DALL'ARCHIVIO STORICO COMUNALE. Regesto delle delibere 1558 - 1562

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Foto di Gaetano Guida In copertina: Panorama da S. Liberatore


Alla venerata memoria del Rev. Don Attilio Della Porta, che sempre incoraggiò e seguì gli studi su Cava e Cattività della Biblioteca Comunale “Avallone”



Città di Cava de’ Tirreni

Dall’Archivio Storico Comunale

Regesto DELLE DELIBERE

dal

13 Settembre 1558 al 26 Gennaio 1562 a cura di Rita Taglé

2000


Foto di GAETANO GUIDA


PRESENTAZIONE L’Amministrazione Comunale di Cava de’ Tirreni si è posta l'obiettivo, pur attraverso mille difficoltà, di realizzare un rilancio della città soprattutto in campo turistico e culturale. Alle varie manifestazioni e ad iniziative di pili vasto richiamo, abbiamo voluto affiancare una attività di studio e di ricerca basata sul ricco patrimonio bibliografico e archivistico custodito nella Biblioteca Comunale “Can. Aniello Avallone” e volta a favorire la conoscenza, anche fuori dei confini comunali, della nostra storia. In quest’ottica, nell’anno 1997 si è dato inizio alla pubblicazione dei regesti delle deliberazioni del XVI secolo ed è con soddisfazione che abbiamo ora fra le mani il quarto volume della collana. In queste pagine, come nei volumi già editi, è documentato un periodo di attività intensa, per affrontare la carestia, sempre incombente sulla città, per difendersi dalle incursioni dei pirati, per far fronte ai pesanti oneri fiscali. In questo quadro si inserisce, e si legge con molto interesse, la questione dei rematori, con il suo carico di tragedia umana. E in ciò sta, forse, il fascino di questo lavoro: attraverso il linguaggio dei cancellieri dell'epoca si riesce a comprendere la storia degli umili, travolti dal vortice della grande Storia. Ci auguriamo pertanto che questo libro non rappresenti la conclusione di un lavoro, sia pure impegnativo e faticoso, ma che sia di stimolo ad ulteriori ricerche ed approfondimenti, per portare alla luce altri tasselli delle varie vicende vissute dalla nostra città e dai suoi abitanti.

Il Sindaco Raffaele Fiorillo



PREMESSA Nel continuare il lavoro di regestazione delle Deliberazioni dell’università de La Cava è parso opportuno offrire al lettore, dopo due volumi riguardanti il primo Cinquecento ed uno relativo agli anni 1581-1589, l’esame di oltre tre anni di attività amministrativa, senza soluzione di continuità, tra il settembre del 1558 e il gennaio del 1562, attraverso lo studio di due registri. Il primo comprende il periodo tra il 13 settembre 1558 e il 22 ottobre 1559 ed è costituito da 38 fogli. Il registro era cucito insieme ad altri di anni diversi, senza continuità cronologica, per cui i fogli sono numerati da 202 a 238, con il foglio 203 erroneamente numerato due volte. Il secondo registro, con i fogli numerati da I a 91, attiene al periodo 14 novembre 1559 - 26 gennaio 1562. Entrambi sono di formato cm. 22 per cm. 33. Nel settembre del 1558 troviamo come sindaco Alfonso Genoino 1, negoziante di seta, del casale di Cetara, come cassiere Marzio del Forno2. Gli eletti sono Pietrangelo Barone, Cola Pisapia, Giovanni Alfonso de Adinulfo 3, Giulio Quaranta, Francesco Antonio Longo, Giovan Benedetto de Curti, Francesco Jovene, Martinello Tagliaferro, Ettore Gagliardi, Tolomeo David 4 e i notai Tullio de Juliis5 e Giovan Matteo Cafaro6. Si noti che in data 28 ottobre 1558, per l’assenza di alcuni eletti, furono ufficialmente nominati a tale carica Francesco Iovene, Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta e Giovanni Alfonso de Adinulfo, che già comunque partecipavano alle riunioni come eletti. Nel corso dell’anno il sindaco e gli eletti si riunirono nove volte al Borgo, una volta nel palazzo del Regio Capitano, tre volte nel fondaco di Marzio del Forno; per altri 15 incontri il luogo non è indicato. Gli eletti si riunirono tre volte con il vicesindaco, ma il luogo non è indicato. Gli eletti da soli si riunirono due volte: per una seduta il luogo non è indicato, l’altra si tenne al Borgo. L’Università tenne sei assemblee, una di queste con il vicesindaco, e si tennero tutte nella chiesa di S. Giacomo, dove ebbe luogo pure una riunione tra il sindaco, gli eletti e molti altri uomini della città.

1 Cf. S. MILANO, Provvedimenti riguardanti la pubblica istruzione a Cava nel sec. XVI, in « Rassegna Storica Salernitana», N. S., n. 9 (giugno 1988), p. 243 n. 16. 2 Ivi, p. 244 n. 19 per ulteriori notizie su questo personaggio, che ricoprì la carica di cassiere dell’università per una decina d’anni. 3 Citato spesso con il titolo di nobile, è probabilmente da identificare con il Giovanni Alfonso de Adenulfo che nel 1569 acquista «lancellas quinquaginta de creta, atte ad tenere oglio»: G. FILANGIERI , Documenti per la storia le arti e le industrie delle provincie napoletane, Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, Napoli 1891, voi. VI, p. 387. 4 Notaio dalla lunga carriera (1512-1560), fu più volte sindaco della città e ricoprì spesso anche la carica di cancelliere. Per la bibliografia si veda S. MILANO, op. cit. , p. 245 n. 21. Si veda anche Dall'Archivio Storico Comunale. La città de la Cava e i suoi sindaci. Secc. XV-XX, a cura di R. Taglé, Cava de’ Tirreni 1996, pp. 47-49 e p. 54. 5 L’Archivio di Stato di Salerno conserva i suoi protocolli, redatti tra il 1541 e il 1577 (cf. Guida storica dell'Archivio di Stato di Salerno, a cura di L. Cassese, Salerno 1957, p. 216). 6 Anche i suoi protocolli, datati tra il 1543 e il 1575, sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Salerno (Ibid.).

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Quella del luogo dove far riunire il sindaco e gli eletti fu una delle tante questioni affrontate dagli amministratori: fin dalla prima riunione, infatti, si fa notare che per rispondere a tale esigenza era opportuno che il sindaco e il cancelliere prendessero in affitto una stantia in lo burgo, ovviamente al prezzo più basso possibile. Fu presa, al prezzo trentacinque carlini, la curia del notaio Tolomeo David al Borgo, fino al 31 agosto. Uno dei problemi che più dovettero assillare gli amministratori fu quello dell’approvvigionamento di generi commestibili, anche se da questa fonte archivistica la cosa non emerge con drammaticità, come nei verbali di altri anni: ma non va dimenticato che tra il 1559 e il 1560 il Regno di Napoli fu funestato da una grave carestia. Già nella prima riunione, il 13 settembre 1558, gli amministratori danno a Giovan Domenico Cantarella ogni potere per prendere formaggi e altre mercanzie che veneno et se vendono nella Marina di Vietri, nella quantità che gli sembrerà necessaria ed opportuna per servitio grassa et commodita dell’università. Il 24 settembre, lo stesso Cantarella e il notaio Bartolomeo de Simone ricevono disposizioni per consegnare ai bottegai della città una parte dei settanta cantari di formaggio acquistati la sera prima a duc. 6 per cantaro. Gli amministratori difendono gli interessi dell’università: solo due giorni dopo, si stabilisce che il sindaco debba informarsi su chi avesse acquistato del formaggio venerdì passato, 23 del mese. I compratori infatti avevano l’obbligo di venderne un terzo all’università, al prezzo di duc. 6 il cantaro. Nel caso non avessero ottemperato a ciò, il sindaco dovrà farli imprigionare e non dovrà permettere la loro scarcerazione fintanto che questi non si fossero messi in regola con la predetta vendita. L’8 ottobre si dà ordine che nessun cittadino o abitante della città o forestiero presuma ne ardisca comparare robbe da magnare de quelle che veneno aqua ad vendere per revenderelle ne dentro dieta città ne in suo territorio. Si precisa inoltre che nessun cittadino o abitante della città o forestiero può comprare più di due tomoli di grano che si vende in città per qualsevoglia dohana. L’11 febbraio 1559 c’è il divieto di comprare pesce: i contravventori dovranno pagare una multa di un’oncia, che andrà per un terzo all’università, per un terzo all’accusatore e per un terzo al Capitaneo. Dal verbale del 12 aprile apprendiamo che l’Università aveva in corso una causa per un non meglio specificato fatto deli grani. Notevoli tensioni dovevano esserci sulla gabella della carne. I catapani del Borgo dovevano porre l’assisa alle carni vaccine ed anche alle altre carni, con l’intervento di uno degli eletti; dovevano anche provvedere alla vendita della carne salata a grana nove e mezzo il rotolo (13 settembre). Ma i catapani, Nicola della Monica e Giovan Matteo della Corte, non rispetteranno la prima disposizione: il sindaco riceve disposizioni per farli arrestare dal Regio Capitaneo. La questione però non si chiude qui: il 10 gennaio 1559 si stabilisce di ricorrere al Capitaneo affinché punisca severamente i gabelloti dela carne, che Ancora non rispettano i capitoli relativi alla loro gabella. Dello stesso tono è una delibera del 1 febbraio. Il 8


1 luglio si dispone che Ettore Gagliardi vada a parlare con il Governatore della Provincia sulla questione dela grassa delle carne boccine et altre cose. Un altro serio problema fu rappresentato all’epoca dai fuoriusciti, anche per le spese che la sorveglianza del territorio comportava. Si sospettava, infatti, che nel territorio cavese ci fossero fuoriusciti e delinquenti: il Capitaneo chiede di collocare delle guardie armate (i frati iurati) al Borgo. L’Università decide che siano tre eletti insieme al Capitaneo a stabilire il numero dei frati iurati e il loro salario, spendendo il meno possibile. Lo stesso giorno, il due marzo 1559, si riuniscono con il Capitaneo, nel suo palazzo, il sindaco e i tre eletti incaricati (Gagliardi, de Iuliis e de Adinulfo): i frati iurati dovranno essere quindici al giorno e saranno pagati giorno per giorno ciascuno dieci grana. Avranno l’obbligo di non allontanarsi mai dal Borgo per essere pronti, armi alla mano, ad eventuali ordini del Capitaneo. Ma costoro dovettero dimostrarsi piuttosto inaffidabili e indisciplinati, se il 29 aprile, atteso li frati iurati non serveno ne vonno servire, si decide di scrivere al tenente generale del regno per chiedere di levarli. Anzi, su ordine regio, la città aveva impegnato moltissimi uomini per fare la guardia ai passi e per catturare fuoriusciti e ribelli. La spesa però era gravosa e gli amministratori avevano chiesto al capitano Flores, commissario sui fuoriusciti, di far diminuire il numero di uomini di guardia ai passi. L’ambasceria, condotta da Giovan Tommaso de Angrisano, va a buon fine: vengono lasciati di guardia solo due uomini al passo di Croce e due al passo della Citola. All’epoca di cui stiamo parlando le continue incursioni dei pirati terrorizzavano le popolazioni. In particolare, imperversava per il Mediterraneo il terribile Dragȗt, che giunse addirittura a sconfiggere le galee napoletane. Il 24 settembre 1558 si danno disposizioni al cassiere per il pagamento di un mese e mezzo di servizio, fi al di de hogi inclusive, a due uomini che erano stati di guardia su Monte San Liberatore. Il verbale del 29 marzo 1559 mostra con evidenza il timore di un attacco7: si è saputo che sono stati avvistati da qualche parte nel Tirreno ventiquattro vascelli di Turchi e che la città di Nettuno è stata presa e bruciata. Si dispone di tenere un uomo a San Liberatore e due alla Marina di Vietri, per fare fare la guardia ogni notte. Con mandato penale e con la forza pubblica (con lo braccio delo Signor Capitaneo), gli uomini di Vietri e Cetara devono far allontanare dai loro casali i vecchi, i bambini et altri desutili, et le robe. Il 6 maggio vengono nominati due nuovi capodieci, al Corpo e al casale deli Juveni, essendo ormai troppo anziani i due in carica. Il 10 giugno vengono aggiunti altri due uomini di guardia a Vietri e due ne vengono posti anche ad Erchie. I capodieci dei vari casali devono portare, nel tempo più breve possibile, una nota dettagliata degli uomini atti alle armi e delle armi disponibili: il cancelliere ne farà una lista da mandare alla Regia 7 Ricordiamo che nel giugno 1558 i Turchi avevano devastato Massa e Sorrento, catturando oltre quattromila persone.

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Udienza. Gli uomini dei casali sul mare, Vietri, Cetara e Raito, ricevono di nuovo l’ordine di far allontanare bambini, donne, vecchi et altri homini desutili e di mettere al riparo anche i beni mobili. Gli uomini dovranno tenersi pronti ad accorrere in caso di un attacco dei pirati. Come sempre nel corso della sua storia, la città è strenuamente impegnata a difendere le sue franchigie e i suoi privilegi, che l’avvantaggiavano molto nei traffici commerciali. Il 26 settembre 1558 il procuratore della città in Napoli, Giovan Benedetto Giovene, avverte il sindaco che deve procurarsi, e poi custodire gelosamente, le copie autenteche di alcuni decreti a favore dell’università cavese, di cui non si ha la copia. Il 28 gennaio 1559 si sottolinea l’importanza di far osservare i privilegi, le immunità e le franchigie della città, soprattutto alla Marina di Vietri, tanto che viene nominato un soprastante, nella persona di Giulio Quaranta, che per un mese ogni giorno, a partire dal 30 gennaio, dovrà impegnarsi in merito. La Regia Camera della Sommaria invierà però una citazione e il Quaranta dovrà recarsi a Napoli pei\dare chiarimenti sul suo lavoro e difendere gli interessi della sua città, ovviamente con l’aiuto dell’avvocato e del procuratore (25 febbraio). Questo lo impegnerà per undici giorni, come si legge nel verbale del 16 marzo, in cui si delibera il pagamento per tutti i suoi servigi. Proprio per difendere i privilegi, in data 12 aprile si decide di affiancare all’avvocato della città, Giovan Gentile Tipaldo, Francesco Antonio David8. Il 23 agosto la sua nomina viene confermata e gli viene assegnato un compenso di venti scudi d’oro all’anno. Viene anche nominato un terzo avvocato, Giovan Pietro Mangrella, e viene data la potestà agli eletti di nominare altri avvocati, con la stessa remunerazione degli altri, e di mandare a Napoli dotturi et altri homini per difendere i privilegi. L’Università inoltre nomina Ettore Papa procuratore in tutte le liti in corso a Napoli9 e sollecitatore Cosimo Ferraro, con lo stipendio di duc. 12 per ciascuno. Copie di privilegi dell’abbazia della SS. Trinità furono inoltre mandate a Napoli per una causa contro l’arrendatore delle dogane (20 ottobre). Fra le spese sostenute dalla città, figurano spesso le elemosine e la maggior parte di queste andavano al convento di San Francesco. Il 1 ottobre si parla di duc. 24 per panni dati ai monaci di S. Francesco, di duc. 6 al padre guardiano per le necessità del convento, di altri duc. 6 per libri et altri instrumenti necessari all’organista, quale sona lo organo de ditto loco, e di carlini 25 e mezzo, prezzo di tre barili di vino dati ai frati. Il 28 ottobre si dispone l’acquisto di un tomolo e mezzo di grano per una spesa di diciassette carlini. Il 28 gennaio si parla di un cantaro di carne e due decine di sugna e si dice anche che il sindaco deve pagare carlini 16 e grana due per un tomolo e mezzo di grano (non è chiaro se si tratta del grano già acquistato precedentemente e Ancora da pagare, o di un’altra partita). Delle 8 Figlio di Tolomeo, fece una prestigiosa e brillante carriera: cf. O BELTRANO, Breve descrittione del Regno di Napoli diviso in dodeci provincie, Napoli 1640, p. 182. 9 Ettore Papa non potette ottemperare a quanto richiestogli (cf. verbale del 31 gennaio 1560).

