Tra le maglie della Rete: il mondo giovanile visto con gli occhi di chi vorrebbe attraversarlo

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Tra le maglie della Rete. Il mondo giovanile visto con gli occhi di chi vorrebbe attraversarlo

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Tra le maglie della Rete. Il mondo giovanile visto con gli occhi di chi vorrebbe attraversarlo

PRESENTAZIONE Questo lavoro nasce dal bisogno, espresso dalla Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino, di approfondire la conoscenza sui giovani del proprio territorio. L'indagine è stata realizzata con un budget limitato alle spese indispensabili, grazie alla collaborazione dei dipendenti degli otto comuni coinvolti e al lavoro di sette stagisti provenienti dalle Università di Padova e Trento; in particolare, le riflessioni proposte in questo elaborato sono anche il frutto del loro contributo, che non si è limitato all'organizzazione dei gruppi di lavoro o alla realizzazione delle interviste, ma ha

intersecato

e

sostenuto

il

lavoro

di

analisi

e

approfondimento. E' risultata positiva lo sinergia tra enti locali e UniversitĂ che ha valorizzato un patrimonio di conoscenze e competenze spesso abbandonato: quello delle studentesse e degli studenti che, attraverso i propri studi e il lavoro di ricerca sul campo, contribuiscono, nonostante i tanti ostacoli che trovano sul proprio percorso, a pensare e ripensare i nostri territori. In questo senso, e grazie anche al coinvolgimento attivo di alcune ragazze e ragazzi tra i 15 e i 19 anni, questo 3


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approfondimento è anche un lavoro delle e dei giovani sui e per i giovani. Un ringraziamento particolare, quindi, va ai sette stagisti senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare questo approfondimento: Noemi Filipovic, Patrizio Pistore, Serena Righele, Donato Tricanico, Andrea Rubin, Martina Grotto e Paolo Lazzer.

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INDICE

Indice INTRODUZIONE...............................................................................8 1.1 L'antefatto: dove sono i giovani?.........................................8 1.2 Il dubbio: chi sono i giovani?.............................................11 1.3 L'azione: costruiamo uno strumento di conoscenza. Il contesto metodologico.............................................................14 1.3.1 Il focus group e i gruppi di partecipazione.....................18 1.3.2 L'analisi dei testi.............................................................22 2. IL CONTESTO..............................................................................27 2.1 Alcuni cenni statistici.........................................................27 2.2 La Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino........29 2.3 Il contesto territoriale.........................................................32 3. ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE..........................................37 3.1 “Non posso, non voglio, non ho tempo”............................37 3.2 Lo stereotipo come strumento di autorappresentazione.....42 3.3 I giovani specchio della società.........................................45 3.2 Il Comune, un corpo estraneo............................................49 3.3 E' bello ciò che piace (agli altri)........................................52 4. VOCE ALLE IMMAGINI............................................................56 5. BIBLIOGRAFIA ..........................................................................62

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INTRODUZIONE 1.1 L'antefatto: dove sono i giovani? Alla fine del “secolo breve” - il Novecento – Ilvo Diamanti dava alle stampe La generazione invisibile1, un'inchiesta a più mani sui giovani del nostro tempo. Il libro – scriveva il sociologo vicentino – nasceva «dalla convinzione che si siano raccolte e si continuino a collezionare dati e informazioni» sui giovani e sulle loro condizioni sociali, «ma che non si disponga di una foto di gruppo in grado di definirli assieme, […] come generazione»2. L'ambizione delle Rete per le Politiche Giovanili dell'Alto Vicentino, nel dar vita a un'indagine sociale “autoprodotta”, non è stata di certo quella di scattare un'istantanea nitida ed esemplificatrice dei giovani d'oggi; e, tuttavia, l'aggettivo usato da Ilvo Diamanti nel libro da lui curato - “invisibile” 3 1 Diamanti I., La generazione invisibile, Il Sole 24Ore, Milano, 1999 2 Diamanti I., La generazione invisibile, Il Sole 24Ore, Milano, 1999, p. 9 3 «Appare chiusa – scrive Ilvo Diamanti a proposito dei giovani – l'epoca in cui erano al centro dell'interesse della società e dei media. Oggi i giovani non fanno più moda. Ne costituiscono, al più, un bersaglio. Un segmento di mercato, sensibile alle mode. Non più un “soggetto sociale” che esprime novità e cambiamento». Scritta così, la spiegazione dell'aggettivo “invisibile” sembrerebbe destinata a stigmatizzare i giovani degli anni contemporanei che, a differenza di quelli dei decenni passati, sarebbero rifluiti nel privato, nel conformismo, e nell'incapacità di porsi come soggetto collettivo di 7


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è alla base del bisogno di conoscenza che ha spinto le amministrazioni comunali4 a voler indagare uno spicchio della realtà sociale talvolta imperscrutabile. L'antefatto è proprio la Rete per le Politiche Giovanili, costituitasi nel 2006 come strumento di coordinamento delle politiche giovanili di otto comuni tra loro limitrofi. E' da questa

rete

sovracomunale,

infatti,

che

nascono

gli

interrogativi a cui si cercherà di dare almeno parzialmente risposta in questa ricerca. I punti di domanda nascono dall'esperienza di questi anni, dalle difficoltà incontrate nel realizzare iniziative i cui destinatari sono le ragazze e i ragazzi del territorio, dai successi e dagli insuccessi delle operatrici e degli operatori. Quali sono i bisogni dei giovani? Perché in alcuni casi cambiamento sociale. Ma, spiega Diamanti, quella di “generazione invisibile” è una formula concepita «per indicare un approccio, per fornire un'indicazione di metodo, che permetta di avvicinarsi a questa realtà sociale in modo discreto e senza pregiudizi. I giovani, infatti, risultano “invisibili” a chi pretenda, oggi, di leggerne e comprenderne i caratteri valutandoli separatamente dalla società nel suo insieme. Isolandoli, come segmento delimitato e particolare. E, al tempo stesso, a chi non tenga conto delle categorie interpretative, dei giudizi e dei pregiudizi utilizzati per osservarli. L'invisibilità, infatti, non evoca solamente l'opacità dell'oggetto osservato, ma anche lo spiazzamento di chi osserva, di fronte a una realtà che gli è difficile vedere, comprendere, accettare». Tratto da Diamanti I., La generazione invisibile, Il Sole 24Ore, Milano, 1999, p. 14. 4 La Rete per le Politiche Giovanili dell'Alto Vicentino è composta dai comuni di Malo, Monte di Malo, Marano Vic.no, Santorso, San Vito di Leguzzano, Schio, Torrebelvicino, Valli del Pasubio 8


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partecipano e in altri no? Con quale punto di vista gettano lo sguardo all'interno del Municipio? Sono, questi, alcuni degli interrogativi – banali quanto esistenziali – che rimbalzano dalle riunioni politiche a quelle dei tecnici, in un intrecciarsi di dubbi e sorprese che fanno delle politiche giovanili un laboratorio permanente in cui la combinazione di elementi diversi non assicura mai il raggiungimento di una reazione programmata. La volontà, dunque, è quella di fissare alcuni punti – se non fermi quanto meno riconoscibili – nel panorama complesso dei bisogni e dei desideri giovanili e di immaginare, così facendo, alcuni strumenti capaci non solo di offrire delle opportunità alle cittadine e ai cittadini delle nuove generazioni, ma anche di costruire relazioni. Con la consapevolezza che il nostro è comunque un lavoro incompleto, che va a esplorare una piccola parte di un mondo sempre in movimento e, perciò, sempre diverso; che il percorso fatto – come vedremo in seguito -

è

contraddittorio e carico di luci e ombre; ma, anche, con la convinzione che cercare delle risposte è quantomai utile nella progettazione di politiche sociali efficaci e razionali.

