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DOMENICA 5 APRILE 2015

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DOMENICA 5 APRILE 2015


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PALLA AVVELENATA

LA MARCIA DI CASORIA Le vicende del “Palazzo”

Dal vicolo dei monacielli al Centro Antico o Storico Enzo Carfora, il Sindaco, è al centro del tavolo del “venerdì delle idee”; idee urbanistiche venute al Dirigente Architetto Napolitano ed a tanti altri Architetti. Affronta le vicissitudini con tranquillità: i commercianti della Piazza sono critici; se non ci fossero gli Architetti, sarebbero davvero brutti tempi. Come se non bastasse, sempre nel convegno sul centro storico: l’Avvocato Gagliardi in una forma strepitosa; l’ex Assessore Massimo Santoro assiste; Tommaso Casillo si tira fuori dalla scelta e lascia la parola agli Architetti Moffa e Formato. In aula consiliare, invece, Laezza fa il fenomeno sotto gli occhi di Emilio, il figlio del Ciccio. Insomma, una Pasqua

di combattimento ma anche di riflessione. Sono tempi duri per gli Assessori. Al personale, difficoltà per Marino, l’uomo chiamato a rigenerare il Comune. Al Commercio, c’è da risolvere l’annoso problema del mercato dei tessuti del venerdì. Sulla poltrona comunale dell’assessorato legale – amministrativo e, al Bilancio Sergio Marchetti. Carica di deleghe Luisa Marro, coniugando Pubblica Istruzione, Cultura, Tempo Libero e Interventi di Polizia sul Territorio. Impazzano le disquisizioni filosofiche sulla bontà di creare tre o cinque aree dirigenziali. Sono le persone a determinare i cambiamenti, non le regole. E’ pronto un grande convegno. Dovrà riformare la politica. Il colpo di scena è pronto.

L’Assessore allo Sport Antonio Lanzano ha una Idea: “Casoria rinasce anche grazie allo sport”. Una meraviglia per i tanti sportivi: la notte bianca dello sport a Casoria. “Quando si parla di sport subito viene in mente il gioco del calcio, lo sport più amato e seguito nel nostro paese, e si tende a dimenticare l’esistenza di altre discipline che godono della stessa attenzione da parte dei mezzi di comunicazione e delle istituzioni. Sono i cosiddetti “sport minori”. Noi riconosciamo il ruolo che essi svolgono per la crescita fisica e culturale delle persone”. “Daremo spazio ai grandi campioni della boxe; altre iniziative sono in cantiere”. Questo quanto ha dichiarato l’Assessore. “Infrastrutture, ricerca e innovazione tecnologica sono le strade per creare sviluppo e lavoro”, conclude.

La hit parade delle commissioni consiliari

Sono oggetto di discussione e di dibattito ma anche di denunce (politiche ndr). Sono anni che Polizio denuncia questa spesa, secondo lui, spropositata ed inutile. E come Polizio, hanno dichiarato di pensarla i quattro del PD.


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ROSA DAVIDE

La vera storia del Casoria Calcio Questa settimana la nostra redazione è stata a colloquio con Michele Bruno, presidente del circolo sportivo e culturale “Francesco Bruno”, che ha voluto rivelare ai lettori di CasoriaDue la vera e ancora troppo poco conosciuta storia del Casoria Calcio. Un’esperienza calcistica breve ma intensa. Tutto ebbe inizio nel 1958, anno di fondazione della società ispirata ad un ciclista dilettante casoriano di nome “Arturo Lepori”. La squadra, fortissima, partecipò al campionato di prima categoria e fu vincitrice. Poteva contare sullo “straniero” Cristos Mongelli, che segnava i goal direttamente dal corner. Il centravanti Lippelli segnò complessivamente quarantasette goal. Passata in promozione cambiò Presidente. Il successore di Ciccio Bruno (papà di Michele) fu il prof Vinci Mauro. La società sportiva, chiamata poi “Casoria”, fece anche un grosso acquisto: Roberti, un centravanti che veniva da Agrigento. Il calciatore divenne un lavoratore della Rhodiatoce (oggi Montefibre) e non ebbe problemi a trasferirsi dall’Akragas. La sede della società fu proprio il circolo sportivo e culturale “Francesco Bruno”. Il “Casoria” rimase in promozione per quattro anni, in posizioni medio-alte. Divenne poi Presidente l’ing. Tocci, con lui cominciò la retrocessione. I tre anni successivi

furono bui. Risale al 1971 la nascita di due squadre, la Iodice e la Casador. Emulazioni e contrasti le portarono in prima divisione. Altri quattro anni di bui. Il campo, adesso in ristrutturazione, fu costruito nell’anno 1958, grazie all’impegno profuso di tre personaggi ancora vivi nel ricordo dei casoriani: il prof Vinci Mauro, Salvatore Ciaramella e Ciccio Bruno. In occasione dei Giochi del Mediterraneo, il campo ospitò anche il Napoli (allora in serie B). Per evitare la concorrenza Bruno Tintori, in una riunione che si svolse al comune di Casoria e alla quale lo stesso Michele racconta di aver partecipato, fece nascere nel 1978 il Casoria. La storia di una società che arriva dalla vicina Stadera e che va alla ricerca di campo e di pubblico.


