Lombardia nord-ovest 1/2013 - VARESE SPECIALE MUSEI

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VARESE MUSEI IN RETE | CASE HISTORY

Paesi dipinti: musei en plein air di Mario Chiodetti

Sono borghi fuori dal tempo quelli di Arcumeggia e Boarezzo, una sorta di paradiso perduto, dove l’arte ha lasciato un segno importante e indelebile, che possiamo ritrovare ogni giorno anche se con sempre maggior fatica. Nel 1956 Manlio Raffo, allora presidente dell’Ente provinciale per il Turismo, immaginò di “dar “dar parete” parete” ai pittori, invitandoli ad affrescare le facciate di alcune case di Arcumeggia e inventare così uno dei più importanti “paesi “paesi dipinti dipinti”” d’Italia. Il primo ad aderire all’iniziativa fu il varesino Giuseppe Montanari, seguirono i milanesi Morelli, Funi, Usellini e Tomea, mentre Franco Gentilini, tra gli artisti preferiti da Piero Chiara tanto che i suoi quadri furono spesso scelti per le copertine dei romanzi, declinò l’invito. A quei tempi quando una cosa era decisa, si partiva e la si realizzava, così Arcumeggia si trasformò ben presto in un centro d’arte noto in tutta Italia, oggetto di articoli e documentari televisivi, visitato da divi del cinema e personaggi del mondo della cultura. A Boarezzo invece, sedici artisti nel corso degli anni hanno raffigurato, su pannelli dipinti collocati sulle pareti delle case, gli antichi mestieri e la vita contadina del paese. Qui, nel silenzio della Valganna, lo scheletro del grande albergo vanto della Belle èpoque testimonia quanto il Varesotto fosse una meta ambita per i turisti non solo italiani.

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