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1.2 Il dubbio: chi sono i giovani? Paradossalmente, è un approfondimento a richiedere nuova conoscenza; il bisogno di un'indagine sociale, infatti, è nato da un corso di formazione in quattro puntate realizzato dalla Rete per le Politiche Giovanili per i propri tecnici e amministratori. E' nel misurarsi con gli strumenti di progettazione e realizzazione delle politiche sociali che si palesano i punti interrogativi sui bisogni, sulle istanze, sulle caratteristiche dei destinatari delle proprie azioni; e, soprattutto, nel sentire comune che emerge da questi momenti di approfondimento: le politiche sociali rivolte alle ragazze e ai ragazzi non possono essere bandierine piantate su

un

territorio,

devono,

piuttosto,

favorire

percorsi

autonomi e auto-costruiti di protagonismo e partecipazione, educando al senso civico attraverso l'inclusione e non la sola fruizione di servizi. Da questo bisogno emergono alcuni punti di domanda su cui si concentrerà quest'indagine sociale. Il primo ha a che fare con la percezione degli enti locali tra i giovani: perché, spesso, si ha l'impressione che i destinatari delle iniziative realizzate dalla Rete e dai singoli comuni sentano nel promotore un ente distante e quasi estraneo? Stiamo parlando di un territorio – l'Alto Vicentino – nel quale 10


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recenti studi individuano «un elevato distacco rispetto alle istituzioni nazionali ed europee, ma, al contempo, anche un forte attaccamento alle istituzioni locali» 5. Non è affatto dimostrato, dunque, che tale estraneità sia il frutto di un clima culturale di sfiducia e distanza dal mondo istituzionale che, viceversa, risulta in molti casi attraversato da una rete capillare di associazionismo e volontariato. D'altra parte, è evidente che la risposta non va cercata nemmeno nel riflusso verso il proprio universo privato da parte delle nuove generazioni: l'alto numero di partecipanti a iniziative di volontariato sociale6, il radicamento di alcune esperienze aggregative – come lo scoutismo o l'azione cattolica, molto presenti nel territorio – e la pluralità di iniziative culturali evidenziano

una

domanda

di

partecipazione

e

di

protagonismo che, probabilmente, alcune volte resta senza risposta. La seconda domanda ha a che fare con i giovani stessi: perché, essendo portatori di istanze, bisogni, progettualità, essi il più delle volte non si mettono in gioco in prima 5 Diamanti I., Un'identità di secondo livello, in Fondazione Palazzo Festari, L'integrazione dell'Alto Vicentino. Prospettive di sinergie tra Schio, Thiene, Valdagno, Quaderni della Fondazione Palazzo Festari, 2005 6 Si prendano a esempio iniziative come “Esperienze Forti” e “Social Day”. 11


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persona, facendosi promotori di iniziative rivolte ai propri coetanei e costruendo essi stessi l'agenda degli interventi degli enti locali? E' evidente che le due domande sono tra loro legate; senza meccanismi di fiducia, infatti, non può esservi relazione; e, senza quest'ultima, non potranno emergere progettualità comuni e iniziative condivise7. Questo lavoro di ricerca cercherà di focalizzarsi su questi due punti, andando a indagare da una parte la percezione degli enti locali tra le giovani generazioni, dall'altra i fattori e gli elementi che possono far scoccare la scintilla della partecipazione e del protagonismo giovanile.

7 Possiamo dimostrare quest'affermazione al contrario, ricordando un recente episodio nel Comune di Santorso; qui alcuni ragazzi hanno espresso la necessità di avere uno spazio attrezzato a sala prove, dove poter suonare con il proprio gruppo musicale. L'amministrazione comunale si è fatta carico della richiesta, progettando un intervento e chiedendo un contributo regionale, poi ottenuto. E' nato un rapporto di fiducia che, dopo l'ottenimento del finanziamento regionale, ha portato amministrazione comunale e giovani a ragionare insieme su iniziative volte al finanziamento dello spazio musicale; questo rapporto ha avuto un effetto aggregativo, tanto che in poche settimane i giovani partecipanti sono diventati da alcuni una ventina, tra i quali ci sono anche ragazze e ragazzi che non suonano alcuno strumento musicale, ma sono interessati a partecipare alla costruzione di eventi e iniziative dei e per i giovani. 12


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1.3 L'azione: costruiamo uno strumento di conoscenza. Il contesto metodologico «C'è un aneddoto zen in cui il proverbiale maestro di saggezza

prescrive

all'allievo

di disegnare

un

cerchio

perfetto. Quando l'allievo ritorna con il disegno, disperato per non aver potuto svolgere il compito, il maestro loda incondizionatamente

il

suo

cerchio

e,

davanti

al

comprensibile stupore dell'allievo, aggiunge: “forse non è un cerchio perfetto, ma sicuramente è perfetto qualcosa”. Applicata alla teoria sociale, questa storiella ci suggerisce che l'ossessione del cerchio perfetto sarà improduttiva davanti ai perfetti qualcosa che i teorici e i ricercatori sociali continueranno

a

disegnare

nelle

loro

prospettive

necessariamente limitate»8. Le parole di Alessandro Dal Lago sono la premessa metodologica a questo lavoro di ricerca. Non solo perché, per quanto possa essere grande e approfondito il nostro studio, ci saranno sempre frammenti della realtà che indaghiamo che ci sfuggiranno di mano; o perché, per quanto esteso possa essere il campione interpellato, i dati raccolti dovranno pur sempre passare nel reticolo delle interpretazioni di chi tirerà 8 Dal Lago A., Oltre il metodo. Interpretazione e scienze sociali, Unicopli, Milano, 1989, pp. 12-13 13


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le somme, togliendo così ogni pretesa di scientificità; ma, soprattutto, perché questo lavoro nasce con l'ambizione di essere non uno studio sistematico, bensì uno strumento. Ha, quindi, bisogni e obiettivi che non coincidono con quelli della rilevazione statistica e delle ricerca scientifica. E', tutt'al più, un'indagine sociale, condotta da soggetti che lavorano quotidianamente nell'ambito delle politiche giovanili. E che, nel

loro

realizzare

interviste

e

confronti,

analisi

e

interpretazioni, avranno le proprie esperienze e i propri vissuti come bagaglio: non un fardello ingombrante, casomai un'utile cassetta degli attrezzi. Quest'indagine sociale non si è fondata sulla raccolta sistematica di dati quantitativi; non sono state effettuate interviste standardizzate di massa, né utilizzati complicati teoremi statistici per l'analisi dei dati raccolti. Del resto, per dirla con Alberto Melucci, una «dimensione cruciale della società contemporanea è l'importanza della vita quotidiana come spazio in cui i soggetti costruiscono il senso del loro agire e in cui si sperimentano le opportunità e i limiti per l'azione. Questa attenzione alla vita quotidiana sposta il fuoco verso la particolarità dei dettagli e l'unicità degli eventi che difficilmente si prestano a essere rilevati, 14


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contenuti e organizzati dentro modelli di analisi unicamente quantitativi»9. L'obiettivo di questa indagine non è di scattare un'istantanea dei giovani dell'Alto Vicentino, spiegandone dinamiche sociali e forme interazionali; piuttosto, la ricerca è orientata a individuare alcune chiavi di lettura per interpretare alcune dimensioni fondamentali nell'agire della Rete per le Politiche Giovanili dell'Alto Vicentino: il rapporto con gli enti locali, la percezione dei giovani sulle iniziative organizzate da attori istituzionali, le forme di relazione che favoriscono il protagonismo giovanile e spingono le ragazze e i ragazzi a essere protagonisti della propria quotidianità10. Le dinamiche sociali

non rappresentano il dispiegarsi di

eventi naturali, ma piuttosto un manufatto realizzato dall'interazione quotidiana di individui con altri individui. In questa prospettiva, il contesto di relazioni all'interno del quale nascono i fenomeni collettivi e le azioni individuali assume un'importanza particolare, perché permette di capire 9 Melucci A., Domanda di qualità, azione sociale e cultura: verso una sociologia riflessiva, in Melucci A., Verso una sociologia riflessiva, Il Mulino, Bologna, 1998 10 Per una panoramica delle iniziative promosse, su scala regionale, dagli enti locali, si segnala l'approfondimento di Renzo Gallini e Roberto Maurizio: Osservatorio regionale Infanzia, Adolescenza, Giovani e Famiglia, La partecipazione dei giovani alla vita sociale, Padova, 2007. 15


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i presupposti di quanto avviene nella quotidianità; come osserva Alessandro Dal Lago, «la teoria sociale non ha difficoltà ad ammettere che le singole teorie e raffigurazioni nascono, si sviluppano e muoiono sullo sfondo di contesti sociali, e cioè in ultima analisi sullo sfondo di contesti e orizzonti quotidiani. [...] I contesti o orizzonti non sono scenari che, come a teatro, possiamo ritenere secondari rispetto all'azione che si svolge sulla scena. Piuttosto, essi sono implicati nell'azione, proprio perché sono per così dire fatti e composti di espressività e di linguaggio. In questo senso la teoria sociale – in quanto costituita di espressioni linguistiche, per quanto astratte rispetto a quelle in uso nel linguaggio

quotidiano

o

ordinario

è

intrecciata

costitutivamente con il mondo della vita»11. Piuttosto che decontestualizzare il fenomeno empirico, cercando di spiegarlo nella sua oggettività, quest'indagine sociale vorrebbe, seppur parzialmente, attraversarne la realtà quotidiana, fatta non solo di luoghi fisici e spazi, ma anche di interazioni, linguaggi, forme espressive. Si tratta, in un certo senso, di entrare, come fa Marianella Sclavi, nelle 11 Dal Lago A., Oltre il metodo. Interpretazione e scienze sociali, Unicopli, Milano, 1989, pp. 18-19. 16


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cornici interpretative degli attori sociali e di assumerne il punto di vista per comprendere le premesse implicite, ma anche le dinamiche quotidiane12. Fatte queste premesse, è facile spiegare per quali ragioni si sono scelti tre strumenti di indagine qualitativa: il focus group (declinato in una forma particolare di lavoro di gruppo che ha sfruttato la tecnica del photovoice), l'analisi dei testi e l'intervista aperta.

