Il generale del Costa Banana

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Jozua Douglas

Il generale

del Costa Banana


Per Wiert e Heather

Il generale del Costa Banana di Jozua Douglas illustrazioni di Elly Hees Traduzione di Laura Pignatti © 2019 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Pubblicato per la prima volta con il titolo De gruwelijke generaal da De Fontein, Utrecht testi © 2015 Jozua Douglas illustrazioni © 2015 Elly Hees L’editore riconosce con gratitudine il supporto del Fondo nederlandese per la letteratura

ISBN 978-88-6966-475-5


Jozua Douglas

Il generale del Costa Banana illustrazioni di Elly Hees



«Non mi piacciono i broccoli. Non mi piacevano già da bambino, quando mia madre mi obbligava a mangiarli. E adesso che sono il presidente degli Stati Uniti ho deciso: non mangerò mai più i broccoli.» George H.W. Bush, presidente degli Stati Uniti dal 1989 al 1993



CAPITOLO 0

IL PRESIDENTE Pablo Fernando era il presidente del Costa Banana, un piccolo stato tropicale centroamericano. Il presidente era il capo indiscusso. Tutto quello che lui voleva, accadeva, anche quando erano cose un po’ pazze. Certi dicevano che Pablo Fernando era un dittatore, ma lui non era assolutamente d’accordo. Pablo Fernando preferiva definirsi presidente. Da presidente si era già inventato un sacco di leggi assurde che tutti erano costretti a rispettare. Alcuni esempi: 1. Tutti i bambini del Costa Banana dovevano chiamarsi Pablo. Quello era il nome più bello del mondo, secondo il presidente. 2. Tutti dovevano chiamare il presidente “Grande Leader Geniale”, o “Grande Eroe Potente”. In realtà, però, qualsiasi nome andava bene, purché contenesse la parola “Grande”. 7


3. Tutti di venerdì dovevano mangiare minestra di banane. Il presidente in persona aveva inventato la ricetta, e secondo lui era la minestra migliore del mondo. 4. Tutti dovevano dare precedenza alla macchina del presidente. Quando arrivava la sua auto, il semaforo scattava automaticamente sul verde. 5. Tutti dovevano mettere “mi piace” a tutti i suoi post su Facebook. Ecco il presidente Fernando. Lui si sentiva molto grande e molto forte, ma in verità era un ometto piccolo e insignificante. Perfino con gli occhialoni da pilota e l’uniforme tempestata di medaglie, era un nanerottolo. Guai, però, a farglielo notare. Se ti chiedeva:

"Che ne dici di questa giacca?" Allora era davvero una pessima idea rispondere:

“La giacca le sta benissimo, Grande Leader Geniale”.


No, era meglio dire:

“Questa giacca le sta proprio a pennello. È la giacca di un uomo grande e forte. Un leader potente e per giunta intelligente”.


Il presidente Fernando voleva sempre apparire forte. Anche quando si faceva fotografare con un gelato, voleva dare l’impressione di essere forte. E faceva di tutto, per apparire forte: 1. Sul suo passaporto c’era scritto che era alto due metri e mezzo. (Ma in realtà era proprio basso.) 2. Si faceva fotografare mentre sorreggeva pesci enormi. (Ma non li aveva pescati lui.) 3. Nel Costa Banana era da anni campione del mondo di boxe. (Ma tutti dovevano sempre farlo vincere.) 4. La canzone che aveva scritto, Sono il più grande, il più grande di tutti, era da anni al primo posto nelle classifiche. (Tutti la dovevano ascoltare e cantare a squarciagola ogni giorno.) 5. Il suo libro Il Grande Leader Geniale aveva venduto oltre dieci milioni di copie. (Logico, tutti dovevano comprarlo, leggerlo e dire che era bello.) Nel suo libro, tra l’altro, c’erano scritte cose incredibili. Storie bizzarre, che non stavano né in cielo né in terra, ma che secondo lui erano tutte vere al cento percento: 1. Quando era nato, un mostro marino si era messo a cantare, in cielo era comparso un doppio arcobaleno, e ovunque avevano cominciato a sbocciare i fiori. 2. Ad appena un anno aveva scritto il suo primo libro e a due anni aveva preso il diploma di dentista. 10


3. Era lui l’inventore del gioco degli scacchi, del telecomando e degli hamburger. 4. Una volta era riuscito a far resuscitare un morto. 5. Suo nonno, il primo presidente del Costa Banana, era nato da un uovo di drago. All’uscita del libro c’erano state recensioni positive su tutti i giornali:


Ma come puoi leggere qui sopra, c’era anche qualcuno che non era d’accordo. Questa persona naturalmente fu subito punita. Chi non rispettava la legge, o parlava male del presidente, veniva mandato in esilio per il resto della sua vita su un’isola deserta. Il presidente Fernando non amava le punizioni terribili. Molti dittatori tagliavano la testa a chi non obbediva. Ma il presidente Fernando questo non osava farlo. Non voleva rischiare che qualcuno si vendicasse. Che la popolazione insorgesse. O che tutte quelle cose orribili fossero fatte a lui. Non ci voleva neanche pensare. Quell’idea non lo faceva dormire la notte. Per questo non fece mai mangiare a nessuno per punizione un panino imbottito di mosche. 12


Non fece mai nuotare nessuno in una piscina piena di pipì di cavallo. Non fece mai rinchiudere nessuno in una cassa piena di tarantole. E soprattutto non tagliò mai, ma proprio mai, la testa a nessuno. No, il presidente Fernando si limitava a spedire tutti quelli che non la pensavano come lui su un’isola deserta nell’oceano Pacifico.

Ciascuno al suo posto! Come molti altri dittatori, anche il presidente Fernando era ricchissimo. Tutto il paese era di sua proprietà: le città, i boschi e tutte le fabbriche. Era incredibilmente ricco. Il presidente viveva con la sua famiglia in un palazzo enorme. Il palazzo aveva 4 piani, 189 camere da letto, ciascuna con il suo bagno, poi un campo da tennis, un campo da bowling, una piscina con lo scivolo, un parco divertimenti completo, un maneggio con 65 cavalli, un circuito per le gare e un cinema. I pavimenti erano tutti coperti da pesanti tappeti rossi. Alle pareti erano appesi quadri enormi con grosse cornici d’oro. Sui soffitti c’erano lampadari di cristallo giganteschi. Quasi tutto, nel palazzo, era d’oro puro: le posate, i piat13


ti, le tazze e le teiere. I rubinetti e le maniglie delle porte, le cerniere, le vasche da bagno, i lavandini e perfino i water‌ tutto era d’oro massiccio. Il presidente Fernando andava talmente pazzo per l’oro, che addirittura sulla pizza si faceva mettere delle sottilissime sottilette d’oro puro. Il presidente aveva una moglie di nome Florabella. Eccola qui.


Pablo Fernando era follemente innamorato di lei. Era talmente pazzo di sua moglie che se la sarebbe mangiata. (Avrebbe anche potuto farlo – in fondo lui era il presidente, poteva tutto – ma se lo avesse fatto gli sarebbe dispiaciuto.) Per dimostrarle il suo affetto, il presidente si inventava di continuo nomignoli buffi e assurdi per rivolgersi a lei. Se suona strano che certi uomini chiamino la propria moglie “piccioncina”, “micetta” o “pasticcino”, il presidente Fernando li superava tutti. Lui chiamava sua moglie “uccipucci-tesorucci”, “fiorellino-splendidino”, “meringhetta-graziosetta” o “dolcemiele”. Ma per quanto fossero tutte paroline amorevoli, Florabella non gli dava credito. Lei si sentiva terribilmente brutta. Si vedeva le orecchie a cavolfiore e le gambe a porro.


Credeva di avere una testa a carciofo, un naso a fragola e la pelle a buccia d’arancia. Se non l’avevi mai vista e ascoltavi la descrizione che lei faceva di sé al telefono, allora probabilmente pensavi di avere in linea una di quelle figure bizzarre tutte fatte di verdure. Ma se la vedevi, non potevi credere ai tuoi occhi. Florabella era la donna più attraente del Costa Banana. E forse di tutto il mondo. Il presidente era dispiaciuto che la sua bellissima moglie si considerasse così brutta. Per questo continuava a inventarsi nuovi nomi per lei, per convincerla di quanto fosse meravigliosa. In genere andava così: «Sei la bambolina-tenerina più bella che io abbia mai visto». «Sì, sì, tanto lo so che dici così a tutte le tue amichette.» «Ma fogliolina-di-banana mia, ci sei solo tu, lo giuro!» «Ah, se fosse vero…» «Tu sei la mia bambolina-bananina, la mia lumachina-piccolina, la mia palletta-puffoletta preferita di tutto l’universo megagalattico!»

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«Falla finita. Avrai tante amichette quanti sono tutti questi stupidi nomi che ti inventi.» Il presidente e sua moglie avevano due figli: Rosa e Pedro. Eccoli qua.

Rosa e Pedro erano gli unici bambini di tutto il Costa Banana che non si chiamavano Pablo. Il presidente avrebbe voluto chiamare così anche loro, tutti e due (tra l’altro, per legge, era obbligatorio). Ma Florabella si era opposta. Lei non voleva che i suoi figli avessero lo stesso nome di tutti gli altri bambini del paese. Naturalmente il presidente non diceva mai di no alla sua meringhina-sfogliatina, perciò l’aveva accontentata. Pedro era il futuro presidente. Lui sarebbe succeduto a suo padre. Rosa non lo trovava giusto. Lei aveva due anni più del fratello ed era anche molto più furba di lui (o almeno così credeva). 17


Ma il presidente Fernando non voleva saperne. Il presidente doveva essere maschio: un uomo forte, grande e coraggioso come lui.

«Un buon presidente è un vero uomo.» Perché, secondo lui, le donne: Non sapevano ideare buone leggi. Non sapevano tenere discorsi brillanti. Non sapevano fare una faccia coraggiosa. Non vincevano mai a braccio di ferro. Non erano brave in matematica. Non sapevano niente di spionaggio. Non sapevano niente di viaggi spaziali. E se le mandavi a comprare un carro armato, ti tornavano a casa con un mazzo di fiori. No, secondo il presidente le donne non potevano governare un paese. Le donne esistevano per essere baciate, nient’altro. Rosa ovviamente non era d’accordo. Secondo lei le donne erano presidenti migliori degli uomini e avevano le idee più chiare. Lei sapeva esattamente cosa avrebbe fatto, se fosse stata presidente. 18


Il codice di Rosa Legge dei complimenti Tutti devono scambiarsi almeno un complimento ogni giorno. Non importa su cosa, basta che sia qualcosa di carino. Legge dei lampioni Tutti i pilastri dei lampioni devono essere foderati di cuscini. Cuscini belli morbidi, in modo che nessuno si faccia piĂš un bernoccolo quando va a sbatterci contro perchĂŠ cammina per strada chattando. Legge della musica Per strada si deve sentire musica allegra, in modo che a tutti venga voglia di cantare e di ballare e la gente sia sempre contenta. Legge della guerra Quando scoppia una guerra non si lanciano bombe, ma si buttano giĂš casse di Xbox con dei paracadute. CosĂŹ i soldati si mettono a giocare e non combattono. Legge elettorale I cittadini scelgono il loro presidente e le leggi che vogliono seguire.


Purtroppo però il presidente Fernando aveva altri piani. Il suo successore sarebbe stato Pedro, e lui si sarebbe occupato delle leggi.

Anche Pedro sapeva giĂ quali leggi avrebbe ideato: Sulle strade avrebbero potuto circolare solo le macchinine degli autoscontri. Avrebbe abolito i treni e costruito ottovolanti in tutto il paese. Avrebbe proibito le scuole. Mandare un bambino a scuola era pura tortura. E torturare i bambini era una brutta cosa. Per questo sarebbe stato proibito.

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CAPITOLO 1

DIECI MILIONI DI “MI PIACE” «Mi passi i corn flakes?», chiese il presidente. Era seduto in sala da pranzo a colazione con sua figlia Rosa e sua moglie Florabella. «Solo un momento», rispose Rosa. Aveva la scatola in mano e stava leggendo quello che c’era scritto sopra. «Che c’è di tanto interessante su una scatola di corn flakes?», le domandò il presidente. «Cose simpatiche», disse Rosa. «Indovinelli e barzellette e consigli divertenti.» Il presidente brontolò: «Dammi qua. Non ho tempo di aspettare tutto il giorno». Rosa gli passò la scatola. Dietro c’era disegnata una scimmietta sorridente. Il presidente versò i corn flakes nella sua ciotola e guardò il retro della confezione. «Perché non ci sono io?», esclamò. «Come no?», domandò Rosa. Gli indicò la scimmietta. «Sì, che ci sei!» 21


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osa e Pedro non sono bambini qualunque. Sono i figli del presidente Pablo Fernando, governatore del Costa Banana, un piccolo stato del Centroamerica. Pedro sarà il futuro presidente e viene sempre viziato: a lui sono riservati i giocattoli migliori, e può persino inventarsi delle leggi! Rosa, invece, anche se è più sveglia e spigliata, non riceve alcuna attenzione dal papà, se non quando viene rimproverata. Un giorno, però, è proprio Rosa a scoprire il piano del perfido generale Garbanzo per prendere il potere e scatenare una guerra tremenda. Nessuno le crede, tranne suo fratello Pedro. Insieme riusciranno a fermare il generale?

Un presidente matto. Un generale con un piano diabolico. Due bambini che devono salvare il mondo. Un’avventura tutta da ridere!

€ 13,50

ISBN 978-88-6966-475-5

www.castoro-on-line.it


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