Brand Care magazine 007

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culture

C’

di Tania Valentini

era una volta la cucina di famiglia, fatta di tradizioni e consuetudini familiari. Le ricette venivano tramandate di madre in figlia, nulla era scritto ma tutto era trasmesso grazie ai racconti delle donne anziane, magari intorno a un focolare oppure al tavolo della cucina. Le donne imparavano a cucinare guardando e aiutando nella preparazione dei piatti le nonne e le loro mamme, non esisteva un libro di ricette ma i ricordi dell’infanzia. La cucina era il luogo sacro dove tutto prendeva forma, dal pane alla pietanza della festa. Era il luogo più importante della casa, era lì che si compievano i gesti quotidiani che rendevano piacevole la vita di tutti i giorni e che, osservandoli, permettevano di capire la posizione sociale di una famiglia. Poi venne il 1891 e per la prima volta nella storia della letteratura un libro raccolse le ricette casalinghe di un intero Paese: La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi. L’autore nato a Forlimpopoli il 4 agosto del 1820 non iniziò come esperto culinario: in principio si dedicò agli affari paterni e alle attività commerciali. Si trasferì dall’amata Forlimpopoli a Firenze, dove passò il resto della sua vita, fuga spinta dal trauma causato da un doloroso episodio familiare, ovvero il saccheggio delle proprietà da parte del Passatore, famigerato brigante romagnolo protagonista delle cronache giudiziarie dell’epoca. Pellegrino Artusi, ritiratosi a vita privata, iniziò la stesura dell’opera che lo avrebbe poi incoronato come uno dei più importanti gastronomi italiani, grazie alla sua capacità e stile con cui trasformò un mosaico di consuetudini regionali in


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