Estratti da "La via smarrita"

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La via smarrita David Valentini david.valentini87@gmail.com www.darvax.com www.facebook.com/darvax www.facebook.com/CrepuscoloDelleIdee www.facebook.com/laviasmarritadarvax

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Alla mia innocente salvatrice. Per ciò che è stato, per ciò che sarà

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Primo mattino Svegliarsi ~ (dopo il sonno pi첫 lungo ritrovarsi a conversare) ~ con se stessi.

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Anziani I venerandi ~ (si affollano spesso nei cimiteri invidiando i loro cari di ieri; bianchi, stanchi, corpi affranti e canuti indugiano a lungo, nella vita trattenuti, ripercorrendo mesti recisi sentieri per schiantarsi come tronchi abbattuti) ~ dimenticati.

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Autunno Piombo il telo del cielo. Il vento come un ladro scombina il mosaico silvestre: i tasselli si ritrovano soli o accantonati ai bordi delle strade, piccole pecorelle vermiglie. Come una tazza di tè fumante mi avvolge con tepore di vivo caldo ricordo la malinconia.

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Chi sei tu, mia innocente salvatrice Chi sei tu fanciulla di grazia e voluttà , maestosa nel tuo silenzio, pungolante di malinconia? E come mi hai tratto fuori, volteggiando leggiadra di danza, da questo mondo cosÏ in odio? Ma a che giovano le risposte quando per te ora io canto questa vita mia patetica? Ed è per questo che ti ringrazio, mia innocente salvatrice.

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Memorie di una vita non vissuta È assenza incolma riportare a presenza quel gorgogliante, limaccioso mosaico di emozioni, ricordi, pensieri ormai morti: e mi sembrano scordati, o forse mai vissuti, i giochi innocenti, l’attesa e l’ora gioiosa il gesto gentile di nonna, l’aspro freddo odore del sangue, vivo e rosso e brillante, le terrificanti illusioni di fatue parole. Ho dimenticato, ancora, per l’atropa demenza, i racconti di un mondo ancestrale, arcaico quegli occhi di orrore, gementi e assorti, vecchi sogni, stelle notturne e paesi sperduti, il bacio insperato di una bocca graziosa; l’antichissimo cuore d’un battito sordo e l’amico – dell’amico il pensiero zelante: di tutto resta uno spettro, una fugace prole. Vivrò, forse, di una donna il riso sardonico, l’estraneità in patria, l’eterno vagolare in lontani lidi, quaderni pieni vuoti di una vita, una fra tante, goccia di mare 7


leggera, aria soffice di nuvola, che spera una parola – una soltanto – poter affermare. Prenderò appunti su frammenti di carta per non dimenticare un’esistenza incerta.

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La nausea “Tutta la vita e il suo travaglio.” È il voler lo specchio mio riflesso, è il cercarmi come un ossesso, è l’udire da altre labbra una voce chiamare il mio nome, la mia croce! Nell’assenza di un mondo che mi ripeta reiterandomi sempre follemente nasce cresce ingigantisce segreta l’angoscia esistenziale di un demente. È amare per spesso nutrire il vuoto di un troppo noto amor di me stesso.

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Il pittore e il bambino Come il mattino bianco è la tela vuota ancora, da inventare Crea il suo gioco il fanciullo modella questa sua realtà Lidi sconosciuti va a navigare quella fantasiosa di pirati vela Nella fonda notte dipingerà l’apparenza di un paesaggio brullo

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La voce del Dio Finita la messa vanno in pace i fedeli, felici e ridenti: dai peccati si sentono redenti perché pregano con forza di brace i begli angioletti e tutti i santi, mentre nell’anima tutto tace. Sta sull’altare la vecchia croce: un cero acceso proietta tremante l’ombra sul muro del Dio silente, di cui nel vuoto risuona la voce; quella voce che spesso è la foce della paura più soffocante.

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Nostalgia (il dolore del ritorno) Volli, immensamente volli, alla fonte bagnarmi dell’attimo che fu piĂš folle abbeverarmi dissetarmi; volli, tenacemente volli, tornare tela il quadro incorniciato, libera la poesia nel foglio, un tremore l’amore sotterrato. Un ricordo è la vita spoglia nel monte del tempo miope; e voglio, assurdamente voglio, annegare qui il passato mio.

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