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Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di Lecce

Marzo 2008 - Anno III - n.19

Una nuova stagione del volontariato nel Sud

Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Postale - D.L. 353/2003 L. 27/02/2004-N.46 a.1-c.2-CNS LE

LUIGI RUSSO L’occasione dei Fondi della Perequazione, cioè delle risorse economiche del volontariato che nei prossimi anni, a partire dal 2008, andranno a finire nel Sud Italia a sostenere le Organizzazioni di volontariato (OdV) e le loro Progettazioni sociali o, come si dice, a sostenere la “infrastrutturazione sociale” di un Sud ancora in ritardo rispetto al paese, rappresentano una profonda novità, una sfida e anche un rischio. Una novità. Le OdV meridionali, che solo di recente hanno potuto finalmente costituire i loro Centri Servizi al Volontariato (CSV), e che solo da poco quindi hanno potuto riversare sul territorio know how, competenze associative e di progettazione, formazione, adesso sono chiamate a fare un salto di qualità. Non solo attendere le risorse e specializzarsi in capacità di spesa, nella legalità e nella regolarità, ma anche cominciare a mettere in atto azioni di rete che vadano a incidere seriamente sul cambiamento sociale. A Lecce abbiamo già sperimentato quanto sia importante e complesso mettere insieme associazioni dello stesso settore (Progetto Consulte Settoriali) e farle ragionare e agire in termini di bene comune: ma la strada è questa, sicuramente porterà buoni frutti se ci sarà capacità di governo, senso di responsabilità da parte di tutti, capacità di ascolto. Una sfida. Che cosa potrà succedere all’intera Puglia che si troverà a mettere in piedi una progettazione sociale del valore di diversi milioni di euro all’anno? Bene hanno fatto il Co.Ge. Puglia e il Coordinamento dei CSV di Puglia a cominciare un ragionamento serio a questo proposito, individuando dei percorsi condivisi e soprattutto SEGUE A PAG. 16 SEGUE A PAG. 16

SERENELLA PASCALI

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e la Puglia è considerata una regione a rischio (assieme a Sicilia, Calabria e Campania) nell’orizzonte della le-

galità, e per quello che viene definito l’indice di penetrazione mafiosa, non sarà difficile capire perché, proprio a Bari, si svolgerà il prossimo 15 marzo la XIII giornata della Memoria e dell’impegno

Diritti delle donne 100 anni di storia

Tutte le iniziative per il Centenario della giornata internazionale della donna

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ono cento gli anni dall’istituzione della giornata internazionale della donna, anche se in pochi ricordano perché si celebra l’8 marzo. A New York nell'inverno del 1908, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono rivendicando il diritto a migliori condizioni di lavoro. Lo sciopero durò alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, sbarrò tutte le porte dell'opificio rinchiudendo le scioperanti nella fabbrica. All’industria venne appiccato il fuoco. Le 129 operaie morirono, arse dalle fiamme. Qualche anno più tardi Rosa Luxemburg propose, in ricordo della tragedia, la data dell'8 marzo come giorna-

ta di lotta internazionale per la rivendicazione e l’acquisizione dei diritti femminili. Una data, dunque, per ricordare. Ma non solo. Un’occasione per riconoscere i faticosi percorsi compiuti dalle donne in questi cento anni. Passaggi che dicono della strada percorsa e di quella ancora a venire, per la legittimazione concreta, nei vissuti quotidiani, dell’essere donna. E in Puglia, almeno negli ultimi anni, molto è stato fatto nella direzione di una società che integri le differenze come risorsa e ricchezza plurale. Ad un anno dalla legge regionale (n. 7 del 2007) e a cento anni dall’istituzione della SEGUE A PAG. 10

per le vittime delle mafie. Alcuni dati faranno da sfondo alla nostra riflessione, aiutandoci ad entrare nella storia della mafia pugliese. SEGUE A PAG. 8

ALL’INTERNO

Co.Ge. e CSV del Sud sulla perequazione

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Quanto l’inquinamento dà alla testa

Psicanalisi per capire la Shoah Dieci anni più giovani con lo sport

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RIPARTIZIONE QUOTA 8 PER MILLE

una spesa pari al 62%. In compenso nel nuovo FESR ci sarà tanto sociale. Le altre regioni hanno livelli di spesa da realizzare che variano dal 62 al 94%. Complessivamente l'Italia deve ancora spendere entro il 2008 circa il 20% dei fondi stanziati. Le risorse dovranno essere utilizzate entro il 31 dicembre 2008.

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UNA GUIDA PER NAVIGARE SICURI IN INTERNET

CONGEDI PER GENITORI ADOTTIVI, AFFIDATARI E NATURALI Il 15 marzo 2008 scade il termine annuale per la presentazione delle domande volte all’utilizzazione della quota dell'8 per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, da parte delle pubbliche amministrazioni, delle persone giuridiche e degli enti pubblici e privati senza fini di lucro. Questi enti dovranno spedire le proprie domande con raccomandata o raccomandata A/R a: Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo - Ufficio accettazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi, 00187 ROMA - Otto per mille. SEMINARIO SU FINANZIARIA 2008 E 5 PER MILLE

La normativa introdotta nella legge finanziaria 2008 pone sullo stesso piano il trattamento dei genitori adottivi e affidatari e quello dei genitori naturali, in materia di congedi di maternità, paternità e parentali (a prescindere dall'età del bambino adottato o affidato). Con la circolare del 4 febbraio 2008 destinata ai datori di lavoro, l'INPS definisce le modalità di fruizione dei congedi. Maggiori info sul sito www.csvsalento.it

Si chiama "Internet: informarsi per navigare serenamente ed evitare i nuovi pericoli della rete". E' un vero e proprio manuale di navigazione per genitori realizzato da Telefono Azzurro, in collaborazione con Polizia postale e Hot 114. Un vademecum che esplora le innumerevoli possibilità offerte dal web, fornisce indicazioni per gestire eventuali situazioni di rischio, insidie e trappole nelle quali i bambini possono cadere se non preparati e non seguiti dagli adulti. Si può richiedere l’opuscolo al numero verde 800.090.335 o scaricarlo dalla sezione pubblicazioni del sito di Telefono Azzurro, www.azzurro.it BANDI/GIOVENTÙ E COOPERAZIONE

AFFERMARE LA CULTURA DELLA TERZA ETÀ.

Il Centro Servizi Volontariato Salento organizza il seminario dal titolo "Il 5 per mille e le novità fiscali per il volontariato nella finanziaria 2008". Si terrà venerdì 7 marzo, alle 16.30 presso la sala convegni dell'Hotel Tiziano a Lecce. Obiettivo: grazie al contributo di un esperto de "Il Sole 24Ore", il CSVS intende fornire alle organizzazioni di volontariato del territorio indicazioni chiare in tema di fisco e contabilità, con particolare riferimento alle novità introdotte dalla Legge Finanziaria 2008 rispetto al 5 per mille (strumento confermato pur limitando la spesa massima a 380 milioni di euro), erogazioni liberali alle Onlus, regime IVA, dichiarazioni fiscali (disciplina Irap e Ires 2008). FONDI UE 2000- 2006: ALLA PUGLIA LA MAGLIA NERA Mentre la Valle d'Aosta, con il 94%, è la regione italiana che più ha utilizzato i Fondi strutturali Ue per il periodo 2000-2006, la Puglia raccoglie l’ultima posizione in graduatoria con

Il concetto è stato ribadito al convegno "Il Vaso d’argilla. L’anziano e le sue problematiche" del 7 febbraio scorso, organizzato dal Centro Servizi Volontariato Salento e dell'associazione Avullss di Gallipoli, nell'ambito della Consulta della Salute del CSVS. Oltre 200 volontari presenti. Temi trattati: patologie traumatiche, che spesso mettono fuori gioco gli anziani e problematiche neurologiche che generano la cosiddetta senescenza e le demenze. Se la medicina può molto rispetto a questi aspetti, bisogna andare oltre e lavorare" per riportare al centro della vita sociale la risorsa anziano" ha detto il presidente nazionale di Avullss Franco Bellugi.

Bando europeo per la promozione della Cooperazione nel settore della gioventù tra i Paesi partner diversi dai Paesi limitrofi all'Ue. Obiettivo: favorire lo scambio di esperienze e buone pratiche nel settore della gioventù e dell'istruzione non formale; contribuire allo sviluppo delle politiche giovanili, del lavoro nel settore della gioventù e del volontariato; sviluppare partenariati e reti durature fra organizzazioni giovanili. Le proposte di progetto devono essere presentate all'Agenzia esecutiva EACEA entro il 15 aprile 2008. Maggiori informazioni sul sito www.csvsalento.it


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Co.Ge. e CSV del Sud sulla perequazione Incontro a Bari il 16 febbraio organizzato dalla Consulta Nazionale Co.Ge. e da CSV.net sui fondi perequativi destinati alla “Progettazione sociale”. “Il clima che si respirava nella riunione di Bari tra i CSV e i Co.Ge. meridionali è stato di grande collaborazione”, commenta il Presidente del CSV Salento Luigi Russo. “C’è la comune intenzione, tra i CSV e i Co.Ge., di fare in modo che queste importanti risorse che si stanno riversando nel Sud portino frutti veri di cambiamento e di miglioramento della qualità della vita, soprattutto delle persone che fanno fatica, coinvolgendo in questo processo non solo le grandi realtà associatiLuigi Russo ve, ma anche le picco- Presidente CSV Salento le, più pervasive del territorio”. Ha aperto i lavori il presidente del Co.Ge. Puglia Gigi Angelillis, cui hanno fatto seguito gli interventi di Carlo Vimercati (presidente della Consulta Nazionale Co.Ge.), Roberto Giusti (Coordinatore operativo della Consulta Nazionale Co.Ge.), Lorenzo Fiorini (Consulta nazionale Co.Ge.), Lorenzo Di Napoli (Consulta nazionale Co.Ge.), Marco Granelli e Roberto Museo (rispettivamente presidente e direttore di CSV.net). La discussione si è concentrata sui tempi di emanazione dei bandi della progettazione sociale, e soprattutto sulla composizione e sul ruolo della Commissione regionale che esaminerà i bandi. Secondo Giusti si dovrà fare, innanzitutto, un’adeguata analisi dei bisogni del territorio, per trovare i criteri adatti per i giudizi sui progetti che saranno finanziati. Granelli, a proposito di composizione della consulta, ha detto che bisogna affermare i criteri della pariteticità e della competenza dei soggetti che vi partecipano, e rispetto all’analisi dei bisogni ha sottolineato che questo è un compito che spetta ai CSV, in collaborazione con gli Osservatori Regionali del Volontariato, e non a soggetti terzi ed esterni. Comunque, secondo Di Napoli, occorre puntare sulla innovazione e sulla trasparenza di tutti i processi. Incontri come questi, lo hanno confermato tutti i presenti, dovranno ripetersi con cadenza sempre più frequente, stante la grande sfida che tutti hanno davanti, per scambiarsi le esperienze, per lavorare di concerto, pur nel rispetto delle specificità territoriali.

