Riflessi in Bianco e Nero - appunti

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Riflessi in Bianco e Nero appunti


seconda parte della Trilogia

Riflessi in Bianco e Nero performance itinerante in 4 tappe all’Uccelliera L’Attesa al frassino La Perdita alla vigna abbandonata Il Cimitero della Memoria allo stagno Il Funerale del Tempo idea, regia e scene Cecilia Bertoni suoni e musica Carl G. Beukman con Marialucia Carones, Serena Gatti, Marco di Campli San Vito, Piero Leccese, Luigi Petrolini E Andrea, Angel, Cipriano, Deniel, Denny, Derox, Fausto, Francesco, Ilario, Lorenzo, Michele, Paolo mostra collettiva Davide Orlandi Dormino, Silvia Giambrone, Pablo Rubio, Chiara Scarfò, Gian Maria Tosatti, Enrico Vezzi, Barbara Uccelli a cura di Angel Moya Garcia con Cecilia Bertoni testi Cecilia Bertoni, Marialucia Carones, Serena Gatti citazioni da Murakami Haruki, Friedrich Nietzsche, Harold Pinter e dai dizionari Garzanti e Sveva per il conributo ai dizionari si ringraziano Barbara Goretti, Francesca Banchelli, Lorenza Bertoni, Massimo Bottega, Susanne Braun, Chiara Camoni, Marco di Campli San Vito, Stefania Iattarelli, Gabriele Meschi, Carlo Montoli, Angel Moya Garcia, Andrea Pallotta, Patrizia Pozzoli, Stefania Restelli, Enrico Vezzi assistente alla regia Alice Mollica tree climber Paolo Carrara costruzione scene Vincenzo Suriano con Cipriano Menchini allestimento mostra Cipriano Menchini e Paolo Carrara audio e tecnica Paolo Morelli e Luca telleschi una produzione dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio

gli appunti, secondo volume, di Cecilia Bertoni design, immagini e disegni Cecilia Bertoni fotografie Cecilia Bertoni, Daniela Pellegrini

Associazione Culturale Dello Scompiglio via di Vorno 67 - 55012 Vorno, Capannori (LU) info.ac@delloscompiglio.org - www.delloscompiglio.org Soci fondatori Cecilia Bertoni (direttrice artistica) Marialucia Carones Michela Giovannelli


L’Attesa all’Uccelliera

all’Uccelliera il pubblico arriva, da solo o accompagnato da Uomini Rossi, seguendo un cammino ripido e soleggiato. All’ombra degli alberi c’è un piccolo rinfresco, biscotti, acqua, succhi, e una fruttiera piena di frutta rossa. Tutto è su un tavolo con una tovaglia di pizzo bianco. L’audio dell’installazione è già acceso. I performer, anche alcuni degli Uomini Rossi, e il tree climber sono parte del pubblico. I performer arrivano e si mischiano al pubblico senza farsi notare. Usano un gesto tipico della performance, lo fanno poche volte, discretamente. suoni il suono del pattinare sul ghiaccio nel quale ogni tanto si intessono accenni di strofe di The shadow of your smile. Si sente una voce di donna sono le 4 e 15, e non ci sei dopo due minuti sono le 4 e 45, e non ci sei, e così via. oggetti 1 sedia in ferro piccola, 2 dizionari pieni di segnalibri, quaderno in bianco con 2 testi di F. Nietzsche (glattes eis ein paradeis fuer den der gut zu tanzen weiss e qui siedo in attesa-), amplificatore nero a batteria, appoggiato a lastra di ceramica, IPOD nascosto fra le foglie del sottobosco, 1 paio di pattini bianchi, filo rosso trasparente, 1 buca col fondo coperto di plexiglass specchiato, cordolo di metallo dipinto in rosso sui 2 bordi interni della buca. Finestra di cellophane tracciata in rosso fra i 2 alberi dietro la buca. Tutto il necessario per il rinfresco. percorso dall’Attesa alla Perdita il conduttore spegne l’audio dell’installazione e accende il processioniere raggruppando il pubblico e dà il via al percorso fino al frassino. I testi del megafono sono registrati. Sono testi, in americano ed italiano, come quelli che si sentono agli stadi, sui treni, sugli aerei: ordini gentili, entusiastici, ma autorevoli. Una volta avviato il percorso si sente un arrangiamento di The shadow of your smile per arpa di vetro. Fra alberi incrociati, c’è una finestra di cellophane con cornice dipinta in rosso. Da quel punto comincia il dizionario del perdere e della perdita, che viene ascoltato fino a che il pubblico è a metà del costone del frassino.



