Cristina di Morval II - i Ribelli

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Cristina di Morval II- i Ribelli by Luana Semprini L’opera è di proprietà dell’autrice, tutti i diritti sono riservati

Dedicato a tutte le persone meravigliose che ho conosciuto e che mi hanno aiutato.

Della stessa saga: Cristina di Morval I- il Ritorno http://goo.gl/FGMtm


Prologo

Dieci anni prima le vicende narrate in questa storia. Lo stregone si fece annunciare al sovrano, chiuso nella torre nera. Era trepidante e certo che il re nero sarebbe rimasto soddisfatto di quanto stava per riferirgli. ― Avanti Glen, mio fidato stregone ― proruppe la voce metallica del sovrano. Glen varcò la stretta porta della torre e, come al solito, si trovò immerso nella più densa oscurità, ma questo non era un problema per lui grazie ai suoi poteri. ― A cosa devo questa visita ― riprese il re nero senza mostrarsi, rimanendo immobile sul suo trono di ferro. Glen si sfregò le mani ed evitò di fissare il sovrano. ― Vi porto una notizia che spero riterrete importante. Io, Blandus e Abus abbiamo fatto una scoperta interessante sire. Oltre al nostro regno esistono altri mondi paralleli in cui la vita è completamente diversa dalla nostra, persino le facoltà umane sono differenti. Non esiste la magia ma c’è qualcosa di altrettanto potente e letale. Il re nero ebbe un fremito e si alzò in piedi. ― Com’è possibile una cosa del genere? ― domandò senza mostrare incredulità e interesse. Glen chinò il capo e i lunghi capelli gli coprirono il viso. ― Questo non lo sappiamo sire, ma pensiamo di riuscire a trovare un modo per penetrare in questi mondi. Pensate a


come sarebbe eccitante estendere il vostro dominio anche oltre i confini del regno. A quelle parole il re nero rimase in silenzio. Le emozioni non facevano più parte di lui, tranne una: aveva sete, tanta sete di potere. Questa era l’unica cosa che contava nella sua vita. Potere, dominio incontrastato in ogni luogo, in ogni tempo. ― Voglio vedere con i miei occhi questi altri mondi, voglio che studiate un modo per potervi arrivare. Glen inclinò la testa di lato, estremamente soddisfatto. Sapeva già come avrebbe chiamato l’invenzione anche se ancora era soltanto un’idea. Sì, lui, Blandus e Abus avrebbero creato il trasmigratore di mondi.


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Aprire gli occhi e trovarmi di fianco Redcliff in un qualche modo mi sorprese. Era ancora addormentato, con i capelli nero corvino sparsi sulla fronte e una mano candida chiusa a pugno mentre riposava in posizione fetale. Lo fissai con interesse, le ciglia scure, le labbra morbide e socchiuse, il petto liscio e ampio. “Oddio” pensai “Ho fatto l’amore con lui!”. Arrossii mentre ripensavo agli avvenimenti di quella notte strana. Finalmente avevo scoperto chi era stato a salvarmi la vita da morte certa a Gralon, ma ero anche venuta a conoscenza della vera storia di Redcliff grazie a sua nonna, la maga Sabillia, che mi aveva curata con la magia e con affetto. Redcliff, il mio dapprima odiato nemico, era diventato il mio amante e il mio amore. Scossi i capelli ricci e ribelli e sospirai avvolgendomi il lenzuolo attorno al seno. Ovviamente lui non sapeva che suo padre, il re nero, aveva venduto la sua anima per tornare in vita. Ed io, la paladina dei ribelli di Morval, mi ero arresa al principe del male, al suo fascino ambiguo e malsano. “Chissà cosa penserebbe Rudy in questo momento” meditai soffiando via un ricciolo che mi era caduto sul naso. Rudy, il mio adorato rompiscatole parlante, il pipistrello che nessuno vorrebbe intorno, che fine aveva fatto? Erano trascorse due settimane dalla mia quasi morte ai piedi del


castello di Gralon e non avevo più saputo nulla dei miei compagni. Liry, Govran e Urien erano stati catturati dal conte di Gralon, Islay, e rinchiusi nelle prigioni del castello. Quel falso del conte ci aveva ingannati e traditi e si era venduto a Redcliff per niente. Una domanda mi sorse improvvisa e fastidiosa: Adesso che io e Redcliff eravamo, come dire, intimi, avrebbe ripreso con la sua guerra disonesta? Mi morsi il labbro inferiore e lo guardai. Se fossi rimasta sempre in questa dimensione, mi sarei innamorata di lui o avrei continuato a fargli la guerra come era giusto che fosse? Forse nel mio mondo adottivo, in cui ero una semplice laureata in economia, mi ero rimbambita quanto bastava. All’improvviso sobbalzai, Redcliff si stava muovendo, stiracchiando le lunghe braccia. La sua bocca si aprì in uno sbadiglio e io voltai la testa dall’altra parte. ― Ummm ― verseggiò lui. Deglutendo mi voltai e trovandomi di fronte i suoi occhi neri e brillanti iniziai ad avere i brividi. ― È già mattina? ― domandò Redcliff tenendo il suo sguardo invadente puntato su di me. ― Direi di sì< ― balbettai. Avevamo fatto l’amore prima in riva ad un laghetto, quella notte, poi nella stanza che occupavo a casa di sua nonna. Redcliff mi avvolse le braccia intorno alla spalle e mi baciò sul collo.


