Fascismo - Italian version

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fascismo abbandonato L e c o l o n i e d ’ i n f a n z i a n e ll’ I ta l i a d i M u s s o l i n i

dewi lewis publishing



fascismo abbandonato un viaggio alla scoperta dei tesori modernisti del fascismo Questo lavoro è nato da un viaggio. L’artista Dan Dubowitz e l’architetto Patrick Duerden sono partiti alla scoperta delle Colonie, i campi estivi in stile modernista costruiti dal regime fascista tra gli anni ‘20 e ‘30 che avevano lo scopo di educare alla disciplina e alla fedeltà i bambini delle classi più povere. Molte di queste colonie, tra le quali si ritrovano i migliori edifici modernisti d’Europa, sono state abbandonate dagli anni ’40 e, ora, sono terre desolate. L’esplorazione di queste moderne rovine da parte di Dubowitz e Duerden rivela la loro inquietudine nei confronti della “lunga ombra oscura che il Fascismo proietta sulla modernità”. ¶ Qualsiasi assetto sociale seleziona accuratamente gli edifici storici e le strutture che decide di conservare. La scelta spesso si basa più sulla “valenza culturale” che sul merito architettonico. Per motivi politici o simbolici alcuni edifici vengono conservati mentre altri sono lasciati cadere in rovina. I Talebani distruggono gli antichi Buddha mentre i ministri britannici ordinano la demolizione di abitazioni moderniste iconiche. Se è possibile leggere la storia di ogni società negli edifici, la politica di conservazione ne fornisce la trama secondaria. ¶ La Germania ha spesso scelto di celebrare l’opera della Scuola Bauhaus – il fatto che fu chiusa dai Nazisti ha determinato il suo retaggio politico – l’Italia, invece, ha una relazione meno accomodante con il modernismo. Gli edifici modernisti meglio riusciti furono costruiti dai Fascisti. Dal 1925 al 1940 Mussolini intraprese un programma di opere pubbliche decisamente creativo ed energico. Gli architetti italiani più innovativi progettarono edifici che avevano lo scopo di esprimere il dinamismo e il rigore del regime fascista. ¶ Da un lato, il linguaggio architettonico delle Colonie è internazionale, afferma la libertà delle linee pulite e delle forme dinamiche del primo futurismo e modernismo, dall’altro è nazionalista – in particolare quando allude alla potenza dell’Impero Romano. Nelle Colonie ci sono elementi che richiamano profondamente le regole e gli obblighi delle qualità fasciste al punto che è difficile separare l’architettura dalla politica. Dubowitz e Duerden avvertono la crescente preoccupazione di quegli Italiani che, nel recupero delle colonie e di altri edifici fascisti, temono il possibile revisionismo storico del Fascismo. ¶ Il programma con cui il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, appartenente all’ala di destra, è stato eletto, includeva l’impegno a far demolire il museo progettato per ospitare l’Ara Pacis, l’antico altare romano, progetto recentemente portato a termine da Richard Meier. Come fu per Mussolini, sono gli anfiteatri, luogo d’incontro tra politica e cultura, a suscitare l’interesse di Alemanno. Ha infatti chiaramente affermato che l’esposizione e l’interpretazione di reperti e monumenti storici sono da considerarsi questioni politiche. Il patrimonio architettonico è un fronte politico. ¶ Le immagini di Dubowitz e i testi di Duerden sono una risposta intuitiva ai dibattiti sulla storia e sulla contemporaneità. L’opera conduce a riflessioni contrastanti sui grandi temi del nostro tempo: l’infanzia, l’educazione, l’etica, l’identità, il militarismo ed il nazionalismo. Affronta la domanda se l’architettura possa essere politicamente neutrale. Deve essere intesa come uno specchio di valori/principi politici o come punto d’origine nel costituirsi di un’ideologia? Soprattutto, “Fascismo Abbandonato” si misura con il dibattito aperto sul contributo del modernismo al progresso dell’umanità. penny lewis


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fascismo abbandonato Quando nel 2005 Dan Dubowitz ed io partimmo alla ricerca dell’architettura modernista abbandonata dell’Italia fascista, erano le apparenti contraddizioni tra il modernismo – l’architettura del “progresso” – ed il Fascismo – la “controrivoluzione” – a suscitare il mio interesse. Oggi l’importanza a livello internazionale dell’architettura fascista (1922-1945) è scarsamente riconosciuta. All’indomani della guerra, l’antifascismo fu inserito nella Costituzione Italiana del 1948, e ne rimane ancora il principio fondamentale; l’architettura fascista è stata pertanto rimossa da una società incapace di attribuirle un valore culturale. I piani di edilizia del regime erano grandiosi e acclamati a livello internazionale, cionostante, tranne qualche eccezione, gli edifici sono stati per lo più dimenticati; i loro architetti, spesso condannati all’anonimato. Opere paradigmatiche, come la stazione dei treni Roma Termini, sono state modificate e rese irriconoscibili. Altre sono invece diventate fatiscenti, tra cui un vastissimo numero di colonie d’infanzia, i campi estivi destinati alle organizzazioni giovanili fasciste. Ci sono diverse ragioni per cui quest’ultimo gruppo di edifici è sopravvissuto. I programmi fascisti per cui erano stati progettati hanno spesso reso la loro riconversione difficile, per ragioni di ordine sia pratico sia etico; mentre, a causa dell’inaccessibilità dei luoghi in cui furono costruiti, è stato più facile ignorarli piuttosto che demolirli. ¶ Il modernismo suscitava un interesse particolare in Mussolini: il Duce mirava ad affermare l’identità della nuova Italia contrapponendosi al prefascismo liberale rivolto al passato. “Ogni rivoluzione” – affermava – “crea nuove forme, nuovi miti e nuovi rituali”. Sotto Mussolini c’erano stili di saluto ufficiali (il saluto romano), modi di camminare (il passo romano), di mangiare (frugalmente), scrivere, parlare e pensare. Lo stile fascista enfatizzava l’essenzialità e il vigore, in contrapposizione al permissivismo e all’indolenza dell’espressione democratica e liberale. ¶ I Futuristi, che sostenevano con entusiasmo il regime di Mussolini, esaltavano i successi della nuova era delle macchine come i telefoni bianchi amati dal cinema fascista, i treni Littorine delle Ferrovie dello Stato e gli idrovolanti Savoia-Marchetti. Gli architetti futuristi come Angiolo Mazzoni e Clemente Busiri-Vici progettavano edifici che ne riproducevano le forme minimali e aerodinamiche. La passione per le immagini dell’era delle macchine li portava ad una fede assoluta nella forza rivoluzionaria dell’estetica. Le costruzioni progettate ad immagine e somiglianza delle macchine avevano lo scopo di rappresentare il compimento dell’utopia fascista attraverso l’espressione architettonica. ¶ Il regime fascista non respingeva tuttavia in modo unilaterale il passato. Lo storicismo aveva una valenza culturale e i teorici del Fascismo chiamavano in causa la Storia per sostenere la nuova ambizione imperialista. Nell’architettura di Mazzoni le metafore sulla macchina erano accostate allusivamente all’antica Roma. L’onnipresente fascio, la scure fissata a un mazzo di canne che era antico emblema del potere della legge, diventò un simbolo architettonico che poteva rintracciarsi nella forma di una torre, una finestra, una maniglia di una porta o una colonna. ¶ Nel frattempo, una nuova generazione di architetti, i Razionalisti, si ribellava a ciò che vedeva come l’enfasi di un’allitterazione stilistica. Di respiro internazionale, il Gruppo Sette, nato a Milano e Torino, proponeva l’idea di un cambiamento sociale attraverso l’architettura che portasse all’affermarsi della nuova Italia del Duce. Ridimensionando l’idea di rottura con il passato, i Razionalisti ne evocavano lo spirito per legittimare il nuovo in uno stile che ricalcava fortemente il linguaggio politico del regime fascista. Le Corbusier rappresentava il secondo riferimento a quest’approccio.