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confratarie di Napoli, non meglio indicate, si recarono presso il convento: ad esse la città offre (27 marzo) vino, pane, tonnina, fichi, nocelle e dolci (pastariali). A fra Paolo da Napoli, che aveva predicato nella chiesa dei padri francescani la quaresima scorsa, si danno venti ducati di moneta (29 marzo). Successivamente si dà Ancora del vino ai frati di S. Francesco (12 aprile) per carlini 13 e grana 8. Il 23 agosto l’Università stabilisce che cento ducati destinati ad una chiesa di Benevento se convertano in beneficio della chiesa di S. Maria del Gesù 10: il cassiere dovrà versarli man mano che ce ne sarà necessità. In data 20 ottobre, troviamo Ancora una spesa di duc. 1, tari 4 e grana sette e mezzo per un tomolo e mezzo di grano per il convento, più altri trenta ducati, 24 per panni e 6 per elemosina. In effetti le tante elemosine al convento di San Francesco dovettero a un certo punto preoccupare gli amministratori se nel regolamento approvato il 22 ottobre 1559 un articolo è dedicato a questo argomento: per il convento si spendevano ogni anno almeno sessanta ducati e talvolta si superavano addirittura i cento. I frati però ricevevano anche molte elemosine: bisognava evitare che queste venissero male spese e l’Università dovesse poi sopperire alle necessità del convento. Si dispose quindi di porre un cippo presso la porta della chiesa, in cui mettere tutte le elemosine. Per poter avere il controllo sulle somme che vi venivano versate, il cippo avrebbe dovuto avere due chiavi: una sarebbe stata affidata al sindaco e l’altra al procuratore del convento. Solo nel caso che le elemosine non fossero state sufficienti per il vitto, sarebbe intervenuta l’Università. I frati avrebbero dovuto avere cura disfare andare tutte le elemosine in detto cippo: per avere questa garanzia l’Università avrebbe chiesto la monicione ecclesiastica. Le altre elemosine sono, al confronto poche: l’8 ottobre 1558, si dispone che il sindaco consegni duc. 6 di carlini d’argento ad una donna cavese. Il 28 gennaio si danno, con molta discrezione, otto carlini ad una persona di cui non viene svelata l’identità (ad una persona vergognosa che nui sapimo). Il 29 aprile si parla di cinque carlini dati per elemosina su ordine degli eletti, ma non è specificato a chi. Il 21 agosto si decide di contribuire alla dote di una ragazza che da piccola era stata iettata nel Borgo e che l’Università aveva fatto raccogliere ed aveva affidato a Tomasetto del Forno. La somma di duc. 12 dovrà essere consegnata allo sposo, un giovane cucitore siciliano, il quale, da parte sua, avrà l’obbligo di abitare entro il territorio della città. Se dal matrimonio non nasceranno figli, la somma dovrà essere restituita. Le elemosine elargite dalla città vanno viste in una certa luce se si pensa che l’Università era sempre alle prese con il pagamento di onerosi debiti. Anzi, per una città sempre impegnata a difendere la propria demanialità, anche a caro prezzo, era pure indispensabile una certa severità nel cercare di rientrare in possesso di somme di denaro ad essa spettanti. Il 1 ottobre 1558 si decide di procedere legalmente contro Giovan Giacomo Longo; analogo provvedimento si prende contro ex 10 Comunemente nota come chiesa di San Francesco.

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gabellieri della farina, che Ancora devono delle rate all’università. L’11 febbraio 1559 si toma a parlare del Longo. Si è saputo infatti che questi si trova in prigione nella capitale e, poiché Ancora non ha pagato il suo debito con l’Università della Cava, il sindaco deve recarsi a Napoli: se il Longo fosse già stato liberato, il sindaco dovrà ricorrere alla Gran Corte della Vicaria o ad altro tribunale per farlo condurre di nuovo in carcere e non farlo uscire prima che avesse pagato la somma Ancora dovuta all’università. L’8 ottobre si dispone che il sindaco e il cassiere facciano fare l’affrancazione di dieci ducati dagli eredi del fu Giovanni Andrea de Sparano. La somma viene versata da Giovan Camillo de Adinolfo, per la prisonia deli frantisi: non sfugga al lettore l’importanza di questo riferimento. Il 28 ottobre è l’Università a riunirsi, per decidere come far fronte ai pagamenti, ordinari e straordinari, dovuti alla Regia Corte già dall’agosto scorso. Pesa enormemente l’ultimo donativo dovuto al re: per far fronte a tale esigenza si parla della necessità di prendere in prestito mille ducati e si dispone di cominciare col prende- re duc. 500. Il 31 ottobre si decide di prendere in prestito duc. 600 da Federico della Corte, con l’interesse del 7 per cento, molto favorevole se si pensa che l’Università non era riuscita a trovare chi fosse disposto a prestare a meno dell’8 per cento. Questo tasso così favorevole era dovuto all’interessamento di Nicola Cafaro, al quale gli amministratori, in segno di gratitudine, stabiliscono di restituire la somma da lui prestata, duc. 188, prendendola dai duc. 600 avuti da Federico della Corte. Dal verbale del 10 dicembre apprendiamo anche che Pantaleone Staibano vantava un credito con l’Università di mille ducati, in cambio di duc. 80 annui. Un cittadino cavese, Giovan Lorenzo de Curti, che era stato anche eletto della città, si offre di rilevare questo credito. Per molte e varie ragioni, fra cui è indicato come indubbio vantaggio l’avere come creditore un cittadino e non un forestiero, si decide di procedere nell’operazione. Il 29 marzo si parla di Giovanni Tagliaferro ed altri gabellieri della farina, che erano stati imprigionati per un pagamento che, secondo la Regia Corte, era dovuto dal casale di Soverano, una volta nel ducato di Amalfi ed ora nel casale di Cetara, quindi in territorio cavese. Il cassiere deve scomputare la somma ai gabellieri. Sempre sulla questione dei fuochi di Soverano, il cassiere dovrà poi recarsi presso la Regia Cassa a Salerno e provvedere al pagamento per i fuochi suddetti (2 settembre). Il 24 luglio gli amministratori insistono sulla necessità che il cassiere al più presto esiga quanto gli devono alcuni debitori, soprassedendo soltanto con Fiorio de Marinis e con il notaio Colafrancesco de Parisi, ex gabellieri della farina (ma non è indicato il motivo di questo diverso trattamento). Il 21 agosto si ordina di far bandire l’Università per la vendita delle gabelle ed altre questioni. L’Università, riunitasi due giorni dopo, dà incarico ad Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, Giovanni Alfonso de Adinulfo, e ai notai Tolomeo David, Tullio de Juliis e Giovan Matteo Cafaro di occuparsi della cosa ed anche di modificare i capitoli relativi alla gabella della carne. 12


Di particolare interesse ci sembra la delibera del 18 settembre: in cassa ci sono 1500 ducati e viene deciso di consegnarli ad Alfonso Gagliardi, in Napoli, affrancando il credito da lui tenuto sulle entrate dell’università. Viene specificato che sul cassiere non deve ricadere alcun danno per non aver fatto l’affrancazione dal primo settembre, in quanto gli amministratori erano stati indecisi nella scelta di quale creditore soddisfare; si era anche cercato di ottenere, almeno da parte di alcuni creditori, una diminuzione dell’interesse dall’otto al sette per cento. Altro argomento molto presente nei verbali è l’approvvigionamento di sale. Il 1 ottobre 1558 si pone un problema riguardante la sua distribuzione. Sono incaricati di risolvere la questione Giovanni Alfonso de Adinulfo e Giovanni Andrea de Marinis, i quali riferiscono che il nuovo arrendatore darebbe all’università il sale che le tocca a grana 15 per tomolo, senza includere le emende di grana 6 e un ottavo di cavallo per tomolo. Essi dovranno accordarsi in tal senso con l’arrendatore. II 17 ottobre 1558 si dispone che il cassiere paghi a mastro Andrea de Marinis duc. 25 de moneta per prendere il sale dal Regio Fondaco in Salerno e portarlo nei magazzeni alla Marina di Vietri. Il 28 ottobre, anche per far fronte ai vari pagamenti, si decide di distribuire il sale bianco tra i cittadini a grana 12 il tomolo. In data 5 novembre, poiché l’ Università deve Ancora duc. 900 come resto di un donativo al re, si stabilisce di vendere lo patimento deli salì bianchi, ben novemila tomoli, al migliore offerente e di controllare il conto del sale per gli anni passati, quando era stato venduto a Bartolomeo e Federico Vitale. A questi era rimasta una certa quantità di sale (28 gennaio 1559), per varie ragioni. La città decide di prenderlo e consegnarlo a Prospero Gagliardi in conto di quello vendutogli a grana 10 il rotolo. Intanto il sindaco, con Pierluigi Vitale e Giovanni Alfonso de Adinulfo, deve costringere Giovanni Antonio Ferrare a dar conto di 557 tomoli di sale rosso 11 che avrebbe dovuto vendere a cinque carlini il tomolo. II 22 febbraio si stabilisce che Giovanni Andrea de Marinis in qualità di procuratore della città debba recuperare le emende deli sali bianchi dovute da Lucchesino de Lucchesini12. Questi deve consegnare all’università 1792 tomoli di sale bianco, che non possono giungere alla Marina di Vietri per la fortuna de mare. I credenzieri dal canto loro vogliono che il de Marinis faccia quietanza per tutta la quantità di sale prima di prendere le emende. Il sindaco e gli eletti decidono che il de Marinis faccia la quietanza a rischio dell’università qualora il carico di sale andasse perduto. Possiamo pensare che questo arrivò invece integro alla Marina di Vietri, perché il 16 marzo gli amministratori deliberano il pagamento di sei ducati a Giovanni Alfonso de Adinulfo, il quale era stato più giorni a Salerno per recuperare li sali dela università e le emende e li aveva fatti portare nella Marina di Vietri. Nella stessa data, pur essendoci già 11 «Il sale di Ibiza, definito rosso per l'alta concentrazione di creta presente nel suolo, che ne determina il colore» era considerato più pregiato del bianco (cf. V. D'ARIENZO, L'arrendamento del sale dei Quattro Fondaci. Struttura, organizzazione, consumi. (1649-1724), Salerno 1996, pp. 116-117, anche sulle ragioni economiche e politiche che lo facevano preferire al sale bianco). 12 II Lucchesini tra il ‘56 e il ‘57 ebbe una causa contro il Regio Fisco e contro un certo de Paula, clic aveva tentato di truffarlo {Ivi, p. 38). Ivi, p. 115 c pp. 122-124 sull’attività del Lucchesini fin dal 1548.

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una procura a Giovanni Andrea de Marinis, si delibera di fame una anche a Marzio del Forno, per recuperare le emende del sale, ben 5797 tomoli. Il 29 marzo si dispone che il sindaco e Giovanni Alfonso de Adinulfo ricevano da Bartolomeo Vitale del sale bianco, da consegnarsi poi a Prospero Gagliardi, affìttatore del partimento de sali bianchi per Fanno in corso. Il Gagliardi aveva preso novemila tomoli di sale: gliene viene ‘bonificato’ un tomolo ogni cento, secondo il solito (2 settembre). Ci sembra opportuno sottolineare anche i donativi offerti a funzionari: il 16 marzo 1559 si decide di acquistare nove palmi di cordellata gialla da donare a Giuliano Barbarito, regio credenziere sul sale alla dogana di Salerno e in data 2 settembre si parla di altre spese per doni ai credenzieri e agli altri ufficiali del Regio Fondaco del sale a Salerno. Non doveva essere trascurabile il problema di dove riporre il sale. L’8 ottobre 1558 si decide che si debba comprare lo magazeno di mastro Bartolomeo de Loffredo al prezzo più basso che si potrà pattuire. L’acquisto viene deliberato il 28 febbraio 1559. Dal verbale del 29 marzo leggiamo che bisognava pagare cinque ducati di moneta al padre cellerario del monastero della SS. Trinità per l’affitto di un magazzino in cui l’Università conservava il sale bianco. Il 6 maggio Lucamatteo Cantarella chiede il pagamento del fitto, concordato anni prima, di due magazzini alla Marina in cui pure l’Università conservava il sale. Il 1 luglio si autorizza il sindaco a fare la spesa necessaria per riparare il magazzeno alla Marina. Non sempre i rapporti con pubblici funzionari erano sereni. Il 26 settembre 1558, gli amministratori, sulla base di un privilegio secondo cui il portolano non deve essere un cittadino né un abitante nella città, ma un forestiero, prendono posizione contro alcuni che esercitano tale carica in violazione del suddetto privilegio. Costoro non possono, infatti, esercitare: nel caso si ostinassero a farlo, nessuno dovrà prestare loro obbedienza. Il 14 marzo 1559 si accenna ad una questione che c’era stata in passato tra Francesco de Landò, capitaneo ad guerra al tempo dela armata torchesca, e il Regio Capitaneo. Gli eletti del tempo avevano promesso a Francesco de Landò di aiutarlo nella lite, ma gli amministratori in carica ritengono che spetti all’Università la decisione se mantenere o meno tale impegno. Pertanto gli vengono prestati venti ducati da restituire entro tre mesi: in questo lasso di tempo si spera che l’Università prenderà la sua decisione, se sovvenzionarlo o farsi restituire la somma. Curiosa poi questa decisione, del 1 ottobre 1558, che apre uno spiraglio su quella che doveva essere la pubblica igiene e sui rapporti con il Capitaneo: Item ei stato concluso che acteso lo magnifico Capitaneo ha fatto bannire che non se piscie seu altro inla via de Santo Aitoro, che senge compara et se agrave de ditto hanno perche tale iurisditione non tocca ad esso. Rapporti tesi e difficili dovevano esserci anche con le autorità ecclesiastiche. Ne fa fede il verbale del 10 dicembre 1558 in cui si lamenta che vertono molte cause con il vescovo e i suoi dipendenti: tali cause vanno discusse a Roma, con notevoli disagi, tanto che spesso si finisce con il rinunciarvi. Gli amministratori 14


