Magazine Marzo 2014

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Editoriale

L’INTERVISTA

La marcia in “+” della Lombardia

“Muoviamoci! Insieme: lo slogan della mia Europa”

di Angelo Frigerio

Per il quarto trimestre consecutivo la produzione industriale in Lombardia cresce, sia su base tendenziale sia congiunturale, confermando una graduale ripresa grazie anche al risveglio del mercato interno. L’analisi di Unioncamere e Confindustria relativa al periodo gennaio-marzo 2014 evidenzia un aumento annuo dell’output lombardo del 2,6%, superato da una crescita di 4 punti per i ricavi aziendali. E’ questa la notizia positiva che voglio condividere con i lettori del Magazine. Finalmente buone nuove, finalmente niente segno meno davanti ai dati. E’ vero, non significa che siamo usciti dalla crisi, ma da qualche parte dobbiamo pur ricominciare a vedere segnali positivi. Questi dati dunque sono una bella iniezione di fiducia. Nel fatto che siamo un grande Paese e che, anche questa volta, ce la faremo. Ma non basta: ecco altri dati incoraggianti. Il traino è soprattutto estero, con ordini in aumento del 3,5%, ma la notizia importante è il progressivo risveglio della domanda interna, con ordini in aumento del 2,5%, terzo trimestre consecutivo con il segno più. C’è infine un primo effetto concreto anche sul mercato del lavoro. Nessuna crescita, per la verità, ma almeno un saldo nullo tra entrate e uscite, che non si verificava dall’inizio del 2013. Nel sondaggio, che coinvolge 1509 aziende industriali della Lombardia, la quota di imprese che ricorre alla Cassa Integrazione, scende al di sotto del 20% per la prima volta da metà 2011. A livello settoriale è evidente il rimbalzo di siderurgia e mezzi di trasporto mentre in terreno negativo restano solo carta, chimica e minerali non metalliferi. Se questo è il presente, le prospettive paiono ancora migliori, con una quota di imprenditori ottimisti nell’ordine del 30%, doppia rispetto ai pessimisti, mentre il 55% del campione prevede stabilità.

Candidato come capolista per il Nuovo Centrodestra, Maurizio Lupi racconta perché ha deciso di mettersi in gioco. Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, è candidato come capolista per la circoscrizione Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) per il Nuovo Centrodestra alle elezioni per il Parlamento europeo.

Maurizio Lupi

Signor ministro, perché ha deciso di candidarsi alle Europee? Perché penso che chi in questo momento si è assunto la responsabilità di lavorare per il bene comune debba mettersi in gioco. Credo sia ora di cambiare il ritornello stanco che ci sentiamo ripetere da anni: “Ce lo chiede l’Europa”. Piuttosto, noi che cosa chiediamo all’Europa? E soprattutto: che cosa possiamo dare all’Europa perché l’Europa ritrovi se stessa? Ritengo di poter dire che c’è una nuova Italia che sta cercando di cambiare e di uscire dalla crisi. Serve anche una nuova Europa, che torni a respirare lo spirito che l’ha fatta nascere. Che cosa accomuna oggi l’Italia e l’Europa? La coscienza che quello che c’è in gioco in questo momento è il bene comune. Non gli interessi dell’uno o dell’altro partito o dell’uno e dell’altro paese. Una nuova Europa può

nascere da qui. Perché, diciamolo chiaro: l’Europa di oggi non ci piace. L’Europa dei tecnocrati e dei burocrati ha più interesse al potere ragionieristico dei suoi palazzi che al benessere dei 500 milioni di cittadini che la abitano. Un’Europa così ha perso la sua ragion d’essere. “Muoviamoci! Insieme” è lo slogan che ha scelto per la sua campagna elettorale. Perché? Muoviamoci non è una cosa che si può chiedere a un partito o a una struttura, a muoversi può essere solo la persona. È un invito a ciascuno di noi. Bisogna muoversi per cambiare un modo d’essere dell’Europa che non entusiasma più nessuno. Esattamente come successo in Italia, bisogna muoversi per sconfiggere scetticismi e rassegnazione, per valorizzare quelle famiglie che hanno fatto fronte alla crisi, quegli insegnanti che non si piegano allo status quo e accettano la sfida del rischio educativo, quelle imprese che resistono senza licenziare, quei giovani che hanno il coraggio di nuove avventure di studio e lavorative, quel grande mondo del non profit che ha innovato e rinnovato il welfare.(...) segue a pagina 4

IL SOCIO

L’INTERVISTA

L’EVENTO

“Ho la Fiat nel sangue”

Il Fondo Corti sarà custodito all’Ambrosiana

Con-Correre per competere: la ricetta per battere la crisi

E’ il motto di Elia Penati, titolare di Penati Auto. Una vita spesa tra lavoro e famiglia.

Parla Vanda Corti che si è impegnata a realizzare la volontà del marito Eugenio. Per far conoscere e divulgare le sue opere.

Le reti d’impresa possono essere una grande risorsa. La Fondazione affronta il tema con una ricerca.

