La Voce del NordEst N°65 ottobre 2016 speciale alluvione

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La Voce del NordEst - Speciale 50° Alluvione 1966-2016

Quando il fango inghiottì la storia DI CHRISTIAN ZURLO È un editoriale scritto sull’acqua il nostro, per non dimenticare quelle tragiche notti del novembre 1966. A 50 anni di distanza, quando l’acqua ‘cheta’ dei torrenti, si trasformò all’improvviso in una furia devastante, che divorò strade, case e palazzi, mietendo molte vite, stravolgendo la vita di chi passò oltre. Quella di chi c’era, ma anche quella di chi è venuto dopo quella tragica alluvione del 4 novembre 1966, che ha segnato un profondo solco in Trentino, nel Bellunese, in Emilia, Liguria, Piemonte e Toscana, a soli tre anni dalla tragedia del Vajont (9 ottobre 1963). Nei giorni del grande diluvio, le donne in casa bruciavano i rami d’ulivo nella stufa, suonavano le campane e si recitava ad alta voce il rosario che scandiva quelle lunghe giornate di paura, mentre fuori pioveva a dirotto e gli uomini si mobilitavano di paese in paese, per la prima emergenza. Nelle stalle si pregava il Santo, mentre a Pontét (poco dopo Imèr) c’è chi racconta di essere sopravvissuto per pochi attimi alla terribile onda che ha spazzato via il ponte di San Silvestro. E’ la storia di alcune donne di Primiero, evitate per un soffio da una piena devastante di acqua e tronchi, mentre tornavano a piedi da Feltre, via Lamon, perchè la ferrovia era interrotta. In quelle ore, tra il 4 e il 5 novembre 1966, il fango inghiottiva la storia di molte comunità. Nel tratto in bianco e nero di Moreno Paissan (nella pagina accanto) rivive l’apprensione delle nostre famiglie, nell’abbraccio di un padre, nella memoria e nel dolore, di quei giorni difficili. Nel Vanoi crollavano i ponti, Imèr era nel fango, a Mezzano si spalava tra le croci del cimitero e

l’intero Primiero era in ginocchio, così come molti paesi del Triveneto isolati o distrutti, alcuni di questi, abbandonati ancora oggi. Ma anche in quell’occasione le popolazioni colpite riuscirono a risollevarsi con una grande solidarietà arrivata anche dall’estero: dagli aiuti della Norvegia alla Casa di Riposo del Vanoi, fino agli elicotteri americani arrivati in valle. Così come oggi il Trentino ha saputo fare con le popolazioni terremotate di Amatrice. Nelle pagine che seguono - grazie ai preziosi contribuiti che pubblichiamo - abbiamo cercato di ricostruire quei giorni, quelle notti, quelle dolorose emozioni. Dalle cause, ai danni provocati dall’alluvione, dai ricordi fino agli spunti per approfondire quegli interminabili istanti. Molte saranno le iniziative organizzate dal territorio, per non dimenticare il 4 novembre 1966. Il nostro giornale ha deciso di realizzare una pagina speciale consultabile online all’indirizzo: www.lavocedelnordest.eu/alluvione1966 dove trovate interviste, approfondimenti e video dell’epoca con tutti gli appuntamenti aggiornati. Ma non solo, l’invito per tutti è ad utilizzare anche sui social (facebook e twitter) l’hashgtag #alluvione1966 per condividere foto, racconti e iniziative... in un grande album collettivo consultabile in rete... “Perché uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita”. (Mario Rigoni Stern) Un ringraziamento particolare per aver concesso l’utilizzo delle immagini dell’alluvione 1966 al fotografo Ovidio Gilli (Foto Ottica Gilli Primiero) e all’archivio Aprie (Agenzia provinciale per le risorse idriche e l’energia).


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