decidono di mandare a Roma Francesco Iovene, il quale, con l’appoggio da Napoli di Giovanni Antonio de Angrisano, che dovrà preventivamente incontrare, cercherà di ottenere dalla Sede Apostolica che sia mandato in zona un giudice delegato. Uno dei più gravi problemi che affliggevano le città fu l’alloggiamento dei soldati. In data 8 ottobre 1558 si lamenta che spesso alloggino nel casale di Vietri compagnie di soldati senza che il sindaco e gli eletti lo sappiano. Gli amministratori decidono di chiedere l’intervento del Viceré per ottenere che in nessun casale della città vadano alloggiando compagnie di soldati, salvo diversa disposizione del sindaco o di alcuno degli eletti. Intanto, Giovanni Alfonso de Adinulfo e Tullio de Juliis vengono incaricati di “tassare” le liste delle spese sostenute per gli alloggiamenti. Il 28 gennaio Tommasetto del Forno chiede il pagamento di certe segie et altri stigli et robbe de taberne persi al tempo deli alloggiamenti. II 16 marzo è la volta di Jo. Jacobo dela Mola, che aveva un’osteria al Borgo, di chiedere il pagamento dell’ospitalità data alla compagnia di soldati del capitano Flores. Il 29 marzo gli amministratori decidono il pagamento di 123 rotoli di pane dato a questa stessa compagnia e, nella stessa data, si dispone il pagamento di trenta tortani da tre tornesi l’uno dati ad un gruppo di guastatori venuti in città per abbattere le case di Giovan Battista Damiano e Paolo David. Al tempo degli alloggiamenti andò perduto un materasso (10 giugno). I lavori pubblici in questo lasso di tempo sembrano essere pochi. Il 17 ottobre si dispone che il cassiere versi 15 ducati de moneta ai mastri Jo. Carolo de Dominico e Jacobo Aniello de Ferrante, incaricati di costruire un ponte alla Marina di Vietri. Il soprastante, Giovan Tommaso de Angrisano, che ha svolto anche altri servigi per l’Università, sarà pagato con due tomoli di sale rosso (10 dicembre); egli riceve anche l’ordine di cercare nelle case di Vietri in cui si sospetta che siano state portate delle pietre rubate, per riprenderle, ovviamente con l’appoggio della forza pubblica (con lo braccio del Signor Capitaneo). II 6 maggio si decide far riparare il tetto della chiesa di San Francesco, dal quale entra abbondantemente la pioggia. Per le continue necessità della città, si dovevano sovente spendere piccole somme. Il 28 ottobre 1558, poiché il cassiere aveva fatto presente che era suo compito occuparsi dei pagamenti alla Regia Corte e non delle minute spese, l’Università decreta che il sindaco possa provvedere a queste ultime: il cassiere gli verserà una certa quantità di denaro, secondo un mandato fatto dagli eletti. Ancora di spese minute si parla in data 1 luglio, per una somma di duc. 91, tari 1 e grana 17. Il 2 settembre il cassiere riceve disposizioni di consegnare al sindaco, per la stessa ragione, duc. 30. L’antica Cava teneva molto all’istruzione pubblica. Il 14 novembre 1558 si decide di prendere informazioni su un maestro di grammatica che si trovava a San 15


Severino, per farlo venire a Cava. Un mese dopo, il 10 dicembre, Ettore Gagliardi viene incaricato di andare a San Severino per contrattare con il maestro e il 3 gennaio 1559 viene dato a quattro illustri cittadini il compito di seguire la questione, senza però stabilire alcun pagamento, per la qual cosa è necessario l'intervento dell’università, e senza rimuovere il maestro di scuola in carica, Nicola Quaranta; a questi venne anticipata la terza spettategli a Natale, come suo stipendio, di duc. 6 (20 ottobre). Ricordiamo anche qualche curiosità: il 12 aprile si parla di un tari pagato a due uomini che avevano accompagnato il regio carragio. Il 29 aprile per ordine delle autorità, si dispone di far fare delle luminarie per tre sere su Monte San Liberatore, in onore di Dio e del re13. Di particolare importanza è il nuovo regolamento che si dà la città. Il 23 agosto l’Università aveva dato incarico ad Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, Giovanni Alfonso de Adinulfo, e ai notai Tolomeo David, Tullio de Juliis e Giovan Matteo Cafaro, gli stessi a cui aveva affidato la vendita delle gabelle, di redigere un nuovo regolamento circa lo creare li officiali. Il 22 ottobre l’Università approva i nuovi capitoli, che dovranno disciplinare l’amministrazione della città. Vengono nominati quarantasei deputati, che dovranno far eseguire i decreti dell’università. Essi hanno la potestà di scegliere altri cittadini in sostituzione dei deputati assenti da lungo tempo, possono disporre dei beni mobili e immobili dell’università ed acquistare grano ed altri generi commestibili. Ogni anno, nella Settimana Santa, dovranno scegliere fra di loro cinque persone, che dovranno ricoprire la carica di sindaco, di eletti e di cancelliere. Gli avvocati o i notai fra gli eletti che non ricoprissero la carica di sindaco o di cancelliere, saranno tenuti ad essere rispettivamente avvocati o procuratori dei cittadini che avanzassero querela contro gli officiali, senza pagamento. Il sindaco, gli eletti ed il cancelliere dovranno prendere le loro decisioni essendo almeno in tre; dovranno riunirsi minimo tre volte alla settimana, nei giorni pari, ed anche negli altri se ce ne fosse necessità. Ad essi spetta la nomina del giudice annuale e dei catapani; la nomina e l’eventuale sostituzione di questi ultimi viene disciplinata con una norma ben precisa. Vengono poi elencati i compiti spettanti al grassiere, al cancelliere ed al cassiere. Il sindaco e gli eletti devono essere onorati e rispettati: avranno quindi la precedenza su tutti gli altri cittadini, affiancandosi agli ufficiali governativi e al vescovo o al suo vicario. Al sindaco e al cancelliere spetta uno stipendio; ad essi e agli altri eletti spettano particolari franchigie. In 28 articoli complessivamente si toccano i problemi più importanti dell’amministrazione di una città. Segnaliamo fra tutti, a titolo esemplificativo, la sollecitazione ad ultimare il catasto e le preoccupazioni per esigere tutti i debiti, insistendo sul rispetto dovuto dai debitori e dai loro parenti ed amici verso i deputati e le loro famiglie: spia questo, forse, di uno stato di disagio verso l’arroganza di qualche debitore. 13 Nell’aprile del 1559 era stata ristabilita la pace fra Francia e Spagna e il re Filippo aveva sposato Isabella, primogenita del re di Francia.

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1559-1560 Nel novembre 1559 viene eletta la nuova amministrazione dai quarantasei cittadini “deputati”: sindaco è il notaio Tullio de Juliis, affiancato nel suo lavoro dagli eletti Giovan Lorenzo de Curti, Antonio David14,Terenzio de Falco15 e dal notaio Giovan Berardino Jovene con funzione di cancelliere. Resteranno in carica fino al novembre dell’anno successivo. Il sindaco e gli eletti, talora affiancati da eletti aggiunti, si riuniscono dodici volte al Borgo e 27 volte in luogo non indicato (ma è ipotizzabile che si riunissero sempre al Borgo e che l’indicazione del luogo sia semplicemente omessa del cancelliere). Il sindaco, gli eletti e i deputati si riuniscono quattro volte nella chiesa di San Giacomo, una volta nella chiesa di San Francesco, quattro volte, tra settembre e ottobre, nel fondaco di Marzio del Forno al Borgo, una volta nel palazzo in cui risiedeva il Regio Capitaneo; in altri due casi il luogo non è indicato; unitamente ad altri cittadini, si riuniscono due volte nella chiesa di San Giacomo, mentre nella stessa chiesetta si riuniscono una volta il sindaco, gli eletti ed altri cittadini. Come per la precedente amministrazione, il problema più pressante continua ad essere l’approvvigionamento di generi commestibili: già nella prima riunione, il 14 novembre, si parla della mancanza di formaggio e di carne salata e si decide di provvedere incaricando il cancelliere e il grassiere, Terenzio de Falco, di acquistare carne salata da Giovan Angelo de Mandina e formaggio da Federico Polverino. Due giorni dopo, il de Falco relaziona su un altro acquisto di formaggio e si danno le disposizioni per la vendita. Nel contempo si decide di emanare un bando alla Marina di Vietri: chiunque volesse vendere generi commestibili dovrà prima rivolgersi al grassiere o al suo sostituto, per dare la possibilità a questi ultimi di acquistare il necessario per la città; il grassiere, o il suo sostituto, hanno anche il diritto di acquistare, nell’interesse della collettività, prima dei privati. Il 20 viene deliberato l’acquisto di dieci cantari di carne salata e venti di formaggio. Il 27 dicembre Giovan Battista de Falco offre in vendita all’università formaggio ed altri generi commestibili. A lui sarà affidata in custodia una certa quantità di semola (23 gennaio). L’inizio del 1560 è caratterizzato Ancora dalla preoccupazione di comprare formaggio ed altre vettovaglie; viene acquistato del grano ad Ascoli e a Melfi e si decide di mandare l’incaricato dell’università, Giovan Domenico de Monica, anche alla fiera di Lucerà, dove il grano è di migliore qualità che a Melfi. Si dispone la vendita della semola a grana cinque il rotolo e la vendita di olio a grana otto il rotolo. La penuria di cibo era grave: ne può forse essere testimonianza la decisione di pagare il padre predicatore con generi alimentari (3 febbraio). Dal verbale del 9 maggio leggiamo che a Giovan Battista de Falco, alla Marina di Vietri, era affidato il formaggio e del riso, acquistato, quest’ultimo, per mancanza di grano. I bottegai si 14 Dottore in utroque, fratello di Francescantonio (MILANO, op. cit., p. 245 n. 21 ). 15 Ivi, p. 246 n. 23.

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erano lamentati per la difficoltà di ritirare il formaggio e si fa presente che è compito del de Falco distribuirlo al Borgo; il riso invece dovrà essere trasportato in città a cura del grassiere e del sindaco. Il 17 maggio si decide di mandare ad acquistare grano ad Avellino, ad Atripalda et in altre parte, stante la drammatica penuria di grano (in la citta non ce ej grano et Ilo pane ej Mancato). Viene mandato ad Avellino Nicola della Monica, con cento ducati; se l’acquisto non gli sembrasse opportuno, potrà andare ad Atripalda o in altri luoghi, a sua discrezione. Due giorni dopo, Nicola della Monica portò a Cava da Avellino settantaquattro tomoli di grano, pagati duc. 172, tari 4 e grana quindici e mezzo (la somma in eccedenza rispetto ai cento ducati gli viene subito consegnata, più un ducato per il suo viaggio). Intanto, il 18, si era saputo che dalla Sicilia erano giunte a Palinuro e in alcuni luoghi della Calabria delle fregate cariche di grano. Colandrea de Monica viene incaricato di raggiungerle e convincerle a venire a Vietri a vendere il loro carico: se non riuscisse in questo, potrà comprare duecento tomoli di grano ad un prezzo massimo di due ducati al tomolo. Il 19 si decide la vendita di carne salata a grana 12 il rotolo. La carne dovrà essere affidata a due soli bottegai e dovrà essere riposta in un magazzino al Borgo con due chiavi: una sarà tenuta dal sindaco, l’altra dai bottegai. L’ 11 giugno l’Università delibera l’acquisto di mille tomoli di grano, o anche più, a carlini dodici il tomolo, da Antonio Passano, genovese. Il sindaco e gli eletti decidono di comprarne duemila tomoli, da pagarsi entro settembre. Il grano dovrà essere affidato a Martinello Tagliaferri, per distribuirlo secondo le “cartelle” del cassiere. L’incarico passa a Giovan Battista de Falco per le cattive condizioni di salute del Tagliaferri. Ciò porterà delle conseguenze a danno della città: il patrone, giacché il decreto menzionava il Tagliaferri, non intendeva consegnare il grano al de Falco. Risoltasi la questione, il grano andava distribuito al più presto, poiché il prezzo andava abbassandosi. Si doveva pertanto macinare esclusivamente questo grano, che doveva essere diviso tra i cittadini più facoltosi nella quantità di un tomolo e mezzo ai più ricchi, a quelli un po’ meno facoltosi di un tomolo, e di mezzo tomolo a quelli con minori disponibilità, secondo una lista. Ma il 24 giugno si dice che c’erano Ancora da vendere seicento tomoli, e si decide di distribuirli ai panettieri, stante la penuria di grano. Costoro erano obbligati a ritirare il grano, a pagarlo dodici carlini al tomolo e a fare pane in abbondanza. Viene dato l’ordine di macinare esclusivamente questo grano, eccezion fatta per coloro che haveranno pigliata la rata loro; solo questi, inoltre, potranno comprarne de altra sorte ad loro piacere. Il 18 luglio si dispone di procurare altro grano: il grassiere e il cassiere dovranno recarsi a Salerno da Nicola della Monica (che è anche catapano per il distretto16 di S. Adiutore) per contrattare con lui la sua provvisione per andare ad Avellino ad

