Corriere Ortofrutticolo Dicembre 2019

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PROTAGONISTI I FRATELLI SCARCELLA Limoni siciliani, il bio che vince PAG.33 BILANCIO 2019 • PAG. 19 OPERATORI A CONFRONTO Dopo l’anno terribile non resta che ripartire

ITALIA ORTOFRUTTA • PAG. 23 I 50 ANNI DELL’UNIONE Nel futuro OP che collaborano Serve un salto dimensionale

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Il mercato chiede efficienza L’ultimo numero del 2019 de “L’Informatore Agrario” si apre con l’editoriale di Gabriele Canali, professore dI Economia Agraria all’Università Cattolica di Piacenza, dal titolo “Ortofrutta italiana: competitività cercasi”. Questa volta mi tocca dargli ragione quando scrive che nelle cause della perdita di competitività all’export della nostra ortofrutta denunciate da voci autorevoli si è caduti ancora una volta nel vizio di soffermarsi sulle responsabilità altrui. Le cause principali vengono identificate, infatti, nei maggiori costi della manodopera (anche rispetto alla Spagna), nelle inefficIenze della logistica (troppa gomma e poco treno, tempi lunghi via mare, costo del carburante troppo elevato, ecc.), nella lentezza delle Istituzioni nello sviluppo di accordi commerciali con potenziali nuovi clienti (Oriente, ma anche Sud America) e, per finire, nell’immancabile embargo russo. Rispetto a queste cause, la conclusione di Canali è che, invece di attardarsi in lamentele, sarebbe necessario spingere sull’acceleratore della ricerca sia di nuovi prodotti che di nuove forme di presentazione e confezionamento, per spostare la competizione sulla qualità piuttosto che sul prezzo. Per rispondere a queste esigenze, Canali osserva che, purtroppo, manca all’appello l’innovazione sia sul piano produttivo che su quello organizzativo. Concordo con Canali sul richiamo al settore perché reagisca con i mezzi propri per riconquistare competitività sul mercato nazionale e, soprattutto, su quelli esteri. Non concordo, quando a sostegno della sua argomentazione porta l’esempio del successo degli ortaggi e della frutta trasformata, perché si tratta di mercati completamente diversi dal fresco. Per dargli ragione è, forse, sufficiente confrontare alcuni dati del nostro export con quello della Spagna, il nostro maggiore concorrente. In base ai dati del Ministero dell’Agricoltura spagnolo, le esportazioni di ortofrutta, che rappresentano circa il 50% della produzione totale del comparto e sono composte per il 45% da legumi e ortaggi, sono progressivamente aumentate dal 2012 al 2017 passando da 12,147 a 13,784 milioni di t. (+13%) destinate soprattutto al mercato comunitario (93%). Nello stesso periodo le nostre esportazioni (fonte, Fruitimprese) sono rimaste pressoché stabili passando da 3,98 a 3,99 milioni di t., composte per circa il 25 % da legumi e ortaggi, ma registrano una flessione nei due anni successivi, invertendo il saldo prima positivo tra export e import. L’ortofrutta fresca esportata dall’Italia rappresenta circa il 16% della produzione totale e, come la Spagna, è diretta soprattutto verso i mercati comunitari e solo il 7% verso Paesi terzi.

✍ Corrado Giacomini

Dicembre 2019

Questi pochi dati bastano per evidenziare come la vocazione all’esportazione sia particolarmente forte in Spagna, mentre nel nostro Paese l’offerta di ortofrutta è rivolta soprattutto al mercato interno, anche se l’export resta una componente fondamentale della domanda, essenziale per riequilibrare domanda e offerta, che sopporta ripetute crisi per eccedenze periodiche, soprattutto, della frutta estiva. Su queste basi, si può affermare che gli effetti delle sanzioni alla Russia, pur dannose come ogni perdita di volume d’affari, non possono essere considerate responsabili delle nostre difficolta all’esportazione, se l’ISMEA calcola che nel 2013, anno precedente alla loro applicazione, l’ammontare dell’export di ortofrutta verso la Russia era di 132 milioni di euro, contro un totale in quell’anno di 4,146 miliardi. Altra osservazione è che, data l’incidenza delle nostre esportazioni di ortofrutta verso i Paesi terzi, è certamente importante che il MIPAAF si attivi per concludere accordi commerciali con nuovi clienti (Oriente, ma anche Sud America), ma salvo improbabili esplosioni delle nostre esportazioni verso questi Paesi è difficile che possano modificare significativamente il nostro volume di export, come insegna l’esperienza spagnola, che può avvalersi proprio degli strumenti che noi lamentiamo di non avere: una logistica efficiente e bassi costi di manodopera, oltre ad avere una varietà di prodotti esportabili e un’organizzazione dell’offerta più pronta a rispondere alla domanda della distribuzione moderna. Il dato, a mio avviso, più preoccupante è la stasi delle nostre esportazioni negli ultimi anni, con segnali di flessioni in quelli più recenti, soprattutto verso i mercati della UE (per l’ISMEA, tra il 2016 e il 2018 l’export di frutta fresca segna -13,2% verso la Germania, -4,9% verso il Regno Unito, -26,5% verso l’Austria e il segno meno vale anche per altri Paesi), mentre le importazioni continuano ad aumentare arrivando a superare in quantità negli ultimi due anni l’ammontare delle esportazioni. E’ incredibile, ma il saldo negativo della bilancia commerciale degli agrumi negli ultimi quattro anni raggiunge e qualche volta supera (fonte, ISMEA) la metà del valore delle esportazioni. A questo punto, forse non basta attendere gli interventi delle Istituzioni per migliorate infrastrutture e logistica, né si può sperare nella riduzione del costo

EDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

segue a pag. 5

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COMICITÀ Ma a voi, quando sentite il ministro di turno dire ”credo fermamente nel rilancio dell’Alitalia”, non scappa da ridere? *

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Mariangela Latella, Maurizio Nasato Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 7.01.2020

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.

Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% Dicembre 2019

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MERCATI. Milano rilancia con Foody

Il bilancio di Andrea Battagliola

RUBRICHE EDITORIALE Il mercato chiede efficienza

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CONTROEDITORIALE Ortofrutta figlia di un dio minore

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NOTIZIARIO

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MONDO ASIA FRUIT LOGISTICA. Nel 2020 a Singapore

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Spagna: si conferma leader nell’export

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ATTUALITÀ PRIMO PIANO - BILANCIO DI UN ANNO Il 2019 segna un punto di svolta. Al settore non resta che ripartire 19 I 50 anni di Italia Ortofrutta: nel futuro OP che collaborano

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Protagonisti. Riflettori su Genova 27

FRESH CUT NEWS La Linea Verde nel 2019. segue editoriale

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del lavoro e del carburante perché tutto questo ricade, purtroppo, nelle inefficienze del nostro sistema Paese, bisogna allora che le imprese del settore ortofrutticolo (aziende agricole, cooperative, organizzazioni di produttori (OP), organizzazioni interprofessionali (OI), imprese commerciali impegnate sia sul mercato interno che su quello estero) agiscano con i propri mezzi adottando gli strumenti che consentono di migliorare la loro capacità competitiva. Inutile ripetere sempre le stesse raccomandazioni, contenute ancora una volta nell’articolo di Gabriele Canali,

Copertina - Protagonisti I FRATELLI SCARCELLA Limoni, il bio che vince

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PRIMO PIANO - FRUTTA SECCA Male le nocciole, bene le mandorle ma domina il mercato globale 39

ma per un settore caratterizzato da tante e piccole aziende agricole, da una OI piuttosto silente, da ben due unioni di produttori, per fortuna la terza non c’è più, da cooperative che si confondono con le OP e OP che mirano a beneficiare dei contributi dei Piani Operativi piuttosto che a una vera concentrazione e organizzazione dell’offerta, temo che sia difficile dare una risposta che possa migliorare la capacità competitiva dell’intero settore. Purtroppo, la stanno dando le imprese agricole riducendo le superfici investite a ortofrutta o perfino rinunciandovi. *economista agrario www.corriereortofrutticolo.it

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Ortofrutta figlia di un dio minore. Non merita una cabina di regia permanente come il vino? Bisogna però chiederla di Lorenzo Frassoldati A fine novembre ero a Verona. In collegamento con l’evento wine2wine - business forum di Vinitaly - la ministra Bellanova ha annunciato per gennaio una Cabina di regia permanente per il vino presso il ministero. “Deve diventare il luogo dove progettare il futuro di questa filiera strategica, dove vogliamo raccogliere proposte e tradurle in risultati per le aziende”, dice la ministra. Ora il vino ha chiuso un 2019 con l’ennesimo record di export (6,4-6,5 miliardi a seconda delle stime, in Italia neppure sulle cifre ci mettiamo d’accordo). Tutti i big del settore prevedono un 2020 di crescita. I problemi però non mancano: si chiamano ‘sfida del valore’ (cioè prezzi) e semplificazione (cioè malaburocrazia, anzi burocrazia perché la burocrazia in questo Paese è quasi sempre ‘mala’). La Bellanova ha chiesto alla rappresentanza del sistema vino di decidere insieme “di indicare quali adempimenti, quali circolari, quali decreti complicano la vita delle imprese. E li dobbiamo cambiare insieme”. Bene, benissimo. Un ministro che si mette all’ascolto delle imprese per semplificare la loro vita. Che dire, straordinario! Perché parlo del vino? Perché con l’ortofrutta condivide la leadership dell’export agroalimentare del Paese, anche se la distanza fra i due settori si allarga: il vino va avanti, l’ortofrutta indietro, fra i due comparti c’è ormai una differenza di 2,5 miliardi. E perché con il vino l’ortofrutta condivide i problemi di fondo di cui dicevo sopra: la sfida del valore e la malaburocrazia. E allora, direte, perché non si mette in piedi una Cabina di regia permanente anche per l’ortofrutta? Bella domanda, che giriamo al ministro e alle rappresentanze del settore. Del Tavolo ortofrutta si sono perse le tracce; hanno preso il sopravvento alcuni problemi contingenti come la cimice, la crisi delle pere… poi tengono sempre banco temi come il caporalato, gli sprechi alimentari (ma qui fra un po’ il vero spreco sarà la frutta che resta sugli alberi…). Al MISE c’è già un tavolo export con la regia ICE che si dovrà coordinare, per il vino, con la prossima cabina di regia ministeriale. E si dovrà tenere conto che le deleghe per l’internazionalizzaione del made in Italy sono state attribuite al ministero degli Esteri, quindi a Di Maio, che vediamo impegnato su tanti fronti. Il vino insomma è molto ‘attenzionato’, come si dice. L’ortofrutta al tavolo MISE-ICE non ha mai messo piede. Il tavolo al ministero agricolo ha partorito solo un impegno sul catasto frutticolo e nulla più (a proposito com’è finita? chi gestirà la nascita del catasto frutta? Anche qui porto delle nebbie). Poi anche di questo tavolo si sono perse le tracce. Perché? Per svogliatezza o perché, più semplicemente, nessuno lo ha sollecitato seriamente? Sull’internazionalizzazione il vino non scherza, fa il 5060% di export. Senza mercati esteri il settore andrebbe a

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fondo. Può contare su tavoli, cabine di regia, attenzione da parte di 3 ministeri, una fiera privata (Vinitaly) che apre succursali in mezzo mondo. A fronte di tanto attivismo, di tanto supporto (in Italia piove sempre sul bagnato) l’ortofrutta sembra davvero figlia di un dio minore. Il settore lancia grida di allarme, gli spagnoli ce le stanno suonando di brutta, soffriamo anche per la concorrenza greca e polacca, tutti aprono nuovi mercati tranne noi, rischiamo di diventare un Paese importatore netto di ortofrutta dopo averla fatta mangiare a tutta Europa, i signori della GDO che spiegano (bontà loro) al mondo produttivo che così non si può andare avanti. Siamo bravi, facciamo qualità, ma stiamo coltivando il nostro declino. Leggo di appelli, manifesti, raccolta di firme. Tutto bene, per carità. Ma qui c’è un problema di fondo. O il comparto, le sue rappresentanze, decidono un coordinamento, trovano una sintesi, fanno davvero squadra su alcuni punti e su quelli si fanno sentire, oppure stiamo tutti qui ad abbaiare alla luna. Quanto vale l’ortofrutta? Sette-otto miliardi solo di giro d’affari import-export, più il valore alla produzione, più tutto l’indotto (macchine, sementi, mezzi tecnici) a monte e a valle, più logistica/trasporti, più packaging/tecnologie, più la trasformazione, più l’occupazione e l’economia di intere regioni del Sud e parte del Nord. Saltano fuori una valanga di miliardi (che nessuno ha mai calcolato, però tanti). Altro che l’Alitalia. Però dentro i serbatoi della nostra sgangherata compagnia aerea la politica ha già bruciato 9 miliardi di soldi pubblici e vuole continuare a pomparne altri. Logica, buon senso, cultura economica e rispetto dei soldi dei contribuenti (le nostre tasse) vorrebbero che Alitalia fallisse. Ma questa politica preferisce che fallisca la nostra ortofrutta. E con essa i tanti territori che la producono. P.S. Il 2019 è finito male e il 2020 è partito peggio. Al ritorno dalle feste di Natale e fine anno scopriamo che l’ortofrutta italiana è sempre più in emergenza tra danni da cimice asiatica e crisi generalizzata. Una situazione ormai drammatica che fa salire sempre di più la preoccupazione all’interno del mondo delle imprese e della cooperazione, che chiedono a gran voce un tavolo di crisi del settore al ministero delle Politiche agricole. La richiesta è partita da Davide Vernocchi a nome dell’Alleanza Cooperative italiane ed è stata subito condivisa da Marco Salvi, presidente Fruitimprese. Vernocchi ha anche aggiornato la conta dei danni da cimice: quasi 600 milioni di euro e oltre 500mila giornate lavorative perse. Lo stanziamento di 80 milioni nella Manovra 2020 da parte del governo è drammaticamente insufficiente. Per la nostra ortofrutta il nuovo anno parte con le spalle al muro sul piano interno e con un quadro internazionale sempre più complicato tra dazi e venti di guerra tra Mediterraneo e Medio Oriente.

CONTROEDITERIALE

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Porta sviluppo il coordinamento tra Melinda e La Trentina Il 18 dicembre nella sede della Federazione Trentina della Cooperazione, a Trento, sono stati presentazione i primi risultati dell’accordo tra Melinda e La Trentina. Dal 2017 le due cooperative sono congiunte nella vendita e promozione dei prodotti sotto la gestione amministrativa di APOT, l’Associazione dei Produttori Ortofrutticoli Trentini. Ennio Magnani, presidente APOT, ha sottolineato l’importanza delle alleanze sul territorio come chiave di volta per affrontare le difficoltà oggettive del mercato melicolo: “L’annata 2018/2019 non è stata una delle migliori, ma le possibilità generate dalla collaborazione tra Melinda e La Trentina hanno certamente contribuito a mitigare gli effetti di una stagione molto difficile, condizionata dal record di produzione di mele in Europa. Questo progetto va però visto anche come un’esperienza di collaborazione tra persone e territori ed i risultati ottenuti potranno contribuire ad ampliare il sistema delle alleanze. E questo è un valore aggiunto del progetto che va tenuto in debita considerazione”. Rodolfo Brochetti, presidente La Trentina, ha dichiarato: “Siamo animati da un rinnovato entusiasmo e volontà di crescita poiché questa sinergia ci consente di avere un’organizzazione struttu-

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Il rivenditore di Melinda diventa digitale con Wefrood La piattaforma digitale Wefrood, ideata dalla start up emiliana C2b4Food per favorire l’incontro di produttori e consumatori di ortofrutta, prende il largo. Dopo la prima fase di test, avviata lo scorso marzo, l’iniziativa ha avuto, nel corso dell’estate e del primo autunno, una messa a punto che ha coinvolto sia gli aspetti grafici che contenutistici. I risultati sono subito arrivati in termini di nuovi contatti e di coinvolgimento di consumatori e aziende. Tra queste Melinda, il Consorzio di frutticoltori della Val di Non che detiene il marchio più famoso dell’ortofrutta italiana. Melinda ha colto il significato del progetto, in particolare per quanto riguarda il dialogo che lo stesso è in grado di attivare tra consumatore e rivenditore. Il Consorzio conta ben 2.500 rivenditori specializzati in tutta Italia iscritti al progetto di fidelizzazione “Gli Specialisti di Melinda”. Proprio Melinda, si è messa a disposizione per favorire l’incontro tra rivenditori specializzati e Wefrood dando loro l’opportunità di sviluppare in modo nuovo, all’insegna della trasparenza, il rapporto tra domanda e offerta. Melinda ha inviato a questi 2.500 contatti il materiale informativo sulla piattaforma Wefrood attraverso la quale il riven-

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ditore ha modo di promuovere i propri prodotti e servizi e conoscere, in modo diretto, la reazione e l’opinione del consumatore sui prodotti in vendita e sulle iniziative messe in campo per promuoverli. Uno strumento prezioso per mettere a punto le strategie di marketing e non solo. “Siamo entrati in una fase molto stimolante e decisiva per il nostro progetto – afferma Paolo Beltrami, responsabile di Wefrood -. Aziende e consumatori hanno cominciato a capire che stiamo offrendo loro qualcosa di innovativo e di concreto. Le prime hanno l’opportunità di inserire e poi aggiornare il proprio profilo promuovendo novità ed offerte. I secondi ricevono servizi ed informazioni nei confronti dei quali sono pro-attivi perché possono valutare novità, prodotti, offerte rendendoli noti. Siamo certi che il sistema, con le sue caratteristiche di immediatezza e trasparenza, sia utile al business e abbiamo indicazioni chiare a questo proposito”. Da parte sua, Melinda ha fatto sapere che “il Consorzio crede molto nell’innovazione che porta trasparenza al mercato e dialogo tra domanda ed offerta e supporta volentieri nuove iniziative che vanno in questa direzione come Wefrood”.

