Reality 64

Page 1


Rag. Alessandro Susini Agente procuratore Promotore finanziario

Š www.ctedizioni.it

Agenzia Principale

Via Brunelli 13/17 56029 Santa Croce sull’Arno (Pisa) Tel. uff. 0571 366072 - 360787 Fax 0571 384291

e-mail:

susini.assigest@gmail.com 16430000@allianzras.it


autostile@autostile.it



S

i

m a

o

Siamo connessi?

Editoriale

e n

n o

c

s s

? i

Siamo connessi? Abbiamo attivato il bluetooth, agganciato il wi-fi, inserito la password; soprattutto ci siamo ricordati quella giusta? Bene, dopo aver controllato le e-mail inizia la giornata. Un’occhiata sul mondo: le notizie di cronaca, la politica, l’economia, le previsioni meteo, e via di corsa, pronti per la nostra giornata di peripezie! Oggi, con tutti questi strumenti elettronici: telefonini, smartphone, tablet e relative fondine, sembriamo tornati nel far west, pronti a sfoderarli per iniziare un nuovo duello. I vari social-network e chat ci permettono di stare in contatto con tutto il mondo, di ritrovare vecchi compagni di scuola, amici d’infanzia, lontani parenti, di tornare alle vecchie amicizie e vecchi ricordi. Siamo sempre in contatto con tutti e in maniera continua, e per questo ci sembra di interagire con il mondo intero. Ma è veramente così? Non sarà che stiamo semplicemente osservandolo, passivi? A questo punto mi domando: ma siamo connessi con noi stessi? Non sono sicura che davvero ci ricordiamo chi siamo, da dove veniamo, cosa vogliamo, né che il percorso da noi tracciato corrisponda a quel che nell’intimo desideriamo, e non sia invece condizionato dai dettami, dal circolo visioso del consumismo. Forse il mondo attuale va così di corsa perché chi ne muove i meccanismi fondamentali non vuol farci riflettere e capire la differenza tra l’essere e l’avere. Ci illudiamo di poter avere tutto, in realtà siamo schiavi di tutto: grandi esseri pensanti rinchiusi in adeguate e belle gabbie d’oro. Questo non è il nostro campo di gara, le vere regole del gioco sono altre. Dobbiamo accantonare qualche password e iniziare ad ascoltarci perché il vero cambiamento parte da noi. Occorre un nuovo stile di vita che consideri valori centrali l’uomo e i suoi rapporti con gli altri, la famiglia, il lavoro fatto di creatività manuale e intellettuale. Sono questi i veri investimenti sui quali puntare, tutto il resto è un portato del nostro progresso, quindi fa parte di noi, ma è di secondaria esigenza e importanza. Il contenuto vale più del contenitore: la vera sostanza è quel che siamo, non quel che possediamo. Forse questa consapevolezza sarà la grande conquista che scuoterà il mondo, il segno d’un cambiamento di percorso verso una nuova era. Sta forse in questo il senso della profezia dei Maya?


Reality

MAGAZINE D’INFORMAZIONE

Centro Toscano Edizioni Sede legale via Viviani, 4 56029 Santa Croce sull’Arno (PI) Redazione casella postale 36 56029 Santa Croce sull’Arno (PI) Studio grafico via P. Nenni, 32 50054 Fucecchio (FI) Tel. 0571.360592 - Fax 0571.245651 info@ctedizioni.it - www.ctedizioni.it Direttore responsabile Margherita Casazza direzione@ctedizioni.it Direttore artistico Nicola Micieli Redazione redazione@ctedizioni.it Studio grafico lab@ctedizioni.it Abbonamenti abbonamenti@ctedizioni.it

Text

Paolo Antognoli, Paola Baggiani, Irene Barbensi, Carlo Baroni, Graziano Bellini, Andrea Berti, Carlo Borsari, Brunella Brotini, Pierluigi Carofano, Margherita Casazza, Carla Cavicchini, Chiarolle, Francesca Ciampalini, Andrea Cianferoni, Carlo Ciappina, Angela Colombini, Carmelo De Luca, Angelo Errera, Federica Farini, Maura Laura Ferrari, Valentina Fogher, Enrica Frediani, Eleonora Garufi, Luca Gennai, Luciano Gianfranceschi, Paola Ircani Menichini, Matthew Licht, Marco Massetani, Sergio Matteoni, Nicola Micieli, Ada Neri, Carlo Paci, Paolo Pianigiani, Francisca Pifano, Alberto Presutti, Daniela Pronesti, Giampaolo Russo, Carla Sabatini, Domenico Savini, Leonardo Taddei, Samuela Vaglini, Valerio Vallini.

Photo Archivio CTE

Stampa Bandecchi & Vivaldi s.n.c.- Pontedera (PI) ISSN 1973-3658 Reality numero 64 - giugno 2012 Reg. Trl. Pisa n. 21 del 25.10.1998 Responsabile: Margherita Casazza dal 19.11.2007 © La riproduzione anche parziale è vietata senza l'autorizzazione scritta dall'Editore. L'elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero del suo autore e pertanto ne impegna la responsabilità personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comportano responsabilità alcuna per il Direttore e per l'Editore. Centro Toscano Edizioni Srl P. IVA 017176305001 - Tutti i loghi ed i marchi commerciali contenuti in questa rivista sono di proprietà dei rispettivi aventi diritto. Gli articoli sono di CTE 2007 - Via G. Viviani, 4 56029 Santa Croce sull’Arno (PI), tel. 0571 360592, e-mail: info@ctedizioni.it - AVVISO: l’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali, involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.



eality6 ARTE & MOSTRE

Sommario

Domenico Difilippo Vello - Manoscritto, 2009

8 19 20 23 24 26 28 30 32 34 36

In viaggio con Difilippo L’odore della luce Korea Now Il maestro presenta l’allievo Storia e immagine di un restauro Il brusio degli angeli Osvaldo Licini Una mostra esemplare Forte di Strafantasie Appuntamenti con l’arte Art Around STORIA & TERRITORIO

38 40 42 45 46

La Turca Toiano Cagliostro Museo amico La rete museale

POESIA & LETTERATURA

48 50 52

Cesare Viviani Nick e la chela fenomenale Booking a book

72 73 74

76 79 80 83 84 85 86 87 89 90 91 92 94 95 96 98 100

MUSICA & SPETTACOLO

54 56 58 60 63 64 67 69 70

Reality trionfo a Cannes L’istrione Peccioli rassegna 11Lune Bolgheri Melody Anima errante Festival La Versiliana Festival Puccini Riapre il sipario Appuntamenti d’estate

Una vita in equilibrio sulle punte Cena con delitto Musica italiana EVENTI, SOCIETÀ & ECONOMIA

In treno per la memoria Un atteso appuntamento Alla pelle va di lusso La mediazione bancaria La qualità della forza lavoro Ricerca e professionalità La tradizione si rinnova Innovativo progetto giovani Il mare in uno scrigno Diete benedette diete... Professionalità al tuo servizio La nemica delle donne Charlotte principessa del Polo Giubileo dell’Arno Il miglior servizio per i tuoi clienti Santa Croce evergreen Corse a ostacoli

5 SENSI

102 103 104 106 108 109 110 111 112

Valentia caliente Benvenuti a Bruxelles Reality moda Il fiore del desiderio La Grafologia L’agopuntura Il bon ton della rete Oroscopo Le favole di Fedro


Parliamo di...

20

28 45

40 58

34

69

100 106

79

108


in

viaggio

con

Difilippo di Nicola Micieli

Viaggio spesso nel mito, nel sogno, nella luce e nel colore. In quel viaggiare, spesso volo nello spazio della visione. Nella costanza della ricerca, con la materia pittorica e plastica prendono forza i materiali delle cose che mi circondano

N

el 2003 Domenico Difilippo installava nel sotterraneo della Rocca Possente di Stellata una sua Isola d’Arcadia di intensa e magica suggestione visiva. Alla quale nel medesimo e in altri spazi dell’antico edificio, associava altre storie a modo di stazioni d’un percorso di conoscenza e di narrazione poetica schiuso alla mitografia. Storie ovvero appendici all’approdo centrale della grande Isola, affidate a sculture e installazioni di più breve respiro. Isole minori, per così dire, concepite e realizzate ex novo in cartacemento modellata e dipinta, e altri materiali; ma anche singoli oggetti o gruppi di oggetti di recupero, prelevati per lo più dal mondo contadino, evocatori di una dimensione arcaica e mitica del tempo e della cultura. Alcuni di quei semplici e consunti reperti della natura e dell’uomo Difilippo li “estetizzava” in parte o in tutto, mediante acconce manipolazioni anche plastiche e interventi pittorici. Se ne appropriava segnandoli e connotandoli artisticamente. Altri li distraeva dal contesto d’uso – o di disuso – per rilanciarli con ruolo testimoniale, quali portatori di cultura, di valori, di vissuto. Se ne appropriava per elezione, dunque, ma nella scelta certo teneva conto della loro primordiale bellezza, da spendere nell’insieme anche in funzione estetica. È il caso del fascio di pertiche composto a capanna e collocato in un angolo della sala ipogea dominata dall’Isola di Arcadia. Erano là come avrebbe potuto sistemarle nel campo un contadino, volendo preservarle: rizzate sul terreno in modo che si reggessero l’un l’altra. Quell’inserto poteva sembrare una citazione di Arte Povera, se non fosse stato, come era nella situazione espositiva ed è nella presente stagione creativa di Difilippo, un ready made di appartenenza antropologica. Al quale Difilippo assegnava il medesimo spirito mitico e magico – vorrei dirlo sacrale – delle stele che si ergevano, e stavano silenziose e metafisiche presenze, sulla calotta di terra rossa dell’Isola

o che sono presenti nel pensiero o nel mio bagaglio culturale. Anche delle cose più semplici. La loro forma, il loro colore naturale, la natura del colore e la sua storia sono essenze imprescindibili per fare del mio linguaggio artistico la filosofia del mio operare… Domenico Difilippo 10

Tre icone, 2006, rame, oro, argento



di Arcadia. Inevitabile immaginare che avrebbe potuto approdare Giasone alla ricerca del vello d’oro, su quella sorta di Isola di Pasqua in versione decisamente mediterranea, presidiata dalle oblunghe stele/isole/menhir simili a meteore e circondata da duplice cinta: il mare azzurro e la dorata spiaggia, per cui si configura come un’isola/enclave, il mare inglobato in una ipotetica massa continentale. Nella sua nuclearità, l’Isola di Arcadia è senza dubbio simbolo di una topografia ideale. Il viaggio di Difilippo argonauta – non mancano i “velli d’oro”, e recano lanceolate Icone, nella sua opera – verso l’Isola di Arcadia, e la quarta fase, ancora aperta della sua ricerca, si può dire sia cominciato nel 1991, quando a Brema l’artista lanciava il primo manifesto dell’Astrattismo magico. Ma la nave dell’argonauta viene da lontano, l’approdo è stato conseguente, maturato di fase in fase. È partita ai primi anni Sessanta, nel contesto culturale padano-milanese e in un clima pittorico tra nucleare e surreale, referenti Enrico Baj e Gianni Dova. L’immersione nel flusso della materia primordiale e pulsante avviata dagli informali, in Difilippo

12

si faceva discesa speleologica nel mondo sommerso, scoperta di configurazioni singolari e abnormi del magma, di presenze latenti, monstra da catturare e portare alla luce per esorcizzarne l’oscura potenza, nonché mostrarne le anomalie per suscitare la sorpresa e la meraviglia. Il rimando inevitabile al profondo psichico si fondava su un presupposto a suo modo animistico: non vi è manifestazione del mondo creato, incluso l’uomo e la sua cultura, che non partecipi della circolazione di sensi e di spiriti alla quale si dà il nome di energia vitale, ponendola, con Freud, in dialettico rapporto con la forza antagonista distruttiva. Dal “paesaggio” sommerso della materia fluida abitata da quelle oscure presenze, presero a delinearsi i nuclei, i tentacoli, le sinuosità, i convolvoli destinati a divenire, per sintesi plastica e semplificazione morfologica, le figure che in chiave araldica, tra anni Settanta e Ottanta, determineranno la fase più squisitamente surreale della ricerca di Difilippo. Si costituirà un ricchissimo atlante di ibridazioni fantastiche, vero e proprio laboratorio di manipolazioni genetiche e sala chirurgica

Astrattismo magico fase seconda, 2008, legno, tecnica mista e acrilici

di espianti e trapianti tra specie: vegetali, zoologiche, antropomorfe. Per ulteriore e graduale sintesi formale, e una tessitura pittorica sempre più sottile e analitica, a far data dallo scorcio degli anni Ottanta e lungo buona parte dei Novanta, il “paesaggio” abitato dalle fantastiche ibridazioni figurali gradatamente si sedimenta e si decanta. Si permuterà in luoghi visionari, a volte estesi a perdita d’occhio, a volte conclusi nel cerchio magico di un giardino iridato dove volano uccelli e uccellini e dove i sentieri possono essere alati. Giardini conclusi ma non preclusi al transito o alla sosta di guerrieri muniti di lance e dotati di scudi, di trombettieri annunciati dai timbri sonori delle divise prima che dagli squilli delle chiarine. In questa terza fase del suo percorso Difilippo stringeva l’immagine a una tarsia di forme flessuosamente connesse. Ne derivava un “paesaggio” astratto (“estratto”, essenzializzato, ideale) come osservato dall’alto, a volo d’uccello. Di ogni pezzatura restituiva come in radiografia il corpo pittorico, mediante una trama fittissima di esili segni stratificati, una morbida peluria di fibre ottiche policrome.

Vita, gioia e amore, 2008, legno, tecnica mista e acrilici


Grande vello d’oro, 2006, legno, cartapesta, pelle di montone e foglia d’oro


14

Isola d’Arcadia, 2003, installazione alla Rocca Possente di Stellata


15


1

2

16

Dunque nel 1991, quando dipingeva paesaggi compendiari nei quali il surrealismo, sin là declinato in chiave fantastica, assumeva una connotazione favolosa e magica, a Brema Difilippo lanciava il primo manifesto dell’Astrattismo magico, che implica la rinuncia a ogni residuo figurale e l’intenzione di affidare alle pure forme il compito di suscitare non già il racconto, bensì lo stato emozionale suscettibile di dilatarsi e di farsi racconto nelle sue ripercussioni psichiche e memoriali. I “paesaggi” ulteriormente si riducono a conformazioni potentemente articolate e ormai decisamente totemiche. Al loro interno, tra le commessure o i bordi delle forme, Difilippo seleziona e marca di luce e di colore, segni o morfemi lanceolati, lamellari, falcati. Sono figure astratte e primarie nelle quali sembra riversarsi e condensarsi l’organismo pittorico, assumendo una morfologia ancor più semplificata e sintetica, fino alla riduzione estrema del visibile all’essenza, in senso anche alchemico, alla spoglia o reliquia della pittura. La pittura infine valicava le due dimensioni per farsi corpo esteso nello spazio, intrinsecamente scultoreo per quanto non volumetrico, anzi di spessore lamellare e di pelle mossa e reattiva al contatto della luce.

Siamo dunque alla quarta e ancora aperta fase della ricerca di Difilippo: questa degli “archetipi e dei miti fondativi”, come vorrei chiamarla prendendo a esempio l’installazione dell’Isola di Arcadia, concepita e condotta all’insegna della contaminazione tra pittura e scultura, tra materiali poveri legati alla cultura originaria della terra e materiali tradizionalmente votati all’astrazione simbolica, che esclude la modernità, se non per il timbro di gusto squisitamente contemporaneo di alcuni colori. Il “paesaggio” nuovamente disegnato è ora anzi luogo di eventi sospesi in un tempo mitico e implicitamente metafisico, e di una sacralità consegnata alla presenza silenziosa delle forme, degli oggetti, delle apparecchiature che Difilippo compone sovente sotto specie di installazioni o di teatri delle Apparizioni realizzate a rilievo per lo più con tecnica originale mista di carta e di cemento. Apparizioni, ossia annunci, epifanie, manifestazioni. Così Difilippo chiama le Icone, lanceolate figure simboliche dai bordi sguanciati e lobati, che rimandano alla mandorla divina dell’iconografia non solo cristiana e sono talora rivestite dalla foglia d’oro, talaltra da colori naturali che l’artista personalmente studia e produce come si faceva nelle botteghe

3


1. Angelo verde, 2009, cartacemento armata e acrilici 2. Angelo rosso n. 3, 2006, cartacemento armata, acrilici e foglia d’oro 3. Codice difilippiano, 2007, tecnica mista, cartapesta e colori vegetali 4. Codex, 2003, tecnica mista, cartapesta 5. Angelo nero n. 1, 2004, cartacemento armata, acrilici e foglia d’oro 6. Codice 13/B, 2008, tecnica mista, cartapesta e reperto ferroso

4

5

antiche. Apparizioni sono le alate figure degli Angeli, che come farfalle planano sulla terra ad annunciare come ala la leggerezza del volo dello spirito nella dimensione del sogno, come vela la leggerezza della navigazione dell’argonauta nella dimensione del mito, alla quale esplicitamente appartengono i Velli. Bisogna aggiungere, parlando delle molteplici figure poetiche e simboliche nelle quali si informano e si incarnano le Apparizioni, che quella del mito è anche la dimensione della memoria antropologica e culturale. Tale, in modo particolare è il senso dei Codici e Manoscritti, originarie tavole e volumi, luoghi della scrittura sapienzale e della parola, scaturigine della sacralità e della memoria culturale su cui si fondano le civiltà. Le civiltà non possono prescindere dalla compartecipazione allo spirito della natura. Questo concetto Difilippo lo affidava già al suo Menhir/Stele/Isola realizzati al giro del secondo millennio, con il quale celebrava l’incontro poetico e funzionale tra il suo laboratorio creativo e la Natura. Difatti i Menhir sono nati da frammenti di roccia prelevati in Sardegna (Difilippo insegnava allora all’Accademia di Sassari), di una bellezza primordiale mista di cristallizzazioni, ossidazioni, venature, inclu-

6

17


18

Un albero e due Menhir, 2009, cartacemento armata, cristallo, rami e colori naturali


sioni metalliche, combustioni vulcaniche, sedimentazioni geologiche. Quei frammenti prelevati dalla natura Difilippo li inseriva al culmine di strutture in cartacemento i cui andamenti seguivano e amplificavano, conducendole al suolo per i loro organici compimenti, le linee e le anfrattuosità, gli spigoli e le sfaccettature, le grane e insomma i caratteri morfologici distintivi. Il medesimo processo di riconoscimento, inclusione e risoluzione unitaria o sintesi tra le intenzioni e i procedimenti dell’arte e la Natura, Difilippo lo ripropone poi, dallo scorcio degli anni Dieci fino al presente, con l’invenzione degli Alberi/ Totem. Negli Alberi la struttura tubolare del fusto in cartacemento sobriamente virato di colore, si apre al fascio dei rami prelevati dalla natura. In modo poeticamente intuitivo, Difilippo crea un simbolo davvero fondativo, poiché sintetizza il processo che porta all’evoluzione dell’albero nella colonna (e nella foresta di colonne) delle cattedrali gotiche e, per estensione dell’albero nella colonna che regge il mondo. Quello delle Apparizioni è dunque un teatro di accadimenti senza rappresentazione, che chiamerei Teatro dell’Annunzio, parendomi l’annunciazione immagine più idonea a significare il visibile parlare di queste figure mute del dramma, al quale occorre assistere con debita concentrazione e spirito di attesa, per cogliere il momento in cui l’Apparizione si fa Parola. Tre alberi 2009, cartacemento armata e rami

Casa degli Artisti “Giacomo Vittone” Tenno Comuni di Tenno - Riva del Garda - Arco 17 giugno - 22 luglio 2012

DIFILIPPO Menhir, carte, codici e manoscritti

NOTIZIA

Nato a Finale Emilia nel 1946, Domenico Difilippo vive e lavora a San Felice sul Panaro (MO). Nel 1963 diciassettenne, espone per la prima volta in uno spazio pubblico. Verso la fine degli anni ‘60 a Milano fa esperienze di pubblicista, designer e grafico editoriale. Nel capoluogo lombardo conosce i maggiori artisti contemporanei. Dopo un’esperienza post nucleare, poverista e informale, rientra nella sua provincia dopo i moti studenteschi del ’68. Nasceranno, ispirate dal difficile clima sociale di quegli anni, le opere L’Intellettuale, Il Poeta, L’Angoscia e Il Grido. Gli anni ‘70 sono assai stimolanti anche grazie alla vicina Ferrara e all’attività espositiva del Palazzo dei Diamanti. Nella prima metà degli anni ‘80 sono frequenti i rapporti con l’ambiente artistico toscano, Torino e Milano. Nel 1982 soggiorna per un breve periodo a Parigi. Sullo scorcio degli anni ‘80 la sua pittura ha un forte cambiamento: dall’onirico fantastico volge a una visione indefinibile. Hanno così origine le opere Metamorfosi, Forme in movimento e Vittoria alata (1987). Erano i semi e gli sviluppi di quel manifesto dell’Astrattismo Magico che redigerà a Brema, il 10 maggio del 1991. Quel suo nuovo modo di pensare e fare arte, viene proposto per la prima volta in Italia a Ferrara, negli spazi di Palazzo dei Diamanti, su invito del direttore Franco Farina. Tra il 1997 e 2003, realizza quasi cento opere, dedicate alla Sardegna, atto d’amore per quella terra che gli ha suggerito forme e colori ineguagliabili, esposte totalmente nel giugno 2003 allo Young Museum - Palazzo Ducale di Revere - Mantova. Nel 2006 tiene una personale in Spagna a Saragoza e a Faenza dove viene realizzata la pubblicazione Apparizioni, a cura di Lamberto Fabbri. Nel 2007, negli splendidi, intriganti e misteriosi sotterranei di Palazzo Pepoli a Trecenta (RO), realizza, curata da Nicola Micieli, L’Oro dei Pepoli, sette installazioni ambientate musicalmente. Tra marzo e aprile del 2009, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Mirandola organizza, presso Il Castello dei Pico, un’ampia antologica sul suo Astrattismo magico, con oltre 90 opere di pittura e scultura realizzate tra il 1991 e il 2009. Angeli, Codici e Manoscritti è il tema dominante della personale tenuta nel gennaio/febbraio 2011 alla Galleria del Carbone di Ferrara, quarta presenza nella città Estense. La medesima mostra è riproposta nel giugno allo Studio Galleri A-A di Brema in Germania. In settembre è invitato per l’ottava volta al Premio Sulmona. Nel novembre è nominato Vice Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel gennaio/febbraio 2012 si tiene a Mantova, presso Arte & Object Design di Arianna Sartori, Astrattismo Magico fase seconda. Giugno/luglio Codici e manoscritti, a cura di Sandro Parmiggiani e Franco Pivetti, è la personale recente tenuta alla Casa degli artisti di Tenno. Dal 1996 per titoli artistici ha avuto diversi incarichi per l’insegnamento nelle Accademie di Belle Arti di Bologna, Firenze, Sassari, Venezia, Carrara, e consecutivamente per due anni a Brera Milano. Dal 2001 è a Bologna, dove attualmente insegna “Cromatologia”. Intensa la sua attività espositiva dal 1963 a oggi. Oltre a rassegne su invito nazionali e internazionali, si contano più di cinquanta personali in varie città italiane, Parigi, Londra, Brema, Lussemburgo, Zagabria, New York e San Francisco. www.domenicodifilippo.it - astrattismomagico@alice.it

19


© www.ctedizioni.it

Via del Bosco 84-86 56029 Santa Croce sull’Arno (PI) Tel. 0571 32198


della

Mostre

luce

odore

l’

TEXT Carmelo De Luca

L

a mostra di Barletta racconta gli odori emanati da fiori lussureggianti, piante ornamentali, fieno appena tagliato, vegetazione del sottobosco, campi arati, verdi colline, un odore ideale messo in essere dalle abili mani di pittori attraverso una riproduzione accurata della luce, pensata quale mezzo propagatore di quanto la natura emana. A cavallo tra Ottocento e Novecento, un nutrito gruppo di pittori italiani si cimentano nel riprodurre una magnifica illuminazione esaltante le meraviglie del paesaggio e le sensazioni olfattive da essa emanate. In questa dimensione raggiante si impone la figura femminile, suprema perfezione del creato inebriata da odori delicati, intimi, impregnanti, grazie a una luminosità calorosa e potente. L’esposizione, allestita presso la Pinacoteca De Nittis, permette

appartenenza. Osservando i dipinti, presenti nelle sale di Palazzo Marra sino al prossimo 19 agosto, si percepiscono i cambiamenti di una giovanissima Italia bramosa di nuove conquiste sociali, ma ancora legata alle tradizioni, alla terra, al provincialismo, ai valori. Fiori di Loto di Amedeo Bocchi, opera intrisa da un arguto dualismo tra il realismo della figura e la bellezza delle piante; Berthe in Giardino di Giovanni Boldini, dipinto esaltante la signorilità al femminile tra un tripudio di fiori variopinti; Le Istitutrici ai Campi Elisi di Vittorio Corcos, autentica pagina pittorica echeggiante un delicato verismo; pregevoli dipinti di Signorini, Fattori, De Nittis, Nomellini, Carena rappresentano alcuni nomi presenti in mostra per raccontare una donna ormai consapevole della propria dignità. (Foto concesse dall’ufficio stampa Studio Esseci)

3

1

la comprensione di questa formidabile corrente artistica esaltante la simbiosi donna-natura in un’epoca attraversata da grandi trasformazioni sociali, nella quale la figura femminile acquista finalmente dignità. Un mondo fatto di quotidianità, sentimenti, lavoro, confidenze, anima la giornata delle signore tra giardini, orti, spiagge, campi, parchi, nella quale la dimensione contadina, nobiliare, borghese, perde il suo significato classista e acquista valore umano; un umano che riflette fragranze legate alla storia intimistica del personaggio, ma anche al paesaggio di

4

2

1. Amedeo Bocchi, Fior di Loto, 1903 2. Plinio Nomellini, Lucilla (La Ninina), 1881-1889 3. Alfredo Savini, Ritratto di Emilia Vignola (Ritratto di signora in nero) 4. Vittorio Corcos, Le Istruttrici ai Campi Elisi, 1892

21


Mostre

Pietrasanta

Korea Now TEXT Valentina Fogher

N

el 2010, grazie a una proposta del M° Park Eun Sun - che vive e lavora a Pietrasanta come scultore da molti anni - la Città di Pietrasanta ha portato a Seoul la mostra Scultura in Valigia, in cui si presentava una selezione di bozzetti e sculture dal Museo dei Bozzetti. Il grande successo di quella mostra ha fatto sì che scaturisse da entrambe le parti il desiderio di continuare questo scambio artistico-culturale basato sulla scultura e che si prospettasse l’idea di portare a Pietrasanta una selezione dei più interessanti scultori contemporanei della Corea del Sud. A questo proposito, si è così costituita appositamente in Corea del Sud l’Associazione degli Scultori della Corea, il cui Presidente, il Prof. Kim Young Won, assieme al Prof. Park Heon Yeol e a Park Eun Sun, ha organizzato e curato la mostra Korea Now – Pietrasanta 2012, che si è tenuta presso gli spazi di Piazza del Duomo, della Chiesa e Chiostro di Sant’Agostino, della Sala delle Grasce e di Palazzo Panichi a Pietrasanta. Due container con novanta casse conte-

22

nenti le opere di cinquantadue artisti sono partiti dalla Corea alla fine di marzo, per arrivare a destinazione un mese più tardi. La mostra è stata installata con queste sculture nel Complesso di Sant’Agostino e in Piazza del Duomo in cinque giorni, mentre le sale di Palazzo Panichi ospitavano le opere di quindici giovani artisti che vivono e lavorano nella zona apuo-versiliese. Interessantissima è stata la proposta dei diversi materiali in mostra, che variavano dal marmo al bronzo, specialmente per le opere degli artisti che lavorano in loco, all’acciaio, ferro, terracotta, carta, legno, ceramica, resine varie e altri materiali sintetici. Eccellente è stata la sinergia tra le sculture, che si sono così presentate in una vasta gamma aperta a tutti i possibili gusti dei visitatori, curiosi di vedere e conoscere una nuova prospettiva sulla scultura contemporanea coreana. La mostra infatti è stata visitata da più di 4400 persone, oltre a centinaia di studenti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, dal Liceo Artistico “Stagio Stagi” di Pietrasanta, dalle Scuole Primarie di Pietrasanta e persino da studenti italiani

e stranieri in visita da Crema. Un appuntamento veramente unico ed emozionante per l’Italia, e la Versilia in particolare, alla cui inaugurazione ha preso parte, oltre a una delegazione di venti persone dalla Corea, anche l’attaché culturale della Repubblica di Corea in Italia. Perfetto è stato il connubio con Pietrasanta, capitale della scultura e dell’artigianato, i cui laboratori sono stati visitati con grande interesse dagli artisti stranieri. Alcuni di loro invece, sono tornati in Versilia dopo molto tempo, dopo essersi diplomati infatti presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara trent’anni fa e essere vissuti in zona per un po’ di tempo, quando la comunità di artisti coreani contava numerose presenze (più di 200). Commovente è stato ora l’incontro con gli altri artisti loro amici che ancora operano e vivono a Pietrasanta. I nomi degli artisti presenti in mostra con le loro opere sono: Kang, Duck Bong; Kwon, Chi Gyu; Kim, Yeon; Kim, Kun Ju; Kim, Gyoung Min; Kim, Dea Sung; Kim, Seon Gu; Kim, Seil; Kim, Seung Hwan; Kim, Young Won; Kim, Jung Hee; Kim, Chang Gon; Kim, Tae Sue; Kim, Hee Kyeung; Jean Rah; Moon, Byeoung Doo;


Park, Suk Won; Park, Eun Sun; Park, Chan Yong; Park, Tae-Dong; Park, Heon Youl; Sung, Dong Hun; Son, Mee Kyoung; Shin, Chi Hyun; Shin, Han Chul; Shim, Kyung Bo; Shim, Young Chul; Ahn, Byung Chul; An, Chi Hong; Yang, Young Hoe, Yang, Tae Geun; Oh, Dong Hoon; Oh, Sang Wook; Wang, Kwang Hyun; Won, In Jong; You, Jae Heung; Lee, Su Hong; Lee, Yong Duk; Lee, Jae Hyo; Lee, Jung Joo; Yim, Young Hee; Chang, Hyeong Taek; Jeon, Hang Sub; Chung, Kuk Taek; Chung, Hyun; Cho, Eun Hee; Joo, Dong Jin; Choi, Jae Yeon; Choi, Hey Kwang; Han, Jin Sub. Questo importante scambio artistico-culturale è stato promosso dall’Amministrazione Comunale nell’ambito di un programma pluriennale di incontri con paesi stranieri (per esempio la Russia nel 2011),

che vuole presentare a Pietrasanta ogni anno diverse realtà dell’arte contemporanea, promuovendo allo stesso modo verso nuovi ambiti il lavoro delle preziose maestranze artigianali locali. In questo caso, l’appuntamento con la Corea probabilmente proseguirà con diversi sbocchi culturali, promuovendo un sodalizio più aperto sia a livello nazionale che internazionale. La mostra Korea Now – Pietrasanta 2012 è stata alla fine una grande ‘festa’ di creatività, che ci ha riempito gli occhi di nuove (per noi occidentali) possibilità tecniche ed espressive: un vasto panorama che si è dischiuso soprattutto davanti ai ragazzi e ai visitatori più giovani, ma che è stato grandemente apprezzato anche da altri artisti e artigiani, maestri dell’arte e della tecnica.

23



il Maestro presenta l’

allievo

Mostre

Premio Ugo Guidi - IV Edizione 2012

TEXT Enrica Frediani

I

l primo luglio si inaugura a Villa SchiffGiorgini di Montignoso la IV edizione della rassegna di arte contemporanea Il Maestro presenta l’allievo. Premio Ugo Guidi. I migliori studenti delle Accademie di Belle Arti statali italiane sono stati chiamati e selezionati con le loro opere dai rispettivi docenti, loro Maestri. Una rassegna d’arte dunque rivolta ai giovani, che premia il merito, favorisce il confronto artistico e avvicina tutte le città italiane sedi delle Accademie nel perseguimento di un obiettivo comune, dove partecipano solo le discipline accademiche che richiedono abilità manuale: Scultura, Pittura, Plastica ornamentale, Disegno, Incisione, Decorazione, Anatomia artistica, Scenografia, Tecniche del marmo, Tecniche dell’incisione, Tecniche pittoriche. Una giuria d’esperti d’arte contemporanea formata da storici e critici assegnerà il Premio Ugo Guidi, bronzo a tiratura limitata della scultura Capra (1971) del Maestro Ugo Guidi (1912-1977). Come nelle precedenti edizioni, la mostra propone sculture, disegni, pitture, incisio-

Rassegna d’Arte Contemporanea rivolta agli studenti eccellenti di tutte le Accademie di Belle Arti statali italiane ni, bozzetti scenografici. I materiali scultorei utilizzati sono molteplici: marmo, legno, gesso, materiale di scarto, bronzo, lamiera di zinco, polipiat, rame, resina, paglia, cartapesta, cartone. Le tecniche pittoriche sono la grafite, l’olio, l’acrilico, l’acquarello, la tempera e il pastello. Per arrivare ai modelli scenografici e a un ricamo su stoffa presentato per la disciplina artistica di Decorazione. Scultura, Decorazione e Plastica Ornamentale si contendono la supremazia delle opere esposte seguite da pittura, bozzetti scenografici e incisione. Le opere proposte quest’anno dagli studenti affrontano varie tematiche: le interrogazioni intorno alle leggi fisiche che

Opera vincitrice nel 2011 di Claudio La Fata, allievo presentato dal prof. Claudio Perricone per la disciplina artistica di Scenografia - Accademia di Belle Arti di Palermo

regolano l’universo; gli studi sugli effetti delle illusioni ottiche; lo straniamento della percezione visiva. Il disagio e il ruolo della donna nella società, un tempo tema molto sentito, sembra oggi cedere il posto a una più generalizzata inquietudine e ansia per l’incertezza del futuro, portando in mostra lavori che lanciano un grido d’allarme per il sistema distruttivo imposto dall’uomo sull’ambiente e per la perdita di valori morali. C’è chi propone una fuga dalle contaminazioni esterne negative e distruttive, cercando rifugio nel mondo puro dell’infanzia e nei valori morali dettati dalla religione, e chi esprime il proprio rammarico nel constatare la perdita d’interesse per il marmo, un tempo materiale d’eccellenza per la scultura. Vi sono inoltre lavori indirizzati verso ricerche tecniche e decorative che mirano alla sperimentazione materica e al soddisfacimento estetico oltre che alla funzione d’uso, come nel caso dell’opera di design. I docenti segnalatori sono stati Giuseppe Sylos Labini (Bari); Giuseppe Cavallini (Bologna); Miguel Ausili (Carrara); Franco Politano (Catania); Rosaria Iazzetta (Catanzaro); Stefano Patti (Firenze); Barbara La Ragione (Foggia); Nadia Rognoni (Frosinone); Stefano Ianni

(L’Aquila); Dora De Siati (Lecce); Anna Scivittaro (Macerata); Giuseppe Sabatino (Milano-Brera); Rosaria Gini (Napoli); Arianna Oddo (Palermo); Filippo Malice (Reggio Calabria); Ludovici Vincenzo (Roma); Pierpaolo Ramotto (Sassari); Massimo Voghera (Torino Albertina); Massimo Ceccarelli Vitangeli (Urbino); Giuseppe D’Angelo (Venezia). Gli allievi: Cristina Mangini, Elisa Zambetta, Irene Fenara, Pierangelo Giacomuzzi, Andrea Famà, MariaTeresa Sorbara, Marco Tomaselli, Matteo Nardella, Sara Sguotti, Angelo Bucciacchio, Maria Antonietta Salvatore, Luigia Giovannangelo, Stefania Castelnuovo, Mafalda Di Mare, Serena Fanara, Giovanni Longo, Francesco Di Traglia, Giulia Caria, Silvia Brero, Dario Picariello, Francesca Semenzin. La mostra durerà fino al 31 luglio, ingresso libero

2010 Premiata dal Presidente della Repubblica col “Premio di Rappresentanza” e Lettera di encomio del Presidente del Senato per la validità dell’iniziativa 2011 Premiata dal Presidente della Repubblica col “Premio di Rappresentanza.” Premiata dal Presidente della Camera dei Deputati col “Premio di Rappresentanza” 2012 Premiata dal Presidente della Camera dei Deputati col “Premio di Rappresentanza” e medaglia in bronzo del Presidente del Senato

25


Peccioli

storia e immagini

Mostre

di un

restauro

TEXT&PHOTO Irene Barbensi

Il restauro deve mirare al ristabilimento dell’unità potenziale dell’opera d’arte, purché ciò sia possibile senza commettere un falso artistico o un falso storico, e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell’opera d’arte nel tempo Cesare Brandi, Teoria del restauro

S

abato 26 maggio presso la Sala Consiliare del Museo delle Icone Russe “F. Bigazzi” di Peccioli, è stata esposta al pubblico l’opera protagonista del restauro “in diretta”, durante la XIV edizione della Settimana della Cultura. Così un antico dipinto - un “Anonimo Fiorentino”, vero capolavoro del XVII secolo raffigurante una Sacra Famiglia con Sant’Anna - è tornato al suo antico splendore grazie a un intervento di restauro affidato ad Arterestauro con la collaborazione di Moira Colombini. L’analisi stilistica del dipinto fa pensare a un pittore vissuto e attivo a Firenze nella prima metà del Seicento. Le ricerche storico-artistiche a cura del Prof. Stefano Renzoni hanno ipotizzato un pittore vicino alla bottega di Jacopo Vignali, un allievo o il pittore stesso. La tela raffigura un soggetto piuttosto noto – ma non notissimo – all’iconografia

Fluorescenza ultravioletta con lampada di Wood

26

Il dipinto prima del restauro

Il dipinto dopo il restauro

sacra cinque-seicentesca, raffigurante la Sacra Famiglia con Sant’Anna, rappresentata non nell’atto canonico del riposo durante la fuga in Egitto (che avrebbe altrimenti escluso la presenza della madre della Vergine), ma in quello più raro dell’esibizione delle ciliegie, di cui esistono tuttavia illustri testimonianze, prima fra tutte quella di Federico Barocci nei Musei Vaticani. La scena raffigurata

costituisce una libera reinterpretazione di un episodio del Vangelo apocrifo del cosiddetto “Pseudo Matteo”, che conobbe molta fortuna nel medioevo, fornendo lo spunto addirittura per delle ballate. In esso si racconta come durante il viaggio in Egitto la Madonna chiese a Giuseppe di coglierle dei frutti da un vicino albero di palma, situati su rami troppo alti e dunque inaccessibili.

Il dipinto durante la pulitura

Dipinto con le steccature dopo la pulitura


Restauro in diretta

Restauro in diretta

Restauro in diretta

Solventi utilizzati

Rimozione della tela di rifodero

Rimozione della carta velina

Il Bambino, che riposava sul grembo della madre, nel sentirne la richiesta si rivolse allora alla pianta, ordinandole di abbassare i rami, affinché il padre potesse esaudire il desiderio della madre. Le trasformazioni subite dal testo in epoca medievale, specie nella cultura inglese, fecero sì che alla palma venisse sostituito un ciliegio, con una discordanza testuale utile non solo per meglio ambientare la scena in luoghi dove le palme non esistevano, ma anche per attribuire all’episodio un senso pedagogico molto forte. La ciliegia infatti, per il suo colore rosso, nella fitta rete simbolica medievale alludeva al sangue, dunque diventava figura della Passione di Cristo. Durante la Settimana della Cultura, dal 14 al 22 aprile, la Sala Consiliare del Museo delle Icone Russe “F. Bigazzi” di Peccioli si è trasformata in un atelier del restauro: un laboratorio dove i visitatori hanno potuto esplorare il dipinto, veder riemergere dettagli che la patina del tempo aveva celato per decenni, scoprire e ammirare la raffinata tecnica dell’artista attraverso la guida di esperti restauratori e storici dell’arte che hanno accolto il pubblico spiegando la genesi del dipinto, gli interventi che sono stati realizzati per riportare l’opera al suo antico splendore. Il progetto si è inse-

rito sulla scia di illustri iniziative in cui sono stati realizzati con grande successo di pubblico restauri “in diretta”, che hanno visto come protagonisti il David di Donatello del Museo del Bargello di Firenze (2007), L’adorazione dei pastori di Caravaggio del Museo Regionale di Messina (Caravaggio, restauro aperto, Roma, Camera dei deputati, 2009), e il polittico di Simone Martini conservato presso il Museo Nazionale di San Matteo a Pisa (2011).

