Il senso della parata ed il gesto giusto

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re il portie r e p usto sto gi e g l i ed arata p a l l so de Il sen 1. A VISIONE ATTUALE

Per descrivere la visione del modello prestativo del portiere secondo i canoni attuali, prendiamo a testimonianza alcune misurazioni compiute da vari esperti. In una relazione compiuta da Daniele Tognaccini (responsabile della preparazione atletica del AC Milan) a Salsomaggiore Terme, sullo score fisico delle partite casalinghe del Milan in Campionato, Coppa Italia e Champions, durante le annate dal 2003-04 al 2007-08, informazioni ottenute con la video-analisi, riporta questi dati sul portiere. I dati sono espressi nella tabella 1.

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Per definire questo score abbiamo preso in esame 14 prestazioni dove erano interessati dei portieri top level (gare di Campionati Europei, Champions, Campionato di serie A italiana), abbiamo contato gli interventi svolti durante la gara, dopo una elaborazione statistica siamo giunti a questi risultati (vedi tabella 2). In generale, in questa analisi, i portieri svolgono 33,7 interventi a gara, dove le uscite alte sono 2,6 (7,6% sul totale), le parate 4,6 (13,8% del totale), i rinvii con i piedi 14,7 (43,6%) e i rinvii con le mani 1,8 (5,3%). In particolare se vogliamo vedere prettamente i gesti tecnici del portiere (uscite e

NUMERO GARE

METRI TOTALI

DEV.STAND.

150

4629

617

TIPOLOGIA VELOCITà

NUMERO EVENTI

LUNGHEZZA

TOTALE DISTANZA

T.RECUPERO

VELOCITà 16-21 KM/H

9

7

59

844

VELOCITà > 21 KM/H

3

9,2

24

3096

Tabella 1. Medie portiere dati ricavati in video-analisi da D.Tognaccini – D.Gualtieri – Analisi prestativa dei diversi ruoli con la match analysis. Il dato importante che emerge è che il portiere svolge in media dai 4 ai 5 km durante la gara, e compie in media una decina di accelerazioni a partita. Altre informazioni su questo ambito ci provengono dai dati ufficiali della FIFA sullo score fisico della nazionale Spagnola vincitrice degli ultimi mondiali. Questo studio riporta, misurando sempre in video-analisi, che il portiere compie in media 3634 mt dev stad. + - 886 mt. Oltre allo score fisico riportiamo alcuni esempi di score tecnico del portiere.

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parate) sono 7,2 a gara con una percentuale fra loro di 35,6% le uscite e 64,4% le parate. Altro studio compiuto su Campionati del Mondo sia di USA 1994 che Francia 1998 (vedi tabella 3) mostra che considerando gesti tecnici dentro lo specchio della gara, uscite alte e respinte di pugno, il portiere svolge in media fra 6-7 interventi a gara (USA 94) e 9-10 interventi in una gara (Francia 98). Un’ altra ricerca interessante è quella proposta da Borri (dottore in scienze moto-

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Questo titolo in forma ironica, riguarda l'analisi dei gol realizzati nel Campionato Italiano di serie A nell'annata 2006-07. Abbiamo svolto questa analisi per capire quali erano, statisticamente parlando, le situazioni dove il compito del portiere, o più correttamente della fase difensiva della squadra, era vanificato. Questa analisi ci permette di correlare questi dati con l'analisi statistica sugli interventi che il portiere svolge durante la gara, e ricavare indicazioni su dove tendenzialmente indirizzare maggiormente il training durante la settimana. Tutto ciò poi andrà adeguato in base alle caratteristiche tecnico-tattiche e fisiche degli atleti da allenare, e anche in base alle caratteristiche tecnico-tattiche degli avversari da affrontare la domenica.

TOTALE GOL

INATTIVA

MANOVRATA

RIPARTENZA

RIPARTENZA DA INATTIVA

969

367

406

183

13

PERCENTUALE

37,9

41,89

18,9

1,3

POSIZIONE

TOTALE

FUORI AREA 969

PERCENTUALE

AREA (SENZA AREA PICCOLA)

AREA

RIGORE

707

514

193

102

16,5

72,9

53,0

19,9

10,5

CALCIO ANGOLO

PUNIZIONE

RIMESSA LATERALE

367

102

121

120

23

PERCENTUALE SU PALLE INATTIVE

27,79

32,97

32,69

6,26

PERCENTUALE SU TUTTI

10,52

12,48

12,38

2,37

Tabella 1.