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rata e finalizzata con manager dedicati con competenze in ogni ruolo, dal marketing alle vendite oltre ad una visione condivisa e pianificata della strategia varietale. Mettere a valore il reciproco know how permette di aprirci a nuove opportunità nel comune impegno di tutelare e promuovere la qualità della frutticoltura trentina, affrontando nuovi orizzonti ed essere così fiduciosi nel futuro”. L’aggregazione ha consentito di ottimizzare la filiera e raggiungere un livello di efficacia determinante nella gestione, rendendo possibile una strategia proiettata verso il futuro, a partire dal progetto di rinnovo varietale, unica strada percorribile per continuare a presidiare un mercato saturo. Così Michele Odorizzi, presidente Melinda: “L’accordo è frutto di un percorso condiviso con le cooperative del Consorzio, volto a ottenere una maggior sostenibilità e stabilità economica per i soci frutticoltori. Ciò anche a fronte di un quadro melicolo internazionale che vede in costante crescita le produzioni e una clientela che, soprattutto nel canale GDO, registra sempre maggior concentrazione". Nell’occasione Paolo Gerevini, direttore generale di entrambi i Consorzi, ha illustrato lo scenario melicolo mondiale, sottolineando che nonostante la produzione globale crescente il sistema trentino resiste bene, in termini di

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strategia internazionale e di crescita di volumi esportati: “La forza dell’alleanza con La Trentina ci ha permesso di gestire in modo coordinato vendite e marketing in modo da valorizzare meglio il prodotto gestendolo con un’unica rete commerciale, oltre ad essere stata l’occasione di una ridefinizione coordinata dell’assetto varietale che risulta in questa fase l’aspetto strategico principale”.

Con Origine Group primo container di kiwi italiano verso il Messico Il primo container di kiwi di Origine Group destinato al Messico è partito dal porto di Genova nella terza settimana di dicembre. “Si tratta del nostro primo carico di kiwi di alta qualità verso questo nuovo importante mercato d’Oltremare, che si è aperto da questa campagna - ha commentato il direttore generale di Origine Group, Alessandro Zampagna (a sinistra nella foto con Marco Salvi). Confermiamo così la nostra vocazione a crescere sui mercati più lontani dove vogliamo essere presenti con la migliore frutta made in Italy”. “La campagna del kiwi italiano è partita con buone prospettive sui mercati internazionali - ha precisato Zampagna - nonostante la produzione non abbondante di

N NOTIZIARIO

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quest’anno. L’anno scorso abbiamo superato le 2.000 tonnellate di kiwi venduti sui mercati esteri, quest’anno dovremmo aumentarle significativamente”. Oltre ad Asia e Europa, il Consorzio, che riunisce alcuni tra i maggiori produttori di frutta italiani e cileni, sta sviluppando il mercato al di là dell’Oceano Atlantico. Oltre a Canada, Stati Uniti e Brasile, l’apertura del Messico ai kiwi italiani rappresenta una opportunità ritenuta da Origine molto interessante. Questo primo anno servirà ad allacciare le relazioni commerciali con i clienti messicani, potrà seguire un periodo di sviluppo importante. Marco Salvi, presidente di Fruitimprese e UNACOA, azienda associata a Origine Group, ha commentato: "In un momento difficile per l’ortofrutta italiana la possibilità di vendere il nostro prodotto in nuovi mercati emergenti è vitale. Il caso del kiwi per il Messico è un primo successo, ottenuto grazie all’impegno del ministero delle Politiche Agricole e del Servizio Fitosanitario Nazionale, ed è importante che venga seguito da altre aperture di nuovi mercati.”

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I prodotti di 75 imprese bio in vetrina su Amazon A seguito di un incontro promosso da AssoBio in collaborazione con Fiera Bologna, sono 75 le aziende biologiche che hanno aderito all’iniziativa promossa da ICE in collaborazione con Amazon che interessa la promozione dei prodotti biologici made in Italy. Amazon ha infatti lanciato una vetrina dedicata alla promozione dei prodotti italiani visibile dagli oltre 300 milioni di account di utenti Amazon attivi nel mondo attraverso i siti nazionali, non solo in Italia ma anche in Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti. Le imprese che venderanno i loro

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prodotti nelle vetrine made in Italy di Amazon beneficeranno di un flusso aggiuntivo di traffico, per un periodo di 18 mesi, generato da campagne di advertising digitale finanziate da ICE Agenzia. L’export biologico è molto significativo per quanto riguarda il nostro Paese in quanto nel 2018 ha raggiunto ben 2 miliardi e 300 milioni e rappresenta oltre il 5,5% di tutte le esportazioni agroalimentari italiane. Nel 2018 rispetto al 2017 l’esportazione era cresciuta del 10% e questo trend si sta mantenendo anche nel 2019. "Siamo molto contenti dell’adesione in pochi giorni di ben 75 aziende e altre potranno ancora iscriversi entro il 20 gennaio. Significativa la presenza di molti giovani che operano nelle aziende biologiche sia a livello agricolo sia a livello di trasformazione e distribuzione e questo dimostra

quanto i giovani credano nel biologico e quanto le aziende biologiche siano in questo momento ‘smart' di fronte a una sfida così importante per promuovere il prodotto biologico italiano nel mondo” ha commentato il presidente di AssoBio Roberto Zanoni.

N NOTIZIARIO

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Uva da tavola bio: il fondo IDeA Agro entra nel capitale della Tarulli IDeA Agro, fondo tematico dedicato a investimenti in aziende della filiera agricola gestito da DeA Capital Alternative Funds Sgr, ha rilevato il 45% dell’azienda agricola Tarulli, società con sede in Puglia, leader nella coltivazione e commercializzazione di uva da tavola biologica e biodinamica. L’operazione è stata finan-

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NOTIZIARIO

ziata da ICCREA BancaImpresa, supportata dai legali di DWF. L’obiettivo del fondo è ampliare la capacità produttiva e la quota di produzione biodinamica di uva. La famiglia si è posta l’obiettivo di selezionare e impiantare nuove varietà con l’obiettivo di soddisfare le richieste pervenute dal mercato di sbocco. È allo studio anche la possibilità di espandere gli aerali, ad esempio, in Paesi come il Sudafrica, per avere una produzione disponibile anche nei mesi invernali. L’azienda Tarulli è proprietaria di oltre 150 ettari di terreni, coltivati a uva, che produce fin dall’inizio dell’attività, più di vent’anni fa. La società dispone inoltre di una modernissima struttura di lavorazione della merce a Noicattaro (Bari), dove ha sede, collocata in un’area famosa per l’uva da tavola. Oggi la produzione è conferita e commercializzata da Gruppo Tarulli OP, costituito nel 2007 in seguito alla fusione di diversi produttori. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 19 milioni di euro, un ebitda di 227 mila euro e una posizione finanziaria netta di 765 mila euro. Lanciato nella primavera del 2017 da Dea Capital Alternative Funds Sgr, il fondo Idea Agro nel luglio 2018 ha annunciato il primo closing della raccolta a quota 80 milioni di euro. Il fondo è tuttora in fundraising e gli investitori possono sottoscrivere i loro impegni sia nella forma di capitale sia apportando aziende operanti nella filiera agricola. Il target complessivo di raccolta è 100-110 milioni. Lo scorso aprile il fondo aveva firmato una serie di contratti preliminari per l’acquisto di 200-250 ettari di terreni nella zona di Alessandria da convertire alla produzione di nocciole. Obiettivo finale in quel caso è di inserire l’azienda agricola all’interno del Progetto Nocciola Italia lanciato da Ferrero Hazelnut Company, la divisione interna del Gruppo Ferrero dedicata alla nocciola, per incentivare la colti-

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vazione nazionale. In generale, si sta assistendo a un interesse crescente da parte di fondi stranieri di private equity verso medie aziende del biologico italiano.

OP Armonia lancia un piano di sviluppo basato su società miste OP Armonia rilancia. L’organizzazione di produttori di Battipaglia con soci in quasi tutto il Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Basilicata e Puglia) nel 2020 aumenterà le risorse finanziarie destinate alla comunicazione B2C a supporto delle vendite della linea “Dolce”, in misura proporzionale al relativo aumento di fatturato,che il gruppo prevede si assesti su un +30%. Si passerà così dai 100 mila euro investiti nel 2019 ad almeno 130140 mila euro. Ma investimenti importanti OP Armonia sta effettuando per alzare ulteriormente l’asticella della qualità, a partire dal rinnovamento varietale nel comparto agrumi. A spiegarlo al Corriere Ortofrutticolo è Marco Eleuteri, amministratore delegato. “Oltre all’attività di breeding attualmente in corso in collaborazione con il CREA di Acireale (con il quale è stato istituito l’unico programma italiano di miglioramento genetico della clementina), coordinata dal nostro citrus scientist specialist Francesco Perri, nel 2019 abbiamo realizzato un innovativo campo sperimentale, dove abbiamo messo a dimora i primi frutti del programma di ricerca”, ha precisato Eleuteri Riguardo all‘innovazione varietale OP Armonia ha avviato l’iter per la registrazione comunitaria di Sanzo VCR, varietà tutta italiana di clementine medio tardive, mutazione spontanea della varietà Comune. “Sanzo ci consentirà nei prossimi anni di prolungare la campagna clementicola fi-

no all’inizio di febbraio con un prodotto dal profilo gustativo del tutto simile alla varietà Comune, sicuramente la più apprezzata dai consumatori italiani, prima di passare a varietà più tardive (e non italiane) di mandarini di ultima generazione” ha affermato Eleuteri aggiungendo un’altra importante novità: la creazione di società miste da una parte per dare ulteriore valore alle produzioni, dall’altra per sostenere gli agricoltori ed elevare ulteriormente il livello qualitativo. “Per diffondere il prima possibile i piani su ricerca e innovazione all’interno della nostra compagine produttiva abbiamo deciso di scendere direttamente in campo nella produzione attraverso formule collaborative per noi del tutto nuove e che ci vedranno impegnati direttamente non solo da un punto di vista finanziario, ma anche partecipando al rischio d’impresa unitamente ai nostri soci agricoltori”. “L’idea è abbastanza semplice”, spiega il manager a capo di una delle principali realtà ortofrutticole del Sud Italia: “Abbiamo soci agricoltori con buona disponibilità di terreno in zone vocate, ma con ridotte capacità di investimento. L’idea è quella di creare società miste tra questi agricoltori e la stessa OP. Queste nuove società prendono in affitto i terreni dell’agricoltore. In questo modo l’OP non svolgerà più una semplice funzione di indirizzo ma finanzierà anche il rinnovamento varietale e l’ammodernamento degli impianti. Inoltre fornirà l’assistenza tecnico-agronomica all’agricoltore che continuerà, da parte sua, ad occuparsi della coltivazione degli stessi terreni. Il capitale investito sarà poi restituito dalla nuova società all’OP secondo un piano di rientro ‘light' che terrà conto del graduale aumento della produzione della nuova azienda”. Un progetto che non ha tempi medio-lunghi bensì immediati. “Partiremo già nel 2020 con una Dicembre 2019


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NOTIZIARIO

prima azienda-pilota nel Tarantino, su un’area di 60 ettari partendo proprio con la nuova varietà Sanzo VCR. Questo ci permetterà di testare la bontà della nuova formula produttiva e valutarne la sua ripetibilità su più ampia scala”, ha concluso Eleuteri. (e.z.)

Cesena Fiera: fatturato a 5,3 milioni, per l’80% dovuto a Macfrut Lo sviluppo di Macfrut fa bene al bilancio di Cesena Fiera. E’ stato approvato dall’assemblea dei soci lunedì 16 dicembre il bilancio pre-consuntivo 2019 e quello preventivo 2020. Il fatturato della public company (40% capitale pubblico e 60% privato) quest’anno ha toccato quota 5 milioni 326 mila euro, con un utile lordo di 234 mila euro e un utile netto di esercizio di 160 mila euro. Positive anche le prospettive del 2020 che prevede un ulteriore incremento di fatturato e utile. Allargando lo sguardo nell’arco temporale degli ultimi cinque anni, la società ha registrato una crescita costante che ha portato a quasi il raddoppio del fatturato passato da 2,8 milioni di euro nel 2014 agli attuali 5,3 milioni. Nello stesso arco temporale, bene anche la redditività con un utile netto annuo superiore ai 150 mila euro. Tutto questo - fa sapere una nota di Cesena Fiera - è stato possibile grazie alla crescita di Macfrut, che genera circa l’80% del fatturato e dei margini della società. Lo spostamento nel quartiere fieristico riminese ha comportato non solo una costante crescita della manifestazione, ma anche una ricaduta in termini di benefici economici sul territorio cesenate. Tanto che Cesena Fiera ha effettuato nel quinquennio investimenti autofinanziati sul quartiere fieristico di Pievesestina per 4,5 milioni di euro. Oggi la città di

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Cesena, infatti, è dotata di una moderna struttura fieristica che nel 2019 ha ospitato 25 manifestazioni fieristiche, e un moderno centro congressi che ha accolto oltre 100 eventi. Un quartiere dunque nel pieno del suo dinamismo con benefici di indotto per territorio e comprensorio. “Questi risultati sono frutto di una strategia che tiene insieme la doppia anima di Cesena Fiera afferma Renzo Piraccini, presidente dell’ente fieristico -. Un’anima globale con Macfrut e una locale con solide radici nel territorio cesenate che beneficia della crescita”. Nel 2020 infatti sono previste azioni rilevanti per il miglioramento estetico e la fruibilità della struttura di Cesena.

Corrado Peraboni nuovo AD delle fiere di Rimini e Vicenza Da gennaio è Corrado Peraboni (nella foto) il nuovo amministratore delegato ed amministratore incaricato del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi di IEG, Italian Exhibition Group. Sostituisce il dimissionario Ugo Ravanelli. Il gruppo IEG, quotato in Borsa, è tra i leader in Italia per manifestazioni fieristiche organizzate direttamente e di proprietà ed è tra i principali operatori europei del settore fieristico e dei congressi, con le strutture di Rimini e Vicenza. Corrado Peraboni, laureato in giurisprudenza presso l’Università di Milano nel 1989, vanta una vasta esperienza nel settore fieristico. Attualmente è presidente di UFI (Associazione globale dell’industria fieristica), in rappresentanza di tutti i membri del settore fieristico in oltre 90 Paesi. Dal 2015 al gennaio 2017 ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Fiera Milano Spa. Dal 2000 al 2015 era stato amministratore

delegato di Fondazione Fiera Milano, occupandosi della start-up del nuovo quartiere fieristico. E’ stato anche deputato nel 1992 e riconfermato nel 1994 per la Lega Nord.

Tempo di Marca: tutti gli indicatori mostrano una forte crescita Conto alla rovescia per Marca, in programma il 15 e 16 gennaio a Bologna. I numeri del Salone preannunciano un’edizione di successo. Crescono gli espositori, con una percentuale a due cifre per il quinto anno consecutivo; aumenta la superficie espositiva, con l’aggiunta di un padiglione; sono sempre più numerose le proposte a declinazione bio che rappresentano ora quasi un quarto della superficie espositiva; +15%, inoltre, per le aziende del settore non-food; triplicato il numero delle delegazioni estere in visita alla manifestazione; la manifestazione si arricchisce con nuove iniziative. "Sedici anni fa, quando abbiamo lanciato MarcabyBolognaFiere dichiara Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere - abbiamo intrapreso un percorso che ha anticipato i trend di mercato. La crescita costante dell’evento e la sempre più spiccata attenzione dei buyer esteri sono la miglior testimonianza della dinamicità del settore della MDD che ha, ancora, ampie opportunità di sviluppo. La quota in volume dei prodotti a marca del distributore si attesta, in Italia, al 20 per cento contro una media europea superiore al 30 per cento. ParallelaDicembre 2019


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mente questi prodotti di innovazione, rispondono alle esigenze dei consumatori con proposte declinate a trend emergenti quali il biologico, la sempre più spiccata attenzione alla sostenibilità dei packaging, la tracciabilità e le intolleranze alimentari. I numeri sono la miglior dimostrazione di questi trend: i prodotti a declinazione bio rappresentano, oggi, quasi un quarto della superficie espositiva di MarcabyBolognaFiere e quelli free from, dedicati alle intolleranze, si attestano a un quinto. A ognuno di questi ambiti dedicheremo focus di approfondimento per conoscere le novità e le soluzioni più innovative dei protagonisti del mercato”. Novità tutt’altro che secondaria Marca Fresh, uno spazio interamente riservato alle novità del comparto del fresco ospitato all’interno della manifestazione che vedrà l’ortofrutta protagonista, con i suoi operatori, che si confronteranno sul tema dell’innovazione sostenibile. L’edizione 2020 promuoverà un importante programma di incoming di delegazioni, sviluppato anche in collaborazione con ITA Italian Trade Agency e ICE per favorire il dialogo tra gli espositori e i buyer dei mercati esteri più importanti. Il numero delle delegazioni estere attese supera di tre volte quelle presenti nel 2019 con buyer provenienti da 26 Paesi.

Passa la fusione tra le CIA di Bologna e di Modena Oltre ottomila imprese agricole associate, 60 tra sedi e uffici periferici, 120 addetti: è ciò che esprime la neonata CIA Emilia Centro, frutto della fusione di due sedi importanti della Confederazione Agricoltori Italiani come quelle di Bologna e Modena. Il 16 dicembre scorso si è, infatti, costituita formalmente a Bologna, alla pre-

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senza del notaio Federico Tonelli, la nuova Confederazione che nel suo dato aggregato esprime un valore della produzione di oltre 9 milioni di euro. A decretare l’unione sono stati i componenti le assemblee delle due associazioni (Modena e Bologna) che hanno, inoltre, approvato un nuovo statuto ed individuato in Bologna la sede legale. Gli organi dirigenti hanno, nella stessa sede, eletto il presidente: si tratta di Marco Bergami, cerealicoltore e già al vertice della associazione provinciale bolognese. Vice presidente è stato eletto Alberto Notari, già presidente della CIA di Modena. Direttore della nuova realtà è Gianni Razzano, a capo inoltre della Confederazione emiliano romagnola. Un iter che si è concretizzato a distanza di 4 anni dal primo progetto che le due province hanno voluto portare avanti.

