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nº. 3 del 2015 - Anno 28

Direct Marketing Marketing Comunicazione d’impresa

direttore Ugo Canonici

DM & Comunicazione Organo d’informazione del Club C3

&

Marketing

La salute del turismo Marketing

e-commerce: cosa non fare

Creatività e Innovazione La stanza che ti salva

Comunicazione

Il futuro è già presente



Divisione Servizi di Cleis s.r.l. Via L. Spallanzani 10 - 20129 Milano Tel. +39 02 7422.2238 Fax +39 02 7422.2243 aldo.provasi@cleis.it - www.cleis.it/fg

La risposta alla crescente domanda di sicurezza in una società che si trasforma. L’innovazione tecnologica per gestire la vostra sicurezza, nei suoi vari aspetti, lasciandovi il diritto alla vostra serenità .



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Le uscite di dm&c

Sommario

• n.1 marzo • n.2 giugno • n.3 settembre • n.4 dicembre

Anno 28 - no 3 del 2015

EDITORIALE

Lo sbarazzo di Ugo Canonici

COMUNICAZIONE 8 Il futuro è già presente di Elena Muoio 14 Le chiavi di un successo di Ugo Perugini

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CREATIVITÀ & INNOVAZIONE 12 La stanza che ti salva di Sarah Canonici

MARKETING 10 La salute del turismo di Pier Giorgio Cozzi 18 E-commerce: cosa non fare di Alberto Gaglio 20 Un nuovo strumento di Barbara Coralli

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COMUNICAZIONE CON I CANi 26

Un amico pulito di Davide Canonici

RUBRICHE 22 Fatti & Persone 24 Informalibri 27 Club dell’Osso

PENSIERO LIBERO 30 Immagine e oltre di Alessandro Lucchini

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I temi trattati Direct Marketing una strategia di marketing che utilizza la comunicazione, con strumenti interattivi, verso un pubblico mirato per ottenere risposte misurabili

Marketing tutte le attività che vengono svolte per giungere alla vendita dei prodotti/servizi offerti (dalla ricerca, alle indagini di mercato, alla post vendita)

Comunicazione d’Impresa utilizza in modo integrato gli strumenti della comunicazione per far conoscere al mercato l’offerta e determinarne il posizionamento

I partner di questo numero: pag. 3

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Editoriale

Lo sbarazzo Ugo Canonici ugo_canonici@cleis.it

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“Ormai ne siamo quasi fuori”. “Stiamo invertendo l’andamento”. “E’ ancora tutto come prima”. E così abbiamo coperto praticamente tutto l’arco delle possibilità. Come vanno le cose da noi, in questa ripresa del lavoro autunnale, è percepito nella vasta gamma citata. Ogni testa un pensiero diverso. Per provare ad avere una testimonianza che io ritengo valida, quella di un imprenditore che opera con una vasta clientela, ho chiesto al titolare di un bar/ristorante di una famosa località di villeggiatura in riva al mare, questa estate (particolarmente brillante), la sua opinione. “Allora come va?” “C’è più gente, che però è sempre più controllata nello spendere. Ma almeno si vedono delle facce più sorridenti. Non sono più ‘ingrugnati’ come l’anno scorso.” E questa è una considerazione che mi sento di condividere. Si vede che ci siamo stancati di stare col ‘muso lungo’ e, anche se i segnali della realtà non sono entusiasmanti, vogliamo provare ad essere più positivi. E allora adesso eccoci qui, col sorriso, a chiederci cosa dobbiamo fare. Riconfermiamo quello di cui eravamo già convinti pochi mesi fa: bisogna essere creativi e innovativi. Ma adesso vorrei aggiungere un consiglio in più, facendomi suggestionare da una attività che tutti gli anni si effettua, nella già citata località marinara: lo “sbarazzo”. Di cosa si tratta? Verso la fine della stagione estiva, prima che i villeggianti siano tutti ripartiti, i commercianti si mettono d’accordo ed effettuano lo sbarazzo. Che in dialetto significa “far fuori” tutto quello che magari giace da un po’ di tempo in negozio, per poter ricominciare poi con la normale attività. E’ forse un modo un po’ “casereccio” di chiamare i saldi, le vendite di fine stagione, le offerte promozionali. Ma è anche qualche cosa di più: avere il coraggio di fare pulizia, liberarsi di quanto riteniamo possa darci poi maggiore facilità di movimento. E nel nostro campo, del marketing e della comunicazione, cosa possiamo fare? Probabilmente la stessa cosa. Dovremmo avere il coraggio di eliminare quello che avevamo nella nostra faretra prima, e cercare di utilizzare nuove frecce.


Non deve essere una “rottamazione” selvaggia ( in genere in queste situazioni si rischia di buttar via il bambino con l’acqua sporca) ma uno “sbarazzo” ragionato. Forse bisogna solo cambiare, o rivedere, dei ruoli, ripulire i date base, spiegare ancora una volta che la comunicazione non è solo la pubblicità, che i nuovi strumenti digitali non sono la bacchetta magica e che, soprattutto, devono essere usati per quello che possono dare e da chi sa come utilizzarli al meglio. E imparare a fare un giusto mix di vecchio e di nuovo. Alcune delle cose che si facevano prima evidentemente mostrano il segno del tempo ad un mercato che, anche lui, è cambiato alla velocità della luce. E allora bisogna avere il coraggio di “sbarazzarsene”, per poi, magari, ripresentarle col vestito nuovo. Ad esempio le fiere. Sono state uno strumento di comunicazione molto importante quando le condizioni al contorno erano diverse. Ma forse adesso vanno ristudiate nelle modalità, nei contenuti e nei linguaggi. Una importante fiera del turismo congressuale e del MICE, la BTC, quest’anno non si effettuerà. E pensare che gli esperti stanno gridando che tutto quanto ruota attorno ai meeting e ai congressi, è in netta ripresa. Certo, ma riproporre uno strumento che per tanti anni ha funzionato (con i vecchi linguaggi), oggi potrebbe non raggiungere gli obiettivi. E allora è meglio prendersi un anno sabbatico per poter ristudiare la cosa e rimetterla al passo con i tempi. Un altro esempio: dato per acquisito che il rapporto tra chi vende e chi compra è ruotato di 90 gradi, cioè da verticale è diventato orizzontale (per dirla meglio: una volta chi vendeva veniva considerato più preparato di colui che comprava e quindi ascoltato, oggi il rapporto è di totale parità e quindi chi compra deve essere informato correttamente e poi convinto), oggi, si diceva, in un rapporto di parità, acquista notevole peso il “servizio” . Credo che ai quattro protagonisti del marketing-mix (prodotto, prezzo, distribuzione, comunicazione) oggi si deve aggiunge e dare identica dignità a come si tratta l’interlocutore. E qui mi accaloro a sostenere quanto detto. Un buon servizio non costa niente e produce apprezzabili risultati. Si tratta solo di cambiare atteggiamento, “sbarazzarsi” di comportamenti che prima venivano subìti e adesso non sono più tollerati. Trovo ad esempio incredibile come grandi provider telefonici investono miliardate in pubblicità, poi quando hai bisogno del loro intervento, ti fanno morire. E’ SBAGLIATO. E scusate se alzo la voce! Allocate meglio i vostri budget: alla comunicazione ma anche alla formazione, al servizio. Una bella area nella quale cominciare a esercitarsi è quella del turismo. Tutti sostengono (finalmente) che il turismo merita una “grande attenzione”. Certo si devono mettere a posto le infrastrutture, migliorare i collegamenti, fare una corretta comunicazione. Ma perché non si prevede di cominciare dal servizio? Un sorriso, la disponibilità, il rispetto, costano poco ma rendono tanto. Programmiamo tutti un bello “sbarazzo” di quello che deve essere cambiato. E poi “pari avanti tutta!” ( per utilizzare il gergo dei marinai…).

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Comunicazione Elena Muoio

La tecnologia risponde alle esigenze e ai bisogni della società, ed è l’elemento portante della globalizzazione. Un grande settore in continua evoluzione 1, 2, 3...VIA

Il futuro è già presente Oggi lo sviluppo economico e la globalizzazione camminano di pari passo con la tecnologia. Questa meravigliosa e incantevole scienza che, come da definizione, studia i processi produttivi, i metodi e i mezzi impiegati, dà una risposta a tutte le nostre domande creando veri e propri gioielli di ingegno e fa parte della nostra vita quotidiana. Questa eccezionale materia rende le cose più veloci, più accessibili, ne facilita lo svolgere ed è il motore che determina il livello dello sviluppo economico. La realizzazione di beni di consumo richiede un’avanzata tecnologia; basta guardarsi attorno per notare i cambiamenti non di anno in anno ma di mese in mese e ci accorgiamo come questa corra velocemente. Guardati attorno

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La tecnologia ha investito il mondo della comunicazione. Tutti abbiamo un device in mano, in tasca o in borsa e siamo completamente presi dal fare qualcosa con il nostro dispositivo.

In giro per le città vediamo chi parla al cellulare, chi legge un bel libro con l’eBook, chi ascolta musica con il proprio lettore musicale MP3, chi fa ricerche sul tablet, chi parla e vede tramite specifiche applicazioni di videochiamata, una delle più conosciute è Skype, un’altra persona, chi cerca di immortalare con macchine digitali o smartphone di ultima generazione con fotocamere ottime, un momento, un cibo, una bevanda. Insomma catturare e raccontare in tempo reale un pezzo della quotidianità e perché no postarlo sui vari social. C’è questa continua ricerca e voglia di stare al passo con i nuovi device poiché rispondono sempre di più alle nostre esigenze e la maggior parte delle volte stupiscono il consumatore stimolando l’interesse verso quel prodotto così delicato quanto potente. Le news per l’anno 2016 nel mondo dei device e di ciò che ruota attorno, non mancano di certo. Sempre pronti a stupirci con idee da sembrare impossibili da realizzare invece stanno per fare capolino con il nuovo anno.