20

RIGORI

160

INATTIVA TOTALE GOL

AREA PICCOLA


re il portie r e p usto sto gi e g l i ed arata p a l l so de Il sen La velocità, con cui vengono svolti i tiri in porta e i cross, è una delle variabili più importanti per la codifica dei vari gesti tecnici che il portiere deve compiere, in quanto determina il tempo che un portiere ha a disposizione, in relazione alla sua posizione, per effettuare la parata. Su questo aspetto uno studio interessante è stato compiuto presso l'Università di Sheffield (Inghilterra) in collaborazione con le università di Lebanon (USA), Wavre (Belgio) e Yamagata (Giappone). L'oggetto della ricerca è stato studiare le variabili biomeccaniche legate ai calci di punizione, in particolare è stato approfondito il calcio di punizione con cui David Beckham ha realizzato un gol durante la gara di qualificazione mondiale Inghilterra-Grecia nel 2001. Gli scienziati hanno svolto simulazioni nella galleria del vento, analisi di fotogrammi ad alta velocità, prove di traiettoria e tecniche di ricreazione grafica a computer, per svelare quali siano i segreti di un gesto tecnico di alta specializzazione. è stato indagato “l'effetto Magnus”, particolare fenomeno, legato alla resistenza dell'aria, che determina la traiettoria della palla quando la stessa è oggetto di rotazione su se stessa. In particolare è stato misurato che Beckham, in quella occasione, scagliò una palla con effetto marcato da 27 mt, la stessa quando ha lasciato il piede del calciatore aveva una velocità di 36 m/s, cioè (quasi 130 Km/h), prima di ridurre la sua velocità in maniera improvvisa e quasi istantaneamente a 19 m/s (quasi 70 Km/h), per l'ef-

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fetto imposto nel calcio, infilandosi nell'angolo della porta. Abbiamo portato questa esperienza, per spiegare come il tempo per raggiungere la porta sia, in realtà, minore rispetto a quello che aspetteremmo misurando le velocità della palla all'arrivo in porta e che è condizionato dal tipo di effetto imposto alla palla. Abbiamo avuto la possibilità di valutare delle velocità, misurate con un dispositivo simile agli autovelox non fissi in dotazione alla polizia municipale, dei tiri di 6 partite del campionato di calcio di serie A. Alla pagina successiva la tabella riassuntiva. In generale vediamo come la maggioranza dei tiri (52,8 %) scoccati con i piedi raggiunga la porta con velocità che toccano oltre gli 80 Km/h, con il 6,5% oltre i 100 km/h. Nei colpi di testa, probabilmente scoccati da una distanza minore e sempre su traversoni (traiettoria più imprevedibile), si registrano velocità minori (il 60% oltre i 40 km/h), comunque sempre ragguardevoli considerate le diverse tipologie d'intervento che implicano. Chiaramente in questa analisi non sappiamo da dove vengono svolte queste conclusioni, dei tempi di azione della palla (tempo che intercorre fra il calcio e l'arrivo in porta), ma comunque da questi dati si può facilmente intuire come il parametro velocità sia fondamentale nello sviluppo del training, in quanto ad esempio è naturalmente molto diverso allenarsi a neutralizzare, per cui impostare ed eseguire il gesto tecnico, i tiri svolti a quelle velocità rispetto a velocità minori.


