Introduzione e note grammaticali e di pronuncia

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Rino Jourdan

(Adorino Giordano)

LOU VËRNANTIN LO VERNANTIN

Il Vernantese – Dizionario occitano di Vernante

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Azione a sostegno della diffusione della lingua occitana. Regione Piemonte L.R. 11/2009 Coordinamento editoriale a cura della Chambra d’Òc Ines Cavalcanti Revisione linguistica realizzata dal Servici de la Lenga Occitana - Sportello di servizio linguistico della Comunità Montana delle Alpi del Mare, nell’ambito del progetto: “La lingua occitana come valore aggiunto delle Valli Gesso e Vermenagna”. Consulenza linguistica a cura della Chambra d’Òc Eliano Macario Peyre Anghilante Dario Anghilante Gianna Bianco Impaginazione e stampa Immediacolor Saluzzo Questa pubblicazione si trova in www.cmgvp.org/voutz-verm-ges.page www.chambradoc.it ISBN: 978-88-96654-05-7

Collana Viure Lo País Chambra d’Òc Chamin Arnaud Daniel, 18 12020 Roccabruna/La Ròcha Tel. 0171.918971 e-mail: chambradoc@chambradoc.it www.chambradoc.it

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Alla memoria di mio zio materno Giordanengo Giuseppe, Notou, di tetto Murà , caduto sul fronte russo, Divisione Cuneense, nel febbraio 1943 che, quando dalla Francia dove risiedevo, venivo a trascorrere parte delle vacanze scolastiche a Vernante, con pazienza e con passione mi insegnava il suo ancora quasi incontaminato vernantino e riuscÏ ad infondere e a radicare profondamente in me l’attaccamento alla concisa, espressiva ed armoniosa lingua dei nostri avi

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INTRODUZIONE Il vocabolarietto annesso a questo studio non ha la pretesa di essere un dizionario vernantese-italiano, ma solo una raccolta in ordine alfabetico limitata alle parole vernantine più comuni, citate con le varie sfumature di dizione immancabili in una parlata che non è mai stata scritta ed alla quale è quindi mancata la forza coesiva della scrittura. La raccolta è iniziata cinquant’anni fa ed è proseguita finora sia pur saltuariamente e con lunghe interruzioni. È ricavata da conversazioni con vernantini, soprattutto anziani, spinto da alcuni elenchi fatti da mio nonno, Giordano Giacomo, maestro (magistre) elementare a Vernante, verso il 1870-1890. Poiché si tratta di una prima stesura, sarò grato ai Vernantini che mi segnaleranno errori e dimenticanze significative per una eventuale ristampa, così come sono grato ai vernantini con i quali ho esaminato vocaboli, sezioni grammaticali e coniugazioni. Lo scopo di questo lavoro è duplice: il riappropriamento della identità culturale di Vernante collocandola nel suo giusto contesto di lingua dell’area d’oc o occitana, ed il salvataggio di termini in parte scomparsi recentemente o in via di scomparsa a causa dell’avanzata di altre culture numericamente ed economicamente più forti, cioè la piemontese e l’italiana, che la stanno sgretolando e minacciano di farla scomparire. Questa collocazione è doverosa anche per dare la giusta dignità ad una parlata che almeno nelle nostre valli - fino ad alcuni decenni fa non aveva neanche un nome. Alla domanda di forestieri e di studiosi di specificare in quale lingua parlavano, gli abitanti delle nostre valli sapendo che la loro parlata non era né francese né piemontese, anche se aveva taluni caratteri dell’una e dell’altra, né tantomeno italiana, e non conoscendo neanche il nome delle parlate similari alla loro di là delle Alpi, rispondevano semplicemente "issì parlën a nosta moda" (qui parliamo a modo nostro). Oggi sappiamo che la nostra parlata appartiene alla lingua d’Oc, o occitano, diffusa dai piedi delle valli sud-occidentali delle Alpi, dalla Val Pesio alla Dora Riparia, fino all’Oceano Atlantico occupando tutta la parte meridionale della Francia. Questa lingua aveva avuto grande splendore nel Medio-Evo, tant’è che Dante Alighieri era stato tentato di impiegarla per scrivere la "Divina Commedia" invece del suo toscano natio. In quel periodo aveva avuto grandi prosatori e grandi poeti come Marcabrun, Jaufré Rodel, Bernard di Vetadorn e Arnaud Daniel. L’occitano aveva cominciato a declinare dopo la conquista avvenuta nel XIII secolo delle regioni occitane da parte dei Re di Francia che avevano colto il pretesto di alcune crociate contro l’eresia Catara, diffusa anche nelle nostre zone, ma forte soprattutto in quella che oggi è la Francia meridionale. A seguito della conquista, l’uso della lingua occitana fu proibito, sia nei documenti ufficiali che nelle scuole, ed essa venne ufficialmente sostituita dalla lingua francese.

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La lingua d’Oc ha però resistito ed è tuttora, dopo sette secoli, ancora ben presente in tutta la Francia meridionale ed anche nelle nostre valli che erano rimaste per secoli staccate dalla cosiddetta "Occitania Grande". Dalla metà dell’800 si verificò una lenta rinascita della lingua d’oc sia per merito del grande scrittore e poeta provenzale Frederic Mistral (1830-1914) che di numerosi altri poeti e scrittori. Già nel 1904 la lingua d’Oc otteneva, proprio per merito di Mistral, il premio Nobel per la letteratura, la lingua italiana lo otteneva nel 1906 per merito di G. Carducci. Questa rinascita è andata rafforzandosi ed espandendosi in questi ultimi decenni con racconti, romanzi, poesie e pubblicazioni di giornali sia nell’area d’oc francese che nelle nostre valli. Nelle regioni occitane della Francia, l’occitano è stato ufficialmente riconosciuto come "lingua regionale", legge Deixonne del 1951, e riammesso, facoltativamente, nelle scuole e nelle università. In Italia l’occitano è stato riconosciuto ufficialmente dal Parlamento nel 1999 insieme ad altre minoranze linguistiche e questa legge è stata promulgata dal Presidente della Repubblica il 15 dicembre 1999 con il n. 482. Le nostre valli hanno quindi ottenuto lo statuto di "minoranza linguistica storica". Questo riconoscimento ha per le nostre valli, e quindi anche per Vernante, importanti conseguenze sia culturali (editoriali, trasmissioni televisive, toponomastica originaria, insegnamento facoltativo nelle scuole) che occupazionali perché in tutte le amministrazioni pubbliche della zona, quindi anche nei Municipi, dovrà per legge essere garantita la presenza di personale in grado di capire e di parlare la nostra lingua, che finanziarie in quanto lo Stato si impegna a stanziare annualmente dei fondi per far fronte a tutti gli obblighi derivanti da questa legge. L’affinità della parlata delle nostre valli con le parlate dell’altro versante delle Alpi era nota fin dall’epoca romana e di questo era stato tenuto conto nella suddivisione amministrativa dell’Impero Romano. Infatti l’Italia romana, allora chiamata "Regione Italica", come evidenziato da tutti gli atlanti storici si fermava ai piedi delle Alpi. La frontiera fra Gallia e Italia correva un po’ più giù dello sbocco delle valli lungo la linea Chiusa Pesio-Boves-Borgo San Dalmazzo-Caraglio-Piasco-Saluzzo-Cavour. Vernante faceva parte della Provincia Alpi Marittime che, insieme alla Provincia Alpi Cozie, era compresa nella Regione Gallica, ora Francia. Solo per un breve periodo, cioè durante il periodo Napoleonico, Vernante e le altre valli occitane si trovarono riuniti ai fratelli di lingua d’Oltralpe. Vernante faceva parte del Dipartimento francese della Stura.

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Il fatto che le regioni occitane non abbiano mai avuto una effettiva unità politica, solo sfiorata nel 1213 dall’allora Conte di Tolosa, e quindi una coesiva lingua ufficiale e in seguito la proibizione di usarla, ha facilitato una frammentazione dell’occitano, che oggi si divide in sei grandi dialetti a loro volta suddivisi in sotto-dialetti. Il dialetto di Vernante appartiene al gruppo dei dialetti occitani settentrionali, limosino, alverniate e delfinatese, e precisamente al delfinatese, detto anche gavot (montanaro). La differenza più appariscente fra i dialetti settentrionali e quelli meridionali, provenzale, linguadociano e guascone, è la palatizzazione dei suoni "ca" e "ga" che nei dialetti settentrionali sono pronunciati in prevalenza "cia" e "gia", indicati con "cha" e "ja" nella grafia occitana adottata in questo vocabolarietto. Quindi can diventa chan, cat diventa chat, garri diventa jarri, vaca diventa vacha, camba diventa chamba, camin diventa chamin ecc. Noi Vernantesi, e lo stesso vale per tutti gli abitanti delle nostre valli, abbiamo anche un grande dovere morale che ci deve spingere a difendere, parlare e trasmettere ai nostri figli la nostra armoniosa, concisa ed espressiva parlata: il rispetto verso i nostri avi che per secoli si sono espressi esclusivamente nella nostra lingua, ne hanno conservato la purezza fin tanto che hanno potuto, l'hanno amata e dato un nome nella nostra lingua ad ogni monte, ogni punta, ogni roccia, ogni bosco, ogni torrente, ogni fontana, ogni angolo della terra vernantese, l’hanno arricchita di fatti e di leggende e ce l’hanno lasciata in eredità perché ne godessimo e la difendessimo. Ricordiamoci che i nostri nonni ed i nostri padri che sono stati mandati a combattere e a morire nelle trincee del Carso e del Trentino, in Albania e in Russia non parlavano né in piemontese né in italiano ma nella nostra parlata vernantina che li affratellava con i loro compagni d’armi delle valli vicine. Non lasciamo che, con l’abbandono della loro lingua, una barriera insormontabile si innalzi fra loro e noi. Non rinneghiamoli!

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GRAFIA La grafia utilizzata in questo studio sulla parlata di Vernante, Lou Vërnant, si ispira a quella generalmente adottata oltr’Alpe nella regione storica della Provenza che fa parte all’area d’oc, o occitana, con alcuni adattamenti per renderne più facile la lettura ai Vernantini, soprattutto agli anziani, sui quali conto molto per eventuali correzioni ed inevitabili dimenticanze.