Siamo pronti Tra le varie novità una colpisce, e colpisce perché ci siamo tanto affezionati, la sostituzione del famoso formato audio “mp3” che tutti conosciamo, con il nuovo Mpeg-H. Come già accennato la tecnologia corre velocemente e un esempio di evoluzione frenetica sono i lettori musicali Mp3. Così tanto di moda, ci permettono di ascoltare la musica ovunque siamo. Basta pensare ai primi passi compiuti dalla nota “Mela” la Apple, fuori dal panorama dei pc in questo nuovo mondo dei lettori musicali. Una volta partiti nel 2000 è iniziata una corsa che ha raggiunto solo traguardi di successo e in 10 anni ha prodotto dispositivi di altissima qualità. Da quelli con i tasti a quelli touch, dai primi con capacità di memoria da 5 GB a quelli con memoria da 160 GB, da quelli più grandi e spessi a quelli più sottili e piccoli, l’autonomia prolungata fino a 12 ore di musica consecutiva, display più grandi e a colori, la funzionalità video e fotocamera, la connessione a internet via Wi-Fi, le memorie più piccole ed economiche. Insomma una evoluzione che ha soddisfatto in pieno i consumatori, le loro esigenze e i loro gusti. La scelta del perché di questa sostituzione è semplice: oggi con la tecnologia che compie passi da gigante il formato “mp3” presenta dei limiti che influiscono sulla qualità finale del file. Mpeg-H sarà un formato audiovisivo in 3D in grado di contenere tracce audio e video in Ultra Alta Definizione. Come in un film Chi di noi non ha mai visto il famoso film Matrix del 1999 o il più recente Minority Report del 2002 diretto dal grande Spielberg, capolavori ambientati in un mondo virtuale. Con la tecnologia che abbiamo, questo mondo è realtà, anzi, ci sembra

di vivere in questi film, che hanno predetto tecnologie futuristiche così imponenti. Anche Nokia la famosissima casa finlandese, ci riprova, dopo il crollo, avvenuto pochi anni fa e salvata da Microsoft, nel 2016 si butterà a capofitto nella produzione di nuovi smartphone da concedere in licenza e compirà un primo passo nel mondo della realtà virtuale. Questo mercato in continua espansione dove si stanno affacciando i grandi colossi, sarà per Nokia una sfida che ha deciso di affrontare presentando un nuovo prodotto, un visore VR tipo Oculus per l’acquisizione di video e audio a 360 gradi. La realtà virtuale è un argomento che interessa proprio tutti. Qantas la compagnia aerea di bandiera dell’Australia con sede a Sydney, ha fatto della realtà virtuale una compagna per i passeggeri in volo. Insieme a Samsung hanno fornito i passeggeri di visori Gear VR, per intrattenere e non far pesare le ore di volo. Questi visori offrono ai passeggeri la possibilità di guardare un film, visitare la località di destinazione del volo o scegliere tra diversi tipi di video. Parola d’ordine: Rivoluzione Microsoft non sta di certo a guardare i successi delle altre case e nel 2016 sarà pronto Hololens, un nome che non svela nulla su cos’è e cosa permetterà di fare. Hololens è un semplicissimo paio di occhiali per la realtà virtuale che permetterà di riprodurre le immagini del nostro pc ovunque siamo, a casa, per strada, sui mezzi di trasporto. Tutto muovendo nello spazio il nostro dito, con la possibilità anche di telefonare e far vedere ciò che noi vediamo a chi sta dall’altra parte del telefono. Ma nessuno si ferma. Questa tecnologia da sempre così surreale ci fa vivere non da spettatori ma da protagonisti.

Tutti in pista Samsung, che non dà il tempo di abituarci all’ultimo device, già è pronto con il Phablet Samsung Galaxy Note 5, il nuovo gioiello della casa. Il Phablet di quinta generazione con un display da 5.7 pollici e una fotocamera da 16 Megapixel con caratteristiche tecniche uniche sarà il nuovo modello destinato al mondo degli affari, tutto ciò di cui si ha bisogno per lavorare in un unico dispositivo. Se ricordare le password è per noi un problema, la nota casa giapponese Fujitsu ha integrato nei propri smartphone il riconoscimento dell’iride, quindi ci basterà guardare il nostro smartphone per essere riconosciuti dal nostro dispositivo. Il nuovo anno porterà una rivoluzione anche per i display. Gli smartphone con un design fuori dal comune fino ad oggi sono i Samsung S6 Edge con una curvatura ai bordi che offre diverse opzioni e il G Flex 2 della casa LG con schermo completamente curvo. Secondo diverse fonti Samsung nel 2016 sarà pronto anche a dare il via al lancio dei nuovi display pieghevoli per smartphone. Si vocifera che starebbe lavorando anche per realizzare display arrotolabili ma per questi dovremmo attendere un altro po’, come dovremmo attendere per i display trasparenti di LG che per ora ha realizzato un primo prototipo.

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Marketing Pier Giorgio Cozzi

Per un settore che tutti dicono possa essere la maggior fonte di reddito per il Paese, la comunicazione ed il marketing sono ancora sottoutilizzati

Una alternanza di giudizi positivi e negativi

La salute del turismo @pgcozzi

- Nei primi giorni d’agosto, un magazine turistico italiano on line se n’è uscito con un titolo intrigante: «Il turismo scoppia di salute. Bene!». Ma è poi vero? Come sempre, dipende. Dipende da: di quale turismo stiamo parlando: leisure, affari, incentive, congressuale, incoming, outgoing? E poi: del bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto? delle statistiche? a metà della stagione? delle previsioni per il prossimo Giubileo? Personalmente mi illudo che la botte turistica sia piena e la moglie… se non proprio ubriaca, per lo meno alticcia. Dubbi o certezze?

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Ho tuttavia qualche dubbio e nessuna certezza. Abituato per formazione e professione a guardare ai fatti, non posso disconoscere che accanto ad alcuni fatti certamente positivi della stagione turistica estiva 2015, se ne allineino altri di segno opposto, che definirei strutturali. Fatti che mi inducono a concludere

che il marketing e la comunicazione per il turismo sono da noi, Italia, ancora largamente sottoutilizzati. In tutta franchezza, possiamo giudicare alcuni fatti, che mostrerò, alla stregua di strumenti o risultati di una strategia di marketing? Vediamoli. Ammirazione tra i media specializzati per il fatto che quest’anno meno italiani hanno scelto le vacanze all’estero, privilegiando il mare nostro, peraltro per periodi più brevi che in passato. Segnali positivi? Sicuri che sia un fatto economicamente positivo? A caso: boom degli agriturismi, che rispondono all’incremento di domanda attrezzandosi con piscine e spa, allineando le tariffe a quelle alberghiere cui fanno concorrenza pur godendo di norme fiscali e sulla sicurezza molto meno rigorose; albergatori che si avvantaggiano del contributo statale ospitando i migranti sostituendo la “rendita” all’agire sul mercato, e “a culo tutto il resto” (© Francesco Guccini).... Davvero segnali positivi?


Ancora: come giudicare la ricettività utilizzata come ammortizzatore sociale grazie alla tassa di soggiorno, il reddito aggiuntivo al contadino, il proliferare del b&b cittadino autorizzato ma soggetto a scarsi controlli di qualità e sicurezza; il “nero” nei pagamenti, che imperversa; i Pos (di legge) dei gestori di strutture ricettive,che si guastano tutti insieme a cavallo dei mesi di luglio e agosto… ? Segnali di buona salute del turismo anche questi?

to (www.repubblica.it/economia/ affari-e-finanza/2015/07/06/ news/ expo_lallarme_di_uvet_pochi_arrivi_dallestero-118519236/)? Sarà anche per questo che il numero di visitatori dall’estero è oggi abbondantemente inferiore alle aspettative? Un ciclo di vita in declino?

Parliamo di promozione turistica?

Ancora: alcune fiere turistiche specializzate importanti del nostro settore attraversano un periodo difficile oppure chiudono i battenti; Bit, per esempio, è da anni in regresso; BTC, l’importante borsa annuale del turi-

Non per tediarvi, ma vogliamo parlare di promozione turistica? Di Enit “chi l’ha visto”? Delle spiagge venete che ospitano pubblicità delle spiagge di Slovenia e Croazia? E che dire della proposta dell’assessore ai Trasporti di Roma Capitale di tassare con 1000 euro/die (oppure 10/12mila euro all’anno, in abbonamento) i bus turistici che confluiranno a Roma per il Giubileo, grande evento internazionale? Siamo certi che si tratti di un incentivo a visitarla? A proposito di eventi. Che opinione ci facciamo dell’evento per definizione, Expo Milano 2015, che secondo il Sole 24Ore al primo settembre ’15 – a due mesi dalla chiusura – avrebbe venduto 13,7 milioni di biglietti (sarebbe poi interessante conoscere i numeri disaggregati: quanti a tariffa piena e quanti a ridotta a 5 euro, per esempio) quando, se la memoria non m’inganna, dalla società che gestisce Expo venne l’indicazione che il punto di pareggio si sarebbe raggiunto alla soglia dei 22,5 milioni di visitatori ‘paganti’? Come dimenticare la lamentazione di Luca Patanè, presidente di Uvet American Express, alla notizia della cassazione di 50 milioni di euro dal budget di comunicazione dell’even-

smo congressuale - la notizia è del primo agosto - non si farà più. Possiamo pensare davvero che il disappunto del presidente di Fedecongressi&eventi sulla circostanza sortirà effetti positivi? Questa fase di declino del ciclo di vita del prodotto fieristico turistico non è forse un segnale importante di congiuntura negativa del comparto o, quanto meno, di una sua branca, peraltro tra le più redditizie anche per l’indotto? Con la salute del turismo mi fermerei qui. Come recita il poeta: «Altro dirti non vo’; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave ... ».