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ALESSIA DIANO

“Dalle piccole cose possono nascere grandi cose” Colloquio con il dirigente scolastico Giovanni De Rosa

Il Mahatma Gandhi ha affermato: «La felicità non viene dal possedere un gran numero di cose, ma deriva dall’orgoglio del lavoro che si fa.» Questa frase descrive pienamente ciò di cui abbiamo discusso questa settimana con il dirigente dell’ISIS Andrea Torrente, Giovanni De Rosa, il quale, nonostante i numerosi impegni, con grande disponibilità e cortesia ha concesso un’approfondita intervista al nostro giornale. Il preside De Rosa, alla dirigenza dell’istituto dall’anno scolastico 2007/08, è un uomo dinamico e sempre pronto ad affrontare nuove sfide. Fin dal suo arrivo al timone della scuola ha dimostrato di essere fortemente motivato a valorizzare non solo le risorse già presenti, ma anche a potenziarne delle nuove. Così l’ISIS Torrente, accanto allo storico indirizzo ragioneria, ha ampliato la sua offerta formativa con l’apertura di due nuovi indirizzi, quello alberghiero e quello per tecnici del turismo. Un’innovazione ordinamentale nata dalla consapevolezza di una particolare esigenza del territorio. Le soddisfazioni e i successi sono stati molti nel corso degli anni: ultimi, in ordine di tempo, la collaborazione con EXPO, grazie alla quale cento alunni delle classi quarte cureranno l’accoglienza e faranno da guida ai visitatori presso la sede di Milano, e la partecipazione alla 26^edizione del Forum PA, dove l’istituto avrà uno spazio seminariale per presentare tutte le iniziative innovative

già svolte e quelle che realizzerà nei prossimi mesi. «Gli ostacoli e problemi sono stati tanti» ha affermato il dirigente, «ma ci siamo impegnati al massimo», ha aggiunto orgoglioso. Il preside ci ha confessato che la principale difficoltà che ha affrontato è stata «una consolidata resistenza alle innovazioni da parte di tutte le componenti», una problematica che però ha portato, inaspettatamente, anche qualcosa di positivo. Questa riluttanza ha infatti dato vita ad un confronto aperto, che ha permesso di consolidare un rapporto basato sulla reciproca lealtà. E a proposito di lealtà e di confronto, il dirigente ci ha tenuto a precisare che è suo impegno costante mantenere anche con gli studenti un dialogo sincero. CONTINUA A PAG. 8

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SEGUE DA PAG. 7 Dover guidare un istituto in cui si contano ben 1976 studenti, tra i quali sono presenti soggetti che provengono da situazioni di grande disagio, non è affatto un compito facile. «L’estromissione o l’allontanamento non risolvono i problemi. In genere non assumiamo un atteggiamento punitivo. Bisogna cercare di ricostruire il rapporto, di ricucirlo. Noi siamo qui per educare. La nostra è una tolleranza consapevole. La crescita degli alunni non è legata solo alle competenze disciplinari, ci impegniamo affinché negli studenti crescano anche il senso civile e sociale» ha affermato il preside. Uno strumento grazie al quale nell’istituto si potenzia questa competenza è l’alternanza scuola – lavoro. Il Torrente, polo tecnico professionale che conta decine di aziende e sul quale si concentrano finanziamenti regionali finalizzati alla realizzazione di diverse iniziative, offre agli studenti la possibilità di svolgere degli stage in azienda, durante i quali gli allievi possono mettere in pratica quanto appreso tra i banchi e confrontarsi con delle strutture operative anche extra regionali a costo zero. Esperienze che, in alcuni casi, portano addirittura ad un’assunzione. Queste esperienze vengono comunque accompagnate da una formazione specifica sia per il personale che per gli alunni. La scuola, anticipando addirittura il Governo, grazie ad un’intesa con CGIL, organizza infatti da tempo degli incontri con esperti CGIL che offrono agli studenti gli strumenti necessari per capire quali sono i diritti ed i doveri dei lavoratori atipici. In questo modo, gli alunni impegnati in stage si sentono tutelati e più sicuri. Oltre alla consulenza degli esperti c’è da dire che i docenti, e addirittura lo stesso preside, sono costantemente presenti per gli stagisti. Il preside ci ha rivelato che gli capita spesso di ricevere telefonate da

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parte di studenti che chiedono consigli o chiarimenti durante lo stage. Quello che il preside De Rosa ha cercato di creare in questi anni è un clima di fiducia e di armonia: «Sono fortemente convinto che l’armonia sia un fattore di sviluppo.», ha asserito il dirigente. Così come in un’orchestra il direttore coordina le varie parti affinché il tutto funzioni a dovere, allo stesso modo l’istituto Torrente ha raggiunto importanti traguardi grazie alla figura del suo “direttore”, che trasmette la costanza e la passione anche ai suoi 236 dipendenti. «Nei miei venticinque anni di dirigenza ho capito che l’approssimazione deve essere combattuta, essa non giova affatto. Bisogna impegnarsi, fare anche dei sacrifici. Ma alla fine si viene ricompensati. Sono uno spirito irrequieto, lo ammetto, ma amo il rinnovamento. Sono convinto che dalle piccole cose possano nascere grandi cose.» Visti i risultati non possiamo che essere d’accordo! Ringraziamo il preside De Rosa per il tempo dedicatoci e auguriamo all’istituto un’attività progettuale sempre più ricca ed originale.

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ANTONIO RUSSO

L’autenticità perduta. Le modifiche alla Cappella del Crocifisso La nostra Casoria è una cittadina piena di reperti storico - archeologici e di grandi monumenti molti dei quali però poco valorizzati. Tra i tanti, facciamo riferimento alle cappelle della Chiesa San Mauro e, in particolar modo alla Cappella del Crocifisso. La Chiesa di San Mauro fu costruita il 15 gennaio 1606, da sempre è stata considerata la parrocchia centrale della nostra cittadina. Una chiesa propriamente storica che, come tutti i monumenti storici, dovrebbe essere conservata così come ci è stata tramandata. Nell’ultimo periodo invece sono state inserite, in particolar modo all’interno della Cappella del Crocifisso, nuove statue, nuovi quadri e altri tipi di forme d’arte per abbellire e rimodernare non solo la cappella in questione, ma l’intera chiesa. Aggiungere nuovi busti o sculture, in virtù di un’idea del “più ce n’è, meglio è” è un errore in cui molto spesso si incappa e si rischia di cancellare la vera essenza della chiesa e delle cappelle. Un insieme di nuovi quadri (di un valore storico relativamente inferiore a quelli già inseriti), messi insieme ai vecchi danno una nuova immagine alla chiesa che perde la sua autenticità storica. Questo vuole essere un invito a cercare di mantenere invariati i principali monumenti della città per evitare che questi possano perdere, a causa di questi “abbellimenti”, la loro vera natura che ci è stata tramandata dai nostri trisavoli.