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Programmazione attività del Csv.net per il 2008

on l’assemblea dei soci del Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio al Volontariato, svoltasi a Roma il 2 febbraio scorso, si è approvata la programmazione delle attività del Csv.net per l’anno 2008. In continuità con quanto fatto nello scorso anno, il nuovo programma si articola attorno a tre finalità generali: 1.La promozione della qualità del sistema di Csv.net 2.Il rapporto con le organizzazioni di volontariato nazionali e le loro reti 3.La comunicazione interna ed esterna di Csv.net L’obbligo di sintesi porta a dire che per ogni finalità è ben definita la struttura organizzativa necessaria a gestire le azioni conseguenti. All’interno di ogni finalità sono ben chiari gli obiettivi e per ciascun obiettivo le azioni prioritarie e quelle più di sfondo. LA PROMOZIONE DELLA QUALITÀ DEL SISTEMA DI CSV.NET:

• Formazione dei quadri politici e tecnici dei Csv attraverso un percorso nazionale con azioni di approfondimento e di replica a livello regionale • Identità dei Csv in attuazione del documento della Conferenza Organizzativa di Csv.net di Aosta 2007 a partire dalla stesura della Carta di Csv.net come raccolta dei documenti sull’identità dei Csv soci di Csv.net. • Definizione progressiva di linee guida su come è governato, come funziona e cosa fa un Csv • Realizzazione di servizi, strumenti, percorsi di accompagnamento a disposizione dei Csv relativi alla loro organizzazione, attività e relazione con i Co.Ge. • Attuazione e approfondimento del Protocollo Consulta Co.Ge. – Csv.net per le procedure tra Csv e Co.Ge. IL RAPPORTO CON LE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO NAZIONALI E LE LORO RETI: In questi anni CSV.net ha collaborato e interagito molto con le organizzazioni, le federazioni, le reti e i coordinamenti nazionali del volontariato italiano. Si ritiene infatti che uno dei compiti di sviluppo e di servizio al volontariato italiano al quale il sistema dei CSV è preposto è anche quello del sostenere i luoghi, le forme e le azioni del volontariato italiano a livello nazionale, promuovendo così la capacità e la consapevolezza del

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volontariato italiano di essere un soggetto fondamentale nella comunità nazionale e nei rapporti con le istituzioni, il resto del nonprofit ed anche lo stesso profit. In questo quadro la funzione dell'articolo 15 della legge 266/91 di sostegno e qualificazione del volontariato viene esercitata sia a livello locale, con i singoli CSV, sia a livello nazionale attraverso CSVnet. Nello stesso tempo la rete dei CSV aderenti a CSVnet costituisce una modalità organizzativa e di servizio con cui il volontariato italiano, nelle sue molteplici dimensioni, motivazioni, appartenenze antropologiche-culturali, specializzazioni, esercita le sue funzioni e si aggrega nel territorio nazionale. Diventano quindi importanti alcuni obiettivi che rispondono a questa finalità: • Sostegno e servizi alla consulta nazionale volontariato e alla Convol • Campagna informativa e di dibattito sulla riforma della legge 266/91 • Promozione della cultura della rendicontazione sociale nel volontariato • Promozione della Carta dei Valori del Volontariato, della Carta della Rappresentanza, della Carta della Donazione • Banca dati nazionale del volontariato • Centro studi e documentazione LA COMUNICAZIONE INTERNA ED ESTERNA DI CSV.NET

• Per la comunicazione esterna è necessario far conoscere al volontariato, alle istituzioni e all'opinione pubblica tutti i servizi innovativi realizzati dai Csv, la governance partecipata nei Csv e i processi di rendicontazione e di valutazione dei Csv • Raccolta, analisi e diffusione delle attività svolte dai CSV attraverso un sistema unitario autorevole, anche raccordato con quelli sullo stesso tema delle istituzioni, dei Co.Ge., delle fondazioni, del volontariato e terzo settore • Realizzazione del bilancio sociale di CSV.net • Comunicazione interna: far conoscere a tutti i Csv e a tutti i consiglieri e gli operatori dei Csv i contenuti, le azioni e i servizi di Csv.net; promuovere e diffondere l'utilizzo della intranet di Csv.net, sia per compiti di servizio, sia per rafforzare lo scambio delle esperienze fra i Csv affinchè sia sempre più possibile conoscere le diverse esperienze dei Csv; facilitare e promuovere una sempre maggiore qualificazione e interazione dei comunicatori dei CSV Luigi Conte


Azioni di sistema per l’associazionismo familiare

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In arrivo un bando che promuove azioni di sistema per la diffusione di iniziative a supporto delle famiglie pugliesi. Destinatarie le organizzazioni di volontariato e quelle di promozione sociale

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romuovere la valorizzazione delle risorse di solidarietà delle famiglie e delle associazioni per superare le logiche di assistenzialismo e incentivare le forme di cittadinanza attiva delle famiglie: è questo l’obiettivo principale dell’avviso pubblico, di prossima pubblicazione, rivolto alle associazioni di promozione sociale e alle organizzazioni di volontariato che operano negli ambiti delle responsabilità familiari, pari opportunità, disabilità, minori, contrasto alla povertà, immigrazione. Tre le linee di intervento progettuali. La prima riguarda il supporto alle reti per la promozione e/o il consolidamento di relazioni

stabili, dal punto di vista delle informazioni, delle pratiche e delle risorse disponibili tra i diversi soggetti operanti in favore delle famiglie, al fine di individuare progetti ed iniziative comuni. La seconda linea è finalizzata alla creazione di alleanze tra generi e generazioni funzionali all’incremento della qualità della vita, attraverso iniziative di conciliazione vita – lavoro. La terza linea è per il contrasto al disagio adolescenziale e giovanile nelle scuole, per combattere i fenomeni di devianza minorile e promuovere il principio di legalità di integrazione multiculturale. “Abbiamo aperto l’avviso a tutte le associazioni del territorio”,

spiega Antonella Bisceglia, dirigente regionale del settore sistema integrato dei servizi sociali. “Consentiremo l'ammissibilità a tutte le associazioni di promozione sociale mentre l'erogazione del finanziamento avverrà solo a condizione dell'iscrizione nel registro regionale”. Il budget complessivo è di 500 mila euro e ogni iniziativa sarà finanziata fino ad un massimo di 50 mila euro, secondo una ripartizione su base provinciale. I progetti avranno durata annuale e dovranno essere redatti seguendo il format predisposto dagli uffici regionali. Il bando, non ancora pubblicato, scadrà 60 giorni dopo la pubblicazione sul Burp. S.P.

Creatività giovanile con i “Principii Attivi” Antonella Bisceglia

Dopo “Bollenti spiriti” al via il nuovo progetto della Regione Puglia per la creatività giovanile

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ando continuità a quanto già fatto con “Bollenti spiriti”, la Regione Puglia avvierà, nel mese di marzo, il progetto denominato “Principii attivi”. La finalità che si prefigge è quella di promuovere la creatività dei giovani, dei gruppi e di chiunque abbia un'idea che possa tradursi in progetto o iniziativa di lavoro. Questo è quanto ha esposto l'assessore regionale alle Politiche giovanili e alla Cittadinanza attiva, Guglielmo Minervini, durante l'incontro svoltosi giorni fa presso la sede della Confindustria di Bari. L’assessore ha spiegato che “ Il tema vero è come restituire ai giovani una rete che garantisca la permanenza nel territorio e una soluzione la stiamo ponendo ora, dopo i primi due progetti. Adesso si tratta di attivare le idee e invitiamo i giovani a mettersi al centro della rete di opportunità”. Per questo, fra marzo e aprile, sarà pubblicato un bando per invitare a presentare le idee: quelle che la Regione considererà più interessanti e praticabili saranno “Con una sorta di mecenatismo pubblico trasformate in progetti; un bollino di validità indicherà i

migliori su cui si innescherà un meccanismo di accesso privilegiato ai finanziamenti. Stabiliremo presto i meccanismi”. Per quanto riguarda i fondi disponibili sono ben 18 miliardi di euro solo per la Puglia. Infatti, “Per il bando sono già pronti 8 milioni di euro del L'assessore regionale alle Politiche giovanili e alla Cittadinanza attiva, Guglielmo Minervini. In basso: un gruppo di giovani

Programma quadro del Ministero delle Politiche giovanili destinati alle attività per la gestione dell'inizio. Per l'intero progetto saranno disponibili circa 18 miliardi di euro tra fondi strutturali e Programmi operativi nazionali; è necessaria, invece, una buona raccolta di progetti che incidano sulle difficoltà strutturali della Puglia”. Minervini ha sostenuto che “Oggi una delle risorse centrali sono le idee, i saperi, le conoscenze. Con "Principii attivi" si darà ulteriore persistenza a "Bollenti spiriti" e la scommessa sarà vinta se i giovani faranno rete attraverso queste politiche di attivazione che puntano al capitale umano. Noi puntiamo”, ha concluso l’assessore, “su una politica pubblica di promozione della creatività”. Queste sono opportunità che i giovani, attraverso l’associazionismo e il volontariato, possono utilizzare per meglio canalizzare idee e progetti che spesso rischiano di rimanere “sogni nel cassetto”. Attraverso questo giornale ci si sforza di informare in tempo, in maniera tale che nulla possa passare sulle nostre teste senza esserne a conoscenza. Luigi Conte


Più prevenzione per tutelare la salute Procede con buoni risultati il progetto dell’associazione Karol Onlus contro le patologie cardiocerebrovascolari. Circa 600 le persone già coinvolte

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n progetto di fondamentale importanza per tutelare la salute dei cittadini e prevenire situazioni di disagio: questo l’obiettivo della campagna di prevenzione degli eventi cardiocerebrovascolari lanciata dall’associazione di volontariato Karol Onlus. Un progetto che è stato attivato nel maggio del 2007 e che sta riscuotendo un grande riscontro, con l’obiettivo di studiare l'impatto epidemiologico delle patologie cardiocerebrovascolari e le ricadute in termini di morbilità, mortalità e costi sociali. L’iniziativa vede coinvolti cinque cardiologi e gode del supporto dei volontari dell’associazione. Ogni medico una volta al mese visita un gruppo di circa dieci persone: ad oggi dunque sono già tra 500 e 600 i pazienti reclutati nel progetto. Si tratta di persone, uomini e donne, che sono state invitate a sottoporsi ai controlli attraverso locandine apposte in luoghi pubblici e studi medici, che hanno un’età compresa tra 50 e 75 anni, ipertese, affette da sindrome metabolica o da franco diabete mellito tipo 2 e non hanno già presentato eventi cerebrocardiovascolari. Lo scopo di fondo della campagna di prevenzione è migliorare la comunicazione medico-paziente per aumentare, in chi ha bisogno di aiuto, la consapevolezza della propria patologia, potenziare la compliance terapeutica insieme all’adozione di misure igienico-dietetiche volte ad influenzare lo stile di vita e ridurre in questo modo il numero di eventi cerebrocardiovascolari. Una serie di misure rese necessarie dal fatto che l’incidenza di ipertensione arteriosa in Europa sfiora ben il 40% della popolazione, e in Italia la percentuale di ipertesi adeguatamente trattati è pari a circa il 28%. La contemporanea presenza di fattori di rischio – non modificabili come la familiarità, oppure su cui si può intervenire quali la dislipidemia (brusco aumento di grassi nel sangue), il fumo di sigaretta, l’obesità, la sedentarietà – o di diabete mellito tipo 2, influenza il profilo di rischio cardiocerebrovascolare, ed è proprio nel paziente a più alto rischio che un efficace trattamento terapeutico multifattoriale riduce sensibilmente il numero di eventi patologici. Il progetto ha una validità triennale e si concluderà nell’anno 2009. I dati che scaturiranno dalla campagna saranno oggetto di uno studio e verranno pubblicati. Mettere a disposizione conclusioni e prospettive sarà in questa logica fondamentale per rendersi conto dell’incidenza reale della patologia e procedere in modo efficace nelle azioni di prevenzione. Sara Mannocci

TESTIMONI DEL VOLONTARIATO

Incontriamo Giuseppe Spirto, presidente di Karol Onlus

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na Onlus che vuole portare con sé l’insegnamento e la carica di umanità che ci ha lasciato Papa Giovanni Paolo II. Con questo spirito opera dal dicembre 2005 l’associazione di volontariato Karol Onlus (www.karolonlus.org) attiva a Martignano, impegnata nell’offrire assistenza sanitaria gratuita. Abbiamo cercato di conoscerla meglio parlando con il Presidente Giuseppe Spirto, medico ginecologo. La sua è un’associazione giovane. Che bilancio può tracciare di questo primo periodo? Siamo soddisfatti di come stanno andando le cose, siamo già accreditati per ricevere il 5 per mille anche se per i fondi attendiamo la conferma. Sono più di 400 le persone che hanno espresso la volontà di donare a noi, nonostante siamo attivi da poco tempo. E’ un buon risultato, anche perché non abbiamo avuto finoGiovanni Paolo II ra alcun contributo da parte di enti pubblici o istituzioni. Quante persone co-mpongono l’associazione? Ad oggi sono presenti circa 40 soci, tra cui un terzo, come prevede lo statuto, sono persone che operano in ambito socio-sanitario e due terzi semplici cittadini. Le professionalità mediche coinvolte nell’associazione riguardano la cardiologia, la ginecologia e l’urologia. Oltre alla campagna di prevenzione cardiocerebrovascolare, quali sono gli altri progetti in corso e quelli in programma? Abbiamo attive anche le azioni di prevenzione dei tumori del collo dell’utero, della mammella e delle malattie oncologiche della prostata. Tra le iniziative da attivare ci sono le visite cardiologiche domiciliari ai pazienti meno abbienti e le azioni di prevenzione dell’Alzheimer. Vorremmo fornire test che serviranno ad individuare gli indici di rischio.