Accento In questo studio sono stati utilizzati tre tipi di accento: - accento acuto

́

indica un suono chiuso ed è utilizzato soltanto sulla "e";

- accento grave

̀

indica un suono aperto;

- accento circonflesso

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indica l’allungamento di una vocale aperta.

L'allungamento della "e" chiusa, "é", è rappresentato con "ée".

Vocali â

"a" lunga.

Segnala la scomparsa o l’affievolimento del dittongo "ai", es. pâre (padre), mâre (madre), segnala anche la scomparsa della r finale dei verbi, es. arlascâ (allentare);

ë

"e" semimuta,

es. dësfriâ (districare), ëntrëbiâ (socchiudere), frëmma (donna, moglie);

e

"e" acuta,

es. alegre (allegro), veire (vedere);

é

"e" acuta

in parole tronche, es. dapé (vicino, accanto), pié (soldo, valore in espressioni negative), taiapé (bruco; millepiedi);

è

"e" grave,

es. pèrre (prendere), crèp (colpo);

ê

"e" lunga grave,

es. savê (sapere), valê (valere);

ée

"e" lunga acuta,

segnala la scomparsa della r finale in parole che originariamente terminavano in "ier", es. née (nero), panatée (panettiere), papée (carta; documenti);

î

"i" lunga,

segnala la scomparsa della r finale dei verbi, es. finî (finire), arsanî (risanare);

œ

"eu" francese,

es. brœ (brodo), nœf (nove), œrdi (orzo);

ou

"u" italiana,

es. vous (voce), bougre (poveraccio), ourme (olmo);

u

"u" francese,

es. but (germoglio; alito di vento), coumun (terreni comunali), fum (fumo; foschia, nebbia).

Nota sulla "ë".

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Il suono della vocale "e" è sempre semimuto "ë" nelle parole che iniziano per des, em, en, es, pertanto la loro pronuncia è: dës, ëm, ën, ës. Es. dësbalâ (sballare), dësbragà-se (togliersi i pantaloni), dëstëgne (stingere, scolorire), dësliâ (slegare; sciogliere, diluire), dësembre (dicembre), ëmbarràs (ingombro; imbarazzo), ëngrifâ (afferrare saldamente), ënchassì (infeltrito), a l'ënvèrs (al contrario, al rovescio), ënvisâ (avvitare), ësberchâ (sbrecciare), ëscola (scuola), ëscrussì (incrinato), ëspina (spina), ëspous (sposo), ësquiarî (schiarire, chiarire; diradare), ëstèla (stella), ëstranom (soprannome), ëstudi (studio), ëstëgne (soffocare, strangolare) …. La "e" è pure semimuta anche all’interno di parola quando è seguita da due consonanti consecutive, es. bialerëtta (canaletto di irrigazione), ëstrëppa (breve sforzo, breve viaggio, tappa), tëmme (temere, avere soggezione), tëmpouriva (castagna primaticcia), frëmma, mëndìa (giovinetta, adolescente), masëntâ (dirigere, amministrare), pënchenëtta (pettinella) ecc.

Consonanti c + a, o, œ, ou, u "c" dura italiana come nella parola casa; es. cadre (quadro; dipinto), calignâ (corteggiare), cofre (cassapanca), boucoun (boccone); cucala

(rigonfiamento, bernoccolo); ch

"c" dolce come nella parola italiana cena; es. chan (cane), chat (gatto), cheina (catena), chichëtta (pupilla), choma (luogo di riposo diurno), babachou (bamboccio, imbecille); chuchâ (succhiare);

g + e, i

"g" dolce come nella parola italiana gelso; es. gena (imbarazzo, disagio), gënoui (ginocchio), gifie (orecchioni), Giraut (Giraudo), git (pollone, getto); "g" dura italiana come nella parola gatto; es. gandî (salvare; sviluppare), gode (deglutire), blagœr (vanitoso, megalomane); gourc (pozza d'acqua; gorgo), goudre (gomito), gouitre (gozzo), agù (avuto);

g + a, o, œ, ou, u

gu + e, i

"g" dura italiana come nelle parole gheppio, e ghiro; es. brague (pantalone), guèrs (storto, obliquo, sbilenco), guëtâ (guardare, vigilare, sorvegliare), guiassa (ghiaccio);

h

indica il suono semivocalico della "i", che segue un'altra "i". In Francia questo suono è reso con la "ll mouillé"; es. famille, fille, billet…. In vernantese es. famiha (famiglia), fiha (figlia, ragazza, donna nubile), bihèt (biglietto);

h

serve a separare due vocali che altrimenti, con le presenti regole grafiche, costituirebbero un suono diverso; es. ahussâ (aguzzare) / aussâ (sollevare), fehe (pecore) / fée (tenerezza; pena). Anticamente le due vocali erano separate da una consonante, per gli esempi precedenti erano la "g" di agussar e la "d" di fedas. 8


j + a, o, u

"g" dolce come nella parola italiana gelso; es. jalina (gallina), japâ (latrare, abbaiare), jarri (topo), Jors (Giorgio), jouc (posatoio), juhâ (giocare);

qu +e, i

"c" dura italiana come nelle parole chetare e chicco; es. quea (canniccio: traliccio su cui si fanno seccare le castagne al calore e al fumo della brace), bouquèt (mazzo), quiot (pianoro);

s

all’inizio, in fine di parola e quando è preceduta da una consonante ha sempre il suono sordo come nella parola italiana sapere, es. sangut (singulto, singhiozzo), sarvan (folletto, silvano; uomo strambo), ënvèrs, arsaià (raggelato, di stucco), arserî (sarchiare), ënsouleià (soleggiato).

s

in posizione intervocalica ha suono sonoro come nella parola italiana rosa, es. ase (asino), luse (brillare, splendere), brasa (brace);

ss

ha suono sordo come nella parola italiana assalto, es. ëmbrassâ (abbracciare), dësganassâ (stuzzicare l'appetito), issì (qui), issiouta (da queste parti);

sh

"sc(i)" dolce italiana come nella parola scena, es. ëshala (scala), mousha (mosca);

z

"s" sonora come nella parola italiana rosa, è utilizzata ad inizio parola ed in posizione postconsonantica, es. zerou (zero), quinze (quindici), catorze (quattordici).

Il suono di "z" sordo come nelle parole italiane balzo e canzone non esiste nella parlata di Vernante, mentre il suono di "z" sonoro come nelle parole italiane zero e zucca non esiste in alcuna parlata occitana. Il suffisso italiano "-zione" diventa in vernantino "-ssioun". Es. stazione diventa ëstassioun. '

apostrofo, indica l’elisione di una vocale, es. n'ëscola.

Nella preposizione dë la "ë" è quasi sempre elisa, es: ai pa d'pan (non ho del pane), lou fëstin d'San Jan (la festa campagnola di san Giovanni). La "r" in fine di parola non è pronunciata o lo è debolmente, e viene sostituita da un allungamento della sillaba di cui fa parte. Es. mur (maturo) viene pronunciato mû.

Dittonghi - au si pronuncia con la "u" all’italiana, es. aut (alto), saut (salto); - eu si pronuncia con la "u" all’italiana, es. leure (lepre); - uè "u" breve francese seguita da "è", es. luègn (lontano), nuèt (notte), vuèt (vuoto), fuèia (foglia), cuèie (cogliere), cuère (cuocere), cuèt (cotto)… - òu si pronuncia con la "u" all’italiana quando la "ò" è accentata, es. sòu (soldo), vòuta

(volta, soffitto; momento; lasso di tempo). Nota sulla pronuncia del dittongo "ai" nelle frazioni di campagna 9


Nelle frazioni di campagna il dittongo "ai" ha conservato in un gruppetto di vocaboli l’antico suono "oa", quindi lait (latte) suona lòat, fiaira (puzza) suona fiòara. I vocaboli principali che mantengono ancora questa pronuncia sono: aigre (acido) aiva (acqua) bëdavëlaire (piagnucolone); caira (angolo); caire (zona); calignaire (corteggiatore), cussavëlaire (piagnucolone); ënjairâ (inghiaiare); ëstrafait (sconvolto); fait (pp. di fare), fiaira (puzza); jaira (ghiaia); jamai (giammai); mai (maggio); mai (mai); maira (malga), raire (avo); repipiaire (persona ripetitiva); toumaira (tomaia); vaire (poco). Nota sulla pronuncia del gruppo "ae" nelle frazioni di campagna Il gruppo "ae" ha conservato l’antico suono "oe", pare di origine celto-ligure, nei vocaboli ibae (versante nord o poco soleggiato) che quindi suona iboe, gae (ghiandaia) che quindi suona goe e negli avverbi di luogo contenenti lae (là) e sae (qua). Il suono "oe" è inoltre generalmente applicato nei participi passati femminili plurali dei verbi della prima coniugazione, con infinito terminante in "â". Quindi, ad es: i avën chantae (le abbiamo cantate) suona i avën chantòe; i avé manjae (le avete mangiate) suona i avé manjòe; i soun escapae, (sono fuggite) suona i soun escapòe; i poume manjae (le mele mangiate) suona i poume manjòe. Man mano che la campagna si spopola e parte dei suoi abitanti va ad aumentare la popolazione de la Vila, il capoluogo, questi antichi suoni tendono a scomparire pur essendo oggi ancora ben radicati.