16 Distretti, q province, o anche quartieri, quattro zone in cui era diviso il territorio di Cava (Corpo, che comprendeva il villaggio fortificato detto Corpo, nelle immediate vicinanze dell’Abbazia benedettina della SS. Trinità, ancor oggi suggestivo per la sua posizione e le sue vestigia medioevali, e i casali di Dragonea, Benincasa, Marina di Vietri, Albori. Raito, Cetara; Metelliano, clic comprendeva i villaggi di S. Cesareo, Molina, Alessia, Casaburi, Marini, Santi Quaranta, Dupino, Cesinola, Castagneto e Vietri; S. Adiutore, che comprendeva S. Pietro, Pregiato e Annunziata; infine Passiano, con i casali di Passiano, S. Lucia e S. Arcangelo)

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acquistarne altro. Dal verbale del 20 agosto apprendiamo che, a causa della mancanza di pane, il cassiere aveva prestato cinquanta ducati ad un panettiere tedesco. Nell’invitare il panettiere a restituire la somma nelle prossime feste di Natale, si ricorda che sia questi che i panettieri di Bracigliano avevano fornito pane, mettendo fine alla penuria che c’era in città. I mercanti Ferrante e Giovan Vincenzo Genovesi, secondo una disposizione degli eletti, comprano altro grano per l’Università (5 settembre) e il 16 settembre il cassiere ed il grassiere ricevono l’incarico di acquistarne Ancora mille tomoli, designando degli uomini, insieme agli eletti, per andare a Salerno, Avellino, Atripalda e perfino in Puglia. Il grano dovrà essere portato a Cava e custodito dal cassiere e dal grassiere. La quantità da comprare, e l’acquisto stesso, potranno essere decisi dal sindaco e dagli eletti dopo aver saputo il prezzo e aver verificato la qualità, anche prendendo denaro a prestito. Il 28 settembre viene accolta la proposta del cassiere, Marzio del Forno, per l’acquisto di 3600 tomoli di grano dell’ultimo raccolto: il grano dovrà essere consegnato nella Marina di Vietri alla metà di novembre e dovrà essere pagato entro maggio a dodici carlini il tomolo. I mercanti però vogliono essere pagati la metà entro marzo e l’altra metà entro maggio (5 ottobre): l’Università accetta. Nel frattempo, ci si trova in difficoltà per la vendita della gabella della carne (6 e 16 settembre). Per quel che riguarda la delinquenza, in data 14 novembre ci si lamenta che di notte certi ribaldi vanno in giro nei casali a rubare: si chiederà al Capitaneo di mandare contro di loro i suoi uomini, con li frati iurati o altri juvenvi: a questi sarà promesso un premio di venticinque ducati nel caso riuscissero a fare dei prigionieri. Ma la vera spina nel fianco degli amministratori per l’anno 1560 sarà il pericolo delle incursioni dei pirati17. Il 3 febbraio 1560 si parla di un cittadino, Paolino Vitale, sfuggito ai Turchi dopo tre anni di prigionia. Poiché il padre era stato un creditore dell’università, e in considerazione del suo stato di bisogno, il sindaco e gli eletti danno disposizione al cassiere di pagargli quanto gli spetta. Il 24 maggio, poiché se intende nova che la armata torchesca ei comparsa inli mari de cristiani, il sindaco e gli eletti ordinano che a Vietri, a San Liberatore ed a Raito se faczano Ile guardie solite et convenienti. Il Capitaneo dovrà fare mandato a coloro che fanno dieta guardia di essere vigilanti: intendendone o vedendono alcuna vela inimica vogliano dar haviso et sonare la campana alle arme, per permettere agli uomini della città di correre in difesa dove serrà il besogno. Ovviamente, anche il casale di Cetara, con mandato del Regio Capitaneo, dovrà stare all’erta, per evitare che suoi cittadini per loro colpa et negligentia dovessero subire i tremendi danni di un’incursione dei Turchi. Inoltre, ogni capodieci dovrà consegnare al cancelliere la lista degli uomini del loro casale atti alle armi e dovrà aver cura che le armi siano tenute in perfetta efficienza, per poterle usare al momento opportuno. Marzio del Forno, che si trova a Napoli, dovrà provvedere ad acquistare polvere, micce e piombo. 17 Ricordiamo che nel 1560 l’impresa contro i Turchi falli miseramente all’isola di Gerba con gravi perdite di vite umane.

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Infine, si deve riparare m ogni modo come meglio se porrà la campana in San Francesco accio accadendo il bisogno se possa sonare alle arme come e stato il solito. Per eseguire tutto quanto era necessario per preparare una città ad uno scontro con i pirati, dalla difesa all’approvvigionamento di grano, agli amministratori furono aggiunti otto deputati (25 maggio). Furono poi nominati i capitani e gli alfieri (27 maggio): ritroviamo a questo punto Paolino Vitale come capitano del distretto di S. Adiutore. Si danno Ancora disposizioni sia per tenere le armi pronte sia per la difesa dei casali sul mare, mentre i loro abitanti non atti alle armi dovranno rifugiarsi a Cava. Inoltre il sindaco e gli eletti andranno ad ispezionare il Corpo di Cava ed il Castello di S. Adiutore. Il 31 maggio la lista degli uomini atti alle armi e delle armi in loro possesso non è Ancora completa: i capodieci ricevono l’ordine di consegnarla in giornata, pena la prigione. La lista dovrà essere ricopiata ed inviata al Viceré, insieme a quella dei proprietari di cavalli. Ci si dovrà inoltre preparare alla mostra generale: una sorta di parata militare a cui parteciperà anche il Governatore della Provincia, per verificare la forza e la capacità di difesa del territorio. Per questa mostra, viene deciso l’acquisto di cento picche (5 giugno)18. Il casale di Cetara, avendo provveduto a far riparare l’artiglieria, chiede il rimborso delle spese, facendo ricorso al Governatore della Provincia. La città aveva offerto la contribuzione solita, trenta rotoli di polvere e dieci di piombo. Il Governatore, pur riconoscendo che l’Università non è tenuta a dare altro, fatte alcune considerazioni, dispone che l’Università versi Ancora 25 ducati. L’artiglieria è affidata a Martinello e Giovan Marco Genoino. Il verbale del 12 luglio chiarisce che i tre pezzi di artiglieria in questione erano stati presi dalla Regia Corte, poi restituiti e riparati a spese di Giovan Marco Genoino, che ne ha obligati alcuni cittadini del casale. Il sindaco, gli eletti e i deputati decidono che l’Università contribuisca con trenta ducati, oltre ai trenta rotoli di polvere e dieci di piombo, che in data 27 luglio vengono consegnati dal cassiere a Giovan Marco e Martinello Genoino. In data 15 giugno si delibera anche il pagamento di 226 moya e mezzo di calce al monastero della SS. Trinità: la calce era servita per una frabica nel casale di Vietri. Per finire, il 6 settembre si decide di chiedere un intervento di varie autorità per alleviare la città dal peso della contribuzione alla riparazione delle galere, per cui Cava avrebbe dovuto mandare ventuno paia di buoi, ma non c’erano carri. La questione coinvolgerà poi la successiva amministrazione. Quanto alla difesa dei privilegi, se ne ha un cenno nel verbale del 2 dicembre 1559, (contro le pretese delle dogane) e in quello del 13 dicembre, per gli arbitrii compiuti dal Capitaneo e dal giudice. Se ne torna a parlare il 27 dicembre, per il lavoro svolto in merito da Giovan Lorenzo de Curti. In particolare, questi ha spedito una provisione che obbliga i chierici che non hanno tonsura a pagare tutte le gabelle: coloro che per il passato ne sono stati esenti e non hanno preso i voti devono ora provvedere al pagamento, mentre i chierici che volessero mantenere 18 Saranno poi conservate dal cassiere (26 agosto).

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l’esenzione devono dare sufficienti garanzie che prenderanno gli ordini sacri. Un altro provvedimento, emesso dalla Vicaria, ricorda al Capitaneo e al giudice il rispetto dei privilegi della città. Si parla Ancora della opportunità di difendere i privilegi nel verbale del 14 giugno: il Governatore della Provincia aveva proposto un nominativo a cui fare la procura per rappresentare Cava nel parlamento a Napoli, ma il sindaco, gli eletti e i deputati della città non si sentono garantiti da questa persona nella difesa dei privilegi; inoltre, a Napoli risiedono dei cittadini cavesi, che potrebbero rappresentare la città nel parlamento generale senza alcuna spesa. La procura sarà data (24 giugno) a Giovan Gentile Tipaldo e a Francesco Antonio David. In merito alle elemosine, notiamo che fin dalla prima riunione, il 14 novembre 1559, si stabilisce la costruzione del cippo in San Francesco, sollecitata Ancora il 31 gennaio (il decreto per il pagamento del cippo, fu fatto solo il 18 settembre). L’8 aprile si delibera il pagamento di cinque carlini per tegole per la chiesa di S. Francesco; il 18 luglio si parla di riparazioni all’organo e dal verbale del 18 settembre leggiamo di un’elemosina al padre guardiano. Il legame forte che aveva la città con la chiesa di S. Francesco, come centro anche della vita cittadina, è dimostrato dal fatto che la cassa dell’università era custodita proprio in questa chiesa e solo in data 3 febbraio 1560 si decide che, invece, deve tenerla il cassiere. Il 31 gennaio si stabilisce di far venire un padre predicatore e la motivazione dimostra quanto i Cavesi fossero disincantati: quando se predica ad committenza, il predicatore è spinto a dare il meglio di sé. Il 3 febbraio si decide di pagarlo con generi alimentari, ma dal verbale del 17 aprile apprendiamo che fu indispensabile poi offrirgli 22 ducati perché potesse far ritorno al suo monastero con il suo compagno; il 23 aprile si dispone il pagamento per il pane bianco e il vino dati al predicatore. Si parla, inoltre, di “gettatelli” e, a questo proposito, è singolare quanto si legge nel verbale del 13 dicembre 1559. Pochi giorni prima, il sindaco e gli eletti, nel recarsi al monastero della Trinità per discutere con il priore ed i monaci su questioni sorte tra l’abbazia e quelli del casale de Veteri (purtroppo non annotate), passando vicino alla cappella dell’Annunziata trovarono un figliolo picholo di pochi di, in gravi condizioni di salute (stava malissimo trattato in pericolo di morte). Lo raccolsero e lo affidarono a Cesare de Cesare, il quale provvide a farlo battezzare con il nome di Dominico e a darlo a balia ad una donna del Corpo di Cava; il sindaco provvide anche a far acquistare la culla e panni per fasciarlo (il 24 dicembre 1560 furono pagati 14 carlini a Giovan Giacomo e Catarina di Nocera per l’allevamento del piccolo). Si parla Ancora di due bimbe, abbandonate davanti alla chiesa di S. Giacomo, nei verbali del 3 febbraio e del 24 marzo, e allevate a spese dell’università. Fra le altre elemosine, riscontriamo cinque carlini dati ad un infermo (8 aprile), nonché piccole somme spese per elemosine ai poveri, per far seppellire un uomo morto in ospedale, per far allevare i “gettatelli”, per cinque uomini sfuggiti ai Turchi (18 settembre).

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La città si sforza di recuperare tutto il denaro ad essa dovuto e il 6 dicembre 1560 il sindaco riceve il compito di far costringere tutti i debitori alla corte del Regio Capitaneo, compreso l’ex sindaco Alfonso Genoino, che doveva rendere conto del suo operato. Nel verbale del 27 dicembre è fatta menzione di una provvisione diretta al Capitaneo e riguardante la riscossione di debiti e gabelle. Nella stessa data, si decide di venire incontro a Bartolomeo della Monica, debitore della gabella del formaggio per quindici carlini, consentendogli di pagarne solo dieci. Gli altri cinque vengono considerati un’elemosina. Continua il problema dei fuochi del casale di Soverano. In data 16 maggio, si parla di una provisione ottenuta dalla Regia Camera della Sommaria su istanza dell’università, secondo cui la città non era tenuta a pagare per i fuochi di detto casale. Per risarcirsi della somma di denaro già versata all’erario dal cassiere, viene dato incarico al notaio Giovan Camillo Trabucco e a Giovan Nicola de Gilardo di far rispettare, anche con la forza, il provvedimento. Cosi, nove persone di Soverano furono prese prigioniere. Ancora il 18 giugno si decide di mandare a Salerno Antonio David e il cancelliere: uno dei compiti a loro affidato è quello di far costringere al pagamento quelli de Soverano. Il 3 agosto la questione Ancora non è risolta, se si scrive all’avvocato della città, che si trova a Napoli, di occuparsene (se ne troverà, addirittura, Ancora un cenno nel verbale del 30 dicembre 1561). II verbale del 3 agosto ci presenta anche un’altra problematica, legata alla produzione e al commercio della seta: poiché se litiga con la Regia Camera dela Sommaria circa lo fatto dela seta che la Regia Corte vole che se discarica in Salerno o in Napoli, Ilo che vene contra la forma deli privilegii et immunità nostre et Ancora del fatto dela seta che se fa in la città, avvicinandosi il tempo de venire la seta, si decide di scrivere una lettera a Federico de Curti, il quale vuol ottenere licenza per far scaricare la seta a Cava, chiedendogli che voglia Ancora in dieta causa comparire per la università insieme all’avvocato della città, Giovan Gentile Tipaldo. Già nel novembre precedente (si veda il verbale del giorno 16) si era posta la questione e si era deciso di scrivere al procuratore dell’università a Napoli lamentando il fatto che il sostituto dell’arrendatore che sta in Materdomini aveva bloccato Ile robbe deli mercanti Cavayoli che ritornavano da Lucerà di Puglia e che il sostituto del portolano pretendeva di esigere lo carlino per libra di seta che se e fatto in questa citta. L’Università riteneva di non dover pagare alcunché per la seta prodotta e venduta all’interno del suo territorio, anche in virtù dei propri privilegi. In data 16 novembre e 2 dicembre 1559 troviamo un breve cenno alla causa contro Berardino Buongiorno, ex arrendatore del sale e debitore dell’università, che si rivarrà sui suoi beni. Nel verbale del 3 febbraio si fa cenno a donativi per i “superiori". Per quel che riguarda il sale, se ne parla nel verbale del 10 gennaio 1560, quando si prende la decisione di portare nel magazzino dell’università quello custodito nei magazzini di proprietà dei privati. Intanto, quanti si erano occupati della distribuzione del sale avrebbero dovuto rendere conto al sindaco e agli eletti del

