industriale, quella che agli studenti appare più interessante dal punto di vista del cambiamento, e cercare di immaginare cosa potrebbe piacere ai propri pari per frequentare questi spazi, oggi a loro praticamente sconosciuti. Perciò proprio quelle aree abbandonate e degradate, intorno alla scuola, diventano il testo sul quale si traccia un progetto di riqualificazione urbana del territorio, simulando un vero e proprio concorso di idee a cui i ragazzi partecipano con le loro proposte. Tabelloni esplicativi, testi e fotografie, che i ragazzi realizzano a piccoli gruppi, diventano il materiale da proporre a una giuria che valuta il progetto maggiormente rispondente ai requisiti del bando di concorso “simbolicamente” emesso dal gruppo insegnanti prima di iniziare questa fase progettuale. In questo momento del progetto, si è lavorato molto con i ragazzi per spiegare loro come sia fondamentale costruire una rete interistituzionale all’interno del territorio per creare un progetto “fattibile” e cercare perciò dei partner che possano aiutare la realizzazione dell’idea progettuale. I ragazzi hanno trovato nella Metalsistem di Rovereto un possibile interlocutore, che si è reso disponibile ad incontrare un gruppo di studenti e a rispondere alle loro domande o perplessità e anche a discutere le idee che stavano nascendo. Contemporaneamente a tutto questo lavoro, nel “Laboratorio del fare” della scuola, gli alunni iniziano a costruire alcuni plastici che hanno accompagnato tutto il lavoro delle classi coinvolte nel progetto. Una volta che 32

“Un mondo di verde”: uno dei progetti vincitori Ci piace qui riportare una relazione di uno dei Progetti vincitori del Concorso di Idee: «UN MONDO IN VERDE», per dare voce, anche in questo articolo, al lavoro degli alunni che è stato intenso e creativo: “Nel progetto abbiamo pensato di inserire le nostre idee per la riqualificazione dell’area industriale di Rovereto. Come primo aspetto abbiamo immaginato di realizzare in alcuni spazi attualmente dismessi, una serie di attrattive usufruibili da tutti, ragazzi, bambini e adulti. Una di queste è il bowling, con il cinema e il “Mc Green”, da noi ideato e pensato come un luogo in cui si può mangiare cibo sano e biologico, prodotto da aziende locali. Come secondo aspetto abbiamo pensato di creare zone di svago con panchine, gelateria e aree per pic-nic, ombreggiate e coperte da ombrelloni. Sempre in quest’area, abbiamo ideato la realizzazione di un percorso Jogging per gli amanti dello sport. Per quanto riguarda il percorso ciclabile, che parte dalla nostra scuola e arriva fino al fiume, abbiamo previsto di riqualificarne soprattutto la parte riguardante Viale del Lavoro e Viale dell’Artigianato, con la realizzazione di viali alberati e di viali luminosi, con l’inserimento di alberi ad alto fusto e lampioni che rendono più accogliente e sicuro questo percorso.” Concluso il concorso di idee, tutte le classi hanno presentato i progetti del concorso sia in una giornata di presentazione pubblica, promossa da STEP il 5 giugno 2012 a Trento, sia alla pubblica amministrazione, nonché ai genitori e agli studenti dell’istituto alla chiusura dell’anno scolastico, manifestando la propria soddisfazione per il lavoro svolto. Soddisfazione che l’insegnante di Tecnologia, Lucia Petragallo, ha voluto così esprimere nella Relazione che sanciva i tre vincitori del concorso d’idee: “I ragazzi hanno lavorato al massimo dell’impegno. I lavori svolti sono stati eccellenti, hanno partecipato con entusiasmo e molto impegno in tutte le fasi; in quella di realizzazione di ogni singolo pannello hanno esposto ed illustrato con dettagliate relazioni i loro progetti, dando contemporaneamente massima visibilità alle loro idee attraverso la realizzazione di planimetrie correlate da legenda.” Morena Lazzara, Annalisa Maule, Lucia Petragallo Insegnanti Istituto Comprensivo Rovereto sud n. 11-12 novembre-dicembre 2012


LA SCUOLA AL MUSEO

I. C. Aldeno/Mattarello - Museo delle Scienze PAESAGGIO

I laboratori per difenderlo Mercoledì 28 novembre 2012, conferenza stampa presso il Museo delle Scienze (forse in uno degli ultimi appuntamenti ancora in via Calepina 14 a Trento), con un ordine del giorno tutto da capire: “Intercultura al Museo delle Scienze”. marina galetto: responsabile Settore Scuola, Progetti speciali, Formazione docenti Museo delle Scienze manuela fontanive: Servizio Civile; antonietta decarli: dirigente scolastico I.C. Aldeno Mattarello claudia filippi: Centro Interculturale Millevoci chiara steffanini: volontaria di Servizio Civile Alcuni dei docenti che sperimentato le attività con le loro classi: passalacqua, bigi: scuola media buffoni, toccoli, zorzi, cont: scuola primaria Il Progetto “Intercultura al Museo delle Scienze” L’incontro si svolge volutamente, come informa subito Marina Galetto, in una location particolare, visto che si parla di attività educative: “vi trovate infatti in uno dei nostri laboratori così potete immedesimarvi meglio nel contesto … “ Il Progetto “Intercultura al Museo delle Scienze”, nato da una serie di considerazioni, e dedicato alle Scuole Primarie e alle Scuole Secondarie, è stato sviluppato con l’obiettivo di favorire il dialogo e la condivisione di ideali comuni, attraverso l’approfondimento di tematiche scientifico/naturalistiche. La realtà della scuola trentina sempre più interculturale, viene ricordato e la conferma arriva dai dati forniti da Claudia Filippi di Millevoci (già pubblicati anche su didascalie); il Museo è un osservatorio privilegiato per captare le esigenze del mondo scolastico “e già da alcuni anni gli insegnanti manifestavano il desiderio di avere delle attività laboratoriali legate all’intercultura, ma nell’ambito delle discipline scientifiche”. Da qui, la decisione del Museo di mettere a disposizione in questo n. 11-12 novembre-dicembre 2012

processo, la professionalità acquisita in campo educativo, ed il valore aggiunto, di realizzare un progetto nell’ambito del Servizio civile per dare l’opportunità ai volontari di acquisire competenze nuove e di mettersi a disposizione, con le proprie conoscenze, per fornire strumenti utili alla collettività. Alle scuole viene proposto di sperimentare una nuova modalità di percorso educativo che esplora le capacità collaborative dei ragazzi nell’affrontare temi di attualità e salvaguardia dell’ambiente. Le attività si propongono di favorire le relazioni interculturali basa-

te sulla conoscenza e confronto di realtà geografiche, ambientali e sociali diverse, alla ricerca di obiettivi e ideali condivisi, in un’ottica di corresponsabilità. I temi trattati coniugano pratica e teoria, sono di attualità, accomunano la storia dei popoli di tutti i tempi e permettono approfondimenti di tipo biologico, geografico, culturale e sociale. Quattro Laboratori Sono stati così ideati quattro nuovi percorsi educativi nell’ambito del progetto di Servizio Civile “Intercultura al Museo di Scienze: un viaggio “glocal” fra biodiversità e territori in trasformazione”, realizzato in collaborazione con l’Area Intercultura del Servizio Istruzione PAT, il “Centro Interculturale Millevoci” della Provincia autonoma di Trento e l’Istituto Comprensivo Aldeno – Mattarello.

33


L’obiettivo primario delle attività è quello di aiutare i ragazzi a individuare e selezionare obiettivi e ideali trasversali e condivisibili, in un’ottica di corresponsabilità sulle scelte da effettuare e di presa di coscienza sulle ricadute che queste hanno sulle società.

Le attività educative proposte sono state ideate dalle Volontarie in Servizio Civile, Lucia Ruggera e Chiara Steffanini, nell’ambito del progetto di Servizio Civile “Intercultura al Museo di Scienze: un viaggio “glocal” fra biodiversità e territori in trasformazione” I temi trattati nel corso dei workshop coniugano teoria e pratica, sono legati ad argomenti di stretta attualità, accomunano la storia dei popoli di tutti i tempi e permettono approfondimenti di tipo biologico, geografico, culturale e sociale attivando confronti fra realtà diverse (da dove vengo – dove sono). Non si tratta di “attività altre” dal curricolo, perché i laboratori si inseriscono bene nelle discipline scolastiche e possono fornire spunti interessanti agli insegnanti nei loro percorsi educativi.