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Intervista a Emilio Polizio

Consigliere comunale, classe 1983, Emilio Polizio è uno dei più giovani esponenti della politica casoriana. In un consiglio comunale che va quasi allo sbando, gli abbiamo chiesto di parlarci delle ultime novità nell’ amministrazione della nostra città in quella che, piuttosto che un’intervista, è stata una vera e propria conversazione.

Lo scorso mese gli esponenti del PD hanno usato parole molto dure, affermando che il sindaco avrebbe “snobbato” senza motivo il Consiglio non presentandosi e tenendo riunioni in altra sede coi soli consiglieri di maggioranza. Cosa può dirci al riguardo? Anche la mia opinione di questo sindaco è molto scarsa: non ha mai messo in campo la politica propugnata in campagna elettorale. Il nostro sindaco è come se non si fosse mai insediato: è una figura di facciata, un’entità avulsa dal contesto politicoamministrativo di questa città. Le parole degli esponenti del PD sono vere: il sindaco vorrebbe riappacificarsi con loro, ma ha in mente un PD diverso da quello effettivo. Cosa pensa del controllo operato dal MEF, del risultato e delle anomalie emerse? Il Comune di Casoria è stato oggetto, in realtà, di più verifiche: quella del MEF è stata la più corposa. L’ultima verifica è stata quella della Corte dei Conti che ci ha obbligato a riapprovare il rendiconto del 2013 e del 2014. I problemi rilevati sono numerosissimi, e, solo a elencarli, non basterebbe un’enciclopedia. E perché in consiglio comunale non se ne parla? Perché non sanno cosa rispondere. Nei consigli comunali sul tema la maggioranza evita il confronto. E’ emblematico un consiglio comunale di due settimane fa in cui si è discusso sulla pregiudiziale per non fare il consiglio comunale: quattro ore a dibattere se quel consiglio si doveva convocare o meno, senza entrare nel merito. E per tale inutile riunione, io e i miei colleghi veniamo pagati con soldi che potrebbero benissimo essere usati per altro. Altri strumenti che potrebbero essere adottati per evitare sprechi? Il consigliere Pasquale Fuccio ed io proponemmo il cambio del

regolamento circa la materia delle commissioni: un tema che, ancora oggi, mi sta molto a cuore. La commissione dovrebbe essere una riunione più ristretta che consenta di decidere in maniera più rapida circa una determinata questione. Attualmente abbiamo 13 membri per ogni commissione e le commissioni sono sette. In ogni commissione prendiamo un gettone di presenza come nei consigli comunali. Ci sono consiglieri che guadagnano anche 800 euro al mese solo andandosi a fare le commissioni. Alcuni personaggi si fanno assumere da ditte che hanno commissioni dal comune così che quando vanno a fare commissione ogni giorno della settimana (non a caso le commissioni sono sette come i giorni della settimana) hanno un permesso retribuito dal lavoro: se vanno in commissione, lo stipendio glielo paga l’ente. Abbiamo anche un consigliere comunale che in due mesi, con questi permessi retribuiti, ha guadagnato 5000 euro. La mia proposta era far sì che ci fossero quattro commissioni, due da sette membri, due da cinque membri. Inoltre, si poteva partecipare alle commissioni di cui non si era membri senza, tuttavia, avere diritto al voto, senza gettone di presenza, senza permesso retribuito. In tal modo avremmo risparmiato 40.000 euro all’anno.


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All’inizio il regolamento passò con quindici voti: appena Fuccio si è dimesso dalla presidenza, il regolamento è stato ricambiato e riportato sul primo modello. Lei, insieme ad altri consiglieri, ha fortemente contestato la società Casoria Ambiente e il suo operato. A fine gennaio avete anche chiesto al sindaco la revoca del mandato. Noi abbiamo votato in consiglio comunale un ordine del giorno in cui chiedevamo la revoca del consiglio di amministrazione. Monti, prima di andarsene, impose che tutte le partecipate degli enti avessero un unico amministratore. Casoria Ambiente ha ancora il consiglio di amministrazione con tre membri. Questo è stato fatto un giorno prima che entrasse in vigore il decreto di legge di Monti: sono stati prorogati gli organi di Casoria Ambiente per un altro anno proprio per non adeguarsi alla legge di Monti. Se questo non è aggiramento della legge, io non so che cosa sia. Il 5 marzo è stato firmato un protocollo che sancisce il ritiro di alcuni consiglieri, tra cui anche lei, riguardo al possibile appalto del Palacasoria. La possibile aggiudicazione definitiva della struttura inagibile potrebbe, infatti, determinare un’azione di responsabilità nei confronti del Consiglio. Dunque, è necessario prima rendere agibile la struttura. Poiché la situazione era prevedibile, perché ciò non è stato fatto prima? E’ una storia già sentita quella del Palacasoria. Il suo problema è stata la gestione. Per anni abbiamo permesso che questo palazzetto fosse gestito da un privato, ossia Castaldo, e abbiamo permesso che questo privato lo gestisse secondo il proprio interesse.

Molte manutenzioni ordinarie non sono state fatte in questi anni. Per motivi extrapolitici è scaduta la convenzione. In consiglio comunale si era parlato di dividere gli appalti (per palazzetto e piscina): il palazzetto volevamo gestirlo noi, come Comune, per poi affittarlo. Sindaco e Amministrazione non se ne sono interessati. Perchè? Perché già avevano intenzione di affidare tutto il palazzetto dello sport alla ditta che poi ha vinto. Era stato già deciso che Castaldo non dovesse vincere per motivi personali, pur avendo fatto, a mio parere, l’offerta migliore. A vincere è stata un’altra ditta. Come andrà a finire? Rimarremo inascoltati e la nuova ditta si rivarrà sul Comune. Ci sarà l’aggiudicazione definitiva e avremo un ingente danno economico. Solo per aggiustare gli spalti occorrono 300.000 euro. Quindi noi non percepiremo nulla. Il Comune non avrà alcun vantaggio. Spero di sbagliarmi e che le cose non vadano così. A livello locale un politico è spesso vincolato ai giochi di potere del Consiglio Comunale e, a volte, non si rispecchia nemmeno nel partito in cui è. Da un punto di vista politico e non partitico in cosa si identifica? Oggi mi trovo nell’UDC che, praticamente, non esiste più. Mi sono sempre ritenuto di centro-destra anche se molte mie idee sono sempre state più di sinistra che di destra. Ad esempio, io fui d’accordo al registro delle unioni civili a Casoria. Ho, infatti, la formazione di un giurista laico. Purtroppo, però, politicamente il centro-destra è destinato a trasformarsi in un insieme non ben definito di posizioni.