“Una grande epoca è iniziata. Esiste un nuovo spirito” – aveva dichiarato Le Corbusier. “L’impresa di Roma era conquistare il mondo e guidarlo... se con ferocia, tanto peggio o tanto meglio”. Queste parole furono pubblicate nell’opera “Vers une architecture” nel 1923, l’anno di ascesa al potere di Mussolini. Sebbene Le Corbusier non avesse mostrato delle aperte simpatie per il regime fascista, i toni benevoli, la soggezione latente e le illusioni utopistiche espressi dal maggior esponente del modernismo, trovarono piena espressione durante il fascismo. ¶ Mussolini annunciò il suo sostegno all’architettura razionalista nel 1934 e, su grande insistenza, Le Corbusier fu invitato in Italia nello stesso anno. Per un caso fortuito la sua visita coincise con il primo incontro tra Mussolini e Hitler; fu così che il grande architetto ripartì senza aver incontrato il duce. In seguito Mussolini confessò di essere insensibile all’arte e all’architettura al punto da non comprendere l’insistenza di Hitler nel voler visitare la Galleria degli Uffizi a Firenze in occasione della sua seconda visita in Italia nel 1938. ¶ L’atteggiamento ambivalente del duce nei confronti dell’arte generava un evidente pluralismo all’interno dell’architettura fascista, arrivando ad avvicinare le posizioni sostanzialmente incompatibili del modernismo e dei tradizionalisti. Il dibattito sull’architettura italiana divenne un campo sul quale i protagonisti di entrambe le parti, da un lato Guido Ojetti, dall’altro Marcello Piacentini, si contendevano il titolo di vero Fascista. Tuttavia i contenuti non approdavano mai a questioni politiche o sociali. L’integrità dei programmi sociali fascisti non era messa in discussione; il dibattito si infuocava su quale forma fosse più rappresentativa del Fascismo, senza mai addentrarsi nei contenuti del Fascismo in se. ¶ Il regime aveva creato l’idea del Nuovo Italiano, l’uomo nuovo del tempo di Mussolini. Il soldato eletto del nuovo Impero Romano doveva essere fiero, determinato e impavido. Allo scopo di forgiare gli italiani, i fascisti inaugurarono un monumentale progetto di nuovo stato sociale improntato, anziché al benessere, alla guerra. L’ingegneria, la scienza, la medicina fornivano i modelli per un programma globale di bonifica umana che si accompagnava ad altri piani di risanamento nazionale, il più famoso tra i quali era la bonifica agricola. Il termine bonifica denota il disprezzo per ciò che è malsano ed i Fascisti utilizzavano un linguaggio altrettanto dispregiativo per descrivere tanto la vita di milioni di italiani quanto le condizioni ambientali delle paludi Pontine, infestate dalla malaria. In nome della bonifica umana, i Fascisti riorganizzavano ed ampliavano le strutture esistenti per l’istruzione, la salute e l’assistenza sociale su larga scala, secondo i principi industriali. Il regime portava alle masse la medicina, l’igiene, la cura fisica, l’assistenza dentistica, mentre negli altri paesi la salute restava un privilegio delle classi abbienti. ¶ Come pilastro di questo programma e allo scopo di guidare i bambini italiani a sostenere attivamente il Fascismo, si costituirono le organizzazioni giovanili paramilitari quali l’Opera Nazionale dei Balilla (ONB) e, dopo il 1937, la Gioventù Italiana del Littorio (GIL). Entrambe le organizzazioni portarono un contributo importante all’architettura: edificate lungo le coste dell’adriatico e del Tirreno, promosse come centri salute e campi estivi, le colonie riunivano l’architettura moderna, l’aria salubre e la disciplina e avevano lo scopo di “fascistizzare” il corpo e l’anima dei giovani italiani. Erano dislocate lontano dalle immutabili città storiche, distanti dalle strutture tradizionali della famiglia e della comunità. Anche contestualmente ai programmi delle colossali opere pubbliche, la costruzione delle colonie offriva agli ambiziosi architetti opportunità senza precedenti. La colonia diventò la costruzione distintiva del Fascismo 6 | 7


che evolveva secondo le direttive dell’ONB e della GIL. La marcia, la ginnastica e gli esercizi sincronizzati, l’alzabandiera, il saluto e il giuramento di fedeltà al regime che costituivano lo spettacolare programma quotidiano delle colonie, ispirarono particolari architettonici tra cui torri, rampe e palchi per le sfilate delle truppe dei Balilla. In contrasto con questa spettacolarità, i regolamenti ufficiali proclamavano il lusso antieducativo e antisociale; in virtù di ciò, le colonie offrivano un tipo di sistemazione decisamente spartana. I dormitori erano spazi aperti, tetri ed austeri; ognuno di essi poteva accogliere diverse centinaia di bambini. La tipica minaccia dei genitori nei confronti dei figli disobbedienti era: “Ti mando in colonia!” Per un’intera generazione di italiani il Fascismo fu un’esperienza formativa, che rimase nella vita a venire di molte persone. ¶ Scomparendo dalla memoria viva, il regime fascista appare, agli occhi delle nuove generazioni, come un momento qualsiasi della Storia d’Italia. L’attuale classe politica di destra, sta riprendendo in considerazione le realizzazioni architettoniche dell’era fascista. Ciò rappresenta un notevole passo indietro per coloro che vorrebbero liberare il patrimonio nazionale dell’architettura moderna dalla macchia storico-politica a cui esso viene associato. Osservando l’architettura fascista dalla mia prospettiva esterna al contesto italiano, le colonie abbandonate mi appaiono come una metafora di quello che il regime ha lasciato nella coscienza collettiva degli italiani: un’eredità complessa, pesante e dolorosa su cui riflettere ma troppo importante perché sia dimenticata. Il futuro delle colonie dipende dallo scioglimento di questo dilemma. Il fascismo non è stato consegnato alla Storia. Non può essere esorcizzato né cancellando i suoi monumenti né liquidandoli come patrimonio nazionale. patrick duerden


