La Saga di Amon - Libro I, L'evocatore

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Š 2010 Valter Casini Edizioni www.casinieditore.com

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Paola Boni, Amon - L’evocatore maggio 2010, isbn 9788879051590 All’età di soli sei anni, Daniel era già in grado di evocare le creature dell’ombra: da allora il demone Baal cammina al suo fianco, inseparabile, tormentando ogni sua giornata finché il ragazzo non sarà in grado di restituirle i poteri persi durante il rito. Spaventato e allo stesso tempo affascinato dalla Magia, Daniel è da sempre alla ricerca di altri umani con poteri simili ai suoi, così quando dei misteriosi druidi rapiscono la sua amica Claire, Daniel si trova costretto a intraprendere il Sentiero dell’Evocazione, un oscuro percorso che unisce diversi templi dimenticati attraverso l’Europa, al fine di stanare i druidi e ritrovare la ragazza. Braccato e sempre più sopraffatto dall’energia sanguinaria di Baal, Daniel scoprirà il segreto della propria natura e del misterioso essere dal quale sembra dipendano i suoi poteri: Amon, il primo Evocatore, responsabile di una guerra occulta che ormai perdura da millenni, in cui non esistono confini tra verità e menzogna, così come tra bene e male. Ma soprattutto Daniel dovrà imparare ad accettare che la strada di un Evocatore di Demoni è sempre, inevitabilmente legata alla Morte.

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aal si riprese in un attimo dallo stato di trance in cui era piombata vittima della sua stessa sete di sangue. Si chinò sul corpo di Daniel strappando via la spina che gli aveva trafitto il cuore. — Ehi, moccioso… svegliati idiota! Non puoi morire adesso, mi servi ancora dannazione! Con uno scatto improvviso, il demone si alzò iniziando a muoversi avanti e indietro furiosa. Non poteva crederci, aveva fatto tutta quella maledetta fatica per niente! I suoi occhi dorati erano pieni di rabbia. — Si può sapere perché lo hai ucciso? — urlò affrontando il Duca Astaroth senza alcun timore — Potevi anche risparmiarlo visto che sapevi perfettamente che mi serviva!

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Astaroth le si avvicinò con l’incedere di un felino, — Sai che non è stata colpa mia. Quest’umano non era in grado di sopravvivere, per questo ha finito con l’essere ucciso. È strano anzi che sia riuscito a salvarsi fino a oggi. Ma sai benissimo che anche se lo avessi risparmiato lo avrebbe eliminato il prossimo Nobile. E perché avrei dovuto rinunciare a prendermi il piacere? Tu piuttosto… non vorrai farmi credere che tutto questo non ti scuote più come una volta. Guarda il suo corpo e il sangue su di esso, non dirmi che non vorresti strappargli un pezzo di carne… Baal deglutì. Adesso che quel moccioso di Daniel era morto, lei non era più tenuta a rispettare il divieto di nutrirsi come preferiva. Chiuse gli occhi rendendosi conto di ciò che Astaroth le stava facendo e lo maledisse: era diventata cosi debole durante il suo millennio di prigionia che ora lui era in grado di manipolarla a suo piacimento come un qualunque umano. — Sei un vero bastardo Astaroth! Giuro che me la pagherai prima o poi… — Aspetterò con ansia il girono in cui sarai di nuovo in grado di misurarti con me alla pari, mia delizia… — le disse il Nobile graffiandole una guancia. Lei in tutta risposta incrociò le braccia sul petto e lo guardò imbronciata. — Già, peccato che tu abbia eliminato l’unico modo sicuro che avevo per riuscirci. E comunque