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loro operato. Il 16 dello stesso mese Luca Matteo Cantarella chiede il pagamento dell’affitto dei suoi due magazzini alla Marina di Vietri. Il pagamento viene deliberato il 24 marzo. Il sale custodito nei suoi magazzini era stato trasferito appunto nel magazzino dell’Università, affidato a Giovanni Andrea de Marino.19 Il 31 gennaio il sindaco, gli eletti e i deputati, riunitisi nella chiesa di S. Giacomo, decidono di fare una procura a Marzio del Forno, Giovanni Alfonso de Adenulfo e Giovan Benedetto Giovene per prendere tutto il sale che spetta per li terzi de pasca et de augusto da venire e di riscuotere tutto il dovuto dagli arrendatori passati e presenti. Agli eletti o alla loro maggioranza viene affidato il compito di dispensare dicti sali o farne altro partito conforme al dovere et ordini dela regia corte. Il 27 luglio, si decide di distribuire il sale che si deve avere dalla Regia Corte a grana dodici il tomolo e si decide anche di riformare lo partimento antiquo. Il 3 settembre, due persone verranno incaricate di ritirare 5.500 tomoli di sale dal fondaco della città di Salerno. Il 18 novembre Marzio del Forno e Giovanni Alfonso de Adinulfo ricevono l’incarico di recuperare le emende dagli arrendatori. I rapporti con i funzionari pubblici anche in questo lasso di tempo non sempre furono sereni: di problemi con il sostituto del portolano si parla non solo il 16 novembre sulla questione della seta, ma Ancora il 20 novembre. Il 13 dicembre si parla dell’opportunità di redigere un memoriale in difesa dei privilegi, contro gli arbitrii commessi dal Capitaneo e dal giudice. L’alloggiamento dei soldati, al contrario, sembra non pesare molto, almeno in questo breve lasso di tempo, nella vita della città: c’è solo un cenno, l’8 aprile, al rimborso di 15 carlini dati ad Antonia Punzi per la perdita di una coperta ad opera di soldati di stanza in città. Circa l’istruzione pubblica, dal verbale del 18 luglio 1560 si riesce a capire che con il maestro Nicola Quaranta doveva esserci qualche attrito. Gli eletti il 9 maggio avevano stabilito, in base ad un decreto dell’8 agosto 1556, che questi dovesse essere pagato fino ad aprile, poi lo stipendio doveva essere sospeso fino a nuovo ordine, volendo essi consultarsi con i deputati. Alla ferma risposta del maestro, il quale sostiene che non deve essere admosso ne se li po levare dieta provisione per più ragioni, segue una disposizione degli eletti affinché egli sia pagato fino a luglio incluso. Nicola Quaranta lasciò poi Cava et andarose in Sexa ad tenere scola. Fu sostituito da Giovanni Mercurio di Nola, al quale fu assegnato uno stipendio di duc. 18 all’anno, con un anticipo di tre ducati perfaresene calcze et camise. I lavori pubblici sembrano essere ben pochi: il 20 novembre 1559 si parla di riparazioni della via pubblica dal Borgo ai Tre Mergoli e alla porta del Resiccho20. 19 o de Marinis. 20 Resicco o Riosecco, dal lato Nord della città.

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Il 17 aprile 1560, il sindaco, gli eletti e i deputati, riuniti nella chiesa di S. Giacomo, deliberano di far eseguire tutti i lavori necessari per riattare l’ospedale, costruito dall’università stessa presso la chiesa di S. Maria dell’Olmo, non più adatto a ricevere i poveri pellegrini. Tre persone vengono incaricate di occuparsi di ciò (23 aprile). Sono invece significativi i due brani dedicati alla conservazione degli atti pubblici: l’attenzione verso questo problema è una costante nella storia della città e non poteva mancare un’attestazione anche in questo registro. Il 6 dicembre 1559, poiché le scripture del Capitaneo e del vicario stavano mal tractate et iectate, ci si rivolge addirittura ai “superiori” per ottenere che se facza lo archivio: ci si rendeva perfettamente conto che un’ordinata e sistematica raccolta degli atti tornava a vantaggio della collettività. L’archivio avrebbe dovuto avere due chiavi: una avrebbe dovuto custodirla il sindaco, l’altra i mastri d’atti, ma l’archivio si sarebbe potuto aprire solo con l’intervento del sindaco. Ai mastri d’atti, inoltre, sarebbe toccato l’obbligo di consegnare, alla fine di ogni anno, gli atti non pendenti perché fossero archiviati. Ci si sarebbe dovuti impegnare per ottenere una provisione secondo cui gli atti non custoditi in archivio non avrebbero fatto fede. Il 20 agosto si dispone che il sindaco abbia cura di fare notamento e di tenere una lista di tutti i privilegi e di tutte le scripture della città e delle persone che li hanno in mano. E per finire qualche curiosità. Di particolare interesse è il verbale della riunione tenutasi il 6 aprile 1560 presso la chiesa di S. Francesco, con il sindaco, gli eletti, i deputati ed Ancora altri cittadini. A Cava si era da poco costituita una Confraternita, la quale aspirava a usufruire di tutte le immunità di cui godeva la Confraternita della Carità di Roma. Si era anche rivolta ad un “superiore” e ne aveva avuto come risposta che le esenzioni suddette venivano concesse più facilmente se l’istanza era avanzata dalle Università e non da privati cittadini. L’Università cavese accetta di farsene carico. E pure interessante, anche se brevissimo, il cenno alle montagne demaniali, contenuto nel verbale del 31 gennaio: il sindaco, gli eletti e i deputati affidano agli eletti stessi il compito di salvaguardarle da eventuali danni, con bando del Capitaneo. Segnaliamo anche che il 16 gennaio si pagano due ducati per la riparazione all’orologio di S. Giacomo e che il 26 agosto viene deliberato che le pianche de carne vanno allontanate da mezo il burgo: si dovrà scegliere il luogo in cui spostarle. Il 18 novembre Cola Ferrante d’Anna e Giuliano Ferraro vengono nominati deputati in sostituzione di altri, assenti o comunque impossibilitati a partecipare al governo della città. Vengono inoltre fatte alcune modifiche allo statuto del regimento, fra cui segnaliamo che il cancelliere non dovesse avere diritto di voto, che chiunque fosse eletto sindaco, anche se gentiluomo o dottore, non potesse rifiutare la carica, che i deputati, convocati dal sindaco, fossero tenuti a presentarsi, sotto pena di un tari per ogni assenza. Vengono quindi eletti i nuovi amministratori.

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1560- 1562 Novi officiali della città risultano Vito Antonio de Arminando21 come sindaco ed eletti Leonardo Punzi22, Ettore Gagliardi, Giuliano Ferrare e Vincenzo de Sio. Viene nominato cancelliere Giovan Carlo de Siano. Il sindaco, gli eletti e a volte gli eletti “straordinari” si riuniscono 33 volte al Borgo, una nella chiesa di S. Giacomo, due volte in un luogo non indicato e una volta (il 9 settembre ‘61) nel fondaco di Marzio del Forno (definito loco solito, il che ci fa pensare che anche altre volte, quando il luogo della riunione è indicato genericamente al Borgo, o quando non è proprio segnalato, ci si possa riferire a questo fondaco). Il sindaco, gli eletti e i deputati si riuniscono cinque volte nella chiesa di S. Giacomo, due volte nella residenza del Regio Capitaneo, una volta nella chiesa di S. Francesco e quattro in un luogo non precisato al Borgo. Per quel che riguarda l’approvvigionamento di generi commestibili, segnaliamo che nel verbale del 24 dicembre 1560 si parla di quattro botti d’olio acquistate nella Marina di Vietri da un mercante siciliano, da conservare in un magazzino al Borgo o alla Marina stessa, in un magazzino di Giovan Domenico Cantarella. Si precisa che l’olio verrà pagato solo se risulterà di buona qualità. In data 6 marzo 1561 si pone una questione che meriterebbe ulteriori approfondimenti. Si era fatto venire in città un panettiere tedesco, messer Nicolo, con sui compagni, altri tre panettieri tedeschi, per togliere il monopolio ai panettieri di Bracigliano, e gli erano stati prestati dal cassiere duc. 50. Volendo ritornare al suo paese, messer Nicolo restituì i cinquanta ducati: da questa somma furono prestati duc. 40 agli altri tre panettieri. Poche settimane più tardi partì anche un compagno di messer Nicolo, che restituì duc. 15. Fu disposto che il cassiere consegnasse questa somma ad un altro panettiere tedesco (15 aprile). Si può evincere da questa vicenda che il numero dei panettieri tedeschi nel frattempo fosse aumentato: il 29 aprile, infatti, per la partenza di altri due, si decise di lasciare in prestito i duc. 40 Ancora a due panettieri rimasti. L’8 agosto si fa riferimento ad un acquisto di formaggio fatto al tempo in cui fu sindaco il notaio Tullio de Juliis. Si occupò della cosa Angelo di Mauro, che riuscì a concordare il prezzo di duc. nove e mezzo per cantaro. Gli amministratori però, avendo ottenuto da altri un prezzo più basso, non vollero pagare questa somma. Solo per evitare ulteriori spese giudiziarie. Angelo di Mauro e F Università giunsero ad un accordo secondo cui il di Mauro avrebbe dovuto avere duc. 6. In questo periodo fu sempre vivo il problema del fuoriuscitismo. In data 23 novembre si delibera di sollecitare il Regio Capitaneo a “perseguitare”, rispettando 21 Cf. Dall'Archivio Storico Comunale. La città de la Cava e i suoi sindaci, pp. 51 -52, 54 c 59. Fu sindaco anche nel 1563-1564 enei 1594. 22 Ivi. p. 54.

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anche gli ordini della Regia Corte, un gruppo di fuoriusciti forestieri entrati nel territorio della città; in particolare bisognava contrastare un certo Craparolo di Acquamela, definito forescito insigne. Nel verbale del 2 maggio 1561 leggiamo che in città erano entrati dei delinquenti armati con comitiva. Creò qualche problema agli amministratori il fatto che il Regio Capitaneo non fosse in città, per cui il sindaco e gli eletti decisero di recarsi dal giudice ed anche di rivolgersi alla Regia Udienza, che ce voglia prestare suo favore per la persecucione de detti delinquenti. Decisero inoltre di presentare supplica al Viceré di far celere provisione de officiale per lo bisogno predetto e per altre necessità. Ancora nel verbale del 18 maggio si parla di provvedimenti che il sindaco e gli eletti devono prendere contro malfattori eventualmente presenti nel territorio della città, anche per l’assenza del Capitaneo. Si decide di porre due uomini a guardia del luogo detto Le celse o di altro luogo, dove fosse necessario, ed altri due al passo dei Tre Mergoli, fino all’arrivo del nuovo Capitaneo e finché sembrerà opportuno al sindaco e agli eletti. Nella stessa riunione, si decide di mandare dal Viceré Ettore Gagliardi per supplicarlo di inviare a Cava il nuovo Capitaneo e per far presente, nel contempo, che la città aveva sofferto per i soprusi subiti da parte degli ufficiali (altra incombenza del Gagliardi era quella di ottenere il disgravio o la diminuzione del numero dei rematori, questione spinosa di cui si parlerà diffusamente più avanti). Il sindaco intanto deve recarsi presso la Regia Udienza per prendere accordi sul da farsi contro i malfattori e i fuoriusciti. Il 3 giugno il nuovo Capitaneo presta giuramento. Inoltre, la Regia Udienza Provinciale dà ordine di provvedere alla manutenzione della strada che percorreva tutto il ferimento della città, affinché le staffette potessero percorrerla di corsa senza incontrare difficoltà. Il 20 ottobre il sindaco e gli eletti dettano disposizioni in merito. Vengono nominati due deputati per occuparsi di tutto quanto il necessario per effettuare questo lavoro: per il tratto verso Salerno, dal Borgo fino al passo dei Tre Mergoli, il notaio Bartolomeo de Simone, nel senso opposto, dal Borgo verso le Camerelle, Marzio del Forno. Il 26 dicembre si toma a parlare di fuoriusciti ad Acquamela e nel territorio di San Severino. Contro di loro, la Regia Udienza di Principato Citra dà ordine di disporre guardie ai passi di Croce e in altri luoghi. Felice de Jordano e Berardo de Adinulfo vengono incaricati di tali guardie, da effettuarsi notte e giorno, con quaranta uomini, dietro compenso di grana 15 ciascuno per ogni di et notte; per i capi, invece, il compenso è di carlini 5 per uno. La città era in debito per la costruzione delle galere (24 dicembre) e il commissario della Regia Corte incaricato di ciò {sopra Ile carro) trattiene per cinque giorni in Scafati due cittadini cavesi con cinque muli. Il risarcimento fu di duc. 9. In data 20 novembre erano stati dati a questo commissario duc. 15 in conto della somma dovuta per la costruzione di due galere. Nel verbale del 20 febbraio 1561 sono registrati i versamenti di duc. 137 e mezzo per 55 carri di legname per le galere e di altri duc. 105 per 35 carri di remi e coffe. Ma, una volta costruite le regie galere,

