L'Eco del Bosco alta leggibilità

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i peli di gatto


L’Eco del Bosco Scritto da Marco Iosa Illustrato da Giovanni Nori

Prima edizione: marzo 2009 Nuova edizione ad alta leggibilità: giugno 2019 Copyright © 2019 Camelozampa ISBN 9788899842574 Tutti i diritti riservati www.camelozampa.com

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Marco Iosa

L’ECO DEL BOSCO illustrazioni di Giovanni Nori


L’elefante ballerino a pag. 7

Trenta piccoli porcellini a pag. 23

Puzzole sull’orlo di una crisi di nervi a pag. 34


L’ECO DEL BOSCO Stranimali. Casi strani tra gli animali

L’orso cattivo a pag. 53

Un leone campione a pag. 69



L’elefante ballerino «Chiamatemi Lupo» disse Rino Tommaso, il rinoceronte che dirigeva L’Eco del Bosco, il più letto tra tutti i giornali di Animalandia. La sua segretaria, Lella Gazzella, telefonò subito a Lupo e lo convocò nell’ufficio del direttore. Pochi minuti dopo, Lupo bussò alla porta di Rino Tommaso: quando entrò lo trovò, con sua grande sorpresa, assieme a una palla di pelo bianco. «Voglio presentarti la tua nuova collega, caro Lupo» esordì il rinoceronte. «Una pecora?» chiese Lupo sbalordito. «L’ho appena assunta qui all’Eco del Bosco» disse Rino Tommaso. «Da oggi lavorerete in coppia». «Io, il grande Lupo, lavorerò in coppia con una pecora?» «Il mio nome è Polly Pec» disse lei, felice di incontrare finalmente il famoso giornalista Lupo. E allungò la zampa per stringergliela. Lupo la guardò dall’alto in basso.

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«Stai scherzando, vero direttore?» chiese al rinoceronte che sorrideva dietro la sua grande scrivania. «No. Polly ha poca esperienza, ma ha studiato alla Bosconi prendendo il massimo dei voti. È una in gamba, Lupo». Ma Lupo non credeva alle parole del direttore. Dove mai si era vista una pecora giornalista? Le pecore seguono il gregge, fanno quello che gli altri fanno, scrivono quello che gli altri pensano, perché le pecore non sono coraggiose. Questo pensava Lupo. Invece Rino Tommaso, che nei tanti anni da direttore aveva sviluppato un’ottima capacità nel riconoscere i giovani talenti, aveva deciso di puntare su quella strana coppia: un lupo e una pecora, per scrivere di strane storie che accadevano ad Animalandia. «Ho già il primo articolo da affidarvi» disse il rinoceronte. «Avete mai sentito parlare di Sante il ballerino?» «No» rispose Lupo. «Sante Elefante ballerino?» chiese Polly. «Proprio lui! Pare che questo elefante sia un grande ballerino, eppure nessun teatro lo vuole perché il palco non reggerebbe il suo peso. Voglio che mi scriviate un articolo di grande impatto su questo caso».

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«Ma direttore!» ululò Lupo. «Prima mi affidi una pecora come apprendista giornalista, poi il caso di un elefante ballerino?! Mi sembra di stare al circo invece che nella redazione di un giornale. Io voglio scrivere di politica, del re Leonida Leonis, dello sciopero dei veterinari…» «Per la politica c’è già Ines Lince. Lei ha occhio per queste cose. A voi due invece affido una nuova rubrica sul nostro giornale. Si intitolerà Stranimali. Casi strani tra gli animali». Lupo era molto deluso, ma ebbe lo stesso la forza di rispondere con ironia: «Inizierò allora con un pezzo dal titolo: “Rinoceronte impazzito fa diventare giornalista una pecora”».

