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ALESSANDRA BOTTO VS MAMMAFOTOGRAMMA BIENNALE DI VENEZIA/TRIENNALE DI LISBONA

MARCO FERRERI/JAMESPLUMB/JOHN GREEN

TALENTI: HENRIK VIBSKOV CONTAMINAZIONI: LA NATURA ANIMATA DI MORREL


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17/09/10 11:55



DESIGN ARTE ARCHITETTURA FASHION CITY INVADERS ON THE AIR 7 EDITORIALE 8 COVER STORY/INTERVISTA DOPPIA 10 FUORI DAL CORO/BLUE&JOY 12 ROAD DESIGN/OGGETTI+SPAZI+LUOGHI 14 CONTAMINAZIONI/FREDERIQUE MORREL Direttore editoriale / Managing director FRANCESCA RUSSO

16 EVENTI/ILLUSTRATIVE

Direttore responsabile / Editor in chief CARLO LUDOVICO RUSSO

18 INCONTRI/MARCO FERRERI

Progetto editoriale e direzione esecutiva / Editor MARGHERITA PINCIONI

22 A TUXTU/JAMESPLUMB

Concept + direzione creativa / Concept + art direction STEFANO CARDINI + CHIARA DIANA

24 LINEE TRASVERSALI/DESIGN NO STOP

Realizzazione grafica / Graphic designer FABIO RICCOBONO

26 100%DESIGN/JOHN GREEN

Redazione / Editorial SETA FAEL

28 BIENNALE DI VENEZIA/TRE PROGETTI

Collaboratori / Contributors JEAN MARC MANGIAMELI, ESTER PIROTTA, LUCA BERGAMIN, MATTEO BERGAMINI, ELISABETTA COLOMBO, MARINA PAUL, CHIARA FAGONE, LARA GILIBERTO, DANIELA VENTRELLA, FILIPPO ROMANO, LORENZO PALMERI, ALESSANDRO SCANDURRA, ANGELO SARASI, VALENTINA DALLA COSTA, GLORIA TORRI, FRANCESCA PIANA, LAURA TORTORA, ALESSANDRA SALA, MIRCEA MASSERINI Stampa / Printer COLOR ART SRL VIA INDUSTRIALE 24/26, RODENGO SAIANO (BS) Fotolito BITGRAPH VIA V. VENETO 8 CASSINA DE’ PECCHI, MILANO Casa editrice / Publisher DESIGN DIFFUSION EDIZIONI SRL VIA LUCANO 3 20135 MILANO T. +39 02 5516109 F. +39 02 9902431 DDE@DESIGNDIFFUSION.COM WWW.DESIGNDIFFUSION.COM Pubblicità / Advertising DDA DESIGN DIFFUSION ADVERTISING SRL VIA LUCANO 3 20135 MILANO T. +39 02 5453009 F. +39 02 5456803 Ufficio traffico / Traffic department BARBARA TOMMASINI, DANIELA D’AVANZO B.TOMMASINI@DESIGNDIFFUSION.COM É VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE / ALL RIGHT RESERVED TESTI, DISEGNI E MATERIALE FOTOGRAFICO NON SI RESTITUISCONO / TEXT, DRAWINGS AND PHOTOGRAPHS WILL NOT BE RETURNED

32 TRIENNALE DI LISBONA/PARLIAMO DI CASA 34 I CITY/L’ARCHITETTURA DELLA BATTAGLIA 38 TALENTI/HENRIK VIBSKOV 40 PRAISE THE DAWNING 48 IDENTITY CARD/COSEATRE 50 I PREFERITI/SUNGLASSES 52 APPUNTI SULLE CITTA’ 56 JAY KAY/IL NUOVO DISCO 58 SHORT/NOTIZIE IN BREVE 62 LIBRI/SEGNALAZIONI


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Etica ed estetica, due facce della stessa medaglia che definiscono piu’ di ogni altra espressione umana il valore dela vita, della permanenza dell’essere umano sulla terra. RIPRENDIAMO DAL LIBRO “Contro la comunicazione” di Mario Perniola professore di Estetica, editore Giulio Einaudi, il capitolo:Estetica e globalizzazione. ”L’estetica nasce nel Settecento da una geniale sintesi di problematiche e di interessi che fino ad allora erano proceduti in modi relativamente autonomi gli uni rispetto agli altri. Due vastissimi campi di interesse che avevano impegnato grandemente la cultura occidentale fin dall’antichità, la riflessione sul bello e i discorsi sulle arti e sul linguaggio, vengono ricondotti a un’unica prospettiva filosofica che li collega strettamente all’indagine sulla natura della conoscenza sensibile degli affetti, delle emozioni, nonché alla questione del senso della vita, della natura e del mondo. La scoperta della contiguità di elementi tanto disparati si rivelerà nei due secoli successivi estremamente feconda; anche se nessun pensatore riuscirà a tenere insieme in un’unica teoria temi cosi’ differenti, ciò che importa è che sia stato aperto un orizzonte in cui tutti questi argomenti hanno potuto essere pensati in modo del tutto autonomo rispetto alla conoscenza scientifica, alla religione, alla morale, alla politica e all’economia. E’ opinione diffusa che questa sintesi settecentesca abbia ormai esaurito la propria fecondità: non a caso si parla di una << filosofia dell’estetica >>. Tuttavia nel corso del Novecento l’estetica ha già annesso nel suo territorio anche lo studio degli stili di vita, avvalendosi dei contributi che provengono dalle scienze umane, storiche e sociali. Quest’ultimo ampliamento è della più grande importanza perché espande le frontiere dell’estetica e getta le frontiere di una nuova sintesi più vasta in grado di rispondere alla sfida proveniente dalla società della comunicazione. Non si tratta infatti di proporre una generica interdisciplinarietà che il più delle volte apre la strada al confusionismo comunicativo. La strategia teorica della nuova sintesi estetica consiste nel prendere sotto l’egida di un’economia dei beni simbolici tutte le attitudini, i comportamenti, le azioni, in una parola tutti gli habitus guidati da quel <<disinteresse interessato>>, che nel corso dei secoli ha costituito l’aspetto essenziale dell’esperienza estetica. Sotto l’estetica vengono cosi’ a trovarsi non solo le arti, ma anche tutte quelle attività scientifiche, professionali e burocratiche che implicano per definizione libertà e autonomia rispetto all’economia del profitto immediato e della negoziazione e che sono dirette verso la formazione di un capitale culturale e simbolico non riducibile al capitale economico. L’estetica finisce cosi’ col fornire i criteri deontologici dai quali è retto l’esercizio di ogni attività intellettuale e sul quale si fonda il suo prestigio. A maggior ragione rientrano nell’estetica i rapporti familiari, educativi, di amicizia, e di amore che da sempre sono stati considerati come indipendenti da contrattazioni esplicite e controllate, ma anche come fonti di obbligazioni molto più impegnative e prolungate nel tempo. L’essenziale è cominciare a sottrarsi nelle piccole come nelle grandi cose a quel << pensiero unico >> che pretende di appiattire sotto il suo rullo compressore dell’economia ristretta e quantitativa tutti gli aspetti dell’esistenza. La nuova sintesi estetica può fornire cosi’ le coordinate teoriche e gli strumenti concettuali che consentono di trasformare la crescente insofferenza nei confronti della comunicazione massmediale, in una strategia globale di resistenza e di lotta.Attraverso questo ampliamento è del resto possibile comprendere e apprezzare le logiche che regolano i rapporti sociali nelle cosidette <<società tradizionali>>, che non a torto si oppongono a una colonizzazione che ha assunto l’aspetto di una dissennata autodistruzione della stessa cultura occidentale”.

TXT > Carlo Ludovico Russo

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COVER STORY

A cura > Matteo Bergamini

Locandina per la mostra fotografica di Stefano De Grandis, fotoreporter.

Un logo per ROMA (carta da lettere, busta e biglietto da visita) realizzato per il concorso Roma in un’immagine 2010, in collaborazione con Alessandro Sposato.

ALESSANDRA BOTTO VS MAMMAFOTOGRAMMA

ALESSANDRA BOTTO E IL COLLETTIVO MAMMAFOTOGRAMMA, OVVERO GIULIO MASOTTI, GIANLUCA LO PRESTI, MARCO FALATTI, FEDERICO DELLA PUTTA ED ETTORE TRIPODI, SONO I PROTAGONISTI DELLA COVER DI QUESTO NUMERO E DI QUESTA LUNGA INTERVISTA DOPPIA PER CUI... BANDO ALLE CIANCE E INIZIATE A PERDETEVI NELLA LETTURA DI PROGETTI, IDEE E “TENSIONI” DI QUESTO GRUPPO DI SCATENATI IDEATORI

A DI ARTE: COSA VI HA SPINTO AL VOSTRO PERCORSO E SOPRATTUTTO QUALI SONO, IN QUESTO PRECISO MOMENTO STORICO, LE NECESSITÀ DELLA CREATIVITÀ? ALESSANDRA BOTTO: No, subito una domanda sulla creatività proprio non ci voleva. La parola più usata e bistrattata. Non è un caso che sia entrata nel lessico italiano tardi, a partire dagli anni Cinquanta. Se non ricordo male è nel ‘53 che per la prima volta un uomo riesce nell’impresa di scalare l’Everest. Il genere umano inizia a sentirsi sempre più potente, più vicino a Dio, il creativo per eccellenza; e così, come un’epidemia la creati-

vità dilaga. Ma qualcuno, come al solito, dice che no, non tutti sono creativi - e io non lo credo affatto, ci sarà qualcuno più portato qualcuno meno - e inizia a fare una gran confusione finché non diventa addirittura un lavoro. Esiste una Laurea in creatività? Nessuno mai, poeti, scrittori, artisti, come Dante, Catullo, Duchamp o Shakespeare ha avuto l’arroganza di considerarsi creativo. Al massimo un genio, ma è pur sempre una dote umana. Quindi in questo preciso momento storico la creatività ha bisogno di ritrovare la propria identità. Per quanto riguarda il mio percorso, credo che sia stato un misto di incoscienza e curiosità.

MAMMAFOTOGRAMMA: Se si pensa al percorso di ognuno allora tutto è cominciato chissà quando, un impulso privato, una necessità da soddisfare. Scultura, pittura, architettura, animazione e chi più ne ha più ne metta, poi un giorno all’incirca due anni fa abbiamo capito che sovrapponendo, incrociando e spalmando tutto assieme in un unico processo creativo i risultati erano ottimi e da allora non ci siamo più fermati. Le necessità della creatività? Soldi, spazi e la presa di coscienza che senza di essa, senza valorizzare e supportare la creatività le menti si spengono o ancora peggio, si uniformano.


C DI CINEMA: C’È QUALCOSA NEL CINEMA, INTESO COME MANIERA DI REGIA, APPROCCIO LINGUISTICO E NARRATIVO, CHE ODIATE PROFONDAMENTE? AB: Amo i linguaggi utopici e la ricerca del superamento dei limiti; essere stupita e scoprire alla fine del film che era tutto finto, un coinvolgimento graduale ma totale che porta a una forte emozione, a un disorientamento. Due nomi, tanto per capirci, Miyazaki e David Linch. Però anche Kusturica, Aki Kaurismaki, i fratelli Coen... Però non ho risposto alla domanda, mmmm... odio tutti i film con Angelina Jolie.

M DI MATERIALI: QUANT’È IMPORTANTE PER TE/VOI LA DIMENSIONE “MATERIALE”? ADOTTATE UNA FORMA DI RICICLO, RIUSO E ANCHE ABUSO DI ALCUNI MATERIALI SPECIFICI? AB: Io non direi “importante” ma ossessiva. Ovviamente il materiale in quanto sostanza delle cose, contrapposto al virtuale. Tocco tutto, annuso, lecco e adoro il cibo buono. A parte gli scherzi, il mio lavoro, quello di tutti i giorni, è un lavoro costruito per immagini che per velocizzare il processo è fatto quasi tutto al computer fin da subito. Il mestiere del grafico/stampatore che componeva le pagine disponendo i tipi nella forma e si sporcava le mani d’inchiostro, non esiste più e così ho sviluppato una mia

S DI SCELTA: MILANO È LA VOSTRA BASE OPERATIVA. SCELTA FORZATA, SCELTA D’AMORE O ALTRO? AB: Milano è una base temporanea. Ora mi dà molte cose di cui non posso fare a meno, mi vizia e come tutti i vizi fa male e allontana da cose più semplici e genuine. La settimana è trasportata dalla frenesia, scandita da orari in studio, allenamento di K1* la sera e appuntamenti con le persone care. Eh, si, ridendo e scherzando sono dieci anni che ci vivo e qui ho sedimentato i miei affetti. Torno il fine settimana a trovare i miei cari e il mio mare. Come in questo momento, sono in treno diretta a Sarzana. Comunque tutte le cose succedono quando si raggiunge un grado di matu-

MF: Ci sono linguaggi molto in voga volti a suscitare finti sentimenti di strazio e lacrime che ci hanno stracciato i maroni. Monopolizzano il mercato, dai festival alla grande distribuzione, escludendo idee e forze che così non trovano spazio ed espressione. Fuck those bitches bro!

perversione vitale che faccia da contrappeso a questa virtualità. Mi ostino a non buttare mai niente perché tutto mi sembra trasformabile in cose nuove e soprattutto utili (modestamente questa è creatività). Ragiono in forma antispreco, un po’ per inclinazione conservativa/ambientalista, per non correre verso il momento in cui saremo sommersi da tutto ciò che produciamo senza limiti. Per la linea abbigliamento, vestiti, gonne, maglie con poche cuciture e tagli essenziali; per gli accessori, borse di pelle, ovviamente pelle di scarto. I vestiti li faccio solo per me cucendomeli addosso nel vero senso della parola. Invece le BOTTO Baggy hanno trovato spontaneamente un loro commercio, piacciono e sono molto richieste, nel limite del producibile ovviamente, perché faccio tutto a mano.

razione ideale e per ora sento che devono succedere ancora un po’ di cose... (*leggi “cheiuan”: disciplina semiagonistica che sottopone il corpo e la mente a un allenamento di forza e strategia attraverso l’applicazione di sequenze di pugni, calci e ginocchiate)

D DI DESIGN: QUAL È L’OGGETTO DEL XX SECOLO CHE AVRESTE VOLUTO CREARE? E QUELLO CHE NON È ANCORA STATO INVENTATO? AB: Devo riflettere. Tutte le cose strabilianti sono molto più antiche. Poi per il design, vale la stessa cosa che ho detto per la creatività, avrebbero bisogno di una bella vacanza entrambi. Forse tra tutti gli oggetti che mi sarebbe piaciuto creare scelgo i pannelli solari; immagino già lo slogan “un BOTTO di energia a un prezzo, soprattutto per l’ambiente, ridotto”, ma per ovvi motivi questo non è successo. Non hanno ancora inventato il magmafrullifrulli, se non lo inventano sta volta lo invento io.

Illustrazione vettoriale delle MNMLBGG baggy, ovvero la linea di borse in pelle autoprodotte (www.mnmlbgg.com).

MF: Ogni viaggio parte sempre da casa propria e il nostro è appena cominciato, speriamo ci possa portare lontano. Intanto celebriamo la nostra città e il nostro terzo anno di vita inaugurando il nuovo studio.

U DI ULTIMA DOMANDA: COSA VI ASPETTATE DA BABBO NATALE? AB: Non sapevi proprio cosa chiedere per concludere la lista di queste cattivissime domande!! Ovviamente mi aspetto un magmafrullifrulli.

MF: I materiali sono la nostra ossessione, li testiamo, li accostiamo, li bruciamo e non MF: Il suo scalpo e una giacca di renna. siamo mai sazi di esplorare posti dimenticati dove molte cose hanno avuto il tempo di invecchiare. Ci piacciono molto legno, metallo, plastilina e tutto quello che presenza incoMF: Decisamente le tovagliette 3D dei ristanza di forma e differenze tali da generare storanti cinesi. Se invece come probabile le un ritorno di stimolo, un dialogo quindi. avevano già inventate nel medioevo allora all’unanimità scegliamo l’aeroplano.

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FUORI DAL CORO

TXT > Jean Marc Mangiameli

NUOVI CARTOON ALLA CONQUISTA DEL MONDO DUE ITALIANI A BERLINO: SONO FABIO LA FAUCI E DANIELE SIGALOT, MANI, CUORI E MENTI DIETRO A BLUE & JOY, I DUE “PUPAZZI SCORAGGIANTI” CHE DA ANNI HANNO INVASO STRADE E GALLERIE DELLE METROPOLI DI MEZZA EUROPA – E NON SOLO. DDN FREE E’ ANDATO A SCOVARLI, NEL LORO STUDIO IMMERSO NEL VERDE DEL DISTRETTO DI WEISSENSEE, PER FARSI RACCONTARE LO STATO DI SALUTE DELLA CITTA’ PIU’ COOL DELLA GERMANIA E L’EVOLUZIONE DELLA STREET ART NEGLI ANNI ’10

In alto: edifici antistanti al complesso di atelier di Weissensee. Il graffito in questione ritrae il vicino scorbutico di Blue & Joy.

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In basso: Daniele Sigalot all’opera su un quadro realizzato con la tecnica del dripping.

Il loro studio è all’interno di un ex complesso di edifici pubblici appartenuti prima alla DDR e prima ancora al Terzo Reich. Ora, come spesso accade, il sito si è trasformato in una cittadella creativa, colonizzata da atelier di pittori, studi di fotografia e teatri di posa. Daniele Sigalot e Fabio La Fauci hanno allestito qui il loro “covo”. Assieme ai loro compari, Andrea e Dario, realizzano materialmente le avventure dei loro Blue & Joy, la coppia di pupazzi bipolari che - tra velata ironia e brutale onestà - raccontano lo stato d’animo di una generazione afflitta dal morbo dello scoraggiamento. Quando li incontro la prima volta stanno ultimando l’imballaggio delle ultime tele che a novembre voleranno in Cina, alla prima Biennale di Nanchino ma il laboratorio è ancora ricco di opere che troveranno vetrina anche a Milano – città dove tutto è incominciato – esposte nella factory creativa di Lapo Elkan.

AVETE MOSSO I PRIMI PASSI IN PUBBLICITA’ E AVETE GRAVITATO NEL MONDO DEL FUMETTO, QUAL E’ STATO LO STEP CHE VI HA PORTATI ALLE GALLERIE? Daniele: Dopo l’esperienza pubblicitaria il nostro sogno era di creare un impero come Walt Disney ma abbiamo presto capito che l’editoria dei fumetti in Italia è morta. Così siamo “scivolati” in mezzo alle mostre e siamo rimasti invischiati. Alla fine ci siamo accorti che l’arte è l’unica cosa che controlli completamente, in altri casi c’è sempre un produttore che ti vincola, un investitore da soddisfare... così ci sentiamo molto più liberi di esprimere noi stessi.


