Thomas Pynchon, Niklas Luhmann, Hans Georg Moeller, Aldo Tagliaferri

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Thomas Pynchon, Niklas Luhmann, Hans–Georg Moeller, Aldo Tagliaferri

1.

Il settore principale delle attività produttive a livello globale è quello dell’infocomunicazione: televisioni, editoria, informatica, internet, hardware, software, telecomunicazioni, pubblicità. Come osservava qualche anno fa Christian Marazzi, (ne “Il posto dei calzini”), si è passati da una situazione in cui vigeva la divisione tra comunicazione (politica) e produzione, ad un’altra in cui la produzione è comunicazione (produzione immateriale) e la politica tende a farsi “azienda”, produzione comunicativa.

2. Nel volumetto “La dissoluzione onesta. Scritti su Thomas Pynchon”, si mette in evidenza, esaminando la cosa da diverse angolazioni, come la sfera semantica abbia fagocitato la dimensione della spazialità. O, esprimendosi in altri termini, come l’”ipersegno”, (per Marino Sinibaldi contrassegno della postmodernità), abbia avviluppato ed esautorato la “wilderness”: ciò è detto sia in relazione all’intera opera di Thomas Pynchon, che, in particolare, al suo romanzo “Mason & Dixon”. 3. Su un altro versante si è sottolineato come i mass media abbiano sostituito, nella odierna fase evolutiva della “differenziazione funzionale”, (ossia nella “modernità”), la religione: “patterns mediatici” informano e formano bisogni, consumi, identità. (Hans-Georg Moeller/Niklas Luhmann). Nella prospettiva disegnata da questa lettura del reale, (lettura imperniata sulla coppia euristica “sistema-ambiente”), non si può dare effettiva esternità alla realtà sistemica se non nella forma della esclusione e della residualità, laddove invece obiettivo dell’autoriproduzione sistemica stessa è l’inclusione. Ciò è affermato senza intenti apologetici verso un presente da molti avvertito come “ingiusto”, ma solo per rimarcare il funzionamento dei sistemi stessi. Di fronte a fattori critici o problematici, ad esempio quando si crea una situazione di “esclusione”, (sperequazione, marginalità…), il sistema risponde con una sua interna complessificazione, volta a determinare, insieme, una diminuzione delle “minacce ambientali” , (caos “esterno”), e una stabilizzazione interna del sistema stesso. 4. Il problema è quello di fronteggiare una situazione critica. Non c’è spazio per velleitarie e tracotanti (nel senso platonico) controfigurazioni. Né incidono il massimalismo o la testimonianza. Si produce e riproduce, invece, una gestione immanente del problema o della crisi: ad esempio, sotto il profilo giuridico, si determina una gestione adattiva ed operativa, come produzione di “normatività contingente”, ove la norma di diritto positivo è per l’appunto determinata da una decisione contingente e variabile. (Niklas Luhmann). In un’ottica, quindi, “giuspositivistica”, (con ciò “immanente”), e nella direzione di una “for all – inclusion” (Hans-Georg Moeller in “The radical Luhmann” e “Luhmann explained”). 5. L’ipersegno e la totalizzazione del mondo come chiusura e limite costituiscono senz’altro delle dimensioni da tenere in considerazione e rispetto alle quali occorre adattarsi. E tuttavia questa “impennata evolutiva” – o, considerando l’esaurimento della naturalità, questa “brusca frenata” – costituisce un problema, una perturbazione per così dire, proprio perché si commisura a delle soglie biologiche che risentono significativamente sia della forte ed eteronoma coazione al consumo pulsionale (e della protensione ad un essere sociale inteso come approssimazione ai


“patterns mediatici”), sia, sul piano del segno e dell’ipersegno, dell’eccedenza delle informazioni per così dire “processabili”, la qual cosa può implicare disfunzioni da sovraccarico e/o ritiro “comunicazionale”. 6. In relazione a quanto sopra tratteggiato si vuole qui mettere in evidenza la contingente necessità di approcci di “igiene” sia rispetto alla sovrapproduzione di “affetti/pulsioni” sia rispetto all’”overload” informazionale. A tal fine può risultare di aiuto un approccio che valorizzi, insieme: a) una “nonazione” di ispirazione daoista rispetto al regime socio-pulsionale, e qui trovo condivisibile quanto dichiarava Aldo Tagliaferri nel suo volumetto “Il Taoismo”, (in pratica una valorizzazione relativa della “elazione narcisica”, o, come sintetizzava in altro contesto Hans-Georg Moeller - in “Daoism explained”- : “safety, comfort, and contentment”); b) una avvertenza dei limiti connaturati al linguaggio, Wittgenstein docet, e, anche, in attinenza con quanto si diceva sopra, la consapevolezza di come possa talora darsi una “Knowledge as addiction”, (pdf in rete di HansGeorg Moeller).

Giampaolo De Amicis Giugno 2014


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