A Peccioli un atelier per scoprire i segreti che si celano sotto la superficie dipinta di un quadro Molti i visitatori, molte le scuole, che hanno partecipato all’iniziativa e grande la soddisfazione delle insegnanti che hanno permesso agli studenti di vedere da molto vicino un quadro senza barriere e capire che un’opera d’arte non è soltanto un oggetto da musealizzare e guardare da dietro un vetro, ma un manufatto realizzato attraverso l’unione dell’intelletto e della mano dell’artista. Storia e immagini di un restauro, dichia-

Restauro in diretta

rano Silvano Crecchi, Sindaco di Peccioli e Renzo Macelloni, Presidente della Belvedere S.p.A., si è inserito all’interno di un percorso volto alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico come fulcro della nostra identità culturale e della nostra memoria storica, attraverso una campagna di restauri che hanno coinvolto nel corso degli anni il territorio di Peccioli che si presenta come un vero e proprio “museo diffuso”, piccoli e grandi tesori che incontriamo sia nel centro storico che nella campagna. Da oltre dieci anni è stato istituito il Laboratorio di Restauro delle Icone Russe che ben presto è divenuto un importante strumento di conoscenza della cultura russa e ortodossa. Contemporaneamente all’inizio della campagna di scavo presso il Podere di Ortaglia è stato allestito un laboratorio di restauro per i reperti etruschi, che poi sarebbero andati a costituire il corpus espositivo del Museo Archeologico inaugurato nel 2004. Anche in occasione dell’apertura al pubblico del Museo di Arte Sacra è stata condotta un’importante campagna di restauri volti al recupero non solo della Cappella dell’Assunta, ma anche di un cospicuo gruppo di dipinti che oltre alla rilevanza storico-artistica, hanno per la comunità un grande valore devozionale. L’iniziativa rappresenta quindi un ulteriore tassello per creare e sviluppare una “cultura della conservazione” con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a una tutela attiva e consapevole del patrimonio storico-artistico del nostro territorio e nello stesso tempo, come sottolinea il nuovo Soprintendente Gian Carlo Borellini, di rafforzare la consapevolezza della necessità di farsene carico collettivamente. Sabato 26 è stata inoltre presentata una pubblicazione contenente ricerche e studi relativi al restauro e agli aspetti iconografici e storico-artistici dell’opera con testi del Soprintendente Gian Carlo Borellini; Amedeo Mercurio, Funzionario presso la Soprintendenza B.A.P.S.A.E. per le province di Pisa e Livorno; Stefano Renzoni, Università di Pisa e i restauratori di Arterestauro S.n.c.; nonché un’attenta scheda dell’opera e un glossario di termini tecnici curati dalla Fondazione Peccioliper. Il dipinto proviene dalla Collezione Aldo Vittorio Baldini per gentile concessione della Sig.ra Ariella Mannucci in memoria del marito.

27


Giuliano Vangi

Arte

il

brusio angeli degli

TEXT Nicola Micieli

P

rosegue l’impegno nell’arte sacra di Giuliano Vangi, scultore di impostazione e di respiro antico, quando non si concepiva organismo plastico di una certa complessità al quale non fosse sotteso un concetto e che non rappresentasse, oltre al tema specifico affrontato, una visione del mondo. Tanto più nel caso di un’opera destinata a uno spazio consacrato, nel quale l’inserimento scultoreo deve tenere conto dell’impianto architettonico e delle esigenze liturgiche, al contempo rispettando il principio di autonomia espressiva del linguaggio dell’artista, che assegna alla forma plastica anche la propria intima e singolare visione. Giuliano Vangi ha dato prova anche nel catalogo ormai nutrito delle proprie opere e interventi a tema e destinazione sacri, di essere artista che non tradisce le proprie convinzioni e il proprio più profondo sentire. Non compaiono mai esegesi illustrative né retoriche spiritualiste nelle sue opere di arte sacra. Vi è, al contrario, un sincero e autentico discorso sull’uomo e il suo sentimento del sacro, nel quale filtrano e si manifestano le umane inquietudini esistenziali e aspirazioni spirituali. Le medesime che innervano e formalmente qualificano le opere di Vangi che chiameremmo laiche, se il termine non fosse del tutto improprio nel suo caso, proprio

28

perché sanciscono la centralità dell’uomo animato di passione e di tensione liberatoria, su un ampio ventaglio di “situazioni” esistenziali, più che di tematiche, e di declinazioni stilistiche organicamente correlate in oltre mezzo secolo ormai di lavoro e di ricerca nella scultura. Tale correlazione tra l’esistenziale e il sacro nella scultura di Vangi, è stata testimoniata attraverso pochi significativi esempi del suo percorso, nella recente mostra allestita in alcune sale del Palazzo Vescovile di Arezzo. Dove comparivono, tra le altre opere in marmi per lo più policromi e di rimando anche a presenze familiari, sette piccole figure in avorio che per fattura rigorosa del modellato e deformazione espressiva dei volumi risalgono idealmente a Giovanni Pisano, e rappresentano uomini nudi e una donna anch’essa nuda, significamente data come una Maddalena. Vi si accampava poi il grande bronzo icastico alla memoria della strage nazista di Stazzema, ancora un uomo nudo che reca riverso, tra le braccia, un bambino, vittima innocente della cieca violenza. Compariva infine, per esplicita connessione simbolica dell’esistenziale e del sacro nel segno

dell’uomo, il Crocifisso in alpacca dorata del 1998. La mostra introduceva l’impegno più recente di Giuliano Vangi scultore del sacro proprio nella Cattedrale di Arezzo, dopo gli interventi del 1997 in quella di Padova dove realizzava il presbiterio con ambone, la cattedra vescovile e un crocifisso; del 1999 con il gruppo scultoreo Varcare la soglia per l’ingresso dei Musei Vaticani; dei primi anni dieci del secondo millennio con l’altare e l’ambone per il Duomo di Pisa e l’ambone per la Chiesa di Padre Pio, progettata da Renzo Piano a San Giovanni Rotondo. Ad Arezzo Vangi è stato chiamato a progettare l’ambone, l’altare e la cattedra vescovile in stretta collaborazione con i tecnici preposti alla nuova sistemazione liturgica della Cattedrale, con il ripristino degli antichi livelli e del percorso dei pellegrini intorno alla maestosa Arca di San Donato collocata nell’abside, ora liberata dagli stalli del coro che le incombevano visivamente e impedivano l’accesso dei penitenti. Vangi si è inserito nel nuovo assetto con impeccabile misura, peraltro istituendo un discreto colloquio di animazione plastica con la gotica “architettura” e il fraseggio scultoreo dell’Arca di San Donato patrono di Arezzo. Della vita del santo ha scolpito in bassorilievo due scene sui fian-


chi esterni della cattedra contrassegnata dalle fronde dell’ulivo. La mensa in marmo è retta da un angelo annunziante la pace davvero acrobatico nel suo avvitamento spaziale, che lo fa irrompere dal basso e innalza, alleggerendone il peso materiale, la mensa del sacrificio. Infine il momento scultoreo più significativo: il gruppo dell’ambone preparato con graduale crescendo spaziale e plastico dalla lineare cattedra e dall’altare. Luogo dell’annuncio divino e della parola umana che deve

tradurlo in visibili concetti, in immagini comprensibili e penetranti alla comunità dei fedeli, il gruppo dell’ambone si conforma per sintesi figurali e modulazioni plastiche di grande agilità e intuitiva valenza simbolica, nella sua aerea e pur salda, cioè organica architettura. Tra i fusti e le fronde arboree sulle quali è collocato il leggio, e si intende il Vangelo che alimenta la parola del celebrante, e l’angelo che sollevato sulle punte dei piedi, mostrate le palme delle mani, annuncia il tempo

della Resurrezione, fanno da ponte le ali spiegate dello stesso angelo, sulle quali si imprime in bassissimo rilievo, come velato da un’ideale sindone, il corpo del Cristo morto. Le vesti fluttuanti dell’angelo dicono che l’annuncio viene da lontano, i piedi sollevati dicono che egli è in procinto di ripartire. La sinergia di queste due dinamiche dice che la parola di Cristo deve rinnovarsi ogni giorno. E sullo sfondo il messaggio della pace come auspicio di Paradiso in terra.

29


Mostre

Lucca. Claudio Poleschi Arte Contemporanea

svaldo O TEXT Paolo Antognoli

L

icini non ha mai inseguito la ricchezza. Era appagato della sua vita interiore, nel suo eremo volontario di Monte Vidon Corrado, nelle Marche. Sebbene non fosse ricco, non aveva necessità di sprecare la sua vita alla ricerca del denaro. «Eppure la sua non fu una vita facile», precisava Giuseppe Marchiori. Questa scelta può apparire assurda in una società come la nostra dominata dal culto del denaro e dall’egemonia economica su ogni forma vivente, tanto da rendere risibile la vita interiore di un uomo che, in una remota provincia italiana del Novecento, si immergeva completamente nella pittura, la sua straordinaria forma di resistenza.

30

Locomotiva, 1932

Le sue armi erano anzitutto i suoi dipinti, mai più grandi delle predelle minute dei “primitivi” - e di quell’Angelo ribelle su fondo blu cupo, che compare nella mostra di Lucca da Claudio Poleschi. Ma soprattutto la sua forza era l’intensità del silenzio, da cui nascevano le sue opere e che ancora le avvolge. Una simile resistenza Raimon Panikkar attribuiva ai mistici del deserto, agli anacoreti, coloro che rifiutano la dittatura dell’esteriore. Le piccole gioie per Licini erano ben altre. Sempre Marchiori racconta di una gita in Francia con Licini per vedere un dipinto del Sassetta. C’erano opere che per Licini assumevano un valore assoluto, «una ragione

di essere o di non essere». Tra queste Le nozze di San Francesco con la povertà del Sassetta nel castello di Chantilly. Dopo tutti quei chilometri Licini non ne voleva sapere del castello: voleva correre immediatamente dal Sassetta, nonostante la guida dovesse completare il suo giro. Ma indugiava di stanza in stanza e Licini non voleva saperne del Gran Condé o del patetico suicidio di Vatel e «batteva il bastone (che di solito teneva appeso al braccio) sul pavimento, reso folle dall’attesa troppo lunga. Finalmente davanti all’amato Sassetta, Licini si abbandonava all’ammirazione, mentre custodi e turisti erano già in un’altra stanza, indignati da quel rumoroso entusia-


Amalasunta su fondo blu, 1949

smo. Licini non voleva più andarsene. E ci volle del bello e del buono per deciderlo ad allontanarsi dall’oggetto della sua fervida e intensa contemplazione. Chantilly s’identificava, per lui, con Sassetta». Conosciamo le foto di Licini con il lungo cardigan di lana, vesti da re contadino o “da re pastore” come scrisse Marchiori (G. Marchiori, Licini con 21 lettere inedite del pittore, De Luca Editore); ma anche simile a un saio francescano allacciato in vita, come in un dipinto del Sassetta. La mostra di Lucca è dedicata a Oriano Barsotti (1938-1977) e Ugo Meneghini (Venezia 1920-2000), due amici di Claudio Poleschi, raffinati estimatori da tutta una vita del lavoro di Licini, grazie ai quali nel 1976 si riuscì ad allestire una mostra memorabile di Licini a Lucca. Se ne conserva ancora il catalogo, sobrio, minuto, dalla copertina di un azzurro carta da zucchero come sarebbe piaciuta all’artista. Lucca era ancora ignota al turismo. Tra gli ammiratori della città in quel tempo c’era Ennio Morlotti, il quale diceva: se volete bene alla vostra città lasciatela stare! Da allora tuttavia sono cambiate molte cose, ma riguardo a Licini, ammirato in Italia dai conoscitori più sottili e da una cerchia tanto ristretta quanto fedelissima di ammiratori e collezionisti, le cose, poi, non sono molto cambiate. Difatti è ancora stranamente ignorato dal grande pubblico. Nella mostra di Lucca sono presenti dipinti selezionatissimi provenienti per la maggior parte da collezioni private di tutta Italia. Per l’inaugurazione, il grande Angelo ribelle su fondo blu cupo (1952) è stato esposto nella chiesa sconsacrata di San Matteo adiacente alla galleria. In fondo alla chiesa oscurata fino all’abside, si incontrava come un’apparizione questo Angelo ribelle illuminato lateralmente, sospeso nel vuoto con dei fili e con lo strascico di un’ombra doppia proiettata sulla guancia di una parete.

Per il catalogo sono stati invitati a scrivere non tanto critici d’arte di professione, ma artisti e collezionisti, per sperimentare un diverso approccio rispetto alla norma e registrare testimonianze di altro tipo. Il pittore Claudio Olivieri ad esempio, che a uno sguardo superficiale non metteremmo in relazione a Licini, è stato al contrario una figura determinante per la sua rivalutazione, avendo indirizzato e sostenuto la splendida mostra del 1968 al Gam di Torino. Olivieri scrive del suo incontro con Licini, iniziato con un Angelo ribelle visto in una vetrina di Brera e approdato alla sua visita di Monte Vidon Corrado, dove dalla piccola lapide del cimitero, Licini sembrava sorridergli. Il pittore Gian Marco Montesano fa di Licini una lettura a tutto campo soffermandosi su

Amalasunta su fondo giallo, 1953-54

un punto chiave: l’intersezione della pittura e letteratura attraverso cui si espresse l’artista, con la musica, il teatro, l’architettura, per cui emerge un Licini interessato allo scioglimento di un nodo fondamentale della cultura europea post-wagneriana: la sintesi delle arti e i rapporti fra discipline. Un Licini, “Ribelle Angelico”, estraneo a qualsiasi certezza, sospeso tra Inferno e Paradiso, tra Cielo e Terra, che nella sua rivolta «rifiuta il male del mondo, l’umanità degradata e tradita». Non certo Dio, né certo l’uomo - aggiunge Montesano - ma «ciò che, nel mondo, impedisce al mondo stesso di essere degno dell’armonia e della giustizia». Il catalogo è introdotto da un testo di giorgiomagnoni (questa la sua firma), il quale, fra osservazioni sottili e preziose precisazioni filologiche, riserva alla mostra un’opera inedita, senza titolo, ricavata dal retro di un dipinto, che giaceva nascosto da molti anni sotto una carta (n.18 del catalogo). Poi, tra varie riflessioni, si sofferma su Locomotiva, un dipinto del 1935, spesso trascurato perché riprodotto erroneamente a rovescio nei cataloghi più importanti. Difatti, così capovolto, si finiva per non vedere, nel tondo con cui termina la ciminiera di destra, quei due occhietti quasi beffardi e la barretta del naso che fa della locomotiva un vero e proprio personaggio. Anche il testo di Tecla Magnoni è di grande aiuto per introdurre il lettore nella cronologia liciniana, complessa com’è, fatta di riprese, pentimenti, correzioni, di preparazioni lunghe e clandestine. Offre una sorta di ordine di apparizione dei vari personaggi dell’artista. Grazie a Piero Turroni, viene, infine, riprodotta e trascritta una lettera inedita di Licini indirizzata nel 1942 a Peppino Ghiringhelli, al quale chiede nel post-scriptum, di procurargli gli Eroici Furori e L’Universo come principio et uno di Giordano Bruno.

31


Londra, National Gallery

moss tra e emplare

Arte

una

TEXT&PHOTO Pierluigi Carofano

Rembrandt, Il festino di Baldassare, Londra, National Gallery (2)

32

I

nvece, alle perplessità che sorgono di fronte al recupero del Tramonto ci porta l’esempio del restauro della Madonna con il Bambino di un seguace di Robert Campin. L’aggiunta ottocentesca di tutta la parte destra della tavola mantenuta più di recente con l’intenzione di lasciare inalterata l’unità visiva di essa, e la decisione di segnalarla con un tono più basso per distinguerla dalla parte originale, rispondono pienamente a quei criteri di restauro a lungo dibattuti nel corso del secolo passato. Ecco allora come la sala e le opere qui citate dimostrino che la rimozione di elementi non filologicamente legati all’autenticità di un dipinto deve essere ponderata di volta in volta, seguendo le effettive esigenze di lettura della superficie dipinta. Proprio queste situazioni investono lo storico

dell’arte di un compito certo impegnativo, ma dal quale non si può esimere. La terza sala è una delle più interessanti, dato che presenta alcuni esempi di errori di acquisto commessi dalla National Gallery. È fuori discussione che lo studio materiale dell’opera, se da una parte è il centro di questo sistema d’indagine, dall’altra non è sempre così semplice e accessibile. Comunque, tale convinzione metodologica deve sempre essere affermata, e l’incauto acquisto sotto il nome di Giorgione delle quattro tavolette di Andrea Previtali esposte in questa sala stanno a testimoniare la necessità di ricerche scrupolose che debbono focalizzare i propri sforzi sul manufatto tenendo a distanza clamori, sensazionalismo e superficialità.

La sezione successiva illustrava l’articolato mondo della bottega dell’artista. In particolar modo, si cercava di porre in primo piano il peso che l’attività di bottega, con i suoi segreti, le sue consuetudini e i suoi particolari rapporti tra maestri, lavoranti e apprendisti, condizionava la produzione delle opere e la loro fortuna commerciale. Certamente la Madonna con il Bambino e due Angeli eseguita dal Verrocchio con l’aiuto dell’allievo Lorenzo di Credi, con le distanze qualitative delle parti eseguite da ognuno di essi, pone una doverosa riflessione sui meccanismi della bottega verrocchiesca. Nello studio di un dipinto come quello esposto a Londra, gli aspetti e le analisi filologiche prendono forza nell’ambito dello studio so-


ciale e della pratica di bottega: la committenza, la preparazione dei materiali e dei supporti, il tempo necessario alla messa in opera contribuiscono a chiarire l’autografia e, più in generale, l’importanza del manufatto. È pur vero che un lavoro così scandagliato non è sempre possibile, dato che il contributo dei lavoranti di una bottega è il più delle volte presente nelle opere ascritte ad un maestro, il quale riservava ad essi soprattutto la preparazione dei supporti prima della stesura pittorica. La complessità di quest’indagine emerge anche nel Ritratto del padre considerato in mostra come copia di un originale perduto di Dürer. Questo dipinto mette in evidenza il problema della bottega del maestro tedesco, così come nella prima sala era enigmatica la Madonna con l’iris, segnalata come lavoro della bottega dell’artista dalle indagini scientifiche che hanno rivelato un’eterogenea stratificazione di vernici antiche e più recenti. Quindi, alla luce di quanto si conosce della personalità e dell’attenzione all’autenticità dei suoi lavori, le definizioni di lavoro di bottega, o copia, o altro ancora per Dürer e l’ambiente in cui operava necessitano sempre attenzione e riflessioni approfondite. L’itinerario continua con una sala dedicata totalmente alla fortuna che l’arte di Sandro Botticelli incontrò in Inghilterra nell’ultimo quarto dell’Ottocento. Sono state esposte infatti soltanto la famosissima mitologia botticelliana di Venere e Marte e un’Allegoria di anonimo fiorentino della quale vengono illustrate le vicende dell’incauto acquisto. In sostanza, più che porre in evidenza i rap-

Andrea del Verrocchio e Lorenzo di Credi, Madonna col Bambino e angeli, Londra, National Gallery

porto tra l’indagine scientifica e lo studio stilistico, che hanno comunque rilevato l’antichità dell’Allegoria, la sala ere interessante per capire i meccanismi che hanno portato all’acquisto di un’opera a tutta evidenza lontana dal Filipepi. Infatti, la bramosia di possedere dei Botticelli andava oltre ogni tipo di cautela, e la fretta messa dalla concorrenza americana (in un periodo in cui iniziava il grande fervore collezionistico d’oltreoceano) ha fatto il resto per un errore di valutazione clamoroso. È questo il preludio per un finale nel quale si vengono invece a celebrare al-

cune tra le scoperte più eclatanti degli studiosi della pinacoteca. Sul doppio binario delle analisi fisico – chimiche e dello studio stilistico riemergono opere di maestri quali Botticelli e Friederich, Gossaert e Raffaello. In particolare, l’opera del maestro urbinate è risultata una vera e proprio ritrovamento e oculato acquisto, dato l’alto numero di copie esistente in giro per il mondo. In conclusione, la mostra londinese, nel tentativo di illustrare un sistema di lettura dell’opera d’arte articolato a più livelli, pone riflessioni di metodo che solo col tempo verranno a chiarirsi e definirsi in termini dialettici. Infatti, la complessità delle relazioni che s’istaurano tra i lo studio della critica e più in particolare dei trattati e ricettari d’arte; il mondo sociale dell’artista; le funzioni dell’opera; il gusto collezionistico e il restauro, sono sempre stati presenti nel dibattito critico, ma dagli ultimi lustri essi non possono essere tenuti separati da quanto le indagini diagnostiche portano alla luce. Allo stesso modo però, e alcuni casi presenti in mostra risultano molto significativi, le indagini diagnostiche non risolvono tutti i rebus, né tantomeno “salvano” da sole le opere da una cattiva gestione. Ma la critica nasce da criteri estetici e non è pesabile di metterla a tacere con ragionamenti tecnici. Naturalmente non ci sono dubbi che la scienza possa dare un contributo ai problemi della conservazione ammesso che le ricerche siano condotte liberamente, senza tesi precostituite. La prima parte dell’articolo del Professor Pierluigi Carofano è uscito nel n. 63 di Reality

33




APPUNTAMENTI CON L’ARTE

FRANCESCO CINELLI - Pietrasanta

ROBERTO GIOVANNELLI

V

enerdì 11 maggio 2012 è stata presentata la monografia dell’artista Francesco Cinelli: La scatola nera della nostra vita; edito da Petrartedizioni. Alla presentazione, avvenuta presso il Chiostro di Sant’Agostino di Pietrasanta, erano presenti: il critico d’arte Nicola Micieli, lo storico dell’arte Giorgio Di Genova, il direttore artistico de La Versiliana Dott. Manrico Nicolai, l’editore Giovanni Bovecchi, nonché l’artista Francesco Cinelli. Il volume racconta l’esperienza di una personale realizzata dall’artista. Una creazione di opere che si manifestano sulla tela, ma come tele Cinelli utilizza anche i corpi umani, operandolo e invadendolo con i propri segni, fino a donargli un significato particolare, quasi fossero un’estensione della tela. I corpi vengono permutati in maschere animate che assumono la stessa tessitura e morfografia dei predisposti fondali, sui quali per mimetismo potrebbero confondersi o

Volterra

dai quali addirittura potrebbero provenire muovendosi nello spazio reale. Nel volume si ritrovano le suggestive immagini dell’ambiente messo in scena da Cinelli nello spazio espositivo di Pietrasanta: è un teatro della pittura e della vita, dove anche la luce è stata determinante per rendere vero e credibile l’artificio delle apparizioni. Le forme e la vita emergono dal buio del cubo scenico e gli saranno restituite quando calerà il sipario.

D

al 14 luglio al 31 agosto 2012 presso la Pinacoteca Civica, Palazzo Minucci Solaini di Volterra (PI) e realizzato da Reality ArtStudio, sarà presente la personale di Roberto Giovannelli: Et In Armenia Ego - Suggestioni d’un figurante Viandante pittore in Armenia. Le opere segnano il suggestivo viaggio in Armenia e in Karabakh legate al ricordo di una favola antica che narra di Vahakan, dio giovinetto nato dalla congiunzione del cielo e della terra. Sono immagini volanti quelle rappresentate da Giovannelli, come se da una stele di pietra fossero traslate sull’intatta superficie di tavole levigate o incastonate in fulgide cornici architettoniche. Nelle figure disegnate dall’artista si identificano giovani raccoglitori di stelle, uomini in contesa di frutti, portatori di spicchi di luna, traiettorie di lucciole, uomini, donne e fanciulli dimoranti in alberi genealogici simboleggianti l’unione di arcani pensieri.

Centro Arti Plastiche - Carrara

I

l Centro Arti Plastiche si trova nel centro di Carrara vicino alla chiesa di San Francesco, nei locali un tempo destinati al convento francescano. Il Centro, inaugurato il 14 aprile 2012, espone parte della collezione di arte contemporanea della città, costituita da opere di artisti di fama nazionale e internazionale che hanno lavorato ed esposto a Carrara dalla seconda metà del XX secolo a oggi. Artisti del calibro di Mirko Basaldella, Augusto Perez, Kennet Armitage, Agenore Fabbri, Giuliano Vangi, Angelo Mangiarotti, Fabio Viale, Vettor Pisani, Nunzio Di Stefano, David Tremlett, Ohad Meromi, Giuseppe Spagnulo, Vittorio Messina

sono documentati nelle sale dedicate all’esposizione permanente, mentre i rimanenti spazi del piano superiore ospitano mostre temporanee comunque collegate al tessuto cittadino. Orari di apertura: Dal 4 giugno al 6 settembre 2012 dal lunedì al sabato 9:00-13:00 giovedì, venerdì, sabato 20:00-24:00 7 - 8 settembre 2012 9:00-13:00 e 16:30-21:00 9 settembre 2012 10:30-12:30 e 16:30-21:00

Centro Arti Plastiche Via Canal del Rio, 54033 Carrara Tel. 0585 779681 infocultura@comune.carrara.ms.it

36


APPUNTAMENTI CON L’ARTE

COSÌ LONTANO COSÌ VICINO #2

G

iovedì 28 giugno alle ore 19.00 presso il Centro Espositivo Villa Pacchiani di Santa Croce sull’Arno si presenta la seconda tappa del progetto Così lontano così vicino #2, un’iniziativa del Comune di Santa Croce sull’Arno. Due le mostre personali che compongono l’appuntamento, tre gli artisti invitati: Fabio Cresci, (vive e lavora a Marcignana - Empoli) con I due stampi; Lia Pantani e Giovanni Surace, coppia nel lavoro e nella vita, (vivono e lavorano a Calenzano), con Who’s next, dovrebbe piovere su di voi e non su di me. Entrambi gli interventi sono realizzati appositamente per Villa Pacchiani e curati da Ilaria Mariotti. Uno stampo per dolci e pani di alluminio con una visibile ammaccatura su un lato costituisce l’inizio del percorso dell’intervento di Fabio Cresci. Con esso sono stati prodotti in un lungo lasso di tempo e con l’aiuto dei componenti della sua famiglia,

numerosissimi pani, portatori, tutti, di quella falla dello stampo: l’impronta del colpo marchia inevitabilmente tutto ciò che dallo stampo esce. Pantani-Surace presentano a Villa Pacchiani un nuovo ciclo di lavori: tre serie di specchi. Orari di apertura: Dal 28 giugno al 29 luglio; dal 6 al 23 settembre dal giovedì alla domenica 17.00-20.00 nei giorni 5, 12, 19, 21, 26 luglio apertura serale ore 22.00-24.00 in occasione dei concerti della rassegna A cielo aperto.

Massimiliano Luchetti - VICCHIO

A «

ciascuna nota della lira risponde un eco spettrale e non sempre distinta, ma solenne e capace di esaltare l’anima. In ogni immagine di bellezza che si offre al nostro sguardo si svelano, al termine di infinite, ebbre prospettive, vaghe, sconvolgenti visioni di una più eterea bellezza che sta oltre». Queste parole di Edgar Allan Poe potrebbero fungere da commento alla pittura di Massimiliano Luchetti che condivide con il grande poeta statunitense la capacità di raccontare la solitudine dell’essere umano dinnanzi all’imponderabilità del suo destino e il sentimento che lo spinge a valicare l’orizzonte del visibile per andare alla ricerca dell’oltre. Dopo i consensi ottenuti con due mostre personali a Pietrasanta, sua città d’origine, tra il 2008 (L’immaginario cosmico interiore. Realtà, mistero e amore nelle opere di Massimiliano Luchetti, Galleria Petrarte) e il 2009 (Racconti sospesi, Chiostro di Sant’Agostino), una mostra a Forte dei Marmi nel 2011 (Ai confini del mondo. I luoghi dell’anima tra storia e mito, Fortino) e altri eventi che l’hanno visto esporre in collettiva con artisti quali Mino Maccari e Mario Schifano, e come scultore nel Chiostro degli Agostiniani a Empoli, il giovane Massimiliano Luchetti è tornato a incantare il pubblico con una personale al Museo Casa di Giotto

I ZYW

SANTA CROCE SULL’ARNO

a Vicchio. Non è facile né immediato identificare la materia dei suoi racconti pittorici, perché anche le parole, al pari dei pensieri che le ispirano, si rivelano inefficaci se chiamate a definire il mistero della vita e della morte. Con la stessa incertezza che guida i nostri passi nella penombra di un luogo sconosciuto, così il nostro sguardo percorre le sue tele nel tentativo di dare un volto e un nome alla piccola figura che si getta in un folle volo verso l’ignoto (ciò che l’aspetta dall’altra parte, forse, è il vero senso della vita?); indovinare il destino degli armigeri che si adunano sui profili d’ombra tracciati da un cielo presago della sorte che li attende; immaginare quale fosse un

Volterra

I

Zyw: una famiglia di artisti in Toscana (1937-2012) è il titolo della mostra che inaugurerà il prossimo 3 agosto a Palazzo dei Priori di Volterra (PI), organizzata da Reality ArtStudio con il sostegno della Fondazione Bertarelli. Aleksander Zyw ha potuto frequentare artisti come Chagall e Picasso, negli anni ’30, quando ha vissuto a Parigi, ma il legame con la nostra terra e l’amore per la luce e i paesaggi italiani, lo hanno portato a stabilizzarsi definitivamente in Toscana, con la moglie e i figli, negli anni ’70. 75 anni di maestria della pittura e del vetro, queste saranno le opere esposte fino al 30 settembre 2012. Opere che vanno dai paesaggi, alle nature morte, alle spiagge della Normandia di Aleksander Zyw, fino alle bellissime sculture in legno del figlio Adam e i favolosi dipinti e vetri di Murano e Charter dell’altro figlio Michael.

tempo la méta dei velieri che, ormai nient’altro che relitti, vagano in balia dei flutti come uomini troppo stanchi per lottare. Sarebbe vano, tuttavia, sforzarsi di comporre questi singoli dettagli per comprendere il significato ultimo di una pittura che non intende dare forma alla realtà ma al sogno, che non esita a farsi miraggio per narrare – è ancora Poe che ci viene in aiuto – di «abissi senza fondo e sconfinate fiumane, atre voragini e caverne, titaniche foreste con fantasmi (...), precipiti montagne eternamente in mari senza sponde, irrequieti mari ed alienanti (...), paludi che stagnano, alla vista perdute, le acque lor deserte e morte». Paesaggi dell’oltre quelli immaginati da Luchetti, sospesi nell’invisibile come equilibristi sulla linea di confine che separa la sostanza effimera della bellezza dalla sua essenza spirituale, l’esistenza mortale dell’uomo dalla sua aspirazione all’eterno. Polverizzata, carica di contrasti, abbacinante, cupa, stesa in ampie velature o in trasparenze sottili, percorsa da una forza centrifuga o dissolta in vaghezza di atmosfere, la materia cromatica diventa specchio del suo universo poetico in bilico tra il sentimento dell’attesa e l’ebbrezza della rivelazione. Daniela Pronesti

37


a mostra fiorentina indaga sulla evoluzione della cultura pittorica e scultorea attraverso la prolifica produzione avvenuta nel corso dei secoli, dalla quale si evince un solido rapporto con il passato grazie all’interiorizzazione di forme o modelli da parte degli artisti, che creano nuovi linguaggi vicini alla propria dimensione personale. Partendo dagli sviluppi dei processi compositivi, con il trascorrere del tempo, si costruiscono modi originali sulla interpretazione artistica della forma e della figura attraverso la rielaborazione riflessiva, meditativa, intimistica, su

a cura di Carmelo De Luca

FIRENZE Bargello

L

FABULAE PICTAE

a maiolica istoriata rappresenta il tema della nuova mostra allestita presso l’antico Palazzo del Podestà. Una miriade di piatti, bacili, coppe, fiasche, vassoi, vasi, occupano le sale espositive del Museo, sfoggiando una impeccabile bellezza chiaramente leggibile nei dipinti con soggetti recuperati della storia antica e della mitologia classica. I preziosi manufatti rinascimentali di produzione medicea, faentina, urbinate, colpiscono per la brillantezza dei colori adoperati e la dovizia di particolari rappresentan-

38

8 maggio 4 novembre 2012

16 maggio 19 giugno 16 settembre 4 novembre 2012 2012

ti un mondo antico fatto di esseri fantastici, dei, delfini, animali, putti, personaggi storici, decorazioni araldiche, grottesche, dove la stessa raffigurazione ricopre un ruolo di primissimo piano che, spesso, relega a un ruolo subalterno la finalità funzionale dell’oggetto creato dall’argilla. Vecchio e Nuovo Testamento, le Storie Romane di Tito Livio, le Metamorfosi di Ovidio, stampe, incisioni rappresentano le fonti di ispirazione dalle quali i maestri ceramisti attingono linfa vitale per la creazione delle squisite creazioni artistiche visibili in mostra.

D

firenzE Casa Buonarroti FIRENZE

Galleria dell’Accademia

overoso tributo al navigatore Amerigo Vespucci, la mostra esalta la cultura autoctona del Nord America. Provenienti dal celebre Glicrease Museum di Tulsa, opere d’arte e artigianato d’autore raccontano la storia del West dall’epoca colombiana alla colonizzazione di quelle terre. La scrupolosa ricostruzione degli insediamenti tribali, l’organizzazione sociale, le contaminazioni con l’ambiente europeo, rappresentano il filo conduttore delle opere esposte nell’Andito degli Angiolini, mentre la Galleria del Costume accoglie oggetti il

cui tema è rappresentato dalla antropologia. Armi, gioielli, copricapo piumati, vasellame, abiti in pelle decorati con colori vivissimi e perline, sculture, dipinti, riempiono la Sala della Meridiana e la Sala da Ballo, testimoni del glorioso passato legato a una civiltà meritevole di essere conosciuta da tutti.

LA NUOVA FRONTIERA

l’arte intorno a te

quanto appartiene alla letteratura ossia alle fonti del sapere. In tal senso gli augusti saloni dell’Accademia, dimora del David e dei Prigioni michelangioleschi, diventano degno supporto per una completa comprensione della bellissima esposizione dedicata al Novecento e ai suoi contatti con i padri della storia dell’arte. Francis Bacon, Alberto Burri, Marcel Duchamp, Yves Klein, Pablo Picasso, Alberto Savinio, Andy Warhol, rappresentano alcuni esponenti del nutrito stuolo di maestri presenti in mostra per testimoniare il tributo alle radici della propria produzione.

ARTE TORNA ARTE

L


The Absorbing Eye

Works by Dario Zucchi

SERAVEZZA Palazzo Mediceo PISA Museo della Grafica, Palazzo Lanfranchi

L

ergio Scatizzi, pittore di dichiarata vocazione informale, eppure risolutamente appassionato agli antichi generi della figura, della natura morta, del paesaggio. L’ipotesi della pittura è la mostra organizzata dalla Fondazione Ragghianti e curata da Giovanna Uzzani, docente e storica dell’arte contemporanea. Oltre 70 opere accompagnano l’intera vicenda artistica di Sergio Scatizzi pittore e appartengono a due collezioni distinte. La prima esposta nella sua interezza per la prima volta, fa parte delle collezioni della Fondazione. La seconda, documenta il rapporto di amicizia che, per un trentennio,

30 giugno 30 giugno 9 settembre 4 novembre 2012 2012 16 giugno 3 23aprile giugno 16 settembre 1 18luglio novembre 2012 2012

semplice osservazione catturando acutamente le connessioni visive fra gli osservatori e l’arte che li circonda. La sua ricerca dei visitatori con una perfetta combinazione di colori, motivi e atteggiamenti, giustapposti ai dipinti e alle sculture, porta al piacere della sorpresa e allo stupore dell’agnizione. Ne risultano scatti unici che coinvolgono opere d’arte di Munch, Matisse, Rothko e Stella, immagini commoventi o ironiche ma sempre intensamente provocatorie. Promossa dal Museo della Grafica e patrocinata dalla Federazione Italiana Amici dei Musei e dal Royal Victoria Hotel, la mostra è curata da Erik Denker della National Gallery di Washington.

a mostra The Absorbing Eye. Works by Dario Zucchi suggerisce intriganti assonanze tra le icone dell’arte contemporanea e coloro che le osservano muovendosi fra le sale dei musei internazionali più prestigiosi. Il fotografo Dario Zucchi, milanese residente a Washington, si configura come un vero e proprio “predatore urbano” che, armato di macchina fotografica, individua, segue e immortala In alto work su David Hockney In basso work su Gustave Caillebotte i soggetti che più lo ispirano. Sono i visitatori dei musei ad attrarre la sua attenzione soprattutto quando, forse per un’inconscia sintonia, il loro aspetto fisico e il loro abbigliamento si fondono armonicamente con le opere d’arte che stanno ammirando. Mentre rimane affascinato dalle persone che osservano l’arte, tema già di per sé assai coinvolgente, Zucchi travalica la

P

ha accompagnato il pittore e un suo affezionatissimo collezionista Giuliano Innocenti, che è riuscito a raccogliere centinaia fra dipinti e disegni del maestro. Il nucleo scatizziano della collezione composto da olii, tempere e disegni, è stata cronologicamente una delle prime donazioni acquisite, oltre ad essere una delle maggiori per numero e qualità; testimonia, con opere che vanno dagli anni ‘40 al 1982, quaranta anni di ricerca dell’artista. L’esposizione permetterà di ammirare la pittura materica di Scatizzi caratterizzata da forti esplosioni cromatiche, «da una natura appassionata e animata da trasporti vitali e fantastici e da irresistibili slanci dionisiaci».

SCATIZZI L’IPOTESI DELLA PITTURA

e avventure della forma. Dall’espressività di Viani, Sironi e Rosai alla realtà allucinata di Ligabue, Transavanguardia e oltre. Dal 1 luglio al 9 settembre a Seravezza, presso il Palazzo Mediceo una grande mostra su 100 anni. Un tragitto che, dalla scultura “eversiva” ottocentesca di Medardo Rosso, arriva fino a oggi con artisti del Novecento come Felice Carena, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Giorgio De Chirico, Mario Sironi e molti altri che hanno segnato la storia della pittura. Ben rappresentati anche gli scultori, da Marino Marini a Giacomo

S

Fondazione Centro Studi sull’arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti

LUCCA Castello del Buonconsiglio TRENTO Castel beseno

reziosi manufatti, provenienti dal prestigioso arsenale di Graz, raccontano le gesta di prodi cavalieri animanti battaglie, assedi, tornei, in una bellissima mostra allestita tra il Castello del Buonconsiglio e Castel Beseno. Armature finemente lavorate da esperti artigiani, maglie in ferro, spade, lance, scudi, elmi, riportano la nostra mente in un passato lontano dove l’onore, l’amor cortese, la fedeltà al proprio sovrano, rappresentano gli elementi distintivi della nobiltà europea. Cavalieri ardimentosi disperdono, trafiggono, calpestano con i cavalli soldati morenti, nelle sanguinose guerre caratterizzanti il Vecchio Continente tra IX e XV

secolo, ma rivendicano pure l’onore perduto o l’innocenza dalle accuse, corteggiano l’amata, rievocano i fasti del casato, attraverso duelli simbolici tra le grida di un gran pubblico in delirio per il proprio campione. L’esposizione ospitata presso i due austeri manieri trentini, rappresenta una appetitosa occasione per il visitatore grazie alla qualità, alla quantità, al valore storicoartistico delle opere presenti.

I CAVALIERI DELL’IMPERATORE

LE AVVENTURE DELLA FORMA

L

Manzù, Ugo Guidi, Venturino Venturi e molti altri. Saranno presenti pittori delle generazioni anni Dieci e Venti, come Pietro Annigoni, Renato Santini, Dilvo Lotti, Silvio Loffredo, Xavier e Antonio Bueno. Un’intera sala è dedicata al massimo esempio italiano della pittura visionaria, Antonio Ligabue, pittore e scultore. La rassegna si pregia di documentare, a fianco dei maestri storici del Novecento, artisti di più giovane generazione, fino alla ricerca propositiva di autori meno noti ma di sicuro interesse espressivo.

39


Turca

Storia

la

una commedia di 4 secoli fa in scena a Volterra TEXT Paola Ircani Menichini

I

l 16 novembre 1612 il commediografo Giovanni Villifranchi1 mise in scena a Volterra, sua patria, la commedia La Turca2 per celebrare la presenza in città del giovane Cosimo II de Medici, della consorte Maria Maddalena d’Austria, della madre Cristina di Lorena e di un nutrito gruppo di uomini e donne di corte. Questo perché Volterra era una delle tappe conclusive di un lungo viaggio nello stato iniziato dal granduca a settembre. Come in molti altri luoghi, le feste erano state grandiose. Non erano mancati i fuochi di artificio la sera e le pièce teatrali, molto apprezzate all’epoca. Il 14 novembre fu rappresentata La Tragedia dei santi francesi Dolcissimo e Carissimo sempre del Villifranchi, in omaggio a Cristina di Lorena e, due giorni dopo appunto La Turca, dedicata a Maria Maddalena d’Austria, entrambe recitate da dei giovani nobili cittadini. Testo dal linguaggio semplice e divertente, La Turca potrebbe essere tranquil-

1

40

2

lamente messa in scena con successo anche ai nostri giorni. La vicenda si svolge a Volterra ed è piuttosto complessa, con innamoramenti, travestimenti e (mancati) delitti di onore, il tutto filtrato dall’ironia e dalla leggerezza di un racconto scritto secondo il miglior stile della commedia seicentesca. I personaggi sono la turca Rafia in abiti maschili sotto il nome di Ernesto, Armidoro Allegretti suo fidanzato, la bella vedova Ottavia Baldinotti, Elidio suo innamorato, la balia Lavinia, Landolfo vecchio avaro e zio di Ottavia, i servitori Granello, Leonello e Arrighetto, il vanaglorioso capitano Acheronte, il parassita sempre affamato Digiuno, il pedante Falisco che pretenziosamente parla in latino, Alemme 3 levantino e Ubertino Ruini gentiluomo bolognese. Un breve prologo illustra l’antichità della città e rende omaggio alla generosità di casa Medici. Nella prima scena è spiegato al pubblico in che modo sia scoppiato

uno scandalo vero e proprio a Volterra: il giovane straniero Ernesto è ospitato in modo sconveniente in casa della vedova Ottavia, che per lui sembra abbia «perduto il cervello, e l’honore». In realtà le cose stanno diversamente da come appaiono: Ernesto è il falso nome di Rafia, una ragazza nata a Costantinopoli da famiglia abbiente, catturata a 12 anni «per uno strano accidente» e ridotta in schiavitù. Nel 1602, dopo la presa di Alba Reale (Szekesfehervar in Ungheria3), era stata condotta da un mercante a Graz in Austria, dove nel 1608 aveva conosciuto e si era innamorata del giovane volterrano Armidoro Allegretti facente parte del seguito degli organizzatori del matrimonio di Maria Maddalena con Cosimo dÈ Medici. Ricambiata e, volendo sposarsi, si era preparata al battesimo cristiano e a vivere in libertà perché il padre stava inviando il denaro del riscatto. Paolo Giordani Orsini però era giunto a dare l’anello per procura a Maria Maddalena e i due fidanzati erano stati costretti alla separazione. Avevano concordato la loro riunione alle Poste di Firenze. Durante il viaggio la ragazza doveva indossare abiti

maschili, dichiarare di chiamarsi Ernesto e stare in compagnia del servitore Arrighetto. Sfortunatamente, finite le feste delle nozze nella capitale del grandu-


Note 1 Giovanni Villifranchi fu sacerdote, poeta e commediografo volterrano. Segretario di Virginio Orsini duca di Bracciano, morì nel 1614 mentre era in navigazione verso Napoli. 2 La Fida Turca fu stampata a Firenze presso Zanobi Pignoni nel 1614. 3 La città fu riconquistata dagli Asburgo ai turchi nel 1601 e persa nel 1602. 1. Il frontespizio di La Fida Turca di Giovanni Villifranchi. 2. Anonimo fiorentino secolo XVII, Ritratto naturale dÈ Salvatichi che parteciparono alla mascherata e ballarono a Palazzo Strozzi di Firenze il 5 febbraio 1614 (Firenze, Uffizi). 3. Alfonso Parigi (da Giulio Parigi), Concilio di Demoni contro Sant’Orsola. Atto primo (Venezia, Fondazione Cini). La recita La Regina Sant’Orsola avvenne il 6 ottobre 1624 nel teatro degli Uffizi. 4. Giusto Sustermans († 1681), Cosimo II dÈ Medici, Gallerie fiorentine.