A fianco: un angolo della “pizzeria” (il soprannome dello studio) con un dipinto acrilico su tela e due opere di alluminio che sembrano bozzetti di carta.

I VOSTRI PUPAZZI “BLUE & JOY” TORNERANNO PRESTO NEL CAPOLUOGO LOMBARDO, NELLO SPAZIO DI INDEPENDENT IDEAS DI LAPO ELKAN. CHE OPERE PRESENTATE? Daniele: Porteremo un arsenale di opere estremamente vario: mosaici, fotografie, sculture e soprattutto le “lattine di speranza” che verranno vendute a scopo benefico. Da qualche anno, occasionalmente, collaboriamo con l’agenzia creativa di Lapo. Quando hanno aperto la loro nuova sede, siamo andati a trovarli e siamo rimasti folgorati dal posto, gigantesco e bellissimo. Da lì a fare una personale in quegli spazi il passo è stato breve.

In basso: piccolo ritratto di Blue, 30 x 40, acrilico su tela.

A BERLINO SI PUO’ VIVERE FACENDO SOLO ARTE? Daniele: E’ abbastanza difficile ma non impossibile. Le gallerie aprono e chiudono frequentemente. Ci sono più artisti che gallerie. C’è una normativa, in Germania, che incentiva l’apertura di spazi espositivi, quindi nascono e muoiono come moscerini. Berlino è comunque una vetrina gigantesca che permette di esporre a chiunque. Sicuramente a Milano c’è più mercato, inteso come collezionisti e Fabio: Barcellona, nei primi anni Novanta, era gallerie storiche ma Berlino rimane estremamente creativa. il paradiso della street art, adesso la vogliono trasformare nella Miami d’Europa e stanno mettendo molte restrizioni, forse troppe. AVETE VISSUTO A LUNGO TRA BERLINO E BARCELLONA, DUE METROPOLI COSMOPOLITE. SE VI CHIEDESSI DI COMPARARLE? COM’E’ OGGI L’ATTEGGIAMENTO DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE VERSO LA STREET ART?

Daniele: A Berlino invece la situazione è più tranquilla e tollerante, l’impressione è che la città sia molto rilassata. Noi però viviamo nel nostro piccolo mondo fatto di colori e a dire il vero, di azioni in strada, ne abbiamo fatte poche. Ci concentriamo di più su altri supporti, più consoni al mondo delle gallerie.

ALCUNE VOSTRE OPERE VOLERANNO IN CINA, ESPOSTE NEL CONTESTO DELLA PRIMA BIENNALE DI NANCHINO. CHE SENSAZIONE C’E’ NELLO SDOGANARSI IN ORIENTE? Daniele: Ci fa molto piacere, ora sembra che siano loro i numeri uno. E’ stata un’occasione nata per caso; una serie di coincidenze hanno portato dei nostri cataloghi su una scrivania di Pechino. Avevamo conosciuto un produttore cinese che era interessato a un progetto per una serie animata che non è mai andato in porto: lo avevamo fornito di nostri cataloghi che sono finiti sulla scrivania di una galleria d’arte. Il destino ha fatto si che la futura cura-

AVETE PERO’ ESPOSTO AL PAC, ALLA MOSTRA - RECORD ‘STREET ART SWEET ART’ DOVE, NEL 2007, IL COMUNE DI MILANO HA FINALMENTE RICONOSCIUTO IL MOVIMENTO. VIVENDO ALL’ESTERO E VIAGGIANDO CHE COSA AVETE TROVATO PIU’ INNOVATIVO RIGUARDO L’ARTE METROPOLITANA? Fabio: Le cose più nuove che ho visto sono le installazioni temporanee fatte con le luci e i neon. In generale comunque c’è una tendenza a essere meno invasivi, con interventi e applicazioni removibili. Daniele: L’altro giorno ho sentito un rapper tedesco che ha fatto un pezzo ispirato da tutte le tag e murales e di street art in città. Nel testo univa tedesco, inglese e spagnolo accompagnato dalle immagini sequenziali dei lavori degli artisti. Una contaminazione tra musica, lingue diverse, poesie, arti visive I VOSTRI PERSONAGGI BLUE & JOY SONO NATI A MILANO... e ovviamente street art. COSA VI HA ISPIRATI? Daniele: Milano è una città sterile, grigia, brutta...

trice di quella biennale passasse in quella galleria. Ha visto i nostri lavori e ci ha contattati.

Fabio: L’ideale dopo la Biennale sarebbe allestire una personale a Pechino... vedremo se Blue & Joy riusciranno anche in Fabio: No (ride NdR) è che in quel periodo lavoravamo per un’agenzia questa impresa! pubblicitaria un po’ triste... lavoravamo su dei progetti su una banca quindi, peggio di così... lavoravamo di notte e dilazionando il tempo in altre cose sono nati i personaggi Blue e Joy. Anche a Barcellona abbiamo continuato a lavorare col calar del sole; i primi tempi non conoscevamo ancora nessuno, quindi creavamo di continuo. Milano è comunque la città che ha lasciato di più il segno, anche perché ci ha fatti incontrare professionalmente.


ROAD DESIGN OGGETTI + SPAZI + LUOGHI LUNGO ITINERARI DI VIAGGIO

TXT e IMG > Filippo Romano

SE IL SINDACO FOSSE UNO SKETER (MILANO 2010)

Ho incontrato Andrea lungo la via Imbonati, skateboard alla mano, due anni fa. Stavo facendo un progetto di ritratti intorno all’area Maciachini e lui tornava a casa dal vicino skatepark. Un anno dopo l’ho fotografato nello stesso identico punto, in questo angolo qualunque di città e il suo ritratto è diventato un piccolo rito che forse si ripeterà nel tempo. L’avvicinarsi delle elezioni del nuovo sindaco pone a tutti il grande tema dell’identità di Milano così, cercando un racconto concreto sulla città, ho chiesto a lui, giovane skater di diciotto anni, come la vive e la sente: “Mi piace l’opportunità di trovare di tutto, dall’antico al moderno, dall’esotico al tradizionale, essere immersi in un grande spazio dove una chiesa romanica o gotica sono parte attiva di una metropoli sempre in movimento. Il luogo più figo della citta è

sicuramente MC, ovvero Milano Centrale, in piazza Duca d’Aosta: una meta ambitissima per gli skaters di tutto il mondo, e quando dico tutto il mondo non scherzo! Poi mi piace tantissimo tutto il centro storico, ma non reggo i poliziotti quando ci cacciano dagli spot, non reggo quelli che se la tirano, la Milano fighetta, quella dell’Hollywood e dello Shocking...

è stata generata. Se non abitassi qui, il mio sogno è New York, città magica, oppure una capitale europea o una piccola cittadina del Montana o del Wyoming. Il cibo a Milano? Sicuramente i Panzerotti di Luini dietro al Duomo. Come me la immagino tra vent’anni? Ancora più globalizzata, pieni di schermi sui palazzi e di musei di arte moderna. Se il futuro sindaco fosse uno skater, prima di tutto farebbe costruire grandi piazze in La città che mi fa paura è la Barona di notte, marmo piene di muretti e scalinate, tanti dalle parti del Barrio, uno spot poco sicuro skatepark, poi si toglierebbe la cravatta e anper noi skaters. Del mondo skater mi piace drebbe a skeitare!”. sicuramente Fibol Shop, che è stata una delle realtà che mi ha cresciuto... non mi piace Treesse... la pista che amo di più è il Trinity skatepark alla Bovisa, quella in cui non andrei mai è il nuovo disastro di via Tolstoj perché non capisco assolutamente il criterio con cui


Dal 1994 portiamo assistenza medico-chirurgica gratuita a tutte le persone che vedono negato il loro diritto a essere curate. Dal 1994 abbiamo assistito più di 4 milioni di persone nei principali teatri di guerra del mondo.

Costituzione della Repubblica Italiana/ Principi Fondamentali/ Art.11 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Dal 1994 cerchiamo di far sentire una voce di umanità e di solidarietà che sia più forte della voce delle bombe e della violenza. Chiediamo il rispetto dell’Articolo 11 della nostra Costituzione perché l’Italia ripudi davvero la guerra. Dateci una mano anche voi. RICHIEDI LA NUOVA TESSERA 2011 AI VOLONTARI DI EMERGENCY O ATTRAVERSO IL SITO http://tessera.emergency.it/

EMERGENCY

w w w. e m e r g e n c y. i t


CONTAMINAZIONI

TXT > Chiara Fagone

LA NATURA ANIMATA DI FRÈDÈRIQUE MORREL

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Le ultime realizzazioni di Frèdèrique Morrel, artista-designer francese prodotte in collaborazione con Aaron Levine, ricostruiscono una natura seducente e insieme laboriosa, una natura artificiale simulacro di fuggevoli immaginarie fisionomie. Le creature di Morrel sembrano inaspettatamente fuggite dal celebre dipinto “La visione di Sant’Eustachio” di Pisanello. La scena ritrae un bosco pullulante di animali disposti attorno al cavaliere, al suo cavallo, ai cani che lo accompagnano e come lui rimangono stupefatti alla prodigiosa apparizione del cervo divino. Tutti sono colti nei loro più tipici atteggiamenti e ambienti; i cerbiatti e le lepri fuggono, i cigni nello stagno, i piccoli volatili nei cespugli; e nella vibrazione dell’insieme, ogni dettaglio induce a uno sguardo più attento, a un’indagine che si dilata e rimbalza da un elemento all’altro, senza fine. Lo stesso accade nelle opere di Frèdèrique Morrel, passe-murailles della fantasia, dove alla catalogazione di un colorato e vivace bestiario di tessuto si aggiunge l’impeto compositivo che si espande all’esterno, nella narrazione quasi cosmologica di una imago mundi eccentrica e appariscente, e all’interno in un movimento centripeto di sezionamento e ricomposi-

zione che viene vistosamente esibito. Qui il trofeo è rappresentato dal puntiglioso e ingegnoso recupero creativo della fattualità per attribuire nuova vita a dismesse tele intessute tramite l’invenzione di un oggetto; strappare all’oblio arazzi che appartengono al passato e che raccontano infinite storie e riorganizzarli in altre forme, oltre ad affermare l’esigenza del recupero di una perduta manualità, individua insolite prospettive per un’inedita poetica del fatto a mano orientata verso un’attenta ma non pedissequa conservazione della memoria. L’idea di Frèdèrique Morrel è quella di sollecitare l’osservatore a partire dalla familiarità che intratteniamo con gli oggetti dell’universo domestico, la decorazione della superficie, la sensazione visiva e tattile che questa è in grado di determinare; si compie così un graduale avvicinamento che in alcuni casi rivela anche inattesi aspetti provocatori, ottenuti nell’abbinamento forma/immagine o anche solo dall’accostamento di figure e citazioni; un vastissimo repertorio di paesaggi, motivi floreali, nature morte, decori geometrici ma anche ritratti, nudi, scene di caccia, immagini votive. Nel gusto e nell’amore per l’inventario, nell’elenco infinito del mondo reale e di quello immagini-


In queste pagine alcune immagini delle realizzazioni di Frèrèrique Morrel esposte a Milano nello Spazio Rossana Orlandi (ph. Ivano Nobile).

fico appare anche l’uomo, nella parvenza di quelli che gli autori definiscono come “g(hosts)”, manichini a grandezza naturale, spesso incatenati, creati per chi è alla ricerca di uno stravagante “alter ego” in grado di incarnare diverse sfaccettate personalità; abitante di un eden vertiginoso insieme alle altre sorprendenti specie. Una fauna estrosa che sembra ispirarsi alle raffigurazioni medievali delle miniature ma soprattutto proprio degli arazzi; fitte selve rigogliose descritte con meticolosa grazia e dovizia di dettagli; lepri, volpi, cani, uccelli, soggetti tutti da interpretare nelle loro molteplici simbologie, pagane e religiose, come i misteriosi e temibili unicorni. “Penso all’animale - dichiara l’autore - alla storia che voglio raccontare, e provo a rivivere la sua vita in una vita ideale. Nella mia mente si forma un’immagine, dopo sono come un pittore, perché ogni ricamo è come un colpo di pennello o un pixel, e

io compongo sullo stesso canovaccio che assume la forma dell’animale”. Animali di tutte le taglie, piccolissimi e grandi, reali o immaginari, trofei di una accattivante tassidermia fattuale, laboriosamente assemblati nel paziente recupero del frammento, ricreati nel sedimento del vissuto che ogni tessuto reca anche se ricomposto e rivitalizzato da nuovi fibre. Morrel realizza questa sorta di pachwork tridimensionale accostando porzioni di differenti arazzi dalle trame più fantasiose in un gioco mirabolante in cui le immagini sembrano moltiplicarsi ricreando fantasmagoriche e brulicanti visioni. Accostamenti volutamente stridenti per ottenere tessiture ironiche e barocche, piacevolmente ridondanti e ludiche. Trofei della mano che non caccia ma ricompone, e sensibile disfa e imbastisce insieme nuovi saturi filati e nuove idee; suggestioni che affiorano da un mondo popolato da creature fiabesche e affabili che però a tratti

lasciano spazio all’inquietudine. Feticci di un amorevole e virtuoso ricordare; stralunati testimoni di un passato forse anche non così lontano, tornano a noi.


EVENTI

TXT > Valentina Dalla Costa

ILLUSTRATIVE, APPUNTAMENTO CON LA CREATIVITÀ A BERLINO

Prevista per la prossima primavera, esattamente a maggio 2011, la sesta edizione di Illustrative, il Festival internazionale di illustrazione contemporanea e graphic arts, che anche per il prossimo anno avrà luogo a Berlino. Un’occasione unica per gli artisti partecipanti, ai quali viene offerta la possibilità di far conoscere il proprio lavoro attraverso una piattaforma internazionalmente riconosciuta. In tutto saranno esposte oltre 600 opere e parteciperanno più di 60 artisti: un evento imperdibile, che in due settimane celebrerà le arti illustrative mettendo in mostra nuove tecnologie ma anche stili e applicazioni da tempo dimenticati. Abbiamo rivolto qualche domanda a Pascal Johannsen, curatore e organizzatore del Festival, per scoprire qualcosa in più rispetto alla manifestazione.

SEI ORMAI ALLA SESTA EDIZIONE DEL FESTIVAL. SE LO DOVESSI DESCRIVERE BREVEMENTE, COME DEFINIRESTI L’EVOLUZIONE COL PASSARE DEGLI ANNI? E’ stato un processo velocissimo! Inizialmente, Illustrative era una manifestazione poco conosciuta, di dimensioni ridotte, e lavoravamo solo con artisti tedeschi. Ma abbiamo capito presto che la situazione era la stessa per tutti i grafici e gli illustratori del mondo: erano totalmente invisibili agli occhi del mercato dell’arte. Quindi abbiamo deciso di diventare una piattaforma internazionale per l’illustrazione e abbiamo iniziato a collaborare inizialmente con tutti gli artisti europei, successivamente con il resto del mondo. COM’È CAMBIATO IL MONDO DELLA GRAFICA E DELL’ILLUSTRAZIONE NEL TEMPO? Grazie al fatto che l’arte illustrata ha attraversato un periodo di rinascita, molti stili hanno avuto la possibilità di emergere. Mentre gli anni ’80 e ’90 erano dominati da tendenze che potevano confondersi tra loro, oggi possiamo trovare e definire stili e approcci differenti, dalla figurazione delicata all’illustrazione astratta. Nonostante quest’ultima sembrava fosse in totale contrapposizione con il mondo della grafica e della comunicazione, ha avuto e continua ad avere moltissimo successo e un impatto visivo immediato.

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MAGGIO 2011 È IL MESE DEL FESTIVAL. BERLINO LA CITTÀ. PERCHÉ AVETE SCELTO ANCORA BERLINO, DOPO PARIGI E ZURIGO? COSA RAPPRESENTA QUESTA CITTÀ PER IL PRESENTE E IL FUTURO DELL’ILLUSTRAZIONE? Berlino è uno dei più vivaci centri del mondo dell’arte, è il luogo dove Illustrative è nata. Molti artisti e designer sono passati almeno una volta da qui per visitarla, trarne ispirazione o addirittura per viverci e lavorarci. Questo fa di Berlino il miglior luogo per Illustrative: una città d’avanguardia per un festival artistico sperimentale. COM’È ORGANIZZATA LA MANIFESTAZIONE? E’ suddivisa in due settimane, la prima è dedicata agli artisti e alle agenzie che verranno a Berlino per ispirarsi vicendevolmente, mentre durante la seconda settimana verranno aperte le porte al pubblico. COME VENGONO SCELTI I PARTECIPANTI? Ciò che più ci interessa è mostrare l’individualità e la libertà artistica di un illustratore. Per questo cerchiamo grafici in grado di seguire una linea artistica unica e legata al proprio stile personale, che siano in grado di esprimere concetti chiari e immediati; insomma le loro tavole devono essere delle vere e proprie opere d’arte comunicativa. Questi artisti definiscono i trend del futuro, per questo decidiamo di esporli e di farli conoscere al mondo. QUALI SONO LE OPPORTUNITÀ PER I VINCITORI DEL FESTIVAL? Prima, durante e dopo il Festival gli illustratori vengono mostrati al pubblico: collezionisti d’arte, arti directors d’agenzia, editori e interessati. Illustrative da’ loro la possibilità di scoprire nuovi talenti e a dimostrazione del successo della nostra manifestazione, ogni artista che espone viene sempre contattato l’anno successivo per lavori importanti sia nel mondo dell’arte che della comunicazione... almeno così mi dicono gli artisti! Io mi limito a organizzare il festival, poi sta a loro trovare la chiave per il successo personale!

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MARCO FERRERI PROGETTA _ PENSIERI DIARIO DI UN VIAGGIO. ATTRAVERSO GLI ANNI DI UN SINGOLARE PERCORSO PROGETTUALE, FATTO DI DESIGN, GRAFICA, MOSTRE, PERFORMANCE E 1000 ALTRE COSE CHE IL SUO ENTUSIASMO CONTAGIOSO HA PRODOTTO. NEL PERIODO DI INAUGURAZIONE DELLO SPAZIO CHE LA TRIENNALE DI MILANO GLI HA DEDICATO, ECCO IL RACCONTO DI TRE GIORNI PASSATI CON LUI. FUORI E DENTRO LA MOSTRA

18 INCONTRI

TXT Marina Paul IMG Filippo Romano 7186 caratteri 1189 parole

Sopra 312 lampade “Paraluce”, sotto “Facce” manifesti elettorali trasformati in sedute.