― La mia ribelle preferita ― sussurrò, seducente come un gatto. Se faceva così non avrei resistito a lungo. Mi girò il volto verso il suo, costringendomi ad incontrare i suoi occhi cupi. ― Redcliff< ― biascicai. Lui mi baciò con dolcezza. ― Sai ― disse ― Sono contento che tu sia finita in quell’altra dimensione, sei diventata più simpatica e ragionevole. ― Ragionevole? ― ribattei piccata, incrociando le braccia al petto. ― Non sono affatto simpatica e ragionevole, soltanto perché noi, io< ― Redcliff mi afferrò per la vita e mi stese sotto di lui. Ansimai, piacevolmente sorpresa. ― Noi? ― fece lui di rimando alzando le labbra con un gesto sensuale. Gemetti, mentre Redcliff passava nuovamente la sua lingua sul mio collo. Scossi la testa, cercando di recuperare la lucidità, e spinsi con le mani sul petto di Redcliff per allontanarlo da me. Tremolante riuscii a recuperare un certo contegno. ― Redcliff volevo dirti che< ― Ovviamente lui non mi prendeva sul serio, continuava a fissarmi con quel sorriso ironico che mi privava di ogni ragione. ― Adesso non penserai che mi sia messa dalla tua parte! ― esclamai.


Lui alzò un sopraciglio, scettico, e una coltre cadde sul suo volto. Si alzò da me, appoggiandosi alla spalliera del letto. Dovetti ammettere che un po’ mi dispiacque. ― Cristina ho deciso che parlerò con mio padre. Intercederò affinché la tua condanna a morte venga revocata e per far cessare questa guerra. Fino a quel momento però tu per tutti dovrai essere morta. ― Morta. Ricordai con dolore la freccia che mi trapassava il petto. Un brivido mi scese giù per la schiena: sicuramente non volevo ripetere l’esperienza. ― È per la tua sicurezza ― aggiunse Redcliff. Il suo sguardo si fece all’improvviso cupo, preoccupato. Mi avvolse i polsi con le mani e mi guardò negli occhi. ― Non voglio che ti accada nulla di male Cristina. ― Tutto in lui era così intenso che mi soggiogò. Nelle mie vene scorreva vivido l’amore che provavo per lui, lui che aveva deviato la mia strada. Sospirai. ― E sia ― risposi ― ma devo assolutamente andare a cercare i miei compagni e liberarli. Non li lascerei mai perire lì nelle prigioni quando io sono libera e felice. ― Le parole mi erano uscite di getto, abbassai le ciglia e il capo. L’avevo detto davvero? Redcliff infilò le dita tra i miei capelli e avvicinò il volto al mio. ― Tu sei mia ― mormorò. ― Ti ho voluta dalla prima volta, da quando ti sei messa a farmi la guerra e ho pensato che fossi solo una sciocca, un’illusa. Sognavo i tuoi capelli neri sparsi sul mio cuscino, il tuo corpo bianco sotto al mio,


il tuo seno tra le mie labbra. Volevo sconfiggerti così ma sei tu che alla fine hai sconfitto me. ― Impallidii, nessuno mi aveva mai detto parole così intense, sicuramente non Daniel. Come avevo fatto a restare quattro anni insieme a lui quando era questo l’amore? ― Redcliff ― biascicai ― aiutami a salvare i miei amici e a porre fine a questa guerra. Così staremo insieme. ― Lui mi baciò su una guancia e poi annuì. ― Tu non farai niente Cristina, per tutti dovrai essere morta quel giorno a Gralon. Io ti riporterò i tuoi amici, ma tu aspetterai qua nel frattempo. ― ― No! ― esclamai improvvisamente concitata. ― Non posso restarmene chiusa qua al sicuro! ― Lui mi fissò con sguardo truce. ― Non penserai mica che ti farò venire con me? Resta al tuo posto Cristina. ― Le tenebre offuscavano i suoi occhi già neri e io, che sapevo, non potevo far nulla. Come potevo dirgli che aveva realmente bisogno di me? Comunque, avrei fatto a modo mio.


2 Redcliff, vestito di tutto punto, con la casacca e i pantaloni neri, si legò i capelli lunghi con un laccio di cuoio e si infilò gli stivali. Stava per partire, per andare a compiere qualcosa in cui sarei dovuta esserci anche io. Incrociai le braccia al petto, indossavo ancora la vestaglia della notte precedente ormai stropicciata, e corrugai la fronte. Redcliff mi sorrise con insolenza. ― Non guardarmi così Cristina, tu sei una ragazza, sei fatta per l’amore e non per la guerra. ― Arrossii, irritata e sorpresa. ― Eh no caro mio! I tuoi medievalismi proprio non mi piacciono, per niente! ― Lui rise cacciando la testa all’indietro e alzandosi in piedi. Mi stupii nuovamente a vedere quanto fosse alto. Redcliff mi afferrò il mento con le mani mi depose un bacio sulle labbra. ― Tornerò presto a prenderti ― sussurrò. L’espressione severa sul mio volto si dissolse, mentre gli avvolgevo le braccia attorno al collo. Come avevo fatto io, moderna ragazza del ventunesimo secolo, ad innamorarmi di una specie di principe medievale? Eppure era così, lo amavo e mi si stringeva il cuore a vederlo partire, lui che aveva così tanto bisogno di me. A interrompere quel momento idilliaco giunse Sabillia. Tossicchiò per attirare l’attenzione ed io, imbarazzata come