34

Dimensione ludica e… cooperare! Vengono sperimentati per la prima volta giochi basati sulle teorie, impiegate in ambito sociale, del “dilemma del prigioniero” (inventato nel 1950 da Albert Tucker) e “del libero battitore” per indagare la predisposizione a cooperare e a fidarsi dell’altro dei singoli ragazzi e stimolare la loro riflessione sul significato di cittadinanza attiva e responsabile. Gli studenti partecipano da protagonisti e sperimentano in prima persona le reali dinamiche che caratterizzano la società. Attraverso la conoscenza del territorio dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, locale e globale, viene potenziato inoltre il raccordo scuola – territorio, consolidando la rete di rapporti collaborativi fra scuole ed enti impegnati in progetti di intercultura e integrazione.

isituto comprensivo. aldeno mattarello

I laboratori sono stati sperimentati in via preliminare con alcune classi dell’Istituto Comprensivo Aldeno – Matterello e sono i seguenti: Il paesaggio: bene comune da condividere (IV – V anno di Scuola Primaria e Scuola Secondaria di I grado) Gli studenti hanno modo di comprendere quali sono e come utilizzare le più appropriate chiavi di lettura per l’ interpretazione del paesaggio, essendo queste alla base delle strategie di salvaguardia dello stesso e condivisibili anche a livello globale. L’antenato comune e le migrazioni umane (IV – V anno di Scuola Primaria e Scuola Secondaria di I grado) Attività multidisciplinare pensata per stimolare bambini e ragazzi a riflettere sull’origine comune del genere umano. Attraverso un lungo percorso intorno al globo, partendo da continenti distanti, si ripercorrono i passi di Homo sapiens, instancabile viaggiatore. ClimaSteps: a voi la scelta! Come agire per salvaguardare l’ambiente (V anno di Scuola Primaria, Scuola Secondaria di I grado) L’attività si propone di indagare le dinamiche di sviluppo del comportamento cooperativo avente come elemento fondamentale la fiducia reciproca, prendendo come esempio di obiettivo comune la salvaguardia del clima. ForestaSteps: a voi la scelta! Come agire per salvaguardare l’ambiente (Scuola Secondaria di I grado, biennio di Scuola Secondaria di II grado) L’attività esplora equilibri e dinamiche di sviluppo dell’azione individuale e collettiva, grazie a una simulazione che prende in considerazione un bene naturale comune (la foresta e il suo legname) incrociato con un interesse di tipo economico. n. 11-12 novembre-dicembre 2012


Si parte da lontano, ma si torna a Mattarello… Tre classi quinte ed una prima “media” dell’Istituto comprensivo hanno aderito e realizzato il Laboratorio ClimaSteps: a voi la scelta! Come agire per salvaguardare l’ambiente riservato appunto al quinto anno di scuola primaria ed alle classi di scuola secondaria di I grado. Anche se l’esperienza è già conclusa, i ragazzi che abbiamo incontrato in classe assieme alla maestra Daniela Buffoni, hanno voglia di raccontare, di confermare quanto davvero quello che hanno fatto li ha “cambiati” un po’, quanto il comportamento cooperativo basato sulla la fiducia reciproca ha fatto toccare con mano che non sempre è bene impuntarsi e scontrarsi con chi ha idee diverse dalle nostre, ma talvolta è bene rinunciare a qualche vantaggio subito per ricavarne un altro dopo, uno più importante di collaborazione, che, però, ha spianato la strada proprio verso l’obiettivo che il gruppo aveva. E tutto questo, partendo apparentemente da lontano, parlando di salvaguardia del clima, di ambien-

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

te, di glaciazioni e dai ghiacciai che si sciolgono; ma finendo per parlare di come si arriva da casa a scuola, di usare meno l’auto e privilegiare un percorso a piedi, lavorando in gruppo tra ragazzi, con i propri insegnanti, ma tirando in causa anche i genitori e la comunità educante attorno alla scuola. Insomma: lavorando per aiutare i ragazzi già dalla scuola primaria o dalla scuola media ad acquisire quella competenza di “cittadinanza attiva”, tanto richiamata in ogni documento in termini teorici e forse meno praticata con risvolti concreti. Circa 60 gli scolari coinvolti delle tre classi quinte più quelli di una scuola media. Due insegnanti di classe (non c’è necessariamente il docente di scienze), più l’équipe del Museo. Un’ora di formazione ai docenti, due ore di lavoro di gruppo coi ragazzi e poi la prosecuzione del lavoro con il viaggio glocal. In classe con ragazzi e maestra La maestra Daniela ci ricorda l’approccio, che è stato progressivo: dalla riflessione sui ghiacciai, sul cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai e poi la domanda fatidica: Cosa possimo fare noi? E le altre, tante domande dei bambini: “Per esempio, ridurre l’uso del mezzo privato: è facile o difficile andare a scuola senz’auto?” Via con l’indagine nella classe. È facile o difficile convincere qualcuno che è meglio andare a scuola a piedi? Proviamo a farlo per 20 giorni… “Adesso stiamo monitorando la situazione anche perché la scuo-

la è proprio sulla strada, ha problemi di parcheggio… Ora i bambini hanno anche la percezione di come questa piccola porzione di assunzione di responsabilità può dare risultati… E questa, dice convinta la maestra, possiamo chiamarla competenza di cittadinanza. I “vantaggi del cooperare” ce li fanno capire molto bene, a nome anche dei loro compagni, Ester e Carlo, eletti ambasciatori dei due rispettivi gruppi, ed essendosi dati molto da fare “per far recuperare fiducia al proprio gruppo.” “Ci vogliono venti giorni per cambiare idee”, dicono convinti, in base all’esperienza che hanno fatto con il lavoro a gruppi, con il gioco “coopera e non coopera”: “Alla fine abbiamo capito che con ‘coopera’ c’è beneficio per i due gruppi, ma anche per la natura. Come? Bè, 20 giorni a scuola a piedi, per esempio, oppure capire che quando un compagno è ammalato e se tu gli porti i compiti per farlo recuperare, poi lui li porta a te quando sei tu ammalato…”. Se insistiamo nel dire che non abbiamo capito bene quali ricadute ci possano essere fuori dalla classe, è tutto un sovrapporsi di esempi concreti, come questo: in condominio se cooperi con le altre persone si crea un clima di più fiducia. (a cura di m.c.)

35


DALLE SCUOLE

Docenti Senza Frontiere ASSOCIAZIONE

Dentro la scuola, “oltre” la scuola Docenti Senza Frontiere Onlus, nasce all’interno dell’Istituto Comprensivo Aldeno Mattarello di Trento. L’idea di costituire un’associazione Nazionale che possa essere di supporto a realtà scolastiche svantaggiate sia nei nostri territori sia nei Paesi in via di Sviluppo nasce da un confronto aperto tra un gruppo di docenti coinvolti, con le proprie Scuole dal 2007, in progetti di Gemellaggio Internazionale. Un’associazione senza fini di lucro, che si rifà ai principi di solidarietà e mutualità, con lo scopo di diffondere i valori della finanza etica utilizzando gli strumenti dello “sviluppo sostenibile” per migliorare la vivibilità nei contesti scolastici. Progetto ambizioso Mettiamo subito in chiaro una cosa. Per presentare bene l’Associazione “Docenti Senza Frontiere” avremmo bisogno di più tempo e più spazio nella rivista, avremmo bisogno di raccontare davvero tante sfaccettature, tante ricadute, tanti quesiti che si sono presentatit a chi, come chi scrive, s’è recato presso la sede dell’Istituto comprensivo di Aldeno Mattarello per verificare in una classe un’esperienza di rapporto con Museo delle Scienze (vedi servizio nelle pagine precedenti) e si ritrova immerso in questa realtà associativa di insegnanti con numerosissimi tratti di originalità ed interesse. Per questo, la prima cosa che facciamo è quella di rimandare al sito per avere un approccio informativo ampio

36

e documentato: www.docentisenzafrontiere.org (presente anche su Facebook e su twitter). La dirigente scolastica dell’Istituto, Antonietta Decarli, ne parla ovviamente con orgoglio: “Io personalmente sono socio fondatore dell’Associazione, ho portato in collegio docenti la filosofia che c’è sotto questa proposta, gli obiettivi e le attività condivise. Quanto ai docenti, alcuni sono soci, altri collaborano e seguono l’attività dell’Associazione, che ha contatti e collaborazioni con partner istituzionali, con il Forum per la pace, con lo stesso Assessorato provinciale all’istruzione e con Centro per la formazione alla solidarietà internazionale, ma resta un’Associazione che vive di vita propria”. Circa trenta i soggetti fondatori, tra i quali l’Istituto comprensivo, compresa la dirigente Decarli e la “vice” Daniela Buffoni poi diventata presidente dell’Associaizone stessa affiancata da Lucia Celeste, un’insegnante ora in servizio in altra sede.

tica presso l’Istituto, che ha accanto l’altro docente, Corrado Perini, che collabora. “Lo scopo di questo progetto – dichiarano gli organizzatori - è di rendere disponibili competenze e sensibilità nei settori dell’educazione e della vita scolastica per poter contribuire a creare un’infrastruttura capace di supportare: • programmi di intervento sui grandi temi di interesse pubblico in riferimento al Diritto allo studio; • altre associazioni già attive sui territori, fornendo progetti in ambito educativo; • gemellaggi fra scuole e programmi di sostegno scolastico a distanza attraverso la cooperazione di comunità, strategia di fondo che dà la traccia del nostro intervento; Ma c’è anche l’obiettivo dichiarato di ridare dignità al ruolo sociale degli insegnanti “Con tale iniziativa si desidera dimostrare che i Docenti della Scuola Pubblica, sempre più spesso rimproverata, criticata, sacrificata e privata dei propri mezzi, sanno e vogliono interpretare le trasformazioni e i mutamenti sociali promuovendo nuove soluzioni e nuove forme di comunicazione fra scuola e famiglia, fra scuola e alunni e fra scuola e territorio. Interessare e coinvolgere direttamente le famiglie, con finalità e obiettivi condivisi, è il principale traguardo a cui ambisce il nostro programma.”