Quello che mi interessa quando parlo di un designer e dei suoi progetti, è svelare il lato umano, entrare nelle “pieghe” della vita. E’ la cosa che mi affascina di più. Così come quello che amo di un prodotto di design, non è tanto il risultato finale, quanto la sua storia, la trama del suo percorso. Per questo mi è piaciuta molto questa mostra. Perché è un racconto di progetti e di vita. Conosco Marco Ferreri da molto tempo, parlare con lui è sempre una sorpresa e un grande piacere. Perché è un personaggio indefinibile e multiforme. Perché i suoi pensieri e i suoi progetti sono semplici e puliti ma allo stesso tempo raffinati, complessi e poetici. Perché passa da un linguaggio asciutto e rigoroso ma contemporaneamente ironico, sottile e giocoso. Insomma un personaggio nella vera accezione del termine, dall’entusiasmo e dalla passione contagiose, dalle continue performance, assolutamente mai al di sopra delle righe, sempre misurato e mai banale, pronto a rinnovarsi e a confrontarsi continuamente con nuove sfide, con nuovi limiti. Ma cominciamo allora con il racconto di questi 3 giorni passati con lui. Perché tre? Perché è il numero perfetto e sono sicura che il mio gioco scaramantico ha divertito anche lui, tarocchi compresi a corredo di un’insolita intervista.

MILANO 5 OTTOBRE CONFERENZA STAMPA IN TRIENNALE Stamattina, al solito orario di presentazione alla stampa, dopo aver deciso per un incontro totalmente informale, il nostro inizia la sua performance. Ciack si gira. Inizia la storia. Inizia il racconto. Un insieme assolutamente esplosivo e trascinante di vita, di progetti, di passione di quest’uomo-ragazzo. Uomo perché appartiene a una generazione di mezzo, tra quella dei “maestri” e i nuovi designer dell’era 2.0. I suoi maestri sono stati Munari, Mangiarotti e si è laureato con Zanuso: da tutti ha ereditato delle tracce, ingredienti che la sua personalità ha poi sapientemente rimescolato. Ma Ferreri è anche “ragazzo” per la freschezza, la curiosità e la capacità di stupirsi di sé, degli altri e del mondo. E allora si snoda


il racconto, perché la bellezza non sta solo e unicamente nei progetti. Lo si capisce in questa mostra da subito, congegnata come una sceneggiatura di un film: un inizio per sorprendere ma anche per riflettere e una fine ironica, leggera, che lascia letteralmente sospesi. L’inizio: “Piccole crisi senza importanza”, un’installazione con sei grandi croci in marmo, inclinate in modo tale da sembrare sul punto di erigersi o sprofondare a terra. Intorno dati e numeri sulla situazione economica italiana. La fine: “Festa-Nebbia”, la riproduzione di un momento di fine febbraio 2004 nel Campo Canoa di Mantova. Una performance con 50 automobili a motore spento, disposte a cerchio, che accendono simultaneamente i fari antinebbia. Fine della festa! Mi piace molto la frase di Francesco Biamonti che introduce al libro/catalogo della mostra, che dice: “... i liguri non credono in Dio e nella Storia. Questo fa sì che la gente sia soprattutto portata a monologare. E l’individualità senza tessuto sociale non sa fare romanzi, ma poesia”. Mi torna in mente De’ Andrè, l’amico fragile, che come Marco Ferreri è ligure. MILANO 14 OTTOBRE DALLA TRIENNALE AL SUO STUDIO Oggi nuovo tour in Triennale per intervista + foto: io e Filippo Romano ripercorriamo con lui la mostra. Nuove pillole di ironia e intelligenza si mescolano agli scatti continui di Filippo, così anche questa volta rinuncio all’intervista travolta dalla carica dirompente dei suoi racconti. Poi si va insieme a vedere il suo nuovo studio, ma qui mi fermo, sennò scrivo un libro! Perché Ferreri non smette mai di stupire. E di stupirsi. MILANO 16 OTTOBRE Di nuovo in Triennale, i tarocchi e poi finale con cena a sorpresa (per me che non lo sapevo) preparata dai designer nello showroom Lualdi (Ferreri+Iachetti+Giovannoni+Santachiara+Hosoe):-D Seguo Ferreri nella visita guidata alla sua mostra, dove special guest nonché cicerone d’eccezione sarà lui stesso. Un’occasione speciale organizzata per il pubblico di Milano Design Week end, la notte bianca del design. E a un certo punto, via si parte con questa insolita intervista. Perché i tarocchi? Si, in effetti ho stupito anche lui, ma il senso c’è, in fondo è un gioco nel gioco della mostra, una chiave diversa di lettura dei suoi progetti. Una delle tante, innumerevoli, multiformi.... MARCO FERRERI Tira fuori le carte dai....

SO CHE E’ UNA COSA BALZANA! M.F. Balzana...mi piace!

FACCIAMO QUESTO GIOCO, PENSAVO ATTRAVERSO I TAROCCHI DI COSTRUIRE UNA STORIA... PERCHE’ CI SONO SIMBOLI, CONCETTI, CI SONO TUTTE LE LETTURE POSSIBILI... M.F. Lui chi è?

IL DIAVOLO M.F. E lui?

IL MATTO.... POI C’E’ LA GIUSTIZIA, LA LUNA, IL MONDO, IL SOLE, L’IMPERATORE (OVVIAMENTE) M.F. Come si chiamano queste carte? Sopra “Raddrizziamo il paese”, Sotto la “Moto tessuto” un prototipo funzionante realizzato per la mostra.

SONO GLI ARCANI MAGGIORI M.F. Mi piace questa cosa e poi?

VOLEVO CHE TU SCEGLIESSI QUALCUNA DI QUESTE CARTE E POI TU... M.F. Ah ma ci sono anche gli amanti, ma sono 3 non 2, mi piace che siano 3!


ALLORA, QUALI CARTE TIENI? M.F. Scelgo la forza, il carro, ci metto la ruota della fortuna, tengo la torre perché le torri mi piacciono, l’imperatore, tengo il sol perché è la vida, teniamo il mondo perché và tenuto da conto, l’anziano perché è la storia del mondo, la giustizia e il matto per vederci chiaro, il maestro che non sia pomposo lo mettiamo vicino al diavolo mentre la morte, tanto arriva, la scartiamo!

VA BENE, IL GIOCO E’ CHE LE LEGHIAMO AD ALCUNI TUOI PROGETTI M.F. Fallo tu...

EH NO DEVI FARLO TU! M.F. Va bene, allora iniziamo.

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Marco Ferreri al lavoro in studio. A fianco “Poltroncina airbag” un progetto con Dainese che utilizza la tecnologia del cuscino salvavita per moto.


IL SOLE – “Solo sole” (sono sculture sonore: una scultura che suona con il sole, l’energie produce poesia). IL DIAVOLO – “A ferro e fuoco”. GLI AMANTI – “Gioca sicuro” (è il portapreservativo da polso, un progetto nato per la mostra “Torino Geodesign”, un evento di Torino World design capital 2008). IL MONDO – è la mostra IL MAESTRO – il “Libroletto” (famoso oggetto morbido progettato insieme a Bruno Munari. Un gioco per imparare a giocare con i nostri figli). IL MATTO – “Festa nebbia” (a Mantova: storie di nebbia, atmosfere impalpabili). IL CARRO – “Moto tessuto” (un fantastico prototipo funzionante di moto elettrica: una borsa/zaino con le ruote che trasporta persone). L’IMPERATORE – “Pura luce” (un’installazione dentro la basilica di San Lorenzo Maggiore). LA FORZA – sono io!!! LA TORRE – “Raddrizziamo il paese” (sono 10 torri di Pisa in ceramica, raddrizzate da un cuneo di legno. Per trovare un nuovo equilibrio). LA RUOTA DELLA FORTUNA – “Campa Puve” (urna per raccogliere le ceneri del caro estinto. Campa Puve, cioè raccogli polvere. Perché a Imperia, dove Ferreri è nato, chiamano così gli oggetti che riempiono le mensole e i ripiani). LA GIUSTIZIA - ... la stiamo cercando!

Marco Ferreri – progettarepensieri Triennale di Milano 6 ottobre – 6 gennaio 2011

Il manifesto della mostra. A fianco: “Libroletto” progettato con Bruno Munari.

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A TU X TU

TXT > Elisabetta Colombo IMG > ritratto by Danilo Capasso IMG > The One Room Hotel by Gisela Torres

TRAPPOLE PER TOPI

AUTORI DI ATMOSFERE EVOCATIVE ALLA “LEZIONI DI PIANO” (NON A CASO, IL FILM PROIETTATO NEL LORO THE ONE ROOM HOTEL), I LONDINESI JAMESPLUMB SI MUOVONO TRA ARTE E DESIGN IN UNA ESTETICA RETRO-PUNK. FATTA DI TESORI SALVATI DALL’OBLIO PER ESSERE REINVENTATI IN ARREDI CONTEMPORANEI. NON CHE SIANO CONTRARI AL “NUOVO”. È SOLO CHE LI LASCIA UN PO’ FREDDI Coppia nella vita, James Russel e Hannah Plumb sono un duo anche sul lavoro. Jamesplumb è, infatti, il marchio che hanno scelto, assieme, per etichettare le loro creazioni. Inglesi di Londra, giovani (classe 1981 lei, 1980 lui), ma già molto impegnati, li abbiamo intervistati prima del loro viaggio a Milano. Il terzo in un anno. Ad aprile, erano in zona Isola con From This Day Forward/Da questo momento in poi, la prima personale al di fuori del Regno Unito. A settembre, sono tornati in occasione della Milan Fashion Week con l’idea di una casa nel cortile, che accompagnava il lancio della nuova collezione di Aimo. Richly. Presso lo Spazio Rossana Orlandi

Ritratto di Hannah Plumb e James Russel. Vecchie valigie formano una credenza per The One Room Hotel.

che ha accolto, per due mesi (16 ottobre-15 dicembre 2010), Home from Home-Sentirsi a casa: una mostra e un laboratorio live di pezzi vintage e industriali. Un’occasione per conoscere e seguire la genesi della nuova collezione. Sì, perché la specialità di Jamesplumb è quella di cercare la bellezza nascosta degli oggetti ordinari, degli arredi danneggiati o dimenticati: restaurarli, assemblarli e addizionarli di inedite funzionalità, per forme più desiderabili. Ogni pezzo tradisce il loro amore per la più piccola e insignificante reliquia, “dalle trappole per topi tedesche, fatte a mano, alle pietre tombali vittoriane. Non abbiamo prevenzioni” dicono. Ingegnosi quanto autentici,


creano su ogni scala del progetto: luci, mobili, complementi. Una passione, questa per i “relitti”, forse, stimolata dalle menti creative della Wimbledon School of Art (dove entrambi hanno studiato scultura), forse, favorita da gusti estetici pressoché identici, anche se, precisano, “differenti nell’approccio al lavoro”. Hannah istintiva. James ponderato. Per un insieme di ottimo equilibrio. La verità è che ai Jamesplumb “emoziona girare per i mercatini delle pulci e parlare con i venditori, quando si fanno loquaci e ci raccontano le storie nascoste di ogni cimelio, dove li hanno trovati, per cosa erano utilizzati etc. La scorsa settimana James ha comprato una mantella in Portobello Road, con una bella forma asimmetrica. Abbiamo scoperto che apparteneva a un ufficiale dell’esercito e che il lato più lungo serviva per proteggere la sua arma da fuoco dall’umidità”. Gli oggetti, dicono, “alzano le mani e ci parlano”. È così che li scelgono e li sottopongono ad accurati lavori di restauro, che variano da pezzo a pezzo. Passione per la decorazione, certo, ma anche invito al consumo riflessivo. Come a volerci dire che tutto quel che serve per arredare le nostre case esiste già e non limita gusti, aspettative e comfort degli ambienti domestici. La consacrazione dei Jamesplumb è probabilmente arrivata con l’ultimo London Design Festival e il progetto The One Room Hotel, alloggiato nel negozio Hostem, del quale hanno curato anche gli interni. L’idea è una naturale evoluzione dei precedenti allestimenti Tent London (2009) e From This Day Forward (2010), ma

se per questi valeva l’invito a gettare un’occhiata nel loro universo privato, ovvero casa Jamesplumb (“È il nostro epicentro: lì sperimentiamo e tutto si trasforma. C’è una stanza talmente stracolma di cose, che, un giorno, abbiamo dovuto usare una gruccia per aprire le persiane. Si era rotta la lampadina ed era l’unico modo per fare luce”), con The One Room Hotel fanno un passo in là, perché permettono al pubblico di provare la loro installazione oltre che attraversarla. “Ci piace condividere le cose ed essere ospitali e The One Room Hotel era perfetto per questo scopo. Era interessante ricevere i feedback dai nostri ospiti, la mattina dopo”. Per l’appunto, la-mattina-dopo significa che l’installazione era abitabile. Come una normale camera d’albergo. Prima la prenotazione, poi il pernottamento. Completo l’allestimento: bagno, cucina e camera. Un letto a baldacchino al centro della scena. “La struttura svedese del 18° secolo l’abbiamo trovata in una fiera dell’antiquariato a sud dell’Inghilterra. È stata il nostro punto di partenza. Pezzo forte, le antiche tele indiane in seta che fungevano da tettoia. Stando sdraiati sul letto si vedevano i disegni brillare sul retro.” Quando si dice l’attenzione ai dettagli!

www.jamesplumb.co.uk

Interni e insegna del progetto londinese The One Room Hotel, con il letto a baldacchino in primo piano.

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LINEE TRASVERSALI

TXT > Lorenzo Palmeri

DESIGN NO STOP

I PROTAGONISTI DI QUESTA RUBRICA SONO IL PROGETTISTA E IL PROGETTO, INTESO COME LA CATEGORIA “TRASVERSALE”, IN GRADO DI COSTRUIRE “LINEE” DI CONTATTO TRA FENOMENOLOGIE, PERSONE E DISCIPLINE DISTANTI E, A VOLTE, APPARENTEMENTE INCONCILIABILI. IL METODO, CHE MIRA AL RACCONTO E AL DISVELAMENTO DEI PROCESSI, È QUELLO DEL QUESTIONARIO/INTERVISTA CON SETTE DOMANDE FISSE CUI SE NE POTRANNO AGGIUNGERE ALTRE FORMULATE AD HOC. DOMANDE E PROGETTI INTERESSANTI SI POSSONO SUGGERIRE SCRIVENDO A LINEETRASVERSALI@GMAIL.COM Cap. X: risponde Venanzio Arquilla

IL TITOLO DEL PROGETTO? Design No Stop CHI SEI? Sono un designer, per formazione e passione, ma soprattutto sono un ricercatore del Dipartimento INDACO del Politecnico di Milano e insegno alla Facoltà del Design dal 2001. IN COSA CONSISTE? Design No Stop è un’iniziativa di docenti e studenti di design del Politecnico di Milano che, per manifestare in forma alternativa il proprio dissenso al disegno di legge Gelmini, si sono attivati con workshop ed extempore sul tema: progettare per il futuro dell’Università. Design No Stop può essere sinteticamente descritto come un PRO.PRO. PRO (forma ironicamente evoluta del più famoso co.co.pro.): Mattia Parietti Filippuzzi Stefano

PRO: Protesta PRO: Proattiva PRO: Progettante

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Un modo per esprimere il dissenso al DDL 1905 e la preoccupazione per il futuro dell’Università pubblica attraverso una didattica di sensibilizzazione rivolta agli studenti: anche loro direttamente coinvolti dalla riforma. Dai dati forniti dalla presidenza della Facoltà del Design solo nel primo giorno sono stati coinvolti nella didattica alternativa 51 corsi tra la


sede di Milano e Como, 130 Docenti-Ricercatori e 2.500 studenti, nella settimana sono stati oltre 4000 gli studenti coinvolti in oltre 200 corsi. Le proposte didattiche, hanno visto lavorare gli studenti sul medesimo tema del futuro dell’Università, hanno dato luogo a diversi esiti progettuali sulla base dei diversi orientamenti di studio: prodotti per la nuova didattica, post-card, t-shirt e microfilmati che testimoniano come gli studenti vedono e vorrebbero l’università... I risultati sono andati molto oltre le più rosee aspettative: gli studenti hanno partecipato attivamente alle attività.

Vera Mazzoleni Ferracini

QUANTO TEMPO CI HAI MESSO? Il tempo per l’organizzazione è stato pochissimo, circa due settimane, sono state due settimane molto dure, direi full time, ovviamente notti comprese (era il momento ideale per aggiornare il sito), ma ne è valsa la pena. Tutto è successo dopo una conferenza d’Ateneo nella quale si è capito che il Rettore non avrebbe acconsentito al blocco della didattica. Sciolte le ritrosie iniziali e organizzate le attività in modo da non ledere il diritto allo studio degli studenti e da non creare difficoltà di gestione alla Facoltà stessa, abbiamo avuto un’adesione totale. La comunicazione dell’iniziativa è passata attraverso un blog autoprodotto (designnostop.tumblr.com) ed ha sfruttato i social network. Anche in questo caso è stato un vero successo, considerando i numeri medi delle iniziative universitarie: oltre 25.000 pageview in meno di un mese e oltre 9200 visitatori unici, 688 amici sulla pagina di Facebook. Dal punto di vista fisico, viste le ristrettezze economiche, il tutto è stato organizzato con meno di 1000 euro di budget, invece ci siamo affidati ad adesivi con il logo dell’iniziativa, ne sono stati stampati e distribuiti oltre 5000 solo nella prima settimana e a delle fascette destinate alla docenza. QUALI DIFFICOLTÀ HAI DOVUTO SUPERARE? Le difficoltà sono state di molti tipi: burocratiche, di tempo, gestionali ma quelle più dure da superare però sono state quelle ideologiche. E’ difficile nella società contemporanea organizzare iniziative di questo tipo che non vengano etichettate politicamente. Noi fino a oggi ce l’abbiamo fatta, hanno partecipato tutti i colleghi e tutti gli studenti a prescindere dal proprio credo politico. CHI TI HA AIUTATO? Sin dall’inizio c’è stato un piccolo gruppo composto da meno di 10 persone che ha organizzato il tutto, poi con il passare dei giorni il numero di colleghi coinvolti è aumentato e questo è stato positivo perché ha riportato anche internamente alla facoltà del Design un dibattito proattivo che mancavano da un po’. COSA HAI IMPARATO? Se è vero che non si finisce mai di imparare, devo dire che questa iniziativa dal punto di vista personale è servita come acceleratore incredibile per crescere e per capire che le cose si possono affrontare anche diversamente da come si è abituati a pensare.