1.3.1 Il focus group e i gruppi di partecipazione Il focus group13 è apparso utile per due ragioni: innanzitutto ha permesso di approfondire i temi d'interesse di questa ricerca

con

gli

osservatori

privilegiati

del

territorio:

insegnanti, animatori, referenti di associazioni e gruppi che hanno quotidianamente a che fare con le ragazze e i ragazzi e, di conseguenza, possono tratteggiare i contorni dei contesti nei quali si svolgono le interazioni sociali delle e dei giovani. Inoltre, il focus group è stato utile nell'approfondire, 12 Sulle cornici interpretative si veda Sclavi M., Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Mondadori, Milano, 2003, pp. 23-31. 13 Il focus group è una tecnica di ricerca sociale che si fonda sul dialogo e sul confronto tra più attori sociali; a differenza dell'intervista, nel focus group il tema trattato viene approfondito attraverso una discussione collettiva. 17


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con le ragazze e i ragazzi, le due tematiche al centro di quest'indagine sociale; con essi si è aperto un confronto sul ruolo e sul significato dell'ente locale nel territorio, sull'importanza delle politiche giovanili e sulla loro capacità di rispondere ai bisogni dei destinatari, sugli interessi e sulle pratiche che possono favorire il protagonismo giovanile. Con le ragazze e i ragazzi si è scelta una declinazione particolare del focus group, orientata a favorire l'espressione creativa dei partecipanti e a trasformare lo strumento non soltanto in utile momento di approfondimento, ma anche in spazio di discussione del possibile: si è cercato, in altre parole, di fare in modo che i giovani coinvolti provassero a essere essi stessi “indagatori” della realtà sociale che vivono quotidianamente.

La

stessa

indagine,

infatti,

è

uno

strumento all'interno del quale i soggetti coinvolti possono essere, a seconda delle scelte metodologiche, osservati o protagonisti, individui passivi oppure attivi di un percorso che vorrebbe costruire, in fin dei conti, qualche paragrafo di narrazione capace, però, di raccontare le ragazze e i ragazzi così come loro stessi si raccontano. In campo formativo e pedagogico si è affermato, negli ultimi decenni, un modo di concepire la ricerca che pone attori e ricercatori sullo stesso 18


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piano, riunendoli con pari dignità all'interno di gruppi di lavoro. Si tratta della “ricerca–azione”, uno strumento di recente sperimentato positivamente anche nella nostra regione, dove un approfondimento sulla vita in comunità 14 è stato realizzato a partire dal protagonismo attivo delle ragazze e dei ragazzi. Il percorso che abbiamo immaginato ci ha portato a costruire un richiamo continuo tra progettazione condivisa e l'utilizzo degli strumenti sociologici, capace di far diventare ragazze e ragazzi i protagonisti della realizzazione dell'indagine. Si tratta di una scelta metodologica che, però, ha anche delle forti ricadute teoriche: essa, infatti, mette in discussione la stessa categoria interpretativa dei giovani, il più delle volte utilizzata per indicare un gruppo sociale eterogeneo e dai confini sfocati che, si crede, abbia bisogno degli adulti per comprendere

appieno

il

mondo

e,

soprattutto,

per

comprendere e raccontare se stessi. Nel nostro caso, ci è sembrato interessante proporre un percorso metodologico capace di intrecciare tra loro gli strumenti

ormai

consolidati

dell'indagine

qualitativa

14 Regione Veneto, Vivere in comunità. Lo raccontiamo con le ragazze e i ragazzi, Padova, 2010 19


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(l'intervista

discorsiva

e

l'analisi

di

testi)

con

la

partecipazione attiva di un gruppo di ragazze e ragazzi di età compresa nella forbice indagata. Per questa ragione, i focus group sono stati costruiti come laboratori nei quali la componente formale deve farsi da parte per dar spazio all'informalità dei rapporti e ai momenti ludici, trasformando momenti di progettazione in gioco, socialità, aggregazione. La strutturazione dei laboratori è stata decisa nella prima assemblea plenaria alla quale erano presenti 33 giovani, durante la quale sono state presentate e poste in discussione le motivazioni che hanno portato alla realizzazione di un'indagine sociale. I laboratori, invece, hanno affrontato i due temi oggetto di questo lavoro, cercando di sviluppare l'immagine degli enti locali visti con gli occhi dei partecipanti e gli strumenti attraverso (e grazie) ai quali essi si metterebbero in gioco per soddisfare i propri bisogni. Sono stati tre i gruppi di ragazze e ragazzi formati, ognuno dei quali si è incontrato per due volte, prima di dar vita a un ultimo momento comune nel quale ogni ragazza e ragazzo ha scelto di essere sindaco di un comune di propria immaginazione. I gruppi di lavoro hanno sperimentato, con un certo successo, 20


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lo strumento del photovoice15, che consiste nell'esprimere i propri punti di vista a partire da alcune immagini che i soggetti partecipanti hanno scelto o realizzato prima dell'incontro.

1.3.2 L'analisi dei testi L'analisi dei testi ci sembra lo strumento più efficace per approfondire il tema del protagonismo giovanile. La consegna che è stata data alle studentesse e agli studenti è quella di esprimere, con un testo massimo di 30 righe, il proprio punto di vista rispetto alle seguenti affermazioni, proposte come traccia: Affermazione 1: 15 Il photovoice è una tecnica d’indagine sociale che si è imposta molto recentemente. Dobbiamo il nome di questa metodologia all’americana Caroline Wang che, nel 1987, ha condotto il primo photovoice con delle donne appartenenti a una comunità rurale cinese. La fotografia è una forma di comunicazione e può diventare, anche, base e strumento per studiare l’azione sociale (Marino, 2011). Alla base della metodologia del photovoice c'è la convinzione che gli attori sociali possano raccontare le loro esperienze di vita quotidiana non solo attraverso il resoconto orale, ma anche attraverso le immagini. Il metodo del photovoice mira a stimolare: 1. la riflessività dei partecipanti, in modo che mettano a fuoco i punti di forza e le criticità che emergono dalle loro esperienze quotidiane; 2. il dialogo tra i partecipanti, perché le loro foto raccontino molte storie e la diversità dei punti di vista venga apprezzata; 3. il cambiamento sociale, grazie alle immagini che riescono a catturare l’attenzione di coloro ai quali i partecipanti intendono rivolgersi, nei modi da loro prescelti. 21


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"I giovani d'oggi? Sono comodi e sfaccendati: vorrebbero tutto pronto e non si interessano di niente. Non si impegnano per costruire propri progetti, per realizzare propri sogni. Non sanno stare in gruppo, non sanno confrontarsi e se anche provano a raggiungere un obiettivo, lo fanno in modo discontinuo e svogliato. Non hanno creatività, non hanno proposte e anche se hanno idee, non si prendono la briga di provare a realizzarle. Probabilmente hanno già tutto dal mondo che li circonda: grazie ad adulti ed istituzioni vivono in una realtà nella quale il loro impegno, la loro passione, la loro creatività

non

hanno

bisogno

di

trovare

espressione". Affermazione 2: "I giovani d'oggi? Sono impegnati e indaffarati: vorrebbero rifare tutto da capo e hanno 1000 interessi. Sono sempre determinati a costruire i propri progetti e sono attenti ai bisogni degli altri. Sanno stare in gruppo e amano il confronto, se devono raggiungere un'obiettivo lo fanno con impegno e continuità. Sono creativi, propositivi e se hanno un'idea, non vedono l'ora di realizzarla. Non si accontentano

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di un mondo che sembra sempre offrire tutto quello che si desidera. Sanno che, anche se è molto difficile, il loro impegno, la loro passione e la loro creatività possono esser apprezzati e valorizzati da adulti e istituzioni".