Statuto e vita propria

Il negozio solidale e i quaderni etici

E questa vita è davvero intensa. Ci introduce, con un viaggio in rete nel sottotetto della scuola primaria di Mattarello, Michele Toccoli, docente di matematica e informa-

Gli alunni dell’Istituto comprensivo Aldeno-Mattarello non devono preoccuparsi di andare a cercarsi il quaderno per questa o n. 11-12 novembre-dicembre 2012


quella disciplina, ci pensa l’Associazione Docenti Senza Frontiere, attraverso il “Quaderni etici”. Le famiglie si rivolgono al “Negozio solidale” dell’Associazione, che fornisce i ragazzi di “quaderni eco”, quaderni a righe, a quadri in base al fabbisogno, con copertine personalizzate, semplici e colorate pronte per la suddivisione in discipline. Il ricavato serve a sostenere il diritto allo studio di quei bambini a cui l’istruzione viene negata. L’iniziativa va “oltre le mura dell’Istituto comprensivo Aldeno – Mattarello”, perché viene proposta agli altri istituti scolastici (anche fuori provincia) che vorranno rifornirsi dei “quaderni” o di altro materiale “etico”. Il 60% dei ricavi viene restituito alla scuola, però a patto che venga destinato a progetti scolastici di solidarietà, ampiamente documentati sul sito dell’Associazione. Nel “negozio solidale” non si trovano solo quaderni, ma anche altro materiale scolastico in legno o materiali “puliti”, prodotti da una ditta esterna appositamente per tale scopo. “L’Associazione, in un momento in cui la scuola è particolarmente penalizzata da tagli economici ed è soggetta a valutazioni arbitrarie, si propone di valorizzare iniziative che si richiamano a principi e valori come: condivisione, concertazione, competenze e sensibilità, consenso e visibilità, inclusione e pluralità, innovazione e pari dignità della cittadinanza attiva sono parte di un percorso da fare insieme, da condividere, un progetto che si rafforzerà grazie al contributo di tutti, sia docenti che genitori.” n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Tra gli obiettivi del negozio solidale: • Presentare un servizio alle famiglie per favorire quel principio di autosostenibilità indicato nella nostra carta dei Principi • proporre un ritorno alla sobrietà attraverso strumenti scolastici neutri, privi di personaggi televisivi e senza griffe. Riportare all’interno della scuola e della famiglia il valore della sobrietà e del bello anche senza acquisti firmati; • stimolare e favorire il mercato della Finanza Etica; • suggerire Prodotti con materiale riciclato, ecologici e sostenibili; • Proporre oggetti didattici dell’Artigianato Italiano e del mercato Equo Solidale; • Proporre articoli personalizzati dall’Associazione o da altre Scuole italiane per veicolare e trasmettere con nuove forme di comunicazione “Campagne di Sensibilizzazione ed Educative” • Destinare i ricavi al finanziamento dei progetti di solidarietà locale ed internazionale. È un progetto aperto e rivolto a tutti i docenti delle Scuole italiane.

Due iniziative recenti campo scuola presso le zone terremotate A Moglia in provincia di Mantova, l’Associazione ha messo a disposizione la professionalità dei propri docenti associati volontari, per realizzare e organizzare un campo scuola temporaneo estivo per attività ludiche, educative e recupero scolastico con accompagnamento nell’esecuzione dei compiti estivi. Circa 40 insegnanti provenienti da tutta Italia si sono alternati garantendo una copertura totale alle attività. Progetto “An education: pratiche educative di qualità” Gemellaggio tra due regioni agli estremi della penisola. Da Catania a Trento, passando da Crema e Ferrara: viaggio di docenti e studenti dell’ultimo anno del liceo delle scienze umane di Biancavilla, utilizzando il Fondo Europeo Sviluppo Regionale, nel progetto di collaborazione con l’Associazione DSF di Trento: nello stage di “formazione e orientamento” di 50 ore su “la Parità di Genere” gli studenti, sotto la guida di esperti, hanno realizzato un video come risultato dell’esperienza e poi messo in rete. Contatti Sede nazionale: via G. Poli 11, 38123 Mattarello Trento Tel. E Fax.: +39(0)461 945376 info@docentisenzafrontiere.org http://www.docentisenzafrontiere.org 37


scuola primaria Romarzollo – I.C. Arco ECOSOSTENIBILE

Il plesso certificato Leed Platinum Il Trentino ha un nuovo edificio scolastico all’avanguardia a livello mondiale. Il nuovo plesso di scuola primaria di Romarzollo ad Arco inaugurato quest’anno, è a tutti gli effetti un primato d’ecologia e sostenibilità a tal punto da meritarsi la certificazione Leed Platinum. Alla presenza delle autorità istituzionali e politiche della provincia, comunità di valle e comune, il dirigente Lorenzo Pierazzi ha fatto da padrone di casa durante la cerimonia con la realizzazione dal vivo di un pannello che gli oltre 200 alunni ed i loro insegnanti hanno pensato per ricordare il grande momento. Un mondo abbracciato e sorretto da infinite manine, quelle dei bambini. Niente buffet e i soldi risparmiati dati alle popolazioni terremotate emiliane, in particolare di Cavezzo con la quale l’Ic Arco si è gemellato. Il primo edificio in Italia… La scuola di Romarzollo è il primo edificio in Italia ad essere stato registrato sul portale Leed online, nel settembre del 2007; è inoltre il terzo edificio in Italia a conseguire il massimo livello Leed. La certificazione è stata raggiunta con 61 punti su 79 raggiungibili. Costato circa 14 milioni di euro, costruzione iniziata nella primavera del 2007 e conclusa in tempo per l’inizio dell’anno scolastico. – ha conseguito la certificazione Leed Platinum secondo lo standard «Leed for Schools for New Construction and Major Renovations», versione 2.0. Opera e certificazione fortemente sostenuta da Comune di Arco, comunità locale e Provincia autonoma di Trento; impresa esecutrice dei lavori Martinatti Costruzioni insieme ai suoi partners. Si tratta della prima certificazione di livello Platinum rilasciata dal Green Building Certification Institut al di fuori degli Stati Uniti, dove pure sono solo ventuno le scuole ad aver raggiunto questo eccezionale risultato. L’edificio ha notevoli caratteristiche prestazionali in diversi campi e le scelte progettuali e costruttive sono state di elevato livello qualitativo, quali ad 38

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

esempio il tetto «verde», il sistema di raccolta di acque meteoriche per l’irrigazione, le elevate prestazioni energetiche, la scelta di materiali e prodotti da costruzione estratti e prodotti localmente e le elevate prestazione acustiche e di qualità ambientale interna, hanno portato a realizzare un edificio non solo con punte di eccellenza, ma sostenibile sotto tutti i punti di vista. Prodotti e materiali ecosostenibili L’edificio di Romarzollo è realizzato con prodotti e materiali ecosostenibili. Sono state inoltre applicate all’interno del manufatto pitture, rivestimenti, adesivi e sigillanti a basso contenuto di Composti Organici Volatili, e la moquette della biblioteca è certificata Green

Label Plus: tutte scelte che mirano al rispetto della qualità ambientale interna. L’aula informatica (28 postazioni) è dotata di computer privi di ventole di raffreddamento, per ridurre al minimo il rumore, e dal bassissimo consumo di corrente elettrica, oltre ad essere posizionati dietro i monitor riducendo al massimo l’ingombro fisico. La grande scalinata centrale funge anche da auditorium e aula magna, mentre all’esterno è stata prevista un’aula aperta su tre lati. Per quanto concerne gli aspetti energetici è stata eseguita una modellazione dell’edificio in regime dinamico che ha dimostrato un risparmio energetico del 44.2% rispetto all’edificio di riferimento. La ventilazione degli ambienti è di tipo meccanico; sono state installate apparecchiature per il monitoraggio della qualità ambientale interna in ogni aula e spazio condiviso, in modo da non superare mai una certa soglia di CO2 nell’aria, garantendo notevoli benefici dal punto di vista del comfort ambientale. Le facciate, costituite da ampie vetrate che permettono un’ottima visuale verso l’esterno, sono dotate di tende esterne automatizzate che regolano la luce naturale all’interno delle aule; l’accensione delle luci artificiali è regolarizzata in base ad un sensore che misura l’illuminamento necessario durante la permanenza degli alunni nelle aule. Maurizio Zambarda


Scuola Ladina di Fassa – Scuola Ladina de Fascia MINORANZE

Ladini, Mocheni, Cimbri assieme Il giorno 7 dicembre 2012 alla presenza dell’assessore all’Istruzione della Provincia di Trento Marta Dalmaso, sono stati presentati, presso l’Aula Magna della Scola Ladina de Fascia, i risultati del progetto “La leggenda e l’ambiente: tre minoranze a contatto”che le scuole delle minoranze linguistiche ladina, mòchena e cimbra hanno realizzato negli anni scolastici 2010/2011 e 2011/2012. La leggenda e l’ambiente: Lavarone, Fierozzo, Scuola ladina Alla presentazione erano presenti la Dirigente dell’I.C. Folgaria, Lavarone e Luserna Sandra Sandri, la Sorastant de la Scola Ladina de Fascia Mirella Florian, il Presidente del Consei del Comun General de Fascia Cesare Bernard, l’Assessore alla cultura del Comune di Vigo di Fassa Andrea Rizzi, il coordinatore dell’OLFED (Ofize Ladin de Formazion e Enrescida Didatica de la Scola Ladina de Fascia), i docenti cimbri, mòcheni e ladini che hanno partecipato al progetto e l’artista Maria Pezzedi che ha realizzato i disegni nei due volumi. La responsabilità delle scuole e gli accordi di Rete Durante la cerimonia sono stati sottolineati due aspetti: 1. le scuole che si trovano ad operare in un contesto dove sono presenti lingue e culture minoritarie hanno una responsabilità molto grande e cioè quella di riuscire a tutelarle e a promuoverle. Le lingue muoiono al ritmo di una ogni due settimane: si stima che nel giro di un secolo, dei 7000 linguaggi oggi parlati ne rimarrà solo la metà. E con la morte di una lingua sappiamo che si perde una visione della vita e del mondo che non tornerà più. n. 11-12 novembre-dicembre 2012