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Alle pagine 4 e 5

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Committente responsabile: Giovanni Panzeri

Costruiamo il Futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 16 - n.4 - Aprile 2014 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 - Art.1 Comma 1 - LO/MI Registrazione al Trib. di Milano n.536 del 12 agosto 1999 - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23, 20821 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/600616

ANNO 5 - N.2 - marzo/aprile 2014 - periodico della fondazione costruiamo il futuro - DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO


Costruiamo il Futuro Magazine - Marzo/Aprile 2014

2 IL SOCIO

“Ho la Fiat nel sangue” E’ il motto di Elia Penati, titolare di Penati Auto. Una vita spesa tra lavoro e famiglia. Senza tralasciare le camminate con gli amici, lo sci nautico e le corse in macchina. Con un solo vizio: mezzo toscano dopo cena. “Ho la Fiat nel sangue”: non ci sono parole più esaustive per spiegare la passione di Elia Penati per il suo lavoro. Finita la terza media ha iniziato a lavorare nell’officina di suo padre. Dopo aver imparato il mestiere, esce la sua grande anima commerciale che lo porta, grazie alla sua determinazione, ad aprire la prima concessionaria nel cuore della Brianza e a ricevere importanti riconoscimenti dalla casa automobilistica di Torino, come quello di miglior venditore. “La nostra attività è stata aperta da mio padre e da mio zio negli anni ’30”, spiega Elia Penati. “Poi, nel ’57, mio padre si è diviso da mio zio e ho iniziato a lavorare nella nostra piccola officina di riparazione di vetture e autocarri. Mio padre è stato uno dei primi meccanici della Brianza anche se, devo ammettere, i primi anni è stato molto difficile. Grazie alla mia grande passione per il commercio, dopo 57 anni, sono ancora qui, 10 ore al giorno, sul marciapiede, a valutare le macchine e continua ad essere un divertimento”. Molto giovane ma anche molto determinato. Si è messo in testa che a Casatenovo ci doveva essere una commissionaria Fiat, allora così chiamate perché ‘i commissionari’ non pagavano le macchine in anticipo, ma prendevano una provvigione sul venduto. Nonostante un direttore della Fiat gli avesse detto che sarebbe stato impossibile aprire una filiale, perché la piccola cittadina brianzola non era un capoluogo di provincia. “Non mi sono certo lasciato intimorire, mi son messo a vendere ugualmente le macchine. Poi nel ’79 Umberto Agnelli ha detto basta ai commissionari, introducendo i concessionari. Lì c’è stata una svolta epocale e da quell’anno ho preso l’esclusiva per tutta la zona. Questa è stata una grande opportunità anche per il territorio, infatti sono arrivate di conseguenza tutte le agenzie delle principali assicurazioni e l’Aci. Nel ‘60 abbiamo aperto l’officina autorizzata, poi siamo diventati concessionari specialisti ricambi nel ‘65 e concessionari per auto e veicoli commerciali nel ‘79”. Fin da subito il signor Penati ha capito che il suo posto non era in officina, era portato per la vendita diretta dei mezzi e il contatto con la gente, il suo motto è sempre stato: “La gentilezza è l’unica chiave che apre tutte le porte”. Dopo molti anni sulla cresta dell’onda, la nota casa automobilistica torinese ha dovuto fare i conti con un brusco calo delle vendite. Poi l’arrivo di Sergio Marchionne. “Marchionne ha salvato la Fiat trasformandola in una grande multinazionale. E’ stato Umberto Agnelli, prima di morire ad affidargli tutto. Anni prima lo aveva conosciuto tramite l’acquisto di una società svizzera, la SGS, che si occupa di certificazioni di qualità, della quale Marchionne era amministratore delegato. In quell’occasione ha riconosciuto subito le sue doti da manager. Ha convocato Montezemolo, che allora era presidente Fiat, John Elkan, futuro erede designato dall’avvocato ed il dottor Gabetti, e ha detto loro di rispettare la sua ultima volontà prima di morire: ‘per salvare la Fiat dovete dare carta bianca a Sergio Marchionne. Io so che uomo è, sono certo sia la persona giusta’”. Con grande emozione il signor Penati ricorda anche l’incontro con Marchionne e con John Elkan: “Ho avuto il piacere di conoscere entrambi a due diversi appuntamenti, organizzati dalla casa automobilistica a Torino e riservati ai concessionari. Quando hanno lanciato il Ducato, ad una cena di gala, sono uscito sul piazzale a fumare il mio mezzo toscano, uno dei miei pochi

Paolo Penati, nel 1936 a Barzanò, nel suo garage, il primo della Brianza

Elia Penati

vizi. Sono seduto su una panchina e vedo avvicinarsi due uomini che parlano cordialmente tra loro: erano Gianluigi Gabetti e Marchionne. Io li ho osservati per un po’ poi si sono avvicinati a me. Eravamo solo noi tre nel piazzale, tutti gli altri erano ancora a mangiare. Marchionne mi dice: “Buonasera, lei è un concessionario Fiat?” E io rispondo: “Si. E’ un po’ che vi osservo e sono contento perché è la prima volta, dopo tanti anni di frequentazione di riunioni Fiat caratterizzate da sofferenze e contrasti, che vedo i due numeri uno che vanno d’accordo e si parlano col sorriso sulle labbra. Noi concessionari abbiamo combattuto a fianco della Fiat in questi anni difficili. Il vostro rapporto ci fa ben sperare”. Marchionne mi ha ringraziato e mi ha risposto: “Ha ragione, speriamo proprio che sia così, perché io ce l’ho messa tutta”. Vi posso confermare che ce l’ha messa tutta e sta continuando a lavorare benissimo. Basta pensare alla realtà di Pomigliano, era la più disgraziata e adesso ha vinto il premio come migliore fabbrica d’Europa, vengono addirittura a visitarla dall’estero“. “Qualche giorno fa ho scritto a Marchionne per complimentarmi per la fusione con Chrysler, ma anche per fargli notare che è giunto il momento di iniziare a produrre nuovi modelli. Finalmente, dopo qualche giorno, ha annunciato che, solo con Alfa Romeo, ha intenzione di lanciare 10 modelli nuovi. John Elkan invece l’ho incontrato a Torino, nel ’99, anno del centenario della Fiat, l’avvocato lo aveva da poco designato suo erede, dopo la morte di Giovannino Agnelli. Nessuno lo conosceva. Della Fiat ho letto tutto e avevo visto delle sue fotografie. Mi sono avvicinato, ci siamo stretti la mano e gli ho fatto i complimenti perché, nonostante all’evento fossero presenti centinaia di concessionari, si aggirava solo, con umiltà, senza scorta, tra tutti noi. ‘Comin-