fascismo abbandonato un viaggio alla scoperta dei tesori modernisti del fascismo Penny Lewis

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fascismo abbandonato Patrick Deurden

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Colonie 1. Colonia Marina PNF Genova 2. Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini” 3. Chiesa di Santa Rosa, Centro Servizi del Calambrone 4. Area Centro Servizi del Calambrone 5. Colonia Elioterapica Fluviale “Maria Pia di Savoia” 6. Colonia Montana di Rovegno 7. Colonia Fluviale “Roberto Farinacci” 8. Colonia Marina delle Montecatini 9. Colonia Marina della Federazione Fascista di Novara 10. Colonia Marina “Amos Maramotti” 11. Colonia Marina “Costanzo Ciano” del Comune di Varese 12. Colonia Marina “XXVIII Ottobre” 13. Colonia Marina “Principi di Piemonte”

p.10 p.16 p.26 p.28 p.38 p.44 p.50 p.56 p.68 p.80 p.88 p.100 p.108

le colonie come strumento politico Arne Winkelmann

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Bibliografia

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Archivio

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Ringraziamenti

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Una traduzione delle didascalie inglesi è disponibile al seguente link: www.civicworks.net/books/fascismo-italian

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colonia marina “rosa maltoni mussolini� 16 | 17




An aeroplane approaching Pisa airport passes at about 1000 feet over Tirrenia. If you look down, you get a fleeting glimpse of the beach and, here and there, derelict buildings amongst the encroachment of holiday chalets and swimming pools that now form a continuous ribbon along the once deserted Tuscan coast. Seen from above these buildings were designed to resemble giant aeroplanes, boats or huge machine parts; futurist symbols of aspiration towards modernity. But this is not obvious today to the casual observer; instead there are collapsed roofs lost amongst the forest of umbrella pines. The repainted orange walls of one half of the symmetrical Colonia Rosa Maltoni Mussolini (1925–35) stand out. This is the architectural masterpiece of the futurist Angiolo Mazzoni, who became well known as the chief engineer of the Ferrovie dello Stato (Italian State Railways). In what was then remote from the dusty and often deprived conditions of the city, the sand, the modern architecture, the pines, and the mountains of Tuscany in

the far distance would have seemed to the children who came here a vivid evocation of the new Italy the regime was creating. Today, the coastal strip is shorn of this meaning; in their own way the Emilia Romagna and Tuscan coasts are as suburban as Surbiton. The painted half of the colonia has recently been converted to holiday apartments. The orange colour is a recreation of the building’s original appearance; on the unpainted half, faded patches of the original paint are here and there apparent. Amazingly, some of the furniture designed by Mazzoni is still in the unpainted part of the building. The design of the furniture was reminiscent of the work of the Viennese secessionist Joseph Hoffman; a reminder perhaps of the cultural eclecticism of the early twentieth century in architecture and politics alike.


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Males Ages Figli della lupa

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Balilla

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Balilla moschettieri

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Avantguardisti

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Avanguardisti moschettieri

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Giovani Fascisti

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Females Ages Figlie della lupa

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Piccole Italiane

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Giovani Italiane

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chiesa di santa rosa, centro servizi del calambrone 26 | 27



area centro servizi del calambrone 28 | 29




The Fascist regime was preoccupied not with reality but with an imagined future dictated by il Duce and unfettered by the inconvenience of worldly matters. Tirrenia was reclaimed from the coastal wilderness north of Livorno, and a new town of colonie established on Mussolini’s orders, with roads and tramways, a huge open-air cinema, medical facilities, laundries and the administrative structure to service them. Nearby, film studios were established by Mussolini’s friend Giovacchino Forzano. Here Sophia Loren later lived in a Fascist-era modernist villa, and spaghetti westerns were filmed. By the 1970s the Forzano studios had been abandoned, and in the 1980s the architect Aldo Rossi proposed the site’s redevelopment as a holiday complex. His architectural approach drew on the compositional techniques of the futurists, but gone were the engine symbols and the towering fasces; Rossi’s historicising architectural language of domes, towers and arches was entirely different. In the end though, only the golf club that Rossi designed for Pisorno was realised.

In 2000 the disparate owners of this vast futurist linear city in ruins came together and set up a development company to regenerate it. A masterplan was drawn up by Pisa architect Beniamino Cristofani; the abandoned colonie are now being converted into holiday apartments.


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The logical result of fascism is the introduction of aesthetics into political life. Walter Benjamin, Illuminations, tr. Harry Zohn, New York, 1969, p. 234

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The state syllabus for elementary schools required that the first word to be learnt after mastering the vowels was EIA! the Fascist war cry. Whilst in arithmetic the first lesson taught was that: DEO = DUCE

Paolo Sorcinelli and Daniela Calanca (ed.), Identikit del Novecento: conflitti, trasformazioni sociali, stili di vita, Rome, 2004

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colonia elioterapica fluviale “maria pia di savoia� 38 | 39



Not all colonie were located on the coast. After a day spent looking for the Colonia Maria Pia di Savoia in Vercelli we were ready to abandon our efforts, but by now our snooping around the outskirts of town had attracted the attention of the Polizia. Things looked awkward, but we convinced our interrogator. Yes, he knew where the colonia was, and he would escort us there. But first, would we care to see Vercelli’s Fascist wall paintings? VIVA IL DUCE in two metre high letters? Although their removal was a legal requirement after the fall of the regime, a surprisingly large number of Fascist political slogans survive on walls across Italy. The Colonia Maria Pia di Savoia was built in 1936 as a non-residential Colonia Elioterapica (sun therapy colony) and designed by the technical office of the municipality. Remarkably it is still in use. Part of the building is the Alpini veterans’ association, whilst a gymnastic club and an archery club occupy other areas.