Degano Luca D’apollonia Giorgia

http://designnostop.tumblr.com http://www.flickr.com/photos/designnostop/ http://www.youtube.com/designnostop


26 100% DESIGN

A CURA DI> Elisabetta Colombo 4474 caratteri 727 parole

IL GIOVANE GIOVANNI FRESCO DI LAUREA, MA GIÀ PLURI-SEGNALATO, JOHN GREEN È UN PERFEZIONISTA AUTOCONFESSO DELLA FORMA (ESSENZIALE) E DEI MATERIALI SEMPLICI, COME IL LEGNO. LO HA UTILIZZATO ANCHE PER GLI ULTIMI DUE LAVORI, LA SEDIA SIMPLE E L’ATTACCAPANNI STANDARD, PRESENTATI ALL’ULTIMO 100% DESIGN DI LONDRA, CON UN LAST-MINUTE-JOB NOME

TRE AZIENDE CON LE QUALI COLLABORI?

John Green.

Seletti (www.seletti.it), Snowhome (www.snowhome.co.uk) e SuckUK (www.suck.uk.com).

ETÀ 23.

NAZIONALITÀ Britannica.

IL MOTIVO DEL TUO SUCCESSO? Non lo so. Forse faccio lavori attuali, che piacciono alla gente. In verità, la mia fama si misura più in termini di premi, riconoscimenti e segnalazioni. Pochi i risvolti finanziari, al momento.

STUDI Laurea in Product Design alla St. John I TUOI PROGETTI: MATERIALI, TECNICA University di York. DI REALIZZAZIONE, STILE Mi piace molto il compensato, in particolare, piegarlo, perché mi permette di realizDOVE ABITI? zare oggetti senza tempo. Tutti i miei desiA York, dove ho anche lo studio. Però sono gner preferiti - Charles & Ray Eames, Alvar originario di Huddersfield, West Yorkshire. Aalto, BarberOsgerby - l’hanno adoperato così bene, in passato, che spero di eguagliarli per qualità e meriti. Da loro ho avuto CHE LAVORO FAI? anche importanti insegnamenti di stile. Designer di prodotto e di arredi. Lavoro principalmente per conto mio e, part-time, IL TUO MODELLO DI RIFERIMENTO? per Snowhome. Gli Eames. I loro lavori conservano sempre un che di moderno.

In apertura: mensola e bacheca magnetica Pantone. Sopra: il portariviste Embrace, che all’occorrenza diventa tavolino.


TRA I PREMI RICEVUTI, QUELLO PIÙ GRA- PERFETTO ESEMPIO DI ECO DESIGN. DITO? Sì, penso sempre all’ambiente quando Il Classic Design Award di Homes & Gardens. creo. Più che altro perché se un prodotto Anche se non ho vinto (secondo classifi- è ben fatto, si risparmiano soldi, rifiuti cato) ho molto apprezzato la candidatura. ed energia. Soprattutto perché mi sono trovato nella stessa sala con alcuni brillanti creativi, come UN’IDEA CHE TI FRULLA IN TESTA? James Dyson e Max Lamb, che era nella mia Sto lavorando a una sedie da circa un anno. categoria (Young Designers Award). È lì, sonnecchia nella mia mente e ogni tanto ci penso, fino all’agosto scorso, quando ha QUANTE ORE PER PENSARE A UNA IDEA finalmente catturato tutta la mia attenzioNUOVA? ne. Ora, stiamo preparando il prototipo per Di solito poche. Ho idee nuove ogni giorno, lanciare il prodotto a Interzum, il prossimo che annoto diligentemente nel mio tac- maggio (Colonia, 25-28 maggio 2011). cuino, ma solo quelle buone arrivano sul tavolo da disegno. QUANDO NON SEI AL LAVORO... Faccio surf.

QUANTI GIORNI PER REALIZZARLA? Due settimane circa, per passare dal conALL’ULTIMO 100% DESIGN: COSA HAI cept al disegno al prototipo. VISTO DI BELLO? Ho avuto poco tempo per girare, perché avevo PER UN TOTALE DI QUANTE NOTTE IN- la mia esposizione da seguire, ma tra le cose SONNI? viste, ho gradito l’Icon Clock di &design. La mia ultima mostra al 100% Design (100% Futures) è stata una corsa contro il tempo. Ero già molto in ritardo, ma volevo a tutti i costi presentare qualche prodotto nuovo. Questo mi ha messo sotto pressione e per due settimane ho lavorato senza tregua, con una media di quattro ore di sonno al giorno e due notti secche senza dormire. È stata la mia prova più difficile.

LA VERA SFIDA PER UN DESIGNER È... Essere sempre creativo. E non è semplice quando ci si deve occupare anche degli affari.

COSA NON DEVE MAI MANCARE IN UN BUON PROGETTO? Il controllo della qualità, a ogni livello. Soprattutto nella fase della produzione. Un progetto può essere perfetto sulla carta, ma se è realizzato con negligenza, non avrà nessun successo. I particolari sono fondamentali.

UN OROLOGIO NEL CARTONE DELLA PIZZA, UNA TESTA DI CERVO COME APPENDIABITI, UNA BACHECA PANTONE: QUAL È L’ISPIRAZIONE? Gli ultimi due prodotti nascono dalla mia collaborazione con Snowhome. Mentre l’orologio nel cartone della pizza è un’idea di quando ero studente. Avevo molti scarti di lavorazione e non potevo permettermi di buttarli. Così ho deciso di disegnare alcuni prodotti con gli avanzi di compensato. “Designing with waste” è il nome della collezione. Volevo anche che fosse accessibile e per questo motivo ho studiato un modo per ridurre i costi del packaging. Ecco spiegato il cartone della pizza. È un articolo di massa e costa meno di tre centesimi al pezzo.

LONDRA È LA CAPITALE... Del Regno Unito.

UN PENSIERO POSITIVO Mi piacerebbe molto vedere le mie ultime creazioni in qualche negozio. In vendita.

Sedia in legno massello Simple, tagliata con macchina CNC (computer numerical control) e attaccapanni Standard, uniformato alle misure di un manico di scopa per abbattere i costi di produzione.


BIENNALE DI VENEZIA

TXT > Ester Pirotta

GIROVAGANDO TRA I PADIGLIONI NAZIONALI AI GIARDINI DELLA BIENNALE

53 ALLESTIMENTI RELATIVI ALLE PARTECIPAZIONI NAZIONALI AFFIANCANO I 46 PROGETTI SELEZIONALI DA KAZUYO SEJIMA CONFERMANDO IL SUCCESSO DELLA 12° MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA DELLA BIENNALE DI VENEZIA Vista ravvicinata delle matite appese che costituivano l’allestimento del Padiglione Ungherese/ credits ph.Tamás Bujnovszky.

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La Biennale di Architettura diretta da Kazuyo Sejima ha offerto un ricco scenario di interpretazioni ben riuscite del tema People meet in Architecture, ossia l’architettura come strumento per creare relazioni tra gli individui. Da tempo non si assisteva a una mostra di architettura così ricca di significati ben trasmessi e con istallazioni avvincenti ed emozionanti. Ad affiancare i 46 progetti selezionati da Sejima per l’Arsenale e il Palazzo delle Esposizioni, ci sono state

le 53 istallazioni delle Partecipazioni Nazionali, allestite presso i Padiglioni ai Giardini e in varie location del centro storico veneziano. Abbiamo selezionato tre progetti tra i più significativi e ce li siamo fatti raccontare direttamente dagli autori.


P ADIGLIONE UNGHERIA BORDERLINE ARCHITECTURE BY MARCEL FERENCZ E ANDOR WESSELÉNYI-GARAY

M.F./ In architettura la casa emerge da un’idea e diventa realtà con l’aiuto del disegno. Nel nostro mondo il disegno è la BorderLINE. È quello che viene rappresentato con oltre cento chilometri di fune e trentamila matite all’interno del padiglione. La sola forza che influenza l’installazione è la gravità che è fondamentale per l’architettura. Così l’installazione diventa un riflesso della nascita dell’architettura.

E’ LA VOSTRA PRIMA BIENNALE COME ESPOSITORI? QUALI LE VOSTRE IMPRESSIONI SULLA MOSTRA E SULLA CITTÀ CHE LA OSPITA? A.W-G/Dopo tanti anni in cui visitavo la Biennale come turista, essere a Venezia come espositore è un sogno che diventa realtà. Durante i giorni dell’inaugurazione i Padiglioni ai Giardini erano così affollati che potevi sentire “l’incontro”, ma in qualche modo si perdeva l’esperienza di essere “nell’architettura”.

PEOPLE MEET IN ARCHITECTURE, COSA NE PENSATE DEL TEMA SCELTO DA SEJIMA PER LA BIENNALE 2010? A.W-G/ E’ un tema estremamente stimolante per qualsiasi architetto, il quale deve rendersi conto che la sua missione è progettare architetture vissute dalla gente e che la prima persona che vivrà la sua opera sarà lui stesso, il non-architetto che c’è in lui. Credo che il motto di Sejima obblighi ogni professionista a prendere parte alla più grande sfida della sua vita, ovvero diventare una delle persone che incontrerà nella sua architettura. M.F./ Le parole di Sejima parlano di uno strano collegamento, uno strano rendez vous. L’indicibile che si nasconde negli spazi dell’architettura incontra il dicibile umano. Questo rendez vous che cattura il segreto dell’architettura, questo incontro è la chiave per una più alta comprensione dello spazio.

BORDERLINE ARCHITECTURE, QUAL È IL MESSAGGIO? A.W-G/Pensando al tema guida della Biennale, abbiamo cercato di trovare uno spazio comune dove la gente, di età, professioni ed etnie diverse, potesse incontrarsi. Il disegno è il denominatore comune, il linguaggio comune senza parole che metta in relazione le persone. Per sottolineare che lo spazio del padiglione è lo spazio del disegno, e anche lo spazio di un foglio di carta, abbiamo cercato di definire il più piccolo elemento visibile nel contesto di una esibizione facendolo diventare la materia prima dell’installazione, ossia l’elemento base del disegno, la linea verticale tesa dalla gravità all’interno del padiglione.

M.F./ Nel 2002 mio padre, l’arch. István Ferencz, ha esposto un suo progetto alla Biennale, così ho conosciuto Venezia, un luogo indimenticabile, la città dei miracoli. È qualcosa di cosmico.

SE VI CHIAMASSERO A CURARE LA BIENNALE 2012, QUALE TITOLO SCEGLIERESTE? A.W-G/ Dreamland M.F./ HuMOuR architecTOuR

Tre suggestive immagini del progetto BorderLINE Architecture degli architetti Marcel Ferencz e Andor WesselényiGaray/credits ph.Tamás Bujnovszky.


P ADIGLIONE OLANDA VACANT NL, WHERE ARCHITECTURE MEETS IDEAS BY RIETVELD LANDSCAPE/RISPONDE RONALD RIETVELD

PEOPLE MEET IN ARCHITECTURE, COSA NE PENSA DEL TEMA SCELTO DA SEJIMA PER LA BIENNALE 2010? La ragione per cui Rietveld Landscape è stato scelto come curatore olandese è che noi siamo interessati al contributo dell’architettura al demanio pubblico. Nella dichiarazione che Sejima ha fatto in qualità di curatrice della Biennale trovo molti parallelismi con la nostra ricerca. VACANT NL, WHERE ARCHITECTURE MEETS IDEAS, QUAL È IL MESSAGGIO? Migliaia di edifici in Olanda rimangono vuoti, alcuni per una settimana o pochi mesi, molti altri anche per anni. Rietveld Landscape è stato invitato dal NAI (Netherlands Architecture Institute) a illustrare, attraverso un modello, l’enorme potenziale rappresentato da questo spazio temporaneamente libero, mettendolo in relazione con l’obiettivo dell’Olanda di divenire una delle prime cinque economie mondiali del sapere. La mostra è un appello al riutilizzo intelligente di edifici provvisoriamente vuoti in tutto il mondo per promuovere creatività imprenditoriale e innovazione.

Viste dell’allestimento Vacant NL, Where Architecture Meets Ideas progettato dallo studio Rietveld Landscape al Padiglione Olanda.

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E’ LA VOSTRA PRIMA BIENNALE COME ESPOSITORI? QUALI LE VOSTRE IMPRESSIONI SULLA MOSTRA E SULLA CITTÀ CHE LA OSPITA? A causa dei numerosissimi impegni e dei rapporti con la stampa non abbiamo avuto molto tempo per visitare altri padiglioni, se non quello del Belgio, che era di fianco al nostro e che abbiamo molto apprezzato. SE VI CHIAMASSERO A DIRIGERE LA BIENNALE 2012, QUALE TITOLO SCEGLIERESTE? Le idee sarebbero molte ma per rispondere seriamente alla domanda avremmo bisogno di alcune settimane di approfondite ricerche.


PADIGLIONE REPUBBLICA CECA E REPUBBLICA SLOVACCA NATURAL ARCHITECTURE BY MARTIN RAJNIŠ + E. M.R.A.K, IRENA FIALOVÁ, JANA TICHÁ/RISPONDE JANA TICHÁ

PEOPLE MEET IN ARCHITECTURE, COSA NE PENSA DEL TEMA SCELTO DA SEJIMA PER LA BIENNALE 2010? Credo si riferisca alle qualità delicate, umane, sensuali e affettive dell’architettura, auspicando il suo ritorno al concreto, all’architettura come esperienza diretta, esistenziale, cioè qualcosa che è molto vicino alla mia interpretazione. Ho molto amato l’atmosfera poetica del film di Wim Wenders, la nebbia calda e umida della rampa a spirale di Transsolar e Ttsuo Kondo, la danza dell’acqua nel buio e nella luce di Olafur Eliasson, la materialità dello “spazio” polifonico di Janet Cardiff, la discreta presenza del giardino di Piet Oudolf. L’esperienza condivisa è tutto ciò che unisce le persone. E’ LA VOSTRA PRIMA BIENNALE COME ESPOSITORI? QUALI LE SUE IMPRESSIONI SULLA MOSTRA E SULLA CITTÀ CHE LA OSPITA? Martin Rajnis è stato uno degli autori dell’allestimento al Padiglione Cecoslovacco nel 1991 mentre per me è la prima partecipazione alla Biennale di Venezia. Ovviamente si tratta di un’esperienza molto diversa all’essere semplicemente un visitatore. Con mia grande sorpresa, forse l’esperienza più intensa è stata Venezia stessa. Non era certo la prima volta che venivo in questa città, ci sono stata molte volte dagli inizi degli anni Novanta, ma solo ora ho sentito in modo quasi palpabile l’atmosfera irreale, virtuale di questa vecchia bellezza che sta andando in rovina, vestita a festa per un party turistico che non finisce mai.

NATURAL ARCHITECTURE, QUAL È IL MESSAGGIO? L’uscita dalla crisi attuale potrebbe portarci a ristabilire un contatto con il mondo naturale. Questo ha molteplici significati, in fenomenologia “naturale” significa il mondo in cui viviamo e che sperimentiamo direttamente, in antropologia culturale, “naturale o primitivo” significa non toccato dal processo di civilizzazione. Entrambi sono riferimenti importanti per il nostro progetto: noi vogliamo mostrare l’architettura come esperienza diretta e desideriamo anche offrire un possibile minimo comune denominatore, un “grado zero” dell’architettura che dovrebbe aiutare a partire da un nuovo inizio.

SE LA CHIAMASSERO A DIRIGERE LA BIENNALE 2012, QUALE TITOLO SCEGLIEREBBE? Chissà quando capiterà! Te lo dirò quando mi affideranno l’incarico!

Tre immagini del progetto Natural Architecture presentato al Padiglione Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca/ credits Rob’t Hart.

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TRIENNALE DI LISBONA

TXT > Luca Bergamin

E ADESSO PARLIAMO DI CASA

La Triennale di Lisbona torna con un calendario ricco di incontri e mostre in spazi positivi nuovi e antichi lungo il fiume Tago, ex impianti elettrici converti in musei, capannoni industriali trasformati in concept location.

E’ IL TITOLO DELLA TRIENNALE DI LISBONA CHE IL MUSEO BERARDO, LA FONDAZIONE EDP E IL MUSEU DEL CHIADO RACCONTA L’EVOLUZIONE DELL’ARCHITETTURA ABITATIVA NEL CORSO DEL XX SECOLO Falemos de Casas. Già il titolo della Triennale di Lisbona, in scena sino al 16 gennaio, giunta alla sua seconda attesa edizione, è pura poesia. Non a caso è presa da un verso vergato da Helder Herberto, rimatore lusitano del XX secolo. Parlare è tema di stretta attualità. Anche in architettura, dove i giovani interpreti di questa forma di arte abitativa, in tutto il mondo, dal Portogallo al resto dell’Europa, e soprattutto nei continenti emergenti come l’Asia e anche un po’ l’Africa, ricercano e progettano soluzioni che abbinino il massimo del comfort al minor costo. Nelle sedi espositive della manifestazione organizzata nella capitale portoghese - falemos de casas: entre norte e o sul -, parliamo di casa tra nord e sud. E lo facciamo al Museu della Colecção Berardo in cui viene raccontato il progetto SAAL, un tentativo urbanistico utopistico, compiuto da un manipolo di architetti locali volto a migliorare gli esempi di edilizia collettiva tra gli anni Cinquanta e Settanta nelle città di Lisbona e Porto, che sembra essere riuscito a coniugare queste due esigenze - spazi da sfruttare al massimo e luoghi abitativi dignitosi -, giocando sulle linee degli esterni e la dolcezza di interni piccoli come cellette di api ma caldi, appunto, come il miele. Nella Fundação EDP Museo dell’Elettricità, la sede più interessante della Triennale, sono esposti i progetti realizzati dagli studenti che hanno partecipato al “Cova da Moura”, un concorso per opere destinate ad abbellire il quartiere periferico e degradato di Cova da Moura ad Amadora, vicino Lisbona. Presentati in un accostamento forte e riuscito con i progetti di “A House in Luanda: patio and pavillion” ideato in partnership con la Triennale di Luanda: ecco le case immaginate dai giovani artisti africani per una capitale

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dell’Angola che guarda al domani con fiducia. Il risultato sono prototipi a uso familiare che sfruttano al meglio i materiali poveri. L’Africa, dunque, ma anche il nord e il sud del mondo. Ed ecco, dunque, “Nordic Countries: Nordic Connection”, l’esposizione curata da Sir Peter Cook, sempre al Museu Berardo in cui si viaggia nel tempo dal Neoclassicismo sino alla architettura moderna e sociale della prima metà del XX secolo nella punta più estrema del Vecchio Continente con opere di Utzon, Fehn, Pietela sino ai lavori di Jacobsen e Aalto, ovvero i massimi esempi del design nordico che hanno trasformato l’uso dello spazio, piegando la fredda geometria all’estetica della bellezza. Architettura dei ghiacci che viene


A confronto i modelli abitativi europei con quelli africani e brasiliani, tutti per affermare il concetto dell’abbinamento tra miglior qualità del vivere e razionalità dei luoghi.