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Creatività & Innovazione Sarah Canonici

In molti Paesi esteri la costruzione di panic- rooms nelle abitazioni di pregio è una costante e garantisce anche una maggiore valorizzazione dell’immobile

Tutti siamo preoccupati per la sicurezza nostra e dei nostri cari

La stanza che ti salva

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- Mai come in questo periodo tutti noi abbiamo una preoccupazione in più: la sicurezza. Le Autorità preposte a tutelare questo importante aspetto della nostra vita, si sgolano a fornirci dei numeri che tendono a dimostrare che, grazie alle attività messe in atto, il numero delle azioni criminose sta decrescendo anno su anno. Eppure noi “percepiamo” che ci sentiamo meno sicuri. E questo certamente non ci fa star bene. Per cercare di migliorare la situazione molti di noi ricorrono a soluzioni che ritengo efficaci ma che, spesso, efficaci non si dimostrano. D’altra parte non tutti siamo esperti di tutto e questa materia non è ancora entrata nella cultura generale. Si va molto per sentito dire, per il parere degli amici, per quello che si legge sui giornali. Va bene essere innovativi, ma, come sempre, bisogna operare nella giusta direzione. Pensando quindi alla sicurezza, ci siamo fatti dire qualche cosa di più preciso da Massimo Carnevali, che

ha alle sue spalle un lungo curriculum di responsabile della sicurezza di grandi aziende e oggi è partner di Feel Good Security, una società che si preoccupa non solo di fornire gli strumenti per tutelare la sicurezza ma anche di far sì che il tutto avvenga nella tranquillità e nella serenità dell’utente. Tutti oggi parlano di sicurezza … In effetti la sicurezza personale è uno dei beni preziosi sempre più messi in discussione in questa fase di grandi problematiche socio-economiche. Il nostro territorio e i nostri beni sono aggrediti da persone senza scrupoli che non esitano a intraprendere efferate azioni anche per pochi spiccioli. E allora come possiamo difenderci? Non abbiamo un’ adeguata cultura della sicurezza e quindi improvvisiamo sistemi di difesa delle nostre proprietà che, nella maggior parte dei casi, si dimostrano inefficaci al contrasto delle azioni criminose.


Gli immobili vengono dotati di sistemi di allarme e di telecamere a circuito chiuso e di inferriate e quant’altro senza un progetto di sicurezza integrata che valuti i reali benefici di tutto ciò. I sistemi di allarme spesso non sono dotati di telecamere e quindi nessuno sa cosa effettivamente stia succedendo a fronte di un allarme, fino a quando non si reca sul posto; le telecamere nella stragrande maggioranza dei casi servono a vedere a posteriori il filmatino dell’accaduto; le inferriate addirittura a volte impediscono le vie di fuga a soggetti bloccati in casa dai malviventi. Tutto ciò quando invece la tecnologia permetterebbe di raggiungere risultati ben più apprezzabili se correttamente gestita, integrando i vari sistemi installati e rendendo certo un evento criminoso, permettendo alle forze dell’ordine di intervenire a fronte di una reale situazione di pericolo.

Il sequestro nella propria casa penso sia uno dei momenti più terribili che una persona possa vivere.

Naturalmente questo non si riferisce solo al singolo cittadino.

Intende dire che ci dovremmo chiudere in un bunker?

Anche il territorio comunale sarebbe più protetto se le telecamere pubbliche e private, ciascuna per la competenza di merito, fossero inserite in una piattaforma gestionale in dotazione alla centrale della polizia locale. Il problema sta nel fatto che ogni impianto di sicurezza viene istallato senza un progetto complessivo di tutela del territorio e del patrimonio, quindi tutti vanno per conto loro, cioè da nessuna parte.

A me per primo non piace dover ragionare in questi termini, però se ci consideriamo dei soggetti possibili di attenzioni criminali è doveroso organizzarsi per proteggere nel modo più innovativo possibile, noi e i nostri cari.In molti paesi esteri la costruzione di panic- rooms nelle abitazioni di pregio è di fatto una costante, e fornisce all’immobile un maggior valore e quindi garantisce una più attenta considerazione da parte dell’acquirente.

Quando sei prigioniero in casa tua, all’esterno nulla traspare e nessun impianto tradizionale è in grado di segnalare tale tragico momento. Un aiuto può arrivare dall’installazione di una stanza, adeguatamente costruita, che funge da rifugio immediato per coloro che riuscissero a sottrarsi al sequestro in casa e dalla quale potrebbero immediatamente comunicare con l’esterno tramite vari strumenti: telefono, allarme sonoro, altoparlante installato all’esterno dell’abitazione. Tutte le barriere meccaniche: porte blindate, inferriate ecc, che impediscono l’accesso dall’esterno, di fatto impediscono anche una possibile via di fuga, per questo diventa importa ragionare su un luogo all’interno che sia inespugnabile ma collegato immediatamente con il mondo esterno.

Si ringrazia per l’intervista Feel Good Security www.cleis.it/fg

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Comunicazione Ugo Perugini

Intervista a Gualtiero Marchesi, uno dei più apprezzati e ascoltati ambasciatori dello stile italiano nel mondo. Un esempio di eccellenza

Curiosità e umiltà

Le chiavi di un successo

Gualtiero Marchesi suo ristorante.

nel

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- Ha saputo valorizzare il suo lavoro, portandolo a livelli di professionalità altissima. Ora svela il segreto del suo successo internazionale e non lesina le sue critiche, anche aspre, al mondo della cucina, denunciandone, tra l’altro, l’esagerata propensione alla spettacolarizzazione. Gualtiero Marchesi non rappresenta solo un’eccellenza gastronomica ma un esempio inarrivabile di arte, gusto, qualità della vita. Ormai, il suo è diventato un brand indiscusso e riconosciuto a livello internazionale. E lui uno dei più apprezzati e ascoltati ambasciatori dello stile italiano nel mondo. Sono passati quasi quarant’anni da quando Marchesi aprì a Milano in via Bonvesin della Riva il suo primo ristorante. Ma ne bastarono pochissimi, da quel momento, per dimostrare le sue eccelse qualità in cucina. Successo di pubblico e di critica arrivarono in fretta, insieme alla consacrazione degli esperti mondiali, culminata nel 1986 con l’assegnazione delle tre stelle della Guida Michelin. Da allora Gualtiero Marchesi ha rac-

colto una serie infinita di riconoscimenti, premi, attestazioni, uno più prestigioso dell’altro, sia nel nostro Paese che all’estero. Imprenditore di successo Per Gualtiero Marchesi non si è mai trattato soltanto di curare con attenzione la qualità del cibo da offrire ai suoi clienti. Ha capito, fin dall’inizio della sua prestigiosa carriera, il senso profondo della convivialità, di cui il pranzo è un aspetto fondante ma che non può prescindere dall’importanza dello stare insieme, quindi del piacere di condividere esperienze artistiche, musicali, ludiche, culturali nel senso più ampio del termine. Dopo il primo locale aperto in via Bonvesin della Riva a Milano, nel 1993 Marchesi si sposta a Erbusco nella Franciacorta, infine nel 2008 inaugura il Ristorante “Teatro alla Scala il Marchesino”, accanto al famoso teatro lirico milanese. Nei suoi locali il design domina incontrastato su ogni particolare, dall’arredamento alle posate, né può


mancare la musica che sottolinea con garbo le scelte culinarie dettate da una ricca carta menu e una sontuosa scelta di vini, in un’atmosfera impreziosita da altre forme di espressione artistica. Anche se, per paradosso, è proprio nella semplicità, nell’essenzialità dei suoi piatti che va ricercata la sua firma stilistica più originale. Grande formatore Gualtiero Marchesi da tempo è diventato un riferimento per le giovani generazioni e per il patrimonio di gusto e cultura che ha saputo costruire nel tempo. “L’esempio è il miglior insegnamento” è il suo motto. Ed è anche il motivo per cui ha voluto creare nella Reggia di Colorno - una splendida location in provincia di Parma - ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina, che rappresenta un vero e proprio network, dove crescono nuovi talenti. E’ una scuola impegnativa, decisamente selettiva e molto rigorosa, ma, contrariamente a certi pregiudizi, la cucina, quella seria, non si improvvisa. Occorrono impegno, sacrificio, umiltà. ALMA è diventata ben presto una garanzia di professionalità che vanta partnership con i più importanti centri di formazione del mondo e offre a chi vi studia quella visione globale che non deve mai mancare a uno cuoco di alto livello. La filosofia La sua cucina si pone un obiettivo ambizioso “rendere l’atto del nutrirsi un atto culturale”. Lui, a questo proposito parla di “cucina totale”. Una definizione, estrapolata dal “Codice Marchesi”, la summa del suo pensiero, che esprime perfettamente la sua filosofia, perché la cucina viene vista come forma d’arte completa in grado di nutrire il corpo, appagando tutti i sensi e stimolando l’intelli-

genza nel rispetto dell’equilibrio tra tradizione e innovazione. Marchesi ha creato la Fondazione che porta il suo nome nel marzo del 2010 proprio a questo scopo. La sede si trova in via Bonvesin della Riva, sito simbolico, dove il Maestro aprì il suo primo ristorante. L’obiettivo principale è rivolgersi ai giovani per coltivarne il piacere e il gusto per il “buono e il bello”, attraverso tutte le arti, come la musica, la pittura, la scultura e i laboratori teatrali e culinari.