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CONSULTA

DISABILITÀ

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CSVS

Corso per operatori di segretariato sociale

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’universo della Disabilità è così vasto da percorrere che si è vista la necessità di creare un servizio di segretariato sociale che orienti la persona disabile nella complessa burocrazia e nelle leggi statali e regionali, per una Lucio D’Arpe reale fruizione dei diritti fondamentali ormai riconosciuti a tutti. L’Associazione A.E.E.O.S. Onlus (Associazione Europea ed Extraeuropea Operatori Specializzati), nella persona del suo presidente, il prof. Lucio D’Arpe, su proposta della Consulta delle Associazioni del C.S.V.S. (Centro Servizi Volontariato Salento) che operano nel mondo della disabilità, organizza il primo corso di formazione di 1° livello “Operatori del Servizio di Segretariato Sociale”. Ne abbiamo discusso con il prof. Lucio D’Arpe. Prof. D’Arpe, quali motivazioni l’hanno spinta a ritenere necessario questo nuovo corso di formazione? La persona in situazione di disabilità deve poter avere risposte esaurienti e complete alle sue domande, senza dover recarsi nei mille uffici e perdere così un’intera giornata, con il rischio reale anche di non veder risolto il proprio problema. Da ciò l’idea di organizzare questo corso per preparare i futuri operatori del servizio di segretariato sociale. Quali sono gli obiettivi del corso? Io ritengo fondamentale, innanzitutto, acquisire una nuova e reale cultura dell’handicap. Bisogna saper entrare nel principio di solidarietà, promozione sociale e volontariato. Insegneremo, quindi, ad orientare chiunque chieda aiuto, facendo conoscere i principi giuridici ormai universalmente condivisi come valore e i principali diritti delle persone in situazione di disabilità. Inoltre, la nostra finalità principale è quella di costruire una rete tra associazioni e con le altre realtà del territorio. Su quali contenuti focalizzerete maggiormente la vostra attenzione? Centrale sarà la figura della persona in situazione di disabilità. Socializzeremo i principi che sono alla base della normativa giuridica italiana e regionale: dal riconoscimento della segue a Pag. 7


Uno screening può salvare la vita Presentato il progetto del Piano Salute relativo alla prevenzione del tumore femminile vaginale

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Obiettivi sulla disabilità

Un documentario informativo-formativo per districarsi nel mondo dei servizi offerti ai diversamente abili

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l 14 febbraio è stato presentato il progetto del Piano Salute, in riferimento alla “Prevenzione del tumore femminile vaginale”, presso la sala consiliare di Gagliano del Capo dal direttore sanitario dott. Franco Sanapo e dai dr. Giuseppe Guida e Fernando Chiuri. Sono stati invitati i medici di base del distretto sociosanitario di Gagliano del Capo, le ostetriche e lo psicologo del consultorio, il sindaco, la presidentessa Fidas, il presidente Admo. Il progetto avvia la sua attività di screening il 25 febbraio 2008 e, pertanto, tutte le donne comprese nella fascia di età tra i 25 ed i 65 anni riceveranno una lettera-invito a presentarsi presso il consultorio di Gagliano del Capo per sottoporsi a prelievo citologico. Successivamente, saranno pubblicate e rese note le altre date per gli altri comuni del distretto socio-sanitario. Il dr. Sanapo afferma che è molto importante unire le forze di tutti i presenti per poter ottenere un alto indice di partecipazione. Questo screening preventivo è del tutto gratuito e contribuirà anche a sfoltire le lunghe liste di attesa, dando la possibilità ai casi accertati di usufruire di controlli a breve termine. L’informazione è importante e la veicolazione attraverso i medici, le associazioni socio-sanitarie e le istituzioni è un contributo notevole alla prevenzione. Più alto è l’indice di partecipazione più bassa sarà l’incidenza del carcinoma. Inoltre, ci sono donne che affermano di non essere sposate ma conviventi, e questo non significa che non devono effettuare lo screening, e pertanto devono essere anche spronate a farlo. A partire dalla metà di marzo, partirà lo screening mammografico che si effettuerà per tutto il distretto presso l’Ospedale di Tricase, che da poco è stato munito di un mammografo digitale del costo di 250.000 euro. Le donne comprese nella fascia di età tra 49 e 69 anni effettueranno il controllo di primo livello e nel caso in cui i medici di radiologia riscontrino delle anomalie si passerà al secondo livello. Quest’ultimo sarà effettuato dai medici radiologi del Polo Oncologico dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce e consiste nel prelievo tessutale mammario con ago aspirato. Le donne potranno usufruire di un supporto psicologico, anatomologico, oncologico e di chirurgia plastica. Mimina Sergi

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ell’ambito del Progetto della “Consulta Associazioni persone Diversamente Abili”, costituita in seno al CSVS, l’associazione A.E.E.O.S. ha proposto la realizzazione di un video documentario sui diversi servizi sociosanitari offerti dal territorio salentino alle persone diversamente abili, al fine di creare una “vera cultura dell’Handicap”. La realizzazione del video prevede quattro momenti principali. Dopo la fase preliminare in cui si illustreranno gli scopi del video, si passerà all’analisi dei servizi offerti dagli enti pubblici e dalle diverse associazioni di volontariato: si creerà, dunque, un mappa dei servizi e si intervisteranno i Responsabili dei vari settori. L’ultima parte sarà riservata agli interventi di esperti sui diritti delle persone diversamente abili e su come ottenere e tutelare i suddetti diritti inalienabili. L’A.E.E.O.S. ha incaricato formalmente la casa di produzione cinematografica Freim della creazione del documentario. Questa nuova ed affermata associazione culturale no-profit riunisce giovani freelance e professionisti emergenti. Si occupa principalmente di produzioni cinematografiche, ma ha un laboratorio creativo permanente di grafica, fotografia, web design e progettazione 3d, un’agenzia esperta in comunica-

zione e organizzazione di eventi e una società di consulenza. La Freim è anche uno spazio di incontro per tutti coloro che intendano conoscere e scoprire nuove forme di comunicazione, partecipando alla scoperta di qualcosa di “alternativo”. Il regista e direttore della fotografia, socio-fondatore della Freim, Vincenzo D’arpe, collabora con le principali case di produzione alternative italiane e ha lavorato alla produzione di un documentario sul Danubio, che lo ha portato in diversi stati europei. Ha, inoltre, partecipato e vinto numerosi concorsi italiani di cortometraggi. Pierluigi De Donno, presidente della Freim, si occupa di produzione e coopera a livello tecnico con il regista. Enrico Corallo, socio-fondatore della Freim, laureato presso lo IED di Milano, cura la post-produzione. È un ottimo montatore ed esperto video, che vanta, tra l’altro, un’importante collaborazione con l’Ospedale Niguarda di Milano. Sara D’Arpe, curatrice delle Pubbliche Relazioni dell’A.E.E.O.S. e di altre associazioni leccesi, collaboratrice esterna della Freim, è il Direttore esecutivo del documentario. Responsabile, inoltre, dei testi delle interviste e delle voci fuori campo, parteciperà attivamente a tutte le fasi di realizzazione. Sara B. D’Arpe


Sesso e disabilità, una sfida impossibile?

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Si è svolto a Galatina un dibattito sul tema dell’assistenza sessuale alle persone disabili gravi

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ell’indifferenza più assoluta dei maggiori mezzi d’informazione quotidiana, periodica, radiofonica e televisiva, si è svolto a Galatina, presso la Sala Convegni del Quartiere Fieristico, l’incontro-dibattito sul tema: “assistenza sessuale alle persone disabili gravi”, con il Patrocinio di Regione Puglia (assente), Provincia di Lecce (assente) e Città di Galatina (presente con l’assessore ai servizi sociali). Eppure il tema era dei più interessanti, attuali e controversi da rappresentare ed analizzare. I relatori erano di alto profilo scientifico, quali il prof. Stefano Federici, docente di Psicologia Generale all’Università di Perugia e alla “Sapienza” di Roma, il moderatore dr. Stefano Mensurati, giornalista Radio Rai Uno, l’On. Ugo Lisi, Membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, l’avv. Francesco Risi del Foro di Lecce, il dr. Francesco Farì, direttore del Servizio Centrale di Riabilitazione dell’ A.S.L. LECCE, il Segretario nazionale SFIDA Ing. Andrea Ricciardi ed il Segretario provinciale SFIDA di Lecce Sig. Vito Berti, artefice principale ed instancabile sintesi del sindacato nel territorio salentino. Ampia la partecipazione di persone con “abilità diverse” e con “abilità convenzionali”; interessanti gli interventi anche via telefono di esperti stranieri e, tutti particolarmente attenti a evitare “confusioni di ruoli”, e a non travalicare gli aspetti etici e morali della questione, ma a dargli un taglio più scientifico e medico che superficiale. Infatti, nel preambolo dell’incontro, il segretario Vito Berti ha affermato che “la sofferenza che discende da una vita mutilata dell'amore e della sessualità può essere grande e influenzare tante altre aree dell'esistenza, dal benessere fisico a quello emotivo al grado di autostima. Per questi ed altri motivi, intendiamo porre all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni la questione relativa all’assistenza sessuale per le persone disabili gravi. Il problema legato all’erogazione di “servizi di assistenza sessuale” è da tempo dibattuto. In alcuni Paesi europei esistono organizzazioni (pienamente legali) preposte a questo genere di servizi già a partire dai primi anni ottanta”. Tuttavia, dobbiamo anche pensare all'importanza che può avere scoprire o ritrovare l’esperienza sensoriale del piacere, quando l'handicap fisico, ad esempio, ha trasformato un corpo animato di vitalità in un corpo ipermedicalizzato, luogo di sofferenza e fonte di sentimenti di disvalore”. La relazione del professor Federici invece, ha chiarito scientificamente, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, alcuni punti chiave. E precisamente, ha cercato di dare una risposta a Cosa intendiamo per sesso e diritto alla sessualità, affermando: “Tra gli scrittori e attivisti

anti-ableist, c’è un’opinione comune, che le persone non disabili generalmente considerano le persone disabili come esseri asessuati. Sebbene questa falsità degradi tutte le persone disabili, tuttavia essa ha uno speciale effetto umiliante sulle lesbiche disabili. Infatti, se si assume che le persone disabili sono asessuate, allora non si può concepire l’esistenza di lesbiche (quindi portatrici di un’identità sessuale) disabili”. Ed ancora, qual è il modello di assistenza sessuale che si vorrebbe?. E la risposta è stata lapidaria: “nessuna assistenza sessuale ma pari opportunità di accesso al sesso. Pagare per avere sesso è legale, se offerto privatamente in casa propria, liberamente, nell’età consentita e senza approfittamento e/o sfruttamento della prostituzione” . Purtroppo, invece, allo stato della legislazione, ricevere assistenza sessuale presso strutture autorizzate, con ogni garanzia in merito all’igiene e alla prevenzione dal contagio di malattie sessualmente trasmissibili non è possibile, poiché predisporre una struttura a tale fine è vietato dalla legge (Legge Merlin) che considera tale attività un favoreggiamento della prostituzione e/o induzione alla prostituzione. In Stati quali la Danimarca, l’Australia e la Nuova Zelanda, la Svizzera questo problema è stato affrontato e superato, ma in Italia nessuna forza politica sembra volersene fare carico. La conclusione è stata affidata alle parole di Giovanni Paolo II nel Messaggio al Simposio internazionale del 5 gennaio 2004 “Dignità e diritti della persona con handicap mentale” che così recitavano “Bisogna promuovere con misure efficaci ed appropriate i diritti della persona handicappata – Una grande attenzione dovrà essere rivolta […] anche alle dimensioni affettive e sessuali della persona handicappata. Anch'essa ha bisogno di amare e di essere amata, ha bisogno di tenerezza, di vicinanza, di intimità, secondo le proprie possibilità e nel rispetto dell’ordine morale, che è lo stesso per i sani e per coloro che portano un handicap”. Certamente l’incontro non è stato esaustivo, ma qualcosa si è mosso, almeno nelle conoscenze e nelle coscienze dei presenti…..per gli assenti, vedremo in seguito. Sandrino F. Ratta

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CONSULTE CSVS

disabilità alle agevolazioni ed ai diritti per la persona e per i suoi familiari. Fondamentale sarà il concetto di “integrazione”: non solo a livello scolastico, sociale e lavorativo, ma anche nel tempo libero, il così detto “turismo accessibile”. Inoltre verranno analizzati i servizi socio-sanitari nella provincia di Lecce e porremo l’accento sul diritto inalienabile alla loro integrale fruizione. È stato già realizzato questo Servizio di Segretariato Sociale? Si. L’Associazione AEEOS, facente parte di una rete di cinque associazioni operanti nel mondo dell’handicap, delle tossicodipendenze, dei minori e della tutela dei consumatori, ha attivato da anni suddetto Servizio. Il nuovo corso è aperto a tutti o bisogna possedere delle competenze specifiche? È aperto a tutti gli operatori delle associazioni aderenti al CSVS, ma anche, eventualmente, a quelli degli Enti Locali e Sanitari. Gli operatori non hanno bisogno di alcuna preparazione particolare di base. Si richiede solamente la capacità di saper ascoltare gli altri, tanto interesse e una forte motivazione. Quale metodologia utilizzerete e quali figure professionali sono previste? La metodologia multimodale sarà alla base del nostro lavoro, ma anche la modalità situazionale, quella del lavoro in/di/nel gruppo e quella, più in voga recentemente, della ricercazione. Oltre al direttore del corso, saranno presenti degli operatori, tutti esperti di tali problematiche. Come si articola il corso? Il corso avrà una durata complessiva di 24 ore. Sono stati previsti cinque incontri che si svolgeranno il venerdì pomeriggio, dalle 15 alle 20, e il sabato mattina, dalle 09 alle 13,30. Il primo è per venerdì 29 febbraio. S.B.D.