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Indicazione dell'accento Non è necessario segnare l'accento quando: - La parola è monosillaba. Alcune parole monosillabiche sono accentate per evitare omografie; es. da (da), dà (dà, verbo), de (di), dè (dito), la (la), là (là), ni (né), nì (nido), pe (poi), pé (piede). - L'accento tonico cade sull'ultima vocale di una parola terminante per consonante, ad eccezione della "s": abandoun (abbandono); passerot (passero). - L'accento tonico cade sulla penultima sillaba di una parola terminate per vocale: alegre (allegro); anada (annata); bagage (bagaglio); mountagna (montagna). - L'accento tonico cade sulla penultima sillaba di una parola terminante per "s": chantës (tu canti); chantavës (cantavi). Questo comportamento eccezionale della "s" è dovuto al fatto che in molte varianti dell'occitano si è conservata la "s" per la formazione del plurale e questa non modifica la tonicità della parola quando passa dal singolare al plurale, es: vacha / vachas (mucca / mucche). Per semplicità si è esteso tale criterio a tutte le parole terminanti con "s" come dëschaus (scalzo). È evidente che di conseguenza bisognerà segnare l'accento sulla vocale tonica che precede la "s" finale abòs (prono); afroùs (orrendo, orribile); crapàs, (capra in senso dispregiativo); ardrìs (ordine; disciplina), carroùs (carretto a braccia). - In tutte le parole in cui è presente il suono "œ" perchè questo è sempre tonico e non è accentato neppure in posizione finale di parola. Si segna l'accento grafico quando: - Pur trovandoci nei casi precedenti in cui non sarebbe necessario segnare l'accento, sia utile segnalare l'apertura della vocale: alèrt (sveglio, attento); arbèrc (pascolo o baita); balèt (ballo); juèvës (giovedì); - L'accento tonico cade sulla vocale finale di parola. Come già detto, fanno eccezione le parole monosillabe. Molti sono questi casi perché nella parlata occitana di Vernante i verbi all'infinito hanno perso la "r" della desinenza, i participi passati, o gli stessi con funzione di aggettivi, hanno perduto al maschile la "t" o al femminile la "d" dell'ultima sillaba ed è quindi necessario accentarli. Es.: asardâ (in origine asardar = azzardare); asardà (in origine asardat = azzardato); asardâ (in origine asardada = azzardata); bëssounâ (in origine bessounada = parto gemellare); adoussî (in origine adoussir = addolcire, mitigare); abrasamì (in origine abrasamit = eccitato, bramoso). - L'accento tonico cade sulla penultima sillaba di una parola terminante per consonante: gòmit (vomito); mérit (merito). - L'accento tonico cade sulla "i", oppure sulla "u", preceduta o seguita da una vocale. Es.: burfìa (vescica); bëlùa (favilla).

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- Le parole sono sdrucciole, con accento tonico sulla terzultima sillaba. Tali parole, presenti nelle nostre valli e quindi anche a Vernante, sono tutte di origine forestiera (o influenzate dall'esterno nella pronuncia) entrate negli ultimi 100-150 anni attraverso la scuola, i giornali, l’insegnamento religioso, le professioni liberali, geometri, notai, medici, e sono state adottate senza modificarne la cadenza ritmica. Es. república, página, gramática, prática, ánima, legìttima, poulìtica, crésima, clìnica, quilómetrou, geómetra, epìstoula, dumìnica, ìsoula, teléfounou, mùsica, garìtoula, ën viroùndoula, toumàtica…

Nota: I verbi alla prima persona plurale dell'indicativo e del congiuntivo presente sono tonici sull'ultima sillaba. Es. n'eiti chantën. I verbi alla terza persona plurale dell'indicativo e del congiuntivo presente, a differenza dei precedenti, sono tonici sulla penultima sillaba e recano, secondo la regola, l'accento. Es. lour chàntën. Nel caso in cui la vocale tonica sia "ë" non è possibile indicare tale accento a motivo della presenza della dieresi. Pertanto si scriverà in modo uguale in entrambi i casi lasciando la comprensione dal contesto.

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IL DIALETTO OCCITANO DI VERNANTE "LOU VËRNANTIN" Malgrado la forte pressione esercitata da secoli dal piemontese, favorita dalla vicinanza di grossi centri piemontesi e dai contatti quotidiani con piemontese-parlanti, la parlata occitana è a Vernante ancora ben radicata. La morfologia, la sintassi e le coniugazioni verbali si sono mantenute quasi immutate nel corso dei secoli. Vernante è, con Limone e i comuni dell’alta Val Gesso, uno dei pochi centri delle valli occitane cisalpine ad aver mantenuto le antiche terminazioni occitane in ian negli imperfetti, nei congiuntivi e nei condizionali, es. erian (eravamo), avian (avevamo), avëssian (avessimo), fussëssian (fossimo), chantian (cantavamo), chantëssian (cantassimo), chantarian (canteremmo), ourian chantà (avremmo cantato), avessian chantà (avessimo cantato) ecc. Nel lessico, il piemontese è riuscito a sostituire un certo numero, ma limitato, di vocaboli, una parte dei pronomi e degli aggettivi possessivi come ad esempio mè, tò, sò che hanno sostituito gli antichi moun, toun, soun; lou mè, lou tò, lou sò che hanno sostituito gli antichi lou miou, lou tiou, lou siou, ormai soltanto più presenti nei racconti. Ha pure modificato pochi altri termini, soprattutto l'infinito di alcuni verbi, forse una ventina, che sono diventati dei termini ibridi, cioè non ancora piemontesi, ma non più vernantini autentici. Questa mutazione si è prodotta solo nel capoluogo perché nelle campagne vengono generalmente utilizzati solo i termini puramente vernantini. Nel capoluogo vengono quindi utilizzati entrambi i termini. Elenchiamo qui i principali: Vernantino Italiano creire (credere) cruvî (coprire) cuère (cuocere) dëscruvî (scoprire) druvî (aprire) durmî (dormire) oufrî (offrire) partî (partire) reussî (riuscire) sëntî (sentire) servî (servire) soustënî (sostenere) surtî (uscire) tënî (tenere) tussî (tossire)

Ibrido crése cruève cuèse descruève druève duèrme œfre parte riesse sënte sèrve soustene suèrte tene tusse

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veire vënî

(vedere) (venire)

vegue vene.

Un altro tipo di ibrido si è formato nel capoluogo, a seguito dell’influenza piemontese, in alcuni vocaboli che contengono "gui" e "qui" dove la vocale "i" ha sostituito l’antica consonante "l", pur mantenendo il suono duro di "g" e "c". Questo fenomeno è avvenuto nelle nostre valli già alcuni secoli fa: Es. l’antico glassa (ghiaccio) è diventato guiassa, clar (luce, lume; raro, scarso) è diventato quiar. Nel capoluogo ora le parole contengono questo "gui" affiancate dalle stesse parole con "j" e "ch". Abbiamo quindi: - guiassa (ghiaccio) affiancato da - ësquiarî (schiarire) affiancato da - ësquiop (scoppio) affiancato da - ësquioupèt (genzianella) affiancato da - mësquiâ (mischiare) affiancato da - quiaf (chiave) affiancato da - quiar (chiaro) affiancato da - quiapée (muretto di pietra a secco) affiancato da - quiapera (pietraia; ammasso di pietre) affiancato da - quiò (chiodo) affiancato da - quiounzura (recinzione) affiancato da

e questo "qui" si trovano jassa ëschairî ëschop ëschoupèt mëschâ chaf chair chapé chapera cho chounzura

La stragrande maggioranza dei vocaboli in uso a Vernante sono vocaboli appartenenti all’intera area occitana, che va dalle nostre valli fino all’oceano Atlantico. Quelli che non sono comuni a tutta l’area, la zona d’oc non ha mai avuto una completa unità linguistica, appartengono comunque ad uno o più dei sei grandi dialetti già menzionati. Alcuni nostri vocaboli es. leit (letto), dreit (diritto), dreita (destra), tuit (tutti), truita (trota), souléi (sole); jarri sono rimasti identici a quelli usati nelle poesie dei grandi "troubadours", poeti occitani del Medioevo. Nella lingua parlata, un fenomeno diffuso nell’area occitana e soprattutto nelle nostre valli, è la metàtesi cioè la trasposizione di lettere nel corpo di una parola. A Vernante questo fenomeno avviene nel caso in cui una "e" si trova nella sillaba iniziale ed è preceduta da "r". La "e", si indebolisce sensibilmente lasciando più spazio alla "r". La "r" avendo bisogno di un appoggio, nell’operazione di metàtesi si fa precedere da una "a" eufonica. Quindi, ad esempio, rëbot (rimbalzo) diventa arbot, rëculâ (indietreggiare) diventa arculâ, rëlascâ (allentare) diventa arlascâ, rëdrìs (ordine) diventa ardrìs, rëveire (rivedere) diventa arveire. Quando la "e", pur trovandosi nella sillaba iniziale, non è preceduta da "r" ed è seguita da una consonante diversa dalla "r", essa non scompare, ma si affievolisce talmente da diventare quasi muta. È il caso, ad esempio, di sëmana pronunciata smana e anche ësmana, dënant (davanti, prima) pronunciato d’nant e anche ëdnant, dëssout 14


(sotto, di sotto) pronunciato d’sout e anche ëdsout, dëssoure (sopra, di sopra) pronunciato d’soure e anche ëdsoure, il partitivo dë pronunciato d’. Forse quest’ultima forma di metàtesi è stata influenzata dal trattamento della "e" semimuta che viene sovente fatto nalla Francia del Centro-Nord, con la quale confinano i dialetti nord-occitani, cioè nella zona d’Oil. Infatti in quest’area la "e" seminuta posta nella sillaba iniziale della parola, viene "mangiata", cioè non pronunciata. "semaine" è pronunciato "s’main", "dessus" è pronunciato "d’ssus", "dessous" è pronunciato "d’sous", "petit" è pronunciato "p’tit", "je n’ai pas de pain" è pronunciato "j’n’ai pas d’pain", "médecin" è pronunciato "méd'cin". Un altro particolare diffuso un po’ ovunque nell’area occitana è la frequente sostituzione dell’occlusiva "b" con la labiodentale "v": a Vernante chabèi (capelli) viene pronunciato chavéi, arrubâ (arrivare) viene pronunciato arruvâ. Questo fenomeno è diffuso anche in altre lingue neolatine occidentali. Ad esempio in Spagna la parola gobierno si pronuncia govierno, caballo si pronuncia cavallo. Lo stesso fenomeno di scambio accade nella gutturale "g" sostituita talvolta dalla labiodentale "v" es. gagnà che a Vernante si pronuncia vagnà, guerra che si pronuncia vèrra ecc. Questa particolarità appare chiaramente anche nelle grammatiche in uso nelle scuole francesi per i corsi di occitano: ad esempio nel verbo avê, la radice "av" dell’infinito passa alla radice "ag" del participio passato "agù". Nel trapassato prossimo troviamo, come a Vernante, le due radici: "avevamo avuto" si dice, infatti, "avian agù". Affinché il vocabolarietto che segue non sia solo un arido elenco di parole e possa contribuire a fornire un quadro generale della parlata, è stato fatto precedere da alcuni cenni di grammatica e di sintassi.