Marchesi, immagine simbolica di una cucina che ha radici culturali forti.

L’intervista E ora rivolgiamo qualche domanda al Maestro, partendo dal tema della comunicazione e della formazione dei giovani. Lei da giovane ha collaborato con alcuni tra i più prestigiosi ristoranti francesi (Ledoyen a Parigi, Le Chapeau Rouge a Digione, il Troisgros a Roanne). Quanto hanno influito sulla sua formazione? Moltissimo, soprattutto i mesi passati con Troisgros. Quando mi sentii pronto lo informai che me ne andavo, perché avevo capito tutto. E cosa hai capito? – mi chiese. Gli risposi: vedrai. Avevo capito che mi interessava la semplicità. Sappiamo, per sua ammissione, che lei all’inizio della sua carriera aveva delle difficoltà di comunicazione, soprattutto per la sua timidezza. Come è riuscito a superarle? È vero. Forse la mia timidezza nasceva dal bisogno di raccogliere più informazioni possibili. Dovevo capire meglio. Il bisogno di sapere dipendeva, d’altra parte, dalla curiosità e dalla umiltà. Alla fine, la timidezza è servita a qualcosa. Quali dovrebbero essere le qualità umane e professionali di un allievo che si avvicini al mondo della cucina e voglia frequentare la sua Scuola?

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Comunicazione

Curiosità e umiltà, appunto. Prima occorre sviscerare e direi, meditare sulla tecnica. Solo dopo si è in grado di fare qualcosa. Lei è molto attento alla formazione e, rifacendosi ai principi dei conservatori di musica, ha individuato per il mestiere di cuoco tre livelli: l’esecutore, il compositore e l’artista che prevedono una selezione in base al merito. Il terzo livello è per pochi eletti. Quali sono le caratteristiche per diventare un “cuoco-artista”? Non esistono. L’artista nasce artista. Ci sono tanti bravi professionisti che non saranno mai artisti.

Un’ironica immagine di Gualtiero Marchesi, Re della cucina italiana, scattata dal grande fotografo Carlo Orsi.

Nei suoi piatti viene sempre data importanza al mito, al simbolo, alla storia, che essi veicolano, insomma alla cultura che vi è dietro. Possiamo dire che per mangiare bene bisogna usare non solo la bocca ma anche il cervello? È questo, in sintesi, che lei intende per “cucina totale”? Senza tenere acceso il cervello non si va da nessuna parte. Tutto nasce da un’idea messa in pratica. Bach diceva che non è importante come tocchi il tasto, perché tutto è già nella composizione. La globalizzazione negli ultimi anni ha favorito anche in cucina la creazione di una sorta di melting pot che mette insieme spesso in modo caotico tradizioni, usanze diverse. Lei cosa ne pensa? Come dicono quelli del calcio: palla al centro? Per me significa che, prima di tutto, il cibo è salute. Cosa pensa della cucina molecolare? Che cos’è? La cucina è di per sé fisica e chimica.

Per l’intervista si ringrazia Sara Vitali e il suo staff

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Nel dibattito ancora molto contraddittorio sul tema dei prodotti OGM e delle biodiversità lei ha preso posizione? Ho sempre sottolineato che la cuci-

na si basa sui microclimi e per l’Italia questa è un’immensa risorsa. In merito ai prodotti biologici o all’agricoltura biodinamica qual è il suo pensiero? Fa – come diceva Ippocrate – che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo. Tutti i media, a cominciare dalla tv, hanno ormai da diversi anni “scoperto” la cucina come forma di intrattenimento e spettacolarizzazione. Qual è il suo parere al riguardo? Non ritiene che questo fenomeno di “superfetazione comunicativa” anziché migliorare il gusto delle persone tenda, al contrario, a banalizzarlo, a stereotiparlo? Cambio canale. Se le dicessero che la sua è una cucina “d’elite” lei come giudicherebbe questa affermazione: una critica o un complimento? Né l’uno né l’altro. La grande cucina si fa e si gusta quando c’è la qualità. Diventa alta quando c’è di mezzo la mano di un artista, il suo colpo di genio che non ha nulla a che fare con il desiderio puerile di stupire ad ogni costo. Lei apprezza molto la musica e l’arte. Le proponiamo un semplice gioco. Potrebbe abbozzare per i nostri Lettori un menu inserendo al posto delle diverse portate (antipasti, primo, secondo, ecc.) alcuni nomi di musicisti (o pittori) famosi che lei ama di più? Vediamo: per l’antipasto, penso a Pollock e al mio dripping di pesce. Il primo è Bach, un tributo all’arte della composizione e non posso non citare il raviolo aperto. Come secondo, Fontana, da cui ho preso ispirazione per Il rosso e il nero. Infine, un dessert, zabaglione leggero (fatto al sifone) con spaghetti fritti di riso. Mi viene in mente il mio amico scultore pugliese, Salvatore Sava.Gualtiero Marchesi nel suo ristorante.


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CLEIS è una Società di Comunicazione d’impresa specializzata nell’organizzazione di Eventi aziendali CLEIS SRL - Via L.Spallanzani,10 - 20129 Milano - Tel: 02 7422 2238 www.cleis.it - info@cleis.it


Marketing Alberto Gaglio *

Quando si punta a un e-commerce che dia dei buoni risultati bisogna assicurarsi di fare le cose per bene. “Occhio” a cinque punti I principali errori da evitare

E-Commerce: cosa non fare *Country Manager di EMP Mailorder Italia,

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- L’e-commerce sta prendendo sempre più piede tra le modalità di acquisto dei consumatori e anche gli utenti più scettici sono ormai più avvezzi allo shopping online. Il potenziale di questo canale è sicuramente enorme, a patto di sapere interpretare alcune necessità chiave degli utenti. Con alcuni “NO” da rispettare. Ecco alcuni ingredienti da evitare nella ricetta per un e-commerce di successo: 1. Il sito è sufficiente Avere una buona piattaforma web è fondamentale. Organizzare il proprio sito in maniera efficace, completa e appealing, altrettanto importante. Ma mai trascurare il concetto di comunicazione integrata: web, social, email, mobile, ma anche carta, sono gli elementi chiave di una comunicazione al cliente efficace e necessariamente sempre più interconnessa, che asseconda le preferenze e le modalità di navigazione degli utenti e al contempo comunica con loro in maniera capillare.

Il successo dell’e-commerce è infatti decretato in buona parte dalla reputazione online a 360°, per questo è bene sfruttare tutte le potenzialità del web, anche tramite i vari canali social – da Facebook a Google+, da Twitter a YouTube, fino a Pinterest e ai blog dedicati. Anche i canali numericamente meno importanti non vanno sottovalutati: ognuno ha le sue caratteristiche, ognuno offre all’azienda un modo diverso di interagire col suo pubblico. Tenendo però sempre a mente un requisito fondamentale: essere presenti. 2. Aggiornare una volta tanto Una volta creato il sito con tutti i crismi e le attenzioni del caso, è sbagliato credere che sia pronto per dare i suoi frutti. Bisogna proprio “coltivarlo”: monitoraggio costante, informazioni sempre nuove, una cura continua e un’offerta sempre rinnovata renderanno la piattaforma di e-commerce realmente fruttuosa. Un’altra caratteristica vincente è


rappresentata dalla rapidità con cui si rinnova l’offerta online: un sito dinamico e che propone le novità del momento sta al passo con la domanda e con le esigenze in continua evoluzione della clientela, risultando anche più competitivo. È importante anche dare costantemente visibilità a tali aggiornamenti, informando gli utenti e “allertandoli” in maniera mirata, ad esempio con sezioni del sito dedicate alle novità, o con notifiche via newsletter o tramite app. 3. E-commerce = prodotti Se si pensa che aprire una piattaforma di e-commerce significhi vendere solo merce, probabilmente non si andrà molto avanti. L’e-commerce è prima di tutto un servizio. Gli utenti, oltre a un’offerta che risponde alle proprie esigenze, desiderano essere ascoltati e seguiti, cercando qualità non solo nella merce che intendono acquistare, ma nell’esperienza di acquisto complessiva. Una procedura di acquisto semplice e lineare, un supporto attento e completo, un servizio post vendita adeguato, la gestione di reclami in maniera tempestiva e attenta, una spedizione tracciabile e puntuale, sono elementi che, indipendentemente dalla merce offerta, influiscono notevolmente sul riscontro degli utenti, su potenziali nuovi acquisti, sulla reputazione della piattaforma nel suo complesso e quindi… sul successo dell’e-commerce in generale. 4. Comunicare a senso unico Le community online hanno il grande potenziale di potere alimentare in maniera positiva o negativa, e in maniera virale, un canale pressoché esponenziale di altri utenti. Ecco perché il quarto “NO” riguarda la comunicazione a senso unico. Il successo dell’e-commerce è decretato infatti in buona parte dalla propria reputazione online e sui social media, dove il dialogo e il confron-

to sono per eccellenza “alla pari”. Le aspettative sono di trasparenza e ascolto. Per questo la presenza online non deve essere solo una “vetrina”, ma è fondamentale presidiare i propri canali con regolarità, rispettando le aspettative di risposta e di ascolto ben più reattive e brevi rispetto ai canali di acquisto tradizionali. Un dialogo reale con i clienti – non mediato e condotto il più possibile in tempo reale - può rappresentare per l’e-commerce un’occasione di effettivo miglioramento, sia in termini di soddisfazione della clientela che di crescita aziendale. 5. E-commerce im-mobile E-commerce statico? Mai! Poter fornire i contenuti e la propria offerta in maniera efficace e sempre aggiornata attraverso tutte le modalità di fruizione e navigazione - non solo computer, ma anche tablet, smartphone, e app dedicate che mettono la comunicazione e l’azienda a portata di “touch” - è oggi fondamentale. Nell’ottica di offrire un servizio al passo con l’evoluzione delle abitudini di acquisto degli utenti, è anche importante dotare il proprio sito di una veste grafica d’impatto, moderna e ottimizzata per la navigazione da smartphone e tablet, studiando la propria offerta in modo che sia reperibile in maniera immediata, sicura, semplice e intuitiva, attraverso qualsiasi dispositivo mobile.