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non terminarono i problemi delle città, tenute a fornire anche i rematori. Cava avrebbe dovuto inviare 25 uomini a Napoli entro il 25 maggio. Fu deciso (19 aprile) di chiedere al Regio Capitaneo di emanare un bando, soprattutto a Cetara, a Vietri e alla Marina, in cui si invitavano gli interessati a presentarsi a lui e al sindaco. La città cercava di invogliare gli uomini promettendo, oltre al pagamento della Regia Corte, altro denaro. Il 24 aprile si parla di spese sostenute per far condurre da due barche il sindaco e gli eletti nei vari luoghi sul mare per pigliare (e questo verbo sembra sottintendere una notevole violenza nell’azione) i rematori. A Cetara furono presi dieci uomini [ma nel verbale del 2 maggio si puntualizza che i rematori erano nove, non dieci] e condotti nelle carceri del Capitaneo. Per l’assenza di quest’ultimo, e non essendoci nessuno che potesse sorvegliarli, ne fu affidata la custodia a Leonardo David, che avrebbe dovuto rimanere notte e giorno proprie sopra la fossa seu carcere dove stanno detti rimeri carcerati, a custodirli et non partano da detto carcere senza l’autorizzazione della Regia Corte o degli amministratori cavesi. Il 2 maggio il sindaco e gli eletti, essendo a conoscenza dello stato di estrema indigenza delle famiglie dei rematori, dispongono che il cassiere versi loro un ducato, affinché le loro famiglie non morano de fame. L’ 11 maggio si decide di mandarli a Napoli, per essere consegnati alla Regia Corte o agli ufficiali incaricati. Il salario ai rematori, di duc. tre e mezzo al mese, veniva pagato mese per mese dal nobile Virgilio Campanile a nome dell’università (14 maggio): questi doveva però sentirsi garantito sotto ogni punto di vista, per cui si delibera che il cassiere debba rimborsare le somme da lui già pagate e debba anticipargli quello che dovrà Ancora pagare. Il 18 maggio i “rematori” non erano Ancora partiti e le loro condizioni di salute erano pessime: li poveri homini sono quasi tutti amalati dentro il carcere dove se deteneno, addirittura con pericolo di vita. A questo punto sembra preferibile liberarli, sia pure con le opportune garanzie, per cui essi non dovranno lasciare il territorio della città ed avranno l’obbligo di presentarsi agli amministratori ad ogni loro richiesta. Le condizioni di questi uomini dovevano essere veramente gravi, se, intanto, si rendeva necessario reclutare altri uomini atti al remo, con quello mancho pagamento se potranno bavere, non superiore a sette ducati, inclusi i due pagati dalla Corte. Ma, se proprio non fosse possibile trovare rematori per sette ducati, l’Università è disposta ad accettare il prezzo che si riuscirà a concordare, purché non ce vadano li predetti carcerati. Intanto Ettore Gagliardi, incaricato di andare dal Viceré per varie questioni riguardanti la città, dovrà supplicarlo per ottenere il disgravio o almeno una diminuzione del numero dei rematori. Sappiamo, da un bonifico di spese al cassiere, in pari data, che comunque alcuni rematori, non di quelli pregiuni de Citara, erano stati già condotti a Napoli. Il pericolo di una incursione dei pirati sulle nostre coste si era di nuovo mostrato imminente nella primavera del 1561 : nella riunione del 30 aprile 1561 il sindaco e gli eletti dispongono, dietro ordine del Viceré e avendo saputo che delle fregate turche, lasciata Costantinopoli, navigano per Ili mari de questo regno, di mettere

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delle guardie giorno e notte nei lochi soliti maritimi della città, cioè nella Marina di Vietri, a Cetara e a San Liberatore. Incuriosisce di certo il lettore il verbale dell’ 11 maggio. La Regia Udienza ha dato ordine di mandare alla Marina di Vietri uno homino secreto et diligente per lo regio servicio. Il sindaco e gli eletti scelgono Cola Francesco de Consiglio. Il 3 giugno l’Università dà incarico al sindaco e agli eletti di occuparsi della nomina dei capitani a guerra e di altri ufficiali ed autorizza tutte le spese necessarie per approntarsi alla difesa. Il 12 luglio si torna a parlare della parata generale: per ordine di don Lope de Errerà, viceré della Provincia di Principato Citra e Basilicata, si deve fare la mostra di tutte quelle gente atte allarme di detta cita et de quelli pigliare lista con quelle arme che compareno in la mostra. Si decide pertanto di riunire l’indomani, nel pomeriggio, gli uomini della città atti alle armi e di fame una lista da inviare sollecitamente alla Regia Udienza Provinciale. Vengono quindi nominati i capitani a guerra. Giovan Roberto Longo per la Provincia di Passiano, Fabio de Perriello per la Provincia del Corpo di Cava, Terenzio de Falco per la Provincia di S. Adiutore e per quella di Metelliano Francesco de Landò. Il 18 luglio, facendosi sempre più pressante il rischio di un’incursione turca, si danno disposizioni al cassiere di versare 15 ducati agli uomini di Cetara, o al loro legittimo procuratore, per acquistare munizioni, e ciò anche contro le precedenti provvisioni riguardanti il casale. Probabilmente connessa con le necessità del momento (25 novembre 1560) è l’attenzione rivolta a far pone in un luogo della chiesa di san Francesco che risultasse più comodo la campana, che se ritrova in terra. Il 6 gennaio 1561, nel corso di una riunione in cui si discute soprattutto come far fronte ai vari e pesanti debiti e come recuperare denaro, si sottolinea il problema del vestire dei frati e del cippo, che i frati non vorrebbero nella loro chiesa e si decide di rispettare il decreto fatto nei mesi scorsi. Nel verbale del 15 aprile ’61 si parla di duc. 15 dati in elemosina a fra Francesco da Lucca, per aver predicato nella chiesa di S. Francesco, oltre alle spese per il vitto. Grano, vino e olio per un valore di duc. 3 e tari 4 furono offerti al convento quando venne il padre guardiano fra Rofino (e il 26 dicembre si parla di una spesa di duc. 37 e mezzo per panni dati ai frati, quando questo frate entrò come padre guardiano)23. Il 3 giugno 1561 viene deliberata la costruzione del nuovo campanile, impegnando per il momento la spesa di cento ducati d’argento. Viene anche bonificata al cassiere la spesa di duc. 39 per panni dati ai frati a titolo di elemosina. Si oppongono Antonio David e Martinello Tagliaferri, che ricordano come in passato l’Università avesse stabilito di non voler più sostenere questa spesa (eppure il 20 agosto viene bonificata al cassiere la spesa di duc. 39, tari 3 e grana 10 per i panni dati ai frati, compreso il prezzo del trasporto da Napoli a Cava). Ancora, il 18 luglio è 23 In data 5 gennaio 1562 troviamo altre spese per il vitto offerto ad un padre predicatore e a due suoi compagni, trattenutisi a Cava dal 31 dicembre al 5 gennaio.

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menzionato l’acquisto di mezza botte di vino destinato ai frati. L’8 agosto, drammaticamente, si parla di nuovo della chiesa di S. Francesco: il terremoto24 che ha colpito la città ha danneggiato il campanile e i barricela delle campane: si decide di eseguire subito i lavori per demolire il campanile e poi ricostruirlo. In un primo momento, la proposta di spendere duc. 100 trova degli oppositori: viene poi deliberata in data 20 agosto. L’8 gennaio 1562 si decide di restaurare la cona dell’altare maggiore, danneggiata dall’umidità e dalla polvere. Poche le spese per altre elemosine: segnaliamo il pagamento di una nutrice per una jettatella, attestato nel verbale del 15 aprile, mentre il 20 agosto viene deliberata una sovvenzione per una giovane povera che sta per sposarsi e non ha dote. Del resto la città era costantemente oppressa dai debiti: per farvi fronte, si decide (6 gennaio 1561 ) un’imposizione su tutti Ili casi et salsume che entreranno e sono in la Marina ed anche su altre merci. Si stabilisce anche di esigere dai fuochi assenti quanto da loro dovuto. Anche l’anno 1562 si apre con il problema dei debiti che assillavano la città: questa aveva dovuto spendere ingenti somme per varie cause, e soprattutto per gli alloggiamenti dei soldati e la costruzione del Vescovato. In cassa non c’era abbastanza denaro per poter pagare almeno gli interessi ai vari creditori (5 gennaio): si decide quindi di provvedere al pagamento delle rendite più basse. Per quel che riguarda le problematiche legate al sale, nel verbale del 20 gennaio 1561 si ricorda che nell’anno 1558 l’Università aveva venduto il partimento di novemila tomoli di sali bianchi, a grana 16 il tomolo, a Prospero Gagliardi. In quel periodo c’erano, però, molti poveri, assenti e morti, ai quali sarebbero toccati milleduecento tomoli. Prospero Gagliardi aveva provveduto a pagare subito il suo debito e per di più, aveva sostenuto molte spese per l’affitto del magazzino dove custodire il sale. Altri cinquemilacinquecento tomoli erano stati poi venduti a Giovanni Antonio Civitella, e l’Università aveva intenzione di fissare il prezzo a grana 12 al tomolo. Si decide pertanto che la città debba rimborsare mille tomoli di sali bianchi a Prospero Gagliardi, versandogli centoventi ducati, da prendersi da quelli che dovrà pagare Giovanni Antonio Civitella nella sua prima terza, mentre il Gagliardi dovrà consegnare al Civitella i mille tomoli di sale, In data 15 aprile ’61 si parla di duc. 42 che il procuratore della città, Giovan Benedetto Giovene, ha recuperato dalle emende del sale dovute da Pietro Jacobo Brancaleone e che restano a lui, in parte come suo stipendio e in parte come restituzione di somme da lui anticipate per l’Università. Il 20 agosto coloro che hanno in custodia il sale, Alfonso de Rogieri, Giovanni Antonio Civitella ed altri, vengono

24 II 31 luglio 1561 «alle ore 23 in circa fu un grandissimo terremoto in Napoli, e per tutto il Regno, e anco in una parte della Sicilia», che fece molte vittime. Il 19 agosto ci fu un’altra scossa (Cf. G. A. SUMMONTE. Historia della città e regno di Napoli, t. VI, Napoli 1750, p. 80).

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autorizzati a consegnare duemila tomoli di sale agli arrendatori al miglior prezzo che riusciranno ad ottenere. Anche in questo periodo i rapporti con i pubblici funzionari, specie con i portolani, non furono sereni. Il 6 gennaio 1561 l’Università rimette al sindaco e agli eletti il da farsi circa la gratia ad un ex giudice della Corte del Capitaneo, che non aveva osservato i privilegi. Il 20 agosto si toma a parlare del comportamento scorretto dei portolani. Si tenta di ovviare alla cosa incaricando il sindaco e gli eletti, affiancati da quattro deputati, di prendere in affitto la portolania a nome dell’università, per poterla poi affittare a chi sembrasse più idoneo. Nello stesso verbale si discute una questione spinosa sorta con il vicario circa il prezzo della mastrodattia.

L’alloggiamento dei soldati continua ad affliggere la città. Nel verbale del 15 febbraio 1561, relativo a varie piccole spese, si parla di alcune somme pagate per motivi in vario modo attinenti all’alloggiamento dei soldati: fu ricompensato con due ducati Giovan Tommaso de Angrisano, per aver “assistito” i soldati e l’alfiere della compagnia di Diego de Mendoza, che si era fermata in città ventidue giorni ed era stata poi ‘dislogiata’ grazie al lavoro di Giovan Lorenzo de Curti, al quale vennero pagati tre ducati. Altre spese per questa compagnia di soldati, che fu accompagnata, a spese della città, fino ad Acquamela da mulattieri e carri trainati da buoi per il trasporto dei bagagli, sono registrate il 16 febbraio e il 20 si decide di redigere una lista dei danni subiti, per poter chiedere un indennizzo. Nel verbale del 3 giugno 1561 leggiamo Ancora di spese per l’alloggiamento di soldati spagnoli, che si erano fermati a Cava una notte e un giorno. Il 19 giugno, però, si parla di tre compagnie di soldati italiani, con a capo il colonnello Cesare de Orria, che avevano alloggiato al Borgo, per non mandarli ali casali per manco dapno et incomodo deli citatini, anzi, per evitare che andassero nei casali, dove avrebbero arrecato più danni, i capodieci e gli uomini dei casali stessi si erano offerti di pagarne le spese. I capodieci devono ora esigere il denaro dagli uomini dei casali. Affiancano i capodieci nel loro compito e nell’imposizione della tassa relativa a tali spese i magnifici Ettore Gagliardi per il distretto di Passiano, Fabio de Perriello per il distretto del Corpo di Cava, Giovanni Alfonso de Adenulfo per il distretto di S. Adiutore e Bartolomeo de Simone per quello di Metelliano. I cittadini tassati dovranno provvedere al pagamento entro un mese, altrimenti si farà ricorso alla forza pubblica. Nello stesso verbale si delibera anche il rimborso di lenzuola ed altri generi rubati dai soldati. L’alloggiamento di queste truppe era costato duc. 290, tari 3 e grana 2, più altre spese fatte in beneficio della città. Il 20 agosto si delibera di risarcire Giovan Jacobo di Mola, ostolano, i capodieci ed altri cittadini per materassi, lenzuola ed altre cose rubate dai soldati suddetti. Si decide anche di non dare esecuzione al decreto del 19 giugno, circa le spese che avrebbero dovuto rimborsare gli abitanti dei casali, e la giustificazione di questa decisione dà un quadro drammatico della situazione economica e sociale: i poveri ne soffrirebbero

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molto e comunque, per lo stato di miseria, non si potrebbe recuperare la somma. Circa l’alloggiamento di soldatesche spagnole e italiane, Cava aveva ricevuto un aiuto non indifferente dal Signor Giovan Vincenzo de Grimaldo, il quale, con molto risico e travaglio, era riuscito ad ottenere che queste restassero al Borgo, invece che nei casali, come avrebbero preferito i soldati. La città, in segno di riconoscenza, ma anche nella speranza di altri futuri favori, gli offre dei doni, per un valore di duc. 8, tari 2 e grana 15 (in dettaglio, dieci canne di tele, due prosciutti, due capponi e due scatole di copete). Il comportamento delle truppe di stanza o di passaggio a Cava a volte dava adito a cause giudiziarie: Il 26 gennaio si parla di una somma di duc. 14 e 3 tari spesi per far processare Pietro da Pontes, capitano della fanteria spagnola. Circa la pubblica istruzione, il 18 maggio 1561, il sindaco e gli eletti ordinari e straordinari decidono di assumere un nuovo maestro di scuola, il nobile Sebastiano Damiano, sicolo, con uno stipendio annuo di duc. 36, riservandosi il diritto di levarglielo, a loro arbitrio. Il maestro potrà prendere denaro dai suoi scolari secondo delle tariffe a cui dovrà attenersi (dai concordanti e latinandi de prime regole un carlino, dai latinandi di altre regole grana 15, dai lezionanti tari uno). Nel caso si riuscisse a giungere ad un accordo, secondo cui il maestro non dovrebbe farsi pagare dagli scolari, per magior comodità deli poveri, il sindaco e gli eletti potranno decidere se dargli altro denaro. Il 4 ottobre si dispone di pagare chi ha ospitato il maestro (lo alloghiero del letto): Sebastiano Sicolo aveva minacciato di lasciare il suo lavoro se l’Università non avesse pagato. Per quel che riguarda i lavori pubblici, gran parte dell’impegno della città è profuso nella costruzione del Vescovato. Nel verbale del 30 dicembre 1560 si legge che il sindaco e gli eletti dispongono di far riunire l’Università per discutere, oltre che su di una gabella da imporre sui generi commestibili che arrivano dalla Marina di Vietri e su altri problemi, su di una fabrica da farsi in questa chiesa. Il giorno 6 gennaio, dopo aver sottolineato che la costruzione della chiesa, iniziata molti anni prima, non era Ancora terminata, si decide di riprendere i lavori e costruire il titolo e la tribuna. Gli amministratori avrebbero potuto anche affidare a degli esperti il compito di fare tutto quanto fosse necessario per il completamento dell’edificio. E in data 26 marzo il sindaco e gli eletti si avvalgono di questa potestà, dando tale incarico a due sacerdoti, don Marco Antonio de Rosa e don Giovan Loysi Citello, e ad Annibale de Rosa, Giovanni Antonio Giovene e Tullio Vertulotta. Costoro potranno, con l’aiuto della forza pubblica, requisire bestie da soma e precettare persone, per lavorare al sacro edificio, e dovranno pagare un giusto salario, così come potranno prendere, da chiunque, il materiale da costruzione, pagando un giusto prezzo. Il 3 giugno 1561 si parla di costruire il campanile nuovo di S. Francesco, mentre a luglio (più precisamente il 18 e il 29), di lavori alle mura di Vietri, certo legati ad esigenze difensive.