re il portie r e p usto sto gi e g l i ed arata p a l l so de Il sen In questo capitolo sacrificheremo l’approfondimento di alcuni argomenti che, oltre a non essere di nostra pertinenza, necessiterebbero di troppo spazio, e richiamaremo l’attenzione solo su alcuni aspetti, estrapolati da testi di illustri Autori, che consentono di elaborare dei concetti funzionali al proseguimento dell'esposizione. Già all'inizio del testo abbiamo parlato di livelli di attenzione, ma cosa può essere definito come attenzione? Spesso si confondono termini che per noi sono sinonimi, come attenzione, concentrazione, vigilanza, attivazione nervosa, ma in realtà illustri psicologi ci indicano che tali aspetti indicano situazioni diverse, anche se fra loro non tutti concordano con le stesse definizioni. Riprendendo concetti espressi da vari psicologi come James, Ericsson, Simon e il neurologo Damasio, senza voler dare una definizione ampia ed esaustiva, chiariamo che noi per questi termini vogliamo intendere queste funzioni. “L'attenzione si può definire come l'abilità a dirigere i processi mentali così da selezionare ed elaborare le informazioni necessarie a svolgere un compito in modo efficace”(Cei, psicologo), tale funzione risente di diversi processi psicologici (cognitivi, emotivi e motivazionali), e manifesta vari livelli di funzionamento; in questi diversifichiamo per comodità: stato di vigilanza: è uno stato di allerta in cui è presente un basso stato eccitatorio e si controlla la situazione che ha minore livello di relazione con il compito dato (fasi della partita in cui è fermo il gioco o che hanno poca pericolosità verso la propria porta); attivazione nervosa o stato di aurousal:

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stato in cui si realizza una prontezza psicofisica ottimale, questo livello dipende da vari fattori correlati al compito da realizzare in modo particolare con lo stato di ansia e motivazionale, riguardo questo aspetto Yerkes e Dodson hanno espresso tale livello ottimale fra ansia e prestazione con la teoria della U rovesciata, che definisce come il livello ottimale si realizza quando il livello ansiogeno e motivazionale non è, né troppo basso, né troppo alto. Questo stato eccitatorio nel portiere si alza quando l'azione si sposta verso la porta e si concretizza in un focus attentivo o stato di concentrazione, quando l'attenzione è rivolta unicamente a significanti, senza essere distratti da stimoli non pertinenti che condizionano lo sviluppo motorio del gesto. L'attenzione nel realizzare un compito può essere diffusa o focalizzata, cioè può essere distribuita su tutto il campo visivo o concentrata solo su una regione spaziale, come una lente di ingrandimento, selezionando anche gli stimoli su cui focalizzarsi cercando di non essere distolto dai disturbi. Il nostro cervello riesce bene a gestire l'attenzione su uno stimolo, come su un canale, quando deve lavorare su più stimoli può farlo quando uno dei compiti richiede un'attenzione limitata (attenzione automatica e controllata). Gli stimoli a cui fare attenzione hanno natura esterna ed interna. Un altro Autore Nideffer (psicologo) ha elaborato una serie di test denominati TAIS, tramite i quali cerca di misurare, con un' autovalutazione, lo stile attentivo di un atleta. Secondo lui ogni persona possiede


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Prima di iniziare la trattazione dei dati tecnici riguardanti la prestazione del portiere, vogliamo esporre alcune considerazioni sulle qualità fisiche e costituzionali degli atleti di cui andremo a discutere, vedendo se ci sono dei presupposti funzionali che identificano la prestazione del portiere. 5.A FATTORI ANTROPOMETRICI Questa analisi ci permette di svolgere un’indagine per selezionare alcuni aspetti che caratterizzano i portieri di alto livello. All'interno di uno studio compiuto dal laboratorio di metodologia e biomeccanica del settore tecnico della F.I.G.C. di Coverciano, si evincono questi dati: Andamenti delle altezze medie nei portieri professionisti del campionato italiano cm 200 180 160 140 120

1976

Kg

1977

1978

1979

1980

1981 1982 Campionati

1983

1984

1989

1999

2005

Andamenti del peso medio nei portieri professionisti del campionato italiano

85 80 75 70 65 60 55 50 1976

1977 1978

1979 1980 1981 1982 1983 1984 Campionati

1989

Analisi dell’altezza e del peso dei portieri dal 1975 al 2005.