non mai, mi scostai da lui. In quel momento ricomparve il pudore che avevo dimenticato nelle ultime ore. Sabillia aveva un’espressione complice sul viso. ― Spero di non disturbarvi ragazzi. Redcliff stai partendo?Lanciai un’occhiata di sbieco a quest’ultimo, ero proprio curiosa di vederlo rivolgersi a sua nonna. Ridacchiai e lui mi guardò torvo. ― Sì nonna sto partendo. Badate a Cristina per cortesia, non voglio che faccia qualcosa di “ribelle”. ― Sorrise sentendosi sicuramente molto furbo. Sabillia passò gli occhi prima su di me e poi su di lui , infine sospirò. ― Eh sia ragazzi. Redcliff il tuo cavallo è dietro casa. Prendi qualcosa da mangiare per il viaggio. ― Annuì e facendo finta di ignorarmi si allontanò. Io lo seguii con lo sguardo, mentre usciva di casa e si accingeva a montare sul suo destriero bianco che io, misteriosamente, non avevo mai visto lì attorno. ― Ehi ― lo rimbeccai. Non se ne sarebbe certo andato senza un bacio. Soffocando una risata, Redcliff si voltò. Scrutai i suoi occhi densi e sorrisi. ― Non mi baci? ― domandai, con le gote arrossate. In risposta Redcliff mi attrasse di slancio tra le braccia, facendomi mancare il respiro. Poi appoggiò le sue labbra sulle mie. ― Tornerò presto ribelle, tu non fare guai come al solito. ― Non trovai una risposta adeguata, gli avrei balbettato un insulto ma non mi sembrava il caso visto che stava partendo. Me ne restai in silenzio con uno strano groppo


alla gola. Redcliff spronò il suo meraviglioso cavallo bianco e se andò senza nemmeno voltarsi. Di sicuro non sarei rimasta lì come una statua di cera. Canticchiando ritornai dentro casa e mi infilai nella mia camera. Facendo finta di niente scartabellai tutti gli angoli alla ricerca di abiti che non fossero delicate vestaglie da notte e trovai ciò che faceva al caso mio: un paio di comodi pantaloni in pelle e una casacca che mi arrivava alle cosce. Era meglio di niente.” Adesso devo solo sgusciare fuori senza essere vista e<” ― Cristina cara. ― “Ops<”, Sabillia era proprio fuori dalla porta e mi fissava con un sorriso sul volto. ― Vai da qualche parte? ― domandò. Io evitai il suo sguardo e fissai il soffitto. ― Certo che no! ― stridei. La vecchina incrociò le braccia al petto. ― Suvvia Cristina, non vorrai mica mentire a me, ti ricordo che sono una maga della dodicesima stella nel caso te lo fossi dimenticata. ― Dimenticata? Certo che no! Al castello di Karnak avevo letto che i maghi erano persone nate in determinati giorni con un cielo astrale ben definito. Il loro potere quindi era dovuto dagli astri. ― Sabillia io non posso rimanere qua, devo andare a recuperare i miei amici, devo seguire Redcliff! ―


La maga alzò gli occhi al cielo e si voltò facendomi segno di seguirla. ― Lo so mia cara, purtroppo non posso impedirti di fare diversamente, ho salvato la tua vita e adesso spetta a te scegliere. Ti chiedo soltanto di stare attenta a te< e a Redcliff . Tra noi passò uno sguardo complice. Entrambe l’amavamo. La maga mi guidò fuori dalla sua semplice casetta e mi indicò il sentiero che aveva preso Redcliff poco prima. ― Dovrai prendere questa strada per arrivare a Gralon, segui sempre il sentiero. Purtroppo non ho una cavalcatura da prestarti, dovrai andare a piedi. La strada è tutta pianeggiante e non passa mai nessuno da qua, ma stai comunque attenta. ― Io annuii con un certo imbarazzo. Cosa dovevo dire a Sabillia? Senza di lei sarei morta, lei mi aveva curata dopo che Redcliff mi aveva condotta a casa sua. Desiderai abbracciarla< guardai i suoi occhi chiari e penetranti e vi lessi affetto. Un sorriso affiorò sulle sue labbra. ― Abbracciami, bambina. ― Poteva essere mia nonna ed io l’abbracciai forte. ― Grazie Sabillia, grazie di tutto! ― Lei annuì e poi mi lasciò. ― Attenta Cristina, ricorda quello che ti ho detto. Ecco, prendi anche tu qualcosa per il viaggio. ― Sabillia mi porse delle vivande e una scorta d’acqua, poi si voltò. ― Compi il tuo destino, ribelle di Morval. ―


Ritrovami sola dopo tanto tempo fu strano. Camminare, senza avere a fianco quell’insolente di Rudy o il fidato Toddy non mi piaceva. Mi mancavano le frasi senza senso di Liry, la serietà di Govran e anche un po’ quella stravagante di Urien. Adesso, sola, con una mano sulla cinta che teneva legata la borraccia, mi guardavo intorno. Il sentiero che conduceva al castello di Gralon era pianeggiante, circondato da un bosco non troppo fitto, con selve e rovi ai lati. Sembrava un posto in cui fare una gradevole passeggiata con Sante, il mio cane senza razza dell’altra dimensione. In quel momento mi vennero in mente i miei genitori adottivi, chissà se erano in pena per me< Mi sentii in colpa per averli abbandonati in quel modo. “Li ho lasciati da un giorno all’altro” mi rimbeccai. In quel momento mi sentii molto Rudy. Oltre a questo c’era il problema dei miei veri genitori, di cui non ricordavo niente, tenuti prigionieri al castello del re nero. “Redcliff li libererà” mi rassicurai “ e questa guerra malsana finirà una volta per tutte”. Cercai di distrarmi canticchiando, ignorando il fatto che le mie gambe stessero diventando sempre più stanche e pesanti. Decisamente avevo bisogno del mio Toddy. Mi riposai appoggiando la schiena al tronco di un albero tentando di convincermi che sarebbe andato tutto bene.