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colonia montana di rovegno 44 | 45



The 10 commandments of fascism 1. Know that the fascist, and in particular the soldier, must never believe in perpetual peace. 2. Punishments are always deserved. 3. The nation is served even by standing guard over a can of petrol. 4. A comrade must be a brother: – because he lives with you; – because he has the same faith as you. 5. You were not given arms so that they could fall into disuse, but to train you for war. 6. Do not ever say “the government will pay” because it is you who pays; the government is what you have willed and why you have put on a uniform. 7. Discipline is the soul of armies; without it there are no soldiers only confusion and defeat. 8. Mussolini is always right! 9. For a volunteer there are no extenuating circumstances when he disobeys. 10. One thing must be dear to you above all else: the life of il Duce.

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“Decalogo Del Milite Fascita Del 1928” of Renato Ricci adopted by the Opera Nazionale Balilla



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colonia fluviale “roberto farinacci� 50 | 51



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colonia marina delle montecatini 56 | 57




The Colonia Marina Montecatini was designed by Eugenio Faludi with the technical office of the SocietĂ Montecatini, and built in 1939. The brief required accommodation for five hundred Balilla. A huge tower with ramps for gymnastic displays rose 55 metres above ground level. The arch at the gates was designed as a miniature version of the arch Adalberto Libera planned but never built for the abandoned Esposizione Universale di Roma (1942). The tower of Colonia Marina Montecatini was rebuilt to less than half its original height in the late 1940s after the original construction was destroyed by the Nazis at the end of the war. The building remained in use as a hostel until recently.


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For Fascism, the state is an absolute, before which individuals and groups are relative. Individuals and groups are ‘thinkable’ in so far as they are in the state. Giovanni Gentile and Benito Mussolini, La Dottrina del fascismo, Milan, 1932

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Everything in them, from their abstract lines and volumes to their ground plans, which trace the itineraries of communal life, from the breadth and type of door and window frames and the design of railings, from plaster to floorings, colours and materials; everything combines – canteens and washrooms, dormitory and gymnasia – to make up the plastic form and visual image with which these children will identify the memories of periods spent in the Colonie. Having come from poor or very modest homes, the majority of these boys and girls will feel disposed here, for the first time, to accept the influence of taste; they will be stimulated, for the first time, to appreciate architectural form seen not just from the outside, but adapted for living within. Mario Labò and Attilio Podestà, L’architettura delle colonie marine italiane, In Casabella, no. 167/168, 1941

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colonia marina della federazione fascista di novara 68 | 69




By car and on foot, we searched the coastal strip from Rimini to Ravenna looking for abandoned colonie. The Italian seaside is simultaneously classy and crass, kitsch and couture. Whereas English seaside is all cheaply cheerful, fish and chips and candy floss, Italian seaside is well-heeled, neat and clean, but with Gucci gilt vulgarity. The Italians’ love affair with the beach happened after 1945, the beaches having been made accessible by the regime’s draining of the coastal marshes and building of the road infrastructure to serve the colonie. Colonia Novarese (1934) was designed by Giuseppe Peverelli and built in the staggeringly short time of just 126 days. Peverelli was an engineer influential in the Fascist hierarchy, and appointed Minister of Communications in 1943. He was arrested and put on trial in 1945, but acquitted. An unrepentant Fascist, he subsequently emigrated to Argentina. The functions of the Colonia Novarese were combined in a single structure like a miniature version of the Lingotto Fiat factory in Turin, but with the addition of strip windows.

The tower, the principal feature of the front of the building, was entirely clad in glass and modelled as a gigantic illuminated fascio. The structure was coldly functional, intended as a demonstration of the resolution of the Fascist will. The building’s streamlined silhouette lent it more than a passing resemblance to a warship; sufficiently so to encourage strafing attacks by Allied aircraft during the Second World War. In dereliction, Colonia Novarese has become a focus for delinquent activity. The core of the building is burnt out. In the darkened void at its heart stands an empty plinth, inscribed Duce, which once carried Mussolini’s statue. Now it is a focus for nihilistic neo-fascist graffiti.


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Balilla Creed I believe in Rome the Eternal, the mother of my country, and in Italy her eldest daughter, who was born in her virginal bosom by the grace of God; who suffered through the barbarian invasions, was crucified and buried, who descended to the grave and was raised from the dead in the 19th century; who ascended into heaven in her glory in 1918 and 1922; who is seated on the right hand of her mother Rome; who for this reason shall come to judge the living and the dead. I believe in the genius of Mussolini, in our Holy Father Fascism, in the communion of the martyrs, in the conversion of Italians and in the resurrection of the Empire. Libro fascista del Balilla (1936), In Years of Change: European History, 1890-1945, R. Wolfson (ed.), London 1978

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colonia marina “amos maramotti� 80 | 81



Colonia Amos Maramotti (Colonia Reggiana) (1934) in Riccione (Ravenna) was designed by Costantino Costantini, who also designed the famous Mussolini Dux obelisk in the Foro Italico in Rome. It was named after a student ‘martyr’ to the Fascist cause killed in a clash with communists in 1924. Its plan, a repetition of offset slab forms orientated towards sea and sun, and with projecting stair towers, was intended to represent an array of fasces. But the repetition of forms also implied the mechanisation of construction and the possibility of infinite extension. It was these functional aspects, rather than the representational one, which attracted rationalist acclaim for the building. Abandoned, it has become a repository for municipal detritus. Exploring the building we clambered over piles of children’s clothes in decayed cardboard cartons and mounds of mildewed cinema seats. Under this could be seen the terrazzo floor with its design of thousands of interlocking Fs; an echo of the repeating plan of the building. Fascism was everywhere under our feet.

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colonia marina “costanzo ciano� di varese 88 | 89




The most extraordinary monument left by the Fascist youth programme is the Colonia Costanzo Ciano (1937-9) in Milano Marittima. The work of Mario Loreti, it was occupied for only a single summer (in 1939, the year of its completion) and dynamited by the Nazis in 1945. The huge Piranesian ramps, today overgrown with fig trees, were intended for synchronised displays of marching Balilla. In 2005 homeless people were living in the lower parts of the building, whilst on the flat roofs, orchids and other wild flowers were in bloom. The building is in a state of collapse; whilst we were there a section of the floor caved in without warning. One explanation may be that perhaps the concrete was originally mixed with seawater. The ferrous reinforcement is exposed and scaled with rust; the folly of the Fascist utopia revealed by the intervention of reality, time, dereliction and decay. We learnt from the squatters that while it still stands the status of the Colonia Costanzo Ciano as a national monument renders its vast prime beachfront site worthless. But its condition has been declared as beyond repair and the building is to be razed to the ground. The site will then be worth in excess of 50 million Euros.