Con questa consegna ci si è posti due obiettivi: approfondire il punto di vista delle ragazze e dei ragazzi rispetto alla propria generazione giovani e comprendere, attraverso il commento delle due affermazioni, le tematiche e le modalità sulle quali essi sarebbero disposti a mettersi in gioco, dedicando il proprio tempo e la propria creatività. Infine, l'intervista aperta, la cui traccia è stata realizzata a partire

da

quanto

emerso

dai

due

strumenti

precedentemente descritti, ha avuto come obiettivi quelli di approfondire e consolidare i tratti peculiari emersi con il lavoro precedente ed è stata proposta a 30 ragazze e ragazzi selezionati attraverso un campionamento casuale nel quale sono state tenute in considerazione, ai fini statistici, le variabili della residenza e dell'anno di nascita16. 16 I valori percentuali di ciascun Comune nel campionamento sono i seguenti: Malo 16,9%, Marano Vicentino 11,4%, Monte di Malo 3,4%, S. Vito al Leguzzano 4,2%, Santorso 6,8%, Schio 46,2%, Torrebelvicino 7,1%, Valli del Pasubio 4% 23


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Il campione oggetto dell'indagine è compreso in una forbice d'età tra i 14 e i 19 anni; la scelta è stata fatta a partire dalla considerazione che questi sono gli anni più importanti per quel che concerne la costruzione della propria identità sociale all'interno della comunità: è durante gli studi nella scuola superiore, infatti, che spesso nascono i primi episodi di partecipazione e protagonismo giovanile e si esprimono, spesso con creatività, i bisogni e le istanze dei giovani. In questo caso, è utile segnalare una possibile distorsione del campione, dovuta al fatto che per due strumenti d'indagine su tre – i focus group e l'analisi dei testi – i giovani coinvolti sono quelli frequentanti gli istituti scolastici superiori del territorio. L'obiettivo di questa metodologia era triplice. Innanzitutto, quello di far si che l'indagine sociale rappresenti non una lente d'ingrandimento posta sulla testa delle ragazze e dei ragazzi, bensì uno spazio per permettere loro di raccontarsi, far emergere se stessi e le proprie peculiarità, i propri bisogni e le proprie istanze. In secondo luogo, quello di attivare un processo virtuoso che porta le ragazze e i ragazzi a confrontarsi tra loro – ma soprattutto a confrontarsi con 24


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quanto emerge dall'indagine e dai suoi strumenti e, di conseguenza, a ragionare non soltanto su se stessi, ma a partire dalle risposte e dalle argomentazioni dei propri coetanei – e a immaginare un confronto con il mondo istituzionale. In terzo luogo quello di ottenere delle chiavi di lettura e degli spunti di riflessione sulle nuove generazioni che siano saldamente ancorati alla realtà , cercando di evitare pericolose derive analitiche frutto della mente di chi ricerca piÚ che del tessuto sociale che si vorrebbe attraversare con il proprio sguardo.

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2. IL CONTESTO 2.1 Alcuni cenni statistici La

Rete

comprende

delle i

Politiche Comuni

Giovanili

di

Schio,

dell’Alto Valli

del

Vicentino Pasubio,

Torrebelvicino, Santorso, Marano, Malo, Monte di Malo e San Vito di Leguzzano, con una popolazione complessiva di 85.629 cittadini17. Il Comune più popoloso è Schio che vanta una popolazione di 39.593 residenti, ovvero il 46% della popolazione complessiva di questo territorio. Il 46% è anche la quota complessiva di ragazzi facenti parte della rete delle politiche giovanili residenti a Schio. Questo dato ha, come si vedrà in seguito, una ricaduta significativa sia sulle politiche giovanili e sulle attività proposte ai giovani, sia sulla percezione che le ragazze e i ragazzi hanno delle possibilità a cui possono accedere. I giovani, compresi tra i 14 e i 19 anni, sono il 4,89% della popolazione, dei quali 2.174 sono ragazzi e 2.008 ragazze, 17 I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2010 e frutto di un'estrazione statistica delle anagrafi degli otto Comuni. 27


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per una popolazione di adolescenti totale di 4.183 individui. Un dato inferiore a quello della Provincia di Vicenza, dove i giovani compresi in questa fascia d'età rappresentano il 5,89% della popolazione, mentre la percentuale regionale e nazionale si attesta sopra il 5% 18. I giovani stranieri presenti rappresentano il 17% della popolazione giovanile, a fronte di un 10,9% di giovani stranieri presenti nella provincia di Vicenza e dell’9,8% nell’intera regione Veneto19. In generale, si riscontra una percentuale più alta di stranieri residenti rispetto al contesto nazionale20 A livello comunale emergono, anche in questo caso, delle differenze significative: per esempio, il Comune di Schio ha una popolazione straniera residente del 13,09% mentre la percentuale di Valli del Pasubio si ferma al 3,5%. I giovani cittadini stranieri hanno origini molto diversificate e giungono da molti Paesi differenti anche se i gruppi maggiormente rappresentati sono Serbia

(12,71%),

Marocco

(11,58%),

Romania

(10,99%),

Bangladesh (9,64%), Bosnia-Erzegovina (6,67%). In Veneto i 18 Fonte: Istat 2010, dati generali sulla popolazione residente. 19 Elaborazione Regione Veneto – Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat. 20 L´Istat, infatti, stima al 7,5% (fonte: Istat: indicatori democrafici, 24/01/2011) il rapporto tra residenti stranieri e popolazione in Italia, mentre nei comuni nei quali della Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino questa percentuale raggiunge il 10,26%. 28


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Paesi maggiormente rappresentati sono Romania (96.930), Marocco (56.704), Albania (42.041), Moldova (29.361), Cina (27.043). Tra la popolazione straniera residente, i giovani sono il 25.73%, una percentuale ben superiore se confrontata al misero 4,89% di giovani autoctoni. Quello

dei

giovani

particolarmente

con

origini

interessante

straniere che

è

abbiamo

un

dato voluto

sottolineare perché rappresenta una delle tendenze più significative dal punto di vista anagrafico che disegnano, in prospettiva, una comunità21 sempre più interculturale nel quale le innovazioni sociali sono anche il frutto del rapporto che si instaura tra culture diverse.

2.2 La Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino La Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino è il frutto di un percorso di relazioni inter-istituzionali che coinvolge 21 Arnaldo Bagnasco sottolinea l'ambiguità del concetto di comunità; esso infatti, fa da ponte tra discorso sociologico e discorso corrente. In questa sede ci limitiamo a dire che per comunità intendiamo l'insieme delle persone che abitano uno stesso territorio, senza per questo voler riportare questo termine a particolari legami dettati da altre caratteristiche sociali. Per un approfondimento sul concetto di comunità, Bagnasco A., Tracce di comunità, Il Mulino, Bologna, 1999, Vitale A., Sociologia della comunità, Carocci, Roma, 2007. 29


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otto Comuni tra loro limitrofi, amministrati da schieramenti politici di segno diverso che ha attualmente trovato nella convenzione

il

suo

strumento

di

condivisione

e

coordinamento di alcune azioni rivolte ai giovani. Si tratta di una forma leggera e flessibile che non impedisce ai singoli enti di progettare proprie iniziative rivolte alle nuove generazioni, ma propone l'opportunità di uno spazio condiviso nel quale costruire progettualità comuni sovracomunali e condividere esperienze dei singoli territori. Per alcuni anni – e in particolare tra il 2007 e il 2010 – la Rete ha beneficiato di cofinanziamenti della Regione Veneto 22 che le

hanno

permesso

di

costruire

alcune

progettualità

significative e di rafforzare i vincoli di collaborazione interna. In seguito, anche a causa della chiusura di alcune linee di finanziamento da parte del governo regionale, la Rete ha subito il contraccolpo della scarsità di risorse, entrando in una fase di crescenti difficoltà dovute, in particolar

modo,

all'impossibilità

di

investire

risorse

22 Nei primi anni la Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino ha beneficiato dei finanziamenti della Regione Veneto, legati in particolare – nelle ultime tornate – al Gps (Giovani produttori di significati). Dal 2010, però, questa linea di finanziamento si è prosciugata, a causa del mancato impegno di nuove risorse da parte della Giunta regionale, e la Rete ha realizzato progettualità su bandi nazionali ed europei ottenendo, in alcuni casi, buone valutazione senza però essere tra i soggetti beneficiari di finanziamenti. 30


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significative nella progettazione e nella realizzazione di proprie iniziative. L'assenza di una struttura consolidata e, di conseguenza, di un'immagine pubblica chiara e identificabile che sappia identificarsi anche in spazi fisici riconosciuti, hanno reso difficile il terreno del confronto diretto con i giovani, tanto che durante i colloqui con le ragazze e i ragazzi coinvolti nell'indagine sociale è emersa una scarsa o nulla conoscenza della Rete, delle sue finalità e delle iniziative che promuove. Quest'affermazione risulta ancora più evidente, per contrasto, di fronte all'immagine pubblica dell'Informagiovani di Schio, conosciuto e riconosciuto da gran parte delle ragazze e dei ragazzi – indipendentemente dal Comune di residenza – come uno spazio nel quale trovare informazioni e opportunità rivolte alla propria generazione23. Particolare

efficacia

ha

avuto

negli

anni

l´iniziativa

“Esperienze Forti”, attraverso la quale in estate centinaia di ragazze e ragazzi sperimentano esperienze di volontariato in enti, cooperative e altre realtà sociali presenti nel territorio. Si

tratta

di

un'opportunità

proposta

ai

giovani

che

23 Stiamo parlando non tanto dell'immagine dell'appeal dell'Informagiovani rispetto alla Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino, ma piuttosto della conoscenza che questi soggetti hanno tra le ragazze e dei ragazzi e del conseguente riconoscimento del ruolo istituzionale e sociale che ricoprono. 31


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rappresenta anche un'importante chiave di lettura sulle nuove generazioni: il successo dell'iniziativa, infatti, è un segnale non marginale della ricerca, da parte di molte ragazze e molti ragazzi, di spazi nei quali poter offrire una parte del proprio tempo libero a favore della comunità.