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CARMEN PALUMBO

ANIMALI ABBANDONATI DALLA SOCIETA’: IL RANDAGISMO, UN PROBLEMA PER CASORIA

Molto spesso ci occupiamo dei problemi stradali e delle conseguenze di questi ultimi sulla vita di noi cittadini Casoriani. Quando parliamo di sicurezza stradale, non possiamo non menzionare un fenomeno che persiste ormai da tempo a Casoria e che sembra diventare sempre più frequente, quello del randagismo. Ogni giorno si vedono per strada, soprattutto di sera e di mattina presto, gruppi di cani vaganti in cerca di cibo, pericolosi per i passanti e per tutti i bambini che si recano a scuola. È un fenomeno molto preoccupante che non sembra avere l’attenzione che merita. Anche se comunemente si dice che i cani sono i migliori amici dell’uomo, sono molte le persone che hanno invece paura di questi animali ed è una paura, quando si parla di randagismo, piuttosto giustificata. Per animale randagio si intendono tutti quegli animali, quasi sempre identificati nei cani e nei gatti, che vivono per strada abbandonati dai padroni o smarriti e vagano alla ricerca disperata di cibo, radicati ai margini della società da cui sono stati abbandonati. Infatti se è vero che il randagismo è un problema per i cittadini, lo è ancora di più per questi poveri animali, vittime della strada, molto spesso investiti, bastonati o semplicemente soli, senza affetto e qualcosa da mangiare. Il fenomeno ultimamente nella nostra cittadina si sta estendendo anche ai gatti, se ne vedono sempre più numerosi per le vie di Casoria, alcuni si rifugiano all’interno dei palazzi dove vanno a partorire, per poi vagare di nuovo con paura verso il mondo sconfinato della strada. Di questo problema naturalmente nessuno sembra aver cura, il comune di Casoria che dovrebbe provvedere a risolvere questo fenomeno resta come sempre fermo nel suo intervento. Una legge del 1991 riguardo al randagismo prevede che i comuni si interessino del risanamento dei canili comunali e della costruzione di rifugi per cani, utilizzando i contributi della regione destinati a questo tipo di finalità. Una finalità che riguarda naturalmente la sicurezza stradale e di tutti noi cittadini, perché queste sono le conseguenze più preoccupanti del randagismo. Quando un cane randagio aggredisce un cittadino chi paga i danni? Chi viene ritenuto responsabile dell’accaduto? Purtroppo non si può trovare un responsabile perché il cane è libero, senza padrone, ma tutti sappiamo che la colpa è attribuibile senza dubbio al disin-

teresse dell’autorità comunali, che come sempre, aspettano che accada il peggio prima di intervenire. La costruzione di canili comunali e di strutture che si occupano di questi animali è di fondamentale importanza per dare protezione a noi cittadini, ma anche per assicurare una vita migliore a questi cuccioli amici, che spesso la paura e la fame fa diventare pericolosi. Sono più di vent’anni che Casoria combatte contro questo fenomeno, gli unici che si occupano di questo problema sono le associazioni animaliste e i volontari che cercano di proteggere cani e gatti affidandoli a famiglie disposte ad accogliere questi cuccioli, ma soprattutto persone fedeli che non abbandoneranno il nuovo arrivato alla prima occasione.

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DOMENICA 5 APRILE 2015


DOMENICA 5 APRILE 2015

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VALERIA POSTIGLIONE

Ogni volpe ama la sua buca

“Sì, viaggiare evitando le buche più dure, senza per questo cadere nelle tue paure gentilmente senza fumo con amore.” Battisti magari è riuscito ad evitare le buche più dure… per me è stato un po’ più complesso. Vi spiego. Quando ripeti le strade della tua città, giorno dopo giorno, il cervello immagazzina quelle immagini e le conserva, in seguito quei fotogrammi s’imprimono nella memoria e questo semplice processo vi permette di fare la strada come si suol dire “come il ciuccio”. Vi chiederete allora dove sta il problema? Beh io all’inizio nei percorsi “a ciuccio” in auto memorizzavo anche le buche: gira leggermente a destra e scansa il fosso, poi 10 metri più avanti tieniti a centro perché il tombino sta in fase di sprofondamento, attenta a quello che non ha messo la freccia! Fin qui tutto ok, ma quando le buche iniziano a moltiplicarsi passiamo al livello successivo del gioco: mentre ne scansi una devi subito pensare alla successiva (ravvicinata) e soprattutto che ieri non esisteva, non sottovalutate l’elemento sorpresa! Tempo fa mi venne l’idea di chiedere a Google maps di segnare nei percorsi anche le buche, ma l’aggiornamento avrebbe dovuto essere molto più che quotidiano e quindi non era possibile. Poi ho pensato di chiedere al sindaco di dotare tutte le auto di particolari ammortizzatori in modo da non fare il ballo della mattonella ogni volta che devo arrivare da punto A a punto B, ma anche qui i costi sarebbero stati proibitivi, l’alternativa era affidarsi ai cinesi quindi neanche era cosa. Insomma l’unica cosa, che non avesse costi di gestione, che mi è rimasta da fare è stata ribattezzare qualche strada (oltre che cercare percorsi alternativi). Quindi via Pio la Torre è diventata Baghdad: inutile provare a scansarli è come passare su un percorso di guerra dove sono appena esplose delle mine. Via Brodolini ha scelto di transennare un tombino a mo di CSI che probabilmente quanto prima sprofonderà in meandri sconosciuti, anche se io la preferisco all’usci-