Elia Penati con Maurizio Lupi

cia bene’, gli dissi, e lui mi ringraziò”. Le “Concessionarie Penati Auto” sono a Casatenovo, Cernusco Lombardone, Arcore, Merate, hanno 45 operai, 10 venditori e vi lavorano 6 membri della famiglia, per un totale di 61 persone. “Siamo sempre stati molto oculati nell’organizzazione, lavorando con serietà, efficienza e concretezza, ma in Italia non è semplice. Ogni mese le uscite da sostenere sono molte, ma grazie ad alcune nostre intuizioni nella gestione dell’azienda, siamo riusciti a fare la differenza, come ad esempio, l’attenzione e la cura che abbiamo sempre riservato all’officina e ai ricambi. Inoltre abbiamo inventato, 25 anni fa, la “Carta Oro Penati”, chi acquista l’auto da noi, in caso di bisogno si rivolge alle nostre officine, anche dopo la garanzia, per 5 anni, ha lo sconto dal 10 al 20% sui ricambi e sulla manodopera e del 50% sulle gomme. Questa idea ci è poi stata largamente copiata, la Fiat ci ha anche dato il premio come ‘Miglior concessionario d’Italia’ nel 2006, consegnatoci al Motor Show di Bologna da Luca De Meo con la motivazione “Per l’elevata qualità del servizio resa ai propri clienti”. Dagli anni ’30 ad oggi i mezzi di trasporto sono notevolmente cambiati e anche le esigenze di chi acquista, e i margini si sono sensibilmente ridotti. “Adesso le persone sono molto più esigenti, e noi cerchiamo di offrire servzi e consulenze più degli altri. Per stare al passo con i tempi stiamo realizzando un sito internet molto avanzato per vendere le macchine nuove, attualmente abbiamo online tutti gli usati. Io sono qui ancora 8/10 ore al giorno per passione anche se sto delegando molte responsabilità ai miei figli e ai nipoti. E’ arrivato il momento di fare largo ai giovani”. Una vita dedicata al lavoro, tre hobby e un vizio: le camminate con gli amici la domenica mattina, lo sci nautico, le corse in macchina e mezzo toscano dopo cena. La domenica pomeriggio è invece interamente dedicata alla famiglia: ai quattro figli e ai cinque nipoti. “La domenica mattina, con un mio amico, faccio delle lunghe passeggiate ripercorrendo il Cammino di Sant’Agostino, visitiamo tutti i vari santuari, partiamo in macchina e poi facciamo qualche chilometro a piedi. Da Montevecchia a tutta la Brianza. Domenica scorsa siamo andati alla Madonna della Neve, sopra il lago di Pusiano. Sono un grande amante del mare, sono stato uno dei primi a praticare lo sci nautico. Con il mio amico Gian Mario Beretta, nel ’68, ho preso una piccola barca e, una volta aggiustato il motore, siamo andati a Lerici. Avevo comprato due sci, erano arrivati dall’America, lui guidava il motoscafo io dietro. Dopo due o tre cadute sono riuscito ad uscire dall’acqua, da quel momento non ho più smesso. Da autodidatta sono arrivato a sciare con la corda dietro il collo e ho insegnato a molti a farlo. Un’altra grande passione non può che essere per i motori. Sempre con il mio amico Gian Mario avevo fondato il “Club del Pistone”, andavamo a girare all’anello di Monza, che era accessibile a tutti, con la nostra Abarth 850TC abbiamo corso il ‘Campionato Europeo della Montagna’ nel ’64 e la ‘Mille Chilometri di Monza’ valida come challenge Europeo. Quanti bei ricordi..”. Il signor Penati ha sempre sostenuto il mondo del volontariato con sponsorizzazioni. In particolare è stato presidente, e ora è vicepresidente, del CRE di Barzago, onlus che svolge attività di ippoterapia per 150 ragazzi diversamente abili del territorio. La realtà è attiva da 25 anni ed è stata fondata come service del Lions Club Brianza Colli. Mara Baiguini

L’officina Penati di Barzanò negli anni ‘30


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Costruiamo il Futuro Magazine - Marzo/Aprile 2014 L’EVENTO

Appuntamento con la solidarietà Alessia Mancini testimonial della dodicesima edizione del “Premio Costruiamo il Futuro” di Erba e della provincia di Lecco. La nota showgirl Alessia Mancini e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi consegneranno i contributi economici alle associazioni di volontariato che sono state selezionate come vincitrici della dodicesima edizione del Premio Costruiamo il Futuro nella provincia di Lecco. Anche quest’anno è aumentato il numero di realtà incontrate e contattate grazie al dialogo con sponsor e patrocinatori, istituzioni, parrocchie e il passaparola con tut-

ti gli amici della Fondazione, oltre alla diffusione capillare del materiale informativo e alla sua promulgazione a mezzo stampa. “L’iniziativa del Premio Costruiamo il Futuro è giunta quest’anno alla dodicesima edizione in Provincia di Lecco e siamo molto orgogliosi del traguardo raggiunto – ha detto Francesco Sangiorgio, vicepresidente della Fondazione – Le tante realtà attive sul territorio ritengo che rappresentino una risorsa concreta per far fronte a numerose necessità, in par-

ticolare verso i soggetti più bisognosi. È per questo che continuiamo a credere nel progetto del Premio, certi della bontà di questa iniziativa”. Il metodo di lavoro continua ad essere quello iniziale, andando a visitare e a conoscere personalmente tutte le realtà. Le segnalazioni, infatti, sono state effettuate anche da soggetti esterni che hanno riconosciuto utile l’attività svolta dai propri compaesani. Maria Invernizzi