Questa volta si parla di casa, a Lisbona, un problema ma anche una scommessa di scottante attualità in un paese, quello lusitano, che affida all’arte il compito di guida verso un futuro nuovamente da conquistadores.

messa a contatto con con “The Popular City”, curata da Ana Vaz Milheiro e Manuel Graça Dias ancora al Berardo. Le due curatrici hanno saputo sapientemente tracciare un parallelismo forte con le metropoli africane e brasiliane: tre cieli e tre terre, Recife, Luanda e Maputo, per confrontare e studiare i punti di contatto tra favelas, musseques e caniço, strade e mercati, scuole, centri sportivi e condomini formicai. Al Museu Nacional de arte contemporanea, Museu de Chiado, il quartiere più antico e “slabbrato” di Lisbona, dove le case sfoggiano patii e interni maiolicati, le strade salgono tra i fischi dei tram, va in scena invece “When Art Speaks Architecture”, che è una sorta di tributo, ringraziamento, risposta alla ventata di benefica ispirazione che l’arte opera nei confronti dell’architettura. E così sono stati chiamati artisti di origine e formazione assai disparata per mostrare questo legame, solo all’apparenza sottile, fra queste forme espressive: Ângela Ferreira, José Pedro Croft, Carlos Nogueira e Fernanda Fragateiro, ma anche Jimmie Durham John Bock; Jonas Dahlberg, Luísa Lambri, Marcelo Cidade, Tom Sachs; Vangelis Vlahos e il Wallid Raad/Atlas Group. La Triennale esce anche dalla capitale lusitana per approdare al Centro Culturale di Cascais con la mostra “Falemos de 7 Casas em Cascais”, una sorta di passeggiata artistica sul lungomare architettonico incentrata su 7 residenze che dettano la sinuosa rivoluzione stilistica delle ville costiere portoghesi contemporanee. Info: www.trienaldelisboa.com www.visitlisboa.com


I CITY

TXT Alessandro Scandurra & Marina Paul

L’ARCHITETTURA DELLA BATTAGLIA

UN CONFRONTO TRA ALESSANDRO SCANDURRA E LO STORICO GUIDO BELTRAMINI, UNO DEI MASSIMI ESPERTI INTERNAZIONALI DELLE ARCHITETTURE DI ANDREA PALLADIO Alessandro Scandurra > Architetto Guido Beltramini > Direttore del Centro Internazionale studi d’architettura Andrea Palladio E’ un dialogo che prende spunto dall’ultimo libro di Beltramini “Andrea Palladio e l’architettura della battaglia” con le illustrazioni inedite delle storie di Polibio (Marsilio ed.). Gli studi di Palladio sulle disposizioni in campo delle battaglie di Giulio Cesare, possono essere un esempio di come la macchina del potere e i suoi dispositivi di occupazione del territorio siano all’origine dello spazio in cui viviamo, determinato da scelte e conseguenze fisiche sullo spazio stesso, che rappresentano un preciso pensiero del suo controllo. E’ interessante capire come antiche forme di organizzazione in guerra rappresentino la gestione di una complessità che determina una presa di posizione sul campo, cioè la proiezione di una futura conquista di spazio. Le forme dei plotoni, delle truppe, degli accampamenti, disegnano confini e strutture che sono le mura della città. Rappresentano l’essenza della costruzione di un limite, sono la “forza” manifestata per ordinare lo spazio negoziandolo con gli altri.

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GUIDO BELTRAMINI Studiando Palladio, che ha delle architetture così possenti, ho cercato delle zone di confine nel suo progetto, cioè i momenti in cui prefigura quello che poi realizza. Uno di questi è stato un impressionante allestimento temporaneo che segna l’inizio della sua carriera. Siamo nel 1543, Palladio non è ancora conosciuto, non è l’architetto della città, ma di un gruppo elitario, guidato da Trissino, che vuole prendere il potere a Vicenza. Nel 1543 entra in città il vescovo Ridolfi, nipote di Lorenzo il Magnifico. Il Trissino e la sua banda creano questo enorme allestimento che trasforma la città medioevale in una città antica: la Vicenza “rossa”, variopinta di mattoni e intonaci colorati, per un giorno diventa bianca. E’ un enorme modello tridimensionale ottenuto applicando sopra gli edifici gotici, delle strutture in legno e stucco che ricostruiscono archi di trionfo, obelischi, statue colossali. Mi aveva colpito molto che, all’origine della presa di possesso che Palladio fa di Vicenza, ci sia stato questo enorme modello al vero.


Scene tratte dal film Spartacus di Stanley Kubrick.

ALESSANDRO SCANDURRA LO STUDIO DELLE DISPOSIZIONI ANTICHE DELLE TRUPPE, COME PUO’ AVERE INFLUENZATO IL PENSIERO DI PALLADIO? GB Facendo le mie ricerche mi ero focalizzato sui suoi studi per le battaglie: mi sembrava che avesse un approccio rivoluzionario rispetto ai suoi contemporanei. Gli architetti prima di lui sono degli specialisti di fortificazioni. In un bellissimo libro di Ismail Kadarè che si chiama “I tamburi della pioggia” si racconta proprio di un grande assedio nel 1460 e del ruolo chiave dell’architetto. Nel corso del Cinquecento questo ruolo legato alla difesa viene poi progressivamente espropriato dagli ingegneri e dai tecnici.


AS PALLADIO SI PONE INVECE IN UN’OTTICA DIVERSA? GB Parte dall’idea che non si può difendere uno spazio se non attraverso il movimento: nessuna città ha mai resistito all’assalto di un esercito ben organizzato. Questo diventa il tema dei suoi studi: la dinamica delle truppe, i ranghi, le formazioni, come ci si muove sul campo, come si prende possesso del campo, come si resiste a una carica. Palladio non si limita a uno studio teorico ma intorno al 1574 fa una dimostrazione pratica di come funzionino gli antichi ordinamenti, cioè il modo di marciare dei soldati romani, di creare formazioni, di resistere all’attacco: forme che si creano, si sciolgono, si riformano. I trattati militari del Cinquecento sono affascinanti perché sembrano dei libri futuristi in cui i battaglioni simboleggiano delle lettere dell’alfabeto, a forma di triangolo, di forbice, mentre un interessante riproduzione di queste battaglie si può vedere in “Spartacus” il film di Kubrick... AS MI COLPISCE MOLTO COME LA PRESA DI SPAZIO, LA MESSA IN CAMPO DELLE FORME, DIVENTINO OGGI LE CITTA’ E LA RAPPRESENTAZIONE DI UN PENSIERO SULLA VOLONTA’ DI CONTROLLO DELLO SPAZIO, SULLA VOLONTA’ DI POTERE. NOI VIVIAMO COSTANTEMENTE IMMERSI DENTRO A QUESTI PENSIERI, PERCHE’ CI SONO ESEMPI DI ARCHITETTURE CHE PARLANO DI POTERE IN UN DETERMINATO MODO E ALTRI IN UN ALTRO. GB Lo spazio di manovra concesso a un architetto a quei tempi era ovviamente molto diverso da quello attuale. Oggi un grande architetto ha con il committente un rapporto che nel Cinquecento era stato concesso solo a Michelangelo, che era nobile di famiglia. La forma della società era molto diversa dalla nostra, era molto più fluida. Pensa a come si viveva in un palazzo del Palladio: non c’erano stanze con funzioni, nelle camere mangiavi, ricevevi ospiti, dormivi, passavi la giornata. Quello che è sorprendente è che i committenti di Palladio erano grandi imprenditori, come oggi Dainese e Renzo Rosso, era gente che conquistava i mercati, uomini d’azione, che volevano l’architettura proprio perché si riconoscevano in quell’architettura.

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AS ANCHE NOI PROGETTISTI OGGI DOBBIAMO CONFRONTARCI CON QUESTA IDEA CHE L’ARCHITETTURA E’ COMUNQUE E SEMPRE LA RAPPRESENTAZIONE DI UN CONTROLLO SULLO SPAZIO CIOE’ SULLA VOLONTA’ DI POTERE, CHE SPESSO RAPPRESENTA E INCARNA UN POTERE VERO, CHE NON E’ SOLO CULTURALE, MA REALE, SPECIFICO, POLITICO. GB E’ chiaro che la forma è il potere: cercare di mantenere la forma vuol dire avere il potere. Le immagini sono tratte dal libro “Andrea Palladio e l’architettura della battaglia” di Guido Beltramini, Marsilio ed.


www.cisapalladio.org


HENRIK VIBSKOV DRESS CODE PER UN MONDO PARALLELO APRENDO IL SITO WEB DI HENRIK VIBSKOV, CLASSE 1972, DANESE, LA SENSAZIONE INIZIALE È QUELLA DI TROVARSI FACCIA A FACCIA CON UNA SORTA DI “VISIONARIO” CONTEMPORANEO IN GRADO DI MACCHIARE METAFORICAMENTE L’UNIVERSO DI WALT DISNEY CON IL CATRAME, CREANDO SCENARI TALVOLTA ASSURDI, SEMPRE IMPROBABILI

38 TALENTI

A CURA DI> Matteo Bergamini 4916 caratteri 774 parole

Designer, stilista e musicista (suona la batteria nel gruppo electricindie Trentemoller) dichiara di non separare generi e stili: il risultato evidente è una miscela esplosiva che sovrappone, tanto per fare un esempio, gonne simili a kilt con trench da ispettore Derrik e calze di lana, uncinetto style, coloratissime, proprio come accade nell’ultima collezione uomo, intitolata The Slippery Spiral Situation. Una spirale di creazioni scivolose dove trovano impedimenti anche le funzioni naturali della vista o del tatto, ibridate in questo caso con occhiali che portano ancorate sulle lenti strane protesi a forma ellittica bianche o nere o, nel caso delle dita della mano, prolungate da piccole appendici bianche come a determinare un sottile gioco di mutamento delle capacità cognitive. Nella collezione uomo della primavera-estate 2008, intitolata Fantabuluos bicycle music factory, i ragazzi indossavano sulla testa una strana forma ovale a pois, goccia o fungo, che non lasciava libera nessuna apertura vitale: nell’autunno-inverno dello stesso anno, con The mint institute, tutti i modelli sono usciti su una passerella verde fluorescente formata da una serie di giganteschi fili d’erba, che rendevano difficile il passaggio, corredati da una “mascherina” che copriva, a seconda della fisionomia individuale, quasi interamente il volto, dalla fronte alle labbra... ma Henrik non si lascia abbindolare dalle mie domande che prendono spunto dalle teorie sull’uso della moda per delineare o innescare un discorso sulle possibilità ampliate o negate del corpo umano o per “sperimentare”: Vibskov afferma di essere ispirato, per le sue creazioni, dalla gente che osserva per la strada, confermando che si possono indossare i suoi abiti anche per andare a fare la spesa... sarà vero, ma perché limitarsi quando si è di fronte alla resa tangibile di un universo popolato di creature dalla “pelle” fantastica? Vestito da Vibskov non voglio andare al supermercato ma entrare nel campo delle carote nere!!

HENRIK, GUARDANDO ALLA TUA PRODUZIONE SI POTREBBE DIRE CHE HAI MISCHIATO UNA MOLTITUDINE DI GENERI: LA MUSICA, L’ARTE, LA MODA, IL DESIGN... TU COME TI DEFINISCI? Non sento molto la differenza tra tutte queste discipline, d’altronde la moda è un buon ombrello sotto il quale può inserirsi di tutto. Il mio lavoro è come la musica free-jazz, si evolve quasi da solo. SPESSO LE TUE “PASSERELLE” SONO VERE E PROPRIE INSTALLAZIONI, DOVE SEMBRANO CONFONDERSI ELEMENTI FANTASTICI E LA LORO POSSIBILITÀ DI ESSERE ABITATE DA CREATURE DELL’IMMAGINARIO. CHE RIFERIMENTI HAI NELL’ARTE VISIVA CONTEMPORANEA? QUALI SONO GLI ARTISTI CHE TI INTERESSANO DI PIÙ? John Kørner, Henrique Oliverira, Elmgreen and Dragsted, Ernesto Neto.

VIBSKOV @ WORK + PARTICOLARE “TRA LE FRANGE”


ROMPI LE RIGHE DELLA STATICITÀ DELLA SFILATA; I TUOI MODELLI SONO APPARSI SDRAIATI IN THE BIG WET SHINY BOOBIES; IN PENDULUM SI AGGIRAVANO TRA STRANE STRUTTURE SOSPESE O, IN THE LAND OF BLACK CARROTS, SI MUOVEVANO IN UNO SPAZIO DA “ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE”...DI QUALI INNOVAZIONI HA BISOGNO LA MODA OGGI? In realtà le mie installazioni sono separate dalle collezioni, non raccontano la possibile storia che sta dietro i vestiti, sono piuttosto da vedere come un palcoscenico. Questo è il mio modo di intendere le installazioni che creo in occasione delle sfilate, forse altri designer invece vogliono fare esattamente questo, raccontare una storia. Per me lo spazio è importante, mi piace creare uno spazio nello spazio, una stanza in cui al pubblico viene vagamente ricordato qualcosa, può vedere alcuni elementi ma, tutto sommato, conosce anche il resto.

INSTALLAZIONI SEPARATE DALLE COLLEZIONI: NON RACCONTANO LA STORIA CHE STA DIETRO I VESTITI

PER QUALI CORPI SONO PROGETTATI I TUOI ABITI? Ho molta gente intorno a me, a cui penso quando disegno abiti... può essere il mio vicino di casa o il ragazzo che vende quotidiani sulla strada. E’ un po’ soggettivo. MI SEMBRA CHE NELLE TUE PRODUZIONI VI SIA SEMPRE UN GERME DISTURBANTE, UNA CARATTERISTICA CHE APPREZZO MOLTISSIMO NELL’ARTE E NELLE ARTI APPLICATE IN GENERALE, UN SINTOMO CHE LASCI LO SPETTATORE STUPITO E TALVOLTA SENZA PUNTI DI RIFERIMENTO. DA COSA NASCONO I TUOI LAVORI? DA QUALE ORIZZONTE GUARDI IL MONDO? Assorbo il mondo intorno a me ma in realtà non distinguo molto tra ciò che disturba e ciò che conforta. Cerco di fare un collage di un sentimento o di un ricordo. Gli elementi disturbanti che si possono riscontrare probabilmente sono dovuti solo al mio vagabondare. C’È QUALCOSA DI HENRIK VIBSKOV CHE SI NASCONDE NELLE RIGHE O TRA LE FRANGE? Immagino di si... quantomeno riflettono il mio stato d’animo.

L’UOMO VIBSKOV: ISPIRED BY NEWSPAPER BOY


PRAISE THE DAWNING Foto: Lara Giliberto Style: Daniela Ventrella Assistente Stylist: Simona Sanfedele Make Up And Hair: Sara Del Re Modella: Ani Alitalo

pantaloni SOMETHING ELSE decolletè ALBERTO GUARDIANI


pelliccia NOLITA collant PHILIPPE MATIGNON

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abito NICOLE FARHI spalline di pelliccia STYLIST’OWN


maglia MAIBELLE BY VALENTINA MARIANI

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abito SIMONE MARULLI pantaloni in pelle DIESEL

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maglia MAIBELLE BY VALENTINA MARIANI collant PHILIPPE MATIGNON


maglia MAIBELLE BY VALENTINA MARIANI


abito PEPE JEANS


Una foto dei designer, in ordine da sinistra a destra: Giulia Cerini, Marco Corso, Laura Armato.

48 IDENTITY CARD

A CURA DI > Margherita Pincioni 1714 caratteri 266 parole

INCONTRO CON COSEATRE L’AUTORITRATTO Uno scatto fotografico di Milano.

Collana nappine, in gomma di caucciù e foglio di lattice.

IL PORTAFORTUNA? La nostra prima valigia di cartone.

SIETE DI MODA? IL CORPO COME OGGETTO O COME Essere di moda è una cosa temporanea. Noi SOGGETTO? stiamo lavorando per rimanere nel tempo. Soggetto. RICERCA MINUZIOSA O EMOZIONE ISTINTIVA? Ricerca minuziosa.

LA MEMORIA O IL FUTURO? Guardiamo alla memoria per andare verso il futuro.

PAURA DI? Dimenticarsi del passato.

IL CAPO DA INDOSSARE PREFERITO? Sottoveste vintage di seta color carne.


Collana barchette, barchette di carta e pepite di plastica color ambra. Collana corallo, fogli di silicone e ricamo di Swarovski color arancio e bianco.

IL PROSSIMO APPUNTAMENTO IMPORTANTE? La fiera a Parigi per presentare la collezione invernale.

* CoseAtre, fa il suo ingresso durante il Fuori Salone di Milano nell’edizione 2009. UN VIAGGIO IMPORTANTE? Laura Armato, Giulia Cerini, Marco Corso, In Sicilia a lavorare per la nostra collezione tutti designer, decidono di entrare nel estiva Tropicana. mondo degli accessori e bijoux, ispirandosi con passione incondizionata verso tutto UN GIOCO D’INFANZIA? ciò che appartiene a un elegante e, mai Nascondino. come in questo momento attuale, cosmo del Vintage. Nel febbraio di ques’anno, grazie alla partecipazione di uno dei fonSULLA SCRIVANIA: ORDINE O CAOS? datori a Next Generation (concorso proDecisamente caos, abbiamo una sola scrivamosso da Camera della Moda Italiana), per nia per tre persone. la prima volta il collettivo porta in passerella le proprie creazioni. L’IPHONE O L’AGENDA? Agenda.

L’ULTIMA MOSTRA VISTA? Francesca Woodman al palazzo della ragione a Milano. PER COSA DISCUTETE? Prima di uscire, ci contendiamo per indossare l’ultima nostra creazione. SEMPRE D’ACCORDO SU? Sulle decisoni importanti. INSIEME SOLO SUL LAVORO O ANCHE NEL TEMPO LIBERO? 24 ore su 24 dal vivo in chat o al telefono.

Collana multi colletto, in fogli di silicone.


I PREFERITI

TXT > Seta Fael

SUNGLASSES

UNA NUOVA RUBRICA DEDICATA AL CONSUMISMO: SU QUESTO NUMERO ABBIAMO DECISO DI DEDICARLA AGLI OCCHIALI; NONOSTANTE LA NEBBIA MILANESE VI CONSIGLIAMO LE MONTATURE DA SOLE, SE VOLETE FARE I RAFFINATI MEGLIO OPTARE SUI PERSONALIZZATI DI SANDRO GONNELLA, MA SE VOLETE DAVVERO ESAGERARE SBIRCIATE I MODELLI DI WWW.WOWVINTAGE.COM WHO Oakley, modello Holbrook WHAT Un sottile mix di stile e alte prestazioni, ritratto fedele di chi vive al ritmo inebriante delle sue passioni. Le lenti, disponibili in versione polarizzata e con rivestimento Iridium e ottimizzate dalla tecnologia High Definition Optics, si inseriscono in una montatura leggera, raffinata e comodissima da indossare. I dettagli metallici conferiscono al frontale un tocco inconfondibile e originale. WHY Sono il secondo modello di Oakley dedicato a Shaun White, il più grande snowboarder del mondo. Alte prestazioni in grande stile: esattamente come chi li ha ispirati.

