ARTICOLO DI GIORNALE FAIELLA CHIARA 5B

Page 1

School Edition

“QUEST’AGONIA È IL NOSTRO TRIONFO”

FERDINANDO NICOLA SACCO

Nacque a Torremaggiore in provincia di Foggia il 22 aprile 1891. Emigrò in America nel 1908 a soli 17 anni. Si sposò con Rosina Zambelli e trovò lavoro in una fabbrica di calzature a Milford.

SACCO E VANZETTI- La storia di un calzolaio e un pescivendolo. Due anarchici, due italiani. Condannati a morte negli Stati Uniti dopo sette anni di udienze, il 5 aprile 1927, con l’accusa di omicidio, un omicidio che non commisero. Vennero giustiziati da innocenti il 23 agosto dello stesso anno nel penitenziario statunitense di Charlestown. Nel 1916 Sacco e Vanzetti si conobbero ed entrarono entrambi a far parte di un gruppo anarchico italo-americano del Massachusetts. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, entrambi insieme al gruppo anarchico fuggirono in Messico evitando la chiamata alle armi. Ritornarono negli Stati Uniti solo alla fine della guerra.

BARTOLOMEO VANZETTI

Nacque acque a Villafalletto, in provincia di Cuneo, l’11 giugno del 1888. Fece molti lavori, accettando tutto ciò che gli capitava. Conosciuto come uno spirito libero e indipendente, nel 1919 si mise in proprio facendo il lavoro del pescivendolo fino al momento dell’arresto.


L’ARRESTO E L’INCRIMINAZIONE La sera del 5 maggio 1920 Sacco e Vanzetti dovevano effettuare attività di propaganda per il comizio ma furono arrestati a bordo di un tram perché trovati in possesso di due pistole che inizialmente negarono di avere. Dalla perquisizione oltre alle due armi emersero proiettili e materiale anarchico. Il fatto che la pistola di Sacco fosse lo stesso modello dell’arma usata per una rapina con duplice omicidio avvenuta in un calzaturificio alcune settimane prima portò le indagini a concentrarsi su di loro. Fu ipotizzato che la rapina servisse per finanziare le attività del movimento anarchico e furono messi in discussione gli alibi che entrambi fornirono. Sacco quel giorno non era al lavoro poiché si era recato al consolato italiano per organizzare il suo ritorno in Italia a causa della morte della madre, mentre Vanzetti affermò di essere stato al suo lavoro di pescivendolo ambulante.

I fatti in questione erano avvenuti il 15 aprile 1920 a South Braintree, non lontano da Boston, quando un gruppo di persone assalì il cassiere Frederick Parmenter e la guardia giurata di origine italiana Alessandro Berardelli presso il calzaturificio “Slater and Morril”. Sacco e Vanzetti vennero rinviati a giudizio per la rapina e gli omicidi di South Braintree e il solo Vanzetti per un’ulteriore tentata rapina avvenuta nel giorno della vigilia di Natale del 1919 a Bridgewater.


IL PROCESSO

Il processo prese il via un anno dopo, il 21 maggio 1921. Il giudice era Webster Thayer e l’accusa venne sostenuta dal procuratore Frederick Katzmaan. Il principale avvocato della difesa dei due italiani fu Fred Moore, noto come socialista e attivo in molte cause dove si trattava di difendere esponenti del sindacato dei lavoratori. Fin da subito si ebbe l’impressione di un processo indirizzato verso la condanna dei due imputati. Tra i testimoni che si susseguirono ci furono i lavoratori presenti al calzaturificio durante la rapina, tra i quali alcuni riconobbero Sacco e Vanzetti rispettivamente impugnare la pistola e guidare l’auto della rapina assieme ad altri tre complici. Tutto questo nonostante Vanzetti non avesse la patente e non avesse mai guidato un’automobile. Secondo alcuni testimoni Sacco perse il cappello durante la fuga. Gli fu fatto misurare in sede processuale quello . rinvenuto, che risultò di taglia molto diversa dalla propria

La pistola di Sacco risultò compatibile con i proiettili dell’omicidio ma non vi era la certezza che quella fosse la pistola che aveva effettivamente sparato.

Infine l’aspetto più controverso fu quello relativo agli alibi non riconosciuti dal giudice e dalla giuria. Lo stesso procuratore arrivò a sostenere che le deposizioni degli altri immigrati italiani non potevano essere tenute in considerazione come quelle dei cittadini americani.Successivamente il dibattimento si concentrò più sulle idee politiche dei due imputati piuttosto che sui fatti accaduti, come se l’appartenenza politica al movimento anarchico fosse di per sé un elemento che concorreva alla condanna. Il processo si trasformò in una sorta di esempio della persecuzione che gli Stati Uniti riservavano verso coloro che sostenevano idee rivoluzionarie, ancora di più se immigrati. In questo clima si arrivò, il 21 luglio 1921, dopo poco più di due mesi di processo alla condanna a morte di Sacco e Vanzetti.


I TENTATIVI DI APPELLO E REVISIONE

All’epoca non era automatico un processo di appello. Il giudice doveva autorizzare lo svolgimento di un secondo dibattimento qualora emergessero ulteriori elementi degni di essere presi in considerazione. La condanna a morte aumentò la notorietà di Sacco e Vanzetti e la loro storia fece il giro del mondo, tanto che perfino il governo fascista italiano, forse Mussolini in persona, chiesero agli Stati Uniti di rivedere la condanna.