APPROFONDIMENTO

Mafie, facciamo il punto

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I dati disponibili (Istat 2005) denunciano che in Italia nel 2005 si sono verificati 109 omicidi, per motivi di mafia, camorra o ‘ndrangheta. In Puglia, la regione fra quelle a rischio con il numero inferiore, di omicidi nel 2005 si registrano il 6,4% del totale. Il trend è comunque in decremento (22% in meno rispetto all’anno precedente). Nel 2005 quasi un omicidio su cinque è ascrivibile al crimine organizzato. In Puglia le uccisioni di stampo mafioso rappresentano più o meno un quinto degli omicidi volontari commessi, in linea con l’andamento nazionale. Ma gli omicidi non sono i soli a raccontare di un tessuto criminale fortemente ancorato nelle maglie sociali della nostra regione. La Puglia conta nel 2005 2.871 denunce, oltre un migliaio in più della Calabria. Dato di per sé non negativo se è vero che l’emersione del fenomeno è direttamente proporzionale alla diffusione di una cultura della legalità. In

Puglia ci sono circa 70,5 denunce ogni 100 mila abitanti. Nel 2005 a Bari sono state sporte 1.381 denunce per reati quali estorsioni, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, associazione a delinquere e di tipo mafioso, ricettazione, attentati, pari al 8,5% di tutti i reati commessi. La sola provincia di Brindisi è, per denunce assimilabili a reati di mafia, seconda dopo Napoli tra le 24 province ad alta densità di rischio mafioso. Negli anni che vanno dal 1992 al 2006 le ordinanze di custodia cautelare in Puglia sono 602 e i beni confiscati nel solo 2006 488, pari al 4,4% del totale nazionale. È evidente che la scelta della terra di Puglia, “arca di pace, non arco di guerra”, come dice il titolo della XIII Giornata della Memoria e dell’Impegno, vuole rimarcare l'impegno e l'opera pastorale del vescovo Don Tonino Bello a 15 anni dalla scomparsa. Non solo una giornata commemo-

rativa, ma un percorso che nasce dalla base per costruire terreni di legalità, per educare e formare all’impegno di contrasto alla criminalità organizzata. Tutto questo sarà la tredicesima giornata in calendario il prossimo 15 marzo a Bari, organizzata da Libera in collaborazione con le istituzioni locali. Una sorta di punto di arrivo, ma anche di partenza. Un punto di arrivo di un percorso lungo che quelli di Libera hanno denominato simbolicamente “I cento passi verso la giornata della memoria”, con una serie di manifestazioni, di incontri, di seminari, di approfondimenti su tutto il territorio regionale e nazionale che dicono di un impegno incessante a costruire legami sociali autentici, a sollevare le coscienze dal torpore delle omertà che spesso si radicano nelle volontà dei più. Una battaglia che non è solo lotta per arrestare, ma è germe per far crescere coscienze responsabili, civili, pacifiste, legali.

Beni confiscati, 40 milioni alla Puglia Nel finanziamento confluiranno 20 milioni provenienti dai fondi del Piano operativo nazionale e 20 dal Por regionale

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uaranta milioni di euro alla Puglia per l’utilizzo dei beni confiscati alle mafie. Queste risorse mettono insieme 20 milioni provenienti dai fondi Pon (Piano operativo nazionale) – un quinto dei 91 milioni di euro del Piano da suddividere tra la Puglia, la Sicilia, la Campania e la Calabria – e altri 20 milioni dei fondi Por Puglia. Un finanziamento importante, quindi, che servirà a sbloccare le procedure per utilizzare i beni confiscati e per un raccordo tra gli enti preposti più coordinato. Oggi il primo ente che entra in contatto con le strutture confiscate è l’Agenzia regionale del demanio che, assieme a Prefettura e Comuni, predispone una serie di azioni per la restituzione dei beni alle comunità locali e, quindi, per la ristrutturazione, sulla base della nuova destinazione. “La novità di questa nuova stagione è che al commissario straordinario del governo per la gestione e destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali – ha

spiegato lo stesso commissario Antonio Maruccia – sono state attribuite le responsabilità di gestione di una linea del Piano operativo nazionale (Pon) sicurezza, pari a 91 milioni di euro nella programmazione 2007-2013, per le quattro regioni meridionali dell’obiettivo convergenza”. “A questi fondi, che dunque per un quinto saranno utilizzabili in Puglia, vanno aggiunte – ha detto Maruccia – le risorse finanziarie che ogni Regione stanzierà con il Programma Operativo regionale (Por). Per la Puglia dovrebbero ammontare a 20 milioni di euro, secondo le stime dell’assessore regionale al demanio Guglielmo

Minervini con cui abbiamo concordato le linee d’intervento di due piani molto importanti”. “C’è poi – ha continuato Maruccia – il Fondo di legalità istituito dalla Finanziaria che, sotto la responsabilità del ministero dell’Interno, sarà utilizzato dalle prefetture per contribuire ai progetti di ristrutturazione dei beni confiscati”. “E’ necessario accelerare i procedimenti amministrativi – ha concluso Maruccia – quello di oggi è un passo concreto del Piano operativo nazionale che parte dalla Puglia. La liberazione dei beni è al primo posto del Pon, quegli immobili vanno liberati e i beni e le ricchezze accumulate con azioni criminali vanno restituiti alla collettività”. Per la prima volta, a partire da quest’anno, i Comuni non saranno gli unici enti a fruire dei beni, la Regione Puglia infatti destinerà una parte dei fondi per la creazione di infrastrutture destinate ai giovani e un’altra per azioni di supporto ai Comuni allo scopo di riutilizzare i beni.

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La via verso la legalità? Parte da lontano

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mpegno civile, formazione, memoria: sono i capisaldi dell’attività di “Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” (www.libera.it), attiva ormai da 13 anni. Sono già oltre 3mila ad oggi i beni immobili confiscati alla mafia grazie alla legge 109/’96, che ha consentito di poter assegnare i patrimoni e le ricchezze di provenienza illecita ad associazioni, cooperative, Comuni, Province e Regioni, soggetti cioè capaci di restituirli alla cittadinanza tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro. L’attività sui terreni confiscati ha portato alla produzione di prodotti realizzati dalle cooperative di giovani in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lazio e contrassegnati dal marchio di qualità e legalità Libera Terra. Sono oltre 1200 oggi le associazioni, i gruppi, le scuole, le realtà di base che compongono il coordinamento di Libera, quotidianamente impegnate per costruire sul territorio sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. Ecco qualche link utile per l’approfondimento: www.narcomafie.it, mensile di informazione, analisi e documentazione su criminalità organizzata, usura, riciclaggio e mafie; www.liberainformazione.org, sito della Fondazione Libera Informazione che monitora i fenomeni mafiosi e mette in rete giornalisti e testate impegnate per la legalità; www.liberanet.org, percorso di formazione a distanza per gli operatori della rete di Libera, e strumento di consultazione delle banche dati su vittime di mafia, legislazione antimafia, istituzioni pubbliche, associazioni aderenti a Libera.


APPROFONDIMENTO

Ndrangheta, il quadro di un’organizzazione che paralizza il paese L’opinione

Nella relazione della Commissione antimafia la realtà del contesto calabrese. Le maglie della criminalità rischiano di mettere in crisi le potenzialità di sviluppo

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a Commissione antimafia ha approvato all’unanimità, in un atto di resipiscenza della politica, la relazione sulla ndrangheta calabrese. Un quadro terribile che comincia con il paragone tra questa organizzazione e Al Qaeda. La Calabria è a due ore da casa nostra, la ndrangheta abita dietro di noi. Un avvocato nullafacente almeno apparentemente, si legge nella relazione della Commissione antimafia, ha “patteggiato” un risarcimento di 10 milioni di euro (10.000.000) con alcuni sindaci di paesini calabresi, offrendo le proprie prestazioni professionali a quelle amministrazioni. La cosa più grave è che i sindaci avrebbero accettato questa sorta di compensazione. Non dobbiamo meravigliarci della stravaganza dell’avvocato, notissimo esponente della ndrangheta calabrese e noto anche alla Magistratura, ma di quella dei sindaci che per accettare una simile situazione non possono che essere mani e piedi legati all’organizzazione criminale. Un’Italia che ha sul suo territorio una simile

organizzazione, che ha amministrazioni comunali che dipendono totalmente dalla ndrangheta, che a sua volta ha ramificazioni nel mondo dell’edilizia in Emilia Romagna e non solo, che non riesce con il suo potere di Stato sovrano a riappropriarsi di quel territorio e a far sperare le nuove generazioni, è un’Italia che non può che rimanere in serie B. A prescindere da chi la governa. E noi pugliesi che abbiamo accanto una simile situazione e quasi non ce ne accorgiamo. Questo è il Sud, questa è l’Italia del 2008. Ripartire non sarà facile ma dobbiamo pensare che oggi, mentre noi stiamo anche nel nostro paese discutendo su chi farà il candidato e chi il consigliere e quali partiti faranno parte della coalizione e quali no, a pochi chilometri c’è il capobastone che decide chi farà il sindaco e anche chi pagherà il pizzo. Magari la ditta che ha vinto una gara. Decisamente figli di un Dio minore. Fino a quando non reagiranno gli italiani e non solo i calabresi. Io spero prestissimo. Il tutto a sole due ore da noi. Gianluigi Rotunno

“Fine pena mai”. Un film diverso sulla mafia pugliese Uno sguardo amaro sulla vita di un detenuto salentino, tratto dai suoi diari. Con Claudio Santamaria e Valentina Cervi

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n romanzo autobiografico e ora un film. Si tratta del primo lungometraggio “Fine pena mai” di Davide Barletti e Lorenzo Conte del collettivo Fluidvideocrew, girato interamente nel Salento e liberamente tratto dal romanzo autobiografico "Vista d'interni" di Antonio Perrone, elaborato dai diari personali dell’autore. Interpretato, nei ruoli principali, da Claudio Santamaria e Valentina Cervi, il film è distribuito a tappeto, soprattutto nelle sale salentine, dalla Mikado. Il film si presenta con un sottotitolo, "Paradiso perduto", che riprende in maniera chiara il celebre poema epico di John Milton (pubblicato nel 1667) sulla caduta dell'uomo, ovvero la cacciata dal giardino dell'Eden di Adamo ed Eva, dopo la tentazione. La citazione, quindi, del noto episodio biblico, per raccontare la giovinezza bruciata dei protagonisti e l’innocenza perduta del territorio salentino. Il film è un viaggio in nero e racconta le vicende di Antonio Perrone, condannato a 49 anni di carcere, scontati per la maggior parte in stato di totale isolamento, con l'articolo di legge 41 bis. È una storia drammatica di un percorso personale travagliato e denso di vicende che risucchiano il protagonista in una spirale senza fine. Nei primi anni ottanta, Antonio Perrone è il primoge-

nito di una benestante famiglia salentina. Ma la sua natura è inquieta come quella di tanti suoi coetanei dell’epoca. Ha in serbo una vita migliore, libero dai legami e norme sociali. Antonio vuole di più, sempre di più, entra nel mondo dello spaccio di droga, e pian piano si riveste degli abiti del malvivente. La sua corsa sembra inarrestabile: da rapinatore diventa un vero e proprio boss della neonata Sacra Corona Unita, la cosiddetta “quarta mafia”, che tenne sotto ricatto, per un decennio, una regione, quella della Puglia, fino ad allora terra di contadini e artigiani. Nel giro di poco tempo il sogno lascia il posto ad un vero e proprio incubo. Se Antonio è un criminale dalla parabola insolita e drammatica, la Sacra Corona Unita è una mafia che presenta un percorso tutto nuovo e molto diverso dalle altre mafie. Nonostante sia la più giovane tra le mafie italiane, la Sacra Corona Unita riprende tradizioni molto vecchie, dalla struttura verticistica, ai riti di iniziazione, al codice d'onore. È una mafia violenta, irrazionale, imprevedibile. Perrone soccombe negli ingranaggi cruenti della vita criminale non addomesticabili con la sola volontà. L'epilogo della propria vita sarà una pena che sconterà senza fine. Mai.