ta di scuola dei bambini: è lì che l’ho ribattezzata Far West. Anche se vi dirò che le voragini da marciapiedi all’altezza della Galleria Marconi erano le mie preferite, considerando che spesso io cammino distratta e sovrappensiero non vi nego che un paio di cadute da candid camera accompagnate da fragorose risate non me le sono negate! C’è da dire (a onor del vero) che ogni tanto qualche rattoppo viene fatto e che alcune strade, dopo essere state chiuse per svariati mesi, sono anche state sistemate, ma forse con un pochino di cura in più e sistemazioni non precarie, ma che puntano alla radice del problema, ad oggi la mia macchinina non avrebbe gli ammortizzatori devastati. Diciamo che io guardo sempre il lato positivo: è divertente percorrere alcune strade facendoti shakerare dall’asfalto neanche fossi un Vodka Sour, o zigzagare senza aver bevuto, facendo lo slalom in pieno stile Alberto Tomba ai bei vecchi tempi; e poi come negarsi quell’impagabile sensazione di quando beccate quella buca che vi fa fare un doppio carpiato e partite in un mix tra preghiera e male parole sperando di uscirne vivi! Come vedete, se prendete il lato positivo delle buche possono anche diventare un gioco! A questo punto la prossima volta andate dritti in buca!

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DOMENICA 5 APRILE 2015


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ANTONIO BOTTA

Avviato il cammino verso la causa di beatificazione di don Peppe Diana

SORTA A CASORIA UN’ASSOCIAZIONE INTITOLATA AL SACERDOTE UCCISO DALLA CAMORRA

A 21 anni dalla morte di don Peppe Diana , il Parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 Marzo 1994 , sono stati avviati i primi passi verso la sua causa di beatificazione. Lo ha annunciato il Vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, il quale ha aggiunto: “Egli si è fatto partecipe della carità del Signore e dell’amore di Dio per il suo popolo fino all’offerta della propria vita.” Versa lacrime di gioia la madre di don Peppe, che dichiara: “Sono felice, anche Gennaro, mio marito, aspettava tanto questo momento. Ma non è riuscito a vederlo. Ora posso anche lasciare questo mondo per raggiungere mio figlio.” Come ogni anno, il 19 Marzo scorso, giorno del suo onomastico, un lungo corteo è giunto fino alla tomba del Sacerdote per far memoria della sua nobile vita. “Il sacrificio di don Peppe” ha sottolineato il Vescovo Spinillo “ è stato un ineludibile punto di forza, una rinnovata vocazione ad amare questa terra, ad impegnarsi per donarle la dignità della giustizia.” Per questo, “già dallo scorso anno si è cercato di lavorare alla raccolta di testimonianze e di quanto possa permettere una piena conoscenza dei fatti e soprattutto della fede, della speranza e della carità vissuta da don Peppino.” Esultano di gioia per la bellissima notizia anche i membri dell’associazione di promozione sociale “ DON PEPPINO DIANA”, sorta a Casoria con sede sociale in via Renato Carosone 16 e sede operativa in via Raimondo Paone 43. “Non dimenticare don Giuseppe Diana” ha affermato il presidente Alfredo D’Eustacchio “significa, per la nostra Associazione, non solo ricordarlo per quello che era, ma soprattutto testimoniare quotidianamente il suo messaggio d’impegno civile, di lotta alla criminalità organizzata, di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, d’amore per la propria terra. C’è ancora bisogno di amare la nostra terra ed il nostro popolo. C’è ancora bisogno di non dimenticare il messaggio, l’impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana.” In che modo si concretizza la testimonianza di responsabilità sociale per il proprio contesto territoriale lo si evince leggendo lo Statuto Associativo, laddove si pone in evidenza che “ l’Associazione persegue finalità di solidarietà civili e culturali volte alla promozione dell’aggregazione, in particolare delle giovani generazioni, ponendo particolare attenzione “alle istanze delle fasce sociali più deboli, curando iniziative e attivando strutture idonee alla prevenzione e al superamento di situazioni di disagio.” A tal fine, agendo nello stile della legalità e dei valori evangelici, sull’esempio di don Peppe Diana, si sono già aperti uno sportello “CAF”

e uno sportello “LEGALE” in sede. “Nell’immediato”, riferisce il giovane Maurizio Rainone, membro attivo di questa realtà associativa, “si conta anche di istituire uno sportello “FAMIGLIA”, quale Centro di ascolto.” “L’Associazione” aggiunge il nostro interlocutore “ mira a progettare una “CASA FAMIGLIA”. Tale obiettivo avrà, però, bisogno di sinergie che collaborino alla realizzazione del progetto, che potrebbe rappresentare sicuramente un punto molto determinante di tutta l’attività associativa.” Rainone mi mostra, poi, l’ultimo numero del loro organo di informazione, il mensile “IL MEGAFONO”, con cui veicolano la loro idea – forza di “ristabilire, in piena sinergia con “LIBERA,” “UNICEF”, “NOI ORATORI”, il principio della partecipazione di tutti alla costruzione di una città aperta, dialogante ed educante, con particolare attenzione alla legalità.” Ritorniamo alla figura di Don Peppino Diana, del quale, a mio avviso, è stato iniziato il cammino verso la causa di beatificazione grazie anche al clima diverso che si respira nell’ambito della Chiesa con la salita al soglio papale di Papa Francesco. Infatti, nelle parole dell’attuale Pontefice, a volte, sembra di cogliere alcuni spunti “rivoluzionari”, radicalmente evangelici, dal sapore genuinamente profetico del Sacerdote di Casal di Principe. Ecco cosa disse don Diana in un’affollatissima assemblea del 19 Marzo 1992 nella sala del capitolo di San Lorenzo Maggiore a Napoli, in cui configurò la profezia come denuncia, impegno e scelta di povertà: “Il nostro impegno di denuncia è profetico, ma una profezia viva, vissuta. Bisogna veramente entrare nel nostro territorio ed entrarci con impegno ben preciso. Io penso che noi per primi, come Chiesa, noi sacerdoti dobbiamo farci poveri. Vi dico: è difficile, ma è bello. Solo quando si è poveri inteso in modo evangelico, cioè quando il superfluo, l’ambiguo compromesso, quando l’ingiusto privilegio, quando il servizio finalizzato a se stesso viene messo da parte, allora si riesce a comunicare, si riesce anche a richiedere il segno della giustizia, il segno della pace.” Con queste parole, che scuotono la coscienza dei credenti, si coglie veramente il senso profondo della Pasqua.