I NUMERI DEL PREMIO

Alessia Mancini

I numeri del Premio Costruiamo il Futuro, sul territorio della provincia di Lecco, nel 2014

contributi in denaro 2013

101 381 80 21 7 12

Associazioni incontrate Associazioni contattate Associazioni socio-assistenziali Associazioni Sportive sponsor Patrocini

L’appuntamento è per domenica 18 maggio presso il Palataurus di Lecco. La premiazione inizierà alle ore 11.30.


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Costruiamo il Futuro Magazine - Marzo/Aprile 2014 segue da pagina 1

“Muoviamoci! Insieme: lo slogan della mia Europa” (...) Non le sembra velleitario questo programma con un partito appena nato come il Nuovo Centrodestra? Di fronte a chi giocava allo sfascio o passava il tempo a lamentarsi, il Nuovo Centrodestra ha scommesso sulla responsabilità, e innanzitutto sulla responsabilità personale. Pensate se oggi non ci fosse questo Nuovo Centrodestra e questo governo in che situazione sarebbe l’Italia, se si starebbe lavorando sulle riforme istituzionali, su quella del lavoro, sui tagli agli sprechi della pubblica amministrazione. Noi ci siamo assunti la responsabilità eccezionale di lavorare con un partito di cui siamo alternativi per cambiare il paese e portarlo fuori dalla crisi. E in Europa? In Europa abbiamo oggi la possibilità di rinnovare l’esperienza dei padri fondatori che, dopo la guerra ritrovano nell’interesse comune – la pace come condizione per la difesa delle dignità della persona, e insieme condizione dello sviluppo e della ripresa – le ragioni per ripartire. La pace non è conquistata una volta per tutte: oggi alle armi abbiamo sostituito le lotte economiche, ma non illudiamoci che la guerra sia un’esperienza definitivamente alle nostre spalle; quanto sta succedendo in Ucraina ce lo dimostra. Solo una nuova Europa, forte e solidale, sarà capace di sostenere la società civile che ha così coraggiosamente manifestato in piazza Maidan a Kiev. Converrà che l’ideale europeo si è affievolito… Gli euroscettici ci sono, ma non sono la maggioranza. Se lei guarda ad esempio ai risultati di un progetto come Erasmus, che ha fatto studiare nei paesi europei quasi due milioni e mezzo di studenti, vede la classe dirigente dell’Europa del futuro. Noi del Nuovo Centrodestra non vogliamo meno Europa, vogliamo più Europa, quella che Alcide De Gasperi chiamava “La nostra patria Europa”, la patria del diritto, la patria dei diritti, la patria delle certezze sull’uomo e sulla donna, la patria della famiglia come fondamento e speranza per il futuro di una società, la patria degli imprenditori che creano lavoro, la patria delle identità e delle diversità perché la patria del dialogo come incontro dell’altro, l’altro non più come nemico ma come opportunità. Quindi? Quindi ho accettato di giocarmi in prima persona. Ripeto: chi fa politica per passione per il bene comune deve testimoniarlo, è l’unico modo per non lasciare campo aperto a chi si muove solo per calcolo, sfruttando la rabbia della gente. Il primo risultato utile sarà se in Europa avranno più spazio i partiti che in Italia hanno cercato di cambiare la situazione oppure se vincerà il populismo pessimista di Grillo e l’anti-europeismo di bassa lega. Il primo test che qualcosa è scattato non è se a Strasburgo andrò io o qualche altro candidato, ma se a vincere sarà la responsabilità o lo sfascismo. Cosa cambierebbe di questa Europa? Voglio un’Europa in cui l’ultima parola non sia il rigore contabile, ma la preoccupazione dello sviluppo sostenuta da “quell’attenzione a chi è accanto a te” di cui parlava Jean Monnet. Un’Europa che cessi di essere chiusa nell’autoreferenzialità della sua burocrazia e che torni a essere orientata dalla politica, quella con la P maiuscola. Nell’Europa che voglio le famiglie italiane pagano i mutui con lo stesso tasso di quelle tedesche e francesi, le imprese italiane hanno la stessa facilità di accesso al credito delle imprese tedesche e francesi, la sburocratizzazione e la semplificazione è un fatto concreto: l’eliminazione di una delle due sedi tra Bruxelles e Strasburgo. Nell’Europa che voglio l’immigrazione è sicurezza e accoglienza e Lampedusa non è la frontiera dell’Italia ma di tutto il continente e l’Europa deve farsene carico. Nell’Europa che voglio la sussidiarietà non è una parola ma una pratica reale e la scuola e l’educazione sono il primo investimento per il futuro. In Europa l’Italia si sta preparando a guidare il semestre europeo. Che programmi ha il governo? Da tanti anni questo ruolo non era più ricoperto da un Paese fondatore. La nostra forza nell’indirizzare il Consiglio europeo verso politiche di sviluppo e di occupazione dipenderà anche dal consenso popolare che riceveremo. Combattere l’euroburocrazia, escludere le risorse in investimenti strategici dal patto di stabilità (sia quelli destinati alla ricerca e allo sviluppo sia a quelli destinati alle reti materiali e immateriali), coniugare accoglienza e sicurezza delle nostre frontiere, portare più sussidiarietà anche in Europa, dare nuovi poteri alla Bce per la difesa dell’euro. Sono queste alcune delle battaglie che dovremo fare durante il semestre italiano e nei cinque anni di legislatura del Parlamento europeo. Mara Baiguini