Debutta la frutta secca a marchio Solarelli Ha preso il via lunedì 9 dicembre la commercializzazione ai grossisti della nuova linea di prodotti Solarelli dedicata alla frutta secca made in Italy, risultato dell’accordo tra la cooperativa ortofrutticola Apofruit e Besana, leader mondiale nella categoria. Quattro sono le referenze in guscio: noci, mandorle, nocciole e un mix di queste, rigorosamente coltivate nel territorio italiano secondo le caratteristiche dei prodotti a

marchio Solarelli. Sono disponibili due tipi di imballaggio in cartone per ciascuna referenza: una confezione da 2 kg e una più grande, che potrà andare dai 4 ai 6,5 kg a seconda della referenza. Il prodotto a marchio Solarelli, collaudato sui mercati e tra i consumatori per numerose altre tipologie di ortofrutta fresca, si rivolge in questa occasione agli operatori dell’ingrosso e del dettaglio tradizionale, che promuovono il consumo dei prodotti italiani e dalla filiera garantita. Seguirà l’approdo nel canale commerciale della GDO con referenze e packaging dedicati.

A Piacenza si sperimenta la sfida digitale del produttore Le piattaforme digitali e gli smartphone hanno rappresentato nell’ultimo decennio una svolta epocale nelle scelte di consumo per molte persone. Come si sta organizzando il mondo agricolo? Quanti produttori e consumatori dell’ortofrutta stanno affrontando il cambiamento? E’ partita il 20 dicembre, da Piacenza, una interessante sperimentazione nel 'Mercato contadino urbano’ mirata a misurare la disponibilità degli agricoltori ad accogliere la sfida digitale. L’iniziativa raggruppa l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’associazione 'Piace Cibo Sano' e WeFrood, la APP emiliana che trova la migliore frutta e verdura e fa condividere le esperienze tramite smartphone. I Mercati contadini urbani, espressione di un rapporto diretto fra produttori e consumatori con profonde radici nel territorio, saranno dunque il terreno di questa ricerca mirata a misurare il termometro di una innovazione che il mondo agricolo tarda ad adottare. Sono in programma durante i giorni del Mercato numerose interviste. Dicembre 2019


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Il 2019 segna un punto di svolta Al settore non resta che ripartire Mariangela Latella Chiara Brandi Paolo Bruni ha fatto la sintesi in una intervista rilasciata a dicembre: "Il 2019 sarà ricordato come un anno tra i più difficili per il settore ortofrutticolo italiano e il peggiore per il nostro export. Maggiori sono le difficoltà più lucida dovrebbe essere la nostra capacità di analisi e maggiore l’impegno per migliorare la situazione. Purtroppo non abbastanza è stato fatto su questo piano, dobbiamo lavorarci con la capacità di guardare ognuno anche fuori dal proprio ambito e dal proprio immediato interesse”. Difficile non condividere le parole del presidente di CSO Italy. Se poi si scende ad analizzare i singoli problemi si capisce che siamo all’emergenza. In un’intervista al Sole 24 Ore Davide Vernocchi, coordinatore per il settore ortofrutticolo di Alleanza delle CooDicembre 2019

L’anno passato ha messo a nudo i punti deboli del sistema, sia sul fronte interno che su quello internazionale. Per intere produzioni è stato uno degli anni peggiori eppure alcune aziende sono andate bene

Marco Salvi, presidente Fruitimprese e Davide Vernocchi coordinatore del settore ortofrutta di Alleanza delle Cooperative Italiane

perative Italiane, ha aggiornato i dati dei danni causati nel 2019 dalla cimice asiatica. Il calcolo ufficiale parla di 588 milioni di euro di danni con oltre 500 mila giornate lavorative perse. Fino a

novembre i dati parlavano di 300 milioni. Il governo ha stanziato 80 milioni di euro spalmati su tre anni: non bastano a un settore che in un solo anno si è visto costretto ad abbattere dal 5 al 10% www.corriereortofrutticolo.it

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BILANCIO DI UN ANNO

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Paolo Bruni, presidente CSO Italy, Gennaro Velardo, presidente di Italia Ortofrutta Unione Nazionale e Nicola Cilento, vicepresidente di Confagricoltura, tre voci che esprimono preoccupazioni sulle prospettive

della superficie produttiva nazionale. Sull’export si attendono i dati di fine anno. Sulla base degli indicatori dei primi nove mesi, saranno quasi disastrosi. “Purtroppo - ammette il presidente di Fruitimprese Marco Salvi - si consolidano i trend negativi: le quantità importate superano quelle esportate e il saldo attivo della bilancia continua a peggiorare di trimestre in trimestre. Il comparto continua a perdere valore e quote di mercato sui mercati esteri, un combinato disposto di fattori che porta ad una riduzione delle superfici investite nel nostro Paese, con conseguente perdita di posti di lavoro e abbandono da parte delle imprese”. "Da tempo - avverte Salvi - la nostra associazione denuncia la perdita di competitività del settore: adesso la nostra preoccupazione viene confermata dai numeri e tutti ne parlano. Tanto tempo si è perso ma non è tardi per invertire la rotta: serve prioritariamente impegnare tutte le risorse politico-diplomatiche nell’apertura di nuovi mercati”. Vernocchi e Salvi hanno chiesto al governo la convocazione di un tavolo di crisi per il settore. Le Organizzazioni dei Produttori cercano di reagire ma non è facile. Gennaro Velardo, presidente di Italia Ortofrutta Unione Nazionale tira questo bilancio: "Si è concluso un anno effettivamente non semplice per il settore. Gli elementi determinanti sono stati

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davvero molteplici ed è difficile fare una sintesi circa l’andamento di tutti i prodotti. La concorrenza internazionale è divenuta sempre più agguerrita, l’ortofrutta italiana arranca e perde via via di competitività. Sui mercati esteri la competizione è molto sbilanciata sul prezzo, fattore su cui difficilmente riusciamo a competere a causa degli elevati costi alla produzione. Per il 2020 è necessario cambiare marcia e recuperare il gap soprattutto sui mercati europei. La vera partita infatti si gioca sulle brevi distanze, dove è possibile esportare tutti i prodotti senza limitazioni dovute a barriere fitosanitarie o complicazioni di ordine logistico”. Poi scende a un dettaglio che fa riflettere in tempi di marca del distributore: "Si deve dare maggiore visibilità alla produzione, a partire dalle confezioni dei prodotti. Il consumatore deve imparare a conoscere cosa compra e da chi, si sentirà così più garantito e incline all’acquisto”. Nei grandi sindacati nazionali agricoli si sta guardando ai problemi dell’ortofrutta con attenzione. In Confagricoltura c’è forte preoccupazione per i danni provocati dai mutamenti climatici e dalle fitopatie come la xylella e la

I danni da cimice sono saliti a 588 milioni di euro. Il governo ha promesso 80 milioni spalmati in tre anni…

cimice asiatica, che hanno avuto conseguenze senza precedenti nei comparti olivicolo e frutticolo. Confagricoltura guarda al 2020 con la consapevolezza che la partita della crisi ambientale sui tavoli nazionali ed europei è, e sarà, difficile da giocare, ma il sindacato assicura di impegnarsi affinché siano concesse maggiori risorse per trovare soluzioni che non siano solamente emergenziali, ma guardino al futuro delle imprese. "Non si può parlare di sostenibilità ambientale - afferma Nicola Cilento, vicepresidente di Confagricoltura - senza guardare anche alla sostenibilità economica per gli agricoltori, che garantisca un reddito equo ed incentivi a chi investe in innovazione e crea occupazione, con figure professionali sempre più qualificate. È importante poi risolvere le problematiche legate alle infrastrutture materiali e immateriali, che necessitano interventi tempestivi per consentire alle aziende italiane di poter competere sui mercati internazionali, che dobbiamo guardare sempre più con favore anche alla luce dei recenti accordi commerciali stipulati dall’Unione Europea". Cilento lancia un appello alle istituzioni e agli organi competenti affinché sostengano con vigore l’espansione della base produttiva perché "questo significa avere ricadute dirette positive sia sul fronte dell'occupazione che di tutta l’economia del Paese, in cui il settore primario gioca un ruolo Dicembre 2019


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determinante”. Sentiamo alcuni imprenditori in prima linea sul fronte produttivo e su quello del mercato. Per il comparto mele, Marco Rivoira. "Anche se il 2019 è stato caratterizzato da una riduzione dei volumi europei complessivi di mele immessi nel mercato, tre milioni di tonnellate in meno rispetto all’anno scorso, non si arresta - afferma l’imprenditore piemontese - la preoccupazione sul comparto melicolo italiano, un settore che se non troverà in fretta nuovi mercati di sbocco, è destinato ad arenarsi nell’effetto collo di bottiglia della piazza europea intasata da prodotto spagnolo e polacco e da quello dei nuovi competitor dell’Est Europa". Sulla base di questa premessa il bilancio 2019 di Rivoira è tutt’altro che positivo anche se l’azienda ha chiuso l’anno con una crescita di fatturato del 10-12% dovuta per lo più ad un aumento dei volumi (+5%) e ad un’ottima performance della mela Ambrosia che si candida a diventare centro nevralgico dell’attività del gruppo (rappresenta oggi il 50% della produzione). Le sfide del mercato spingono dunque l’azienda a guardare oltre confine. "Come tutti gli altri abbiamo fatto fatica - ammette Marco Rivoira anche se rispetto al 2018-19 le prospettive di questa campagna sono migliori. Abbiamo spinto le vendite e siamo già al 50% ma l’andamento del mercato non è soddisfacente. Il prodotto italiano Dicembre 2019

non è competitivo in export. Mancano accordi commerciali con i Paesi strategici. Nonostante Assomela e CSO lavorino bene, a Roma si segue poco il mondo agricolo. E non esiste più la contrattazione con la GDO italiana ed europea. Si manda il prodotto e spesso ci viene comunicano il prezzo a fine settimana". Rivoira sta inviando i primi container per Taiwan (mercato appena aperto) e dal 2021 approccerà anche il Vietnam. In Europa il gruppo piemontese sta valutando nuove strade per incrementare la propria competitività rispetto ai grandi e nuovi player sempre più aggressivi sul mercato, tra cui anche la Turchia e la Macedonia. Ma c’è, nel settore, chi è in contro-tendenza. Pensiamo al mondo del kiwi e, in particolare, alle performance di Jingold. Il 2019 si è chiuso con un bilancio positivo per quest’azienda globale dal cuore romagnolo, che ha primeggiato all’edizione passata di Fruit Logistica grazie alla vincita del premio per l’innovazione con il suo kiwi rosso Oriental Red, premio in precedenza mai vinto da un prodotto italiano. “Il riconoscimento - afferma Patrizio Neri, presidente di Jingold ci ha consacrato come azienda

Vernocchi e Salvi hanno chiesto al governo la convocazione di un tavolo di crisi per il settore

BILANCIO DI UN ANNO

Tre imprenditori analizzano l’anno che se n’è andato. Marco Rivoira, dell’omonimo Gruppo, Patrizio Neri, di Jingold e Pietro Paolo Ciardiello di Coop Sole. Tutte e tre le aziende registrano un fatturato in crescita nel 2019

globale permettendoci di concretizzare uno dei nostri obiettivi. Anche se non abbiamo ancora abbastanza prodotto rispetto alle tante richieste del mercato, stiamo lavorando continuamente per aprire nuovi mercati in modo da essere comunque presenti sulle piazze più importanti". Jingold ha chiuso il 2019 con una crescita del 15% data non solo dall’aumento dei volumi ma anche dall’aumento delle superfici che solo per la varietà gialla sono cresciute del 12% mentre sono stati già piantati 100 nuovi ettari di Oriental Red. "Credo di poter affermare - precisa Neri -che il 2020 sarà un anno caratterizzato da un’ulteriore crescita dei consumi, dei risultati economici e soprattutto della qualità gustativa dei nostri prodotti. Quest'ultimo è il nostro obiettivo primario e ritengo dovrebbe esserlo per tutta la frutta perché per tutti ciò fa la differenza". E improntato alla positività è anche Pietro Paolo Ciardiello, direttore di Coop Sole, una realtà campana d’avanguardia, che ha chiuso il 2019 con un fatturato in crescita del 30% rispetto all’anno precedente. "Abbiamo chiuso un’annata - riferisce Ciardiello - caratterizzata dalla ripresa produttiva delle fragole, da un mercato sostenuto per i meloni e da un trend di forte crescita per i frutti rossi. Con il solo settore fragole, che rappresenta il 50% del nostro fatturato e che commercializziamo con il marwww.corriereortofrutticolo.it

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chio ‘SìBON’ lanciato nel 2019, siamo cresciuti del 19% in valore e del 23% in volume. Guardiamo quindi avanti. Investiremo nei settori più performanti come quello dei frutti rossi, per il quale puntiamo, nel 2020, a raddoppiare gli areali. Come il bio, che attualmente rappresenta il 10% del fatturato e il 6% dei volumi prodotti e che porteremo nel 2020 alla quota del 15% del nostro volume d’affari”. Bene è andato il 2019 della IV Gamma, sia che si tratti di ortaggi che di frutta, è ciò è importante per trovare uno sbocco ad alcune produzioni. Abbiamo sentito il presidente di UIF IV Gamma, la sezione di settore di Unione Italiana Food, Andrea Montagna. Il settore inteso in senso tradizionale (orticole fresh-cut) è cresciuto del 2% in valore e del 4% in volume, chiudendo il 2019 con un fatturato di 880 milioni di euro. Un

Andrea Montagna, presidente sezione IV Gamma di Unione Italiana Food

fatturato che sale oltre il miliardo di euro aggiungendo i 20 milioni di euro di fatturato delle insalate di cererali, i 100 milioni di euro delle zuppe e i 30 milioni di euro della IV Gamma di frutta. "Se la crescita del fatturato è guidata dalle ottime performance del settore ciotole e piatti pronti che hanno segnato un +9% - spiega Montagna -, la spinta inflattiva

sui prezzi, cresciuti meno dei volumi, è stata determinata da due fenomeni. Da un lato la spinta al ribasso dei discount. D’alto canto assistiamo da un anno e mezzo circa ad un nuovo fenomeno che, almeno fino ad ora, ha trovato spazio nella GDO: i piccoli produttori di IV Gamma che si muovono in ordine sparso. Se fino ad ora hanno trovato porte aperte nella GDO proprio per i prezzi più vantaggiosi, adesso invece stanno rallentando proprio perché si pongono in competizione anche con la private label. Non a caso questa tendenza ha iniziato a rallentare nella seconda parte dell’anno”. Il settore è dinamico e si sente aria di novità. In Lombardia, annuncia Montagna, "si sta ragionando per fare partire, nel quadro regionale, un progetto di distretto agroalimentare in cui saranno coinvolte Op di IV Gamma".