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Marketing Barbara Coralli

Una nuova possibilità per utilizzare al meglio applicazioni di geo-marketing. Qualche esempio in cui “expobox” ha dimostrato la sua utilità Un sistema di Comunicazione rivoluzionaria, fuori dagli schemi

Un nuovo strumento -Fabio Cattaneo è un giovane imprenditore che opera da sempre nell’IT. La sua società, Innovation Srl, ha 2 rami di attività “storici”: web communication (siti, campagne DEM e AdWords, social, e-commerce etc.) e IT management (assistenza hardware e software a tutto tondo, più sviluppo software). Nasce quasi per caso il terzo ramo: Expobox. Come la ricerca aerospaziale produce scoperte a volte straordinarie che si riflettono sul quotidiano delle persone con prodotti innovativi, così dalla ricerca di una soluzione specifica per un cliente si è arrivati a creare uno strumento versatile e trasversale davvero interessante. Lo intervistiamo per farcelo raccontare. Tutti parlano tanto di innovazione. Lei ha persino chiamato la sua società “Innovation”...nomen omen? So che avete lanciato di recente una piccola meraviglia tecnologica: ci spiega cos’è, cosa fa e a chi serve?

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Molto volentieri! Tutto nasce dalla

necessità di un nostro cliente, frequente espositore, di condividere grandi quantità di materiale e raccogliere i dati di riferimento dei visitatori. Durante il percorso di perfezionamento del prototipo ci si è resi conto che in realtà era molto più di uno strumento per eventi e fiere, ma un sistema di comunicazione, di marketing e di servizi che ben si adatta a qualsiasi realtà aziendale e promozionale. Ad esempio, i corsi sono stati il secondo step: il relatore può velocemente caricare file di qualsiasi tipo, anche all’ultimo istante o durante l’evento, e renderli disponibili immediatamente a tutti i partecipanti, condividere il video o l’audio della conferenza o del corso a fine giornata, oltre a raccogliere presenze, dati ed email. A questo punto abbiamo iniziato a ragionare sul prodotto e non sul progetto, verticalizzandolo su varie realtà tramite l’inserimento di varianti adeguate alle singole esigenze. Allo stesso tempo, abbiamo iniziato a produrlo e venderlo, oltre che a brevettarlo.


Lo strumento è flessibile e trasversale: non solo per settore ma anche per macrocategorie, mi riferisco a B2B e B2C; gli impieghi sono quasi illimitati e valorizzano la creatività degli utilizzatori.

personalizzate e potenzialmente illimitate, il tutto a costi contenuti, a portata anche di PMI. Sto parlando non solo del costo di expobox, ma del fatto che consente diverse azioni a costo zero.

Mi può fare qualche esempio?

E in generale, a parte le due applicazioni di cui abbiamo parlato?

A tutt’oggi, dopo solo 6 mesi dal prototipo, nel B2B, oltre agli espositori, formatori, conferenzieri e relatori, le aziende lo usano per attrezzare le sale riunioni, poi ci sono agenzie immobiliari, farmacie, autosaloni. Tra le più recenti categorie del B2C che ne hanno colto le potenzialità: ristoranti e locali di intrattenimento in genere, fitness e “vanità” (parrucchieri e profumerie, istituti di bellezza), servizi semi indipendenti come weshare, per offrire la possibilità di condividere foto e video in tempo reale con tutti i partecipanti/invitati durante eventi e matrimoni. Prima di proseguire, però, le chiedo di spiegarmi cos’è expobox e come fa tutto questo. Expobox è una innovativa piattaforma che tramite una rete WiFi proprietaria senza fili, indipendente, offline, gratuita e protetta consente di collegare fino a 200 utenti per dispositivo nel raggio di 50 o 200 metri. Ad oggi ne esistono diverse versioni: con o senza internet, con una portata di 50 o 200 m., da 16 a 64 GB, tutte collegabili ad ogni tipo di terminale, ma l’evoluzione del prodotto è talmente veloce che tra un mese queste informazioni potrebbero essere obsolete. E’ totalmente configurabile: dal nome della rete a tutto il materiale, personalizzabile con il logo in pochi click, e scaricabile sui dispositivi maggiormente usati: smartphone, tablet, portatili. Interagisce con qualunque supporto: anche un normale televisore. E’ molto facile da usare e dato che è totalmente prodotto in Italia, lo staff tecnico può creare applicazioni

Expobox è anche un nuovo spazio pubblicitario. Su questo aspetto, è stata creata una versione specifica ma quello di base, comunque, consente la condivisione di materiale e la promozione, sempre con raccolta dati e persino survey presso il punto vendita o compilazione di questionari, ad esempio alla fine di un corso o un evento. E’ uno strumento interattivo che coinvolge clienti o partecipanti, ad esempio offre anche una instant chat. Molto spesso durante le presentazioni sono i potenziali clienti stessi a focalizzarne l’utilizzo creativo per la loro attività. Uno degli aspetti più interessanti è proprio l’innovazione: tutti fanno tutto, ci sono centinaia di agenzie web, di promozione, cartellonistica e servizi vari. Il principio di base è che serve qualcosa che faccia la differenza. Un altro elemento distintivo è che resta attivo anche quando l’attività è chiusa. Attualmente non esistono altri strumenti che condividono senza essere invasivi, senza internet, fuori dagli schemi e a costo zero. A questo proposito, ci si scontra spesso con la falsa convinzione di aver capito cos’è Expobox o con la resistenza alla novità, che però è immotivata perché è davvero molto semplice da usare: in pochi minuti si aggiorna senza aiuti esterni. Una cosa è chiara: nello spazio di un solo articolo non si possono esaurire tutti gli argomenti interessanti che riguardano Expobox, quindi per le Case History e le altre applicazioni, oltre alle 25 App fin qui realizzate, proseguiamo nel prossimo numero.

Fabio Cattaneo e Innovation Srl 38 anni, di Galliate (Novara). Laureato in Scienze dell’Informazione, Ama le sfide: agonista di kickboxing per 11 anni, si cimenta occasionalmente nel paracadutismo e nel rafting. Dopo una esperienza manageriale, gestisce la delocalizzazione in Russia ed Ucraina di due sedi operative e a 31 anni fonda la sua società, Innovation Srl, che inizialmente opera nell’ICT -tecnologie dell’informazione e della comunicazione- e nei servizi informatici, evolvendosi poi verso la comunicazione web: è anche partner google e gold partner di Register. Il team operativo è molto coeso e creativo. Un help desk h24 efficiente e fortemente customer oriented assiste i clienti, che sono trasversali, operando in categorie molto diverse, dalla piccola alla grande azienda. www.innoservices.it/expobox-site

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Fatti & Persone

Difendersi dai Social Media

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Dopo aver osservato chi, al lavoro, salta con destrezza da uno smartphone a un tablet a un laptop, senza dimenticare il telefono, nasce il fondato sospetto che non sono persone che hanno qualcosa di più, sono probabilmente soltanto molto più inclini alla distrazione. E, statene certi, non contribuiscono ad alzare il livello di produttività dell’azienda. Ecco cinque suggerimenti, molto semplici, orientati soprattutto a tenere sotto controllo le distrazioni provocate dai “social media”, dalla necessità compulsiva di ripulire la propria mail o dalle tentazioni di qualche gioco on line. Suggerimenti semplici, anche banali, ma che possono incrementare il livello di produttività che, è meglio ricordarlo, non va solo a vantaggio dell’azienda per la quale si sta lavorando, ma contribuisce a dare un senso e una finalità al proprio lavoro. Cose da non sottovalutare! 1.Programmare l’attività da svolgere Chi affronta il proprio impegno quotidiano senza darsi degli obiettivi concreti o senza specifici programmi da seguire è molto più facilmente soggetto a distrazioni. 2.Saper dire di no agli altri La disponibilità nei confronti dei propri colleghi, amici e clienti, è naturale e auspicabile, però gli altri devono anche rendersi conto che vi sono momenti in cui qualsiasi interruzione potrebbe avere effetti negativi su quello che si sta facendo. 3.Cercate di essere sempre consapevoli di ciò che fate,migliorando il lavoro che state facendo in modo poco convinto affinché ci soddisfi di più. 4.Tutelate il vostro lavoro sul computer Quando si sta lavorando, mettiamo da parte gli altri strumenti social. A lavoro concluso, si potrà rientrare nella comunità virtuale e nessuno si sarà accorto del “ritardo”! 5.Controllate il tempo di lavoro E’ importante sapere che il tempo è una risorsa dalla quale non possiamo prescindere.