WHO Rodenstock, modello R3221 WHAT In acetato, l’occhiale è caratterizzato da grosse lenti monocromatiche o in gradazione di colore che garantiscono una protezione ottimale ai raggi UV. WHY Dallo stile glamour e dalle forme arrotondate oversize, ripropone, con materiali innovativi, lo stile inconfondibile degli anni Settanta. WHO Lozza, modello Zilo WHAT Dettagli in metallo e acetati multistrati, impreziosito da una nuova cerniera su aste proposte anche nella variante tubolare, con piccole borchie sulla montatura come dettaglio rock, e ancora con il singolare ponte a chiave. I colori sono sobri insieme a tonalità più accese sfumate e a un elegante gioco di accostamenti nei toni dell’avana. WHY Lozza Back from the 70’s, continua a essere al centro dell’attenzione con un claim dirompente dalle sfumature rock. La ripresa dei grandiosi anni ‘70-‘80, l’inimitabile vintage style, i colori e la musica, sono i tratti che caratterizzano il potere comunicativo e la nuova immagine cool della Collezione Sole 2011, vicina ai giovani e ai trend del passato.

In alto il modello Holbrook di Oakley, disponibile anche nella versione polarizzata, sopra il modello Zilo di Lozza, con piccole borchie sulla montatura.

WHO Ozona, modello Essa WHAT L’occhiale sartoriale progettato su misura da Sandro Gonnella e realizzato interamente a mano, assecondando tutte le esigenze del cliente desideroso di indossare un pezzo unico completamente personalizzabile nelle forme nei colori e nelle rifiniture. L’offerta di personalizzazioni come l’incastonatura di pietre preziose e la sartorializzazione delle montature rende il laboratorio unico nel suo genere. WHY linea di occhiali unici, studiati nei minimi particolari e dal design ricercato e colto. Questo modo di lavorare rappresenta la volontà di tornare al concetto di oggetto di qualità, esattamente come negli anni ‘50 , dove era consuetudine possedere abiti sartoriali, scarpe, borse, cappelli su misura, tutti prodotti realizzati da esperti artigiani che usavano solo materiali di prima qualità.

Di fianco la montatura glamour, ispirata agli anni Settanta di Rodenstock.


WHO Dolce&Gabbana, modello GOLD Edition WHAT L’asta in metallo è placcata in oro 18 carati, impreziosita da numerosi dettagli come il logo inciso a laser, l’esclusiva placchetta interna avvitata e il dettaglio in metallo sul terminale in acetato. Proposto in due varianti colore, nero e avana, è valorizzato da un prezioso bauletto e da un astuccio in pelle.

Sopra Essa di Orizona, l’occhiale sartoriale progettato su misura da Sandro Gonnella. Di fianco la Gold Edition di Dolce & Gabbana, con l’asta placcata in oro.

WHY E’ un tributo alla tradizione, alle origini, allo stile. Ogni singolo dettaglio è espressione di lusso, eleganza, raffinatezza. I materiali sono ricercati e pregiati.

WHO Super, modello Ilaria WHAT Questo è sicuramente il modello “Alta moda” di Super ed é realizzato con la combinazione di metallo color oro e havana classico. L’elegante acetato veste la parte superiore e la parte finale delle aste. Il metallo color oro rifinisce l’occhiale evidenziando la forma rotonda delle lenti. Questo modello può apparire di nicchia per la sua avanguardia, ma in realtà mantiene un look sorprendentemente discreto e classico. WHY Sono progettati per coloro che vogliono qualcosa di veramente speciale e limitato. Ilaria si può trovare nei negozi selezionati e in una quantità limitata nello shop online di Super.

WHO Persol, modello Icona 649 WHAT Lastre in acetato, lenti in cristallo, un design moderno ed eclettico per un occhiale dal fascino raffinato. La qualità sofisticata dei dettagli è ben rappresentata dalla classica freccia Supreme, simbolo di Persol. La comoda curvatura del Victor Flex, inconfondibile ponte flessibile a tre intagli, garantisce una perfetta aderenza su ogni viso. Oggi questa icona viene presentata in tre nuove varianti colore, blu notte, rosso scuro e bianco: un segno di un occhiale che pur restando un icona del passato, si rinnova continuamente. WHY Un modello entrato di diritto nella storia del costume dal lontano 1961, dal giorno in cui Marcello Mastroianni lo indossò nel film “Divorzio all’italiana”. Il 649 è ancor oggi estremamente attuale e presente in collezione, protetto da numerosi brevetti e marchi registrati, e rappresenta il simbolo per eccellenza del design Persol.

I raffinati Persol indossati da Mastroianni in Divorzio all’italiana.

Ilaria di Super, modello Alta moda, dedicato a coloro che desiderano indossare una montatura un po’ speciale.

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APPUNTI SULLE CITTÀ

CITY INVADERS Txt Gloria Torri

LONDRA DETTA LE NUOVE TENDENZE ECCO IL NUOVO BRITISH STYLE TRA KITSCH, BIO, FOOD, TECNOLOGIA E ROMANTICISMO

La settimana londinese del design a fine settembre è una vetrina unica sulla città più giovane, talentuosa e trend setting d’Europa. Da Old Brompton Road, la viadurini di Londra, a Chelsea, dai Docks a Brick Lane con TENT, simil “zona tortona” allestita in un birrificio dimesso, gli happening fuorisalone si moltiplicano e coinvolgono gli studi di design più affermati – Tom Dixon in primis – giovani designer emergenti, negozi e showroom in un meltin pot che a Londra è un must be. Ecco gli indirizzi nascosti della città. Icona dell’english style è Caravan, tra la City e la zona bohemien di Brick Lane. Il negozio di Emily Chalmers, interior designer e stylist, affianca nuove proposte a pezzi vintage, civettuole lampade inglesi di fine ottocento in ceramica convivono con lampade industriali del periodo classico francese e manichini vintage si confondono tra voliere e uccelli luminosi. www.caravanstyle.com Per uno spuntino salutare ma anche goloso, in zona c’è Albion, negozio e ristorante bio dove scegliere torte salate e dolci o delicate zuppe di verdura o ceci. Si trova ogni sorta di legume, frumento integrale e kamut, e elementi di cucina macrobiotica. Un ricco menù salutista – crema di barbabietole e torta salata alle coste e tofu – si può concludere con una crostata di mirtilli doc. Il tutto in un ambiente luminoso con cucina a vista e lampade industriali, seduti ai tavoli o, per socializzare, al tavolone rettangolare con panca. Una grande scelta di alimenti take-away risolve la cena in modo sano e goloso. www.albioncaff.co.uk Tra i risto-shop più in di Londra non può mancare The Dock Kitchen, il ristorante ideato da Tom Dixon all’interno del Wharf Building a Portobello Dock, sede del suo quartier generale. Stevie Parle è lo chef che propone giornalmente menù di stagione all’insegna di un cibo “onesto, generoso e semplice”. La cucina inglese tradizionale si rinnova con proposte quindicinali di menù a tema – in novembre tartufi e funghi – o etniche – cucina italiana, indiana. L’ambiente è suggestivo e accogliente, affacciato su Union Canal con grandi vetrate sul terrazzo, arredato con le Copper Shadow di Tom Dixon – lampade a sospensione in rame che riflettono una luce calda e creano l’atmosfera. Il negozio adiacente di Tom Dixon vanta un’accurata selezione di brand internazionali e anima il Portobello Dock con eventi e inaugurazioni. www.dockkitchen.co.uk. Per concludere, la nota romantica di Scarlet&Violet, il negozio floreale aperto nel 2006 da Vic Brotherson, dopo 15 anni di allestimenti floreali nella moda e nell’interior design come freelance. Sito nella zona nord ovest di Londra – fermata Queen’s Park sulla Bakerloo line – questo negozio merita una visita per sognare tra le sue composizioni, delicate nei toni chiari e lilla in puro stile matrimonio all’inglese. Bouquet, centrotavola, vasi, bottiglie in vetro, voliere, ogni supporto avvolge e dona eleganza ai fiori, sublime materia prima. www.scarletandviolet.co.uk

ROMA

Txt Seta Fael

LIGNE ROSET

In occasione di due importanti ricorrenze, il primo anno di vita dello showroom capitolino e il 150esimo dell’azienda francese, Ligne Roset rinnova completamente il proprio monomarca in Via Nizza 144-146 a Roma, a pochi passi da Villa Borghese. Lo spazio espositivo del negozio, che ricopre un’ampia superficie di 300mq+40mq di terrazzo, è arredato con pezzi cult e novità, firmati da designer di fama mondiale come Philippe Nigro, Inga Sempé, Pascal Mourgue, Peter Maly, Pierre Paulin, Eric Jourdan. “In Ligne Roset l’apertura mentale è una strategia, la creatività una filosofia, l’anticonformismo una politica, la curiosità intellettuale un tratto distintivo”. Gli innumerevoli riconoscimenti ottenuti sono successi che testimoniano l’energia e l’entusiasmo che da sempre contraddistinguono l’azienda. www.ligne-roset.it

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LONDRA


Txt Francesca Piana

Txt Seta Fael

ROMA

STOCCOLMA

CUCINA GOURMET CON VISTA SUL COLOSSEO

STOCCOLMA DESIGN

È Aroma il nuovo ristorante di Palazzo Manfredi. Situato all’ultimo piano sulla splendida terrazza che si affaccia sul Colosseo, sulla Domus Aurea e sul Colle Oppio, ha una vista mozzafiato sulla Roma Imperiale. Inaugurato a maggio 2010 offre ai suoi ospiti piatti che combinano i sapori mediterranei con quelli della tradizionale cucina romana. Ricette antiche, personalizzate dalla maestria di Giuseppe di Iorio, executive chef, attraverso sapienti e a volte insoliti abbinamenti di sapori. Il design evoca lo stile imperiale, attualizzato dall’utilizzo combinato di colori neutri e tenui come il beige, il rosa antico e il mauve. Ogni pezzo d’arredo è fatto a mano secondo le più antiche tradizioni del made in Italy. Le pareti rivestite di carta da parati Dedar sui toni del grigio e del cipria si accompagnano al pavimento in resina bronzata e incorniciano la sala illuminata dalla luce soffusa dei lumi di Baga ( rivisitazione moderna del lume di Murano) arricchiti da gocce di cristallo color caramello. La sala interna si apre sulla splendida terrazza, illuminata dalla sola luce delle candele e del Colosseo e incorniciata da una fioriera, che scorre lungo tutta la balaustra, in cui si alternano le piante aromatiche del mediterraneo in un susseguirsi di colori e profumi. www.palazzomanfredi.com

Interior design, design ecologico e industriale, abbigliamento, tessuti, ceramiche, forme morbide e colori chiari, il design svedese si conferma bello e funzionale, destinato all’uso quotidiano anche nelle sue nuove tendenze. Tra gli indirizzi da scoprire, ancora (quasi) sconosciuti in Italia, in uno dei quartieri più di tendenza popolato da attori, scrittori, giornalisti, Sofu, sull’isola di Södermalm - celebre da quando Stieg Larsson vi ha ambientato la sua trilogia - il

nuovo showroom e negozio di Monica Förster (Östgötagatan 18, www.monicaforster.se), uno dei top designer in Scandinavia, che propone dai gioielli alle porte, dalle lampade alle sedie, in nome della “bellezza per tutti”. Sempre sull’isola di Södermalm, in una magnifica posizione sul lungomare (panorama dalle grandi vetrate della caffetteria black&white), il nuovissimo Museo di Fotografia (Fotografiska, Stadsgårdshamnen 22, www.fotografiska.eu), che esalta la fotografia come arte ospitando fino al 9 gennaio la mostra “Fashion”, sulle immagini della moda migliore del mondo, dai suoi esordi negli anni Venti del Novecento a oggi, raccontando passaggi epocali. Sempre in centro città si spazia da Designtorget (Kulturhuset, Sergelstorg, www.designtorget.se), dove si acquistano piccoli oggetti di numerosi designer, ideali per tutte le tasche, alla Design House Stockholm (Smålandsgatan 11, www.designhousestockholm.com), portavoce dei più promettenti giovani designer indipendenti, che da qui prendono il volo con interpretazioni originali di mobili, lampade, borse, capi all’abbigliamento, tessuti, scatole, ceramiche, vetro, porta candele. Nel cuore vibrante della città in una location imbattibile, apre il primo dicembre l’Hotel Nobis (Norrmalmstorg 2-4, www.nobishotel.se), novità assoluta del noto trio di interior designer Claesson-Koivisto-Rune, che firmano duecento camere dal design limpido e essenziale in un albergo di lusso che abita uno storico palazzo ottocentesco, completamente rivisitato, la cui spettacolare Gold Bar&Lounge si appresta a diventare il nuovo salotto della città.

NUOVO RISTORANTE AROMA:

Txt Seta Fael

LONDRA

TIMEX 80 POP UP STORE A LONDRA

Il 15 novembre TIMEX 80 ha inaugurato un pop up store all’interno di The Shop at Bluebird di Londra, uno dei concept store più prestigiosi al mondo. Fino al 15 gennaio sarà possibile vedere esposti i mitici orologi digitali Timex dal design eighties all’interno del concept store di Chelsea,

in un’atmosfera completamente a tema anni Ottanta e ispirata ai videogames. L’allestimento del pop up store è realizzato con un’attenzione particolare ai materiali ecosostenibili e riutilizzabili. Lo store ospiterà la collezione fall/winter 2010-11 con i suoi modelli più rappresentativi, dal Classic print ai Calculator metal. L’operazione terminerà il 15 gennaio 2011. Timex Corporation è l’azienda americana leader nella produzione di orologi. Con più di 150 anni di esperienza nel settore, gli orologi Timex combinano design e tecnologia in modo da fornire al cliente la performance adatta al proprio stile di vita. TIMEX 80 è disponibile solo nelle boutiques, nei concept e department storse più prestigiosi al mondo come Colette a Parigi, Selfridges e The Shop at Bluebird a Londra, Isetan a Tokyo e nel flagship store di Milano.

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ENEL CONTEMPORANEA INAUGURA IL NUOVO MACRO

ROMA

Sarà l’opera vincitrice dell’Enel Contemporanea Award 2010 - una casa popolata da farfalle ispirata alla celebre Farnsworth House di Mies van der Rohe e realizzata dal duo di artisti olandesi Bik Van der Pol (Liesbeth Bik e Jos Van der Pol) - a inaugurare ufficialmente, il 4 dicembre, la nuova ala permanente del MACRO ideata dall’architetto francese Odile Decq e promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione Sovrintendenza ai Beni Culturali. Il progetto di Bik Van der Pol, appositamente pensato dagli artisti per questi spazi, si inserisce nell’ambito della partnership che dallo scorso anno vede Enel affiancare e sostenere il Museo, con l’obiettivo di creare sinergie virtuose tra pubblico e privato nella promozione dell’arte contemporanea in Italia. Un’architettura dentro l’architettura, che fino al 16 gennaio 2010 vedrà i magnifici spazi dialogare con la struttura ideata da Bik Van der Pol. Un’opera altamente simbolica, che racchiude il cuore pulsante e vitale del nuovo Museo. Qui, centinaia di farfalle variopinte troveranno il loro habitat naturale grazie alla collaborazione scientifica con il Centro ButterflyArc, per ricordarci come un battito d’ali possa cambiare il mondo e come ogni piccolo gesto possa avere conseguenze più grandi. Gli artisti riflettono infatti sul rapporto uomo e natura a partire dalle farfalle, considerate oggi tra le specie più sensibili ai cambiamenti climatici tanto da essere reputate un vero e proprio indicatore relativo alle condizioni ambientali. Il pubblico potrà accedere liberamente all’interno dell’opera rispettando un numero massimo di persone presenti contemporaneamente nella struttura a tutela del microclima idoneo per le farfalle.

EMPORIO LANAR SI RINNOVA

MI

Txt Seta Fael Con un’immagine e una formula totalmente rinnovata Emporio Lanar, marchio cult per le appassionate di tricot, ha riaperto a meno di 50 metri dalla sede precedente e con vetrine su strada. Lo spazio, di circa 300 metri quadrati, si articola in più ambienti dalla tipologia volutamente diversificata. Dalla grande porta d’ingresso a vetri, si accede a un ampio open space tipo loft con parquet decapato bianco a pavimento, una sequenza di lampade industriali a soffitto, candide pareti intercalate da finestroni che amplificano la luminosità dell’insieme. A richiamare la lunga e prestigiosa storia del marchio, sono state inserite le vecchie scaffalature in legno a tutt’altezza che ospitano filati e alcuni tavoli-espositori degli anni Cinquanta che danno quel tocco vintage e accogliente allo showroom. Tra le novità va evidenziata la possibilità di muoversi liberamente in tutto il punto vendita e servirsi da soli, con la formula del self-service. Non mancano, se richiesti, i consigli e la collaborazione delle esperte. Non ultimo, per le sempre più numerose appassionate, si tengono corsi di maglia, uncinetto e tessitura che spaziano da quelli basic per principianti ai più particolari come l’uncinetto tunisino. www.lanar.it

MI Txt Seta Fael

Y-3 FLAGSHIP STORE L’11 Novembre è stato inaugurato a Milano il nuovo store Y-3 nel celebre quartiere del lusso di Corso Como. Un pubblico selezionato, insieme a una folla di giornalisti e socialites, ha brindato all’apertura del primo monomarca italiano del brand nato dalla collaborazione fra Adidas e il designer giapponese Yohji Yamamoto. “Quello italiano – ha affermato Hermann Deininger, Chief Marketing Officer Adidas Sport Style Division - è sempre stato un mercato importante per Y-3. Milano è la capitale della moda, per cui naturalmente abbiamo voluto aprire il nostro primo monomarca qui.” Nel corso di un evento che ha visto la partecipazione di alcuni nomi noti dello spettacolo e dello sport come Elenoire Casalegno, La Pina, Laura Barriales e Fabio Galante, è stata presentata un’ampia selezione delle linee uomo e donna per l’Autunno-Inverno 2010/11. La nuova collezione è stata messa in risalto da un allestimento concepito con materiali industriali e spazi ultra clean disposti su due piani, per un totale di circa 200 metri quadrati. www.Y-3.com

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MADRID

NEL CENTRO DI MADRID IL NEGOZIO DESIGUAL PIÙ GRANDE AL MONDO Preciados, all’angolo di Callao, nel cuore di Madrid: ecco la Tienda Desigual, nel centro geografico di Spagna. Il design della Tienda conduce passo a passo alla scoperta di un nuovo mondo. I vestiti hanno un ruolo fondamentale nell’arredo e contribuiscono a trasformare gli spazi. Nel cortile interno, gli ombrelli salgono in alto, fino al cielo e gli alberi sono fatti di t-shirt colorate. Dappertutto capi appesi, pareti decorate, fino al soffitto, con pagine di libri e montagne di abiti accatastati sui ripiani. Al sesto piano, è stato creato uno showroom con una vista mozzafiato. Al quinto, è possibile esplorare le collezioni donna, uomo, bambino e l’outlet. E per la prima volta, un intero piano è dedicato alle Limited Editions, realizzate in serie di solo 80 capi. Questo è lo spirito Desigual: “... un negozio – sostiene il team – è un’esperienza, un luogo che stimola vibrazioni, capace di emozionarci. Abbiamo creato i nostri punti vendita in armonia con ciò che ci caratterizza...”.