è...

la tua c assa!

© www.ctedizioni.it

cato, Armidoro non si era visto e Rafia, sempre travestita da uomo, si era trasferita in una casetta a Volterra, mentre il servitore era tornato a Graz a cercarlo. Quattro anni erano trascorsi. Ottavia per caso era venuta a conoscenza dell’identità di Rafia-Ernesto e l’aveva voluta come ospite in casa sua. Da qui lo scandalo, a causa del quale Elidio, innamorato della bella vedova, deluso, si era ritirato in campagna, e il pedante Falisco, altro suo spasimante, ma in incognito, per gelosia aveva fatto venire da Bologna dei 4 sicari per ucciderla: il capitano Acheronte e Digiuno. Tra le battute divertenti dei personaggi di genere e i prevedibili equivoci, la storia prosegue con il ritorno di Arrighetto da un inutile viaggio a Graz e con la disperazione di Rafia che vorrebbe rinchiudersi in convento. Prima che si compia l’irreparabile, giunge a Volterra Armidoro travestito da orientale e in compagnia di Alemme, un turco inviato dal padre della ragazza. Il giovane spiega che non ha potuto onorare la promessa di matrimonio perché a Graz un barone boemo l’aveva costretto a battersi in duello. Dopo la morte di costui era stato arrestato e messo in una prigione da cui era evaso fortunosamente. Intanto a Volterra, Elidio preoccupato per l’incolumità di Ottavia, ritorna dalla campagna per difenderla e, trova alleati nello zio di lei, Landolfo, nei servitori della commedia e nell’ultimo personaggio che appare sulla scena, prima dello scontro con Acheronte e Digiuno: Ubertino Ruini bolognese, compagno di prigionia di Armidoro, liberato prima della sua evasione e latore di una sua lettera e del suo testamento. I sicari sono resi inoffensivi e catturati e finalmente Armidoro può incontrare la sua fedele Rafia. Tutto si svela e si conclude felicemente. Si progettano le nozze e si perdona ai malvagi: al pedante, che però viene cacciato, al capitano e a Digiuno che sono invitati a portare rispettivamente la guerra e la carestia altrove. Chiude la commedia un monologo scritto nello stile del tempo, con la personificazione ironica dei vizi umani. Il breve testo invita ad avere fede e fiducia… e a non lamentarsi troppo: «Or che dite della nostra commedia, voi affannoni? Quante volte havete storto il grugno, alzate le voci, e sputato tondo? So che la vostra compagnia sarà arricchita di fratelli, e i fratelli di Tormentoni. I Finimondoni havranno spalancato le gole, come se rovinasse i cielo di qualche forno. Voi altri signori risguardate a gl’ingegni nostri poco elevati e alla scarsezza del tempo. E voi Serenissime altezze, rimirate più i cuori che i volti, che noi nel resto lasceremo gridare gl’Affannoni e i Finimondoni».

Con le nostre offerte resterai... a boCCa aperta! Via S. Allende, 37 - Santa Croce sull’Arno - (PI) Tel. 0571.30442-34842


Pisa

Territorio

Toiano

andar per Borghi

Il paese fantasma nel cuore delle colline pisane TEXT&PHOTO Angela Colombini

I

l piccolo borgo di Toiano, risalente all’alto medioevo, è oggi disabitato ed è stato segnalato al FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) nel censimento dei luoghi del cuore da salvare. Una fortezza ambita in passato per la posizione strategica tra Pisa e Firenze. Furono proprio pisani e fiorentini a contendersela e alla fine vinsero i Medici. Il massimo splendore lo raggiunse nell’800 quando vi abitavano stabilmente 521 persone. Poi ci fu un lento declino e, durante gli anni ‘60, quelle poche decine di famiglie rimaste si trasferirono più a valle in cerca di lavoro. Molti di loro furono impiegati nelle industrie metalmeccaniche della Valdera, fra cui la Piaggio. La struttura a castello, alla quale si accede tramite un ponte (con ogni probabilità un ponte levatoio originariamente), è rimasta pressoché intatta. È situato in una zona di notevole interesse paesaggistico, tra l’area palaiese e quella volterrana, tra le morbide verdi colline pisane e i calanchi di tufo (terra secca color grigio-ocra, erosa da secoli di piogge e vento) alti anche 50 metri che sconfinano nelle balze della zona intorno a Volterra. Dal colle si possono osservare distese di campi coltivati, casolari, vigneti e assa-

42

porare i profumi dei frutti provenienti da qualche albero cresciuto qua e là nella folta vegetazione. Il borgo è diviso da una stretta viuzza, costeggiata da alcune case abbandonate, ormai veri e propri ruderi con cantine, granai, mobili, pezzi di giornali degli anni ‘50 appesi alle pareti e qualche suppellettile lasciato lì dai vandali che a lungo hanno depredato il luogo. Percorrendo questa spina d’orsale si avverte un certo senso di bellezza violata. Alcuni edifici però sono stati ricostruiti.

All’ingresso del paese si scorge un cartello all’interno di una finestra che recita in lingua inglese “For Sales in Toiano, Apartaments Lofts...” e un numero di telefono. Scopro che in effetti un’immobiliare milanese aveva comprato il 70 per cento del borgo e fatto qualche lavoro per poi rivendere. Attualmente le costruzioni agibili sono ben poche e di notte, presumo, si avverte una certa inquietudine. Più che borgo turistico potrebbe divenire un parco a tema, con fantasmi, vampiri e lupi mannari.


La chiesa di San Giovanni Battista La chiesa, in rovina, sconsacrata,ma con un’acustica perfetta, era dedicata a San Giovanni Battista e si occupava del cammino evangelico delle poche anime. L’ultimo prete si chiamava Don Eliseo Ceccoli, morto nel 1958: “per 56 anni pievano di Toiano”, si legge sulla lapide. Il tempo e l’incuria hanno divorato gli edifici ma anche gli “sciacalli” che dalla chiesa, ad esempio, si sono portati via affreschi, acquasantiera, confessionali e altro anche di notevole valore.

I personaggi Il celebre Oliviero Toscani promosse un concorso fotografico che aveva per tema proprio questo borgo. E ogni tanto qualche fotografo curioso ritorna qui regalandoci delle splendide immagini. Ma a Toiano un abitante c’è! È Giovanni Cerasoli, sommozzatore. Gira il mondo per una ditta di Genova. Nei momenti liberi si rifugia qui. «Se uno vede il tramonto dalle finestre di Toiano non se ne va più via» dice. È venuto ad abitare qui nel 2000 e spera che il borgo rinasca. Anche per merito suo il paese è stato segnalato al FAI.

curiosità Il borgo nasconde anche un misterioso caso di cronaca, alimentato nel tempo da dicerie e storie di fantasmi. Il 5 giugno del 1947, il giorno del Corpus Domini, una splendida ragazza di ventidue anni, Elvira Orlandini, venne trovata morta sgozzata in un boschetto dal nome Botro della Lupa mentre si recava ad attingere acqua alla fonte. Così racconta la terribile vicenda Giuseppe Meucci in questa interessante ricostruzione pubblicata su La Nazione del 16 aprile 2006: «I parenti, dopo averla cercata per ore, la trovarono priva di vita, il corpo insanguinato parzialmente nudo. Una coltellata le aveva quasi staccato la testa dal collo. I carabinieri cercarono a lungo, ma il coltello non fu mai trovato e mancava anche un indumento intimo che Elvira indossava quando uscì di casa. Incolparono il fidanzato, Ugo Ancillotti, contadino anche lui, che fu poi assolto dopo due anni di carcere e alla fine di un processo che si trasformò in psicodramma collettivo. Cominciò di fronte alla corte di assise di Pisa nel marzo 1949 ma fu presto trasferito a Firenze per “legittima suspicione”, tale era la pressione dei curiosi che ogni mattina si presentavano a centinaia di fronte all’aula, con gli animi accesi, divisi fra innocentisti e colpevolisti. C’era chi voleva vedere la “belva” di Toiano condannata senza pietà, chi prendeva le difese del bravo giovane appena reduce dalla guerra». Il giallo è rimasto dunque irrisolto e si dice che lo spirito dannato della bella Elvira vaghi ancora tra le case del paese. Il volto sorridente della contadina oggi è visibile sul ceppo di marmo che la ricorda lungo la strada tra Palaia e Toiano.


Territorio

agliostro C a San Leo sulle orme del conte

TEXT Samuela Vaglini PHOTO Alessio Battaglia

C

’è un luogo, al confine fra l’Emilia Romagna e le Marche, dove si confondono mito e realtà, dove si perdono le tracce di un personaggio che ha animato la storia finendo per diventare fantomatico. Si trova a pochi chilometri dalla Repubblica di San Marino, nell’alta valle del Marecchia, svettante su uno sperone di roccia, entro le cui massicce mura sono echeggiate per lunghi secoli grida e invocazioni di aiuto, non ultime, ma sicuramente le più celebri, quelle di Giuseppe Balsamo, meglio conosciuto come Alessandro conte di Cagliostro. La Rocca di San Leo accoglie il visitatore dall’alto della sua militare imponenza, costringendone lo sguardo stupito verso l’alto per l’intero curvilineo percorso che si snoda dalla statale 258 attraverso il paese di San Leo, posto ai suoi piedi, fino alla porta d’ingresso. In una ben

44

diversa disposizione d’animo deve aver percorso questo stesso tragitto l’avventuriero Cagliostro che qui ha vissuto gli ultimi quattro anni della sua vita, imprigionato dal 1791 al 1795 con l’accusa di essere eretico, « i seguace della magia superstiziosa» e di aver favorito e promosso «le società e conventicole de’ Liberi Muratori». Nella cella di massima sicurezza che avevano realizzato appositamente per lui, ridotto all’impotenza e nella frustrazione, deve aver ripercorso - chissà quante volte - con i ricordi la trama della sua vita, che lo aveva portato nelle corti più influenti d’Europa, a contatto con i nobili più blasonati e i notabili più potenti. Facciamo un salto nel tempo e un tuffo nella leggenda. Della giovinezza di Giuseppe Balsamo si hanno solo alcune informazioni verificabili. Sono noti i suoi natali a Palermo, il 2 giugno 1743, da Pietro Balsamo ven-

ditore di stoffe e da Felicita Bracconeri, nonché il suo carattere già ribelle ad ogni educazione e incline alla bricconeria. Tutto il resto è ammantato di vanterie e di bugie. Dalla conoscenza con il greco Altotas – sulla cui esistenza non esistono prove - che lo avrebbe iniziato ad una eccezionale formazione spirituale, ai viaggi che lo avrebbero portato alla Mecca e in Egitto, dove avrebbe appreso gli antichi segreti e i riti dei sacerdoti egizi, fino a Malta dove sarebbe entrato a far parte dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Nel 1768, di ritorno a Roma, sposa, nella Chiesa di San Salvatore in Campo, la giovanissima e avvenente Lorenza Serafina Feliciani con la quale ben presto fugge verso la Francia per sottrarsi alla denuncia di falsario sporta dal suocero. Qui inizia il peregrinare in cerca di successo della losca


coppia che, intanto, per sbarcare il lunario si dedica alla truffa, al ricatto e anche alla prostituzione di Lorenza con ricchi e compiacenti personaggi. Dalla Francia alla Spagna, dal Portogallo all’Inghilterra e poi in Belgio e in Gemania, per approdare nuovamente a Londra. È il 1777 e nella capitale inglese il Balsamo, dopo aver usato vari pseudonimi durante il suo vagabondare, adotta definitivamente il nome di Alessandro conte di Cagliostro e decide di iniziarsi, insieme alla moglie, alla Massoneria, nella loggia “L’Espérance”. Passati in Olanda i coniugi vengono accolti nella loggia “L’indissoluble” a l’Aja e Cagliostro rafforza la sua fama di mago, di guaritore e di alchimista. Come alchimista, che afferma di saper trasformare il piombo in oro, opera a Varsavia e poi a Strasburgo, ma ben presto i suoi inganni vengono svelati e Cagliostro deve nuovamente fuggire con la moglie. Ripara in Francia dove la sua fama tocca il culmine e dove riesce anche a farsi amicizie di grosso calibro grazie alle quali spera di ottenere la legittimazione papale per il suo “Rito Egizio”, un curioso ordine massonico-

ne ordina l’espulsione dal territorio francese cosicché Cagliostro e la moglie devono partire di gran fretta per Londra dove troveranno ad accoglierli un clima di profonda diffidenza e di avversione. La fama di Cagliostro declina precipitosamente e termina a Roma nel 1789 dove verrà inquisito dal Tribunale del Sant’Uffizio per diretta volontà del papa Pio VI e condannato alla pena di morte a causa delle sue attività eretiche e massoniche. Grazie alla pubblica abiura cui si sottopone nel 1791, la sua pena viene commutata nel carcere a vita da scontarsi in una delle fortezze più dure e inaccessibili del Papato: la Rocca di San Leo, appunto. La fortezza è passata dai Montefeltro, sotto i quali ha conosciuto i lavori di riprogettazione e di rafforzamento opera di Francesco di Giorgio Martini nella seconda metà del ‘400, ai Borgia, ai Della Rovere ai Medici, fino ad essere inclusa nelle proprietà dello Stato Pontificio che la userà unicamente quale carcere duro. E a carcere continua ad essere adibita anche dopo l’Unità d’Italia, fino al 1916. Entrando nella fortezza si accede alla prima piazza d’armi che, insieme

costruita appositamente per lui. La cella del Pozzetto originariamente non aveva porta e Cagliostro vi venne calato da una botola il pozzetto, appunto posta sul soffitto, che rimaneva sempre chiusa tranne che per farvi passare i pasti e tranne quando vi si calavano le guardie per malmenare il Cagliostro nei momenti in cui eccedeva in violente manifestazioni di rabbia. Le uniche aperture della cella del Pozzetto, oltre la botola citata, erano la feritoia collocata nel posto di guardia da dove i carcerieri potevano costantemente sorvegliare Cagliostro e una piccola finestrella munita di tre serie di sbarre per impedirne la fuga. Non casualmente, accostandosi alla finestrella, lo sguardo del detenuto era obbligatoriamente direzionato verso il Duomo di San Leo e poco altro si riusciva a scorgere, forse per indurre l’eretico ad un tardivo ma salvifico pentimento che, però, non giunse mai. Il 23 agosto 1795 Cagliostro viene trovato steso semiparalizzato sul suo tavolaccio, vittima di un colpo apoplettico che lo finirà nel giro di tre giorni. Ed è a questo punto che la storia fantastica di questo misterioso personaggio

religioso che afferma di aver fondato a Bordeaux nel 1784. Di questo ordine lui è il Gran Cofto e la consorte, ora chiamata principessa Serafina e Regina di Saba, è la Grande Maestra del Rito d’adozione ovvero la loggia riservata alle donne. Gli affiliati al “Rito Egizio” perseguivano lo stato di rinnovamento spirituale e di rigenerazione fisica del tutto identici alla condizione dell’uomo prima del compimento del peccato originale attraverso una purificazione raggiungibile mediante ottanta giorni di attività iniziatiche. La sede dell’ordine è a Lione dove Cagliostro è addirittura riuscito a far costruire la loggia “La sagesse triomphante”. Ma in Francia, nel 1785, Cagliostro viene coinvolto nel famoso scandalo che contribuì alla caduta di Maria Antonietta e di Luigi XVI, l’affaire du collier. La contessa Jeanne Valois de La Motte, vero artefice della truffa da 1.600.000 livres (poco meno di cento milioni di euro) ordita ai danni della contestata monarca e del cardinale Louis René Edouard de Rohan, accusò Cagliostro di essere l’ideatore del raggiro facendolo arrestare e imprigionare nella Bastiglia. L’affaire du collier, invece, rappresenta forse l’unico evento al quale Cagliostro è effettivamente estraneo e, infatti, viene scagionato e liberato nel 1786 con gran acclamazione del popolo francese. La libertà e la gloria ritrovata finiscono ben presto perché il re

alla seconda e alla terza piazza e ai due maestosi torrioni, costituiscono il fulcro del sistema difensivo escogitato da Francesco di Giorgio Martini allo scopo di non lasciare scoperto al nemico nessun punto, ma anzi tale da poter garantire postazioni di tiro incrociato. Dalla terza piazza d’armi, cui si accede attraverso la porta gotica di chiaro impianto trecentesco, si accede alla residenza ducale che, al piano terra ospitava i locali adibiti ai militari e alla servitù e, al livello superiore, collocava il piano nobile. Scendendo anguste scalette situate al piano terreno ci si trova nelle celle di punizione, due ambienti ricavati direttamente nella roccia dove venivano incatenati e seviziati i prigionieri più ribelli. Attualmente vi sono esposti alcuni strumenti di tortura che fanno parte della mostra dedicata a Cagliostro, la tortura e l’inquisizione che prosegue al piano terreno rappresentando una valida alternativa ai tradizionali musei della tortura e che termina all’ultimo piano con una documentata e ben nutrita collezione di reperti e di testimonianze legati alla figura di Cagliostro e della Massoneria. Cagliostro, durante la sua detenzione a San Leo, fu dapprima rinchiuso nella cella del Tesoro, così chiamata perché essendo l’ultima stanza era la più sicura per ospitare le ricchezze dei duchi e, successivamente, venne spostato nella cella del Pozzetto,

si fa ancora più mitica. C’è chi dice che, in realtà, Cagliostro riuscì a fuggire travestito da sacerdote. Altri dicono - e questa sembra essere la versione più attendibile - che Cagliostro venne sepolto nella nuda terra a ponente della spianata di San Leo, ma senza che la sua tomba recasse alcuna indicazione. Nel 1797 le truppe polacche che conquistarono la fortezza di San Leo liberarono i prigionieri ancora rinchiusi e scoprirono dove era stato sepolto Cagliostro. Si dice che brindarono alla vittoria usando il cranio di Cagliostro come calice per il vino e che, forse, dettero più degna sepoltura ai miseri resti, facendone perdere completamente traccia. Incompreso genio dalle eccelse doti o scaltro furfante? Questo ancora di Giuseppe Balsamo, detto Cagliostro, la storia non è riuscita a determinarlo e ad ognuno è lasciata libera interpretazione. Resta il fatto che il suo mito apporta maggior fascino alla Rocca di San Leo che, già di per sé, merita ampiamente la sosta del turista diretto a San Marino o verso i divertimenti della riviera romagnola. Nella pagina a fianco: la Rocca di San Leo; In alto: la cella del Pozzetto; la cella di punizione; la rocca di San Leo dalla ss 258

45


Š www.ctedizioni.it

analisi chimiche

igiene ambientale

agenzia formativa consulenza alle imprese

Labostudio S.r.l. Via del Bosco, 71 - 56029 - Santa Croce sull’Arno (PI) Tel. 0571.33313 - Fax 0571.34572 www.labostudio.it - labostudio@labostudio.it


Peccioli

amico delle nuove generazioni TEXT&PHOTO Irene Barbensi

I

musei di Peccioli sono sempre di più motivo di attrazione turistica e occasione per approfondire le conoscenze sul territorio, e Amico Museo è il momento per conoscerli dal vivo, accolti in spazi che dell’accoglienza e dell’attenzione ai bisogni di chi lo visita fanno ogni giorno un punto d’onore, oltre che il proprio mestiere.

Gli studenti del Liceo Classico di Pontedera raccontano il Museo Archeologico Ispirati dal filo conduttore del tema della Giornata internazionale dei musei, Musei in un mondo che cambia. Nuove sfide, nuove ispirazioni. Sabato 19 maggio gli studenti delle classi III e IV del Liceo Classico di Pontedera sono diventati le guide del Museo Archeologico di Peccioli accompagnando i visitatori alla scoperta dei reperti etruschi rinvenuti presso il sito archeologico di Ortaglia. Un evento speciale per visitare il museo con occhi nuovi, confrontandosi con il punto di vista degli studenti. L’obiettivo è stato quello di valorizzare il patrimonio archeologico di Peccioli attraverso il coinvolgimento diretto delle nuove generazioni, trasformando gli alunni in giovani guide capaci di accompagnare i visitatori del Museo. I ragazzi, sempre seguiti e supportati dal personale della Fondazione Peccioliper e dalle insegnanti, sono diventati i protagonisti dell’attività di accoglienza

Territorio

museo

e di orientamento destinata a visitatori italiani e stranieri: un’occasione eccezionale per conoscere, comunicare e vivere i luoghi della cultura della propria città e per sviluppare le competenze specifiche imparate nelle aule scolastiche. Il percorso progettuale, partito ad aprile, che ha una prima fase di approfondimento formativo, con un successivo approccio alla sede museale a carattere esperienziale, che mirava ad accrescere nei giovani la sensibilizzazione e l’interesse verso il patrimonio culturale italiano e le strutture istituzionali destinate alla sua gestione, valorizzazione e salvaguardia. Il Polo Museale di Peccioli ha aderito anche ad altre due iniziative speciali: la Notte dei Musei, che si è svolta in tutta Europa il 19 maggio e promossa per il sesto anno consecutivo dal Ministero della Cultura francese, e la Giornata Internazionale dei Musei 2012. Il Museo delle Icone Russe “F. Bigazzi”, Museo Archeologico, Museo Collezione Incisioni e Litografie – Donazione Vito Merlini, hanno aperto gratuitamente le loro porte la sera di sabato 19 maggio dalle 21 alle 23, rivelandosi come luoghi speciali in cui l’incontro con epoche diverse, nel contrasto evidente con queste, ci consente di afferrare e capire meglio la nostra contemporaneità. La Fondazione Peccioliper ringrazia la Preside Rocchi, la Professoressa Bedini che hanno costantemente sostenuto i ragazzi, e gli studenti che hanno scelto di affrontare questa nuova esperienza con allegra maturità e freschezza.

Nelle foto in alto: gli studenti delle classi III e IV del Liceo Classico di Pontedera In basso: visitatori; una delle sale del museo

47


Valdarno

Territorio

La rete museale intervista a Andrea Vanni Desideri TEXT&PHOTO Valerio Vallini

I

n occasione della inaugurazione della mostra Dalle incisioni rupestri a Steve Jobs presso il castello di Racconigi (Cuneo), 15 marzo 2012. Come è cambiato il panorama dei musei toscani? Negli ultimi anni la crescita del numero dei musei è stata continua e sensibile, forse tentando di rispondere alla crescente esigenza di conservazione degli elementi che via via vengono riconosciuti come fonti insostituibili della nostra identità e della nostra storia in modo da tramandarli alle generazioni future. Si potrebbe dire quindi che un museo locale debba poter contare sul sostegno del suo pubblico di riferimento? In realtà uno dei rischi maggiori dei musei locali è che il cittadino tenda a non ripeterne la visita, dando per scontato che tutto quello che c’era da vedere o da imparare sia stato già visto o imparato. Questo fenomeno solleva il problema della errata aspettativa da parte del pubblico del museo come di un luogo di conservazione di oggetti straordinari. Mentre il museo dovrebbe essere in grado di offrire nuove chiavi di lettura del suo patrimonio e punti di osservazione diversi, uno degli impegni più sensibili è anche quello di diversificare le occasioni di apprendimento, cercando di raggiungere il pubblico il più vasto possibile, in continua tendenza verso una più ampia accessibilità fisica e culturale.

2

48

1

E quale è, in questo quadro, l’attività dei musei della nostra area? Superato ormai il periodo di forte dinamismo, soprattutto riguardo alla istituzione di diversi nuovi musei preceduto dallo sviluppo di forme spontanee di associazionismo attivo nel settore dei beni culturali, soprattutto archeologici, siamo ora in una fase di assestamento in cui la riflessione sulla gestione e sul futuro dei musei locali si è imposta anche in termini problematici, mettendo ad esempio in rilievo carenze e criticità nelle strutture e nei servizi. Partendo da queste riflessioni, nell’ultimo decennio molte cose sono

migliorate nella nostra regione riguardo ai musei. Attualmente, una nuova prospettiva si apre con la sperimentazione del rapporto dei musei con le associazioni di volontari, innescando un processo di formazione di quella che mi piace chiamare cittadinanza attiva piuttosto che semplice supporto operativo. Proprio lungo questo percorso di sperimentazione è ad esempio impegnato il Museo civico di Fucecchio insieme all’Associazione Archeologica Volontariato Medio Valdarno. E per ciò che riguarda le attività di tutela? Un’altra funzione dei musei locali è quella


di costituire una rete di presidi territoriali a supporto delle attività di salvataggio, tutela e conservazione dei beni culturali, in collaborazione con le Soprintendenze. Il personale dei musei locali ha spesso un’approfondita conoscenza del territorio ed è quindi nelle migliori condizioni per monitorare e segnalare in modo tempestivo eventuali rischi o emergenze. Ma i musei costituiscono anche i più prossimi e naturali interlocutori dei privati cittadini, dalle cui segnalazioni molto spesso dipende il salvataggio di contesti di notevolissima rilevanza. E le reti museali? Le reti museali sono convenzioni di musei di aree geografiche omogenee, amministrativamente e a volte anche storicamente connotate. Si tratta di un sistema di gestione operativa, riguardante soprattutto le attività di valorizzazione e le attività educative, che risponde a esigenze di razionalizzazione,

3

4

sostenibilità e efficacia, ma che potrebbero tendenzialmente anche configurarsi come forme di gestione consorziata e assicurare alcuni servizi in modo centralizzato: si pensi ad esempio, ai procedimenti documentari, da quelli inventariali e catalografici a quelli grafici e fotografici, oppure dei procedimenti relativi alla conservazione (restauri). Qual è l’aspetto più visibile di questo modo di far funzionare i musei? Sul versante dei programmi integrati di attività, da cinque anni, ad esempio, il calendario estivo della Rete Museale del Valdarno di Sotto per l’iniziativa delle Notti dell’Archeologia viene coordinato tra tutti i musei, in modo da dare la possibilità ad un visitatore di

poter partecipare a tutte le manifestazioni. Anche nel rapporto con le scuole l’attività di rete è efficace. Nell’anno passato il progetto Il Museo in classe della Rete Museale del Valdarno di Sotto, sostenuto dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Pisa, ha avuto come obiettivo il superamento delle difficoltà da parte delle scuole della frequentazione dei musei per la problematicità degli spostamenti. In questa occasione alcuni musei della Rete (il Museo archeologico di Orentano, il Museo della scrittura di San Miniato e il Museo civico di Montopoli) hanno sviluppato percorsi didattici con gli insegnanti su alcuni temi (le abitazioni, la scrittura, la ricerca archeologica) che si sono conclusi con un concorso degli elaborati prodotti dagli alunni delle varie scuole. Strategica infine sarebbe, a mio modo di vedere, l’altra grande rete museale complessa interregionale e internazionale costituita dal percorso della via Francigena, il cui progetto, se ben impostato, potrebbe avere buoni risultati. 1. Andrea Vanni Desideri nel deserto Giordano, durante la campagna 2011 della Missione archeologica dell’Università di Firenze 2. Ricostruzione del ponte romano in legno in località Botronchio, Museo Archeologico di Orentano (Castelfranco di Sotto) 3. Una sala della Sezione archeologica, Museo di Fucecchio 4. Giovanni di Ser Giovanni, detto Lo Scheggia, Madonna in gloria tra i santi Marta, Maria Maddalena, Sebastiano e Lazzaro, 1450 circa, Museo di Fucecchio

49


Lo scaffale dei poeti

V

Cesare TEXT Valerio Vallini

L

o dichiaro tranquillamente. Quando nei primi anni Settanta mi capitò di leggere l’Ostrabismo cara e Piumana, rimasi perplesso da quella poesia sperimentale e neo-avanguardista di Cesare Viviani che affrontava il difficile rapporto fra inconscio e reale. Non mi pareva poesia degna di perderci del tempo. Capivo e non capivo, chi sa. Tuttavia, Viviani, proprio per la notevole rilevanza che la critica militante di quegli anni gli riservava, continuai a leggerlo. Merisi dove il poeta «dispone e articola i mille schemi ed enigmi del suo fare poetico», mise a dura prova la mia pazienza nel ricercare il significato possibile di certi termini come “cosche”, plurale di cosca, usato ancora oggi non so come. Mi pareva che il poeta si divertisse a imbrogliare le carte, a giocare a nascondino con il lettore. In effetti un certo divertimento nel trescare con i significati mi pare che sia una costante della sua poesia. In questi anni, e sono molti, in cui mi sono avvicinato alle sue opere, da Preghiera del nome, premio Viareggio 1990, non raccolta di poesie ma “romanzo in versi”, dove ci sono moltissime storie, episodi, dialoghi; dove si impone l’osservarsi attraverso il medium dell’altro: «Il cittadino mi vede seduto/ sulla panchina che la prima luce/ imbianca, meravigliato/ si ferma e vuole/ che gli risponda. Dice/ che sono bianco in volto/.» C’è un mondo di memorie situazioni, personaggi, nomi come devozioni, referenti sacri nel tempo. Si tratta, come è stato scritto: «Di un libro unitario, quasi in un unico poema scandito in nitide parti […], un succedersi di scene, di emergenze, di voci […] Viviani, senese, arriva a toccare l’essenza stessa della poesia mentre si forma.» Al poema L’opera lasciata sola (1993), considerato da molti il momento più alto e più maturo del suo lavoro, dove il poeta perviene alla felicità della forma pervasa da una luce di passione, in un

50

tempo e in una cultura dove ogni passione sembra incenerirsi; a Una comunità degli animi (1997), meditazione sull’eroica precarietà del vivere, da una pagina all’altra, sorretto da un impeccabile equilibrio linguistico, e senza mai nulla perdere dell’incanto della parola, agli ultimi libri: Il silenzio dell’universo (2000), itinerario spirituale che ha le sue radici nel

pensiero cristiano medievale, negli antichi testi induisti e buddisti, è un’esperienza radicale che riconsegna alla lingua poetica un ardore contemplativo smarrito da tempo e la ricolloca nel solco JacoponeCampanella-Rebora. Non posso tacere gli ultimi due libri che conosco: Credere all’invisibile (2009) e Infinita fine (2012), che mi hanno suggestionato sugli eterni interrogativi dell’esistere e sulla forma dei suoi versi nitida e scolpita. Sono versi che spiazzano nel senso che da un cattolico o da un cristiano osservante uno non se l’aspette-

rebbe di sentirsi dire: /«Si salva chi non crede: / oh che orribile verità è la verità!/ Invece la fede cura, rinforza, / guarisce, allunga la vita, ma condanna,/ condanna in eterno, / perché fa prevalere il pensiero». Per me siamo al paradosso: un piacevole paradosso. Comunque «Credere all’invisibile – cito dal risvolto di copertina - è un passo ulteriore nel percorso di ascolto e di meditazione. Sono poesie brevi con una sola voce affabile e colloquiale anche nel proporre temi elevati, come i limiti dell’umano, la pulsione all’autenticità, il confronto con l’angoscia della fine.» Il Viviani credente riesce a spiazzare i credenti e i non credenti. Condivido chi ha scritto che in questi versi diretti e spesso sorprendenti per clausole inattese, la via maestra è l’umiltà: rinunciare alla presunzione umana significa trovare il giusto posto di se stessi e delle cose, e sapere che tutte le esperienze, anche quelle estreme, fanno parte di un ciclo e non hanno niente di eccezionale: sono natura. Con Infinita fine (2012), l’invito che in questo libro il poeta sembra rivolgere al lettore è di guardare la vicenda umana, anche quella individuale con gli occhi della natura. La dimensione umana è qui rappresentata con l’alternarsi di operosità e smarrimenti, senza finzioni, senza consolazioni, come è nel resto della natura. Altra possibilità è quella «per cui il pensiero e il sentimento della fine restino insostenibili e illeggibili e che si riapra la porta al mistero.» Nato a Siena nel 1947, Cesare Viviani vive a Milano. Esercita la professione di psicoanalista. Le sue raccolte di poesia più recenti sono: Silenzio dell’universo (Einaudi 2000), Credere all’invisibile (Einaudi 2009), Infinita fine (Einaudi 2012).

NOTIZIA


Da Preghiera del Nome (1990)

Da Silenzio dell’universo (2000)

Da Infinita fine

Avevano ragione a dirci: non spingetevi oltre, arrivate fino alla vigna grande e tornate. Guardate le cose che già conoscete, i tigli del viale, la fila dei salici lungo il fossato, l’orto della fonte vecchia, il boschetto, dopo compaiono le case di San Romolo e proseguite fino alla cappella e ai filari. Fate il sentiero di sempre, fate una passeggiata.

[…] Chi continua a smarrirsi nel fare, o parimenti si perde in seno alla natura, rimane nella fede. Ma oltre, lasciato l’amore, abbandonato ogni valore, escluso ogni fautore o mediatore, è luce, luce, luce, luce della Verità, luce del mattino. Il cuore sia il Creatore – non si perda in bontà o in amore. Il battito, la forma, la materia non siano altro che sé, non siano funzione o descrizione; siano solo quel che da sempre sono: la propria creazione. Ora non c’è preghiera pronunciabile, non c’è cura: nell’essere che non si rivela ritorni, dove è sempre stata, la creatura. Il niente dell’esistenza e della storia disveli l’immensa gloria.

Il sentimento, la natura e Dio sono le tre verità a cui appigliarsi, aggrapparsi, ma l’ultima è quella che toglie il respiro.

* La Liliana di Corbetta fu la mia prima vera fidanzata, sgraziata ricordo una volta che per baciarmi scivolò sbatté la testa sulla tavola – pensi che meglio di me lo dice il narratore lombardo l’ultimo grande scrittore del Novecento, penso che sei vicino ma che ti manca la decisione – se è solo questo io vorrei portarla in India Liliana nei monasteri tibetani, ricordo un film che raccontava di una valle dove si vive il doppio, e dirle: “Ecco Liliana staremo qui per il resto dei nostri giorni”. L’intarsiatore pensa: ogni giorno arrivando in questa via ignota da una delle tante case a fare il mondo – qui faccio il mondo – e la gloria piove la gloria dalle vie che attraverso, dalle finestre delle vecchie case della mia città, dallo stesso cielo.

Da Una comunità degli animi (1997) L’animo, folle, aspira a opporsi al flusso della materia. La mente è materia, conosce l’inarrestabile corso e gioca fino alla fine. La forza che prende e lascia il corpo, mai vista, narrata come ardimento, vitale tenacia, volontà, non rappresentata avrebbe il segno della divinità, farebbe una comunità degli animi. A cercarsi i viventi, a darsi nomi, a porre sui presenti sentimenti e onori, a colmare distanze per incontrarsi, voler raggiungere la certezza dei cuori. La mente rimane ferma, con i suoi segni millenari, non va in cerca, sa che non c’è altra vita. L’assedio, la malattia, i tanti nomi usati per quelle poche azioni, mentre il vento spirava e portava via la voce dei feriti e dei moribondi. Il luogo del farsi male si pulirà con il cielo azzurro. Finirà l’assedio.

Da Credere all’invisibile Arriva un tempo in cui finisce il tempo e sempre più si assottiglia e aderisce alle rughe della terra e dei massi. La memoria è il velo sottile di muschio che c’è e non c’è. Lo spazio non ha confini, è irriconoscibile. Ogni bagliore è luce dell’eterno, è riflesso divino. Quanti sforzi per l’ironia, quanti calcoli e pensieri per la presentazione di sé, per l’abilità verbale, mentre il cigno senza preparazioni è l’ironia, la dice tutta nei suoi calmi movimenti, così come la dicono la pioggia e il lago, e non c’è alcun bisogno di inventare alcunché, di scomodare il drago. Ha conservato il suo colore rosa il fiore nel buio della notte. Quando una lama lo tagliò non ci fu terrore, non ci fu dolore, per il fiore fu come un improvviso colpo di vento. È verità che fiumi di stelle sono corsi via, andate, uscite, mai viste: qui non si tratta di credere, è verità. Come l’incoerenza dell’ombra che procede, si affossa, sprofonda e non scompare, mentre i residenti indicano il loro colore preferito, in esso si riconoscono, tengono a quel colore distintivo, insistono.

Saremo tutti clandestini, arrivati chissà da dove. Un centro di raccolta c’è, dopo la sosta nei cimiteri. Senza corpo, senza volto, senza espressione, senza nome, saremo una specie di oceano ondeggiante senza fine. Tutti ci illudiamo, perché non ascoltiamo ciò che dice la natura. Ma basta guardare a lungo la terra e il cielo per cominciare a intendere che siamo ospiti. Di continuo il vento rovescia le foglie, forzate a posizioni estreme, pressate, tirate su e giù, come noi inseguiti dai mesi, che ci spingono, quelli aggressivi, e poi tutti ci superano velocemente, volano. La vicenda più strana è quella che si svolge tra un corpo morto e chi lo ama, lo prega, lo adora. I ricordi, i rimpianti, le colpe, la nuova libertà. Davanti alla tomba un amore che nessuno può capire. Viene da pensare a chi ama la montagna, a chi affronta la roccia. Ritorniamo a credere alle divinità, se tutto questo sforzo di pensiero sulle pietre, sui ghiacci, sui reperti non ha dato esiti. Non si può vivere da soli in mezzo alle chiacchiere, con macchinari e strumenti autonomi, sistemi e progetti autosufficienti, e una superfìcie terrestre che risponde finché la coltiviamo, altrimenti restituisce solitudine. Invece le divinità ci accompagnano generose dalla mattina alla sera, parlano con noi, consigliano, e rendono sopportabile il silenzio, l’abbandono, la fine.


Nick chela fenomenale

Racconto

e la

TEXT Matthew Licht

Q

uando è nato Nick, un’infermiera strillò. Il medico che aiutava la madre di Nick a partorire lasciò scivolare di mano un forcipe, che fece un rumore metallico cadendo per terra. Nick stava bene, non pianse nemmeno. Era un neonato sano e forte, normale a parte una cosa: il suo braccio destro sembrava la chela di un astice. Infatti, era la chela di un astice. La chitina della chela d’astice che era il braccio destro di Nick si solidificò dopo poche settimane. Da quel momento, i genitori di Nick dovettero fare attenzione nel maneggiarlo: benché poppante, sapeva dare pizzicotti abbastanza forti da far male. Nick crebbe, e il suo braccio-chela con lui, ma ad un passo accelerato. Quando Nick iniziò la quarta elementare, il braccio-chela era grosso quanto lui. Dovette trascinarselo dietro ovunque andasse, e non sempre era facile. Tutti coloro che vedevano il bracciochela di Nick rimanevano a fissarlo. Non gli importava tanto essere guardato in modo invadente, ma certe persone facevano commenti non proprio garbati o peggio, si comportavano come se avessero paura di lui. Un bel dì un bell’uomo venne a visitare la casa di Nick. Il suo nome era Oliphant Pappas, impresario di un circo. Il signor Pappas chiese ai genitori di Nick il permesso di portare via con sé loro figlio, per poterlo esibire nel Baraccone dei Fenomeni. Il papà e la mamma di Nick gli risposero di sì. Credevano che sarebbe stata una buona, se non l’unica, occasione per il loro figlio di conquistarsi un posto nel mondo. Nick aveva forte nostalgia di casa, ma si abituò a vivere e a viaggiare col circo del signor Pappas. Waldo, l’Uomo dalla Pelle di Coccodrillo e Olivia, la Donna Barbuta, l’avevano pressoché adottato. Abitava con loro nella roulotte rossa della carovana. Ogni due o tre settimane, il circo si spostava.

52

Nick era sempre contento di aiutare a smontare e poi rimontare la grande tenda. Scoprì che il suo bracciochela era utile nell’interrare e togliere i grossi pioli che la reggevano, e nel tagliare corde che si erano annodate troppo strettamente. Operazioni più delicate, però, erano molto difficili per lui. Nick dovette imparare a fare con una mano sola tante piccole cose quotidiane che la gente senza braccia-chele fa senza nemmeno pensarci. Gli era quasi impossibile suonare la maggior parte degli strumenti musicali, ma se la cavava abbastanza bene con l’armonica a bocca. Olivia, la Donna Barbuta, aveva una macchina da cucire e gli fece dei vestiti che poteva indossare facilmente. Nick aveva un atteggiamento ambiguo riguardante l’essere esibito nel Baraccone dei Fenomeni. Da un lato, riscuoteva un grande successo col publico. La gente pagava fior di quattrini per poterlo ammirare. Ciò rese molto contento il signor Pappas, e quando era contento lui erano contenti tutti, perché venivano pagati di più.

