CITYVISION MAG 2

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1. Cloudscape - Venice Biennale 2010 ph. Tetsuo Kondo gresso

DM RC 01 // Come ha iniziato Transsolar? Qual è stata l’influenza dell’importante discussione culturale sugli edifici verdi, in atto negli ultimi anni in Germania? TA: All’inizio eravamo concentrati sullo studio dei modelli computazionali (termici, luce e dinamica dei fluidi). A quel tempo – all’inizio degli anni Novanta – l’utilizzo di programmi per la modellazione degli edifici era molto inusuale. Abbiamo velocemente capito che la nostra capacità di ricreare sofisticati modelli era la chiave giusta per portare l’innovazione nella progettazione degli edifici; un’innovazione con una particolare attenzione all’interfaccia dei progetti, alla performance energetica e al comfort. Agli architetti piacque molto la possibilità di avere nei gruppi di progettazione, figure in grado di mostrare le implicazioni del disegno dell’architettura nei sistemi meccanici e viceversa. Allo stesso tempo il nostro obiettivo in un’operazione passiva su un edificio dava la possibilità di sfruttare il budget a disposizione per i sistemi meccanici verso quelli legati alla facciata – cosa che gli architetti gradirono. Durante gli anni Novanta molte cose sono state sperimentali. Tecnologie come la doppia facciata o le lastre termiche attive per il raffreddamento radiante (tubi in plastica integrati nella struttura) sono diventate senso comune e spesso moda. L’innovazione è stata certamente guidata dalla discussione culturale sugli edifici verdi. Negli ultimi dieci anni c’è una tendenza da parte dei governi – regolamentazioni più ferree al pari dei sistemi di bioedilizia. Di conseguenza ci rendiamo conto che è diventato piuttosto difficile essere innovativi. DM RC 02 // Siamo molto colpiti dal lavoro di Transsolar. In particolar modo dalla forte matrice di sostenibilità che possiamo trovare fin dalla prima idea dell’edificio. Come vi rapportate con le diverse tipologie degli edifici e quali passi vengono compiuti per arrivare alla conclusione del progetto? TA: Ogni progetto è certamente unico – anche per noi. Da quando siamo interessati al dialogo tra disegno e performance, è essenziale arrivare ad un’elevata comprensione dell’intento del nostro lavoro. Laboratori con architetti e committenti sono essenziali per capire il senso di ciò che è importante. Specialmente nelle altre nazioni andiamo a studiare il clima e le antiche architetture. Attraverso prove ed errori l’architettura vernacolare è stata sviluppata per dare il maggior comfort possibile – all’interno e all’esterno dell’edificio – in diverse condizioni ambientali. E’ importante capirne l’approccio e trasferirlo nel disegno contemporaneo, usando materiali e programmi per testare l’efficacia delle diverse soluzioni. In uno scenario ideale i nostri modelli sostengono il gruppo di progettazione in un percorso iterativo di progetto. Iniziamo con modelli di massima che diventano sempre più sofisticati in tutto il processo e contribuiscono a informare e ottimizzare la progettazione in ogni sua fase. Grazie a questo approccio siamo sicuri di fornire tutte le informazioni necessarie allo sviluppo del progetto. Tutto è simultaneo, ma il livello di dettaglio aumenta con l’avanzare delle fasi. Non possiamo dire che guardiamo prima alla facciata e poi al processo, guardiamo al sistema meccanico.

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