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LOS ANGELES

UN TESSUTO DI METALLO FASCIA IL MISSONI STORE DI LOS ANGELES

Per l’apertura della sua prima Boutique monomarca a Los Angeles, Missoni sceglie di raccontare ed esprimere il senso della propria identità anche attraverso il segno architettonico, attraverso design e manifattura, tutte italiane. Più che un negozio si tratta di un vero e proprio edificio di design che porta la firma di Patrick Kinmonth e la collaborazione di Space Architects e Marzorati Ronchetti. Ispirati dai valori e dalle collezioni della maison, gli architetti hanno progettato un volume dal candore metafisico con un’anima di vetro e acciaio. “L’idea dell’edificio è partita da due punti fermi: Missoni e Los Angeles”, spiega Angela Missoni. L’edificio utilizza fasce di alluminio lavorate a intreccio per rivestire una struttura in vetro, acciaio e cemento. L’esterno crea l’effetto di un tessuto che protegge e decora l’interno, come fa un capo Missoni con il corpo. Le finestre sono ridotte a riquadri di acciaio che fendono il rivestimento di vetro e permettono di guardare dentro e fuori. La luce filtra attraverso l’esterno a intreccio e i molti lucernari per creare una fantasia di luce e ombra. Di notte, la struttura diventa un parallelepipedo scintillante, animato dalle luci interne, che proiettano una fitta rete di ombre intessute sull’area circostante.


ON THE AIR JAY KAY

TXT > Angelo Sarasi

Decide tutto Jay Kay, 40 anni, anche l’abbigliamento e le location per le foto, oltre al set per i video. In quello dell’ultimo album, guida personalmente l’elicottero. A quaranta anni non intende mettere la testa a posto: “Sposarmi? Non ho una donna - dice - ma tante, e poi c’è sempre il mio cane a farmi compagnia quando mi sento solo”.

LA POP STAR BRITANNICA JAY KAY, LEADER DEI JAMIROQUAI, RACCONTA L’EMOZIONE DEL SUO NUOVO DISCO LIVE ROCK DUST LIGTH STAR Ha venduto 25 milioni di dischi, vincendo 5 Mtv Music award, oltre a un Grammy. E’ uno degli uomini più ricchi del Regno Unito, tanto da essersi comprato una splendida tenuta, quasi aristocratica a Princes Risborough, nella contea di Buckinghamshire dove scorrazza al volante delle sue Ferrari e Lamborghini. Anche se adesso gli è presa la passione degli elicotteri. Ai suoi concerti, che registrano sempre il tutto esaurito, folle adoranti, specialmente di ragazze, lo idolatrano, e farebbero di tutto per strappargli uno di quei copricapo a punta che richiamano le usanze e costumi delle tribù americane iroquesi. Jay Kay, il cantante dei Jamiroquai, è un mito della musica. Eppure da vicino sembra un “ragazzo” normalissimo. Indossa una felpa coi colori del tricolore italiano sulle maniche. Ed è puntualissimo. Un ragazzo di 40 anni che ha lanciato nei giorni scorsi il settimo disco della sua band intitolato Rock Dust Ligth Star, il primo edito da Mercury/Universal.

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SIAMO POLVERE DI STELLE E’ ARRIVATO A UN’ETÀ IMPORTANTE, CHE DICE METTERÀ LA TESTA A POSTO, SI SPOSERÀ, AVRÀ UNA FAMIGLIA, COSE COSÌ, INSOMMA? La vita comincia a 40 anni, è un cliché ma è vero, e mi sento privilegiato e fortunato a essere ancora in pista. E’ una cosa importante per me. E’ un percorso molto lungo. Nonostante quello che dice la gente, è il lavoro duro che fai nei live in quei primi anni che ti porta poi avanti e penso che ciò si percepisca su questo disco. E qualunque cosa sia andata bene o male in passato, essere ancora in pista è fantastico. OK, QUESTO SUL PIANO MUSICALE, MA NELLA VITA? Non penso di sposarmi, mi manca una donna, e i figli da solo non li posso fare. Forse perché ancora lavoro bevendo mezza bottiglia di Scotch alle due del mattino e fumo 60 sigarette. Comunque, ho il mio cane Titan, che mi tiene compagnia, e poi ci sono gli elicotteri, la mia grande passione. LI PILOTA LEI, QUANDO HA IMPARATO? Da quattro anni, mi piace molto, dà brividi eccezionali, non sono comunque spericolato. E continuo a correre con le automobili, la mia Ferrari nera è sempre la numero uno.


ON THE AIR PERCHÉ QUEL TITOLO, ROCK DUST LIGTH STAR? Il titolo si riferisce proprio al materiale di cui siamo fatti. Siamo tutti composti da questa strana polvere di stelle. Ho pensato che sarebbe bello se potessimo anche guardare un po’ più verso l’esterno e non verso l’interno, che è il pregare. Se vedi un grosso lampo nel cielo, puoi anche metterti in ginocchio e pregare con tutte le tue forze ma questo certo non ci salverà. E DOVE HA MATURATO QUESTO CONCETTO? Ero in Malesia, a Kuala Lumpur, per lavoro. Eravamo a cena e sono arrivate alcune persone, non so chi fossero, non mi piacevano granché. Comunque, il discorso è andato a finire sulla religione. Io non sono una persona religiosa, non lo sono mai stato, ma ho sempre trovato affascinante il concetto complessivo di religione, cose di cui non sembrano esistere prove certe. E QUINDI CHE È SUCCESSO POI A QUEL TAVOLO? La conversazione mi ha irritato e ho pensato, al diavolo me ne vado. E poi ho iniziato a riflettere... credo molto nel fatto che saremo colpiti da un pezzo di meteorite prima o poi. E’ già successo in passato e succederà di nuovo. La religione ha molte cose di cui rendere conto su tutti i fronti. E quindi questa canzone in un certo senso è una specie di attacco contro questi dogmi religiosi. La salvezza che arriva dal cielo? Lo capiremo quando saremo colpiti da un meteorite grande come la tua stanza da letto a 40000 miglia al secondo. Causerà un bel po’ di casini. Ci riporterà all’età della pietra in circa 38 secondi.

MI RACCONTI DI QUESTO DISCO MOLTO GROOVIE, BELLO, PIACEVOLE, PIÙ DISTESO DEI PRECEDENTI. Ho usato la mia voce in modo un po’ diverso, forse più rilassato. Ho leggermente rallentato il ritmo. E’ importante crescere con la musica. Ed è un disco live. Quello che ho fatto con questo disco, per evitare di annoiarmi e poi prendere le decisioni sbagliate, tipo: “Oh non mi piace più!” è stato registrare una canzone, portarla a un certo livello e poi non riascoltarla più per due mesi. E poi quando la riprendi in mano, la trovi fantastica.

IL SINGOLO WHITE KNUCKLE RIDE È UN BRANO SYNTH-DISCO CHE HA UN IMPATTO SONORO MOLTO POTENTE. Si è sviluppato nel corso degli anni ma il testo, la parte principale, una volta che mi ci sono messo ha richiesto 15-20 minuti in tutto. E la cosa bella è che è live. Tutto sul disco è dal vivo. E’ il disco di una band vera. Questa volta ci siamo detti, deve essere tutto live. Si percepisce proprio il crescendo del disco, diventa sempre più forte. Quando improvvisi, hai una base da dove partire, come sul palco.

”La religione è assurda. Basta una meteorite e siamo tutti finiti, meglio godersi la vita fino a quando dura, e leggere libri di scienza per capire come va il mondo”.

HA SEMPRE QUEST’ARIA IMBRONCIATA, MA COS’È, UN POSA OPPURE SEI DAVVERO COSÌ ARABBIATO? Mi sono stancato di esser buono, di dire sempre sì a discografici, ai media, per questo da un po’ di tempo mi faccio tutto io, i video, la copertina, la scelta delle interviste e sono passato alla Mercury Universal, voglio avere più potere sulla mia vita. Ho smesso con le droghe e certi eccessi, adesso è tempo di controllare tutto il mio tempo e fare sempre quello che voglio.

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ON THE AIR NOTIZIE IN BREVE

TXT > Seta Fael

SHORT --da: XXX data: 18 11 2010 a: ddnfree oggetto: mostre --I vorticisti: artisti ribelli a Londra e New York, 1914 – 1918, a cura di Mark Antliff e Vivien Greene dal 29 gennaio al 15 maggio. La Collezione Peggy Guggenheim presenta, per la prima volta in Italia, una mostra interamente dedicata al Vorticismo, movimento caratterizzato da uno stile figurativo astratto che unisce forme dell’era meccanica con l’immagine di energia suggerita dal vortice. ---

BOSE RIVOLUZIONA L’HOME ENTERTAINMENT Bose presenta VideoWaveTM, che combina un sistema audio Home Cinema, uno schermo LCD 1080p da 46 pollici e una centralina: non vi sono diffusori separati, moduli per i bassi o cavi per gli altoparlanti. Tutti i dispositivi connessi, per guardare film, programmi televisivi, per ascoltare musica o giocare con le console, sono controllati da un singolo telecomando click pad e da un’interfaccia visualizzata sullo schermo. E’ il risultato di dieci anni di ricerche e rappresenta il più avanzato prodotto consumer mai realizzato dall’azienda. Console collegata allo schermo da un solo cavo. Elegante, di dimensioni ridotte e con un impatto minimo, permette di collegare fino a cinque sorgenti ad alta definizione. È inclusa una dock station per iPod® o iPhone®. Inoltre, la funzione di disattivazione del video consente di ascoltare la musica senza le immagini.

--da: XXX data: 3 12 2010 a: ddnfree oggetto: performance --Un grande artista, una modella, una matita, lunghe pareti bianche da disegnare. Sei giorni e una notte di performance dal vivo, per una mostra-evento dal sapore voyeuristico, che permetterà agli spettatori di spiare, giorno dopo giorno, l’opera in divenire di Omar Galliani, pensata appositamente come lavoro site specific per la sala Lu.C.C.A. Lounge. Fino al 23 gennaio, Lucca. ---

www.bose.it

VI^ EDIZIONE DI WWW.EFORPEOPLE.COM LA MODA SOSTIENE LA SOLIDARIETÀ

--da: XXX data: 28 10 2010 a: ddnfree oggetto: incontri --La mostra si intitola Vedute, si terrà dal 21 novembre 2010 al 27 febbraio 2011; un progetto realizzato da Flavio de Marco per Collezione Maramotti, di Reggio Emilia basato sull’incontro tra tre linguaggi, nel quale oltre a presentare la ricerca pittorica di Flavio de Marco sul paesaggio, troveranno accoglienza due contributi paralleli: uno musicale di Teho Teardo e uno letterario di Paolo Nori. ---

Riapre la VI^ edizione di www.eforpeople.com, il sito di e-commerce no profit ideato e promosso dall’associazione Baby nel Cuore Onlus (www.babynelcuore.org). Si possono acquistare – da oggi fino a fine aprile – a prezzi fuori mercato più di 10.000 articoli di lusso, regalati dai più importanti brand del settore, divisi per sezioni merceologiche: abbigliamento per uomo, donna e bambino, calzature, accessori, gioielli, oggetti d’arredo e design, per finanziare la costruzione dell’ospedale pediatrico a Salvador de Bahìa. Santo Versace, Ermanno Scervino e Mara Venier i testimonial di quest’anno. Dopo il grande successo delle passate edizioni, il sito ripresenta le sezioni dedicate alle appassionate dello shopping cult: Vintage Collection e Celebrities & Friends dove si potranno acquistare a prezzi vantaggiosi sia pezzi unici e introvabili degli anni ’50 ’60 ’70 ’80 ecc. delle più eleganti ladies italiane, sia accessori: borse di Dior, Hermes, Yves Saint Laurent. Chanel. I prezzi saranno chiaramente indicati e senza l’aggiunta delle spese di spedizione, grazie al generoso supporto del più importante corriere italiano Bartolini. I pagamenti potranno essere effettuati con carta di credito o contrassegno e la consegna avverrà entro un paio di settimane.

--da: XXX data: 2010 a: ddnfree oggetto: evento --Sarà una mostra evento quella che a fino al 3 febbraio occuperà gli spazi espositivi e l’Auditorium del Centro Culturale San Gaetano di Padova. Con il titolo “Il mito, l’inganno, il gioco” Piero Brombin, un artista che “produce in modo naturale, esattamente come a qualunque altro essere umano piacerebbe poter produrre, privo di complessi sociali, senza ostacoli compositivi, senza preclusioni mentali”, come ha scritto Patrizio Grandesso, propone il dialogo, con artisti, movimenti, fenomeni, strumenti espressivi, produzione industriale, che hanno caratterizzato il suo “fare arte”, nei cinquant’anni della sua attività. ---

LIMITED EDITION PER IL CENTENARIO DI SAMSONITE Gli esperti in valigeria di Samsonite® hanno lanciato CosmoliteTM Gold, un’edizione limitata di 20.000 esemplari per celebrare 100 anni di innovazione del marchio. Prodotta in Europa, utilizzando il rivoluzionario materiale Curv®, la linea è stata creata per celebrare la storia del marchio, ricordando la celebre “corsa all’oro” in Colorado – dove le valigie Samsonite vennero usate per la prima volta dai cercatori d’oro. Grazie alla combinazione di questo materiale innovativo e del design all’avanguardia, Samsonite ha raggiunto ancora una volta l’eccellenza con una delle sue collezioni, ricevendo l’importante riconoscimento Red Dot Design Award Best of the Best 2010. “Nell’anno del centenario – dichiara Paola Brunazzi, Samsonite VP of Global Design and Development –, Samsonite ha voluto offrire una collezione esclusiva dedicata ai viaggiatori attenti allo stile che desiderano un bagaglio molto resistente e al contempo incredibilmente leggero. Sono disponibili in pochi esemplari, un argomento di vendita efficace per chi vuole viaggiare con un bagaglio unico”.

www.samsonite.com www.samsonite.it


ON THE AIR --da: XXX data: 23 11 2010 a: ddnfree oggetto: aperture --Il 25 Novembre Esercito Italiano ha inaugurato il suo primo outlet monomarca EI – Lo Sportswear Ufficiale presso il Fashion District Outlet di Valmontone (Via della Pace - Località Pascolaro - Valmontone - Roma), area strategica per il centro Italia. Il nuovo punto vendita è stato interamente curato dall’architetto Antonio Villa, uno dei fratelli a capo dell’azienda Officina della Moda che per l’occasione ha ricreato uno stile militare in piena regola. ---

ESERCIZIDISTILE LABORATORIO DI RECUPERO DI ACCESSORI TESSILI PER LA CASA Vecchie tele in canapa tessute a mano, ritrovate nel vecchio armadio di una casa nella campagna emiliana appartenuta a un’anziana signora, che ha saputo custodire nel tempo, con la cura e la sapienza femminile, le trame della memoria e degli affetti. Da questo patrimonio di saperi e di ricordi è nato un laboratorio di ricerca, di recupero e reinvenzione di tessuti: Esercizidistile è un mondo di accessori tessili per la casa, vecchie canape tessute a mano trasformate in tovaglie su misura, tovagliette stampate con disegni o ricette regionali tipiche della tradizione, presine, sacchi porta biancheria e tende da doccia. Tutto è realizzato quasi interamente con materiale di recupero: tessuti ricercati da rigattieri e tappezzieri, vecchie tele militari usate un tempo come copri materassi, vecchie briglie riutilizzate per realizzare borse e sacche che diventano cosi pezzi unici.

--da: XXX data: 2010 a: ddnfree oggetto: mostra --Triennale Design Museum presenta Graphic Design Worlds, la prima grande mostra dedicata al graphic design internazionale, a cura di Giorgio Camuffo. Si porta avanti in questo modo un percorso di ricerca, analisi e valorizzazione del design contemporaneo, iniziato nel 2007 con The New Italian Design, ricognizione sulla nuova e giovane creatività italiana, allargando il proprio sguardo al panorama internazionale e ai suoi rapporti con quello italiano. Dal 25 gennaio al 27 marzo 2011, Viale Alemagna, 6, Milano. ---

www.esercizidistile.eu

JOE RIVETTO – ROMANZO CRIMINALE 2 Lo stilista Joe Rivetto, ideatore e disegnatore del noto brand di abbigliamento ha creato una esclusiva mini collezione di sei stampe in edizione limitata dedicate alla serie Romanzo Criminale 2 e ai suoi celebri personaggi. Le prime sei t-shirts prodotte verranno autografate in originale dal cast e regalate ai fan della serie. Per scoprire come visitate il sito www.joerivetto.com. Joe Rivetto è da otto anni un marchio leader nel settore moda giovane e non poteva non cogliere subito l’opportunità di creare qualcosa di originale sul mercato dell’abbigliamento, fondendo il suo inconfondibile stile, con le immagini più significative e celebri della serie. L’operazione è stata voluta fortemente da Crea Activity s.r.l., azienda proprietaria in esclusiva del marchio Joe Rivetto in collaborazione con Cattleya, Sky Italia e Barba&Capelli a cui verrà affidata la comunicazione e la promozione del progetto di t-shirts Limited Edition.

--da: XXX data: 2010 a: ddnfree oggetto: segnalazioni --l’Osservatorio Permanente del Design ADI ha selezionato per la pubblicazione sull’ADI Design Index 2010 il prodotto Plateau, disegnato da Antonia Astori e Nicola De Ponti. ---

DINAMICA Design Riccardo Blumer, Matteo Borghi. Uno sgabello che coniuga i benefici fisici e mentali offerti da una sedia attiva a quelli di comfort della sedia tradizionale statica. Alternando posizioni attive e passive del corpo, Dinamica di Alias, garantisce una giusta postura, permettendo di lavorare al meglio. Un progetto unico nel suo genere. Questa sedia è caratterizzata da una struttura in tubo d’acciaio verniciato, esile ma robusta, formalmente leggerissima, e da due scocche in poliuretano autopellante a comporre seduta e base, asciutte e dalle linee rigorose e pulite.