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ATTUALITÀ

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I 50 anni di Italia Ortofrutta: nel futuro OP che collaborano Chiara Brandi Nel segno di “L’unione fa la forza” si è svolta il 12 dicembre a Roma la giornata di celebrazione dei 50 anni di attività di Italia Ortofrutta Unione Nazionale. Tanti gli ex presidenti dell’Unione e gli ospiti che si sono alternati sul palco; presenti anche - evento raro quanto significativo - i vertici di tutte le organizzazioni sindacali di settore oltre alle cariche istituzionali, a partire dalla ministra Teresa Bellanova e dall’europarlamentare Paolo De Castro. Un’occasione di festa per celebrare il passato e guardare al futuro, riassunta nelle parole del direttore Vincenzo Falconi nel suo intervento sul sistema organizzato e i grandi temi del futuro agricolo: "Il nostro legame con la politica è evidente. Il nuovo corso dell’Unione è stato avviato con l’OCM Ortofrutta e l’ortofrutta è cresciuta con l’Unione". “Ad oggi - ha detto Falconi - è opportuno chiedersi come possiamo intervenire con l’OCM per dare risposte concrete alle criticità del settore e come stimolare nelle imprese meccanismi virtuosi. Considerando alcuni aspetti oggettivi, quali la non omogeneità di un sistema formato da soggetti (le OP) in concorrenza commerciale tra loro, la portata delle attuali criticità e l’inefficacia del porre nuovi obiettivi senza un adeguamento delle risorse, la nuova OCM dovrebbe riformulare le diverse percentuali di aiuto. Il fine da perseguire dovrebbe essere il sostegno di azioni volte al miglioramento dell’orientamento al mercato, alla ricerca e sviluppo e all’investimento in capitale umano, con l’inserimento di professionalità atte a dare risposte idonee alle nuove modalità di vendita (esperti di gestione interna, di logistica Dicembre 2019

L’assemblea del cinquantenario dell’Unione Nazionale è stata utile per analizzare gli interventi possibili sull’OCM e rispondere alle criticità del settore e a stimolare meccanismi virtuosi nelle imprese

L’intervento della ministra Teresa Bellanova all’assembea di Italia Ortofrutta del 12 dicembre. Sotto da sinistra Vincenzo Falconi e Gennaro Velardo dell’Unione

e flussi commerciali, addetti al commercio elettronico e responsabili in grado di sviluppare canali alternativi alla GDO)". "Inoltre - ha aggiunto - sarebbe importante determinare una serie di azioni speciali che possano essere realizzate solo ed esclusivamente da OP che lavorano insieme ad altre OP in un’ottica di collaborazione costruttiva". Passando ad una analisi del settore il direttore dell’Unione ha sot-

tolineato che "i grandi obiettivi agricoli con cui dovremo confrontarci non possono non considerare la progressiva e inesorabile perdita di competitività dell’ortofrutta sui mercati internazionali". Tra il 2018 e il 2019 il prezzo del prodotto esportato ha infatti registrato un calo di 10 cent/kg, mentre in entrata il costo unitario è passato da 1,02 euro/kg a 1,10 euro/kg; se poi si guarda al ranking dei produttori, dal 2003 ad oggi www.corriereortofrutticolo.it

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ATTUALITÀ

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si nota una scivolata dell’Italia dal 7° al 10° posto nella classifica mondiale: "Una situazione complicata, che si riflette nella modulazione delle spese dei programmi operativi degli ultimi anni. Da una parte emerge la resilienza del settore, dall’altra una sorta di rassegnata ricerca di copertura dei costi di produzione piuttosto che di orientamento al mercato". Oltre alla riformulazione dell’OCM, Falconi ha proposto una serie di ulteriori soluzioni per ridare competitività al comparto. Punto uno: un nuovo modo di interpretare il mercato in cui la parola chiave diventa “visibilità" per le OP. Punto due: un quadro di regole il più possibile omogeneo nel rispetto della reciprocità. “Abbiamo bisogno di regole - ha affermato - che valgano per tutti allo stesso modo all’interno dell’UE, in termini di negoziazione dei protocolli fitosanitari. L’ortofrutta italiana è aperta al mercato, ma se non si riuscirà a investire in reciprocità sarà meglio ragionare su una politica di sano protezionismo". Il terzo aspetto è relativo ai prezzi di mercato e ai costi di produzione che hanno via via ristretto la forbice portando il settore a una scarsa marginalità: per porvi rimedio, secondo Falconi, é necessario investire in capitale umano e nuove figure professionali. Il quarto tema è quello del costo del lavoro che necessita di un nuovo quadro normativo, di una maggior programmazione per l’impiego della manodopera extracomunitaria, di incentivi e meccanismi di ‘premialità', oltre che di un nuovo approccio bonus/malus per le aziende virtuose nella sicurezza sul lavoro. Un punto particolarmente sentito dal direttore è stato poi quello relativo alla ricerca e all’innovazione: “L’obbligo di inserire attività di ricerca nei programmi operativi è molto positivo in termini di rinnovata vitalità e maggior scambio tra ricerca e produzione, tuttavia ci lascia perplessi quanto previsto dalla bozza del nuovo reDicembre 2019

Competitività e reciprocità, parole chiave per Bruni Intervenendo alla tavola rotonda di Italia Ortofrutta in occasione del suo 50esimo anniversario di attività, il presidente di CSO Italy Paolo Bruni ha affrontato il tema della competitività e delle possibili soluzioni all’impasse in cui il sistema ortofrutta nazionale si è trovato nel 2019: "Sono da molti anni nel mondo dell’organizzazione e nel corso della mia carriera ho potuto constatare un grande miglioramento del sistema aggregativo nel nostro Paese; tuttavia non è sufficiente e purtroppo sono i numeri a dircelo”. Il presidente di CSO Italy ha ricordato che la produzione nazionale di ortofrutta nel 2019 è attorno ai 25 milioni di tonnellate mentre i consumi interni si aggirano intorno ai 9,2 milioni di tonnellate: “È evidente l’assoluta necessità di esportare, ma lo scenario si sta via via complicando

con la Spagna che esporta tre volte più dell’Italia“. Se non riduciamo questo gap non c’è futuro per il settore". Bruni ha quindi evidenziato tre temi utili a risollevare il sistema. Il primo è la competitività, che contempla anche le soluzioni relative alla logistica, ai trasporti e all’energia: "Se pensiamo che questi problemi rimasti irrisolti negli ultimi 30 anni possano trovare soluzione a breve allora siamo degli illusi ma dobbiamo affrontarli". Il secondo tema è quello delle regole da condividere tra Paesi produttori, una "questione apertissima" il cui rispetto deve essere condiviso e ottemperato da tutti. Il terzo tema, non disgiunto dal secondo, è quello delle barriere fitosanitarie, talvolta "veri e propri blocchi commerciali camuffati".

golamento OCM che introduce un obbligo minimo di risorse da destinarvi pari al 5% dei programma operativi. Non vorremmo, infatti, che tale obbligo ci allontanasse dal realizzare progetti realmente utili al settore divenendo un mero modo per finanziare il mondo della ricerca pubblica”. La necessità di investire in progetti di educazione alimentare che avvicinino le nuove generazioni all’ortofrutta è la soluzione alla tendenziale disaffezione del consumatore di cui Falconi ha parlato nel suo punto 6 relativo al tema della qualità delle produzioni. Infine, il tema della sostenibilità ambientale su cui si fonda la nuova PAC è l’aspetto cardine del punto numero 7: "Le OP destinano il 10% dei loro programmi operativi ad azioni ambientali; con i nuovi regolamenti tale percentuale sarà portata al 20%. Posto che siamo in prima linea nel

fare la nostra parte nella lotta al cambiamento climatico, crediamo sia necessario un confronto per cercare di ampliare il numero e la tipologia delle azioni ambientali. Mi riferisco ad attività di gestione e utilizzo di imballaggi riciclabili ed innovativi, a quelle volte alla riduzione dell’inquinamento da plastica e, di primaria importanza, all’uso di agrofarmaci e di una chimica sempre più verde, così da valorizzare al massimo le produzioni”. Nell’ambito dell’evento romano si sono svolte due tavole rotonde, moderate dalla giornalista Anna Chiara Spigarolo, che hanno visto, da una parte, la partecipazione di Angelo Benedetti, presidente di Unitec, Lorenzo Faregna, direttore di Federchimica-Agrofarma, Carmine Pagnozzi, direttore di Asso Bioplastiche, Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack e Paolo Bruni, presidente di CSO www.corriereortofrutticolo.it

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ATTUALITÀ

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Ettore Prandini, presidente Coldiretti con l’onorevole Paolo De Castro

Italy e, dall'altra, di Raffaele Borriello, direttore generale di ISMEA, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Nicola Cilento, vicepresidente di Confagricoltura, Franco Verrascina, presidente di Copagri, Mauro Di Zio, vicepresidente di CIA e Giorgio

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Mercuri, presidente dell’ACI, l’Alleanza delle Cooperative italiane. Successivamente sono interventi anche il primo vice presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo Paolo De Castro, che ha ribadito la necessità di iniziare a

tradurre in valore la qualità della produzione italiana attraverso un’aggregazione commerciale più efficace, e qppunto della ministra alle Politiche Agricole Teresa Bellanova che ha sottolineato il ruolo chiave delle donne e dei giovani nella competitività del sistema agricolo. Il presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardo ha congedato la numerosa platea, composta dai rappresentanti delle 140 OP associate, delle associazioni sindacali, delle istituzioni e dalla storica dirigenza dell’Unione (tra cui il presidente onorario Gianni Petrocchi), ricordando l’importanza della coesione di intenti come punto di forza: “Se tutti abbiamo a cuore le nostre imprese non deve essere difficile accordarsi e se l’obiettivo è comune le nostre proposte non possono non arrivare alla politica in modo unitario e quindi più forte e significativo".

Dicembre 2019


ATTUALITÀ

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PROTAGONISTI 2020. L’evento il 24 gennaio nel capoluogo ligure

Riflettori su Genova Torna il 24 gennaio a Genova “Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana”, il nostro evento annuale, unico ed esclusivo, che mette al centro l’Italia dell’ortofrutta e i suoi imprenditori. E’ un momento di riflessione e insieme conviviale che si svolge ormai da otto anni in una località diversa del Paese e che questa volta cade in una fase particolarmente delicata per il settore. Voluto dalla redazione del Corriere Ortofrutticolo, la nostra storica rivista, nata nel 1965, e realizzato dall’agenzia Omnibus, parte del nostro Gruppo editoriale, Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana riunisce i vertici delle aziende di produzione e commerciali e della filiera per creare opportunità di incontro tra i decision maker in un’atmosfera speciale, alla vigilia del grande appuntamento internazionale di Fruit Logistica a BerDicembre 2019

Ottava edizione per un appuntamento tra i più esclusivi dell’ortofrutta italiana. Tra i dieci Protagonisti del 2019 sarà eletto l’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2020

Il dibattito che precede la cerimonia di premiazione sarà incentrato su: “Recuperare sul mercato interno, lanciarsi su nuovi mercati: la doppia sfida del settore”

lino. Nel corso dell’evento vengono premiati ogni anno 10 imprenditori, accuratamente selezionati durante l’anno e viene eletto tra

questi, per meriti speciali, il vincitore dell’Oscar dell’Ortofrutta Italiana. I Protagonisti 2019 sono: Marco e www.corriereortofrutticolo.it

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Sopra il Palazzo Ducale di Genova, sotto la sala del Maggior Consiglio. Si svolgerà in questa sede la notte dei Protagonisti a Genova

Gualtiero Rivoira (Piemonte), Patrizio Neri(Emilia Romagna), Marco Biasin (Emilia Romagna), Giovanni Calvini (Liguria), Gianmarco Guernelli (Emilia Romagna), Francesco Tardera (Sicilia), Lauro Guidi (Emilia Romagna), Attilio Pagni (Lazio), Salvatore Tomasi(Sicilia) e i fratelli Salvatore e Carmelo Scarcella (Sicilia). Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2020 si terrà in due location genovesi davvero speciali: la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale e la Sala delle Grida della Borsa Merci. Le precedenti edizioni si sono svolte in Valpolicella (Verona), Dozza (Bologna), Mezzocorona (Trento), Matera, Siracusa, Reggia di Caserta e a Venezia coinvolgendo non meno di 160 aziende e oltre 200 tra manager, imprenditori e rappresentan-

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ti delle istituzioni. Sono previste presenze significative a livello nazionale ed europeo, sia di ambito istituzionale che associativo e aziendale, con i vertici delle principali aziende del settore. Una speciale commissione, composta dai vertici degli organismi che sono i partner dell’evento, ovvero Fruitimprese, CSO Italy, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, Confagricoltura, Italmercati e Fedagromercati, sceglie tra i 10 Protagonisti la terna dalla quale viene eletto, nel corso della serata, l’Oscar. Gli stessi decidono il tema del convegno che precede le premiazioni e la cena di gala. L’evento si avvale sin dalla prima edizione di un partner territoriale, che a Genova è SGM, la Società che gestisce il Mercato di Bolzaneto, che in questa edizione ha

avuto un ruolo davvero rilevante, mentre altre primarie realtà genovesi sostengono l’iniziativa insieme ad alcuni sponsor nazionali. Dopo avere valutato varie proposte ed analizzato i temi emersi in quest’ultimo periodo nel settore ortofrutticolo italiano, si è deciso che il titolo della tavola rotonda del pomeriggio sia: “Recuperare sul mercato interno, lanciarsi su nuovi mercati: la doppia sfida dell’ortofrutta italiana”. E’ stata invitata per le conclusioni la ministra Teresa Bellanova. La relazione introduttiva sarà svolta alle 16 da Claudio Scalise di SG Marketing mentre interverranno al dibattito, nella sede la Sala delle Grida della storica Borsa Merci genovese i vertici delle più rappresentative associazioni del settore. Seguirà, nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, cuore dell’antica Repubblica Marinara di Genova, la consegna dei riconoscimenti ai dieci Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2019. A conclusione della cena di gala avverrà lo scrutinio delle schede per la nomina dell’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2020. Tutte le aziende presenti all’evento hanno diritto a ricevere la scheda elettorale e ad esprimere tre preferenze. L’urna sarà aperta alle ore 21, dando inizio ad una serata davvero speciale. In occasione dell’evento, sostenuto tra gli altri da Unitec, BPER Banca, Macfrut, Euler Hermes, Madi Ventura, oltre che dai partner e da SGM, verrà distribuita una speciale pubblicazione dedicata alle otto edizioni e a tutti i Protagonisti di questi anni e alle loro aziende. Nell’ambito dell’evento l’Associazione delle Donne dell’Ortofrutta, assegnerà, per il secondo anno consecutivo, il premio intitolato all’imprenditrice Danila Bragantini e BPER Banca consegnerà a un imprenditore o ad una imprenditrice del settore un riconoscimento per l’innovazione e la sostenibilità. Dicembre 2019


ATTUALITÀ

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I dati ufficiali del terzo trimestre confermano la crisi dell’export In forte calo il saldo attivo della bilancia commerciale dell’ortofrutta italiana nei primi nove mesi del 2019. Il saldo economico, pur positivo, è di appena 86 milioni di euro (-83,6% rispetto a settembre 2018) mentre in volume il saldo è negativo per 117 mila tonnellate. Continua il differenziale sfavorevole al nostro export in quantità: abbiamo importato per 2,7 milioni di tonnellate ed esportato per 2,6 milioni. Resta un leggero segno più nel valore: il valore dell’export è 3,1 miliardi di euro contro un valore dell’import di poco più di 3 miliardi. Fruitimprese ha reso noti a metà dicembre dati che si mantengono purtroppo in linea con i precedenti rilevamenti. Le esportazioni crescono in quantità dell’1,8% ma calano in valore (-4,2%) mentre l’import cresce sia in quantità (3,9%) che in valore (10,8%). Complessivamente da gennaio a settembre

le imprese italiane hanno esportato 2 milioni e 649 mila tonnellate di prodotti per un valore di oltre 3 miliardi e 147 milioni di euro. In calo il flusso di esportazione di ortaggi (-0,7%) e agrumi (-9,1%) ed in aumento quello di frutta fresca (4,9%) e frutta secca (5,9%). In termini economici si è registrato un incremento soltanto per gli ortaggi (1,1%) ed un calo per gli agrumi (-6,8%), la frutta fresca (-7,5%) e la frutta secca (-1,3%). Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 2 milioni e 766 mila tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 3 miliardi e 61 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per tutti i comparti tranne la frutta tropicale (-5%). In valore segno positivo per frutta fresca (0,8%), frutta tropicale (2,7%), ortaggi (29%), e frutta secca (19,3%) mentre calano gli agrumi (-12,7%).

Veneto punto di riferimento È stata un’assemblea annuale di Fruitimprese Veneto ricca di spunti quella che si è svolta il 6 dicembre a Colognola ai Colli (Verona), presenti, oltre al padrone di casa, Stefano Pezzo, presidente dell’Associazione regionale degli esportatori e importatori ortofrutticoli, il presidente nazionale Marco Salvi, l’europarlamentare Mara Bizzotto e Francesco Avanzini, direttore generale di Conad. Nel suo intervento Salvi ha ribadito la propria preoccupazione sulle difficoltà del sistema ortofrutticolo italiano, con l’export penalizzato da barriere fitosanitarie pressoché invalicabili e dalla mancanza di accordi bilaterali con diversi Paesi chiave. Su questi punti ha lamentato una mancanza di una strategia comune a livello comunitario. Per il presidente di Fruitimprese, è necessario lavorare sulla sostenibilità economica per le aziende, che sta venendo meno. Altro tema centrale della discussione è stata la cimice asiatica, dopo che l’UE ha vietato l’utilizzo Dicembre 2019

L’assemblea dell’associazione regionale aderente a Fruitimprese ha visto la presenza del presidente nazionale Salvi, del dg di Conad Avanzini e dell’europarlamentare Mara Bizzotto

Stefano Pezzo, presidente Fruitmprese Veneto

del chlorpyrifos-methyl per combatterla. Il provvedimento comunitario è stato criticato dalla stessa Bizzotto, preoccupata per le conseguenze che potrà avere sul comparto ortofrutticolo. Il dg di Conad Francesco Avanzini ha delineato alcuni punti della strategia futura dell’insegna, che vedrà tanta innovazione di prodotto con un profondo riassetto dell’allestimento dei pdv e dei ser-

vizi offerti. Sarà proposta la vendita assistita del prodotto sfuso e confezionato, con un ventaglio di soluzioni a base di frutta e verdura già pronte al consumo. Conad sta progettando inoltre nuovi percorsi specifici all’interno dei supermercati, compresi quelli rapidi che passano solo tra i reparti dei freschi. Tutte soluzioni per venire incontro alle esigenze dei consumatori. Il presidente Stefano Pezzo, nella sua relazione annuale, ha tracciato il quadro del settore veneto, con il suo andamento altalenante, entrando nello specifico dei singoli prodotti, come mele, pere, kiwi, fragole e radicchio, che rappresentano alcuni punti di riferimento del ricco paniere ortofrutticolo veneto. Fruitimprese Veneto è rappresentativa nel quadro nazionale e l’assemblea ne è stata una testimonianza. www.corriereortofrutticolo.it

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AGGREGAZIONE AGGREGAZIONE

1969 1969 6 AAumentare umentare il vvalore alore di frutta e sostenendo vverdura erdura made in IItaly, taly, sost enendo la competitività delle OPP e la crescita dell’intero cr escita dell ’intero comparto comparto ortofrutticolo or tofrutticolo nazionale, nazionale, è il nostroo obiettiv obiettivo. questo nostr o. PPer er quest lavoriamo ogni la voriamo og ni giorno giorno mettendo mettendo in campo competenze, competenze, attività attività e servizi ser vizi qualificati. qualificati. ti

FFavoriamo avoriamo i pr processi ocessi di agg aggregazione regazione O.P. delle O .PP.