2. gli accordi di Rete (in questo progetto hanno lavorato insieme le tre scuole: Lavarone, Fierozzo e la Scola Ladina de Fascia) non sono solo strumenti di programmazione e di gestione associata ma in questo caso le finalità sono state lo scambio e la cooperazione per arrivare ad un prodotto del quale potranno beneficiare gli alunni delle realtà di minoranza. Si fa riferimento, infatti, all’accordo di Rete stipulato fra la Scola Ladina de Fascia, l’Istituto Comprensivo Pergine 1 e l’Istituto Comprensivo Folgaria, Lavarone e Luserna, il quale ha fra gli altri obiettivi quelli di collaborare nella ricerca e nell’attivazione di progetti di innovazione metodologica, curricolare e disciplinare, in particolare per quanto attiene le aree di intervento relative alle lingue di minoranza, di attivare scambi di esperienze, di proposte, di visite, di unità didattiche e di materiali al fine della massima diffusione fra docenti delle migliori pratiche didattiche e dei prodotti degli alunni in merito alle attività svolte, di realizzare materia-

li didattici volti ad intervenire nella pratica didattica delle lingue di minoranza. Attualmente la Rete è stata estesa anche all’Istituto di Istruzione “Marie Curie” di Pergine, scuola nella quale gravitano molti studenti delle zone mòchene e cimbre Sostegno istituzionale: Pat e Miur Il progetto, reso possibile grazie al sostegno della Provincia Autonoma di Trento e del Ministero dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca tramite la Legge 482/99, ha portato alla realizzazione di due volumi con CD-rom didattico allegato, contenenti complessivamente 21 leggende legate al territorio e alla tradizione delle tre culture di minoranza, redatte nelle tre lingue e tradotte anche in italiano, con un apparato didattico composto da esercizi di comprensione e da attività collegate alla didattica ludica. Sul sito internet www.scoladefascia. it è già possibile visionare i volumi, ascoltare i racconti in italiano, ladino, mòcheno e cimbro e avere a disposizione gli esercizi di comprensione. Coi augures che chisc libres posse doventèr strumec preziousc per noscia scoles! Vigilio Iori docente Coordinatore OLFED

39


CONSULTA DEGLI STUDENTI

il punto L’EVENTO

Maria Falcone a Trento Incontro molto affollato, quello di Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia vent’anni fa a Capaci (Palermo), che ha riempito in ogni ordine di posti a sedere e in piedi la Sala della Cooperazione di Via Segantini a Trento, malgrado il maltempo. Ma anche un incontro profondo e affettuoso, a tratti commovente e sempre intenso: la Falcone è venuta a Trento chiamata dalla Consulta provinciale degli studenti per quella che si è trasformata in una vera e propria “lezione sulla legalità”. Accolta da Alberto Conci, che ha portati i saluti del presidente Lorenzo Dellai e dell’assessore Marta Dalmaso, impossibilitati a essere presenti. Sul tavolo dei relatori, accanto a Maria Falcone e ad Alberto Faustini, giornalista-coordinatore del dibattito, Gaia Pedron, presidente della Consulta provinciale degli studenti. In sala anche Diego Schelfi e Carlo Dellasega, rispettivamente presidente e direttore della Federazione Trentina della Cooperazione. “Gli uomini passano, le idee restano” Il premio al “Martini” di Mezzolombardo “Don Guetti, fondatore della cooperazione trentina – ha detto Diego Schelfi nel suo indirizzo di saluto, – definiva galantuomini tutti coloro che erano assetati e affamati di giustizia. La vera rivoluzione, ragazzi, è che ognuno di noi, a partire da me, faccia la propria parte per sentirsi veramente galantuomo!”.

40

Gaia Pedron, presidente della Consulta provinciale degli studenti ha ribadito che “noi giovani possiamo dare il nostro contributo per creare una società migliore. Falcone e Borsellino erano persone normali, che amavano la vita proprio come ognuno di noi. Erano però dotati di un fortissimo senso dello Stato, erano malati di Stato. Ricordiamoci quello che disse un giorno Giovanni Falcone, e cioè che il peggior nemico della mafia è la scuola!”. Sul tavolo c’erano anche Valenti-

na Veronig e Carlo Endrizzi in rappresentanza della ex quinta C dell’Istituto Martini di Mezzolombardo (accompagnati dai loro docenti e dal preside Paolo Rasera), che con il filmato “Dialogo sulla legalità - Gli uomini passano, le idee restano” si sono aggiudicati il prestigioso primo premio nella categoria Scuole superiori di secondo grado al concorso nazionale “Capaci 20 anni dopo. Etica, Ruolo e Valore della Memoria”, indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dalla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”. Quale occasione migliore di quella d’oggi, per Maria Falcone, per premiare i ragazzi di Mezzolombardo proprio nell’ambito dell’incontro alla Sala della Cooperazione?. Valentina e Carlo hanno brevemente presentato il filmato da loro realizzato, che ha visibilmente commosso la signon. 11-12 novembre-dicembre 2012


ra Maria e che s’è guadagnato un riconoscimento così ambito: “Ricordiamo benissimo quel che disse un giorno Paolo Borsellino – hanno detto i due studenti: – quando la gioventù le negherà il consenso, per la mafia sarà giunta l’ora della fine! Abbiamo lavorato con entusiasmo attorno ai temi della legalità, della libertà, dell’indifferenza ma anche della speranza e del coraggio dei piccoli gesti. Don Puglisi disse che se ognuno si mettesse in gioco, tutto sarebbe diverso. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di farlo”. La scuola e l’educazione dei giovani possono debellare la mafia Maria Falcone, presidente della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, è andata immediatamente al nocciolo: “Io credo nell’educazione, credo nella scuola e nella formazione delle giovani coscienze. Un giorno qualcuno disse che la mafia sarà debellata da uno sterminato esercito di maestri elementari. È l’immagine giusta per descrivere l’importanza che hanno i vostri insegnanti, le ricerche e i dibattiti che fate a scuola e nel doposcuola, i vostri temi in classe, ma soprattutto quel che vi nasce in fondo al cuore: l’amore per la giustizia e per il nostro Paese, che dev’essere testimoniato nel grande o nel piccolo da ognuno di noi. È questo, in definitiva, l’eredità che ci hanno lasciato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche i moltissimi servitori dello Stato caduti in questi decenni sotto i colpi delle organizzazioni criminali”. L’atteso intervento di Maria Falcone, giunta a Verona nella giornata di ieri dopo un lungo e avventuroso viaggio in aereo e che nella serata di venerdì ha voluto visitare presso il Tribunale di Trento la sala dedicata proprio a Falcone e a Borsellino (“Vedete, ragazzi? Non è bello scoprire – ha detto – che a n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Trento ci si ricorda non solo del sacrificio, ma anche del lavoro svolto da due grandi uomini delle istituzioni?”) non ha deluso le aspettative degli organizzatori, delle ragazze e dei ragazzi intervenuti, nonché dei loro insegnanti. “Il nuovo presidente della Sicilia, Crocetta, ricorda Falcone e Borsellino: segnale stupendo!” “Perché sono qua, davanti e in mezzo a voi? – s’è chiesta la Falcone. – Vedete: stamattina in albergo mi sono svegliata bene, forse perché per noi siciliani lo spettacolo della neve è qualcosa di stupefacente. Appena fuori dal letto ho acceso il mio iPad e ho letto una notizia fantastica. Ho letto che il nuovo presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, da poco rieletta, ha chiuso il suo discorso di insediamento con una dedica particolare ai giudici, a quei giganti sulle cui spalle noi siciliani siamo seduti. E ha ricordato anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che hanno pagato con la vita la devozione per la loro terra, per il loro Stato aggiungo “mio”. Ecco: se dopo vent’anni il presidente dell’assemblea legislativa siciliana dice queste cose, significa che anche il lavoro della Fondazione intitolata a mio fratello e a sua moglie ha avuto un senso, significa che la mia presenza qui tra di voi, in Trentino, è una delle mille tappe che ho percorso in questi anni incontrandomi

con centinaia e centinaia di scolaresche per parlare di legalità e per far capire che tutti, dal più grande al più piccolo, possono dare il loro contributo”. “Dopo la tragedia di Capaci ebbi un attimo di scoramento – ha proseguito Maria Falcone pescando nei suoi ricordi. – Non preoccuparti, mi disse Paolo Borsellino, ci penserò io a proseguire il lavoro di Giovanni. Due mesi dopo la mafia uccise anche Paolo e la sua scorta e io mi sentii persa. Di lì a qualche giorno, però, ci fu la svolta: fu una mia amica a portarmi un biglietto trovato ai piedi dell’albero piantato a Palermo in ricordo di mio fratello. Era stato scritto da un abitante del quartiere palermitano di Ballarò, una zona povera e degradata: Non siete morti invano, c’era scritto, il vostro sangue sarà per noi concime per far crescere la rivolta civile!” Ecco, se i siciliani più poveri ed emarginati la pensavano così, voleva dire che qualcosa s’era spezzato nell’indifferenza e nell’omertà della mia isola, significava che le cose potevano cambiare. E da lì sono partita, da lì siamo partiti”. Frasi come macigni, non slogan È stata una mattinata ricca di “frasi”: parole semplici che lette assieme, però, rispecchiano valori profondi. “Gli uomini passano, le idee restano”. “Li avete uccisi, ma le loro idee camminano sulle nostre gambe”. “Si può spezzare un fio41