L’INTERVISTA

Il Fondo Corti sarà custodito all’Ambrosiana Manoscritti originali, prime edizioni e materiali d’archivio. Parla Vanda Corti che si è impegnata a realizzare la volontà del marito Eugenio. Per far conoscere e divulgare le sue opere. Don Carlo Gnocchi celebra il matrimonio di Eugenio e Vanda Corti nel 1951

Il 4 febbraio 2014 è venuto a mancare Eugenio Corti. Autore de “Il cavallo rosso”, Corti è uno degli scrittori più profondi e significativi del Novecento. C’è chi lo ha paragonato a Manzoni, chi a Tolstoj. Per noi è prima di tutto un amico. Da quando nel gennaio del 2011 abbiamo avuto il privilegio di festeggiare assieme a lui il suo novantesimo compleanno, con un grande convegno, che era solo l’apertura di un vastissimo progetto portato avanti dalla Fondazione Costruiamo il Futuro sulla sua opera, gli siamo rimasti vicini, perché abbiamo trovato nelle sue parole una guida e nella sua figura un grande maestro. La moglie Vanda Corti di Marsciano ha deciso di portare avanti il compito affidatole dal marito nel testamento: diffondere la sua opera. Abbiamo pensato di condividere questo compito con lei, cominciando da questa intervista. Come è nata l’idea di dare vita all’associazione Eugenio Corti? Quando mio marito si è aggravato, ho tirato fuori un testamento che aveva scritto tanto tempo prima, nell’80, in cui diceva “lascio tutto a mio moglie, con il compito di trovare il modo di diffondere le mie opere e far conoscere il mio lavoro”. Allora sono andata da Eugenio e gli ho detto: “Ma io cosa vuoi che faccia!”. Oltretutto anche io ho una certa età. Così abbiamo deciso di creare un’associazione che potesse occuparsidi questo compito. Abbiamo pensato a chi poter coinvolgere e subito ci siamo trovati d’accordo sull’amico Paolo Pirola ed un membro della famiglia: il nipote Cristoforo Riva. È stato quindi un volere di Eugenio? L’abbiamo pensata insieme. L’idea l’ho proposta

io e lui ne ha capito l’utilità. Noi non abbiamo figli. Ci sono 26 nipoti e 9 fratelli. Cosa avrebbero fatto i nipoti trovandosi in mano un’eredità di questo tipo? E così abbiamo pensato all’associazione. Ed abbiamo coinvolto Cristoforo, il quale non vive neanche in Brianza, abita nel bresciano. La sorella Pina, madre di Cristoforo, è sempre stata nel cuore di Eugenio. È stata lei ad aiutarlo a decifrare il diario, Eugenio non avrebbe mai avuto la pazienza necessaria, il diario che aveva scritto durante la guerra e poi aveva sepolto ma con tutta l’umidità che aveva preso, anche in Russia, non si riusciva più a leggere nulla. Eugenio vedeva nella famiglia Riva l’immagine di quella che era stata la sua famiglia. Per questo li ha raffigurati all’interno de “Il cavallo rosso”. Quando è nata l’associazione? Nel luglio del 2013. C’è stato a dire il vero un altro motivo che ci ha spinti a fare questo passo: il Comune aveva scritto una lettera per definire la cessione dei locali di Villa Filippini, al fine di creare un centro studi sul lavoro di Eugenio. C’era quindi necessità di un soggetto giuridico che potesse stipulare questo accordo. Pochi mesi ma avete già fatto un grande passo! Per me è davvero un grande onore: il 10 aprile il Collegio dei Dottori della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano ha approvato l’acquisizione del Fondo Corti. Abbiamo già incontrato uno dei Dottori, Federico Gallo, nonché bibliotecario dell’Ambrosiana, che sarà incaricato di seguire la procedura di passaggio. In che cosa consiste il Fondo Corti, come funziona l’acquisizione? Paolo Pirola ha fatto tutto l’inventario di quello che


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“De Benefitmensa”

La cena in occasione dei 90 anni di Eugenio Corti, il 21 gennaio 2011. Da sinistra: Nicola Orsi, segretario generale della Fondazione Costruiamo il Futuro, Anna Mosca, Centro Culturale Charles Peguy, Luca Doninelli, scrittore, Renato Farina, membro della VII Commissione alla Camera dei deputati, Vanda ed Eugenio Corti, Francesco Sangiorgio, vicepresidente Fondazione Costruiamo il Futuro, Monsignor Franco Buzzi, prefetto Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, Ettore Villa, Presidente Fondazione Il Cavallo Rosso