ORIENTAMENTO OR IENTTAMENTO

AAiutiamo iutiamo le OP a or orientarsi ientarsi nella ccomplessità omplessità del sett settore ore

2019

ISTITUZIONI

FFacciamo acciamo da pon ponte te ccon on le istituzioni

CRESCITA CRESCIT ESCITTA

SSosteniamo osteniamo le star startt up e la cr crescita escita ccon qualificate on cconsulenze onsulenze qualifica te

1969 - 2019

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insieme

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MONDO

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ASIA FRUIT LOGISTICA. Cambio di sede per i timori su Hong Kong

Nel 2020 a Singapore Asia Fruit Logistica cambia sede e date. L’edizione 2020 della fiera ortofrutticola asiatica si terrà a Singapore e non a Hong Kong. La kermesse si svolgerà dal 16 al 18 settembre a Singapore EXPO, vicino all’aeroporto Changi, mentre l’Asiafruit Congress è stato fissato il giorno prima dell’inaugurazione, il 15 settembre. A comunicarlo ufficialmente il 18 dicembre è stata la società organizzatrice Global Produce Event, titolare di Fruit Logistica Berlino, che ha deciso di spostarsi da Hong Kong per "le continue incertezze" che si registrano nella metropoli, dove le fortissime tensioni sociali - con scontri tra polizia e manifestanti - non lasciano tranquilli. La scelta di Singapore, spiegano gli stessi organizzatori, è motivata dal fatto che si tratta di un "centro nevralgico del business e un importante hub del commercio in Asia, connesso a livello globale, efficiente e con accesso diretto al mercato dell’ortofrutta proveniente da tutto il mondo". "Sullo sfondo della continua situazione instabile di Hong Kong ha sottolineato Will Wollbold (nella foto), direttore commerciale di Asia Fruit Logistica oltre che global brand manager di Fruit Logistica - dobbiamo prenderci cura Dicembre 2019

Aspettative positive per la fiera nella città-Stato al centro dei più grandi traffici dell’Asia. Le date: dal 16 al 18 settembre. Gli organizzatori considerano la scelta come un test stimolante

degli interessi e delle preoccupazioni degli espositori e dei visitatori professionali, che naturalmente si aspettano chiarezza e certezze per organizzare i propri piani per il 2020. Da parte nostra, siamo entusiasti di portare Asia Fruit Logistica a Singapore. La città offre un ambiente commerciale vivace e innovativo, e ha una comprovata esperienza nell’organizzazione di eventi di qualità. Singapore è molto ben posizionata nel Sud Est Asiatico e crea ulteriori eccellenti opportunità di business per i nostri clienti".

"Con lo slot 16/18 settembre 2020 - ha precisato Wollbold - ci siamo assicurati date all’Expo di Singapore che sono molto vicine alle nostre date tradizionali e che riteniamo saranno più convenienti per i nostri numerosi espositori e visitatori provenienti da tutta l’Asia e dal resto del mondo". Dopo l’edizione di Singapore del 2020, Global Produce Event esaminerà le condizioni di mercato e valuterà la risposta che ci sarà in fiera, prima di prendere una decisione sulla sede per le edizioni future. Ad Asia Fruit Logistica 2019, che si è svolta dal 4 al 6 settembre scorsi a Hong Kong, più di 12 mila professionisti provenienti da oltre 70 Paesi di tutto il mondo hanno colto l’occasione per incontrare e fare affari con oltre 800 espositori provenienti da più di 40 Paesi diversi. Aggiungiamo che la scelta di Singapore è più compatibile con l’intenzione di organizzare China Fruit Logistica a Shanghai di quanto non fosse Hong Kong. www.corriereortofrutticolo.it

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MONDO

Interpera 2020 a fine giugno a Rotterdam Nel 2020 INTERPERA, il Congresso internazionale della pera, si svolgerà dal 23 al 25 giugno a Rotterdam(Paesi Bassi). La tredicesima edizione sarà co-organizzata da AREFLH e DPA, la Dutch Produce Association. INTERPERA mira a riunire produttori, commercianti e attori internazionali del settore attorno a questioni tecniche ed economiche come i recenti sviluppi e le prospettive della produzione di pere a livello internazionale. In agenda quest’anno: il primo giorno (23 giugno) sarà dedicato alle visite a diversi frutteti e aziende agricole nonché alla stazione di ricerca nel Betuwe, la zona produttrice di frutta nel centro dei Paesi Bassi, per studiare alcune varietà di pere e le relative strutture di ricerca e di imballaggio. La conferenza principale si svolgerà il 24 giugno nell’incantevole Zalmhuis di Rotterdam. La prima parte del congresso sarà dedicata agli sviluppi di mercato, con la comunicazione delle previsioni delle colture di pere estive, degli sviluppi e delle prospettive del mercato globale. Si susseguiranno poi presentazioni relative alla sostenibilità e al consumatore. Nel pomeriggio, l’attenzione sarà focalizzata su questioni tecniche come le varietà di pere, la ricerca e l'innovazione. Durante tutto il giorno, una serie di tavole rotonde permetteranno ai presenti di condividere esperienze e discussioni sulle attuali sfide della produzione di pere.

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Spagna: si conferma leader nell’export Alla fine del terzo trimestre già sfiorati i 10 miliardi di euro di esportazioni malgrado le difficoltà generate dal clima. Il Paese primo esportatore al mondo anche di melanzane Anche in Spagna i dati ufficiali sull’import-export di ortofrutta sono fermi al 30 settembre, termine del terzo trimestre 2019. L'export ha viaggiato a due velocità a settembre. Secondo i dati elaborati e diffusi da Fepex, gli ortaggi hanno subito un calo: 4,5% a volume e -3,5% a valore. Di altro segno i risultati della frutta che viaggiano a +19% a volume e +16% a valore. Le esportazioni di ortaggi sono state pari a 210.081 tonnellate e hanno raggiunto quota 188 milioni di euro. Il calo è riconducibile alle avverse condizioni climatiche (freddo e inondazioni) in particolare in alcune regioni come Valencia e Murcia. Le esportazioni di frutta sono state pari a 406.663 tonnellate (+19% rispetto a settembre 2018), attestandosi a 409 milioni di euro (+16%). Settembre coincide con la fine della stagione della frutta a nocciolo, che ha registrato una crescita significativa, come per esempio la pesca con 65.925 tonnellate (+30%) e la nettarina con 66.773 tonnellate (+32%). In termini cumulativi, da gennaio a settembre, le esportazioni spagnole di frutta e verdura sono state pari a 9,8 milioni di tonnellate e 9,961 miliardi di euro, con una crescita del 5% in volume e del 5% in valore. Nel frattempo una statistica dell’ONU stabilisce che nel 2018 la Spagna ha dominato l’esportazione di melanzane nel mondo, sia in termini di volume che di valore. Il volume di melanzane globalmente esportate nel 2018 in tutto il mondo è stato di 618,97 milioni di chili, di cui 155,06

esportati dalla Spagna, 140,84 dall’Iran e 75,29 dal Messico. Nel 2018, la Spagna (25,05%), l’Iran (22,75%) e il Messico (12,16%) hanno esportato più della metà delle melanzane a livello globale, nello specifico il 59,96% del volume totale. I Paesi Bassi sono risultati al quarto posto con 56,14 milioni di chili, seguiti dalla Turchia con 24,96 milioni di chili. La Spagna è anche il Paese che ha ottenuto le maggiori entrate dall’esportazione di melanzane, con 147,83 milioni di euro, il 32,81% dei 449,16 milioni di euro del valore totali delle esportazioni nel I Paesi Bassi, con 77,75 milioni di euro, sono al secondo posto. Il Messico è terzo con 47.44 milioni di euro e l’Iran figura al quarto posto, con 41.8 milioni di euro. Poi si trova la Cina, con 20,34 milioni, e gli Stati Uniti, con 19,15 milioni di euro, rispettivamente al quinto e sesto posto. Dei cinque maggiori esportatori, quello che ha ottenuto il miglior prezzo per le sue esportazioni di melanzane nel 2018 è stata l’Olanda, con 1,385 euro/ kg, il 45,33% più alto del prezzo spagnolo di 0,953 euro/kg, il secondo miglior prezzo tra i cinque maggiori esportatori al mondo. Il principale acquirente delle melanzane spagnole nel 2018 è stata la Francia, dove la Spagna ha spedito 47,78 milioni di chili di melanzane. Successivamente, in classifica troviamo la Germania, con 30,64 milioni di chili, l’Italia con 20,22, il Regno Unito con 15,52 e i Paesi Bassi, con 11,18 milioni di chili.

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I FRATELLI SCARCELLA. Un esempio virtuoso della Sicilia che cresce

Limoni, il bio che vince Antonio Felice Sono stati tra i primi a produrre in Sicilia limoni biologici e sono oggi tra i big player di questa categoria a livello italiano. Parliamo della OP CAI (Cooperativa Agricoltori Ionici) di Furci Siculo in provincia di Messina, gestita dalla famiglia Scarcella. La produzione oggi è intorno alle 18 mila tonnellate di agrumi, per i due terzi limoni e per un terzo arance. Il bio rappresenta il 70% del totale e, in particolare, il 100% per quanto riguarda le arance (circa 6 mila tonnellate). La famiglia Scarcella ha una produzione propria intorno alle 2.000 tonnellate (interamente certificata bio), tutto il rimanente proviene da 271 conferitori che producono su 1130 ettari lungo il litorale ionico della Sicilia. Dicembre 2019

L’OP CAI produce 18 mila tonnellate di agrumi per il 70% biologici Alla tradizionale produzione di limoni si è aggiunta quella delle arance al 100% bio. La concorrenza della Spagna non gli fa paura

Selezione finale dei limoni prima del confezionamento nello stabilimento di Furci Siculo (Messina) della OP CAI dei fratelli Scarcella

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PROTAGONISTI

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CHI è LA CAI

La OP Agricoltori Ionici CAI nasce nel 1987 come cooperativa, grazie all’esperienza dei suoi fondatori che già dal 1954 hanno svolto un’intensa attività nel commercio degli agrumi. La società ha ottenuto il riconoscimento come organizzazione produttori nel 2003, l’anno di adesione all’UIAPOA. Oggi CAI aderisce a Italia Ortofrutta Unione Nazionale. Nel 2008 la società ha inaugurato nella zona artigianale di Furci Siculo il nuovo stabilimento automatizzato per la lavorazione degli agrumi. Dal 2001 l’azienda opera nel settore biologico, con una rigorosa professionalità degli associati e con particolare attenzione alle tecniche di coltivazione e lavorazione, che garantiscono ai prodotti un’elevata qualità. Il prodotto viene raccolto nei fondi dei soci e trasportato mediante una flotta di camion allo stabilimento di Furci. L’impianto è dotato di una linea di lavorazione elettronica da 100 quintali l’ora e di moderne attrezzature per la pesatura ed il confezionamento in girsak e cassette e in ogni altra tipologia richiesta dalla moderna distribuzione. Nel 2018 è stata introdotta una selezionatrice ottica che sta consentendo all’OP di garantire alla GDO un servizio idoneo alle sue specifiche esigenze tra l’altro riducendo notevol-

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mente i reclami da parte dei clienti. La produzione di limoni, per il 70% bio, copre tutte le principali varietà: dal Primo Fiore invernale, all’Interdonato di messina biologico e IGP, al Bianchetto, al Verdello estivo. La produzione di arance, per il 100% bio, comprende le varietà Navel e Valencia.

GLI SCARCELLA

Il capostipite è Carmelo Scarcella, un commerciante di limoni attivo a partire dagli Anni Trenta del Novecento nella zona ionica tra Messina e Taormina. Carmelo compera dai produttori locali e arriva a vendere, dopo una prima fase di piccolo commercio, agli esportatori di Catania. Ha due figli, Natale, classe 1930, e Rosario, classe 1933, che lo seguono nell’attività dagli Anni Cinquanta, ingrandendola gradualmente, a partire dall’apertura di un primo piccolo magazzino di lavorazione a Grotte, nel comprensorio di Furci Siculo, a cui seguirà l’apertura di una magazzino un po’ più grande nel 1956. Carmelo lascia l’attività ai figli nei primi Anni Sessanta. Le prime macchine entrano nel magazzino degli Scarcella a partire dal 1972. Subito dopo il

commercio di famiglia, al quale è affiancata anche una produzione di proprietà, esce per la prima volta dalla Sicilia approdando in una prima fase al Mercato Ortofrutticolo di Fondi. Natale è vivo, ha 89 anni e ha potuto vedere (e godere) il grande sviluppo dell’attività. Rosario è morto nel 2005 all’età di 72 anni ma è lui che ha dato la terza generazione all’azienda: Carmelo Scarcella, classe 1965, e Salvatore Scarcella, classe 1968. Carmelo ha affiancato lo zio Natale a partire dal 1985. Salvatore è entrato nel 1995 dopo la laurea in Economia e commercio a Messina. Oggi Salvatore è il presidente dell’OP CAI mentre Carmelo, dopo un’attività a 360 gradi, si occupa prevalentemente dei rapporti con i produttori conferitori. Nel frattempo, nel 1982, i limoni degli Scarcella entrano per la prima volta in un grande supermercato, in Toscana, mentre il commercio si estende alla rete italiana dei principali Mercati all’Ingrosso. Nel 1987, viene fondata la CAI Scarl che diventerà OP nel 2003. Nel 2008, per volontà della terza generazione, viene inaugurato, con un cospicuo investimento, a Furci, il moderno magazzino ancora attivo e in fase di ampliamento.

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PROTAGONISTI

CAI è in crescita, grazie al bio e alle ottime relazioni avviate con la grande distribuzione italiana ed europea, ininterrottamente dal 2004, che è stato l’anno della svolta, l’anno della prima presenza a Fruit Logistica, delle primissime esportazioni, l’anno che ha posto le basi dello sviluppo di oggi. Il fatturato 2019 supera i 22 milioni e mezzo di euro, cresce dal 10 al 25% ogni anno dal 2008, e per il 2020 è previsto il raddoppio del magazzino di lavorazione di Furci per rispondere alle crescenti richieste del mercato. I fratelli Carmelo e Salvatore Scarcella, i veri ‘motori’ della CAI (Salvatore è il presidente della OP) benedicono il giorno in cui hanno deciso di scommettere sul biologico, che oggi rappresenta appunto i due terzi della produzione di limoni e il 100% di quella delle arance. L’obiettivo dei fratelli Scarcella è anche quello di allargare la base dei terreni di proprietà, a gestione diretta, nelle zone più vocate, in particolare in provincia di Siracusa. “In effetti - raccontano Carmelo e Salvatore Scarcella - l’avere scomDicembre 2019

La scelta del biologico, compiuta definitivamente nel 2004, ha rappresentato una svolta avviando un continuo processo di crescita in Italia e all’estero. Mercato tedesco in primo piano

messo sul biologico ha rappresentato la svolta per la nostra attività. Occuparci di agrumi e di limoni in particolare è nel nostro DNA perché discendiamo da un nonno, da un padre e da uno zio che sono vissuti esclusivamente del commercio e della produzione di limoni, ma è stato il biologico a cambiarci la vita, a farci entrare in un nuova dimensione. Abbia-

Un braccio robotico sovrintende nello stabilimento di Furci Siculo alla predisposizione degli imballaggi prima della fase di confezione

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Confezioni in cartone ondulato e girsak. Nella pagina a destra, Carmelo e Salvatore Scarcella in campagna. Carmelo sovrintende ai rapporti con i produttori

mo realizzato la primissima linea bio nel 2001 ma è nel 2004 che il bio, certificato da Bio Agricert, è diventato definitivamente la nostra scelta. Fino ad allora la CAI, che si era costituita nel 1987, lavorava vendendo limoni convenzionali nei mercati all’ingrosso di mezza Italia, Fondi in particolare ma anche Torino, Milano, Bologna, Firenze, Verona con qualche timida apertura con i supermercati. Dal 2004 è cambiato tutto. In Germania in particolare siamo passati rapidamente da pochi clienti a rifornire le principali catene della distribuzione”. E’ stata una svolta non casuale, ma preparata. I fratelli Scarcella si sono guardati attorno. Carmelo nel 2003 è in Argentina per conoscere la realtà del Paese primo produttore ed esportatore di limoni al mondo. Seguiranno altri viaggi, in Sudafrica per esempio, per verificare la possibilità di avere dei partner internazionali nella produzione biologica. Da una parte si guarda a modelli produttivi rispettosi dell’ambiente e di rapporti di lavoro corretti (sia tra i partner dell’OP sia nei confronti dei dipendenti, che oggi sono 60 oltre a un centinaio di stagionali,

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con un secco no al caporalato e un bel sì all’etica dell'azienda), dall’altra al rinnovamento tecnologico continuo per stare al passo con i tempi. E’ del 2008 la costruzione del nuovo magazzino di lavorazione automatizzato di Furci, dove entrano l’elettronica e successivamente anche la robotica. Quello di Furci è stato probabilmente il primo magazzino di lavorazione di agrumi della Sicilia ad ospitare macchinari con tecnologie di visura ottica per la selezione dei frutti. Sempre nel 2008, l’anno in cui il bio prende decisamente il sopravvento sulla produzione convenzionale, la CAI per la prima volta differenzia la sua produzione, cominciando ad occu-