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1999 2005


re il portie r e p usto sto gi e g l i ed arata p a l l so de Il sen Prima di cominciare a discutere sulla tecnica da utilizzare, per i diversi gesti di gara dobbiamo esprimere alcune premesse fondamentali, dettate da quanto finora descritto. L'analisi compiuta sulle velocità ci ha fornito indicazioni interessanti e ci permette di ipotizzare delle priorità sui tempi di intervento che il portiere ha a disposizione per neutralizzare il tiro. La nostra idea è che per la riuscita della parata siano fondamentali i “processi cognitivi” alla base dell'anticipazione motoria, e non le soluzioni predeterminate (strategia della chiusura dell'angolo di tiro, per esempio); all'interno di questo quadro, vedremo che il tempo per la realizzazione del proprio compito per il portiere sarà “soggettivo”, dipendente dal livello di perizia nei “processi cognitivi” legati all'anticipazione motoria, in relazione a ciò i parametri biomeccanici (tempo disponibile dall'effettuazione del tiro da parte dell'attaccante al possibile impatto con la palla del portiere) saranno comunque importanti, in quanto l'efficienza del gesto sarà determinata anche dal tempo necessario per svolgere il movimento della parata, per cui esasperare la chiusura dell'angolo di tiro e attaccare la palla potrebbe non essere spesso producente. Quindi: è vero che andando incontro all'avversario diminuisce la distanza fra il corpo e la palla da intercettare e diminuisce lo spazio di luce disponibile all'attaccante per superare l'opposizione del portiere, ma spesso il tempo per svolgere il movimento della parata non è sufficiente per impattarla positivamente. Esempi eclatanti sono i tiri alti che vanno a insaccarsi centralmente sotto la traversa. Dal già citato studio compiuto dal laboratorio di metodologia del settore tecnico della FIGC sui portieri delle squadre della

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nazionale giovanile italiana, è emerso che l'altezza media totale del portiere (data dall'altezza media più la distensione delle braccia) è sui 235-237 cm che, rapportati all'altezza della porta di 244 cm, dà un'indicazione su come coprire i tiri frontali alti, poiché ai portieri basta elevarsi di pochi centimetri per coprire lo spazio residuo; per cui per un portiere che mantiene la posizione sulla linea di porta o poco oltre, è quasi impossibile prendere gol. Questo rapporto cambia se la posizione non è più vicina alla porta, in quanto la traiettoria che l'attaccante può far svolgere alla palla può rendere vano l'intervento del portiere. Quando un portiere compie un intervento, considera, come si è prima descritto, questi aspetti che comunque sono condizionati dalla possibilità di mantenere un'afferenza visiva sulla palla: dall'evolversi del gioco stima una sua risoluzione tattica (quello che noi abbiamo definito come “senso del gioco”), e in base a questi parametri opterà per una posizione da tenere rispetto alla porta (in gergo si dice “chiusura dell'angolo di tiro”); quando poi l'attaccante si predispone a effettuare il gesto tecnico, il portiere “riconosce inconsciamente” un comportamento e “realizza” il tipo di intervento che dovrà compiere, stimando la traiettoria e la velocità della sfera che via via aggiornerà in concreto con il feedback visivo, quello che abbiamo definito come “senso della parata”. Abbiamo detto poc'anzi che il tempo per il portiere per la realizzazione di un gesto efficace è “soggettivo”, spieghiamo adesso il motivo di questa affermazione. Se consideriamo il parametro biomeccanico, il tempo che si può misurare a disposizione del portiere è quello che trascorre fra l'istante in cui finisce l'azione di tiro dell'attaccante e quello che la palla impiega per arrivare al punto in cui lui decide di im-