sono le 4.20, e non ci sei sono le 4.50, e non ci sei sono le 5.25, e non ci sei sono le 5.45, e non ci sei sono le 6.05, e non ci sei sono le 6.10, e non ci sei sono le 6.25,e non ci sei sono le 6.35, e non ci sei sono le 6.55, e non ci sei sono le 7.00, e non ci sei sono le 7.05, e non ci sei sono le 7.20, e non ci sei sono le 7.35, e non ci sei sono le 7.40, e non ci sei sono le 7.55, e non ci sei (durante L’Attesa) Remember no skaters are permitted on the ice during resurfacing / Vi ricordiamo che i pattinatori non sono ammessi sul ghiaccio durante il ripristino della superficie (per l’avvio del percorso) You can do better / Puoi fare di meglio Public skating is now finished, please clear the ice / Il pattinaggio pubblico è ora terminato, sgomberate la pista Are you ready? / Siete pronti? Thank you for keeping silent / Vi ringraziamo per il rispetto del silenzio Please, no flash photography allowed / Non è permesso l’uso del flash No video recording or audio recording allowed / Non sono permesse registrazioni video o audio No smoking in this arena /Ѐ proibito fumare in questa arena Don’t cross the line / Non attraversate la linea Please, follow the group leader / Siete pregati di seguire il conduttore (ripetuto varie volte)


fra l’Uccellera e il frassino Perdere: verbo transitivo. Smettere di avere. Restare senza. Lasciare uscire poco alla volta. Buttar via. Non arrivare in tempo. Essere sconfitto. Dover rinunciare ad una somma di denaro. (dal dizionario Sveva per la scuola elementare)


Perdita: il perdere, il perdersi, l’essere perso; perdita di un oggetto, perdita della memoria, perdita di tempo. Riferito a persona: abbandono, separazione, morte. Uscita limitata ma costante di materiale, specialmente liquido o gas o materiale incoerente. Progressivo venir meno. Perdita di guerra, al gioco. Eccedenza di costi sui ricavi Sinonimi: privazione, sciupio, smarrimento, spreco, abbandono, separazione, morte, dipartita, fuoriuscita, fuga, dispersione, emanazione, sconfitta, disfatta, stangata, danno, passivo, passività , disavanzo. (dal dizionario Garzanti)


quello che la donna in nero confida al ventre della terra

Tiro fuori dalla credenza il fagottino di pasta madre, la spacchetto, scoppietta. Ne prendo la metà, l’aggiungo a quella che avevo messo da parte. Sì!, saranno 250 grammi. Farina… farina Numero 0. Sale, acqua tiepida con le mani comincio ad impastare, - impasto- impastavo- impasteròLentamente la farina cede al lievito, all’acqua, al sale diventando un corpo solo. - corpo unico La metto in una terrina a riposare, la copro. - riposa- riposava- riposeràchiudo gli occhi (azione) (la mano destra conta)

1-2-3-4-5-----(prendo terra) (ad alta voce)

12-13-14-15----(prendo terra) ad alta voce:21-22-23-24-----mi preparo - aspettando(ad alta voce)

aspetto- aspettavo- aspetterò----- 1028-1029-1030---(ad alta voce)

ti preparo - il tuo corpo ------2028-2029---(ad alta voce)

sogno Azione: mi risveglio apro gli occhi e non ci sei ….. e poi mi giro. (testo di Marialucia Carones e Cecilia Bertoni)


quello che la donna in bianco confida al ventre della terra conto alla rovescia, perché il corpo compaia: durante il conto non c’è testo, ma azione, preparazione. La ninnananna e le frasi s’intersecano irrazionalmente mischiando il canto e la voce parlata:

- chi vive, chi muore, chi prega, chi canta. - Prendi i miei occhi e dimmi Prendi i miei occhi e va Prendi i miei occhi e rimettili dove li hai trovati - Quando sei entrato dentro di me quando sei entrato in me - io so l’ora dell’incontro (testo di Serena Gatti)

Oi ninna ninna ninna na stu figlio non vo dormì non vo fa la nanna oi ninna ni oi ninna ninna ninna na stu figlio non vo dormì non vo fa la nanna Vanne Madonna vanne e ti lu pigli e portalo passiando e portalo passiando a chistu figlio oi ninna ninna ninna na

si bene non te volevo si bene non te volevo non te cantavo. (da ninnananna pugliese)




il Cimitero della Memoria alla vigna abbandonata

alla vigna abbandonata la donna in bianco è incastrata, aggrovigliata al secondo cancello, con i pattini ai piedi. Il velo da sposa è per terra dall’altra parte del cancello. Il pubblico entra passando sopra il foglio bianco e continuando fino alle prossimità del grande ciliegio con le foglie di bronzo. Il conduttore fa ascoltar loro le istruzioni. Il pubblico è libero di andare dove vuole, di interferire o meno con l’azione dei performer, di guardare un’azione o un’altra. I performer, prima di entrare in azione, aspettano che il pubblico abbia cominciato ad esplorare. Lo squilibrato va prima a sedersi su un olmo storto, poi disimpiglia la donna in bianco dal cancello, le dà il velo e la porta in braccio fra i cancelli verso il foglio bianco, la mette a sedere sul lembo più alto, le sistema il velo e i capelli e se ne va alle scatole rosse. La donna in bianco da seduta comincia a ricordarsi di una sua vecchia coreografia che traccia nell’aria, come per riempire il foglio, poi comincia ad eseguirla pattinando sul foglio, come se fosse ghiaccio e con gli ovvi impedimenti. Quando sta per uscire dal foglio, arriva lo squilibrato, ci rotola sopra portandosi via tutto quello che lei ha tracciato. Lei si volta verso di lui. Poi scende dal foglio e si avvia coi pattini ai piedi verso lo stagno. Il tree climber, fino ad allora parte del pubblico, la raccoglie a metà cammino, se la mette in spalla come fosse un sacco e la porta via. Mentre la donna in bianco pattina sul foglio, lo squilibrato corre appoggiato alle scatole rosse come per spostarle dall’interno, come una tartaruga che si porta dietro la casa. Il suo corpo è visibile in parti. Quando arriva alla fine del percorso, ricomincia da capo. Poi corre al foglio, cancella tutto con il suo corpo poi si alza, si toglie la giacca la scuote e se la rimette e corre di nuovo alle scatole rosse e corre e scivola. Il vorace passa per i cancelli quando la donna in bianco è ancora incastrata, non la nota. Chiude il cancello d’uscita, si reca ai letti. Li tocca come cose concrete e dai gesti concreti ne nascono altri che evocano la presenza di qualcuno che lui culla, anima, fa respirare. Tutto il tempo borbotta gli ordini che il pubblico ha ascoltato durante il percorso. La donna in nero arriva, taglia attraverso la coreografia dell’altra donna, si siede sull’olmo storto e comincia a mettersi il trucco, senza specchio. Conosce il proprio volto a memoria. Alla fine si mette il cappello nero della vedova, passa per i letti e conta fermandosi alla testiera di ogni letto. Il conduttore, col processioniere, si mette vicino alla libreria e cerca di estrarne un volume. suoni creano ulteriori strati orizzontali. Uno sotterraneo e uno immaginario sulla superficie stessa del cimitero, come una presenza invisibile. Un qualcosa che forse ha lasciato un’impronta e poi è svanito. O qualcosa che si sta annunciando, che arriverà. percorso dal Cmitero al Funerale il pubblico viene condotto dal processioniere al Funerale del Tempo, dopo aver nuovamente ascoltato gli ordini e le indicazioni. Quando arriva sul retro del ninfeo: il dizionario del tempo.





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