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per quanto ancora questo stupido vecchio riuscirà a sopravvivere? — aggiunse girandosi verso il signor Gaël che ancora si dimenava cercando in tutti i modi di liberarsi. — Non permetterò che quell’uomo venga ucciso! — Sapevo che saresti arrivato, Connor — disse Astaroth con gli occhi nuovamente vibranti di una perfida luce. — Benvenuto, Signore dei Lupi. Connor e Hainur si trovavano all’ingresso della grande sala del tempio e avanzavano lentamente senza distogliere lo sguardo dai due demoni se non per lanciare delle fugaci occhiate agli altri due esseri umani presenti. Quando si rese conto che Daniel era morto, il ragazzo imprecò dentro di sé, biasimandosi per essere arrivato troppo tardi. Non solo l’evocazione era stata compiuta, ma adesso l’unica persona in grado di riportare quel mostro nella sua dimensione era stata uccisa. Al giovane e al suo lupo era bastato guardarlo per rendersi conto dell’effettiva potenza del Nobile che avevano di fronte. Non sarebbe stato per niente facile ucciderlo.

— Svegliati. — Non posso. — Ti ho detto di svegliarti.

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— Sono stanco, voglio solo riposare… — Svegliati Daniel. Ora. Di chi era quella voce insistente? Lui voleva solo essere lasciato in pace. Gli piaceva il posto in cui si trovava in quel momento, quel mare denso e oleoso in cui era immerso e che gli dava un confortante senso di protezione da qualsiasi dolore. Gli ricordava molto il liquido nero nella pozza del… di cosa? Si rannicchiò in posizione fetale alzando le spalle. A lui non importava niente di queste cose. Stava così bene che il resto poteva anche andare in malora. A cosa gli serviva ricordare? Che cosa ci sarebbe potuto essere di tanto importante? Avrebbe solo sofferto ancora, avrebbe solo continuato ad avere paura e lui non voleva più provarne, non voleva più soffrire. Era bello potersi perdere in quel mare oscuro, come se si stesse sciogliendo lentamente, come se stesse perdendo ogni respiro un ricordo. Improvvisamente, numerose risate e voci: — Vieni con noi… vieni… vieni da noi… vieni… non soffrirai più, non avrai più niente da temere… vieni… vieni… Daniel cercò di aprire la bocca per parlare ma non riuscì a emettere alcun suono. Capì in quel momento di non esserne in grado e quando si portò una mano alla gola si rese conto di non avere più un corpo da poter muovere. Che cosa gli stava accadendo?

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Che cosa gli era successo? Le voci attorno si misero a gridare come se qualcosa le avesse spaventate a morte. Daniel non poteva vederla, ma sapeva che c’era una presenza incredibilmente potente accanto a lui, ne riusciva quasi a distinguere i contorni. — Torna indietro! Svegliati! La presenza apparve alla mente di Daniel come un uomo dalla corporatura massiccia con lunghi capelli bianchi e i tratti indefinibili. I suoi occhi scarlatti lo fissavano senza lasciar trasparire alcuna emozione. Sarebbe stato impossibile dire se il suo viso fosse bello o brutto, se avesse qualche difetto o rasentasse la perfezione. Era come un deja-vù, simile a molte delle persone che Daniel aveva incontrato nella sua vita, ma allo stesso tempo completamente diverso da loro. — Chi sei? — Tu conosci il mio nome, Daniel, anche se non lo hai mai udito né pronunciato — rispose la presenza. Un nome balenò nella mente del giovane, come se una voce dentro di lui glielo avesse sussurrato, e il sussurro avesse fatto riaffiorare lentamente un antico ricordo. — Tu sei…. — Colui che è rimasto in contatto con te, nascosto nel profondo del tuo essere fin dal giorno del risveglio dei tuoi poteri. Sono qui per aiutarti a ricordare prima che tu non sia più in grado di farlo.