Dal 2015 CAI è presente con un magazzino in Toscana per la lavorazione di ortaggi biologici prodotti sia in Toscana che in Sicilia. La posizione dell’impianto è strategica per rifornire le piattaforme della grande distribuzione

parsi anche di arance biologiche, oltre che di limoni. E non sarà l’ultima. “Nel 2015 - raccontano con entusiasmo i fratelli Scarcella - la CAI è entrata in Toscana acquisendo un magazzino a Grosseto specializzato nella lavorazione di ortaggi biologici. Si è aperta così per noi una nuova attività, che riguarda ortaggi bio sia di origine toscana che di origine siciliana per complessive 2.000 tonnellate nell’anno 2019”. E’ stata una tappa non secondaria nello sviluppo di CAI, forse strategica in ottica futura. Il magazzino avvicina infatti la produzione alle piattaforme della grande distribuzione dell’Italia centrale e settentrionale, oltre che all'Europa. Puntando su un prodotto e su un servizio di qualità la cooperativa ha fidelizzato i fornitori e allargato progressivamente il numero dei clienti, in un processo che è in pieno corso. Le arance bio di CAI - Navel nel periodo invernale e poi Valencia fino a luglio - sono in grossa parte assorbite dai mercati esteri. E mentre da una parte i fratelli Scarcella stanno progettando l’ingresso nella produzione biodinamica a certificazione Demeter, dall’altra stanno incrementando i rapporti con l’industria di trasformazione specializzata in olii biologici essenziali ricavati dalla buccia dei limoni e destinati alla farmaceutica e alla cosmesi. “Il 30% circa dei nostri agrumi vanno all’industria, anche a quella alimentare - precisano Salvatore e Carmelo Scarcella -, e ciò non deve meravigliare. Il limone ha dovunque importanti utilizzi nella trasformazione, basti pensare che il 60% del succo di limone a livello mondiale viene assorbito dalla Coca-Cola. Pertanto non trascuriamo questa linea. Anzi, diamo sicurezza all’industria farmaceutica che impiega olii essenziale bio, ad esempio, garantendo analisi e controlli sui nostri agrumi per 50 mila euro l’anno”. Il 90% del prodotto fresco va alla Dicembre 2019


COPERTINA

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PROTAGONISTI

grande distribuzione, il 10% si divide tra mercati all’ingrosso e negozi specializzati nel bio. Il 70% del fresco va all’estero. La crescita della domanda di prodotto biologico e le aumentate richieste della grande distribuzione, anche dal punto di vista delle diverse tipologie delle confezioni, hanno determinato la decisione di ampliare il magazzino di Furci Siculo che passerà dagli attuali 1.150 metriquadri a 2.150 nei prossimi mesi. Questo anche in vista della crescita della produzione diretta della famiglia Scarcella, che sta acquisendo terreni vocati in provincia di Siracusa con un programma fortemente orientato ad una qualità superiore. E poi, come affer-

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ma Carmelo: “Dobbiamo stare al passo perché oggi il servizio conta uguale alla qualità del prodotto, ha la stessa importanza”. Ma come vedono, oltre a quanto programmato, il futuro i fratelli Scarcella? Carmelo: “Non ci spaventa. Sappiamo di poter contare sulla qualità del nostro prodotto, di essere in un’area ideale, tra monti e mare, per fare qualità. Sul piano organolettico i nostri limoni non temono confronti. Nella competizione con gli altri Paesi mediterranei e con la Spagna in primo luogo ci sentiamo sicuri perché abbiamo la consapevolezza di una maggiore salubrità delle nostre produzioni bio e abbiamo fiducia nel consumatore, che sap-

pia valutare e distinguere il prodotto più sano. Nel frattempo, dovremmo essere più tutelati. L’importazione di limoni quando è nel pieno la produzione italiana è qualcosa di difficile da digerire. Dal punto di vista dei nostri produttori non è tollerabile”. Salvatore: “Sul piano generale ci serve sui mercati una promozione mirata del prodotto made in Italy. Sul piano aziendale le scommesse sono principalmente due: abbassare i costi di produzione in campagna, attuare un rinnovamento varietale che consenta un aumento della quantità e insieme un ulteriore innalzamento qualitativo. Facciamo già qualità ma non ci si deve mai fermare".

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PRIMO PIANO P

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FRUTTA SECCA

Male le nocciole, bene le mandorle ma domina il mercato globale Emanuele Zanini La frutta secca rimane uno dei comparti più in salute del settore ortofrutticolo. Sebbene gli exploit degli anni scorsi si stiano gradualmente esaurendo, i segnali positivi rimangono. Prendiamo i dati ISTAT elaborati da Fruitimprese riguardanti i primi nove mesi del 2019: le esportazioni continuano a segnare aumenti di tutto rispetto, sebbene a valore compaia un segno meno che potrebbe destare qualche preoccupazione. I numeri dicono che a settembre le quantità commercializzate all’estero sono arrivate a 47.227 tonnellate, quasi tremila in più rispetto alle 44.609 tons dello stesso periodo del 2018, segnando così un + 5,9%. A valore ci sono circa 4 milioni di euro di export in meno, visto che a settembre 2019 si è scesi a 311,7 milioni di euro contro i 315,6 milioni dello stesso periodo del 2018. Dicembre 2019

A livello mondiale il comparto si mantiene molto vivace ed è in crescita continua. In Italia il 2019 ha registrato un consolidamento dei consumi e produzioni altalenanti di mese in mese

Riccardo Calcagni, amministratore delegato del Gruppo Besana, ci ha illustrato l’andamento del mercato italiano. Besana è leader a livello internazionale

In netta crescita le importazioni, cresciute del 16,1% a volume (166.575 tons contro 143.473 tons

nel 2018) e del 19,3% a valore (877,4 milioni di euro contro 735,5 milioni nel 2018). www.corriereortofrutticolo.it

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FRUTA SECCA

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A livello globale il settore continua a vivere un periodo di forte crescita e questo non può non avere riflessi sul piano interno. Le previsioni lasciano sperare in un trend positivo anche per il 2020. Se ci riferiamo alla frutta in guscio la produzione nel mondo crescerà ulteriormente arrivando quasi a 4,6 milioni di tonnellate, aumentando così di un quarto rispetto alla media prodotta nell'ultimo decennio. Secondo le ultime previsioni dell'INC, International Nut&DriedFruit, infatti, la produzione mondiale di frutta in guscio per il 2019/2020 è stata stimata a circa 4.538.000 tonnellate, in leggero aumento rispetto al 2018/19. I maggiori incrementi sono previsti per le nocciole e le noci. La produzione di nocciole è prevista in aumento del 15% rispetto alla stagione precedente a oltre 530 mila tonnellate, favorita dall'aumento delle colture turche (la Turchia ne è il principale Paese produttore mondiale), oltre che da Paesi come Francia e Spagna. La produzione mondiale di noci è prevista a circa 969 mila tons, il 10% in più rispetto all'anno precedente per alcuni importanti investimenti di alcuni Paesi produttori. La produzione mondiale di frutta essiccata nel 2019-2020 secondo l'INC dovrebbe arrivare a 3.283.000 tonnellate, con una crescita del 5% rispetto al 201819. Gli incrementi maggiori sono previsti per i datteri da tavola (+9% a 1.226.000 tons), le prugne secche (+9% a 215.800 tons) e i fichi secchi (+17% a 158.500 tons). La produzione a livello globale di arachidi è in linea con l'annata precedente, pari a 40,9 milioni di tons (da ricordare che il 40% di questi volumi sono destinate alla www.corriereortofrutticolo.it

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trasformazione in olii e farine di vario tipo), con i maggiori incrementi di raccolto rispetto alla stagione precedente previsti per Cina, India, Brasile e Stati Uniti. Mandorle, noci, nocciole, pistacchi e anacardi rimangono le referenze principali. La Cina rimane il maggiore produttore mondiale di noci. Quasi una noce su due nel mondo viene prodotta nel Paese della Grande Muraglia (la quota tocca il 45%). Sulle mandorle, invece, la California è la principale area produttiva del mondo, mentre sulle nocciole la Turchia domina la scena con circa il 70% della produzione globale, seguita dall'Italia, seppur molto staccata (tra il 10 e il 15%). Spostando l'attenzione sui consumi, nel 2018 sono state un miliardo le persone che nel mondo hanno consumato frutta secca ed essiccata, entro dieci anni potrebbero quasi raddoppiare: le stime parlano infatti di 1,8 miliardi di consumatori entro il 2030. E nel 2040 si potrebbero addirittura sfiorare i 3 miliardi di individui. Per dare uno sguardo ravvicinato alla situazione italiana, abbiamo parlato con Riccardo Calcagni, amministratore delegato del Gruppo Besana. “Nel 2019 il mercato italiano ha registrato un consolidamento dei consumi. Si sono registrate variazioni nei consumi e nelle produzioni di mese in mese, a causa spesso di condizioni climatiche sfavorevoli”, afferma l’imprenditore campano. Alti e bassi che invece si sono tramutati in una vera e propria debacle per le nocciole italiane: “Quest'anno è stato un dramma - rivela Calcagni -. Un'annata pessima condizionata pesantemente dal clima. Gli esperti dicono che si è verificata una prematura cascola del fiore maschile che ha pregiudicato la

prima fioritura, che vale l'80%, mentre la seconda il 20%. La prima fioritura dunque, tra gennaio e l'inizio di marzo, è andata male, la seconda invece è andata in porto ed è stata seguita, in alcuni casi, addirittura da una terza, fatto piuttosto raro. Parte dell'inverno è stata rigida, tra febbraio e marzo, mentre nei mesi primaverili ed estivi il caldo eccessivo ha penalizzato le produzioni, creando degli shock termici importanti. Si sono così registrate condizioni avverse, tra eccessiva piovosità in alcuni periodi dell'anno, temperature troppo basse o troppo alte proprio nei momenti topici della maturazione dei frutti”. Sulle mandorle invece Calcagni ricorda come per l'Italia sia stata un'annata molto buona, con un interesse crescente per il biologico, con forti richieste, anche dall'estero, a partire dal Nord America, Canada incluso. “Quest'anno c'è stato un riscontro importante, nonostante ancora una scarsa disponibilità di prodotto (in Italia la produzione si attesta sulle 18mila tons). Il mercato delle mandorle tuttavia è molto ricettivo con prezzi sostenuti esi allarga in maniera importante nel trasformato visto che diventa ingrediente di primo piano in preparati, dolci, cioccolato e snack di vario tipo”. Sulle noci invece si è registrata un'importazione record dagli Stati Uniti e nello specifico dalla California, nonostante il buon raccolto italiano, in particolare con la varietà Sorrento. “Gli investimenti stanno crescendo anche nel nostro Paese - osserva Calcagni specialmente in Emilia Romagna e Veneto, oltre che in Campania. In Italia si sono prodotte 18 mila tonnellate di noci in guscio (erano 12 mila l'anno precedente)". Ma il Belpaese rimane un netto importatore, specialmente dalla California. La strada per riprendere quota è ancora lunga, ma le possibilità per migliorare e progredire, come peraltro per altre referenze del comparto, ci sono tutte. Dicembre 2019


MERCATI&

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DISTRIBUZIONE

MERCATI. Nella fase operativa l’aumento di capitale di SOGEMI

Milano rilancia con Foody Cambio di passo al Mercato di Milano, già primo Mercato italiano ma da anni in una situazione di stallo che ne ha peggiorato diversi parametri e certamente il posizionamento in Italia e in Europa, soprattutto a causa di strutture e servizi obsoleti. A dicembre 2019 è infatti entrato nella fase attuativa l’aumento di capitale di 273 milioni di euro formalizzato in novembre. Un evento decisivo per le sorti di SOGEMI, la società che per conto del Comune di Milano, gestisce i mercati all’ingrosso della città: 49 milioni di euro per cassa e 224 milioni di euro in natura attraverso il conferimento da parte dell’azionista Comune di Milano della proprietà fondiaria e immobiliare del comprensorio agroalimentare. L’aumento di capitale dà il via al progetto di ristrutturazione sul quale vi era stato un lungo e vivace dibattito. Quello che fin dai tempi dell’Expo 2015 era stato battezzato come Foody è già una realtà composta da 4 mercati Ortofrutta, Ittico, Fiori e Carni Dicembre 2019

Il progetto da 100 milioni di euro prevede un nuovo Padiglione Ortofrutta con annessi una piattaforma logistica e un rinnovato Palazzo Affari. Nuove prospettive per i 114 grossisti

Cesare Ferrero, presidente di SOGEMI. In alto, il progetto dell’area del nuovo Ortomercato

per oltre 1 miliardo di euro/anno di merci scambiate e 10 milioni di consumatori serviti. Ora questa realtà ha finalmente ricevuto una scossa salutare. Con un investimento complessivo

di oltre 100 milioni di euro entro il 2022, il progetto prevede: un nuovo Padiglione Ortofrutta, rivisto in chiave più moderna e innovativa; una nuova piattaforma logistica che sarà punto di riferimento per le attività complementari; un rinnovato Palazzo Affari, che seguirà una progressiva riqualificazione per divenire un polo per aziende e professionisti italiani e internazionali che operano nella filiera agroalimentare, offrendo spazi lavorativi di smartworking e co-working e servizi pensati per soddisfare le necessità odierne e future. "Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una progressiva perdita di competitività a causa di piani di sviluppo mai approvati (8 in 20 anni) e dell’assenza di adeguati investimenti per una struttura costruita nel 1965 e ormai ineffiwww.corriereortofrutticolo.it

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DISTRIBUZIONE&

MERCATI

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LA DISTRIBUZIONE VISTA DA VICINO

I Mercati Ortofrutticoli alla difficile ricerca di un nuovo rapporto con la distribuzione organizzata

di Maurizio Nasato I Mercati all’Ingrosso hanno visto ridimensionare notevolmente negli ultimi decenni la loro capacità attrattiva, il volume d’affari e dunque il loro ruolo. In base a uno studio di SG Marketing del 2018 siamo passati da un’incidenza, nell’ambito della distribuzione di frutta e verdura fresche, dal 50% (2007) al 35% (2017), perdendo il 30% di quanto realizzato 10 anni prima e non emerge ragione per cui questa emorragia debba arrestarsi, salvo interventi strutturali. Concorrono a questo risultato l’aumento della quota di mercato della Grande Distribuzione, in particolare dei discount, ma soprattutto la realizzazione progressiva di piattaforme distributive in grado di approvvigionare i punti vendita con consegne miste refrigerate (formaggi, ortofrutta, pollame, ecc) con un solo scarico, ottimizzando costi logistici ed organizzativi. Su tale punto, molti hanno dissertato in passato concludendo che i Mercati hanno avuto la colpa di non concedere maggiore disponibilità di strutture e spazi alla GD per evitarne il forte ridimensionamento degli approvvigionamenti di ortofrutta. In realtà, la GD è sempre stata orientata a riunificare tutte le merceologie fresche e, ove possibile, accanto alla direzione. Ed anche le catene medio piccole, ultime ad uscire dai Mercati, si sono organizzate per unificare le consegne di tutto il fresco. Il risultato di questa evoluzione ha visto la distribuzione dell’ortofrutta incanalarsi in due filiere ben note: da una parte il passaggio diretto dalla produzione alla piattaforma distributiva della GD e quindi ai punti vendita dei supermercati e dei discount; dall’altra il passaggio dalla produzione al Mercato e da questo al dettaglio specializzato e all’ambulantato. Il dinamismo recentemente espresso dal dettaglio specializzato, che è riuscito a mantenere quote di mercato elevate, non consente di prevedere un recupero dei volumi precedenti intermediati dai Mercati, bensì, nella migliore delle ipotesi, di rallentarne il declino. Eppure la GD avrebbe delle motivazioni a ripartire verso i Mercati una parte degli acquisti. Ne abbiamo identificate quattro: 1. rapidità nel ciclo ordine / consegna. Infatti, gran parte delle produzioni necessitano di ordini emessi due o tre giorni prima, con il rischio di avere rima-

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nenze; mentre dal Mercato sarebbe possibile realizzare eventuali integrazioni, potendo inoltre controllare la merce alla partenza; 2. gestione delle primizie ad inizio stagione, quando la domanda non giustifica carichi consistenti e soprattutto dolcezza e calibro della frutta più frequentemente non sono adeguati (per la convenienza ad effettuare lo stacco anticipato) e gestione delle produzioni locali; 3. conoscenza dei prezzi praticati dai Mercati. Quando il costo di un ortaggio scende oppure sale, accade prima al Mercato. Nel primo caso il buyer può chiedere la ridefinizione del prezzo al proprio produttore, mentre nel secondo può realizzare una parte di stock speculativo; 4. acquisto di rimanenze a prezzi speculativi da proporre come opportunità alla propria rete di vendita. Ma che cosa comporterebbe l’ulteriore perdita di volumi da parte dei Mercati all’Ingrosso? L’indagine che abbiamo fatto porta a ritenere che sarebbe controproducente per una serie di ragioni che cerchiamo qui di evidenziare. Il calo dei volumi di uno stand del Mercato, porta come conseguenza ad una riduzione della gamma proposta (provenienze, calibri, varietà, eccetera) con l’avvio di una spirale perversa che alimenta non solo la perdita di fatturato ma anche l’appiattimento dell'offerta. Se consideriamo il fenomeno dalla parte della produzione, molti piccoli operatori privi di rapporti con la GD, vedrebbero ridursi gli interlocutori di riferimento. Non dimentichiamoci poi che la GD ordina in base alle sue previsioni di vendita, non sulla base del raccolto del produttore, al quale, in caso di sovrapproduzione, non resta che orientarsi verso i Mercati. Le ripercussioni poi sui mercatini rionali e sul dettaglio specializzato, che animano le nostre città e rappresentano una meravigliosa nota di colore del nostro Paese, sarebbero evidenti e di segno pesantemente negativo. Dalla panoramica svolta emerge da una parte un quadro preoccupante ed apparentemente privo di sbocchi, ma dall’altro emergono prospettive che cercheremo di approfondire in un prossimo articolo.