La durata longeva del processo fu proprio il motivo che ne concesse uno nuovo basato su nuove testimonianze e altre invece che furono ritratte dai lavoratori del calzaturificio. Tutto questo non servi a far cambiare idea al giudice Thayer sulla riapertura del processo. Moore fu quindi sostituito dall’avvocato William Thomson.

L’INASPETTATA CONFESSIONE Celestino Madeiros era un detenuto di origine portoghese arrestato per alcune rapine con omicidi. Decise di confessare il suo coinvolgimento nella rapina di South Braintree e seppure senza fare nomi fornì dettagli che riconducevano alla Banda Morelli, un gruppo di criminali italo-statunitensi, che in quel periodo prendeva di mira anche alcuni calzaturifici. Ulteriori elementi che potevano aiutare a riaprire il caso furono la forte somiglianza fisica tra Nicola Sacco e Joe Morelli e l’auto usata in altre rapine, dello stesso modello di quella utilizzata per la rapina del 15 aprile 1920. Tra il 1926 e la primavera del 1927 venne esaminato il caso che ottenne ancora una volta un parere negativo per un nuovo processo da parte di Thayer. Venne avallata la tesi della procura che vedeva nella confessione di Madeiros un modo di ritardare la sua stessa condanna a morte. Il conseguente ricorso alla corte suprema non diede i risultati sperati, confermando quando deciso da Thayer in precedenza. A questo punto anche buona parte della stampa statunitense cominciò a denunciare l’incomprensibile atteggiamento della giustizia americana nei confronti di Nick e Bart.


IL TRISTE EPILOGO

La sentenza fu rinviata due volte dato che fu richiesto l’intervento del governatore del Massachusetts Alvan Fuller ma, come da previsioni, la richiesta fu respinta e l’esecuzione attuata. Nei giorni che precedettero la condanna a morte si tennero manifestazioni attorno al carcere. Il 23 agosto 1927 alle ore 00:19, dopo sette anni di udienze, Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vengono uccisi sulla sedia elettrica a distanza di sette minuti l’uno dall’altro.

Il 23 agosto del 1977, esattamente 50 anni dopo l’esecuzione, il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, renderà loro finalmente giustizia ammettendo gli errori commessi nel processo ed avviando la riabilitazione della memoria dei due emigrati italiani: “Il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi e l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità”.


LE ULTIME PAROLE DI SACCO E VANZETTI “Ricordati sempre, Dante - scriveva poco prima di morire Nicola Sacco al figlio - della felicità dei giochi non usarla tutta per te, ma conservane solo una parte (...) aiuta i deboli che gridano per avere un aiuto, aiuta i perseguitati e le vittime, perché questi sono i tuoi migliori amici; son tutti i compagni che combattono e cadono come tuo padre e Bartolo, che ieri combatté e cadde per la conquista della gioia e della libertà per tutti e per i poveri lavoratori (…) Sì, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire”... Le loro idee non saranno distrutte e la storia darà loro ragione.

Bartolomeo Vanzetti, ha qualcosa da dire perché non venga emessa la sentenza di morte nei suoi confronti?

“Sì, ho da dire che sono innocente. In tutta la mia vita non ho mai rubato, non ho mai ammazzato, non ho mai versato sangue umano, io. Ho combattuto per eliminare il delitto, primo fra tutti lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, e se c'è una ragione per la quale sono qui è questa e nessun’altra. Una frase, una frase signor Katzmaan ritorna sempre alla mente: “Lei signor Vanzetti è venuto qui, nel paese di Bengodi, per arricchire?”. È una frase che mi dà allegria, io non ho mai pensato di arricchire, non è questa la ragione per cui sto soffrendo e pagando, sto soffrendo e pagando per colpe che effettivamente ho commesso. Sto soffrendo e pagando perché sono anarchico, e io sono un anarchico, perché sono italiano… e io sono italiano, ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte e io per due volte potessi rinascere, rivivrei per fare esattamente le stesse cose che ho fatto. Quando le sue ossa, Signor Thayer, non saranno che polvere e i vostri nomi, le vostre istituzioni, non saranno che il ricordo di un passato maledetto, il suo nome, il nome di Nicola Sacco sarà ancora vivo nel cuore della gente. Noi dobbiamo ringraziarli, senza di loro noi saremmo morti come due poveri sfruttati e mai in tutta la nostra vita avremmo potuto sperare di fare tanto in favore della tolleranza, della giustizia, della comprensione fra gli uomini. Voi avete dato un senso alla vita di due povere immigrati. L’aver preso le nostre vite – le vite di un buon calzolaio e di un povero pescivendolo – tutto! Quest’ultimo momento ci appartiene, questa agonia è il nostro trionfo!


SITOGRAFIA -https://www.raiscuola.rai.it/storia/articoli/2021/08/Sacco-eVanzetti-59f2397f-48fd-4a7c-8e62-0e2922b4e5fe.html -https://www.teverepost.it/sacco-e-vanzetti-un-secolo-dopo/ -https://www.saccoevanzetti.it/la-storia-di-sacco-evanzetti/#:~:text=Ferdinando%20Nicola%20Sacco%20nacq ue%20a,l'11%20giugno%20del%201888. -https://www.collettiva.it/copertine/italia/lincredibile-storiadi-sacco-e-vanzetti-plxjk0yz

Articolo di giornale realizzato da: Chiara Faiella, 5B


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.