re, non si può impedire la primavera!” “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, costi quel che costi. In ciò sta il senso profondo della dignità umana” era la frase di John Fitzgerald Kennedy preferita da Giovanni Falcone, “ed è la frase – ha sottolineato la sorella Maria – che ci fa capire quel che deve fare oggi la scuola. Deve educare alla legalità, alla socialità, alla collaborazione e alla cooperazione. Perché se la mafia vive grazie all’indifferenza, la si può combattere con l’attenzione: è per questo che ho cominciato il mio lavoro coi giovani di tutta Italia”. È poi toccato a un filmato di RAI Educational accompagnare una struggente musica composta da Nicola Piovani per i due giudici uccisi con immagini di repertorio di Falcone e Borsellino e con la celebre intervista rilasciata dal primo alla RAI. C’è ancora molto da fare, insomma, per tutti “Vent’anni fa voi non eravate ancora nati – ha ancora detto Maria Falcone in chiusura di intervento, – ma queste immagini vi fanno capire che quello fu un periodo difficile e che voi non dovete dimenticare! Era un’Italia in ginocchio, quella in cui vissero e morirono Giovanni e Paolo: dopo le due stragi di Palermo, altri attentati di terrorismo mafioso colpirono Firenze, Milano, due chiese di Roma, il noto giornalista Maurizio Costanzo, per far capire allo Stato che la mafia intendeva colpire i luoghi simbolo dell’arte, i primi processi milanesi di Mani Pulite, la Chiesa che con le parole di papa Wojtyla aveva quasi scomunicato i mafiosi, quell’informazione che aveva già realizzato alcune trasmissioni per indagare e approfondire i fenomeni mafiosi. Per fortuna le intimidazioni mafiose non hanno avuto successo: oggi la mafia non è debellata, è però decimata, anche se le leve 42

del potere criminale si sono spostate in Calabria e, da lì, l’ndrangheta si sta ramificando in tutta Italia e anche al Nord. C’è ancora molto da fare, insomma, per tutti. Io non amo definire mio fratello Giovanni un eroe, però lasciate che oggi, qui a Trento, faccia un’eccezione: i gio-

vani di oggi hanno bisogno non di eroi, bensì di modelli. Giovanni e il suo amico Paolo furono eroi proprio per questo: per aver testimoniato coerenza, impegno, amore per il proprio Paese. Furono eroi perché con il loro amore sono riusciti a smuovere le coscienze!”

LA CONSULTA Cariche e le commissioni di lavoro Mercoledì 31 ottobre e lunedì 26 novembre 2012 si sono svolte le prime due riunioni plenarie della Consulta Provinciale degli Studenti per l’anno 2012-2013. Questo sarà l’ultimo anno di mandato per gli attuali rappresentanti: l’anno prossimo infatti in tutte le scuole ci sarà la rielezione per un nuovo mandato biennale. In queste due plenarie sono state confermate le cariche di presidente per Gaia Pedron del Liceo classico Prati di Trento, di vicepresidente per Simone Matteotti dell’UPT di Arco e di segretario per Piero Giacomozzi del liceo musicale Bonporti di Trento; è stato quindi eletto Nicholas Chini del Liceo classico Prati di Trento anche lui come segretario. Durante la seconda riunione abbiamo ricevuto anche il saluto dell’Assessore Marta Dalmaso che ha augurato buon lavoro alla Consulta, esprimendo il suo appoggio alle attività della stessa le sue congratulazioni ai rappresentanti per la partecipazione attiva e la disponibilità ad assumersi questa carica all’interno della loro scuola, e a collaborare in questo organo per pensare una scuola sempre migliore. Sono state poi decise, in base ai progetti e alle proposte dei rappresentanti stessi, le commissioni di lavoro per quest’anno: la commissione OperationDaywork, il cui referente è Matteo Trentini del Liceo Rosmini di Rovereto, che si occupa del progetto da cui prende il nome in collaborazione con l’omonima associazione di Bolzano: è un progetto di solidarietà, al quale tutti gli studenti possono partecipare lavorando durante la cosiddetta “Giornata d’Azione”; il ricavato del lavoro in quel giorno dei ragazzi che parteciperanno andrà a sostenere il progetto dell’associazione, quest’anno in Bosnia (verranno fornite informazioni più dettagliate quando la commissione avrà definito tutte le modalità di sostegno e diffusione del progetto); la commissione Festival del cinema; la commissione scuola; la commissione legalità. Negli stessi giorni, un piccolo gruppo di lavoro ha organizzato inoltre l’incontro per le scuole di sabato 14 dicembre con Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni. Nella successiva plenaria di martedì 18 dicembre le commissioni hanno cominciato a lavorare, definendo buona parte dei progetti che la Consulta porterà avanti nel resto dell’anno scolastico. Gaia Pedron n. 11-12 novembre-dicembre 2012


SCUOLA DELL’INFANZIA

Scuola dell’infanzia Lavis - Coesi EMOZIONI

Laboratorio di psicomotricità movimento e emozioni - Laboratorio di psicomotricità per i bambini della scuola dell’infanzia di Lavis - anno scolastico 2011-2012 Nel corso dell’anno scolastico 2011-2012 l’attività psicomotoria è stata una delle protagoniste delle proposte attivate dalla Scuola dell’infanzia di Lavis, coinvolgendo 145 bambini, precisamente tutti i bambini di 4 e 5 anni. L’attività durante tutto l’anno si è svolta presso il Palazzetto dello Sport di Lavis, struttura da sempre disponibile per le iniziative della scuola dell’infanzia. Il progetto, realizzato con la collaborazione della Cooperativa AM.IC.A. di Pergine, era stato già sperimentato con successo nell’anno scolastico 2010-2011, ma era rivolto solo ai bambini del posticipo e per una breve parte dell’anno. L’Ente gestore della Scuola dell’infanzia Madre Maddalena di Canossa e i consulenti pedagogici dell’Associazione Coesi di Trento, a cui la scuola fa riferimento, hanno voluto incrementare tale risorsa, considerata molto importante per favorire lo sviluppo armonico del bambino e delle sue relazioni.

Il valore dell’approccio psicomotorio La scelta è stata fatta in quanto si ritiene che l’attività psicomotoria assuma un ruolo centrale nei bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni. A questa età, infatti, gli studi ci dicono esistere una forte integrazione tra le funzioni psichiche e le funzioni motorie. Lo sviluppo psicomotorio avviene quindi attraverso la crescita della dimensione motoria e della dimensione psichica nel bambino, con un costante rapporto di causa-effetto tra la maturazione motoria in tutte le sue manifestazioni (movimento, coordinazione, prassie, aspetti sensoriali..) e la dimensione psichica in tutte le sue forme (cognitiva, emotiva, relazionale). “La pratica psicomotoria educativa e preventiva è una pratica che accompagna le attività ludiche del bambino. È concepita come un percorso di maturazione che favorisce il passaggio “dal piacere di agire al piacere di pensare.” (B. Aucouturier, Il metodo Aucouturier: Fantasmi d’azione e pratica psicomotoria. Franco Angeli, Milano, 2007) n. 11-12 novembre-dicembre 2012

L’importanza di lavorare con il piccolo gruppo in continuità L’attività di psicomotricità prevede la partecipazione dei bambini divisi in piccolo gruppo (solitamente 10-15 unità) per avere la possibilità di osservare, comprendere ed aver cura delle dinamiche globali, calibrando ad hoc le proposte e gli interventi da effettuarsi. Ciò permette di perseguire importanti obiettivi sia a livello di prevenzione primaria sia a livello educativo. Nel primo caso, ci si riferisce alla possibilità di intervenire per promuovere nei soggetti coinvolti la salute ed uno sviluppo pieno e positivo; mentre in ambito educativo le finalità specifiche della psicomotricità rivolte al gruppo possono riguardare, a seconda degli obiettivi concordati di volta in volta, una maggiore competenza a livello motorio, la promozione dei sentimenti e comportamenti sociali (cooperazione, condivisione, senso di appartenenza...), l’interiorizzazione dei limiti e delle regole,

la consapevolezza legata al proprio e altrui movimento, la padronanza del linguaggio relativo al corpo ed allo spazio, ecc. In un gruppo numeroso, invece, spesso l’operatore non può far altro che limitarsi a controllare che tutto “fili liscio”, ponendosi come osservatore e regolatore esterno. Il piccolo gruppo ha inoltre la caratteristica di permettere l’osservazione delle esigenze dei singoli membri, che all’interno del grande gruppo sarebbero oscurate dalla complessità delle dinamiche relazionali a livello “macro”. Ad esempio, gruppi non troppo numerosi permettono, da un lato, di non perdere di vista bambini particolarmente timidi/inibiti, che si potrebbero facilmente “nascondere” dietro al movimento ed alle iniziative dei coetanei e che potrebbero essere ancor più intimiditi da un ambiente eccessivamente “denso”; dall’altro lato, di creare una situazione che contenga, e non che viceversa alimenti, l’eccitabilità dei bambini che faticano nel controllo del movimento e nel rispetto dei limiti. In altre parole, questo accorgimento organizzativo consente allo psicomotricista di osservare e rispondere con puntualità alle esigenze e alle richieste, esplicite ma anche implicite (ovvero rivelate dalle modalità di gioco), del gruppo. 43


Materiali poveri per attività ricche di stimoli

Un’ipotesi organizzativa coerente Partendo da quanto sopra esposto, è stato proposto un intervento che ha richiesto di: a) Suddividere gli 86 bambini di 5 anni in 5 sottogruppi b) Suddividere i 59 bambini di 4 anni in 3 gruppi La suddivisione dei gruppi fu effettuata all’inizio del percorso, e venne mantenuta come costante per tutta la durata del progetto, da ottobre 2011 fino a aprile 2012. Si è avuto modo di dimostrare, durante quest’anno, proponendo ai bambini situazioni di gioco, che essi realizzano - assieme allo psicomotricista ed alle insegnanti - uno spazio di sicurezza e di benessere profondo. Durante l’attività si può esprimere e rielaborare, in un clima di contenimento affettivo, la propria storia personale, inscritta nel corpo. Con la pratica psicomotoria c’è la scoperta/riscoperta del rispetto, attraverso cui educare la personalità globale del bambino, intesa come stretta unione della sfera mentale con quella corporea e con quella affettiva e psichica. Il bambino conquista il mondo, partendo da un fondo tonico-emozionale permanente e strettamente unito 44

a tutta la sua storia affettiva, anche la più profonda. In altre parole, nell’azione del bambino si articolano tutta la sua affettività, tutti i suoi desideri, ma anche tutte le sue possibilità di comunicazione e di concettualizzazione. Troppo spesso l’educazione e il tipo d’insegnamento adottato dalla scuola dell’infanzia tradizionale risultano frammentari, discontinui e diretti quasi esclusivamente alla sola sfera mentale-cognitiva, relegando l’educazione dell’affettività e del corpo ad un livello d’inconsapevolezza. Con gli esperti e le insegnanti al Palazzetto dello Sport Sul piano organizzativo, sono stati creati otto sottogruppi di 10 – 14 bambini, omogenei per età, seguendo il criterio dell’appartenenza al medesimo gruppo di intersezione. Le insegnanti di riferimento accompagnavano al Palazzetto dello Sport di Lavis i propri bambini con cadenza settimanale e si fermavano con loro per osservarli durante lo svolgimento dell’attività, che si svolgeva nell’arco di trenta- trentacinque minuti sempre con il medesimo esperto di riferimento.