2.3 Il contesto territoriale Innanzitutto, va sottolineato che i comuni aderenti alla Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino si trovano, geograficamente, in territori anche molto diversi tra loro. Si passa dalla pianura – Malo, Marano Vicentino – alla fascia pedemontana – San Vito di Leguzzano, Santorso, Schio – fino al

territorio

collinare

e

montano

Torrebelvicino, Valli del Pasubio.

Monte

di

Malo,

Diversità, quella della

conformazione orografica del territorio, non indifferenti, perché condizionano la vita quotidiana dei residenti: la mobilità, la presenza di servizi, la tipologia di attività quotidiane, i luoghi di ritrovo e lo stesso clima, infatti, sono variabili legate in maniera diretta alle pendenze del terreno. E' così anche per i giovani: nello svolgimento di questo lavoro di indagine, infatti, è emersa più volte una diversità nelle 32


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opportunità e nelle attività che caratterizzano le giornate delle ragazze e dei ragazzi. Particolarmente interessante appare il ruolo delle attività e dei lavori familiari in relazione al luogo di residenza: coloro che vivono in zone montane, infatti, risultano spesso maggiormente coinvolti in faccende domestiche o in impegni che hanno a che fare con la cura dell'orto o la gestione dei campi, e dedicano una parte significativa del proprio tempo libero a queste occupazioni. Non solo: le ragazze e i ragazzi che vivono in comuni delle Prealpi Vicentine manifestano in molti casi un maggiore interesse per attività direttamente legate al territorio, come la caccia o la cura dei boschi rispetto ai propri coetanei di pianura. Questo contrasto è particolarmente stridente rispetto ai giovani residenti nella città di Schio che, viceversa, hanno dichiarano una maggiore attenzione a tutte quelle attività direttamente legate al tessuto cittadino e, di conseguenza, propongono bisogni diversi. D'altro canto, il territorio non determina solo una diversa graduatoria degli interessi, ma anche una pluralità di vincoli. Una maggiore integrazione nelle attività familiari è anche l'altro lato della medaglia di una minore quantità di opportunità; di una diversificazione meno marcata tra le 33


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proposte rivolte ai giovani e quelle realizzate per l'intera popolazione; di una riduzione di gradazioni nel caleidoscopio delle diversità culturali e sociali che impone un minor ventaglio di scelte nell'impiego del proprio tempo libero. Quello

Altovicentino

è

un

territorio

ricchissimo

di

associazionismo: negli otto comuni della Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino, infatti, ve n'è in media una ogni 180 abitanti24. Molte di queste – circa un terzo – sono associazioni attive nel settore sociale e del no profit, a conferma di un'alta sensibilità su queste tematiche da parte della popolazione residente che, come abbiamo visto con Esperienze Forti, ha ricadute significative sui giovani. Altrettante sono a carattere sportivo, mentre le restanti sono suddivise in associazioni a sfondo culturale e ricreativo 25. Questo importante tessuto associativo coinvolge in maniera diretta i giovani: molte delle ragazze e molti dei ragazzi 24 In base ai dati forniti dai singoli comuni possiamo stimare che le associazioni presenti nel territorio al 31 ottobre 2011 sono in totale 578, di cui 29 a Monte di Malo, 22 a Valli del Pasubio, 17 a San Vito di Leguzzano, 29 a Santorso, 26 a Torrebelvicino, 67 a Marano Vicentino, 97 a Malo e 291 a Schio 25 Le associazioni con attività culturali sono circa il doppio di quelle che svolgono attività ricreative. I dati sull'associazionismo rappresentano una stima, non essendo stato possibile effettuare una mappatura precisa di questa importante realtà sociale: i numeri qui forniti, infatti, sono stati ricavati dagli albi comunali delle associazioni che non necessariamente contengono tutte le associazioni attive sul territorio, mentre in alcuni casi vi possono essere dei doppioni. 34


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incontrati, infatti, hanno dichiarato di partecipare alle attività di una o più associazioni, o comunque di frequentare – anche saltuariamente – le proposte provenienti da questo mondo. In particolare, va segnalata la diffusione della pratica sportiva, ma anche il radicamento del tessuto associativo di stampo cattolico – e in particolare degli scout – nella vita quotidiana di questi territori.

35


Tra le maglie della Rete. Il mondo giovanile visto con gli occhi di chi vorrebbe attraversarlo

36


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3. ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE 3.1 “Non posso, non voglio, non ho tempo” Un primo dato emerge in maniera inequivocabile in questa indagine sociale: è il rifiuto, da parte di molte ragazze e molti ragazzi, di partecipare ed esprimere il proprio punto di vista rispondendo alle domande poste dagli intervistatori. Si tratta di una tendenza emersa già durante la prima fase della ricerca, caratterizzata dai gruppi di lavoro. In questo caso, le ragazze e i ragazzi contattati erano, in un certo modo, giovani già conosciuti dalle amministrazioni comunali, perché avevano preso parte a iniziative o si erano fatti conoscere attraverso il proprio impegno nell'associazionismo locale. La scelta di partire da loro era dovuta innanzitutto alla volontà di tracciare una mappa generale delle nuove generazioni da approfondire poi attraverso gli altri strumenti d'indagine. Inizialmente, sono stati contattati una sessantina di giovani, ai quali è stato chiesto di partecipare a un'assemblea iniziale durante la quale condividere e costruire insieme le prime fasi della ricerca. A questo primo

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appuntamento hanno partecipato 33 ragazze e ragazzi che hanno espresso interesse e attenzione per il percorso proposto, condividendo la scelta di dividersi in tre gruppi di lavoro, ma annunciando già la pluralità di impegni che caratterizza la propria quotidianità e l'impossibilità di garantire una presenza costante; un annuncio quanto mai profetico, visto che il percorso di incontri – in tutto 4, dopo l'assemblea iniziale – è stato concluso da undici ragazze e ragazzi. Il rifiuto, però, è emerso in maniera dirompente durante le interviste

discorsive;

in

questo

caso,

infatti,

il

campionamento è stato ripetuto due volte e, nonostante ciò, il team di intervistatori è riuscito a realizzare soltanto la metà delle interviste preventivate, ovvero 30 anziché 60. Questo deludente risultato è dovuto all'indisponibilità di molte ragazze e molti ragazzi contattati di dar seguito all'intervista, in alcuni casi anche dopo aver accettato la proposta. Le ragioni di questa risposta sono plurali e vanno ricercate innanzitutto nel contesto sociale nel quale le nuove generazioni

vivono.

Disinteresse,

mancanza

di

tempo,

sospetto sono le tre principali linee intorno alle quali si sono 38


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articolati e diversi no ricevuti durante questo lavoro d'indagine. Il disinteresse verso l'indagine sociale e i suoi obiettivi è stato espresso in maniera chiara da alcuni dei giovani contattati; ma, più che rappresentare una presa di distanza verso gli adulti che tentano di interpretarli, quest'affermazione appare rispondere a logiche difensive, nelle quali la presunta incapacità di essere all'altezza delle domande a cui si potrebbe essere chiamati a rispondere provoca la chiusura di ogni canale relazionale. Tuttavia, essa appare – assieme alla categoria del sospetto, di cui accenneremo tra poco – particolarmente sintomatica della difficoltà di costruire linguaggi comuni capaci di mettere in relazione le nuove generazioni con il mondo degli adulti e con quel contesto istituzionale che si propone di attivare, per esse, politiche di coinvolgimento attivo. D'altra parte, sembra evidente che questa risposta si inserisce in un clima culturale forgiato dalla comunicazione di massa, nella quale è poco importante lo spazio dell'approfondimento e della riflessione perché tutto si gioca

intorno alla

maschera pubblica 26;

una

26 Erwin Goffman scrive che la società non è una creatura omogenea, e ogni individuo indossa delle maschere diverse a seconda delle situazioni in cui si trova. Queste ultime, in particolare, sono classificate – come nel teatro – ribalte 39