Articolo definito Maschile singolare lou l’ davanti a vocale Es. lou chan, lou chat, l'ome (l’uomo), l’ase; Femminile singolare la l’ davanti a vocale Es. la frëmma, la chassa (la caccia), l’ëscola, l’ëstèla. Plurale: i sia per il maschile che per il femminile Es: i chan, i ase, i frëmme, i fihe. Come ricordo di aver sentito da persone anziane quando ero ragazzo, in passato i plurali dovevano essere li, o lis per il maschile e li, lis o les per i femminili. Inoltre ai sostantivi femminili si aggiungeva ancora la "s" per formare il plurale es. pules, vaches. Ora la "s" del plurale femminile è scomparsa, mentre è ancora rimasta nella confinante Roaschia. Quando l’articolo plurale i precede una vocale, esso viene pronunciato strettamente legato alla parola che lo segue come se ne facesse parte. 15


es. i agn pronunciato

iagn

(gli anni)

i ëstèle

"

iëstèle

i apie

"

iàpie

i orle

"

iòrle

i ëscoulée

"

iëscoulée

i oudoû

"

ioudoû

i ourtihe

"

iourtihe

i uvèrn

"

iuvèrn

(le asce) (gli spinaci di montagna) (gli scolari) (gli odori) (le ortiche) (gli inverni).

Articolo indefinito Maschile singolare

ën

abbreviato in n' davanti a vocale, quindi: ën chan,

na

abbreviato in

n'ome

Femminile singolare

n' davanti a vocale, quindi: na

frëmma, n'anada.

Nota: anticamente gli articoli erano rispettivamente un e una, queste forme sono oggi usate prevalentemente nella funzione di numerali.

Articolo partitivo dë per entrambi i generi, sovente abbreviato in d', quindi: i à d’frëmme, d’chan, d'chat, d'amis (ci sono delle donne, dei cani; dei gatti, degli amici); avën d’pan, d’sòu, d’chan, dë tout (abbiamo del pane, dei soldi, dei cani, di tutto).

Non può mai essere omesso.

Forma partitiva La particella italiana "ne" è resa ne, n', n’ën, es.: n’ën vourgué? (ne volete?); n’ën màngës? (ne mangi?); n' avën parlà a Jan (ne

abbiamo parlato a Giovanni); douné-m’ne (datemene); mangé-ne (mangiatene); n’ën chantën una? (ne cantiamo una?); i n’à d’pan? c'è del pane?; ae, i n’à (si ce n’è); no, i n’à pa, o: la n’à pa (no, non ce n’è); n'avën pa (non ne abbiamo); cant n’ën voulé, vourgué? (quanto ne volete?)

Formazione degli aggettivi femminili Di solito si aggiunge "a" alla forma maschile. Es: uroùs (felice), urousa; char (caro) chara Alcuni aggettivi che terminano con "t" la cambiano in "d", quando la "d" già compariva nella parola originaria. Es. chaut (caldo) chauda; freit (freddo) freida; grant (grande) granda; chart (rossiccio, fulvo), charda. però aut (alto) auta Gli aggettivi che terminano con "f" cambiano la "f" in "v". Es: braf (bravo), brava. 16


I numerali un, dui, trei, catre, sinc, ses, sèt, uèt, nœf, des, ounze, douse, trëse, catorze, quinze, sëse, dissèt, disiœt, disnœf, vint, trënta, caranta, sincanta, sessanta, sëtanta, outanta, (uetanta), nouranta, (nouvanta), sënt, dousënt; trësënt, catsënt, sincsent…. mila, ën milion, ën miliart.

I numeri collettivi I principali sono: ën parèi (un paio); na treiena (circa tre); na catrèna (circa quattro), na dëzèna (una

diecina); na douzèna (una dozzina) na quinzèna ventina).

(una quindicina); na vintèna (una

Diminutivo I suffissi più usati sono "èt" e "oun". Es. nas (naso), nasèt; fî (figlio, ragazzo), fihèt; jarri, jarrièt, libre (libro; libero), librèt; ase, asnèt; bras (braccio), brassèt; sèrp (serpe), sèrpëtta; bardàs (giovanotto), bardassoun.

Accrescitivo e peggiorativo Di solito si rende con "as". Es. nas, nasàs; chan, chanàs; jarri, jarriàs; libre, libràs; chat, chatàs; fî, fihàs; sèrp, sërpassa; masca, mascassa.

Avverbi I principali avverbi di tempio, di luogo, di modo e di quantità sono: adeis apreis amount aval alamount alaval anant arrée darrée dënant, d'nant ën darrée dins, ëndins fora, dëfora, d’fora issì issiamount issiaval issiouta iquì

(poco fa; un momento fa) (dopo, dietro; appresso) (in alto) (in basso) (lassù) (laggiù) (avanti, davanti) (indietro (dietro) (prima, davanti) (indietro) (dentro) (fuori) (qui) (su di qua, quassù) (giù di qua, quaggiù) (da queste parti) (lì, là) 17


iquiaval iquiamount iquiouta ounda, ounte, mounte dëssae, d'sae dëlae, d'lae dëssù, d’su dëssoure, d'soure dëssout, d'sout ën lae ën sae përtout, ëmpërtout dapé luègn a l'aviroun acol aut bas douman, dëman, ëdman apreis douman, passa d'man apreis disnâ er, ier nënt-er-l’aute, anantier encœe fit, fitou bo sì, ae, ai darreramënt dëcò, d’co prou sëgur parèi ën bëscalìs davantage souègn, souvent ben pis, pés d’aloura, d’enloura d’aloura que subit su, sus

(giù di là) (su di là) (là, zona lontana; in Francia) (dove) (di qua; da questa parte) (di là) (sopra, senza contatto) (sopra) (sotto) (di là) (di qua) (dappertutto; ovunque) (vicino) (lontano) (intorno; in senso contrario) (addosso) (alto) (basso) (domani) (dopodomani) (pomeriggio) (ieri) (avantieri) (oggi) (presto; rapidamente) (certo, sì) (sì) (ultimamente) (anche) (abbastanza; basta>) (certamente, sicuro) (così, simile, uguale) (di sbieco) (di più, d’avanzo; in esuberanza) (sovente) (bene) (peggio) (da tempo) (mentre) (subito, immediatamente) (sopra, con contatto)

dënant, d'nant ura

(prima, davanti) (adesso) 18


I verbi A differenza di quanto si è verificato in altre zone delle nostre valli, il vernantino ha conservato nelle varie coniugazioni tutti i tempi tranne il passato remoto e il trapassato remoto non più usati in gran parte dell’area occitanica e sostituiti dal passato prossimo, dal trapassato prossimo e dal supercomposto, trattato più avanti. Nelle coniugazioni di tutti i tempi, la terza persona singolare può essere preceduta dai pronomi personali "al" per il maschile e "i" per il femminile anche quando il soggetto che fa l’azione è specificato. Per la terza persona plurale, il pronome è "i" sia per il maschile che per il femminile. Si può dire quindi: Jan chanta ben Guitin chanta ben Jan e Tounin chàntën ben Guitin e Lussia chàntën ben

Jan al chanta ben Guitin i chanta ben Jan e Tounin i chàntën ben Guitin e Lussia i chàntën ben. Ausiliari

Avê (avere) Indicativo

Presente (ho)

Imperfetto (avevo)

Futuro semplice (avrò)

ai as à avën avé an

avìou avìës avìa avian avià avìën

ourei ourés ouré ourën ouré ouran

Passato prossimo (ho avuto)

Trapassato prossimo (avevo avuto)

Futuro anteriore (avrò avuto)

ai agù as agù à agù avën agù avé agù an agù

avìou agù avìës agù avìa agù avian agù avià agù avìën agù

ourei agù ourés agù ouré agù ourën agù ouré agù ouran agù Congiuntivo

Presente (che abbia)

Imperfetto (che avessi)

Passato (che abbia avuto)

Trapassato (che avessi avuto)

que " " "

que " " "

que " " "

que " " "

abe abës abe avan / avën

avès avëssës avès avëssian

19

abe agù abës agù abe agù avan / aban agù

avès agù avëssës agù avès agù avëssian agù


" "

avà / avé àbën

" "

avëssià avëssën

" "

avà / abà agù àbën agù

Condizionale

" "

avëssià agù avëssën agù

Imperativo

Presente (avrei)

Passato (avrei avuto)

ourìou ourìës ourìa ourian ourià ourìën

ourìou agù ourìës agù ourìa agù ourian agù ourià agù ourìën agù Infinito

Presente (abbi) abës avan / avën avà / avé

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Passato

Presente

Passato

(avere) avê

(avere avuto) avê agù

(avuto) agù

(avendo) ën avënt

(avendo avuto) avënt agù

Esse (essere) Indicativo

Presente (sono)

Imperfetto (ero)

Futuro semplice (sarò)

suèi / seu suès / sœs é sën sé soun

erou erës era erian erià érën

sourei sourés souré sourën souré souran

Passato prossimo (sono stato)

Trapassato prossimo (ero stato)

Futuro anteriore (sarò stato)

suèi / seu ëstà suès / sœs ëstà é ëstà sën ëstà sé ëstà soun ëstà

erou ëstà erës ëstà era ëstà erian ëstà erià ëstà érën ëstà

sourei ëstà sourés ëstà souré ëstà sourën ëstà souré ëstà souran ëstà

Congiuntivo

Presente (che sia)

Imperfetto (che fossi)