Italy has been turned into a great prison where children are taught to adore their chains. Lauro De Bosis, Story of my Death, London, 1933

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Credere Obbedire Combattere Believe Obey Fight Fascist political slogan

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The present spectacle of Italy, the state of her spiritual powers announces the imminent dawn of the modern spirit. Her shining purity and force illuminate the paths which had been obscured by the cowardly and the profiteers. Le Corbusier, Stile futurista 1, no. 2, August 1934, p. 13

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colonia marina “xxviii ottobre” 100 | 101




Colonia Marina XXVIII Ottobre (1932) on the Adriatic Coast at Cattolica (Rimini) was built to designs by Clemente Busiri-Vici. It was intended for the male children of expatriate Italians, and the well-known ScottishItalian sculptor Eduardo Paolozzi attended ONB summer camps here. The remarkable dormitory buildings are presented in the dynamic form of locomotives and steamships, suggesting that the children were not supposed to feel that they had arrived at any destination. The would-be colonists of the new Roman Empire were to be in continual transit. Two of the original four dormitories survive. By some bizarre but inspired twist of fate they have been converted into aquaria. Young and efficient sporty types have taken over, and the ghosts of the black shirts, the Balilla and the Figli della Lupa are gone, replaced by manta rays and shoals of angelfish.

I had a black shirt, sailor’s hat, white trousers…. You were allowed to keep the uniform. I remember too you had a shaved head. It was wonderful. When you are very young you don’t articulate experience. Eduardo Paolozzi, Wonderful World, In Cities of Childhood, London 1988


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In June 1941, Galeazzo Ciano admitted “the regime has made a mistake; for twenty years it has neglected these young men, and has had them in mind only to deck them out in uniforms, hats and capes, and herd them against their will into the squares to make a lot of noise.� Galeazzo Ciano, Diary 1939-43, New York, 1947

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le colonie come strumento politico Le prime colonie d’infanzia furono istituite in Italia alla fine del 19esimo secolo dalle organizzazioni cattoliche di assistenza come l’Opera Don Bosco o l’Opera Bonomelli. Il miglioramento delle condizioni di salute dei bambini costituiva l’obiettivo principale delle colonie. Le malattie causate dalla scarsità di aria salubre, luce e la malnutrizione erano trattati, nelle colonie, con bagni di sole, attività fisica e una corretta alimentazione. ¶ Nel 1920 le colonie furono integrate e potenziate dal nuovo piano programmatico del regime fascista; le attività furono inquadrate alla luce di tre nuove direttive. La centralità del concetto di “Volkskörper” (“corpo del popolo”) affermava la superiorità fisica di una nuova generazione, che era prioritaria rispetto alla forza e alla salute del singolo. ¶ In secondo luogo, l’organizzazione nazionale dei giovani Balilla (Opera Nazionale Balilla), sostituita nel 1937 dalla GIL (Gioventù Italiana del Littorio), aveva un carattere chiaramente paramilitare. I bambini indossavano uniformi, erano dotati di un fucile di legno e organizzati in gerarchie militari. Svolgevano esercitazioni e una serie di rituali militari quali l’alzabandiera e il giuramento di fedeltà, erano istruiti al culto dei loro comandanti. Le colonie contribuivano alla formazione dei Balilla e avevano l’obiettivo di trasformarli in soldati, fisicamente e moralmente. Il governo fascista nazionalizzó tutte le colonie private o gestite dalla Chiesa, assicurandosi che nessun’altra organizzazione potesse esercitare alcuna influenza sui bambini. ¶ In terzo luogo, le colonie avevano lo scopo di indottrinare ideologicamente i bambini e di creare un legame emotivo con il regime fascista. Questo avveniva da un lato attraverso l’istruzione politica quotidiana dei bambini, dall’altro sviluppando un sentimento affettivo nei confronti della figura “paterna” del Duce. Soprattuto il legame affettivo con il regime e, in particolare con Mussolini, lasciava un’impressione estremamente positiva del soggiorno alle colonie e, in seguito, questa era idealizzata in un “mondo meraviglioso”, cosi come si ritrova nelle memorie dello scultore Eduardo Paolozzi (Città of Childhood, 1988, p. 10). ¶ E’ inoltre importante ricordare che, nel corso del 1920, i maggiori industriali italiani videro nelle colonie, dove ai figli dei propri dipendenti venivano trasmessi la disciplina e il senso di appartenenza all’azienda, uno strumento per formare la futura manodopera. Molte aziende tra cui FIAT, Olivetti, Piaggio e Montecatini realizzarono e gestirono le colonie allo scopo di formare una forza lavoro sana, efficiente e fedele. Essendo un paese ancora sottosviluppato dal punto di vista industriale, l’Italia recuperava in quegli anni il paternalismo industriale che altre nazioni europee avevano vissuto decenni prima. ¶ La “colonia” era inoltre intesa come un’estensione del concetto di “Lebensraum” (spazio vitale). Anche se il termine “Colonia marina” esisteva già da molto prima del 1920, sotto il fascismo acquisí un nuovo significato. Al termine della prima guerra mondiale, la colonizzazione di nuove terre fu uno dei pilastri del programma fascista: un’aggressiva politica di espansione portó all’annessione delle colonie e alla creazione di nuove città in patria, le ‘Città Fondazione ‘. La bonifica delle paludi lungo le inospitali coste adriatiche