Lavoro: bene marketing e comunicazione Nel 2014, anno di transizione per l’occupazione nel nostro Paese, le offerte di lavoro rivolte ai professionisti del Marketing e della Comunicazione hanno registrato una crescita del 160% . Le professioni nell’ambito del Marketing e della Comunicazione risultano estremamente vivaci e in evoluzione. I comparti Eventi e PR e Marketing e Pubblicità si confermano nelle prime posizioni della classifica dei settori per numero di offerte dirette. Nello specifico, Eventi e PR, si attesta in quarta posizione, salendo di un gradino rispetto al 2013, con il 9,8% (1,1% nel 2013) del totale delle offerte di lavoro pubblicate sulla piattaforma. A seguire, Marketing e Pubblicità, che chiude la top 5, registra valori pari al 7,5% (0,8% nel 2013) del totale delle offerte guadagnando ben 17 posizioni all’interno della classifica rispetto all’anno precedente. I top 10 settori di iumpiego in Italia: Internet, programmi e servizi informatici23,4%; Telecomunicazioni17,9%; Vendita all’ingrosso, Commercio e GDO11,9%; Eventi e PR9,8%; Marketing e Pubblicità7,5%; Insegnamento e Formazione5,9%; Servizi finanziari3,4%; Consulenza aziendale3,2%; Turismo e Ristorazione 2,1%; Editoria1,5%. I professionisti nel campo “Marketing e Comunicazione” guadagnano quattro posizioni rispetto all’anno precedente e conquistano la settima posizione all’interno della classifica 2014 con il 4,9% sul totale nazionale (2,6% nel 2013). Le Top 10 categorie professionali in Italia: Operai, produzione, qualità20,8%; Vendite17,1%; Informatica, IT e Telecomunicazioni8,8%; Amministrazione, contabilità, segreteria8,6%; Commercio al dettaglio, GDO, Retail 8,3%; Ingegneria6,4%; Marketing e Comunicazione4,9%; Acquisti, logistica, magazzino4,5%; Turismo e Ristorazione4,1%; Customer care3,7%.


Il punto sul cloud in Italia Il mercato del cloud computing si è evoluto nel corso dell’ultimo anno e si sta sempre più conformando al tipo di aziende che serve, modificandosi a seconda del livello di maturazione dell’IT aziendale, dell’evoluzione di processi business-IT-business e della tipologia di achitetture legacy in uso presso le aziende. Senza dubbio il cloud sta rappresentando una sfida sempre più importate per le aziende, costringendole a ripensare processi e strategie che necessariamente dovranno tenere conto dell’esistenza di questa tecnologia ormai accessibile a tutti, competitor nuovi e futuri, vista l’ampia diffusione che sta avendo. Nel nostro paese chi aveva infrastrutture dedicate si sta preparando, attraverso roadmap di legacy transformation, a poter integrare in modo fluido processi flessibili e automatici alla base del cloud computing. Inoltre, si sta di fatto lavorando alla definizione della cosiddetta “cloud enabling infrastructure”, come qualcuno la definisce, ossia l’insieme dei processi e dei componenti che interessano l’ambito infrastrutturale, applicativo e d’interazione degli utenti aziendali con le piattaforme IT. E’ ormai consolidata l’abitudine di non ricorrere più a soluzioni on premise, salvo in casi particolari, principalmente per non sobbarcarsi di eccessivi oneri di gestione dell’infrastruttura fisica, che con il cloud ricadono al 100% sul provider. Riguardo alla sicurezza, in generale all’inizio potevano esserci delle remore, ma quando le aziende hanno capito che i propri dati erano custoditi in data center ben definiti, almeno per ciò che concerne il modello Aruba, e gestiti da professionisti esperti in grado di occuparsi proattivamente e autonomamente della gestione dell’infrastruttura, hanno iniziato ad adottare il cloud sia pubblico sia privato senza questo retropensiero. Oggi l’Italia può essere considerata all’avanguardia: cresce la consapevolezza delle aziende sul cloud.

Strategie del marketing multicanale Lewispr ha presentato i risultati di una ricerca che ha coinvolto le aree EMEA, APAC e USA e che dipinge un quadro complessivo delle strategie attuali di marketing multicanale. Lo studio, che ha coinvolto più di 370 esperti del settore, ha dimostrato che l’organizzazione in silos aziendali e la mancanza di investimenti rappresentano i maggiori ostacoli all’attuazione di piani di marketing multicanale. Dallo studio emerge ampia diffusione del marketing multicanale, con un terzo dei rispondenti (31%) che dichiara di aver realizzato sette o più campagne di questo tipo nell’ultimo anno. Nonostante ciò, solo il 30% dei professionisti ha ammesso di aver raggiunto buoni risultati e ottenuto un ROI, situazione che spiega l’attuale reticenza nei confronti di investimenti a lungo termine. Inoltre, secondo la ricerca, spesso non vengono effettuate misurazioni adeguate a valutare i risultati della campagna, considerate utili dal 35% dei professionisti solo ai fini della compilazione dei report. Il 27% ha dichiarato che i risultati post-campagna vengono considerati solamente per calcolare il ritorno sugli investimenti. Un quarto dei rispondenti ha dichiarato che solo “a volte” queste misurazioni sono utili per migliorare le campagne successive. La struttura dei team di marketing e comunicazione rappresenta un altro ostacolo verso il successo di una campagna. Meno della metà degli intervistati totali (40%) e solo un quarto (25%) di quelli provenienti dall’APAC sono certi del fatto che l’organizzazione attuale dei gruppi di lavoro sia in grado di gestire al meglio le campagne integrate. “L’eliminazione dei silos nei team di marketing e comunicazione è fondamentale per quelle aziende che intendono sviluppare campagne davvero integrate. Occorrono coesione e collaborazione.

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iNFORMALIBRI IL BOTTO! 50 cose da fare subito per trasformare la crisi ... Viviana Taccione e Leonardo di Paola - Editore Create Space - pag 264

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IL BOTTO ! 50 Cose da fare subito per trasformare la crisi in opportunità Guida anti-crisi innovativa e completa per migliorare il benessere personale ed economico. Un libro per il mercato editoriale italiano: una Guida esaustiva e anticonvenzionale che, nonostante la cosiddetta crisi, spiega passo dopo passo come realizzare una vita felice e ricca di significato, insegnando tra l’altro come liberarsi dai nefasti condizionamenti indotti dall’inquinamento mediatico. Il libro sta avendo un ottimo riscontro anche in formato e-book. Il volume tratta diversi temi di grande impatto sociale e personale in maniera organica e completa, seguendo un filo logico che conduce il lettore in un percorso multidisciplinare di sano miglioramento personale. Gli argomenti principali trattati nel libro sono: Autosufficienza, Sviluppo Personale, Ecologia pratica, Self-Help, Decrescita, PNL (Programmazione Neuro Linguistica), Downshifting, Transizione, Alimentazione Consapevole, Perma-

cultura, Nuove Economie di scambio, Ecovillaggi e Community, Gestione del Tempo. IL BOTTO! è un vero proclama di Amore, Pace e Rinnovamento che ogni persona può mettere in pratica per migliorare da subito la propria vita, grazie ad una formula inusuale, innovativa e affascinante che tiene conto degli aspetti principali della vita a 360 gradi: economia, benessere, relazioni, talenti, spiritualità, ecologia. Viviana Taccione e Leonardo Di Paola raccontano nel libro le loro esperienze: ex manager affermati - da 25 anni compagni in amore e nel lavoro - decidono clamorosamente, dopo oltre un decennio tra Editoria, Marketing e No-Profit di chiudere con i loro rispettabili posti di lavoro. Scendono così dalla “ruota del topo” (secondo la definizione di Robert Kiyosaki) e iniziano con passione a sviluppare in Internet progetti editoriali e formativi di Info-Tainment (Informazione + Intrattenimento). Nel 2007 fondano il portale www.ifeelgood.it e dopo aver realizzato decine di e-book e Corsi multimediali sul miglioramento personale, avviano quella che per molti era solo un’utopia: l’Autocostruzione di Wangeland (www.wangeland.it), ECOVILLAGGIO di Formazione e Centro di Ecologia Evolutiva al crocicchio tra Umbria, Marche e Toscana. Ogni copia acquistata del libro contribuisce alla realizzazione di Wangeland. Altre informazioni: Sito ufficiale del libro “IL BOTTO”: www. ilbotto.it Edizioni Create Space © 2014 - 2015 Pagine (versione cartacea): 264 - Formato: 15,24 x 22,86 cm Pagine (versione pdf digitale): 374 Il volume contiene all’interno il link per scaricare gratuitamente l’Audio-Libro in formato mp3 IL BOTTO! è in vendita sul sito ufficiale del libro e sui book store Amazon e Il Giardino dei libri


VENDITA DIRETTA e multilevel marketing di Luca Bianchi - Edizione Mind

La crisi aguzza l’ingegno? Evidentemente sì. Gli italiani si riscoprono un popolo che ama reinventarsi soprattutto nei momenti di maggiore necessità. È così che un libro di marketing va molto bene nella classifica di vendita di Amazon.it diventando un best seller da non perdere. Vendita Diretta e Multilevel Marketing racconta in modo efficace e diretto tutto quello che bisogna sapere per iniziare un nuovo business con il network marketing. Ottimo per lanciarsi in un settore che offre infinite opportunità. Scritto da Luca Bianchi – manager di successo e tra i maggiori esperti del settore e Amministratore Delegato Jafra Cosmetics Italia – continua a vendere copie e a riscuotere commenti e feedback positivi dalla rete e dai lettori. La figura del ‘Consulente Promoter’ è alla base del successo di molte aziende nei settori più diversi e offre buone opportunità di guadagno a chi si dà da fare e attiva al meglio il suo network di relazioni. L’ideale anche e soprattutto in un’ottica social, che capitalizza la grande portata della rete. La misurazione oggettiva della produttività e dei risultati? È un lavoro intrinsecamente meritocratico. Inoltre chi sceglie questo mestiere è sicuro di poter migliorare in prospettiva la propria condizione facendo carriera e guadagnando di più. Secondo una recente indagine i Promoter sono infatti soddisfatti della loro professione perché può essere gestita in modo flessibile secondo le esigenze di ognuno e permette di organizzarsi in

Comunico …ergo sum Ugo Canonici

Comunico …ergo sum Se è importante saper fare, lo è altrettanto il far sapere. Utilizzando una buona comunicazione.