Passato (che sia stato)

Trapassato (che fossi stato)

que " " " " "

que " " " " "

que " " " " "

que " " " " "

sie siës sie sian sià sìën

fussès fussëssës fussès fussëssian fussëssià fussëssën

20

sie ëstà siës ëstà sie ëstà siàn ëstà sià ëstà sìën ëstà

fussès ëstà fussëssës ëstà fussès ëstà fussëssian ëstà fussëssià ëstà fussëssën ëstà


Condizionale

Imperativo

Presente (sarei)

Passato (sarei stato)

sourìou sourìës sourìa sourian sourià sourìën

sourìou ëstà sourìës ëstà sourìa ëstà sourian ëstà sourià ëstà sourìën ëstà Infinito

Presente (sii) sìës sian sià

Participio

Gerundio

Presente (essere)

Passato (essere stato)

Passato (stato)

Presente (essendo)

Passato (essendo stato)

esse

esse ëstà

ëstà

ën essënt

essënt ëstà

NOTA: a volte nella forma passiva, soprattutto nel passato prossimo e nel trapassato prossimo, invece dell’ausiliare essere, si adopera l’ausiliare avere. Es. seu agù arsaià sono stato raggelato" invece di seu ëstà arsaià. 1ª coniugazione Verbi terminanti in "â". Es.: chantâ, radice = chant Indicativo

Presente (canto)

Imperfetto (cantavo)

Futuro semplice (canterò)

chantou chantës chanta chantën chanté chàntën

chantavou chantavës chantava chantian chantià chantàvën

chantarei chantarés chantaré chantarën chantaré chantaran

Passato prossimo (ho cantato)

Trapassato prossimo (avevo cantato)

Futuro anteriore (avrò cantato)

ai chantà as chantà à chantà avën chantà avé chantà an chantà

avìou chantà avìës chantà avìa chantà avian chantà avià chantà avìën chantà

ourei chantà ourés chantà ouré chantà ourën chantà ouré chantà ouran chantà

Congiuntivo

Presente (che canti)

Imperfetto (che cantassi)

Passato (che abbia cantato)

que " " "

que " " "

que " " "

chante chantës chante chantan

chantès chantëssës chantès chantëssian

21

Trapassato (che avessi cantato)

abe chantà que avès chantà abës chantà " avëssës chantà abe chantà " avès chantà avan / aban chantà " avëssià chantà


" "

chantà chàntën

" "

chantëssià chantëssën

" "

avà / abà chantà àbën chantà

Condizionale

" avëssian chantà " avëssën chantà

Imperativo

Presente (io canterei)

Passato (io avrei cantato)

chantarìou chantarìës chantarìa chantarian chantarià chantarìën

ourìou chantà ourìës chantà ourìa chantà ourian chantà ourià chantà ourìën chantà

Infinito

Presente (canta) chanta chantan chantà

Participio

Gerundio

Presente (cantare)

Passato (avere cantato)

Passato (cantato)

Presente (cantando)

Passato (avendo cantato)

chantâ

avê chantà

chantà

ën chantant

avënt chantà

2ª coniugazione Verbi terminanti in "î" che nella coniugazone prendono un suffisso "iss". Es.: finî, radice: fin Indicativo

Presente (finisco)

Imperfetto (finivo)

Futuro semplice (finirò)

finissou finissës finîs finissën finissé finìssën

finissìou finissìës finissìa finissian finissià finissìën

finissarei finissarés finissaré finissarën finissaré finissaran

Passato prossimo (ho finito)

Trapassato prossimo (avevo finito)

Futuro anteriore (avrò finito)

ai finì as finì à finì avën finì avé finì an finì

avìou finì avìës finì avìa finì avian finì avià finì avìën finì

ourei finì ourés finì ouré finì ourën finì ouré finì ouran finì Congiuntivo

Presente (che finisca)

Imperfetto (che finissi)

Passato (che abbia finito)

Trapassato (che avessi finito)

que finisse " finissës " finisse

que finissès " finissëssës " finissès

que abe finì " abës finì " abe finì

que avès finì " avëssës finì " avès finì

22


" " "

finissan finissà finìssën

" " "

finissëssian finissëssià finissëssën

" " "

avan / aban finì avà / abà finì àbën finì

Condizionale

avëssian finì avëssià finì avëssën finì

Imperativo

Presente (finirei)

Passato (avrei finito)

finissarìou finissarìës finissarìa finissarian finissarià finissarìën

ourìou finì ourìës finì ourìa finì ourian finì ourià finì ourìën finì

Infinito

" " "

Presente (finisci) finîs finissan finissà

Participio

Gerundio

Presente (finire)

Passato (avere finito)

Passato (finito)

Presente (finendo)

Passato (avendo finito)

finî

avê finì

finì

ën finissant

avënt finì

3ª coniugazione Verbi terminanti in "e" oppure in " î " che nella coniugazone non prendono suffissi. Es.: rënde, radice: rënd Indicativo

Presente (rendo)

Imperfetto (rendevo)

Futuro semplice (renderò)

rëndou rëndës rënd rëndën rëndé rëndën

rëndìou rëndìës rëndìa rëndian rëndià rëndìën

rëndarei rëndarés rëndaré rëndarën rëndaré rëndaran

Passato prossimo (ho reso)

Trapassato prossimo (avevo reso)

Futuro anteriore (avrò reso)

ai rëndù as rëndù à rëndù avën rëndù avé rëndù an rëndù

avìou rëndù avìës rëndù avìa rëndù avian rëndù avià rëndù avìën rëndù

ourei rëndù ourés rëndù ouré rëndù ourën rëndù ouré rëndù ouran rëndù

Congiuntivo

Presente (che renda)

Imperfetto (che rendessi)

Passato (che abbia reso)

Trapassato (che avessi reso)

que rënde " rëndës " rënde

que rëndès " rëndëssës " rëndès

que abe rëndù " abës rëndù " abe rëndù

que avès rëndù " avëssës rëndù " avès rëndù

23


" " "

rëndan rëndà rëndën

" " "

rëndëssian rëndëssià rëndëssën

" " "

avan / aban rëndù " avà/abà rëndù " àbën rëndù "

Condizionale

avëssian rëndù avëssià rëndù avëssën rëndù

Imperativo

Presente (renderei)

Passato (avrei reso)

rëndarìou rëndarìës rëndarìa rëndarian rëndarià rëndarìën

ourìou rëndù ourìës rëndù ourìa rëndù ourian rëndù ourià rëndù ourìën rëndù

Infinito

Presente (rendi) rënt rëndan rëndà

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Passato

Presente

Passato

(rendere)

(avere reso)

(reso)

(rendendo)

(avendo reso)

rënde

avê rëndù

rëndù

ën rëndant

avënt rëndù

partir, radice: part Indicativo

Presente (parto)

Imperfetto (partivo)

Futuro semplice (partirò)

partou partës part partën parté pàrtën

partìou partìës partìa partian partià partìën

partarei partarés partaré partarën partaré partaran

Passato prossimo (sono partito)

Trapassato prossimo (ero partito)

Futuro anteriore (sarò partito)

suèi partì suès partì è partì sën partì sé partì soun partì

erou partì erës partì era partì erian partì erià partì érën partì

sourei partì sourés partì souré partì sourën partì souré partì souran partì

Congiuntivo

Presente (che parta)

Imperfetto (che partissi)

Passato (che sia partito)

Trapassato (che fossi partito)

que " " "

que " " "

que " " "

que " " "

parte partës parte partan

partès partëssës partès partëssian

24

sie partì siës partì sie partì sian partì

fussès partì fussëssës partì fussès partì fussëssian partì


" "

partà pàrtën

" "

partëssià partëssën

" sià partì " sìën partì

Condizionale

" "

fussëssià partì fussëssën partì

Imperativo

Presente (partirei)

Passato (sarei partito)

partarìou partarìës partarìa partarian partarià partarìën

sourìou partì sourìës partì sourìa partì sourian partì sourià partì sourìën partì

Infinito

Presente (parti) part partan partà

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Passato

Presente

Passato

(partire)

(essere partito)

(partito)

(partendo)

(essendo partito)

partir

esse partì

partì

ën partant

essënt partì

Eccezioni Variazione c / qu I verbi della prima coniugazione nei quali la "â" finale è preceduta da una "c", trasformano per necessità grafiche tale "c" in "qu" quando la desinenza inizia con "e", "ë" o "i". Es.: picâ (picchiare). Indicativo Presente (picchio)

Imperfetto (picchiavo)

Futuro semplice (picchierò)

picou piquës pica piquën piqué pìquën

picavou picavës picava piquian piquià picàvën

picarei picarés picaré picarën picaré picaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (picchia)

Presente (che picchi)

Imperfetto (che picchiassi)

Presente (picchierei)

que " " " " "

que " " " " "

picarìou picarìës picarìa picarian picarià picarìën

pique piquës pique pican picà pìquën

piquès piquëssës piquès piquëssian piquëssià piquëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente 25

pica pican picà


(picchiare)

(picchiato)