Si lamentavano solo gli acrobati. «Il moccioso non ha nessuna abilità. Ha solo quel mostruoso braccio-chela. Non deve stare a praticare per ore e ore, giorno dopo giorno, come facciamo noi. Noi rischiamo la vita, sul trapezio e sulla fune. Come mai, allora, viene sbattuto solo lui sui manifesti del circo?» «Quando si fa del circo funziona così» gli rispondeva il signor Pappas. «Noi esistiamo per dare spettacoli che la gente è bramosa di vedere. Il circo è per loro, non per noi». Benché felice di essere una stella luminosa del Circo Pappas, Nick si sentiva strano, e anche triste, perché la gente lo guardava affascinata, quasi a bocca aperta. O meglio, fissava quel suo braccio che era la chela di un astice che gli spuntava dalla spalla destra. Una volta, Nick chiese al signor Pappas, «Capo, andrebbe bene se mettessi in mostra il braccio-chela da dietro un sipario? Io starei dall’altra parte… che so, a leggere un libro, ascoltando la radio.» «Non andrebbe bene per niente», rispose il signor Pappas. «Il pubblico non vuole vedere la chela d’astice più grande del mondo, vogliono vedere Nick, Il Ragazzo dal braccio-chela più Grande del Mondo! E quello sei tu.» «Ma… qualche volta, non me la sento, di fare il ragazzo dal bracciochela Più Grande del Mondo.» Il signor Pappas scosse la testa. «Nick, ci sono momenti in cui neanche io ho una grandissima voglia di essere Oliphant W. Pappas, impresario di circo e domatore di leoni, ma io sono comunque quell’ illustre personaggio. In questa vita,


Nick, noi esseri umani mortali non sempre abbiamo la facoltà di scegliere chi essere o come apparire agli altri. Se tu potessi guardare il mondo per intero però, vedresti che in fin dei conti sei molto fortunato. Hai sempre da mangiare e dove dormire. Hai amici e un mestiere. Questo non è nulla, Nick. Questo non è per niente nulla.» Dopo aver sentito quel piccolo discorso, Nick si sentì un pochettino meglio. Nick era sempre felice quando il circo si fermava in posti vicini al mare. Gli piaceva molto fare passeggiate sulla spiaggia. Gli piaceva l’odore delle alghe marine. Gli piaceva il frastuono delle onde. Nick sognava spesso il mare. Ancora prima d’averlo visto, l’aveva sognato. Nei suoi sogni marini, Nick guardava le stelle da sotto l’acqua. Le onde si muovevano sopra di lui, lente, grosse, pesanti. Sembravano stanche di dover correre eternamente verso la spiaggia. Quando Nick raccontava di questi sogni a Waldo, l’Uomo dalla Pelle di Coccodrillo e ad Olivia, la Donna Barbuta, questi dicevano sempre, «Che paura!» Ma Nick non era spaventato dai suoi sogni. Non erano incubi. Nick ogni tanto aveva incubi, come tutti, ma i sogni marini erano diversi. Il circo si trovava in un paesino vicino al mare quando il peso del braccio-chela di Nick superò i cento chili. Il signor Pappas rimase estasiato quando udì la notizia. Telefonò subito a tutti i giornali, le radio, le televisioni. Commissionò la fabbricazione di una bilancia speciale da palcoscenico, per calcolare al milligrammo il peso esatto del bracciochela di Nick. Era sicurissimo che avrebbe venduto tantissimi biglietti per La Pesatura di Gran Gala. La folla arrivò immane. Tutti volevano vedere il ragazzo dal bracciochela più grande del Mondo, per accertare che quell’arto umanocrostaceo così grande e strano fosse genuino. Il signor Pappas sapeva fare spettacolo. Fece fare manifesti grandi il doppio. Annunciò che al tocco di mezzanotte, svuotate le tre piste del circo, la pesatura del colossale braccio-chela di Nick avrebbe sbalordito tutti, con tanto di fuochi d’artificio. Olivia la Donna Barbuta gli confezionò un abito di velluto nero per la grandissima serata. Già da un pezzo Nick stava preparando un numero. Aveva scoperto che con un pizzico del braccio-chela poteva frantumare botti e barili. Nessun uomo con due braccia convenzionali riusciva a farlo, nemmeno Othmar, l’Uomo più Forte della Galassia. Nick non si sentiva tuttavia a suo agio. Non erano i soliti nervosismi di chi deve dare spettacolo. Nick aveva già ridotto in stuzzicadenti dozzine di botti e barili, non era quello il problema. «Ho sempre più difficoltà a muovermi» disse. «Ieri sera volevo fare la solita passeggiata sulla spiaggia, ma non sono riuscito a fare nemmeno un chilometro. Il braccio è davvero troppo pesante». «La mobilità è una cosa sopravalutata» disse Waldo, L’Uomo dalla Pelle di Coccodrillo. «Chiedilo pure a Bimba, la Donna Grassa. Sono più di dieci anni che non si sposta dal letto, ma non gliene importa nulla. Finché Mister Midget il Nano le porta secchiate di pollo fritto e patatine, è arcicontenta di rimanere lì dov’è. «Ma io non sono Bimba, la Donna Grassa. Sono Nick, il Ragazzo dal braccio-chela più grande del Mondo, e voglio fare lunghe passeggiate sulla spiaggia. «A volte succede così, ragazzo mio» disse Waldo. «È la vita». (1)


Booking a book ‘

novitàa’ editor iali

a cura di Angelo Errera

ROMANZO

A

ppassionante giallo, accurato romanzo storico e affresco sociale. Ambientato nella Firenze dell’800, con un’attenzione ai particolari che ricostruiscono perfettamente la scena. Dodici sono i capitoli e un epilogo che descrivono il minuzioso lavoro che il Granducato svolse per cercare di alfabetizzare coloro che vivevano nelle campagne, iniziando proprio dalle levatrici. La protagonista è Chiara la quale ritrova un manuale del 1819 appartenuto alla giovane allieva ostetrica Enrichetta Manetti, coinvolta suo malgrado nella sparizione di un bambino e nel suo ritrovamento. Chiara, a partire dagli appunti di Enrichetta contenenti una misteriosa frase scritta in hindi, inizia così un’indagine su intrighi e misfatti risalenti alla Firenze dell’Ottocento, tra cui un misterioso omicidio avvenuto all’interno dello Spedale degli Innocenti, dove sarebbe anche nascosto un diario denso di sconvolgenti rivelazioni. L’autore, medico ginecologo e allo stesso tempo appassionato di libri antichi ed esperto di storia fiorentina, è riuscito sapientemente a fondere il lungo lavoro di ricerca storica con la fantasia e la raffinatezza che la letteratura gialla richiede. Un affondo nella società toscana dell’epoca, una storia ricca di colpi di scena che terranno il lettore incollato fino all’ultima pagina.

LA LEVATRICE di Stefano Braccini - Edizioni: Sarnus

ROMANZO

L

a stilografica di piazza del Cavallo, racconto di un bambino che dopo trent’anni, consegna il suo tema alla maestra, passando in rassegna le imprese dei suoi eroi reali e immaginari. Eccellente romanzo autobiografico dell’esordiente Alberto Guasco, è il pensierino di un bimbo delle elementari che inizia un viaggio nei ricordi dell’autore e in quelli dei propri parenti, in una piccola epopea familiare che diventa un vero e proprio affresco storico. È l’estate dell’82, quella dei mondiali di Spagna, quella del trionfo azzurro ai mondiali di Spagna e, il piccolo protagonista deve scrivere il tema assegnatogli dalla maestra: scegliere un suo familiare e raccontarne le avventure. Saranno quindi i racconti del nonno militare e partigiano della seconda guerra mondiale e quelli del padre che negli anni Sessanta, appena laureato, fu inviato in Unione sovietica ad essere protagonisti di questo racconto, il tutto intervallato dalla cronaca di un mondiale di calcio, quello dell’Italia di Bearzot e Paolo Rossi. Memorie, ricordi, ironia, rendono il romanzo piacevole in un cammino che dal bambino conduce all’uomo.

LA STILOGRAFIA DI PIAZZA DEL CAVALLO di Alberto Guasco

Edizioni: Mauro Pagliai Editore

RACCONTO

R

54

acconti …e altro ancora è il titolo di questo libro nato da un’idea della maestra Enza Di Marco. Lei, insegnante della classe 3°A della Scuola Primaria N. Copernico di Santa Croce sull’Arno, ha deciso di aderire al progetto “Arturo Giramondo” proposto dall’Associazione Culturale Centro-Nord-Sud di Pisa. Il progetto prevedeva l’incontro della classe con le signore Fatou e Daniela di nazionalità senegalese e la signora Rudina di nazionalità albanese. Gli appuntamenti si sono svolti per tre martedì consecutivi a partire dal 28 febbraio scorso, per due ore pomeridiane, dove a turno le signore ospiti raccontavano ai bambini le usanze del loro Paese, mostrando il loro saluto, la loro bandiera, la moneta, la posizione della loro nazione sulla cartina geografica. Le signore hanno poi raccontato delle fiabe originarie dei loro Paesi che i bambini hanno ascoltato con interesse e hanno poi voluto rappresentarle con dei disegni e delle recite. Nella parte iniziale del libro sono state riportate le novelle di questi incontri insieme ai disegni dei bambini e alle foto che sono state scattate durante le rappresentazioni e i balli. Il libro prosegue con le scritture dei bambini. Sono testi di canzoni, racconti narrati, storie inventate o episodi di cartoni visti, che ogni bambino ha potuto raccontare in piena autonomia e con l’aiuto dei compagni e della maestra. Un modo anche questo per dare libero sfogo all’immaginario e alla fantasia dei bambini.

RACCONTI... e ALTRO ANCORA della classe III A Scuola Primaria Copernico


BIOGRAFIA

È

la prima biografia ufficiale postuma dedicata a questo importante artista bolognese, figura cardine del panorama musicale italiano degli ultimi decenni, scomparso improvvisamente a causa di un infarto, che ha lasciato di stucco i suoi fan e tutto il mondo della musica. Il libro è un percorso a ritroso della carriera del grandissimo artista bolognese, uno degli artisti più creativi, vitali e inclassificabili della recente storia italiana: Lucio Dalla; uno degli artisti italiani più creativi e poliedrici, basta solo guardare il gran numero di strumenti suonati e anche la carriera cinematografica. Partendo dagli esordi come promettente jazzista alla consacrazione con 4-3-’43, dal successo internazionale di Caruso fino alla sperimentazione tout court degli ultimi due decenni, e non solo in ambito musicale. Episch Porzioni e Prince Greedy ripercorrono con il loro inconfondibile stile ogni passo che Lucio Dalla ha compiuto sempre all’insegna dell’imprevedibilità, sempre nuovo, sempre nel cuore del pubblico. Fino alle sue ultime ore di vita e al tributo resogli dopo la morte da parte di amici e colleghi, parenti e conoscenti, personalità e gente comune che esaltano sì l’artista ma, se possibile, ancor di più l’uomo, facendo emergere il ritratto di una persona profondamente umana e generosa.

LUCIO DALLA - IL NUMERO PRIMO di Episch Porzioni e Prince Greedy - Edizioni Chinaski

S

Arte

i è conclusa la tre giorni della rassegna Italian Poster Rock Art, svoltasi a Villa Pacchiani – Santa Croce sull’Arno – dal 1° giugno 2012. È stata la seconda edizione di un appuntamento dove artisti, disegnatori e grafici provenienti da tutta Italia hanno esposto e messo in vendita i loro poster: unici, originali, eseguiti con stili personali e irriverenti, fatti di colori e caratteri che non possono non attrarre l’attenzione dello spettatore. I poster sono infatti un valido e eccellente sovversivo alla comunicazione piatta e anestetizzata che ci circonda. Oggetti realizzati non per essere installati su pareti bianche di gallerie o di luoghi espositivi, ma per essere appesi in occasione di concerti e manifestazioni, i poster si appellano ad un pubblico interessato all’evento in sé, a cui ormai il poster si lega suscitando aspettative, certificando una propria autonomia e godendo orami di un collezionismo appassionato e attento. Poster creati per stare tra la gente, per strada nei luoghi in cui si fa la musica, caratterizzati da un’estrema vitalità e energia. Nell’occasione è stato presentato anche il libro Italian Poster Rock Art 2012, il secondo volume della serie che raccoglie il meglio della Poster Art italiana prodotta nell’anno.

ITALIA POSTER ROCK ART www.italianposterrockart.com

FANTASCIENZA

P

er le angherie di alcuni coetanei il piccolo Dídac, un bimbo di colore di nove anni, precipita in uno stagno e rimane imbrigliato in una matassa d’alghe. Riportato in superficie da Alba, ragazza bianca poco più grande di lui, si ritrova con l’amica in un paesaggio apocalittico: dei dischi volanti hanno distrutto in pochi minuti la Terra e i suoi abitanti! Incaricati senza neanche rendersene conto di preservare la nostra specie, i due ragazzi intraprendono una lunga esplorazione per cercare i sopravvissuti, documentare i danni e salvare la cultura: a Barcellona trasformano un garage in una biblioteca di libri recuperati, in Italia si imbattono in pochi ma pericolosi sopravvissuti. Tra mille viaggi e vicissitudini nasce Mar, a cui Alba affiderà le speranze di una seconda origine dell’umanità. Seconda Origine, il capolavoro per giovani e adulti del catalano Manuel de Pedrolo, che nel 2012 diventerà un film in 3D diretto da Bigas Luna. Pubblicato per la prima volta nel 1974, è divenuto il libro più letto in Spagna, con ben 1 milione di copie vendute. Un’opera che va oltre il consueto romanzo di avventure giovanili, con uno stile letterario alto ma mai noioso, un canto alla vita e alla speranza, che descrive una condizione di degrado che noi stessi, forse, stiamo contribuendo a creare, qui sulla Terra.

SECONDA ORIGINE di Manuel de Pedrolo - Edizioni: Atmosphere Libri

RACCONTO

L

e autrici sono due signore di mezza età che hanno in comune non solo l’immaginazione ma anche una sfiga pazzesca, soprattutto in fatto di uomini, in Teste di maschio, raccontano con freschezza e immediatezza di linguaggio le loro fallimentari esperienze con il sesso forte. Uomini e donne, due universi paralleli accomunati da un fattore che li influenza entrambi: la qualità delle relazioni amorose. Un libro a quattro mani che descrive le vicende che si succedono dopo la fine di un matrimonio, dove si trovano amici, tempo libero, viaggi e dove si può finire circondate da uno spassoso campionario di uomini, proprio come succede alle protagoniste di questo libro: «amici sentimentali, amministratori delegati erotomani, ortopedici cinefili, suoceri ubriachi di viagra, colleghi serpenti, sadici psichiatri, manager ciccioni e impotenti, ricercatori universitari cleptomani…» Tutto accompagnato da un ironico resoconto di vita quotidiano che sintetizza gli aspetti del lavoro, della famiglia, della vita sociale, del denaro, dell’amore e perché no anche della bellezza e dell’intelligenza, per ottenere un bilancio pressoché disastroso. Silvia Pantone e Francesca Rebora sono due signore milanesi di mezza età. Conducono una vita molto più tranquilla e monotona delle loro omonime letterarie. In compenso hanno una fervida immaginazione.

TESTE DI MASCHIO di Silvia Pantone e Francesca Rebora Edizioni: Graphofeel

55


Cinema

Nelle foto: Jane Fonda; Bruce Willis; Adreine Brody; Kylie Minogue; Caroline Scheufele e Sean Penn; Marion Cotillard; La Palma D’Oro Michael Haneke; Jeremy Irons; Tilda Swinton; Zac Efron e Nicole Kidman Sullo sfondo: Cannes

56


Reality trionfo Cannes a

TEXT&PHOTO Andrea Cianferoni

P

er la seconda volta, dopo l’Orso d’Oro a Cesare deve morire dei Taviani, succede che un festival internazionale riconosca il merito di attori detenuti. Dalla squadra degli italiani in festa, mancava il protagonista di Reality, Aniello Arena, in carcere a Volterra con condanna all’ergastolo. «Molti dei giurati, come me, sono stati colpiti dalla miscela di umorismo e dramma, dall’interpretazione del protagonista e dell’attrice che fa sua moglie, dal grande amore che il regista dimostra verso i propri attori, dalla capacità di rinnovare la tradizione della commedia all’italiana» Sono queste le parole del presidente di giuria Nanni Moretti durante la serata di premiazione. Dall’affresco di Garrone, dipinto con la «pietas» di chi preferisce capire piuttosto che giudicare, ascoltare piuttosto che denunciare, viene fuori un’Italia dolente, piegata da decenni di tv commerciale, impoverita dal vuoto culturale. Su tutto spicca il tono di «grande umanità» della vicenda, una cifra che, dice sempre Moretti, mancava ad altre opere in concorso. Reality era l’unico film italiano in concorso alla 65° edizione del Festival di Cannes. Tutti si aspettavano da Matteo Garrone un’opera importante dopo il successo di 4 anni fa sempre a Cannes, quando la giuria assegnò a Gomorra lo stesso premio riconosciuto in questa edizione a Reality: il Gran Prix della Giuria, il riconoscimento più im-

portante dopo la Palma d’Oro che invece è stata assegnata a Michael Haneke per Amour. Il film, interpretato da Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva e Isabelle Huppert, racconta il rapporto fra una coppia di anziani coniugi, Georges e Anne, profondamente innamorati l’uno dell’altra, che si ritrovano all’improvviso a dover fare i conti con la malattia degenerativa della donna e con la presenza incombente della morte. Amour è stato accolto come un capolavoro dalla critica. Per il regista austriaco

Matteo Garrone vince il Gran Prix della Giuria, Palma d’Oro a Haneke per Amour Haneke si tratta della seconda Palma d’Oro della sua carriera, dopo quella ottenuta appena tre anni fa per Il nastro bianco: Haneke si ritrova così nella ristrettissima cerchia dei registi che possono vantare due Palme d’Oro, insieme ad Alf Sjöberg, Francis Ford Coppola, Bille August, Emir Kusturica, Shohei Imamura e i fratelli Dardenne, anche se nessuno finora era riuscito a trionfare per due volte a Cannes a distanza di soli tre anni. Haneke ha sempre riscosso un grande successo sulla Croisette: nel 2001 aveva ottenuto il Gran Premio

della Giuria per La pianista, mentre nel 2005 era stato insignito del premio per la miglior regia per Niente da nascondere. Se Haneke e Garrone trionfano, il terzo autore a finire sul podio è Ken Loach: il suo The Angel’s Share prende il Premio della giuria. La migliore sceneggiatura va a Cristian Mungiu - già Palma d’oro con Quattro mesi, tre settimane e due giorni - per Beyond the Hills. Il film ottiene anche la Palma per la migliore interpretazione femminile, ex aequo, a Cosmina Stratan e Cristina Flutur. La regia se la aggiudica Carlos Reygadas per Post tenebras lux. Il miglior attore è Mads Mikkelsen, protagonista di The Hunt del danese Thomas Vinterberg. Despues de Lucia del messicano Michel Franco prevale su tutte le concorrenti nella sezione parallela al concorso principale, Un certain regard, la cui giuria è presieduta da Tim Roth. Non solo trionfatori, però. Come a ogni premiazione che si rispetti, bisogna anche vedere chi ha perso. E quest’anno a restare deluso è senza dubbio il cinema americano: sbarcato in forze sulla Croisette, forte della presenza di tanti divi hollywodiani - da Brad Pitt a Nicole Kidman, da Robert Pattinson a Kristen Stewart - resta completamente a bocca asciutta. Perfino i francesi, al di là della Palma d’oro ad Amour (diretto peraltro da un regista che viene dall’Austria) devono rinunciare all’en plein, malgrado la presenza massiccia di loro titoli in concorso.

57


Andrea Buscemi

Teatro

l’istrione TEXT Margherita Casazza

Il 29 luglio, a Peccioli, Andrea Buscemi porterà in scena la nuova produzione di PeccioliTeatro, la compagnia da lui creata e diretta: Provaci ancora Sam, di Woody Allen. In questi giorni Buscemi si trova a Casciana Terme al Teatro Verdi per le prove dello spettacolo, con gli attori della Compagnia, Renato Raimo, Livia Castellana, Martina Benedetti, Alessio Sardelli e Nicola Fanucchi.

58

Cosa vuol dire fare teatro nel 2012? Vuol dire rappresentare una sacca di resistenza umana al brutto che avanza (anzi, che ormai ha quasi conquistato tutto), e sentirsi in un certo senso depositari di una missione. Proprio nel senso pastorale del termine. Una lotta impari con la televisione spazzatura, il paese sostanzialmente corrotto a più livelli, perfino con un popolo che, per dirla con Pasolini, era uno dei più belli della Terra, ma che ora diventa sempre più plebeo perché ha rinunciato alla Memoria, americanizzandosi in maniera delirante. Un po’ siamo facilitati in questo compito dal fatto di agire in primis in una regione che ancora è di ineguagliabile bellezza come la Toscana, pur con tutte le storture della globalizzazione e della speculazione edilizia che hanno fatto danni irreversibili anche da noi. Cosa apprezzi della toscana? Tante cose. Non tutto, veramente, perché la Toscana non è più quel modello virtuoso che è stato nei secoli, ma certo la toscanità è un bene prezioso che merita davvero di essere salvaguardato e protetto: è un modello di vita che, se fosse soppiantato da questa orribile globalizzazione, farebbe rivoltare nella tomba geni ineguagliabili come Leonardo, Michelangelo, Nicola Pisano e tutta la gente toscana che nel tempo ha costruito una cultura che non ha eguali nel mondo. La toscanità io l’ho scoperta in tempi recenti dato che fino a qualche anno fa pensavo fosse un limite e non un valore aggiunto. Bisognava, secondo me, confrontarsi prima col resto del mondo per capirlo. Proprio confrontandomi col resto del mondo ho capito poi quanto fosse importante essere nato in Toscana, appartenere a questo grande popolo. I toscani sono il popolo più

fortunato e credo che ci sia stata nei secoli un‘alchimia irripetibile di cui andare fieri. All’inizio ho rifiutato la Toscana perchè mi sembrava un’etichetta troppo facile. Erano gli anni dei vari Giancattivi e Benigni, di una certa toscanità volgare e ancora da affinarsi nel mondo dello spettacolo, e non volevo confondermici. Ho privilegiato per esempio Roma, dove ho abitato diversi anni, e sviluppato un linguaggio e una poetica personali che poco avevano di toscano. Per intenderci, mentre Panariello o Pieraccioni della loro origine già ne facevano un punto di forza, io recitavo Buzzati, Zavattini o Gogol, dunque entrando in immaginari diversificati che, se dal lato attoriale potevano essere un arricchimento, sul piano dell’immagine appannavano un po’ la mia immediata riconoscibilità. Sei nato attore o lo sei diventato? Credo che la mia sia una teatralità naturale, insita in me da sempre. Se poi al Dna vogliamo aggiungere l’esperienza di vita, posso dire di aver tratto molti insegnamenti da grandi teatranti come Vittorio Gassman, Gigi Proietti, Giorgio Albertazzi, Mario Scaccia coi quali ho avuto la ventura di lavorare. Questi mi hanno letteralmente insegnato il mestiere del teatro che, unito a una mia particolare predisposizione, ha forgiato un tipo di attore direi piuttosto riconoscibile e ormai decodificabile. Prova ne sia che diversi comici, da Panariello a Militello, usano ormai farmi l’imitazione, cosa che io non biasimo affatto, anzi, la considero la prova del nove della “distinzione” che ho detto. Anche l’incontro con Bob Marchese del Gruppo della Rocca di Torino è stato utile per la mia formazione “teatrale”. Lui mi ha proprio dato i rudimenti del mestiere ed è indubbio che aver frequentato quel tipo di teatro (anche molto impegnato sul piano sociale e politico), ha contribuito a perfezionare quel certo tipo di espressività che oggi mi contraddistingue. Un tempo il teatro era una grande famiglia. In quest’epoca di grande crisi dei rapporti umani, vi permane almeno l’amicizia? Io non sono un fanatico dell’amicizia, lo dico francamente, dato che purtroppo nel mio percorso di vita mi è capitato di avere degli amici che mi hanno puntualmente tradito o disconosciuto, perfino nel momento del

bisogno. Certamente anch’io ci avrò messo del mio nel non farmi capire o apprezzare fino in fondo, ma tant’è: se mi guardo indietro devo prendere atto di aver avuto amici importanti in diverse epoche della mia vita, ma che poi sono venuti meno una volta subentrati gli interessi e le scelte. Oggi comunque salvo un manipolo di amici che, per adesso almeno, veleggiano con me verso un assai lungo periodo di frequentazione e credo di affetto reale. Tutti rintracciabili nel mondo teatrale (per teatro io intendo anche la tv che faccio in prima persona). In particolar modo forse perché non ci frequentiamo quotidianamente, pur nell’assiduità del rapporto, fra loro ci sono: Giorgio Panariello, col quale ho condiviso alcuni dei miei momenti più ilari, e non necessariamente in ambiente lavorativo; Alberto Severi, caposervizio RaiTre Toscana, col quale ho sempre avuto un rapporto di franca intesa intellettuale; Nicola Rossi, amministratore delegato di 50 Canale, la televisione di cui sono direttore artistico, e di cui ammiro l’approccio disincantato nei confronti della vita. Fra gli amici quasi paradossalmente inserirei anche mio padre, che è artista anch’egli, e col quale evidentemente condivido fisiologicamente dei codici. Se devo scegliere fra amicizia e amore, forse propendo decisamente verso l’amore, anche perché ho una stima superiore della donna rispetto all’uomo e credo che la cosa più esaustiva sia avere una persona da amare e che possa anche essere un’amica, o una compagna di viaggio. Qual è stato il momento più difficile del tuo percorso personale di attore e di uomo? Coincidono. Anni fa, sul finire dei ‘90, avevo intrapreso il recupero dello storico Cinema Lux di Pisa ed ero diventato presidente di una cooperativa teatrale sorta allo scopo. Ho combattuto tre anni per trovare le risorse necessarie, confezionare il progetto, interloquire col Ministero e gli enti locali, addomesticare psicologicamente un manipolo di soci che (eccetto un paio tra cui Cristiano Militello) non dovevano che ringraziare per aver trovato sulla loro strada qualcuno in grado di affrancarli un po’ dalla vita modesta che conducevano. All’epoca trovai letteralmente da solo cinquecento milioni del vecchio conio e portai


quasi a compimento il restauro di uno spazio che a nessuno mai era venuto in mente di recuperare. Al termine dei tre anni, fui scippato dell’idea e della struttura, perché i mediocri soci di cui mi ero circondato preferirono esautorarmi, naturalmente solo a risultati ottenuti. Nello stesso tempo divorziai da mia moglie e dovetti naturalmente lasciare la mia casa pisana a mio figlio ancora piccolo. Se aggiungiamo che proprio in quei giorni mi rubarono anche l’auto, sul finire dell’anno 1999 mi ritrovai senza il teatro, senza la casa, senza la famiglia, senza il mezzo di trasporto e perfino senza amici (per l’appunto, le amicizie più significative di quell’epoca si erano giocoforza sviluppate all’interno della cooperativa). Grazie a Dio il lavoro continuava ad andare avanti, non mancavano certo le proposte teatrali, ma mi dette un grosso slancio proprio Panariello perché in capo a qualche giorno (pensa un po’ che tempistica!) mi chiamò al suo fianco per quel Torno sabato che fu un grande successo del sabato sera di Rai uno. Ci si mise anche Padre Pio, perché firmai un bel contratto per la fiction a lui dedicata da canale 5 con Castellitto. E ancora: nel giro di poche settimane mi affidarono anche la direzione artistica del teatro degli Arrischianti di Sarteano e del Poliziano di Montepulciano, sopperendo così al furto del Lux di Pisa. Oltre che in Valdichiana intensificai ulteriormente anche la frequentazione romana, nel giro di un paio di mesi comprai un’altra casa a Pisa e naturalmente un’auto nuova molto più bella della precedente. Dopo tanto teatro classico, come giungi a Woody Allen? Allen è ancora un autore contemporaneo (perché grazie a Dio è vivente), ma può considerarsi a giusta ragione “un classico” anch’egli. In particolar modo questo Provaci ancora Sam, che il grande pubblico conosce come film, ma che nacque invece nel 1969 proprio come pièce teatrale di cui Allen era l’autore, e che fu replicata a Broadway per quattrocento volte. Il successo fu tale che Herbert Ross (non Woody Allen, come erroneamente pensano i più) la traspose in cinema, lanciando anche l’autore come una delle maschere comiche del ventesimo secolo. Il testo è davvero inossidabile, di una comicità travolgente e geniale. A distanza di quarant’anni regge benissimo e questa è la dimostrazione che il talento di Woody Allen durerà nel tempo, come i classici. Arrivo ad Allen dopo un trittico ideale di grandi titoli come La Locandiera di Goldoni, L’avaro di Moliere, e Il mercante di Venezia di Shakespeare, tutti condivisi con Eva Robin’s (soltanto nell’ultima parte del percorso sostituita da Fanny Cadeo). Sono i tre titoli da me amati più di ogni altro e sognavo di metterli in scena sin da bambino. La circostanza di essere direttore artistico di PeccioliTeatro ha potuto concretizzare il sogno, e anche se per le passate produzioni ho potuto utilizzare attori come Oreste Lionello, Paolo Villaggio, Corinne Clery, Nathalie Caldonazzo, Flavio Bucci, Debora Caprioglio, Tosca d’Aquino (insomma il meglio in

circolazione), questi sono i tre spettacoli di compagnia a cui sono più affezionato (forse aggiungerei Il borghese gentiluomo di Moliere che ho fatto con Panariello diretto da Giampiero Solari e il Falstaff di Shakespeare che ho fatto con Albertazzi diretto da Gigi Proietti: ma non sono mie produzioni). Ecco, dovendo parlare di Provaci ancora Sam, devo parlare di PeccioliTeatro. È l’unica vera compagnia di prosa della provincia di Pisa, una costola del Festival 11Lune da me inventato col sindaco Silvano Crecchi e Renzo Macelloni presidente della Belvedere s.p.a., un festival entrato a buon diritto e in brevissimo tempo fra i principali della Toscana. PeccioliTeatro è un caso più unico che raro in Italia. Attinge risorse da un territorio certamente beneficato da una ricca discarica di rifiuti, ma che non è solo questo: è anche un tassello importante di un Sistema illuminato ed esemplare, che a Peccioli ha fatto della cultura un momento importante e significativo. Nella stagione appena conclusa, poi, col Mercante ci hanno affiancato partners importanti, in una sorta di “sinergie di territorio:” lo spettacolo si è avvalso del patrocinio della Provincia di Lucca e la collaborazione della Fondazione Teatro della Città di Livorno Carlo Goldoni, auspice un direttore generale assai sensibile come Marco Bertini. Shylock è uno dei grandi personaggi che sentivo di voler subito affrontare dopo il mio Arpagone ne L’avaro di Moliere (ambedue, lo sai, sono usurai, ma la cifra stilistica di Shakespeare è lontanissima da quella di Moliere). Questo Mercante è stato inoltre finalmente una rivalsa: anni fa mi fu proposto la parte di Shylock dapprima da Giorgio Albertazzi, che però non si mise d’accordo con Luisa Corna che doveva fare Porzia, sicchè il cast cambiò del tutto (alla fine Shylock lo fece Oreste Lionello, un caro amico purtroppo scomparso troppo presto). Poi dovevo farlo al Globe di Roma grazie a Gigi Proietti, in quella che doveva essere la prima produzione di PeccioliTeatro nel 2005. Pino Quartullo avrebbe fatto Antonio e Sandra Collodel Porzia, ma il progetto saltò, dunque misi su La dodicesima notte di Shakespeare, dove a fianco della Caldonazzo collocai ancora Oreste Lionello nella parte di Malvolio. Con Shylock ritengo comunque di aver chiuso la partita col teatro classico, e dell’esito sono sostanzialmente soddisfatto. Per questo posso dedicarmi senza rimpianti a Woody Allen. Arrivare a Provaci ancora Sam senza rimpianti non è cosa da poco. Dopodiché tornerai a un importante progetto con la Fondazione Tobino… È un progetto ambizioso: il dvd dello spettacolo Le libere donne di Magliano girato per l’occasione e da allegarsi a un quotidiano di grande divulgazione. Un’idea della Fondazione Tobino, credo vincente per meglio divulgare l’opera di un genio lucchese insieme al ricordo di una messinscena salutata da uno straordinario successo, come finora a teatro l’opera di Tobino ancora non aveva cono-

sciuto. Si tratta dello spettacolo teatrale omonimo da me firmato e interpretato da Livia Castellana, che debuttò al Teatro del Giglio di Lucca nel gennaio 2011. Cominceremo a lavorare a settembre a questo spettacolo delicato e non solo teatrale, ma anche televisivo. Immagino riprese non solo a teatro ma nello stesso manicomio di Maggiano, un luogo che mi piacerebbe contribuire a valorizzare (naturalmente solo artisticamente, perché su altri versanti la Fondazione Tobino ha già fatto moltissimo). In quest’ottica sto pensando anche alla messinscena de Gli ultimi giorni di Magliano, che mi piacerebbe fare all’interno del manicomio, in uno spettacolo “a tappe”, nel quale mi piacerebbe far interpretare a Roberto Farnesi la parte dello stesso Tobino. Sarebbe il suo debutto teatrale dopo tanta fiction, anche lui è affascinato all’idea. Recentemente mi sono appassionato anche al più conosciuto romanzo di Tobino: Per le antiche scale, dal quale si potrebbe trarre una interessante messinscena. Il rapporto con la Fondazione Tobino sembra proficuo e all’insegna della più fervida collaborazione: quel che ci vuole per lavorare bene. Il sogno ricorrente, non quello alla marzullo, ma il sogno autentico, quello a occhi aperti… Guarda, quando andai ospite da Marzullo a Sottovoce dovetti addirittura inventarmelo, il sogno, tanto mi aveva spiazzato la domanda! E il bello fu che la psicologa che ci raggiunse telefonicamente, attraverso il finto sogno che avevo riportato in trasmissione, riuscì a captare alcune caratteristiche psicologiche di me assolutamente esatte! Mah! Credo di aver sin qui realizzato molti sogni che mi ero prefissato, non ultimo quello di fare teatro, anzi il “mio” teatro. Oggi - ti sembrerà paradossale - il sogno non è più la vita pubblica ma il monastero. Non scherzo: proprio un monastero (naturalmente abbandonato, e meglio se medievale) nel quale ritirarmi con pochi prescelti a tentare di preservare la Parola così tanto mortificata e impoverita dal linguaggio televisivo e multimediale. Come gli antichi monaci, studiare (e perché no, anche pregare, per preghiera intendendosi anche la riflessione introspettiva, forse anch’essa un anelito a Dio) i testi più significativi dell’ingegno umano, il teatro e la letteratura. Preservarli dall’oblio, metterli in scena o leggerli ad alta voce per pochi eletti, così che in parte si tramandi quel Verbo. E trasferire ai giovani più sensibili la voglia di pensare attraverso l’arte. Purtroppo l’epoca miseranda e decadente che stiamo vivendo proprio non mi suggerisce altro. Se non, naturalmente, diventare direttore artistico di un teatro collocato in un luogo il più possibile a me acconcio e ricominciare daccapo a esportare dappertutto il mio Teatro. Questo bellissimo Teatro Verdi di Casciana restaurato magnificamente potrebbe essere, ad esempio, la “casa” definitiva che tanto ho cercato... Per intanto vi aspetto a vedere Provaci ancora Sam, penso che vi divertirete!

59


Anfiteatro Fonte Mazzola

musica e teatro sotto le stelle di Irene Barbensi

U

n angolo di Toscana illuminata dalla Luna, anzi da 11 Lune, quelle che splendono su Peccioli nel mese di luglio. Ad aprire la rassegna, martedì 3 luglio, sarà lo spettacolo “Sui pedali della vita, Giuseppe Sabatini”, di e per la regia di Andrea Giuntini. Quest’anno ricorre la sessantesima edizione della corsa che porta il suo nome e 11 Lune vuole rendere omaggio alla figura di Sabatini, ciclista pecciolese molto dotato ma altrettanto sfortunato, scomparso prematuramente all’età di 36 anni. Un viaggio nel mondo del ciclismo alla ricerca di Giuseppe Sabatini, uomo, padre, ciclista, ma soprattutto un uomo nel cuore dei pecciolesi, un simbolo di un riscatto sociale per l’intera comunità tra le due guerre mondiali. Giovedì 5 luglio un doppio appuntamento con la cucina, alle 17.30 uno spettacolo per bambini presso gli Spazi per l’Arte Fonte Mazzola, “Fata Flora e Orco Veleno”, di Cesare Galli. Una fiaba molto contemporanea, in cui si narrano l’incontro-scontro di due mondi agli antipodi: quello della natura e quello del profitto più sfrenato. Con un linguaggio di facile comprensione per i bambini, lo spettacolo parla di alimentazione, di agricoltura e delle insidie che il mondo del profitto tende a tutto ciò che dovrebbe essere diritto di tutti: mangiare cibo sano in un mondo sano. Lo spettacolo serale avrà come protagonista lo Chef Cristiano Tomei in un Viaggio condito di spezie e aromi. “Cuoco al cuore” racconta la vita di un cuoco: tra ricordi, momenti di introspezione, aneddoti, opportunità e tanta ironia. Sul palco una cucina per l’esecuzione dei piatti, e tante ricette cucinate che verrano degustate dal pubblico. La Rassegna prosegue sabato 7 luglio con la Compagnia Statà e lo spettacolo “Knock, ovvero il trionfo della medicina”, ispirato alla più conosciuta opera teatrale di Jules Romains. “Knock!” è una storia ambientata in un sano villaggio di provincia nella Francia degli anni ’20 del secolo scorso. Commedia fine, estrosa e paradossale è stata scritta dopo la Grande Guerra, al culmine dei trionfi della batteriologia. Knock è un mistico della medicina al punto da non vedere nell’uomo che un futuro malato e nella salute un equilibrio instabile pronto a cedere alla malattia. «Ogni persona sana è un mala-

to che non sa ancora di esserlo!» proclama con convinzione. Lunedì 9 luglio il duo Ale & Franz divertiranno gli spettatori con la loro suggestiva comicità; un “Recital” nel quale alterneranno i momenti più significativi della loro carriera a nuove intuizioni del loro rapporto artistico. La comicità di Ale e Franz raccoglie in sé l’antica eredità delle grandi coppie della storia comica italiana che, battuta dopo battuta, sempre intelligenti, mai scontate o banali, riesce ogni volta a centrare l’obiettivo: fare ridere il pubblico intrappolandolo in una corsa senza fiato che sfocia nel puro nonsenso. Commedia brillante tratta dall’omonimo romanzo di Mordecai Richler “La versione di Barney” verrà portata in scena mercoledì 11 luglio da Antonio Salines, attore tra i più apprezzati nel panorama nazionale, che si cimenterà con uno dei personaggi più amati e odiati della letteratura e del cinema contemporanei. La Fondazione Peccioliper aderirà come tutti gli anni alle Notti dell’Archeologia, iniziativa promossa dalla regione Toscana, a cui darà il proprio contributo con due iniziative dedicate alla donna nel mondo antico. Alle ore 18.30 presso il Museo Archeologico la dott.ssa Cristina Cagianelli converserà sul tema “La donna in Etruria tra il telaio e il banchetto”, un excursus dalle origini della civiltà del ruolo della donna all’interno della società etrusca con ruoli di maggiore prestigio e considerazione rispetto a quanto è avvenuto in Grecia e a Roma. Alle 21.30 Francesca Bianco metterà in scena “Il sogno di Ipazia”, racconterà l’ultimo giorno della filosofa astronoma e matematica pagana vissuta ad Alessandria d’Egitto, donna-simbolo per generazioni di donne, non solo per essere stata una delle migliori eredi del platonismo ma soprattutto per aver incarnato libertà e autonomia di pensiero. Grande novità per l’edizione di quest’anno, l’esibizione di un gruppo internazionale i “Buena vista social club” giovedì 19 luglio, ambasciatori della musica e della cultura della propria nazione nel mondo. Lunedì 23 luglio sarà la volta di uno dei musicisti più importanti della storia della musica italiana, Gino Paoli che affiancato da Danilo Rea, Rosario Bonaccorso, Roberto Gatto e Flavio Boltro interpreta brani inediti, grandi classici della canzone

internazionale e alcuni brani del suo repertorio riarrangiati in chiave jazz. Martedì 24 luglio si concludono gli appuntamenti musicali della Rassegna con il concerto della Filarmonica di Peccioli. La Rassegna chiuderà il sipario per questa edizione con due classici del teatro. “Moliére o il Malato Immaginario” della Piccola Compagnia della Magnolia, la cui non convenzionale pièce metterà in evidenza come dietro l’immagine stereotipata dell’autore di “Commedie” si celi l’avventura di un uomo di Teatro adulato e detestato, cortigiano e sovversivo, applaudito e censurato, in un’epoca in cui gli ori di Versailles non riescono a nascondere l’odio delle coalizioni integraliste. La scena associerà indissolubilmente Argan e Molière di fronte all’evoluzione della malattia ed al suo epilogo che culmina come narra la biografia dell’autore - nella quarta rappresentazione del Malato Immaginario. E infine torna sul palco di Peccioli Andrea Buscemi in “Provaci ancora, Sam!” di Woody Allen della Compagnia PeccioliTeatro domenica 29 luglio, uno spettacolo di Andrea Buscemi, in cui l’attore e regista si confronta con uno dei personaggi più simpatici e divertenti di un classico del teatro moderno. Tutti gli spettacoli hanno inizio alle 21.30. La manifestazione è organizzata e promossa dalla Fondazione Peccioliper e dal Comune di Peccioli in collaborazione con la Fondazione Teatro di Pisa a cui è stata affidata la produzione esecutiva, lo sponsor della rassegna è Belvedere S.p.A. PER INFORMAZIONI, PREVENDITE E ACQUISTO BIGLIETTI A partire da venerdì 15 giugno i biglietti degli spettacoli potranno essere acquistati in prevendita, senza alcuna maggiorazione di prezzo, presso la Biglietteria. BIGLIETTERIA Piazza del Popolo 11, Peccioli (PI) Dal 15 giugno: martedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle19. ACQUISTO TELEFONICO Dal 15 giugno lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13. Tel. 0587 672158 SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Fondazione Peccioliper Piazza del Popolo 10, Peccioli (PI)


Martedì 3 luglio

Mercoledì 11 luglio

MARTEDÌ 24 LUGLIO

ore 21,30

ore 21,30

ore 21,30

Associazione ELICRISO e Compagnia LEELE in

Antonio SALINES in

SOCIETÀ FILARMONICA DI PECCIOLI in

di Andrea GIUNTINI

“LA VERSIONE DI BARNEY” di Massimo VINCENZI dal romanzo omonimo di Mordecai RICHLER

Giovedì 5 luglio

VENERDÌ 13 LUGLIO

ore 17,30

ore 18,30

PICCOLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA ÉPÉE DE BOIS-CARTOUCHERIE in

TUTTI GIÙ PER TERRA e TELLURIS ASSOCIATI in

“LA DONNA IN ETRURIA FRA IL TELAIO E IL BANCHETTO” Conversazione con Cristina CAGIANELLI

“MOLIÈRE O IL MALATO IMMAGINARIO” da Molière

“SUI PEDALI DELLA VITA, GIUSEPPE SABATINI”

“Symphonic Pop Concert“

VENERDÌ 27 LUGLIO ore 21,30

“Fata Flora e Orco Veleno” di Cesare GALLI

ore 21,30 Cristiano TOMEI in

“CUOCO AL CUORE. UN VIAGGIO CONDITO DI SPEZIE E RICORDI” di Cafè CAREL e Maurizio VANNI

SABATO 7 LUGLIO ORE 21,30 STATÀ in

“KNOCK, OVVERO IL TRIONFO DELLA MEDICINA” di Jules ROMAINS da un’idea di Franco MOSCA

ore 21,30 Francesca BIANCO in “IL SOGNO DI IPAZIA” di Massimo VINCENZI

ore 21,30

GIOVEDÌ 19 LUGLIO ORE 21,30 Grupo Compay Segundo da

BUENA VISTA SOCIAL CLUB SPETTACOLO A PAGAMENTO

LUNEDÌ 23 LUGLIO ORE 21,30

“UN INCONTRO IN JAZZ”

“RECITAL”

con Flavio BOLTRO, Danilo REA, Rosario BONACCORSO, Roberto GATTO

SPETTACOLO A PAGAMENTO

SPETTACOLO A PAGAMENTO

Per informazioni: Tel. 0587 672158 info@fondarte.peccioli.net www.fondarte.peccioli.net

SCONTI E PROMOZIONI PER I POSSESSORI DELLA CARD “AMICI DEL POLO MUSEALE DI PECCIOLI”

ALE & FRANZ in

ore 21,30 COMPAGNIA PECCIOLITEATRO Andrea BUSCEMI in

“PROVACI ANCORA, SAM!” di Woody ALLEN

Gino PAOLI in

LUNEDì 9 luglio

DOMENICA 29 LUGLIO


vin

a lo

o

e t p t ac o s e

TEXT&PHOTO Andrea Berti

U

n’estate nel segno di Bolgheri Melody. Danza, Musica, Teatro, Talk Show e Arte sullo sfondo dei cipressi più famosi del mondo per la terza edizione del Festival della Costa degli Etruschi. In scena, tra il 18 luglio ed il 18 agosto, sul palcoscenico dell’Arena Mario Incisa Della Rocchetta a San Guido di Bolgheri (LI) la danza con il nuovo spettacolo di Roberto Bolle in prima nazionale assoluta ed i Momix, la musica con il concerto omaggio ad Augusto Daolio dei Nomadi e la reunion di Amici con Emma, Antonino e Pierdavide Carone, l’irresistibile comicità italiana con Enrico Brignano ed i comici di Zelig, l’esclusiva opera lirica con la trilogia verdiana Rigoletto, Trovatore e La Traviata diretta dal Maestro Alberto Veronese, la serata di gala della Fondazione Arpa e l’operetta con l’imponente allestimento de Il Paese dei Campanelli. E ancora gli appuntamenti con i talk show televisivi con ospiti i protagonisti della nostra società, una raffinata mostra di arte contemporanea, l’Enoteca di Bolgheri allestita all’interno dell’Arena per conoscere, apprezzare ed innamorarsi dei Vini Doc ed in concerti nelle cantine. Programma, protagonisti, informazioni ed aggiornamenti su www.bolgherimelodyfestival.it. Promosso da Bolgheri Melody Srl con il patrocinio del Comune di Castagneto Carducci e della Provincia di Livorno, il contributo di Regione Toscana, della Banca del Credito Cooperativo di Castagneto Carducci e della Camera di Commercio di Livorno ed importanti sponsor e partner, l’obiettivo della geniale intuizione

di Sauro Scalzini e Massimo Guantini, è promuovere il Territorio attraverso le Arti; favorirne la conoscenza insieme ai raffinati vini e alle etichette ricercate che popolano l’enoteca ideale di ogni cultore ed appassionato. Spettacolo e Vino s’intrecciano “Davanti a San Guido”. Danza. Roberto Bolle torna a Bolgheri Melody dopo il sold out di due stagioni fa per presentare, in anteprima assoluta in Italia, il Trittico Novecento mercoledì 18 luglio. Non hanno certo bisogno di presentazioni i Momix di Moses Pendleton. Per la prima volta a Bolgheri Melody, gli illusionisti narratori presentano Bothanica, lo spettacolo di danza più visto al mondo con oltre 150 mila spettatori solo in Italia nelle due ultime stagioni sabato 4 e domenica 5 agosto. Musica. È già un evento il concerto tributo ad Augusto Daolio a vent’anni dalla sua morte. L’occasione è il Ricordarti Tour che sta portando la band di Novellara in giro per tutto il paese a raccogliere applausi ogni dove giovedì 9 agosto. Unica data italiana anche per Friends’Reunion, lo show musicale con i beniamini dei giovani (e non solo) Emma, Antonino e Pierdavide Carone mercoledì 1 agosto. Cabaret. Cabaret, e che cabaret, sul palcoscenico dell’Arena Mario Incisa Della Rocchetta che dopo il colpo di Enrico Brignano giovedì 16 agosto, grande mattatore televisivo dell’ultima stagione de Le Iene, è pronta a sfoderare la comicità di Giuseppe Giacobazzi, Sergio Sgrilli, Paolo Migone, Giorgio Verduci e Andrea Vasumi (venerdì 20 luglio). Opera lirica. Per la prima volta la lirica sale

sul palcoscenico di Bolgheri. In programma la trilogia popolare di Giuseppe Verdi con il nuovo allestimento del Rigoletto venerdì 27 luglio, Trovatore sabato 28 luglio e La Traviata domenica 29 luglio diretta da Alberto Veronesi. Le musiche sono eseguite dall’Orchestra Filarmonica di Messina. Tra gli interpreti i soprano Dmitra Theodossiu e Glays Rossi, il baritono Marco Vratogna e i tenori Massimiliano Pisapia e Ji Myong Hoon. Musica lirica, ospiti internazionali, sorprese artistiche ed atmosfere magiche per la Serata di Gala organizzata dalla Fondazione Arpa sabato 18 agosto. L’obiettivo è sostenere il Progetto Dolore dedicato ad Amos Martellacci. A Bolgheri Melody non può mancare il vino DOC. Nell’Arena Mario Incisa Della Rocchetta, all’ingresso del lungo Viale dei Cipressi che scorre lungo i filari, l’Enoteca del Territorio di Bolgheri è l’attrazione principale per gli amanti del buon vino. Uno spazio semplice ed educato dove l’esperienza delle degustazione delle aziende vitivinicole protagoniste trova riscontro nei profumi e nei colori. In vetrina il meglio del patrimonio vitivinicolo bolgherese e della Costa degli Etruschi. Tra gli eventi, legati al binomio vino&spettacolo, i Concerti in Cantina martedì 7 agosto quest’anno dedicati al celebre compositore francese Claude Debussy. Per informazioni su prezzi, orari, convenzioni e sconti contattare il numero cortesia al 347 7210472 oppure scrivere a info@bolgherimelody.com segreteria@bolgherimelody.com.


MUSICA // DANZA // TEATRO // TALK SHOW // ARTE MUSICA // DANZA // TEATRO // TALK SHOW // ARTE

ROBERTO BOLLE Trittico Novecento PRIMA ASSOLUTA

mercoledi' Danza 18 luglio

GIRO ZELIG Giuseppe Giacobazzi, Paolo Migone, Sergio Sgrilli, Giorgio Verduci, Andrea Vasumi

venerdi' Cabaret 20 luglio

RIGOLETTO TROVATORE LA TRAVIATA Orchestra Teatro Vittorio Emanuele di Messina Coro Cilea di Reggio Calabria Direttore AlbertoVeronesi

venerdi' 27 Opera sabato 28 lirica domenica 29 luglio

MOMIX Bothanica

Coreografie di Moses Pendleton

sabato Danza e domenica 4 e 5 agosto

PROGRAMMA LUGLIO - AGOSTO 2012

ARENA MARIO INCISA DELLA ROCCHETTA

INIZIO SPETTACOLI ORE 21.30

SAN GUIDO DI BOLGHERY CASTAGNETO CARDUCCI

www.bolgherimelodyfestival.it

www.bolgherimelodyfestival.it

I NOMADI

IL PAESE DEI CAMPANELLI

Ricordati Tour SERATA EVENTO

Compagnia Teatro Musica Novecento

ENRICO BRIGNANO

FONDAZIONE ARPA

Tutto suo padre

SERATA DI GALA

Regia di Silvia Felisetti

giovedi'

9 agosto

Musica

sabato Operetta

11 agosto

giovedi'

Cabaret

16 agosto

MUSICA // DANZA // TEATRO // TALK SHOW // ARTE MUSICA // DANZA // TEATRO // TALK SHOW // ARTE

Opera

sabato Musica 18 agosto


Š www.ctedizioni.it

Relax nel cuore della Toscana LA COLLINELLA Casa Vacanze Bed & Breakfast Via S.Stefano, 147 - 50050 Montaione (FI) e-mail: info@agriturismolacollinella.it www.agriturismolacollinella.it Tel. 0571 69069 - Fax 0571 69069 - Cell. 329.5859541


LXVI Festa del Teatro a San Miniato

il teatro del cielo “alza” la voce sull’ingiustizia sulla scena “sacra” il dramma della nube di Seveso TEXT&PHOTO Carlo Baroni

L

a Festa del Teatro di San Miniato, che ha nel dramma popolare l’evento principale, quest’anno rilegge una pagina dolorosa della storia del Novecento italiano. Siamo nel 1976, è estate, a Seveso un guasto alla ciminiera di una fabbrica di profumi causa la fuoriuscita di una grande nube di diossina. Questo il fatto di cronaca al centro di Anima Errante di Roberto Cavosi che andrà in scena in prima assoluta nazionale a San Miniato dal 19 al 23 luglio sulla storica piazza del Duomo. Roberto Cavosi è una delle voci più interessanti della drammaturgia cattolica e una “penna” già nota alla Festa del Teatro di San Miniato che nel 1999 mise in scena il suo Cavaliere di Ventura. Tra i suoi principali lavori meritano di essere ricordati anche Lauben (teatro stabile di Bolzano, di Roma e di Palermo), L’Uomo irrisolto (Festival di Todi), Rosanero (Festival di San Marino), Terra e Cielo (compagnia Teatro Moderno). Con Anima Errante Cavosi chiama a una riflessione profonda, importante, carica di dolore e di emozioni, sul valore della vita come dono prezioso e su tutte quelle problematiche etiche e sociali che vi sono legate. La protagonista della storia è Sara. E Sara è una donna di Seveso, felicemente sposata che aspetta un figlio. Quella nube cambia la sua vita. La donna, in stato di gravidanza non sa cosa fare. Nessuno, nel 1976, conosceva esattamente quali fossero le conseguenze della diossina per il feto, ne c’erano analisi in grado di capire le reali condizioni fisiche del bambino. In Anima errante - testo della Trilogia della Luna di Cavosi - la protagonista coglie il senso della vita attraverso un’accettazione subliminale della morte, in una struggente identificazione con la stessa Beata Vergine. Anima Errante è il tentativo di trovare il “disegno” di una madre assoluta, di una madre nel tempo e attraverso il tempo. È il percorso tortuoso e difficile di tutte le donne, di tutte le madri che in questo mondo fatto di violenza e sopraffazione non sono in grado di difendere il loro stesso figlio. Firma la regia Carmelo Rifici. In scena con Maddalena Crippa, Francesco Colella, Carlotta Viscovo, Raffaella Tagliabue, Stefania Medri, Francesca Mària. L’allestimento scenico è di Daniele Spisa, i costumi di Margherita Baldoni, le luci di Matteo Crespi, gli Interventi musicali di Emanuele De Checchi, i contributi video di Vincenzo Genna. Lo spettacolo è una coproduzione tra Fondazione Istituto Dramma Popolare, Tieffe Teatro, Proxima Res, Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese - Tra Sacro e Sacromonte. Attorno allo spettacolo principale che rappresenta, appunto, un’esperienza unica a livello nazionale, si snoda un cartellone ricchissimo che dà corpo alla Festa del Teatro di San Miniato organizzata con il sostegno determinante della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e con un importante apporto della Cassa di Risparmio di San Miniato Spa che, anche quest’anno, come ogni anno reitera la tradizionale serata del dramma popolare, organizzando la prima del teatro. Il festival è stato aperto dallo spettacolo Frammenti dall’esistenza di Maria, una conferenza spettacolo di e con Roberto Mussapi. Quindi una serie di spettacoli, tra i quali un bellissimo Laudario di Santa Maria della Notte con Marco Azzurrini, Agostino Cerrai, Roberta Geri, Andrea Giuntini. Un lavoro con drammaturgia e regia firmati da Salvatore Ciulla.

2 luglio 2012 Palazzo Grifoni ore 21,30 FRAMMENTI DALL’ESISTENZA DI MARIA Conferenza spettacolo di e con Roberto Mussapi 3 luglio 2012 Auditorium San Martino, ore 21,30 GUAI O VOI O RICCHI, PAPÀ ERA UN CATTOCOMUNISTA di e con Giovanni Scifoni - Sicilia Teatro 5 luglio 2012 Chiesa di San Francesco, ore 21,30 Fondazione Istituto Dramma Popolare, Compagnia di Santa Maria della notte LAUDARIO DI SANTA MARIA DELLA NOTTE con Marco Azzurrini, Agostino Cerrai, Roberta Geri, Andrea Giuntini 9 luglio 2012 Duomo, ore 21.30 Fondazione Istituto Dramma Popolare, Anima Mundi e Corale Cosimo Balducci MORTE D’ADAMO di Elena Bono Con Gabriele Carli, Agostino Cerrai 13 luglio 2012 Auditorium San Martino, ore 21,30 Elsinor società cooperativa di Forlì STRAGIUDAMENTO di Angela Dematté, con Alberto Mancioppi regia di Andrea Chiodi 16 luglio 2012 Auditorium San Martino, ore 21,30 Fondazione Istituto Dramma Popolare e Jobel teatro Il giullare pellegrino con Marinella Montanari un lavoro di Lorenzo Cognatti 17 luglio 2012 Chiesa di San Francesco, ore 21,30 Teatro Metastasio Stabile della Toscana in collaborazione con Fondazione Istituto Dramma Popolare CHAKA di Leopold Sedar Senghor 18 luglio 2012 Palazzo Grifoni, ore 18,30 Conferenza spettacolo L’ABBANDONO ALLA DIVINA VOLONTÀ Il diario spirituale di Giuseppe Toniolo con Agostino Cerrai, Andrea Massei, Linda Palatella, Federica Sgro, Paola Lombardi DAL 19 al 23 LUGLIO Piazza Duomo, ore 21.30 Fondazione Istituto Dramma Popolare, Tieffe Teatro, Proxima Res, Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese Tra Sacro e Sacromonte ANIMA ERRANTE di Roberto Cavosi, regia Carmelo Rifici, con Maddalena Crippa, Francesco Colella, Carlotta Viscovo, Raffaella Tagliabue, Stefania Medri, Francesca Mària

Teatro

anima errante


33° Festival La Versiliana MARINA DI PIETRASANTA

Il Caffè De la Versiliana

Il seguitissimo Talk Show estivo all’ombra della pineta dai Dannunziana memoria, è da sempre frequentato dai protagonisti della cultura, della politica, della letteratura, del giornalismo, dell’arte e dello show business, salotto prescelto per lanciare la notizia, per piazzare una proposta forte sui quotidiani del giorno dopo nella stagione in cui i più importanti contenitori televisivi vanno in vacanza. Vetrina prestigiosa e ambita, ogni estate presenta con uno stile pacato e signorile, assolutamente piacevole per l’ospite e per il pubblico, i personaggi più in vista nel mondo della cultura, della politica, del giornalismo, dello spettacolo, della medicina, della scienza e della moda, autori o protagonisti di un libro. Unico, famoso, imitatissimo, il Caffè de La Versiliana avrà per l’edizione 2012, al fianco dello storico patron Romano Battaglia, nuovi conduttori di primo piano, il cinema farà il suo esordio al Caffè, curato da un conduttore d’eccellenza in questo campo, Walter Veltroni che da politico, ma soprattutto da uomo di cultura ha fatto moltissimo per la “settima arte” e ne è un grandissimo esperto. Ci sarà anche un conduttore molto giovane, una vera e propria sorpresa, una rubrica dedicata all’enogastronomia e ai piaceri della tavola, ma al caffè si parlerà di letteratura, di arte, di politica, di scienza. Insomma ce ne sarà davvero per tutti i gusti!

La Versiliana dei Piccoli Nell’ambito di un festival così eterogeneo non poteva mancare uno spazio

dedicato ai più piccoli, creato e dedicato al gioco, alle fiabe che i bambini non solo ascoltano ma alle quali possono partecipare per meglio comprenderne la magia. In questa edizione le fiabe “autoprodotte” sono a centimentri zero: per preparare insieme le nuove fiabe, è disponibile il laboratorio del teatro e della danza popolare, poi quello del trucco e infine la bottega degli ambienti. Molto rilievo è dato all’uso della maschera facciale nei mille e mille personaggi delle fiabe popolari: tutto questo dà origine al ciclo delle Fiabe Sfacciate. I giorni dedicati alle Fiabe Sfacciate sono il lunedì e il venerdì, mentre, il mercoledì le compagnie ospiti porteranno spettacoli dedicati al teatro di figura. Animatori specializzati coinvolgono centinaia di bambini che ogni pomeriggio, magari dopo la giornata in spiaggia, affollano un luogo quasi incantato, dove ci si può dedicare al disegno, alla scultura, ai libri nella ludo-biblioteca immersa nel bosco. Nei laboratori teatrali, i bambini vengono coinvolti nell’allestimento degli spettacoli e nella realizzazione di scenografie, costumi e accessori. Seguitissimi gli spettacoli nell’arena da 300 posti dove l’esperienza del racconto orale viene allargata al teatro di strada e di figura. Per i bambini è stato inoltre creato lo spazio dell’Orto Novello, dove i più piccini possono vivere l’esperienza della coltivazione di piccole piante e ortaggi entrando in diretto contatto con la natura. Sono inoltre previsti gli incontri per “allenare” le mani e la mente come il laboratorio delle arti, il laboratorio tessere e il matefitness. Ogni martedì, nello spazio del Caffè del Pinolo, tra libreria e orto novello, c’è il Superènell’orto: filosofia del “divertimento intelligente”, abbinata a quella del “ben vivere” che si estende agli incontri animati con i libri “naturali”, gli incontri nell’orto e con il cibo buono. Ma tutto questo da anche origine a un gioco, sempre nello stesso pomeriggio, per ritrovare la dimensione “umana” del gioco a premi: le estrazioni nell’Orto! Si vincono i prodotti dell’orto, biscotti sani, libri e altri prodotti naturali. Le cartelle vengono date in omaggio con i biglietti degli spettacoli. Infine, per rilassarsi completamente ci sono le aree del libero svago.


DOMENICA 14 Les Ballets Trokadero de Montecarlo

“Troks” Repertorio classico en travestie

GIOVEDì 19 Compagnia mdteatro – Entr’Arte Italo Dall’Orto, Pietro Santori, Erika Giansanti, Virginia Gori in

IL PICCOLO PRINCIPE VENERDì 20 Arca Azzurra Teatro in collaborazione con NoMusic Margherita Hack e Ginevra Di Marco in

L’ANIMA DELLA TERRA (Vista Dalle Stelle) uno spettacolo di parole e musica

giovedì 2, venerdì 3, sabato 4, domenica 5 Alessia Innocenti in

BYE BABY SUITE

di Chiara Guarducci presso l’Albergo Pietrasanta

VENERDì 3 Sylvie Guillem e Russel Maliphant

PUSH

prodotto dal Sadler’s Welles in collaborazione con Russel Maliphant e Sylvie Guillem

sabato 4 e domenica 5 Compagnia della Rancia

HAPPY DAYS

opera originale di GARRY MARSHALL musica e libretto PAUL WILLIAMS

MARTEDì 7

N

A PRIM ALE N O I Z A

Associazione Teatrale Pistoiese ArTè Stabile di Innovazione in

EVA CONTRO EVA

di Mary Orr, Regia Maurizio Panici

MERCOLEDì 8 ROBERTO VECCHIONI GIOVEDì 9 FIREFLY

Evolution dance theatre di Anthony Heinl

VENERDì 10 RENZO ARBORE e l’Orchestra Italiana

GIOVEDì 26 GIOVANNI ALLEVI

Itis Galileo di Francesco Niccolini e Marco Paolini Produzione Jolefilm

VENERDì 27 MONI OVADIA NOI/ALTRI

DOMENICA 22 Fondazione nazionale della danza Aterballetto Direzione artistica Cristina Bozzolini Coreografo Principale Mauro Bigonzetti

CERTE NOTTI Coreografia Mauro Bigonzetti Canzoni e poesie Luciano Ligabue

COPPELIA

DOMENICA 29 TOSCA in ZOOM

in collaborazione con il Festival Pietrasanta in Concerto

SPARTITO CINEMATOGRAFICO Scritto e diretto da Massimo Venturiello Direzione musicale Ruggiero Mascellino

MERCOLEDì 25 ALESSANDRO MANNARINO

DOMENICA 19

SABATO 11 Ercole Palmieri per Ghione Produzioni Michele Placido in

RE LEAR

di William Shakespeare Regia Michele Placido, Francesco Marchetti

DOMENICA 12 ROJAS & RODRÌGUEZ El Amor Brujo (L’amore stregone) A PRIM EA P EURO

LUNEDì 13 Compagnia Italiana di Operette

LA VEDOVA ALLEGRA

di Franz Léhar su libretto di Victor Léo e Leo Stein

MARTEDì 14 RICHARD GALLIANO Omaggio a Nino Rota

GIOVEDì 16 La Corte Ospitale PAOLO ROSSI in

SERATA DEL DISONORE

Repertorio antologico patafisica e criminale di Paolo Rossi venerdì 17, sabato 18 agosto Compagnia della Rancia

GREASE

di Jim Jacobs e Warren Casey

SABATO 28 Compagnia Junior Balletto di Toscana diretta da Cristina Bozzolini Balletto con drammaturgia, regia e coreografia di Fabrizio Monteverde Musica di Leo Delibes

MARTEDì 24 NIGEL KENNEDY!

Flamenco Compagnia Rojas & Rodriguez, Nuoveo Ballet Espanol

La musica dei popoli nomadi dell’Europa Influenze sulla musica colta Spettacolo di Moni Ovadia, Paolo Rocca e Mario Ancillotti

LUGLIO

RAIN MAN

SABATO 21 MARCO PAOLINI

Produzione Mariano Anagni ROMEO E GIULIETTA di William Shakespeare Con Gabriele Maria Anagni, Francesca Agostini, Regia Andrea Battistini

LUNEDì 20 PFM Premiata Forneria Marconi HITS e PFM CANTA DE ANDRÈ

MARTEDì 21 Compagnia Artemis Danza Monica Casadei TRAVIATA

MERCOLEDì 22 BOBO RONDELLI e i Gatti Mézzi GIOVEDì 23 ASCANIO CELESTINI Fabbrica

VENERDì 24 NOCHE TANGUERA Tango, danza y musica dal vivo Regia e coreografia di danza Luciano Padovani

SABATO 25 PAOLO CONTE

AGOSTO

sabato 14 Compagnia della Rancia Luca Lazzareschi e Luca Bastianello


© www.ctedizioni.it

Conceria dal 1973

V E R Y M A D E I N I TA LY

TECNOLOGIE MANGUSTA PELLAMI SRL Viale Antonio Meucci, 6 - 56029 S. Croce sull’Arno (Pisa) Tel. 0571 33436 - Fax 0571 381661 tecnologiemangusta@interfree.it www.tecnologiemangusta.com



© www.ctedizioni.it

FOP PRODOTTI PETROLIFERI SRL Tel. 0571 30142 - Fax 0571 30915- Via Francesca Sud 132 - 56209 Santa Croce sull’Arno (Pisa) www.fop-luciano.it - e-mail: info@fop-luciano.it


Casciana Terme - Teatro Verdi

Teatro

riapre il sipario I

l Teatro Verdi, finalmente. I lavori di ristrutturazione l’hanno restituito agli antichi splendori e calpestare il parquet tirato a lucido con lo sguardo rivolto verso l’enorme boccascena, suscita un’emozione difficile da descrivere. Ho visto cascianesi commuoversi, curiosando mentre il recupero strutturale prendeva forma, giorno dopo giorno, nel ricordare le tante serate trascorse dentro quello che è stato per decenni il fulcro della vita sociale e culturale dei “bagnaioli”. Ho sinceramente invidiato chi ha conservato i ricordi di serate lontane, quando “ai Bagni” e al Teatro Verdi venivano da tutta Italia prima e da tutta la Provincia dopo, perchè c’erano le operette, i personaggi famosi, le “bimbe belle” ai veglioni di carnevale, il cinema con gli spettacoli del pomeriggio per i bambini e alla sera per i “grandi”. La mia generazione ha invece conosciuto il Teatro come ripostiglio del Comune, fatiscente e con cartelli stradali o attrezzi da lavoro ricoverati alla rinfusa. “Eh, sei giovane bimbo!” è l’esclamazione sbigottita di chi mi ha sentito dire che non ricordo neanche l’ultimo spettacolo del cinematografo prima della chiusura, nell’anno 1985. Per questo forse ho vissuto come un privilegio potermi occupare di quella che a tutti gli effetti è una nuova inaugurazione. Il calendario di spettacoli spero sia stato all’altezza delle aspettative e sopratutto auspico che il Teatro Verdi torni ad essere punto di riferimento della vita culturale dei cascianesi e degli abitanti della Valdera, che potranno godere di uno spazio di pregio per dar sfogo alla propria fantasia e alla capacità di organizzare iniziative nell’ottica della crescita consapevole dell’intera comunità. L’amministrazione comunale si è assunta il compito di attivare un percorso di partecipazione con la cittadinanza, le categorie economiche, le associazioni, per dotare il Teatro di una organizzazione tale da affrontare le sfide relative alla gestione ordinaria, alla produzione culturale, all’attivazione di

71

un dialogo con le realtà culturali del territorio. Ci sarà bisogno del contributo di tutti: delle idee degli appassionati, dei contatti degli artisti, delle capacità imprenditoriali degli operatori economici, del tempo prezioso delle persone di buona volontà. In poche parole c’è bisogno di recuperare lo spirito della Società Operaia di Mutuo Soccorso che chiamò a raccolta, all’inizio del secolo scorso, tutta la cittadinanza per costruire un’opera che tanto lustro ha dato alla nostra Casciana e che ogni cascianese ha sentito sua. Il Teatro Verdi, quindi, dovrà tornare a essere identificato come la casa di tutti. Di tutti quelli che hanno idee propositive per lo sviluppo del nostro territorio. E in un momento come questo, nel quale la crisi sta mostrando il suo lato più feroce ad ogni settore della società, ripartire scommettendo sulla cultura è un segnale di speranza, di orgoglio e di coraggio. È il sintomo che nei momenti più difficili non bisogna smettere di pensare in grande, di offrire nuovi stimoli e nuove opportunità aggiungendoli alla salutifera nostra acqua termale che ha fatto la fortuna della cittadina e che scorre sotto il pavimento del teatro donandogli calore. Un calore che insieme a quello del pubblico ha accolto le prime note dell’inizio di una nuova era. Abbiamo scelto di aprirlo sabato 2 giugno, di mattina, per restituirlo ai cascianesi curiosi di vedere il risultato dei lavori e con i quali abbiamo condiviso ricordi e testimonianze presentando il libro sulla storia del Teatro, aiutati

dalla proiezione di immagini e foto antiche a beneficio del pubblico che ha affollato platea e galleria, gremite in ogni ordine di posto. Poi la serata di Gala con Le Donne di Puccini, le arie più famose che hanno caratterizzato l’opera del Maestro toscano interpretate magistralmente da cantanti lirici di assoluto livello, con un ensemble musicale diretto dal Maestro Alberto Veronesi. Il Verdi, ci hanno riferito gli addetti ai lavori, è un Teatro adatto alle opere, per conformazione e per l’acustica: ne abbiamo avuto prova il 10 giugno quando è andato in scena Il Barbiere di Siviglia e il golfo mistico ha ospitato 24 elementi d’orchestra. Un successo autoprodotto: i protagonisti dell’opera sono tutti cascianesi, ma cantanti di livello nazionale. A seguire la prosa con l’Avaro di Moliere e Pinocchio interpretati da Andrea Buscemi, Fanny Cadeo, Eva Robin’s e la compagnia PeccioliTeatro. Poi la danza, il Teatro Amatoriale, la collaborazione con Festival Culturali della zona. Insomma la macchina è ripartita, sospinta dall’entusiasmo dei tanti volontari che si sono adoperati per far servizio al Teatro e far fare bella figura a Casciana. Da parte mia, dunque, il ringraziamento doveroso va a chi, a vario titolo, ha contribuito a rendere reale “il sogno di un paese”; a chi ci ha creduto, a chi ci crede e a chi ci crederà anche quando arriveranno momenti difficili. Luca Fracassi Vice Sindaco con delega alla Cultura del Comune di Casciana Terme

71


12-15 LUGLIO

12-15 LUGLIO

12/07

12/07 SUBSONICA

Paolo Nutini

13/07 Paul Ubana Jones 21:30

20:00

19:30

Gov’t Mule

B.B.King 21:45

15/07

Pe www.a r info: rezzow av info@a rezzow e.com ave.com

Concorso e Stage Internazionale di Danza

20:00 22:15

Unicain data italia

· Bandabardò · Radiodervish · Vadoinmessico · Caravan Palace · ‘A67

AR

59 573 9946 Per info: 0 blues.com toia www.pis om oiablues.c info@pist

ti n a t e altri a r anco

ZO

MA EZ SS

A

VII Edizione del Concorso e Stage Internazionale sempre più evento di riferimento nel panorama della danza. 4 o 5 Luglio prove palco. 6 luglio selezione e la valutazione di tutte le esibizioni in gara. 7 Luglio Finalissima del concorso.

John Hiatt & The Combo

Unicain data italia

OIA PIST

4-7 LUGLIO

na madri ta a e giur Carla Fracci

15/07 Leblanc

I T N E TI M TA AMENENTI

APP APP UN U

13/07 · Crookers · Batida · Yann Tiersen · Magnifico

22:00

Gerry McAvoy’s Band of Friends

20:45

14/07 Per info: t.it www.festivalballe t.it info@festivalballe

21:00

T

M ENTI A T AM

UN

· Nina Zilli · Malika Ayane · DeWolff · Erica Mou

data Unica in estiva toscana

o e tant altro a ancor

APP N U APP N

· CAPAREZZA · MALA VITA · FUEL FANDANGO · IL TEATRO DEGLI ORRORI

14/07 Piers Faccini

T


PIETRAsanta in concerto

77 4/464 .com 8 5 0 : l o Per inf mer-festiva m u s www.

29 giugno 28 luglio

festival internazionale di musica IV edizione

29/06

NORAH JONES Opening Act: The Candles

21:30

07/07

Inedito World Tour

21:30

15/07

Support The All American Rejects

LAURA PAUSINI

KASABIAN Opening Act: Saint Saviour

21:00

Opening Act: Krisma

21:30

TONY BENNETT GIORGIA

21/07

20/07

Concerto Gratuito

FRANCO BATTIATO

DURAN DURAN All You Need Is Now

21:30

TOTO

21:00

A C O D C L LU RTA E

12

0 E 2 012 E 2 012

T

21:00

C

21:00

E 2 012 E2

T

THE HEARTBREAKERS Support Jonathan Wilson

20:30

29/07

VIII Edizione Concorso per Band Emergenti della Regione Toscana

28/07

Summer Giovani

D’EST D’EST AT A D’

EST D’EST AT A

MAGICABOOLA BRASS BAND

21:30

21:30

BLINK-182

21:00

21:00

19/07

The Legendary Voice of SUPERTRAMP

27/07

PIETRASANTA

18/07 ROGER HODGSON

TOM PETTYand

14/07

La prestigiosa rassegna creata dal celebre violinista belga e direttore d’orchestra Michel Guttman che vedrà protagonisti 21:3 0 i più grandi nomi della musica classica internazionale nel sugPer info: 0584 265777 gestivo spazio del Chiostro di Sant’Agostino di Pietrasanta, www.pietrasantainconcerto.com nella Piazza del Duomo e, novi- press@pietrasantainconcerto.com tà di questa edizione, nel Teatro all’aperto della Versiliana. 13/07 Per la prima volta si esibiranno Simone Soldati tre star mondiali Matteo Cesca del violino, SalSerata con i talenti lucchesi vatore Accardo, Vadim Repin e Nigel Kennedy.

04/07

20-30 LUGLIO

11-15 LUGLIO

Il più grande Festival italiano di spettacolo dal vivo da tutto il mondo, artigianato, arte contemporanea, prosa, danza, circo, mimo, street band, one man show, burattini, marionette, clown, etc..

XXV Festival Internazionale del teatro di strada www.mercantiacertaldo.it - stampa@mercantiacertaldo.it

oltre ti en 100 ev era per s


Kledi Kadiu

o i r b i l i u eq

Intervista

una vita in

sulle punte

TEXT Carla Cavicchini

D

i sé racconta che è un timido, o forse che lo è stato, anche perché lui convive col suo corpo, con la calzamaglia, e il suo modo di essere lo esprime attraverso la danza in maniera sfrontata. «Beh, sì, questa professione poco a poco mi ha sciolto, d’altronde ho investito una vita intera in tale disciplina. Se sono bravo non lo so, questo dovete dirlo voi… personalmente ritengo che ci debba essere anche quel qualcosa in più, il talento da solo non basta… è importante come ti poni, il modo di fare, l’educazione, il rapporto umano è fondamentale ma non è così per tutti. In Italia – prosegue – la mentalità è indietro, non reputano ciò un lavoro, mentre primeggia invece l’opera lirica. Bisogna ringraziare anche la Tv, le scuole di danza sono cresciute in maniera pazzesca… ma il 70% di queste non hanno i requisiti giusti, con aggravio nei confronti dei ragazzi; però il talento vince su tutto, le raccomandazioni sono ovunque, ma l’arte della danza è talmente visiva che è difficile fingere». Prosegue calmo e determinato, con quel suo bel volto d’etnia lontana intriso di lampi melanconici. Ha la faccia del buono, però, quando sorride mostra guizzi maliziosi. Ecco perché le ragazzine sono pazze di lui. Anche le più maturotte. «La danza crea un portamento elegante e non solo, val proprio la pena di investirci. Quando mi pongo davanti al pubblico subisco senz’altro una buona emozione, ma non paura! La platea lo avverte e allora… equilibrio ragazzi! Quanto ai fondi, sappiamo tutti che è una nota dolente, ma io continuo a credere nella cultura. Quando frequentavo l’Accademia la danza era considerata una disciplina importante, era una forma di privilegio il farne parte, studiavamo solamente la classica e danza di carattere. Ricordo che iniziavamo prestissimo a studiare, alle sette e mezza di mattina bisognava essere lì, pronti, senza riscaldamento e sotto un gran rigore. Vabbè che per noi era normale… fu proprio da lì che

74

forgiai il mio carattere mettendoci tanta passione, unita a una buona dose di amore. Chi vuol entrare in questo mondo sappia che è un mestiere faticosissimo, di grandi sacrifici ma anche di enormi soddisfazioni.» Siamo al teatro Verdi di Firenze e è arrivato il momento del premio, dell’elegante targa in vetro a lui conferita dall’A.I.C.S., Associazione Italiana Cultura e Sport nella XIV rassegna “Vetrina Scuole di Danza AICS”. Nel passato l’ambito riconoscimento è andato a tante celebrità, quali Carla Fracci, Elettra Morini, il Royal Ballet, etc. A Kledi viene conferito quale “ambasciatore di danza, alla sua sensibilità artistica, per aver divulgato tale disciplina a livello internazionale”. I risultati si sono visti. Dopo le prime esperienze al teatro dell’opera di Tirana, ballando anche sui palcoscenici dei teatri italiani per Romeo e Giulietta e Bolero (è stato primo ballerino in importanti spettacoli), prosegue la sua carriera apparendo in importanti trasmissioni televisive nazionali, ottenendo perfino la carica onorifica di Ambasciatore della nazione Albanese nonché premi e riconoscimenti per il suo impegno nel campo della Danza e delle Arti. Da tre anni è ambasciatore dell’Unicef in favore dell’Italia con la sua campagna “IOcomeTU - Mai nemici per la pelle”, volta a promuovere un cambiamento sociale positivo e prevenire atteggiamenti discriminatori nei confronti di gruppi vulnerabili di bambini e adolescenti, compresi i minorenni di origine straniera che vivono in Italia. Ne ha fatta di strada “il ragazzo della nave…” «Già… andai a Mantova lavorando subito dopo in una compagnia di danza. Ho viaggiato molto: anche se abito a Roma,

ovviamente in Albania conservo la mia famiglia, le mie radici, le tradizioni». Ecco che arriva Alessandro Tresa quale regista della trasmissione Progetti di danza su Rai 5 con produzione di Vittoria Cappelli. Lì Kledi è di casa, ancor più che a casa sua. «A differenza di altre trasmissioni, essa si pone in veste divulgativa e il nostro Kledi è bravissimo sia a ballare che a condurre. Realizziamo piccoli documentari, monografie, per chi ama quel mondo. Non è un “talent”, noi la danza la raccontiamo: una forma di spettacolo ove si vedono le grandi etòile con le loro storie, sacrifici e retroscena: al pubblico piace molto anche sbirciare “dietro le quinte”. Dal nove di giugno, ogni sabato, partirà la nuova edizione con belle novità, compresi anche momenti di repliche, visto che sono tanto care ai nostri ascoltatori.» Kledi, sei molto amato e ne sei cosciente. Dacci qualche consiglio per librare nell’aria. «Quando balli ti dimentichi di tutto, la passione sale sino a toccare il cielo. I sogni sono il motore della vita, chi non li ha muore.»


e delitto TEXT Ada Neri

P

erché cena con delitto? La Compagnia del Delitto dal settembre del 2004 produce in Italia spettacoli interattivi a sfondo thriller messi in scena da alcuni attori durante una vera cena. Gli spettatori, che sono anche i commensali, vengono coinvolti in prima persona in una thriller-comedy senza la cosiddetta quarta parete. La distanza tra attore e spettatore, infatti, è annullata e quest’ultimo diventa protagonista interrogando gli indiziati come fosse un vero investigatore. Poroit o Miss Marple per una sera, si potrebbe dire, gustando, tra una portata e l’altra, anche una storia gialla inedita scritta per l’occasione dalla scrittrice Paola Alberti. Niente paura! Il morto, come nella migliore tradizione anglosassone del murder-party, Agatha Christie negli anni ‘20, ad Harrogate, invitava i suoi amici e li coinvolgeva in murder-parties, viene fornito dalla Compagnia del Delitto, ma il colpevole potrebbe nascondersi anche tra i commensali. Un modo originale e intelligente di trascorre una serata a caccia di indizi e del colpevole, completamente immersi nella fiction di un’avvincente caccia all’assassino durante una cena che ha il pregio di non spaventare nessuno, nemmeno i più piccini, ma di divertire tutti sotto la guida di Sherlock, lo stralunato investigatore ufficiale della serata, interpretato da Franco De Rossi. Lo Sherlock della Compagnia, che nel mese di giugno si è esibita

in cinque repliche a Firenze, si rifà non solo al segugio figlio della penna di Arthur Cona Doyle ma anche alla tradizione tutta toscana dell’investigatore ottocentesco Lucertolo, che agiva proprio nel quartiere Oltrarno, creazione letteraria del giornalista volterrano Giulio Piccini, alias Jarro. Nessun trucco, ma una corretta sfida anche intellettuale, tra colpevole e investigatori dilettanti. Quasi 600 rappresentazioni, tra cene con delitto weekend con l’assassino, una sorta di gioco di ruolo thriller che dura un intero week-end e spettacoli teatrali interattivi, in otto anni di attività, la 500° è stata festeggiata nel settembre scorso, con un centinaio di trame diverse, tutte scritte da Paola Alberti, sono la migliore garanzia. Buona caccia e buon divertimento! L’idea di formare una compagnia stabile specializzata in teatro giallo interattivo con il pubblico, otto anni or sono, è nata a Pisa dalla giallista Paola Alberti e da suo marito, il giornalista Franco De Rossi. La Compagnia del Delitto ha proposto - inizialmente solo in provincia di Lucca e di Pistoia, successivamente in Toscana e ora in tutta Italia - un nuovo modo di “giocare giallo” senza trascurare l’aspetto spettacolare del murder-party. Non una sfida per soli appassionati del genere, solo intellettuale e

individualistica, ma una gara aperta tra il pubblico, sempre numeroso, e gli attori con molto divertimento, sfida sempre caratterizzata dal “british fair-play” che è il segno distintivo del sodalizio artistico. Tra i numerosi attori che hanno lavorato per la Compagnia vanno citati il pisano Carlo Emilio Michelassi e la lucchese Lisa Franceschini. E tra i locali in cui si sono esibiti va ricordato lo storico “A’Fenestella” di Posillipo; il Teatro degli Animosi, a Carrara; il Foyer del Teatro Verdi e il Teatro Lux a Pisa; il Teatro Carosello a Staggia senese; il Grand’Hotel Palazzo a Livorno; il Resort Terme di Saturnia; l’Agrichic nel mantovano; il Gran Caffè Margherita a Viareggio; e poi a Milano, a Firenze e a Napoli. Per partner come il Porsche Club Toscana, il Fai, i Lion’s, ma anche per aziende e feste pubbliche come il Festival La Caprillina o il Settembre Offanenghese a Cremona. Ma non manca l’impegno sociale, numerose infatti sono le cene con delitto per beneficenza, pe r il monastero di Siloe in Maremma, per l’Associazione italiana persone down, solo per citarne alcuni. La Compagnia, inoltre, era sull’appennino bolognese il 2 giugno scorso con un’esibizione che voleva dimostrare come l’Emilia intenda mettersi alle spalle i danni al turismo derivati dal recente sisma. Associazione La Compagnia del Delitto Via Silvestri, 19 - 56125 Pisa www.cattivabambina.it

Spettacolo

cena con


2012

Musica

il nuovo Rinascimento della

TEXT Luca Gennai

M

ai come in questi tempi di crisi Nazionale la musica Italiana pullula di uscite discografiche in cd ma sopratutto in vinile 33 giri. Un nuovo rinascimento musicale coinvolge lo stivale da nord a sud passando per le regioni centrali. Varietà di stili dai cantautori degli anni ‘70 al crossover anni ‘90 virando per la wave ‘80 mischiandosi al funk venato di elettronica. Auguriamoci che tutti insieme questi nuovi personaggi di scena nazionale riescono a smussare i cantoni vecchi dell’italia musicale per darvi nuova linfa giovanile. Svecchiamo l’italia è il motto... Iniziamo la carrellata dei primi sei mesi del 2012 con un gruppo che sta diventando sempre piu importante e popolare in questo scorcio dei primi anni duemila. Il teatro degli orrori Il mondo nuovo (La Tempesta) Rasoiate di chitarra elettrica, versi di Iosif Brodsky, Noise-Rock, concetti Pasoliniani, basso sgraziato,hardcore che fa venire in mente la ferocia dei Big Black, intersecamenti con strumenti e parti cantate che rimandano alla cultura musicale del continente africano. Tutto il disco è incentrato sull’argomento immigrazione e vicende personali con una profondità che penetra nell’ ascoltatore. La storia di Ion Cazacu, operaio rumeno ucciso nel 2000 a Varese, ci restituisce uno dei pochi momenti acustici del disco e della discografia de Il Teatro degli Orrori gruppo di straordinaria ferocia musicale ma anche teatralmente unico grazie a Piepaolo Capovilla font-man di bravura singolare. Ascoltateli... Ottodix Robosapiens (Discipline/Venus). Questo quarto lavoro di Alessandro Zannier alias Ottodix suona come una sorta di electropop romantico, con l’uso di strumenti come teremin, moog e organi, suoni contemporanei sono contaminati da echi vintage con effetti che ci ricordano film “space” anni 60/70 con mondi vicini a quelli di Asimov, quel futuro fantascentifico che solo in parte si è realizzato, sottolineando nel disco il disagio esistenziale di quelle persone cresciute a cavallo del velocissimo balzo tecnologico, oggi persone spaesate di fronte ai mutamenti di un era fatta di

76

incertezze. La guerra dei mondi, Ufo Robot Generation, Aiko Brain e Aliena sono riflessioni intriganti dal sapore amaro su un presente apparentemente senza futuro. Da notare che Alessandro non si dedica solamente alla musica ma anche all’arte visiva ospitata in gallerie, le sue opere sono ispirate dall’album. Colapesce Un meraviglioso declino (42 Rec). Cantautore siciliano, uscito con questo lavoro d’esordio ben fatto e ben suonato, un album che la critica ha accolto molto bene per la sua freschezza, per la non banalità pur parlando del quotidiano, e per l’influenza del cantautorato italico degli anni ‘70, tra l’altro molto interessante l’acquisto dallo store digitale della 42records, ricevendo così anche un album di coverdal titolo Nove Cover un jukebox dove Colapesce tra i brani riporta alla ribalta Malamore bel pezzo di Enzo Carella o Vorrei incontrarti di Alan Sorrenti, ma anche il recupero di un pezzo di Herber Pagani dal titolo Da niente a niente grande cantautore dimenticato nel tempo. Tenetelo d’occhio Colapesce perchè sicuramente sentirete molto parlare di lui e lo troverete spesso in giro in concerto. J27 Generazione Mutante (Vrec/Venus). Toscani da Pisa i J27 - prendono il nome dalla maledizione che avrebbe colpito i musicisti rock scomparsi a 27 anni e con la lettera “J” all’interno del proprio nome - sono un gruppo di sicuro interesse nazionale che con metriche musicali derivante da Hard Rock, Blues Rock, Glam Metal Vintage realizzano canzoni rabbiose. Il disco cantato in italiano ha come ultima traccia una spassosa cover di Shout originariamente interpretata da un gruppo wave i Tears for Fears

qui tramutata in terremoto hard rock di riferimento ‘70. Un suono californiano contamina tutti i brani cantati in italiano come Generazione mutante, Bombe, L’alieno... brani che risultano come se i Guns’n Roses fossero nati in italia. Notare che i J27 sono supporter ufficiali di Marilyn Manson a Padova il 7 giugno. Luca Gemma Supernaturale (Adesiva Discografica/Novunque). Con questo nuovo quarto lavoro l’ex Rossomaltese cerca di fare un disco di sapore primitivo e sporco con raffinatezza di spessore cantautorale, un disco molto ben fatto, con una voce che lo rende riconoscibile, gli arrangiamenti retrò, e certe modernità che sfociano nei ritmi di alcuni brani, tutto con sapiente finezza senza spingere mai troppo l’accelleratore. Avvicinandosi all’estate canteremo tutti insieme Venne l’estate canzone che conclude il cd con un aria fresca e lieve. Garbo La Moda (Discipline). Trenta anni di carriera per Renato Abate in arte Garbo, cantautore italiano nato nei primi anni 80 e uno dei più interessanti esponenti New


wave italiana fino dal 1981 con l’album A Berlino... va bene. Da quell’anno ha confezionato circa 14 Lp ognuno dei quali con una logica interessante, mai caduto nel banale. In questo album i testi sono incentrati sull’ oscurità da cui è possibile uscire per non sembrare tutti omologati. L’ascolto ci immerge in una sensazione unica come quando piove è buio e si percorre una strada dove sull’asfalto bagnato e nero affiorano striature rosse, verdi e blu di insegne luminose al neon. La voce di Garbo con la sua unicità ricama i suoni oscuri di questo disco. Questo lavoro è stato realizzato con la collaborazione artistica di Luca Urbani e Alberto Styloo e ospiti come Andy Fluon, Linda Giacomello, Nicodemo, Elisabetta Fadini, Fabio Gatti, Sarah Stride, Pedro Fiamingo, per la copertina si è avvalso dell’Architetto Massimo Losa Ghini. Uno dei dischi più singolari di questo primo scorcio dell’anno 2012. Unico. Management del dolore Post-Operatorio Auff! (Martelabel). Prepotentemente e meritatamente entra nel mercato discografico italiano questo gruppo che arriva dall’Abruzzo, per certi versi paragonati al Teatro degli Orrori tanto da fare una parodia di Capovilla in un loro brano dal titolo Auff!. Sembrano particolarmente ispirati e genuini. Rabbia su tutto cio che non funziona, che si sta perdendo, gran bei testi su chitarre distorte e ritmiche di facile ascolto, ma efficaci, insomma freschezza e giovinezza si respira nei brani del cd. Pornobisogno è il singolo di cui esiste un video girato alla fiera del sesso a Roma, pubblicato e successivamente rimosso dal web per problemi di nudità. Politicamente scorretti. Ne sentiremo sicuramente parlare. The Horrible Porno Stuntmen S/T (Go Down records). Esordio discografico per Horrible Porno Stuntmen, attivi dal 2006 uniti dall’amore per il rock’n’roll, i tatuaggi e naturalmente i film a luci rosse. Gli HPS sono Flamin Felipe Ortega chitarra e voce, Huber The Stomper atteria e Miss Frantik Fran contrabbasso un trio che crea un esplosivo mix di rockabilly, punk, garage, ska dalle venature swing, le loro band preferite (The Cramps, Ramones,

The Clash, Johnny Cash). Hanno vinto Heniken Jammin Festival 2008 andando in america a registrare nei famosi Henson Studios di Hoollywood, selezionati alla 3° edizione di X-Factor, l’album fonde il 50’s rock’n’ roll con il punkrock, il country con la new wave degli anni ‘80 ma dalle venature soul, swing, ska, con gusto e divertimento. Accativanti e divertenti i testi tipici di una rock’n’roll band che si rispetti! Il loro singolo C’mon e la potente Our bass player is a rocker sono uno schiaffo in faccia all’attitudine purista degli anni ‘50 con riff e stacchi degni di una band hard rock! Si rasenta il garage punk con pezzi come Tryin’ to get Lost, Please to milk you e la cover dei Clash, London’s Burning che vi fara scuotere con il suo organo 60’s acido, fino ad arrivare al suoni country punk, idiot rampage, porno bop... e la cover di Lilly allen its’ not fair con l’ apporto di una sguaiata tromba mariachi... Edda Odio i Vivi (Niegazowana Records). Altro cantautore che ci regala un disco decisamente interessante per la discografia nazionale come da tempo non se ne sente. Dopo anni di buio e di distruzione dalle droghe, nel 2009 esce il suo primo cd solista, adesso seguito da questo riuscitissimo secondo lavoro che mette in evidenza la voce sincera, teatrale, delirante di Stefano Rampoldi. I punti cardine del disco sono due: il male di vivere e il sesso, facce della stessa medaglia per Edda. Insomma è anche un disco complesso e complicato per palati molto fini . Oltre a Edda (alla chitarra elettrica), partecipano al disco Walter Somà (coautore dei brani), Alessandro “Asso” Stefana (chitarra elettrica, organo, tampur), Stefano Nanni (che ha scritto le partiture degli archi, poi affidate al quartetto EdoDea), Francesco Arcuri (che si è occupato degli “strumenti giocattolo”), Mauro Nottolini (trombone, tromba, flicorno) e Sebatiano De Gennaro (batteria). Edipo Bacio battaglia (Foolica records). Secondo disco per Fausto Zanardelli. Edipo trovo che sia il cantautore piu originale e fresco di questo 2012. Belle le basi, cattivi i testi che accusano i luoghi comuni, sinceramente mi piace molto chi come Edipo

è molto diretto senza tanti mezzi termini. Electro pop, hip hop spinge i suoi brani la dove Bugo aveva scavato con i suoi lavori, cercando di andare in direzioni più elettroniche, da canticchiare sotto la doccia in questa estate che si sta avvicinando. Cercatelo e vedrete vi catturerà. A.S.O.B. Scivola (Snowdonia/Audioglobe). Un gran bel lavoro che arriva da un gruppo formato da quattro elementi della provincia di Pisa, un esordio maturo questo primo cd Scivola. I nove brani d’ esordio sono intrisi di contaminazioni stilistche, rimandi elettronici wave, ricami musicali che riportano alla mente un personaggio dal nome Mike Patton (Fait No More, Mr Bungle, etc... ), rumori, aperture prog, spezzoni audio cinematografici e testi mentali elaborati da Enrico Bellagamba. Basso in evidenza, batteria scandita, tastiere e voce filtrata e non tutto amalgamato in un crossover originale nei suoni. Molto riusciti due featuring di Acid-one rapper di Santa Croce sull’ Arno (Pi) Pressione 01 e La mummia. L’ascoltatore rimane rapito in un crescendo di tensioni musicali e liriche malate in una teatralità aiutata con voce effettata, intimisti e contemporanei da ascoltare tutto d’un fiato. Visionari quanto basta. Ultimo Attuale Corpo Sonoro Io ricordo con rabbia (Manzanilla). Quintetto veronese con una serie di brani spiazzanti, abrasivi, disturbanti ancora piu incisivi e maturi dei due precedenti lavori. Per descrivere la loro opera è possibile usare la parola Arte, il suono va dal noise-rock e passa per il post hardcore contaminati dal suono grunge i loro testi disturbano vomitando impressioni e verità dell’italia degli ultimi 50 anni con i suoi mali e mafie politiche. I testi fanno riflettere e picchiano allo stomaco declamati con un tono straziante e teatrale. Denunce, denunce, quante denunce, quello che sembra il passato non è altro che il presente, e ce ne accorgiamo ascoltanto questo superlativo lavoro di questi cinque ragazzi che sembrano essere la rivelazione più colta di questo nuovo millennio. Il Maniscalco Maldestro Ogni cosa al suo posto (Maninalto). Un gruppo che arriva da Volterra, cittadina della campagna Toscana, all’attivo da alcuni anni, pubblicano questo terzo disco dal sapore anticonvezionale. Rinchiusi un una ragnatela dal suono elettronico che li porta nel mondo dell’electro rock, dando quindi una fresca svolta al loro sound. Riff ossessivi circondati da synth, danno vita a un funky elettronico insomma un crossover elettronico a momenti lisergico spazziando in atmosfere e testi cari all’altro gruppo toscano, già nominato, gli A.S.O.B., disegnando insieme un percorso di sonorità che potrebbe far parlare di questa zona geografica. Un po’ come negli ‘80 toccò a gruppi fiorentini come, Litfiba, Diaframma, e Neon che segnarono uno stile musicale regionale unico nella scena nuova italiana.

77


Società

in treno per la

memoria TEXT Leonardo Taddei

I

l Giorno della Memoria è una ricorrenza, istituita dal Parlamento italiano nel 2000, che decreta il 27 gennaio come giornata di commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo, del fascismo e dell’Olocausto, e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. La data è stata scelta perché proprio il 27 gennaio del 1945 i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz furono abbattuti dalle truppe sovietiche e i deportati superstiti vennero liberati. In occasione della giornata del ricordo dell’Olocausto, però, non si commemora solamente l’uccisione di oltre cinque milioni di ebrei, ma anche quella di altre minoranze etniche, tra i quali i popoli romani, principalmente Rom e Sinti dell’Europa orientale, di confessioni religiose come i Testimoni di Geova e i Pentecostali, di prigionieri politici polacchi e di altre nazioni invase dalla Germania Nazista e, delle persone omosessuali. In realtà, la giornata del ricordo dell’Olocausto, nota anche col nome ebraico di

Yom Ha Shoah, ricorrerebbe, nel calendario ebraico, il ventisettesimo giorno di Nissan, che però varia di anno in anno nel calendario gregoriano e, nel 2012, per esempio, è stato il 19 di Aprile. In occasione di questa ricorrenza, molte sono state le iniziative volte a mantenere vivo il ricordo di quei tragici accadimenti e, tra queste è sicuramente da citare la mostra fotografica organizzata a Pisa nei locali del club “Colors” di via Mossotti. Come ci ricordano i numerosi centri di diffusione della cultura G.L.B.T. in tutta Italia, in particolare, quelli presenti in Toscana, attivissimi soprattutto nella città di Pisa, l’ideologia nazista reputò l’omosessualità incompatibile con i propri ideali, considerando che le relazioni sessuali dovessero essere esclusivamente finalizzate al processo riproduttivo e non alla realizzazione del piacere dell’individuo. Nonostante molti esponenti della gerarchia nazista fossero effettivamente omosessuali, come il comandante delle S.A. Ernst Röhm, tale tipologia di rapporti, alla stessa stregua della masturbazione, fu considerata «sterile» ed «egoistica»

e venne vista come un tradimento alle politiche demografiche di potenziamento del popolo e di perpetuazione della razza ariana, la «razza padrona». Più di un milione di omosessuali divennero vittime del regime nazista, ma il numero esatto non è mai stato stabilito precisamente, anche perché molti uomini e donne omosessuali erano anche ebrei e, come tali furono registrati al loro ingresso all’interno dei campi di concentramento. I gay, gli uomini portavano cucito sulle proprie divise il triangolo rosa in segno di scherno e derisione per la loro presunta femminilità, e, le donne, quello nero in segno di asocialità, soffrirono il trattamento peggiore all’interno dei lager: repressi e torturati duramente dalle SS, che spesso abusavano di loro, usati dai medici nazisti come cavie di esperimenti scientifici atti a scoprire il “gene dell’omosessualità” e guarire i futuri bambini ariani, o addirittura, vessati dai maltrattamenti omofobici degli altri deportati. Non a caso il tasso di mortalità tra gli internati omosessuali fu elevatissimo, secondo solo e, molto prossimo, a quello degli internati di origine ebraica. Purtroppo coloro che furono deportati per omosessualità non sono mai stati risarciti dal governo tedesco e, anzi, alcuni di loro furono nuovamente imprigionati, anche dopo il nazismo, nelle carceri della Repubblica Federale Tedesca, l’ex Germania Ovest. Soltanto nel 2002 il governo tedesco si è scusato ufficialmente, anche se tardivamente, con la comunità gay per quanto avvenuto durante quel terribile periodo storico, soprattutto all’interno del lager di Auschwitz. Il campo di concentramento di Auschwitz, infatti, era uno dei tre campi principali che formavano il complesso situato nelle vicinanze della cittadina polacca di Oswiecim, maggiormente nota con il nome tedesco di Auschwitz, appunto. Facevano parte del complesso anche il campo di sterminio di Birkenau, situato a Brzezinka, ilcampo di lavoro di Monowitz, situato a Monowice, ed i restanti 45 sottocampi costruiti durante l’occupazione tedesca della Polonia. Auschwitz rappresenta ancora oggi


una pagina cruciale nella costruzione dell’identità europea: continua a tramandarci un’incomprensibile esperienza di devastazione assoluta, scaturita dal cuore del nostro continente, al centro di un’Europa orgogliosa degli sviluppi della scienza e della tecnica e della supremazia della razionalità e dell’intelletto. A tale scopo è nata nel 2001, proprio in Toscana, su proposta della giunta regionale e dell’assessorato all’istruzione, la manifestazione “Un treno per Auschwitz”, prodromo del progetto “In treno per la memoria”, attualmente ancora in corso in altre regioni d’Italia come la Lombardia. Entrambe le iniziative, con cadenza annuale, permettevano e permettono tuttora ai cittadini e, in particolare, agli studenti di tutta Italia, di poter mantenere sempre viva la consapevolezza degli eventi storici che caratterizzarono la deportazione di milioni di esseri umani durante il regime nazista, attraverso un viaggio che li porti a scoprire direttamente i luoghi dove si è consumata quell’immane tragedia. Studiando e analizzando ciò che è accaduto, e i motivi che hanno visto allora prevalere sentimenti di rifiuto e comportamenti di prevaricazione verso il prossimo, tutti quanti hanno la possibilità di ravvivare nella propria convinzione i concetti di libertà, di dignità e di solidarietà tra individui di diversa provenienza culturale, condizione sociale, orientamento religioso e sessuale, contrastando ogni tentazione di discriminazione, di segregazione e di annientamento delle scelte altrui. L’obiettivo di questo progetto è quello di fornire ai territori, già a livello provinciale, la possibilità di unificare e ravvivare una memoria collettiva capace di creare una rete di connessione tra tutti i partecipanti attraverso una fase di preparazione al viaggio, che culmini con la ritualità della commemorazione. Per tale motivo quest’anno si è svolto a Milano, il 1° febbraio, un convegno rivolto a studenti e insegnanti dal titolo “Il futuro spezzato: donne e bambini simbolo dello sterminio”, che ha coinvolto relatori delle Università di Torino e Mantova, della fondazione C.D.E.C., il più importante istituto culturale italiano di storia e documentazione dell’ebraismo, e dell’I.N.S.M.L.I., la rete degli istituti per la storia della Resistenza e della società contemporanea in Italia. Durante il seminario sono state proiettate fotografie, diapositive, estratti da documenti audiovisivi e multimediali, e l’incontro è stato impreziosito dalla commovente testimonianza di Liliana Segre, sopravvissuta alla deportazione. Oltre alle interessantissime visite previste nel progetto, come quelle ai campi di concentramento di Auschwitz e di Birchenau, al monumento di commemorazione della Shoah, al ghetto Plazow e al quartiere ebraico Kazimierz, a Cracovia, dove il regista Spielberg ambientò parte

del suo famosissimo film “Schindler’s list”, il programma del progetto prevede anche attività di laboratorio, svolte direttamente in treno durante il viaggio, e, una volta rientrati in Italia, un ciclo di incontri, letture, rassegne cinematografiche, rappresentazioni teatrali e serate di riunioni con tutti i partecipanti al viaggio. Il percorso è completo, sia dal punto di vista della conoscenza, sia dal punto di vista delle emozioni, dall’impiego di varie tipologie di differenti linguaggi espressivi, dato che insieme ai ragazzi viaggiano anche musicisti, scrittori, giornalisti e studiosi, oltre che professori: la loro

presenza arricchisce e valorizza ulteriormente l’esperienza, e fa sì che il tempo condiviso insieme diventi fondamentale nel processo di apprendimento. Il treno, infatti, con il suo incedere lento rispetto ad altri mezzi di trasporto più veloci, come l’aereo, riveste un ruolo decisivo nell’offrire la possibilità di rivivere la sensazione dell’allontanamento coatto di massa, proprio come accadde allora. È stata volontà del comitato promotore dell’iniziativa mantenere la tradizione della formula “Regala un biglietto del treno per Auschwitz”, in modo che enti, istituzioni e altri soggetti locali finanziassero almeno il costo per gli spostamenti, lasciando a carico dei partecipanti le sole spese di vitto e alloggio. In tal modo, anche quest’anno, è stata favorita la partecipazione attiva e responsabile al dialogo, all’ascolto delle testimonianze, all’uso critico dei documenti della storia, al confronto privo di scontro: una presa di coscienza del fatto che la consapevolezza del nostro passato è condizione sine qua non per la costruzione di un futuro stabile ed equilibrato. Foto di: Paola Rita Ledda, Archivio Federale Tedesco, NilsonFM, Logaritmo.

Nella pagina a fianco: Birkenau, rotaie che conducevano i convogli all’interno del campo di sterminio (fotografia attuale) Nel titolo: Birkenau, antico convoglio per il trasporto dei prigionieri verso il campo di sterminio In questa pagina: Birkenau, esterno delle baracche; Auschwitz, cancello d’ingresso al campo di concentramento; Auschwitz, detenuti appena scesi dal treno all’interno del campo di concentramento; Auschwitz, filo elettrico spinato di recinzione; Birkenau, interno delle baracche di alloggiamento dei deportati; un treno per Auschwitz; Schindler’s list, locandina tedesca del film sette volte Premio Oscar

79


© www.ctedizioni.it

CONCERIA

56029 Santa Croce sull’Arno - Pisa - Via 25 Luglio 19/A - Tel. 0571 366814 - Fax 0571 366815


a

un

tteso ppuntamento TEXT Carlo Baroni

Intervista

Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato

U

na volta l’anno è come un incontro faccia a faccia tra chi, però, lavora insieme mese dopo mese. La Festa della Fondazione è un appuntamento atteso, un momento di convivialità importante, ricco di significato tra la Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, oggi guidata da Antonio Guicciardini Salini, e il suo territorio di riferimento. Un momento ormai definitivamente entrato nel calendario degli eventi più attesi e partecipati, perché ogni anno questo è appunto un evento che richiama ai piedi della Rocca centinaia di persone provenienti da tutta la zona. Nel tempo sul palco della Festa si sono succeduti grandi spettacoli, tante emozioni, due ore di musiche coinvolgenti e quindi capaci di essere la colonna sonora che incornicia e rinsalda un legame tra la Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e la sua comunità che beneficia sotto il profilo sociale e culturale delle erogazioni e dei progetti sostenuti dalla Fondazione stessa, che dal 2001 ad oggi ha investo sul territorio oltre 40 milioni di euro. La Festa, quest’anno, alla 19a edizione ha visto protagonista il coro samminiatese “Insieme per Caso” arrivato in piazza Duomo sull’onda dell’ultimo applaudito concerto in Belgio e di una nuova importante trasferta in Francia. A San Miniato, per la Festa della Fondazione, gli “Insieme per Caso” hanno eseguito un magnifico repertorio tratto dalle più famose colonne sonore del cinema. Il coro attualmente è composto da circa venti voci e da una band di validi musicisti. Fra i concerti più significativi, che merita ricordare ancora una volta di questa apprezzatissima compagine musicale, c’è quello del dicembre del 1997 a Roma alla presenza del Pontefice Giovanni Pa-

olo II di fronte a più di 8000 persone, e quello del dicembre 2000, per il Comune di San Miniato, quando si è esibito in occasione della “Giornata dei Diritti Umani” alla presenza dell’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Anche l’edizione 2012 della Festa, come tante altre iniziative promosse durante l’anno dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato rientra nel progetto Solidarietà & Sorrisi, che si propone come volàno per la crescita della “cultura della solidarietà” favorendo l’attivazione di circoli virtuosi di attenzione sociale che coinvolgano i volontari, i donatori e le organizzazioni no profit. Solidarietà & Sorrisi è dedicato alla ristrutturazione e l’ampliamento di Casa Verde, l’Istituto di Riabilitazione che eroga prestazioni sanitarie, assistenziali e di recupero, in vista dell’autonomia personale e dell’integrazione sociale, a soggetti affetti da gravi patologie della vita di relazione nell’età giovanile e dell’adolescenza. I lavori sono già iniziati e il primo stralcio – ormai alle battute finali – ha riguardato la nuova ala della “Casa”. Ovvero le vecchie mura dei primi anni ‘30 quando l’allora Cassa di Risparmio e Depositi di San Miniato volle

onorare il centenario della propria fondazione con un’opera che, se da un lato rispondeva a sentite necessità della zona, dall’altro si ricollegava alla politica in favore dell’infanzia in quegli anni portata avanti dal governo nazionale. Il Consiglio di Amministrazione della banca individuò l’operazione idonea nella costruzione di un orfanotrofio maschile da affidare, in proprietà, all’Opera Divina Provvidenza “Madonnina del Grappa”, fondata dal sacerdote fiorentino Don Giulio Facibeni. All’inizio degli anni ‘80 il diminuito afflusso di minori bisognosi e le mutate condizioni sociali consigliarono all’Opera “Madonnina del Grappa” diverse e più articolate forme di assistenza. Subentrava allora la Fondazione “Stella Maris”, alla ricerca di locali decentrati per ospitarvi adolescenti e giovani affette da gravi patologie neuropsichiatriche, che furono individuati nell’ex orfanotrofio a cui fu dato il nome augurale di “Casa Verde” per la collocazione paesaggistica e come augurio di tenere viva la speranza di tante famiglie. Il centro fu aperto nell’ottobre 1982, mentre oggi - trent’anni dopo - vediamo concretizzarsi un altro grande capitolo della sua storia.

Nella foto: il presidente della Fondazione Antonio Guicciardini Salini

81


Un continuo afflusso d’acquirenti stranieri, la foto è eloquente, è allo stand Pellegrini group. Osserva, Sara: «Per la prossima stagione, naturalezza e colori accesi. Non basta, chiedono non una novità, ma tante. Vogliono, oltre che vederle, anche toccarle con mano. Per poter valutare quella che fa al caso loro. E noi da 25 anni siamo un punto di riferimento per l’innovazione in pelle».

di Luciano Gianfranceschi

T

Alla pelle va di lusso

ecniche della tradizione artigiana abbinate a creazioni innovative: così appare a Bologna Lineapelle, laddove la moda è quella della primavera estate 2013. Certi stranieri hanno gli occhi di quando noi guardavamo le antenate di queste pelli, già belle alla Campionaria di Firenze, ovvero al Parterre, e poi anche alla Fortezza da Basso finché gli espositori non sono traboccati. E ogni anno la pelle si rinnovava, ora ogni 6 mesi, ma in conceria continuamente. E soltanto il meglio va poi negli stand, anticamera delle più importanti vetrine mondiali. Ecco il meglio dei prodotti, e le considerazioni dei protagonisti.

«Croste scamosciate e bufali anche nei colori pastello, da 50 anni al passo con i tempi - racconta Renzo Botrini, alla conceria La Conchiglia -. Si è evoluta la conciatura, con la rifinizione, e la manualità: non è cambiata la soddisfazione nei clienti per la formula produttiva che funziona nel tempo. Ed è ricercata anche dall’estero». Concordi i soci Patrizia, Alessandro e Mauro Pacini, con Luciano Brucini. Un’altra azienda storica è la conceria Vecchia Toscana. Osserva Valerio Testai: «Presentiamo pellami per i quali partiamo dalla ricerca e arriviamo al gusto, ma tenendo presente anche il basso impatto ambientale, dunque senza più nessun metallo pesante. È stata la fiera dei nuovi mercati, Cina e India, e dei nuovi clienti in cerca d’articoli fashion che non possono fare perché mancanti dell’indotto». Si è complimentato anche il sindaco di Fucecchio, Claudio Toni.

INNOVATORI DI MODA

«Se ci si appiattisce si fa il gioco di chi, come i cinesi, ci rincorre. Ma noi siamo sempre più veloci: questi articoli non si copiano, fotografandoli» - osserva Simone Castellani, conceria Sciarada -. «Si tratta di vitellini scamosciati, taglia piccola, spessore medio/leggero, ai quali abbiamo applicato, con nuovissime rifinizioni, anche paillettes, bitter o cristalli, a seconda delle esigenze di pellettieri e calzaturieri». Hi-Co, High-Contents. Ri(e)voluzione Naturale. È in fase di sviluppo alla conceria Incas, ma è già un punto di partenza, questo processo certificato da Icec per la produzione di pelli naturali metal-free, e in quanto a pienezza e naturalezza più avanti del vegetale. Racconta Claudio Basili: «Costa di più, ma la salute dei piccoli è impagabile». Valter Ceccatelli e Piero Rosati sono entusiasti.

«La vacchetta torna a nuova vita, molto colorata con i colori pastello, e diventa adatta anche per sandalini estivi. E il cliente, pur di avere pellame di qualità, è disposto anche a spendere un po’ di più, se vuole a sua volta un articolo di qualità, oltre che di moda. Recupererà a sua volta sul prezzo, grazie a un articolo superiore, che pertanto in vetrina si nota e poi si vende» racconta Martina Squarcini, conceria Il Ponte. L’azienda ha festeggiato il mezzo secolo di successi.

Ritorno al classico, con colori vivi. Luca Grasso, conceria Mangusta, sorride, ma resta critico: «Il vintage si sta spostando anche su articoli classici. Non c’è più una via di mezzo: o vintage, oppure no. Pertanto questo nostro articolo non è vissuto, ha una grinta propria. E il fascino che ne consegue, particolare, diverso, originale». Il cuoio continua a cercare altre strade, oltre alle suole delle scarpe, i tacchi, le fasce. E alla conceria Gi-Elle-Emme, Giuliana Battini ha addirittura realizzato delle borsette. Racconta Tommaso Lapi, dell’omonimo gruppo di prodotti chimici: «Abbiamo acquistato dei macchinari per il taglio, per dare così nuovi utilizzi al cuoio. Ovviamente un cuoio preparato ad essere utilizzato come accessorio e con altri utilizzi che prima erano impossibili». «Richieste di materiali sempre più naturali e di pregio, l’estivo riporta il colore e la brillantezza, la vivacità della pelle per calzature e accessori», osserva Roberto Lupi, conceria Bcn. Valuta il ritorno dei giapponesi dopo la crisi. E l’invasione dei cinesi, distinguendo: «Non più a tagliuzzare le pelli, ma per lavorare con noi fornitori». Con lui anche Sauro Lai, Gianni Maitan, Sandra Purgato. Al cuoificio Volpi – nel frattempo Giuseppe è diventato presidente del Consorzio conciatori di Ponte a Egola – l’attenzione Foto riquadri Mauro Rossi; le altre www.lineapelle.it

è catalizzata sul prodotto che si affida a ricerca e innovazione per un nuovo sviluppo. «Oggi le grandi firme vogliono il cuoio caratterizzato da personalizzazioni, insomma ha ancora molto da esprimere» dichiara. E infatti con l’export raggiunge quote importanti e rilevanti, costituisce un distretto, nel distretto della pelle. Intanto, un colosso del fashion nipponico, il marchio Genten Firenze, di proprietà del gruppo del sol levante Kuipo Co, ha aperto la sua prima boutique italiana a Firenze, investendo 2 milioni per l’ingresso sul mercato. La produzione è affidata alla conceria Badalassi Carlo, che con Simone Remi è specializzata nella vacchetta. E che invia saltuariamente anche un maestro artigiano per personalizzare le borse alla clientela in bottega. Paolo Panchetti, conceria Panchetti & Stefanelli, dà una doppia lettura: «La nostra forza qualità-prezzo è la vernice, ombreggiata, nuvolata, si può vedere che non è invecchiata neanche a strapazzarla. Anche il prezzo è imbattibile. Ci ha rilanciato su i mercati come Portogallo e Spagna. Ma è latitante l’Italia, non riusciamo più a tornare sulle Marche che non sono più quelle di una volta». Con lui, anche Chiara Maletti e Stefano Soldanelli.

AUTOREVOLI COMMENTI Tra gli istituti bancari, spicca la Cassa di Risparmio di San Miniato. Il presidente Alessandro Bandini, allo stand Incas, si sofferma interessato. «Abbiamo fiducia negli imprenditori, possiamo ben dirlo perché siamo la banca di riferimento nel territorio, non stiamo soltanto sul territorio e, ridistribuiamo una parte dei proventi in zona, mediante la Fondazione Carismi, da sempre». È insieme a Antonio Guicciardini Salini presidente della Fondazione e a Divo Gronchi, amministratore delegato. Il presidente dell’Associazione conciatori di Santa Croce, Franco Donati, conceria Upimar e gruppo D&Co, evidenzia che per la prima volta erano presenti in Fiera anche circa 700 studenti delle scuole medie dei tre poli conciari, impegnati nel concorso “Conciati ad arte”, per riprodurre con la pelle quadri di fama internazionale. Ha vinto la classe 3° H dell’Istituto A. Giuriolo di Arzignano (VI) - plesso Zanella. Hanno votato in 150 tra operatori, stilisti e giornalisti. I lavori, esposti, sono stati molto apprezzati e, alla segreteria Lineapelle sono giunte anche richieste d’acquisto. Il direttore di Assoconciatori, Piero Maccanti, guarda avanti: «Solo il tempo potrà dire se le aspettative dell’industria


conciaria che arrivano dall’ultimo appuntamento di Bologna si tradurranno in risultati concreti. Si può ipotizzare un giudizio abbastanza positivo sull’andamento di questi giorni di fiera, con buone presenze di clienti esteri, in particolare asiatici». Il sindaco di Fucecchio, Claudio Toni, con Carlo Paci responsabile dell’ufficio stampa del Comune, avevano il pass d’onore, colore rosso: «Dalle croste bovine ai rettili come pitone e coccodrillo, il mercato è alla ricerca di novità. È il trionfo dei colori pastello, delle pelli lucidissime eppure morbidissime, di proposte per calzature e borsetterie, ma anche per abbigliamento e per arredamento navale. E sul prezzo le parti poi finiscono per accordarsi». Poichè i problemi non mancano mai – però quello del grezzo è ricorrente – Alessandro Francioni, conceria San Lorenzo, specifica: «Il problema più grosso ormai sono i prezzi. del grezzo, che come materia prima costa cara. Si deve vendere a prezzi alti, perché nei pellami c’è anche ricerca, innovazione. Ma quando si parla noi di prezzi ai clienti, il discorso finisce sempre che la situazione nei negozi è quella che è, in Italia, in Europa e nel mondo». Insomma, tra due fuochi. Vittorio Gabbanini, sindaco di San Miniato, è con l’assessore Gianluca Bertini presso la conceria Tempesti. Rileva «contatti con clienti nuovi, di fronte a pellami finiti e con borse e scarpe di alta qualità. Un’ottima partenza anche per la stagione estiva, che favorisce anche l’uso del cuoio. Creatività e qualità ogni volta stupiscono, i compratori esteri non possono fare a meno di accorrere a documentarsi». Con lui anche il consigliere comunale Mauro Quagli, Paola Campigli (Consorzio Conciatori Ponte a Egola), l’imprenditore Giovanni Tempesti, ex assessore e ora imprenditore con i figli Giorgio e Luca, che dichiara: «Hanno le idee risolute i clienti, cercano pellami morbidi e naturali spontaneamente». Il sindaco di Santa Croce Osvaldo Ciaponi, con l’assessore Alessandro Valiani, s’è incontrato con l’allora candidato sindaco Michele Vignola, lista civica a Solofra, altro polo conciario. Un approccio lungimirante, adesso che i tre distretti, Arzignano compreso, si stanno coordinando per una strategia prima nazionale e poi internazionale. «Si rende necessario un impegno forte per bloccare la recessione e rilanciare la crescita» rileva Ciaponi.


TOSCOLAPI Srl nasce nel marzo 2002 per fornire un servizio qualificato e appropriato alle moderne e sempre più stringenti necessità del mondo industriale nell’approvvigionamento ed utilizzo dei propri prodotti chimici. La società è frutto di una significativa alleanza tra due aziende con oltre 50 anni di esperienza, la Figli di Guido Lapi SpA e la Toscochimica SpA, rispettivamente leader nel settore della concia e del tessile. Oggi la TOSCOLAPI compie 10 anni e collabora con i più importanti produttori nazionali e internazionali; tra i più significativi: Alder, Basf, Clariant, Ercros, Esseco, Kemira, Lanxess, Nuova Solmine, Quadrimex, Solvay, etc. Dispone di depositi nel Comprensorio del Cuoio toscano e in quello del veneto nella Valle del Chiampo, con strutture per stoccaggio sia di prodotti in polvere che liquidi, garantendo qualità ed efficienza nei servizi. Si propone ai clienti quale partner attento alla sicurezza – salute – ambiente – alle innovazioni del mondo chimico, di supporto, con la propria esperienza e conoscenza, per risolvere i problemi imposti dalle nuove normative e dalle esigenze lavorative. Partner in Federchimica, nel 2011 anno internazionale della chimica ha aderito a “Fabbriche Aperte” con le scuole di settore, iniziativa che sarà ripetuta anche in futuro.

Via Tabellata, 98 56022 Castelfranco di Sotto (PI) - Italy - Tel. +39 0571 471345-6 - Fax +39 0571 489280 - info@toscolapi.com - www.toscolapi.com


Convegno Carismi

B

I

l Centro Studi I Cappuccini della Cassa di Risparmio di San Miniato ha ospitato il 14 giugno un interessante Convegno sul tema della Mediazione e Conciliazione Bancaria al quale hanno preso parte numerosi professionisti, per la maggior parte Avvocati, Mediatori e Commercialisti. Tema del Convegno le soluzioni alternative alle liti giudiziarie (A.D.R. – Alternative Dispute Resolution) divenute, per effetto del Decreto Legislativo 28/2010, strada obbligatoria da esperire in via preliminare anche nella gestione delle controversie in materia di contratti assicurativi, bancari e finanziari. Con l’entrata in vigore del Decreto i clienti che vogliono formalizzare una contestazione nei confronti di una Banca devono richiedere prima l’intervento di un organismo di mediazione o conciliazione. Nello specifico possono rivolgersi indifferentemente agli Organismi di Mediazione pubblici e privati, oppure all’Arbitro Bancario e Finanziario (A.B.F.) o alla Consob a seconda che l’oggetto della contestazione siano prodotti o servizi di conto corrente e di pagamento oppure si tratti di strumenti e prodotti di tipo finanziario. Il Presidente Carismi Alessandro Bandini ha aperto i lavori del Convegno dando il benvenuto alle Autorità intervenute e alla platea dei professionisti presenti; nel suo intervento ha ribadito la volontà della Cassa di Risparmio di San Miniato di essere Banca del Territorio, autonoma e indipendente, in grado di svolgere l’importante ruolo di collegamento tra le esigenze dei risparmiatori ed i bisogni di sviluppo e di investimento delle imprese del territorio. Una realtà bancaria che può esprimere molto della propria potenzialità promuovendo un concetto di sistema e di sinergia tra i vari interlocutori del tessuto imprenditoriale, istituzionale, sociale ed associativo della Toscana. A seguire le relazioni degli Avvocati Diotellavi e Cardinale, referenti di Bridge Mediation Italia – Organismo di Mediazione Internazionale, che ha collaborato con la Cassa di Risparmio di San Miniato all’organizzazione del Convegno - che hanno trattato in maniera approfondita, nei suoi

TEXT&PHOTO Marketing CARISMI

risvolti più prettamente tecnici, l’argomento della “mediazione bancaria”. L’intervento del Vice Direttore Generale della Banca, Alberto Silvano Piacentini, ha fornito un interessante punto di vista circa l’approccio e l’indirizzo di Carismi nei confronti dei percorsi di risoluzione stragiudiziale delle controversie. «Per quanto ci riguarda l’attenzione al cliente viene prima di tutto e, anche in una fase critica come quella in cui il cliente ci chiama in causa per una questione che non ha gradito, il nostro approccio è tentare comunque una risoluzione preventiva ed utilizzare gli spunti preziosi che possono derivare dall’analisi delle cause per alimentare un continuo processo di miglioramento della qualità del servizio offerto al cliente». È proprio sulla customer care, sulla vicinanza al cliente, sulla

Economia

la mediazione relazione personalizzata e sulla profonda conoscenza della propria clientela che la Cassa di Risparmio di San Miniato punta anche come azione di prevenzione delle situazioni conflittuali, confidando di poterle risolvere appunto prima che degenerino in vere e proprie controversie in sede legale. Nei confronti della mediazione e della conciliazione, Carismi non ha dubbi: si tratta di strumenti assolutamente utili e necessari proprio in virtù dell’opportunità che offrono di dirimere, in primis, il contrasto preservando il rapporto con il cliente e, aspetto altrettanto importante, di consentire la messa a fuoco di elementi che possono rivelarsi importanti per assicurare il continuo miglioramento della qualità del servizio offerto dalla Banca.

Nelle foto: Anna Mallozzi, avvocato referente Bridge Mediation Italia; Alberto Silvano Piacentini, vice direttore generale Cassa di Risparmio di San Miniato; Alessandro Bandini, presidente Cassa di Risparmio di San Miniato; avvocato Alessandro Diotallevi, Bridge Mediation Italia

Carismi IN STUDIO

Il pacchetto di prodotti e servizi dedicati agli studio professionali che prevede:

· un conto corrente studiato sull’esigenze dei professionisti · operazioni di conto corrente illimitate gratuite · Il servizio Carismi On Line Professional per effettuare via telefono e internet tutte

le operazioni (bonifici, disposizioni di incasso e pagamento, presentazione degli F24, interrogazioni movimenti e saldi) a costi molto competitivi.

· la Carta Carismi Life con Bancomat e Carta V-Pay per gli acquisti di ogni giorno, in Italia e all’estero, senza nessuna spesa aggiuntiva

· la CartaSi Business gratuita per il primo anno e con lo sconto del 50% per tutti gli anni successivi

· la possibilità di utilizzare un’apertura di credito ad un tasso agevolato · condizioni particolari per il personale dello Studio 85


Formazione

la

ualità forzalavoro della

TEXT Carla Sabatini & Francesca Ciampalini

S

ul nostro comprensorio Fo.Ri.Um. sc in qualità di Agenzia Formativa accreditata con codice n. PI0477 negli ambiti: Formazione e Apprendistato dalla Regione Toscana in collaborazione con Nkey in qualità di Capofila Test Center accreditato da A.I.C.A. Associazione Italiana Calcolo

della lingua inglese all’aggiornamento e al consolidamento dei livelli più avanzati. L’agenzia Fo.Ri.Um. è accreditata e gestisce anche i corsi di recupero delle competenze di base per l’assolvimento del diritto dovere alla istruzione e alla formazione per minori di 18 anni fuoriusciti dal percorso scolastico.

dale, tecniche di vendita, marketing e web marketing) 5. Tecniche professionali (modelleria calzaturiera, cad/cam 2D, meccaniche, termo idrauliche, estetiche, ristorative, alimentari - DGRT 559/2008, e competenze in materia di sicurezza, ai sensi dell’art. 34 e 37 del D. Lgs. 81/2008)

La formazione continua costituisce uno degli strumenti fondamentali per sviluppare il peso e la qualità della “forza lavoro” nel nostro paese e per venire incontro alle esigenze dei lavoratori

Il Test Center Nkey organizza mensilmente sessioni per sostenere gli esami utili ad ottenere tutti i tipi di certificati della famiglia ECDL a livello utente e EUCIP a livello professionale.

Segnaliamo grazie alla convenzione con la sezione Soci (Valdarno Inferiore) di Unicoop Firenze, i possessori di Carta Soci e i loro familiari di 1° grado possono usufruire dello sconto del 20% su tutte le attività di formazione a pagamento.

Automatico hanno elaborato un catalogo per la riqualificazione individuale rivolto sia ad aziende che a persone che intendono ampliare le proprie competenze professionali. I corsi spaziano dalla semplice alfabetizzazione sia in ambito informatico che

Alcuni dei corsi a catalogo per migliorare le competenze professionali: 1. Informatiche (ECDL livello core e Advanced, ECDL Disegno CAD 2D, EQDL qualità, ECDL in ambito sanitario per medici e operatori, programmazione, Web design, ECDL Gis e grafica); 2. Linguistiche (Inglese, Spagnolo, L2 per stranieri, Cinese) 3. Amministrative (contabilità generale, controllo di gestione, analisi di bilancio, software applicativi per la gestione amministrativa) 4. Comunicative (comunicazione azien-

Alcuni corsi prevedono una quota di partecipazione comprensiva d’iscrizione, la frequenza, libri di testo, l’assicurazione contro infortuni e rischi civili, il materiale didattico. Possibilità di riduzione dei costi sulla base del riconoscimento dei crediti in ingresso. Tutti i corsi sopraindicati sono frequentabili per occupati e disoccupati secondo disponibilità gratuitamente con attivazione dei vouchers. I corsi saranno attivati con un minimo di persone e si svolgono a Santa Croce sull’Arno, in orario mattutino, pomeridiano e serale.

Iscrizioni e informazioni:

Società Cooperativa - Via del Bosco, 264/f Santa Croce sull’Arno (PI) e-mail: info@forium.it - Tel 0571/360069

Via Pacinotti, 2 - Santa Croce sull’Arno (PI) e-mail: corsi@nkey.it - Tel. 0571/367749


icerca r professionalità e

segni distintivi

Industria

Gruppo Biokimica

I

l Gruppo Biokimica ha organizzato tre eventi, rispettivamente a Santa Croce sull’Arno 22 marzo 2012, ad Arzignano 12 aprile 2012 e a Solofra 19 aprile 2012 per presentare tre serie innovative di coloranti, ognuna delle quali con caratteristiche mirate ad elevare la qualità dei pellami tinti. Lo studio di ricerca di questi nuovi prodotti è stato sviluppato in base alle molteplici esigenze che si sono venute a creare nel mondo della moda. La serie Uniderm Light permette di ottenere tinture pastello e medie con una elevata uniformità di colore, nonché un’ottima copertura. La serie Uniderm Luce ha la caratteristica di una solidità alla luce molto alta anche se usata come top sui coloranti di uso tradizionale. La serie Uniset W è quella dell’equilibrio di tutte le solidità normalmente richieste, permette di ottenere un pellame tinto di elevata qualità con una base di resistenza superiori alla media.

Evento di Santa Croce sull’Arno

Ringraziamo tutti i conciatori e i tecnici che ci hanno reso omaggio con la loro presenza. Ciò è per noi uno stimolo per continuare la ricerca e essere sempre all’avanguardia non deludendo mai le loro aspettative.

Evento di Solofra

Evento di Arzignano

Evento di Arzignano

Evento di Solofra

87


Professione

i Commercialisti il nuovo studio associato

la

tradizione si

U

na nuova realtà si affaccia sul panorama economico della Provincia di Pisa, fatta di tradizione e innovazione; “i Commercialisti” uno Studio Commerciale e di Revisione Contabile nato dalla volontà di un gruppo di affermati professionisti che hanno deciso di riunirsi per fornire ai propri clienti il massimo livello di servizio e competenza con particolare riferimento a consulenza fiscale e tributaria, tenuta di contabilità, operazioni societarie straordinarie, consulenza del lavoro, corporate restructuring, revisione di società. Sono confluiti in quest’unica realtà lo Studio Mannucci, lo Studio Stella, lo Studio Signorini di Pontedera creando uno staff di 30 persone. Un’esperienza unica nel suo genere, in cui una storia, nata nel 1964, coniuga una affermata ed ultradecennale professionalità con lo slancio e l’energia di giovani e promettenti professionisti. Un atto di coraggio in un periodo di forte flessione economica, una scommessa che vuole superare l’individualismo così tipico del carattere toscano dando una risposta concreta alla progressiva globalizzazione.

“i Commercialisti” Via Tosco Romagnola, 136 - 56025 Pontedera (PI) Telefono: 0587 56789 Fax: 0587 212489 info@icommercialisti.biz - www.icommercialisti.biz “i Commercialisti” sono: Franco Mannucci, Michele Stella, Vanessa Signorini, Lucia Mannucci, Luigi Sciurpa, Angiolo Mannucci, Adriano Lancioni, Francesca Parri, Roberto Rossi, Fausto Baggiani, Amalia Margarucci, Silvia Stella, Sara Faija, Fabrizio Batoni, Ludovico Pennacchia.


Bacco Tabacco e Cenere

progetto giovani

Società

innovativo

TEXT Francisca Pifano

F

umo, abuso di alcool, sedentarietà e cattiva alimentazione sono le cause che determinano l’86% delle morti in Europa, oltre a un elevato numero di ricoveri e di trattamenti sanitari, tanto che la lotta a questi fattori è divenuto uno degli obiettivi prioritari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Ministero della Salute del nostro paese. Tutto questo ci impone urgentemente una domanda: che fare? Si dà per scontato che sia compito delle famiglie e della scuola insegnare ai giovani il pericolo insito in questi due fattori ma in verità molti di noi potrebbero dare il loro piccolo aiuto. Bacco Tabacco e Cenere è un progetto che, nel suo piccolo e intervenendo localmente, vuole essere un contributo al raggiungimento di questi obiettivi. Il cinque maggio, presso il Cinema Lami di Santa Croce sull’Arno, si è concluso il secondo anno del concorso Bacco Tabacco e Cenere, organizzato da Lions Club di San Miniato e Lapi Group, in stretta collaborazione con il dipartimento di Educazione alla Salute della AUSL 11 di Empoli. È un concorso che coinvolge le scuole medie del Comprensorio del Cuoio e, quest’anno, era rivolto agli studenti delle sei classi vincitrici dell’anno scorso. Il progetto ha come scopo rendere consapevoli i ragazzi di quali siano le conseguenze a cui vanno incontro se iniziano a fumare o fanno abuso di alcol. Il primo anno i medici che collaborano al progetto hanno dialogato con loro in maniera seria ma divertente, senza terrorizzarli con frasi

Nella foto: il presidente della Lapi Group Roberto Lapi, la dott. Diana Cavallini presidente Lions, il Sindaco di Santa Croce Osvaldo Ciaponi, il dott. Alberto Silva, e parte degli organizzatori

ad effetto o immagini di polmoni consumati da tumore ma facendoli riflettere. Quest’anno i ragazzi hanno preparato uno spot pubblicitario sull’argomento in cui spiegano ai loro coetanei perché è “sconveniente” bere o fumare. Anche quest’anno i ragazzi sono stati aiutati da tecnici specializzati e il risultato è stato ottimo. Come premio i vincitori hanno partecipato ad un campus di tre giorni, interamente offerto dalla AUSL di Empoli presso l’agriturismo Anemone in Garfagnana a contatto con la natura, imparando, con l’aiuto delle guide natu-

Il dott. Silva all’opera con la LIM; la classe vincitrice: la II A dell’istituto Banti di Santa Croce sull’Arno

ralistiche, come comportarsi rispettando l’ambiente. Forse non è molto ma se anche solo una piccola parte degli studenti riflette, ragiona e pensa a ciò che gli è stato detto, potremmo consideralo un successo. La Lapi Group, inoltre, cosciente dei pochi mezzi che ha la scuola, pur consapevole che non spetta ai privati dotarla di strumenti utili alla didattica, anche quest’anno ha donato due LIM - Lavagna Interattiva Multimediale - ad altrettante scuole. L’azienda d’altronde non è nuova a queste iniziative: l’anno scorso in occasione dell’Anno Internazionale della Chimica, le aziende chimiche del gruppo, con il patrocinio di Federchimica, hanno aperto le loro fabbriche agli studenti dell’Istituto Cattaneo di San Miniato per introdurli in quello che sarà il mondo del lavoro. La formazione, dunque, come medicina utile e indispensabile per questa società: dalla cultura scolastica al saper vivere, al sapersi comportare, al rispetto delle regole e del prossimo.

89



Folco Quilici

scrigno in uno

Intervista

il mare

TEXT&PHOTO Carla Cavicchini

C

hi più ne ha più ne metta. Stavolta parleremo di un documentarista, critico, scrittore e regista ferrarese che porta la sua terra nel cuore, pur avendo viaggiato per passione e per lavoro non molto bensì moltissimo, e che continua a farlo alla bellezza di appena ottantatre primavere. «Mi sento cittadino del mio paese, della mia terra d’origine, le mie radici sono fortissime: chi non ha patria non ha forza interna.» Folco Quilici secondo l’autorevole rivista Forbes, grazie ai suoi film, ai suoi libri ed altro sull’ambiente e sulle culture, rappresenta uno dei cento autori più influenti del mondo, e scusate se è poco…. L’ho di fronte, sereno e pacato col suo bell’accento del nord d’Italia. A Firenze, in un incontro del Club Unesco, ci racconta delle foreste, della presenza umana purtroppo devastatrice, del suo alto e riconosciuto impegno per il mare, spiegando che: «tutti i mari sono uguali, è lo spazio che è diverso, come del resto lo sono le persone, chiaramente da luogo a luogo. Ho conosciuto, convissuto con marinai, pescatori, sono stato tante volte in Polinesia, Nuova Zelanda, Oceano Pacifico e per i polinesiani, sin dal 1950, nutro molto affetto. Ultimamente sono andato a Pantelleria per ricerche preistoriche in quanto l’isola è al centro della storia del Mediterraneo. Il nostro ambiente è un patrimonio da salvaguardare: nelle acque non c’è solo mito e leggenda, ma una forza che ha generato e continua a generare le ragioni della nostra sopravvivenza. Con piacere ricordo anche l’Isola di Pasqua, terra fertilissima ma depredata dal taglio di alberi pregiati.» Prosegue poi parlando della tutela dell’ambiente. «Siamo noi, troppo spesso, ad oscurare le regole, inoltre c’è da dire che la scienza è sempre stata in conflitto con la natura. Quando

ero ragazzetto il mio amatissimo mare era sano nonostante i bombardamenti subiti, poi, con la crescita economica e industriale, s’è ammalato, sino a divenir fogna. I media osservano che nel 2025 non ci sarà più da pescare: nonostante la pesca oggigiorno sia regolata, nel mare aperto, le regole spesso non sono osservate. L’Atlantico, il Pacifico, l’Antartide, sono oggetto di giurisdizioni nazionali ed internazionali che non contribuiscono affatto alla loro salvaguardia.»

«Fatto sta – sorride terminando – che nel mondo non ci sono più aringhe, o forse qualcuna che si è smarrita!» Prende la parola il Presidente del consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani osservando che: «Quilici è un divulgatore scientifico accorto e intelligente tramite le vie delle comunicazioni. Ci sono altre persone preparate nel settore quali Piero Angela,

ma lui, il nostro ospite di stasera, è giustamente da considerare il padre di tutti.» Adesso l’uomo dall’enorme passione per i fondali marini è a disposizione dei bambini e racconta che, dalla gioia della prima immersione, si è poi rituffato dando spunto ai suoi innumerevoli lavori, tra cui anche la realizzazione di molti film. «Ho fatto anche Dagli Appennini alle Ande e poi tanti e ancora tanti documentari. Mia moglie? dice che sono allergico agli attori in quanto i miei sono documenti filmati». Le sue origini sono toscane? Sì, lontane, di Lammari. Ho un grande rapporto d’amore e di lavoro con la Lucchesia, inoltre ho fatto molti libri su Lucca. È bellissima, i miei antenati sono tutti lì, nonni, bisnonni, trisnonni. Poi da contadini fecero questo salto generazionale diventando borghesi, intellettuali, professori, scrittori e si allontanarono. Quanto a Firenze, ricordo con piacere l’invito che ricevetti a Palazzo Vecchio per la presentazione d’un libro con Spadolini, e anche quando mi venne assegnato il Premio Auser – Filo D’Argento. Far documentari sulle diverse etnie può essere considerato utile per gettare un ponte tra le razze? Credo poco alle razze, bensì a culture e civiltà… gli ultimi cinquant’anni ci hanno fatto conoscere, nel bene e nel male. Un ragazzetto gli chiede della zia menzionata poc’anzi. «Già, la zietta da noi chiamata Mariula: donna molto coraggiosa e quindi... un po’ anche uomo. La prima donna al mondo che lavorò nelle linee aeree come ufficio stampa sin dal 1928. Ha fatto tanti voli intorno al mondo, e io da bimbetto, qualche volta sono salito con lei». E non ha smesso. Piccoli si nasce, “grandi” si resta .

91


Alimentazione

diete

benedette diete...

L

’obesità e il soprappeso rappresentano un importante problema di salute pubblico in quanto aumentano il rischio di diabete mellito 2, di cardiopatia, ipertensione, gotta, depressione, apnee notturne e ridotta qualità di vita. Nel nostro paese ci sono quattro milioni di obesi (9% della popolazione) e 16 milioni di persone ne soffrono (34,7%). Tra il 1983 e il 2005 l’incremento dell’obesità è stato del 3% per uomini e del 2,1% per le donne, mentre il soprappeso è aumentato del 10% negli uomini e il 5% nelle donne. (Una perdita del 5-10% del peso corporeo riduce il rischio di diabete mellito 2 del 58% in quattro anni.) Ma oltre al problema salute, il disagio psicologico e sociale generato dalla moda che impone un canone di bellezza legato alla magrezza, spinge milioni di italiani a intraprendere una dieta. E qui si entra in una formula dove è difficilissimo districarsi. Per questo motivo la Federazione Italiana di Nutrizione ha ritenuto utile proporre un documento per fare chiarezza su rischi di una cattiva alimentazione e sui pericoli derivanti da diete e metodiche non supportate da evidenze scientifiche. La Federazione pertanto consiglia di seguire i principi della dieta mediterranea e di non assumere farmaci o cocktail di farmaci in confezioni galeniche che possono far dimagrire, ma possono procurare danni immediati e a distanza.

92

1.

La dieta deve essere varia, equilibrata e associata ad uno stile di vita idoneo;

2.

Promuovere l’attività fisica che aumenta il dispendio energetico e conserva la massa magra;

3.

Evitare le diete “fai da te”;

4.

Non alternare restrizioni ad eccessi alimentari;

5.

Non seguire la dieta di amici o diete pervenute dal passaparola;

6.

Non seguire le diete pubblicizzate sui giornali, internet ecc. in quanto possono essere nocive;

7.

Evitare il digiuno prolungato, diete squilibrate o troppo restrittive (diete monocibo, iperproteiche, chetogene, diete a punti, diete con pasti sostitutivi). Nella dieta non va escluso nessun tipo di alimento, in particolare mai eliminare i carboidrati e i grassi vegetali;

8.

Chiedere il parere del medico prima di acquistare prodotti da banco che possono essere presi senza ricetta;

9.

Metodiche dimagranti invasive (palloncino gastrico, etc…) vanno praticate dopo aver consultato il medico di famiglia;

10.

Non esistono metodiche magiche, risolutive, solo diete equilibrate e corretto stile di vita;

vademecum della dieta

TEXT Brunella Brotini PHOTO archivio CTE


p servizio rofessionalità al

tuo

AUTO ANALISI

· glicemia · profilo lipidico · colesterolo tot · INR PRODOTTI

· omeopatici · per diabetici · per l’infanzia e giocattoli SERVIZI Misurazione della pressione gratuita Misurazione peso e altezza gratuita Cosmetici delle migliori marche Foratura del lobo dell’orecchio Noleggio bilance per neonati, tiralatte e aerosol · Attivazione della tessera sanitaria · Controllo gratuito dell’udito (Amplifon)

· · · · ·

Dott. Massimiliano Melai, la direttrice dott. Tiziana Seli, dott. Laura Duca, dott. Stefano Lotti, dott. Elisa Barani

Servizio C.U.P.

· Puoi prenotare le tue visite e i tuoi esami medici direttamente in farmacia

Farmacia Comunale Santa Croce Pubblici Servizi srl Corso Mazzini, 120/122 56029 Santa Croce sull’Arno (Pisa) Tel 0571 30009 Fax 0571 31706 farmcomunale.santacroce@tin.it Dal lunedì al sabato 9 - 13 - 16 - 20 Dal lunedì al sabato

orario continuato

dalle ore 8.00 alle 20.00 PRODOTTI

· omeopatici · per celiaci · per l’infanzia e giocattoli · veterinaria SERVIZI Misurazione della pressione gratuita Misurazione peso e altezza gratuita Cosmetici delle migliori marche Foratura del lobo dell’orecchio Attivazione tessera sanitaria Controllo gratuito dell’udito (Amplifon)

· · · · · ·

Servizio C.U.P.

· Puoi prenotare le tue visite e i tuoi esami medici direttamente in farmacia

Farmacia Comunale 2 Santa Croce Pubblici Servizi srl Viale Di Vittorio, 1/3 56029 Santa Croce sull’Arno (Pisa) Tel 0571 366181 Fax 0571 383018 farmcomunale2santacroce@virgilio.it

La direttrice dott. Elena Mannocci, dott. Giulia Bimbi, dott. Katrin Mayer, dott. Elena Fici


Alimentazione

la

nemica delle

TEXT Paola Baggiani

L

a panniculopatia edemato-fibrosclerotica, certamente più conosciuta con il termine di cellulite, è sicuramente la nemica numero uno delle donne. Circa 24 milioni di donne solo in Italia sono interessate da questo problema che colpisce tutte le fasce d’età, non risparmiando anche donne giovanissime; essa coesiste ed è accentuata dal sovrappeso, ma si presenta anche in donne normopeso. I fattori predisponenti e scatenanti il processo cellulitico, sono primari come la razza (la cellulite predilige le donne di razza bianca, della tipologia mediterranea) e, fattori di tipo genetico-costituzionale, sui quali non si può intervenire. Ma sono altrettanto importanti una serie di altri cofattori come: alterazioni ormonali: iperestrogenismo (pubertà, gravidanza, contraccezione). Malattie endocrine, alterazioni vascolari e insufficienza circolatoria degli arti inferiori. Alterazioni ormonali e vascolari spesso aggravate da vita sedentaria, da stress, da malattie epatiche, irregolarità della funzione intestinale, alimentazione non corretta o bilanciata, variamente combinate tra loro, Botero, La lettera, 1976 sono le cause che interferiscono negativamente sul tessuto adiposo e sul microcircolo. In questi casi si arriva alla rottura delle cellule adipose, il connettivo si sclerotizza, si formano micronoduli e compare la cosidetta “buccia d’arancia” con spesso dolore al tatto. La persistenza nel tempo di queste alterazioni produce una reazione infiammatoria del tessuto adiposo con lipodistrofia e liposclerosi. Per combattere la cellulite risulta fondamentale associare un regime alimentare adeguato e un programma di attività fisica regolare. È fondamentale una corretta educazione

94

onne

alimentare, sapere cioè quello che si deve mangiare non solo riguardo alla quantità, ma anche riguardo alla qualità, sia per il mantenimento del peso corporeo, se nella norma, sia che si debba perdere peso con una dieta ipocalorica. Nella cellulite presente nel sovrappeso e nell’obesità, è necessario seguire un adeguato regime ipocalorico, che consenta una perdita di peso piuttosto lenta, per evitare un depauperamento della massa magra, sapendo che la cellulite si forma con facilità se il tessuto sottocutaneo è prevalentemente adiposo a scapito di quel-

lo muscolare. La cellulite risponde meno di altre patologie alla sola dieta, perché nella sua etiopatogenesi troviamo sia squilibri ormonali che difetti circolatori, tuttavia un corretto regime alimentare può aiutare a ridurre il problema o a evitarne l’insorgenza. Ogni anno prima della stagione estiva, ovunque, in televisione, in radio, su molti siti web, su riviste e quotidiani, vengono consigliate, spesso da personaggi dello spettacolo, da giornalisti o da ”furbi profeti“ dell’alimentazione, numerose pillole o creme ”magiche” e diete “miracolose” spesso non regolate

da basi scientifiche, ma piuttosto da leggi di mercato e di business. Sicuramente per combattere la cellulite a tavola le raccomandazioni alimentari da seguire rimandano al tradizionale modello alimentare mediterraneo vario e bilanciato, ritenuto oggi in tutto il mondo uno dei più efficaci nella protezione della salute. Le indicazioni nutrizionali da raccomandare sono un adeguato consumo di frutta e verdura che sono alimenti a basso contenuto calorico ed elevata quantità di fibre, con elevato potere saziante e che attivano la motilità enterica combattendo la stipsi. I vegetali riducono l’assorbimento dei glucidi e dei lipidi; hanno azione disintossicante; contengono vitamine, sali minerali e numerose sostanze ad azione antiossidante come ad esempio i bioflavonoidi (contenuti nei frutti come agrumi, albicocche, frutti di bosco, prugne e pesche), che rinforzano i vasi capillari riducendone la permeabilità. Studi molto recenti pongono l’attenzione sull’importanza di una dieta cosidetta deacidificante, che contrasti cioè il processo infiammatorio innescato dagli adipociti a cui segue una acidificazione dei tessuti. Questa dieta si basa sul consumo di alimenti alcalini come appunto verdura, frutta e legumi che aumentano il ph dei cibi e diminuiscono lo stato infiammatorio del tessuto coinvolto; rispetto al consumo di carni, carboidrati complessi e dolci. Esistono anche altri modelli di diete per ridurre la cellulite e le adiposità localizzate, le cosiddette diete proteiche VLC (very low carbohydrate) nelle quali vengono quasi totalmente aboliti i carboidrati anche complessi. Questi schemi alimentari vanno seguiti sotto stretto controllo medico e per


tempi brevi perché possono indurre stati di carenza nutrizionale. Altre raccomandazioni di carattere generale utili per migliorare l’alimentazione e la cellulite sono la regolarità nei pasti, almeno tre giornalieri, privilegiando la prima colazione e il pranzo, con una cena più leggera. Evitare il consumo di grassi di origine animale, ricchi di grassi saturi, come carni, formaggi, salumi e uova; preferire le proteine vegetali come quelle dei legumi; consumare i cereali come pane, pasta, riso, patate in quantità moderata perché se consumati in eccesso vengono convertiti in grassi, e preferibilmente alla prima colazione e al pranzo. Nella scelta degli alimenti da consumare nella dieta anticellulite bisogna prestare particolare attenzione a quelli che possono produrre edemi e ristagno di liquidi. La prima regola da seguire come terapia e prevenzione della ritenzione idrica è quella di limitare l’assunzione di sodio, sostanza che il nostro organismo principalmente assume come cloruro di sodio, il comune sale da cucina. Esso è contenuto anche in molti altri prodotti, come cibi in scatola, salumi e insaccati, formaggi particolarmente quelli stagionati, grissini, crakers, conserve, dadi da brodo. È utile prestare attenzione alle etichette nutrizionali degli alimenti, perché spesso troviamo fra gli ingredienti il sale anche sotto forma di altri composti come fosfato monosodico, bicarbonato o glutammato di sodio. Il sodio trattiene l’acqua all’interno dei tessuti impedendo il corretto scambio di liquidi tra cellula ed esterno; non dovremmo superare il consumo giornaliero di 6-7 grammi di sodio. Per insaporire i cibi si possono usare peperoncino, erbette come

Modigliani, Una femmina, 1918

prezzemolo, timo, lauro, aglio, cipolla e aromi da cucina. È molto importante consumare uno-due litri di acqua al giorno di tipo oligominerale (residuo fisso <500mg/l e con una quantità di sodio <20mg/ per facilitare l’eliminazione di scorie metaboliche, per la regolazione del volume cellulare e l’equilibrio idro-elettrolitico. Le bevande alcooliche e superalcooliche sono da evitare eccetto un consumo moderato di vino, uno-due bicchieri al giorno, preferibilmente rosso, ricco di sostanze come il resveratrolo con azione

protettiva e antiossidante. Meglio evitare un eccessivo consumo di caffè, limitarsi a due-tre tazzine al giorno, e l’uso di bevande dolcificate o gassate, preferendo thè verde e tisane. Infine uno stile di vita attivo rientra tra le raccomandazioni da rivolgere a tutte le donne, indipendentemente dall’età. Un esercizio fisico regolare con attività di lunga durata come camminata veloce, ciclismo, step, nuoto, svolto per almeno tre giorni la settimana e per 30-40 minuti al giorno, porta ad un miglioramento generale delle capacità cardiocircolatorie e respiratorie favorendo la circolazione arteriosa e venosa. Numerosi trattamenti estetici come massaggi linfodrenanti, trattamenti come la mesoterapia, la carbossiterapia, trattamenti laserchirurgici, chirurgici come la liposuzione ad esempio comportano un diminuzione del grasso e della pannicolopatia relativamente alla zona trattata, ma è necessario che questo cambiamento a livello locale del corpo venga poi supportato e mantenuto con un alimentazione equilibrata e con una adeguata attività fisica. Le massicce campagne anticellulite, che soprattutto a primavera vengono lanciate su tutti i fronti, spesso sono accompagnate da pubblicità enfatiche e ingannevoli che promettono la scomparsa in poche settimane di questo problema, con l’uso di prodotti sia per via orale che sotto forma di creme e di emulsioni. In realtà l’importante è che non ci si limiti a curare l’inestetismo, ma si riconoscano tutte le cause del fenomeno e si parta con una serie di trattamenti integrati e soprattutto un adeguato approccio dietetico e uno stile di vita attivo. www.baggianinutrizione.it

95


Eventi

Charlotte principessa del Polo

TEXT&PHOTO Giampaolo Russo

P

er la prima volta la squadra Cartier ha vinto l’omonimo torneo svoltosi a Dubai sotto il patrocinio di Sua Altezza Reale la Principessa Haya Bint Al Hussein, moglie dello Sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, Vice-Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e Governatore di Dubai, in una partita emozionante a Palm Desert. Come patron della manifestazione la Principessa Haya non ha potuto partecipare alla giornata conclusiva del polo, sostituita dallo Sceicco Mansour Bin Mohammed Bin Rashid Al Maktoum il quale ha consegnato i premi insieme a Charlotte Casiraghi, Bernard Fornas, amministratore delegato di Cartier e Louis Ferla, Managing Director di Cartier Dubai. La secondogenita di Carolina di Monaco, è recentemente salita alla cronaca per aver interrotto il suo pluriennale fidanzamento con Alex Dellal e ora sembra frequentare un attore molto famoso in Francia, Gad Elmaleh, 40 anni. Attore conosciutissimo oltralpe che ha collaborato anche per registi internazionali come ad esempio Woody Allen e Steven Spielberg. Recentemente, al festival di Cannes, ha fatto la sua prima apparizione ufficiale sulla Montée des Marches, la famosa scalinata che conduce al palazzo del cinema. Charlotte si è fatta fotografare con un abito verde scuro di Gucci di cui è recentemente diventata testimonial. Altro marchio a cui è affezionata, anche anche in qualità di cavallerizza, è La Martina. Il cavaliere Mohammed Bin Drai, nominato dalla giuria Giocatore migliore del torneo durante le partite di polo a Dubai, indossava un paio di stivali e ginocchiere polo di La Martina. Juan Jose Brane ha invece ricevuto una sella La Martina come miglior giocatore categoria pony. Il pony, Sybarita, è di proprietà del magnate Saeed Bin Drai ed è stato montato da Brane nella partita finale. Dopo le premiazioni lo sceicco Mansour Ali e Albwardy hanno mostrato l’assegno che doneranno a Satish Seemar, direttore del Maneggio per l’Associazione disabili di Dubai che ha sede a Palm Desert. Una curiosità sul torneo Cartier di Dubai: entrambe le partite sono iniziate grazie al lancio di una palla dal sedile posteriore di una Porsche 911 Turbo Cabriolet. Porsche Centre Dubai era infatti fornitore ufficiale di courtesy car durante i giorni del torneo.

96

tte Charlo nial testimo per zione d’ecce di Polo o il torne Dubai a Cartier


giubileo

sull’Arno

Evento

Firenze

TEXT Domenico Savini PHOTO Matilda Klar

F

irenze e la Toscana sono sempre state la Città e la Regione più anglofile d’Italia e quest’anno, per festeggiare i sessant’anni di regno di sua maestà la regina Elisabetta II d’Inghilterra, il Britsh Institute di Firenze ha organizzato il 4 giugno scorso un tea party nella sede di lungarno Guiccardini. La Regina d’Inghilterra rappresenta qualcosa di intramontabile: la maggior parte dei suoi sudditi, da quando è nata o da quando si ricorda, ha sempre avuto Lei come sovrana. Da sessant’anni si sono avvicendati sei papi, nove presidenti degli Stati Uniti, nove presidenti della Repubblica Italiana. Ma in Inghilterra sempre Lei, plurigenerazionale e ci si augura che il suo regno possa durare ancora a lungo se vuole raggiungere il primato di sua madre, l’indimenticabile “Queen Mum” che ha raggiunto i cento e due anni di vita. Del resto il suo regno è già il secondo più lungo della storia inglese, dopo quello della sua trisavola, la Regina Vittoria, che ha regnato sessantatre anni e mezzo; e il quarto più lungo della storia europea dopo quello durato settantadue anni del Re Sole, dopo quello dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria, sessantotto anni di regno e quello già citato della regina Vittoria. Gli Inglesi residenti in Toscana e gli amici fiorentini hanno reso omaggio alla sovrana nella maniera più “english” possibile, sorseggiando la bevanda nazionale inglese e gustando deliziose torte. L’orario stesso del ricevimento, le 17, è il tipico “tea

time”. Un mega schermo era collegato direttamente con la rete nazionale inglese BBC da qui gli ospiti potevano assistere al festeggiamento di Londra con la grande parata navale sul Tamigi. Tutto, proprio tutto era stile inglese, perfino i tovaglioli di carta commemorativi dell’evento. Ideatrice di questo pomeriggio sull’Arno, che riecheggiava il Tamigi per un giorno, è stata Sara Milne, Direttrice del British Institute e nuovo Console Onorario britannico a Firenze. È proprio lei che ha voluto festeggiare la sua regina nella città che da secoli ha la più grande concentrazione anglosassone in Italia. Anche tutto il personale dell’Istituto Britannico ha dato un contributo alla realizzazione dell’evento, al punto che le torte erano state cucinate ed erano servite dalle collaboratrici e funzionarie del British. Ospite d’onore tra tanti personaggi illustri, la signora Wanda Ferragamo, grande sostenitrice dell’Istituto stesso. Al termine di questo pomeriggio una lotteria ha messo in palio dei prodotti della inglesissima ditta londinese “Fortum and Mason” che sono stati realizzati appositamente per il giubileo. Lunga vita alla Regina, dunque, anche da parte di chi scrive, che è nato quando Elisabetta II era già regina e per il quale la sovrana rappresenta l’immagine stessa della regalità. Nella foto in alto: Wanda Ferragamo e Sara Minle In basso a sinistra: Elisa Orioles e Domenico Savini

97


per i tuoi

TEXT Sergio Matteoni

I

n questo articolo tratto da CRM Magazine Judith Aquino intervista Frances Frei, UPS Foundation e professore di gestione del servizio presso la Harvard Business School, e Anne Morriss, amministratore delegato della Leadership Concire Institute. Frei e Morriss hanno parlato circa il loro nuovo libro, Uncommon Service, e perché le aziende devono mettere i clienti al centro della loro attività.

In particolare Frances Frei indica che raggiungere l’eccellenza nel servizio clienti richiede di individuare quali sono le cose che veramente contano di più per i nostri clienti. Dice che è necessario capire cosa apprezzano della nostra attività e quindi operare delle scelte che ci porteranno ad essere i migliori su alcuni fronti ed i peggiori su altri. Nel loro libro Frei e Morris parlano delle quattro regole più importanti da seguire: · Non si può essere bravi in tutto · Qualcuno deve pagare per questo servizio · Non è colpa dei dipendenti · È necessario gestire i clienti

ll primo passo è accettare il fatto che non si può essere bravi in tutto. Nella loro ricerca hanno analizzato molte aziende e i loro modelli di funzionamento, quali pratiche vengono usate più spesso dalle aziende con una reputazione di servizi eccellenti e, queste quattro regole erano quelle generalmente applicabili a tutte. Frei sostiene che senz’altro la prima si può applicare a tutte le aziende ma spesso anche la seconda e la terza sono abbastanza usuali nelle aziende di successo. Da non fraintendere la frase “Non si può essere bravi in tutto” con cui Frei sostiene una teoria per la quale a fronte di un sano desiderio di essere bravo in tutto ci saranno sempre degli elementi che non ce lo permetteranno e quindi dovremmo accontentarci nell’eccel-

NOVITÀ

Eventi

CRM

servizio clienti il miglior

per le imprese della Regione Toscana: contributi a fondo perduto per l’acquisizione di consulenza per l’innovazione organizzativa e di soluzioni per il recupero di competività

lere solo in alcune aree. Un esempio lo fa nel seguito dell’articolo parlando di Rackspace, una società di Hosting e Cloud computing che in pochi anni ha quasi decuplicato il proprio fatturato puntando sulla fidelizzazione dei clienti offrendo un servizio professionale e tralasciando i clienti che erano solo sensibili al prezzo. Racker stima, aggiunge Morris, che i clienti già acquisiti una volta soddisfatti si rivelino 10 volte più remunerativi dei nuovi clienti. In questo caso Rackspace ha dovuto “perdere” una parte della clientela per innalzare il livello dei servizi che chiedeva un’altra parte di clientela e che ovviamente non potevano essere erogati al solito prezzo di prima. Questo ci fa comprendere quanto sia importante recuperare più informazioni possibili dalla nostra clientela cercando di capire in che maniera la nostra azienda è percepita e quali sono i servizi o prodotti che i nostri clienti si aspettano da noi. Per poterlo fare è necessaria una buona dose di perseveranza, passione ed anche un pizzico di tecnologia che ci servirà per registrare questa mole di informazioni ed analizzarle potendo estrarre dei risultati che ci faranno prendere le dovute decisioni. Ma per questo ci viene in aiuto il software di CRM. Qui potete trovare l’intervista completa (fonte destinationcrm.com) http://www.destinationcrm.com/Articles/Columns-Departments/Insight/ How-to-Achieve-Uncommon-Service-80714.aspx

Nkey srl Via Pacinotti, 2 - Santa Croce sull’Arno (Pisa) Tel. 0571 367749 - Fax 0571 367755 www.worklandcrm.it


Reality MAGAZINE

Toscana

Eventi

UFFICIO STAMPA

CT News NOTIZIE ON-LINE

Centro Toscano Edizioni CASA EDITRICE

Reality Associazione culturale artistica

www.ctedizioni.it - info@ctedizioni.it


Sport

Santa Croce

evergreen TEXT Marco Massetani PHOTO Massimo Covato

C

’è sempre una prima volta, e in certi casi anche una seconda, per farsi negare un’intervista. «Ora, no» mi disse Matteo Trevisan, seduto davanti al campo 5, fresco reduce dal successo in semifinale che gli avrebbe schiuso le porte verso il titolo di Santa Croce 2007. «Not today, please», mi ha pregato con maggiore cortesia anglosassone lo sguardo imbronciato di Ashleight Barty, dopo la vittoria sofferta al primo round dell’edizione 2012 contro la

panterina sudafricana dal cognome scioglilingua, Zarah Razafimahatratra. Negare è un conto, rimandare un altro. Se cinque anni fa di Trevsian sapevo tutto o quasi, vita-morte-miracoli, sulle tracce di Ashleight mi sono messo l’indomani il rifiuto, raccogliendo come da promessa l’intervista, e scoprendo cose interessanti su questa sedicenne ragazzina australiana dalle movenze feline e anche un po’ sgraziate, ma in possesso di un tennis brillante e maturo, fatto di consistenza e tecnica sopraffina (prima di servizio che ferisce e uno slice capace di togliere il fiato). Già campionessa a soli quindici anni sull’erba di Wimbledon, vincitrice della Junior Fed Cup 2011 e con due tornei da $25.000 in bacheca, Ashleight era appena arrivata a Santa Croce sull’Arno, primo suo torneo sulla terra rossa d’Europa, con le scontate credenziali di superfavorita. Senza emozione, la Barty si è confidata sul suo tennis, che ancora non presenta un colpo vincente, sul fatto che oggi una vera professionista non può specializzarsi su una superficie piuttosto che su un’altra, che anche a sedici anni lo stress si fa sentire, ed è per questo che la pesca dalla barca (hobby insolito per una tennista) la distrae da allenamenti, righe bianche e gialle palline. Mi ha sorpreso per il suo equilibrio e per una saggezza solitamente estranea ad una teenager ba-ciata dalla fortuna. Insomma, su questa tennista prodigio seguita dall’ex n. 19 al Mondo Jason Stoltenberg e dal preparatore atletico della squadra juniores australiana Stefano Barsacchi, un pisano che ha scoperto come in questo Paese per

ricevere gratificazioni basti oltrepassare la frontiera – erano in tanti a scommetterci. Invece no. Perché dopo quattro giorni di crescendo e di giocate in souplesse, qualcosa è scricchiolato anche dentro il motore perfetto di Ashleight Barty, che nella finale di sabato si è dovuta ritirare per (motivazioni ufficiali) alcuni forti dolori addominali che non le permettevano più di servire e accelerare i colpi, insomma di spingere e di praticare il tennis da lei prediletto.

La quattordicenne Konjuh e il francese Lokoli si aggiudicano il 34° torneo internazionale di tennis dedicato a Mauro Sabatini Santa Croce sull’Arno 2012, che solitamente a livello femminile propone finali anche superiori al ‘fratellastro’ Bonfiglio (conferma giunta puntuale quest’anno) ha così incoronato campionessa Ana Konjuh, già vincitrice al torneo di Firenze, ma nel giro di pochi mesi apparsa in netta crescita per autorevolezza e convinzione. Addirittura quattordicenne, campionessa europea di categoria l’anno scorso, nativa di Dubrovnik e figlia di un venditore di souvenir, la Konjuh – forza muscolare abbinata a intelligenza tattica – è divenuta la prima croata a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro del torneo santacrocese. La stessa sorte che è toccata a un altro outsider, il francese di origine corsa Laurent Lokoli – tifoso sfegatato del Bastia calcio e già campione U.16 al prestigioso Orange Bowl 2010 – che contro il sudafricano Wayne Montgomery ha dato vita a una finale di belle emozioni, conclusa in due set tirati, disputati da due interpreti che hanno testa e mezzi tecnici per salire velocemente sul palcoscenico del professionismo. Quando gli è stato chiesto a chi dedicava la vittoria di Santa Croce, Laurent il sorridente si è fatto per un attimo triste e ha sospirato. Ha ricordato di aver perso tre anni fa una sorella, ed era

La vincitrice Ana Konjuh


a lei che ora pensava, con gli occhi lucidi sospesi tra la gioia e i ricordi. Oltre a vincitori e finalisti, il 34° Torneo internazionale “Città di Santa Croce sull’Arno” Mauro Sabatini – sponsorizzato da Mediolanum, Conceria Caravaggio, LMF Biokimica, Sammontana, Kemas, Nik Winters, Gruppo Biokimica e Tuscania – ha confermato ancora il proprio prestigio tecnico con i rappresentanti di 50 Paesi del mondo, e tante promesse già pronte per il salto nel tennis dei grandi. Tra questi, forse, anche il fratellino di ‘NolÈ Djokovic, Djordje: stessi lineamenti, stesso taglio di capelli e stesso sorriso del n. 1 al mondo, ma ahimè costretto a un ritiro precoce al primo turno per problemi alla schiena. E l’Italia? Prego leggere i numeri arretrati… Arrivata a Santa Croce con l’artiglieria leggera e risparmiando (non si sa perché) la (presunta) fanteria pesante in vista della passerella milanese, la squadra azzurra è stata disastrosa nel femminile (nessuna ragazza approdata al terzo turno) ed abbastanza commovente nel maschile, con il solo ravennate Pietro Licciardi uscito nei quarti per mano di Montgomery, tra le imprecazioni per i rimbalzi delle palline e gli sguardi annoiati dei tecnici di Tirrenia, più intenti a prendere il sole che a nutrire speranza di gloria. Spes contra spem, dicevano i latini. Il miracolo del torneo di Santa Croce si è ripetuto, a tre anni dalla scomparsa del suo inventore, quel Mauro Sabatini che ancora sembra aggirarsi nel club durante la settimana del torneo, dispensando consigli ai suoi giovani eredi, su tutti Francesco Maffei, il direttore del torneo

che, lottando contro molte avversità, ma sorretto dalla compagnia dei soci e da un consiglio direttivo dalle idee chiare, continua a far vivere e crescere quella che rimane la più importante kermesse sportiva giovanile dell’intera provincia. Un torneo giovane, che si svecchia lentamente negli autori ma che rimane fedele alle tradizioni, come accadrebbe in un club inglese ultracentenario. Quest’anno un tocco ulteriore di freschezza l’hanno portato le studentesse del Liceo Linguistico “Eugenio Montale” di Pontedera, che grazie a un progetto serio e professionale, che tutti si augurano possa ripetersi, hanno lavorato al fianco degli organizzatori, gustando l’atmosfera inconfondibile di un evento da raccontare e conservare nella memoria. A proposito di gusti, il ristorante del Cerri diretto da Maria e Mariano non ha tradito la attese, presentando il proprio eccellente e attento servizio all’insegna della cucina familiare sana e di alta qualità, una vera eccezione per chi conosce e viaggia tra circoli, tornei, posate e cibi plastificati. Senza il carburante dei loro piatti (e anche delle magiche crostate) non saremmo sopravvissuti a giornate intense e a volte frenetiche, al termine delle quali, magari sul tardi, trovarsi insieme a tavola diventa un modo per stare semplicemente insieme. Come tanto piaceva a Mauro. Nelle foto in alto: una stagista del Liceo Linguistico Eugenio Montale intervista il vincitore Laurent Lokoli; la finalista del singolare femminile, l’australiana Ashleight Barty; il pubblico di Santa Croce In basso: il direttore del torneo Francesco Maffei con Djordje Djokovic e il trainer Miki Vukonic

34° TORNEO INTERNAZIONALE “CITTA’ DI SANTA CROCE” MAURO SABATINI (ITF, GRADE 1, TERRA)

14-19 MAGGIO 2012 RISULTATI Singolare Maschile Quarti: Montgomery (16, Rsa) b. Licciardi (9, Ita) 61, 57, 62; Friedrich (8, Bra) b. Silva (3, Por) 62, 64; Lokoli (14, Fra) b. Karlovskiy (Rus) 62, 62; Ymer (Swe) b. O’Mara (Gbr) 76,60. Semifinali: Montgomery b. Friedrich 62, 57, 75; Lokoli b. Ymer 36,60,75. Finale: Lokoli b. Montgomery 64, 64

Singolare femminile Quarti: Barty (1, Aus) b. Peterson (12, Swe) 63, 63; Siniakova (5, Cze) b. Zhao (4, Can) 64, 62; Konjuh (Cro) b. Csoregi (6, Rou) 63, 75; Gonzalez (2, Par) b. Uberalova (8, Svk) 63, 62. Semifinali: Barty b. Siniakova 62, 63; Konjuh b. Gonzalez 63, 61. Finale: Konjuh b. Barty 46, 52 ret.

Doppio maschile Semifinali: Peliwo/Uchida (1, Can/ Jpn) b Karlovskiy/Silva (3, Rus/Por) 26, 64, 10-7; Andrienko/Desyattnik (Rus) b. Silva Brisot/Ho (Bra/Tpe) 36, 62, 10-8 Finale: Peliwo/Uchida b. Andrienko/ Desyattnik 36, 63, 10-5

Doppio femminile Semifinali: Dean/Siniakova (5, Gbr/ Cze) b. Csoregi/Razafimahatratra (7, Rou/Mad) 64,76; Barty/Sanders (4, Aus) b. Mertens/Okuno (6, Bel/Jpn) 76,75 Finale: Dean/Siniakova b. Barty/ Sanders 26,64,10-5

101


Sport

Follonica

un giorno nel mondo delle

orse a osta oli

TEXT&PHOTO Graziano Bellini

M

arta mi viene incontro con il passo deciso e il sorriso accogliente della perfetta padrona di casa. Siamo all’ippodromo di Follonica per la tappa toscana dell’annuale concorso ippico internazionale “Follonica Etruscan Jumping Tour”. Per un giorno Marta mi ha invitato a entrare in un mondo a me completamente sconosciuto, un mondo a parte: quello dei concorsi ippici, dei cavalli e degli ostacoli, dei cavalieri e dei van, delle stalle e della sabbia, dei salti e dell’eleganza. Un mondo affascinante che vive di vita propria in una dimensione fatta su misura. Un mondo che lascia trasparire poco all’esterno e che, per uno come me che non segue quello sport, risulta davvero una realtà decisamente nuova. È un circuito itinerante che assomiglia un po’ a un circo con i suoi personaggi estrosi, con i suoi protagonisti e comprimari, con gli animali al seguito (cavalli, sì, ma anche gli immancabili cagnolini, compagni fedeli di ogni cavallo), con le loro dimore viaggianti, con le loro tappe in giro per l’Europa. Ma qui i cavalli non sono solo delle piacevoli attrazioni: sono anche dei

capitali economici non indifferenti. La realtà di questo hobby, di questa passione è fatta di cospicue risorse economiche investite, è un gioco per pochi eletti che possono permettersi questa evasione d’élite. Nonostante questo però non c’è ostentazione, anzi, la vita giornaliera è scandita da tanto lavoro e poche comodità e quindi, ogni appassionato di questo sport vive in questi frangenti una vita semplice, a contatto con i cavalli e con le stalle tutto il giorno, una vita fatta di pasti frugali, di impegno fisico e di accomodamenti logistici di pura semplicità. Niente vita mondana: troppo stanchi la sera per andare a visitare il paese che li ospita. Una semplice cena con la famiglia al seguito, con i propri collaboratori, un buon bicchiere di vino e a letto presto. Il tutto viene ripagato dalla bellezza dei gesti che questi cavalieri e questi splendidi animali ci regalano durante le gare. Questo mondo a parte allora diventa una magica bolla di vetro dove ti sembra di esser stato catapultato da un’altra dimensione, un sport dove le gesta e le competizioni sono scandite da applausi, dove sono accompagnate dall’elegante battere del ritmo di corsa dei cavalli e di silenzi che improvvisamente si materializzano quando il cavallo salta sopra l’ostacolo insieme al suo cavaliere, formando in quel momento un essere volante unico per riprendere la ritmica cadenza una volta ritoccato terra dall’altra parte. Ci sono mille cose da prevedere, organizzare, disporre e mentre Marta è impegnata in tutto questo, io mi perdo un po’ in giro ad ammirare le bancarelle che espongono attrezzatture tecniche a me totalmente sconosciute e che Marta Vivaldi

catturano la mia curiosità. Nel frattempo si alternano le gare dei cavalieri Senior e Giovani mentre i Butteri maremmani si apprestano a regalarci uno show nella loro terra in questo impianto d’avanguardia affacciato sul Golfo di Follonica che già da solo è uno spettacolo nello spettacolo.


Sensi

di Margot

Non vale la pena di godere di diritti che non derivino dall ’aver compiuto il proprio dovere. Mohandas Karamchand Gandhi

(1869-1948)

politico e fisolofo


t e n ! e i l a c

Valent ia

Sogno o son desto? Ebbene sì, l’avveniristica Città delle Arti e delle Scienze, realizzata nella spagnolissima Valencia, suscita emozioni fortissime grazie alla fantastica architettura quasi irreale. L’acqua, il bianco, il vetro, l’acciaio, rappresentano gli elementi costitutivi degli edifici dall’aspetto armonioso e ammiratissimo dagli estimatori della città, diventati il simbolo di una realtà che si è imposta all’attenzione del mondo grazie a un arguto restyling urbano, visibilità mediatica, valorizzazione di monumenti, gastronomia, feste popolati, soggiorni balneari. Per un tuffo rilassante in acque cristalline, le spiagge sabbiose di Las Arenas e La Malvarrosa rappresentano il posto ideale nel quale trascorrere le prossime vacanze estive grazie alla presenza di ottime strutture ricettive, locali per tutte le tasche, manifestazioni di rilievo come il Festival annuale delle attività aeree; per gli amanti della tranquillità si consiglia Patacona, Pinedo, El Saler, bellissimi luoghi marini dove si respira un’aria ancora incontaminata. Da non dimenticare le fantastiche tradizioni secolari, infatti Valencia conserva gelosamente usi e costumi, che ogni anno trovano sfogo nelle sontuose processioni della Settimana Santa, de Nuestra Señora de los Desamparados, del Corpus Domini, de Las Fallas, quest’ultima caratterizzata da gigantesche sculture satiriche incendiate nelle piazze della città vecchia tra fuochi d’artificio. Il patrimonio cittadino è ricco di rilevanze artistiche, basti menzionare il gotico Palazzo della Seta, la barocca basilica in Plaza de la Virgen o la Porta della Cattedrale, le torri merlate appartenenti alle antiche mura, il modernismo ottocentesco particolarmente elaborato nel quartiere di Eixample o nella stazione ferroviaria, eccellente esempio architettonico caratterizzato da una creativa elaborazione estetica. La sua gastronomia è un tripudio di odori, sapori, gusti eterogenei, basti menzionare la blasonata paella nata in questa dolce terra e conosciuta nel mondo per il felice connubio tra riso, pollo, coniglio, vongole. Ed è proprio il riso il prodotto principe della gastronomia valenciana cucinato col pesce, nero di seppia, aglio e pepe, ma esistono altre varianti le cui ricette sono gelosamente custodite da ogni singola famiglia. Insomma la metropoli spagnola continua a mietere successi grazie ad una oculata politica privilegiante un ottimo rapporto qualità-prezzo nella variegata offerta turistica del luogo. (Foto concesse dall’ufficio stampa Oficina Española de Turismo en Roma, TURESPAÑA; GO UP COMMUNICATION - Milano)

TEXT Carlo Ciappina


Fondata nel VI secolo dal vescovo di Cambrai, la capitale belga costituisce una perfetta sintesi di una nazione dalle molteplici risorse. Contesa in passato da francesi, inglesi, austriaci, spagnoli, per la sua posizione strategica e l’opulenza raggiunta a partire dal XV secolo, Bruxelles rappresenta una dinamica realtà aperta al contemporaneo, consapevole del suo ruolo istituzionale, rispettosa del suo dignitoso passato scenograficamente sintetizzato nella bellissima Grand Place, trionfo di una armoniosa architettura che vanta il magnifico Palazzo Comunale, l’austera Casa del Re, gli edifici delle Corporazioni, dove lo stile gotico viene contaminato da delicate “intrusioni” rinascimentali e barocche. Lo sfrontato puttino in bronzo, denominato Manneken Pis e simbolo artistico della città, sintetizza il carattere dei suoi abitanti rispettosi del laicismo ma, al contempo, sensibili alla sfera religiosa come dimostra l’austera Cattedrale di S. Michele e Gudula, superbo monumento dell’arte tardo medievale, la Chiesa di NotreDame du Sablon, il cui interno è caratterizzato da polifore e volte a crociera, ma lasciamo al turista il gusto di scoprire il resto del patrimonio architettonico che costella questa meravigliosa realtà urbana. Le tradizioni religiose sono molto sentite dalla gente, a tal riguardo, basti menzionare la famosa processione in costumi cinquecenteschi, presso la Grand Place, rievocante l’ingresso in città della statua miracolosa di Notre Dame sur la Branche tra un tripudio di composizioni floreali dai colori fantastici. La prolifica produzione storico-artistica della capitale belga è, anche, supportata dalle pregevoli collezioni conservate presso il Museo della citata Casa del Re, il Museo della Città, il Museo delle Belle Arti, il Museo dedicato all’ideatore del Surrealismo, René Magritte, le Istituzioni, le fondazioni, nelle quali trovano anche dimora pregevoli tele dipinte da Jan Van Eych e Pieter Bruegel, artefici di uno stile che tanto ha influenzato la pittura europea per dovizia di particolari e tecnica pittorica. Il contemporaneo trova sfogo presso il Parco Laeken, nel quale dimora la macroscopica struttura molecolare del ferro, alta 100 metri, dove è ubicato il blasonato Museo della Scienza. Sede degli Organi più importanti dell’Unione Europea, la città rappresenta un encomiabile esempio di integrazione, convivenza, rispetto reciproco, tra la popolazione vallona e quella fiamminga, amorevoli sudditi di Sua Maestà Alberto II e Paola Ruffo; infatti la metropoli ospita la residenza dei sovrani discendenti dalla gloriosa casata dei Sassonia-Coburgo-Gotha, pregevole esempio di architettura settecentesca ricca di saloni sontuosi, arredamenti d’epoca, statue, quadri d’autore, giardino alla francese. E la gastronomia? Quella si che è una sorpresa, basti menzionare le gustose cozze servite con patate fritte, l’aringa affumicata, l’anguilla, le crocchette di gamberetti, i famosi cavolini, l’insalata belga. La birra, famosa per le innumerevoli varietà, e il delicato cioccolato completano la raffinata offerta gradita dai numerosi turisti che annualmente visitano Bruxelles. (Foto concesse dall’ufficio stampa Turismo Fiandre, Bruxelles, Belgio www.turismofiandre.it; Ufficio Belga per il turismo Bruxelles-Vallonia (OPT J.P. Remy; Xavier Claes; OPT - J. Jeanmart; WBT - J.L. Flèmal; OPT - Ricardo de la Riva) www.belgioturismo.it)

TEXT Carlo Ciappina

B

envenuti a ruxelles


Reality

MO

DA

DONNA

C

ome per la scorsa stagione, anche in estate, si respira un revival degli anni passati: le linee fluide degli anni ‘20, i tailleur degli anni ‘50, mentre in spiaggia gli anni ‘70 danno colore e stile. Per quest’estate. La provocazione e l’aggressività lasciano il posto alla leggerezza delle linee fluide e scivolate, come gli abiti in voillé di Alberta Ferretti. Gli anni ‘20 diventano uno dei periodi preferiti di Gucci con scintillanti abitini charleston, mentre Prada ricorda gli anni ‘40 e Fendi la borghesia italiana degli anni ‘60. Al mare perchè libere da costrizioni e da rigore ci si diverte con lo stile pin up anni ‘50 o figlia dei fiori anni ‘70. Comodità e freschezza, vivacità e stile. I colori del sole accendono le giornate incerte: arancio, giallo, ocra, rosso in contrasto con il total white che in estate esalta l’abbronzatura e veste di freschezza. A trionfare anche il tema Food che è assoluto protagonista, per esempio, della collezione di Dolce&Gabbana: gli abiti giocano con le stampe e i motivi più vari, tra sete fresche e lucide presenta un look total foulard in tutti i colori dell’arcobaleno e la linea principe Dolce&Gabbana stupisce con stampe nostrane: pomodori, melanzane, zucchine, cipolle e peperoncini rallegrano tubini, abiti tradizionali tagliati in vita e arricciati, short e giacche destrutturate. Alla ribalta delle tendenze più affascinanti da segnalare anche decori e stampe etniche, abili nel regalare emozioni e riportare alla memoria ricordi di viaggi e culture lontane. Quest’estate più che mai l’accessorio deve rinnovare o trasformare un outfit anche piuttosto semplice, in un look eclatante grazie anche a un solo pezzo magari colorato di grande impatto scenografico - Miu Miu - o che segnali il grande ritorno della donna al romanticismo: perle per Chanel, pizzi, volant rosa confetto per Valentino. l’estate è alle porte divertitevi e siate stilosi!”

Autorizzazioni Chicco , Manfrotto da MSLGROUP

MO

DA

CHICCO

mini uomo mini donna

P

Foto autorizzate Ufficio Stampa H&M Milano

Moda

e

ccoci arrivati alle porte dell’ESTATE... Mentre i meteorologi preannunciano un tempo altalenante, afoso, nuvoloso e con grandi temporali tropicali, sulla moda splende sempre il sole: stili e colori vestono questo meraviglioso periodo dell’anno con tinte frizzanti e vivaci. Il glamour che fa tendenza. I dettagli che fanno… MODA. La moda, un’istituzione, una tendenza mondiale che parte dall’Italia e che in Toscana trova creatività, qualità e grande professionalità...una rubrica che non poteva mancare su Reality!

er i piccoli cuccioli Chicco regala una linea delicata leggera all’insegna dei colori accesi, che come sempre veste i nostri bambini con gusto e freschezza. Le righe, lo stile marinaretto, il bianco a stampe floreali per le principessine e i tenui colori pastello per i più piccini accompagnano i bambini in un’estate ricca di emozioni e divertimento. La linea di scarpe e sandali garantisce sicurezza per l’anatomica forma al piede dei bambini e grande varietà di colori e stili. Abiti pratici, comodi che vestono i bambini adattandosi alle loro giornate.


MODA ESTATE 2012 Foto autorizzate Ufficio Stampa H&M Milano

di Eleonora Garufi

MO

DA

UOMO

I

nostri uomini proseguono la loro strada verso la leggerezza e l’essenzialità: linee morbide e pulite, un look tanto semplice da essere quasi sofisticato. Eleganza e sobrietà, in poche parole la ritrovata semplicità maschile rappresentata al meglio da Armani che riscopre il sex appeal dell’uomo di un tempo: giacche leggere che si allacciano con un solo bottone, cravatte a pattern regolari, maglioncini di filo a scacchi, camicie chiare, tessuti pregiati come il crepe e la seta. Il risultato è uno stile ricercato, lontano dagli artifiziartificiosi‚ che ci hanno abituati a veder sfilare in passerella: «gli uomini devono vestirsi da uomini» così dice il grande guru della moda... a buon intenditor poche parole.

www .hm.

com

è trova il march H&M io sv no a pr le tende edese d ezzi nze im de ove s mod a è a battibili ll’alta m i !P o port ata d erché la da i tut i neg ti!!! ozi Fir

en

h&

m più Tosc ze Via Po vicin ana i Firen r Santa M Centr z o C e (IT) +39 aria - 5012 0 2 omm Via S 55 2 1016 an 9 Tosc Quiric erciale o, 16 ana I G igli Cap 5-5 a + 0 Prato 39 055 89ll7e (FI) Itali0a13 4540 Pleia Parco d P (PO) i - 59100 rato - Via Italia To d +39 scana P elle 0574 ra 6366 to 21

P

er tutte le famiglie Chicco consiglia “Manfrotto” prezioso alleato di mamme e papà per fotografare i momenti magici della crescita di un bambino. La pratica Serie Compact e le borse della linea Stile sono accessori leggeri e facili da usare per fermare con uno scatto le immagini più belle dell’estate 2012 dei vostri piccoli. Tante proposte da scegliere in base alle singole necessità: dai treppiedi e monopiedi ultraversatili e compatti della serie Compact alle borse eleganti e resistenti della linea Stile per trasportare l’attrezzatura in tutta comodità. Visita il sito www.manfrotto.com


orchidea fiore del desiderio

TEXT Paolo Pianigiani PHOTO Alena Fialová

C

’è poco da girarci intorno… il nome questo straordinario fiore se lo conquistò sul campo: “Orchis”, in greco, vuol dire proprio “testicolo”, e sembrano proprio attributi maschili i due bulbi che stanno alla base della piantina, appena lì sotto al terreno. E d’altra parte il mito greco ripercorre la stessa strada, immaginando un terribile conquistatore di femmine, il giovane e aitante Orchis, incappare nella più classica delle gaffes, provare a portarsi a letto una sacerdotessa di Dionisio. La vendetta delle Moire fu immediata: lo fecero dilaniare dalle belve feroci. Ma gli dei, che in fondo erano sempre pronti a perdonare gli eccessi degli uomini, ben poca cosa rispetto ai propri, vollero che almeno il ricordo di Orchis, o dei suoi attributi, restasse nel mondo: fecero nascere dai suoi resti mortali una piantina con due protuberanze, a fior di terra, così tipiche. È da dire, e va da sé, che gli splendidi fiori ricordano sensuali e misteriose figurazioni femminili: così si chiude il cerchio e la storia è completa. Eduard Manet pensò bene di infilare un bel fiore d’orchidea fra i capelli di Olimpya, nel suo quadro più famoso. Lo sguardo di sfida di una prostituta, nella sua prorompente e sfrontata bellezza, non poteva avere che questo fiore, pieno di femminilità, come accompagnamento. Le orchidee, dal punto di vista scientifico, sono i fiori delle Orchidaceae, famiglia di piante monocotiledoni, che appartiene all’ordine delle Orchidales. Sono piante erbacee perenni, diffuse in tutto il mondo. Ma la maggior parte delle specie proviene dalle zone tropicali dell’Asia, dal Sud America e dall’America Centrale. In Italia abbiamo 29 generi che crescono spontaneamente, suddivise

Édouard Manet, Olympia, 1863

in 189 specie. Sono diversissime fra loro, ma presentano, a vederle da vicino, sempre il particolare aspetto che le caratterizza, con la disposizione a raggiera dei sepali e dei petali e il “lambello”, che sembra quasi una lingua: e sono tutte bellissime. Le orchidee più conosciute, naturalmente, sono quelle che si trovano nei negozi dei fiorai, ottenute nel tempo con attente selezioni. Impossibile non restarne incantati: eleganti, vorticose, gioia per gli occhi… come definirle diversamente? Ne esiste un varietà dal nome curioso: “scarpetta di Venere”, diffusa anche sulle nostre Alpi, che ha particolari doti curative. Gli indiani d’America usavano il suo rizoma contro le malattie nervose e il mal di testa. Un’altra, particolarmente bella, si chiama Orchidea Dracula. È davvero inquietante, con il suo aspetto minaccioso, e non per nulla si è

guadagnata quel nome oscuro. Data la loro bellezza, e l’infinita varietà delle forme, le orchidee sono insieme alle rose, i fiori maggiormente regalati, per ogni occasione. Ma state attenti: regalarla a una donna (o peggio, a un uomo) è un’ammissione di totale dedizione: significa infatti confessare di avere in pratica perso la testa. Donare un’orchidea è una dedica importante, significa dire: è passione assoluta, per sempre! È considerato da secoli il fiore afrodisiaco per eccellenza: finiva regolarmente dentro le ricette più complicate di streghe e fattucchiere, per gli elisir d’amore e le pozioni magiche, quando si voleva forzare un po’ la mano al destino e alla ventura delle cose. Simboleggia dunque sensualità, ma anche lusso, fascino e ricercatezza. Tutte cose a cui, da quando esiste il mondo, è difficile se non impossibile, resistere.


© Foto Alena Fialová


La Grafologia

Mario Tobino a cura di Maura Laura Ferrari

L

a Grafologia, Scienza dell’espressione umana, indaga la struttura della personalità attraverso lo studio della scrittura. Essa utilizza un metodo che affonda le sue radice in conoscenze fisiologiche e psicologiche e si esplica attraverso un’analisi tecnica dettagliata delle varie caratteristiche della grafia che vengono poi interpretate nel loro complessivo e reciproco strutturarsi, riuscendo così a portare alla luce i lati sia consci sia inconsci della personalità dello scrivente. Da molti anni, soprattutto in Francia e in Germania, la grafologia è utilizzata da Enti pubblici e privati in vari ambiti: la Perizia giudiziaria per stabilire l’autenticità di firme e documenti, l’Età evolutiva nelle scuole per monitorare gli studenti e orientare le scelte di indirizzo di studio, l’ Ambito Aziendale per la selezione riorganizzazione del personale, il Clinico per fornire ai medici specialisti (psicologi, psichiatri, etc.) strumenti ausiliari per l’individuazione dei disagi e disturbi mentali. I privati spesso chiedono un Profilo di personalità per semplice curiosità o desiderio di auto-conoscenza ma possono essere anche analizzate comparativamente le scritture dei componenti di una famiglia o di una coppia allo scopo di individuare possibili nodi e dinamiche di conflitto. Nella Ricerca infine la grafologia può offrire spunti di riflessione inusuali e gettare luce sulla personalità profonda di personaggi della storia, dell’arte, della letteratura. Qui sotto, ad esempio, diamo alcuni accenni su quello che la grafia di Mario Tobino ci rivela del carattere di questo grande scrittore e psichiatra.

Le caratteristiche di questa scrittura, la pressione nutrita, la tenuta del rigo stabile, la zona inferiore importante, ben radicata ci rivelano che per Tobino la conoscenza del mondo passa anche attraverso i sensi e le impressioni tangibili. Vivo è il contatto con le leggi naturali, lo spirito d’osservazione e la percezione dell’altro in modo istintivo e la capacità di godere della vita anche nelle sue manifestazioni sensoriali. Il ritmo, le finali delle parole lanciate, le grandi barre del “t”, le forme semiangolose, inclinate a destra, i prolungamenti in alto e basso, la “r” ben formata ci parlano invece della sua grande forza vitale e dell’ambizione che sono però sempre accompagnate da impegno e determinazione, direi di più: slancio, entusiasmo, gusto della conquista. L’orgoglio e talvolta l’impulsività lo spingono ad andare oltre i propri limiti e le proprie forze. La scrittura si presenta infatti anche grande, semplice, spontanea, libera nella presa di possesso dello spazio, la firma omogenea rispetto al testo. Un confortevole Sé si mostra con autenticità e coraggio per essere pienamente sé stesso, senza dissimulazioni, atteggiamenti sovrapposti e sovrastrutture, in www.marialauraferrari.com contatti@marialauraferrari.com

coerenza con i propri principi morali. Ma in Tobino, accanto alle doti intellettuali, troviamo ben presenti, altrettanto preziose per la sua professione di medico, alcune non trascurabili doti umane: il tratto caldo in grafia inclinata, allargata, i legamenti a ghirlanda ci indicano calore di sentimenti, socievolezza, ricerca

di contatto, disponibilità verso l’altro, senso della solidarietà umana. L’apertura degli ovali a sinistra, immagine evocativa di un orecchio all’ascolto, richiamano la capacità di entrare in empatia con l’interlocutore. Alcuni segni particolari come ricci, nodi, fusi, prolungamenti in basso con rigonfiamenti, evidenziano invece orgoglio, narcisismo, sensualità; le finali a mazza, acuminate, o, verso il basso, a cuneo, molto dicono sulla sua passiona-

lità, su i momenti di aggressività verbale, d’ira, rara e improvvisa. In sintesi Tobino è un Passionale, secondo la tipizzazione del Grafologo Le Senne: ama combattere ma sistematizzando il suo comportamento, dedicandosi ad un progetto a lungo termine. Possiede una logica sostenuta. Fedele a se stesso, si mette al servizio dei valori essenziali. L’equilibrio al quale perviene però viene pagato con la rinuncia. L’emotività lo rende sensibili al minimo dettaglio, si infiamma per un’idea, un oggetto, una situazione, una tecnica, di cui parla come se si trattasse di una persona amata. E in questo modo Tobino parlava della Poesia.Dotato di una grande energia sessuale, la tiene tuttavia a freno ma si lancia a fondo se l’oggetto del desiderio è conforme alle sue scelte selettive. Non ama il divertimento in sé, gli svaghi, gli sembrano sempre troppo banali. In genere non si adatta facilmente agli altri, alle convenzioni, al modo di essere “comune”. Deve vivere l’idea che lo guida con persistenza, intensità, perseveranza. Il che, malgrado il carattere difficile, disdegnoso, selettivo, rende il passionale, alla fine, un essere profondamente sociale, oltre che individuale.


agopuntura PERDERE PESO

con l’

TEXT Prof. Carlo Borsari

L

’obesità è un problema che interessa il 40% della popolazione italiana e dunque essa è a buon ragione considerata un problema sociale, non tanto per le modificazioni estetiche provocate dall’accumulo di grasso, quanto perché può favorire l’insorgenza o aggravare i sintomi di molte malattie: cardiache e circolatorie, respiratorie, dia-

L’obesità è un problema che interessa il 40% della popolazione italiana bete, artrosi, etc. La medicina scientifica occidentale considera quindi l’obesità una vera e propria patologia, da prevenire fin dall’infanzia. La medicina cinese considera l’obesità una forma patologica dovuta a un’alterazione del decorso energetico e a un eccessivo accumulo di liquidi e, per il suo trattamento, ha sempre utilizzato, oltre la dietetica fitoterapica orientale, l’agopuntura. L’effetto principale della stimolazione con l’agopuntura è la riduzione rapida, spesso immediata e notevole del bisogno intenso di cibo (in genere quello dolce) accompagnata dalla sensazione di sazietà. Questo comporta una netta riduzione alimentare con conseguente diminuzione dell’apporto calorico, non accompagnata da ansia e irritabilità (spesso causa dell’abbandono della terapia dietetica). Quindi il primo e principale effetto dell’agopuntura è quello ansiolitico che, associato a un miglioramento del tono dell’umore, facilita il mantenimento di un’alimentazione più corretta. Naturalmente all’agopuntura dovrebbe essere abbinata una dieta personalizzata che tenga conto delle esigenze e dei gusti della persona obesa. Talvolta, però, è sufficiente la sola agopuntura a favorire la riduzione del peso in eccesso, riportando la persona obesa, grazie alla sua azione “riequilibratrice” (percepita come riduzione dell’ansia) a un ritmo biologico

e fisiologico normale. Sono sufficienti poche sedute 4-6 a ottenere dei risultati evidenti: questi sono anche duraturi, perché facilitano l’assunzione equilibrata degli alimenti e il mantenimento di buone abitudini dietetiche. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che l’agopuntura agisca anche sul metabolismo dei grassi favorendo la loro eliminazione e riducendone l’assorbimento. Nel mese di maggio 2012 è stato pubblicato in una delle principali riviste scientifiche internazionali sull’obesità, i risultati di una ricerca effettuata, su oltre novemila pazienti obesi trattati con agopuntura, dalla quale risulta che il trattamento con agopuntura è efficace quanto i trattamenti con i farmaci antiobesità, ma senza effetti avversi. www.agopunturapisa.it

Nota. Secondo l’agopuntura (tecnica medica di origine cinese risalente al 4000 a.C.), il corpo umano possiede un sistema di canali energetici (“meridiani”) nei quali scorrerebbero il “Qi” (l’energia vitale) e il sangue, il cui ritmico fluire permetterebbe il normale funzionamento del corpo umano e la difesa dalle malattie. L’energia “Qi“ è presente in tutto l’universo sotto due aspetti diversi in contrasto e in unione inscindibile fra di loro: l’energia Yang e l’energia Inn; il fluire armonico della vita dipende dalla presenza equilibrata di entrambe le forme energetiche. Quando il soggetto è sano, l’energia e il sangue scorrono nei meridiani nutrendo e proteggendo i tessuti corporei e gli organi, mantenendone il corretto funzionamento: un’alterazione o una malattia di uno di questi organi provocherebbe una modificazione del regolare decorso energetico o uno squilibrio fra le due energie con comparsa della sintomatologia specifica. I punti di agopuntura rappresentano delle zone sui meridiani dove l’energia vitale è più superficiale e modificabile in senso positivo o negativo mediante l’infissione di aghi. Tali punti funzionano come interruttori di un circuito elettrico o delle saracinesche di un sistema idraulico e, pertanto, ristabiliscono il flusso dell’energia e del sangue così da permettere la guarigione o ridurre i sintomi .

111


bon ton della rete

oda netiquette a cura del Maestro di cerimonie Alberto Presutti

www.albertopresutti.it

E

sistono molte regole denominate “Netiquette” – parola che potremmo tradurre in “Galateo (Etiquette) della Rete (Net)” - che sono volte al rispetto reciproco degli utenti della Rete. In Internet si può accedere come persone civili, o, purtroppo, anche comportandosi da predatori o vandali, saccheggiando le tante risorse presenti, come scaricare illegalmente musica e film. La Rete si caratterizza per la comunicazione facilitata dalla e-mail, e nasce così un Galateo della Posta elettronica, che prevede l’uso di testi sempre scritti in minuscolo in quanto l’uso del maiuscolo equivale a “gridare”, per cui è da evitare o, al massimo, da utilizzare nel titolo. Sarà bene, poi, limitare la lunghezza del messaggio, data la difficoltà di leggere testi molto estesi dallo schermo del computer e qualora si facciano delle battute umoristiche, sarà opportuno associarle a uno “smiley”, simbolo che rappresenta l’ironia, per non creare antipatici fraintendimenti di senso. Un consiglio la “Netiquette” lo presta: quello di rileggere sempre attentamente ciò che si è scritto, per rendersi conto del suo impatto sull’interlocutore a cui lo spediamo! Mai lasciarsi trascinare dall’impulsività o dalla rabbia! Poiché vi sono figure di delinquenza sulla rete, i cosiddetti “hacker”, che hanno la possibilità di intercettare la posta nel percorso tra mittente e destinatario, è sconsigliabile inviare nelle proprie e-mail riferimenti a numeri di carte di credito o password di accesso a siti, per esempio, bancari. Per quanto concerne la frequentazione delle Chat, luoghi virtuali di conversazione tra utenti, è buona norma non presentarsi tramite nomignoli ambigui o di tipo offensivo o smaccatamente afferenti alla sfera sessuale. Non si devono mai mettere in atto forme di pubblicità commerciale o professionale di tipo invasivo della altrui privacy, quale lo “spamming”, perché non è piacevole trovarsi la casella di posta elettronica completamente invasa da messaggi pubblicitari. D’altronde con la nascita dei Social Network, volti attraverso connessioni chiamate “amicizia”, a mettere in contatto persone di ogni dove, la “Netiquette” trova la sua fondamentale ragion d’essere, non potendosi consentire abusi né di linguaggio né di stile. Eppure, potendosi postare anche fotografie o filmati, sono sempre più frequenti cadute di gusto, mancanza di buon senso, volgari casi di esibizionismo, becera propaganda politica. Ogni volta che ci sediamo davanti al computer e digitiamo sulla tastiera entriamo nella mappa del mondo altrui, per cui la “Netiquette” suggerisce di stabilire, innanzitutto, con sufficiente attendibilità chi si ha davanti dall’altra parte dello schermo e modulare la comunicazione in armonia con questa determinazione, per favotrire la nascita di una “vera” amicizia e non un collegamento fine a se stesso.


Il calore delle costellazioni estive nella brezza di Toscana di Federica Farini

Cancro

Leone

Vergine

Quando la primavera rafforza il suo calore con l’intensità dei raggi del sole, il segno zodiacale del Cancro dischiude la sua essenza con la dolcezza e la radiosità della propria indole, illuminato dal candore del suo pianeta guida, la Luna. Il quarto segno vive dell’elemento acqua, sinonimo di emotività e del “fluire” dei sentimenti, che vestiti di un colore sarebbero bianchi. Cancro come idealismo, spiritualità, prezioso e nascosto dal suo “guscio”, proprio come una perla, ricco di fascino sensuale e non ostentato, tutto da scoprire. Perfetto per lui l’argento, con la sua tonalità fredda e lunare, che ci rammenta l’origine della penisola del Monte Argentario: nata come isola e solo successivamente collegata attraverso i tomboli alla terraferma di Orbetello, grazie a detriti trasportati dai fiumi e dal mare. “Argentario”, nome che tra le varie interpretazioni sembra derivare dai giochi di luce delle sue rocce con il riflesso nel mare, etimologia che risale allo splendore di alcuni giacimenti di cristalli di mica rinvenuti sulle cime del promontorio stesso.

Quando l’estate travolge gli animi in tutto il suo splendore, ecco fare capolino lo sfarzo a volte esagerato del segno zodiacale del Leone, vigore, energia e creatività. Il quinto segno incarna l’eleganza maestosa e solenne della sicurezza che mostra nei confronti del mondo, grazie al suo innato carisma. La terra denominata un tempo Etruria, corrispondente alla Toscana, all’Umbria fino al fiume Tevere e al Lazio settentrionale, – a partire dall’VIII secolo a.C.– tramanda al quinto segno l’attitudine al lusso: dalle tombe “principesche”, rinvenute a Cerveteri e Vetulonia, icone di nobiltà esibita, agli oggetti d’ornamento personale, ricavati col più prezioso tra i metalli, tanto caro al quinto segno zodiacale: l’oro. Esso veniva spesso lavorato dagli artigiani Etruschi, attraverso la tecnica della granulazione, già conosciuta nel mondo egizio, in forma di saldatura di minuscole sfere (grani), grazie a sale di rame e collante organico su un fondo di lamina.

Nel segno zodiacale della Vergine il calore dei raggi estivi si fa più pacato, ritornando ad un quotidiano più impegnato e meno futile, legato al lavoro produttivo che si trasforma in tradizione. Anche i gusti della seria Vergine riflettono l’atteggiamento pratico e realistico. L’origine della costellazione è una storia di morte, che racchiude in sé la generazione e il rinnovarsi di nuova vita, come l’autunno, stagione del sesto segno. Quando Dioniso, dio del vino, scese sulla terra per donare agli uomini il suo prezioso nettare, fu ospitato da Icario e da sua figlia Erigone, ai quali Dioniso insegnò l’arte della viticoltura e della fermentazione, con la raccomandazione di diffonderne l’uso tra i vicini, i quali abusarono del dono del vino stesso, fino a ritenere che Icario li avesse voluti avvelenare, e lo uccisero per vendetta. Dioniso inflisse così una tremenda maledizione al loro popolo e ai discendenti. Erigone fu eternata nella leggenda proprio nella costellazione della Vergine. Il sesto segno è legato profondamente a questo prodotto della terra. Adatto un bianco-dolce, misurato, come il Vino Bianco della Valdinievole DOC, nato nella culla dei comuni tra Pistoia e Lucca, dotato di patente di nobiltà, apprezzato dai grandi come Puccini, Mascagni, Totò. Gusto raffinato e ricercato, come solo la Vergine sa essere.


la mucca, la capretta, la pecora e il leone Una mucca, una capretta e una pecora fecero un patto con un leone. Il patto consisteva nel cacciare insieme e dividersi poi la preda. Dopo lunghe ore di corsa e di fatica, stanchi e affamati riuscirono finalmente a catturare un grosso cervo. Il leone ne fece 4 parti e radunati i compagni, desiderosi e smaniosi di divorare la preda, tenne loro questo discorso. «Cari amici io mi prendo la prima parte perché mi chiamo Leone, la seconda parte me la dovete assegnare perché sono il più forte, la terza mi spetta in quanto vostro alleato ed infine guai a chi si azzarda a toccare la quarta» Del tutto incapaci di reagire alla malvagia arroganza del leone, fu così che la mucca, la capretta e la pecora rimasero a bocca asciutta.

MORALE L’alleanza con un potente è cosa quanto mai pericolosa e imprudente.

Favole di Fedro


Š www.ctedizioni.it

Conceria San Lorenzo Spa Via Provinciale Francesca Nord, 191-193 56022 Castelfranco di Sotto (PI) - Italy Tel. +39 0571478985-6 Fax +39 0571489661 www.sanlorenzospa.it - info@sanlorenzospa.it


Centro Toscano Edizioni


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.