Correva il 1955, anno Domini. Dopo la maturità Meccanica, sei mesi da istruttore di Scuola Guida ed altri sei mesi in raffineria di petrolio, arriva una richiesta via Olivetti di Ivrea (ante, ma ante De Benedetti), dalla Mazzucchelli di Castiglione Olona, Varese. Vado, mi presento e mi propongo. Si raggiungeva la meta così: treno CremonaCodogno, cambio per Milano Centrale, tram per Cadorna, Nord fino a Venegono superiore + 3 km. a piedi ed eccoci a Castiglione Olona. Capoturno reparto stampaggio, sui tre turni, lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato 8 ore 8 cad., con domenica , se capita, ma straordinaria. Lira! 56 mila il mese, netti più straordinari Livello: impiegato di 2° categoria. Papà Ing.Paolo, docente di ruolo agli Istituti geometri da 35-40 anni, con 9 figli a carico, raggranellava 35 mila lire il mese. Seduta stante … Yes, con stretta di mano e … quando si incomincia? C’era il benefit della mensa, che prevedeva primo e secondo per gli impiegati, solo secondo per gli operai. Ci vuole una vertenza per appianare questa diversità “razziale”. Scaramucce (anni ’50, ricordare) per qualche mese, quindi salomonica decisione: tagliamo il male a metà, che per i trinariciuti significa, portare tutti al livello più basso. Uguale, solo il secondo per tutti! Che goduria per l’azienda. Che fregatura per noi! Perché non ottenere il primo + il secondo per tutti? Riflessione mia, tutta mia. Machia (il mio soprannome), non hai, non devi aver bisogno di questo sindacalismo. Arrangiati ! E così ho fatto pensando “ad maiora”, come chiunque dovrebbe fare, tranne … quelli dell’ “ad minora”. Tal quale il “pensiero per i poveri” di Alfiocaifaniana memoria. Giuseppe Machiavelli

La Signora Vanda Corti riceve la Medaglia ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte del Presidente della Repubblica per mano del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Lorenzo Ornaghi, il 18 aprile 2013

l’Ambrosiana può prendere: i manoscritti, le prime edizioni e le edizioni che presentano una variazione tale da diventare quasi una prima edizione. L’Ambrosiana ci ha chiesto proprio di sapere quale sarà l’ingombro volumetrico. Quando Monsignor Franco Buzzi, prefetto dell’Ambrosiana, ci ha portato a visitare una delle sale, che sono piene di materiale, di manoscritti e disegni preziosissimi, per darci un’idea di dove verrà conservato il Fondo ha preso un faldone, uno scatolone, lo ha aperto ed era il Cesare Cantù. È veramente il pantheon della letteratura. Inoltre tutto è conservato alla perfezione perché temperatura e umidità sono costanti ed adatti ai manoscritti. Non ha pensato di tenere gli scritti di Eugenio in Brianza? All’inizio si è pensato al territorio, pensavamo che conservandoli a Milano, gli scritti di Eugenio sarebbero finiti dentro un anonimo scantinato di un’istituzione importantissima. Poi la visita che abbiamo fatto in Ambrosiana con Monsignor Buzzi è stata illuminante. Come dice la vostra mostra: “Dalla Brianza al mondo”. In Villa Filippini a Besana Brianza terremo la componente legata al territorio, mentre l’Ambrosiana sarà davvero la dimensione universale di Eugenio Corti, come voi avete intuito e giustamente espresso attraverso la mostra. Questo era il volere di Eugenio? Era una cosa di cui ogni tanto parlavamo e lui lo ha sempre detto: “devono andare all’Ambrosiana”. Quando la Fondazione Costruiamo il Futuro ha organizzato in occasione dei novant’anni un grande convegno invitò a cena anche Monsignor Buzzi. Ed Eugenio disse: “vedi, è venuto anche Monsignor Buzzi, di sicuro le mie opere gli interessano”. Lui ne era convinto. Lo diceva ancor prima che i suoi libri fossero pubblicati. Ancor prima di

stampare “Il cavallo rosso”. E l’iniziativa è stata loro: il professor Trazza, che cura la newsletter dell’Ambrosiana, ha ricevuto alcune mail di Pirola in seguito alla morte di Eugenio, ed ha suggerito questa soluzione. Noi pensiamo tuttavia che Buzzi sia stato determinante, anche per la velocità con cui questa operazione si sta concludendo. Si tratta di un riconoscimento di valore molto importante. Lui è sempre stato sicuro del suo lavoro. Lui non ha mai avuto il grande successo che altri sono riusciti ad ottenere. La conferma gli è arrivata dal pubblico, dai lettori, si può verificare dalle numerose lettere contenute nell’archivio. Il successo non c’è mai stato ma lui è andato sempre dritto per la sua strada, ha sempre avuto una sicurezza sua, di aver fatto e di fare un buon lavoro e di quello era contento. Quando vi siete conosciuti aveva già deciso di fare lo scrittore? Certamente. Noi ci siamo incontrati nel ’47 all’università, io stavo facendo un esame del secondo anno e lui l’ultimo esame dopo tre anni fuori corso, perché aveva alle spalle tutta la guerra. È stato un incontro scontro! Eravamo e siamo due persone così diverse. Lui lo ha sempre detto: qualsiasi cosa fosse successa nella vita avrebbe dovuto scrivere. A cosa stava lavorando quando l’ha conosciuto? Dopo pochi mesi è stato pubblicato “I più non ritornano”, il suo primo libro. Poi ha cominciato “I poveri cristi”. Appena finito il libro e consegnato all’editore ci siamo sposati. Tanto che quando siamo andati in viaggio di nozze in Sicilia nel 1951, abbiamo visto in una vetrina esposto il suo libro. E da quel giorno l’ho sempre seguito, in tutta la sua carriera e la sua vita. Carlotta Borghesi

BENVENUTA GIORGIA Fiocco rosa in Fondazione! Venerdì 28 marzo è nata Giorgia Orsi. A mamma Susanna e papà Nicola le congratulazioni dello staff e dei soci della Fondazione


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L’EVENTO

Con-Correre per competere: la ricetta per battere la crisi Gli esperti sono tutti concordi: le reti d’impresa possono essere una grande risorsa. La Fondazione affronta il tema con una ricerca.

Da sinistra: Paolo Preti, Giovanni Castellaneta e Maurizio Lupi

‘Con-correre per competere. Le reti d’impresa tra territorio e globalizzazione’ è il titolo della nuova ricerca realizzata dalla Fondazione Costruiamo il Futuro. E stata presentata lunedì 7 aprile alla Camera di Commercio di Lecco, dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, e dal presidente di Sace, Giovanni Castellaneta. La ricerca, edita da Il Sole 24 ore, è stata curata da Raffaello Vignali, presidente della Commissione attività produttive alla Camera, e da Paolo Preti, docente di Organizzazione delle Pmi all’Università Bocconi, ha per oggetto il contratto di rete come strumento al servizio delle piccole e medie imprese italiane per far fronte alla crisi e alle sfide poste dalla globalizzazione. “Le caratteristiche di questa zona possono essere il modello per il nostro Paese - ha commentato Maurizio Lupi - La cosa che mi ha colpito quando sono stato candidato come parlamentare in questa zona per la prima volta, fu il fatto che c’era un’impresa ogni 10/11 abitanti. Oggi, nonostante la crisi, ci sono 27 mila imprese, questo significa che vivono e crescono con il territorio. La crisi economica sta colpendo duro anche qui, questa ricerca sulle reti d’impresa indica una strada, un metodo. Oggi reggono le imprese che guardano al mercato globale, all’internazionalizzazione e spesso per andare all’estero è necessario unire le forze”. Le ragioni principali che spingono le imprese a creare reti, secondo la ricerca, sono “il perseguimento di sinergie sulle politiche commerciali (28,%, di cui

Il pubblico intervenuto alla presentazione della ricerca a Lecco

un terzo circa rivolte ai mercati esteri), seguite dalla volontà di effettuare produzioni in comune (25,6%), di condividere macchinari (17,%) e di realizzare in comune attività di innovazione e di ricerca e sviluppo (23,6 %)”. A giugno 2013 erano 707 i contratti di rete sottoscritti dalle 3.681 imprese che hanno deciso di adottare questo innovativo strumento. “E non è secondario osservare la velocità con cui la sottoscrizione di questi contratti è avvenuta nel tempo”, scrive Paolo Preti. Se, infatti, “al 31 dicembre 2010 le reti formalizzate erano 25 per un totale di 157 imprese, esattamente un anno dopo erano già 251 per 1.350 imprese coinvolte”. “Oltre alle forme di incentivazione fiscale - ha precisato Raffaello Vignali - la vera sfida per la politica industriale sarebbe quella di “creare meccanismi di premialità” per il contratto di rete. Ad esempio, meccanismi che avvantaggino le reti d’impresa in tutti bandi pubblici: dalla ricerca e innovazione, all’internazionalizzazione, dalle misure finanziarie a quelle previdenziali. Meccanismi che spetterebbe tanto allo Stato quanto alle Regioni e agli Enti locali introdurre nell’ordinamento”. Alla presentazione sono intervenuti anche Vico Valassi, presidente della Camera di Commercio di Lecco, Giovanni Maggi, presidente Confindustria Lecco, Oriano Lanfranconi, numero uno dei Giovani di Api a livello nazionale e Marco Giorgioni, presidente della Compagnia delle Opere di Lecco. Mara Baiguini


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Costruiamo il Futuro Magazine - Marzo/Aprile 2014 Intervista a daniele nava, presidente della provincia di lecco

Un incarico “scottante” L’imprenditore e politico, è stato nominato sottosegretario alla presidenza in Regione Lombardia. alizzazione del nuovo asse viario Lecco - Bergamo, intervento imponente, finanziato in parte dal CIPE, i cui lavori stanno procedendo secondo quanto stabilito dal programma. L’Amministrazione provinciale in questi 5 anni ha governato in modo lineare, senza polemiche e litigi. Ho tanti difetti, ma essendo anche un imprenditore, metto sempre davanti a tutto la concretezza e il pragmatismo. Siamo riusciti a chiudere numerose questioni che erano state lasciate aperte dalle Amministrazioni precedenti. Il bilancio è sicuramente positivo, per noi come squadra, e per il territorio. Di cosa è più fiero e cosa pensa avrebbe potuto fare meglio? Se c’è. Ho prestato molta attenzione al sostegno dell’economia, attraverso l’approvazione di una delibera di Giunta nella quale ho deciso di intervenire nell’ambito delle procedure di spesa in economia per l’acquisto e la Da alcuni giorni ha ricevuto un prefornitura di beni che vastigioso incarico. Di cosa si tratta? lorizzino la specificità e la Il presidente Maroni mi ha nomiqualità dei prodotti italianato sottosegretario. E’ un incarico ni, oltre che le aziende del che mi ha fatto molto piacere riceve territorio, soprattutto in un e credo rappresenti anche un riconoperiodo in cui il Paese vive scimento per il Nuovo Centrodestra un momento di recessione che, grazie ai numerosi amici e ammieconomica. Parallelamente nistratori sul territorio, ha saputo raalle politiche di sviluppo dicarsi e fare squadra. Come detto dal economico del territorio presidente Maroni dovrò affrontare sono state avviate e consoquestioni scottanti che riguardano la lidate politiche di sostegno legge Delrio, ma sono pronto. In breal lavoro e all’occupaziove mi dovrò occupare delle funzioni ne attraverso la gestione che la Regione ha dato alle Province Daniele Nava dell’Unità di crisi aziendali. che dovranno essere riordinate. Siamo Nell’ambito del progetto fitutti a conoscenza della difficoltà che stanno incontrando gli enti locali, la riforma Del- nalizzato al ricollocamento dei dipendenti, la Prorio, che sicuramente andrà migliorata, creerà dei vincia di Lecco ha supportato le aziende in crisi. problemi di competenze tra Comuni, Province e Avremmo di sicuro potuto fare di più se avessimo avuto più risorse, o se fossero state quantomeno Regioni. Se dovesse tracciare un bilancio di questi anni pari a quelle dei nostri predecessori. Abbiamo fatto cose egregie, compatibilmente con la situazioda presidente della Provincia di Lecco? Le infrastrutture costituiscono la base per lo ne in cui ci siamo trovati. La cosa di cui vado più sviluppo economico e sono di grande utilità per fiero è che abbiamo dimostrato che, senza polemii singoli, mi sono impegnato per il miglioramen- che e con serietà, si può ben figurare e fare cose to della viabilità provinciale attraverso la desema- importanti e necessarie per il territorio. forizzazione e la creazione di rotonde. L’opera Mara Baiguini prioritaria del mio mandato è sicuramente la reDaniele Nava, presidente della Provincia di Lecco, si troverà a dover affrontare “questioni molto scottanti”. Con queste parole Roberto Maroni, gli ha assegnato l’incarico di sottosegretario alla presidenza con delega agli enti locali, alla riforma Delrio, agli accordi di programma. 39 anni, imprenditore nell’azienda di famiglia in Brianza, della quale ha cominciato ad occuparsi dall’età di 22 anni. Sin da giovanissimo si è impegnato nella vita amministrativa della città di Lecco: capogruppo in Consiglio comunale dal 1997 al 2001, il più votato dei partiti della Casa delle Libertà nel 2001 e, nel 2006, ricopre la carica di vicesindaco nello stesso periodo, carica poi riconfermata per il secondo mandato e ricoperta fino al momento della sua proclamazione a presidente della Provincia di Lecco nel giugno 2009. Poi, alcuni giorni fa, la nomina in Regione.