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Dal verbale del 20 gennaio 1561 leggiamo che si attendeva in città l’arrivo dei nomeraturi inviati dalla Regia Corte per la nuova numerazione dei fuochi. Vengono designati alcuni cittadini, scelti fra i più autorevoli, in rappresentanza delle varie zone di Cava, per assistere i nomeraturi nel loro lavoro ed informarsi sugli assenti, i morti, i sessagenari, gli impotenti et altri che non se deveno nomerare. Ma di nuovo il 20 febbraio si parla della scelta di persone che devono controllare alcune categorie di fuochi ed anche della nomina di altri ad assistere nel loro lavoro i nomeraturi. Il catasto dovrà essere completato entro sei mesi. In data 11 aprile, il sindaco e agli eletti scelgono, per assistere i regi nomeraturi, i magnifici Giovan Lorenzo de Curti, Francesco Jovene, Giovanni Antonio Ferrare e il Rev. abate Giovan Mattheo dela Monica, che dovranno agire insieme o almeno in duc. Il 20 agosto si parla della nomina di due uomini dabbene, o anche più se necessario, per assistere sopra la comprobacione della nuova numerazione e sui disgrava deli fochi che se hanno da disgravare. Tre giorni dopo, vengono nominati per svolgere tale incarico Ettore Gagliardi e Francesco Jovene. Dal verbale del 26 gennaio apprendiamo che erano stati incaricati di andare a Napoli per assistere alla “liquidazione” della nuova numerazione e al disgravio dei fuochi assenti, abitanti in Napoli o altrove, Ettore Gagliardo, Vitantonio de Arminando, Giovan Mattheo dela Moneca e Antonio Davit, dietro compenso mensile di duc. 20 per ciascuno, e Giovanni Alfonso de Adinulfo e Alfonso Genoino, remunerati ciascuno con duc. 12 al mese. In un primo momento, è richiesta solo la presenza degli ultimi due a Napoli, dovendo essere interrogati i testimoni dei fuochi assenti; gli altri dovranno andare nella capitale su ordine del sindaco e degli eletti. Intanto il Gagliardi, l’Armenante e il della Monica ricevono duc. 30 per ciascuno per il lavoro svolto finora. Degne di nota sembrano due notizie tratte dal verbale del 19 giugno 1561. La prima riguarda una citazione pervenuta al sindaco, che aveva difeso i privilegi della città contro l’imposizione di una gabella sul ferro, da parte del commissario della Regia Camera della Sommaria sul fondaco del ferro. La questione ebbe uno strascico giudiziario, come si legge nel verbale dell’ 11 agosto: il sindaco fu detenuto dalla Regia Camera della Sommaria e costretto a trattenersi a Napoli per diciassette giorni. La seconda notizia purtroppo non è riportata integralmente nel verbale, ma solo accennata, e riguarda la possibilità che il viceré della Provincia di Principato Citra con i suoi uditori e la Regia Udienza venissero a fare residenza a Cava. Ancora, notiamo che la città di Cava fu tassata per la fortificazione della città di Nola (verbali del 19 giugno e del 29 luglio). Di spese fatte per i guastaturi in Nola si parla nel verbale del 20 agosto. Dopo i verbali del 16 novembre e 2 dicembre 1559, si parla di nuovo della causa contro gli eredi di Berardino Buongiorno l’11 agosto 1561: secondo l’Università, l’ex arrendatore del sale era debitore di duc. 500 e si rendeva necessaria, per procedere nella lite con gli eredi, la firma di un testimone assente dalla città. Sarà inviato un messo per cercarlo e farlo tornare a Cava a testimoniare. Dal verbale

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del 5 gennaio 1562 apprendiamo che la causa era stata vinta dall’università, che si sarebbe rivalsa sui beni del fu Berardino Buongiorno25. Il 26 gennaio 1562 la città, per avere un appoggio influente per risolvere varie necessità, decide di chiedere la protezione di un regio avvocato fiscale, Ottaviano de Santis. Nello stesso verbale del 26 gennaio si accenna di nuovo alla questione della gabella sulla seta. Nel verbale del 20 agosto 1561 si fa una modifica al regolamento, decidendo di procedere all’elezione dei novi officiali del regimento (prevista, lo ricordiamo, nella Settimana Santa), al principio del mese di settembre, allo scopo di avere in data 8 settembre già i nuovi amministratori insediati nella loro carica ( ma sembra che la decisione non fosse poi messa subito in pratica). Il 26 gennaio 1562 vengono eletti quattro nuovi deputati, Giovanni Antonio Giovene, Antonio Cola de Lucca, Andrea de Rosa e Giovan Belardino de Sio, in sostituzione di altrettanti deputati defunti. Nella stessa data, si decide di aumentare il numero degli eletti da quattro a sei; l’eletto che dovesse essere assente per più di un mese non godrà delle previste franchigie. L’ultimo paragrafo del verbale del 26 gennaio riguarda le nuove elezioni, da cui risultano come sindaco Antonio David e come eletti Federico de Curti, Geronimo de Angrisani, il notaio Giovan Berardino Giovene anche come grassiere, il notaio Bartolomeo de Simone, Giovanni Alfonso de Adinulfo e Martinello Tagliafieni; il notaio Sallustio de Rosa risulta come cancelliere. Per quel che riguarda il linguaggio usato dai cancellieri, si rimanda ai precedenti volumi. Va notato, però, che comincia a comparire l’accento. Nel verbale del 24 dicembre 1560 compare il termine piavo per chiaro. Nella trascrizione, le lettere ij sono riportate come i.

25 Palazzo Buongiorno, divenuto «casa dell’Università», fu anche, in alcuni periodi, residenza del Regio Capitaneo. Per secoli è stato la sede della municipalità ed ancora oggi è comunemente denominato Municipio vecchio. Attualmente ospita alcuni uffici comunali.

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DELIBERE dal 13 settembre 1558 al 22 ottobre 1559



F. 202) 13 settembre 1558 Si riuniscono al Borgo il sindaco, magnifico Alfonso Genoino, e gli eletti (i magnifici Pietro Angelo Barone e Cola Pisapia, i notai Tullio de Juliis e Giovan Matteo Cafaro, e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Si decide di dare amplissima potestà al nobile Giovan Domenico Cantarella di prendere formaggi e altre mercanzie che veneno et se vendono nella Marina di Vietri, nella quantità che gli sembrerà necessaria ed opportuna per servitio grassa et commodita dell’Università. I catapani del Borgo devono porre l’assisa alle carni vaccine ed anche alle altre carni, con l’intervento di uno degli eletti; dovranno poi porre la cartella del prezzo dell’assisa, che resterà bloccato. I catapani, con l’intervento degli eletti, come sopra detto, dovranno far vendere la carne salata a grana nove e mezzo il rotolo, del modo et bontà che da fi in mo ei venduta. L’Università non dispone di un luogo dove poter far riunire il sindaco e gli eletti per provvedere alle occorrenze della città. Il sindaco e il cancelliere devono pertanto locare una stantia in lo burgo, al prezzo più basso che si potrà pattuire con il padrone. Il sindaco poi paghe il pesone et da mo seli fa bono.

24 settembre 1558 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (i magnifici Giulio Quaranta, Francesco Antonio Longo, Petrangelo Barone, Giovan Benedetto de Curti, i notai Tullio de Juliis e Giovan Matteo Cafaro e l’egr. Giovanni Alfonso de Adinulfo). F. 203) Si stanno facendo guardie a San Liberatore per dubio deli infedeli. Il cassiere,

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Marzio del Forno, deve pagare coloro che fanno ditta guardia, cioè Francesco de Alexio e Mattia de Landò per il loro servizio fi al di de hogi inclusive e riceverne polizza. Il pagamento da mo seli fa bono ad sui cunti. La somma è di carlini 44 per un mese e mezzo di servizio. Il magnifico Giovan Domenico Cantarella o il notaio Bartolomeo de Simone1 devono prendere per grassa della città cantari 23 et terzo dei 70 cantari di formaggio comprato hiersera da Decio de Falco e compagni a duc. 6 il cantaro, e consegnarli ai bottegai della città.

26 settembre 1558 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (i magnifici Petrangelo Barone, Francesco Jovene, Giulio Quaranta, Giovan Berardino Jovene, i notai Tullio de Juliis e Giovan Matteo Cafaro e il nobile Giovanni Alfonso de Adinulfo). Il procuratore della città in Napoli, Giovan Benedetto Giovene 2, ha inviato all’Università una lettera in cui si fa menzione di alcuni decreti dati dai “superiori” a favore dell’università cavese, di cui non si ha la copia. Il sindaco deve fame venire copie autenteche per cautela de essa università et suoi citatini et se conserveno per esso magnifico sindico. Si faccia una lettera a nome dell’università indirizzata all’eccellentissimo Mariano de Curii per condolersi della morte della sua consorte.

sig.

Il sindaco deve informarsi su chi aveva comprato il caso venerdì passato, 23 del mese. Nel caso i compratori avessero venduto il formaggio senza serbare il terzo all’università, secondo l’ordine che era stato loro dato, il sindaco deve farli carcerare dal Capitaneo. Fino alla consegna all’università del terzo ad essa spettante del formaggio, al prezzo di duc. 6 per cantaro, il sindaco non dovrà permettere la loro scarcerazione e dovrà offrire sempre il prezzo della rata che tocca all’università. A titolo di elemosina, si diano ai frati di S. Francesco le uve [?] che sono dell’Università e che si trovano sulla strada di San Vito. L’Università ha un privilegio e un capitolo secondo cui il portolano non deve essere cittadino né abitante nella città, ma forestiero et penitus alieno de essa citta. Si è invece saputo che alcuni esercitano questo ufficio in pregiudizio del privilegio 1 I suoi protocolli, datati 1544-1574, sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Salerno (Guida storica cit., p. 216). Fu sindaco dal luglio 1556 (Dall’Archivio Storico Comunale. La città de la Cava e i suoi sindacò cit., p. 50). 2 Sindaco negli anni 1532-33.

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e del capitolo suddetti e di altre immunità. [F. 203 bis] Si deve quindi far intendere a costoro che non devono esercitare tale ufficio ne altramente in esso intrometternose per se ne per interposta persona; esercitandolo, nessuno dovrà prestare loro obbedienza, ed essi non dovranno essere trattati come portolani.

1 ottobre 1558 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Francesco Antonio Longo, Petrangelo Barone, Giulio Quaranta, Cola Pisapia, Giovan Benedetto de Curti, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Quanto alla obliganza et altre cautele in corso contro il magnifico Giovan Giacomo Longo, il sindaco deve dame esecuzione conio braccio del Signor Capitaneo o de altra corte essendo necessario una con li interessi. Similmente si deve provvedere contro il magnifico Ipolito Ferrare, contro Aniballo de Costanzo, contro Aniballo Gagliardo e compagni per quanto devono per resto della gabella della farina degli anni passati per le rate decorse. Giovanni Alfonso de Adinulfo e Giovanni Andrea de Marinis hanno relazionato sul fatto che il nuovo arrendatore del sale darebbe all’università il sale che le tocca a grana 15 per tomolo, senza includere le emende di grana 6 e un ottavo di cavallo per tomolo. Si dà incarico ad entrambi di negoziare con l’arrendatore e giungere all’accordo come sopra detto, anche facendone supplica in Sommaria o presso un “superiore”. Si decide che se facciano boni al cassiere duc. 24 per panni dati ai monaci di S. Francesco, altri duc. 6 pagati a titolo di elemosina al padre guardiano per le necessità del convento, ed altri duc. 6 per libri et altri instrumenti necessari all’organista, quale sona lo organo de ditto loco. Inoltre devono essere bonificati al cassiere carlini 25 e mezzo, prezzo di tre barili di vino dati ai frati suddetti, ed altre grana 25 pagate ad Andrea de Albino, commissario destinato ad esigere i donativi. La somma ammonta a duc. 38 e tari 4. F. 204) Item ei stato concluso che acteso lo magnifico Capitaneo ha fatto bannire che non se piscie seu altro inla via de Santo Aitoro, che senge compara et se agrave de ditto hanno perche tale iurisditione non tocca ad esso. I catapani hanno posto l’assisa alla carne vaccina e alle altre carni senza l’intervento di uno degli eletti, come era stato stabilito in un precedente decreto fatto dal sindaco e dagli eletti nei confronti dei catapani, cioè Nicola dela Monica e Jo. Matteo dela Corte. Il sindaco deve farli imprigionare dal Capitaneo, che non dovrà liberarli fino ad altro ordine del sindaco stesso.

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8 ottobre 1558 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (i magnifici Francesco Antonio Longo, Pietrangelo Barone, Francesco Giovene e Giulio Quaranta, i notai Tullio de Juliis e Giovan Matteo Cafaro e il nobile Giovanni Alfonso de Adinulfo). Il sindaco deve consegnare duc. 6 di carlini d'argento a titolo di elemosina ad una donna cavese, facendosi rilasciare la ricevuta. Molte volte nel casale di Vietri alloggiano soldati de capitanai de compagnia et de altri commissarii senza saputa deli magnifici sindico et eletti. Si decide di scrivere a Napoli al Viceré per chiedergli di far provisione che in nessun casale della città vadano alloggiando compagnie di soldati, salvo diversa disposizione del sindaco o di alcuno degli eletti. A tassare le liste che si daranno per il casale di Vietri e per i tavernari, per gli alloggiamenti fatti più volte dai soldati e capitani del Sig. Ficarola e del Sig. don Bernardo del Nero, vengono incaricati Giovanni Alfonso de Adinulfo e Tullio de Juliis. Il sindaco e il cassiere devono far fare l’affrancazione dai figli ed eredi del fu Giovanni Andrea de Sparano di duc. 10, da questo o da suo padre, il fu Francesco de Sparano, prestati al tempo del Sig. Fonseca. Questi ducati li paga agli eredi suddetti Giovan Camillo de Adinolfo, per la prisonia deli Francisi. come sua rata. Il sindaco deve fargli la quietanza. Nessun cittadino o abitante della città o forestiero presuma ne ardisca comparare robbe da magnare de quelle che veneno aqua ad vendere per revenderelle ne dentro dieta citta ne in suo territorio. Nessun cittadino o abitante della città o forestiero può comprare più di due tomoli di grano che si vende in città per qualsevoglia dohana. Di tutte le cose sopra dette deve farsi bando penale conio braccio [F. 205] del Capitaneo. Il sindaco deve fare istanza circa la pena per i contravventori. Il sindaco deve comprare lo magazeno di mastro Bartolomeo de Loffredo al prezzo più basso che si potrà pattuire.