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Ricordare? Che cosa? — Non c’è niente che io desideri ricordare… non voglio più soffrire per il passato. — È necessario per permetterti di prendere coscienza di ciò che ti è successo. Devi farlo o resterai uno spirito errante finché non perderai anche il più piccolo ricordo di te, e la tua essenza non si sgretolerà del tutto. Daniel cercò di scavare nella sua memoria, ma più tentava più si sentiva vittima di una paura così intensa da impedirgli di riportare indietro i propri ricordi. — Di che cosa dovrei prendere coscienza? — Del fatto che sei morto, Daniel. Quelle parole fecero scattare qualcosa all’interno del ragazzo, la cui mente venne travolta da così tanti pensieri differenti che non seppe più cosa fare o dire per dei minuti. — No, non può essere… io… io stavo… Che cosa stava facendo prima di risvegliarsi? Dove si trovava? — Cerca di ricordare… torna indietro, al momento della tua morte. Improvvisamente, lampi di immagini gli balenarono nella mente. Si trovava nel tempio della prima evocazione, aveva risvegliato Astaroth, lo stava affrontando e… Finalmente ricordò tutto. Il rapimento di Claire, la sofferenza del signor Gaël e la spina del demone che

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gli aveva trafitto il cuore. Era vero. Quel demone… Astaroth lo aveva ucciso. Daniel si sentì confuso e sperduto come un bambino. — Che cosa… che mi succederà adesso? — Ora che hai ricordato, la tua essenza saprà prevalere sul suo lato oscuro e riuscirà a passare oltre, a rinnovarsi… se ciò avverrà, spezzerai per sempre ogni contatto con tutto ciò che faceva parte della tua vita passata, altrimenti le voci che hai sentito ti prenderanno trascinandoti nell’inferno dei tuoi orrori, dove non farai che rimpiangere la tua esistenza terrena finché la tua essenza non svanirà come se non fosse mai esistita. Daniel guardò la figura di fronte a lui pieno di insicurezza. — Se quello che hai detto è vero… allora perché tu ti trovi ancora qui? — Perché la mia essenza non ha abbandonato il mio corpo, come succede dopo qualsiasi tipo di morte… mi è stata sottratta. Tra noi c’è un legame Daniel, è stato questo che mi ha permesso di arrivare fino a te e di usare il mio potere per aiutarti. — Che cosa vuoi dire? La presenza rimase per un attimo in silenzio. Daniel ebbe quasi la sensazione di poter percepire il suo sguardo, in grado di emanare un potere così grande da sembrare quasi un’altra entità tangibile che aleggiava nel vuoto assieme a loro.

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— Il mio potere ti mette in ansia, vero? — No, anzi… è quasi… attraente. Se avessi a disposizione un potere simile io… — Tu disponevi di questo potere, ce l’avevi scritto nel sangue — disse la presenza, che sembrò alterarsi per il tentennamento del giovane. — Ma Claire, Gaël e tutte le persone che ti circondavano non facevano altro che soffocarlo. Astaroth ha ragione: loro ti hanno reso debole. Lasciarti guidare dal tuo desiderio di proteggerli è stato il tuo più grande errore. Ti ha distratto nel momento in cui l’unica cosa che contava era uccidere per non essere a tua volta ucciso. Io sono qui per questo, Daniel. Sono qui per aiutarti a capire perché hai fallito. Sono qui per liberarti da ciò che ti rende debole. Daniel percepì il potere di quella presenza avvolgerlo o meglio, avvolgere la sua essenza. Cercò di gridare quando si sentì fondere con esso, quando avvertì ogni singolo frammento di sé bruciare, consumandosi. Cercò di gridare, ma non aveva più una bocca per farlo. Era una presenza invisibile ormai, un morto abbandonato nel proprio inferno. L’ultima cosa che riuscì a sentire fu la voce di quella presenza che gli sembrò così stranamente simile alla sua, sebbene riuscisse a percepirla solo a tratti. — Diventa forte e percorri il sentiero della tua essenza… trovami, erede dei Saintcall.

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L’essenza di Daniel finì di consumarsi in pochi istanti come una brace ormai spenta, completamente perso nel potere di quell’essere.