Passai la notte al riparo tra le fronde di una quercia, ma quasi non chiusi occhio. Se qualche settimana prima mi avessero detto che mi sarei ritrovata a dormire all’addiaccio avrei riso, io, che odiavo persino dormire in tenda! Eppure ero stata costretta a farlo e al mattino mi alzai tutta indolenzita e rattrappita. Non sapevo quanto mancasse ancora per giungere a Gralon perché, aimè, il mio viaggio d’andata era stata una corsa tra la vita e la morte. Mi scrollai di dosso i rametti e le foglie e mi rimisi in cammino, non prima di aver naturalmente mangiucchiato qualcosa. Intorno a me il terreno iniziava a farsi in salita, forse il castello di Gralon non era poi così lontano. Era situato in cima ad una collina ripida e arcigna, collina dalla quale ero stata trascinata giù come un peso morto. Il solo pensiero mi dava la nausea. Chiusi gli occhi e cercai di pensare che presto< cosa avrei fatto? Mi sarei ritrovata di nuovo ai piedi di quel castello maledetto e Redcliff mi avrebbe riacciuffata per la collottola e riportata dalla nonna? Non era proprio questo che speravo. Volevo ritrovare i miei amici, vegeti, fuori da quelle prigioni; sarei stata disposta a tutto pur di trarli in salvo. Determinata, pronta a ogni cosa e a niente, mi accorsi verso sera che davanti a me si scorgeva la punta del castello di Gralon. Era solo un ammasso di chiare pietre in lontananza, ma questo significava che ero vicina e dovevo stare molto attenta. Però, man mano che mi avvicinavo, notai di non avvertire nessun rumore tipico di un esercito accampato.


Forse i soldati di Redcliff avevano già levato le tende? Tentennai, incerta sul da farsi. Il buio calò molto velocemente e ben presto mi ritrovai coperta da una coltre di tenebre. “Rudy, se solo tu fossi qua con me con i tuoi consigli<” pensai. All’improvviso qualcosa mi volò in faccia facendomi perdere l’equilibrio. ― Ma che diamine<! ― esclamai coprendomi il viso con le mani. ― Cosa diavolo è stato? Qualcosa di scuro e ampio mi coprì la visuale. ― Vattene, brutto uccellaccio! ― gridai. ― Ancora mi scambi per un uccello? Certo Cristina che sei proprio imbranata! Quella voce< ― Oddio! Rudy! ― esclamai fuori di me per la gioia. ― Sei proprio tu? ― chiesi fissando gli occhi sul pipistrello che mi volava davanti. ― Certo che sono io! Ma guarda tu se mi devo sentire paragonare ad un uccello ― rispose Rudy fingendosi offeso. Io ridacchiai, ― Come hai fatto a trovarmi? Non sapevi che sono morta? ― Il pipistrello mi gettò un’occhiata in tralice e i suoi occhi si illuminarono al buio. ― Sicuro, una morta che parla! Sapevo che ti eri salvata, ho seguito Redcliff mentre ti portava in quella casetta sperduta, poi però sono tornato per controllare la situazione a Gralon. La mia bocca si ammutolì e divenne piatta.


― Giusto. Hai saputo qualcosa degli altri? ― Rudy si avvicinò di soppiatto al mio orecchio, come a voler parlare in segreto. ― Gli altri sono qua ― sussurrò. ― Cosa?! ― esclamai a gran voce. ― E che diamine Cristina! Non urlare! Ti ricordo che siamo nei pressi del castello di Gralon ― mi rimbeccò Rudy. ― Certo< ― biascicai io, concentrata ― ma loro dove sono? ― ― Nascosti poco distante da qua, eravamo in viaggio per venire a prenderti lì in quella casa, ma tu ci hai preceduto. ― Ma< ma< Come hanno fatto ad evadere? ― esclamai nuovamente. Mi sembrava tutto illogico. Rudy, spazientito, mi fece cenno di ritirarmi dietro un albero. Qui svolazzò a un centimetro dal mio orecchio e disse: ― È stato Jonas a farli uscire. ― L’immagine del ragazzo prese forma nella mia mente. Era il figlio del conte Islay, il simil elfo, come lo chiamavo io. Lui era rimasto all’oscuro delle intenzioni del padre, ma al momento della nostra cattura non aveva mosso un dito, neppure per salvare Liry, per la quale provava un evidente affetto. Fortunatamente si era redento. ― E adesso lui< ― mormorai. ― Ha inscenato tutto, è stato bravo ― rispose Rudy ― è rimasto al castello del padre ma credo lo faccia per controllare la situazione. Gli alti gradi dell’esercito di Redcliff hanno preso possesso del castello in via totalmente ufficiosa. Islay ha capito di essere stato colto in trappola.