e tirreniche con il programma di edificazione delle colonie, segnó, per il fascismo, un passo significativo nella realizzazione dello “spazio vitale” in Italia. Il regime fascista creava di fatto una “nuova terra” per la sua popolazione attraverso un’espansione dentro l’Italia stessa. La città lineare del Calambrone comprende una serie di colonie d’infanzia che si estende lungo la fascia costiera da Pisa verso Livorno (vedi Colonia “Rosa Maltoni Mussolini” e Centro Servizi). Agli inizi degli anni ’30, il programma di espansione delle colonie portó alla costruzione accelerata di nuove strutture lungo le coste (Colonie marine), in montagna (Colonie montane), nelle aree rurali o periferiche delle città (colonie elioterapiche). ¶ La maggioranza delle colonie fu costruita in stile razionalista/modernista. Generalmente l’attenzione verso l’architettura degli edifici razionalisti si è concentrata sulle caratteristiche strutturali e spaziali, mentre le implicazioni ideologiche sono state raramente oggetto di discussione. La prossimità dell’architettura delle colonie sia allo stile ‘razionalista’, espressione del totalitarismo, sia allo Stile Internazionale, espressione della democrazia liberale, fu poco affrontata. Lo stile moderno e avanguardistico delle Colonie era parte integrante della propaganda politica. Esistono alcune analogie tra l’organizzazione strutturale e la gerarchia militare dei Balilla. I Balilla erano organizzati in unità sul modello dell’esercito romano. L’unità più piccola è la Squadra con 11 bambini, tre squadre costituiscono un Manipolo, tre Manipoli formano una Centuria di 100 bambini, tre Centuria costituiscono una Coorte e tre Coorti formano l’unità più grande, con 900 persone, la Legio. Nelle colonie, solitamente i bambini erano alloggiati in camerate di 11-33 posti letto, secondo la dimensione di una squadra o manipolo. Su ogni piano o ala dell’edificio, i dormitori erano spesso suddivisi in gruppi di tre. Molte colonie hanno la capienza di una coorte, mentre le colonie più grandi, quali ad esempio la Colonia Novarese di Rimini o la Colonia “XXVIII Ottobre” di Cattolica, possono ospitare una legio. L’organizzazione dello spazio nei dormitori secondo unità militari riflette l’austerità e la tipologia degli alloggi per le truppe. ¶ Un altro aspetto che emerge dalla somiglianza tra i dormitori delle colonie e gli accampamenti militari, riguarda lo svolgimento delle operazioni di massa. L’architetto e storico Michele Anderle parla di “meccanizzazione dell’uomo” durante il fascismo, dove l’individuo svolge solo una funzione anonima all’interno di una macchina più grande. Tale immagine può essere trasferita all’organizzazione strutturale delle Colonie. Queste erano infatti nettamente suddivise in sezioni funzionali: le aree di servizio come cucine, lavanderie e uffici amministrativi erano separati dalle zone riservate ai bambini, i dormitori dei ragazzi divisi da quelli delle ragazze (quando non si trattava di colonie esclusivamente destinate a maschi o femmine); gli aspetti della vita quotidiana degli ospiti, come dormire, mangiare e lavarsi erano condivisi e collettivizzati. Allo scopo di radunare e, successivamente, disperdere i bambini in modo rapido, gli edifici erano dotati di ampie rampe, spesso curve o a forma di spirale, come si riscontra nelle colonie 116 | 117


“Montecatini” e “Varese”. La differenziazione funzionale, le chiare geometrie, lo spazio parzialmente panottico consentivano un attento controllo delle attività all’interno delle colonie. Nelle colonie “Roberto Farinacci” a Cremona, o “Maria Pia di Savoia” a Vercelli la rassomiglianza delle strutture con elementi appartenenti alla macchina è la prova evidente di come i temi della meccanizzazione e dell’automazione siano caratteristici dell’architettura delle colonie. ¶ Il motivo della macchina svolge un ruolo importante nella funzione simbolica dell’architettura. Nelle Colonie “XXVIII Ottobre” di Cattolica e “Amos Maramotti” di Riccione domina il tema navale: le forme monumentali degli edifici evocano esplicitamente degli scafi, le scale semicircolari sono prue, le ringhiere e le rampe richiamano parapetti e passerelle, oblò e pennoni sottolineano il motivo nautico. La metafora della nave è un tema ricorrente nell’architettura moderna. È l’alba di una nuova era, di un’utopia sociale e di uno stato di euforia nei confronti della tecnologia e del progresso. A tutto ció, si sovrappone la figura della nave da guerra. La Colonia “XXVIII Ottobre” ricorda una piccola flotta da guerra intorno a un edificio centrale; la raffigurazione prende spunto da una cartolina dell’epoca, intitolata “Nave Ammiraglia ancorata”. La forma compatta dei quattro dormitori ricorda maggiormente i cacciatorpedinieri e gli incrociatori piùttosto che una nave passeggeri. Anche la scala-torre della “Colonia Novarese” richiama una torretta o una plancia, che spicca dal ponte. Se a ció si aggiunge l’immagine dei Balilla nelle uniformi della marina, il quadro di una generazione pronta a combattere una guerra navale si completa. ¶ L’architettura delle colonie rappresentava per il regime fascista un’icona politica. I simboli fascisti, gli emblemi e gli slogan propagandastici erano ampiamente raffigurati negli edifici. I piazzali per le sfilate erano progettati per mostrare le file dei Balilla che marciavano con lo sguardo rivolto in alto a un pulpito o a un balcone, il quale era contornato da un’ampia facciata. Su queste superfici spiccava l’iscrizione con il nome della colonia, l’anno di fondazione secondo il calendario fascista in numeri romani, con l’aggiunta di EF per “Epoca Fascista” (Esempio XII EF = 1933) e i ‘fasci’, il simbolo romano composto da un fascio di verghe di betulla e una scure, emblema nazionale dell’Italia fascista. ¶ L’insieme di questi elementi architettonici, il pulpito, la piazza d’armi, le rampe, l’organizzazione militare dello spazio coronato da fasci e iscrizioni romane confluivano nella perfetta scenografia della propaganda fascista. L’elemento architettonico del “fascio” è ricorrente in molteplici forme: puó presentarsi come una struttura separata, in forma di scale o torri cilindriche scanalate o come schema complessivo, come nella Colonia “Rosa Maltoni Mussolini” a Tirrenia. Il “fascio” spesso appare in gruppi di tre, come emblema su balconi e ingressi. L’architettura delle colonie serviva anche a mantenere i simboli politici e gli emblemi onnipresenti, in modo che i giovani ospiti potessero in ogni momento avere chiaro a chi dovevano essere grati per il loro soggiorno e devoti. Da questi esempi è evidente che anche nel vocabolario dell’architettura


moderna, ci sono stati momenti di manipolazione e deliberato oscurantismo. L’architettura della modernità, che si suppone universale e libera da condizionamenti storici, è assoggetta all’influenza del totalitarismo. Ne risultano edifici che inneggiano alla guerra e alla violenza, strumento di controllo di un’intera generazione che al regime fascista ha giurato fedeltà. arne winkelmann

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colonia marina pnf genova

Colonia marina a sud di Genova. Situata sulla spiaggia, la torre è rimasta in rovina per decenni ed è tuttora di proprietà del Comune di Chiavari. Prendendo il treno da Genova verso sud, si ha una vista spettacolare della colonia. Localmente si susseguono aspre e continue critiche nei confronti dei sindaci che non sono stati in grado di conservare o riconvertire congruamente quest’icona futuristica della regione. La parte interna ha perso sensibilmente la propria identità, mentre gli esterni sono rimasti per lo più intatti. Due iscrizioni si trovavano agli ingressi: una è stata cancellata con della pittura, l’altra è sopravvissuta.