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MERCATI&

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Operativa al CAR la nuova piattaforma di Conor Conor, società del gruppo Agribologna, leader nella ristorazione con 21 piattaforme distribuite su tutto il territorio nazionale, ha inaugurato il 14 dicembre la nuova piattaforma romana presso il CAR, con l’obiettivo di ottimizzare ed implementare il servizio di consegna dell’ortofrutta fresca per tutto il settore della ristorazione capitolina e del Lazio. Con la nuova piattaforma romana di 3.170 mq completamente refrigerati, Conor mira a garantire un servizio sempre più efficiente ai propri clienti con una potenzialità di 25 mila tonnellate l’anno e con un assortimento di 300 referenze sempre disponibili di ortofrutta fresca, con prodotti che vanno dalla prima gamma al bio, IGP, DOP, IV e V Gamma. La nuova struttura, già progettata per essere ampliata, impiega 30 risorse umane ed è stata realizzata con la massima attenzione per il risparmio energetico grazie ad un impianto fotovoltaico di una potenza installata pari a 160 kW, per una produzione annuale di 200 mila kW. Sono intervenuti all’inaugurazione, il presidente di Conor Stefano Zavoli, il presidente di Agribologna Lauro Guidi, il sindaco del Comune di Guidonia Michel Barbet, l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Roma Capitale Carlo Cafarotti, il presidente del CAR Valter Giammaria, il direttore generale del CAR Fabio Massimo Pallottini e il presidente Lega Coop Nazionale Mauro Lusetti. "L’apertura di Conor Roma ha piena valenza strategica testimoniando nei fatti il nostro presidio sul territorio nazionale e la nostra politica di investimento in personale e nelle risorse locali” ha commentato Angelo Palma, direttore generale di Agribologna. "Essere attivi nel Lazio si-

gnifica servire in particolare i canali horeca e GDO, ma anche altri settori, quali ad esempio il navale, lo scolastico e l'aziendale, per arrivare a essere il primo riferimento sui territori capitolini. È con questa visione che continueremo a realizzare sempre nuove infrastrutture avanzate in Italia, per garantire qualità, sicurezza alimentare e freschezza ai medesimi livelli di eccellenza, alle strutture del canale hereca in tutte le regioni italiane. Si tratta di un piano di espansione iniziato da Conor nel 2004 quando abbiamo ideato una rete di piattaforme logistiche tale da coprire e servire l’intero territorio italiano. La sede centrale di Bologna è il punto nevralgico per la definizione e la gestione del modello di contrattualistica e assortimentale. Solo la capillarità sul territorio, unita all’informatizzazione dei processi, garantisce l’elasticità, la personalizzazione e l’efficienza che Conor offre ai suoi clienti tramite soluzioni ad hoc. Conor ha in atto un piano di controllo fitosanitario e qualitativo nell’ambito del quale la tracciabilità, la qualità certificata della materia prima e la misurazione delle prestazioni sono il fulcro". Lauro Guidi da parte sua ha affermato: "Questa inaugurazione testimonia nuovamente, nei fatti, il forte e consolidato rapporto del Gruppo Agribologna con i Mercati a livello internazionale. È una delle caratteristiche che ci contraddistinguono. Quando poi le partnership vengono attivate con realtà moderne e all’avanguardia in Italia, come CAR Roma, la soddisfazione e la prospettiva sono di reale e particolare rilievo. Abbiamo in programma, come Agribologna, l’ampliamento della nostra base sociale, proprio nel Lazio”.

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ciente - ammette Cesare Ferrero, il presidente di SOGEMI. "I mercati di Madrid, Parigi, Barcellona, con volumi di transazioni superiori a 2 miliardi di euro ci dimostrano - precisa - il potenziale di queste strutture strategiche per il commercio, l’approvvigionamento e la distribuzione alimentare delle grandi città. Abbiamo perso molto tempo, ma il nostro potenziale di crescita può ancora esprimersi appieno.” Il progetto di riqualificazione partirà proprio dalla costruzione del Nuovo Padiglione Ortofrutta (NPO) comprensivo del Mercato Ortofrutticolo e di una Piattaforma Logistica dedicata, area che sarà completamente rinnovata secondo logiche di efficienza e sostenibilità. La consegna dei lavori prevista per il 2022 valorizzerà una ricca offerta di prodotti ortofrutticoli freschi grazie alla presenza di 114 grossisti e 97 produttori locali. Sarà un Mercato dove viene garantita la sicurezza alimentare dei prodotti venduti lungo tutta la filiera e dove sarà valorizzata la produzione locale. La riqualificazione sarà accompagnata anche da un lavoro capillare di costruzione di una nuova identità in linea con il nuovo Mercato e con il nuovo brand: Foody-Mercato Agroalimentare Milano, ambasciatore - si legge in una nota aziendale - "di una cultura dell’alimentazione innovativa e sostenibile, attenta all’equilibrio del pianeta". "Per il futuro - sottolinea Ferrero - auspico che Mercato Agroalimentare Milano si trasformi ed evolva in un polo di innovazione e sperimentazione per tutta la filiera agroalimentare italiana. Con i suoi marchi di qualità Foody e MIM (Mercato Ittico Milano), una nuova logistica più sostenibile, una presenza più capillare attraverso i mercati di quartiere, il Mercato Agroalimentare Milano conquisterà innanzitutto una sua nuova identità per la città, con la sua rete di dettaglianti e ristoratori, e per i milanesi".

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Più logistica a Veronamercato grazie a un’area di 60 mila mq Emanuele Zanini Veronamercato è pronta ad espandersi ulteriormente grazie ad una nuova piattaforma logistica e distributiva. Il Centro Agroalimentare scaligero ha infatti intenzione di creare un nuovo hub in un’area di 60 mila metri quadrati, già di sua proprietà, a fianco dell’attuale Mercato ortofrutticolo, a due passi dalla grande piattaforma logistica multi-funzionale del Quadrante Europa. Su 28 mila metri quadrati sarà realizzato un centro logistico di prim’ordine, sui restanti 32 mila sono previsti la viabilità interna e servizi vari. Sul progetto Veronamercato ha lanciato una manifestazione d’interesse a cui hanno aderito sei imprese, sia nazionali che estere. E’ in valutazione a gennaio la documentazione presentata dai partecipanti e in seguito verrà eseguito un passaggio nel consiglio di amministrazione di Veronamercato e tra i soci, in particolare il Comune di Verona (75,3% delle quote) e la Camera di Commercio locale (8,3%). In una conferenza stampa svoltasi il 18 dicembre, Andrea Sardelli e Paolo Merci, rispettivamente presidente e direttore del Mercato veronese, hanno fornito dati sui progetti eseguiti nell’ultimo triennio e i risultati positivi ottenuti dal 2017 ad oggi. Il costo preventivato della nuova piattaforma è di oltre 13 milioni di euro. Sardelli e Merci l’hanno definita "una nuova opportunità per espandere l’export". Già oggi delle 430 mila tonnellate movimentate dal Mercato di Verona, il 40% è destinato all’esportazione, mentre il 40% è acquistato dalla DO, il 15% da imprese grossiste e il rimanente 5% dal piccolo dettaglio e dall’horeca. La strategia di sviluppo di Vero-

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Andrea Sardelli e Paolo Merci, presidente e direttore di Veronamercato

namercato è basata su investimenti infrastrutturali e promozione. Gli investimenti strutturali, tettoie di copertura e tamponamenti, controllo accessi e illuminazione pubblica, realizzati nel corso del biennio 2018-2019, hanno avuto un impatto ritenuto fondamentale per lo sviluppo del Centro agroalimentare che risulta sempre più attrattivo nei confronti di imprese commerciali e di logistica, locali e nazionali. Coperture e tamponamenti sono serviti per fidelizzare il rapporto tra Veronamercato e operatori acquirenti di provenienza locale, interregionale ed estera appartenenti alle categorie del piccolo dettaglio e dell’ingrosso. Una caratteristica di Verona è che il Mercato risulta essere un fondamentale punto di riferimento per gli acquisti della DO. Le cinque principali insegne della distribuzione locale utilizzano gli spazi assegnati per organizzare le consegne presso i propri punti di vendita, distribuiti su un vasto territorio interregionale. La con-

Trend di crescita costante della società che gestisce il Centro Agroalimentare della città scaligera

versione dei posteggi di vendita siti alle estremità nord e sud del Mercato, in spazi di logistica, ha consentito a varie aziende operanti nel settore horeca di ottimizzare la raccolta, la conservazione e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli in ambito veronese. Il presidente Sardelli ha sottolineato come il Consiglio di amministrazione abbia approvato il nuovo business plan che prevede il completamento degli interventi strutturali e di manutenzione per il prossimo biennio 2020-2021 con una situazione economicopatrimoniale-finanziaria molto positiva per i prossimi cinque anni. Il patrimonio netto della società, ha evidenziato il direttore Merci, supera i 35 milioni di euro. Le proiezioni della semestrale a fine 2019 segnano una previsione del margine operativo lordo in misura superiore ai 2,3 milioni di euro stimati a budget e il risultato netto complessivo del triennio 2017-2018-2019 arriverà quasi ad un milione di euro: valore sensibilmente superiore alle attese. Non vi sono perdite pregresse. La gestione finanziaria è in sostanziale pareggio, con un ammontare di liquidità superiore al debito residuo corrispondente al mutuo contratto con il pool di banche, Dicembre 2019


MERCATI&

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di Claudio Scalise * In una intervista su Mark Up, Francesco Pugliese e Francesco Avanzini (rispettivamente ad e direttore generale di Conad) fanno il punto sulla integrazione dei punti vendita Auchan in Conad. “In sintesi - dicono - ad oggi abbiamo allocato 109 store + 21 ipermercati + 30 supermercati + circa 25 altri supermercati in affitto d’azienda. In totale, quindi, parliamo di una prima tranche di circa 170 pdv rispetto ai 260 di Auchan. Per gli altri, stiamo attendendo le evidenze dell’Antitrust per vedere se è possibile mantenerli all’interno del nostro mondo o, al contrario, passarli”. Poi: “Per risolvere tutti i problemi di sovrapposizione, stiamo sentendo anche diversi operatori della grande distribuzione italiana per allocare loro i pdv che non potremo prendere”. E’ in questo contesto che si inserisce la annunciata cessione dei 28 punti vendita lombardi di Auchan a Carrefour. Al di là delle decisioni dell’Antitrust, che comunque avranno il loro peso, quello che si evidenzia nella strategia di integrazione di Auchan, è la scelta di Conad di puntare sui punti vendita più performanti (almeno in potenziale) e sulla scelta di dismettere i pdv meno strategici. Conad si sta focalizzando sull’acquisizione dei formati di media e grande superficie. In particolare per gli Iper svilupperà un vero e proprio canale con una insegna - Spazio Conad - ed un format completamente nuovo, in cui si integrerà alla pura vendita un livello molto spinto di servizi: dalla somministrazione in loco per i prodotti freschi, alla presenza di nutrizionisti per l’area della parafarmacia, ai servizi di toilettatura ed alla presenza dei veterinari nell’area petfood. Mentre per il non food si prevedono “shop in shop” nell’area dell’elettronica per la casa gestiti direttamente da specialisti del settore. Dunque in questa fase i 28 pdv di piccole dimensioni di vicinato in area milanese non risultano strategici per Conad e di qui la scelta di sfoltire il numero di punti vendita. Si tratta di negozi dislocati soprattutto nella città di Milano, e principalmente del forcon capofila Banco BPM, in scadenza a giugno 2023. I vertici della società di gestione sottolineano inoltre come Veronamercato sia l’unica società privata in controllo pubblico che dispone di un sistema di gestione certificato qualità, ambiente, siDicembre 2019

mato di prossimità con superficie compresa tra 150 e 600 mq. L’interesse di Carrefour per questo formato, invece, è sempre più forte. Nel piano di sviluppo dell’insegna francese il canale della prossimità è individuato come quello su cui l’insegna vuole crescere soprattutto nelle aree strategiche cioè nei centri urbani più importanti. Esiste già un canale dedicato: “Carrefour Express”, che è pensato per dare risposta alle esigenze di un consumatore moderno che ha poco tempo per fare la spesa o del consumatore anziano che non ha la possibilità di spostarsi per fare la spesa. Due target in grande sviluppo, accomunati dal fatto di fare acquisti limitati, ma frequenti, incentrati sui prodotti freschi. Anche in questo caso la logica di servizio è molto spinta, oltre alla presenza dei ready meal, quasi sempre i punti vendita offrono il servizio di lavanderia, la vendita dei biglietti per il trasporto locale, la possibilità di stampare foto, eccetera, ed operano con orari molto ampi: aperti 7 giorni h 24. Con questa acquisizione continua il consolidamento di Carrefour che, oltre ai due accordi di master franchising con Apulia Distribuzione ed Etruria Retail, grazie ai quali ha ampliato di oltre 500 punti vendita la propria presenza nel Centro e Sud Italia, rafforza il proprio canale di prossimità su un’area strategica come Milano. Una strategia che prevede lo sviluppo sui tre principali canali per Carrefour e conferma ancora una volta la scelta non solo di rimanere in Italia, ma di consolidare le proprie quote di mercato coprendo tutte le aree di business. In generale, come avevo anticipato in un precedente commento, continua l’assestamento della distribuzione italiana, con il riposizionamento dei diversi player. Proprio sul format di prossimità ad esempio Esselunga ha lanciato a Milano “Esse”, un concetto di prossimità ancora differente di punto vendita in cui consumo in loco, tecnologia digitale e vendita convivono in un modo originale. In sintesi: la ricerca del margine per i retailer nostrani continua… *SG Marketing c.scalise@sgmarketing.it

curezza e prevenzione della corruzione. Sardelli: "Siamo la struttura mercatale che vanta il miglior trend di crescita a livello nazionale". Merci: “Ma servono iniziative volte a determinare una profonda riorganizzazione strutturale, ag-

DISTRIBUZIONE

Lo scambio tra Conad e Carrefour al centro delle grandi manovre in corso nella GDO

gregativa e promozionale della filiera ortofrutticola veronese. Il nostro Centro è un’opportunità per la produzione locale. Speriamo venga colta dalla aziende, che nel prossimo futuro potranno contare anche sulla nuova piattaforma logistica". www.corriereortofrutticolo.it

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DISTRIBUZIONE&

MERCATI

In Croazia fusione tra Velpro Centar e Konzum Il più grande distributore all’ingrosso della Croazia, forte nel segmento horeca, Velpro Centar Plus si è fuso a fine 2019 con la più grande catena di supermercati del Paese, la Konzum, sotto la regia del Gruppo Fortenova che ha rilevato le attività di Agrokor dopo il suo fallimento. L’operazione si spiega con le interessanti sinergie che Velpro Centar Plus potrà mettere in campo con Konzum in vari ambiti, a partire da quello delle forniture e quindi dell’assortimento al fine di presidiare meglio il mercato croato. Velpro Centar Plus con-

ta su 16 cash&carry e altrettanti centri di distribuzione e ha una flotta di 150 camion per le consegne. Gode inoltre di rapporti privilegiati con tutta una serie di piccoli e medi distributori indipendenti. Ha 800 dipendenti (contro gli oltre 10 mila di Konzum) e oltre 4.500 clienti all'ingrosso. "Con la fusione con Velpro Centar Plus - ha dichiarato Slavko Ledić, ceo di Konzum ci rafforziamo in tutti gli indicatori chiave per essere più forti e competitivi sul mercato. Abbiamo il comune obiettivo per produrre più valore a vantaggio dei nostri dipendenti e dei nostri clienti".

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Aldi si avvicina agli 80 punti vendita Crescita a tappe forzate nel Nord Italia del soft discount tedesco. Le ultime aperture del 2019 in Trentino, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Un trend che continuerà nel 2020 Continua a tappe forzate l’espansione nel Nord Italia di Aldi, che giovedì 19 dicembre è arrivata a Cles (Trento) e Trecate (Novara). Con queste nuove aperture, Aldi ha raggiunto quota 78 punti vendita in sei regioni del Nord Italia, sette di questi si trovano in Trentino Alto Adige e nove in Piemonte. Anche la squadra continua a crescere: in Trentino Alto Adige 96 collaboratori, mentre in Piemonte 125. Il 5 dicembre era stata la volta di altre due aperture in contemporanea: il secondo punto vendita di Ferrara e il punto vendita di Mondovì (Cuneo). In Emilia Romagna sono 11 gli Aldi con148 occupati. Pochi giorni prima, il 28 novembre, Aldi aveva aperto a

Cassola (Vicenza) e Cittadella (Padova), portando i suoi punti vendita in Veneto a 20 per un totale di 878 occupati. Il format è assolutamente omogeneo in tutti i quasi 80 punti vendita italiani di Aldi, con attenzione alla sostenibilità ambientale. Importanza è data sia ai prodotti tipici che a quelli a marca del distributore secondo una formula da soft discount che non rinuncia ad offrire al proprio cliente qualità oltre che convenienza. Il prodotto italiano e quello regionale sono privilegiati. I risultati di mercato stanno dando alla catena tedesca soddisfazione per cui tutto lascia ritenere che il piano di espansione in Italia proseguirà a ritmi sostenuti anche nel 2020.

Sono salite a 20 le Isole del biologico gestite da Canova Sono state inaugurate tra il 12 e il 17 dicembre in Lombardia, altre due nuove Isole di Almaverde Bio, confermando il successo di questo format di vendita per i prodotti freschi biologici. Il 12 dicembre è stata aperta l’Isola all’interno del reparto ortofrutta del Carrefour di Paderno Dugnano (Milano) con la formula della vendita totalmente assistita da personale specializzato mentre il 17 è stato il turno dell’Iper Maestoso di Monza con la formula del libero servizio. Sono salite così a 20 le isole gestite direttamente da Canova che offrono un’ampia gamma di ortofrutta

biologica in vendita sfusa e confezionata e che forniscono al consumatore qualità e servizio garantiti dal marchio Almaverde Bio. In precedenza, il 5 dicembre, era stata attivata l’Isola del Mercato coperto di Ravenna, un luogo storico per la città, a cui è stata recentemente data nuova vita con un lavoro di ristrutturazione e un format del tutto inedito, grazie alla collaborazione fra Canova e Coop Alleanza 3.0. L’impegno di Canova all’interno del Mercato coperto comprende la presenza di un operatore a disposizione dei clienti.