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Rino Tommaso però non aveva altro tempo da perdere e batté forte una zampa sulla scrivania. Il colpo risuonò per tutta Animalandia. «Ora basta, andate». Quando uscirono dall’ufficio di Rino Tommaso, Polly disse a Lupo: «È davvero un piacere per me lavorare con un giornalista famoso e bravo come te. Ma qual è il tuo nome?»

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«Chiamami Lupo, Lupo e basta. Palla di pelo». «Va bene, signor Lupo e basta». I due uscirono dall’edificio e si diressero verso Los Savanas, il quartiere dove abitava Sante Elefante. Durante il tragitto chiesero informazioni a un piccione postino, che fu gentilissimo e li accompagnò fino alla casa di Sante Elefante. Nel frattempo fece un sacco di domande sul perché volessero incontrare Sante, su chi fossero, che lavoro facessero. Era un postino piccione impiccione. Polly era tutta emozionata perché era il suo primo lavoro. Bussò alla grande porta: TOC TOC TOC TOC TOC TOC TOC… Finché Lupo non la fece smettere. «Calmati» le disse. «E lascia parlare me». Un enorme elefante aprì la porta. «Sante Elefante?» chiese Lupo. «No, sono suo padre Dante Elefante». «Cercavamo suo figlio, sappiamo che è un ballerino». «Ma quale ballerino!» disse Dante. «Dove mai si è visto un elefante ballerino?! Non sarete mica due impresari come quel gatto e quella volpe che sono venuti qui la settimana scorsa? Mio figlio deve smettere di sognare di fare il ballerino.

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È un elefante!» «Ma quali impresari» disse Polly, «siamo due…» «Siamo due ballerini!» esclamò Lupo. Polly sgranò gli occhi, ma Lupo continuò dicendo che erano due ballerini preoccupati perché, se ora anche gli elefanti si mettevano a fare i ballerini, non ci sarebbe stato più lavoro per loro. E per questo volevano convincere Sante a smettere di ballare. «Due ballerini, voi due?» chiese Dante incredulo, grattandosi la grossa testa con l’enorme proboscide. «Sì! Polly, fa’ vedere quel pezzo del Lago dei cigni… su, balla, Polly, balla…!» Polly cercò di mettersi sulle punte delle zampe posteriori, alzando le zampe anteriori, ma dopo pochi istanti perse l’equilibrio e cadde a terra facendo un gran botto. Lupo allora batté le mani gridando «Brava! Brava!», poi, rivolgendosi a Dante, disse: «Nessuno fa la morte del cigno come Polly». Dante allora si convinse. «Se davvero volete convincere mio figlio a smettere di ballare, siete i benvenuti, prego, accomodatevi» e si incamminò verso l’interno della grande abitazione, facendo strada con il suo passo pesante.

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«Non siamo ballerini. È una bugia!» sussurrò Polly a Lupo. «Ora però abbiamo la fiducia del nasone. Vieni, entriamo, Palla di pelo». Si accomodarono intorno a un tavolo e Dante preparò un tè alle noccioline. Lupo notò che la casa era piena di trappole per topi. «Da quanto tempo Sante balla?» chiese Lupo sorseggiando il suo tè. «Da sempre. Da quando è nato, ogni volta che sentiva una musica o anche solo il canto di un uccello, lui agitava il suo grosso sederone. E tutti noi elefanti ridevamo. Gli passerà un giorno, pensavo io. Gli passerà crescendo, pensavo. Ora pesa quattro tonnellate e non gli è passata». Quattro tonnellate? Lupo si rese conto che era quasi ottanta volte il suo peso, ovvero sarebbe servito un branco di ottanta lupi per fare il peso di quell’elefante. Incuriosito da questi calcoli chiese a Polly: «E tu quanto pesi, Palla di pelo?» «Peso ed età non si chiedono mai a una signorina!» rispose Polly, già imbarazzata per la bugia detta e per l’aver dovuto ballare. «Certo che un elefante di quattromila chilogrammi che zampetta qua e là per un palco

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è una cosa ben strana. Ne potrebbe venir giù il teatro… e non solo dagli applausi» disse Lupo. «Tutti riderebbero di lui, capite perché voglio che smetta subito?» disse preoccupato il padre di Sante. All’improvviso si sentirono dei pesanti passi avvicinarsi alla casa. Poi la porta si aprì e un elefante comparve sull’uscio: era Sante. «Vieni, Sante» disse il padre. «Questi due signori sono due ballerini. Sono venuti a parlarti. Avanti, signori. Dite a mio figlio quello che siete venuti a dirgli».