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20 IDA PICCOLO

monica sarnelli: sirene, sciantose, malafemmene ed altre storie di donne veraci

Sono stati tanti i suoi esordi a favorirle una qualità speciale, un aspetto forte, determinato; e proprio dalle sue esperienze attingendo alla sua quarantennale esperienza di cantante, attrice e vocalist con qualità e doti che ai giorni d’oggi, rivela celebre “Monica Sarnelli”,cantante Italiana, e interprete in particolare della canzone Napoletana, ma conosciuta anche in ambito nazionale per essere l’interprete della sigla della soap “Un posto al Sole” aveva cinque anni quando cominciò ad accalcare tanti palcoscenici e a farsi acclamare per il suo distinto stile, con variazioni notevoli nel campo artistico, acquistando notorietà anche al dì fuori dell’ambito locale. << Dovrebbe durare una vita questa intervista, c’è tanto da raccontare –Afferma Monica- cominciai a collaborare come corista con cantanti affermati come: Wess, Gianni Bella, Edoardo Bennato, Little Tony, Peppino Di Capri, Loredana Bertè, Fred Bongusto,Gino Paoli, Gigi D’Alessio, Sal Da Vinci e poi le invincibili tante interpretazioni dei tanti cult di: Nino D’Angelo, Pino Daniele, Aniello Califano, Renato Carosone; tante raccolte, tanti progetti>>. Adesso soffermiamoci nell’attualità con la tua raffinata interpretazione sbalordisci chi ti ha sempre seguito, parliamo di “Sirene,Sciantose,Malafemmene ed altre storie di donne veraci” questo spettacolo di un mix adrenalinico, diventato già disco, portato al successo al teatro Cilea, preparandoti per le prossime date di una prossima stagione teatrale. <<Questo

spettacolo scritto da Federico Vacalebre, regia di Elena De Candia, arrangiamenti Salvio Vassallo, un disco tutto rosa – spiega Sarnelli- disco dedicato alla donna della canzone Napoletana e nella canzone dell’omonimo spettacolo, dove vi è una Monica Sarnelli sciantosa post moderna, dove omaggia Gilda Mignonette, Ria Rosa, Angela Luce, Gloria Christian, Mirna Doris, Lina Sastri, Teresa De Sio, Giulietta Sacco rendendole protagoniste di un racconto di sofferenze, momenti sentimentali, sensuali, femministi e ironici : il sorriso,la pancia, il sesso,il ritmo,la melodia,saranno i grandi elementi che evidenziano le radici, usandole per imparare a volare, -conclude Monica invitando i suoi fans a conoscere tutto di lei ed informarsi costantemenete sulla pagina facebook Monica Sarnelli artista.

IL NUOVO CALENDARIO DELLA RACCOLTA Zona sistema Porta a Porta

Il Presidente C.d.A Dott. F. Girardi Umido

Indifferenziato

Multimateriale

Carte e Cartone

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Martedi

AREA 2

Mercoledi

AREA 3

Giovedi

AREA 6

Venerdi

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Sabato

AREA 5


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FLORIANA ALAIA

“Tra caos e cause”: ecco la vicenda di Vico San Rocco

Dopo le diverse problematiche scaturite dai lavori stradali che hanno interessato negli ultimi sei mesi la zona di Via San Rocco, si torna a parlare di questa strada, ma per un motivo differente. La questione che è stata portata alla nostra attenzione riguarda stavolta una stradina perpendicolare a quella in cui è ubicato l’ospedale di Casoria “Santa Maria della Pietà”, denominata Vico San Rocco. E’ proprio qui che risiede il fulcro della vicenda , correlata alla presenza nei pressi del presidio sanitario. Quotidianamente questa zona è teatro di un viavai di veicoli che vi sostano creando il caos, soprattutto in orari di punta: coloro che si devono recare all’ospedale, che siano dipendenti, pazienti, o visitatori, parcheggiano infatti in questa piccola stradina, pagando i parcheggiatori abusivi che hanno ormai colonizzato questo luogo. Pur essendoci in fondo a Vico San Rocco un piccolo parcheggio privato, furbamente però coloro che devono sostare ne approfittano degli spazi vuoti gestiti dai posteggiatori abusivi, in modo da non pagare una tariffa fissa, ma dando agli interessati pochi spiccioli. Questi gestiscono i posti auto utilizzando la strada a proprio piacimento, dato che se ad esempio essa ha una capienza di 20 automobili, se ne fanno sostare invece 30. A subirne le conseguenze sono soprattutto gli abitanti del civico n°15, i quali quando devono spostare la propria auto per uscire, devono fare mille manovre o aspettare che i parcheggiatori spostino i diversi veicoli, dato che molte persone lasciano loro le chiavi per riorganizzare le postazioni in caso di bisogno. I condomini si chiedono come mai non sia stato pensato quando si è progettato il presidio ospedaliero, a costruire un parcheggio per la struttura in base al bacino di utenze: ci si ritrova ad oggi con un flusso di persone che aumenta sempre di più, e auto che si appantanano in un vicolo cieco creando problemi agli abitanti della zona, dato che queste sostano anche dinanzi i loro posti macchina, delimitati da paletti. Un’altra questione che però affligge il civico 15 è proprio quella della legittima proprietà di questi posti auto, che dopo 25 anni non si sa ancora a chi appartengano. E’ in corso infatti una causa