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Locri, 1 marzo: nasce l'Alleanza per la Calabria

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Alla manifestazione promossa dal consorzio sociale Goel parteciperanno tanti big del sociale

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a padre Alex Zanotelli a don Virginio Colmegna (Casa delle carità), da Giuliano Poletti (Legacoop) a Johnny Dotti (Cgm-Welfare Italia) a don Luigi Ciotti (Libera): saranno in molti i big del sociale che il primo marzo si alterneranno sul palco della piazza principale di Locri per manifestare la loro vicinanza alla cooperazione sociale della Locride nella battaglia contro la criminalità organizzata e le massonerie deviate. "Si tratta di un appuntamento fondamentale in un momento per noi delicatissimo dopo il trasferimento di monsignor Bregantini a Campobasso", ha Don Luigi spiegato il presiCiotti dente del consorzio Goel, Vincenzo Linarello, al quale proprio in queste ore è giunto il messaggio di solidarietà e vicinanza della Conferenza Episcopale calabrese. Da tempo infatti le cooperative aderenti al Goel sono nel mirino delle cosche. "Con la mobilitazione del primo marzo ci siamo posti tre obiettivi", ha aggiunto Linarello: "Prevenire, attraverso la presenza personale di tutti quelli che interverranno al corteo, possibili attacchi al sistema di cooperative. Aiutare la nostra gente a superare questo momento di scoramento. E infine gettare i presupposti per allargare l'azione delle nostre realtà grazie allo strumento del mutualismo cooperativo". Lo stesso Linarello ha poi ricordato come la Calabria venga strizzata sempre più dal corto circuito del voto di scambio, e ha quantificato nel 60/70% dei voti regionali il pacchetto di cui dispone la ‘ndrangheta. "Ma questo", ha concluso, "non è un sistema immutabile come noi stessi abbiamo testimoniato in questi anni e con l'aiuto di tutti continueremo a fare anche in futuro". Donato Melcarne


Diritti delle donne 100 anni di storia Marzo 2008

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giornata internazionale della donna, l’assessorato regionale alla solidarietà sociale organizza una serie di eventi per la promozione del valore della differenza e della tutela delle donne e degli uomini in percorsi di crescita comuni. “L’idea – spiega l’assessore regionale alla solidarietà sociale Elena Gentile – condivisa nella riunione dello scorso 14 febbraio, è quella di promuovere iniziative diffuse su tutto il territorio pugliese, piuttosto che una sola regionale che rischierebbe di sovrapporsi agli eventi locali. In questo modo la regione Puglia può garantire le necessarie attività di comunicazione ed informazione”. “Crediamo fortemente”, continua l’assessore Gentile, “non solo e non tanto nella forza commemorativa di una giornata, ma nell’impegno costante di uomini e donne verso una società più giusta e inclusiva di tutti e di

tutte. È con questo spirito che abbiamo raccolto le sollecitazioni provenienti dai territori, per diffondere una cultura di genere attenta ai bisogni di tutti”. Dal 3 marzo in poi in calendario tantissime iniziative di approfondimento delle tematiche connesse alle differenze di genere: dalla salute al femminile, alle manifestazioni contro la tratta delle donne, alla presentazione di nuovi progetti, all’imprenditoria femminile come risorsa di sviluppo del territorio. “Il calendario è ancora in fase di definizione”, annuncia Antonella Bisceglia, dirigente regionale del settore sistema integrato dei servizi sociali. “Proprio in questi giorni siamo in contatto con le province pugliesi per raccordare le varie iniziative e consentire a tutti e a tutte una proficua partecipazione”.

Rete tra scuola e famiglia, una strategia vincente

L’autodifesa per non essere più vittime

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n corso di autodifesa personale, per prendere confidenza con il proprio corpo, acquisire le tecniche giuste e soprattutto conquistare l’atteggiamento mentale del diritto a proteggere se stesse. Questi gli obiettivi centrali del progetto “Mai più vittime”, promosso dalla Consigliera di parità della Provincia di Lecce in collaborazione con l’Assessore al personale e la Presidente della Commissione pari opportunità provinciale. Il corso, interamente gratuito, è a disposizione delle donne dipendenti della Provincia, mogli e figlie, ed è partito lo scorso 12 febbraio presso la palestra del Liceo Ginnasio statale “G. Palmieri” di Lecce, messa a disposizione dal Dirigente scolastico. Il progetto parte dal presupposto che un sistema di autodifesa serve se è semplice e diretto, e si pone l’ambizione di dare alle donne l’opportunità di uscire dal ruolo di vittime. “Ciascuna partecipante al corso deve riscoprire Palazzo dei Celestini la sua forza – si legge nella presentazione del progetto – un potenziale troppo spesso ignorato dalle donne. Occorre dare l’opportunità di far uscire tutta la propria aggressività, di conoscere i propri punti deboli, ma soprattutto i punti di forza”. Il corso durante il suo sviluppo impartirà lezioni teoriche e pratiche di Krav Maga (“combattimento a contatto”), spiegando quindi i principi base dell’autodifesa e le tecniche del combattimento. Prima della conclusione delle lezioni, prevista per il mese di maggio, si terrà una prova finale di verifica dell’apprendimento e dell’efficacia degli interventi realizzati.

Tra gli appuntamenti già in agenda segnaliamo: lunedì 3 marzo mattina a Bari Commissione pari opportunità della Regione Puglia eComune di Bari, presentazione del progetto “Educare alle Differenze”; giovedì 6 marzo mattina a Bari, Comitato pari opportunità della Regione Puglia, Progetto salute “La donna di cuore”; giovedì 6 marzo pomeriggio a Lecce Associazione Blu Tango, Manifestazione contro la tratta delle donne; venerdì 7 marzo pomeriggio a Foggia, Provincia di Foggia e Università degli Studi di Foggia, presentazione del progetto “La casa internazionale delle donne”; sabato 8 marzo mattina a Bari Comitato per l’Imprenditoria Femminile e Bari Economica, Convegno sull’imprenditoria femminile, con ospiti internazionali. S.P.

Bullismo: l’esperienza del Comitato genitori dell’Istituto comprensivo Caputo di Tricase

ullismo, che fare? Questo il non sem- Prima di tutto ci siamo accorti della difficolplice interrogativo cui ha cercato di tà di comunicazione delle famiglie, e del rispondere un convegno che si è svol- bisogno di parlare di tutte le questioni che to a Tricase il 2 febbraio scorso, promosso possono coinvolgere la scuola. Sul fronte del dal Comune, dalla Asl, e dal Comitato geni- bullismo abbiamo voluto cercare di conoscetori costituito nel novembre scorso presso re la realtà senza creare allarmismi inutili, l’Istituto comprensivo “R. Caputo”. Proprio renderci conto che si tratta di un problema insieme al Comitato genitori abbiamo tenta- che esiste, capire come affrontarlo. Già dalle prossime settimane doto di riflettere, nell’ottica di vrebbe attivarsi un progetesprimere il punto di vista di to che punta su di una chi guarda la scuola dall’e“strategia pedagogica”: sterno ma vuole essere partel’obiettivo è promuovere cipe di quello che accade al nei ragazzi la capacità di suo interno. Ne abbiamo partirare fuori quello che lato con Mariolina Dell’Abahanno dentro, stimolarli ad te, che fa parte della Comesprimere il loro disagio, missione lavoro del Comitato un comportamento che genitori. troppo spesso rimane diffiSu quali basi, dietro quali Mariolina Dell’Abate cile da attuare. presupposti si è costituito Il lavoro di rete tra famiglia e scuola può il Comitato? Partendo dagli stimoli veicolati attraverso la quindi essere una strada per far emergere preside dell’Istituto comprensivo ci siamo meglio difficoltà che altrimenti rimarrebconcentrati sull’importanza di riuscire a bero nascoste? lavorare per i figli all’interno della scuola, Certamente sì, l'altro progetto che abbiamo creando un autentico collegamento tra le in cantiere prevede di creare un archivio dati famiglie e l’istituto, in modo libero ed indi- dal punto di vista sociologico, attivando una pendente. Così si è costituita l’associazione, stretta collaborazione tra scuola, alunni e geche ha un proprio comitato direttivo ed un nitori. Vorremmo concentrare l’attenzione proprio statuto. Inizialmente era composta sulle regole che dovevano rispettare i genitoda trenta genitori, adesso vi aderiscono la ri e su quelle che ora devono rispettare i figli totalità delle famiglie degli studenti – circa in modo da creare una scala di valori: occor450 – dell’Istituto, che comprende scuola re far capire ai ragazzi come sono cambiate materna, elementare e media. Alcune sono le regole, e ai genitori che occorre forse più severità perché la tendenza all’iper-permespiù attive, altre meno. In cosa consiste la vostra attività, e in che sivismo ha certamente contribuito a determimodo provate ad affrontare la questione nare certi comportamenti. Sara Mannocci bullismo?

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on solo gas di scarico, polveri e pm10: l’inquinamento nelle città che danneggia la nostra salute è anche rumore, caos e frenesia. E se i primi ci fanno ammalare di cancro, e provocano patologie respiratorie e allergie, i secondi sono causa di una serie di disturbi che è stata definita “psicopatologia della città”. Se ne è parlato nel seminario “Inquinamento dell’ambiente urbano e danni alla salute”, organizzato da In Centro io Non c’entro (Coordinamento delle Associazioni della qualità della vita a Maglie), in collaborazione con LILT (Lega Italiana Lotta Tumori) e Direzione Didattica I Circolo Maglie, e tenutosi sabato 16 febbraio nella Scuola Elementare “Principe di Piemonte” di Maglie. Mancata la prevista partecipazione del dott. Giuseppe Serravezza (Presidente della LILT di Lecce), assente per motivi di salute, e il suo contributo sulle malattie “fisiche” legate all’inquinamento, l’attenzione è stata puntata principalmente sulle conseguenze di natura psicologica e comportamentale illustrate dalla dott.ssa Marianna Burlando, psicologa presso l’Ospedale “F. Ferrari” di Casarano. Un ruolo di grande rilevanza è rivestito dall’inquinamento acustico: diversi studi del comportamento dei bambini esposti al rumore dimostrano, ad esempio, che l’inquinamento fonico influenza negativamente la capacità di apprendimento e, in determinate condizioni, fa aumentare l’aggressività. Alcuni ricercatori britannici hanno constatato che ogni incremento di 5 decibel del livello di rumore ritarda anche di due mesi l’apprendimento della lettura da parte dei bambini. Il rumore può causare molteplici danni alla salute. Infatti, non colpisce soltanto l’orecchio, ma influenza l’intero organismo attraverso i segnali che invia al sistema nervoso centrale. In tal modo può provocare non solo disturbi temporanei ma anche danni permanenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) annovera tra i principali effetti negativi del rumore anche la riduzione della capacità di ela-

Quando l’inquinamento dà alla testa

Un seminario organizzato da “In CENTRO io NON c’entro per discutere di inquinamento e stress

Un momento del convegno

borare lo stress, con conseguenti disturbi della comunicazione verbale, del riposo e del sonno. L’inquinamento urbano provoca, poi, tutta una serie di disturbi,

non malattie, della cui influenza talvolta neanche ci accorgiamo. Uno di questi è la cosiddetta “Agorafobia metropolitana”, cioè un senso di smarrimento,

Coordinamento Associazioni di Maglie “In CENTRO io NON c’entro”

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on l’obiettivo principale di promuovere la crescita culturale e la sensibilità dei cittadini magliesi sui temi della qualità dell’ambiente urPaolo Sansò e piazza Aldo Moro a Maglie bano, della mobilità sostenibile e dell’educazione Maglie, Codacons Maglie, Grupambientale, il Centro di Coordina- po Speleologico Salentino, Unimento composto da Associazioni versità delle Tre Età – Maglie, La magliesi impegnate in vario modo Voce, Gruppo Attivo WWF Mae in differente misura al migliora- glie, Zampalibera. mento della qualità della vita nella L’attività del Centro è concentrata Città di Maglie, si è costituito gio- sull’organizzazione di seminari di vedì 17 gennaio 2008, nel corso di informazione tenuti da esperti su una riunione presso la sede ma- specifici temi ambientali nonchè gliese del Centro Servizi Volon- di campagne di comunicazione e manifestazioni mirate a incoragtariato Salento. Hanno aderito: A.I.F.V.S. - Asso- giare e sostenere comportamenti ciazione Italiana Famiglie e Vit- maggiormente rispettosi dell’amtime della Strada Onlus, Asso- biente urbano e delle regole della ciazione Culturale Itinerari del convivenza civile da parte dei citBenessere, Biblioteca di Sarajevo, tadini magliesi. Per informazioni Il Ciclone – Associazione Ci- e adesioni: Paolo Sansò (AssocloAttivi Maglie, CIF - Centro ciazione IL CICLONE), cell. 348Italiano Femminile sezione di 5876153.