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Lupo si avvicinò all’elefante e disse: «Caro Sante, siamo colleghi. Ci accomuna la passione per la danza. La mia giovane collega Polly no, ma io ho tanti anni di esperienza. Ho girato i più grandi teatri: ma non ho mai visto un elefante ballerino. Cigni ballerini sì, antilopi ballerine sì, giraffe ballerine sì e pure orsi ballerini. Elefanti ballerini no. Vorresti farci vedere un pezzo di danza?» «Con molto piacere, colleghi!» rispose Sante. «Venite fuori e vi mostrerò» e uscì, prendendo un piccolo stereo portatile. «Ma come? E il discorso sul lasciar stare la danza?» chiese Dante. «Se giudicassi prima di aver visto, Sante non mi crederebbe. Gli dirò che è sgraziato e pesante, ciccione e goffo, ma dopo aver attentamente osservato la sua prova di ballo». «Senza esagerare!» disse il padre, agitando le enormi zanne. «Non vorrei ci restasse troppo male». «Mi lasci fare: quando ci vuole ci vuole» disse Lupo. Uscirono tutti. Sante stava facendo qualche esercizio per sgranchirsi le ossa. Poi si avvicinò allo stereo e fece partire la

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canzone Che sensazione di Irene Rana. Si mise sulle punte delle zampe posteriori, cosa che prima non era riuscita a fare Polly. Nel vedere quell’enorme elefante sulle punte, Lupo dovette mordersi la lingua per non ridere. Poi però Sante cominciò a muoversi, saltava di qua e di là leggiadro come una farfalla, seguendo il tempo della musica. Intanto dallo stereo la voce di Irene Rana intonava queste parole: “Prima non c’era niente, ma ora c’è un sogno nella mia mente e di sognarlo ho bisogno”. Polly ancheggiava e batteva le zampe. E ben presto anche Lupo si sorprese a tenere il tempo con una zampa. Quando Sante finì, Lupo e Dante si guardarono rimanendo in silenzio. Dopodiché si salutarono, non c’era più bisogno di parole. «Vi è piaciuto?» chiese Sante prima che i due se ne andassero. «È stato bellissimo» disse Polly. Anche il padre di Sante, Dante, era commosso dall’interpretazione di suo figlio.

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«Lo saprai presto se ci è piaciuto. Andiamo, Palla di pelo» disse Lupo. L’indomani sull’Eco del Bosco uscì questo articolo.

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L’ECO DEL BOSCO

Stranimali. Casi strani tra gli animali

Sante l’elefante in cerca di un palco Il primo elefante ballerino ha bisogno di un teatro e di un pubblico capaci di sostenere il suo talento

Ballare non è solo muovere il corpo. Ballare non è solo seguire un ritmo. Ballare è comunicare emozioni attraverso il movimento. Ed è proprio ciò che questo enorme elefante sa fare meglio. Lui non segue un ritmo, lui non muove il suo enorme corpo. Lui parla con il suo corpo, lui interpreta il ritmo. E tanto talento non può andare sprecato solo perché non esiste ancora un palco abbastanza robusto da sostenere il suo peso, o perché non esiste un pubblico abbastanza intelligente da apprezzare la sua bravura. Fino a ieri non esisteva neanche un elefante ballerino. Fino a ieri. Lupo & Polly Pec


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