tra gli attuali/ ex proprietari del fabbricato e il comune: sui contratti di acquisto case veniva garantito un posteggio antistante al palazzo, ma non è chiaro se i proprietari si siano appropr i at i illegalmente di tale zona di parcheggio o se le carte dicano il vero. Con una causa in corso e la previsione di tante altre, ciò che è chiaro è che è necessario dare una svolta a ciò che accade in quel di San Rocco. E che non si dica che gli abitanti non abbiano mai provato a cambiare la situazione, dato che oltre a cause legali, e a numerosi litigi che avvengono nel quotidiano tra cittadini della zona e l’utenza dell’ospedale, alcuni condomini hanno provato a trovare una soluzione. Sono infatti state fatte da questi numerose ricerche, che hanno portato ad una zona dietro l’ospedale, disabitata, a cui si può accedere da una traversa di Via Diaz. Un’idea sarebbe quella di contattare i proprietari di questo luogo per poter costruire un ingresso per l’ospedale, aprire un varco e far parcheggiare le auto, in modo da evitare tutto il traffico che si crea sulla strada principale, tra persone che devono entrare nella piccola traversa, che devono uscire, parcheggiare, o fare manovra.


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CIRO TROISE

Nel Sud d’Italia ogni genitore vuole il figlio calciatore. Il mito di Icaro e la fabbrica delle illusioni… Nel calcio giovanile si prefigura un fenomeno sociale a cui stare molto attenti: una generazione di ragazzi, spinti dalle pressioni dei genitori, puntano sul calcio come unica speranza della propria vita La Campania è il Sudamerica d’Italia, la nostra regione è fertile di giovani talenti, da anni è una delle terre più rappresentate se si fa uno studio sulle origini dei calciatori che formano gli organici di A, B e Lega Pro. La Campania Felix, però, sta assumendo sempre di più le sembianze dei paesi più poveri del Sudamerica anche sotto altri aspetti. Il calcio nelle nostre zone ha sempre avuto un significato particolare rispetto ad altri luoghi: il rapporto con il pallone è totalizzante, tanta letteratura si è soffermata sul giocare per strada, caratteristica che ci rimanda proprio al Brasile, all’Argentina e ad altri paesi del Sudamerica. La disoccupazione giovanile, la questione meridionale, il “deserto sociale” di opportunità e di possibilità di carriera ha storicamente fatto in modo che il calcio spesso rappresentasse una speranza di riscatto, la risorsa in cui credere per un futuro migliore. Si trattava, però, di sogni genuini, condivisi respirando l’odore dell’asfalto con i propri amici, aspirazioni coltivate per la pura passione verso il gioco del calcio e magari una sorta di giovanile avversione verso lo studio e l’istruzione. Oggi, invece, assistiamo alla professionalizzazione di quel meccanismo culturale distorto, con procuratori, osservatori, operatori di mercato, scuole calcio e soprattutto genitori che alimentano queste aspettative o in alcuni casi addirittura le costruiscono appena notano un pizzico di talento nei ragazzi. I social network e soprattutto Facebook amplificano questa tendenza con i profili trasformati in una sorta di presentazione delle proprie abilità condita da goffe autocelebrazioni in pieno stile pubblicitario, come se ci fosse un prodotto da mettere sul mercato sperando che il miglior offerente (procuratore, altra società o qualsiasi addetto ai lavori) sia pronto a valorizzarlo. E i valori dello sport? La passione per il calcio, la voglia di divertirsi inseguendo un pallone? Dovrebbero essere la priorità assoluta per chi si tuffa nell’avventura di un percorso di crescita vissuto nei settori giovanili e, invece, vanno in secondo piano al cospetto delle aspettative dei genitori e dell’ambiente esterno. Negli anni ’60, 70’ 80’ nell’Italia della ripresa economica ogni genitore voleva il figlio dottore, nell’epoca contemporanea, che presenta una profonda crisi, i papà vogliono il figlio calciatore. II fenomeno coinvolge l’intera nazione ma in Campania e a Napoli, come anche in altre situazioni, certe tendenze assumono un impatto dirompente con una ricaduta sociale e culturale enorme. In questa regione abbiamo visto di tutto: raduni organizzati di mattina per ragazzini che in quegli orari dovrebbero andare a scuola, generazioni di giovani calciatori aggrappati al calcio anche senza essere riusciti ad entrare tra i professionisti, che affidano la propria vita agli stipendi guadagnati nelle precarie categorie dilettantistiche. Nel Sudamerica d’Italia il calcio giovanile ha assorbito spinte competitive, una sorta di guerra dei poveri che destabilizza solo gli ambienti. Quante volte abbiamo ascoltato i genitori parlar male o addirittura inveire contro giovanissimi compagni o avversari,