(picchiando)

picâ

picà

ën picant

Supercomposto È un tempo particolare non esistente nella lingua italiana, in parte assimilabile al passato e al trapassato remoti, e quindi non traducibile letteralmente, ma solo con una perifrasi che precisa e completa il momento in cui un’azione è stata compiuta. Si forma mettendo davanti al participio passato del verbo coniugato, es. chantà, parlà, manjà…, il passato prossimo dell’ausiliare avê cioè agù. Es: avian just agù manjà coura l’à coumensà a nëvà (avevamo appena terminato di mangiare

quando cominciò a nevicare); Coura ai agù parlà séu partì: (non appena ebbi terminato di parlare partii); Se avessian ja agù chantà ourian coumënsà a manjâ: (se avessimo già cantato, cioè già

terminato l’azione di cantare, avremmo cominciato a mangiare); Apréis que l’avën agù manjà: (dopo che lo avemmo mangiato); L’avian just agù vist coura ….: (lo avevamo appena visto quando…); Avent ja agù manjà, seu partì: (avendo già finito di mangiare, partii); Ourìou agù chantà, se….: (avrei potuto, avrei voluto cantare, avrei potuto aver cantato

se…); Apreis que i l’an agù lavà: (dopo che ebbero finito di lavarlo); Coura ai agù parlà…: (non appena ebbi terminato di parlare…); Pënsavou que Jan avès ja agù vëndù lou champ (pensavo che Giovanni avesse già

venduto il campo); Erian just agù partì coura l'à tacà a nëvâ (eravamo appena partiti quando iniziò a

nevicare). Verbi riflessivi Si coniugano con i pronomi personali me, te, se / i se, nou, vou, se / se. La "e" dei pronomi può anche essere semimuta "ë". Essi diventano pertanto: më, të, së. mi lavo

mi lavavo

mi laverei

me lavou

me lavavou

me lavarìou

te lavës

te lavavës

te lavarìës

al/i se lava

al/i se lavava

al/i se lavarìa

nou lavën

nou laviàn

nou lavariàn

vou lavé

vou lavià

vou lavarià

i se làvën

i se lavàvën

i se lavarìën

26


Forma impersonale

È resa con il pronome indefinito invariabile ën, che corrisponde all’italiano si, al francese

on, al piemontese as. Es: ën manja; ën travaia (si lavora); ën chanta; coura ën manja, ën parla pa (quando si mangia non si parla). Verbi impersonali Sono coniugati alla terza persona singolare e sono preceduti dal pronome personale verbale la. Es: la tëmperea (avviene una precipitazione, che può essere di pioggia o di neve); la neva (nevica); la rousinea (pioviggina); la trouna (tuona); l’ëslussea (lampeggia); la jala (gela); la dësjala (sgela); la dësmarina (sgela); la grisoulea (il cielo diventa grigio; si rannuvola), ma: i cala d’grane (grandina) Verbi terminanti in "iâ" Un gruppo di verbi terminanti in "–iâ" cambiano la "i" in "e" nella 1ª, 2ª, 3ª persona singolare e nella 3ª persona plurale del presente indicativo e nella 2ª persona singolare dell'imperativo. I principali verbi che presentano questa particolarità sono: boumbouniâ, ramadaniâ, rousiniâ, tapassiâ, gasouliâ, nasustiâ, temperiâ, eslussiâ, rousiniâ

ecc - tapassiâ (lavoricchiare) Indicativo Presente (lavoricchio)

Imperfetto (lavoricchiavo)

Futuro semplice (lavoricchierò)

tapasséou tapasséës tapassea tapassiën tapassié tapasséën

tapassiavou tapassiavës tapassiava tapassian tapassià tapassiàvën

tapassiarei tapassiarés tapassiaré tapassiarën tapassiaré tapassiaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (lavoricchia)

Presente (che lavoricchi)

Imperfetto (che lavoricchiassi)

Presente (lavoricchierei)

que " " " " "

que " " " " "

tapassiarìou tapassiarìës tapassiarìa tapassiarian tapassiarià tapassiarìën

tapassìe tapassiës tapassìe tapassian tapassià tapassìën

tapassiès tapassiëssës tapassiès tapassiëssian tapassiëssià tapassiëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente (lavoricchiare)

Passato (lavoricchiato)

Presente (lavoricchiando)

tapassiâ

tapassià

tapassiant

27

tapassea tapassian tapassià


Variazione "ou" / "o" Alcune decine di verbi contenenti il suono "ou" nella radice lo cambiano in "o" nella 1^, 2^ e 3^persona singolare e nella 3^ persona plurale del presente indicativo e congiuntivo oltre che alla 2^ persona singolare dell'imperativo, mentre si coniugano regolarmente negli altri tempi e modi. Abbiamo ad esempio: - sounâ (suonare) Indicativo Presente (suono)

Imperfetto (suonavo)

Futuro semplice (suonerò)

sonou sonës sona sounën souné sònën

sounavou sounavës sounava sounian sounià sounàvën

sounarei sounarés sounaré sounarën sounaré sounaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (suona)

Presente (che suoni)

Imperfetto (che suonassi)

Presente (suonerei)

que " " " " "

que " " " " "

sounarìou sounarìës sounarìa sounarian sounarià sounarìën

sone sonës sone sounan sounà sònën

sounès sounëssës sounès sounëssian sounëssià sounëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente (suonare)

Passato (suonato)

Presente (suonando)

sounâ

sounà

ën sounant

sona sounan sounà

I principali verbi per i quali vale questa caratteristica sono: acoumoudâ, aloujâ, arbouchâ, arcourdâ, boudâ, bouscâ, choumâ, cournâ, dësbloucâ, dësbouscâ, dëschoumâ, dësloujâ, dësnoudâ, dësroulâ, doumourâ, ëmbouchâ, ëmbourgnî, ëngourgâ, ënroulâ, ësloungâ, ëscountrâ, limouchâ, oudiâ, pousâ, rapourtâ, rëprouchâ, rëscountrâ, sioulâ, sounâ, soupourtâ, talouchâ, tourchâ, tramoulâ, trapousâ, trouplâ, troutâ.

Variazione "o" / "ou" Alcuni verbi contenenti il suono "o" nella radice lo mantengono solo nella 1^, 2^ e 3^ persona singolare e 3^ persona plurale del presente indicativo e congiuntivo e anche imperativo 2^ singolare mentre lo cambiano in "ou" in tutti gli altri tempi e modi. Abbiamo ad esempio: - morde (mordere) Indicativo Presente

Imperfetto

Futuro semplice 28


(mordo)

(mordevo)

(morderò)

mordou mordës mord mourdën mourdé mòrdën

mourdìou mourdìës mourdìa mourdian mourdià mourdìën

mourdarei mourdarés mourdaré mourdarën mourdaré mourdaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (mordi)

Presente (che morda)

Imperfetto (che mordessi)

Presente (morderei)

que " " " " "

que " " " " "

mourdarìou mourdarìës mourdarìa mourdarian mourdarià mourdarìën

morde mordës morde mourdan mourdà mòrdën

mourdès mourdëssës mourdès mourdëssian mourdëssià mourdëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente (mordere)

Passato (morso)

Presente (mordendo)

morde

mourdù

ën mourdant

mord mourdan mourdà

I verbi principali che presentano questa particolarità sono: dëschode, dëstorze, ënquiore, gode, torze. Raddoppio di consonante Alcuni verbi che contengono una "ë" nella penultima sillaba dell'infinito, hanno sovente il raddoppio dell'ultima consonante della radice nella 1^, 2^ e 3^ persona singolare e nella 3^ persona plurale del presente indicativo e congiuntivo e nella 2^ persona singolare dell'imperativo. Le consonanti che raddoppiano possono essere: c, g, j, p, t. - trëpâ (saltellare) Indicativo Presente (saltello) trëppou trëppës trëppa trëpën trëpé trëppën

Imperfetto (saltellavo) trëpavou trëpavës trëpava trëpian trëpià trëpàvën

Congiuntivo Presente (che saltelli) que trëppe " trëppës " trëppe " trëpan " trëpà " trëppën

Imperfetto (che saltellassi) que trëpès " trëpëssës " trëpès " trëpëssian " trëpëssià " trëpëssën

Futuro semplice (saltellerò) trëparei trëparés trëparé trëparën trëparé trëparan

Condizionale

Imperativo

Presente (saltellerei) trëparìou trëparìës trëparìa trëparian trëparià trëparìën

Presente (saltella)

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente 29

trëppa trëpan trëpà


(saltellare) trëpâ

(saltellato) trëpà

(saltellando) ën trëpant

- frëtâ (strofinare) Indicativo Presente (strofino)

Imperfetto (strofinavo)

Futuro semplice (strofinerò)

frëttou frëttës frëtta frëtën frëté frëttën

frëtavou frëtavës frëtava frëtian frëtià frëtàvën

frëtarei frëtarés frëtaré frëtarën frëtaré frëtaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (strofina)

Presente (che strofini)

Imperfetto (che strofinassi)

Presente (strofinerei)

que " " " " "

que " " " " "

frëtarìou frëtarìës frëtarìa frëtarian frëtarià frëtarìën

frëtte frëttës frëtte frëtan frëtà frëttën

frëtès frëtëssës frëtès frëtëssian frëtëssià frëtëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente (strofinare)

Passato (strofinato)

Presente (strofinando)

frëtâ

frëtà

ën frëtant

frëtta frëtan frëtà

Quando la desinenza inizia con "ë" o "i" la "c" si trasforma in "qu", la "g" in "gu" e la "j" in "g". Es.: - lëcâ (leccare) Indicativo Presente (lecco)

Imperfetto (leccavo)

Futuro semplice (leccherò)

lëccou lëqquës lëcca lëquën lëqué lëqquën

lëcavou lëcavës lëcava lëquian lëquià lëcàvën

lëcarei lëcarés lëcaré lëcarën lëcaré lëcaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (lecca)

Presente (che lecchi)

Imperfetto (che leccassi)

Presente (leccherei)

que " " " " "

que " " " " "

lëcarìou lëcarìës lëcarìa lëcarian lëcarià lëcarìën

lëqque lëqquës lëqque lëcan lëcà lëqquën

lëquès lëquëssës lëquès lëquëssian lëquëssià lëquëssën

30

lëcca lëcan lëcà


Infinito

Participio

Gerundio

Presente (leccare)

Passato (leccato)

Presente (leccando)

lëcâ

lëcà

ën lëcant

- frëgâ (logorare) Indicativo Presente (logoro)

Imperfetto (logoravo)

Futuro semplice (logorerò)

frëggou frëgguës frëgga frëguën frëgué frëgguën

frëgavou frëgavës frëgava frëguian frëguià frëgàvën

frëgarei frëgarés frëgaré frëgarën frëgaré frëgaran

Condizionale

Imperativo

Presente (che logori)

Congiuntivo Imperfetto (che logorassi)

Presente (logorerei)

Presente (logora)

que " " " " "

que " " " " "

frëgarìou frëgarìësi frëgarìa frëgarian frëgarià frëgarìën

frëggue frëgguës frëggue frëgan frëgà frëgguën

frëguès frëguëssës frëguès frëguëssian frëguëssià frëguëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente (logorare)

Passato (logorato)

Presente (logorando)

frëgâ

frëgà

ën frëgant

frëgga frëgan frëgà

Dimezzamento di consonante I verbi "gëmme" (gemere) e "tëmme" (temere) mantengono la doppia consonante nella 1^, 2^ e 3^ persona singolare e nella 3^ persona plurale del presente indicativo e congiuntivo e 2^ persona singolare dell'imperativo, mentre nelle altre voci la m è singola. Es.: tëmme Indicativo Presente (temo)

Imperfetto (temevo)

Futuro semplice (temerò)

tëmmou tëmmës tëmm tëmën tëmé tëmmën

tëmìou tëmìës tëmìa tëmian tëmià tëmìën

tëmarei tëmarés tëmaré tëmarën tëmaré tëmaran

Condizionale .

Imperativo

Presente (che tema)

Congiuntivo Imperfetto (che temessi)

Presente (temerei)

Presente (temi)

que tëmme " tëmmës

que tëmès " tëmëssës

tëmarìou tëmarìës

tëmm

31


" " " "

tëmme tëman tëmà tëmmën

" " " "

tëmès tëmëssian tëmëssià tëmëssën

tëmarìa tëmarian tëmarià tëmarìën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(temere)

(temuto)

(temendo)

tëmme

tëmù

ën tëmant

tëman tëmà

Ricomparsa della "e" scomparsa all'infinito Es.: sëmnâ

Indicativo Presente

Imperfetto

Futuro semplice

(semino)

(seminavo)

(seminerò)

sëmènou

sëmnavou

sëmnarei

sëmènës

sëmnavës

sëmnarés

sëmèna

sëmnava

sëmnaré

sëmnën

sëmnian

sëmnarën

sëmné

sëmnià

sëmnaré

sëmènën

sëmnàvën

sëmnaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo

Presente

Imperfetto

Presente

Presente

(che semini)

(che seminassi)

(seminerei)

(semina)

que sëmène

que sëmnès

sëmnarìou

"

sëmènës

"

sëmnëssës

sëmnarìës

"

sëmène

"

sëmnès

sëmnarìa

"

sëmnan

"

sëmnëssian

sëmnarian

sëmnan

"

sëmnà

"

sëmnëssià

sëmnarià

sëmnà

"

sëmènën

"

sëmnëssën

sëmnarìën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente (seminare)

Passato (seminato)

Presente (seminando)

sëmnâ

sëmnà

ën sëmnant

Verbi irregolari - dî (dire) Indicativo Presente (dico)

Imperfetto (dicevo)

Futuro semplice (dirò)

diou diës dì disën

disìou disìës disìa disian

direi dirés diré dirën

32

sëmèna


disé dìën

disià disìën

Congiuntivo

diré diran

Condizionale

Imperativo Presente (dì)

Presente (che dica)

Imperfetto (che dicessi)

Presente (direi)

que " " " " "

que " " " " "

dirìou dirìës dirìa dirian dirià dirìën

die diës die disan disà dìën

disès disëssës disès disëssian disëssià disëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(dire)

(detto)

(dicendo)

dit

ën disant

dì disan disà

- fâ (fare) Indicativo Presente (faccio)

Imperfetto (facevo)

Futuro semplice (farò)

fon fas fà fasën fasé fan

fasìou fasìës fasìa fasian fasià fasìën

farei farés faré farën faré faran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (fa)

Presente (che faccia)

Imperfetto (che facessi)

Presente (farei)

que " " " " "

que " " " " "

farìou farìës farìa farian farià farìën

fasse fàssës fasse fasan fasà fàssën

fasès fasëssës fasès fasëssian fasëssià fasëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(fare)

(fatto)

(facendo)

fait

ën fasant

- pouguê (potere) Indicativo Presente (posso)

Imperfetto (potevo)

Futuro semplice (potrò)

pœi pœs pœ pouguën pougué pœlën

pouguìou pouguìës pouguìa pouguìan pouguià pouguìën

pougarei pougarés pougaré pougarën pougaré pougaran

33

fa fasan fasà


Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (puoi)

Presente (che possa)

Imperfetto (che potessi)

Presente (potrei)

que " " " " "

que " " " " "

pougarìou pougarìës pougarìa pougarian pougarià pougarìën

pœsse pœssës pœsse pougan pougà pœssën

pouguès pouguëssës pouguès pouguëssian pouguëssià pouguëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(potere)

(potuto)

(potendo)

pouguê

pougù

ën pougant

- savê (sapere) Indicativo Presente (so)

Imperfetto (sapevo)

Futuro semplice (saprò)

sai sas sa savën savé san

savìou savìës savìa savian savià savìën

sourei sourés souré sourën souré souran

Congiuntivo

Condizionale

Presente (che sappia)

Imperfetto (che sapessi)

Presente (saprei)

que " " " " "

que " " " " "

sourìou sourìës sourìa sourian sourià sourìën

sabe sabës sabe savan / saban savà / sabà sàbën

savès savëssës savès savëssian savëssià savëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(sapere)

(saputo)

(sapendo)

savê

savù / soupù

ën savant

- vourguê / voulê () Indicativo Presente (voglio)

Imperfetto (volevo)

Futuro semplice (vorrò)

vuèi / vœi vuès / vœs vuèl / vœl vourguën / voulën vourgué / voulé vuèlën

vourguìou / voulìou vourguìës / voulìës vourguìa / voulìa vourguian / voulian vourguià / voulià vourguìën / voulìën

vourgarei / voularei vourgarés / voularés vourgaré /voularé vourgarën / voularën vourgaré / voularé vourgaran / voularan

Congiuntivo Presente

Imperfetto

Condizionale Presente

34

pœs pougan pougà


(che voglia)

(che volessi)

(vorrei)

que " " " " "

que " " " " "

vourguarìou vourguarìës vourguarìa vourguarian vourguarià vourguarìën

vuèie vuèiës vuèie vourgan vourgà vuèlën

vourguès vourguëssës vourguès vourguëssian vourguëssià vourguëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(volere)

(voluto)

(volendo)

vourguê / voulê

vourgù / voulù

ën vourgant / voulant

- creire (credere) Indicativo Presente (credo)

Imperfetto (credevo)

Futuro semplice (credrò)

cresou cresës cres crësën crësé crésën

crësìou crësìës crësìa crësian crësià crësìën

crësarei crësarés crësaré crësarën crësaré crësaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (credi)

Presente (che creda)

Imperfetto (che credessi)

Presente (crederei)

que " " " " "

que " " " " "

crësarìou crësarìës crësarìa crësarian crësarià crësarìën

crese cresës crese cresan cresà crésën

crësès crësëssës crësès crësëssian crësëssià crësëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(credere)

(creduto)

(credendo)

creire / crese

crësù

ën crësant

cres cresan cresà

- cuère / cuèse (cuocere) Indicativo Presente (cuocio)

Imperfetto (cuocevo)

Futuro semplice (cuocerò)

cuesou cuesës cues cuesën cuesé cuèsën

cuesìou cuesìës cuesìa cuesian cuesià cuesìën

cuesarei cuesarés cuesaré cuesarën cuesaré cuesaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo

Presente (che cuocia)

Imperfetto (che cuocessi)

Presente (cuocerei)

Presente (cuoci)

que cuese " cuesës

que cuesès " cuesëssës

cuesarìou cuesarìës

cues

35


" " " "

cuese cuesan cuesà cuèsën

" " " "

cuesès cuesëssian cuesëssià cuesëssën

cuesarìa cuesarian cuesarià cuesarìën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(cuocere) cuère / cuèse

(cotto)

(cuocendo)

cuet

ën cuesant

cuesan cuesà

- veire (vedere) Indicativo Presente (vedo)

Imperfetto (vedevo)

Futuro semplice (vedrò)

vegou veguës vec vëguën vëgué véguën

vëguìou vëguìës vëguìa vëguian vëguià vëguìën

vëgarei vëgarés vëgaré vëgarën vëgaré vëgaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo Presente (vedi)

Presente (che veda)

Imperfetto (che vedessi)

Presente (vedrei)

que " " " " "

que " " " " "

vëgarìou vëgarìës vëgarìa vëgarian vëgarià vëgarìën

vegue veguës vegue vëgan vëgà véguën

vëguès vëguëssës vëguès vëguëssian vëguëssià vëguëssën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(vedere)

(visto)

(vedendo)

veire / vegue

vist

ën vëgant

vec vëgan vëgà

- dounâ (dare) Indicativo Presente (dò)

Imperfetto (davo)

Futuro semplice (darò)

don das dà dounën douné dan

dounavou dounavës dounava dounian dounià dounàvën

dounarei dounarés dounaré dounarën dounaré dounaran

Congiuntivo

Condizionale

Imperativo

Presente (che dia)

Imperfetto (che dessi)

Presente (dadrei)

Presente (dai)

que done " donës

que dounès " dounëssës

dounarìou dounarìës

douna

36


" " " "

done dounan dounà dònën

" " " "

dounès dounëssian dounëssià dounëssën

dounarìa dounarian dounarià dounarìën

Infinito

Participio

Gerundio

Presente

Passato

Presente

(dare)

(dato)

(dando)

dounâ

dounà

ën dounant

dounan dounà

La negazione Si rende con pa o nënt. La negazione si mette subito dopo il verbo o, nei tempi composti, subito dopo l’ausiliare. Es: chantou pa o chantou nënt; avian pa / nënt chantà; chantavou pa / nënt; , chantarei pa / nënt …

A diversità dell'italiano in cui l'imperativo negativo della 2^ persona singolare è reso con l'infinito preceduto dalla negazione "non", es. non cantare! non parlare!, nel vernantese, come in tutte le lingue neolatine occidentali, esso si rende con la stessa forma positiva seguita dalla negazione. Abbiamo quindi ad es. chanta pa!, parla pa! ecc.