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che tende a far perdere il senso dell’orientamento e il senso della realtà. Ci sono poi vere e proprie forme di “dipendenze”: chi si abitua ai rumori notturni, ad esempio, non ne può fare a meno e se passa la notte in campagna non riesce a dormire; c’è chi non può stare in casa e addirittura dormire senza un televisore acceso. Un altro aspetto è l’ “inquinamento comportamentale”: si seguono i modi di fare, anche sbagliati, delle persone vicine. E si arriva ai fenomeni di anticollettività e di “narcisismo metropolitano”. L’obiettivo del seminario non era soltanto quello di informare sui danni dell’inquinamento, ma di suggerire i mezzi di difesa, e quindi di essere propositivo e concreto, in pieno spirito con gli obiettivi statutari del Centro di Coordinamento Centro Io non Centro che ha organizzato il convegno. E se il primo passo è la conoscenza, la seconda arma è non isolarsi ma frequentare ambienti positivi come la famiglia, se positiva ovviamente, gruppi positivi e con scopi nobili. Sviluppare quindi un’attitudine “proattiva” di prevenzione e azione e non “retroattiva” di rassegnazione. Il concetto è stato ben ripetuto dal Sindaco di Maglie, Antonio Fitto, che ha dichiarato: “non dobbiamo lamentarci e cadere nella retroattività. Qui esistono grandi capacità di far crescere il cittadino, con l’impegno di una cultura diversa, proposte ed idee da realizzare. I risultati saranno soddisfacenti”. “Dobbiamo restituire ai pedoni la dignità che hanno gli automobilisti” è stato il messaggio - slogan del prof. Paolo Sansò, del Dipartimento di Scienza dei Materiali, e dell’Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia ambientali dell’Università del Salento. “E dopo il successo della distribuzione di migliaia di volantini agli automobilisti di passaggio sulle due strade di acceso al centro”, ha aggiunto”, l’8 marzo ripeteremo l’iniziativa che invita i cittadini magliesi a limitare l’uso dell’automobile in città”. Silvana Sarli


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Bambini e dipendenza da psicofarmaci

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Molti bambini etichettati iperattivi sono finiti agli psicofarmaci

I risultati del progetto ADHD e le prove della inefficacia e del potere distruttivo e dannoso di alcuni farmaci.

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erché lo Stato finanzia la psichiatria e la psicologia? E’ questo l’interrogativo allarmato del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, i quali riferiscono che durante un convegno a Roma del Novembre scorso, le maggiori istituzioni dell'Istituto Superiore di Sanità, tra cui Il dott. Pietro Panei e il dott. Marco D'Alema, consulente per la Salute Mentale, hanno affermato che “per evitare di trovarci con personalità antisociali bisogna fare diagnosi precoci in tutti i bambini, anche da zero a due anni, così da individuare i loro problemi genetici e "curarli" prontamente. Dopo le critiche che hanno ricevuto dall'opinione pubblica e dai politic,i a ca usa del progetto ADHD e dei test psicologici nelle scuole, non possono fare altro che chiedere a gran voce di diagnosticare psichiatricamente tutti i bambini appena nati. Così saremo, a breve, testimoni di diagnosi di massa con "criteri altamente scientifici" che determineranno che il 10% dei bambini so-

no malati mentali (lo hanno già stabilito)”. Ecco l'ultima frontiera. Nonostante la mancanza di prove la strategia va avanti. Perché lo Stato li finanzia? si chiede il Comitato. Forse mancano le informazioni? Forse non ci sono statistiche? In America dal 1960 al 2000 sono morte, negli ospedali psichiatrici, circa 1.100.000 persone, cioè circa il doppio di tutti i caduti americani dalla guerra civile alla guerra del Golfo. E le statistiche del costante aumento del numero di malattie e malati mentali? Forse l'esperienza di altre nazioni quali l’America, Svizzera, Francia, Inghilterra, Germania, con più di 20 milioni di bambini etichettati come malati mentali che assumono psicofarmaci, sia di qualche utilizzo? Forse le stragi compiute da ragazzi sotto l'effetto di psicofarmaci nelle scuole siano d'esempio? Forse la risposta, dopo anni di false promesse e frasi di circostanza, sta nei risultati dei primi tre mesi del Registro italiano ADHD? Si è sempre detto che lo psicofarmaco era

l'ultima soluzione nel trattamento della ADHD. Affermazione falsa, continuano i referenti del comitato. Il dott. Pietro Panei, dell'Istituto Superiore di Sanità, al quarto congresso AIFA (Associazione Italiana Famiglie ADHD, guarda caso uguale alla sigla AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), ha annunciato che su 204 bambini etichettati iperattivi e inviati ai centri specializzati, l'84% di loro è finito ai psicofarmaci. Un bambino ha completato "felicemente" la cura dopo tre mesi, e due settimane dopo i genitori disperati hanno chiesto che fosse rimesso sotto anfetamina perché i sintomi erano tornati! Per completare l'opera, registriamo l'affermazione di Panei per cui un bambino assume l'anfetamina nel periodo dell'anno scolastico, la sospende nelle vacanze per riprenderla, "dopo un'attenta diagnosi", all'inizio del nuovo anno. Si tratta, in sintesi, di tossicodipendenza e i primi risultati confermano le affermazioni del comitato. Perché il politico non chiede spiegazioni al

dott. Panei, quando afferma, durante una trasmissione di Rete 4 di aprile, che "non conosciamo l'effetto di questi farmaci sui bambini a lungo andare"? si chiedono ancora i membri del comitato. E' sperimentazione allora? Purtroppo chiunque utilizzi metodi non coercitivi viene ostacolato e spesso direttamente attaccato, impedendo di fatto che metodi alternativi possano dare il loro contributo ed aiutare davvero le persone in difficoltà. La montagna di soldi che la psichiatria guadagna è una motivazione più che legittima per attaccare chiunque si discosti: il "metodo della salute" è uno di questi”. Non cesseremo mai d'informare il pubblico, concludono dal Comitato, denunciando chi sostiene e chi invece lotta contro questo crimine; rendiamoci conto di una cosa: il potere che abbiamo messo nelle mani degli psichiatri, rende ognuno di noi un possibile bersaglio, nessuno escluso.

Le fasce più deboli e la campagna elettorale

Donato Melcarne

L'Italia si incammina verso due mesi di campagna elettorale. E i mille e uno problemi del nostro paese vengono derubricati.

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a quindicesima legislatura è già dietro le spalle, con un record negativo: quello della durata, solo 23 mesi. L'Italia, che andrà a rivotare con una legge elettorale che ha sottratto uno dei capisaldi della sovranità popolare, quello di scegliersi i rappresentanti, si incammina verso più di due mesi di campagna elettorale e, di conseguenza, le soluzioni ai mille e uno problemi di questo Paese verranno una volta di più derubricate. Diciamoci la verità, se i problemi vengono affrontati come è stato fatto da questo governo, con i decreti attuativi della disciplina dell'impresa sociale (emanati il 24 gennaio), molto meglio rimandarli sine die, giacché i decreti in questione uccidono sul nascere una disciplina che poteva promuovere innovazione sociale. Detto questo, sarebbe però folle che un governo, sia pur in carica

per l'ordinaria amministrazione, non metta mano alle questioni più urgenti, cioè alle questioni da cui dipende, letteralmente, la possibilità di una vita degna per molti. Per esempio, a quelle sollevate con uno sciopero della fame da Mina Welby e da associazioni come la Fish. "Dopo lo scioglimento delle Camere", scrivono in una lettera, "il governo avrà ancora qualche settimana di tempo per gestire il disbrigo degli affari correnti. Sollecitiamo una risposta su questioni urgenti, che riguardano direttamente la salute dei cittadini. Si tratta, in alcuni casi, di “atti obbligati”, in altri di provvedimenti pronti ormai da mesi sui quali vi è consenso generale e che attendono solo la firma. In particolare, i disabili attendono l'aggiornamento del nomenclatore tariffario, cioè l'elenco delle strumentazioni rimborsabili che consentono di recu-

perare facoltà perdute, in particolare quella di parola e comunicazione". O ancora, bisogna metter

mano alla questione delle 2 milioni e 615 mila persone non autosufficienti (secondo gli ultimi dati Istat). Si tratta di donne e uomini che soffrono di una totale mancanza di autonomia per almeno una delle funzioni che permettono di condurre una vita quotidiana normale. Il 16 novembre 2007 fu approvato dal Consiglio dei Ministri lo schema di disegno di legge sulle "Norme relative alle persone non autosufficienti, alle politiche sociali e alla famiglia", norme per cui nella Finanziaria 2008 è imputato uno stanziamento di 200 milioni di euro. Un percorso, quello iniziato, che rischia di rimanere nel limbo delle buone intenzioni se nei prossimi due mesi non verranno varati uno o più decreti legislativi che definiscano un sistema di protezione sociale per le persone non autosufficienti. D.M.


La psicoanalisi per capire la Shoah

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I risultati di uno studio della Società Psicoanalitica Italiana sul fenomeno della distruttività umana in un convegno a Lecce

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ei regimi totalitari, laddove a esercitare il potere è una mente totalitaria, le masse “arrivano a fare cose che non avrebbero mai fatto”. Non perché costrette, ma addirittura volontariamente, perché spinte da un “delirio distruttivo”. Perchè le menti delle masse “fluide” sono state “colonizzate”. Così è stato inquadrato in chiave psicoanalitica, e partendo dall’esperienza dell’Olocausto, il fenomeno della distruttività umana nel convegno scientifico organizzato dall’Associazione di Cultura Psicanalitica “Circolo dell’Agrumeto”, che si è tenuto il 9 febbraio scorso nell’Auditorium del Museo “Sigismondo Castromediano” di Lecce, nell’ambito delle iniziative culturali legate alla “Giornata della Memoria 2008”. La manifestazione, che ha incluso nel programma il concerto della cantante ebrea nata in Libia, Miriam Meghnagi, venerdì 8 febbraio al teatro Paisiello di Lecce, è stata patrocinata da Provincia, Università del Salento, Ordine Nazionale

l’associazione “Circolo L’Agrumeto”

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ssociazione Onlus di cultura psicoanalitica, nasce nel 2002 con l’esigenza, da parte di alcuni colleghi che hanno una formazione di tipo analitico di psicologia, di unirsi per creare un gruppo di confronto su questioni cliniche, per incidere culturalmente all’interno del territorio e far comprendere al tessuto sociale che cos’è la psicoanalisi con iniziative culturali toccando tematiche sociali attraverso una lente psicoanalitica, come conferenze, convegni, presentazioni di libri. Presidente del Circolo è il dott. Paolo Cesano, membro associato della Società Psicoanalitica Italiana. Vicepresidente, la dott.ssa Sonia Melgiovanni. “La prossima iniziativa”, ha dichiarato il dott. Cesano”, riguarda l’organizzazione di un incontro con psicoanalitici italiani e internazionali (è prevista la partecipazione del dott. Antonio Ferro) su tematiche che riguardano la tecnica psicoanaltica dei bambini. L’associazione ha sede a Lecce, in via Gioacchino Rossini, 51/a (info: circoloagrumeto@tiscali.it).