Quelle del Laboratorio sono state per i bambini esperienze molto ricche e stimolanti, grazie alla fruizione di una buona varietà di materiali, che andavano dagli oggetti tipici della psicomotricità (corde, palle, cerchi, ecc.) ai cosiddetti “materiali poveri” (carta, cartoni, ecc.), nonché grazie alla stimolazione ed al supporto che gli psicomotricisti hanno saputo offrire rispetto alle diverse tipologie di gioco, da quello senso-motorio al gioco simbolico, da quello di costruzione al gioco sociale -cooperativo. Gran finale con mamma e papà Non poteva mancare l’incontro “esperienziale” di fine percorso, basato sul gioco psicomotorio con la presenza dei genitori, coinvolti insieme ai propri figli. Questo incontro, di giugno 2012, ha dato a mamma e papà la possibilità di fruire di un “assaggio” di quanto sperimentato dai loro bambini nel corso dell’anno scolastico. A questo momento hanno partecipato una trentina di famiglie che si sono cimentate, con il supporto dagli psicomotricisti, in diversi giochi con materiale a sorpresa. Daniela Dagostin coordinatrice pedagogica dell’Associazione Coesi

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


SCUOLE DELL’INFANZIA PROVINCIALI

strumenti CARTOON IN TASCA

DENTRO IL DISEGNO

Stanno davvero nelle tasche dei bambini i cartoni animati: in senso fisico, come figurine e personaggi delle merendine, e in senso metaforico, come pensieri a cui sono affezionati. Mettere i cartoon fra le cose da esplorare nei percorsi scolastici è un modo per favorire gli apprendimenti, perché che ciò che piace stimola l’interesse. Inoltre i personaggi delle serie tv trasmettono valori, oppure no, perciò è bene conoscerli per poter scegliere con maggior consapevolezza. Di questo parla il libro presentando la ricerca-azione “Bambini e tv”, che ha coinvolto insegnanti, bambini e genitori di alcune scuole dell’infanzia trentine. La formazione ha preso l’avvio da interviste attraverso cui si indagava l’uso dei prodotti tv per bambini e come venivano considerati in famiglia, per poi arrivare a formulare progettazioni didattiche sui temi della media-education, con obiettivi specifici e attività accattivanti. Il testo propone un’ampia riflessione sui cartoni animati in circolazione e sui modi per re-interpretarli attraverso il gioco e le esperienze multimediali, riconoscendo le potenzialità della media education anche nella scuola dell’infanzia. Parte dalle tecniche di realizzazione, traccia un identikit dei bambini “nativi digitali”, illustra un excursus storico sui programmi tv dedicati ai minori, in cui si evidenzia il legame con il marketing di prodotti annessi (gadget, vestiti), ma anche l’esistenza di buoni format, creati apposta per i piccoli. Evidenzia poi le nuove forme di alfabetizzazione a cui siamo chiamati e quindi affronta la questione educativa, in famiglia e a scuola. Infine presenta le esperienze svolte nelle scuole, dove si è esplorato il mondo delle immagini in movimento, con la scoperta di qualche trucco televisivo (usando la telecamera a circuito chiuso), la composizione di uno story board, di un piccolo filmato e altri modi con cui si è “entrati” nello schermo usando la testa. Anna Tava

Da qualsiasi punto di vista si osservi il disegno infantile, esso accende un grande interesse nell’adulto: è espressione emotiva, manifestazione di raffinati processi cognitivi, rielaborazione metacognitiva, creativa risoluzione di problemi, fantasia ludica e -forse- anche una forma d’arte. Cosa vogliono significare i segni, gli scarabocchi, i colori, le forme tracciati dai bambini? Cosa vogliono comunicare? E soprattutto si può insegnare a disegnare? A partire da queste domande, in un percorso di formazione triennale rivolto alle scuole dell’infanzia provinciali, si è cercato di dare risposta considerando il disegno in un’ottica diversa: non solo attività di libera espressione, ma competenza precisa da seguire passo dopo passo, da far crescere per il potenziale di apprendimento che porta con sé. Il testo sintetizza l’essenza del percorso formativo. Nella prima parte è dedicato ampio spazio all’esordio del grafismo, allo sviluppo degli schemi grafici e all’analisi delle diverse strategie esecutive impiegate dal bambino nella produzione di un disegno. Di seguito viene approfondita la programmazione annuale in ambito grafico affrontando alcuni aspetti quali: l’individuazione di obiettivi grafici, l’importanza della consegna, i vincoli posti dalla scelta del materiale e le competenze a cui tendere. Viene infine proposta una metodologia ampiamente sperimentata, il Circle Time Grafico, che permette all’insegnante di sostenere e valutare il percorso grafico di ogni bambino. L’intento è quello di mettere in luce le straordinarie potenzialità dell’attività grafica e di svincolarla dal ruolo di supporto di altre esperienze. Il testo è arricchito da molti disegni che esemplificano le spiegazioni, da griglie per facilitare l’analisi delle produzioni grafiche infantili e il loro cambiamento nell’arco dell’anno scolastico, e da indicazioni per l’allestimento del Circle Time Grafico.

“Cartoon in tasca – Una ricerca-azione sulla media education nella scuola dell’infanzia” Collana Itinerari – Strumenti e riflessioni educative. PAT 2012, € 13,00 Libro in vendita presso la Biblioteca della Giunta provinciale - TN

“Dentro il disegno. L’attività grafica nella scuola dell’infanzia” Collana Itinerari. Strumenti e riflessioni pedagogiche, PAT 2012, € 7.00 Libro in vendita presso la Biblioteca della Giunta provinciale - TN

Una ricerca-azione sulla media education

n. 11-12 novembre-dicembre 2012

L’attività grafica nella scuola dell’infanzia”

Chiara Vegher

45


segnaliamo

il libro Scheda PRESI NELLA RETE. La mente ai tempi del web. - «Alcune categorie cruciali dell’esperienza interiore sono intaccate senza rimedio, Siamo interrotti senza posa dal bisogno compulsivo di consultare i media che portiamo addosso, e l’esperienza del tempo continuo e indisturbato si trasforma in una sequenza di frammenti. La concezione della privacy, per parte sua, è alterata dalla possibilità di parlare in qualunque luogo raccontando qualunque cosa, senza alcuna preoccupazione per la presenza di altri. In questi fenomeni risalta il carattere intrusivo della mediasfera: ai suoi strumenti e gadget si accede in ogni momento, anche mentre si eseguono operazioni complesse e pericolose. Insomma, la mediasfera esalta l’interruzione rispetto alla concentrazione, la frantumazione rispetto alla continuità.»

Raffaele Simone, Presi nella rete. La mente ai tempi del web, 2012, Garzanti libri, Milano, pagine 281, € 17.00 Raffaele Simone – (Lecce 1944) Oltre che linguista di reputazione internazionale, è uno dei più importanti linguisti italiani. Dal 1980 al 1990 ha insegnato linguistica generale all’Università “La Sapienza” di Roma. Autore di numerosi saggi di analisi della cultura e di fortunati pamphlet, tra i quali: Maistock. Il linguaggio spiegato da una bambina (La Nuova Italia, 1988), Fondamenti di linguistica (Laterza 1990), Caratteri originali dell’italiano (1991), La terza Fase - Forme del sapere che stiamo perdendo (Laterza 2000 e 2002), Il mostro mite (Garzanti 2008), Le passioni dell’anima (Garzanti 2011).