Prefazione di Enrico Bertolino

Deus Editore s.r.l.

Sarò Breve

autonomia. Ideale soprattutto per le donne, è la quadratura del cerchio fra famiglia e lavoro, e consente di realizzarsi, rendersi indipendente economicamente e vivere una vita relazionale intensa. Commenta Luca Bianchi: “La vendita diretta e multilevel marketing è un’attività lavorativa indipendente con un’ampia scelta di prodotti/servizi innovativi e utili da proporre con passione, la possibilità di fare carriera e di avere una propria rete di altri venditori per estendere la clientela e il fatturato, la trasparenza dei rapporti con l’azienda e col consumatore: la vendita diretta regala grandi soddisfazioni da subito!”. Il settore delle vendite dirette gode di buona salute ed è in crescita, come confermano anche le due associazioni di categoria italiane, UNIVENDITA e AVEDISCO.

Organizzare eventi aziendali

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Scrivere. Una fatica nera.

La piccola libreria di Deus Editore www.miabbono.com/deus


Comunicazione con i Cani Davide Canonici*

L’igiene del cane è fondamentale anche per noi che viviamo con lui Qualche consiglio utile

Un amico pulito * Educatore Cinofilo SIUA Tecnico Mobility dog CSSEN davidewolf73@gmail.com

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Spazzolatura del pelo: Polveri, Terra e nodi, soprattutto negli esemplari a pelo lungo, rendono necessaria una spazzolatura regolare del mantello. Importante è la scelta di strumenti corretti: per il pelo lungo occorre un pettine a denti abbastanza larghi, per quello più corto scegliete le apposite spazzole che si trovano in commercio. Bagno: La fase essenziale dell’igiene del cane consiste nel bagno. Con quale frequenza? Non esiste una cadenza precisa, ma normalmente si consilgia ogni 4 mesi; lavarlo troppo spesso può essere dannoso perchè intaccherebbe la patina di sebo che ricopre il pelo e lo protegge. Usate uno shampoo apposito o al limite un ultra delicato che si usa solitamente per i bambini. Capita talvolta che il cane abbia paura, non dovete forzarlo ad entrare nella vasca, ma avvicinatelo gradualmente magari prima come se fosse un gioco. Dev’essere qualcosa di piacevole e divertente e fate attenzione all’acqua, deve essere tiepida. Cominciate a bagnarlo con un contenitore o con la doccia dalla coda verso la testa, facendo attenzione a non far entrare il sapone negli occhi o nelle orecchie; fate attenzione che il cane senta il bisogno di scrollarsi quindi vestitevi pensando che non sarà solo il cane che si fare il bagno!!! Gli Occhi: Per l’igiene oculare occorre pulire gli occhi con una garza sterile e una soluzione tipo camomilla o acqua borica, partendo dall’interno occhio (vicino al naso) verso l’esterno e usando una garza per occhio; non usare il cotone idrofilo che potrebbe lasciare dei pelucchi negli occhi.

Le orecchie: La pulizia dell’orecchio è una pratica semplice facilmente affrontabile anche tra le mura domestiche. L’intervento del veterinario è richiesto solo nei casi più estremi, in presenza di dolore e infiammazione, o per un controllo periodico. Per lavare e detergere il condotto uditivo è importante farsi aiutare da un amico o familiare, che possa calmare l’animale cingendolo e tenendo ferma la testa. Questa andrà ruotata con delicatezza per girare l’orecchio verso l’alto, così da sollevarlo se necessario per l’inserimento delle gocce specifiche per la pulizia e prescritte dal medico. Successivamente andranno effettuati piccoli massaggi alla base dell’orecchio per far agire il liquido in profondità. Spetterà al cane liberarsi della sostanza in eccesso scrollando la testa accuratamente. Calmatelo con carezze e biscottini, quindi completate la pulizia del padiglione auricolare passando una garzina intrisa della stessa sostanza. Ripetere con il secondo orecchio. Sconsigliatissimo l’utilizzo dei bastoncini di cotone. I denti: Abituate il vostro cane alla pulizia periodica dei denti (1 volta a settimana). Potete procedere con uno spazzolino morbido, di quelli per i bambini imbevuto nell’apposita soluzione o in acqua dove avrete sciolto un cucchiaio circa di bicarbonato di sodio; in alternativa potete usare direttamente un dito avvolto nella garza e imbevuto, o del pane secco. Quando il tartaro è depositato in quantità consistente non resta che l’intervento del veterinario che effettuerà la pulizia dei denti in anestesia.


Club dell’Osso

Demetrio Minutilli

Il congressuale italiano ha un grosso potenziale, ma bisogna trovare la chiave giusta per poterlo sviluppare

Nuovi trend-chiave Per i meeting, molti prevedono che si prospettino evoluzioni e cambiamenti. Saranno sempre più importanti alcuni ingredienti, e non di meno la figura del meeting designer, e crescerà la loro funzione trasformando la relazione tra/con i partecipanti. Questa la previsione che mette in evidenza una serie di trend-chiave per il futuro dei meeting. Nel recente passato il gioco è stato uno strumento per sbloccare la creatività e quindi una risorsa per il business. In realtà questo è sempre stato vero, ma i favori che sta riscuotendo il “gioco” fanno pensare che sarà uno dei caratteri distintivi del 21° secolo. E’ già da qualche anno che Gartner Inc., società multinazionale leader mondiale nella consulenza strategica, prevede che nel 2015 il 40% delle aziende globali utilizzeranno attività di gamification come ingrediente principale dei loro processi di business. Steve Gross di IMEX America fa notare che “quando le persone si incontrano a meeting ed eventi è fondamentale fornire occasioni di gioco, per aiutarle a esplorare, creare connessioni e nuove sfide. E per renderle felici di trovarsi lì. La forza delle app Le app continueranno ad essere molto attraenti e la forza della loro novità crescerà immensamente. Le app per eventi e meeting saranno continuamente collegate con altre piattaforme, specialmente siti web, in linea con i bisogni del mercato, forniranno statistiche in tempo reale,

offriranno possibilità di interazione come messaggi live, votazioni, e altre forme di coinvolgimento e meccanismi di feedback. Quindi aspettiamoci di vedere gli spazi per i meeting e i format andare verso una vera rivoluzione, e le direttive imposte dal meeting design saranno sempre più vincolanti per tutta la catena dei fornitori. Qualche esempio: David Silverman della Harvard Business Revew suggerisce di limitare i meeting a 50 minuti per dare la possibilità alla gente di tirare il fiato e riuscire a tornare in tempo per gli impegni quotidiani. A fronte di una crescita a livello mondiale dell’industria dei congressi e degli eventi, in Europa la spesa dedicata al turismo congressuale rappresenta solo il 24% dell’intera spesa turistica, e in Italia la situazione è ancora peggiore visto che si attesta intorno a una percentuale che non va oltre il 19%, attestandoci sempre al sesto posto della graduatoria mondiale dei Paesi che ospitano congressi internazionali.

www.clubdellosso.it clubdellosso@clubdellosso.it

Si potrebbe fare molto di più. Insomma, abbiamo grandi potenzialità in Italia, visto che in Europa si svolge il 50% dei congressi internazionali. In Italia l’industria congressuale non dovrebbe più perdere tempo dietro le decisioni lente e penalizzanti delle istituzioni, ma dovrebbe essere pronta a proporsi come destinazione del turismo congressuale a tutto tondo. Insomma, l’industria congressuale italiana ha un ampio potenziale.

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dmc Direct Marketing Marketing Comunicazione d’impresa

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www.dmcmagazine.it Sta crescendo dmcmagazine.it , il sito che si pone come punto di riferimento per tutti coloro che operano nel campo del marketing e della comunicazione di impresa. Una “agorà” nella quale ritrovarsi quotidianamente per essere aggiornati sulle ultime novità, per essere informati sulle linee e le tendenze.