14 ottobre 1558 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Francesco Jovene, Giovan Benedetto de Curti, Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo e Martinello Tagliaferro).

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Si faccia bandire che se alcun cittadino o abitante della città volesse sale bianco al prezzo di grana 12 il tomolo deve presentarsi a ... 3

F. 205 v.) 17 ottobre 1558 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Giulio Quaranta. Francesco Jovene, Giovan Benedetto de Curii, Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo e Martinetto Tagliaferro). Messer Martinello Tagliaferro e il notaio Bartolomeo de Simone erano stati incaricati di far costruire un ponte alla Marina di Vietri. Essi hanno stipulato un istrumento con i mastri Jo. Carolo de Dominico e Jacobo Aniello de Ferrante, che hanno promesso di costruire il ponte ed hanno già dato inizio ai lavori, ma hanno fatto sapere che hanno bisogno di denaro. Si ordina al cassiere Marzio del Forno di dar loro quindici ducati de moneta, facendosi rilasciare ricevuta. La spesa gli sarà bonificata. Il cassiere deve pagare a mastro Andrea de Marinis duc. 25 de moneta per prendere il sale dal Regio Fondaco in Salerno e portarlo nei magazzeni alla Marina di Vietri. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta della somma versata, che gli sarà bonificata.

F. 206) 28 ottobre 1558 Nella chiesa di S. Giacomo, sita in burgo magno civitatis Cave, si riunisce l’Università, con licenza ed in presenza del R. Capitaneo Cesare Villani, atteso essa magnifica università se trova debitrice in multa quantità de denari per lo terzo de agosto proxime paxato ala Regia Corte tanto per li ordinarli pagamenti quanto extraordinarii. Si prendono pertanto, all’unanimità, le decisioni seguenti. Quanto alla distribuzione del sale bianco, questo va ripartito tra i cittadini a grana 12 il tomolo. Vengono incaricati di fare detto ripartimento i nobili Marzio del Forno, Jo. Alfonso de Adinulfo e il sindaco, i quali potranno operare insieme o anche in due su tre. Per complire il numero conveniente degli eletti, a causa dell’assenza di alcuni di essi, viene deciso che siano et assistano per eletti ordinarli i magnifici Francesco Giovene, Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta e Giovanni Alfonso de Adinolfo. 3 Manca nel testo.

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Nei giorni scorsi l’Università aveva decretato che il cassiere provvedesse a tutti i pagamenti senza che il sindaco si intromettesse o facesse alcun pagamento. Il cassiere ha fatto presente che egli non può andare in giro [vacare] a fare tali pagamenti minuti e che è tenuto soltanto a fare i pagamenti alla Regia Corte. L’Università decide che il cassiere possa dare al sindaco quella quantità di denaro che gli sarà ordinato di consegnargli con mandato degli eletti o della maggior parte di essi. Il cassiere dovrà tenere il mandato presso di sé per sua cautela, mentre il sindaco potrà provvedere ai pagamenti dele occurrentie et bisogni universali, senza più dover osservare il primo decreto fatto dall’università. Al cassiere viene bonificato il denaro che ha dato al sindaco fino ad oggi con mandato degli eletti, cioè duc. 10 incirca. Per raggiungere la somma necessaria per pagare 1 ’ultimo donativo al re, si devono prendere duc. 1000 al minor interesse possibile. Per mo si prendano duc. 500; si dà omnimoda potestà al sindaco di far cautela, omni tempore valitura, con intervento di tre eletti, a coloro che li presteranno. Nei giorni passati l’Università aveva incaricato di controllare i conti di coloro che avevano amministrato precedentemente la città a Marzio del Forno, Pierluigi Vitale e Giovanni Alfonso de Adinulfo. Con questo decreto pare si fosse derogato da uno precedente, con cui si dava incarico al notaio Giovan Berardino Giovene4 e a Martinello Tagliaferro di controllare i conti del cassiere. Per togliere ogni dubbio, viene confermato sia questo decreto, per i conti del cassiere, sia il successivo, in quanto alo vedere deli cunti de tutti li altri che hanno administrato cose universale et non hanno dato cunto. Tutti i suddetti rationali dovranno essere pagati per il loro lavoro. Il loro pagamento viene rimesso agli eletti o alla maggior parte di essi. Il padre guardiano di San Francesco ha fatto intendere che li bisogna pane. Il sindaco deve acquistare un tomolo e mezzo di grano e consegnarglielo. Il costo, cioè carlini 17, da mo se li fa bono.

31 ottobre 1558 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Francesco Jovene, Ettore Gagliardi, Pietrangelo Barone, Tullio de Juliis e Giovan Matteo Cafaro). Si decide di prendere in prestito, per li bisogni universali e soprattutto per pagare la Regia Corte, duc. 600 dal magnifico Federico dela Corte ad ragione di duc. 7 per cento. Da questi duc. 600 bisognerà prendere duc. 188 ed affrancare un debito 4 Sarà poi sindaco da febbraio ad aprile 1563. Per questa ed altre notizie cf. Dall'Archivio Storico Comunale. La città de la Cava e i suoi sindaci. cit., p. 53).

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con messer Nicola Cafaro, et se recepa cautela et affrancatione. Questa restituzione viene fatta perché l’Università non ha trovato prestiti a meno di duc. 8 per cento e messer Nicola bave operato sfatto dare detti duc. 600. Si decide di far bandire, con braccio del Capitaneo, che non sia persona alcuna citadina o habitante seu forestieri che ardisca ne presuma comparar grani in la dohana de essa citta da fi alle bore dicessette, et non ne possa comparare piu de tomola doye per uno, et per qualsevoglia dohana.

5 novembre 1558 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Francesco Jovene, Pietrangelo Barone, Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, Tullio de Juliis e Giovanni Alfonso de Adinulfo). F. 208) In primis lo paramento deli sali bianchi se venda ad chi più ne darra candela accensa, e da mo va fatto il bando nei luoghi soliti. La quantità di sale è di novemila tomoli, atteso che per la università se deve ala Regia Corte molta quantità de denari, specie alla Regia Cascia per il resto del donativo al re, come terzo di agosto scorso, di duc. 900. Si veda il conto del sale venduto gli anni passati a Bartolomeo e Federico Vitale. Tale compito viene affidato ad Alfonso Genoino e a Giovanni Alfonso de Adinulfo.

14 novembre 1558 Si riuniscono il vicesindaco, notaio Bartolomeo de Simone, e gli eletti (Francesco Jovene, Ettore Gagliardi, Pietrangelo Barone, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Si scriva a Giovanni Antonio de Cristofaro di San Severino, affinché si informi sul maestro di scuola di grammatica che si trova in quella zona. Il de Cristofaro aveva dato notizia di questo maestro ad alcuni Cavesi, dicendo che, volendolo l’Università, questi avrebbe accettato di venire a Cava a tener scuola. Il de Cristofaro dovrà adoprarsi per far venire a Cava il maestro a parlare con il sindaco e con gli eletti, dal momento che essi vogliono far sì che in città ci siano più maestri di scuola5.

5 Questa delibera è trascritta integralmente in MILANO, op. cit., pp. 242-243.

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10 dicembre 1558 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Francesco Jovene, Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). In città si trova il vicario speciale, che dipende dal vescovo. Nella sua Corte vertono molte liti, sia tra la Corte stessa e i particulari de ditta citta, sia tra la città e il vescovo. [F. 209] Poiché il vescovato, il vescovo e la sua Corte sono soggetti direttamente alla Sede Apostolica, sia per le cause da farsi dal vicario, sia per le altre cause movende contra de ditto monsignore, è necessario ricorrere alla Corte romana. Ciò comporta maximo dispendio, dovendo andare a litigare in Roma, per questioni importanti o anche minime, e finisce che li poveri litiganti et essa citta abbandonino la causa. Si decide all’unanimità di mandare qualcuno a Roma per mezzo del magnifico Jo. Antonio de Angrisano, per supplicare la Sede Apostolica di destinare un giudice delegato su tutte le cause motis et movendis tam attivis quam passivis contro il vescovo e i suoi dipendenti e su tutte le seconde cause da discutersi dal vicario [secundis causis appellatis ab eius vicario] e su tutte le altre questioni. Con il presente decreto se il magnifico Francesco Giovene quale ande omni mora posposita domatino o al piu poi domane, egli dovrà recarsi prima a Napoli a negotiare ditta expeditione per mezo de dicto messer Jo. Antonio o con altro mezo secondo al detto messer Francesco parerra et piacerra. Il sindaco dovrà pagare tutte le spese necessarie, che da mo si bonificano ai suoi conti. Messer Jo. Thomasi de Angrisano ha reso molti servitù all’università, in specie in essere soprastante alo ponte che se e fatto in la Marina de Veteri. Per dargli un riconoscimento, si ordina a Giovanni Alfonso de Adinulfo di fargli dare tomena dove de sale russo dela università, che si trova alla Marina di Vietri, et da mo per lo presente decreto seli fanno boni ad suoi conti. Ettore Gagliardi domatino cavalche e vada a San Severino per negotiare con il maestro di grammatica, che si vuol far venire in città a tenere scuola. Al Gagliardi si dà piena potestà di condurre il maestro con la mercede che gli sembrerà giusta e conveniente6. Si ordina a messer Jo. Thomasi de Angrisano di andare con lo braccio del Signor Capitaneo a Vietri a cercare in quelle case in cui si sospetta ci siano delle pietre [pietre de taglio de ... ] dell’università che erano state arrobbate et le piglie. Nei tempi passati l’Università aveva venduto annui duc. 80 al nobile Pantalione Stayvano al prezzo di duc. 1000, ricevuti dal cassiere con patto de retrovendendo e da pagarsi ogni anno in tre rate, una ogni quattro mesi. Su ciò erano state fatte 6 Ivi, pp. 243-244.

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cautele dal notaio Giovan Berardino Jovene. Giovan Lorenzo de Curti7, cittadino cavese, si è offerto di acquistare questo credito [F. 210] con lo stesso patto de retrovendendo. II sindaco e gli eletti, considerando che il de Curti è nostro citadino e che inli bisogni travagli et negotii della città si è sempre prodigato al suo servizio, sia quando era stato un eletto sia neli tempi de guerra et altri bisogni, e considerando inoltre che per l’Università è piu expediente aver a che fare con un cittadino invece che con un forestiero, decidono di cedergli questo ius, col patto di retrovendita e con la promessa di farlo ratificare. Pertanto si ordina al sindaco di procedere, con due eletti ordinari, alla cessione a Giovan Lorenzo de Curti o ad altra persona da lui delegata a fare la ricompra dallo Stayvano, e di ricevere il patto di retrovendita dal de Curti. Sulle cose predette bisogna fare le debite cautele e promettere che il tutto sarà ratificato nella prima riunione che terrà l’Università. Inoltre si ordina al cassiere, Marzio del Forno, di pagare a messer Pantalione o al suo procuratore le entrate a lui spettanti per il passato, mentre da nio avante il cassiere dovrà rispondere delle entrate a Giovan Lorenzo de Curti e ai suoi eredi, con ditta qualità et patto de retrovendendo ut supra.

F. 210 v.) 3 gennaio 1559 Nella chiesa di San Giacomo al Borgo si riunisce l’Università, con licenza ed in presenza del magnifico Cesare Villani di Napoli, Regio Capitaneo. Riguardo all’offerta di Giovan Lorenzo de Curti di ricomprare gli annui duc. 80 da Pantaleone Stayvano, al sindaco ed agli eletti era sembrato più opportuno negoziare con cittadini anziché con forestieri, tanto più che il de Curti sempre ei comparso in benefìcio utile et honore della città. Per questo, il sindaco e gli eletti avevano fatto il decreto di cedere al de Curti lo ius luendi dallo Stayvano. Inoltre, se avesse potuto, il de Curti avrebbe dovuto comprare le entrate dal 15 dicembre scorso, col patto de retrovendendo all'università et altro, secondo il decreto del 10 dicembre 1558. Ora i mille ducati sono stati depositati dal de Curti in potere del cassiere. Si vuole dare esecuzione al decreto, e il procuratore di messer Pantalione, messer Giovan Domenico dela Monica, afferma di avere la potestà [F. 211] di retrovendere solo all’università. Quest’ultima, riconoscendo che il de Curti è suo cittadino e riconoscendo anche i suoi meriti, tenendo conto che è più vantaggioso per l’ Università bavere da fare con un cittadino che con un forestiero, all’unanimità decide che si faccia la vendita degli annui duc. 80 al de Curti o al suo legittimo procuratore per il prezzo di duc. 1000. Le entrate li corrano dal 15 dicembre scorso, data in cui termina il pagamento allo Stayvano. Le entrate dovranno essere pagate terza per terza, ogni quattro mesi la terza parte, cosi come si pagavano a messer Pantalione. A questo o al suo procuratore il cassiere deve versare i mille 7 Fu poi sindaco nei mesi di giugno e luglio 1563.

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ducati insieme alle entrate spettatigli fino al 14 dicembre incluso. Messer Giovan Domenico dovrà rilasciare la cautela dela retrovendita. Si dovranno occupare di tutte le questioni connesse a questo affare il sindaco, il cassiere e due degli eletti ordinari, ai quali si danno pieni poteri in merito. Si dovrà anche ottenere l’assenso regio. Delle cose predette il cassiere faccia introiti ed esiti. F. 211 v.) Il sindaco e il cassiere fanno presente che nei mesi passati se negotio con Federico de Curti o con messer Nicola Cafaro8 da parte sua; il de Curti avrebbe dovuto avere duc. 42 sulle entrate dell’università per prezzo di duc. 600, pagati al cassiere già il primo novembre scorso e di cui Ancora si deve fare la cautela. