Sardegna. L'isola dei nuraghi

Page 1



Pierluigi Montalbano

Sardegna L’isola dei nuraghi

Capone Editore


Capone Editore Via provinciale Lecce - Cavallino, km 1,250 - LECCE Tel. e fax 0832 611877 Mail to: info@caponeditore.it - caponeeditore@libero.it On line: www.caponeditore.blogspot.com www.facebook.com/caponeditore Le foto appartengno all’archivio della Casa Editrice tranne quelle delle pagine 2, 11, 12-13, 20, 21, 22, 23, 28-29, 38-39, 40-41, 53, 58-59, 60, 68-69, 70, 71, 73, 81, 83, 88, 89, 90, 91, 93, 95, 96-97, 102, 103, 104, 105, 106, 107, 108, 110-111, 112-113, 116-117, 118-119, 124 gentilmente messe a disposizione da Cristiano Cani. Š Copyright 2012 ISBN: 978-88-8349-167-2 Ottobre 2012

Borore Imbertighe e Santu Ainzu Nella pagina successiva: Abbasanta, il nuraghe Losa


Introduzione

Nel corso dei secoli la civiltà nuragica è cresciuta autonomamente come una solida pianta ben radicata, frutto di continui processi evolutivi derivati da elaborazioni interne e da acquisizioni scaturite dai rapporti con genti d’oltremare. Le fonti letterarie antiche suggeriscono varie aree come luoghi da cui sono partiti gli stimoli che hanno dato origine e sviluppo alla civiltà nuragica: la regione iberica, quella egea e, più tardi, la cretese e la micenea. A giudicare dai dati finora noti, l’architettura sarda dei primi nuraghi non trova riscontro nelle regioni tirreniche. Qui non si conoscono né residenze fortificate, né sepolcri megalitici che possano in qualche modo richiamare la realtà sarda. Tuttavia i contatti attraverso il ponte della Corsica non dovettero mancare nel Bronzo, come fanno rilevare i materiali ceramici e metallurgici venuti alla luce. Ben diversa è la situazione dei rapporti con la Corsica e le Baleari come si evince dalle testimonianze architettoniche. Agli albori della civiltà nuragica, Corsica meridionale e Minorca, appaiono 3


Torralba, Santu Antine

Nella pagina successiva: Tirinto, galleria

legate alla Sardegna da un rapporto speciale e propongono identiche costruzioni megalitiche: nuraghi in Sardegna, torri in Corsica, talajots in Minorca. Più tardi, nel corso del XIII a. C., in Corsica abbiamo edifici con torri circolari a più piani, che mostrano una slanciata volta nella camera. L’aggetto e la tecnica costruttiva regolare dei filari indicano che la volta della camera di queste costruzioni era di sezione ogivale. Gli strettissimi rapporti con Minorca sono confermati dalla diffusione delle navetas, grandi tombe absidate megalitiche d’uso collettivo, costruite a filari sopra il suolo, che richiamano le tombe dei giganti nuragiche. Nel campo dell’architettura sepolcrale corsicana va osservato che, a un momento coevo a quello in cui si sviluppò in Sardegna la facies di Sant’Iroxi, celebre per le spade triangolari in rame arsenicato, vanno riferite alcune allèes. Abbiamo un’usanza, già documentata in Gallura: inumare i defunti all’interno di piccoli anfratti di roccia granitica adattati artificialmente, i 4


cosiddetti tafoni. Questo costume, proprio di comunità pastorali corse, era diffuso in Corsica e in Gallura già nel Neolitico, ancora prima dell’introduzione delle grandi sepolture a circolo e dei sepolcri dolmenici. Spostandoci nelle regioni del Mediterraneo orientale non sono state osservate, finora, forti somiglianze fra le possenti costruzioni nuragiche e quelle cretesi e micenee nel periodo compreso tra il XVI e il XIV a. C. Creta, in verità, non conosce mura di difesa degli abitati, benché il palazzo regio sia costruito in modo tale che si potessero controllare tutti gli accessi. Diversamente, dalla fine del XIV a. C., alcuni particolari costruttivi micenei ricordano esperienze architettoniche note ai maestri sardi: i corridoi coperti costruiti su due piani nelle cortine del bastione trilobato di Santu Antine in Torralba, somigliano molto alla galleria di taglio ogivale del palazzo di Tirinto. Altre affinità stilistiche le abbiamo nelle porte delle fortezze e delle tombe micenee che propongono il trilite, realizzato con due lastroni laterali sormontati da un architrave, esattamente come in diverse tombe di giganti. Nelle fortezze ittite dello stesso periodo i tagli ogivali fanno la loro comparsa anche nelle porte, non diversamente da Micene e da alcune città del Vicino Oriente. Da questi confronti emergono rapporti tra l’architettura nuragica, quella egea e ittita del XIV-XII. 5


Barumini, capanna con bacino lustrale

a. C., benché nelle fortificazioni dell’est del Mediterraneo permanesse immutata la tradizione delle torri quadrangolari. Viene da domandarsi se nell’arte del costruire le cinte murarie i sardi subirono le più avanzate conoscenze degli stranieri o viceversa. L’adozione della volta ogivale per la copertura delle camere e dei corridoi dell’architettura palaziale protosarda appare il prodotto di una trasformazione progressiva avvenuta nell’ambito dei continui scambi di esperienze tra la Sardegna e il mondo egeo. In questo quadro, riuscendo a elaborare al suo interno queste novità, la Sardegna sarà stata capace, a sua volta, di offrire e trasferire altrove idee e uomini. La volta a ogiva, impiegata per verticalizzare le strutture 2500 anni prima dello stile gotico, è sistematicamente utilizzata negli edifici monumentali sardi, siano essi torri, corridoi di tombe o templi. È il risultato dell’adozione di soluzioni tecniche che comportavano il superamento di notevoli difficoltà di natura statica, come quella determinata dalla sovrapposizione di tre camere a cupola. Al pari dell’architettura, gli elementi della cultura materiale mobile evidenziano gli intensi rapporti commerciali tra la Sardegna e le altre regioni mediterranee.

6


Arzachena, nuraghe La Prisgiona

È l’unico nuraghe di tipo classico censito in Gallura; sorge su un’altura in posizione dominante sulla piana di Arzachena. Si tratta di un complesso formato da un nuraghe trilobato circondato da un villaggio di capanne: è composto da una torre centrale e da due secondarie unite fra loro da un antemurale. Il mastio presenta la classica tipologia dei nuraghi a tholos: due piani sovrapposti, il secondo dei quali si raggiunge attraverso la scala ricavata nella muratura. All’interno della struttura, nel cortile, si trova un pozzo profondo sette metri. Il nuraghe era circondato da un’ulteriore cinta muraria con altre torri di cui oggi restano scarse tracce. L’insediamento risale al Bronzo medio in base ai frammenti ceramici rinvenuti, relativi quasi tutti ad oggetti di uso quotidiano. Il sito, attualmente, non è visitabile. 73


Barumini, nuraghe Su Nuraxi Da Cagliari, lungo la SS 131 Carlo Felice, a pochi km da Sanluri, un cavalcavia immette nello svincolo che porta sulla SS 197, direzione Villamar. Attraversato Las Plassas, si giunge a Barumini. Al centro del paese si svolta a sinistra sulla SP 44 in direzione di Tuili. Ad un km di distanza, l’imponente area archeologica è visibile sulla sinistra, posta com’è su un pianoro marnoso, ai piedi della Giara di Gesturi, nella regione della Marmilla. Il sito è stato classificato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Tra i nuraghi, fu il primo ad essere scavato con criteri scientifici, tra il 1950 e il 1957, sotto la direzione di Giovanni Lilliu. In quell’occasione vennero alla luce resti di utensili, armi, vasellame e oggetti ornamentali. Il monumentale complesso molto verosimilmente era il cuore di una ragnatela di costruzioni nuragiche sistemate lungo le pendici della Giara di Gesturi, per il controllo dell’importante via di penetrazione che dal Campidano di Cagliari conduceva all’interno dell’isola.

La struttura più antica del nuraghe, edificata nel XVI a. 74


Barumini, nuraghe Su Nuraxi

75


C. in blocchi di basalto, alta 18,6 m, è costituita da un torre centrale a tre camere sovrapposte. In seguito ne vennero aggiunte altre quattro unite tra loro da una cortina muraria con un ballatoio, oggi perduto, che lasciarono lo spazio per un cortile interno, dove vi è tuttora un pozzo d’acqua sorgiva profondo 20 m, sul quale affacciano gli ingressi alle camere inferiori del mastio e delle torri poste ad ovest, a est e a sud, nonché il corridoio che porta alla camera della torre nord. Nello stesso periodo fu eretto un antemurale con cinque torri. Nel Bronzo recente (XIII-XII a. C.) si rifasciò il bastione con un possente muro spesso tre metri, che chiuse feritoie e ingresso, e venne aperto un nuovo ingresso sopraelevato nella cortina di nord-est. Nel XII sec. a. C. fu edificato un ampio antemurale con sette torri. Nel 1000 a. C. intorno al monumento sorse un villaggio con capanne a base circolare con tetti conici in legno e frasche. Nella fase antica le capanne contavano un unico ambiente, ma nel IX sec. a. C. le abitazioni furono divise a settori. Tra le capanne abbiamo quella del capo, più grande e più articolata nella struttura, e quella per le assemblee, nella quale sono stati ritrovati simboli 76


77


delle divinità adorate. Altri ambienti fungevano da officine, cucine e centri di lavorazione dei prodotti agricoli. Da questi strati provengono significativi reperti micenei del 1200 a. C. La cosiddetta capanna 80, dotata di un sedile circolare e nicchie alle pareti, ha restituito un modellino di nuraghe: molto verosimilmente era destinata a riunioni politiche e religiose. Il villaggio si sviluppò ulteriormente nelll’Età del Ferro (IX - VII a. C.), con un tentativo di organizzazione urbanistica simile a quello di Sant’Imbenia di Alghero: si 78


realizzarono strette vie, sistemi di canalizzazione delle acque e di fognatura, mentre le case a corte vennero dotate di un atrio centrale, vani radiali e talvolta un pozzo. Ambienti con sedili ad anello e bacili al centro furono destinati a riti connessi con il culto dell’acqua. Alla fine dell’Età del Ferro il complesso fu distrutto. A lungo abbandonato, fu riutilizzato in età punica, romana e bizantina (V -VII d. C.) a scopo insediativo, funerario e sacro. 79


Introduzione 3 Capitolo primo

Dal Neolitico all’Età dei Metalli 7 L’Età dei metalli, 11; Risorse e attività, 14; Commerci e tecnologie, 18.

Capitolo secondo

L’alba dei nuragici 23 Le origini, 23; La nascita della civiltà nuragica, 27; Relazioni con l’area egea, siropalestinese ed egiziana, 34; Le prime architetture e le tante somiglianze, 36.

Capitolo terzo

I nuraghi 42 Le torri, 43; Perché i sardi costruirono i nuraghi? quale tecnologia usarono?, 49; I nuraghi, 52.

Nuraghi 61 Abbasanta, nuraghe Losa, 62; Alghero, nuraghe Palmavera, 68; Arzachena, nuraghe Albucciu, 71; Arzache, nuraghe La Prisciona, 73; Barumini, nuraghe Su Nuraxi, 74; Bortigali, nuraghe Orolo, 80; Dorgali, nuraghe Mannu e villaggio Tiscali, 82; Ghilarza, nuraghe Orgono, 84; Giave, nuraghe Oes, 88; Gonnesa, nuraghe Seruci, 90; Laconi, nuraghe Genna Corte, 91; Mogoro, nuraghe Cuccurada, 92; Nuoro, complesso di Noddule, 94; Olbia, nuraghe Cabu Abbas, 95; Orroli, nuraghe Arrubiu, 96; Quartu, nuraghe Diana, 102; Sant’Anna Arresi, nuraghe Arresi, 103; San Vero Milis, S’Uraki, 104; Sarroch, nuraghe Antigori, 105; Sedilo, complesso Iloi, 106; Silanus, complesso di Santa Sabina, 110; Suelli, complesso del Piscu, 112; Torralba, nuraghe Santu Antine, 116; Villanovafranca, complesso Su Mulinu, 120; Villanova Truschedu, nuraghe Santa Barbara, 124.

Una civiltà in equilibrio cosmico di Marcello Onnis

125




Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.