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sensazione,

quest'ultima,

confermata

dalla

ricorrente

domanda, posta dagli interpellati, sul comportamento dei propri coetanei di fronte all'indagine sociale. Il

sospetto

è

negativamente

la

seconda

durante

categoria

questo

lavoro

che di

è

emersa indagine;

semplicemente, le ragazze e i ragazzi contattati, non si fidavano del loro interlocutore, pur essendo quest'ultimo uno studente dell'università – che, in qualche modo, rende “normale” il fare ricerca” - incaricato dall'ente comunale – il quale dovrebbe dare la legittimità necessaria. In questo caso, la mancata risposta sembrerebbe più un retaggio familiare, frutto di una cultura securitaria nella quale l'altro è guardato con sospetto e le truffe sono il rischio quotidiano da tenere alla larga. Infine, la mancanza di tempo appare come la giustificazione più

vera; questa

stessa

indagine

sociale,

infatti,

ha

sperimentato, anche con le ragazze e i ragazzi disponibili a partecipare, la pluralità di impegni che caratterizza la vita quotidiana di una gran parte dei giovani: al fianco dello o retroscene, e questa caratteristica stabilisce ciò che un individuo tenta di mettere in mostra e ciò che tenta di nascondere indossando, per l'appunto, maschere sociali diverse. Per un approfondimento Goffman E., La vita quotidiana come rappresentazione, Il Mulino, Bologna, 1969. 40


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studio, infatti, si collocano spesso nel monte ore settimanale lo – o gli – sport, la musica o altre attività culturali, l'impegno in spazi associativi o di gruppo e, infine, la socialità con i propri coetanei che, naturalmente (e giustamente), è elevata al valore degli altri impegni appena citati27. In generale, sembra che il silenzio, più che la presa di parola, sia il linguaggio con il quale molte e molti giovani comunicano all'interno della società contemporanea; Alberto Melucci scrive che «sembra che in un mondo di parole di installi da parte dei giovani l'impossibilità del discorso compiuto, la frammentarietà il sillabare fatto di brandelli, di spezzoni incoerenti in sequenza: il linguaggio giovanile rasenta l'afasia. Eppure in questa parola che non è parola, in questa difficoltà che di articolare e concludere che si offre all'indignazione o all'ironia dei paladini del buonsenso, c'è qualcosa di più dell'assenza. C'è l'affermazione di una parola che non intende più essere separata dalle emozioni […] Contro questa separazione forzata dell'esperienza, contro questa scotomizzazione del senso si leva l'assenza o la

27 Sui tanti impegni dei giovani si veda Marini D., La colonizzazione del tempo libero, in Belotti V. (a cura di), Giovani a Vicenza. Traiettorie e corsi di vita fra i giovani, Fondazione Corazzin Editrice, Nove (Vi), 1990. 41


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povertà di parola del mondo giovanile» 28. E, infatti, le ragazze e i ragazzi che non parlano, magari, il giorno dopo ti sorprendono con i loro progetti: la generazione invisibile, per l'appunto.

3.2 Lo stereotipo come strumento di

autorappresentazione Uno

dei

primi

punti

d'indagine

di

questo

lavoro

di

approfondimento ha riguardato l'immagine di sé che hanno le nuove

generazioni.

Questo

tema,

infatti,

appariva

affascinante per comprendere quanta distanza esista tra la lettura del mondo giovanile fatta dagli adulti e quella proposta da coloro i quali sono oggetto di questa ricerca. Chi si attenderebbe una generazione grintosa e pronta a rinfacciare a quella dei propri genitori la difficile situazione di crisi che stiamo attraversando – che si abbatte, in particolar modo, sul mondo giovanile attraverso il precariato diffuso e l'incertezza del futuro – resterà deluso: le considerazioni fatte da alcuni osservatori privilegiati adulti, infatti, sono poi state ripetute con argomentazioni molto 28 Melucci A., L'invenzione del presente. Movimenti sociali nelle società complesse, Il Mulino, Bologna, 1991, p. 88. 42


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simili anche dalle ragazze e dai ragazzi. C'è di più: le rappresentazioni dei giovani intorno ai quali si dividono gli adulti, sono le stesse che differenziano i ragazzi; in altre parole, la divisione tra coloro che vedono nelle nuove generazioni dei soggetti da educare e guidare verso il mondo adulto e coloro che, viceversa, pensano che il protagonismo delle ragazze e dei ragazzi debba esprimersi senza percorsi pre-costruiti, controllati e “sicuri”, si ritrova sia tra quanti osservano – i “grandi” - sia tra coloro che sono i soggetti in questione. Ne sono testimonianza le discussioni avvenute durante i gruppi di lavoro 29, dove prima gli adulti, poi le ragazze e i ragazzi si sono trovati a confrontarsi a lungo intorno allo scivoloso crinale del rapporto tra generazioni, dividendosi in maniera simmetrica tra quanti rivendicano – o reclamano, a seconda dell'età di chi parla – un ruolo forte 29 In linea di massima, durante il focus group con gli adulti la discussione si è incentrata intorno a tre linee di pensiero: coloro che guardano ai giovani come a “una generazione perduta”, senza stimoli e pretese; coloro che li ritengono creativi e innovativi, ma schiacciati dal peso degli adulti e delle loro aspettative; coloro che, infine, li guardano come a cittadini da educare, attraverso la guida attenta degli adulti. Questa divisione si è riproposta in maniera abbastanza simile negli incontri con le ragazze e i ragazzi, durante i quali queti ultimi si dividevano tra coloro che hanno una visione negativa dei propri coetanei, visti spesso come indaffarati o viziati, e quanti invece ne sottolineano le potenzialità, pur dividendosi sul ruolo che ricoprono o devono ricoprire gli adulti. 43


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degli adulti e coloro che, viceversa, vedono in questi ultimi spesso un ostacolo30. E' un dato, questo, a nostro avviso interessante, innanzitutto perché evidenzia l'assenza di una solidarietà generazionale tra i giovani che, in altri tempi, avrebbe fatto rivoltare le nuove generazioni contro il mondo dei grandi, indicandoli come i principali colpevoli delle difficoltà che incontrano nella vita. D'altra parte, mette in luce un'apparente accettazione, da parte delle ragazze e dei ragazzi, di quelli che sono i repertori discorsivi classici della lettura sul mondo giovanile proposti, in particolar modo, dai media e dagli strumenti di marketing. Non a caso, anche nello svolgimento dei temi in classe, le studentesse e gli studenti si sono divisi in maniera equilibrata tra coloro che condividevano – totalmente o in forma maggioritaria – una delle due affermazioni, mentre circa un testo

degli

autori

dei

testi

si

definiva

equidistante,

ricordando frasi dell'una o dell'altra traccia. Le due 30 In linea di massima, dunque, sembra emergere una richiesta dicotomica da parte dei giovani rispetto agli adulti: autonomia, ma anche attenzione, libertà d'azione, ma anche aiuto e sostegno. Caratteristiche, queste, che appaiono in un certo senso storicizzate, se è vero che anche nel 1996 un approfondimento condotto nel Comune di Santorso portava, su queste questioni, alle stesse conclusioni. Per un approfondimento si veda Paoletto L., I giovani e Santorso, Istituto Rezzara, Vicenza, 1994. 44


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affermazioni

proposte

fortemente

contrapposte

e

stereotipate – non sono dunque state messe in discussione, non hanno prodotto, nella maggior parte dei casi, un respingimento di quelle che sono le principali forme di interpretazione del mondo giovanile.

3.3 I giovani specchio della società D'altra

parte,

proseguendo

dell'autorappresentazione

della

nell'approfondimento propria

generazione,

è

emersa in maniera sorprendente la tematica della diversità. Le ragazze e i ragazzi, infatti, non solo hanno più volte sottolineato che quella da loro espressa non può che essere considerata che un'opinione personale, ma hanno anche ricordato e analizzato la complessità e la pluralità del mondo dei propri coetanei. Una caratteristica, questa, che si esprime negli stili di vita, nelle attività preferite, nello studio, nei rapporti interpersonali, e che è specchio delle tante dimensioni in cui si divide la società. Le ragazze e i ragazzi, dunque, non si riconoscono in un identità generazionale – i “giovani”, per l'appunto – ma, casomai,

tendono

a

identificarsi 45

intorno

ad

alcune


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caratteristiche che hanno a che fare, in primo luogo, con l'educazione familiare, i gusti culturali, le pratiche sportive, i gruppi che frequentano. Quest'ultimo, in particolare, appare come un elemento fondamentale nell'orientare le scelte, ma anche gli stessi canali di accesso alle informazioni, delle ragazze e dei ragazzi. Il gruppo dei pari che si frequenta, in altre parole, sembra contribuire in maniera decisiva a costruire l'immagine di sé delle ragazze e dei ragazzi, delineando un orizzonte di significati sui quali misurare le proposte culturali, gli eventi, le attività da svolgere, tanto che, in particolare nei gruppi di lavoro, è emersa l'importanza del “leader carismatico” 31 come soggetto decisivo nel decidere se partecipare o meno a una determinata attività; questo non significa che esista un “capobanda” al quale è delegata la responsabilità di dire cosa è giusto e cosa è sbagliato – o bello e brutto, interessante e noioso, etc – tanto che, nella maggior parte dei casi, sembra accreditarsi l'ipotesi che il leader non sia un individuo, ma il gruppo in sé: vado all'attività se ci vanno gli 31 Max Weber delinea con chiarezza il ruolo e le caratteristiche di un leader carismatico all'interno di un gruppo. Pur essendo eccessiva – e per questo virgolettata – l'espressione di leader, appare evidente dalle conversazioni con i partecipanti ai gruppi di lavoro il ruolo di trascinatore svolto da alcune ragazze o ragazzi all'interno del gruppo dei pari. 46