Pronomi personali complemento mi, ti, ci, vi, gli, le, loro Si traducono con: me, te, li, ie, nou / nous, vou / vous, li. Es: i me pàrlën; i m’pàrlën dounè-me i te pàrlën; i t’pàrlën i li pàrlën douné-ie i nou pàrlën nou lavën lou môrre i nous an vist douné-nou nou nou parlën souegn i vou pàrlën vou lavé i man i vous an dit pagué-vou vou sé plinà? pliné-vou nënt vou vou doumouré?

(mi parlano) (datemi) (ti parlano) (gli parlano, le parlano, parlano loro) (dategli / datele / date loro) (ci parlano) (ci laviamo il viso) (ci hanno visto) (dateci) (ci parliamo sovente) (vi parlano) (vi lavate le mani) (vi hanno detto) (pagatevi) (avete bisticciato?) (non bisticciate!) (giocate?)

37


nouseiti (neiti) i li parlën

(noi parliamo loro)

C’è, ci sono Si traducono entrambi con: i à Es: i à Jan i à Jan e Esteve i à d’jaline i à pa / nënt d’pan

(c’è Giovanni) (ci sono Giovanni e Stefano) (ci sono delle galline) (non c’è pane)

Negli altri tempi e modi: i avìa i à agù i avìa agù i ouré i ourìa agù

(c’era, c’erano) (c’è stato, ci sono stati) (c’era stato, c’erano stati) (ci sarà, ci saranno) (ci sarebbe stato, ci sarebbero stati)

ecc. Come già detto nelle osservazioni sulla parlata di Vernante, sintassi e coniugazioni sono effettivamente cambiate pochissimo dal medioevo ad oggi. Nelle coniugazioni, le differenze più appariscenti sono: - la sostituzione del gue con ve, es. aguessian che a Vernante è diventato avessian, ciò che rientra nella abbastanza diffusa sostituzione della gutturale "g" con la labiodentale "v"; - negli imperfetti della prima coniugazione, il raccorciamento, nelle prime e seconde persone plurali, della desinenza con l’eliminazione della sua prima parte "av". es. parlaviàn (parlavamo) a Vernante si è accorciato in parliàn, finissian (finivamo) e rendian (rendevamo), a Vernante sono rimasti immutati; Inoltre il vernantino ha anche soppresso la "s" finale nelle seconde persone plurali di tutte le coniugazioni e di tutti i tempi. Es. parlaviàs (parlavate), finissiàs (finivate), rendiàs (rendevate) a Vernante sono diventati parlià, finissià, rëndià.

38


ABBREVIAZIONI agg. art. avv. cong. es. escl. det. dim. esort. f. impers. ind. indef. int. loc. loc. avv. met. num. part. pers. poss. pp. prep. pres. pron. prov. rel. rifl. sf. sm. v.

aggettivo articolo avverbio congiunzione esempio esclamazione determinativo dimostrativo esortativo femminile impersonale indeterminativo indefinito interiezione locuzione locuzione avverbiale metatesi numerale partitivo personale possessivo participio passato preposizione presente pronome proverbio relativo riflessivo sostantivo femminile sostantivo maschile verbo

39


Grafia classica Pronuncia delle vocali o/ó = u italiana ò = o italiana u u francese a (finale) si pronuncia di solito o italiana a, è, è, í i come in italiano Pronuncia delle consonanti Viene pronunciato Esempi c = c(h) italiana davanti: a, ò, o, u calinhar, còire qu = c(h) italiana davanti: e, i querre c = s italiana davanti: e, i ceba, cinc ch = c(i) italiana in tutte le posizioni g = g(h) italiana davanti: a, ò, o, u gaire, magon gu = g(h) italiana davanti: e, i guèrs, guinchar g, tg = g(i) italiana davanti: e,i gent, viatge j, tj = g(i) italiana davanti: a, ò, o, u minjar, viatjar, jorn s = s sorda all’inizio ed alla fine di parola, all’interno di parola accanto ad una consonante solelh, tres, escòla s = s sonora intervocalica ase, maison ss = s sorda intervocalica caissa ç = s sorda davanti: a, ò, o, u ed in fine di parola dança, chançon, braç z = s sonora zoològic, azur, realizacion x = s sorda exemple, exercici lh = gl(i) italiana/i/g(i) italiana palha nh = gn italiana anhèl Altre regole di pronuncia dell’occitano cisalpino (tenendo conto delle differenti pronunce sul territorio) Viene pronunciato Esempi -as (finale) as/es/os/e/aa vachas ai (non tonico) ai/ei/i maison aü aü/eu/ei aüra, maüra ao (tonica) òu muraor (da murador) ao(atona) au/u Draonier aoi òi rata volaoira ae ei paela, chaena (da chadena) au(atona) au/u auberge ea ea/ia beal, leam eè eè/ie veèl ble, cle, ple (finale) ble/bi, cle/qui, ple/pi estable, cercle, exemple bl, cl, fl, gl, pl bl/bi, cl/qui, fl/fi, gl/gui, pl/pi blanc, clau, flor, glèisa, plòu

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INDICE

INTRODUZIONE........................................................................................ pag. 5 GRAFIA .......................................................................................................... » 9 Accento .................................................................................................... » 9 Vocali ........................................................................................................ » 9 Consonanti................................................................................................ » 10 Dittonghi .................................................................................................. » 11 Indicazione dell’accento .......................................................................... » 11 IL DIALETTO OCCITANO DI VERNANTE “LOU VËRNANTIN” .... » 13 Articolo definito ...................................................................................... » 15 Articolo indefinito .................................................................................... » 15 Articolo partitivo ...................................................................................... » 15 Forma partitiva ........................................................................................ » 16 Formazione degli aggettivi femminili ...................................................... » 16 I numerali ................................................................................................ » 16 I numeri collettivi .................................................................................... » 16 Diminutivo................................................................................................ » 16 Accrescitivo e peggiorativo...................................................................... » 16 Avverbi .................................................................................................... » 16 I verbi ...................................................................................................... » 18 Ausiliari: avê (avere) ................................................................................ » 18 esse (essere) .............................................................................. » 19 1ª coniugazione ........................................................................................ » 20 2ª coniugazione ........................................................................................ » 21 3ª coniugazione ........................................................................................ » 22 Eccezioni: variazione c / qu .................................................................... » 23 picâ (picchiare) .............................................................................. » 24 Supercomposto ........................................................................................ » 24 Verbi riflessivi ........................................................................................ » 24 Forma impersonale .................................................................................. » 25 Verbi impersonali .................................................................................... » 25 Verbi terminanti in “iâ”: tapassiâ (lavoricchiare) .................................... » 25 Variazione “ou” / “o”: sounâ (suonare) .................................................. » 26 Variazione “o” / “ou”: morde (mordere) ................................................ » 26 Raddoppio di consonante ........................................................................ » 27 trëpâ (saltellare) .............................................................................. » 27 frëtâ (strofinare) .............................................................................. » 28 lëcâ (leccare).................................................................................... » 28 frëgâ (logorare)................................................................................ » 29 Dimezzamento di consonante .................................................................. » 29 Ricomparsa della “e” scomparsa all’infinito .......................................... » 30 Verbi irregolari ........................................................................................ » 31 dî (dire) ............................................................................................ » 31 fâ (fare) ............................................................................................ » 31 pouguê (potere)................................................................................ » 32 savê (sapere) .................................................................................... » 32 vourguê / voulê (volere) .................................................................. » 33 creire (credere)................................................................................ » 33 cuère / cuèse (cuocere).................................................................... » 34 veire (vedere) .................................................................................. » 34 dounâ (dare) .................................................................................... » 35 La negazione ............................................................................................ » 35 Pronomi personali complemento mi, ti, ci, vi, gli, le, loro ...................... » 35 C’è, ci sono .............................................................................................. » 36 Abbreviazioni .......................................................................................... » 37 Grafia classica .......................................................................................... » 38 OUSSITAN / OCCITAN - ITALIAN............................................................ » 39 ITALIANO - OCCITANO ............................................................................ » 115

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(RETROCOPERTINA) Es aqueste lo segond diccionari de la lenga occitana de la Val Vermenanha. Après aquel de Robilant-Rocavion

(L.Artusio-P.Audisio-G.Giraudo-E.Macario)

publiat

sempre

da

la

Chambra d’Òc ental 2005, arriba aicí aquel de Vernant. L’autor es Rino Jordan, bòn conoissitor de la parlaa de son país, que a trabalhat abo passion per na partia d’ans per abaronar de paraulas e de manieras de dir d’aquel vernantin encara viu e ben gardat bèla que l’autor dal diccionari se lamente sovent que, coma un pauc d’en pertot, lhi joves ilh parlen pas pus ben coma lhi vielhs. Serè pro ver, mas totun aqueste diccionari dona l’ocasion a tuchi lhi vernantins de renfreschar la lenga dal país e per lhi forestiers de descuèrber un pichòt tresòr. Per la val Vermenanha manca pus que Limon abo son occitan particular, sobretot dal ponch de vista fonètic, per aver un quadre complet. Se totas las valadas fossessen com’aquò seriam na brisa mai sodisfachs e tranquils sus lo futur de nòstra lenga.

Questo è il secondo dizionario della lingua occitana della Val Vermenagna. Dopo quello di Robilante-Roccavione (L. Artusio-P.Audisio-G.Giraudo-E.Macario) pubblicato sempre dalla Chambra d’Òc nel 2005, ecco quello di Vernante. L’autore è Adorino Giordano, buon conoscitore della parlata del suo paese, che ha lavorato con passione per parecchi anni nella raccolta di parole e modi di dire in vernantese. Un vernantese che è ancora vivo e ben conservato nonostante l’autore del dizionario si lamenti sovente che, come avviene ovunque, i giovani non lo parlino più correttamente come gli anziani. Purtroppo è così e comunque questo dizionario offre l’occasione ai vernantesi di rinfrescare la lingua del paese e ai forestieri di scoprire un piccolo tesoro. Per la valle Vermenagna manca solo Limone, con il suo occitano particolare, soprattutto dal punto di vista fonetico, per avere un quadro completo. Se tutte le valli fossero in questa situazione saremmo molto più soddisfatti e tranquilli sul fututro della nostra lingua.

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