46

PRESI NELLA RETE

In viaggio con Raffaele Simone Dal risvolto di copertina: «Con la posta elettronica si tende a mentire molto di più che parlando. Scrivendo sms si risvegliano i pollici intorpiditi invece di usare i più evoluti indici, ma si ottiene una prosa sciatta e approssimativa, che deve sostenersi con l’aiuto di ‘faccine’». […] «Presi nella rete esamina lucidamente, e con fitti riferimenti al passato, la mente ai tempi del web, cioè i cambiamenti che la mediasfera produce nella mente, una rivoluzione inavvertita che è ancora più vasta e penetrante di quella che Platone paventava nel Fedro a proposito dell’avvento della scrittura». Competenza e curiosità di un famoso linguista Qualcuno ricorderà il delizioso saggio di Raffaele Simone Maistock. Il linguaggio spiegato da una bambina (La Nuova Italia, 1988). In forma quasi diaristica, con uno sguardo prolungato nel tempo e con cronache puntuali, Raffaele Simone descriveva con rigore e sentimento le conquiste della piccola figlia nell’uso della lingua e nello sviluppo del pensiero che portava con sé nuove capacità: di riflettere, di argomentare, di spiegare, di persuadere. Quel libro era un’ulteriore riprova della competenza di un accreditato linguista, ma era anche un esempio della curiosità dello studioso di misurarsi con più campi del sapere e con gli interrogativi che ogni tempo ci propone intorno ai concetti di progresso/involuzione/cambiamento, letti in rapporto al farsi della nostra esperienza. Col passare degli anni, Simone ha coltivato con sempre maggiore passione l’analisi dei cambiamenti culturali che hanno caratterizzato l’ultimo decennio, incidendo profondamente sui modi di apprendere, sulle forme della comunicazione, sulle relazioni sociali. Ne sono derivate illuminanti considerazioni (sempre espresse con precisione scientifica e senza tralasciare puntuali rimandi alle ricerche più qualificate) che hanno trovato ospitalità in numerosi lavori, fra i quali vogliamo ricordare – in quanto anticipazione dei temi di indagine più recente – almeno La Terza Fase. Forme del sapere che stiamo perdendo (2000 e 2002, Laterza, Bari). In treno Già nel prologo di Presi nella rete, Simone ci invita ad entrare in medias res. Semplicemente descrivendo cosa succede a chi viaggia, in una qualsiasi circostanza, in un vagone affollato, in treno: “(…) Tutti, nessuno escluso, armeggiano da ore con il telefonino, senza interruzione: strusciano il dito sullo schermo, premono tasti, fanno chiamate (…). Ciascuno di loro maneggia simultaneamente un telefonino e un computer, tentando, a quanto capisco, una complessa operazione parallela: scaricare dal proprio telefonino delle applicazioni e poi provare a trasferirle sul computer del partner. Ma n. 11-12 novembre-dicembre 2012


il partner è proprio lì accanto! (…) In parole povere, quasi l’intera popolazione del vagone, e forse di tutto il treno passa ore maneggiando attrezzi elettronici, la maggior parte dei quali connessi con la rete. (…) In ogni caso, il comportamento dei miei compagni di viaggio urta sul mio e lo influenza (…) Il mio ambiente, la mia ecologia personale , è deciso da queste persone, non da me. Siamo insomma tutti avvolti nella mediasfera, un ambiente cioè in cui i media elettronici in rete giocano un ruolo fondamentale, non più come strumenti ma ormai come presenze arroganti.” Mediasfera e noosfera Lo scenario così richiamato, nella sua immediatezza, è di straordinaria efficacia per illustrare uno dei problemi più complessi e attuali del presente, ovvero quanto le tecnologie della comunicazione incidano nei processi di apprendimento, nelle scelte culturali, nei rapporti di produzione, nella partecipazione democratica, con l’intento di spiegare, con argomentazioni attendibili, gli effetti sulla formazione del pensiero conseguenti alle accelerazioni date dalla rivoluzione digitale. Nel condurci nel cuore della mediasfera, quasi una novella selva oscura (la quale, mentre ci seduce, ci avviluppa nelle sue lusinghe) che si presta solo apparentemente alla nostra comprensione, Simone ne disegna con lucidità le conseguenze più evidenti. La mediasfera ci mette a disposizione “l’ubiquità dei media”, accompagnata da una ricchezza e varietà di contenuti fino a pochi anni fa impensabili; e ci consegna un’ impressionante “convergenza di più media nello stesso supporto”, il cui simbolo più recente è lo smartphone. Afferma Simone che “ormai i media sono infatti indistruttibili e inestirpabili dalle nostre vite, dove anzi penetreranno sempre più in profondità.” n. 11-12 novembre-dicembre 2012

Tutto ciò comporta un rovesciamento delle nostre abitudini e di un principio presente in biologia, dove è “la funzione che crea l’organo”. Oggi siamo destinatari di un principio di esattamento, per cui “funzioni e bisogni prima inesistenti vengono alla luce e diventano perfino urgenti appena si rende disponibile un mezzo tecnico capace di soddisfarli.” Questa mutazione riduce pesantemente (magari senza che noi si sia del tutto consapevoli) quello spazio che Simone chiama noosfera, “l’insieme dei pensieri, valutazioni, opinioni, concezioni sui temi più diversi, che risiedono nella testa dell’essere umano.” Simone approfondisce il tema con esemplificazioni quanto mai plausibili, offrendoci così una rappresentazione credibile di cambiamenti che investono sia l’ambiente in cui viviamo sia i nostri stessi comportamenti. La Terza Fase Proseguendo nell’illustrazione delle ragioni della sua ricerca, Simone riprende, ampliandole, considerazioni già sviluppate nel suo saggio La Terza Fase: sottolinea un cambiamento quantitativo rispetto alle nostre conoscenze, aumentate non attraverso la lettura diretta, ma acquisite per averle viste e/o sentite; individua il diverso peso che, rispetto a fasi precedenti di sistemazione dei saperi, hanno oggi tecnica e mente e il rapporto tra la mente e le informazioni (ricezione ed elaborazione, conservazione e perdita). Il volano che oggi muove e condiziona il nostro agire è dato da due elementi simbolo: il video e il computer. Siamo passati velocemente dall’avvento dell’informatica e della telematica a quello della rete e dei gadget connessi, con un percorso che ci ha visti via via sempre più inermi, arrivando al punto di essere consapevoli che “l’idea stessa di conoscenza è profondamente cambiata e non sappiamo più bene come definirla.”

Una ricerca colta ed intrigante Raffaele Simone non si risparmia nel metterci a disposizione buoni argomenti per farci partecipi della sua analisi. Il corpo principale del suo saggio è un itinerario quanto mai illuminante di una svolta che non è azzardato definire antropologica. Con tenacia e con l’impronta dello studioso che nulla vuole lasciare all’approssimazione indaga sulle mutate condizioni in cui si esprimono le nostre vite intellettuali e materiali; nel nuovo ambiente comunicativo e globale vanno reinterpretati la funzione e l’uso dei sensi e della nostra intelligenza. Mette a fuoco le ragioni per cui i sistemi culturali con cui siamo cresciuti sono oggi messi a repentaglio. L’intero capitolo dedicato a Il testo e il suo autore è sapientemente costruito e utile per capire la portata del cambiamento che contribuisce a dare nuovi significati all’atto del leggere e a quello dello scrivere. Ma gli effetti della rivoluzione digitale intersecano in modo profondo azioni importanti per la formazione di ognuno: imparare, ricordare e dimenticare acquistano un senso diverso da quello loro attribuito da secoli e, soprattutto, non appartengono più, con la pienezza di un tempo, a noi stessi: ne siamo (è difficile dire quanto e per quanto tempo) espropriati in favore delle nuove sofisticate tecnologie e dei loro invisibili padroni. Le nuove (e discutibili) priorità che caratterizzano la nostra quotidianità, da un lato consolidano un fenomeno recente che Simone definisce efficacemente il falso che avanza; dall’altro implicano una nuova ferita all’arte del narrare: qui Simone, con felice intuizione, recupera un passo dell’arguta introduzione di Walter Benjamin al libro di Nikolaj Leskóv Il viaggiatore incantato, passo che appare 47


di lancinante attualità: “L’arte del narrare si avvia al tramonto. Capita sempre più di rado di incontrare persone che sappiano raccontare come si deve: e l’imbarazzo si diffonde sempre più spesso quando, in una compagnia, c’è chi esprime il desiderio di sentir raccontare una storia.” Un epilogo che invita a meditare Come d’abitudine, Simone non rinuncia a calarsi nel presente e ad applicare le sue coordinate interpretative all’osservazione degli eventi più recenti. Un esempio per tutti: che valore dare al manifestarsi di quella che ormai viene comunemente chiamata “democrazia digitale”, come motore e veicolo di rivolgimenti politici, di partecipazione diffusa, di protagonismo? Su questa riflessione che “chiude” il saggio di Simone e sugli altri ragionamenti che lo qualificano vale la pena di leggere due impegnative recensioni apparse sul numero di luglio/agosto 2012 de L’indice dei libri del mese, a cura, una, di Federico Faloppa e, l’altra, di Franca D’Agostini. Nel commento sottolineano un aspetto che lo stesso Simone rivendica come commiato dal lettore: il suo sforzo non è stato dettato dalla nostalgia o dall’ingenuo rifiuto delle tecnologie della comunicazione dominanti; al fondo della sua analisi sta una sincera preoccupazione di capire dove stiamo andando, quanto la strada che percorriamo è nostra e dove ci porta. La sua rivendicazione di salvaguardare quel tanto di autonomia critica che ancora è possibile, è un segnale che chi lavora nella scuola non può disattendere. Il rischio di una gestione tecnocratica ed efficientista della formazione Prendersi il tempo per conoscere meglio non solo il funzionamento di nuovi dispositivi e di coglierne gli effetti per la nostra istruzione e per 48

l’intera nostra esperienza, insistere per scoprire le intenzioni di chi possiede le leve di una comunicazione che è anche sinonimo di potere è una responsabilità che ci appartiene per fronteggiare una frantumazione inopportuna dei saperi, l’intrusione nelle vite private che tutto appiattisce sul presente e in chiave di immediata convenienza, il rischio di una gestione tecnocratica ed efficientista della formazione. Forse siamo ancora in tempo per avvicinarci ai saperi e per usare i nostri sensi con l’autenticità che ancora era presente nei primi passi nelle potenzialità del linguaggio della bambina che si racconta ed è raccontata in Maistock. Presi nella rete: a scuola, che fare? Non sono mancati, negli ultimi tempi, contributi di grande interesse, utili a disegnare i confini di un mondo sempre più sfuggente e che sembrano certificare – specie se noi fermiamo lo sguardo sulla scuola secondaria superiore – preoccupazioni ricorrenti. Si pensi alla difficoltà a comunicare tra docenti e allievi, sia per l’allargarsi della distanza fra l’età degli uni e quella degli altri (non solo anagrafica, ma anche come conseguenza della diversa capacità e frequenza nell’uso delle TIC nella quotidianità), sia per la resistenza dei programmi di studio a farsi carico del presente. Si pensi alla perdita di padronanza in una delle competenze decisive per una solida formazione: quella di saper leggere, comprendere e contestualizzare un testo. Su questo fenomeno (che oggi si presenterebbe in termini più negativi rispetto al passato) convergono più voci che si esprimono con accenti molto diversi fra loro: chi ricorda con nostalgia i tempi che furono (a volte con stonate note classiste), chi teme il cambiamento che travolgerebbe sicurezze e abitudini, chi è più disponibile a mettersi in gioco. Va dato atto che alcuni