Un momento del convegno e Regionale degli Psicologi e Società Psicoanalitica Italiana. Nel convegno, dal tema “Shoah e distruttività umana: una lettura psicanalitica dell’Olocausto”, sono stati presentati due importanti contributi scientifici maturati nell’ambito di uno specifico gruppo di studio della Società Psicoanalitica Italiana di Milano: “L’universo mentale nazista” e “Memoria storica e memoria personale. Problemi di identità nei sopravvissuti all’Olocausto”, illustrati dalla dott.ssa Valeria Egidi Morpurgo e dalla dott.ssa Simonetta Diena, membri ordinari della Società Psicoanalitica Italiana. Il convegno è stato aperto dall’assessore regionale al Mediterraneo e alla Pace, Silvia Godelli: “La lettura psicoanalitica della Shoah scruta la mente umana nello specifico,

andando al di là dei semplici profili di vittima e carnefice. Se ci limitiamo a raccontare le efferatezze dei nazisti secondo uno schema narrativo - condanniamo i colpevoli, compatiamo le vittime -, questo riduce le esperienze a somma di biografie, quasi di storie da raccontare alle nuove generazioni con uno senso ‘favolistico’ come se queste cose non potessero mai accadere in futuro. Invece c’è bisogno di scavare per capire come è potuto succedere e come potrebbe succedere ancora. Trovo allucinante il manifesto politico apparso nei giorni scorsi su internet, l’elenco dei 150 professori universitari che avevano protestato contro la discriminazione in Inghilterra. Quando torna l’antigiudaismo noi torniamo a sentire la puzza dei roghi nazisti. Il senso di questo seminario è questo.

Perché l’Olocausto non è un dramma che riguarda gli ebrei che l’hanno subito, ma un problema che coinvolge noi e l’intero occidente che l’abbiamo prodotto”. Non prevista nel programma, era presente anche la dott.ssa Amalia Giuffrida, vice-presidente della Società Psicoanalitica Italiana, che ha parlato della Shoah come “pensiero impensabile” ed ha lanciato un allarme sulla preoccupazione per la possibilità di un “nuovo genocidio, in una società trascinata dal progredire incontrollato delle biotecnologie, delle comunicazioni telematiche”. “Si è dato origine a processi sublimativi ha aggiunto -, come ad esempio il richiamo ossessivo all’attenzione per il corpo fisico”. Silvana Sarli

“Memoria storica e memoria personale. Problemi di identità nei sopravvissuti all’Olocausto”

“La memoria storica serve alle generazioni successive, che devono vivere tali memorie come se appartenessero a chi le ricorda - ha spiegato nella sua presentazione la dott.ssa Simonetta Diena -. Si tratta di memorie legate ai ricordi ‘traumatici’, che hanno caratteristiche precise: non sono soggetti alla trasformazione delle situazioni presenti, non possono essere dimenticati, sono come braci ardenti che continuano a covare sotto la cenere: quindi il ricordo si dissolve dal sé, viene incapsulato, e non viene elaborato nel flusso normale della coscienza. Per coloro che hanno vissuto la Shoah non è facile ricordare nitidamente, esprimere gli avvenimenti e i sentimenti. In loro è riconoscibile, in misura e modi diversi, la sindrome dei sopravvissuti (ansia, disturbi del sonno, sogni di angoscia, disturbi della memoria, senso di colpa, tendenza all’isolamento, alterazione della personalità, disturbi psicosomatici,

comportamento da ‘cadavere vivente’ con la tendenza a prolungare le sensazioni provate nei campi di concentramento)”. Alcuni di questi sintomi si possono trovare anche in coloro che si avvicinano all’argomento, “anche in noi che lo studiamo - ha commentato -, si prova una prolungata sensazione di disagio, si prova un forte risentimento, si perde il contatto con la realtà circostante. In conclusione, spesso si tende a dimenticare non ciò che è accaduto ma il modo in cui si è verificato”.


Cultura, luci e ombre del territorio salentino La Fondazione Semeraro presenta una ricerca sui consumi culturali in provincia di Lecce. Monumenti, musei e teatri più frequentati rispetto alla media nazionale. Ma c’è anche un 45% di cittadini ‘inappetenti’

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n territorio vivace e pronto a raccogliere gli stimoli che vengono offerti ma anche pieno di contraddizioni e di orientamenti da interpretare. E’ questa la realtà della provincia di Lecce come emerge da “Culture e territori. I consumi culturali in provincia di Lecce”, interessante ricerca promossa dalla Fondazione Rico Semeraro, presentata al Museo provinciale Sigismondo Castromediano il 18 febbraio scorso. L’indagine è stata svolta nel periodo tra febbraio e marzo 2007, attraverso un questionario telefonico, su un campione di 800 persone oltre i 15 anni, residenti nelle diverse zone del territorio provinciale. Oggetto della ricerca – che ha preso come base di riferimento la classificazione Istat dell’annuale ricerca multiscopo ‘Aspetti della vita quotidiana’ – i consumi culturali che si svolgono fuori dell’ambiente domestico, e dunque la fruizione di teatro, cinema, musei e mostre, concerti di musica classica e non, monumenti e siti archeologici. Quasi un terzo della popolazione di riferimento dichiara di non svolgere alcuna attività nel tempo libero fuori casa; teatro, cinema e spettacoli costituiscono il principale interesse per il 13% circa della popolazione (musei, mostre, concerti per il 2%). Ma chi consuma cultura, in quattro settori su sei qui nella provincia di Lecce, ne fruisce di più rispetto ai dati medi regionali e nazionali. E’ quanto avviene per monumenti e siti archeologici (frequentati dal 33% della popolazione a fronte del 21% a livello nazionale), musei e mostre (29,5% contro il 27%), teatro, concerti di musica classica. Un elemento di forte vivacità, a cui si contrappone però un 44,8% di persone ‘inappettenti’ (38,7% a livello nazionale) che nel 2006 non hanno mai partecipato ad alcuna attività culturale. Ma è

superiore al dato medio nazionale anche quello sui consumatori onnivori (20,4% contro il 16,8%), coloro che hanno frequentato da quattro a sei settori culturali. Dunque, una percentuale alta di chi non consuma nulla e uno ‘zoccolo duro’ di persone che consu-

mano molto e con varietà. Tra i ‘non consumatori’ prevalgono gli anziani e coloro che vivono nel territorio provinciale, tra gli ‘onnivori’ spiccano i giovani, persone con un alto livello di scolarizzazione e che vivono nel capoluogo. Sembra emergere una domanda inespressa di cultura, che avrebbe bisogno di più tempo libero a disposizione, costi più bassi, più informazione, più capacità di attirare gli interessi. Quali soluzioni? Si potrebbe pensare – ipotizza la ricerca – di coinvolgere l’associazionismo attivo sul territorio, incentivare le visite di gruppo, superare la barriera dovuta all’assenza di persone con cui condividere esperienze, favorire le aperture serali dei luoghi di cultura, creare iniziative specifiche per coloro che risiedono in provincia. Sara Mannocci

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UN LIBRO AL MESE

“I Complici”: storie di mafia e malaffare

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uando il giornalismo d’inchiesta arriva a squarciare veli che coprono verità indicibili di connivenza fra politica e malaffare, allora le varie mafie d’Italia reagiscono con violenza. È quello che è successo recentemente con Roberto Saviano, autore del libro “Gomorra”, minacciato di morte dalla camorra, e con Lirio Abbate, coautore del libro “I Complici”, finito invece nel mirino della mafia siciliana. Entrambi sono tuttora sottoposti a scorta armata da parte della Polizia, a testimonianza della concretezza del rischio per la loro vita. Questo secondo libro, “I Complici – Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento”, è stato di recente presentato all’associazione Arci Terra Rossa di Taviano, nell’ambito di un ciclo di incontri dedicati al giornalismo d’inchiesta. Scritto a quattro mani da Lirio Abbate, giornalista siciliano inviato dell'ANSA e collaboratore de La Stampa, uno dei maggiori esperti di criminalità organizzata, e da Peter Gomez, inviato de L’Espresso, “I complici” ha ricevuto il premio "Capalbio", "Santa Marinella" e "Paolo Borsellino". Lirio Abbate, attento osservatore della mafia, è stato l'unico giornalista presente sul luogo al momento della cattura del capomafia Bernardo Provenzano e il primo a redigere la notizia con tutti i particolari del blitz raccontati in diretta. Abbate ha seguito in Sicilia le inchieste e i processi più importanti sulla criminalità organizzata e sul traffico di esseri umani, collegati agli sbarchi degli extracomunitari sulle coste siciliane. E poi i processi su mafia e politica. Su questi temi ha realizzato molti reportage per il quale è stato premiato come Cronista dell'anno 2003. Per l'attività che svolge è stato minacciato di morte dalla mafia e nel settembre 2007 i poliziotti che si occupano della sua protezione hanno sventato un attentato preparato davanti alla sua abitazione a Palermo. Nell'ottobre dello stesso anno il boss stragista Leoluca Bagarella, durante l'udienza di un processo in cui era imputato, ha lanciato ad Abbate un proclama intimidatorio per alcune notizie che il giornalista aveva scritto sull'ANSA. Da ottobre 2007 è autore e conduttore insieme a Peter Gomez della trasmissione televisiva Impronte di mafia in onda su RAI SAT PREMIUM.

Peter Gomez, cronista giudiziario de “L’Espresso”, collaboratore di “Micromega”, ha scritto per “Il Giornale” di Montanelli e per “La Voce”. Fra le sue opere vanno segnalati i libri relativi alle principali inchieste giudiziarie degli ultimi 15 anni, scritti principalmente con Marco Travaglio ma anche con Marco Lillo, Gianni Barbacetto e altri. Ne “I complici” gli autori presentano una carrellata di avvenimenti, dagli anni ’80 fino ad oggi, che hanno come principale filo conduttore le connivenze fra mafia e politica. Si fanno i nomi di personaggi di spicco di tutti i partiti politici, che concordano con i mafiosi l’accesso agli appalti e l’elezione pilotata di amministratori compiacenti. Si parla di edilizia, di appalti, di coop rosse (interessante, a tal proposito, la visione differente di Riina e Provenzano), di intrecci politico-mafiosi, di vicende interne al sistema malavitoso. Un passo del libro è eloquente dello scenario socio-politico ricostruito e indagato dagli autori: “A Bagheria non c’è mai stata distinzione tra mafia e politica, qui la mafia non è mai stato un contropotere, è sempre stato il potere” spiega ai cronisti del “Diario” che lo vanno ad intervistare Vincenzo Drago, ex corrispondente del quotidiano “L’Ora”, ex consigliere comunale comunista, oggi animatore del periodico locale “Il nostro Paese”. In particolare, viene descritta con precisione la “strategia dell’immersione” operata da Bernardo Provenzano, che diversamente da Totò Riina ritenne che dopo la stagione stragista fosse più opportuno allontanare le attenzioni dalla mafia, operando in maniera discreta, riscuotendo i crediti vantati presso la politica locale e nazionale. Una strategia che rimanda al capolavoro di Tomasi di Lampedusa. Nella Sicilia del potere è sempre stagione di gattopardi, con stili diversi e obiettivi identici: cambiare tutto perché nulla cambi. E questo sembra essere anche il capolavoro di Bernardo Provenzano che, con la sua cattura, ha trasmesso l’immagine di una mafia sconfitta garantendo invece a Cosa nostra il passaporto per il futuro. Gomez e Abbate raccontano i protagonisti di questo magma muto, che sembra avanzare sottoterra, senza eruzioni esplosive che attraggano l’attenzione della così detta società civile. Michela Santoro


Ringiovanire con lo sport Uno studio condotto sul Dna di oltre 2400 gemelli ha dimostrato la longevità di chi pratica sport

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esercizio fisico mantiene giovani. E ora si sa anche quanto. Il tempo tornerebbe indietro anche di 10 anni rispetto all'età anagrafica. E' quanto è emerso da uno studio effettuato su 2401 coppie di gemelli e diretto da Lynn Cherkas del King's College di Londra, pubblicato sugli Archives of Internal Medicine. In particolare, i ricercatori hanno evidenziato che in una coppia di gemelli geneticamente identici il fratello sedentario è biologicamente più vecchio del fratello gemello che svolge una vita fisicamente attiva. Bicicletta, corsa, canoa, palestra, piscina. A ciascuno la propria attività fisica, quindi, ma la sedentarietà proprio no. Avere uno stile di vita sedentario non solo ci espone a maggiori rischi di malattie cardiovascolari, di diabete di tipo due e di cancro, ma può farci anche invecchiare prima del tempo. Di circa dieci anni appunto. Gli scienziati sono arrivati a queste conclusioni dopo aver attribuito il ruolo di “unità di misura” dello scorrere del tempo per il corpo ai “telomeri”, una sorta di “cappucci” protettivi dei cromosomi che si accorciano con il passare degli anni. I telomeri sono piccoli pezzi di Dna che funzionano da rivestimento di sicurezza, proteggendo le estremità dei cromosomi in cui è organizzato il nostro patrimonio genetico all'interno della cellula. Sono strutture soggette a usura con il tempo e che non possono essere riparate dai meccanismi di “revisione” di cui è dotata la cellula. Quindi sono una vera clessidra cellulare: man mano che la cellula invecchia, il telomero si accorcia e quindi segna l’abbreviarsi del tempo che alla cellula rimane da vivere, esattamente come se fosse sabbia che scorre all’interno della clessidra. Nello studio, i ricercatori hanno notato che i telomeri del gemello più sedentario erano più corti, e le cellule più suscettibili di essere danneggiate e di morire. Le persone fisicamente più attive, invece, hanno telomeri comparabili con quelli trovati nei sedentari di dieci anni più giovani di loro. Inoltre, la ricerca suggerisce che lo stress, una delle cause di "accorciamento" dei telomeri, sia tenuto più sotto controllo da chi fa regolarmente esercizio fisico. Ad un rapido calcolo, è emerso che sono sufficienti circa tre ore e mezza a settimana di attività fisica. Avanti March!