Colonia Marina PNF Genova 1931 Colonia Fara Via Preti, Chiavari GE, Liguria Camillo Nardi Greco (1887–1968)

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colonia marina “rosa maltoni mussolini”

Colonia “Rosa Maltoni Mussolini” 1931 Colonia “Villa Rosa” Colonia Marina dei Ferrovieri Colonia Marina Postelegrafonici Colonia Pontificia Fiorentina Colonia O.D.A. “Regina del Mare” Viale del Tirreno, Calambrone PI, Tuscany Angiolo Mazzoni (1894–1979)

Colonia marina prossima a Livorno, affacciata alla spiaggia. Quando il Ministero delle Poste e delle Ferrovie vennero separati, la colonia fu divisa simmetricamente a metà al centro dell’ingresso principale, attraverso la fontana ornamentale. Grazie all’intervento del comune di Pisa, la colonia è in fase di recupero. La metà del ministero delle Poste è stata convertita in appartamenti-vacanza e ha recuperato il colore originale arancio brillante. L’altra metà è tuttora abbandonata e gestita dal figlio del custode originario che qui è cresciuto e continua a vivere con il padre nella stessa portineria di un tempo.

Mazzoni era un architetto di estremo talento e una figura molto influente sotto il regime. La moglie era la figlia di Galeazzo Ciano, l’allora Ministro delle Comunicazioni di Mussolini; come capo architetto del Ministero delle Comunicazioni e delle Ferrovie di Stato progettò centinaia di edifici tra i quali numerosi uffici postali e stazioni ferroviarie. Mazzoni progettò la Colonia Rosa Maltoni Mussolini nei minimi dettagli: maniglie delle porte modellate come fasci, particolari di arredo in alluminio e legno, alcuni ancora esistenti.


colonia marina “rosa maltoni mussolini�

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colonia marina “rosa maltoni mussolini�

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area centro servizi del calambrone

colonia elioterapica fluviale “maria pia di savoia”

Area Centro Servizi del Calambrone

Colonia Elioterapica Fluviale “Maria Pia di Savoia”

1934

1935

Viale del Tirreno, Calambrone PI, Tuscany

Colonia “Elena di Savoia”

Ghino Venturi

Corso Rigola, Vercelli VC, Piedmont Uffici Tecnici Comunali

Questa è l’area di accoglienza centrale del vasto complesso lineare di colonie di Tirrenia, a nord di Livorno. Qui i bambini scendevano dal treno della linea ferroviaria, appositamente costruita, ed erano esaminati prima di essere destinati a una delle colonie. L’area include una lavanderia con una scultura sovrastante di Minerva, ambulatori medici e dentistici e una chiesa. Nelle vicinanze, all’interno di un bosco è stato recentemente ritrovato e recuperato un cinema all’aperto. Il complesso costituisce la parte centrale di una nuova piazza pubblica che fa parte di un ambizioso progetto di recupero. Sono in corso lavori di restauro di alcuni edifici e demolizioni di altri.

Colonia elioterapica dell’entroterra, situata sulle sponde sabbiose di un ampio letto fluviale, tra Milano e Torino. Dalla sua edificazione è sempre rimasta in uso, appare tuttavia desolata. Situata lungo una strada extraurbana, alcune parti sono in completa rovina e disuso, altre costituiscono una vivace e apprezzata risorsa per la comunità locale. Un centro di ginnastica, un club di tiro con l’arco e un circolo Alpini occupano settori indipendenti dell’edificio e mostrano con orgoglio gallerie fotografiche che illustrano le proprie origini, risalenti a prima del 1939.


colonia montana di rovegno

Colonia montana, oltre la sperduta località collinare di Rovegno, sopra Genova. Risalgono ancora agli anni ’30 le scritte murarie e la segnaletica stradale che guida gli automobilisti attraverso il bosco. La colonia è un immenso monolito su una radura che si apre inaspettatamente nel fitto bosco, con vista panoramica sugli Appennini. Una vasta rete di sentieri, battuti da esperti fungaioli e cacciatori di cinghiali, converge nella radura.

Colonia Montana di Rovegno 1934 Località Colonia, Rovegno GE, Liguria Camillo Nardi Greco (1887–1968)

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colonia fluviale “roberto farinacci”

Colonia Fluviale “Roberto Farinacci” 1938 Colonia Padane Via del Sale, Cremona CR, Lombardy Carlo Gaudenzi (1898–1969)

Colonia elioterapica nelle vicinanze di Cremona, situata sulle rive del fiume Po, all’interno di un noto parco pubblico ben mantenuto. Gran parte della struttura è fatiscente, solo una sezione è funzionante, stagionalmente, come discoteca estiva; la piscina è ora piena di tartarughe. Si tratta di un edificio intimo e a misura d’uomo.


colonia marina delle montecatini

Colonia marina situata a Cervia. Inizialmente fuori dalla città, è ora parte di un intero complesso residenziale, in prima linea spiaggia. I Monopoli di Stato l’hanno venduta poco dopo la realizzazione di queste foto, ciò nonostante è ancora nelle stesse condizioni.

Colonia Marina delle Montecatini 1938 Colonia Monopoli di Stato Viale Giacomo Matteotti, Cervia RA, Emilia-Romagna Eugenio Faludi / Ufficio tecnico Montecatini (1899–1981)

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colonia marina della federazione fascista di novara

Colonia Marina della Federazione Fascista di Novara 1934 Colonia Novarese Viale Principe di Piemonte, Rimini RN, Emilia-Romagna Giuseppe Peverelli (1893–1969)

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Colonia marina a Riccione; attualmente la strada la separa dalla spiaggia. L’edificio, con le sue rampe a spirale, si richiama fortemente al Lingotto, lo stabilimento FIAT di Torino. È la sezione più austera e minacciosa della colonia. Sono ancora evidenti i danni della bomba che colpì l’edificio, confuso dagli Alleati con una nave, durante un attacco aereo alla fine della guerra. Nel 2008 erano in corso i lavori di riconversione in struttura alberghiera.


colonia marina “amos maramotti”