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altri, altrimenti non la reputo interessante. Va anche sottolineato che molti di coloro che hanno espresso il proprio punto di vista per questa indagine sociale hanno una visione estremamente cinica della propria generazione. E' sorprendente, per esempio, la quantità di studentesse e studenti

che

ha

fatto

propria,

nei

temi

in

classe,

l'affermazione secondo cui “i giovani d'oggi sono comodi e sfaccendati, […] non si impegnano per costruire propri progetti, per realizzare propri sogni”. Una visione, questa, che punta l'indice contro una presunta pigrizia che sarebbe alla base dei comportamenti di alcuni, ma che riconosce, anche, nella società della comunicazione e nella tecnologia due dei principali colpevoli di questa situazione. In questo senso, la tecnologia – e in particolare quella legata agli strumenti di comunicazione – sarebbe alla base di un atteggiamento “da viziati” che impedirebbe alle nuove generazioni di esprimere la propria creatività, preferendo “trovare tutto pronto” senza interessarsi di costruire progettualità proprie. E' su queste tematiche che emerge una seppur debole contrapposizione con il mondo adulto: “i giovani che non fanno niente – scrive una studentessa – non creano problemi”, e il loro non far niente, come si diceva 47


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poche righe sopra, è determinato anche dalla “moltitudine di apparecchi tecnologici e programmi quali computer e internet di cui siamo circondati”. Lungi dall'essere strumenti di emancipazione sociale32, dunque, i moderni apparati di comunicazione sembrano apparire, almeno a una parte delle ragazze e dei ragazzi, delle nuove gabbie sociali, strumenti di controllo e autocontrollo che, occupando una parte sempre più importante del nostro tempo, in realtà ce ne sottraggono. In generale, le nuove generazioni appaiono, ancora una volta, come lo specchio della complessità sociale, le quali, più che essere considerate un gruppo sociale a sé – quasi una riserva indiana a cui molti guardano con la speranza di trovare improbabili risposte - chiedono di essere interpretate per la propria condizione reale: quella di cittadine e cittadini. Un punto d'osservazione, quest'ultimo, non nuovo, anche nel vicentino: «i giovani – scriveva Federico Neresini nel 1983 commentando una sua indagine sociale sui giovani di un quartiere di Vicenza – non possono essere isolati con caratteristiche strutturali sufficienti a definirli come gruppo 32 La comunicazione informatica, e in particolare quella veicolata attraverso i socialnetwork, è spesso presentata come un'incredibile occasione di indipendenza e autonomia, permettendo agli utenti di essere connessi ovunque, con chiunque, in qualunque momento. 48


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“separato”, ma devono essere letti come un momento essenziale di potenzialità e sviluppo della collettività; sono quindi uno dei nodi centrali se si vuole capire come una società […] si sta muovendo e quale sarà il suo sviluppo» 33.

3.2 Il Comune, un corpo estraneo “Il Comune? E' il luogo in cui si fa la carta d'identità”; questa risposta, proposta più volte dalle ragazze e dai ragazzi a cui si chiedeva di spiegare in che modo vedono l'ente locale e cos'è secondo loro, racconta in modo sufficientemente chiaro qual è la percezione dei giovani rispetto al Municipio. Semplicemente, per la maggior parte delle ragazze e dei ragazzi incontrati durante questo lavoro di ricerca, il Municipio è uno spazio amministrativo e, in quanto tale, spesso ritenuto tanto distante quanto neutrale rispetto alla vita della comunità locale. Tuttalpiù, il Comune organizza, agli occhi dei giovani, le feste e le iniziative paesane, ovvero ricopre un ruolo di socialità comunitaria intergenerazionale legata alle festività o alle ricorrenze locali. Si tratta di una percezione particolarmente inattesa, visto 33 Neresini F., Giovani, crisi e futuro. Indagine sociologica sulla condizione giovanile in un quartiere di Vicenza, Edizioni L.R., Padova, 1983. 49


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che sette degli otto comuni interessati sono di piccole dimensioni, caratteristica che avrebbe dovuto portare a una maggiore presenza dell'ente locale nella vita quotidiana dei giovani; e che l'Altovicentino è un territorio con una fitta trama

di

relazioni

tra

enti

locali

e

cittadinanza 34

Naturalmente, esistono eccezioni significative, che sono da ricondurre a coloro che, attraverso tirocini, stage e periodi di volontariato, hanno avuto modo di attraversare in prima persona i corridoi e gli uffici dei Municipi, intuendo le potenzialità espresse da questi enti nella possibilità di sostenere azioni rivolte alle nuove generazioni; viceversa, non è l'Informagiovani – presente nel Comune di Schio – a far cambiare la percezione del Comune: le ragazze e i ragazzi, infatti, raramente collegano questo servizio al Municipio, facendo fatica a riconoscere che esso è frutto di scelte amministrative e impegni di bilancio dell'amministrazione locale. In altre parole, l'Informagiovani è riconosciuto come un

importante

strumento

a

disposizione

delle

nuove

generazioni, ma non è affatto chiaro il fatto che esso sia 34 Si veda a tal proposito Diamanti I., Integrazione fra città, in Quaderni della Fondazione Palazzo Festari, Vita da Integrati. Economia, politica, servizi: come i cittadini vivono l'integrazione dell'Alto Vicentino, Fondazione Palazzo Festari, Fara V., 2006. 50


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diretta emanazione di un ente locale. Emerge anche una distonia tra i linguaggi parlati dall'ente e quelli utilizzati dalle ragazze e dai ragazzi, segnalata non solo dalla distanza che separa questi ultimi dai comuni, ma anche dalla richiesta – fatta da molti dei giovani – di un nuovo modo di comunicare non solo del Municipi, ma anche dello stesso Informagiovani, al quale le ragazze e i ragazzi attribuiscono un limite nella capacità di utilizzare strumenti e vocaboli “giovani”35. Un dato interessante è quello che lega la famiglia di provenienza alla percezione degli enti locali: incrociando queste variabili, infatti, è emerso che coloro che hanno un familiare attivo nella vita sociale e istituzionale del proprio comune di residenza, hanno una percezione più chiara dell'ente locale, delle sue attività e competenze, delle modalità con le quali è possibile entrarvi in contatto. In questo quadro, emerge come istituzione di riferimento la parrocchia, capace non solo di proporre in molti comuni spazi di aggregazione – gli oratori e i centri giovanili –, ma anche 35 Sul tema della comunicazione giovanile si segnala il rapporto realizzato da Claudio Riva e Michela Drusian del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Padova: Osservatorio regionale permanente sulla condizione giovanile, Saper comunicare. I giovani e le nuove tecnologie, VenetoSociale, Padova, 2006. 51


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attività e forme di impegno sociale in grado di impegnare le ragazze e i ragazzi e di creare identità condivise: un esempio importante, da questo punto di vista, è il movimento scout, radicato in tutto il territorio della Rete per le Politiche Giovanili dell'Altovicentino. Anche i luoghi di ritrovo citati dalle ragazze e dai ragazzi nelle

interviste

sembrano

confermare

quanto

appena

affermato: a fianco dei pubblici esercizi e delle abitazioni private,

infatti,

vengono

citati

in

alcuni

casi

luoghi

appartenenti al patrimonio ecclesiastico, in altri gli spazi dedicati all'attività

sportiva, ma mai

sale

ed edifici

appartenenti agli enti locali. Fanno eccezione le biblioteche, luogo riconosciuto come spazio di studio e socialità, le quali, però, escono dall'orizzonte degli enti locali e, piuttosto, sono riconsociute nell'ambito della più ampia rete bibliotecaria pubblica, grazie all'opportunità di richiedere il prestito di libri che non necessariamente appartengono alla biblioteca del proprio comune di residenza.

3.3 E' bello ciò che piace (agli altri) Particolarmente importante sembra essere l'influenza e il 52


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ruolo del gruppo dei pari. Il gruppo, infatti, esprime il giudizio, indicando cosa è interessante fare e cosa, invece, è noioso; durante la stessa indagine sociale, del resto, è stato più facile coinvolgere coloro che, in qualche maniera, avevano già sentito parlare del progetto all'interno della propria rete amicale. In

altre

parole,

il

gruppo

costituisce

un

confronto

indispensabile per decidere la propria partecipazione a eventi e proposte, ma anche per plasmare la propria opinione rispetto alle iniziative e alle attività con le quali si entra in contatto. In qualche modo, il contenuto dell'attività va in secondo piano, e il successo di un'iniziativa va collegato alla capacità di chi la promuove di generare un giudizio collettivo positivo. Si partecipa a tutto ciò che permette di incrociare la propria rete amicale, anche nei casi in cui l'attività non appare particolarmente attraente, mentre proposte particolarmente interessanti possono essere lasciate cascare di fronte al giudizio negativo del gruppo di riferimento. Si tratta, evidentemente, non soltanto di una strategia di scelta e valutazione – nella quale il metro intorno al quale misurare il valore di una proposta è dato dal consenso sociale 53


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del gruppo dei pari – ma anche di una particolare attenzione al giudizio degli amici: in altre parole, la partecipazione a determinate iniziative, attività o progetti, contribuisce anche a costruire l'identità sociale delle ragazze e dei ragazzi e, in questo senso, vi è una particolare cautela nell'esporsi al giudizio altrui. Si preferisce, generalmente, partecipare a ciò che non implica un giudizio o un impegno chiaro sul quale misurarsi e farsi misurare, o comunque essere protagonisti laddove molti coetanei faranno altrettanto. Questa tendenza apre necessariamente la riflessione sugli opinion leader che, però, non emergono chiaramente né dalle interviste né dagli altri strumenti utilizzati in questo approfondimento; sembra, viceversa, che questo ruolo sia volatile e, spesso, legato alle capacità e alle abilità di ognuno: laddove l'iniziativa è sportiva, vale l'opinione di chi pratica sport; laddove è cinematografica, l'opinione di chi frequenta abitualmente il cinema, e così via. Ancor di più, il ruolo di opinion leader appare collettivo: in qualche maniera il punto di vista che influenza le scelte individuali, invece che

essere

il

frutto

di

una

leadership

carismatica,

sembrerebbe il risultato di un complesso sistema di relazioni sociali nel quale i giudizi si formano a partire dal confronto 54


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quotidiano che avviene soprattutto all'interno degli istituti scolastici.

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4. VOCE ALLE IMMAGINI L'indagine sociale ha avuto, tra i suoi strumenti, quello delle immagini; durante i gruppi di lavoro, infatti, è stato proposto alle ragazze e ai ragazzi di proporre delle foto o dei disegni capaci di rappresentare la propria generazione e di proporre delle attività nelle quali sarebbero stati disposti a mettersi in gioco in prima persona, indicando anche con quali soggetti avrebbero voluto collaborare. Ci sembra interessante riproporre alcune delle immagini commentate dai giovani partecipanti, tralasciando qualunque commento o didascalia: se il meccanismo dei gruppi di lavoro è stato quello di lasciare ai partecipanti la possibilità di interpretare le immagini, infatti, esso deve essere riproposto anche a chi sfoglierà queste pagine. Perché possa, con i propri punti di vista, contribuire ad approfondire le tematiche affrontate nei paragrafi precedenti. Non vi saranno, invece, conclusioni; non solo perché, come scrive Marianella Sclavi, le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca36, ma anche perché queste non ci 36 Sclavi M., Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Mondadori, Milano, 2003. 57


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sembrano nelle corde delle possibilità: questo lavoro, infatti, può offrire alcuni spunti, non solo parziali, ma anche da verificare, giorno dopo giorno, nella quotidianità dei rapporti con le nuove generazioni; le quali, come hanno sottolineato le stesse ragazze e gli stessi ragazzi, non sono riepilogabili in un dato oggettivo, chiaro e universale. Piuttosto, esse sono la rappresentazione della fluidità, della pluralità e della diversità; ed è a partire da queste caratteristiche bisogna pensare il nostro approccio verso di loro.

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che


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5. BIBLIOGRAFIA In questa bibliografia abbiamo elencato non solo i testi citati nella presente indagine sociale, ma anche quelli utilizzati dalle stagiste e dagli stagisti per approfondire la tematiche e svolgere il proprio importante ruolo all'interno di questo progetto. I testi proposti, dunque, pur rappresentando una parzialità della letteratura esistente sono un'opportunità di approfondimento per coloro che vogliono conoscere più da vicino la letteratura esistente sul tema delle nuove generazioni.

Bagnasco A., Tracce di comunità, Il Mulino, Bologna, 1999 Baldoni A., Baruzzi V., Imparare la democrazia. I Consigi dei ragazzi nella provincia di Bologna e l'esperienza di Casalecchio di Reno, Carocci, Roma, 2008 Bauman Z., La società dell'incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999 Belotti V. (a cura di), Giovani a Vicenza. Traiettorie e corsi di vita fra i giovani, Fondazione G. Corazzin Editrice, Vicenza, 1990 Bruni A., Lo studio etnografico delle organizzazioni, Carocci, Roma,

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2003 Bettin G. (a cura di) (1990), Il domani e l’attimo. Un’indagine tra i giovani in un’area del Veneto, Fondazione Corazzin, Venezia Calabrò A.R. (a cura di), Il tempo dei giovani, IARD, Il Mulino, Bologna, 1985 Camonico M., Favaro A. (2001), Famiglia Scuola Lavoro. Indagine esplorativa fra i giovani di Chioggia, Libreria editrice, Venezia Cavalli A., De Lillo A., Giovani anni 90, Il Mulino, Bologna, 1994 Cavalli A., Galland O. (a cura di), Senza fretta di crescere, Liguori Editore, 1996 Crespi F., La rappresentazione dei giovani in Italia, Carocci, Roma, 2002 Dal Lago A., Oltre il metodo. Interpretazione e scienze sociali, Unicopli, Milano, 1989 Diamanti I. (a cura di), La generazione invisibile. Inchiesta sui giovani del nostro tempo, Il Sole 24Ore, Milano, 1999 Fabboni F., Montanari F., Politiche giovanili, enti locali e sistemi informativi, La nuova Italia, 1987 Fondazione Palazzo Festari, L'integrazione dell'Alto Vicentino. 64


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Prospettive di sinergie tra Schio, Thiene, Valdagno, Fondazione Palazzo Festari, Valdagno, 2005 Fondazione Palazzo Festari, La governance locale dell'Alto Vicentino. Tra salvaguardia dell'identitĂ locale, reti e integrazione territoriale, Fondazione Palazzo Festari, Valdagno, 2007 Fondazione Festari, Vita da integrati. Economia, politica, servizi: come i cittadini vivono l'integrazione dell'Alto Vicentino, Fondazione Palazzo Festari, Valdagno, 2006 Giordan G. (a cura di), Giovani allo specchio, Franco Angeli, Milano, 2008 Goffman E., La vita quotidiana come rappresentazione, Il Mulino, Bologna, 1969 Melucci A., L'invenzione del presente. Movimenti sociali nelle societĂ contemporanee, Il Mulino, Bologna, 1982 Melucci A., Verso una sociologia riflessiva, Il Mulino, Bologna, 1998 Neresini F., Giovani, crisi e futuro. Indagine sociologica sulla condizione giovanile in un quartiere di Vicenza, Edizioni L.R., Padova, 1983 Paoletto L., I giovani e Santorso. Prima indagine sul rapporto dei 65


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giovani di Santorso con il proprio paese. Esigenze, problemi, risorse, Istituto Rezzara, Vicenza, 1997 Paoletto L. I giovani e Torrebelvicino, Menin, Schio, 1998 Pattarin E., Tratti di Gioventù: le politiche sociali giovanili, Carocci, Roma 2002 Provincia di Vicenza, Il welfare delle opportunità per uno sviluppo sostenibile delle nuove generazioni, Provincia di Vicenza – Assessorato alle Politiche Giovanili, Vicenza, 2009 Regione Veneto, La partecipazione degli adolescenti. Percorsi di ricerca con gli adulti, Regione del Veneto – Ufficio del Pubblico Tutore dei minori, Venezia, 2005 Sclavi M., Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Mondadori, Milano, 2003 Tommasi L., Il rischio di essere giovani, Franco Angeli, Milano, 2000 Veneto Sociale, Primo rapporto sulla condizione giovanile nel Veneto, Regione Veneto – Osservatorio regionale permanente sulla condizione giovanile, Feltre (BL), 2002 Veneto Sociale, La partecipazione dei giovani alla vita sociale. Analisi di buone prassi, Regione Veneto – Osservatorio regionale 66


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permanente sulla condizione giovanile, Feltre (BL), 2007 Veneto Sociale, Saper comunicare. I giovani e le nuove tecnologie, Regione Veneto – Osservatorio regionale permanente sulla condizione giovanile, Feltre (BL),2006 Vitale A., Sociologia della comunità , Carocci, Roma, 2007

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