Connor barcollò quando Astaroth lo investì con il suo potere schiacciandolo contro una parete. Hainur corse subito verso di lui mettendosi tra il giovane e il demone, il quale rise con gli occhi viola che vibravano di piacere. Dopo la cocente delusione con quell’inutile Evocatore, era rimasto piacevolmente sorpreso nel vedere che quel giovane druido sembrava essere molto più forte di quanto non avesse pensato all’inizio. — Che cosa ti succede, Connor? Non riesci a fare più di così? Non riesci a batterti senza l’aiuto del tuo cagnolino? Sei sempre stato un vigliacco, un debole. Hai lasciato che sfruttassero il tuo potere e ne facessero uno strumento di morte. Pensavi davvero che dopo essere entrato nella Gilda avresti avuto modo di riscattarti? Non sconterai mai la tua colpa… — Sta zitto maledetto! — Connor si alzò barcollando e lanciò un’occhiata al suo famiglio — E tu non ti immischiare. Hainur rimase per un attimo a fissarlo, visibilmente preoccupato, poi chinò il capo e si mise da parte. Per quanto sapesse che Connor non era in grado di

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uccidere quel demone da solo, il lupo sapeva di dover rispettare la sua decisione. Inoltre c’era un altro compito da svolgere prima. Doveva salvare l’uomo che Astaroth stava torturando prima che fosse troppo tardi. Mentre il suo compagno era impegnato nello scontro contro il demone, il lupo scivolò silenzioso come un’ombra fin dall’altra parte della sala dove il signor Gaël, ormai allo stremo, non aveva quasi più le forze nemmeno per gridare. Hainur osservò attentamente la sostanza che teneva l’uomo imprigionato e che lo stava divorando dall’interno. Se non faceva attenzione, il demone lo avrebbe scoperto e l’uomo sarebbe sicuramente morto. Il suo unico occhio divenne simile a un cristallo di ghiaccio e, lentamente, il lupo cominciò a emanare la propria magia attraverso il respiro. Come se la temperatura si fosse improvvisamente abbassata, gli anelli che tenevano imprigionato il signor Gaël si cristallizzarono e si ruppero in tanti frammenti. Parte del respiro del lupo si insinuò anche nelle narici dell’uomo, che quando cadde a terra in ginocchio tossì vomitando la stessa sostanza argentea cristallizzata. Dopo un vano tentativo per mettersi in piedi, il signor Gaël alzò faticosamente la testa verso l’animale che lo sfiorò appena con il muso per cercare di aiutarlo.

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All’antiquario ci volle un po’ di tempo per mettere a fuoco l’elegante figura del lupo, ma appena lo vide accennò un sorriso facendo un leggero cenno del capo. — Ti ringrazio… L’uomo fece appena in tempo a finire la frase che Hainur guaì, spinto e inchiodato alla parete da una delle spine di Astaroth. Connor guardò il suo più caro amico morire sentendosi come se gli avessero improvvisamente strappato via metà del suo corpo. Sgranò gli occhi, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal lupo morente e dal sangue che colava sulla parete. L’animale riuscì a rivolgere per un attimo il suo unico occhio al compagno, il ventre che si alzava e abbassava a fatica. Chiuse gli occhi, cadendo in quello che sembrò un lungo sonno profondo, il petto che aveva smesso di muoversi del tutto. Connor aprì la bocca ma la sentì serrata da una morsa. Barcollò all’indietro cercando disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi, ma trovò solo la parete di roccia al quale si appoggiò per non finire a terra. Quando il ragazzo vide il corpo del lupo dissolversi come se non fosse mai esistito, la sua voce si liberò in un grido di dolore e rabbia. In un attimo si lanciò contro Astaroth, il quale lo guardava con un ghigno malefico sul viso. Furioso e totalmente fuori controllo, Connor lo attaccò a mani nude. La sua mente era totalmente