re il portie r e p usto sto gi e g l i ed arata p a l l so de Il sen C'è una premessa importante da fare a quanto poi seguirà nell’esposizione del testo; da quanto esaminato nei capitoli precedenti abbiamo detto che il portiere, come gli atleti in tutti gli sport di situazione, realizza dei gesti tecnici per essere efficiente nel suo compito. In questo senso l'efficienza di un gesto è dettata dalla risoluzione personale che il portiere trova per realizzare il suo scopo, ed è anche la motivazione per cui lui “codifica” una sua tecnica. Per cui quello che per lui sarà “ottimale fare” potrebbe non esserlo per altri, o quello che per lui è più facile compiere, potrebbe essere, per tanti, un errore tecnico e non efficiente. Ciò dipende da tanti fattori come caratteristiche fisiche e motorie, esperienze motorie, caratteristiche del training svolto ecc. Comunque, nonostante questa doverosa premessa, abbiamo analizzato le varie situazioni che il portiere deve affrontare e ne abbiamo dato una nostra interpretazione, corroborata da studi e motivazioni, su quello che dovrebbe essere il gesto tecnico “teoricamente più efficiente” da insegnare ed educare. Cominciamo ad analizzare come il portiere deve muoversi e quali scelte deve compiere per eseguire un gesto tecnico. Partiamo dalla postura che deve tenere, o meglio della posizione di attesa. Attualmente viene insegnato al portiere di tenere una postura in posizione di attesa con il busto leggermente anteposto rispetto al baricentro, gambe piegate con un angolo al ginocchio sui 110-120° e con appoggio spostato sull'avampiede (disegni). Talvolta, come si è detto precedentemente, questa posizione si prolunga per qualche secondo, e addirittura qualcuno realizza dei piccoli saltelli sull'appoggio dei due avampiedi. Da questa postura poi, quando si va

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Postura attuale. a svolgere la parata, addirittura si abbassa ulteriormente il baricentro con un angolo al ginocchio più chiuso, si allargano le gambe e si raddrizza il busto e il punto di appoggio dei piedi è sui metatarsi pronti a sviluppare il tuffo.

Postura attuale su tiri ravvicinati. L'idea è quella che, creando uno stato di preattivazione, riusciamo a diminuire i tempi di reazione motoria e di realizzazione del movimento. Siamo sicuri che questa posizione posturale sia la più adatta per sviluppare un gesto più veloce e ampio


re il portie r e p usto sto gi e g l i ed arata p a l l so de Il sen Per educare il portiere a un gesto tecnico, che comunque già conosce, bisogna creare un percorso educativo in modo tale da: 1) rendere il portiere consapevole della convenienza del gesto tecnico; 2) permette in un secondo momento l'“interiorizzazione del gesto” da parte dell'atleta.

Nella creazione di questo percorso si parte sempre dalla figura finale che il portiere deve realizzare. Da questa posizione si svolge poi il processo inverso, creando con vari passaggi (esercizi) i presupposti per cui il portiere realizzerà poi il gesto efficace, per arrivare fino alla postura iniziale che deve essere tenuta per svolgere il “miglior movimento” per realizzare il compito motorio. La progressione si svolge poi dalla posizione della palla ferma, a palla in movimento, con una velocità sempre crescente, sino a velocità e traiettorie di gara. Questa progressione poi si concretizza in situazioni specifiche (situazioni reali) in cui il gesto è la scelta obbligata richiesta al portiere (dove si evidenziano errori tecnici), per poi creare situazioni variabili, dove la risoluzione può essere legata anche all'utilizzo del gesto preso in esame. In tali esercitazioni sarà sviluppato il pensiero tattico, per cui per loro natura saranno situazioni “aperte”, dove il gesto in esame sarà uno dei possibili, ma che esporranno il portiere a compiere degli errori (tecnico-tattici) che saranno oggetto di discussione con il suo preparatore e fonte di miglioramento. Ulteriore indicazione, per noi fondamentale, è non creare esercitazioni che vanno

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a “inquinare” il processo di sviluppo del gesto tecnico, se questo è l'obbiettivo principale dell'esercitazione. Cosa vogliamo dire con questa affermazione? Pensiamo che sia deleterio, nell'ottica del processo di training tecnico, dal punto di vista tecnico-tattico, fisico, per l'intensità dell'esercitazione e del gesto, e per la qualità dello stesso, realizzare esercitazioni che prevedono l'esecuzione di fasi preparatorie avulse dal gesto tecnico-tattico, prima dell'esecuzione dello stesso. Questa, invece, vediamo come sia una pratica diffusa nell'allenamento del portiere, con l'idea di molti, di agevolare (maggior reclutamento delle unità motorie) o aumentare l'intensità dell'esercitazione tecnica ai portieri. Esempio di ciò è l'utilizzo di salti su ostacoli alti che precedono la realizzazione di una parata. In questo caso secondo noi creiamo comunque un ritmo e un'intensità dell'esercizio inutile al portiere, in quanto l'intensità, per cui la qualità del gesto tecnico (coordinazione intermuscolare) sarà sicuramente alterata dall'affaticamento dovuto all'esercitazione stessa. Altra indicazione importante, come già accennato nel testo, è quella di non utilizzare delle sequenze di intervento avulse da quelle di gara, pena la realizzazione di gesti motori con intensità, ritmo e qualità non identificabili con quelle reali; esempio: l'esecuzione di quattro o cinque interventi consecutivi per ogni azione, cosa che in gara avviene assai raramente. Oltre ciò, ci sembra adeguato utilizzare sequenze di interventi possibili e reali e non assolutamente arbitrari, inventate dal preparatore ma senza attinenza con situazioni reali.