mettendo spesso i figli l’uno contro l’altro per l’idea che il proprio ragazzino sia il migliore, quello che deve giocare a tutti i costi, colui che deve primeggiare anche se magari l’allenatore, la società d’appartenenza compie altre scelte. Questa vicenda ricorda la storia di Icaro: il giovane Dedalo, per consentire al figliolo Icaro di vivere una vita normale fuori dal labirinto che il padre aveva costruito, da grande creatore realizzò un meccanismo di ali in legno legate con la cera che gli permisero di volare via, avvertendolo però da buon padre di non avvicinarsi troppo al sole. Il consiglio non fu seguito, Icaro, sedotto dalla bellezza del sole, si avventurò sempre più vicino a questa sfera incandescente che alla fine sciolse la cera che teneva le ali, finendo per precipitare morente in mare. Portando il mito di Icaro nei giorni nostri, possiamo dire che esiste un ribaltamento dei ruoli, con i genitori che consigliano ai figli di avvicinarsi al sole senza considerare che magari spesso l’attrezzatura a loro disposizione non è più efficiente di quella del giovane Icaro. Le sue ali non sono spinte dalla voglia di raggiungere il sole ma da quella di dimostrare a chi dalla terra soffia che non ha disatteso le aspettative poste da altri in lui. Ci sono tanti giovani Icaro sui campi delle scuole calcio e dei settori giovanili professionisti, il cui percorso di crescita è spesso frenato dalla voglia di strafare, dall’ansia da prestazione, dallo stress emotivo e mentale che l’ambiente esterno pone nei loro confronti. “Il calcio è certezza di pochi e illusione di tanti”, è questa una frase che è spesso pronunciata dalla vecchia guardia degli addetti ai lavori, di coloro che hanno visti tanti giovani talenti coltivare illusioni eccessive pronte a trasformarsi in cocenti delusioni. Questo concetto dovrebbe diventare un manifesto da esporre all’ingresso di ogni centro sportivo in cui giocano dei ragazzi per ricordare soprattutto a genitori e “accompagnatori dell’era moderna” che la priorità non è diventare calciatori, aspirare a contratti, milioni di euro ma formarsi soprattutto come uomini, impegnarsi nel percorso scolastico, accrescere il proprio background culturale e crescere divertendosi, con leggerezza e serenità. Il calcio può essere uno strumento per imparare il concetto di gruppo, il rispetto per il compagno e l’avversario, la lealtà, l’educazione nei confronti degli allenatori, dei dirigenti e di tutti coloro che in virtù della propria esperienza possono essere d’aiuto alla crescita dei ragazzi, trasmettere il concetto di responsabilità, una risorsa rara nell’educazione della società contemporanea. Non è trasmesso il valore dell’autocritica, la capacità di capire ed ammettere i propri errori, una sconfitta è vista sempre come responsabilità di qualcun altro: del compagno, dell’allenatore, della società o di qualsiasi assurda macchinazione che trama alle spalle del giovane talento che non ce l’ha fatta. La buona educazione, l’equilibrio sociale e psicologico, la disciplina, il rispetto degli altri, la determinazione, la fame, la correttezza rappresentano i valori più importanti da imporre nei vivai. Contano più di tutto, della tecnica, della crescita tattica, dello scouting, dell’organizzazione, di qualsiasi altra cosa; la priorità è la formazione del proprio ragazzo, sperando che la “fenomenite” dilagante non produca una generazione di Icaro che insegue la fabbrica dei sogni e delle illusioni.


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Augurissimi 05/06-4-2015 Per Enza Sgambato Quest’anno ti festeggiamo nei giorni della Santa Pasqua: un caloroso abbraccio di “Auguri”, fatto di gioia e sorrisi. Buon Onomastico e buon compleanno da tuo marito Carmine e dai tuoi figli Nicola e Carmela Mangani.

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Benitez, Bigon, scouting: ruota tutto intorno alla Champions. C’è un intreccio con Verona…

Tra pochi giorni il Napoli va a Roma per una sfida importantissima ma a tenere banco nella cronaca sportiva, oltre alla preparazione della gara dell’Olimpico, ci sono anche il futuro di Rafa Benitez e le scelte del Napoli per la prossima stagione. Trova conferme l’indiscrezione dell’incontro tenutosi a gennaio tra De Laurentiis e Benitez, in cui il presidente del Napoli avrebbe presentato un’interessante proposta di rinnovo triennale all’allenatore spagnolo ma nel calcio tutto cambia in maniera veloce, sono spesso i risultati a dettare l’agenda. E’ poco probabile che Benitez decida di sottoscrivere un’intesa con De Laurentiis per altri tre anni mentre, senza un’altra offerta più allettante, il prolungamento per un’altra stagione potrebbe diventare un’ipotesi praticabile. Tutto ruota, però, intorno alla qualificazione alla prossima Champions League, l’accesso all’Europa che conta darebbe al Napoli gli introiti economici necessari per allestire una squadra fortemente competitiva e in grado di vincere nell’immediato. Non solo il futuro di Benitez è strettamente legato alla qualificazione alla Champions, da raggiungere o attraverso il campionato o con una straordinaria vittoria dell’Europa League, ma anche quello del direttore sportivo Riccardo Bigon e del reparto scouting formato da Maurizio Micheli, Leonardo Mantovani e Marco Zunino. Bigon ha il contratto in scadenza nel 2016 mentre l’intesa che lega i talent-scout azzurri al club di De Laurentiis termina a giugno. Difficilmente si dividerà il destino di Bigon e dei suoi stretti collaboratori, un mancato rinnovo del contratto degli osservatori potrebbe favorire una separazione tra De Laurentiis e Bigon. Secondo le indiscrezioni raccolte in esclusiva dalla redazione di IamNaples.it, il direttore sportivo del Napoli si guarda intorno, osserva cosa succede in casa Verona, dove potrebbe lavorare con il suo amico Giovanni Gardini e ritroverebbe Francesco Barresi, con cui ha condiviso le avventure lavorative vissute a Reggio Calabria e Napoli ma il valzer dirigenziale che potrebbe coinvolgere più società non è ancora iniziato. A Verona sembra ormai al capolinea l’avventura del ds Sogliano che attende nuove opportunità per la sua carriera, il destino di Bigon potrebbe intrecciarsi con quello dell’attuale dirigente della società gialloblù. In caso di mancata qualificazione alla Champions, De Laurentiis potrebbe dar vita ad una rivoluzione complessiva che coinvolga allenatore e struttura societaria. Se dovesse separarsi da Benitez, il primo della lista, secondo le indiscrezioni in nostro possesso, resta sempre Luciano Spalletti con cui sarebbero condivise anche le altre scelte in merito all’organizzazione societaria. Ciro Troise Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000

Editore CASORIA DUE s.a.s Direttore Responsabile: Ferdinando Troise Stampa: PRINTING HOUSE - CASORIA Tiratura 7000 copie. Distribuzione gratuita. Questo numero è stato chiuso il212 FEBBRAIO APRILE 2015 2013 Impaginazione Grafica di Giuseppe Mascioli Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Capri, 2 - 80026 Casoria (NA) - Tel./Fax 0817597271 email: casoriadue@libero.it


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