giornali hanno offerto il giusto spazio a queste questioni, con articoli che, senza avere il respiro e la profondità del saggio di Simone, identificano con proprietà cosa oggi va messo all’ordine del giorno. Ci sembra quindi opportuno accompagnare l’invito della lettura di Presi nella rete con alcuni contributi di più agevole lettura. Cristina Taglietti sull’inserto “La lettura” del Corriere della Sera del 23 settembre 2102 (Spegnete sms e tablet. I ragazzi non sanno leggere) mette insieme diverse testimonianze sul tema; sul medesimo inserto, l’insegnante e scrittore Eraldo Affinati racconta le sue strategie per interessare i suoi studenti ad apprezzare, al di là delle ormai velleitarie scadenze scolastiche, un romanzo, un racconto. Sull’inserto “Domenica” de Il Sole 24 Ore del 9 dicembre 2012 Enrica Bricchetto e Sergio Luzzatto hanno pubblicato un’apprezzabile analisi dall’emblematico titolo La scuola deve cambiare passo, in cui promuovono l’idea di salvare la grande tradizione culturale italiana cercando un equilibrio tra le ambizioni e le pratiche più collaudate e l’esigenza di confrontarsi in forme non esclusivamente difensive con i nuovi mezzi di comunicazione. Anche Claudio Giunta, docente di letteratura italiana presso l’Università di Trento, in un articolo pubblicato sul numero 6/2012 della rivista “Il Mulino” si misura con passione e competenza con la funzione della scuola nel tempo presente. Chi opera con responsabilità nella scuola ne può ricavare sicuri indizi per avvalorare l’attualità e l’utilità della professione insegnante, ma anche la consapevolezza che occorre, incessantemente, confrontarsi con l’esperienza, le attese, i saperi, le curiosità e le speranze degli studenti, favorendo autonomia e capacità critiche. Alberto Tomasi preside Liceo “L. da Vinci” Trento n. 11-12 novembre-dicembre 2012


la recensione CLASSICO “PRATI”

L’ultima pubblicazione Lia de Finis Bonazza: “C’è infine, in questa riedizione del lavoro di Lia de Finis, la testimonianza diretta di una protagonista della scuola trentina in anni recenti e importanti: gli anni non sempre facili, ma comunque imprescindibili, delle riforme e delle sperimentazioni, della contestazione e della prima aziendalizzazione della scuola. Testimonianza resa con sobrietà e con l’aggancio ai documenti, ma senza infingimenti, e come tale destinata a servire anche da cartina tornasole per i necessari approfondimenti di una fase che -in paralle-

Mille anni di studi classici in Trentino, di Lia de Finis, edito da Temi, presentato presso la sala Fondazione Caritro a Trento il 26 novembre 2012. Sala gremita. La preside non fa sconti neppure a se stessa: richiama puntualità, sobrietà negli interventi e nei ricordi di una ex alunna dei primi anni della professoressa de Finis al Prati: “Noi ti diciamo grazie, Lia, grazie tante!”. 527 pagine dense di storia, “un ampliamento quantitativo e qualitativo” del suo primo testo del 1987 sul ginnasio liceo di Trento, dal 1919 intitolato al poeta Giovanni Prati, Dai maestri di grammatica al Ginnasio Liceo di via S. Trinità in Trento. A presentare il libro, due angeli custodi speciali: Marcello Bonazza, presidente della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e Matteo Taufer, presidente dell ‘Associazione Italiana di Cultura Classica - Delegazione di Trento, dalla “Prefazione” riprendiamo alcuni stralci. n. 11-12 novembre-dicembre 2012

lo con la grande storia politica, sociale e culturale italiana ed europea -ha portato a profondi mutamenti anche nelle prospettive della società trentina e del suo sistema formativo. Sullo sfondo rimane comunque l’idea della continuità del sapere umanistico e della centralità pedagogica delle lingue e delle letterature classiche. Punto, anche questo, sul quale pure non andrà lesinata la riflessione. Ma che intanto rende a maggior ragione apprezzabile, per la Società di Studi trentini, l’opportunità di poter coeditare il presente volume con la sezione trentina dell’Associazione Italiana di Cultura Classica (AICC), per tanti anni guidata proprio da Lia de Finis e oggi presieduta dal professor Matteo Taufer.” Taufer: “La ben nota esperienza professionale dell’Autrice nel mondo scolastico spiega un’attenzione particolare -e affatto pertinente - per le metodologie didattiche awicendatesi nei secoli. Messe a confronto, queste ultime, eccetto in fasi di transizione e incertezza, confermano essenzialmente una tradizione pedagogica severa e rigorosa, certo non solo in relazione agli studi classici. Lascia infatti ammirati l’ampiezza d’interessi della Societas Jesu nel secolo e mezzo in cui resse il ginnasio di Trento e lo dotò di una biblioteca di tutto rispetto (poi, purtroppo, in larga parte andata di-

spersa); ciò tuttavia si tradusse, nella pratica pedagogica, più nell’ossequio al sapiente adagio non multa sed multum che in greve culto del nozionismo. Del resto, fu appunto la biblioteca ginnasiale luogo eletto per approfondimenti e ampliamenti d’orizzonti, sia in epoca gesuitica sia successivamente, sotto gli Asburgo prima e quindi nel corso del XX secolo: che il patrimonio librario dell’I.R. Ginnasio (tuttora fruibile al Liceo ‘Prati’) annoverasse tra gli strumenti di lavoro del corpo docente opere quali la Pauly-Wissowa, le ausführlichen Grammatiken delle lingue antiche, dizionari etimologici delle medesime, numerose monografie scientifiche nonché la serie delle teubneriane che venivano via via edite, è segno eloquente di una coscienza critica richiesta agli insegnanti le cui positive ricadute sulla prassi quotidiana sarebbe superfluo evidenziare. La polemica ottocentesca -superata entro certi limiti -fra Sprach- e Sachphilologie poté forse trovare armonica risoluzione, talvolta, più in docenti motivati operanti in ginnasi di solida fama, e portati a dominare vasti orizzonti dello scibile, che in àmbito accademico. L’attenzione a valori e monumenti dell’antichità classica non può infatti mai prescindere da un confronto serrato e sistematico con i dati testuali delle fonti. Mille anni di studi classici in Trentino ne dà ampia e benemerita prova.”

49


ISCRIZIONI SCOLASTICHE ON LINE: SI PARTE DA QUEST’ANNO Presentate in anteprima ai dirigenti scolastici il 6 dicembre 2012 presso il Palazzo dell’Istruzione a Trento le nuove procedure che a partire dal prossimo anno consentiranno di gestire attraverso la rete le iscrizioni alle istituzioni scolastiche e formative provinciali. È l’Ufficio Organizzazione, Processi e Sistemi Informativi del Dipartimento della Conoscenza, che ha illustrato il contesto istituzionale in cui si è inserito il progetto finalizzato alla semplificazione burocratica. Il D.L. 95/2012 art. 7 comma 28 introduce il tema delle iscrizioni scolastiche online. L’iscrizione scolastica “rappresenta a tutti gli effetti un’istanza presentata ad una pubblica amministrazione e come tale considerata valida solo quando l’autore è identificato dal sistema informatico con l’uso della carta d’identità elettronica o della carta nazionale dei servizi.” La Provincia autonoma di Trento ha individuato quale strumento di riconoscimento dei propri cittadini la carta provinciale dei servizi che, se attivata, dispone di un dispositivo che consente la firma e il riconoscimento dell’utente. Il canale d’accesso per qualsiasi istanza o procedimento attinente la pubblica amministrazione in Trentino è rappresentato dal portale del cittadino nel quale confluiranno anche le informazioni riferite al sistema scolastico. Il nuovo sistema consentirà un notevole risparmio di tempo nelle procedure riferite alle iscrizioni che potranno essere effettuate da casa. Inoltre il portale disporrà di tutte

le informazioni già in possesso dell’anagrafe scolastica provinciale snellendo le procedure di compilazione dei moduli che conterranno automaticamente i dati già in possesso dell’Amministrazione. Dietro al percorso preparatorio – è stato ricordato - ci sono anche tutti i dirigenti scolastici, gli addetti alle segreterie e i funzionari che hanno collaborato alla realizzazione del progetto sottolineando la disponibilità dell’Amministrazione ad accogliere eventuali osservazioni qualora, in fase di sperimentazione del nuovo sistema, emergessero nuovi contributi finalizzati ad un ulteriore miglioramento del servizio. Venerdì 28 dicembre 2012 è stata approvata la delibera sulle iscrizioni per il prossimo anno, che fissa i termini di presentazione delle domande: 15 febbraio 2013 per le iscrizioni al primo ciclo d’istruzione, alle scuole di istruzione secondaria di II grado, agli istituti di formazione professionale provinciali ed ai centri di formazione professionale paritari; 31 agosto 2013 per le iscrizioni ai corsi per adulti presso le istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione e di formazione professionale.

n. 11-12 novembre-dicembre 2012


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.