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Editoriale

Corri la vita Il giovane ragazzo con la passione nel sangue ama correre. I suoi coetanei studiano diligentemente e appassionatamente italiano, matematica scienze, geografia, per lui semplici materie che si studiano sì, ma senza interesse. Unica la geografia, forse per la sua voglia di viaggiare e fantasticare sui suoi futuri successi. Tutti i suoi amici praticano sport come calcio, pallavolo, tennis; sport per lui troppo semplici, ordinari, la sua mente sente il rombo dei motori, il richiamo del rischio, la voglia di osare. Cominciano gli allenamenti, le aspettative sono buone; fisico perfetto, muscoli d’acciaio, nervi saldi, un pilota deve essere sempre al massimo, la sua integrità e prontezza devono essere ottime. Iniziano le prime gare, la voglia di vincere è tanta; accelleratore in fondo, rettilinei, curve, tornanti, il piede è sempre giù, non si alza, tacco-punta, gas-freno, le auto sembrano sfiorare il circuito come se volassero... Finalmente arrivano le prime vittorie, tocca il cielo con un dito, alle sue spalle tutti i sacrifici, le amarezze. Adesso arrivano i momenti di gloria, in tutta Europa conoscono il suo nome, le sue prodezze. Gli anni passano, il gioco comincia a farsi duro, le regole cambiano, gli avversari a volte sono sleali, sempre pronti a colpire alle spalle, tutto pur di sconfiggerlo, i loro obbiettivi sono diversi o forse i suoi sono diversi, forse la ragione prevale sull’incoscenza, o forse ha paura, la paura di perdere tutto quello che ha conquistato giorno dopo giorno, con forza, gara dopo gara. In una corsa nella sua città, davanti ai suoi amici d’infanzia, a quelli che come lui credevano in qualcosa e sono riusciti ad ottenerlo; al decimo giro, all’imbocco della terza curva una sensazione, un pericolo, pensa, rallenta: “La vita è importante!”. In situazioni negative e di tensione si rallenta sempre, si è cauti, non si può pensare di arrivare sempre e a tutti costi primi! La sua voglia di vittoria è passata? Nella vita l’importante è vivere. Vince chi si mette in discussione e continua a correre come fosse la prima volta, mettendo a frutto la propria volontà, capacità ed esperienza così da dominare e superare positivamente le difficoltà. La gara finisce...



Parliamo di...

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Semplicemente Andy Strenna Jazz: un omaggio in musica L’Arboristeria in testa: Arbore “crescentis”? Perché San Remo è San Remo? Dreaming Fashion 09 Una piccola villa contemporanea AIDS e Mass Media La consapevolezza della coppia adottiva

Gruppo Valiani: escursione ad alta quota Meco rispetta l’ambiente É il momento di crescere Quando il cliente è una firma I sistemi di gestione Claudio Martini illustra il pacchetto anti-crisi Corsi riconosciuti: cosa sono? Accessibilità dei siti web e plugin

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Economia

Territorio

Sommario

Ferdinando Folchi e l’Avvocato Il primo biografo di Dante Il Santuario di Querce Vincenzo Baldovinetti, un cavaliere... Una relazione antica Un giorno a Casola in Lunigiana... Marco Cipollini 33a edizione del Città di Fucecchio Cento anni del Futurismo

Una parentesi luminosa Il poeta clandestino e un sogno realizzato Due volumi per gli artisti del territorio... Palm Spring International Film Festival La città di Massa, capitale internazionale... Santa Cristiana: il musical Il ballo è vita all’Atena Dance Una passione che unisce

Tre giovani ricreano la Sacra Famiglia Una venerdì in bicicletta Grandi campioni Non solo cabaret Carnevale d’Autore Epoca: che passione! La nuova iniziativa Carismi... Il Consorzio Vera Pelle al Vegetale si rinnova

Le Vetrine

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Società

Arte

Romano Stefanelli Arte, Genio e Follia... Immagini dell’Universo dall’antichità... Il Carnevale in mostra Effigi di San Paolo proclamazione di Cristo Melancholia Ridens Raffaello e Urbino TAR, black, beauty, magic

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Corrado Assenza, pasticcere barocco Nizza evoca la Belle Epoque Torino è AutoMotoRetrò La Dalia, la preferita da Goethe Dentro l’immagine

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Stampa: Bandecchi & Vivaldi s.n.c.- Pontedera (Pi)

ISSN 1973-3658 Reality numero 51 - marzo 2009 Reg. Trl. Pisa n. 21 del 25.10.1998 Responsabile: Margherita Casazza dal 19.11.2007

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Romano Stefanelli Un maestro in “parete”

di Nicola Micieli

CENNI BIOGRAFICI

Pittore parietale tra i maggiori che si annoverino in Italia oggi, Stefanelli ha egualmente dedicato la propria esistenza a disegnare e dipingere ogni soggetto da studio, come sempre hanno fatto i pittori a tutto tondo, quando per scelta sono rimasti estranei alle mutazioni e oscillazioni dei gusti e delle tendenze.

Romano Stefanelli mentre lavora nella Basilica di San Francesco, Assisi

Romano Stefanelli nasce nel 1931 a Firenze, dove risiede, con studio in via Sant’Egidio. Si è formato nel modo più antico, presso la “bottega” di Pietro Annigoni in Borgo Albizi a Firenze. La sua opera si è estesa in ogni settore dell’espressione figurativa moderna, che trova lo spazio della ricerca personale in un rapporto di continuità/discontinuità con i modelli della tradizione. Oltre alle diverse tecniche pittoriche, praticate in un ventaglio di generi che va dal nudo alla natura morta, dal paesaggio agli interni con figura e alle grandi composizioni di soggetto sacro e profano, si è dedicato al disegno (non solo di studio), alla litografia, all’incisione calcografica, alla scultura, alla medaglistica fino alla creazione di gioielli in oro e argento. Ha presentato le proprie opere, con esposizioni personali anche antologiche, presso gallerie e musei in Italia e in molti Paesi esteri, a cominciare dal 1968, quando esordì alla Galleria Levi di Milano, e su su fino a oggi. Nel 1998 un’ampia ricognizione sul suo lavoro è stata ordinata nelle sale della Galleria Pananti di Firenze. Tra gli affreschi più importanti si ricordano: il soffitto del coro nell’Abbazia di Montecassino; nelle chiese di Santa Maria Assunta a Quarrata (PT) e di Santa Maria a Massarella (FI) interi cicli parietali; singole opere nelle chiese di San Michele Arcangelo a Ponte Buggianese (PT), di Santa Maria a Torri (FI). Tra gli ultimi, due affreschi nella chiesa del Sacro Cuore di Albenga (SV) e due nella Sala Consiliare del comune di Riomarina all’Isola d’Elba. Attualmente sta lavorando a quattro lunette con storie di San Francesco nella Sala delle Reliquie della Basilica Inferiore di Assisi. In ambito grafico, tra gli altri titoli sono di fondamentale importanza le cartelle La Gigioneide (1965), presentata da Annigoni; I fantasmi di Venezia (1973), presentata da Giovanni Spadolini; La Versilia (1977), presentata da Corrado Marsan. Tra le sculture in bronzo si segnalano i nudi femminili, le teste e le figure create per la Zecca di Stato. L’impegno relativamente più recente è la creazione e realizzazione di gioielli eseguiti con la tecnica dello sbalzo e cesello, tutti rigorosamente in unico esemplare. Tra gli altri, hanno dedicato testimonianze e saggi alla sua opera, in articoli, in monografie e presentazioni ai cataloghi e alle cartelle: Pietro Annigoni, Liana Bortolon, Everardo Della Noce, Ugo Longo, Corrado Marsan, Nicola Micieli, Tommaso Paloscia, Paolo Rizzi, Alberico Sala, Giorgio Segato, Giovanni Spadolini.

Per ammirare i suoi affreschi più recenti, anzi in corso d’opera, basta andare ad Assisi, alla Basilica Inferiore di San Francesco. Il più antico, invece, una Annunciazione del 1967, si trova nella chiesa di San Michele Arcangelo, a Ponte Buggianese, dove sono gli affreschi del suo primo maestro, Pietro Annigoni. Ad Assisi, nella Sala delle Reliquie, è a buon punto l’esecuzione di quattro lunette, con storie del santo che aveva fatto sua sposa la povertà. Il poeta del Cantico delle Creature, il giullare di Dio. Credo che qualsiasi pittore non fatuo – pittore di immagini e di strutture simboliche – avvertirebbe quanto meno una certa apprensione, dovendo lasciare un proprio segno in quella basilica. Che è luogo consacrato al santo più venerato della cristianità, ma anche un museo dove si conservano opere capitali della storia dell’arte italiana. Giotto farebbe tremare i polsi a chiunque. E non solo Giotto. In tutta onestà, e con la sincerità di intenti che si riconoscono alla sua persona, avendo il massimo rispetto per le memorie sia religiose che artistiche, sulle pareti di Assisi sta per portare a termine il proprio lavoro Romano Stefanelli. Al maestro fiorentino certo non mancano, avendo una lunga esperienza più volte verificata sul campo, i mezzi espressivi e la conoscenza specifica dell’affresco – e del suo linguaggio – per sostenere in modo adeguato l’impegno. Classe 1931, Stefanelli è pittore non nuovo alle grandi imprese parietali. Ha trascorso mesi e mesi sui ponteggi a decorare pareti in edifici privati, in


Romano Stefanelli per Reality


NativitĂ , affresco, chiesa di Santa Maria a Massarella


sedi pubbliche e soprattutto nelle chiese. Ricordo, tra le altre committenze ecclesiastiche, gli affreschi in Santa Maria Assunta a Quarrata e nella chiesa del Sacro Cuore di Albenga. Cito come mi vengono in mente. Per ampiezza e quantità delle scene, oltre che per il prestigio del luogo, un ciclo di primo piano è quello che si spiega sul soffitto del coro nella ricostruita Abbazia di Montecassino. Occupa poi un posto particolare nella sua storia di affreschista, la trilogia Natività Crocifissione Resurrezione, che nell’arco di una quindicina di anni, ha realizzato in Santa Maria a Massarella, la chiesa che guarda al padule di Fucecchio. Pittore parietale tra i maggiori che si annoverino in Italia oggi, Stefanelli ha egualmente dedicato la propria esistenza a disegnare e dipingere ogni soggetto da studio, come sempre hanno fatto i pittori a tutto tondo, quando per scelta sono rimasti estranei alle mutazioni e oscillazioni dei gusti e delle tendenze. Paesaggi, vedute, nudi, nature morte, gli ambiti nei quali si è espresso, insieme a ritratti e composizioni in interno e in esterno, spesso con figure. Ha dipinto ad olio e alla tempera grassa. È intervenuto sul rame per le incisioni e ha disegnato alla matita grassa sulla pietra di Baviera, per trarne litografie. La lezione del disegno quale fondamento dell’arte la acquisì presso Annigoni, alla cui “bottega” si avviava alla pittura negli anni Cinquanta. E il disegno sia di studio che autonomo, che è stato davvero la scaturigine e il nerbo di tutto il suo lavoro, Stefanelli ha saputo coniugarlo con un suo spiccato gusto per il colore di intensa e vivace rispondenza luminosa. Non ha mancato, altresì, di praticare la scultura, modellando in creta soggetti diversi per la traduzione nel bronzo; quasi per svago, da orafo provveduto ha creato originali gioielli, con quella visione della compiutezza formale anche nel piccolo che rimanda al suo concittadino Benvenuto Cellini. Nella sua ormai lunga vicenda artistica, Stefanelli ha indagato con grande professionalità ogni aspetto delle tecniche e dei generi diffusamente praticati nella tradizione pittorica occidentale. Gli elementi costitutivi della propria realtà di visione li ha sempre ripresi dal vero o comunque riscontrati sul vero, rispetto al quale ha saputo mantenere un rapporto di congruità, di sostanziale corrispondenza. Che non significa aderenza mimetica e pellicolare alle apparenze naturalistiche. La realtà egli l’ha sempre restituita con una sensibilità e un gusto, con uno stile nel quale l’attenzione alla qualità della tessitura pittorica e alla bellezza della forma, non impedisce l’emergere di umori, emozioni, sentimenti: il temperamento, insomma, la personalità di un artista che ha vissuto nella pienezza delle manifestazioni il suo e il nostro tempo. A proposito del nostro tempo e della nozione del tempo oggi

corrente, l’impegno profuso negli affreschi per mesi e mesi e nel corso di una vita, ci dice che per Stefanelli la pittura è pratica fondata sul principio della continuità e della durata. In questo egli è davvero assai poco in linea con la diffusa tendenza contemporanea al consumo rapido o, meglio, alla contrazione e alla accelerazione del tempo dell’arte. Giornate di lavoro sulle pareti delle chiese Stefanelli ne ha “staccate” tante. Ogni giornata una porzione di parete ricoperta di intonaco fine, il velo. Tanta parete quanta si conta di dipingerne finché l’intonaco rimane fresco, ossia tira. Si tratta di ore, non di giorni. Qualcuna di più l’inverno, quando il prosciugo è più lento. Per questo l’affresco richiede agilità e sicurezza di mano, e idee chiare. Oltretutto, eventuali errori o ripensamenti rimangono visibili. Non si dà soverchio spazio agli estri, alle improvvisazioni. Occorre un grande lavoro di preparazione: bozzetti, studi di parziali e particolari, cartoni. Stefanelli usa eseguirne molti, spesso con una puntualità che li dichiara opere finite. Come quelli visibili nel libro Stefanelli. Natività Crocifissione Resurrezione. Gli affreschi di Santa Maria in Massa Piscatoria. Lo ha appena pubblicato la Bandecchi & Vivaldi di Pontedera,


Crocifissione, affresco, chiesa di Santa Maria a Massarella


Resurrezione, affresco, chiesa di Santa Maria a Massarella per conto dell’associazione “Le Stanze sul Padule” impegnata a far conoscere e valorizzare il territorio, le memorie, i beni culturali di Massarella. Gli affreschi di Santa Maria sono una partitura in tre tempi – ognuno condotto su un peculiare registro espressivo e stilistico, nella sostanziale omogeneità d’un linguaggio figurativo fondato sul principio ordinatore del disegno – che celebra in modo esemplare gli eventi cruciali, l’alfa e l’omega di ogni esistenza terrena, diremmo evocando i monogrammi che compaiono nei mosaici e negli affreschi bizantini quali attributi del Buon Pastore. Parlo delle esistenze alle quali è dato, con la cognizione del tempo e della precarietà di ogni cosa che al tempo e al suo consumo è legata, l’avvertimento della destinazione ultima delle creature: non già la tetraggine del gorgo che inesorabilmente si chiude sul “folle volo” di Ulisse, bensì la speranza della chiamata alla luminosità della nuova vita. La vita eterna dove non sono affanni né pene ed è letizia e fervore la contemplazione del volto di Dio, della cui luce l’universo rifulge.


Mostre

Arte, Genio e Follia. Il giorno e la notte dell’artista TEXT Valerio Vallini

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a mostra, Arte, Genio e Follia. Il giorno e la notte dell’artista che si tiene nel complesso museale di Santa Maria della Scala in Siena, rappresenta – recita il catalogo - il primo tentativo in Italia dell’indagine del rapporto fra produzione artistica e disagio mentale. Quasi 400 opere fra dipinti e sculture, alcune delle quali di grande impatto emotivo, illustrano il complesso rapporto fra arte e follia. L’intento – in

Una mostra ideata da Vittorio Sgarbi ospitata presso il Complesso Museale di Santa Maria della Scala a Siena fino al 25 maggio gran parte riuscito - è quello di indagare “l’essere nel mondo” degli artisti attraverso i loro capolavori, senza rinunciare alla fondamentale prospettiva storica e a tutti quei contributi che hanno studiato “arte, genio e follia” da punti di vista differenti, siano essi di natura artistica, scientifica o medica. La prima parte della mostra documenta l’emarginazione e il riscatto dei “folli”. Partendo dal periodo

Reality

medievale in cui gli insani erano trasportati verso “Mattagonia”, isola lontana e irraggiungibile, si passa al racconto della vita manicomiale del XVII secolo, documentata attraverso incisioni, strumenti medici e di contenzione utilizzati nella cura dei pazienti. Con l’avvento della cultura positivista viene messa da parte l’esperienza psicologica dell’individuo e si presta più attenzione alla natura biologica della malattia mentale che vedeva in Cesare Lombroso l’esponente di maggior fama, autore di un saggio intitolato Genio e Follia. La prima sezione si conclude con un omaggio a Hans Prinzhorn: la più storica raccolta di arte dei folli proveniente da istituzioni manicomiali europee. E’ una collezione di manufatti di pazienti ricoverati in ospedali psichiatrici, a dimostrazione di come la creatività non sia solamente appannaggio dei “normali”. Possiamo os-

servare che, anche se non in modo così articolato come in una esposizione, il rapporto fra produzione artistica e disagio mentale ci riporta all’intuizione dell’“inconscio” in tempi preromantici e prefreudiani. Arte e pazzia sono sempre stati accomunati, anzi spesso è un luogo comune, che l’artista è artista in quanto folle. Certamente non tutti i folli sono artisti; e uno dei meriti di questa rassegna a di far vedere accanto a pittori decisamente folli quanto geniali: Van Gogh, Munch, Strindberg e Kirchner, i descrittori della follia e gli “alienati” autentici che pur non organizzando la propria creatività in forme di arte compiuta, ci offrono mondi espressivi e affascinanti. Non poteva mancare un omaggio a Freud. Nella stanza a lui dedicata, sotto il titolo “La lente di Freud”, ci sono tavole illustrate della Divina Commedia, l’inferno in particolare, dove il capolavoro dantesco è letto


in ottica di analisi freudiana e tutto è come una ricerca della madre perduta. Tentativo ammirabile, certamente, ma che ci pare inserito forzatamente nel contesto: un cammeo stupendo quanto ornamentale. Fra i descrittori di quella follia collettiva che è la guerra, si possono ammirare capolavori di artisti quali Renato Guttuso, Mario Mafai e Otto Dix. “Esemplare è la presenza dell’immagine di Guernica, con un arazzo realizzato da Picasso nel 1976 e custodito al Musée d’Unterlinden di Colmar. Per Hans Prinzhorn, psichiatra e psicoterapeuta, la malattia mentale è “uno dei modi possibili di essere uomini” e soprattutto artisti. Vittorio Sgarbi si spinge oltre: accetta l’equivalenza fra pazzia e arte nel senso che si tratta di due patologie. La sezione dell’Art Brut (arte inconsapevole di sé, arte dei folli, manufatti dei primitivi come li definiva Jean Dubuffet), curata da Lucien Peiry, concepisce la follia come la molla stessa dell’invenzione: valore positivo che si genera “là dove meno ce l’aspettiamo”. Contro l’assolutizzazione di una simile concezione vengono però in mente molti lucidi artisti come Monet o Magritte o Lega e Picasso per citarne solo alcuni, nei quali la creatività non è affatto frutto di disagi psichici o alme-

no niente traspare dalla loro arte. Al di là di certe estremizzazioni o provocazioni, questa mostra ha il merito di mostrarci in una luce nuova l’opera di Antonio Ligabue “autore maledetto e genio rustico definito dalla critica un pittore naif tragico che rappresenta la natura e il mondo degli uomini come una realtà colma di crudeltà e di conflitti”. Le sue opere: Leopardo e cigno, Volpe con rapace, Leopardo con scimmia, ci piombano addosso afferrandoci con la forza dei colori, degli occhi, delle fauci spalancate, del sangue. Infine segnaliamo ai lettori un “Viaggio in Toscana” a cura di Marco Moretti, dove insieme alle opere di Evaristo Boncinelli: La cieca, l’idiota; di Giovanni Costetti: Ritratto di Dino Campana, un Dino Campana senile, c’è l’esplosione delle opere di Lorenzo Viani: L’ossesso, Testa di pazza, Spiritato. Con queste ultime visioni sconvolgenti ma nello stesso tempo liberatorie, lasciamo Santa Maria della Scala: uno sguardo rapido alla facciata del Duomo, e infagottati contro un’aria gelida, giù per le vie di Siena, arricchiti e stupefatti ma dubbiosi sui limiti e i meriti di questa grande mostra, sulla “linea d’ombra” fra l’arte del genio e del folle, sul discrimine fra normalità e pazzia.

Reality


Arte Genio e Follia

“L’

TEXT Ilaria Duranti

arte è lontana dalla normalità, eppure ci sono stati artisti folli, che hanno realizzato dipinti di una normalità piatta e poco attraente. E, altri, invece, che sono riusciti ad esprimere la follia o la paura della pazzia, che è dentro la gente. L’Urlo di Munch è la rappresentazione di ogni paura, di ogni angoscia”. “Arte, genio e follia. Il giorno e la notte

È possibile tracciare una linea di confine tra normalità e follia nelle vicende artistiche? dell’artista” rappresenta il primo tentativo in Italia di compiere un’indagine nel rapporto tra produzione artistica e disagio mentale. Nata da un’idea di Vittorio Sgarbi in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, l’esposizione è promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena è un tema di grande rilievo nell’ambito della storia dell’arte, illustrato da oltre 300 opere tra dipinti e sculture, alcune delle quali di grande impatto emotivo. Fondamentale è stato anche il contributo di alcuni tra i maggiori centri psichiatrici italiani come il Museo del Manicomio di San Servolo di Venezia, il Centro di documentazione di Storia della Psichiatria “San Lazzaro” di Reggio Emilia, il Museo Lombroso di Torino, ma anche il Museo di Storia della Medicina dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Reality

Victor Brauner

Questo percorso è veramente interessante, sia per il tema, che per l’analisi che si è cercato di compiere sul complesso rapporto tra genio artistico e disturbi mentali. In fondo chi non si è emozionato davanti a un Van Gogh, non potendo prescindere dalla riflessione, che dietro tanta bellezza, c’era anche una persona mentalmente disturbata? E proprio un capolavoro di Vincent Van Gogh sarà esposto a Siena, si tratta del celebre “Giardiniere”, opera straordinaria, con alle spalle una storia molto particolare. Questo celebre quadro, infatti, è stato al centro di una controversia durata più di mezzo secolo per stabilirne la proprietà, poi riconosciuta allo stato italiano. Inoltre, nel maggio del 1998, fu protagonista di quello che fu definito il furto del secolo. Il quadro fu infatti rubato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma insieme ad altre due opere, “Le Cabanon de Jourdan” di Cezanne e “L’Arlesiana” sempre di Van Gogh, per poi venir recuperati poche settimane dopo. Il percorso espositivo è articolato in 8 diverse sezioni e inizia con “La scena

della follia” a cura di Giulio Macchi, che documenta l’emarginazione e il riscatto dei “folli”. Partendo dal periodo medievale, in cui gli insani erano trasportati in grandi navi verso Mattagonia, reame della follia, isola lontana e irraggiungibile, si passa a raccontare la vita nei manicomi del XVII° secolo, attraverso incisioni, strumenti medici, utilizzati nella cura dei pazienti…fino ad arrivare alla cultura positivista, dove, messa da parte l’esperienza psicologica dell’individuo, si pone l’attenzione sulla natura biologica della malattia mentale. Nella sezione successiva entrano in scena, in una suggestiva galleria, i nove busti, a grandezza naturale, di Messerschmidt. Questi personaggi, dalle bizzarre ed esasperate mimiche facciali, sono espressioni della problematicità dell’artista, che esprimeva attraverso queste famose “smorfie”, la propria follia, come quella universale. Egli abilissimo a riprodurre fedelmente il corpo umano, era convinto, infatti, di essere perseguitato dai “demoni della proporzione”. Così, per fuggire l’ira dei demoni, Messerschmidt, arri-


M va, nella sua artisticità un po’ contorta, a ideare alcuni stratagemmi, come quello di dare titoli non corrispondenti alla mimica facciale dei busti, sperando di convincere così i demoni della sua incapacità di generare le proporzioni umane. Seguono nel percorso della mostra quattro protagonisti del tempo di Nietzche: Van Gogh, Munch, Strindberg e Kirchner, oggetto di ampi studi sull’argomento del loro rapporto genio-follia. La follia collettiva: la guerra nello sguardo degli artisti è la sezione curata da Fausto Petrella. Siamo al secolo in cui la follia più terribile alberga nella normalità collettiva, come stanno a dimostrare le tragedie delle due guerre mondiali e tutte le mostruosità compiute dall’uomo contemporaneo. Sono artisti come Grosz e Dix, a dipingere le allarmanti caricature di una società degenere, in cui la tragedia entra anche nel tormentato impasto di segno e colore. Importante momento dell’arte dei folli lo ritroviamo nell’ampia antologia della Collezione Prinzhorn. Hans Prinzhorn psichiatra, presso l’Università di Heidelberg e personalità poliedrica con interessi sia artistici

che scientifici, considerava la malattia come “uno dei modi possibili di essere uomini” e artisti. cosicchè mette insieme tutta una serie di opere realizzate da “alienati”, considerandole come testimonianza di vissuti personali di maestri schizofrenici, senza storia né futuro di artisti. A questi come ai bambini e ai primitivi egli attribuisce la più autentica forza creativa. La stessa convinzione animò Jean Dubuffet, teorico dell’Art Brut, che concepiva l’arte come molla stessa dell’invenzione, valore positivo che nasce, là dove meno ce lo aspettiamo. Con la straordinaria collezione che donò a Losanna, mostra opere di psicopatici, alienati, naifs…ponendo a noi un interrogativo sulla verità dell’arte di questo sommerso, doloroso e forse inconsapevole mondo di creatività. L’alchimia dell’arte è il titolo della sezione dedicata ad Antonio Ligabue, grande “espressionista tragico”, che rappresenta la natura e il mondo degli uomini, come una realtà crudele e colma di conflitti. L’ultima sezione tratta l’arte del XX secolo, qui vengono presi in esame tre casi emblematici della sperimentazio-

ne surrealista, Max Ernst, Andrè Masson e Victor Brunner. Il movimento surrealista ha preso spunto dal rapporto arte/automatismo, per cui la produzione artistica è quella che più si avvicina al sogno, alla deriva della ragione e alla discordanza con la realtà. Infine il movimento che a Vienna ha più di ogni altro interpretato il tema della follia, il Wiener Aktionismusche, che assumerà i caratteri cupi di una scena teatrale violenta, spettacolare e tragica, in cui il corpo diventa estensione della superficie pittorica. Parlando di un autoritratto di Van Gogh, Antonin Artaud sosteneva di non conoscere nessun psichiatra “capace di scrutare un volto umano con la stessa forza e la stessa potenza”. Artaud non tollerava che l’artista fosse bandito dalla società. L’irrequieto poeta, teorico del teatro sperimentale, si sentiva infatti direttamente coinvolto, in quanto egli stesso aveva sofferto per tutta la vita di gravi disturbi nervosi. Ma giudizio di valore a parte è possibile tracciare una linea di confine fra normalità e follia nelle vicende artistiche? E’ questa la domanda che continuamente suscita l’esposizione.

Reality


Mostre

Immagini dell’Universo dall’antichità al telescopio TEXT Carmelo De Luca

U

n viaggio narrante le scoperte e i mezzi per osservare l’universo dall’antichità al telescopio del grande Galileo. Cinesi, Indiani, Assiro-Babilonesi, Egizi, furono le popolazioni antiche che si dedicarono all’osservazione delle stelle per il vantaggio di risiedere in luoghi dove più limpida è tuttora l’atmosfera e, non disponendo di supporti ottici, si affidarono agli strumenti per la misura del tempo e degli spostamenti angolari degli astri: pregevoli manufatti del genere li trovate nelle sale espositive curate con sapienza e maestria. La mostra propone, altresì, strumenti scientifici, atlanti celesti, disegni, sculture e dipinti legati all’evoluzione scientifica della cosmologia sino ad arrivare al padre di quella moderna, Galileo, artefice di una radicale modifica dell’osservazione astronomica. Sue le scoperte di pianeti, satelliti, macchie solari e invenzioni quali, per l’appunto, il cannocchiale. Palazzo Strozzi propone molti strumenti e scritti legati al magnifico scienziato, un evento da non perdere di sicuro impatto visivo e interiore. Nel periodo della mostra (fino al 30 agosto 2009), ai visitatori è data la possibilità di accedere ad alcuni luoghi galileiani chiusi al pubblico. Il tour ha inizio con una visita all’Accademia delle Arti e del Disegno, della quale lo Scienziato fu membro dal 1613. Nelle vicinanze della celebre Istituzione si trova la sede della Corte d’Appello, dove ammirare gli stupendi affreschi allegorici di Francesco Furini “L’Astronomia mostra a Cosimo II i satelliti medicei” e “Il Granduca risveglia la Scienza”. Il giro turistico - culturale termina con la visita alla Villa Il Gioiello nella quale Galileo fu confinato per volere del tribunale dell’Inquisizione. Da sinistra in alto: Sandro Botticelli, S. Agostino nello studio, affresco staccato1480 ca.; Anonimo, Globo celeste, argento, II secolo a.C - I secolo d.C.; Clessidra, Regno di Tolomeo II Filadelfo, 285-246 a.C., basalto; Johann G. Doppelmayr, Sei carte celesti in proiezione gnomonica, 1742, incisione colorata (particolare); Ottavio Leoni, Ritratto di Galileo Galilei, matita nera, rossa e biacca su carta bianca e cilestrina.

Reality


Mostre

Il Carnevale in mostra U

TEXT Kirilla PHOTO Cristiana Cei

Santa Croce ieri e oggi, l’Arte di far Carnevale: un evento unico che raccoglie documenti, immagini e costumi Pacchiani, una mostra di manifesti, costumi e arte grafica dedicati al carnevale dal titolo Santa Croce ieri e oggi: l’arte di far Carnevale.

L’allestimento della mostra è stato suddiviso in tre sezioni. La prima parte è stata dedicata agli antichi manifesti del carnevale italiano, da Venezia a Viareggio, da Savona a Milano, da Torino a Bassano del Grappa, senza dimenticare ovviamente le nostre zone; Orentano, San Vincenzo, Pontedera e Santa Croce sull’Arno. Una seconda parte è stata dedicata alle immagini dei momenti e dei personaggi delle sfilate carnevalesche di ieri e di oggi. Un ampio spazio poi è stato dato ai costumi del passato e del presente, vere e proprie opere d’arte. Molte le visite alla mostra che ha lasciato incantati grandi e piccini.

I manifesti

na serie di eventi importanti hanno fatto da contorno quest’anno al Carnevale d’Autore di Santa Croce sull’Arno. Dal 7 al 22 febbraio 2009 si è potuto visitare, infatti, presso Villa

Le maschere

Reality


M I manifesti sono stati gentilmente concessi da Sergio Vivaldi della Tipografia Bandecchi & Vivaldi di Pontedera, che li ha collezionati durante tutta la sua vita. Durante la cerimonia di inaugurazione un vasto pubblico ha auspicato ad una mostra permanente che possa raccogliere tutto il materiale storico e moderno sul Carnevale di Santa Croce sull’Arno. I costumi, ai lati o al centro delle grandi stanze, sono state osservate dai visitatori con curiosità e apprezzamento. La lavorazione dei costumi infatti, è meticolosa e preziosa, frutto di un intero anno di lavoro svolto dai quattro gruppi carnevaleschi (Gli Spensierati, Il Nuovo Astro, La Lupa, La Nuova Luna) che si contendono il titolo durante le sfilate. Molte le scuole del comprensorio che sono venute in visita alla mostra accompagnate durante il per-

corso da un rappresentante del Comitato Festeggiamenti Carnevaleschi. I bambini, ai quali è stata dedicata un’intera stanza all’interno della Villa, si sono emozionati a vedere tanti colori e a riconoscersi nelle immagini presenti. Le foto storiche poi, corredate da un pannello dove sono stati descritti gli avvenimenti salienti cronologicamente, erano esposte in una sala a testimonianza del passato del Carnevale. Le immagini in bianco e nero sono state riportate su pannelli in plastica e stampate con un effetto “invecchiato” per rendere al meglio l’atmosfera di quegli anni. Una stanza poi era stata allestita con la proiezione di un video riguardante le molte sfilate che hanno solcato le strade di Santa Croce sull’Arno. Nelle teche erano esposti giornali e riviste degli anni ‘60/’80 per ri-

Le immagini

Reality


M

I bozzetti di Uberto Bonetti

il Gaoga, divenuto poi simbolo di questo evento. Un avvenimento unico dunque che ha riunito allegria e storia richiamando un pubblico numeroso d’accordo nello sperare che una mostra così possa ripetersi ogni anno.

Domenica 15 febbraio 2009 alle ore 10,00 presso Villa Pacchiani in piazza Pier Paolo Pasolini a Santa Croce sull’Arno (Pisa) si è svolto il convegno dal titolo Il Carnevale: cultura di un Territorio. I relatori del convegno sono stati: Cristiano Mazzanti (antropologo), Valerio Vallini (giornalista storico), Federica Lucchesi (scultrice). Un dibattito sull’importanza del Carnevale nella società, un excursus della sua storia, su come è cambiato nel tempo, sulle tecniche adottate per realizzarlo. Il pubblico presente è stato numeroso e interessato. A seguire, i presenti hanno visitato la mostra per comprendere appieno quanto appena ascoltato.

Il convegno

percorrere il tragitto che ha reso il Carnevale d’Autore famoso in Italia e nel mondo. Una “perla” però ha colpito il pubblico: i bozzetti originali di Uberto Bonetti realizzati per il manifesto del 1938, il primo in cui compare

Reality


Mostre

Effigi di San Paolo: proclamazione di Cristo

S

TEXT Patrizia Bonistalli

ulla via di Damasco, Paolo di Tarso fu accecato da un bagliore folgorante; in seguito, Gesù risorto gli si manifestò lungo il cammino e da allora iniziò a proclamare Cristianesimo. Maria Paola Forlani, artista e storica dell’arte, lungo l’interpretazione pittorica della storia e della vita del Santo si prodiga in un’autentica e generosa rilettura degli Atti e delle Lettere.

Una contemporaneità alla ricerca di un’illuminazione “Il Volto di Cristo, Il Volto di Paolo”, opera compiutamente riservata al grande missionario del Vangelo, in contemporanea con la celebrazione indetta da Papa Benedetto XVI per il bimillenario della nascita di San Paolo, è protagonista di una serie di itinerari di esposizione ed accostamento al pubblico: tra questi, sarà esposta fino al 5 aprile presso la Chiesa di San Ferdinando a Livorno e dal 6 al 10 presso l’agenzia Cassa di Risparmio di San Miniato filiale di Livorno. L’autrice, completati gli Studi

all’Accademia di Belle Arti di Bologna e in seguito alla Scuola Normale Superiore di Pisa in Storia dell’Arte e Beni Culturali, è stata apprezzata per la presentazione di svariate opere a Ferrara, in cui vive e lavora. Nella concezione delle Icone di San Paolo l’artista compie una riflessione sapiente e serena da cui riemerge altisonante il messag-

gio apostolico, custodito e diffuso dall’insegnamento di Paolo. Il gradevole tratto decorativo cosparge su ogni tela le singole fasi della vita regalando un dolce accordo di sfumature calde e policrome. Scenografico ed incisivo è lo stile, che genera rappresentazioni ricche di stupore ed intensità ed in esse si completa, spandendosi in una pro-


fusione di morbidezze colorate e movimenti caldi. Onnipresente, una luminosità divina penetra attraverso incessanti coinvolgimenti interiori, volti a condurre l’osservatore verso un cammino di spiritualità. La tensione verso il divino, nelle sue espressioni di esaltazione e di dolore, glorifica l’evento quotidiano.


Arte

Melancholia Ridens I

TEXT Maria Rita Montagnani

l mondo di MARTA DELLA CROCE nasce e prende forma dove prosperano i castelli di Kafka e alligna nell’ humus della dimensione cerebrale, dove l’anima si auto-rappresenta esprimendo quel suo sapere eterno che poi essa ascolta dall’artista medesimo. Il mondo è malato, la terra ha ombre malate, l’artista è relegato al ruolo di non avere più un ruolo, esule in un universo di immagini malate, segnate dall’inedia del pensiero. In questo scenario Marta ha occhi per tutto ciò che nessuno vuole né sa più guarda-

Sono l’angelo caduto Dove tu hai voluto. Sono l’angelo rovinato In mezzo ai rovi Dove tu più non mi trovi. Ho il volto appena Spruzzato di sangue Come un profumo. Il mio nome vero Non lo saprà Mai nessuno. Reality

re, ha orecchi inumani per ciò che è tanto umano da non esserlo più, da cessare di esserlo per abdicare al silenzio, al vuoto di parole che la sua pittura poi raccoglie per dargli ancora senso e dignità profondi. Nei quadri di Marta tutto ciò che si vede è ciò che resta dell’umanità quando la si guarda in trasparenza, quando ormai tutti i veli e le maschere sono strappati. E quanto più il suo sguardo si fa introspettivo, quanto più scava e va in profondità, tanto più la visione delle cose diviene superiore, ciò che i greci chiamavano EPOPTEIA. Gli aspetti fondamentali della pittura di Marta Della Croce sono la sehnsucht ( e uno spleen di derivazione simbolista), un’ elaborata escatologia personale e la visione e il sentimento tragici dell’esistenza. I temi e i soggetti scaturiscono da un pensiero profondissimo con echi nietzscheani, ovunque pervaso da una complicata malinconia. Con tali strumenti espressivi e di indagine psicologica, Marta compie un’ analisi impietosa ma sapiente dei nostri tem-

pi e della nostra società, dove l’uomo – peraltro- è infine ciò che è sempre stato. Ma se la pittura di Marta Della Croce è Melancholia, è anche allo stesso tempo ironia, un’ironia aspra e talvolta minacciosa, luciferina ed inquietante con cui l’artista stessa si confronta con i propri limiti e debolezze umane, sorridendone amaramente. Così questa Melancholia Ridens, che sta curiosamente tra una sindrome psichiatrica e una classificazione Linneiana, tra il mentale e il naturale, tra il demonico e il bestiale, diviene l’espressione artistica e filosofica con cui l’artista rappresenta l’essenza della propria weltanchauung e il proprio sano pessimismo di fronte allo sfacelo che definiamo vita. Nell’intento di stemperare questa terribile consapevolezza, questo gusto amaro di morte, Marta infine riesce solo a renderlo ancora più acre e pungente. Forse forte della grande verità secondo cui “ L’Arte è memoria futura, quanto più è cruda, crudele, più dura, tanto più permane, persiste, perdura”.


Mostre

Raffaello e Urbino

U

rbino e Raffaello, un sodalizio durato tutta la vita e che ha influenzato la formazione del grande genio nella sua gloriosa produzione artistica. La mostra vuole evidenziare, per l’appunto, questo forte legame interiore con la sua città natale attraverso le opere della prima formazione presso la raffinata corte dei Montefeltro, l’influenza del padre Giovanni Santi e di altri pittori contemporanei e del luogo. Nuovi e importanti documenti esplicitano l’ambiente artistico in cui si forma il giovane maestro: la presenza di Bramante a Urbino, Girolamo Genga e Timoteo Viti, il rapporto con Perugino rappresentano le prove inconfutabili dell’amore per il lavoro e del bagaglio culturale che hanno permeato l’ascesa nel

TEXT Carmelo De Luca

mondo dei grandi nomi dell’arte. Molti i capolavori in esposizione, tra i quali spiccano l’Autoritratto del 1506, la Sacra Famiglia con Agnello, San Sebastiano, San Michele, il Busto di Angelo, i ritratti

e tecnico hanno dato una nuova ottica su Raffaello giovinetto e urbinate, riportandolo finalmente nelle Marche.

Raffaello e Urbino: la formazione giovanile e i rapporti con la città natale

Dal 4 aprile al 12 luglio 2009 Urbino - Palazzo Ducale Galleria Nazionale delle Marche Orari martedì - domenica 8.30-19.15 (la biglietteria chiude alle 18.00) lunedì 8.30 - 14.00 (la biglietteria chiude alle 12.30) ad eccezione di lunedì 13 aprile e 1° giugno: 8.30-19.15

del Duca Guidubaldo e della Duchessa Elisabetta Gonzaga. Una sezione della esposizione è dedicata alla maiolica dipinta con immagini raffaellesche, tra cui spicca un pezzo derivato direttamente da un disegno originale. Tre anni di lavoro del comitato scientifico

Reality


Arte

TAR, black, beauty, magic O

TEXT Sara Taglialagamba

mbre. Di una notte che non sembra mai aver fine. Simulacri. A cui la poltiglia nera paradossalmente ha rubato l’anima ma ne restituisce, indelebile, la sua forma. Simboli. Svuotati della loro stessa natura perché non più fruibili ma diventati segni così potenti da evocare sensazioni attraverso la loro presenza. Silenzi. Che spingono a riflettere in una società sempre più caotica e in continuo movimento. Classe 74 e un talento raffinato, essenziale e capace di elaborare un processo creativo innovativo e personale: Mattia Biagi mette in scena le sue opere sotto il sole splendente della California, dove le sue creazioni nere, non prive di un valore sociale, acquistano paradossalmente ancora più valore. Gli stu-

nalità originaria, amplificando a diL’artista Mattia Biagi immerge oggetti smisura il proprio di uso comune nel catrame, creando valore simbolico. E’ “come foruna nuova forma estetica, un simbolo... un’arte ma simbolica”, per dirla con le parole di Erwin Panofsky. L’universo di Mattia di all’I.R.F.A. all’Accademia di Brera a Biagi potrebbe essere descritto con Milano e l’incontro con il famoso desitre parole che racchiudono in se stesgner Giulio Cappellini furono essenziali se mondi paralleli in continuo sviluppo alla sua formazione, ma sarà la visita a ed esplorazione: amore della forma, La Brea Park a Los Angeles, ad inspirarcontorno e materiale tattile. La forma lo: un’area geologica caratterizzata da infatti diventa l’assoluta protagonista giacimenti di catrame (o meglio asfalto) di ogni creazione. Il catrame a sua volta nei quali sono stati trovati fossili, risavalorizza l’oggetto con la sua consistenlenti a migliaia di anni fa, che si sono za fortemente tattile, quasi gommosa, così conservati. ricalcandone fedelmente i contorni. La Ecco che nasce nostra mente riconosce sotto il catral’idea del BLACK me un oggetto d’uso comune che ha TAR: il rito di imla capacità di evocare sensazioni. Sotto mergere oggetti di il catrame la vera domanda non è “che uso comune nel caoggetto è”, ma “che cosa quell’ogtrame, creando una getto ci richiama alla mente”, senza nuova forma estetica distrazione alcuna per il suo aspetto. che cristallizza le forUna volta riconosciuto l’oggetto, nasce me esaltandole sotto la contraddizione che ci spinge alla riuno strato nero. E’ un flessione: di fatto non potremo mai più nuovo oggetto quello usare quell’oggetto, diventato adesche si crea ma che, allo so opera d’arte o meglio cristallizzato stesso tempo, tradisce come icona di bellezza dark. Proprio il la sua natura, negando contrapposto tra oggetto riconoscibiil colore e la sua funzio-

le-oggetto non più fruibile spinge alla riflessione che coinvolge la società dissacrandola. Prendiamo ad esempio il Teddy Bear: non più tenero ricordo infantile tutto da abbracciare e coccolare, ma icona di un’innocenza perduta ma comunque prepotentemente evocata. Non è l’orsacchiotto sotto i nostri occhi in questo preciso momento, ma tutto quello che è ancora legato all’immagi-


ne del tenero pelouche: è il ricordo di noi bambini, le risate, i giochi, la spensieratezza evocata dalle forme raffinate e sinuose imprigionate sotto il catrame. Quello che si recupera infatti è il contorno, o meglio il disegno: forme pure, valorizzate dal materiale nero che funziona come medium fluido dall’aspetto ludico e dal potere evocativo. Il processo di ricoprire gli oggetti di catrame per Biagi significa lavorare con la sostanza nella sua doppia accezione: estetica, se riferita al materiale tattile e modellabile del composto, ed ideale, se intesa come vera sostanza delle cose. La carrozza, evocante principesse che perdono la scarpetta, principi e zucche che si trasformeranno da un momento all’altro, in Before midnight è invece trainata da cavalli neri, quasi sommersa in un tempo sospeso, che nessun incantesimo dopo la mezzanotte potrà mai spezzare. Sogno di una notte da ricordare o brusco risveglio? Di altro spessore sono gli strumenti musicali: un’arpa, una chitarra, una tromba. Strumenti che non suoneranno mai più ma che, prepotenti, sono già note. L’apice delle creazioni di Biagi sono le armi da guerra che, pur terribili, non potranno più arrecare danno, né distruzione. Oggetti di morte a cui il catrame ha tolto la sua funzione, lasciandoli però svolgere la loro violenta funzione evocante di morte da cui si prende le distanze. E’ un viaggio all’interno alla sostanza delle cose che pur se imprigionate sotto una coperta di catrame rivelano se stesse: un ricordo tenero se sono giochi, un incubo a occhi aperti se sono carrozzine da bambini, un ricordo terribile se sono armi. L’atmosfera neo-gotica che vela di mistero la forma si traduce dunque in un viaggio all’interno del cuore dello spettatore che si confronta così con le proprie paure, i propri sogni, il proprio passato e il proprio futuro spingendosi alla riflessione. Non è poco: è il vero messaggio dell’arte. Grazie, Mattia.


FIRENZE

Pittore Imperiale

I Della Robbia

14 marzo 2009 12 luglio 2009 Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, Piazza Pitti Tel. 055. 294883

AREZZO

Memorie dell’antico nell’arte del novecento

tutta l’arte intorno a te a cura di Carmelo De Luca

ART AROUND

FIRENZE

Il tributo ad un egregio esponente del neo-classicismo Pietro Benvenuti alla corte italiano dalla pittura levigata, amante dei temi a contenuto di Napoleone e dei Lorena storico e morale rispondenti a una tendenza legata alla nobiltà 10 marzo 2009 del soggetto; nasce così l’artista 21 giugno 2009 al servizio della corte lorenese Galleria Palatina e napoleonica in Toscana. Il e Galleria d’Arte più accademico tra i seguaci Moderna di Palazzo Pitti di tale corrente pittorica, Piazza Pitti Benvenuti echeggia nelle sue Tel. 055. 294883 tele articolate composizioni, permeate di rimembranze altrui. Tante le opere in esposizione, da esse traspare il lustro quotidiano di due dinastie che hanno dato fama alla storia di Firenze e del Granducato, raccontate e dipinte con perizia fotografica ma inebriate da un delicato rigore di gusto classico.

Pregevole confronto tra l’antico e il contemporaneo artistico, nel quale il postulato del parallelismo euclideo trova una eccezione: l’esposizione fiorentina ha un punto di convergenza finito rappresentato dai continui richiami degli etruschi all’arte greca, del Rinascimento ai suddetti e dei contemporanei al classicismo più puro. Infatti le opere presenti in mostra, dovute a maestri di scuola ellenistica, etrusca, medievale, quattrocentesca ma anche a pittori del calibro di Dalì, Modigliani, De Chirico, Morandi, Mitoraj, Theimer, hanno un’unica musa ispiratrice rappresentata dalla lezione umanistica del soggetto quale compiuto microcosmo e, pertanto, l’antico diventa mezzo magnifico da cui apprendere per confrontarsi con le esigenze del proprio spirito proiettandolo nella quotidianità della vita e della storia. 21 febbraio 2008 7 giugno 2009 Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna Via San Lorentino 8 Tel. 800 90 44 47

L’evento celebra i Della Robbia, illustri ceramisti al servizio del Rinascimento inteso quale rinnovamento artistico avente per soggetto l’uomo. Luca, Andrea, Giovanni, Luca il Giovane, Girolamo, cinque nomi legati all’eccellenza decorativa e alla realizzazione di capolavori dalla delicata compostezza squisitamente classica. Signori e maestri delle famose terrecotte invetriate e bicromatiche dai leggiadri soggetti sacri e figurativi, i Della Robbia hanno rivoluzionato e valorizzato l’elemento decorativo facendolo assurgere a vero strumento architettonico di grande impatto visivo. I capolavori in mostra, da una inedita Annunciazione al Cristo in Pietà, si confrontano e si completano con le opere in esposizione delle arti consanguinee e coeve (pittura, architettura, scultura) realizzate da maestri quali Filippo Lippi, Perugino, Andrea del Sarto, Frà Bartolomeo, Pisanello, Verrocchio, Ghiberti, Donatello, solo per citarne alcuni!


L’artista viaggiatore Da Gauguin a Klee, da Matisse a Ontani

RAVENNA

IMPRUNETA

Emozioni ed impressioni, conoscenza dell’inesplorato e meraviglia per la scoperta del nuovo: sono questi i temi affrontati nella mostra ravennate. L’artista viaggiatore ha spesso vissuto fuori dall’Europa e sentito il bisogno di esplorare per conoscere paesi lontani nel tentativo di ampliare i propri orizzonti. Nell’Ottocento tale interesse trova supporto nelle conquiste colonialistiche dell’Europa, sopratutto in Oriente e in Africa, dove grandi nomi dell’arte immortalano nelle loro opere la fantasia, il mistero e le suggestioni, imponendo un nuovo filone artistico chiamato Orientalismo. Così odalische, animali esotici, atmosfere fiabesche, vita e arte di popoli sconosciuti, paesaggi, corpi e colori di terre lontane imperano nelle suadenti tele di Gauguin e degli artisti a lui contemporanei. Molte le opere in esposizione, dal realismo ottocentesco intriso nelle tele di Caffi, Ussi, Pasini e Guastalla, all’espressionismo dei tedeschi Nolde e Pechstein e del francese Matisse, ma in mostra trovate Kandinsky e la compagna Münter, Klee e altri protagonisti di questo importante filone artistico.

22 febbraio 2009 21 giugno 2009 Museo d’Arte della città di Ravenna Via Roma 13 Tel. 0544.482017

Il cotto dell’Impruneta Maestri dal rinascimento a oggi

26 marzo 2009 La mostra racconta l’evoluzione tecnologica nei 23 luglio 2009 manufatti realizzati in terracotta dal Rinascimento Basilica ai giorni nostri, attraverso le opere create da di Santa Maria Brunelleschi, Donatello, Luca Della Robbia, Benedetto e Loggiati da Maiano, Michelozzo, Desiderio da Settignano, del Pellegrino Verrocchio sino ad arrivare al XXI secolo. Materia Piazza Buondelmonte prima utilizzata da ogni civiltà, nel corso dei secoli, la sua modellazione si è evoluta al punto da ottenere Tel. 055.243140 autentici capolavori conosciuti e apprezzati dal mondo intero. Se i maestri italiani del quattrocento hanno permesso di dare lustro a questa nobile arte, gli artigiani e gli scultori d’oggi proseguono, rinnovano e creano opere di squisita fattura: l’esposizione permette, altresì, di ammirare una completa panoramica dei nomi contemporanei più illustri. La mostra è suddivisa in quattro interessanti sezioni, comprendenti I Maestri del Rinascimento, Il Cotto e l’Architettura Toscana, Le Eccellenze dell’Artigianato, Le Fornaci Oggi.

PARMA

Rembrandt, dal Petit Palais di Parigi

15 marzo 2009 28 giugno 2009 Fondazione Magnani Rocca Mamiano di Traversetolo, Via Fondazione Magnani 4

Dal Petit Palais di Parigi cinquantacinque incisioni all’acquaforte di Rembrandt in visione, per il periodo dell’esposizione, presso la ricchissima Fondazione Magnani Rocca. La documentazione abbraccia l’intera produzione dell’artista noto per la libertà rappresentativa, la padronanza dei mezzi tecnici, la ricerca espressiva. Tali peculiarità si riflettono nella cura del particolare e nella magnificenza figurativa, plasmando le opere di una emotività interiore e di magia. I suoi ritratti, le scene bibliche, i paesaggi rappresentano veri capolavori dell’arte incisoria che, presso la prestigiosa istituzione parmense, trovano un completamento nella magnifica collezione permanente comprendente nomi del calibro di Schongauer, Dürer, Piranesi, Goya e Morandi. La mostra costituisce una appetitosa occasione per viaggiare nella storia di questa particolare tipologia d’arte, evento unico per i cultori e non solo!

la vetrina di Reality


Storia

Ferdinando Folchi e l’Avvocato

I

TEXT Paolo Pianigiani PHOTO Alena Fialová

l pittore fiorentino Ferdinando Folchi (1822-1883) ha avuto la bella abitudine di segnarsi in un libro dei conti i suoi lavori, con l’annotazione dei committenti e delle opere realizzate. Grazie a questo diario siamo riusciti ad individuare le “Donne misteriose” di Pontassieve (v. Bettina e le altre, Reality n. 49), a proposito delle quali risultano pagamenti nel Dicembre 1863.

A Radda in Chianti un ciclo di pitture fino ad oggi assolutamente sconosciuto E, seguendo anche altre indicazioni, siamo andati a Radda in Chianti a cercare un altro ciclo di pitture di Ferdinando, fino ad oggi assolutamente inedito e da attribuire. Scrive il Folchi nel suo diario, in quello stesso anno, 1863, che il 21 Agosto ha ricevuto la somma di Lire 60, dal Sig. Avv. Baldassar Pianigiani, per aver dipinto a tempera nella sua Cappella privata a Radda nel Chianti, i SS. Sebastiano e Fabiano. Ma vediamo chi era questo Avvocato, che si rivolse al nostro pittore per farsi illustrare la Cappella di famiglia. Era un personaggio di assoluto rilievo nella Toscana dell’epoca, notaio e pubblico amministratore nei comuni di Radda e Gaiole in Chianti, in rapporto diretto con il Barone di Ferro, alias Bettino Ricasoli. Era figlio di Lorenzo, anch’egli uomo di legge e di potere: fu anche lui notaio e gonfaloniere a Radda. Baldassarre morì nel 1869. I Pianigiani acquistarono villa e poderi, (attualmente trasformati in moderna struttura alberghiera, la Fattoria Vignale), dalla famiglia Falconi di Firenze, nel 1819. Il 10 Agosto del 1924 fu proprio nei locali della villa, con il rogito del notaio Baldassarre Pianigiani (evidentemente un discendente), che si Reality

San Fabiano

San Sebastiano

costituì il “Consorzio per la difesa del vino tipico Chianti”: era nato il celeberrimo Gallo Nero. All’interno della villa esiste ancora oggi una cappellina privata, della quale si trova notizia in una visita pastorale del 1784, ricordata come “oratorio di santa Maria de’ signori Falconi di Radda”. E’ costituita da un unico ambiente rettangolare coperto da volte a crociera, completamente intonacato. L’altare ospita, entro un tabernacolo

dorato, un rilievo raffigurante la Madonna che allatta il Bambino. Sulla parete destra in fondo si può accedere alla cappella dall’interno del fabbricato. Ed è da quella porticina che siamo entrati, insieme al Direttore della Fattoria Vignale, signor Amedeo Esposito, e alla segretaria sig.ra Erica, cercando le due pitture del Folchi. Ed eccole ancora lì, ai lati della Madonna lignea, inserite nelle loro cornici dorate: a sinistra San Sebastiano, con ai piedi l’arco e la freccia simbolo del suo martirio, e San Fabiano, raffigurato a destra insieme alla palma, attributo di questo Papa, che subì il martirio nell’anno 250. Per la verità San Fabiano è piuttosto raro nelle raffigurazioni dipinte; non a caso, vien da pensare, è patrono degli idraulici. Questi due Santi sono festeggiati, nel calendario romano, lo stesso giorno, il 20 Gennaio. E’ probabile che per l’avvocato Baldassarre Pianigiani questa data rap-


presentasse una ricorrenza particolare per lui e la sua famiglia: da qui la scelta del duplice soggetto. Sono pitture di mano certissima del Folchi e si tratta di due “apax”. Ferdinando non replicò mai questi due santi durante tutta la sua carriera. La tecnica, più rapida rispetto all’affresco, è quella della tempera su intonaco a secco. La qualità è abbastanza buona, e sarebbe magari necessario un consolidamento e una leggera ripulitura della superficie dipinta. Ma la sorpresa è stata grande quando, proprio sullo sportellino del tabernacolo, ho individuato un piccolo dipinto a olio, sempre del Folchi, raffigurante un Cristo portacroce, di delicata fattura, che non era menzionato fra le carte del pittore fiorentino. Riesce sempre a sorprendermi Ferdinando, del quale seguo le tracce ormai da oltre 10 anni. Ogni incontro con una sua opera ha sempre qualcosa di magico. Anche questa volta, in questi ambienti, nei quali, visto il cognome che porto, in qualche modo ero “di casa”.


Storia

Il primo biografo di Dante C

TEXT Tamara Frediani

ontemporaneo e concittadino di Dante Alighieri, Giovanni Villani illustre personaggio fiorentino è l’autore della Cronica, una importantissima opera trecentesca, scritta in dodici libri che narra dalla torre di Babele fino al 1348, la più famosa

degli anni ‘30 del XIV secolo. Ma l’evento che segnò definitivamente la vita di Villani fu il fallimento della società dei Buonaccorsi, dal quale rimase travolto e soprattutto nel quale perse quasi tutti i suoi beni. Per un periodo venne perfino

Giovanni Villani, dedicò a Dante un intero capitolo della Cronica delle cronache cittadine basso medievali. Villani nacque intorno al 1280 a Firenze dove presto intraprese l’attività mercantile prima nella società dei Peruzzi, diventandone anche socio e successivamente in quella dei Buonaccorsi. Ma il lavoro di mercante non fu la sua unica occupazione; si dimostrò infatti un attento partecipante della vita cittadina, intraprendendo una intensa carriera politica che lo vide diventare priore del Comune per ben tre volte, Ufficiale della Moneta e Sovrintendente alla costruzione delle mura. La sua carriera e con essa la sua vita fu contrassegnata da alcuni eventi che lo gettarono in gravi difficoltà. Un’accusa di malversazione, dalla quale fu poi prosciolto mise un freno alla sua attività in campo politico agli inizi Reality

era sostenitore della parte bianca. Ma questo capitolo contenuto nella Cronica ci fa anche capire quanto Dante, da subito fosse stato riconosciuto nella sua grandezza di poeta; e questo dato colpisce soprattutto perché si tratta di un’epoca in cui la circolazione dei testi e delle notizie era tutt’altro che semplice e veloce. Le parole

rinchiuso nel carcere fiorentino delle Stinche. Nella sua Cronica, che per gli storici da sempre rappresenta una fondamentale “banca dati” riguardo le vicende fiorentine, annotate con precisione e con dovizia di particolari davvero impressionante, troviamo anche un importantissimo capitolo. Nel Libro X, compare infatti la prima biografia di Dante fino ad oggi conosciuta. Qui nelle vicende relative al 1321, anno della morte dell’Alighieri, Villani dedica un intero capitolo al ricordo di quello che fu uno dei massimi poeti di tutti i tempi e uno dei più illustri cittadini che Firenze potesse vantare; è da notare come questo avvenisse da parte di un “avversario politico”, in un periodo in cui le lotte intestine dominavano l’intera società. Mentre il mercante era più vicino ai guelfi di parte nera, Dante

di Villani sono un elogio all’abilità dimostrate da Dante: “Questi fue grande letterato quasi in ogni scienza, tutto fosse laico; fue sommo poeta e filosafo, e rettorico perfetto tanto in dittare, versificare, come in aringa parlare, nobilissimo dicitore, in rima sommo, col più pulito e bello stile che mai fosse in nostra lingua infino al suo tempo e più innanzi.. E fece la Commedia, ove in pulita rima, e con grandi e sottili questioni morali, naturali, strolaghe, filosofiche, e teologhe, con belle e nuove figure,


S comparazioni, e poetrie, compuose e trattò in cento capitoli, overo canti, dell’essere e istato del ninferno, purgatorio, e paradiso così altamente come dire se ne possa, sì come per lo detto suo trattato si può vedere e intendere, chi è di sottile intelletto. Bene si dilettò in quella Commedia di garrire e sclamare a guisa di poeta, forse in parte più che non si convenia; ma forse il suo esilio gliele fece. Questo Dante per lo suo savere fue alquanto presuntuoso e schifo e isdegnoso, e quasi a guisa di filosafo mal grazioso non bene sapea conversare co’ laici; ma per l’altre sue virtudi e scienza e valore di tanto cittadino ne pare che si convenga di dargli perpetua memoria in questa nostra cronica, con tutto che per le sue nobili opere lasciateci in iscritture facciano di lui vero testimonio e onorabile fama a la nostra cittade.” E’ lo stesso Villani a spiegare i motivi che lo hanno portato alla decisione di intraprendere l’ attività letteraria “.. io Giovanni cittadino di Firenze, considerando la nobiltà e grandezza della nostra città a’ nostri presenti tempi, mi pare che si convegna di

raccontare e farer memoria dell’origine e cominciamento di così famosa città, e delle mutazioni averse e filici, e fatti passati di quella; non perch’io mi senta sofficiente a tanta opera fare, ma per dare materia a’ nostri successori di nonn-essere negligenti di fare memorie delle notevoli cose che averranno per gli tempi apresso noi, e per dare esemplo a quegli che saranno delle mutazioni e delle cose passate, e le cagioni, e perché; acciò ch’eglino si esercitino adoperando le virtudi e schifino i vizii, e l’aversitadi sostegnano con forte animo a bene e stato della nostra repubblica. E però io fedelmente narrerò per questo libro in piano volgare, a ciò che li laici siccome gli aletterati ne possano ritrarre frutto e diletto..” Si riscontra leggendo queste poche righe contenute nel prologo della sua opera, l’amore per la città natale, che sopraffatta dalle lotte intestine non gode più di quello splendore civile che l’aveva contrassegnata nel passato e il desiderio di poter ritornare a quello stato di pace, attraverso il ricordo, la memoria di quello che la città ha rappresentato nella storia

Reality


Territorio

Il Santuario di Querce I

TEXT&PHOTO Graziano Bellini

mmerso nello splendido scenario naturale delle colline delle Cerbaie, nella punta estrema della provincia di Firenze al confine con le province di Lucca e Pistoia, vi è un Santuario con una storia millenaria, affascinante e misteriosa. E’ il Santuario della Madonna della Querce.

Due apparizioni della Madonna e 1200 anni di storia Paradossalmente è una storia però che nemmeno tutti i residenti di quelle terre conoscono. Proviamo qui a farne un breve cenno per rilevare il fascino di un luogo così incantevole e dal passato così ricco di storia. Il Repetti parla di una chiesa intestata a San Nazzario in “un istrumento dell’anno 856 d.c.” ed una mappa della zona conferma l’esistenza di questa chiesa nel 866 d.c., sotto la castellanìa di Cappiano, situata a 200 metri nord-ovest dalla

chiesa attuale di Querce, sulle pendici della collina che scende verso il padule di Fucecchio. All’inizio fu un monastero retto dai frati Somaldi di Lucca e sotto la giurisdizione dei Cavalieri del Tau di Altopascio fino a tutto il milleduecento. Successivamente questa chiesa, le relative terre e le selve di Serrezzara (l’antico nome di Querce) passarono sotto il nuovo comune di Fucecchio agli inizi del trecento. Il toponimo Serrezzara era un’evidente riduzione dialettale del nome di San Nazzario ed il villaggio era composto da poche costruzioni sparse per le radure, abitate da famiglie dedite prevalentemente alla pastorizia e alle faticose attività agricole. La chiesa era tenuta da un Romito (eremita) che abitava in una casa torre adiacente, il quale viveva In alto la “Cellina”, Santuario della Madonna della Querce. Sotto la chiesa della Querce. A lato: una mappa storica dove è indicata l’esistenza della chiesa di San Nazario. Nella pagina seguente il quadro raffigurante la prima apparizione della Madonna su una quercia (Santuario della Madonna della Querce; interno della “Cellina”) e il quadro raffigurante due cacciatori che uccidono il lupo, seconda apparizione della Madonna (chiesa della Querce, Sacrestia)

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T prevalentemente di elemosina. In un giorno imprecisato, verso la fine del cinquecento, ma sicuramente qualche anno dopo il 1573, un incendio di enorme proporzione stava distruggendo tutti i boschi di Massa Piscatoria (Massarella) e di Serrezzara (Querce). Gli abitanti del luogo allora si precipitarono verso la dimora del Romito, preoccupati per la sua sorte, ma con loro meraviglia lo trovarono incredibilmente illeso vicino ad una fonte d’acqua davanti alla quale il fuoco si era fermato. Il Romito Gino da Lucca raccontò che gli era apparsa la Madonna sopra una quercia e gli aveva preannunciato che là, dove sarebbe sgorgata l’acqua, l’incendio si sarebbe fermato. In seguito a questo miracolo dell’apparizione, su quella fonte fu costruita una piccola cella, conosciuta oggi come “La Cellina”, mèta di pellegrinaggi provenienti da tutta la Toscana alla ricerca di una grazia che quell’acqua miracolosa poteva dare. Grande fu nei decenni successivi la notorietà taumaturgica di questo luogo di culto e tante furono le offerte di ex-voto che durante la prima messa officiata alla Cellina il 28 Giugno 1637 fu deciso di costruire una nuova chiesa per accogliere tutti i fedeli, una nuova chiesa in una posizione migliore rispetto a quella antica che ormai era in rovina. La chiesa fu costruita in soli due anni e in parte furono utilizzate anche delle pietre del vecchio monastero. Il Granduca Ferdinando II d’e’ Medici regalò il terreno per costruirla e diede l’autorizzazione a tagliare gli alberi più grossi delle foreste per fare le travi portanti del tetto, travi che possiamo ammirare ancora oggi facendo visita all’interno della chiesa. Il 14 Giugno 1639, giorno di Pentecoste, fu inaugurata la nuova chiesa con la traslazione dalla Cellina dell’affresco raffigurante l’apparizione della Madonna con Bambino realizzato anni prima dal pittore Gherardi da Lucca, lo stesso che aveva disegnato la Madonna della Querce di Viterbo. Nel 1651 vi fu un secondo miracolo

dell’apparizione della Madonna, questa volta a due cacciatori fiorentini mandati da Ferdinando II de’ Medici nelle colline delle Cerbaie per abbattere un feroce lupo che la leggenda vuole avesse già ucciso 32 persone e fatto razzia di greggi. Stremati e rassegnati all’insuccesso ricevettero l’apparizione della Madonna su una quercia la quale indicò loro la fonte dove il lupo andava a dissetarsi. Lo trovarono là dove aveva indicato la Madonna e lo uccisero; da allora quella sorgente si chiama la Fonte del Lupo. Vi è un quadro nella sacrestia, dietro l’altare maggiore, che raffigura questa scena. Successivamente a queste vicende il vescovo di San Miniato elevò a parrocchia la chiesa della “Madonna della Querce

nelle Cerbaie di Fucecchio” ed anche il paese iniziò ad essere conosciuto con il nome attuale di Querce perdendo progressivamente l’antico nome di Serrezzara. I pellegrinaggi e le guarigioni miracolose continuarono nei secoli tanto da essere raccolte a centinaia nel libro “Relazione della Miracolossissima Immagine della Madonna della Quercia”. Fu cosi che nel 1951, in occasione del terzo centenario del “miracolo del lupo”, quel luogo dove la tradizione vuole si siano verificati fatti miracolosi fu elevato a Santuario da mons. Beccaio vescovo di San Miniato. Quel santuario, quella chiesa, quei prati hanno rappresentato per anni un luogo di incontro per gli abitanti di quelle zone svolgendo un ruolo sociale oltre che religioso. Una figura emblematica in questo senso è stato il parroco Don Ivo Magozzi che per 40 anni esatti, dal 26 luglio 1943 fino alla sua morte il 26 luglio 1983, ha contribuito a tenere vivo l’interesse per quei luoghi facendo anche una fondamentale ricerca storica che ci ha lasciato in eredità. Adesso purtroppo tutto il complesso religioso e architettonico sta vivendo un momento di parziale abbandono in quanto la parrocchia non ha la presenza residenziale di un parroco in canonica e gli enti ecclesiastici preposti non sembrano aver fretta nel ridare vita a questo splendido patrimonio. Però il fascino emanato da tutti questi secoli di storia e dalla bellezza della natura rimane sempre vivo per il visitatore che ne sappia cogliere la magia mentre, assaporando il profumo pungente del sottobosco, osservi il volteggiare leggero di un falco sopra le chiome degli alberi.

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Storia

Vincenzio Baldovinetti un cavaliere martigiano in guerra contro i pirati

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avi corsare, battaglie navali a suon di colpi di cannone e inseguimenti tra le isole, la cattura di un pericoloso pirata dell’impero ottomano e misteriosi intrighi di potere, sembrano gli ingredienti per un romanzo di Emilio Salgari, ma quella che sto per raccontare è una storia di casa nostra, i cui scenari sono Pisa, sede dell’ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, l’arcipelago toscano e Marti, piccolo borgo della

TEXT Federica Cipollini

Da un manoscritto riemerge una storia dimenticata campagna tra Pisa e Firenze, dove il nostro protagonista, il capitano Vincenzio Baldovinetti, fiorentino di nascita, possedeva una villa di campagna e trascorse gli ultimi anni di una vita intensa e romanzesca, degna di essere raccontata. Vincenzio Baldovinetti nacque nel 1645 da una famiglia della piccola aristocrazia fiorentina, figlio cadetto e dunque destinato a non godere del maggiorascato, costretto insomma a costruire da sé la propria fortuna. Non che i genitori e i parenti non avessero in qualche modo provveduto al suo futuro: già all’età di tre anni, infatti, il piccolo Vincenzio era paggio del Gran Maestro dell’Ordine di Santo Stefano, il granduca di Toscana Ferdinando II. Si trattava di una corsia preferenziale per diventare cavaliere di Santo Stefano e intraprendere una carriera in quella che potremmo definire la Marina Militare del Granducato, impegnata soprattutto nel contrasto delle attività piratesche nel Mediterraneo. Già, perReality

ché anche le nostre coste tirreniche, come i mari del Sud di salgariana memoria, erano infestate da navi corsare dell’Impero ottomano che assalivano le navi commerciali ricavandone spesso ricchi bottini e creando serie difficoltà ai traffici marittimi. Il nostro Vincenzio era un ragazzo sveglio e, trascurando gli studi umanistici che non lo interessavano, divenne ben presto un esperto di navigazione, e a diciott’anni iniziò a navigare sulle galere della Marina stefaniana. Fece presto carriera e all’età di ventotto anni fu nominato capitano di una delle tre galere della flotta toscana, la Santa Margherita. In quegli anni a capo della flotta c’era il potente ammiraglio Guidi, passato alla storia con assai più gloria del nostro capitano, forse immeritatamente: quando, infatti, il 20 luglio 1675, durante una perlustrazione delle acque dell’arcipelago toscano, la flotta si rese conto della presenza di un piccolo gruppo di navi corsare, stando almeno al racconto del Baldovinetti, commise parecchi errori, tanto che alcuni membri della ciurma, durante lo scontro con le tre galere turchesche, perirono a causa del fuoco amico. Se lo scontro navale si concluse positivamente per la flotta della Marina pisana, invece, secondo alcuni documenti d’archivio da me rintracciati, fu soprattutto merito del Baldovinetti che, coraggiosamente, speronò la nave Padrona dei pirati e si lanciò con i propri uomini all’arrembaggio, catturando non solo la nave, ma anche il temibile pirata Ciriffo Moro, capitano turco, il cui arrivo a Firenze destò un certo scalpore. Sarebbe logico, a questo punto, aspettarci di vedere il nostro capitano Vincenzio oggetto di una promozione, ma ciò non avvenne, anzi, si vide presto rimuovere dal


S comando di navi, relegato in una prematura pensione dorata. Cosa ci sia dietro a questa punizione, alla cui ingiustizia Vincenzo tentò a lungo di ribellarsi, non è chiaro: forse il potente segretario di Stato Panciatichi che gli era ostile, forse la scomoda versione della dinamica della battaglia fornita dal Baldovinetti, tanto diversa da quella riferita dalle relazioni ufficiali, che celebravano la bravura e l’ardimento dell’ammiraglio Guidi, fatto sta che il Baldovinetti dovette rassegnarsi a un buon ritiro nella villa di Marti, dove, roso dall’amarezza, vergò su poche carte manoscritte le memorie della propria vita e un resoconto della battaglia navale, nei quali mi sono imbattuta casualmente durante una serie di ricerche d’archivio. Così giunge a voi, dopo secoli di oblio, la voce di Vincenzio Baldovinetti, capitano di navi da guerra, illustre martigiano, personaggio dimenticato della storia toscana che rivive oggi in queste pagine attraverso il magico strumento della scrittura, unica autentica tecnica negromantica in cui sia ancora possibile credere.

Bibliografia: Vincenzio Baldovinetti, Viaggio di corso del 1675, manoscritto serie Baldovinetti 118 Biblioteca Nazionale di Firenze. Vincenzio Baldovinetti, Passaggio della mia vita in questo mondo, manoscritto 118.17 Archivio Baldovinetti -Tolomei di Marti. Le relazioni a stampa delle imprese della Marina stefaniana, a cura di Rodolfo Bernardini, Pontedera, Cld libri, 2006. Roberto Boldrini, Il cavaliere, il pirata e il crocifisso di Marti tra leggenda e devozione, in Restauri della pieve di Marti, Firenze, Edifir, 2003.

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Territorio

Una relazione antica L

TEXT&PHOTO Paola Ircani Menichini

a relazione tra il podere Le Colombaie di Ponsacco e la SS. Annunziata di Firenze iniziò nel secolo XVI, all’epoca della cacciata dei Medici e del ritorno della Seconda Repubblica. Nelle Memorie del padre Filippo Tozzi († 1775), Servo di Maria, storico del convento, si ricorda l’esproprio degli argenti della cappella della Madonna, fatto nel 1527 dallo Stato per la fusione nella Zecca. Diciassette anni più tardi però la cappella fu risarcita, come scrive sempre il padre Tozzi:

Il podere Le Colombaie di Ponsacco e la cappella della SS. Annunziata di Firenze (sec. XVI-XIX) Non si deve però passare sotto silenzio la beneficenza del Duca Cosimo I il quale ad effetto di risarcire la perdita da noi sofferta nel 1527 donò al Convento il podere di Ponsacco, ordinando che colla rendita di esso si facessero 30 lampane di argento di libbre 5 l’una, sei Calici di valuta di s. 50 l’uno, e due grossi Can-

deglieri, o Torcieri di libbre 50 d’argento per ciascheduno; come per Contratto rog.° ser Giovanni di Sigismondo Conti 14 Novembre 1544… Nel contratto il podere è descritto con i suoi confini: posto in agro pisano in potesteria Cascinae loco detto alla Colombaia di Ponte di Sacco, cui a primo via magistra, quae tendit ad Peccioli: a 2° via vicinalis quae tendit ad flumen Erae a 3° flumen Erae, et bona Iacobi de Riccardis, a 4° via Petriuoli quae tendit ad flumen Erae suprascriptum a 5° via vicinalis quae tendit per viam Petriuoli ad Camuglianum. Il podere era valutato 1800 fiorini d’oro e ne rendeva 120. Il lavoratore si chiamava Cipriano. I precedenti proprietari erano stati gli eredi di Domenico dei Ghettini di Pisa. La maggior parte degli argenti della cappella commissionati da Cosimo I e poi dai granduchi di Toscana furono confiscati al tempo dell’invasione francese, nel 1799, sempre per la Zecca, e sono stati fusi. La località Le Colombaie esiste ancora oggi come toponimo che qualifica un gruppo di case di Ponsacco vicino alla via di Valdera e Capannoli, a Camugliano, ai fiumi Era e Cascina. Negli anni ’80 del Cinquecento, Le Colombaie fu incorporato nella cosiddetta Fattoria di San Miniato, formata da vari poderi del convento situati per lo più in Valdera e in Valdarno (Casale, Scroccolino, Santa Maria a Monte, Poggio Naldi, Cavane ...). Era amministrata da un frate detto fattore o poderaio oppure agente che risiedeva in una casa di San Miniato dove forniva anche ospitalità (foresteria)

ai confratelli viaggiatori di passaggio sulle strade vicine. Compilava i registri di Entrata e Uscita e i Giornali e, dai documenti rimasti, si può conoscere la produzione del podere di Ponsacco negli ultimi decenni del Cinquecento: grano, vecce, fave, segale, orzo, lupini, avena, miglio, saggina, fagioli, lino, uve secche, foglia di gelso, capponi, uova, susine, ciliegie, noci... Altre notizie contenute nei registri riportano interessanti particolari sul mondo contadino della zona. Sono ricordi di mercati, di spese quotidiane o straordinarie, di lavori agli edifici, di relazioni sociali, di logistica. Ad esempio nel 1584 maestro Giuliano scarpellino mise sulla casa del podere di Ponsacco due armi (stemmi) di pietra della religione, cioè dell’Ordine dei Servi di Maria: la S tagliata da un ramo con tre gigli. Più volte sono ricordati la nave di Santa Croce e il passegere di Fucecchio cioè i traghettatori sull’Arno, cui si rivolgevano il poderaio o i religiosi che volevano attraversare il fiume. Non mancano notizie sui pagamenti delle tasse, competenza dell’Estimo dei Fiumi e Fossi di Pisa, e anche sulla cosiddetta Dogana del Callone (passaggio per le barche) di Castelfranco… I lavoratori di Ponsacco furono per più di un secolo i Bani: negli ultimi decenni del Cinquecento è ricordato il capofamiglia Giovanni di Giuliano che, oltre alla cura della terra, frequentava i mercati della Valdera per vendere la foglia dei gelsi o per trattare la compravendita di buoi, cavalli, suini. Dopo il 1612 fu affiancato dal fratello Orazio e, verso la metà del Seicento, sostituito dal figlio Michelan-

Fonti: Archivio della SS. Annunziata di Firenze, Memorie del p. Filippo Tozzi; Fattoria di San Miniato e Podere di Ponsacco, fogli vari; Inventario 1808; Archivio di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, 119, dal n. 512 al n. 568. In questa pagina in alto: il Santuario e la Piazza della SS. Annunziata di Firenze, fondato nel 1250 dai frati Servi di Maria. A fianco: Archivio di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, 119, 1268 (Possessioni del convento), n. 27, Podere del Colombaio. Nella pagina seguente da sinistra: una casa poderale rovinata con un pozzo in località Le Colombaie oggi (gennaio 2009), l’oratorio presso la località San Sebastiano a poche centinaia di metri da Le Colombaie (gennaio 2009).

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gelo. Quest’ultimo nel 1702 cedette il posto ai propri figli Domenico e Michele. Nel 1703 la famiglia di Bernardo di Santi Bernini subentrò ai Bani; dal 1736 Bernardo lasciò il posto al figlio Santi. Alla fine del Settecento il convento divise Le Colombaie in due parti chiamate Ponsacco e Ponsacco Nuovo; di queste si occuparono le famiglie di Giuseppe Bernini e di Pellegrino Signorini. Durante l’amministrazione dei Servi di Maria la casa del podere fu sempre mantenuta in buono stato e restaurata secondo le necessità. I lavori di edilizia e gli artigiani che prestarono l’opera sono documentati nei registri della Fattoria. Di rilievo furono i restauri del 1789-90, le cui ricevute riportano i nomi di Filippo Panichi fabbro in Ponsacco, di Giuseppe Vezosi muratore, di Simone Frullani che rifece la stalla, le camere e il forno… e di altri. Nel Settecento i granduchi lorenesi non ebbero la stessa generosità dei granduchi Medici. Nel 1783 il giansenista Pietro Leopoldo soppresse l’Opera della cappella della Madonna. L’amministrazione del podere ricadde al convento, con l’obbligo dell’erogazione delle entrate a favore della cappella. Erano i tempi in cui il conflitto tra Stato e Chiesa cominciava a radicalizzarsi in alcune nazioni proprio sul tema delle proprietà degli enti ecclesiastici. Il 12 luglio 1790 fu emanata in Francia la Costituzione Civile del Clero, con la quale lo stato, per ridurre l’enorme debito da cui era gravato, soppresse gli Ordini religiosi, confiscandone i beni. La legge entrò in vigore in Toscana tra 1808 e 1810, dopo l’annessione all’Impero francese. Il convento della SS. Annunziata fu chiuso e la chiesa affidata alla parrocchia e al curato, che venne affiancato da alcuni sacerdoti per il servizio liturgico e da dei laici, detti fabbriceri, per la manutenzione dell’edificio sacro. Il Demanio espropriò i beni della Fattoria, compreso il podere Le Colombaie che all’epoca era lavorato dalle

famiglie di Santi Bernini e di Giuseppe Signorini. Ceduto alla Senatoria, fu da questa affittato a Giuseppe Puggelli da Camugliano. Nel 1811 però i fabbriceri intentarono causa civile contro lo stato per riavere il podere, vista la sua passata appartenenza ad un’Opera e non a una Corporazione religiosa. Il fiduciario Lorenzo Vannucchi se ne occupò in Livorno, presso il competente tribunale che, nel 1813, riconobbe il diritto di proprietà dei fabbriceri assieme ad un indennizzorendita di 1950 franchi annui. Le vicende dell’Impero però scavalcarono le sentenze. Cadde Napoleone e il 4 luglio 1814 il podere invenduto ritornò alla parrocchia per grazia del granduca Ferdinando III. Giuseppe Puggelli continuò a pagare il canone ancora per qualche anno. Riaperto il convento, fu nominato un frate agente per l’unico podere superstite della Fattoria. Nel 1855 i Puggelli avevano già lasciato. Le Colombaie era diventata la dimora delle famiglie contadine di Angelo Ferretti e di Francesco Bernini, discendente di Santi. Nel 1866-67 lo Stato Italiano decretò la seconda soppressione degli Ordini religiosi. Chiuso di nuovo il convento della SS. Annunziata, rimase in vita la parrocchia, come al tempo dell’Impero francese. Il 15 ottobre 1866 il delegato ispettore delle Tasse e Demanio Truffi prese ufficialmente possesso de Le Colombaie. L’11 dicembre 1867 i privati Giovanni Battista Orzat e Pietro Pacchiani acquistarono le due parti separate all’asta pubblica. La parrocchia promosse una nuova azione legale, sulle stesse basi di quella dell’epoca napoleonica. Nel 1897 una sentenza del Tribunale di Pisa ne riconobbe, ancora una volta, le ragioni e ordinò un indennizzo, visto che i poderi erano già stati alienati. Nel 1904 l’Intendenza di Finanza stabilì la natura e l’importo del risarcimento. Le famiglie Orzat e Pacchiani (e i successivi proprietari privati) acquisirono così il pieno diritto sugli edifici e le terre comprati dallo Stato.


Itinerari

Un giorno a Casola in Lunigiana tra Medioevo e antiche Pievi

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asola in Lunigiana, il cui territorio comunale si estende in un’area montagnosa della Lunigiana, situata tra la catena appenninica e quella delle Apuane, è un delizioso e antico paese, ubicato su un pendio terrazzato, alla confluenza dei torrenti Aulella e Tassonaro. Già abitato nel Paleolitico, vi sono stati riscontrati insediamenti databili all’età del Bronzo, con lo stanziamento di genti d’estrazione ligure, perlopiù dedite alla pastorizia ed all’agricoltura. A partire dall’età del Ferro i villaggi crebbero in parallelo allo sviluppo dell’economia agraria. Numerosi reperti archeologici testimoniano la frequentazione umana nel territorio e lo stabilirsi delle sedi umane: segnatamente le Statue-stele, rappresentazioni primitive e circondate da un’impronta di mistero, riconducibili ai primi abitanti della val di Magra, suffragano le tesi degli specialisti. Nominata Casula nel passato più remoto, nell’XI secolo fu tra i possessi della consorteria lucchese dei Casola. Passò quindi ai Malaspina della Verrucola (1275), per tornare sotto il controllo di Lucca (1373). Nel 1437 fu ripresa da Antonio Alberico Malaspina che la cedette a Firenze. Assegnata al Capitanato di Fivizzano (1477), fu scorporata nel 1812 e costituita in Comune autonomo, facendo quindi parte del

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TEXT&PHOTO Giuliano Valdes

Casola in Lunigiana, Castello di Codiponte

Granducato di Toscana. Sul lato inferiore dell’antico borgo si scorgono tracce delle mura medievali, con la Porta Soprana e la Porta Sottana. La massiccia Torre circolare (una tipologia edilizia largamente diffusa in Lunigiana) è costituita da una parte antica, originaria di una fortificazione medievale, mentre la parte superiore vi fu successivamente sovrapposta come campanile (1745). La torre campanaria serviva per la Chiesa di S. Felicita, ricostruita nel XVIII secolo, con tre navate di marmo. Nel borgo è anche la Chiesa della Madonna del Carmine, dalla quale provengono alcuni capitelli esposti nel Museo del territorio dell’Alta Valle Aulella, situato nel centro storico. Nel museo sono raccolte le Statue-stele, provenienti perlopiù dalla val di Magra, databili dalla tarda Preistoria. Esse rappresentano dei guerrieri o delle “grandi madri” in pietra arenaria, realizzate dagli antichi abitatori dei luoghi. Fuori

dal centro abitato è visitabile il Parco delle Statue-stele. Sulla via per Aulla, in località Codiponte, merita una visita la Pieve dei Santi Cornelio e Cipriano. È annoverata tra le più antiche pievi della vallata (VIII sec.); prende il nome dall’antico Caput Pon-

La Torre rotonda


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Codiponte, la facciata della Pieve romanica

Casola in Lunigiana, la Porta Soprana e le antiche mura

tis, un villaggio primitivo sviluppatosi proprio sul primo ponte sull’Aulella, già documentato nel 1148. Sia la facciata che l’interno, a triplice partizione delle navate, presentano i tratti caratteristici delle architetture romaniche. Vi è conservato un pregevole trittico quattrocentesco, che rappresenta la Vergine col Bambino, i Santi Cornelio e Cipriano e il Volto Santo. Poco distante da Casola, nella frazione di Offiano, troviamo la Pieve di San Pietro, che fu una delle più antiche chie-

Pieve San Lorenzo, uno scorcio dell’abitato con la Pieve

se battesimali della diocesi di Luni. La costruzione della Pieve fu eseguita tra l’XI e il XII secolo, sebbene sia stata più volte rimaneggiata nel corso dei secoli. La trasformazione settecentesca ha conferito all’interno del tempio la tipica ambientazione barocca. Non si trascuri, sulla strada per Minucciano, di visitare Pieve San Lorenzo, graziosa località turistica apprezzata per il microclima, per i luoghi soleggiati e per la buona tavola. Il paese si distende alle rive dell’omonimo torrente, con un bel

centro storico, dai tratti medievali ben definiti e una zona di più recente impianto. L’antica Pieve di San Lorenzo, è una perla d’architettura romanica, segnatamente nella porzione absidale, dove spicca il Campanile ottagonale, unico di questo tipo nell’intera provincia lucchese. La Pieve, costruita nell’XI sec. in pietra di macigno, presenta un interno articolato su tre navate con abside; la parte centrale poggia su colonne di macigno con capitelli scolpiti di evidenti connotazioni protoromaniche.

Bibliografia e cartografia: “Guida ai Campanili della Garfagnana” – Percorsi tra natura, storia e cultura” Felici Editore, Pisa 2005; “Guida al Parco delle Alpi Apuane”, con carta del territorio 1:35.000, Felici Editore, Pisa 2005; “Visita la Lunigiana” Carta stradale 1:100.000, APT Massa Carrara - Consorzio Lunigiana Turistica, Editing Studio Pisa 2002

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Lo scaffale dei poeti

Marco Cipollini

TEXT Valerio Vallini

Riesce a fare del mito una rappresentazione viva e presente

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eggendo da un’intervista, data alla redazione del Il Tirreno il 6 febbraio del 2005, relativa al poema “Sirene” (5 libri per 14.400 versi), alla domanda se quel poema fosse una specie di testamento di civiltà il poeta Marco Cipollini rispose “No, il mio è un atto di speranza totale. Si vede ovunque una pandemia nevrosi di apparire…Ciò deriva dall’angoscia di scomparire nel nulla. Sotto questa frenesia fenomenica, questo vitalismo di superficie vi è aridità spirituale: radici immense stanno seccando in un soffio di anni. Bisogna dunque scavare pozzi molto profondi, riattingere acqua d’anima alle vene originarie. Necessita recuperare la memoria vera, la tradizione e nulla come la poesia è figlia di Mnemosine”. Marco Cipollini, nato a Fucecchio nel 1946, residente a Empoli, fondatore e redattore della rivista Erba d’Arno, di “pozzi profondi” ne ha scavati molti. A cominciare dall’esordio Rose d’Eros, Vallecchi 1981, “…un libro – si legge nel risvolto di copertina - che attira e sorprende, sospeso, non sai come, fra memoria sogno e riflessioni sapienti, nascosto e insieme rivelato da un dettato solenne e poco disposto alla novità dei tempi…”. Sì, perché C. fin dai suoi esordi ha aperto un contenzioso con moltissima poesia del Novecento, guardando piuttosto a Omero “Ma essere omeride, e sia pure l’ultimo, è bello” come recita questo esergo. Questa sua disposizione al canto lungo, al registro epiconarrativo, la potenza del suo canto, si ritrova nelle Odi e negli Inni della sua seconda prova Emblemi, Quaderni di Erba d’Arno, 1990, “Uno spaccato tematico – come scrisse Giovanni Lombardi - qualitativamente notevole in cui la raffinatissima cifra stilistica si coniuga con una ricca tessitura problematica oscillante fra ricordi, richiami, mitologia, frammenti di memorie riaffioranti dal magma della quotidianità in cui si insinua il mistero eterno della natura”. La poesia di C. solenne e sacrale, è anche pervasa da un for-

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te registro umoristico, si avvale, come afferma Sergio Spadaro, di verbi o aggettivi a forte carica metaforica, a volte tende a forzare espressivamente la lingua. Secondo me la sua poesia è sperimentale di uno sperimentalismo non programmatico ma nel fare versi. Questo aspetto lo rilevo nel primo dei suoi grandi poemi La Passione, Ed. Negri, 1991, del quale Francesco Stella sostiene sulla rivista Semicerchio n°8, 1991: “La Passione… è un travolgente profluvio di scene montate con taglio cinematografico e tecnica formulare…decine di versi, emistichi o espressioni significative ritornano ossessivamente a marcare una costruzione vorticosa, a spirale…la narrazione, un continuum privo di scansioni e di interpunzioni, è dramma tragicamente umano, senza spessore teologico né tentazioni metafisiche. In questo C. è romantico assai più che novecentesco. Ma la polifonia epica della Passione è un canto alto e vero, un affresco barocco.” Dei suoi Carmi profani, Ed. Erba d’Arno, 1993, ha scritto Alessandro Fo sulla prestigiosa “POESIA” mensile internazionale di cultura poetica, maggio 1995, “Non è frequente che oggi un poeta cerchi tanto lontano le consonanze ai suoi toni. Ma Cipollini è come ineluttabilmente attratto dall’epos. Le altezze luminose del mito gli chiedono con insistenza di tornare a mescolarsi con la vita vera: e ripercorre così Gli ultimi fatti di Ulisse, la leggenda di Europa (Stigmate), l’immaginario universo delle Sirene (prima versione). In Grandi Carmi, Ed. Erba d’Arno, 1998, “Il suo lavoro poetico è fondato su una fiducia inossidabile nella parola, nel ritmo e nella affabulazione…una forza naturale che sa organizzarsi in architetture complesse (si ricordino le Odi della precedente raccolta Emblemi). Fabrizio Ulivieri scrive sulla rivista Italienisch nel 1999 “Grandi carmi è un ‘opera drastica, inconciliabile e scomoda per i gusti del moderno lettore di poesia …Tre poemetti per complessivi 4.865 versi (tra cui endecasillabi e martelliani ) scritti e riscritti per 35anni che trattano uno il mito di Icaro, un altro la Passione vista con gli occhi della Madonna, il terzo una leggenda d’impianto rinascimentale, con la lotta fra un cavaliere alato e un drago marino, un vero unicum nell’attuale pano-


rama poetico italiano…trascendimento totale e completo di ogni categoria poetica contemporanea? La sua poesia tocca spesso la corda della nostra emotività per gli effetti inattesi e l’uso personalissimo del linguaggio in cui trovano posto formule liturgiche, echi scritturali, voci dantesche, singolari modernità.”. L’origine, Edizioni ETS, Pisa 2002, che esplora il mistero della salvezza, è, per Alessandro Fo, “Semplice, nuovo, profondo, leggero, questo poemetto si volge a cantare l’origine del mondo e dell’uomo, e il significato di una presenza intensa nella vita, al cospetto del cosmo e di Dio. L’origine ripercorre, in chiave cristiana, la materia della Genesi.” Con Sirene, edito nel 2004 da ETS, Pisa, Cipollini, dopo una narrazione di un suo personalissimo aldilà che si rifà a Swenedborg, parla della contemporaneità e vede l’Italia, meglio la Toscana, che va dal 1943 al 1968 con partigiani e in particolare l’elogio del “partigiano Jonny di Beppe Fenoglio, ma nel poema epico di Cipollini - sono parole sue - “agisce il divino proprio in quanto personaggio parlante.” Non sono d’accordo con Antonio Pane che in una recensione su “Caffè Michelangelo”, afferma che di quel testo persuade soprattutto il versante “realistico”: le cadenze epico-popolari da Notte di San Lorenzo, del racconto partigiano; l’affettuosa evocazione del paesaggio, dei riti agresti, degli umili affetti familiari, dei piccoli fatti quotidiani; quanto più insomma si tiene stretto alla rude, gentile Toscana del tempo andato. Condivido la narrazione e la rappresentazione di una bellissima Toscana, ma tuttavia la cifra di Cipollini la colgo soprattutto nella magnifica allegoria delle Sirene che “si arricchisce - come è stato detto – dalla giustapposizione di situazioni realistiche, propriamente storiche, con altre mitiche e metafisiche.” A chiusura di questa nota, necessariamente sintetica e parziale del lavoro di Marco, ho qui sul tavolo l’ultimo suo poemetto Leda e il Cigno. Una ulteriore prova della capacità evocativa e interpretativa della sua poesia; di fare del mito una rappresentazione viva e presente: “Mai così femmina lei, da agonia e godimento/ fu avvinta, una vertigine il cui apice attinse/ come nel suo sacello sgorgò il seme violento:/ del futuro i suoi occhi sbarrati il fato incise.”

Da varie pubblicazioni NEL GRANDE LETTO NOTTURNO A Lucia, l’unica donna della mia vita Quando ti stringo nel buio della notte come un solo corpo che doppio respira si muovon da soli i miei piedi mentali percorrono il dormiveglia rugginoso tra gli anfratti e i dossi di dubbi e ricordi ritrovano sempre la strada che porta alla soglia dell’anima dove in piedi mi aspetta da sempre il tuo lume sorriso quando nel buio mi accosto a te pensando alle nostre esistenze cucite insieme a quella sbocciata dalle nostre mani tenacemente intrecciate penso agli anni alle gioie ai travagli di tanti anni alla nostra giovinezza ormai passata come la primavera appena passata che in noi la brezza ne sentiamo dei fiori fantasmi odorosi di dolci momenti sento la tua mano stringermi assonnata sento che dir mi vorrebbe ma non vuole per timore di annoiarmi ed io la stringo penso alla tua ansia per tutte le cose a come nulla ti dia mai sicurezza ed io mi dolgo di questo tuo limarti che toglierti non so né darti la quiete se non momenti che il tuo viso grazioso e piccolo riappare giovane e lieto quello che m’illuminò la prima volta così mi sento tra i rimorsi meschino incapace di donarmi fino in fondo anche se insieme diciamo una preghiera prima di addormentarci resto meschino perdonami sento di volerti bene forse l’amore è inadeguato alla vita ma la vita senz’amore non è vita ma sento di volerti sempre più bene forse questo è l’unico frutto degli anni mentre perdiamo un dente qualche capello e il nitido profilo s’inflaccidisce ritroviamo l’amore che non si perde e mi stringo a te tu a me e soltanto allora mi sento vivo, com’è oscuro e prezioso l’esistere che respira che svanisce con i pensieri e i sogni dai nostri corpi stretti insieme nel buio della notte...

CONTEMPLAZIONE Per Luigi Fatichi O foglia che cadi, foglia che cadi, cadi al mondo mortale lentamente, cadi nell’oltre di te che è infinito, dell’universo l’infinito vuoto, più lentamente, e stai in aria sospesa, ed ecco l’universo lentamente sale, sale in grazia di te, sospesa fragilità dorata, e fermo è il tempo, sale il mondo mortale ed io m’inangelo, Cristo la foglia cade per noi eterno, l’universo s’impiaga di splendore.

INNO AL SIGNORE DEL POZZO Il tuo nome è impronunciabile, osceno. Cucirò le mie labbra che ne smaniano, pregne le forerò con ago e refe: perché mai dischiuderle nel tuo nome? È inutile invocarti, sei lontano oltre mille galassie, più lontano, nelle estreme profondità del cuore… il mio cuore è un abisso i cui confini precipitano oltre il primo ricordo, oltre il primo vagito è già un abisso… Se ti rivolgo parole inceppate, forse mi ascolti e nulla può sfuggirti, ma in risposta non odo che un fruscio, la sensazione di chi è spiato, che forse è solo la smania di udire… Se tu sei l’essere assoluto, allora io che patisco la tua enorme assenza sono io a non esistere, io un sogno sfibrato fra i tuoi cigli lì ad aprirsi, e sarà abbagliamento del mio nulla. Se sono un’ombra, un ritaglio di niente che scivola sul selciato dei giorni, l’ombra di chi sono? Sono può dirlo un’ombra? Oh vivere si può di avido continuo scontento? Ma se feroce sete mi piaga, acqua, devi esserci! Dove ti cercherò? A quale abisso tenderò le mie labbra screpolate? Nubi obese di pioggia non trascorrono i tuoi deserti cieli teologali, da cui le sole gocce che a noi cadono sono le nostre lacrime salate, cieli inimmaginabili oltre i cieli, nelle cui vacue immensità si sperde ogni sospiro che alto a te leviamo… Dove ti cercherò? Nella profonda sete di te mi affaccio, ma da questa cisterna vuota e buia, mai dal fondo mi consola una sillaba di luce… Veder potessi, o pozzo, in te riflesso come in pupilla il mio volto remoto, o anche una stella dall’oscuro baratro su me incombente, e così essere certo c’è pur qualcosa laggiù, non è il nulla! Ma se lascio cadere nel tuo fondo un grido di pietà, tutto è silenzio… Se tu sei solitudine e silenzio perché mi generasti? Come posso chiamarti padre? Dalla tua perfetta eternità, cui niente bisognava del mio cuore accattone, fa’ una volta che salga a me non la tua voce, apparsa a chi illuso la udì dolce e paurosa, ma del mio chiedere l’eco stremata dai confini deserti e indifferenti dell’universo. Ed io saprò che esisto.



Letteratura

33a edizione del Città di Fucecchio

È

stato il 33° appuntamento con una cultura speciale, a Fucecchio, quello della cerimonia conclusiva del premio letterario intitolato alla cittadina che esordi’ nel 1976 presieduto dall’avvocato Egisto Lotti e della cui giuria facevano parte gli altri protagonisti della storia locale, e non solo, come Pietro Palavisini, Tina Montanelli, Asmaro Briganti, Gino Spiga, Carlo Taramelli. Purtroppo soltanto quest’ultimo è rimasto, dell’antico gruppo, mentre a presiedere la commissione giudicatrice, formata da critici e giornalisti, è ora lo scrittore romano Aldo Onorati con al suo fianco Nicla Morletti, Paolo Briganti, Valeria Serofilli, Lorella Nardi, Roberto Lupi, Roberto Triggiani ed Anna Maria Spilla. Il “Città di Fucecchio”, organizzato dalla Capit, ha ricevuto anni orsono il Premio Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed ha ora il patrocinio della Provincia e dell’amministrazione comunale. Nell’edizione 2008, come sempre partecipatissima da ogni parte d’Italia, e alla quale hanno presenziato il sindaco Claudio Toni e l’assessore alla cultura Riccardo Cardellicchio, il premio speciale fuori concorso e cioè la medaglia d’argento della Regione Toscana è stato assegnato all’Accademia dei Ponti di Firenze per l’impegno nella divulgazione della cultura cristiana e per la formazione. Un riconoscimento doveroso, in questo terzo millennio che dopo l’èra delle ideologie si è trasformato in un tempo di confronti fra culture e religioni diverse e nel quale lo spettro della violenza si concreta laddove finiscono le parole intese come conoscenza e come dialogo. A ritirare la medaglia della

TEXT&PHOTO Giulio Panzani

Nicla Morletti consegna la medaglia della Regione Toscana al Presidente dell’Accademia dei Ponti, prof. Tito Arecchi

Regione è stato il professor Tito Arecchi, presidente dell’Accademia, insieme al direttore di quest’ultima, avvocato Giorgio Fozzati. Numerose, quindi, le attribuzioni per le varie sezioni a cominciare da quella per la poesia inedita nella quale si è classificata Maria Grazia Pisani di Spezia seguita da Elisa Bassi di Parma e Valentina Compagnini di Firenze. A Patrizia Ginoble di Novara è andato invece il riconoscimento per la migliore opera avente come tema la vita giusto nella sezione patrocinata da quel Movimento per la Vita che si batte per la tutela della dignità della persona umana fin dal suo concepimento, mentre Tiziana Malagoli di Modena ha ricevuto quello per i lavori ispirati all’amicizia nella sezione patrocinata dal Rotary di S.Miniato, seguita da Maria Teresa Montanaro, una giovane disabile giunta addirittura da Aosta, e da Sabatino Di Filippo di Catanzaro. Rita Rucco di Lecce si è classificata al primo posto per la poesia edita, insieme a Giorgio Bassetti di Napoli, Fulvia Marconi di Ancona e Margherita Rimi di Agrigento e Vittorio Casali di Roma, invece, è risultato primo per la narrativa edita, seguito da Maria Grazia Surace di Torino, Eugenia Grimani di Roma e Eva Camozzi di Parma. Per il racconto inedito la vincitrice è stata Mara Grassi di Spezia con Rita Scali di Savona, Franca Fasolato di Padova e Paola Lenci di Napoli mentre per i lavori aventi come tema lo sport, nella sezione patrocina-

ta dal Panathlon, è stato premiato Vanes Ferlini di Imola con Roberta Selan di Pordenone. Con loro, anche altri autori hanno ricevuto segnalazioni e attestati di prefinalista con una prevalente presenza femminile, qual è stata per Daniela Quieti di Pescara, messa in evidenza nel suo intervento introduttivo anche dal presidente del “Città di Fucecchio”, il giornalista Paolo Briganti. Che la poesia, oggi, sia vestita di rosa è stato rilevato anche nei vari altri interventi: “Nel 1890, quando Giosuè Carducci scrisse una lettera di prefazione per l’esordio poetico di Annie Vivant, questi asseri’ che in base al suo “codice” era vietato scrivere versi alle donne e ai preti. Per la Vivant si tratto’, secondo il poeta, un’eccezione. Che a distanza di oltre un secolo è invece divenuta regola e che porta un nuovo segno di speranza in questa società nella quale i valori dimezzati, dell’apparenza e della virtualità, sembrano prevalere su quelli “sommersi” della ricerca dell’anima. Ai poeti - è stato detto - è affidato un compito importante, e cioè quello di scatenare in questo nostro tempo una “rivoluzione” concepita non per fini economici, ma morali, e che rappresenti sia la riscoperta della nostra cultura cristiana che quella della speranza, che ne è il principale assunto, esorcizzando cosi’ i fantasmi di una cultura riferitasi per troppo all’impegno civile anziché alle piu’ sofferte esigenze dello spirito”. Reality


Anniversari

L

TEXT Patrizia Bonistalli

a nascita del movimento futurista fu sancita ufficialmente con la pubblicazione del Manifesto del Futurismo, opera del poeta italiano Tommaso Marinetti, inizialmente su alcuni quotidiani italiani e in seguito su “Le Figaro” il 20 febbraio 1909. Un’ardita corrente d’idee ed intenzioni dirompe nel risoluto tentativo di annientare ogni traccia di vecchia ideologia, esaltando un affidamento impetuoso

L’attenzione verso un istante si lancia in un impressionante evolversi all’innovazione, all’industria, al militarismo. Sopraggiunti in un’epoca di conflitti politici, trasformazioni sociali, scoperte che consentiranno la conquista di spazi e tempi sconosciuti, i futuristi intervengono intrepidamente in ogni

espressione e forma nell’intento di ridefinire qualsiasi dimensione dell’essere umano. In musica, con l’introduzione di nuovi strumenti: nel teatro, con la volontà di riformare le strutture di correlazione tra attori, testo e pubblico; nel cinema, che assurge ad arte futurista “per natura”, poiché prodotto scorrevole, conciso, dinamico e senza tradizione. Perfino nell’arte culinaria s’incoraggia l’accostamento di nuovi sapori fino allora disgiunti e incompatibili, piatti e musiche, poesie e profumi non conformi alla tradizione. Ogni contrassegno di ribellione si fa esordio demolitore di qualunque sfondo moralista e conformista, a privilegio di un incendiario moto perturbatore, come esposto specificamente negli storici Manifesti Futuristi. In scultura, rappresentativa è Forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni che traduce un’immagine estesa e al tempo stesso contratta, quasi frammentaria e stemperata nello spazio. Simbolo del progresso è la citUmberto Boccioni, Città che sale, 1910-1911

tà, posta al centro dell’attenzione nel Manifesto dell’architettura futurista: corpo in perenne mutamento, animato e mobile; in assonanza, la casa futurista è animosamente ridefinita da segmenti che s’intersecano e s’incuneano. In pittura, vi è il Manifesto tecnico della pittura Futurista: l’attenzione è posta sul movimento proprio di un oggetto, nel suo svolgersi nello spazio e nel trascinare in sé altri oggetti. Lo spazio è restituito in una visione scomposta a favorire una dimensione su più estensioni, mentre la rappresentazione temporale si sviluppa tramite tocchi spediti, interrotti, incisivi, a tratti fluenti. L’evidenza s’imprime sulla “bellezza della velocità” delle attività quotidiane, sulla dinamicità dei mezzi di trasporto: colori accesi e pennellate risolute restituiscono figure scattanti. La Ragazza che corre al balcone di Balla rende una mobilità realizzata in fotogrammi. La città che sale di Boccioni è espressione simbolica di un progresso scalpitante. Lo scompiglio delle sagome e delle espressioni agisce in antitesi all’armonia e alla raffinatezza perfino nel linguaggio, fondato sulla Umberto Boccioni, Forme uniche nella continuità dello spazio, 1913

Reality


ricerca di forme imminenti di un codice rivoltoso e svincolato dal retaggio dell’immobilità classica, come proposto nel Manifesto tecnico della letteratura futurista. La corrente dei futuristi interviene con fervore a condurre il gusto contemporaneo, tanto da incidere radicalmente addirittura negli usi e costumi quotidiani: come riportato nel Manifesto del Vestito Futurista la moda costituisce per i futuristi un congegno di favore per accostarsi alle persone: tessuti festosi e abbigliamenti agili, disarmonie, accessori distintivi, che rendono uno stato emotivo, riferiscono un segnale comunicativo, una “provocatoria presenza del nuovo nella vita di tutti i giorni”. La celebrazione del centenario del manifesto futurista erige un vero e proprio palco di appuntamenti in diverse città; un programma abbondante di iniziative e mostre di interesse internazionale, che si snodano tra arte, moda, design e centinaia di opere dei futuristi più celebri riconciliate in un excursus storico: eventi dedicati a ripercorrere e riscoprire la poliedrica e traboccante figura di Marinetti, ideatore e promotore di un’arte accesa, che vuole trasmettere intuizione, sbalordire con le novità, sempre protesa verso il domani.

Giacomo Balla, Ragazza che corre sul balcone, 1912


Letteratura

Una parentesi luminosa S

TEXT&PHOTO Giampaolo Russo

ignora Caracciolo, il suo ultimo liCertamente e l’aveva pure bro “Una parentesi luminosa” sta mitizzata. Vittoria Colonna, riscuotendo grande consenso tra poetessa e scrittrice, una delle donne più colte e illulettori. Come è arrivata a raccontare stri del Rinascimento, vissuuna storia cosi inconsueta? ta nel Cinquecento, figlia di Stavo consultando gli archivi Caetani Agnese di Montefeltro e del a Roma in quanto interessata ad apcondottiero Fabrizio, aveva profondire la vita di Leone Caetani avuto una infatuazione per di Sermoneta, grande viaggiatore e il giovane Michelangelo, al orientalista, stimato accademico dei quale fu legata da grande Lincei e membro del Parlamento italiaaffinità spirituale e una stretno dal 1900 al 1913, che ad un certo ta corrispondenza epistolare punto della sua vita decise di lasciare pubblicata postuma. la famiglia e trasferirsi a vivere in CanaHa incontrato delle difficolda. Essendo io per metà canadese, ed tanza chiamarsi con un certo nome. Il tà da parte degli eredi a pubblicare la avendo vissuto per molti anni in quel peso della storia familiare non è così storia di un adulterio, seppur romantiPaese, mi ero incuriosita e volevo capiforte come in Italia. Ogni anno le mie ca, e a cento anni di distanza? re le ragioni che lo avessero spinto ad figlie vanno a trascorrere un perioLa famiglia Caetani in linea maschile è andare a vivere in un Paese cosi londo in Canada in questi grandi spazi ormai estinta da molti anni, per cui ho tano e diverso dall’Italia. Consultando aperti a contatto con la natura e gli dovuto fare un lungo lavoro di ricerca l’archivio ho compreso che le ragioni animali e a praticare sport e sono per capire chi fossero i discendenti e andavano ricercate anche in riferimenmolto contenta. quanti fossero. Una volta individuati to alle vicende di sua moglie Vittoria Lei ha origini napoletaColonna di Paliano e ne. Che rapporto ha con all’incontro con l’artiGrande successo letterario, della questa città? sta futurista Umberto giornalista e scrittrice Marella Caracciolo, A Napoli molti palazzi Boccioni. si chiamano Caracciolo, Come avvenne l’insull’amore segreto fra Vittoria Colonna penso sia difficile fare il contro tra la Colonna e l’artista futurista Umberto Boccioni conteggio, ma i tempi e Boccioni? sono cambiati. Siamo in Boccioni, uno dei protaqualche modo una famiglia di “espafino al quarto grado, ho chiesto loro gonisti del futurismo nei primi del 900, triati” in quanto non possediamo più un’autorizzazione scritta che mi conconobbe Vittoria Colonna, discendenniente a Napoli e credo che questa sia sentisse la pubblicazione delle lettere te dell’antica famiglia romana, a quel stata la nostra fortuna perché siamo che avevo rinvenuto nell’archivio. Per tempo già sposa di Leone Caetani, a stati sempre tutti costretti, a partire precisa volontà della stessa Vittoria, Villa San Remigio, sulla sponda orientada mio nonno, a lavorare, ognuno nel molte lettere della sua corrispondenle del lago Maggiore, dove era ospite proprio campo di interesse. Non siamo za con Boccioni furono bruciate prima dai marchesi Casanova. Dopo il fatale come molte famiglie romane o fiorendella sua morte, vennero conservate incontro Boccioni si stabilì alcuni giorni tine ancora molto legate alle loro prosolo quelle che avrebbero potuto essesull’isolino di San Giovanni, ospite nella prietà cittadine o terriere. Mo zio Carlo, re un giorno divulgate. Evidentemente residenza di lei, in una “infinita comueditore di “Repubblica” e “Espresso”, ha voluto lasciare ai posteri la traccia di nione di corpo e spirito”. Nelle lettere recentemente scomparso, si è dovuto questa storia d’amore, distruggendo rinvenute Vittoria parla di “Una pareninventare un lavoro, ed ha avuto molsolo i documenti più privati. tesi luminosa” nella sua vita, che fino to successo. Mio padre Nicola ha fatto Dopo la separazione da Vittoria Colonad allora si era svolta tra salotti, balli, sia il giornalista che l’autore televisivo, na Leone Caetani si rifugia in Canada. ricevimenti e teatri ma senza coinvolgimia zia Marella Caracciolo,la quale era Perché crede che scelse quel Paese? menti sentimentali veri e propri. sposata con l’Avvocato Gianni Agnelli, L’Italia e il Canada sono due realtà molVittoria Colonna era consapevole che avrebbe potuto tranquillamente fare to diverse e credo che Leone Caetani prima di lei una sua omonima era pas“la moglie di” mentre si è sempre data scelse il Canada anche perché è un sata alla storia per aver avuto una relada fare con mille attività. Paese nel quale non ha molta imporzione con Michelangelo?

Reality


Letteratura

Il poeta “clandestino” e un sogno realizzato

TEXT&PHOTO Alessandra Casaltoli

“F

ai tutto quello che dipende da te per realizzare i tuoi sogni. Se ci riesci è merito della tua ostinazione, in caso contrario, è il destino. E l’uomo nulla può contro di esso”. Scritta in quarta di copertina dell’ ultimo libro di poesie Il breve volo di Clirim Muca, è una frase che sintetizza con puntualità l’esperienza di un uomo che, Nato a Cerme Lushnje, classe ’66, tra le montagne dell’Albania da dove è emigrato nel 1991, è riuscito

Quando l’immigrazione è anche integrazione a realizzare il suo sogno. Muca è oggi poeta, scrittore, sceneggiatore di testi teatrali ed editore della sua casa editrice, Albalibri. Vive in Toscana con la moglie, che aiuta nella gestione della Pensione Signorini a Castiglioncello (LI) e i loro due bambini. Caso e volontà personale, sempre determinano il corso della vita di ognuno. Ti ritieni una persona fortunata o piuttosto determinata? Mi ritengo fortunato per il dono della poesia che è innato in me, determinato per mostrare agli altri le bellezze di questo dono. Ti definisci un ‘poeta clandestino che aspetta la prima sanatoria letteraria’. In che senso? Il mondo della poesia in Italia è un mondo chiuso, appannaggio di pochi fortunati poeti, accòlti dagli accademici. Poeti migranti come Hajdari, per fare un esempio, sono ancora ai margini, rifiutati dalle grandi case editrici. Di questi poeti ‘ispirati’ la critica non vuole accorgersi, ma c’è un pubblico ancora, che ama la poesia, che ci apprezza. Non escludo che in futuro li ritroveremo pubblicati sulle antologie scolastiche, dato che quello degli autori immigrati è un fenomeno della letteratura italiana contemporanea: scriviamo in italiano, per nostra scelta, ammaliati da

questo meraviglioso idioma. I tuoi libri vengono tradotti in altri paesi del mondo? Li esporti nel tuo paese d’origine, l’Albania? Ho una traduzione in olandese delle mie poesie scelte. Pubblicheremo negli Stati Uniti con Richmond Press. In Albania, il mio Paese, sono ancora sconosciuto. Per questo sto scrivendo i miei haiku sia in italiano che in albanese, ma soprattutto per i pochi lettori albanesi che vivono in Italia. “Un viaggio in treno la vita […]. Per tutti è così ovvio il viaggio, /non per me, […] costretto in una poltrona/ che non ho scelto”. Da una poesia della tua ultima raccolta, Il breve volo. Si sente un’eco ungarettiana. Tu sei un autodidatta, quali sono e sono stati i tuoi modelli? I miei modelli sono stati i grandi poeti del passato e tra di loro molti italiani. L’italiano per me è stato l’unico modo per rompere la cortina di ferro della dittatura senza sconfinare. Penso che poeti si nasca, leggendo si migliora e

a volte è meglio leggere un libro cento volte che cento libri una volta sola. Ho fatto l’Università della sofferenza e della povertà, non per scelta personale, è solo andata così. Dei ricordi del passato faccio tesoro nei miei scritti. Della tua produzione personale colpisce la precisione sintattica, l’accuratezza grammaticale, la ricchezza di termini di questa lingua, l’Italiano, che hai imparato da solo, da adulto. Dal mio primo libro Da oltre il mare, all’ultimo, Il breve volo, c’è un progressivo miglioramento, semplicemente perché vivo e lavoro in Italia da 18 anni ormai e leggo sempre. Non sono un’eccezione. I migliori scrittori di lingua inglese oggi sono indiani, pachistani o provenienti da altre ex colonie. Progetti per il futuro? Ho due sogni: fare un giro a piedi per l’Italia scrivendo haiku e poi tornare a fare il contadino. Piantare ulivi, che daranno frutti a lungo nel tempo, a gente che io neanche conoscerò. Reality


Libri

Due volumi per gli artisti del territorio toscano

L’

TEXT Gloria Nobile

Associazione culturale La Ruga in collaborazione con FuoriLuogo hanno condotto una ricerca, patrocinata dalla Provincia di Pisa che ha portato alla realizzazione di due volumi dedicati all’Arte curati da Fabrizio Borghini, giornalista, documentarista e saggista e Filippo Lotti, operatore culturale. Fabrizio Borghini ha collaborato con la sede regionale della Rai per la realizzazione del programma Sette giorni e un microfono. È stato direttore dei periodici “Play Time”, “Tuttotifo”, “La Gazzetta Viola” ed ha lavorato per importanti emittenti radiofoniche e televisive regionali. Ha pubblicato numerosi libri, molti dei quali dedicati al cinema. Attualmente è conduttore sull’emittente Toscana Tv della trasmissione Incontri con l’arte e responsabile della pagina dell’arte del quotidiano Metropoli Day. Filippo Lotti è stato animatore della Galleria Immaginarte a Pontedera e successivamente direttore artistico dello spazio espositivo FuoriLuogo. Attivo referente culturale per l’associazione culturale “La Ruga” e cofondatore dell’associazione culturale “Centolire”, entrambe di Ponte a Egola (Pi). Lavora nel campo dell’arte contemporanea organizzando e curando mostre e cataloghi d’arte. Collabora con gallerie private e con alcuni spazi pubblici, oltre che con riviste culturali. I volumi sono stati presentati recentemente riscuotendo un grande successo. testimo-

nianza dell’attuale realtà storico-artistica di un territorio da sempre culla di talenti. Tributi nei confronti di chi dedica l’intera esistenza all’Arte, una delle massime espressioni del talento umano. Artisti Pisani del XXI secolo edito da Bandecchi & Vivaldi è stato presentato a Pontedera presso il Centro

per l’Arte Otello Cirri il 19 dicembre scorso. Alla presentazione è intervenuto il critico d’arte Nicola Micieli, l’Assessore alla Cultura del Comune di Pontedera Daniela Pampaloni. Un libro che ospita all’interno ben 119 artisti testimoniando il ricco humus pisano pur rappresentandone solo una parte. Uno spazio di alcune pagine dedicato quindi a ciascun artista


che si presenta al pubblico con una o più opere del suo repertorio, una breve biografia e alcune testimonianze critiche. Un contributo per la conoscenza dell’immenso panorama artistico del territorio. Donne dell’Arte del XXI secolo è stato presentato domenica 8 marzo a Firenze presso il West Florence Hotel di

Campi Bisenzio che per l’occasione ha ospitato una mostra di quadri e sculture “al femminile”. L’evento è stato realizzato con la collaborazione di Eva Komorowska. All’interno del volume, edito dalla casa editrice Centro Toscano Edizioni, una rappresentanza delle figure femminili attive artisticamente nella nostra Regione. Un lavoro di fondamentale importanza per il futuro professionale delle numerose artiste presenti. Giulia Ballerini, critica d’arte, ha curato la parte introduttiva, descrivendo il mondo delle donne artiste di ieri e di oggi.


Edizioni: LabArtArc Pitinghi è lo pseudonimo di Paolo Tinghi, che da più di trent’anni opera e lavora come architetto libero professionista in Toscana. “Se Dante avesse saputo che di là c’era l’America con i grattacieli, i Sioux, Pecos Bill, Bush e Al Capone, come avrebbe fatto a scrivere la Divina Commedia? Se ci fosse stata l’America non ci sarebbe stata la Divina Commedia! Ed io spesso, quasi sempre, preferisco la Divina Commedia” (estratto dal libro)

ARTE

Edizioni: Skira

Lista Giovanni, Masoero Ada Futurismo 1909-2009

RACCONTO

novità editoriali assolutamente da possedere

Un excursus completo sul Futurismo, il movimento artistico che ha caratterizzato la prima metà del XX secolo, nell’anno del centenario. Il catalogo ripercorre in ogni suo aspetto l’avventura del Futurismo, dal suo nascere nel 1909, fino alla fine degli anni trenta, quando la spinta d’innovazione e di provocazione che lo avevano caratterizzato sin dall’inizio si chiuderà con le ricerche polimateriche e le ultime prove dell’Aeropittura

Fabrizio Borghini Lorenzo Milani Gli anni del privilegio Edizioni: Il Grandevetro

STORIA

booking a book

Pitinghi 3 Settimane

Questo volume tende a far luce su un arco di tempo della vita di don Milani tutt’ora coperto da una vasta zona d’ombra nonostante l’infinità di libri, articoli, servizi televisivi e film dedicati al priore di Barbiana.L’autore è andato a ricercare, nei primi vent’anni del prete, i motivi che lo portarono, negli anni successivi, al rifiuto totale della sua classe d’appartenenza: l’alta borghesia al cui interno aveva vissuto “gli anni del privilegio”


Paolo Tamborrini Design sostenibile Edizioni: Electa

DESIGN

La classificazione che ha differenziato il design dall’ecodesign non ha più significato; il progetto contemporaneo deve andare nella direzione unica della sostenibilità del processo produttivo, del prodotto e dei comportamenti che quest’ultimo saprà innescare. Le esigenze ambientali sono diventate prerequisiti del design contemporaneo e i progetti futuri dovranno scaturire sempre più dallo studio delle richieste funzionali, semantiche ed ambientali che possono nascere dal rapporto tra l’uomo e la terra su cui vive

NARRATIVA

Andrea Marrone Lettera a un archivista fedifrago

Dagli anni Settanta a oggi Steve Jobs ha rivoluzionato l’informatica, il cinema d’animazione e la musica digitale, riuscendo a trasformare le proprie creazioni Apple II, Mac, Pixar, iPod, iTunes, iPhone - non solo in campioni di vendite, ma in veri e propri oggetti di culto. Jobs è famoso per la personalità a dir poco difficile: grandissimo egocentrico, fanatico del controllo, autentico sociopatico. Di lui si è detto questo e altro. Ma chi è il vero Steve Jobs? Qual è il segreto del suo successo? Ce lo spiega questo libro, che si addentra nella mente del “papà” del business più clamoroso dei nostri tempi

BIOGRAFIA

Cassandra Clare Shadowhunters. Città di cenere Edizioni: Mondadori

RAGAZZI

Edizioni: Sperling & Kupfer

Leander Kahney Nella testa di Steve Jobs

Edizioni: Giovane Holden

In un’atmosfera soffocante da città di provincia dell’Italia meridionale, un individuo depresso e nevrotico trova uno sfogo alle sue angosce: la ricerca della verità in un abuso avvenuto un secolo prima. Le sue ricerche vanno a turbare gli equilibri di una società omertosa e indifferente. Minacce vere o presunte contribuiscono a creare un clima di ansietà crescente che si propaga a chi gli sta intorno con conseguenze pericolose

Clary: vorrebbe che qualcuno le restituisse la sua vecchia, normalissima vita. Ma cosa può esserci di normale quando tua madre è in un coma indotto con la magia e tu sei una Shadowhunter, una cacciatrice di demoni? Valentine: l’unica speranza che Clary ha per salvare la madre. Un uomo pericoloso, probabilmente pazzo, sicuramente spietato, che, fra l’altro, è suo padre. Jace: è il fratello che Clary non sapeva di avere. Bellissimo, magnetico ed esasperante, è disposto a tradire tutto ciò in cui crede, pur di aiutare il padre... E mentre a New York si moltiplicano gli omicidi, nella Città di Ossa scompare la Spada dell’Anima. Il sospetto è che dietro i delitti ci sia Valentine. E Clary si trova costretta a scelte che mai avrebbe voluto compiere...

la vetrina di Reality


Cinema

Palm Springs International Film Festival

I

TEXT&PHOTO Andrea Cianferoni

scritto nella suggestiva cornice della californiana Coachella Valley, il Festival di Palm Springs è considerato uno dei maggiori eventi cinematografici internazionali. Giunto alla 20° edizione, il festival presenta ogni anno più di 200 films di

Il festival californiano compie 20 anni. Premiati il regista Ron Howard, le attrici Anne Hathaway, Dakota Fanning e Amy Adams produzioni indipendenti americane e documentari provenienti da oltre 65 paesi. L’Italia, quest’anno, è stata rappresentata da “Gomorra” di Matteo Garrone, “Mar Nero” di Federico Bondi, “Il Divo” di Paolo Sorrentino, “Il Passato è una terra straniera” di Daniele Vicari, “Un giorno perfetto”

Reality

di Ferzan Ozpetek, “Il seme della discordia” di Pappi Corsicato. Davvero difficile elencare tutte le star hollywodiane presenti alla serata di apertura nell’avveniristica struttura del Palm Springs Convention Center. Ad af-

fiancare nella premiazione il direttore del festival Harold Matzner si sono avvicendati sul palco vere e proprie icone del cinema mondiale come Leonardo Di Caprio, Clint Eastwood, Dustin Hoffman, Sean Pean, Ben Stil-


ler, Kathy Bates. Riconoscimenti sono andati al regista Ron Howard, premiato al Palm Springs Festival con il Director’s Lifetime Achivement Award. Howard inizia a recitare giovanissimo, passando l’adolescenza sul set di due dei più amati serial televisivi americani “American Graffiti” e “Happy Days”. A 26 anni passa al cinema, come regista e produttore, ottenendo grandi consensi di pubblico e critica con “Apollo 13” e “Cocoon”. Il suo più recente successo uscito nelle sale di tutto il mondo è “Il Duello - Frost/Nixon”, storia dell’appassionato confronto verbale tra l’ex presidente americano Richard Nixon, dimessosi a causa dello scandalo Watergate, e il conduttore di talk show David Frost. Ad Anne Hathaway è stato assegnato il Desert Palm Achievement Award per la sua interpretazione drammatica in “Rachel Getting Married”. La Hathaway ha fatto il suo debutto da attrice nel 1999 nella serie televisiva americana “Get Real”, ma il suo primo ruolo preminente fu nella commedia “Pretty Princess” e il sequel “Principe azzurro cercasi”. Nel 2005 comincia a recitare nei panni di personaggi diversi, come in “Havoc”, nel quale interpreta una ragazza di buona famiglia che decide di darsi alla frequentazione di amici loschi e coinvolti in traffici poco leciti, e “I segreti di Brokeback Mountain”, dove invece è Lureen, moglie di un cowboy segretamente gay, protagonista di una bellissima scena al telefono. Ma il film che l’ha lanciata nell’olimpo cinematografico è stato “Il diavolo veste Prada”, accanto a Meryl Streep. L’anno scorso si presenta alla 65a Mostra di Venezia con

il film “Rachel Getting Married”, che le ha permesso di ottenere la nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista e di ricevere il premio assegnatole dal Palm Springs Film Festival. All’attrice Dakota Fanning è andato invece il Rising Star Award. La Fanning inizia a lavorare nel mondo del cinema a soli 5 anni girando uno spot pubblicitario di una celebre marca di detersivo. Poco dopo viene scritturata per un ruolo nella commedia “I gattoni” e nel cortometraggio ”Father Xmas”, ma è con il film “Mi chiamo Sam” che la bambina si impone all’attenzione del pubblico e della critica. Dopo il film con Sean Penn e Michelle Pfeiffer, che le valse anche una nomination agli Screen Actors Guild Awards, Dakota ottiene un ruolo nel thriller “24 ore” quindi recita nei panni di una giovanissima Reese Witherspoon in “Tutta colpa dell’amore” e come Katie nel film “Hansel and Gretel”. Nel 2002 arriva il ruolo più impegnativo della sua carriera, quello di una piccola aliena nella serie televisiva “Taken” prodotta da Steven Spielberg. L’ultima sua apparizione è “La vita segreta delle api” nel quale interpreta il ruolo di Lily Owens, quattordicenne tormentata

dal nebuloso ricordo della morte della madre, che fugge con la sua tata ed unica amica dalla fattoria del padre, coltivatore di pesche.

Nella pagina precedente: una delle premiazioni del Festival. Sotto da sinistra: Amy Adams, Dakota Fanning, Anne Hathaway. In questa pagina: in alto da sinistra Clint Eastwood, Dustin Hoffman, Kathy Bates, Josh Brolin. Qui a fianco partendo dall’alto Ben Stiller, Ron Howard, Leonardo Di Caprio

Reality


Spettacolo

La città di Massa, capitale internazionale della danza TEXT Andrea Berti

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na città dedicata alla danza dove incontrare e conoscere chi come te ha una sola passione, e sogna, esattamente come te, di conquistare la platea di un teatro e gli schermi della tivù imparando dai più grandi maestricoreografi internazionali.

Stage Concorso Vacanza: in centinaia al Festival Ballet da tutta Italia. Iscrizioni aperte! Se credi di avere talento, se la danza è per te uno stile di vita, un modo di esprimerti e trascorrere il tuo tempo libero ma anche se danzi solo per puro piacere e vuoi fare una esperienza nuova, allora non puoi mancare, dal 7 all’11 luglio, al Festival Ballet (info WEB su www. festivalballet.it. Info tel 0585.811014), il Concorso Stage Soggiorno Internazionale più giovane e divertente d’Italia, che si tiene nella splendida città di Massa (Ms), a due passi dalla Versilia glamour ed elegante, e dalla Lunigiana con i suoi Castelli e i suoi misteri. Classica e neoclassica, moderna e modernjazz, contemporanea e hip hop, breakdance e poppin, musical: c’è ne per tutti i gusti! Le iscrizioni sono già aperte! Stage e spettacolo, divertimento e friendship, gare e competizione, benessere e relax, vacanza e mare (pacchetti a partire da 35 euro al giorno in Hotel a 3 stelle con servizio gratuito di trasporto in pullman), è il mix esplosivo di successo della cinque giorni della danza organizzata dalla SimoeCompany di Simone Ranieri con il Patrocinio della Provincia di Massa Carrara, Comune di Massa, Fondazione Cassa Risparmio di Carrara, Apt e di importanti scuole e accademie internazionali, sponsor tecnici e media specializzati. In palio prestigio, applausi, fama e la reale possibilità di entrare nei tempi della danza grazie alle tante borse di studio in Italia e all’Estero (Balletto di Milano, Accademia Spid, Ateneo della Danza, European Dance Alliance, Dance Education, Dance Paris e USA) e ai premi in palio, tra cui la preziosa scultura in marmo bianco di Carrara realizzata dal Consorzio Marmo Artistico. Arrivato alla quarta edizione, il Festival Ballet metReality


te in campo la più imponente edizione di sempre con 22 super-docenti, due Festival dentro il Festival – la seconda edizione dell’”Hip Hop Beach School e Style” e lo “Stage Internazionale di Musical” – e la straordinaria novità del “Festival Ballet City”, una città di 10 mila metri quadrati immersa nella natura del Parco della Comasca (a pochi metri dal mare in località Ronchi) con sale attrezzate coperte e non, teatro all’aperto dove si terrà la serata-spettacolo conclusiva (ingresso libero) condotta dallo show man Paolo Ruffini (Mtv, Rai e Comedy Central), e area relax per vivere danzando 24 ore su 24 un’esperienza unica fianco a fianco di chi ha le tue stesse passioni e ambizioni. Stellare il cast. Terranno stage (oltre 50 ore di lezioni), e alcuni di loro faranno parte della Giuria del Concorso aperto a singoli, passi a due, e gruppi, Alessandra Celentano e Mauro Astolfi direttamente dalla scuola di “Amici” di Maria De Filippi, i decani della danza classica, scuola Teatro alla Scala di Milano Bruno Vescovo e Iride Sauri, l’ex Momix Anthony Heinl, Dmitri Chabardin dell’accademia Spid di Milano, lo specialista del funky Mauro Mosconi, il “Talento dell’anno 2008” Damiano Bisozzi prossimo protagonista al fianco di Nicole Kidman nel musical “Nine”, il coreografo del “New York Theatre Ballet” Marco Pelle, il direttore artistico dell’Ateneo della Danza di Siena Marco Batti e Antonio Desiderio (Giuria). Per gli amanti del freestyle e delle sfide “uno contro uno” a ritmo R&B e vestiti sgargianti ed abbondanti al Festival Ballet confermatissimo il concorso diretto da Daniele Baldi (direttore artistico) e lezioni con Fetto, Ilenia Rossi, Alice, William, Gus Bembery e Carlos. Sette stelle sui generis per passare in rassegna tutti gli stili, dal “classico” hip hop alla breakdance fino al poppin. Per il best dancer una borsa di studio a Parigi. E ancora. Per gli amanti del genere musical sbarcano al Festival Ballet direttamente dall’America Kimberle Moon, coach vocale per professionisti del canto e Rob Seible, direttore Artistico e Musicale di alcune delle maggiori compagnie di spettacolo di Houston e docente alla High School for the Performing and Visual Arts. I due guru della voce a stelle e strisce terranno alcune delle lezioni dello Stage Internazionale di Musical organizzato da “Idea Nove” basato sulle musiche e coreografie originali americane di “A Chorus Line” che permetterà ai partecipanti di entrare nel vivo del musical che ha rivoluzionato un’era a Broadway. Tra i docenti Mauro Simone, regista di “3 Metri Sopra il Cielo”, attore e ballerino attualmente in Tour Nazionale con “A Chorus Line”. Il Festival sarà in Tv con strisce quotidiane sul canale satellitare Toscana Channel e sull’emittente locale Antenna 3 (www.antenna 3.tv) in onda anche in streaming, e sulle frequenze radio di Radio Versilia, emittente radiofonica ufficiale, con appuntamenti giornalieri e dirette. L’importante al Festival Ballet non è vincere. E’ migliorare. Crescere. Conoscere. E sognare…



Teatro

Santa Cristiana: il musical

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TEXT Margherita Casazza / PHOTO Elle a storia di una Santa in teatro? Sì, uno spettacolo nato per aiutare un convento di clausura, il Monastero di Santa Cristiana, forse questo è stato solo lo stimolo per qualcosa di più grande. Allestire uno spettacolo, un musical, scriverne i testi adattandoli alla rappresentazione non è stata una cosa semplice, ma Patrizia Caponi è riuscita, insieme alla collaborazione e alla passione degli interpreti, a mettere in scena un musical che ha riscosso dal pubblico tantissimi consensi. Ad oggi siamo già alla settima rappresentazione e sono previste altre repliche. Raccontare una storia di altri tempi, di vocazioni religiose ai giorni nostri e soprattutto saper coinvolgere tanti giovani in questa avventura è stata una grande sfida. Un plauso per gli interpreti che hanno saputo incantare raccontando con voci e balli una storia, un esempio, lasciare tutto ciò che è materiale per l’amore di Dio. Santa Cristiana, la patrona di tutti gli abitanti di Santa Croce sull’Arno dopo 700 anni fa ancora parlare di sé. Il coinvolgimento di tanti attori, molti di loro per la prima volta sul palcoscenico, la forza e la voglia di raccontare qualcosa di più, di credere in un progetto tutti insieme, è stato forse questo il vero successo dello spettacolo “Un cuore e un’anima in Dio: la storia di Santa Croce sull’Arno”.

Reality


Sport

Il ballo è vita all’Atena Dance L’

TEXT Kirilla

Atena nasce nel 1999 con l’intento di divulgare la danza agonistica e di proporsi come centro di attività inerenti al ballo. La scuola vanta un gruppo di competitori agonisti provenienti da tutta la Toscana ed un folto numero di partecipanti alle attività relative ai corsi di ballo sociale.

Una scuola impegnata a sostenere il ruolo dello sport anche come mezzo di integrazione fra diversità Particolare attenzione viene riservata al settore giovanile attraverso un vivaio di giovani talenti già distintisi in numerose manifestazioni. Gli insegnanti vantano un formidabile curriculum agonistico: Massimo e Arianna Boldrini sono i fondatori oltre ad essere i direttori tecnici di questa scuola con la loro esperienza di ballerini, prima da amatori, finalisti ai Campionati Italiani del 1987-8889; ed in seguito come professionisti sono 11 volte finalisti ai Campionati Italiani anche con partner diversi, nelle specialità di danze: standard, south american show dance, combinata 10 balli, classic show dance. La scuola ha conseguito ai Campionari regionali di Montecatini i seguenti risultati: 4 campioni toscani, 4 vicecampioni, 4 terzi classificati, 8 coppie finaliste e 4 semifinaliste. Sempre impegnati per la crescita della loro scuola, quest’anno insieme alla cooperativa sociale di Empoli “Colori” hanno realizzato un progetto “Vivere insieme agli altri: disabili e tempo libero” e insieme hanno gareggiato ai Campionati Regionali di Ballo di Coppia a Montecatini facendo ottenere medaglie ed attestati ai ragazzi che hanno partecipato al campionato aperto a tutte le categorie e fra i primi promotori per l’integrazione Reality

e riconoscimento reciproco che lo sport lega il mondo dei disabili a quello degli atleti normodotati. Un plauso per aver aderito a questo progetto e per aver sostenuto che il ballo può essere una forma di integrazione fra diversità. Le attività della scuola sono molteplici concentrandosi su tutto quello che riguarda il mondo del ballo in generale. I corsi sono configurati per soddisfare le esigenze di chi inizia a ballare per divertirsi, sino ai competitori agonosti. La scuola è specializzata per introdurre i principianti di tutte le età al ballo con i suoi molteplici corsi (ballo da sala, ballo liscio, danze latino-americane e caraibiche, baby e junior latin, dance fitness, danza del ventre) e per perfezionare gli

agonisti con allenamenti guidati. L’Atena Dance organizza, durante l’anno, vari appuntamenti per ritrovarsi tutti insieme all’insegna dell’allegria e del buon gusto. Gli allievi sono spesso chiamati ad esibirsi in varie manifestazioni locali.

ATENA DANCE TEAM Sede principale: 56028 San Miniato Basso (Pisa) Via Francesco Guerrazzi, 121 Uscita Superstrada FI-PI-LI Per info: 0571.409726 oppure info@atenadanceteam.com www.atenadanceteam.com


Eventi

Una passione che unisce S

abato 6 Dicembre il Magazine “Reality” ha incontrato per la prima volta al Palasport di Montecatini il mondo della danza sportiva: un vero e proprio concentrato di meraviglia ed emozione, di pura arte e mera bellezza.

Ballare non è solo uno sport ma una meta che non si esaurisce mai, uno stile di vita... Un’incantevole magia fuoriusce dai brillanti vestiti ornati di strass e paillettes delle ballerine di danze standard e dai portamenti fieri, ma eleganti dei loro partners. Fin da subito siamo stati rapiti dalla briosità dei giovani campioni di danze latino americane che a passo di cha-cha-cha, samba e jive ci hanno completamente catapultati in una realtà da sogno. All’interno di questo festival di musiche e colori una coppia toscana ha celebrato la fine di una memorabile carriera come competitori professionisti

TEXT Valentina Guerrini / PHOTO DSPhoto

Standard della scena italiana e non solo, regalando al pubblico un’esibizione senza eguali. Michele Bonsignori e Monica Baldasseroni muovono i primi passi assieme nel 1987 in una scuola di Livorno affiancati da uno dei più grandi maestri di danze Standard, Fabio Selmi. Il loro è stato un cammino difficile, pieno di sacrifici come il mondo sportivo di fatto esige, ma ricco di importanti risultati prima nella categoria “Youth” – primo posto al campionato italiano nel 1990 - , poi nella categoria “Amatori” – secondi agli Europei e terzi al campionato del mondo. Da non tralasciare la finale al Festival Internazionale di Blackpool e gli International tenutesi al Royal Albert All di Londra dove ogni anno le migliori coppie sono chiamate a confrontarsi sul piano della tecnica, dello stile e della sportività. Negli anni i nostri ragazzi hanno fatto passi da gigante e nel 2000 la vittoria tanto attesa: il primo posto al Campionato Italiano di Amatori Danze Standard di Foligno che permetterà loro di gareggiare nel campo dell’agonismo professionale. In questo settore sono davvero molti gli splendidi risultati che la coppia toscana riporta in Italia e nel mondo. Nell’estate del 2008 il ritiro dalle competizioni annunciato ufficiale alla gara internazionale German Open e per l’Italia il Festival di Montecatini a cui loro sono da sempre molto affezionati. Ripercorrendo a ritroso una vita intensa e tutta immersa nel ballo, Monica e Michele rievocano, durante la serata a loro dedicata, quei periodi dilettandosi in un frizzante Quick Step sulle note di un inedito Modugno. Il tempo di un

cambio d’abito per Monica e subito una dolce melodia avvolge i due ballerini nell’armonia dei movimenti tipici del Valzer Lento. L’emozione è forte, la magia e palpabile, il sublime entra a far parte di loro. I ringraziamenti a questo punto sono d’obbligo: Michele, che prende la parola, dedica un particolare ringraziamento alla sua ballerina con la quale ha affrontato ostacoli, delusioni, rivincite in un settore in cui gareggiare significa duro lavoro e fatiche enormi. Ma mantenendosi sempre umili e elargendo un senso innato di puro rispetto hanno fatto della serietà agonistica e della classe i loro punti di forza. Ancora un ballo per il pubblico presente, il Tango, forse il loro trampolino di lancio, forse il loro cavallo di battaglia. La sensazione che si prova davanti ad una simile esibizione è assolutamente indescrivibile, bisognerebbe provarla sulla nostra pelle per poterla spiegare con le parole. Questo ballo più di altri rappresenta al meglio quello che è stato il loro carattere nei confronti della vita e del proprio lavoro. Durante tale performance abbiamo capito, infatti, che ballare non è solo uno sport, ma un obiettivo da raggiungere, una meta che non si esaurisce mai, uno stile di vita. Monica e Michele sono riusciti a toccare il cuore degli spettatori danzando per loro e con loro, e così facendo hanno tramutato la danza in arte. Reality



Artisti

Semplicemente Andy: il mondo in fluorescente

TEXT Ilaria Degl’Innocenti

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l successo di ‘Swing C’Overland & Co’, mostra speciale presso la ‘Galleria del Palazzo’ e ‘Mirabili Arte d’Abitare’ con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Fiesole, oltre ad omaggiare Marco Lodola e Renzo Arbore, porta anche il nome di un altro personaggio. E’ Andrea Fumagalli, in arte Andy, l’eclettico co-fondatore dei Bluvertigo, che non solo è musicista, ma si propone anche in altre forme di espressione artistica. I dieci dipinti a quattro mani dell’esposizione

Arte, musica e design senza limiti creativi alla Galleria Coveri di Firenze fanno parte di un progetto, una vera e propria ‘Jam Session’ pittorica che porta il nome di LodolAndy. E’ il connubio tra il tratto di Lodola, che disegna su tela confini di scanzonate silhouettes, giovani ed ammiccanti pin up, e le atmosfere artificiali generate dalle vivaci e colorate tonalità fluo tipiche della mano di Andy. Sono il frutto di una sinergia artistica consolidata, che inizia sui ‘banchi’ dello studio/laboratorio di ‘Lodolandia’, spazio in cui Lodola

dà vita ai suoi lavori. Un mondo fatto di luci al neon, una serie di quadri che decorano e reinventano il nostro quotidiano annullando la distanza fra l’arte e la sua applicazione. Andy ci condurrà per mano attraverso una realtà psichedelica, parallela a quella conosciuta. LodolAndy è il nome del progetto con Lodola. Quando è nata la vostra collaborazione? Ho conosciuto Marco Lodola per cause musicali, durante una tournée con i Bluvertigo. E’ la mia giuda, mi ha aiutato a trovare la ‘chiave’, l’input e la strada giusta per entrare nel mondo della pittura. Quando non avevo il mio spazio, mi ha messo a disposizione Lodolandia per poter dipingere. LodolAndy è il frutto di uno scambio di idee, una sintonia dalla quale è poi scaturita una collaborazione. Abbiamo svolto dei lavori a quattro mani, dei quadri realizzati insieme in cui i soggetti li ha dipinti Lodola mentre io mi sono occupato dei colori. Il percorso artistico che ha intrapreso riguarda varie forme di espressione. In primis la pittura, dove lei fa uso di tonalità molto accese e vivaci. Come nascono i quadri? Per dipingere faccio uso di colori acrilici, per raffigurare le luci artefatte con le quali si immedesima la mia vita: mi ispiro molto al new-Pop ed a Warhol. Attraverso l’arte mi piace creare, essere costantemente alla ricerca di novità. Nel caso di un ritratto parto dalla foto, la proietto su tela, ne ricavo una sintesi, riempio ogni zona di colori fluorescenti e traccio i contorni di nero. Poi c’è il filone che chiamo “filtro”: dalla copertina di uno dei miei dischi preferiti, The Man Machine dei Kraftwerk, ho ad esempio estrapolato un quadro dedicato a loro. Così ho fatto anche per Robert Smith dei Cure e David Bowie. Ed infine la ricomposizione del reale: fotografo elementi, simboli, oggetti, persone e li ricontestualizzo in una dimensione personale. Uno de miei ultimi dipinti si intitola Tvmentale. Musicalmente parlando, Lei compone

colonne sonore per la danza contemporanea ed il teatro, fa tournée da dj nei locali mixando new wave anni’80. E, soprattutto, non si può non parlare dei Bluvertigo… ‘La musica occupa un posto importante, compresa l’esperienza nei Bluvertigo. E’ un altro aspetto della mia vita di artista. Per me musica e arte non sono due cose distinte, faccio interagire tra loro i due mondi. Mi è capitato di scrivere anche colonne sonore per il teatro, la danza, e fare il dj nei locali di tutta Italia’. Ci sono dei progetti futuri? In programma ho ancora mostre, in contemporanea continuerò a fare dj set. Reality


Musica

Strenna Jazz: un omaggio in musica L

TEXT Patrizia Bonistalli

o scorso 19 Dicembre 2008 presso il Teatro Verdi, la Delta Consulting ha regalato un’amabile serata musicale irrorata da una sfolgorante effusione d’interpretazioni jazz. Un gruppo d’illustri musicisti di considerevole talento, Raffaello Pareti, Stefano Cantini, Simone Zanchini, Giovanni Guidi, ha

Musica è suonare quello che altrimenti non si potrebbe sentire dato vita ad un caloroso e straordinario concerto. Quattro personalità contraddistinte e spiccate: ognuno di loro dotato di un’intensa attività concertistica tra le più interessanti e innovative dello scenario musicale, e per loro peculiare formazione e pregio premiati con ragguardevoli riconoscimenti in un panorama nazionale ed internazionale. Il pubblico ha acclamato una musica on-

Reality


dulata da mille sfaccettature, perfezionata in un compiuto amalgama tra contrabbasso, sax, fisarmonica e pianoforte. Note di un jazz incisivo ed eloquente, denso di un patrimonio folcloristico portatore dell’estesa tradizione della musica d’arte

afro-americana, ed oggi nel nostro comparto, encomiato successo che ha sottolineato l’espressività echeggiante di un messaggio musicale innovativo dal forte richiamo e coinvolgimento.

Reality


Interviste

L’Arboristeria in testa: Arbore “crescentis”?

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TEXT&PHOTO Carla Cavicchini

he c’entra la buona cucina coi mobili? C’entra, c’entra… Renzo Arbore si lecca i baffi mentre rievoca la gustosissima cena in quel di Firenze a base di lampredotto, trippa, crostini, ribollita, ed altre ‘culinarietà’ toscane. Ne parla con un amico fiorentinissimo, sperando perché no? di ripetere “sto bis!”In lui è innato il senso del palato e, oltre a gusto, colore, tatto, ci ficca pure sperimentazione, mobili, ricerca, musical... di tutto, di più! Lo osserviamo far... diremo comunicazione, alla Galleria del Palazzo Coveri, nonché più tardi alla Mirabili Arte d’Abitare, per l’inaugurazione della mostra “Swing C’Overland & Co.”, fantasiosissima collezione nata dall’incontro del noto show-man con gli architetti-scenografi Alida Cappellini e Giovanni Licheri. Si osservano forme generose e suggestive, che riflettono appieno i coloratissimi anni ’50 – ’60 , in cui stile e soggetti rievocano l’epoca preferita del poliedrico artista, per l’abbondanza delle forme, con suggestione di musica d’epoca. S’accede pertanto ad un delizioso mixage, dettato dalla prestigiosa presenza di Marco Lodola e dell’eccen-

trico Andy dei ‘Bluvertigo’. Ma non finisce qui! L’evento viene protratto nella basilica di Sant’Alessandro a Fiesole con maxi scultura luminosa in plexiglass di Lodola: quest’ultimo è noto per le celebri sagome luminose a parete, nonché le sensualissisme “pinup’, qual modo giocoso ed irriverente di ridisegnare l’abitazione. Adesso ‘parlano’ oltre 40 opere, in un misto di tavoli, complemeanti d’arredo, sedie, divani, e scopriamo che Arbore è l’ispiratore di tutto poiché la sua impronta la manifesta quotidianamente, qual filosofia di vita. Ma lui non ne è il designer… tutt’altro, non vogliamo dare un messaggio scorretto, egli si propone semplicemente, anzi, vien catturato qual “Musa–ispiratrice” per effetto Tropical-decò, unito al linguaggio “Neo-Pop”. Qui tutto luccica, è l’America sognata. Roba da shock, plastica di qui, plastica di là, vernice,…rossi, gialli, bleu elettrici, specchi, è tutto un brillìo e luccichio che, per gli amatori, porta alla Sindrome di Stendhal, per… svenimenti estetici! Gettiamo però le critiche alle ortiche, poiché questi mobili, oseremmo dire ‘parlanti’, rivelano un cuore dentro, col gusto dell’alta qualità, tramite immagini fortemente connotate: insomma… dinamicità, ad un passo, meglio slancio, verso il ‘sofà!’Appuriamo che la linea “Miamiswing” è presente in molte trasmissioni televisive: qualche nome? “La vita in diretta”, “Domenica In”, “Artù”, “Parla con me”, “Quelli che il calcio”. Senz’altro l’ambiente non è per i tipi tradizionalisti, poiché la ricerca carica d’ironia, divertimento e buon jazz, si avvale di quella spirale di buon gusto che coniuga infine la giusta armonia. Arbore ‘armonico?’ Mah… diciamo che nella sua testolina frullano continuamente idee innovative, con tanta voglia da parte nostra, di ‘scoperchiarla’, tracciandone la genialità. Ma in fondo siamo solo dei buoni osservatori verso un personaggio che di spettacolo

e cultura ne ha tradotto ragion di vita. Ed è pure poeta, ama il divertimento, con una sensibilità particolare verso quei mostri sacri che rispondono al nome di Renato Carosone, e Roberto Murolo. E proprio di lui osserva che il grande interprete napoletano, più che cantare, ‘sussurrava’. Ecco che sorge il diavoletto che è in me, che non mi esimie da porre subito una domanda cattivella… Nord e Sud... Mi guarda sbigottito dall’altezza notevole\ a mo’di… “chista è na’ pazza assai”…, sorrido e proseguo rievocando il passato sentimentale tra lui, e la Melato: E’ vero che quando arrivava Mariangela tutta perfettina, minimalista, precisisissima, lei trovava il tempo d’accantonare “baracca e burattini”? “Si, si... si, senz’altro, con lei c’era amore e poco ‘mercatino’… e la ricordo sempre con grande, grande, affetto. E’ unica. Ci lega tutt’ora una grandissima stima ed un gran bene di chi ha condiviso bellissimi momenti. E come attrice è semplicemente straordinaria” Noto gl’occhialetti colorati, tondissimi, ed un Arbore un pochetto più appannato di prima segno di qualche stravizio di gola. Eppoi la ‘erre’,… la tira, in un miscuglio di francesismo, pugliese e... un poco romano. Mi parla delle sue passioni oltre ai mobili?... ed ai gilet? “Beh… tante,… le donne, il mare, la musica, i gagdets…”


E di questa Firenze che lei ‘calca’ spesso? “La conosco addirittura dai tempi di Odoardo Spadaio; chiaramente non ho la sua stessa età, solo che a casa mia, dai miei genitori, si sentivano sempre le sue canzoni e, ciò che ascolti da piccolo, condiziona la propria vita. E quindi in maniera piacevole. Ricordo “Il valzer della povera gente”, Micragna Le Ben,” La porti un bacione”,”Sulla Carrozzella”,etc. poi naturalmente ho coltivato tutta la toscanità di Roberto Benigni che, pur di Vergaio, è fiorentino colla sua passione per Dante. Firenze è un gioiello, ne rimango sempre ammaliato”. Nel ’90 fondò l’Orchestra Italiana per tenere alte le radici della canzone italiana, direi più che altro napoletana, col tipico mandolino… “Si, il genere partenopeo era quasi ignorato in quanto ritenuto dagli stessi cantanti napoletani una cosa… ”passata di moda”, come se fosse una canzonetta beat… di quegli anni lì. Invece tale melodia è come la canzone di Gerwin per l’America, come quella dei Beatles per l’Inghilterra,…non ha tempo, ed è eterna come dimostra il successo di ‘O sole mio’ che, in assoluto, è famosa in tutto il mondo, più delle altre,… francesi, americane…e quindi ho ritenuto che il recupero di ciò sia importante, come del resto lo stile ‘swing’, ‘maiami’, ‘tropical- decò, vere fonti d’imitazione. Lei ha scoperto la Carlucci, Benigni, Andy Luotto… “Nino Frassica, Marisa Laurito, eppoi la Cucinotta, Isabella Rossellini, Le sorelle Bandiera arriviamo ad un centinaio di scoperte!” Ecco, volevo arrivare a ‘Quelli della notte’ “Una storia irripetibile… credo che nella storia della Tv sia stato il programma più amato dagli italiani; e quel “Cacao-Meravigliao”, fu successivo, però la gente lo chiedeva nei negozi, ai supermercati, molti misero un cartello fuori recitante: “Non vendiamo“Cacao-Meravigliao”… le commesse ridacchiavano, si, quello fu il fiore all’occhiello, una satira dello sponsor. La cosa che si sta rivalutando in questo periodo è proprio l’umorismo di “Quelli della notte”, perché è molto diverso da quello che si fa’ oggi: era un umorismo estremamente sano, elegante, intelligente, ma pure popolare. Inventò il ‘cazzeggio’ puro, era assolutamente improvvisato, al contrario di quello che ci viene propinato oggi…in gran confezione. Li non c’era proprio confezione. ” Ebbene, confessiamo che “sto tipo” di coraggio ne aveva e ne ha da vendere, poiché si diverte da matti a sperimentare le più svariate contaminazioni con sonorità e ritmi quali quelli del SudAmerica, reggae, rock, country, bleus, ed altro ancora. Mi sono documentata bene: è anche ‘Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana… “Questo per i miei meriti di testimonial alla “Lega del Filo d’oro di Osimo”, Ancona, per i bambini sordo-ciechi. Una cosa importante, l’allora Presidente Scalfaro mi conferì tale onorificenza”. Il suo sito è: Arboristeria?”Giusto? “Anche www.renzo arbore.it” Preferiamo il primo sito: ci rimanda ad una pianta carnivora che ingoia tutto, scompone, seleziona, rielabora,… vabbè che la ‘monnezza’ è oro, ma viva la raccolta differenziata! Ricicliamo gente... ricicliamo, che Arbore ci educa!


Eventi

Perché San Remo è San Remo? P

TEXT&PHOTO Alessandro Matteoli aka Spazialex DJ

remessa: Era l’anno 1950, la canzone italiana non era ancora apprezzata, in Italia si parlava ancora solo in dialetto, ed i più colti apprezzavano le canzoni in francese tipo “la vie en rose – Edith Piaf” o latineggianti come “Besame mucho”,. San Remo uscita malconcia dalla seconda guerra mondiale ed il Teatro Comunale

Il Festival della canzone italiana vista a modo nostro distrutto dai bombardamenti, le canzoni si ascoltavano esclusivamente alla radio ed in questo scenario si narra che il Festival sia nato quasi casualmente, e Lunedì 29 Gennaio 1951, dal Salone delle feste del casinò di San Remo il presentatore Nunzio Filogamo in diretta Radiofonica dette inizio al Festival della Canzone Italiano con il suo: “Cari amici, Vicini e Lontani…” , e tutti ancora ricordiamo la prima conzone vincitrice “Grazie dei fiori – Nilla Pizzi”. Come Toscani però dobbiamo ricordare ad onor del vero, che Nel 1948 fu organizzato a La Capannina, storico locale versiliese, il primo Festival Canoro Nazionale. L’iniziativa fu replicata anche l’anno seguente, ma nel 1950 fu cancellata per questioni economiche, proprio da quelle ceneri, Pier Bussetti e Giulio Razzi presero lo spunto per creare il mito di “San Remo”. La Storia Recente del Festival porta alla ribalta in maniera importante la provincia di Pisa. Il Primo complesso musicale a vincere il Festival di San Remo, sono stati i Pisani, Homo Sapiens nel 1977, con “Bella da Morire”

Reality

e il Pontederese, Riccardo Fogli ha trionfato nel 1982 con “Storie di Tutti i Giorni”, mentre Andrea Bocelli da Lajatico si impose tra le nuove proposte nel 1994, ed allargandosi al resto della Toscana ricordiamo vincitori assoluti anche: Aleandro Baldi (1994), Marco Masini (2004), e Povia (2006), ma ci piace anche ricordare le edizioni dove anche il presentatore aveva un’inequivocabile accento Toscano, il Festival del 1980 presentato da Roberto Benigni e quello del 2006 presentato da Giorgio Panariello. Ma Caliamoci nell’atmosfera 2009. Molti pensano che il Festival di San Remo sia solo una gara di canzoni al fine di vendere dischi e promozionare artisti più o meno noti. In realtà, vivere la città di San Remo nella settimana del Festival ti fa pensare che la rassegna canora sia solo un pretesto per invadere hotel, locali e strade, dove l’unica cosa che conta è esserci, in qualsiasi forma o modo; la frenesia collettiva è palpabile. Questo è il secondo anno che vivo San Remo da “dentro”, anche se lo seguo in TV dal 1978. Lo scorso anno mi sono trovato per caso a veder nascere il fenomeno dei Sonohra che scherzavano come comuni mortali e dopo qualche giorno sono diventati gli idoli delle teenagers italiane. Quest’anno ho cercato di capire il segreto di San Remo. Iniziamo ad individuare le tipologie di persone che partecipano a questo rito collettivo. Gente Comune: Li vedi aggirarsi per le vie del centro osservando tutto e tutti, il VIP puo’ uscire da qualsiasi porta, che sia hotel, ristorante o negozio e la paura di non riconoscere il famoso di turno, diventa una vera e propria sindrome, dato che io in questa trasferta ero accompagnato da belle ragazze che con me avevano condiviso l’esperienza di Miss Muretto, le ho viste firmare autografi e fare foto con i turisti semplicemente perchè sembravano delle “Veline” o nuove proposte in gara. Un aneddoto

accaduto davanti all’Hotel Londra, rende bene il concetto: un signore di mezza età con accento meridionale blocca i Gemelli Diversi, proprio mentre scendono dalla Limousine e con sfrontatezza da vero Fan, gli presenta davanti un videotelefonino, e urlando alla moglie a casa dice: “Maria, guarda chi ce stà mo te faccio sentire na cosa”, ed ragazzi intonano la canzone in gara, ed il gioco va avanti per qualche minuto, poi il tipo si gira verso il cantante e gli dice “ Scusa ma voi chi siete?”. SemiVip: Sono i reduci dai Reality, i giornalisti tv e le modelle; camminano più lentamente del normale, guardando continuamente a destra ed a sinistra, sorridendo a tutti nella speranza che qualcuno li riconosca; a tale scopo girano nelle hall degli alberghi e trovatisi da soli, fanno finta di parlare al cellulare. Le Radio: Sembra che se non fai la diretta da San Remo non sei una radio seria, ed ecco che troviamo tutti network nazionali organizzati con la loro ospitality: si va dal mega TIR attrezzato, alla struttura gonfiabile con playstation, al garage affittato per una settimana, a speaker infilati nelle vetrine dei negozi...alla fine riusciranno ad intervistare tutto e tutti, tranne i cantanti in gara. Le Nuove Proposte: Confesso, arriviamo tutti a San Remo con l’inserto di Sorrisi e Canzoni per riconoscere i cosiddetti “giovani”, che di solito portano le proposte musicali più interessanti ma che non vengono preparate al linciaggio mediatico.Ho visto Arisa il primo giorno (la vincitrice delle nuove proposte) , scendeva le scale dell’hotel ed a metà rampa si è bloccata come in trance dalla quantità di flash che la investivano e telecamere che la puntavano; la sorte che toccava poi un po’ a tutti era quella di, prima fare la fotografia con uno pseudo fan e dopo sentirsi chiedere il nome. Parrucchieri ed Estetiste: Sembra che acconciare e truccare


“gratis” cantanti, artisti, stelle e stelline sia motivo di particolare vanto, ed in pratica i locali attigui alle hall degli alberghi più famosi, diventano dei veri ed affollati centri estetici di pronto intervento “Look”. Il Pubblico dell’Ariston: La fila fuori dal Teatro è tenuta ben distante dall’ingresso in modo da poter far fare a degli illustri sconosciuti “muniti di biglietto” una specie di passerella da star, le transenne arginano ai lati il pubblico dei curiosi, ed al centro una sfilata di moda più o meno di classe si consuma, si va dalle pellice delle signore non più giovani, che vengono a San Remo da molti anni e che si muovono con stile degno di Jessica Rabbit più che di Rita Hayworth, ad impettiti top manager con coloratissime cravatte. Molte sono le ragazze giovani tra il pubblico, qui però gli abiti sono studiati per essere notati, in effetti qualcuna sembra più adatta al concomitante carnevale di Viareggio che ad un ruolo di spettatrice in teatro. Bellissimi gli sguadi che si scambiano quelli che riescono ad entrare con quelli che sono appoggiati alle transenne, sembra di leggere. “Io ho i soldi ed entro e sono un VIP”, e lo sguardo di risposta “Anche avessi i soldi non ce li spenderei, si vede meglio in TV e poi si vede che sei li solo per farti vedere e magari non ci capisci niente di musica”. Credetemi che solo assistere al “Rito” dell’ingresso all’Ariston vi farebbe capire subito l’atmosfera, Sanremese e l’oltre Festival. Pensandoci bene si potrebbero veramente individuare 100 categorie di persone che mutano geneticamente la settimana del festival, Vigili Urbani, Baristi, Albergatori, ho anche pagato €24 per un giorno di parcheggio, e fatto un pranzo completo con € 10. Mi sarebbe piaciuto rimanere anche il giorno successivo alla chiusura del Festival per poterVi raccontare come la città viene “smontata” di tutti gli addobbi fotografici, palchi, palchini e palchetti e di come torna alla routine di tutti i giorni, vorrà dire che sarà per il prossimo anno , forse la musica ed in particolare la musica italiana non è più così importante come negli anni 60/70, molte altre forme di arte e svago si sono imposte, ma è impensabile poter inventare oggi un evento così catalizzatore di tutti i mass media, quindi teniamoci caro questo circo della musica, quella del 2010, sarà già l’edizione n°60, come vola il tempo, come la Colomba di Nilla Pizzi vincitrice anche nel 1952 o come Volare vincitore del 1958 ancor oggi l’unica canzone italiana che ha raggiunto il 1° posto della mitica classifica americana “BillBoard”.


DRAMMATICO

Solo il meglio del cinema

show reel

La vita segreta delle api Regia: Gina Prince-Bythewood Distribuzione: Fox Data di uscita: 17 Aprile 2009

Carolina del Sud, 1964. Lily Owens, una ragazzina di 14 anni, vive col padre, un coltivatore di pesche, nella sua fattoria. Tormentata dal ricordo della madre e da un rapporto difficoltoso con il padre, decide di scappare con la sua tata. Durante il viaggio conoscerà tre sorelle, allevatrici di api, ed entrerà in contatto con il loro mondo, rimanendone affascinata...

FANTASCIENZA Star Trek XI

Regia: J.J. Abrams Distribuzione: UIP Data di uscita: 8 Maggio 2009

THRILLER

Dal regista J.J. Abrams, nella foto qui accanto (Mission: Impossible III, Lost e Alias) e gli sceneggiatori Roberto Orci & Alex Kurtzman (TRANSFORMERS, MI: III) arriva una nuova visione della più grande avventura spaziale di tutti i tempi, Star Trek, in cui un giovane e rinnovato equipaggio oserà addentrarsi in territori ancora completamente inesplorati.

Angeli & Demoni

Regia: Ron Howard Distribuzione: Sony Pictures Data di uscita: 13 Maggio 2009 Langdon scopre le prove della rinascita di un’antica confraternita segreta conosciuta come gli Illuminati, la più potente organizzazione sotto copertura della Storia, e deve anche fronteggiare un pericolo mortale per la sopravvivenza del nemico più disprezzato da questa confraternita: la Chiesa cattolica. Langdon arriva in aereo a Roma, imbarcandosi in una caccia senza soste e piena d’azione attraverso cripte sigillate, catacombe pericolose, cattedrali abbandonate...


Marco Carta

Ali e Radici

Eros Ramazzotti Esce a fine maggio il nuovo album di Eros Ramazzotti. Grande attesa per questo nuovo progetto discografico che avrà il titolo di “Ali e Radici”. Il cd sarà anticipato dal brano “Parla con me” in radio da fine aprile. 11 tracce registrate a Los Angeles per il suo undicesimo album di inediti, a quattro anni dall’ultimo, “Calma apparente”.

la musica che ci piace ascoltare

Anticipato dal primo singolo “Ti rincontrerò”, da cui l’album prende il nome, è pubblicato da Warner Music, ed è composto da 10 tracce tra inediti e cover, con un duetto insieme al Maestro di Marco nella scuola di Amici, Luca Jurman. Il disco uscirà al prezzo speciale di 14,90 euro. Dal 13 giugno l’album “Ti rincontrerò” sarà disponibile, oltre che nei negozi di dischi, anche su tutti gli store online e mobile. È, inoltre, prevista una versione “album deluxe” (contenente la bonus track “Mi ritorni in mente” e il booklet digitale) in esclusiva su iTunes.

juke boxe

Ti rincontrerò

Allo specchio Nomadi

Nuovo album di inediti per i Nomadi. La band esce il 3 aprile nei negozi di dischi con il cd “Allo specchio“. Dieci canzoni dedicate al tema della vita. Il disco sarà anticipato in radio il 20 marzo dal brano “Lo specchio ti riflette (El espejo te delata)” cantato con Jarabe de Palo. L’album esce a tre anni di distanza dal precedente lavoro di inediti.

la vetrina di Reality


Moda

Dreaming Fashion 09 R

TEXT Lorenza Botti

eportnet.it, è un portale di moda e costume che da circa un anno è entrato a far parte del circuito web dell’informazione ritagliandosi una posizione di tutto rispetto molto apprezzata dagli utenti della rete e non solo. Forte di uno staff formato da giovani giornalisti e collaboratrici vengono affrontate principalmente tematiche che riguardano tendenze, design, li-

Un concorso per aspiranti stilisti ispirato all’eco-compatibilità, promosso e realizzato dal portale on-line Reportnet.it festyle, sfilate e futuri impieghi nel mondo dorato della moda, sviluppate con spirito critico e mai in maniera scontata, caratterizzate dalla freschezza e dall’apertura mentale che contraddistinguono le autrici, con un occhio di riguardo ai loro coetanei, ai loro interessi e alle loro aspirazioni. Proprio sulla scia di questa particolare attenzione verso le nuove generazioni è nato Dreaming Fashion, prima edizione del concorso nazionale per giovani stilisti che stanno formandosi nelle Scuole, Politenici e Accademie di moda d’Italia, organizzato dal portale Reportnet con il patrocinio del Comune di San Miniato e della Provincia di Pisa. Il nome scelto per il concorso è già di per sé evocativo, immediato è infatto il riferimento al sogno nel cassetto che tanti giovani hanno di realizzarsi nel settore creativo sartoriale, di vedere un giorno i propri modelli sfilare in passerella o perché no, di divenire

fashion designer dal talento indiscusso magari al timone di un importante brand creativo. Purtroppo però per noi studenti è sempre più difficile emergere, “farci notare” dimostrando le nostre doti e capacità, poiché le occasioni in cui poterci esprimere dinnanzi a professionisti del settore scarseggiano drasticamente e perché sfortunatamente poche sono le figure che decidono di investire sui neo diplomati, dando

loro la possibilità di iniziare a crearsi il proprio bagaglio di esperienze, preferendo piuttosto ridimensionandoli all’eterno ruolo di “praticanti”, relegandoli a mansioni di segreteria e senza dubbio meno fantasiose. Ecco che Report.net offre un’imperdibile opportunità a tutti gli aspiranti stilisti che


vogliano mettere alla prova se stessi e la propria creatività, cogliendo l’occasione per confrontarsi con altri colleghi, ma soprattutto con la valutazione di un collegio imparziale e obiettivo che mira unicamente a riconoscere il talento e l’abilità di coniugare all’estro creativo la scelta di tessuti e pigmenti interamente derivati da fibre naturali. Come già anticipato nelle primissime battute, l’intento di questa prima edizione di Dreaming Fashion è proprio quello di avvicinare due mondi apparentemente lontani come possono sembrare di primo acchito le passerelle scintillanti dell’alta moda e l’ecologia, cercando di sposare la fantasia sartoriale alla tutela della natura che ci circonda, sensibilizzando i giovani nella scelta oculata dei materiali necessari per la realizzazione dei loro modelli. I partecipanti sono quindi invitati a presentare un progetto creativo coerente con il tema della moda eco-compatibile, su cui si focalizza l’intero concorso e sul quale sarà basata la valutazione da parte della commissione giudicante. I giurati scelti sono stimate figure specializzate del settore, tra i quali non mancheranno giornalisti di moda, che si impegneranno a vagliare scrupolosamente i singoli progetti proposti nell’arco di un mese a partire dal termine di consegna degli elaborati. Al fine di dimostrare come l’intento del concorso sia veramente quello di premiare le doti dei candidati più talentuosi, è essenziale sottolineare il fatto che la giuria esaminerà i modelli pervenuti senza conoscere l’identità o l’Istituto di provenienza dell’autore. Le informazioni dettagliate riguardo le modalità di partecipazione sono disponibili sul sito www. reportnet.it, insieme al modulo d’iscrizione e al bando con il regolamento che potranno essere scaricati direttamente. Altra nota di rilievo di Dreaming Fashion, per la quale il comitato organizzatore è già al lavoro, è la serata finale del concorso che si terrà il 5 settembre a San Miniato (Pisa), durante la quale verrà premiato il vincitore alla presenza di importanti figure del mondo della moda e di personaggi del mondo dello spettacolo, il tutto sarà trasmesso in diretta web in streaming tv. Non ci resta che augurarvi buona fortuna e buon lavoro, per quella che potrà essere l’occasione della vostra vita. Carpe diem!


Architettura

Un piccola villa contemporanea TEXT Cecilia Barbieri / PHOTO Pietro Savorelli

N

Villa privata, Impruneta, Firenze

ella parte del Chianti più vicina a Firenze e forse quella più bella, in piena campagna, alle porte di Impruneta, la città del cotto che ha costruito i più importanti monumenti fiorentini, sorge in posizione panoramica una piccola villa, recentemente reinterpretata dall’architetto Antonio Barbieri.

Fuori la tradizione toscana, dentro design e architettura contemporanea Tutta la sua formazione traspare dai suoi lavori, già molto numerosi. Una formazione particolarissima e unica, rispetto ai suoi colleghi coetanei, data da una familiarità innata, inevitabile e costante con l’arte, l’artigianato e l’architettura, ma soprattutto con lo studio e la ricerca verso i materiali, salda e inalienabile persistenza del suo pensiero creativo. Respira fin da bambino l’arte del legno, trasmessa dal padre falegname-stipettaio, profondo conoscitore di questo straordinario materiale, di cui conosce ogni segreto. Assimila gli insegnamenti dello zio, Renzo Barbieri (1932-1982), architetto geniale e purtroppo prematuramente scomparso, allievo di Leonardo Ricci ed erede della cosidetta “Scuola Toscana”, che come ama raccontare il critico d’arReality

te, nonché sua cara amica, Lara-Vinca Masini: «Porterà nella sua attività, dagli anni Sessanta, una straordinaria, accesa carica umana, una passione per l’architettura vissuta come “mestiere”,... anche in virtù della sua implicazione diretta, manuale, di cantiere, che ha sempre distinto il suo lavoro». Una laurea in architettura conseguita nel 1995, sotto la guida di Remo Buti, istrionico professore di Arredamento della facoltà fiorentina, di cui sarà anche assistente, e da cui impara la capacità ironica e critica nei confronti dell’architettura, stimolata da una creatività libera e alternativa. Intensa e determinante la collaborazione con Claudio Nardi e il suo studio fiorentino, che lo indirizza verso un moderno minimalismo razionale e colto, verso la necessaria ricerca del bello, dovere, secondo Nardi, per ogni architetto, una sfida dell’architettura oggi, contro committenze difficili, ma soprattutto contro le burocrazie e gli irrazionali meccanismi ormai abituali degli uffici di urbanistica delle amministrazioni comunali italiane. Tutto questo vasto e inconsueto bagaglio formativo e variegate contaminazioni culturali emergono costantemente dall’operare senza sosta di Antonio Barbieri, che dal 1999 è anche consulente per la griffe fiorentina Gucci, per la progettazione di negozi, uffici e spazi espositivi, che lo portano ogni giorno a progettare per il raffinato, ma temporaneo mondo

della moda. Nel caso di questa villa all’Impruneta, realizzata nel 2004, Antonio Barbieri, affrontando il delicato e assai contemporaneo tema della trasformazione edilizia, del rapporto tra innovazione e preesistenze, ha dovuto intervenire sul piccolo volume da restaurare, ma limitato dagli imposti e severi vincoli paesaggistici del Comune di Impruneta, che non ne hanno consentito una trasformazione esterna, ma solo un redesign degli spazi interni. La sua prima riflessione è qui principalmente tessuta attraverso l’utilizzo della luce, di materie sensibili e di delicate combinazioni di superfici, di volumi, di pieni e di vuoti. Risolve facilmente il confine che il mito arcadico toscano impone all’esperienza architettonica contemporanea, colline, cipressi, manufatti in cotto dell’Impruneta e il caratteristico genius locis sempre presente, interpretando “la bellezza fiorentina e toscana”, verso una linea di gusto decisamente nuova e estremamente moderna. Antonio Barbieri fraziona lo spazio interno assegnato in maniera semplice ed essenziale, eliminando tutto il superfluo e creando un grande spazio di relazione al piano terra e uno per il riposo e la riflessione (camera-studio) al piano superiore; mentre cucina e servizi sono disposti sapientemente ai lati del grande leeving, in maniera volutamente accessoria rispetto alla cen-


tralità dello spazio architettonico principale. Un raffinato e trasparente ballatoio con balaustra di vetro, divide lo schema distributivo tra primo piano e piano terra, componendo una elegante unità spaziale, simbolo del luogo domestico dei nostri giorni, estremamente vivibile. I materiali di rivestimento interno sono scelti a sottolineare la modernità e la semplicità di cui è pervasa l’abitazione: pavimenti in resina

chiara, pareti bianche, infissi bianchi e impalpabili. Il segno forte lasciato dalla riflessione del progettista sta in due classici elementi di arredo di ogni abitazione di tutti i tempi, la scala e il caminetto, qui studiati per creare una vigorosa sospensione generale, che pervade tutto lo spazio architettonico. Il caminetto dunque è la parte realmente organica di una ragionata composizione spaziale, che articola il soggiorno con una pedana e il soppalco stesso, ricavato anche abbassando il livello del piano terra. Un ambito ribassato e uno a tutt’altezza correlati dinamicamente proprio da questo volume sospeso, il caminetto scuro, costruito a incastro nella parete e nella pedana rialzata, che pulsa di vita propria. Nell’involucro rigorosamente bianco, la scatola di ferro ramato e poi brunito, che contiene un focolare prefabbricato di ghisa, è allo stesso tempo pretesto compositivo e oggetto scultoreo, coordinato nella forma e nel colore ai sottili parallelepipedi utilizzati come gradini, che decorano il soggiorno. Anche la scala, elemento architettonico sia decorativo, ma soprattutto indispensabile, è ricondotto qui alla sua essenza funzionale. La rampa è un sottile tratteggio a sbalzo la cui leggerezza costruttiva richiama il tema della sospensione e della levità creato dal progettista, in questo caso tutto funzionale a limitarne l’invadenza. Anche per i gradini della scala, scuri, rivestiti di ferro ramato e brunito, trasforma l’oggetto scala in un astratto segno grafico, omologato al grande parallelepipedo del camino, secondo la scelta logica costruttiva che identifica per contrasto gli elementi salienti sugli sfondi candidi delle pareti. La inconsapevole e inevitabile fiorentinità, ma anche la sua grande attenzione a tutto ciò che è architettura contemporanea, compaiono insieme in questo intenso e rigoroso lavoro di Antonio Barbieri, che trasforma questa residenza di campagna in un piccolo e raro gioiello, misto di classicità e pura ricerca dell’essenziale, nell’ottica di raggiungere la bellezza e la funzionalità, uniti dalla personale ed elegante reinterpretazione di un “nuovo minimalismo toscano”.


Salute

AIDS e Mass Media L’

TEXT Brunella Brotini

Rock Hudson

AIDS, sindrome da immunodeficienza acquisita, provocata dal virus HIV e un insieme di manifestazioni dovute alla diminuzione dei linfociti che provoca gravi infezioni opportunistiche fino al decesso.

Fu Rock Hudson nel 1985, il primo personaggio pubblico a dichiarare di essere affetto dall’AIDS scuotendo le coscienza e l’opinione pubblica E’ considerato un flagello di proporzioni mondiali e soltanto negli ultimi anni, grazie ai progressi dei trattamenti antiretrovirali ha rallentato la sua corsa nei paesi industrializzati (non così nelle zone più disagiate del mondo). Questo male assai misterioso che mieteva vittime soprattutto tra gli omosessuali, era circondato dall’indifferenza, dai luoghi comuni e dalla paura, con atteggiamenti discriminatori e grandi pregiudizi. Fu la coraggiosa ammissione in una conferenza stampa del Luglio 1985 di Rock Hudson di essere affetto dall’Aids a scuotere le coscienze e i mass media, a contnbuire in modo decisivo a cambiare l’atteggiamento nei confronti della malattia. Collegata a un nome così noto la malattia infatti si troverà al centro dell’attenzione e ciò servì a far ottenere finanziamenti adeguati alla ricerca. Infatti era già apparso sul New York Times un articolo al riguardo nel 1982 e nel 1981 c’era stato un report del Center for Disease Control and Prevention, ma non avevano smosso l’opinione pubblica. Cominciarono molte campagne di beneficienza proprio ad Hollywood e Reality

molti malati trovarono la forza di non nascondersi più seguendo l’esempio di Hudson. Anzi, dopo il caso Hudson,l’amministrazione Reagan aumentò il budget per lo studio della malattia di cento milioni di dollari. Grazie all’attore, cominciò una lentissima rielaborazione culturale della malattia che comincerà a perdere i connotati di “punizione meritata per comportamenti scorretti”. E’ stata la televisione e non il cinema ad affrontare per prima il tema “scabroso” dell’AIDS con “Una gelata precoce”, storia di un avvocato gay che scopre di aver contratto la malattia e deve confessare alla famiglia la sua omosessualità. Lina


Wertmuller gira nel 1989 “In una notte di chiaro di luna “in cui prova a combattere l’ignoranza e i luoghi comuni che circondano la malattia. Solo nel 1990 anche Hollywood si cimenta con questo tema e produce diversi film tra cui “Philadelphia”, storia di ingiustizia e diritti negati, film ottimamente girato che inciderà profondamente sul grande pubblico modificandone l’atteggiamento. Lo stesso scopo persegue Ferzan Ozpetek con “Le fate ignoranti” del 2001. Nel 2004 “Angels in America” riesce a far rivivere allo spettatore il senso di catastrofe incombente che aleggiava sulla borghesia americana allorché sembrava che l’AIDS fosse inarrestabile. Oggi fortunatamente il male si può combattere, non e più un’emergenza, ma è auspicabile che i mass media continuino a conservare un ruolo sociale di denuncia perchè il virus HIV continua a mietere vittime. Nell’ASL 11, la nostra, dal 1991 ad oggi i casi di AIDS sono stati circa 180 (dati fomiti dal dr. Paolo Filidei, responsabile Malattie Infettive). Attualmente i malati di Aids viventi sono 60 e circa 120 i sieropositivi noti. La via di trasmissione prevalente è quella sessuale tramite rapporti non protetti, vengono colpite tutte le età sessualmente attive. Ancora oggi, vengono dimenticati gli strumenti di prevenzione, molto sempliei ma efficaci; il preservativo, unico mezzo per difendersi dal contagio, il test HIV, che permette di accertare un eventuale contagio e quindi di curarsi in fretta. Va ricordato infatti che il virus negli stadi iniziali non provoca sintomi e la persona può essere in perfetta salute. Per avere informazioni sulla malattia ed effettuare il test, ci si può rivolgere al proprio medico di famiglia o presso la sede ASL di Empoli UO Igiene e Sanità, via dei Cappuccini 79 primo piano, stanza 25, dove il personale sanitario è disponibile il mercoledì e il sabato mattina. In tale sede è possibile effettuare anche il test HIV, senza alcuna formalità e nel rispetto della riservatezza. A richiesta è possibile effettuare il test in maniera completamente anonima.

Tom Hanks e Denzel Washington protagonisti del film Philadelphia


Adozione

La consapevolezza della coppia adottiva

L’

TEXT Daiana di Gianni

elemento che emerge maggiormente nell’incontro con le coppie adottive, sono le fantasie relative al figlio in arrivo. La richiesta adottiva è sempre accompagnata da queste fantasie che sono, spesso, ben delineate: età, sesso, colore della pelle, salute, ecc… e che la coppia deve prendere in considerazione. Le coppie, in genere, desidererebbero avere un neonato, un bambino destorificato, o meglio, un bambino senza una storia da ricordare, con conseguente delusione quando ciò non accade. Quindi la coppia nella presa di decisione per l’adozione, non deve sottovalutare di considerare il problema età perché da un lato si ha la storia dell’abbandono, non necessariamente meno problematica quanto più è piccolo il bambino, dall’altro si ha la capacità educativa dei genitori, da considerarsi anche in base all’età del bambino. La scelta del sesso, invece, non è mai un reale problema, in quanto la maggioranza delle coppie, specialmente per bambini sotto i 6-7 anni, non presenta mai delle preferenze nette, ma

Reality

se vi sono, sono relative a qualche essi mettono in atto è la proiezione, scelta che rappresenta un accomodainfatti, proiettano sugli altri ciò che mento interno alla coppia o ad uno in vero avvertono loro. Sono coppie dei partner. Le coppie che hanno una “poco affidabili” in quanto non sanno certa età tendono, come dimostrano gestire la diversità oggi del colore delle ricerche, a preferire figlie femmine, la pelle, domani del comportamento in quanto ritenuconnesso alla te più affettuose soggettività del Al pianto dei maschi e di minore. d’affacciarmi al mondo maggiore comL’accettazione di fui stilla di onda pagnia. un minore di alLa diversità sotra razza è segno spazzata a riva. matica non è un di maturità per problema quansonale; è stato Ripudio d’amore do il figlio viene dimostrato che il in quel frangente accettato come riconoscimento tale a tutti gli efdella differenza per cui sola fetti: la consapestimola comuniero qualcuno. volezza di dare cazioni interper amorevolmente sonali soddisfauna famiglia ad centi, favorendo P.B.V. “Oltremare” (raccolta inedita) un minore che il dinamismo e la ne è privo è conferimento per questa stabilità delle famiglie adottive. presenza alla famiglia del carattere di Questo tema risulta importante in accettazione della diversità. quanto introduce anche la necessaLa letteratura ci insegna che le coppie ria riflessione sull’immagine che le che temono comportamenti raziali nei coppie adottive cercano sempre di confronti del figlio, sono coppie con prefigurarsi. difficoltà personali ad accettare la diContinueremo a parlare dell’argomenversità. Il meccanismo difensivo che to nel prossimo numero.


Società

Tre giovani ricreano La Sacra Famiglia T

TEXT Gloria Nobile

re giovani ragazze Mariagrazia Guidi, Lindita Gjokja e Agnese Trinchetti, hanno realizzato l’opera intitolata “La Sacra Famiglia di Nazareth”, una copia del pittore Kiko Argüello. L’opera è stata mostrata al pubblico sabato 25 ottobre nel Santuario di San Rocco a Santa Croce sull’Arno. Testimonianza del valore e dell’universalità della famiglia, l’opera è stata realizzata in un mese con colori ad olio e sfoglia d’oro su una tavola di compensato quadrata di 1,50 m di lato su cui è stata disposta una base di calce.

Un’opera a testimonianza dell’importanza della famiglia oggi L’originale fu commissionato dal Consiglio Pontificio in occasione della II Giornata Mondiale delle Famiglie tenutasi a Rio De Janeiro nel 1997. Il tema del quadro, icona ufficiale della Giornata Mondiale delle Famiglie, è stato scelto dal Papa Benedetto XVI per ricordare e tenere presente a tutti coloro che entrano nel Santuario, l’importanza della famiglia; soprattutto il ruolo guida del padre e la fondamentale presenza della madre, responsabili anche nell’educazione alla fede dei figli.

Sopra: la copia realizzata dalle tre giovani artiste del dipinto di Kiko Argüello La Sacra Famiglia di Nazareth. Sotto le ragazze a lavoro e alla presentazione dell’opera presso il Santuario di San Rocco; da sinistra Lindita Gjokja, Mariagrazia Guidi e Agnese Trinchetti

Reality


Un venerdì in bicicletta

TEXT Maurizio De Santis / PHOTO Cte e Valerio Pagni

M

Conferenza stampa presso il comune di Santa Croce sull’Arno alla presenza dei rappresentanti di tutti i comuni coinvolti

a cosa è successo a Santa Croce sull’Arno e a Fucecchio? Una giornata dove la bicicletta ha fatto da padrona per le strade. Le vie cittadine dei due comuni hanno ospitato la terza tappa della Tirreno Adriatica. La Tirreno-Adriatico, detta anche la Corsa dei Due Mari, che ogni anno muove da una località posta sul Tirreno e si conclude sull’Adriatico, è nata da una felice intuizione di Franco Mealli, organizzatore ciclistico di origini toscane, che nel 1965 pensò di allestire una competizione ciclistica a tappe in programma nel mese di marzo, alternativa alla celebre ParigiNizza. La cessione della corsa a Rcs Sport e alla Gazzetta dello Sport, a partire dal 1994, ha rappresentato un ulteriore salto di qualità e da oltre vent’anni la Tirreno vanta uno straordinario campo di partecipanti,  convinti che la Corsa dei Due Mari sia l’ideale trampolino di lancio per la Milano-Sanremo e il proseguo della stagione, oltre a essere una gara, dove tutti vogliono vincere.

Aspettando la tappa insieme alle tradizioni popolari dei comuni

Aspettando la tappa. Sindaci e Assessori dei comuni

L’epilogo della Tirreno-Adriatico ha luogo a San Benedetto del Tronto e partenza dal Tirreno. L’edizione 2009 va controcorrente cambiando la tradizionale partenza dal basso Tirreno, nelle zone campane o laziali lascia il posto alla Toscana, regione che esordisce in avvio con ben tre tappe sul proprio territorio. La prima tappa Cecina - Capannori, seconda tappa Volterra - Marina di Carrara e la terza

Aspettando la tappa insieme alle tradizioni popolari dei comuni


Fucecchio: partenza della terza tappa. Il Sindaco Claudio Toni da inizio alla gara

e ultima tappa toscana ha avuto come teatro principale il Val d’Amo inferiore, partendo da Fucecchio con arrivo a Santa Croce sull’Arno, per un totale di 166 Km, toccando i territori di San Miniato, Santa Maria a Monte, Castelfranco di Sotto e Montopoli, senza dimenticare i passaggi da Cerreto Guidi, Vinci, Lamporecchio e Larciano. Per la zona si è trattato di un grande evento, ma anche di un’occasione per promuovere il territorio attraverso Ie sue tipicità e le sue tradizioni. Le sei amministrazioni comunali coinvolte (Castelfranco di Sotto, Fucecchio, Montopoli, San Miniato, Santa Croce sull’Arno e Santa Maria a Monte), insieme all’Organizzazione Ciclismo Santacrocese, hanno organizzato nei minimi dettagli per ospitare al meglio questa terza tappa della Tirreno-Adriatico. Anche nella iniziativa “Aspettando La Tappa” dove le amministrazioni coinvolte si sono riunite per promuovere le proprie tipicità folkloristiche e tradizionali. Un augurio che la Toscana sia sempre la protagonista di questa importante gara ciclistica.

Un momento della terza tappa

L’arrivo della terza tappa

Alfonso Lippi, assessore regionale, Osvaldo Ciaponi, sindaco di Santa Croce sull’Arno, Dario Ciaponi per l’OCS e un rappresentante dell’Rcs Il vincitore della terza tappa: lo statunitense Tyle Farrar



Sport

Grandi campioni TEXT Maurizio De Santis

U

na domenica all’insegna della boxe? Dove? A Santa Croce sull’Arno. Qui sono stati ospiti del Carnevale alcuni dei campioni mondiali e nazionali del presente e del passato del mondo del pugilato. Uno sport conosciuto, ma forse non troppo. Uno sport che partecipa alle Olimpiadi e quest’anno ha avuto anche degli importanti riconoscimenti.

Francesco Damiani, Pierluigi del Papa, Mohammed Alì Ndiaye L’intento dell’Accademia Pugilistica che ha ospitato questi campioni è quello di far conoscere la boxe attraverso i corsi, ormai al terzo anno, presso la palestra di Staffoli in via Milano. L’Accademia vi aspetta per svelarvi i segreti di questa nobile arte! I campioni e i membri della Federazione Toscana Pugilato sono stati ospitati per il pranzo presso l’Oasi al Lago di San Donato, accolti da Giancarlo Falaschi che, appassionato di boxe fin da giovane, ha ricordato i suoi trascorsi sportivi insieme agli ospiti. Francesco Damiani (nella foto in basso il secondo da sinistra), argento olimpico a Los Angeles 1984, campione del mondo WBO dei pesi massimi e attuale commissario tecnico della

nazionale italiana di pugilato, oro, argento e bronzo alle recenti Olimpiadi di Pechino, è un personaggio di primissimo rilievo nel panorama pugilistico internazionale. Pierluigi Del Papa (nella foto a lato il primo da destra), noto per la sua carriera nella boxe, ma ha anche interpretato ruoli di una certa importanza in alcuni film con Bud Spencer: Lo chiamavano

Mohammed Alì Ndiaye, Francesco Damiani, Mauro Mascagni dell’Acc. Pug. 5 Castelli e Pierluigi Del Papa

Bulldozer e Bomber. Nel 1960 conquistò il titolo nazionale dei dilettanti e fu poi convocato da Steve Klaus per le XVII Olimpiadi di Roma; nel 1964 conquistò il titolo di campione italiano dei professionisti,ha combattuto tra i pesi medio-massimi 6 volte per il titolo italiano, vincendone 4. Per Mohammed Alì Ndiaye (nella foto a lato il primo da sinistra), ogni vittoria è una rivincita. Lui, che ce l’avrebbe fatta a diventare un campione di pugilato, l’ha sempre saputo e ad oggi si è aggiudicato anche il Titolo Italiano dei pesi supermedi. Una vittoria che arriva dopo quelle ottenute al Campionato Ibf (International boxing federation), al mondiale Junior del 2006, al Campionato italiano dilettanti del 2004. Reality



Eventi

Non solo cabaret N

TEXT&PHOTO Margherita Casazza

ella tradizione del Rotary Club di San Miniato ogni anno viene assegnato un premio alla Professionalità. La serata del 5 marzo presso il ristorante Miravalle in una conviviale molto divertente è stato consegnato Il “Premio Professionalità” giunto alla sua

Premio alla professionalità per il comico cabarettista toscano Graziano Salvadori

Piero Conservi, Graziano Salvadori e Giuliano Maffei

scito ad inventare e caratterizzare. In considerazione degli importanti risultati e dei meriti conseguiti nell’Arte della Comicità costantemente diretta, con entusiasmo e sensibilità, a cogliere I’Essenza segreta della Vita, racchiusa anche nei tic, nei tabù, nei vizi, nei difetti, nelle debolezze, nei modi di fare, nei pregi e nelle virtù della gente. Per I’impegno profuso nello studio, nell’osservazione della realtà e nella ricerca e sperimentazione di nuove forme artistiche e di nuovi ironici ed intelligenti linguaggi espressivi più adeguati all’evoluzione della società ed ai cambiamenti del costume sociale. Per riuscire a coinvolgere il pubblico con esilaranti gag, macchiette, trovate comiche, ma soprattutto per saperlo fare con una grande forza esplosiva

intrisa però di una comicità garbata, dotata di un humor toscano pungente, ma mai volgare. Perché tenga sempre viva la voglia difare e di farcela, unita a quella speciale capacità di saper donare gratuitamente, con slancio, passione ed umanità, un sorriso a tutti e soprattutto ai bambini segnati dalla sofferenza e dalla disabilità, facendo così assaporare loro il colore ed il calore della Vita! Un vero Artista con un grande Cuore e quindi un vero Uomo. Importante interprete dell’ideale rotariano della Professionalità al servizio della Società e degli Altri. Graziano non solo un personaggio dello spettacolo, ma anche una persona sempre disponibile all’aiuto di coloro che soffrono e portare un sorriso ha chi ne ha più bisogno”.

Nato a Fucecchio (FI) il 23/09/1964, segno zodiacale bilancia, diplomato ragioniere, dopo sei lunghi anni di lavoro impiegatizio, si licenzia e tenta la carta artistica. Aveva già qualche esperienza artistica maturata sin dalla giovane età sui banchi di scuola e nelle piazze in occasione delle feste paesane, grazie ad una radio, Radio Quattro, una delle più grandi in Toscana. Cabarettista puro, riesce a calamitare l’attenzione del pubblico, soprattutto quello più giovane, mettendo in luce i loro difetti ed i loro pregi, ridicolizzando il modo di essere e di fare di ognuno di noi, insomma un castigamatti. Creatore di macchiette incredibili da solo.

Graziano Salvadori

nona edizione. Fu istituito dal club allo scopo di dare pubblico riconoscimento alle persone che per il loro impegno e la loro attività costituiscono un vero esempio di professionalità al servizio della società civile; ed ha, come punto di riferimento il cambiamento e la crescita della Società civile a misura d’Uomo, con tutti i suoi ideali e valori universali, fondamentali e positivi, oltre al grande significato etico-sociale di stimolare ed incoraggiare, nelle persone, l’entusiasmo, la voglia di fare bene, l’attaccamento al lavoro, la professionalità e l’osservanza di elevati livelli di condotta professionale. La commissione preposta ha deciso che per la nona edizione il premio fosse assegnato a Graziano Salvadori con la seguente motivazione: “Artista di grande talento, sensibile ed attento, irresistibile, frizzante, con una straripante verve comica, provocatorio al punto giusto, ma soprattutto Cabarettista puro, fantasioso e geniale che si trova a proprio agio anche nella veste di attore nel teatro, nel cinema e nella televisione, nonché di regista. Le ottime qualita artistiche sono testimoniate anche dai testi dei monologhi e delle sceneggiature che da solo scrive, che fanno ridere e riflettere, nonché dai personaggi che è riu-

Reality


Carnevale PHOTO Cristiana Cei e Marco Bonucci

d

omenica 1 marzo si è conclusa la manifestazione a Santa Croce sull’Arno (PI) Carnevale d’Autore con la designazione dei vincitori. Nonostante il maltempo il pubblico è stato numeroso come lo è stato per tutta la durata della manifestazione che si è svolta nel mese di febbraio. I gruppi hanno atteso il verdetto della giuria trepidanti sotto la pioggia incessante. Per la premiazione della maschera Pelleidea 2009 vinta dal “Mostro Marino” del gruppo Gli Spensierati, la targa è stata consegnata dal vice presidente dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno, il signor Sergio Cerrini. Le targhe per Pelleidea sono state eseguite dall’artista Maria Chiara Marcori di Santa Croce sull’Arno. Il signor Sergio Cerrini, in rappresentanza dell’Associazione Conciatori ha consegnato anche altre maschere di pelle e ha ricevuto una targa in ricordo della partecipazione alla manifestazione. La giuria era costituita da Capuano Sofia, Teresa Banchini e Puccini Elsa, che hanno valutato e scelto i vincitori secondo i criteri determinati dal comitato per la scelta delle seguenti maschere: Carnevale d’Autore, Carnevale di Domani, Pelleidea e la Maschera Buffa. Un’altra giuria formata da Leoncini Fulvio, Mancini Marco, Rugiati Curcio, Fredianelli Lucio e Rastrelli Giovanni hanno valutato e scelto i vincitori della maschera Ecologica e il Gruppo Vincitore.


d’Autore I R O T I VINCI

2009 ente c n i v po Grup NSIERATI PE GLI S 2009 Buffa ni) a r e h ianno G e Masc cone” d i o (Dav “Il Cu LA LUPA 009 o p ore 2 t u Grup A ’ vale d cini) Carne a r sia Pic e s h e l c s A ( Ma ATI lpo” SPENSIER “Il Po I po GL Grup iti) 2009 ” rta Ch a e e b d i o o e arin TI (R Pell stro M SIERA “Il Mo GLI SPEN po Grup 09 ani 20 m o D i vale d ci” Carne i fotografi LUNA n i l A “Roto LA NUOV o Grupp 2009 i) logica rete” o c Troian E a a n a r i l l e e m h sto n TI (Ro Masc è rima PENSIERA a s o “C IS po GL Grup


Epoca: che passione!

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n occasione del 81° Carnevale di Santa Croce sull’Arno (Pisa) domenica 15 febbraio le auto d’epoca hanno fatto da padrone in Piazza Matteotti. Giuliano Catastini, Moreno Sedanetti e Massimo Zocchi, coinvolgendo anche altri collezionisti e appassionati, hanno riunito oltre 30 esemplari di auto d’epoca dagli anni ‘40 agli anni ‘80. I nostri tre amici sono sempre presenti alle manifestazioni nazionali, mostre scambio (tra le più importanti Padova, Imola, Milano) e corse storiche, nello specifico crono scalate, alle quali Moreno Sedanetti e il team della Scuderia Santa Croce partecipano. In questi eventi, chi ha passione e li segue sa, che i santacrocesi e le loro auto sono sempre ad alti livelli: per la particolarità dei vari modelli, per la cura minuziosa e fedele del restauro, per la grinta e la determinazione dei nostri piloti. Tornando a questo evento carnvalesco possiamo dire che il risultato è stato positivo; molti gli intervenuti, alcuni riscoprendo i mezzi del loro passato, altri affascinati dall’eleganza degli anni ‘60, queste bellissime auto inglesi. Gli amanti della velocità catturati dalla grinta degli anni ‘80. Ci auguriamo che il sodalizio fra carnevale e auto d’epoca continui, uniti da una grande tradizione ed espressione culturale del nostro territorio, che possa crescere, chissà forse con iniziative più ambiziose. La cosa certa è che questa domenica di febbraio è trascorsa all’insegna della passione e dell’amicizia.


1. HF Evoluzione EVO 6 2. MG TD anno 1949 3. BMW cc 2200TI I anno 1970 4. Golf GTI 1800 5. A 112 Abarth anno 1978 6. Jaguar MK2



Economia

La nuova iniziativa CARISMI “IO LEONARDO, TU VINCI!”

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l 2009 della Cassa di Risparmio di San Miniato si è aperto con un’iniziativa del tutto nuova nella lunga storia della Banca. Fino al 30 giugno tutti i clienti CARISMI sono coinvolti nella campagna commerciale “IO LEONARDO, TU VINCI!”, un’iniziativa originale e “fuori dagli schemi” della classica operatività della Banca, innovativa anche per lo scenario bancario nazionale.

Se sei cliente Carismi presenta nuovi amici e vinci premi geniali Con “IO LEONARDO, TU VINCI!” i clienti CARISMI che presentano la loro Banca ad amici, conoscenti e familiari possono avere accesso immediato ad un catalogo premi di grande valore. Per ogni amico presentato che a sua volta apre un conto in CARISMI si ottiene un punto, e già alla prima presentazione è possibile scegliere tra una rosa di 5 premi: un televisore NORDMENDE, un HIFI PHILIPS, un forno microonde con grill REX, un lettore DVD SAMSUNG e un robot da cucina KENWOOD. Il catalogo è composto da ben 24 premi con 6 livelli di traguardo in corrispondenza di 1, 2, 3, 5, 10, 15 correntisti presentati. Per ogni traguardo sono previsti oggetti di marca e di valore, come ad esempio televisori LCD di ultima generazione, I-Pod da 8 Gb della Apple, Videocamere Sony, Playstation 3, console Nintendo Wii e con 15 punti addirittura un PC portatile Vaio della Sony o un televisore al plasma 50’’ Samsung. Il concorso dura fino al 30 giugno e propone tanti vantaggi anche a tutti i nuovi clienti presentati. Innanzitutto la possibilità di accedere ad un’am-

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pia gamma di proposte di conti correnti a costo zero fino al 31/12/2009, per sperimentare la qualità e la professionalità dell’offerta CARISMI. Poi l’opportunità di diventare parte attiva della campagna IO LEONARDO, TU VINCI! presentando a propria volta familiari, colleghi, amici, …e infine la possibilità di vincere una fantastica FIAT 500 Lounge! I risultati, a soli due mesi dal lancio dell’iniziativa, sono veramente incoraggianti e danno ragione a CARISMI che ha voluto puntare, per la diffusione dell’immagine e dell’offerta, direttamente sulla clientela. Una clientela fedele

e soddisfatta, come ha messo in evidenza l’indagine effettuata lo scorso anno sulla Brand Image della Banca con l’ausilio della ben nota società di ricerca Ipsos. Ancora una volta CARISMI si distingue nel panorama bancario regionale con un marketing innovativo e divertente cercando proprio nella fedeltà e soddisfazione della clientela il veicolo più efficace e diretto per raggiungere nuove quote di mercato. E tu che aspetti? Entra in CARISMI con tutti i tuoi amici!!!

CARISMI APRE UN UFFICIO DI RAPPRESENTANZA A BOLOGNA FIERE CARISMI apre un Ufficio di Rappresentanza presso il Centro Servizi di Bologna Ferie. L’Ufficio, dotato anche di uno sportello ATM per l’erogazione di contante, sarà inaugurato in occasione di LINEAPELLE, evento molto importante e significativo per il settore conciario, in calendario alla fiera di Bologna dal 15 al 17 aprile 2009. Con questo nuovo punto di contatto, CARISMI vuole dimostrare in modo tangibile la propria vicinanza ai clienti ed alle imprese che portano la Toscana nel mondo. Invitiamo tutti gli operatori e visitatori che graviteranno a BolognaFiere durante le varie manifestazioni in programma nell’anno a venirci a trovare per condividere con noi questo spazio di accoglienza.

www.carismi.it Reality


Industria

Il Consorzio Vera Pelle al Vegetale si rinnova Ieri...

TEXT Margherita Casazza

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l Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale, ora composto da 26 aziende, è stato costituito nel 1994 da undici concerie, unite nel comune obiettivo di promuovere un prodotto esclusivo e di pregio come la pelle conciata al vegetale nel mercato internazionale. La pelle conciata al vegetale è un prodotto unico e prezioso, ottenuto dai tagli più pregiati della pelle grezza prevalentemente bovina che, grazie a una lavorazione fatta solo in Toscana e che utilizza solo elementi naturali, mantiene le venature e le piccole increspature del derma animale che, con le calde colorazioni dei tannini vegetali, raggiunge effetti meravigliosi e irriproducibili, esaltando la originale bellezza della materia. Il Consorzio, attualmente presieduto da Andrea Ghizzani, nasce nel cosiddetto “Comprensorio del Cuoio e della Calzatura”, cuore del distretto conciario toscano, dove la concia al vegetale è un’arte unica che si tramanda di generazione in generazione e che ha favorito sul territorio uno sviluppo economico importante, generando una realtà industriale di notevole rilievo. Nel 1997 nasce il Marchio “Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale”, uno strumento distintivo, voluto fortemente dal Consorzio, che permette di garantire la qualità dei pellami prodotti dalle concerie consorziate e di identificare in modo semplice e immediato i prodotti realizzati con pellame conciato al vegetale offrendo la massima sicurezza e la consapevolezza di ciò che viene acquistato. Il Consorzio si è impegnato in questi anni, in modo concreto ed efficace, nella promozione del Marchio con seminari informativi, campagne stampa e attività di comunicazione in tutte le realtà editoriali di settore e non, nell’ottica di far conoscere

Reality

Il Sig. Andrea Ghizzani, Oliviero Toscani, Alfonso Lippi e Paolo Testi alla Leopolda (Fi)

L’inaugurazione della mostra a New York in maniera più approfondita il prodotto Pelle conciata al vegetale come materia prima. Una materia preziosa grazie a tutte le sue peculiarità che caratterizzano, non solo la fase di lavorazione da parte dei

conciatori, ma anche di produzione e di vendita, nei confronti dei consumatori finali ma anche degli stilisti, designers e commercianti che si trovano ad utilizzare e vendere un prodotto così particolare.


Oggi...

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signori della pelle, autori e artefici della concia sono stati ritratti da Oliviero Toscani per il calendario 2009: per la prima volta la comunicazione del valore di un prodotto così singolare, parte da loro. Alcuni dei membri delle concerie del Consorzio Vera Pelle Conciata al Vegetale hanno infatti posato “al naturale”, pelle su pelle, per promuovere un prodotto unico, prezioso, antico realizzato solo in Toscana. La Pelle è stata ritratta nella sua veste naturale, dopo la concia e prima che prenda forma nei prodotti finiti di moda, design e arredamento, come siamo abituati a vederla. Un ritratto d’autore alla materia prima, oltre che ai suoi artefici, e non al prodotto finito: un punto di vista insolito che vuole valorizzare la natura di questo prodotto, il suo essere materia, lavorata e forgiata dalle mani degli artigiani. Un prodotto fatto con le mani e con la passione. Il concept creativo del Calendario 2009 è stato realizzato da Oliviero Toscani con La Sterpaia, Bottega dell’Arte della Comunicazione da lui diretta, che a partire dal 2008 hanno affiancato il Consorzio Vera Pelle Conciata al Vegetale in un ambizioso progetto di comunicazione per il rilancio dell’immagine del Marchio in Italia e all’estero. La Pelle Conciata al Vegetale in Toscana è un prodotto esclusivo della tradizione artigianale italiana, pregiato come ogni oggetto realizzato dalla cura e dal lavoro sapiente di mani esperte di artigiani che si tramandano la conoscenza di un procedimento straordinario di generazione in generazione. I maestri conciatori, figli di esperienza e saperi secolari, seguono con cura e passione il lento processo di lavorazione che porta le pelli grezze a divenire pelle conciata al vegetale, nel totale rispetto dell’uomo e dell’ambiente.

Hand Made in Italy a New York Hand Made in Italy, una mostra itinerante che porta in giro per il mondo l’eccellenza italiana. Il progetto è promosso dal Consorzio e realizzato con la collaborazione dell’Istituto Italiano per il Commercio Estero e il patrocinio di Regione Toscana e Camera di Commercio di Pisa. Ritratti fotografici dei conciatori del consorzio, una video installazione che racconta per immagini il processo produttivo esaltando quindi le abilità dei maestri conciatori toscani e le nobili pelli in teche di vetro come preziosi gioielli. Un’interpretazione estetica di un materiale solitamente considerato solo dal punto di vista commerciale. Tutto questo è stato ospitato dal 23 al 28 febbraio scorsi presso Openhouse Gallery a Soho, New York. nell’ambito della settimana della moda. Ma si tratta solo della prima tappa di un tour che toccherà, nel corso del 2009: Tokyo e Seoul.

Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale www.verapelle.it

Reality


Industria

Gruppo Valiani: escursione ad alta quota C

Carrozzeria, officina, carpenteria metallica e molto altro: il Gruppo Valiani di Santa Croce sull’Arno, offre ai suoi clienti un servizio di assistenza a 360° e tutta la professionalità di un team altamente specializzato. Quando Giuliano Valiani tenne a battesimo la sua prima officina e carrozzeria, i suoi figli Alessandro, Massi-

Dalle falde dell’officina e carrozzeria artigianale fino alle vette del global service e oltre mo e Marco erano solo dei bambini. Oggi, a più di mezzo secolo di distanza, è diventato un imprenditore affermato ed è riuscito a trasformare quella prima officina e carrozzeria di famiglia in un global service moderno e ben radicato sul mercato toscano. Prima di arrivare alla leadership attuale, tuttavia, il gruppo Valiani ha dovuto affrontare un lungo percorso di crescita non privo di difficoltà e azzardi: è Alessandro, uno dei figli di Giuliano, a ricordarlo e a ripercorrere fin dall’inizio la lunga storia della sua azienda. «Siamo nati nel 1958 grazie all’iniziativa di mio padre Giuliano: all’inizio l’attività principale consisteva nella riparazione di autovetture, poi l’azienda subì una prima trasformazione e si specializzò nell’assistenza e riparazione dei carrelli elevatori. Successivamente, nel 1975, iniziammo a occuparci prevalentemente di autocarri leggeri e pesanti, e infine negli ultimi anni, a partire dal 2007, anche di autobus per il trasporto ur-

Reality

bano, extraurbano e granturismo». Da dove nasce la scelta di rivolgersi in maniera esclusiva al settore dei veicoli industriali e commerciali? «All’interno del nostro distretto industriale, specializzato nella lavorazione della pelle e del cuoio e caratterizzato da numerosissime aziende con mezzi di trasporto propri, quello del veicolo industriale era un settore in forte espansione all’epoca in cui mio padre decise di specializzarsi in questa direzione. Molte aziende si stavano incamminando in un processo di motorizzazione che le portò a sostituire i motocarri utilizzati fino ad allora con autocarri più moderni, sia leggeri che pesanti. Era insomma un mercato vivace e innovativo, molto stimolante e con poca concorrenza, mentre quello dei carrelli elevatori cominciava a dimostrare segni di saturazione». E così avete iniziato ad occuparvi di tutto ciò che riguarda il mondo dei veicoli industriali, dalla riparazione, all’allestimento e alla meccanica: un’attività molto variegata, che presuppone competenze professionali specifiche e continuamente perfezionabili. Quale spazio occupa la formazione all’interno della vostra azienda? «Seguiamo innanzi tutto i corsi che ci propongono Iveco e Mercedes-Benz, i due marchi che rappresentiamo: si tratta di percorsi formativi che interessano sia le problematiche connesse alla carrozzeria che all’officina. In più, siamo un centro autorizzato ZF e la nostra azienda è, all’interno della Regione Toscana, l’unico punto di riferimento per la riparazione dei sistemi di trasmissione prodotti da ZF

che rifornisce in primo impianto le più importanti case costruttrici di veicoli industriali e di bus. Per svolgere al meglio questo importante servizio seguiamo con costanza tutti i corsi che ZF ci propone, mentre per quanto riguarda la carrozzeria, più nello specifico le operazioni di verniciatura, ci affidiamo a PPG, un’azienda a cui abbiamo deciso di legarci dopo aver constatato l’eccellenza dei suoi prodotti, che ci consentono di ottenere standard davvero elevati». Acquisire nuove competenze è l’unica via per ampliare la gamma dei servizi da offrire al cliente, ed è proprio questa la strada che avete seguito per raggiungere i risultati attuali. Quali investimenti avete dovuto affrontare per assecondare questo percorso di crescita? «Nel 2004 abbiamo iniziato la costruzione della nostra attuale sede, ultimata nel settembre del 2007: è una struttura molto ampia e moderna dotata di numerose attrezzature specifiche e sofisticate, che copre una superficie complessiva di 32.000 mq, di cui 12.000 coperti e 20.000 adibiti a piazzale». Come è organizzata? «Lo spazio interno è suddiviso in reparti: una zona è riservata all’assistenza e riparazione dei sistemi di trasmissione per autocarri e autobus (cambi, idroguide ecc); un’altra invece è dedicata all’officina meccanica e infine c’è la carrozzeria, a sua volta suddivisa in due aree distinte: da un lato la carpenteria, dall’altra le attrezzature per il ripristino dei sinistri, le riparazioni veloci, la verniciatura e la sabbiatura. Vi è anche un reparto per le revisioni


alla nostra capacità di rispondere al meglio alla domanda di un mercato molto vasto, che comprende tutte le provincie della Toscana Occidentale – Grosseto, Prato, Livorno, Pisa, Lucca, Pistoia, Firenze fino a Prato. La conquista di questo spazio di mercato, tuttavia, non è stata l’unica leva su cui abbiamo puntato per rispondere alla crisi: la nostra forza deriva anche dalla scelta di investire su servizi sempre più innovativi e diversificati, tali da sopperire a qualsiasi esigenza della clientela, e sulla formazione costante dei nostri collaboratori». Una ricetta vincente ma che per tradursi in successo richiede perseveranza, impegno e un buona dose di coraggio: gli ingredienti a disposizione sono gli stessi per tutti; tuttavia per riuscire a combinarli nella giusta proporzione occorrono costante dedizione e fiducia nel futuro.

Riparare ma non solo: lavorare nel settore dei veicoli industriali e dei bus significa ormai offrire ai propri clienti una gamma di servizi molto ampia, che necessita di competenze variegate e specifiche. «I nostri servizi vanno dall’officina meccanica all’assistenza elettronica, alla regolazione dei tachimetri analogici e digitali, al soccorso stradale e alla consulenza legale, ma nella nostra sede trova spazio anche una carrozzeria industriale dotata di tutte le attrezzature necessarie sia a riparare veicoli coinvolti in un sinistro sia a svolgere ordinarie operazioni di manutenzione. Tramite il Dipartimento dei Trasporti Terrestri Provinciale effettuiamo inoltre revisioni e collaudi di veicoli superiori a 35 quintali, e offriamo un sevizio di consulenza per il trasporto delle merci pericolose. Fiore all’occhiello della nostra azienda è però il reparto di diagnostica elettronica, all’interno del quale due tecnici specializzati si dedicano esclusivamente alla manutenzione e riparazione delle centraline elettroniche, degli impianti di climatizzazione e dei tachimetri digitali. La nostra azienda, insomma, è un global service specializzato in tutto ciò che riguarda la riparazione, la manutenzione e l’allestimento di veicoli industriali, commerciali e bus: cerchiamo di lavorare sempre con la massima professionalità e i risultati che abbiamo ottenuto sono ottimi, tanto da averci permesso, nonostante il periodo non proprio positivo, di accrescere il nostro fatturato.»

Lo spazio di lavoro delle Società del gruppo Valiani ospitano anche, da una ventina d’anni a questa parte, un reparto dedicato all’allestimento dei veicoli industriali, un settore che ha acquisito nel tempo sempre più importanza, dando vita a soluzioni progettuali fortemente innovative grazie all’impiego di materiali di norma poco utilizzati in questo genere di lavorazioni. «Nel 1990 abbiamo iniziato ad allestire veicoli industriali realizzando strutture in legno, ferro e alluminio sui telai degli autocarri che i nostri clienti ci portavano in azienda. Lavoriamo molto con le aziende di trasporto, ma anche con le concessionarie e con le società di leasing: offriamo .loro soluzioni tecniche elaborate da un team di ricercatori interno all’azienda, impegnato a tradurre in risposte concrete le loro esigenze. Ultimamente, ad esempio, stiamo perfezionando le procedure di lavorazione per realizzare cassoni, centine e ribaltabili costruite completamente in materiali plastici e alluminio: è questa la sfida che ci aspetta nel prossimo futuro.»

ALLESTIMENTI

SERVIZI

ed i collaudi dei veicoli industriali e dei bus». Tanto diversificate sono le attività svolte quanto i clienti a cui si rivolgono… «La nostra clientela è composta prevalentemente da aziende private di trasporto in conto proprio, ma lavoriamo anche con le compagnie di assicurazione e con le aziende di trasporto urbano di molti capoluoghi di Provincia toscani». Un bacino d’utenza molto vasto che forse – a lei confermarlo – rappresenta un’arma efficace contro la crisi che sta rallentando, oltre al settore automobilistico, anche quello dei veicoli industriali e dei bus. «Abbiamo notato che negli ultimi tempi i clienti aziende di trasporto hanno ridotto notevolmente gli interventi di manutenzione sui propri veicoli. Se la nostra azienda è riuscita a far fronte a questa situazione è stato grazie


Ambiente

Rispetta l’ambiente! Q

RIGENERA

uando c’è un rifiuto, c’è uno “sbaglio” nella catena produttiva. Se facciamo un rifiuto, quello deve essere materia prima per un’altra lavorazione. Deve chiudersi il ciclo. Come si faceva 60 anni fa nelle nostre campagne, dove niente veniva “buttato”. Anche gli eventuali “scarti” di allora, prevalentemente organici, finivano come concime e venivano, quindi, riutilizzati. Non esisteva il concetto di “rifiuto”.

Meco Rigenera ritira le cartucce esaurite presso il cliente sollevando l’impresa da qualsiasi responsabilità La raccolta differenziata porta a porta funziona. Introdotta da decenni nell’Europa nord occidentale funziona... e il cittadino si sente partecipe nel tenere pulito il proprio ambiente. Ma inizia a funzionare anche in alcune parti del nord Italia e funziona anche a Salerno dove la gente si è resa conto della gravità del problema. Funziona anche nella vicina Porcari dove I’Amministrazione si è posta I’obiettivo di raggiungere i “rifiuti 0” entro breve termine. Intanto, anche il nostro legislatore cerca di andare in questa direzione: per esempio segnaliamo il Decreto legislativo n. 152/2006, che dispone che Ie cartucce toner ed assimilate, non possono più essere affidate al servizio pubblico dei rifiuti urbani perchè considerate “rifiuto speciale” e devono essere trattate diversamente. Si è posto I’obbligo, quindi, per tutte Ie imprese, di smaltire correttamente la cartuccia stampa, una volta esaurita, sia toner che ink jet. Lo smaltimento consiste nell’inviare il “rifiuto speciale” ad un centro di Reality

rigenerazione, e non in discarica. Dall’inizio dell’anno è operativa a Santa Croce sull’Arno la società MECO RIGENERA, che ritira con i propri mezzi autorizzati, nel domicilio del cliente, Ie cartucce esaurite, rilasciando il regolare formulario previsto dalla legge (Formulario Identificazione del Rifiuto) il quale solleva I’impresa da tutte Ie responsabilità inerenti la gestione del rifiuto stesso. Le cartucce sono collocate dal cliente all’interno di un “ecobox” che la Meco Rigenera consegna preventivamente a tutti coloro che aderiscono all’iniziativa. La Meco Rigenera è iscritta al registro Impianti della Provincia di Pisa (N.161) e all’Albo Nazionale Gestori Ambientali (N. FI 13437). La cartuccia stampa, sia toner che ink jet, è un dispositivo tecnologico complesso ed è un vero spreco non consentirne il recupero. Consegnare la cartuccia ad un centro di rigenerazione significa anche evitare che gli inchiostri residui racchiusi al suo interno, potenzialmente nocivi, si disperdano nell’ambiente.

Le imprese interessate possono prendere contatto telefonico con Meco Rigenera chiamando il numero 0571.386155, oppure lasciare i propri riferimenti via fax al numero 0571.385180 o via e-mail a info@mecorigenera.it.


Convegno

È il momento di crescere I

TEXT Sergio Matteoni / Silvia Fergosti

l business sta diventando sempre più complesso da gestire e quindi per molte aziende è necessario ricorrere a tecniche di gestione raffinate per ottenere un miglioramento del livello dei servizi, aumentare il vantaggio competitivo e migliorare le performance aziendali. Il 21 Aprile 2009 alle ore 14.30 presso il CNA di Pisa si svolgerà una giornata formativa organizzata da Netaccess dedicata alle aziende. I “Clienti” sono il bene più “prezioso” di ogni azienda. Le aziende dedicano la massima cura per conquistarli, per sviluppare maggiori relazioni con i clienti e per fidelizzarli per lunghi periodi.

Netaccess offre una giornata formativa gratuita agli imprenditori e ai responsabili commerciali I sistemi di CRM (Client Relationship Management) sono quindi un ausilio indispensabile per le imprese per raggiungere i loro obiettivi nella gestione della clientela. Nei sistemi più moderni il CRM, la Business Intelligence ed i sistemi di rendering delle informazioni si amalgamano e si integrano con i tool di software collaborativo fino a diventare un complesso unico. Per realizzare efficacemente un sistema di CRM è necessario disporre di database e di strumenti informatici efficaci per fornire al management validi e tempestivi elementi di supporto alle decisioni. Infatti gli utenti richiedono sempre più informazioni per “leggere nei fatti e capirli”, per seguire e intuire i mutamenti del loro business e per avere la possibilità di modificare e migliorarne gli andamenti. L’utilizzo di questi sistemi integrati permette la creazione di database aziendali condivisi che sono la base necessaria per installa-

re sistemi di analisi, di reporting e di Business Intelligence. Lo sviluppo di una strategia di business è basato sulla conoscenza di una serie di variabili atte a rappresentare le tendenze, le minacce e le opportunità presenti nel contesto socio-economico nel quale si opera. Molti progetti di reingegnerizzazione dei processi, attuati in chiave collaborativa, avvengono grazie a sistemi di groupware che agiscono da catalizzatore del cambiamento. Assistiamo alla formazione di “gruppi di lavoro interagenti” che lavorano in modo armonico, scambiandosi informazioni e prendendo decisioni sulla base delle conoscenze comuni. Il convegno è rivolto ai responsabili commerciali, consulenti e professionisti e imprenditori che intendono ottenere indicazioni utili per orientare le loro scelte aziendali immediate ed a medio termine. Il convegno, introdotto e coordinato da un consulente della Netaccess srl, prevede una giornata formativa tenuta da Edoardo Tirati tra i maggiori esperti nella formazione commerciale e marketing. L’ingresso in sala è gratuito ed è riservato a professionisti, responsabili commerciali e imprenditori. Per ragioni logistiche è fortemente raccomandata la pre-registrazione che può essere effettuata per fax al numero 0571367755 o preferibilmente via internet alla pagina: www.netaccess.it/eventocrm Le persone che si saranno registrate, fornendo l’indirizzo email riceveranno segnalazione di ogni eventuale aggiornamento relativo al programma della giornata. Un omaggio a tutti i partecipanti verrà consegnato a fine convegno.

Vi aspettiamo al convegno! 21 Aprile 2009 Ore 14.30 CNA Pisa Via G. Carducci, 39 Loc. La Fontina SAN GIULIANO TERME Ghezzano Pisa Prenotazioni: Fax: 0571.367755 www.netaccess.it/eventocrm

Reality



Tecnologia

Quando il cliente è una “firma” I

l cliente tradizionale della Conceria sta cambiando, non tanto per l’utilizzo finale della pelle, quanto per la natura del cliente; questo non è più solo chi produce il manufatto, ma anche e sempre più la “FIRMA”, che sviluppa l’idea, crea il campione e poi lo vende tramite la Sua rete di agenti.

L’ultima evoluzione è l’utilizzo del mondo web: pubblicare documenti ai quali i clienti possono accedere con una password La produzione viene demandata a terzi approvvigionandoli con il materiale che la stessa ordina o fa ordinare alla Conceria; se poi si considera che la ditta che produce ed effettivamente utilizza la pelle può essere fuori dall’Italia, spesso in Asia, aumentano le procedure informatiche da gestire, se spedizione e fatturazione fanno carico alla Conceria stessa. Tutto questo sta producendo un profondo cambiamento nel suo sistema informativo in quanto il rapporto con le “Firme” è molto più dinamico e la Conceria deve essere in grado di scambiare con loro ed in maniera automatica tutta una serie di informazioni che vanno dall’acquisizione dell’ordine, la sua produzione nella varie fasi, fino alla sua spedizione finale. Inoltre tutto il ciclo di lavorazione per chi produce per il settore moda è molto più frastagliato per la va-

riabilità degli articoli e dei colori e generalmente più complesso e qualitativamente superiore dovendo rispettare degli standard di qualità elevati in tempi di consegna sempre più ristretti. L’ultima evoluzione, per snellire il sistema di comunicazione fra Conceria e Cliente, a maggior ragione se questo è una “FIRMA”, è quello di utilizzare il mondo web; in pratica la Conceria per evitare un aumento del lavoro al personale interno usa il proprio sito internet per pubblicare tutta una serie di informazioni commerciali, quali fatture, stato degli

ordini, listini ecc. alle quali il Cliente accede con una propria password. Con lo stesso sistema il Cliente può immettere i propri ordini ricevendone conferma per e-mail una volta che sono stati processati dalla conceria. A tutte queste esigenze già risponde il software della SUED, Business Partner IBM, sviluppato in anni di collaborazione con le concerie del comprensorio Toscano e referenziato in più di cento installazioni, sia in ambiente iSeries/i5 IBM, che personal computer integrato con AD-HOC Revolution, software gestionale della Zucchetti.

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Aziende

I sistemi di Gestione TEXT Dott. Federico Ghimenti & Dott. Francesca Ferri

Auditors interno del sistema di gestione qualità, ambiente e sicurezza

I

vantaggi che scaturiscono dall’implementazione di un Sistema di Gestione aziendale basato sulle principali norme UNI EN ISO 9001:2008 (qualità), UNI EN ISO 14001:2004 (ambiente) e BS OHSAS 18001: 2007 (sicurezza) sono oggi riconosciuti e ricercati da un numero sempre maggiore di imprese.

La certificazione per un miglioramento continuo delle aziende La filosofia che sta alla base di ogni sistema di gestione è la costante “tensione” al miglioramento continuo. Un’azienda che sceglie di certificarsi ha deciso di porsi come obiettivo fondamentale quello di creare un prodotto all’altezza degli standard di mercato in termini di efficienza e qualità; ha deciso di compiere una scelta consapevole nella direzione alla salvaguardia dell’ambiente stesso ed ha scelto infine di dotarsi di un efficiente sistema di sicurezza e protezione dai rischi attraverso una politica della prevenzione. SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITA’ La norma UNI EN ISO 9001:2008 (Quality management system – Requirements) definisce i requisiti che l’organizzazione deve attendere per implementare un sistema di qualità e ottenere la certificazione. La qualità rappresenta un obiettivo, un modus operandi ed una

condizione necessaria per creare un’organizzazione efficace in grado di competere in mercati che sono e restano comunque fortemente regolamentati: costituisce una garanzia in più in grado di fornire certezza al cliente perché volta a soddisfarne le sue necessità ed esigenze. SISTEMA DI GESTIONE PER L’AMBIENTE Le norme di riferimento per il sistema di gestione ambientale sono la UNI EN ISO 14001:2004 ed il Regolamento, anch’esso volontario, EMAS n. 761/01. Il sistema di gestione ambientale ha lo scopo di identificare gli aspetti ambientali dell’organizzazione, tenere sotto controllo e monitorare quelli che possono avere un impatto ambientale significativo. L’obiettivo è quello di ridurre le conseguenze creando un sistema efficiente coordinato per mezzo di attribuzione delle responsabilità ed il costante coinvolgimento del personale. Il sistema di gestione ambientale rappresenta uno strumento per la competitività, razionalizzazione e semplificazione della gestione tecnica ed amministrativa dei processi industriali. SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA La norma BS OHSAS 18001 (Occupational Healt and Safety Management System) definisce i requisiti di un Sistema di Gestione della Salute nei luoghi di lavoro.

Oggi un crescente interesse si registra da parte delle Imprese nei diversi settori dell’industria e dei servizi anche alla luce delle nuove responsabilità per le Imprese, introdotte dal D.Lgs. 231/01 e dalla Legge 123/07. Il regime della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (art. 30 del D.Lgs. 81/08) è stato esteso alle ipotesi di omicidio colposo e lesioni personali gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e della tutela della salute sul lavoro, con sanzioni pecuniaria, fino ad un massimo di € 1.549.000,00; a tal proposito l’implementazione di un sistema di gestione per la sicurezza secondo OHSAS 18001: 2007 esime della responsabilità delle persone giuridiche di cui sopra (art. 30). Delta Consulting s.r.l. rappresenta il partner ideale per raggiungere gli obiettivi di qualità prefissi dall’organizzazione: la nostra consulenza spazia su più settori: la conceria, la metallurgia, la chimica o il turismo. Tra i traguardi raggiunti sono da citare la Conceria Incas S.p.A., certificata ISO 14001 e prima conceria in Europa ad ottenere la certificazione Emas, la Conceria Tre Gazzelle S.p.A. certificata ISO 9001 e 14001, la Silla S.p.A. certificata ISO 14001 e le Terme di Bagni di Lucca certificate ISO 9001 e 14001. Per qualsiasi informazione in merito, potete contattare la Delta Consulting che si opererà per darvi chiarimenti e suggerimenti richiesti. Reality


Industria

Claudio Martini illustra il pacchetto anti crisi TEXT&PHOTO M. C.

“S

Alessandro Francioni, Claudio Martini e Osvaldo Ciaponi

olo insieme, tutti insieme, potremo superare questa congiuntura. La Regione non si dimentica di Santa Croce”. Così il presidente della Regione Toscana Claudio Martini ha esordito durante l’incontro tenutosi presso il Centro per l’impego di Santa Croce

Importanti le misure regionali sul credito a vantaggio delle imprese sull’Arno, accompagnato dall’assessore alle attività produttive, Ambrogio Brenna e dal presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni. Un incontro alla presenza del Sindaco Osvaldo Ciaponi i presidenti Alessandro Francioni (Assoconciatori di S.Croce) e Attilio Gronchi (Consorzio Conciatori di San Miniato) e il sindacalista Domenico Contino. In sala i sindaci del comune di Fucecchio, Castelfranco di Sotto e San Miniato oltre ai vari rappresentanti dei settori interessati dalla crisi, Rossella Giannotti per l’Assa, Giampiero Bachini per Consorzio Calzaturieri Graziano Balduccci per l’UNIC Alessandro Valiani per Confartigianato. Ambrogio Brenna, ha illustrato il pacchetto anti crisi della Regione Toscana in cui sono stati previsti dei finanziamenti a sostegno del progetto moda, meccanica e chimi-

Reality

ca e la possibilità di accedere a dei finanziamenti per sviluppo e liquidità delle aziende del settore. Le associazioni del settore conciario hanno fatto presente l’impegno derivante dai costi di depurazione che in questo momento sono diventati un peso oneroso per le aziende rimaste ed è stato chiesto di poter trovare una soluzione a questo problema e la possibilità di avere un sostegno economico per poter resistere alla crisi. Il presidente è intervenuto sui due aspetti più urgenti del distretto della moda. “La Regione – ha detto Martini – è

dalla parte delle imprese affinché il ministero dell’ambiente sblocchi la questione della depurazione a beneficio del sistema produttivo. Stiamo lavorando in questi giorni alla soluzione del problema”. Il presidente ha concluso il suo intervento sottolineando poi il valore delle misure regionali sul credito a vantaggio delle imprese, chiedendo alle imprese stesse di segnalare eventuali comportamenti anomali del sistema bancario nell’attuazione del protocollo di intesa tra la regione e gli Istituti di credito. Martini ha aggiunto: “Valutate i nostri provvedimenti o suggeriteci dove poter intervenire e noi cercheremo di trovare una soluzione, ma è importante anche uno sforzo comune anche il livello nazionale e il governo, che certo non può dedicare la maggior parte delle energie e dell’attenzione alle banche e alle automobili. Solo insieme, tutti insieme, potremo superare questa congiuntura”


Formazione

Corsi riconosciuti: cosa sono? A

i sensi del Regolamento di Esecuzione ex art. 32 della LR 32/02, DP GR Toscana 8/8/03 e “Procedure operative” approvate con DGR n. 569/06 e successive modifiche e integrazioni sono riconoscibili i corsi di qualificazione, il cui profilo professionale risulti già approvato dalla Regione Toscana. Tali corsi vengono realizzati da agenzie accreditate sulla base degli standard formativi della Regione Toscana, la quale approva i profili professionali dei corsi e li inserisce in un apposito repertorio regionale.

Fo.Ri.Um in collaborazione con la Provincia di Pisa presenta i corsi di formazione professionale riconosciuti tenuti presso Netaccess La frequenza al corso consente agli allievi di sostenere gli esami finali davanti ad una commissione nominata dalla Regione e di ottenere attestati regionali che hanno la stessa validità di quelli rilasciati per attività finanziate dal Fondo Sociale Europeo nonché di conseguire titoli finali riconosciuti e abilitazioni professionali rilasciati dalla Provincia. I corsi riconosciuti sono quasi tutti a pagamento con costi a carico degli iscritti definiti direttamente dagli enti che gestiscono le attività. A tal proposito è però possibile ottenere dei finanziamenti destinati alla formazione individuale (vouchers o Carta ILA) per coloro che abbiano preventivamente concordato un percorso formativo con gli orientatori dei Centri Impiego. Per ricevere i finanziamenti, i cittadini interessati devono concordare con gli orientatori dei Centri Impiego un percorso formativo, che abbia una concreta utilità in una prospettiva lavorativa con riferimento all’offerta formativa a

TEXT Francesca Ciampalini / Carla Sabatini

pagamento presente sul territorio. Saranno ammessi al finanziamento prioritariamente i disoccupati/inoccupati in età compresa tra i 30 e i 55 anni, con precedenza per le donne, i lavoratori in mobilità e gli extracomunitari. L’agenzia Fo.Ri.Um., accreditata dalla Regione Toscana per lo svolgimento di corsi di formazione professionale finanziati e riconosciuti, in collaborazione con la Provincia di Pisa, ha fra le attività 2009 i seguenti corsi riconosciuti: Addetto informatico con competenze in ECDL e WEB DESIGN di 300 ore di cui 100 di stage Accoglienza 2 ore, Orientamento 5 ore, Concetti di base della tecnologia dell’informazione 4 ore, Usare il computer e gestire i file 10 ore, Elaborazione testi 22 ore, Foglio elettronico 30 ore, Base dati 30 ore, Presentazione 18 ore, Reti informatiche 20 ore, Web design 46 ore, Diritto del lavoro e sicurezza 10 ore, Stage in aziende o enti pubblici del comprensorio 100 ore, Orientamento 3 ore. Tecnico qualificato Editor Multimediale di 600 ore di cui 300 di stage Accoglienza-Orientamento 8 ore, Concetti di base della tecnologia informatica 16 ore; Comunicazione 10 ore, Foglio Elettronico 26 ore, Inglese 40 ore, Elementi chiave della progettazione web: struttura, presentazione, comportamento 40 ore, Teoria della comunicazione audiovisiva 38 ore, Elaborazioni grafiche 46 ore, Elaborazioni video 32 ore, Creare filmati interattivi da destinare al web 28 ore, Streaming audio-video in internet 8 ore, Diritto del lavoro 8 ore, Stage in case editrici (Centro Toscano Edizioni, DM Communication, Gruppo Insieme, Intermezzi, L’Agenda, La Versiliana, Titivillus) o enti pubblici 300 ore.

I corsi e gli esami sono tenuti presso il Test Center Netaccess Soluzioni Informatiche accreditato da AICA, l’Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico. Inoltre si comunica che per i lavoratori sono attivi anche quest’anno i percorsi d’inglese e informatica intensivi in orario serale o pausa pranzo frequentabili a pagamento o gratuitamente con attivazione vouchers della Provincia secondo requisiti di priorità. Per informazioni: Fo.ri.um. in via del Bosco , 264/f S.Croce sull’Arno (PI) Tel 0571/360069 www.forium.it - info@forium.it Netaccess in via Pacinotti, 2 S. Croce sull’Arno (PI) Tel 0571/366980-367755 - cell. 3484405321 www.netaccess.it - info@netaccess.it

Reality


Web

Accessibilità dei siti web e plugin A

TEXT Sandro Succi - www.genioweb.com

ffrontiamo in questo numero un altro aspetto dell’accessibilità dei siti web, forse ancora più importante di quelli trattati nei numeri precedenti, ovvero quello dei plugin che non sono altro che dei programmi aggiuntivi che estendono le funzionalità del browser. Un esempio molto diffuso è quello di animazioni, filmati, musica direttamente sulle pagine web, ma ce ne possono essere altri. Il browser da solo non riesce a visualizzare questi contenuti, pertanto è necessaria l’installazione di un plugin aggiuntivo. Per rispettare le

I plugin dovrebbero essere usati in un sito solo a scopo decorativo per non danneggiare l’accessibilità norme dell’accessibilità, elementi di questa natura dovrebbero essere utilizzati in un sito solo a scopo puramente decorativo e non essere determinanti né per quanto riguarda i contenuti, né per quanto riguarda la possibilità di navigazione del sito (ad esempio non devono contenere menù). Un ultima cosa molto importante quando si utilizzano animazioni e/o brani musicali è di dare sempre la possibilità all’utente di fermare la riproduzione degli stessi. Il javascipt è un linguaggio di programmazione che è nativo di tutti i browser moderni e quindi non costringe ad installare plugin aggiuntivi per poter funzionare. Dovendo quindi effettuare delle animazioni dei contenuti (testi che scorrono, menù a tendina ecc..) è preferibile utilizzare questo tipo di tecnologia rispetto a quelle che utilizzano plugin. E’ da tenere presente però che il supporto al javascript non è appannaggio del 100% dei navigatori di internet, ma di circa il 95%. Ecco perché in un sito accessibile dovrebbe essere possibile avere una strada alternativa alla navigazione dei contenuti qualora il browser dell’utente non sia capace di Reality

far funzionare i Javascript. E’ da tenere presente che molti utenti disabilitano volontariamente questo supporto del browser, quindi non è corretto pensare che solo chi ha browser obsoleti non ha i Javascript funzionanti. Passiamo ora a parlare delle barriere dovute a qualche forma di disabilità: un sito, che ha lo scopo di diffondere contenuti accessibili a chiunque, dovrebbe preoccuparsi anche di essere visibile da persone che possono avere delle forme di disabilità, anche non gravi. Molte persone, ad esempio, non vedono bene certi colori: utilizzando quindi abbinamenti non appropriati tra colore del testo e colore di sfondo rischiamo di rendere illeggibile un sito. Altre persone non riescono a leggere i caratteri troppo piccoli e un sito che permette il ridimensionamento dei caratteri può essere più facilmente visibile da queste persone. Le moderne tecnologie inoltre consentono di far leggere le pagine web anche ai non vedenti, attraverso dei programmi di lettura automatica e in questo caso la pagina deve essere necessariamente strutturata in modo che i contenuti siano assolutamente svincolati da tutte quelle informazioni che riguardano la presentazione grafica della stessa, altrimenti il software di lettura automatica leggerebbe anche cose che non hanno a che vedere con i contenuti stessi, confondendo così chi ascolta. Inoltre un sito dovrebbe essere navigabile anche senza supporto del mouse in modo da poter navigare anche con la tastiera o da dispositivi alternativi al mouse adatti a svariati tipi di disabilità.

In conclusione chi si deve occupare di far pubblicare il proprio sito non dovrebbe tralasciare gli aspetti esposti sopra e decidere quanto investire sul fronte dell’accessibilità. Un sito ben accessibile premia non solo in termini di migliore visibilità da parte degli utenti, ma anche dal punto di vista dei motori di ricerca. Abbiamo avuto esperienze di siti pressoché invisibili portati alla ribalta nelle prime pagine di Google solo perché rivisti seguendo i criteri appena esposti. Di questo non c’è da meravigliarsi se consideriamo che i motori di ricerca stanno investendo molte risorse per effettuare l’analisi qualitativa dei siti indicizzati nei propri archivi. Dato che la bontà di un motore di ricerca sta nel fatto di riportare i risultati più utili in risposta ad una interrogazione di un utente, è facile capire come siano premiati i siti di qualità. Non è detto che per raggiungere certi risultati si debba necessariamente ottenere la certificazione di accessibilità a tre stelle e di conseguenza fare dei sensibili investimenti su questo fronte, è sufficiente che chi sviluppa il sito web utilizzi gli strumenti giusti e abbia conoscenza di questo argomento per ottenere un sito altamente accessibile e di qualità senza che questo vada ad incidere in maniera sensibile sul costo. Il sito internet è uno strumento per comunicare, il ritorno di investimento fatto su questo mezzo dipende da quanto è capace di distinguersi dall’oceano di siti internet presenti in rete e sicuramente qualsiasi investimento verrà fatto sul fronte dell’accessibilità produrrà sempre dei benefici di gran lunga superiori.


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Sensi

di Margot

Saltella dallo stelo alla foglia pensando a quanto tempo ha sprecato a strapparsi le ali


Piaceri di palato


Corrado Assenza

di Claudio Mollo

Pasticciere barocco

n alchimista della natura, che lavora materie prime rare attraverso ricette ricche di fascino, con le quali cerca di trasmettere le emozioni di un territorio barocco, come lui ama definire la sua terra. Corrado Assenza lo si può trovare al “Caffè Sicilia”, situato nella bellissima cittadina di Noto, immersa nei profumi della terra siciliana dalla quale prende gli spunti per le sue pregiate creazioni. Considerato un capofila della creatività meridionale e molto legato alla tradizione è abbastanza refrattario all’estenuante avanzare della tecnica. Ha iniziato a vivere l’arte della pasticceria come un gioco, iniziato tanti anni fa, da bambino, negli allora laboratori dell’allora “Caffè Sicilia” gestito dalla zia, alla quale, per evitare la chiusura dell’antica bottega, succede definitivamente nel 1985, dopo un cammino lungo ma piacevole nel quale Corrado aveva comunque continuato a giocare fra impasti, creme, frutta e tanti aromi, condivisi negli ultimi anni con gli studi in agraria. La vicinissima laurea, mai raggiunta, gli lascia dentro tracce importanti, attraverso le quali affina sempre più il rapporto tra biologia e produzioni agricole applicandone poi le regole agli alimenti che tratterà nei suoi prodotti. Chi lo conosce bene sottolinea l’incredibile rapporto che Corrado ha con gli alimenti, davvero viscerale, ed è proprio questa profondità che gli permette di ottenere il massimo risultato in un prodotto finito. “Scelta della materia prima, valutazione organolettica, creatività, sintonia o disarmonia tra ingredienti, tecnica e contemporaneità. Queste sono le fasi che metto in atto ogni volta che realizzo qualcosa, ogni volta che cerco nuove strade da percorrere, con alimenti particolari, per i quali è richiesta una grande preparazione a monte, per evitare di far perdere le migliori peculiarità di questo o quel prodotto con procedimenti sbagliati. Una volta catturato un aroma la vera sfida è quella di riuscire a ricollocarlo naturalmente, in una crema o in un dolce, senza sminuirlo o metterlo troppo in evidenza con il resto degli ingredienti. Sono un grande amante delle api e del miele, con questo

meraviglioso prodotto applicato alla pasticceria, sono riuscito ad ottenere negli anni grandi risultati e soddisfazioni”. La sua pasticceria è prima classicismo e subito a seguire anche innovazione, che Corrado Assenza traduce ogni giorno in stupende preparazioni, dalle più classiche ma sempre personalizzate a quelle più ardite, o meglio speciali, come lui le definisce, come ad esempio un Pan di Spagna con una farcitura composta da 3 creme: fava di cacao venezuelana, una a base di oliva nera e l’altra all’arancio. La fusione è a dir poco incredibile, l’esperienza palatale, anche. Negli ultimi interventi internazionali, ha portato avanti un suo programma sulla “rosa e il suo aroma” a dimostrazione che l’alta pasticceria inizia, prima di tutto in natura e poi prosegue in laboratorio. Da ben 15 tipologie di rose toscane e dai loro aromi ha stupito intere platee di esperti e appassionati, raccontando, attraverso veri e propri virtuosismi le sue emozioni, tra tecnica e arte antica. “Personalmente – continua Corrado - non mi sono mai spinto oltre le Colonne d’Ercole, nel senso che lo strumento più moderno presente nel mio laboratorio è il Paco Jet. Mi rendo conto che la mia è una pasticceria un po’ minimalista per il periodo di grande esteriorità che stiamo vivendo ma io sono più per il contenuto che per il contenitore. Credo nei profumi della natura, evoluti e enfatizzati e in una pasticceria di grande equilibrio. Vivo molto di memorie gustative e viaggio spesso tra odori, sapori e gusti, nel pieno rispetto della personalità di ciascun ingrediente che incontro in natura”. Chi è disposto a toccare con mano si può lasciare guidare da Corrado in un percorso emozionale, tra odori e sapori di tempi quasi perduti e giochi ancestrali, come assaggiare un gusto pieno di un frutto o di una verdura o di un grano duro appena sbollentato e trasformato in un originale gelato, trattato proprio come un frutto fresco di stagione. Alla domanda di come vede la pasticceria del futuro risponde così: “Rimane un libro aperto, che può essere scritto in molti modi, decisamente voluttuario e indirizzato verso l’eccellenza delle materie prime, verso nuove tecniche, equilibrate e rispettose del passato. La figura dell’artigiano deve profilarsi in modo sempre più netto, pena la decadenza della grande e bellissima arte della pasticceria”.


Nizza evoca la Belle Epoque TEXT & PHOTO Carlo Ciappina

N

izza, posta com’è appena oltre il confine, è città stranota a noi italiani così più che la curiosità prevale quel pizzico di rammarico per averla persa col referendum popolare del 1860, probabilmente pilotato in funzione filo-francese, che ne decise l’assegnazione ai nostri cugini d’oltralpe; ma bando le antiche rivalse godiamoci dell’atmosfera “Belle Epoque” che la città di Garibaldi può offrirci. Per riviverla basta una breve passeggiata sulla Promenade des Anglais: il Grand Hotel Negresco con la sua cupola stile Liberty monumento emblematico della città rievoca come in un vecchio film muto i fasti e la ricchezza di quel periodo d’oro quando grandi fortune e teste coronate vi svernavano. Ma curiamo anche la scelta dell’ albergo; a Nizza più che altrove deve essere rigorosamente “d’atmosfera”, consiglierei, senza andare al Negresco, non proprio per tutte le tasche, uno dei tanti allestiti all’interno di palazzi signorili della Belle Epoque come l’ Hotel Ve n d o m e ,

Viaggi

albergo dove davvero sembra d’essere calati nella scenografia della Traviata. Se poi vogliamo rivivere appieno quel mondo, niente di meglio che farsi una passeggiata a Cap Ferrat nell’immediata periferia della Città. Là vi confronterete subito con la “follia estetizzante” di Madame Beatrice: Un volto angelicato di una giovane dama del XVIII secolo, riquadrato in una semplice cornice d’argento, è così che si ritrae Beatrice Ephrussi baronessa De Rothschild alla fine del XIX secolo. Viene da chiedersi sul perché volle rappresentarsi come vissuta in un’epoca non sua; la villa che è di inizi novecento è invece in stile gotico-veneziano, gli arredi sembrano settecenteschi, ma un amico architetto commenta: ”Secondo me le hanno rifilato pure un po’ di croste, è tutta roba rifatta in stile!” In effetti ciò che qui ci è dato di vedere è tutto un “pot pourri” di stili, un’arte priva di una sua funzione o motivo di esistere se non quello di realizzare un ideale assoluto di bellezza, bellezza per alcuni ritenuta “kitsch” in quanto fine a se stessa e mancante di creatività. Ciò nonostante rimane sicuramente questo uno


degli esempi più eloquenti che spiegano quello che fu il senso estetico di quel Mondo; godiamoci quindi del trionfo dell’estetismo che la visita della Villa può offrirci, ad iniziare dall’eclettica architettura del palazzo dal color rosa confetto, fino ai sette meravigliosi giardini: il giardino spagnolo ricorda l’Alhambra, quello fiorentino Boboli, quello francese Versailles, il giapponese è un centro Zen, c’è poi il giardino provenzale, l’esotico, il roseto. Gli interni sono assolutamente particolari con mobilia e oggetti distribuiti in una mescolanza incredibile di epoche; cineserie accanto a ceramiche Della Robbia, oggetti di gusto arabo insieme a trittici di madonne e santi in gotico fiorentino, ritratti di principi rinascimentali con

a fianco statue marmoree del periodo romanico, gli arredi vanno dal settecento francese allo stile impero, il guardaroba della Baronessa è come quello della regina Marie Antoinette di Francia, il tutto condito con sottofondo di suoni decisamente sentimentali, tipo il cinguettio degli uccelli, rumori del bosco, scroscio di ruscelli. Le musiche di Vivaldi infine, udibili intorno alle fontane del giardino francese illuminate di notte a giorno, fanno del “Transatlantico Ile de France” (così madame Beatrice chiamò la sua dimora per la vista sul mare da tutti i lati, come quella del ponte di un transatlantico) un ambiente magico, unico, difficile da dimenticare e di sicuro impatto scenografico. Quando nel 1912 finiscono i lavori in Villa, la Belle Epoque è al suo culmine, la Grande Guerra è alle porte, già si sentono i primi colpi di cannone, ma Beatrice continua a

vivere nel suo folle mondo ignara di quanto le capita intorno; nello stesso anno affonderà in pieno oceano un altro transatlantico, si chiama Titanic, un gioiello vera sintesi dei più sfarzosi salotti parigini; resterà nel tempo quello il più bel sogno infranto della Belle Epoque, al suono dell’orchestrina di bordo affonda così idealmente tutta un’epoca con, in prima classe, molti dei suoi protagonisti. Ma non moriranno i sogni della nostalgica Beatrice, appartenente sicuramente ad una delle famiglie più rappresentative del suo tempo, i Rothschild, finanzieri ebrei di origine tedesca. La famiglia ha dominato per secoli il mondo della finanza ponendo 12 suoi figli in 12 diversi paesi europei. Intorno a questo nome, che in tedesco significa “scudo rosso” associato poi alla simbologia della “stella di David”, si celano intrighi internazionali che affondano nella notte dei tempi e forse il suo peso può spiegare quello sguardo distaccato e trasognante di Beatrice che si rifugiò in un mondo dorato tutto suo.


TORINO È AUTOMOTORETRÒ

Si è svolta dal 13 al 15 febbraio 2009 Automotoretrò, la rassegna internazionale dedicata alle auto e moto d’ epoca, per i collezionisti e gli appassionati del settore. In esposizione modelli di automobili e di motociclette di ogni tempo e tantissime bancarelle con accessori, alcuni ormai non più reperibili altrove, gadget legati ai motori entrati ormai nella storia della meccanica. Ad ospitare Automotoretrò, come nelle edizioni precedenti, è stato il lingotto di Torino, la città italiana delle auto per eccellenza. I tanti club di appassionati partecipano ad ogni edizione di Automotoretrò, primo fra tutti l’ASI (club di auto e moto storiche italiano) che conta più di 100.000 iscritti, proprietari di un patrimonio complessivo pari a 130.000 auto e 42.000 motociclette d’ epoca. L’Italia si è sempre distinta a livello mondiale per un parco automobilistico storico superiore.


La Dalia, la preferita da Goethe di Paolo Pianigiani / foto Alena Fialová

© www.ctedizioni.it

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ochi sanno che questo bellissimo fiore fu importato in Europa, dal Messico, per fini puramente alimentari. Si pensava infatti di aver scoperto una nuova specie di patata, dato che gli aztechi erano soliti nutrirsi dei tuberi di questa pianta. E se ne sono tramandate anche le ricette. Ma il sapore non risultò gradito ai raffinati palati spagnoli, ci si limitò a coltivarla, nei giardini dell’Escorial, e a diffonderla per la bellezza dei fiori. Che sono davvero splendidi. Oltre che a cucinare i tuberi, gli aztechi ne utilizzavano i fusti per le condutture d’acqua. Infatti l’antico nome originale era “cocoxochitl” che significa appunto “tubo per l’acqua”. Nel 1789 la piantina giunse in Inghilterra, e in seguito ne arrivarono tre esemplari al giardino botanico di Madrid. Qualche anno dopo approdarono anche a Berlino, dove furono battezzate “Georgine”, dal nome del botanico russo Georgi. E con questo nome si chiamano ancora oggi, in alcune nazioni dell’Europa del nord. Nel resto del mondo, invece, si è diffuso il nome di Dahlia, dal botanico svedese Andrea Dahl (1751-1789), allievo di Linneo, che ebbe modo di studiare a fondo questa nuova pianta. Infinite sono le varianti e le ibridazioni, che ormai raggiungono il numero di alcune migliaia. Il grande poeta tedesco Goethe perse letteralmente la testa per questo fiore, tanto da pretendere ogni giorno un vaso colmo di Dalie sulla sua scrivania da lavoro. E naturalmente le dedicò anche bellissimi versi, esaltandone la bellezza. In Italia si cominciò ad aver notizia delle Dalie per la prima volta a Parma, intorno al 1798. E solo nel 1817 arrivarono al giardino dei Boboli, a Firenze. Il genere Dalia comprende circa trenta specie, ma nel Registro Internazionale delle Dalie sono elencate migliaia di tipologie diverse. Ma solo poche sono le specie botaniche che restano e che rappresentano quelle autoctone originarie dell’America Centrale. Ci sono anche Dalie giganti, come la Dahlia imperalis, chiamata nei paesi anglosassoni “Dalia Tree”, ovvero “Dalia Albero”. Questa specie, insieme alla Dahlia maxonii e alla Dahlia arborea, fu introdotta in Italia direttamente dal Sud America, dal Professor Mario Calvino, padre del più famoso scrittore Italo e Direttore della Stazione Sperimentale di Floricoltura “Orazio Raimondo” di Sanremo. La prima citazione compare nella Relazione Tecnica relativa all’anno 1932. Questa pianta gigante raggiunge dimensioni fino a 10 metri e i fusti hanno diametri simili alle canne di bambù. Ecco spiegato, e forse ce n’era bisogno, come facevano gli antichi aztechi a utilizzare i fusti delle Dalie come tubi da irrigazione. E c’è anche il sogno segreto, a cui aspirano gli specialisti: la Dahlia blu, per la creazione della quale è stato stabilito un ricchissimo premio in denaro. Ma è un’utopia, sembra proprio che sia impossibile ottenerla. Anche un film del 1946 porta proprio questo nome, The blu Dahlia, con Alan Ladd e la biondo-platinata e inseparabile Veronica Lake. Ma in questo caso il titolo del film richiama il nome di un night, dove si svolge la storia. Chiudiamo con il significato che accompagna la Dalia, secondo il linguaggio dei fiori. Dal momento che tutte le più diffuse varianti derivano dalla prima Dalia doppia, denominata “Dahlia Variabilis”, si tende ad attribuire a questo fiore il valore poco edificante di “facile al cambiamento”, “di scarsa affidabilità affettiva”. Un fiore per gli amori leggeri e di poche speranze. Ma altri testi riportano invece attributi più positivi, descrivendo la Dalia come il fiore della “riconoscenza” e della “gratitudine”. E a noi, innamorati della sua bellezza, come Goethe, ci piace sottolineare questa ultima versione.


Foto Alena Fialovรก




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