Un’immagine della città di Lecco

IL CASO: BIOKOSMES, Da piccola impresa familiare alla quotazione in borsa “Non stiamo parlando delle grandi famiglie italiane, dai Barilla ai Benetton, ma di realtà del nostro territorio, che hanno avuto l’opportunità di quotarsi presso la borsa di Londra, nell’AIM (Mercato internazionale del London Stock Exchange dedicato alle piccole e medie aziende in crescita)”. Maurizio Dal Mas, commercialista e socio della Fondazione, ha potuto supportare tale operazione per un cliente storico del proprio studio di Merate: la Biokosmes Srl. Azienda specializzata nello sviluppo e nella realizzazione di prodotti pensati per la cura di tutte le tipologie di pelle e di tutte le parti del corpo alle quali si affiancano formulazioni per usi più specifici quali antirughe, contorno occhi, solari, prodotti per bambini, prodotti senza conservanti, prodotti bio. “L’idea è stata quella di mettere insieme varie realtà complementari tra di loro, di nazionalità inglesi e italiane, due per il momento e fra breve tre soggetti, e di diventare grandi insieme, potendo sfruttare economie di scala tra di loro e quotandosi presso l’AIM di Londra al fine di recuperare le risorse finanziarie per implementare i propri ambiziosi progetti – ha proseguito Dal Mas - Certo, si è dovuto abbandonare il mito del piccolo è bello, prendendo coscienza di far parte di un progetto molto più ambizioso, di portare una piccola azienda

della provincia di Lecco nel mercato globale ed internazionale della City attraendo nuovi investitori esteri e quindi creando nuove opportunità di sviluppo”. Così facendo si è trasformata la minaccia di essere spazzati via dal mercato dai grandi competitor in opportunità di camminare con le proprie gambe e stare in piedi davanti a realtà ben più grandi e strutturate di Biokosmes. Per il tipico imprenditore brianzolo è un passo difficile, abituato, com’è, a gestire l’azienda con le proprie convinzioni e metodi (che difficilmente accettano interferenze), ma è un modello di sviluppo necessario per poter far ritornare la propria azienda e/o l’“azienda Italia” ad essere competitiva a livello mondiale. “Spesso si parla di “fare sistema”, di mettere insieme le proprie risorse per diventare grandi, ma poi si preferisce curare con gelosia il proprio orticello guardando con diffidenza il “concorrente” e qualsiasi ipotesi di collaborazione. Se rimanere piccoli è stata la carta vincente per uscire dalla crisi degli anni 70, ora questa mentalità rappresenta un limite, non più sostenibile, per riuscire a competere nel mercato globale. Anche per il nostro studio è stata una bella sfida, che ci ha permesso di confrontarci con diversi metodi di lavoro, con

colleghi inglesi, con differenti tempistiche e nuovi concetti”. Un ambiente giovane, dinamico e la capacità di fare team sono le chiavi che hanno permesso a Maurizio Dal Mas, di affrontare questa sfida, impegnativa sì, ma molto avvincente, soprattutto alla luce del buon esito dell’operazione. Ora, per tutti coloro che in varie misure hanno collaborato al progetto, è una bella soddisfazione entrare in internet, digitare “London Stock Exchange Biokosmes” e vedere il risultato del proprio lavoro. “Il sogno - ha concluso Dal Mas - è quello di poter affianMaurizio Dal Mas care altre realtà per compiere tale passo. realtà che possono essere ben presenti e consolidate nel proprio mercato, ma che non devono aver paura del futuro e iniziare a pensare in grande”.



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