Colonia Marina “Amos Maramotti” 1934 Colonia Marina Reggiana Centro Vacanze Reggio Emilia Viale Gabriele d’Annunzio, Riccione RN, Emilia-Romagna Costantino Costantini (1904–1982)

Colonia marina sulla spiaggia di Riccione con motivi nautici. I piani superiori sono in rovina e vengono usati dal comune come deposito, dando luogo a un’involontaria installazione surreale con centinaia di gavitelli e poltroncine da cinema. Il pianterreno è occupato da club nautici e balneari.


colonia marina “costanzo ciano” di varese

Colonia Marina “Costanzo Ciano” di Varese 1937–39 Colonia Varese Viale Giacomo Matteotti, Cervia RA, Emilia-Romagna Mario Loreti (1889–1968)

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Colonia marina nei pressi di Cervia, situata lungo una vasta spiaggia ricoperta di vecchi pini marittimi. E’ la colonia maggiormente desolata e in rovina, oltre che una tra le più spettacolari. Fu progettata come un grande set cinematografico per la propaganda del cinegiornale Luce; recentemente è stata il set di film dell’orrore. Sono presenti segni di recenti carotaggi dei materiali nelle colonne portanti, a riprova del fatto che l’edificio potrebbe essere presto demolito.



colonia marina “xxviii ottobre”

Colonia marina a Cattolica destinata ai bambini di italiani emigrati all’estero. Parte demolita e parte ristrutturata, i due dormitori nave/treno ancora conservati hanno degli acquari che si inseriscono nella parte sottostante, senza togliere spazio ai dormitori medesimi. Il luogo è una rinomata località balneare, ben segnalato e descritto ma qualsiasi riferimento alla storia e alle origini degli edifici è omesso. I ricordi d’infanzia dello scultore di Edinburgo Eduardo Paolozzi si riferiscono a questo luogo.

Colonia Marina “XXVIII Ottobre” 1932–34 Le Navi Via Germania, Cattolica RN, Emilia-Romagna Clemente Busiri-Vici (1887–1965)

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colonia marina “principi di piemonte”

Colonia Marina “Principi di Piemonte” 1936–37 Colonia Marina di Padova Strada della Droma, Venezia – Lido Alberoni VE, Veneto Daniele Calabi (1906-1964)

Venezia, sul Lido, questa colonia marina, rintanata tra le dune, si apre sulla spiaggia. Abbandonata ma relativamente intatta, è stata ristrutturata negli anni ‘60 e ampliata con un nuovo dormitorio e un refettorio negli anni ’70. La colonia conserva la sua cucina originale con servizio di stoviglie “Richard Ginori”. Il piazzale per le parate su cui si affacciava originariamente la colonia ha attualmente l’aspetto di un giardino botanico.


Questo progetto è nato da una collaborazione tra me e Patrick Duerden. Eravamo interessati a scoprire le rovine architettoniche dell’epoca fascista in Italia. Iniziammo a cercare le colonie in seguito a una stimolante conversazione che Patrick ebbe con Tom Muirhead a Londra, nel 1995. Nel corso della cena Tom tirò fuori una cartina dell’Italia è abbozzò una serie di colonie che aveva esplorato negli anni ‘80; facendoci guidare dalla mappa di Tom, nella primavera del 2006 cominciammo a intraprendere il primo dei nostri numerosi viaggi. Durante la nostra prima tappa incontrammo per caso Beniamino Cristofani, architetto pisano e masterplanner per la riqualificazione del Calambrone e delle sue numerose colonie. Da allora almeno ogni due mesi, ho trovato una scusa per incontrarmi con Beniamino al Calambrone o a Pisa, per discutere del progetto o dare un’occhiata più da vicino a una delle colonie. Accanto al costante dialogo con Patrick, le visite con Beniamino hanno dato forma al progetto e alle mostre. Nel corso di una conferenza che accompagnava la prima mostra di Fascismo Abbandonato, in allestimento presso la Galleria Weisenhoff di Stoccarda, a Patrick, Beniamino e me si unì il Dr Dr Arne Winkelmann. La sua conoscenza e visione delle Colonie ampliò ulteriormente il dibattito. L’esclusiva collezione di cartoline d’epoca delle colonie che Arne possiede, alcune delle quali riportate in questo libro, costituisce un approccio visionario alla storia delle Colonie.

Questa edizione è stata pubblicata nel Regno Unito nel 2010 da Dewi Lewis Publishing 8 Broomfield Road, Heaton Moor Stockport sk4 4nd, Inghilterra www.dewilewispublishing.com in collaborazione con Civic Works Ltd isbn: 978-1-904587-86-6 Tutti i diritti sono riservati

© 2010 Testi: Dan Dubowitz, Patrick Duerden, Penny Lewis, Arne Winkelmann e Civic Works Ltd Fotografie: Dan Dubowitz Archivio materiale: Pag. 122-124 RIBA Library Photographs Altro materiale d’archivio: Arne Winkelmann Book Design: Alan Ward @ www.axisgraphicdesign.co.uk Print: Editoriale Bortolazzi Stei, Verona Print Manager: Alessandra Agostini

Oltre a ringraziare i miei collaboratori, Patrick ed io dobbiamo molto alle numerose persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, troppe per essere ricordate individualmente. Vorrei tuttavia ringraziare Ros Stoddart per il suo sostegno e la sua pazienza fenomenale, Penny Lewis per aver contribuito con la sua precisione e ingegno eccezionali, Laura Gusmitta per l’accurata traduzione, l’inesauribile entusiasmo, l’impegno e la determinazione. Alan Ward è un designer di sorprendente talento ed è stato un piacere, oltre che un privilegio, lavorare con lui in questo libro. I miei ringraziamenti vanno inoltre a Dewi Lewis per gli inestimabili consigli sulla direzione di questo progetto nella sua realizzazione; in ultimo, ma tutt’altro che da ultimo, ringrazio Jenny per la sua complicità e il suo sostegno. Dan Dubowitz, 2010 La tournée della mostra Fascismo Abbandonato è stata inaugurata alla Fermynwoods Contemporary Art Gallery da Ros Stoddart, maggio-luglio 2009. Il tour include Wiesenhoff Gallery, Stoccarda; H2 Zentrum Galeria, Augsburg, Monaco di Baviera; SMS Centro di Arte Contemporanea, Pisa 2009-2010; British School di Roma, maggio 2010. Stampe della mostra: Mark Foxwell, Genesis Imaging

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Dan Dubowitz Civic Works Ltd dan@civicworks.net www.civicworks.net


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