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PREMESSA IMPORTANTE Le indicazioni metodologiche che verranno fornite di seguito sono consigli di massima sugli ambiti entro i quali si dovrebbe impostare il lavoro fisico del portiere; in esse vengono inseriti anche degli esercizi esemplificativi, che comunque non vogliono essere un formulario di esercitazioni da utilizzare in modo automatico. I programmi di lavoro dovranno essere sempre tarati in base all’esperienza motoria degli atleti e alle loro necessità, in accordo con le loro problematiche fisiche legate a situazioni particolari o a un trascorso infortunistico.

scopi e finalità definite, creando un andamento ottimale del carico fisico; in questo senso crediamo che la formula ottimale si crei quando si realizza un’ottima sinergia fra il lavoro svolto dai due professionisti. Se il team tecnico non dispone della figura del preparatore fisico, si consiglia che il preparatore tecnico si confronti – per evitare di utilizzare nel proprio programma esercitazioni non consone all’atleta in esame – con il medico sociale il quale potrà fornire indicazioni su esercitazioni da evitare. Tutto nell’ottica di seguire la massima, in ambito di training, «primo non nuocere».

Tali indicazioni sono rivolte a una categoria di atleti, adulti o comunque che hanno terminato la fase di accrescimento. La programmazione dovrebbe essere svolta dal preparatore fisico del portiere in accordo con il preparatore tecnico, miscelando la proposta globale in modo da creare opportuni livelli di training, con

MOLTO IMPORTANTE Le esercitazioni proposte con i pesi, è fondamentale che siano svolte con le modalità esecutive corrette: se non si è sicuri della correttezza delle modalità con cui si svolgono le esercitazioni, meglio astenersi dall’inserirle nel programma di lavoro soprattutto se tenute con pesi liberi.


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Su questo argomento forniamo solo alcune riflessioni, in quanto la discussione sarebbe talmente ampia che necessiterebbe della stesura di un altro testo. Comunque alcuni concetti li vogliamo esprimere. In ambito fisico consigliamo di delegare la realizzazione del piano operativo a un esperto del settore (dottore in scienze motorie o insegnante di educazione fisica), in quanto il lavoro da proporre è chiaramente dipendente dalla fase della crescita in cui è l’atleta, che è soggetto del training. Questa fascia di età è molto delicata e inserire un lavoro non adatto può creare problemi futuri agli atleti, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista di mancate acquisizioni di abilità motorie. Per questo, in mancanza della figura di riferimento (allenatore fisico), si rimanda il preparatore tecnico alla consultazione di

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testi specifici sul settore e comunque a un confronto almeno con il medico sociale. Ricordiamo comunque, che nel soggetto in accrescimento, il primo compito che ha il ragazzo, a cui si deve conformare la scelta degli esercizi e della modulazione dei carichi, è in realtà la crescita stessa. Un'altra indicazione ci perviene dalla trattazione che abbiamo fatto durante il testo. Il gesto tecnico e le scelte tattiche del portiere derivano in realtà dalla formazione, svolta nei primi momenti, sulla sua risoluzione di compiti tecnici; cioè il gesto tecnico dell’atleta maturo dipende dal gesto tecnico appreso dal bambino, ed è quello che via via viene educato, per cui dare delle indicazioni sbagliate in quella fase di età o fare in modo che lui spontaneamente trovi soluzioni motorie al suo compito, senza creare un percorso educativo, potrebbe


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