― Quel maledetto! Ben gli sta! ― risposi. Poi mi venne in mente un’altra cosa. Rudy doveva senz’altro aver visto Redcliff; glielo domandai. Il pipistrello fece un espressione strana e poi voltò le ali librandosi ben al di sopra della mia testa. ― Ti piace proprio quel mascalzone eh? ― gracchiò. Io arrossì, incrociando le braccia. ― Rispondi alla mia domanda. ― Il pipistrello sospirò. ― Ebbene, non ho buone notizie su di lui. ― Il cuore prese a battermi all’impazzata. Che intendeva dire Rudy? ― All’incirca ieri sera, Redcliff è giunto al castello di Gralon, ma non l’hanno neppure fatto entrare. I suoi soldati l’hanno arrestato. ― Dovetti appoggiarmi alla corteccia dell’albero, incredula. ― Arrestato? ― mormorai . ― Io mi trovavo come al solito in avanscoperta. Il giorno stesso Jonas era riuscito a far evadere Govran e gli altri, li ha fatti salire all’interno di un carro diretto fuori dal castello. Capisci che la situazione era pericolosa, se ci avessero scoperti< ― ― Arriva al sodo! ― stridei, in ansia. ― Ebbene, stavo controllando la situazione al castello quando ho visto arrivare Redcliff. L’esercito sembrava lo stesse aspettando, ma non è stato accolto come si conviene ad un generale. È stato arrestato senza che potesse opporre


resistenza e l’esercito si è rimesso in marcia lasciando dei soldati a guardia di Islay. ― Dove si sono diretti? ― domandai torturando il laccio della borraccia. ― Con ogni probabilità al castello del re nero ― rispose Rudy. Dunque era così, Redcliff aveva messo in pericolo la sua vita per salvare la mia e suo padre l’aveva fatto arrestare! ― È assurdo! ― gridai, le lacrime presto iniziarono a scendere dai miei occhi. Mi scorticai le mani a furia di stringere la corteccia. ― Quel maledetto del re! Redcliff non lo sospettava neppure, lui ha fatto di tutto per salvarmi< ― Rudy si avvicinò al mio volto e cercò di consolarmi, ma di certo lui non poteva capire il vuoto che provavo dentro. Redcliff aveva bisogno di me. ― Se speri che lo lascerò al suo destino ti sbagli Rudy ― mormorai stringendo i denti. ― Cristina perbacco! Ha fatto catturare i tuoi genitori, ha distrutto Morval! Non è un santo! ― ― Non mi importa se non è un santo, io lo amo Rudy! ― Il pipistrello svolazzò fino a quasi a toccare la terra con le ali. ― Oh povero me< ― Ignorai Rudy e fissai lo sguardo a nord, verso le terre del re nero. Ora si che avevo un valido motivo per combattere questa guerra. Il mio vero nemico era il re nero ed io l’avrei annientato, fosse stata anche l’ultima cosa della mia vita.


3

Rudy mi condusse dai miei compagni, i quali erano celati da qualche parte in qualche selva. Ero contenta e agitata di rivederli ma c’era sempre quello strato pesante di nebbia che mi era caduta sul cuore quando avevo saputo di Redcliff. Il pipistrello parlante aveva già detto ai miei amici che ero rediviva, per cui non mi aspettavo di certo quell’accoglienza da ritorno dall’aldilà che ricevetti. Erano tutti seduti a terra, con l’aria smunta e triste. Quando blaterai un: ― Ciao ragazzi― questi alzarono lo sguardo e mi fissarono sconvolti. ― Cristina! ― esclamò Liry facendo un balzo e volando quasi nella mia direzione. ― Liry< ― mormorai soffocata dall’irruenza di mia cugina. Avevo già ricevuto un’accoglienza simile di ritorno dall’altra dimensione ma non ci avevo ancora fatto l’abitudine. ― Sei viva< hai ancora i tuoi splendidi capelli! ― balbettò Liry piangendo. Con molta cautela la staccai da me e fissai i miei occhi nei suoi color ambra. ― Sto bene, Liry, piuttosto voi state tutti bene ? ― risposi. Fui distratta dalla figura che lentamente si era posta al suo fianco: era Govran, il fratello gemello di Liry.


― Govran< ― farfugliai, imbarazzata. Tra me e lui c’era stata una discussione ambigua. I suoi occhi ambrati mi fissarono con intensità; notai che era più magro dell’ultima volta, ma i suoi muscoli dorati spiccavano comunque lucenti e sodi. Aveva i capelli biondi spettinati e una leggera barba gli copriva il mento. Sembrava certo più uomo dell’ultima volta che l’avevo visto. ― Cristina mi sei mancata ― mormorò con intensità. Govran mi amava, me l’aveva gridato in faccia senza mezzi termini. Io evitai di guardarlo e cercai invece nella notte Urien, la maga. Questa era rimasta dietro ai fratelli, con le braccia conserte e l’immutabile vestito blu e mi stava osservando con sorpresa. ― I tuoi capelli< ― sussurrò. Sì, i miei capelli. Erano stati portati via dal mostro del fiume Tangi ma fortunatamente la nonna di Redcliff era riuscita a donarmeli di nuovo. Mi toccai la chioma e sospirai sollevata. C’erano ancora. ― Ciao Urien ― dissi rivolta alla maga. Lei mi fece un semplice cenno del capo e non aggiunse altro; entrambe non provavamo molta simpatia l’una per l’altra. ― Cosa si fa adesso che siamo di nuovo insieme, ragazzi? ― chiese Liry. ― Tutte le contee sono state asservite al re nero, abbiamo perso questa guerra ― rispose Urien. Govran le gettò uno sguardo in tralice. ― Non è un buon motivo per arrendersi. ―