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offuscata dal dolore, non gli importava di essere ucciso né di quello che sarebbe potuto succedere una volta che quel demone fosse stato finalmente libero. In quel momento, l’unica cosa che lo spingeva a continuare a combattere era il desiderio di vendicare il suo famiglio: Astaroth doveva soffrire tanto quanto stava soffrendo lui. — Non riesci a controllarti vero? Lo senti… l’odio che ti divora le viscere e il piacere che provi all’idea di potermi uccidere… — disse Astaroth ridendo di lui mentre schivava senza fatica il giovane — Non sei cambiato per niente Connor. Il druido cercò ancora di colpirlo finché non cadde in ginocchio stremato. Non ce la faceva, non riusciva nemmeno a sfiorarlo. — Avanti… — disse stringendo i pugni per la rabbia e la frustrazione — uccidimi… Il demone rise e afferrò il giovane per la gola. — Non così in fretta… non così in fretta. Lo lanciò contro una delle quattro statue che si frantumò seppellendo il ragazzo sotto una pila di detriti. Connor non reagì né tentò di alzarsi, si limitò solo ad aspettare che quel mostro si avvicinasse, ad aspettare di morire incapace di vincere il vuoto che si sentiva dentro. Astaroth gli sferrò un calcio mandandolo a sbattere contro la vicina parete e frantumandogli diverse costole. Il dolore del druido era così intenso da man-

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darlo quasi in estasi, il demone lanciò un’occhiata a Baal la quale a sua volta lo guardò ridendo. Anche lei stava provando quel piacere nella stessa meravigliosa maniera. — Io so perché ti senti così, perché hai abbandonato ogni desiderio di andare avanti. Tu ti senti in colpa… Hainur ti ha sempre seguito fedelmente ma eri tu a decidere la strada da percorrere, sei stato tu a offrirti volontario per fermare Daniel… tu hai scelto di seguirlo fin qui… tu sei il responsabile della sua morte. Connor alzò debolmente la testa. Era vero. Era tutta colpa sua. Hainur era morto perché lui aveva deciso di raggiungere il tempio. Era morto per lui. — Sai una cosa — disse Astaroth osservando gli occhi del ragazzo che lo supplicavano di lasciarlo morire, — penso che ti inchioderò davanti alla pozza di sangue del tuo amico lupo e resterò a guardare il tuo corpo cedere alle ferite e alla fame, mentre la pazzia ti divora la mente e il rimorso ti corrode l’essenza… In quel momento però, le voci delle figure in rilievo sulle pareti iniziarono nuovamente a recitare le loro litanie. Un grande potere si riversò nella sala facendo vibrare le fiamme dei bracieri e delle numerose torce. Sia Astaroth che Baal divennero improvvisamente seri. Gli occhi viola del Nobile esaminarono l’intera stanza penetrando nelle ombre come piccoli fari luminosi. Da quanto non provava

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una sensazione del genere? Un’eccitazione mista a qualcosa di più profondo e irrazionale, qualcosa di fastidiosamente umano: la paura. Chiunque fosse a emanare quell’aura era così potente da metterlo in agitazione, una sensazione pressoché nuova per il Gran Duca. Astaroth sentì un brivido percorrergli tutto il corpo, il suo volto venne deformato da una ghigno di perfida soddisfazione. Anche Baal aveva provato un brivido, ma il suo era dovuto a qualcosa di più oscuro, a una paura scaturita da un ricordo di secoli di prigionia. Improvvisamente nella mente di Astaroth si formò un pensiero che, per quanto folle potesse essere, si impose sul demone che si girò di scatto verso il cadavere di Daniel. Al posto del corpo c’era solo una chiazza scura di sangue che si stava rapprendendo velocemente. La spina che gli aveva trafitto il cuore era ancora saldamente piantata nel pavimento, mentre le altre erano state spezzate a metà e gettate a terra. — Sapevo che non mi avresti deluso… — sussurrò guardandosi attorno con gli occhi viola vibranti di eccitazione. Si mosse per la stanza con andatura lenta e guardinga. Il demone sentì il proprio potere scorrergli nelle vene come una scarica elettrica mentre lo concentrava, pronto a sprigionarlo non appena lui si fosse fatto avanti.