Palmira Saracino, classe ’41 maratoneta a New York

“Ma il segreto è nel carattere”

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ompirà sessantasette anni il 6 aprile, ma è solo la sua età anagrafica, quella biologica è ferma a circa cinquantacinque. Palmira Saracino, martanese, è una sportiva e una donna d’acciaio, ha collezionato una cinquantina di gare, a novembre ha corso la maratona di New York. Sull’esperienza americana ha commentato “La Maratona di New York? Una 42 km come le altre. Anzi, l’ho trovata chiassosa. Meravigliose invece le cascate del Niagara”. Nonostante l’invidiabile curriculum, per lei lo sport non è agonismo esasperato, e infatti non si allena mai, corre direttamente in gara, per la passione e la gioia di correre e basta. Probabilmente non più di quelle famose tre ore e mezza a settimana, che sono la dose per tenere in forma i telomeri. “Ma il segreto sta anche nel carattere e nella forza di volontà”, puntualizza Palmira”. Non bisogna mai lasciarsi andare. Per esempio, dopo essere andata in pensione, due anni fa, stavo per prendere l’abitudine di svegliarmi più tardi la mattina. Allora mi sono detta ‘Questo non deve succedere, non devo prendermela con comodo’. Così ho deciso di mettere la sveglia. Per Palmira Saracino me è importante restare attiva anche continuando ad insegnare attività sportiva ai giovani, cosa che faccio due giorni alla settimana. E credo che sia importante il mettersi in gioco a qualsiasi età. Per esempio, una bella prova sono stati i 7 voli per il viaggio negli Stati Uniti, quando in vita mia non avevo mai preso un aereo”. L’alimentazione? La sua dieta è da manuale: caffè lungo con biscotti a colazione, frutta per spuntino, un primo o un secondo e frutta a pranzo, verdura e frutta a cena. Si definisce buongustaia e suo malgrado ha dovuto diminuire un pochino gli adorati formaggi. Vizi? Niente fumo, niente alcool. Capito come si fa a restare giovani?

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Quando il basket abbatte le barriere

Marco Calamai ha lasciato undici anni fa le panchine di serie A per dedicarsi a una nuova sfida. Integrare i ragazzi con disabilità attraverso il basket

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ndare oltre i propri limiti è l’obiettivo di ogni sportivo. Anche quei limiti che ti ha dato la natura e che sembrano insuperabili. A Bologna c’è una squadra dove ragazzi con diverse disabilità, affetti da autismo, epilessia, sindrome di Down, problemi di comportamento, si allenano e giocano insieme a ragazzi ‘normali’ e sono regolarmente iscritti ad un torneo. In campo sono tutti trattati allo stesso modo, nessuno dice mai a un giocatore ‘poverino’, ma tutti sono incitati e sgridati senza differenze. Sono gli Over Limits Fortitudo Emilbanca. Il loro coach è Marco Calamai (nella foto), che 11 anni fa ha lasciato le panchine di serie A per tuffarsi in questa nuova sfida. Fiorentino di nascita e bolognese d’adozione, ex giocatore di basket, ex allenatore (370 presenze in 12 anni di serie A, tra Ferrara, Pavia, Venezia, Firenze, Fortitudo Bologna e Livorno), con una laurea in filosofia, insegna all’università. Ma, soprattutto, dal 1995 collabora con l’associazione La Lucciola, fondata dalla neuropsichiatra infantile Emma Lamacchia a Ravarino, nel modenese. Da allora si dedica a tempo pieno ai ragazzi diversamente abili. Nessun rimMarco Calamai pianto per aver lasciato la serie A, Calamai vive ogni gara con le stesse sensazioni e lo stesso approccio, ma con una soddisfazione in più: quella di essere riuscito a portare i suoi giocatori ‘speciali’ a giocare un campionato vero, abbattendo le barriere e dimostrando che nello sport nulla è impossibile. Da gennaio infatti gli Over Limits parteciperanno al torneo Anspi, Associazione Nazionale San Paolo Italia, il campionato che coinvolge le parrocchie di tutta Italia e che li ha visti protagonisti lo scorso anno alle finali nazionali, conquistando il secondo posto. La squadra schiera in quintetto tre ragazzi normodotati e due disabili. A prescindere da come vada la partita, due disabili sono sempre in campo. Vederli in azione provoca un’emozione particolare. Ed è una sfida anche per gli avversari che giocano, e spesso perdono, una partita vera, senza tirarsi indietro e senza mai pensare che si trovano davanti a un diversamente abile. I genitori sono tifosi particolarmente accesi, e sono proprio i primi testimoni di come il basket ha permesso ai loro figli di sentirsi integrati e responsabilizzati, migliorando anche la propria situazione clinica. Nadia è la mamma di Pamela (nella foto insieme a Marco Calamai). “Non riesce a comunicare perché non le arriva l’ordine dal cervello alla bocca”, spiega la signora Nadia, “aveva avuto un blocco autistico. Vivere in un gruppo e avere un allenatore che la sprona come si fa con i giocatori veri l’ha aiutata ad segue a Pag.16


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Disabili il 4,8% degli Italiani. Scarsa l'integrazione Marzo 2008

Uno studio della Commissione Europea per l’inclusione sociale mette in luce le differenze tra nord e sud Italia.

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o studio della Commissione europea sulla cura e l’accoglienza dei disabili mette in luce le condizioni di vita dei disabili nel percorso dall’istituzionalizzazione a nuove forme di assistenza all’interno del contesto europeo, delineando inoltre le differenze fra Nord e Sud in Italia nel misurarsi con il tema dell’assistenza ai disabili. Sulla base dei dati diffusi dal rapporto si stima che la popolazione disabile in Italia è di circa 2.6 milioni di persone, circa il 4.8 per cento del totale, ma con un filtro più ampio la percentuale potrebbe arrivare al 13 per cento. La ricerca della commissione osserva il contesto italiano, assieme a quello tedesco ed inglese, prendendo come campione tre regioni italiane: Veneto, Emilia Romagna e Campania. Lo studio pone l’accento sul debole coordinamento nazionale nelle varie zone d’Italia, che vede l’eterogenea evoluzione delle due parti d’Italia, Nord e Sud, nell’affrontare la questione della disabilità e le autorità locali costrette a budget inadeguati e diversi da regioSegue da Pag.15

ne a regione; si parla di lievi riforme per il Sud nell’ambito dell’accoglienza dei disabili, e della predisposizione di servizi di assistenza di comunità e di un parziale utilizzo delle vecchie strutture per le regioni del nord. L’Italia conta 178 mila persone disabili in residenze comunitarie, mentre circa 153 mila in istituti. Le donne sono oltre 100 mila, e poco più di un migliaio i bambini. I lavoratori del settore sono 163 mila, di cui 66 mila si occupano di assistenza e 40 mila compongono lo staff clinico. La Commissione Ue ribadisce il necessario passaggio dall’assistenza negli istituti ai servizi offerti da comunità, in particolar modo per alcuni paesi europei in cui il trattamento dei disabili all’interno degli istituti s’inserisce nell’ambito della violazione dei diritti umani. Vladimir _pidla, Commissario agli Affari sociali, definisce questo passaggio: "una trasformazione che ci farebbe fare molta strada verso il rispetto delle responsabilità che ci siamo assunti con la Convenzione Onu

Quando il basket abbatte le barriere

aprirsi e non isolarsi". Junior non parlava e aveva difficoltà a camminare, ora riesce a correre e ad esprimersi. Ma sono tanti gli esempi che si possono portare. Nella Palestra Furla gli Over Limits si allenano ogni mercoledì a partire dalle 15. Sono una quarantina divisi in due gruppi. Altri venti ragazzi invece si allenano a San Lazzaro. Qualcuno indossa la maglietta del proprio idolo, tutti sono pieni di un’invidiabile tenacia e mostrano una grande forza di volontà. Provano anche mille volte finchè non riescono a centrare il canestro o a eseguire lo schema che gli è stato spiegato. Il coach li osserva, li sprona e li sgrida. Segna le presenze. “Oggi siamo decimati dall’influenza”, nota. Un ragazzo arriva con la sua mamma, vuole entrare a far parte del gruppo. “Ora stai qui,

guardi e poi decidi” gli dice il coach. Ma lui non ha esitazioni, subito va a mettersi le scarpe, vuole provare a giocare. Davide, Loredano, Enzo e Matteo sono gli educatori che aiutano Marco e la sua assistente Simonetta durante gli allenamenti. Ognuno dedica tre o quattro ore alla settimana agli Over Limits, un’esperienza che è formativa anche per loro. “Vedere i miglioramenti quotidiani in questi ragazzi mi fa sentire utile per gli altri”, dice Davide Morri, che gioca pure in serie D con gli Stars, “è la prova che ho fatto un buon lavoro". Marco Calamai ha usato il basket come veicolo di crescita psicofisica nel mondo dei disabili, la palla come metafora della comunicazione. “Passare la palla rappresenta la conquista di un rapporto”. Donato Melcarne

sui diritti dei disabili". Un percorso non semplice quello che va dall’istituto alla comunità, il quale dovrà coinvolgere non solo le istituzioni e i disabili ma anche le loro famiglie, le associazioni, i soggetti privati e la cittadinanza attraverso la riconversione, anche architettonica, degli istituti, la formazione degli operatori coinvolti e campagne di sensibilizzazione pubblica. La Commissione europea riconferma la volontà di non concedere ulteriori finanziamenti agli istituti,

ma si considera l’utilizzo del Fondo sociale europeo per finanziare progetti che promuovano l’approccio inclusivo verso i disabili. Una ricerca quella della commissione europea forse un po’ troppo ambiziosa ma che pone i paesi europei all’ennesima presa di coscienza di fronte al tema disabili, sperando che quest’ottica di inclusione sociale rappresenti un obiettivo concreto da raggiungere. Lucia Luperto

Fiori d’arancio al CSVS

Auguri a Rosi e Bema Segue da Pag.1

Una nuova stagione del volontariato nel Sud

auspicando che queste risorse non vadano a cadere a pioggia in maniera indifferenziata, ma secondo un preciso programma che trae origine da una puntuale conoscenza dei bisogni del territorio, così come vengono incrociati dalle OdV. Insomma tutto va nella direzione del gioco di squadra, per incrementare l’efficacia e la qualità delle azioni. Rischi. Sono sempre i soliti, tipici di una parte ancora arcaica

del Mezzogiorno: quelli di una spesa inefficiente, ovvero di una spesa pilotata verso i soliti canali dei soggetti forti. Alla luce di ciò che si è visto fino ad oggi, sotto la regia della Consulta Nazione Co.Ge. e di CSV.net, e soprattutto della trasparenza e dell’ampia informazione che si sta dando a tutti, sarà quasi impossibile che questo si verifichi. Anche se occorre sempre vigilare…

Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di Lecce Marzo 2008 – Anno III - n.19 Iscritto al n. 916 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 24/01/2006 Direttore Responsabile: Luigi Russo Redazione: Sergio De Cataldis, Valentina D’Amico, Serenella Pascali, Silvana Sarli, Luigi Conte, Donato Melcarne, Mimina Sergi, Michela Santoro, Sara Mannocci, Michele Rosafio

sede: Centro Servizi Volontariato Salento - via don Luigi Sturzo 36 - Lecce Tel. 0832.392640 – Fax 0832.391232 – Direttore: 3356458557 Stampa: SERAFINO ARTI GRAFICHE - TRICASE Tel e Fax 0833 541866


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