― Ragazzi ― intervenni alzando le mani. Avevo subito capito che l’atmosfera era tesa. ― Io ho bisogno del vostro aiuto. ― Rudy, che era rimasto a testa in giù su un ramo, esclamò un commento poco carino facendo notare a tutti la sua presenza. Gli gettai un’occhiataccia e lo ignorai. ― Redcliff è stato catturato dal suo stesso esercito, io devo liberarlo. ― Se Liry strabuzzò gli occhi per lo stupore, Govran mi uccise con un’occhiata assassina. ― Ma sei impazzita? Quel maledetto ha avuto quello che si meritava! ― ― Govran, Redcliff mi ha salvato la vita, è per questo che il suo esercito non si fida più di lui e quel maledetto di suo padre<. ― strinsi i pugni per la rabbia. Sapevo già che non mi avrebbero capita. ― Non me ne importa niente Cristina! Io non rischierò mai la mia vita per lui! ― sbraitò Govran con voce ruggente. ― Aspettate ― la voce non attesa di Urien si levò nella notte. ― Io penso che Cristina abbia ragione. Redcliff le ha salvato la vita, potrebbe esserci utile se si schierasse contro suo padre. ― Guardai la maga senza capire. I suoi lunghi capelli castani le scendevano lisci ai lati del volto pallido; da quando in qua era dalla mia parte?


Govran strinse i pugni e sputò veleno; ― Maledizione fate come vi pare, ma siete delle sciocche! ― detto questo si allontanò tra le frasche. Liry mi guardò con occhi supplichevoli. ― Perdonalo Cristina ― disse. ― Fa niente Liry, anche senza di voi, non so come, io devo aiutarlo. ― ― Io sono con te ― mormorò Urien. ― Anche io cugina ― ribatté Liry anche se era evidentemente combattuta tra la fedeltà al fratello e quella verso di me. ― Come siete stucchevoli ragazze! Intanto spostiamoci da questo posto, vi ricordo che voi siete degli evasi e Cristina è teoricamente morta ― stridette Rudy. Tentai di afferrare il pipistrello e di ucciderlo, poi però dissi: ― Venite come me, so io dove possiamo andare. ― Liry e Urien annuirono con il capo. Avevo deciso di fermarmi per riflettere sul da farsi a casa di Sabillia. Ero certa che non avrebbe preso bene la notizia dell’arresto di Redcliff. Poi, però, mi ricordai che mancava qualcuno all’appello. ― Toddy dov’è? ― domandai. ― Uff, non ti preoccupare, non l’abbiamo lasciato a macellare come volevano fare gli uomini di Gralon ― rispose Rudy. Macello? Impallidii, il mio povero, dolce, cavallo strano!


― Toddy! ― gridai. Da dietro un grosso albero di pino spuntò fuori di corsa un cavallo dal manto color sabbia e la criniera bianco panna. ― Cristina! ― nitrì Toddy. In un secondo fu davanti a me e infilò il suo tenero muso sotto al mio braccio. ― Oh Cristina cara mi sei mancata! ― Liry ridacchiò e accarezzò il cavallo a sua volta. ― Jonas è stato un grande, ha legato i nostri cavalli al carro che ci ha condotto fuori dal castello: è un eroe. Lanciai un’occhiata in tralice a Liry che aveva gli occhi a forma di cuore. Qualcuno tossicchiò; ― Mi duole interrompere questo momento, ma forse sarebbe meglio muoverci ― disse Urien. Io annuii;― Giusto, muoviamoci. Liry, chiama Govran per favore. ― ― Sissignora ― rispose la ragazza annuendo. Mi chiesi ancora una volta come mai tutta quella deferenza nei miei confronti. Liry si mosse veloce sparendo nel buio. Dopo poco ricomparve con un Govran ancora piuttosto arrabbiato. In ogni caso disse: ― Ti seguo. ― Io lo ringraziai con un sorriso e feci loro strada. In breve tempo fui di nuovo in vista della casetta di Sabillia. Da fuori assomigliava molto a quel genere di casupole disegnate nei libri di favole, tipo la casa della nonna di Cappuccetto Rosso. Chissà cosa avrebbe pensato vedendomi tornare così presto e con un largo seguito. Feci cenno ai miei compagni di


attendermi fuori, smontai da Toddy e mi diressi verso l’ingresso. Bussai sulla porta di legno che era alta quanto me. Dopo pochi istanti la maga aprì. ― Ciao Cristina cara ― disse, come se nulla fosse. Strabuzzai gli occhi, un po’ sorpresa. ― Sabillia mi dispiace di essere di nuovo qua ma è successa una cosa triste, purtroppo. Redcliff è stato arrestato dal suo stesso esercito. ― La maga non si scompose, continuò a guardarmi negli occhi e disse: ― Il destino si sta compiendo. ― Non risposi, l’anziana era totalmente al di fuori della mia capacità di giudizio. ― Sono venuta qui a chiedere un riparo momentaneo per me e per i miei compagni, giusto per fare il punto della situazione e decidere sul da farsi. ― ― Ma certo cara, di ai tuoi amici che possono entrare. ― Con gli occhi piccoli e rugosi, Sabillia pose lo sguardo sui miei compagni, ma poi lo tenne fisso su Urien. ― Interessante< ― mormorò. Tossicchiando imbarazzata, feci cenno ai miei compagni di raggiungermi. Govran era talmente arrabbiato da negarmi anche un solo sguardo. Ci rimasi male, gli volevo bene e non volevo certo arrivare a questo. Liry scrollò le spalle e Urien avanzò a testa alta come suo solito. Sabillia ci fece accomodare nella angusta cucina e dopo averci offerto una delle sue gustose torte, finalmente mi permise di parlare e di sfogare la mia agitazione.


― Sabillia dimmi come posso fare per salvare Redcliff. Tu conosci la fortezza del re nero, puoi aiutarmi! ― ― Aiutarti? ― gracchiò Rudy da un lato indefinito della stanza ― Da quando in qua hai deciso di fare tutto da sola? Lo guardai torvo. ― Non ho intenzione di fare tutto da sola! Ma se voi non vorrete seguirmi andrò sola. ― Il pipistrello alzò gli occhi al cielo. ― Da sola non avresti alcuna possibilità, mia cara Cristina ― intervenne Sabillia con voce tranquilla e i gomiti puntati sul tavolo. ― Il castello del re nero è un luogo oscuro tanto quanto il suo padrone. Se vuoi avere almeno una possibilità di salvare mio nipote Redcliff devi essere aiutata e, possibilmente da un mago. Govran strabuzzò gli occhi per lo stupore e sbatté violentemente un pugno sul tavolo. ― Nonna? Voi siete la nonna di quel pazzo? Siamo già arrivati alle presentazioni ufficiali vedo ― sbraitò. Lo fissai, impallidendo. ― Govran abbi un po’ di rispetto per Sabillia. Non centra niente il fatto che sia la nonna di Redcliff, lei mi ha salvato la vita, è una maga potente. ― In risposta il ragazzo mi fulminò con i suoi occhi d’ambra. Avrei dovuto parlarci, farlo calmare in un modo o nell’altro. ― Io ho già detto a Cristina che sarò con lei ― intervenne Urien con tono pacato. La guardai, sorridendo debolmente. Possibile che fosse proprio lei l’unica d’accordo con me?


Sabillia scrutò nuovamente Urien ma lei evitò quello sguardo penetrante ostinandosi a fissare un punto vuoto davanti a sé. ― Anche io ― rispose Liry debolmente. ― Purtroppo anche io, ― stridette Rudy, ― vorrei ben vedere cosa combinerebbe senza di me. ― ― Govran< ― sussurrai voltandomi verso di lui. Se non avesse deciso di seguirci ci saremmo trovate certo nei guai. Govran era un combattente abile ed era anche l’unico uomo del gruppo. Un gruppo di donne sole non sarebbe certo stato ben visto, in viaggio per le contee. Lui tenne lo sguardo basso ma aveva i denti stretti in una morsa. Sapevo di avergli chiesto più di quanto meritassi. ― Ci sono anche i miei veri genitori lassù, prigionieri al castello, dobbiamo liberarli ― aggiunsi. Era vero, i miei genitori era stati catturati da Redcliff e portati al castello del re, di modo che mio padre potesse rendergli i servigi di ottimo fabbro qual’era. Avendo perso tutti i ricordi della mia prima vita, non li rammentavo tranne che per pochi dettagli. Ma erano pur sempre coloro che mi avevano amata e dato la vita. All’improvviso Govran si voltò verso di me; desiderai distogliere gli occhi dai suoi ma non ci riuscii. ― Non posso abbandonarti Cristina e sai perché. ― Le mie gote arrossarono all’improvviso, non mi ero aspettata che lui fosse così diretto davanti ad altre persone. Poi Govran si alzò e sbattendo la porta della casetta ci lasciò sole.


― Em< dunque è deciso, partiamo alla volta del castello del re nero ― biasciai. Nessuno rispose, Rudy si schiarì la gola. Poi, però, la voce anziana di Sabillia ruppe il silenzio. ― Verrò con voi. ― Alzai di scatto la testa, stupita, e la guardai. ― Ma che dite Sabillia, voi< ― ― Cosa? Pensi che sia troppo anziana Cristina? Sono l’unica di voi che conosce il castello. Tranquilli, non vi rallenterò. ― ― No ma cosa dite! Non è per questo< ― Ci pensai un attimo su, guardando la maga. Sembrava molto vecchia ma aveva dato spesso prova della sua vitalità. Di certo ci avrebbe aiutati, Redcliff era suo nipote. ― Vi ringrazio ― risposi. ― Rifocillatevi e riposatevi ― riprese Sabillia ― partiremo domattina. ― Detto questo la maga si alzò e lasciò la stanza.


4 Govran era seduto sotto uno spicchio di luna. I suoi capelli biondi rilucevano di riflessi dorati e il naso dritto era rivolto alle stelle. Mi morsi un labbro, imbarazzata. Cosa avrei potuto dirgli? Cosa si dice ad un uomo innamorato di te al quale stai chiedendo di andare a salvare il suo rivale? ― Govran< ― mormorai tendendo un braccio e appoggiandolo sulla sua spalla. Lui sobbalzò leggermente ma quando vide che ero io disse: ― Che diavolo vuoi? ― Ignorando le sue parole, mi sedetti al suo fianco. Eravamo fuori la casa di Sabillia, sulla panca accostata al muro nella quale mi ero seduta varie volte. ― Mi dispiace che tu ce l’abbia con me, ma ti capisco. ― “Ti capisco” c’era una cosa più idiota di quella da dire? ― Mi capisci? ― sbraitò infatti lui ― Come puoi capirmi Cristina? Adesso ti spiegherò bene come mi sento, come l’abisso che tu hai scavato dentro di me si faccia ogni giorno più profondo. ― Io deglutii, desiderando scappare, desiderando che fosse ancora qualche notte prima, quando ero corsa nel bosco e avevo trovato Redcliff. Ora invece c’era lo stesso cielo, le stesse stelle, lo stesso profumo, ma lui no. ― Prima che tu trasmigrassi nell’altra dimensione in un eccesso di stoltezza o di coraggio, non so quale delle due, non mi amavi questo lo sapevo ― riprese Govran ― ma ti fidavi e provavi un profondo affetto verso di me. ―


― Govran anche adesso provo affetto per te! ― esclamai, ma lui mi fermò prontamente con un cenno della mano. ― Lasciami finire. Più di ogni altra cosa odiavi Redcliff, ciò che lui rappresentava; pensavi avesse distrutto la tua famiglia e volevi vendetta. Ma poi, quando sei tornata da quell’altro mondo, tu non sei più stata la stessa. O meglio, per certi versi eri ancora tu, ancora più bella, più dolce, più... ― Avvampai nuovamente. ― Ma< hai perso il senso della vendetta, il rispetto verso le tue origini e il tuo onore. Mi hai detto di essere stata quattro anni con un uomo nell’altra dimensione e poi che l’hai abbandonato per tornare da noi e, non contenta, ti sei concessa al tuo nemico, Redcliff. ― Alle sue parole mi indignai. Mi voltai verso di lui e lo strattonai costringendomi a guardami negli occhi. ― Mi stai dando della sgualdrina per caso? ― ― Sì ― rispose lui di getto ― la vera Cristina non si sarebbe mai comportata così! ― Gli mollai uno schiaffo in faccia, forse era troppo cinematografico ma sicuramente liberatorio. Chi era Govran per permettersi di giudicarmi? Io ero una donna adulta di quasi ventitré anni e non mi andava di essere trattata in quel modo. Govran si massaggiò la guancia, certamente non gli avevo fatto male. Infatti sorrise. ― Nonostante tutto mi piaci troppo. ― Temetti che si sarebbe gettato contro di me per cui mi alzai di scatto.


― Scusami Govran io voglio soltanto che tra di noi le cose tornino come prima. ― Lui si alzò a sua volta, gli occhi ambrati socchiusi e lucenti. ― Sicuro Cristina, contaci. Se pensi che ti lascerò a lui ti sbagli, tu sarai mia come sarebbe dovuto essere, perché io ti amo, io! Non lui. ― Detto questo Govran entrò in casa lasciandomi sola e turbata. La notte dormii a tratti, a momenti sognando sprazzi di vita perduta e occhi bui insieme ad occhi ambra che mi accusavano, mi facevano sentire sporca. Poi al mattino fui troppo impegnata a prepararmi per la partenza e non ebbi tempo di pensare a Govran. Stabilito che dovevo fingermi ancora morta e Govran, Liry e Urien dei fuggiaschi, decidemmo di partire con un carro, in incognito. Sabillia ne possedeva uno malmesso che grazie ad una piccola magia di Urien divenne come nuovo. Era il tipico calesse di legno con un tendone bianco sopra, simile a quelli che si vedevano nei film western. Al giogo vi legammo i cavalli di Govran e Liry;Toddy e il destriero di Urien furono legati dietro e avrebbero dato il cambio a Rosaline e Jones. Rudy avrebbe viaggiato in avanscoperta per avvisarci in caso di soldati nei paraggi. Io, Liry e Urien indossammo lunghi abiti da donne borghesi e coprimmo il nostro capo con delle stoffe. Lo stesso fece Sabillia, mentre Govran vestì pantaloni di seta e casacca blu di cotone stretta al petto da una cintura di cuoio. La nostra copertura doveva essere questa: saremmo stati la famiglia di un


mercante, Govran, in viaggio per vendere le sue mercanzie al castello del re. Sabillia sarebbe stata l’anziana madre di Govran e Liry non poteva che essere la sorella di quest’ultimo. Il mercante doveva avere una moglie e mi sembrava corretto che fosse Urien ad interpretare quella parte ma Govran, con un sorriso sghembo, insistette che dovevo per forza essere io. Mi arresi, nonostante avessi notato un certo nervosismo in Urien. A lei fu rilegata la parte di mia cugina. A quel punto Urien doveva odiarmi profondamente anche se a vederla non sembrava affatto. “Forse la prigionia le ha fatto bene” pensai. In verità non avevamo alcuna mercanzia da vendere, per cui ammassammo le nostre provviste all’interno del carro e Urien utilizzò un incantesimo per renderle preziose stoffe agli occhi di chi, all’infuori di noi, avrebbe guardato sotto al telo. La copertura sembrava perfetta, ma lo sarebbe stata per davvero? Noi donne montammo all’interno del carro e Govran si pose alla guida dei cavalli. Per la seconda volta nel giro di tre giorni lasciavo nuovamente la casa in cui ero stata riportata alla vita.

Cristina vi aspetta a Gennaio su Amazon e sui maggiori store on line… ;)


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