La rivista dm&c, leader dal 1987, prosegue la sua opera di divulgazione della cultura del settore, appoggiandosi sui nuovi strumenti che la tecnologia mette a disposizione. Continua ad esistere, e viene distribuita, nella sua versione digitale, con una news letter ad oltre 20.000 nominativi selezionati. Coloro che desiderano ricevere gratuitamente dm&c nella versione digitale possono inviare la propria mail a redazione@dmcmagazine.it o andarla a consultare sul sito www.dmcmagazine.it


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Comitato scientifico Bruno Calchera Membro delegato del Tavolo del Terzo Settore della Regione Lombardia. Già Direttore U.O. della Comunicazione Istituzionale della Regione Lombardia. Giornalista. Direttore Marketing in case editrici. Consulente alla Comunicazione in Enti pubblici e privati. Impegnato in attività del Terzo Settore da più di 30 anni. Alberto Contri Attualmente presidente della Fondazione Pubblicità Progresso e DG della Lombardia Film Commission. E’ stato Vice Chairman di McCann Erickson World Group Italia, consigliere della Rai, AD di Rainet, Presidente AssAP. E’ docente di Comunicazione Sociale alla IULM. E’ Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Marzia Curone Partner di “Relata”, Agenzia di Marketing e di Comunicazione di Relazione. Presidente del settore Direct Marketing di Assocomunicazione, Coordinatore del Comitato Interassociativo Marketing Diretto. Michele Faldi Direttore dell’Alta Formazione e delle Alte Scuole dell’Università Cattolica del S. Cuore. Ha lavorato presso centri culturali ed istituti di ricerca e formazione in Italia e all’estero. Da sempre si è occupato di Higher Education. Chiara Grosselli Già responsabile del Marketing e delle Comunicazioni per l’IBM in Italia, delle Relazioni Esterne e della Fondazione IBM Italia. Collabora con diverse associazioni per sostenere l’imprenditoria femminile. Ha vinto il Premio “Marisa Bellisario”.

Fondato nel 1987

dm & comunicazione Rivista di Direct Marketing, Marketing e Comunicazione d’Impresa Autorizzazione tribunale n° 300 del 19/04/1991 Anno 28 - n°3 del 2015 Direzione, Redazione, Grafica, Amministrazione: Via Spallanzani 10 - Porta Venezia - 20129 Milano tel. +39.02.74.22.22.38 - fax +39.02.74.22.22.43 redazione@dmcmagazine.it - www.dmcmagazine.it Direttore Responsabile: Ugo Canonici Capo Redattore: Sarah Canonici Redazione: Pier Giorgio Cozzi, Grazia De Benedetti Coordinamento Redazionale e Grafica: Davide Canonici Editore Incaricato: Bruno Calchera Collaboratori: Ambra Baronio, Ugo Clima, Barbara Coralli, Vittoria A. D’Apice, Antonio Ferrandina, Axel Lo Guzzo, Antonella Lucato, Alessandro Lucchini, Marco Maglio, Demetrio Minutilli, Elena Muoio, Ugo Perugini, Maurizio Quarta, Margherita Ruggiero, Mario Silvano, Roberto Villa Pubblicità: Gestita direttamente dall’Editore (redazione@dmcmagazine.it) tel +39.02.74 22 22.38 Deus Editore s.r.l.: via Spallanzani, 10 - 20129 Milano - P.I. IVA 11422020153

Club C3:

Alessandro Lucchini Giornalista e copywriter, è autore di libri sulla comunicazione professionale. Tiene corsi di business/web writing per aziende ed enti pubblici e insegna all’università Iulm di Milano.

Maurizio Nichetti Architetto, attore, sceneggiatore, regista di cinema, televisione e cartoni animati. Debutta nella regia cinematografica con RATATAPLAN a cui faranno seguito una decina di lungometraggi. Attivo anche nel teatro di prosa, nel teatro lirico e nel cinema d’animazione. Bruno Patrito Silva Fondatore e presidente di Direct Channel - con oltre 30 anni di esperienza, maturata prima nell’ambito di prestigiose aziende leader dell’I.T. e trasformata successivamente in attività imprenditoriale.

Mario Silvano Presidente di Silvano Consulting, società di formazione, consulenza, marketing operativo, sviluppo quadri commerciali. Dal 1961 tiene corsi in Italia e all’estero. Autore di libri su marketing e vendita.

Roberto Vallini Già direttore della Comunicazione di AEM Milano, e vice Presidente della FERPI. Giornalista, è stato Portavoce del Presidente della Lombardia Roberto Formigoni, ha pubblicato il libro “Per una Lombardia federale”. E’ Direttore Editoriale e di informazione di Telereporter, Odeon Tv e Telecampione.

Il club per chi opera nel mondo della comunicazione d’impresa, ha come missione una corretta divulgazione della cultura della comunicazione. dm&c è l’organo d’informazione del Club C3 Gestione Data base Via Pindaro, 17, 20128 MILANO Tel. +39 022520071 Fax +39 02252007.333 info@directchannel.it www.directchannel.it - www.miabbono.com

Chi sono i 40.000 lettori di dm&c (da un’indagine del Gennaio 2015)

A QUALI AZIENDE APPARTENGONO

QUALE FUNZIONE HANNO IN AZIENDA

Utenti di comunicazione

68%

Titolari, presidenti, amministratori

20%

Agenzie di comunicazione e meeting planners

24%

Commerciali, marketing

52%

Associazioni professionali, Pubblica Amministrazione

8%

Direzione pubblicità, responsabili Rel. Est.

28%

Qualora non vogliate ricevere più questa pubblicazione potete inviare una mail a redazione@dmcmagazine.it, specificando nell’oggetto “cancellatemi dal data base”.


Pensiero Libero

di Alessandro Lucchini*

Il laboratorio per i ragazzi alla Festa del diplomato di Varese nell’ambito del progetto “Generazione di industria”. L’importanza di “imparare a fare” ma anche “imparare a comunicare”.

Immagine, e oltre *Alessandro Lucchini, giornalista e copywriter, Autore di libri sulla comunicazione professionale. Tiene corsi business/ web writing per aziende ed enti pubblici e insegna all’università Iulm di Milano. www.palestradellascrittura.it lucchini@msoft.it

Imprenditori, scuole, studenti e famiglie. Tutti al Teatro Santuccio, un pomeriggio di giugno, non solo a premiare i migliori studenti dell’anno, ma anche - e soprattutto - a rinnovare l’impegno di lavorare insieme per lo sviluppo futuro dell’industria nella provincia di Varese. Perché, altrimenti, chiamare il progetto proprio “Generazione d’industria”? Laboratorio di comunicazione

30 dm&c - n. 3 - 2015

Anche quest’anno abbiamo avuto l’onore, come Palestra della scrittura, di condurre l’evento di presentazione e, nelle ore precedenti del pomeriggio, guidare i ragazzi in un laboratorio di comunicazione, che desse loro alcuni strumenti tecnici, ma soprattutto un po’ di carica per presentarsi davanti al pubblico. Perché questo è, oggi, spesso, il punto debole, o uno dei punti deboli della scuola. S’impara a fare. E s’impara bene, perché ci sono ottime scuole. Poi, quando si tratta di presentare quello che si è imparato, si fa fatica, e non sempre si riesce a mettere in luce il valore delle proprie idee. Certo, due ore di allenamento

portano poco, in termini di abilità di esposizione, ma possono aiutare a superare il blocco della platea, e anche a tirar fuori qualche talento. È quello che è successo, appunto, l’11 giugno a Varese. Partire da un punto concreto Si parte da uno spunto concreto: l’immagine. Quest’anno c’è un marchio dell’evento: un sole che sorge da dietro le montagne diventa l’industria che si proietta verso il nuovo (lampadina), con il libro che la sostiene (cultura, scuola). C’è un motto, “Happy to be”, che trasmette un senso di appartenenza e di entusiasmo. E ci sono delle magliette, che i ragazzi indosseranno sul palco. Rosse, con disegno e scritte bianche, un bel colpo d’occhio dalla platea. Che fa immagine, appunto, e anche qualcosa in più: fa identità, fa squadra, fa forza di gruppo. Come sviluppare le idee? Alcuni concetti di riscaldamento, in aula, davanti a 27 ragazzi tutti in tiro (si vede che hanno scelto con cura gli abiti, stirato le camicie di fino, ingellato per bene le creste…), sui


fondamentali della comunicazione. Poi via con la fantasia, divisi in gruppi, ciascun gruppo a immaginare un’impresa. Immaginare nel senso proprio del termine: crearne l’immagine. Il nome, il logo, il concept, perfino l’embrione di un business plan. Sarà che il primo pomeriggio, con quel benefico torpore, allenta i freni inibitori, sono uscite idee stravaganti e insieme argute: dalla consegna delle pizze con sistemi di trasporti ecosostenibili agli orologi spaziali. Un filo conduttore Ma la parte più interessante è stato lo sforzo di trovare poi un filo conduttore tra le varie idee. Una generazione d’industria, dunque, che stimola l’iniziativa in senso coordinato, e che arriva alla fine a fare network tra le imprese. Uno spunto utile per quel che sarà lo auguriamo a questi ragazzi - il loro futuro professionale.

La preparazione in aula si conclude con brevi esercizi teatrali (respirazione, sostegno dell’applauso, scelta dei tempi, entrate/uscite), che saranno utili in teatro per dare valore alla presentazione. E infine sul palco Ed eccoci sul palco. Dopo la straordinaria esibizione di un robottino realizzato da una delle scuole premiate, e dopo la presentazione del logo, i ragazzi espongono con disinvoltura e con divertimento il loro lavoro. Il microfono gira quasi in autonomia tra le loro mani, le battute s’intrecciano, i muscoli dei visi si rilassano, sorrisi e applausi scandiscono i ritmi e accompagnano alla conclusione. Il fatto che, nello stesso istante della conclusione, Samantha Cristoforetti sia tornata dallo spazio fa partire l’ultimo applauso ben augurale per i nostri ragazzi.

no3 - 2015 - dm&c

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Comunicazione

32 dm&c - n 1 - 2011 o


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