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MERCATI&

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Pam Panorama ha lanciato a Milano a metà dicembre il servizio Pam a Casa. I clienti del capoluogo lombardo possono fare la spesa sul sito Pamacasa.it scegliendo tra oltre 7.000 prodotti ed avere la spesa preparata da un personal shopper e comodamente consegnata a casa da un veicolo elettrico entro due ore. Si può scegliere tra un’ampia varietà di prodotti freschi, frutta e verdura, inclusi prodotti tipici del territorio, ma anche prodotti surgelati, pasta, caffè, pannolini e prodotti per l’infanzia e articoli per la cura della persona. Il tutto è acquistabile con pochi e semplici click e, dopo aver pagato online, i clienti possono godere di

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consegne ultra-rapide, utili anche per le esigenze dell’ultimo minuto. Il servizio è attivo sette giorni su sette, garantisce la consegna entro due ore dall’ordine e la gratuità di tale servizio per ordini superiori ai 70 euro. Con il primo ordine di almeno 50 euro si ottiene uno sconto di 10 euro. Il nuovo servizio Pam a Casa ha l’obiettivo di ridurre il tempo della spesa e quello in coda nel traffico, ma ad essere ridotti - informa una nota aziendale - sono soprattutto, grazie alla consegna tramite furgoncini elettrici, le emissioni di CO2 e polveri sottili, contribuendo a diminuire sensibilmente il livello di smog mila-

nese. Il servizio, svolto grazie al supporto del partner ReStore, è attivo sette giorni su sette in alcune aree selezionate della città. "Siamo orgogliosi di offrire ai nostri clienti di Milano il servizio di spesa online - ha affermato Gianpietro Corbari, amministratore delegato di Pam Panorama -. Navigando nel nostro negozio web si può scegliere tra oltre 7.000 prodotti di uso quotidiano, tra cui anche i freschi, la frutta e la verdura, che possono essere consegnati direttamente a casa al piano in finestre di due ore. Crediamo molto nel connubio tra tradizione ed innovazione e questo a conferma della visione rivolta al futuro della nostra insegna, da sempre attenta ad offrire prodotti di qualità, servizi e soluzioni volte a migliorare la qualità della vita dei consumatori e sempre al passo con i tempi”.

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DISTRIBUZIONE

Pam Panorama nell’e-commerce

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Chiara Brandi A metà dicembre Fresh Cut News ha incontrato il direttore generale e commerciale de La Linea Verde, Andrea Battagliola, per fare un breve bilancio dell’andamento aziendale nel 2019. Ecco domande e risposte Come è stato il 2019 per le insalate di IV Gamma? "Parlando delle insalate in busta, il nostro core-business con una quota attorno al 70% del giro d’affari totale, è stato un anno molto altalenante con oscillazioni difficilmente comprensibili dal lato della domanda e un meteo ballerino che ha più volte messo in difficoltà l’intera filiera. Quest’estate poi nella nostra azienda di proprietà, l’OP Sole e Rugiada, si sono registrati ingenti danni alle strutture a causa del maltempo mentre in queste ultime settimane stiamo affrontando problemi di approvvigionamento, sia per le colture in serra sia per quelle in campo, dovute alle abbondanti piogge. Data la situazione venutasi a creare, credo sia tempo di un confronto congiunto tra tutte le parti della filiera, distribuzione compresa, per trovare una strategia comune a tutela del prodotto. Da parte nostra, stiamo cercando di valutare e implementare varietà più resistenti così come tecnologie e tecniche innovative di produzione, una su tutte l’agricoltura di precisione, in ottica di maggior sostenibilità ecologica e aziendale, per la riduzione degli scarti in campo e la gestioni efficiente degli sbalzi climatici". Per le zuppe e i piatti pronti? "Sebbene si stia parlando di un segmento che tradizionalmente risente molto della stagionalità e dell’andamento climatico, le proposte estive in formato mono-dose lanciate questa primavera hanDicembre 2019

Andrea Battagliola, direttore generale del gruppo La Linea Verde

no registrato performance tali da indurci a pensare ad un piccolo cambiamento di tendenza. Un risultato che compensa in parte la

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La Linea Verde nel 2019 Il bilancio di Andrea Battagliola

volatilità della IV Gamma di cui parlavo poco fa. In generale poi non posso negare una certa soddisfazione per un fatturato della

Il pranzo servito in ufficio Successo della newco OFFLunch OFFLunch è il primo servizio di food delivery dedicato alla pausa pranzo in ufficio e in pochi mesi ha fatto non poca strada a Roma e a Milano. Nonostante sia di recente costituzione (febbraio 2019), la società punta a diventare il nuovo modello sostitutivo della mensa aziendale. OFFLunch ha firmato accordi con importanti player come Edenred, leader dei ticket restaurant. I punti di forza del servizio sono: pranzo sano, con piatti preparati giornalmente con prodotti freschi; pranzo equilibrato, con menù vario, con numerose proposte anche per i clienti più esigenti; pranzo economico, con un costo medio di ogni piatto che varia da 5 a 8 euro e con la spedizione quasi gra-

tuita. Una strategia vincente se pensiamo che solo nel giorno dell’apertura a Roma si sono registrati 250 uffici. Con un team composto da elementi con esperienza pluriennale nella GDO e nel food delivery, la società ha raggiunto la scorsa estate questi risultati: mille clienti divisi tra Roma e Milano, con più di 3.000 pranzi consegnati; crescita del fatturato mese su mese con picchi del 120%. La recente acquisizione di Taaac, realtà milanese operante nello stesso settore, di cui OFFLunch ha assimilato anche la tecnologia, ha permesso l’inizio delle operazioni nel capoluogo meneghino in maniera celere e flessibile.

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Il fondo di investimento Taste of Italy è entrato nel capitale della Turatti Mariangela Latella ll fondo di investimento Taste of Italy, specializzato nel settore agroalimentare, ha acquisito una partecipazione di maggioranza (69,3%) in Turatti Srl, azienda fondata a Cavarzere (Venezia) nel 1869, leader a livello mondiale nella progettazione e nella realizzazione di macchine e impianti per la lavorazione di ortofrutta di IV e V Gamma. La famiglia Turatti, con il presidente Antonio e i figli Alessandro e Ilaria, continuerà a contribuire attivamente alla gestione sia per le attività italiane sia per quelle estere, mantenendo una quota del 29,7%, insieme ai key-manager della società che parteciperanno al capitale con una quota dell’1%. Con una dotazione di 218 milioni di euro, il fondo Taste of Italy è gestito da DeA Capital Alternative Funds SGR,fondata nel dicembre 2006, e controllata al 100% da DeA Capital SpA, società del Gruppo De Agostini. DeA Capital Alternative Funds SGR è uno dei principali asset manager indipendenti italiani nel settore del private equity, con 4,8 miliardi di euro di masse gestite, investite sia in fondi globali, sia in fondi diretti che investono prevalentemente in aziende italiane. “Con questa operazione – afferma Antonio Turatti – daremo ulteriore slancio alla crescita e alla continuità del gruppo, che per 150 anni e cinque generazioni è stato gestito dalla nostra famiglia. Siamo sicuri che con il supporto di Taste of Italy riusciremo a raggiungere nuovi ambiziosi obiettivi, continuando a puntare sui nostri tratti distintivi di ricerca e innovazione tecnologica, e preservando il ruolo territoriale e le professionalità dei dipendenti”. categoria in crescita anche grazie all’export, una leva sempre più importante per noi". E gli estratti? "Rispetto a questa categoria di prodotto penso si sia generata un po’ di confusione a scaffale, inibendo in parte il consumatore all’acquisto. Come La Linea Verde, tuttavia, crediamo molto negli estratti e pensiamo che, continuando a investire per offrire la massima qualità, le vendite potranno registrare una ripresa già dal 2020. Stessa considerazione vale per la nostra linea storica di frullati".

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Nei suoi 150 anni di storia sotto la guida della omonima famiglia, Turatti ha saputo sviluppare un portafoglio prodotti basato su tecnologie proprietarie distintive, che hanno permesso di servire i principali player mondiali del settore agroalimentare fornendo impianti e linee complete per lavaggio, taglio e asciugatura di prodotti dedicati al consumo fresco. Nel 2018 Turatti ha sviluppato un fatturato consolidato di 22 milioni di euro, l’80% dei quali all’estero. La società impiega circa 100 dipendenti, basati presso le sedi di Cavarzere, Salinas (California) e Hanoi (Vietnam). “Siamo onorati di avere l’opportunità di contribuire alla storia imprenditoriale di Turatti – commenta Pierluca Antolini, managing director del fondo Taste of Italy -. La capacità tecnica e innovativa di Antonio Turatti e dei suoi figli Alessandro e Ilaria hanno portato la società a competere ai massimi livelli nel settore dei macchinari per l’industria agroalimentare. Con loro al nostro fianco vogliamo dare un ulteriore impulso a questa storia di eccellenza italiana nel mondo”. Ad oggi, gli investimenti in portafoglio di Taste of Italy sono rappresentati dalle partecipazioni in Gelati d’Italia, CDS, Casa Vinicola Botter, Alice Pizza, Abaco e da una piccola partecipazione nel Gruppo La Piadineria, dopo l’exit realizzato nel 2017. Nel 2019 è stato realizzato anche un secondo exit di Taste of Italy rappresentato da Acque Minerali (Lurisia). Con il closing annunciato in Turatti si completano gli investimenti del fondo Taste of Italy 1. Nelle scorse settimane è stato annunciato l’avvio della raccolta del fondo Taste of Italy 2.

Infine una considerazione sulla tassazione della plastica nelle confezioni. "Ritengo che qualsiasi provvedimento possa essere positivo se mirato a un vero cambiamento. Oggi tutti noi siamo focalizzati nella ricerca di soluzioni di packaging sempre più sostenibili ma nel ciclo di vita della plastica bisogna ancora chiudere il cerchio: gli attuali vincoli, tecnologici e di sistema Paese, infatti, non ci permettono di puntare completamente su nuovi materiali o su una piena riciclabilità. Se certe risorse venissero investite per il

miglioramento di alcune infrastrutture potrebbe essere molto utile. A La Linea Verde abbiamo un team multi-funzionale e multi-aziendale all’interno del Gruppo preposto esclusivamente ad approfondire questa tematica attraverso la ricerca continua di novità in fatto di materiali e normative. Al momento stiamo studiando alcune alternative, ma già la maggior parte delle nostre confezioni sono 100% riciclabili e le componenti in cartone hanno una percentuale molto alta di prodotto riciclato al loro interno".

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Una stagione estiva molto positiva ha siglato il decimo anno di attività di Fresco Senso e il percorso di crescita e innovazione costanti del brand, fiore all’occhiello del Gruppo Agribologna dedicato alla frutta e alla verdura ‘pronta da mangiare’. Anche l’autunno-inverno sta conoscendo una produzione in incremento e sempre nuovi prodotti a scaffale. Fresco Senso registra infatti a inizio dicembre 2019 un incremento del 20% a valore e del 16% a volume sul mono-porzione, dati dovuti in particolare all’incremento di proposte esotiche (+13% di vaschette), in linea con il trend nazionale. Ad oggi, la produzione totale di Fresco Senso per il 2019 registra già 5 milioni di vaschette mono-porzione, di cui il 23% di frutta esotica. Aperto nel 2009, ampliato nel 2018 con un investimento di 3 milioni di euro, Fresco Senso ha costantemente sviluppato la capacità produttiva dello stabilimento di San Pietro in Casale (Bologna), fino ad attestarsi come primo in Italia per valori di produzione. Nove i milioni di euro investiti ad oggi in totale nello stabilimento (40 mila quintali di prodotto finito/anno) con una potenzialità di 80/100 mila vaschette/giorno, per un totale di circa 6 milioni vaschette/anno. "Il mercato totale, ristorazione e mono-porzione, registra a settembre un peso a kg di 1.5 milioni, di cui 1 milione riferito esclusivamente alle vaschette monoporzione. Il mercato, anche quello della ristorazione, si sta orientando sempre di più verso la vaschetta di frutta pronta in monoporzione, che annulla costi di porzionatura e di servizio e rappresenta una sicurezza per il consumatore finale". È il commento di Desiree Magagnoli, responsaDicembre 2019

Alcune novità Fresco Senso. Sotto, la manager Desiree Magagnoli

bile IV Gamma nazionale. “In un mercato in crescita, quale quello della frutta pronta per il consumo, l’innovazione è senza dubbio una delle armi vincenti per l’incremento costante della competitività di Fresco Senso. Ma prima di tutto - sottolinea la manager deve essere garantita la qualità del prodotto destinato al consumo. L’ottimale integrazione di innovazione tecnologica e qualifica-

Una continua innovazione nei prodotti e negli imballaggi ha facilitato il successo di un marchio che si distingue nel segmento della frutta di IV Gamma

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A dieci anni dalla nascita l’accelerata di Fresco Senso

zione continua delle risorse umane è senza dubbio una delle nostre priorità. Le fasi di controllo e di confezionamento manuali sono sempre più specializzate. E sappiamo che, insieme ad apparecchiature avanzate, possono fare la differenza". L’innovazione di prodotto vede un ulteriore, importante step con l’inserimento della banana, all’interno dei mix di frutta firmati dal brand del Gruppo Agribologna. Grazie alla ricerca dedicata di circa tre anni, dalla fine del 2019, sono disponibili a scaffale i nuovi mix, che vedono il nuovo gusto dolce della banana integrarsi ai sapori e alle suggestioni delle linee ‘Cuori di Frutta’ ed ‘Energia e Gusto’. La proposta di frutta ‘pronta da mangiare’ incontra, www.corriereortofrutticolo.it

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La nuova epidemia di E.Coli negli Stati Uniti getta un’ombra sulle produzioni di Salinas Nuovo allarme sicurezza alimentare, a inizio dicembre, in Nordamerica collegato a confezioni di IV Gamma. L’ombra del sospetto cade sugli impianti di produzione di Salinas in California. La nuova epidemia di E.Coli ha colpito in tre Stati USA (Nord Dakota, Minnesota e Wisconsin) e in cinque province canadesi. L’epidemia, sulla quale stanno investigando i funzionari della Food and Drug Administration americana, sarebbe associata al kit di insalate tagliate e imbustate ‘Fresh Express Sunflower Crisp Chopped Salad Kits’. Nel dubbio e in via cautelativa, sono state ritirate dal mercato alcune serie di confezioni. Secondo una nota ufficiale diffusa dall’amministrazione statunitense per la sicurezza alimentare, si tratta di un’epidemia diversa da quella ancora in corso associata ai lotti di lattuga romana prodotti a Salinas in California, che ha già contagiato 102 persone negli USA e due in Canada. Anche se la lattuga romana è presente nei mix delle buste ritirate a causa della nuova epidemia, gli ispettori non hanno ancora determinato a quali degli ingredienti del kit di insalate Fresh Express debper la prima volta, la corposità della banana, con risultati del tutto innovativi per il settore. Il concept dei nuovi mix è quello di una merenda ‘a portata di bambino’, ma che possa piacere a ogni età. Seguono all’anteprima estiva del mix ‘banana e fragola’, 3 nuove referenze a scaffale a fine 2019: per la linea ‘Cuori di Frutta’, ‘Mela rossa, banana e frutti di bosco’ e la combinazione esotica di ‘Mango, papaya, banana e pitaya’. Per la linea ‘Energia e Gusto’: ‘Dattero, clementina e banana’. Fresco Senso è sensibile all’ambiente. Tutte le nuove referenze (mix di 150 gr) ‘con banana’ sono disponibili in confezioni in bicchiere ‘easy open’, realizzate in rpet, con una percentuale di materiale riciclato pari al 20-30%. Da gennaio le due referenze ‘Cuori di Frutta’ sono dotate di bastoncino in bambù. Quella ‘Energia e Gusto’, di forchetta in legno. L’impegno in ricerca e sostenibi-

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ba attribuirsi il focolaio. Ma il sospetto che possa trattarsi della lattuga romana è alto ma non è chiaro se le foglie arrivino da lotti di Salinas o da altre aree produttive degli USA. In Canada, il ritiro dei prodotti contaminati è avvenuto domenica scorsa, l’8 dicembre, dopo la segnalazione delle autorità locali di 16 casi di persone colpite da un ceppo di E.Coli O157:H7.3. Il giorno successivo, lunedì 9, la denuncia si è estesa a tre Stati USA, dove sono stati registrati otto casi di contagio. Tutte persone, nel complessivo areale interessato, che avrebbero contratto l’infezione tra il 5 e il 22 novembre. (m.l.)

lità ambientale resta al centro dei progetti di Fresco Senso. “Tutti i nuovi prodotti Fresco Senso testimoniano la nostra decisa vocazione all’innovazione. Gli addetti ai lavori sono consapevoli di quanto fosse difficile da vincere la sfida della banana, inserita nei mix di IV Gamma. Non a caso si tratta di tre anni di Ricerca & Sviluppo, per I nostri tecnici. Possiamo dire con orgoglio di essere i primi a esserci riusciti”, commenta Desiree Magagnoli. “Ora il sapore dolce della banana potrà bilanciare al meglio i no-

Anche nella ristorazione si sta scoprendo il vantaggio di servire la frutta in vaschette mono-porzione. Tra le nuove referenze a scaffale i mix con l’inserimento della banana

stri mix, per la gioia dei consumatori, grandi e piccoli. La Linea Aromi di Miele è un’ulteriore grande soddisfazione, per noi. Ha rappresentato il 15% del totale della produzione estiva monoporzione, per Fresco Senso. Un buonissimo risultato se pensiamo alla vastità del nostro assortimento estivo, così ricco di proposte di mon-ofrutto e mix.” “La famiglia della IV Gamma conclude la manager - sta crescendo molto nel Gruppo. Grande successo della campagna estiva sono state anche le molte nuove proposte sul cocomero, che hanno riscontrato il favore del consumatore, grazie anche all’utilizzo della particolare varietà coltivata dai soci Agribologna che rilascia un basso residuo di succo. È anche in considerazione di queste costanti innovazioni di prodotto che Fresco Senso può proseguire a livelli di eccellenza la storia iniziata dieci anni fa”. Dicembre 2019


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