THE SHELTER Vans, in collaborazione con Epiphone, Luter, Nitro, Palù Park, Eastpak, Spy Otic, Fiat Freestyle Team e Consorzio Turistico Sondrio e Valmalenco presenta “The Shelter”, una serie di 4 appuntamenti imperdibili per tutti gli Snowboarder più accaniti. Quattro week end nei quali sessanta fortunati Riders potranno avere due giornalieri, pernottamento e prima colazione a soli 90�. Le dato sono: 15/16 Gennaio, 29/30 Gennaio, 26/27 Febbraio, 12/13 Marzo. Ogni appuntamento verrà caratterizzato da eventi, feste, aperitivi, clinic, shooting, session di video editing, il tutto seguito dalla crew del Palù Park. Nuova crew di shapers, l’ormai celebre super pipe, linea slopestyle “mondiale”, linee media ed easy e una rinnovatissima area Jibbing (the Vans Skatepark) saranno gli ingredienti che faranno del Palù Park uno degli spot più golosi della stagione 2011. I week end “The Shelter” potranno essere prenotati soltanto attraverso il network di negozi convenzionati, oppure sul sito internet www.the-shelter.net

--da: XXX data: 3 12 2010 a: ddnfree oggetto: temporary store --La stilista Virginie Connan ha scelto Milano per il lancio in Italia del suo marchio, Le Lièvre e et la Tortue. Apre proprio in questi giorni un temporary store in corso Garibaldi 117, nello spazio Senza tempo. “Ho voluto Milano per il lancio della mia collezione in Italia, - spiega - perché è una città civettuola, ma anche pragmatica, proprio come le mie creazioni. Milano ha fatto del suo stile, della sua moda, uno dei suoi marchi riconoscibili in tutto il mondo e da qui voglio partire per farmi conoscere in Italia”. ---

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ON THE AIR

--da: XXX data: 23 11 2010 a: ddnfree oggetto: mostra --La Fondazione Prada presenta a Milano nello spazio di via Fogazzaro 36 un progetto inedito di John Baldessari, “The Giacometti Variations” a cura di Germano Celant, fino al 26 dicembre. Un’installazione che consiste in 9 sculture di resina e acciaio, spruzzate di bronzo, ciascuna alta 4,5 metri. Ispirate all’immaginario dello scultore svizzero, le enormi figure femminili, fuori scala, con la loro altezza portano all’estremo il carattere sottile e emaciato dei loro corpi: la visione di un manichino monumentale. ---

SKETCH COLLECTION L’idea di Gspot scaturisce dal desiderio di investire, da un lato, nel talento creativo di giovani designer, dall’altro, di mettere a frutto un know how maturato in 90 anni di storia di eccellenza produttiva. I designer incontrano così la fabbrica e danno vita a oggetti e complementi d’arredo non convenzionali, inediti e rigorosamente Made in Italy. Nasce così Sketch collection, di Danielle Lorensatto e Silva, una collezione di oggetti ideata dal riutilizzo degli sfridi, i materiali di avanzo per la produzione di altri prodotti. La collezione sviluppa la concezione di un mondo evoluto che sappia, con intelligenza e poesia, riutilizzare i materali creando progetti nuovi e sorprendenti. Direttamente dagli sfridi della Bookshape nascono così “Sketch Mini Chair”, Sketck Mini Bench e Sketch Mini Desk: seggioline, panchine e banchetti dedicati ai bambini, divertenti e colorati, tutti diversi l’uno dall’altro.

--da: XXX data: 10 11 2010 a: ddnfree oggetto: libri --Se tu fossi qui è il nuovo romanzo di Maria Pia Ammirati (vicedirettore di Rai Uno, giornalista e scrittrice pluripremiata). Si può raccontare l’impossibile passo per passo e rimanerne intrappolati? Che cosa succede quando si scopre che la persona che ci è più cara è per noi perfettamente sconosciuta? Questo è un romanzo anomalo. Scommette sull’impossibile e rende anche il racconto più estremo avvincente. ---

--da: XXX data: 10 12 2010 a: ddnfree oggetto: applicazioni --Esce la prima applicazione iPhone e iPad dedicata ai Gas, i Gruppi di acquisto solidale. L’applicazione è scaricabile da iTunes a questo indirizzo: http://itunes.apple.com/it/app/ gas-gruppi-acquisto-solidali/ id405496229?mt=8 I Gas sono gruppi di persone, gruppi appunto, che si incontrano per comprare insieme all’ingrosso e quindi a prezzi vantaggiosi prodotti alimentari solidali. L’applicazione è sviluppata da Nextone Mobile, leader in Europa per lo sviluppo di applicazioni mobili. ---

CTS: PER NATALE ADOTTA UN DELFINO O UNA TARTARUGA

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E’ la campagna che CTS (Centro Turistico Studentesco e Giovanile), associazione ambientalista impegnata nella salvaguardia della biodiversità marina, propone per il Natale 2010. Non più soliti regali ma un concreto aiuto alla ricerca. Migliaia di tartarughe ogni anno nel Mediterraneo rimangono impigliate accidentalmente negli strumenti da pesca; questo significa nella maggior parte dei casi la morte per annegamento o per gravi infezioni nelle vie respiratorie. Stessa sorte anche per i delfini. Zorro è stato avvistato per la prima volta nel 2002 nelle acque dell’arcipelago di La Maddalena. Frequenta le acque nord orientali delle Bocche di Bonifacio ed è solito giocare sull’onda della prua del gommone dei biologi del Centro Ricerche Delfini CTS di Caprera che da anni effettuano attività di monitoraggio della popolazione di delfini che vive nell’arcipelago. Zorro, con altri cinque suoi amici Pinnabianca, Mistral, Pioggia, Alaimo e Alfa, è stato scelto come protagonista della campagna di adozione ideata per sostenere le attività dei ricercatori di CTS. Basta andare sul sito www.ctsassociazione.it/adozioni oppure contattare il numero tel. 06.64960384, fax 06.64960335, per ricevere tutte le informazioni sulle modalità di adozione. I neo-genitori riceveranno un kit contenente il certificato di adozione dell’animale prescelto, la sua foto e dei gadget.

www.ctsassociazione.it/adozioni

GIFT FOR CHARITY Alla sua terza edizione Design for Charity, consueta kermesse milanese a scopo benefico, non poteva non darsi una veste natalizia e ripresentarsi ancora una volta sulla scena milanese presso lo spazio l’Archivolto events in via Marsala 3 - dal 9 al 24 dicembre prossimi. In questa cornice bellissima al confine con il Brera design district, troveranno posto oggetti di design, piccoli complementi e articoli da regalo accomunati sempre da un grande gusto e dall’originalità. Dagli articoli in pelletteria agli utensili per il fitness o per cucinare a quattro stelle, dagli accessori per biking e moto a complementi e tessili per la casa, un’ottima occasione per chi è a caccia di idee e vuole dare al proprio regalo un doppio valore: donare per fare del bene. Molti i nomi del design che prendono parte a questa manifestazione a scopo benefico: realtà imprenditoriali che generosamente mettono a disposizione oggetti con il loro brand facendosi in prima persona portatrici con Design for Charity di una missione concreta a vantaggio dei bambini meno fortunati. Il ricavato della manifestazione verrà infatti interamente devoluto alla storica Associazione milanese Paolo Pini, da più di un cinquantennio attiva nei confronti dei bambini disabili e delle loro gravose realtà famigliari.

--da: XXX data: 9 12 2010 a: ddnfree oggetto: premi --La Tolomeo tavolo led di Artemide è tra i vincitori del premio Green Good Design Award 2010, nella categoria product design. Il concorso è una edizione speciale del più famoso Good Design Award (Chicago Athenaeum Museum), nato per enfatizzare l’importanza del design sostenibile. Dopo essere stata recentemente registrata come “marchio di forma”, la celebre lampada, disegnata da Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina e icona del made in Italy, ha ricevuto anche questo importante riconoscimento. ---


ON THE AIR TXT > Gloria Torri

TAKE YOUR PICK

NUOVE POSSIBILITÀ LAVORATIVE O SEMPLICI ALTERNATIVE ALLA NOIA: DUE DIVERSE SOLUZIONI PER CREARE E CONDIVIDERE UN’IDEA

NASCE A MILANO IL CENTRO TESSILE L’HUB

SCUOLA ORAFA MILANO Tra le numerose proposte che la città offre per educare la mano e il gusto all’arte orafa, la scuola di Guido Bertazzi in via Vigevano 4, spicca per la sua storia e professionalità. Milanese doc, Guido Bertazzi ha iniziato come apprendista orafo a soli 14 anni fino a diventare il maestro

NELL’ATTUALE SITUAZIONE DI MERCATO VINCE IL PEZZO UNICO O LA PRODUZIONE IN SERIE?

Il gioiello è un bene voluttuario e nei periodi di crisi la richiesta diminuisce notevolmente. Dato il momento economico punterei sulla produzione del pezzo unico per QUANDO HA INIZIATO LA SUA ATTIVITÀ? ridurre gli investimenti iniziali. Nel 1991, appena andato in pensione, ho adattato il laboratorio dove lavoravo giorno NEL SETTORE ORAFO VINCE ANCORA IL e notte, trasformandolo in uno spazio che MADE IN ITALY ? potesse accogliere gli allievi. La passione per l’oreficeria ha accompagnato tutta la mia Decisamente sì. Lo stile italiano nel gioiello vita lavorativa e non volevo rinunciare a essa spicca per sapienza e fantasia anche sulle con la pensione. Ho avviato la scuola con maison francesi. Nonostante la concorrenmia figlia, specializzata in disegno del gioiel- za cinese si stia sempre più raffinando, il lo. Oggi lavoro da solo e i corsi sono impron- prodotto italiano è superiore per la linearità delle forme e per la fantasia libera e mai tati sin dall’inizio sull’esperienza pratica. geometrica.

QUALI DOTI DEVE AVERE UN PROMETTENTE QUALI SONO LE ULTIME TENDENZE NEL APPRENDISTA? SETTORE? Innanzitutto deve possedere uno spiccato spirito di osservazione. E’ fondamentale per Il mercato chiede sempre più l’oro rosso riprodurre esattamente il pezzo da un dise- dato che è più economico dell’oro puro, gno o da un altro esemplare. Sono molto le cui quotazioni attuali sono alle stelle. esigente nell’esecuzione del lavoro, pretendo L’orafo preferisce tuttavia lavorare l’oro puro in quanto più malleabile e duttile, la massima precisione e cura nei dettagli. l’oro rosso è più difficile da plasmare. NASCE PRIMA L’IDEA DELL’OGGETTO? Si parte sempre da uno schizzo del progetto iniziale, poi - in corso d’opera - si può modificare il pezzo in base alle difficoltà di esecuzione o agli aspetti più decorativi.

L’HUB è un’idea visionaria di Barbara Zucchi, figlia d’arte di Giordano Zucchi, patron del tessile italiano d’alta gamma. Una laurea in pedagogia alla Statale, un master all’Istud e l’esperienza ventennale nell’azienda di famiglia, hanno affinato la sensibilità alle tendenze e la capacità di ascolto di Barbara che, nell’aprile 2009, dà vita a L’HUB nel cuore dei Navigli, crocevia di viaggi, scambi di merci, traffico urbano e fluviale, zona sempre in fermento. Il corso più frequantato è la “Patente B per macchina da cucire”, un corso express in sei ore che insegna a cucire orli, attaccare bottoni, cucire asole, che può svilupparsi in diversi moduli fino a creare scamiciati, gonne, grembiuli. Ma qui si praticano tutte le arti applicabili al tessile, compresi corsi di taglio stoffe e tintura per tessuti. Accanto all’anima commerciale esiste quella associativa, senza fini di lucro: un luogo dove creare, condividere e stare insieme. Era nell’aria il ritorno all’artigianalità, al pezzo unico, alla massima personalizzazione del prodotto fino al punto di poterlo creare da soli. L’interattività è anche questo, nei forum come nel prodotto, “l’articolo” oggi lo crea il lettore/consumatore. E’ con questa visione che L’HUB propone KIT fai-da-te da usare in loco, guidati da sapienti mani maestre.

DA DOVE È NATA L’IDEA DI HUB? Barbara Zucchi Frua Dal desiderio di offrire alle persone una spazio commerciale con valenze sociali, creative e di networking, ma anche per trasmettere il piacere del fare attraverso i saperi tessili del made in Italy.

PERCHÉ HA PRIVILEGIATO IL TESSILE COME AREA DI ESPRESSIONE DELLA CREATIVITÀ? È il mondo da cui provengo e in cui ho speso la maggior parte della mia esperienza professionale.

MEGLIO SAPER FARE CHE SAPERE? È meglio che la testa rimanga attaccata al corpo affinché l’uomo possa esprimersi e svilupparsi con tutto il potenziale di cui è stato dotato.

QUALI SONO I PROGETTI FUTURI DI HUB? L’idea che ci muove è quella di creare un format ripetibile in altri luoghi e di costruire nel tempo un network di virtù di nuovo artigianato e saper fare tessile sul territorio. www.l-hub.it


ON THE AIR LIBRI

LE RICETTE DEI DESIGNER 2

Il topolino con gli occhi verdi e la topolina con gli occhi blu

Bob Gill Ed. Phaidon Raffaella guarda in un buco e dall’altra parte incontra lo sguardo di Noè: lei ha gli occhi blu, lui verdi. Quante altre differenze scopriranno di avere? Un racconto allegro e vivace per incoraggiare i bambini a usare l’immaginazione e descrivere quello che non riescono a vedere; scritto e illustrato da Bob Gill, grafico di fama internazionale. (Seta Fael)

Muji

Edizioni Rizzoli New York Muji festeggia i 30 anni dalla sua fondazione pubblicando un libro che racconta il percorso e l’evoluzione del Brand giapponese, che ha saputo imporsi come alternativa al lusso e agli eccessi del mercato contemporaneo. Avvolto nella sua copertina, rigorosamente in carta riciclata, il libro riassume nel suo aspetto i principi fondamentali del gruppo: sobrietà e attenzione per l’ambiente. Un binomio fondamentale che ha reso il marchio famoso in tutto il mondo. Gli autori del volume sono i cinque fondatori e designer del brand che hanno voluto raccontare il lavoro e le idee che hanno reso grande l’azienda. Ad aiutarli si sono aggiunti anche designer come Jasper Morrison, John C. Jay e Bruce Mau. La grafica e le numerose fotografie, tratte da campagne pubblicitarie e cataloghi, accompagnano i lettori nell’universo del nologo per eccellenza. (Seta Fael)

130 nuovi progetti in punta di forchetta Introduzione a cura di Davide rampollo Editrice Composittori Le mattonelle della nonna non si scordano mai, non rimangono sullo stomaco, anzi. È quello che ci ha insegnato il primo volume “Le ricette dei designer. 70 progetti in punta di forchetta”, Premio Selezione Bancarella della Cucina 2010. Ora i nostri ci riprovano e quasi raddoppiano. Nella seconda gustosa edizione sono 130 le proposte di architetti, progettisti e creativi che hanno deciso di mettersi a confronto con la più vitale delle materie: il cibo. Hanno preso i loro piatti preferiti e li hanno trasformati in vere e proprie opere d’arte commestibili, in immagini che catturano lo sguardo e in parole che portano il lettore un po’ più in profondità nei loro ricordi, nel loro modo di concepire la progettazione in senso più ampio. Dallo street food alle ricette più elaborate, passando attraverso soluzioni improvvisate e nate per caso. (Seta Fael)

SE LA SCUOLA AVESSE LE RUOTE

Emilio Rigatti Ediciclo Editore Si può insegnare pedalando su una bici? E’ quello che è riuscito a fare scrittore, professore e ciclo viaggiatore, mettendo in pratica le parole di Claude Marthaler: “La bici permette a un bambino di crescere, a un professore di sognare. A entrambi, di scoprire”. E così, pedalando tra chiese e musei, parchi e aperta campagna, spiega la storia, la geografia, l’arte e insegna a muoversi nel mondo, confrontando ciò che si studia con la realtà. Il suo libro “Se la scuola avesse le ruote” è il suo divertente diario di viaggio e un manuale per provare a ripetere le sue esperienze di professore a pedali. (Alessandra Sala)

LA SCARPETTA NEL PIATTO

Il decisionista

Vincenzo Monfrecola Ed. Cavallo di ferro Chi penserebbe mai che l’inaugurazione delle prime scale mobili avrebbe creato nei poveri vittoriani tanto turbamento. Siamo ai grandi magazzini Harrods di Londra e corre l’anno 1898; un periodo ricco di invenzioni, di nuovi fermenti artistici e di speranze come la lotta per i diritti delle donne, ma per i pochi intrepidi che accettavano di affrontare la salita su quell’ammasso di ferro semovente, veniva offerto, da zelanti commessi, una sedia e un bicchierino di brandy per riprendersi dallo spavento. Ma questa è solo una delle tante sorprese riservato dal romanzo di esordio del giornalista napoletano, Vincenzo Monfrecola Il Decisionista è senza dubbio scanzonato, ricco di descrizioni, di personaggi, di ambienti vittoriani che lo rendono coerente agli usi, all’architettura e al periodo storico ma è anche un romanzo ricco di invenzioni in grado di spiazzare a ogni pagina, una lettura originale degna delle migliori commedie degli errori. (Seta Fael)

di Nenella Impiglia Cos’hanno in comune moda e cucina? A detta della scrittrice e imprenditrice marchigiana Nenella Impiglia, i due settori condividono molto più di quanto si possa immaginare. Anzi, nel corso della storia sembrano andare di pari passo. Sono due eccellenze italiane, due fenomeni di costume che hanno reagito agli eventi nello stesso modo, due modalità per esprimere se stessi, due campi basati sull’estetica, sulla creatività e soprattutto sul buon gusto. Il gusto, l’elemento principale per entrambe, perché in grado di dar luogo a ottime pietanze e alla mise perfetta. Il libro ripercorre le tappe più significative di queste due arti che si incrociano, si intersecano tra mille analogie e coincidenze. (Laura Tortora)


ISSN 1120•9720 - Mensile -TAXE PERCUE (TASSA RISCOSSA). UFFICIO CMP/2 ROSERIO - MILANO. Spedizione in abbonamento postale - 45% - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Milano DISTRIBUZIONE ME.PE

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173_cover_02_def 1-12-2010 8:46 Pagina 3

D E S I G N D I F F U S I O N N E W S INTERNATIONAL MAGAZINE GLOBAL DESIGN AND STRATEGIES

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SHANGHAI EXPO

LONDON FESTIVAL

PARIGI TODAY

COLICO DESIGN WALTER COLICO KICCO BESTETTI

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