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— Com’è possibile! — urlò ad alta voce — Tu non dovresti essere qui! — Ma ci sono — Daniel emerse dal buio infondo alla sala — Sono tornato, e questa volta non potrai fare niente per impedirmi di ottenere ciò che voglio — disse mentre il suo potere emanava una nuova, inquietante sfumatura. La bocca del Nobile si piegò appena in un sorriso. — E sentiamo… cos’è che vuoi? Alla luce dei bracieri i capelli argentati di Daniel sembravano lingue di fuoco e i suoi occhi due pozzi di sangue ribollenti di rabbia. — Voglio farti a pezzi.

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ella dimensione demoniaca, una terra morta divorata da fiumi di lava e paludi dai miasmi velenosi, esistono milioni di demoni, esseri la cui essenza è nata dalla mente oscura del Dio Esus, il Caos Incarnato. Ognuno di loro è dotato di forza e carattere proprio, nonchÊ di poteri unici e spaventosi dei quali abusano per soddisfare i loro perversi desideri. Essi si dividono principalmente in sei grandi categorie: gli elementari, i guerrieri, i bestiali, i tentatori, i malvagi e i Nobili

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bestiali sono esseri animaleschi, selvaggi e feroci, guidati unicamente dal loro istinto. L’unica cosa che bramano è la carne e il sangue dei quali si nutrono. Sono esseri nati per cacciare e stanare le loro prede anche nella tetra oscurità della dimensione demoniaca. Il loro fiuto e la loro vista sono talmente acuti che un tempo, i Nobili li usavano prima per costruire, poi per proteggere le loro tetre dimore; oggi, invece, queste bestie vivono riunite in tribù, branchi il cui più grande divertimento è tendere

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agguati a poveri elementari che si aggirano nel loro territorio o assaltare le altre tribù della dimensione demoniaca.

I Bestiali, si dividono in: I Galb, detti «gli Incendiari», esseri in grado di ridurre in cenere qualsiasi cosa con cui entrano in contatto. Dall’aspetto di grosse salamandre dal volto umano, si nutrono dei resti carbonizzati delle loro vittime e per secoli sono stati la guardia personale del Nobile Asmodeo al quale a volte, ancora oggi, obbediscono. Non hanno un linguaggio vero e proprio ma comunicano attraverso delle vibrazioni emesse da creste poste ai lati della testa che all’orecchio

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giungono come sibili ma che, passando proprio attraverso il canale uditivo, arrivano direttamente al cervello dell’ascoltatore che riesce a interpretarle come suoni normalissimi.

I Chaigdel detti «le Scorze» con occhi simili a quelli delle mosche e zanne e artigli da predatore, questi Demoni sono senza dubbio i più rivoltanti che esistano tra gli abitanti della dimensione demoniaca. La loro saliva è estremamente corrosiva, da tutto il corpo secerno-

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no una sostanza vischiosa dalla quale è praticamente impossibile liberarsi, mentre la coda, lunga e robusta, è dotata all’estremità di una seconda bocca con la quale decapitano le loro prede per poi risucchiare dal cadavere tutti i fluidi corporei. Un tempo al servizio del Nobile Beelzebub, oggi questi esser preferiscono non schierarsi nelle faide tra Nobili a meno che, ovviamente, non siano sicuri di poterne trarre un certo vantaggio.

I Tagarim detti «i Litigiosi». Mostruosi e aggressivi demoni con testa e zampe di caprone, sono più alti di qualsiasi altro essere viventi e molto più robusti. Le loro possenti corna e le braccia, in grado di decapitare un es-

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sere umano con un pugno, sono armi micidiali e servono perlopi첫 a compensare una mente piuttosto limitata. Sebbene in passato al servizio del demone Belphegor, oggi questa trib첫 si sta lentamente disgregando dando origine a numerosi piccoli branchi perlopi첫 nomadi.

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I libri cambiano il mondo.

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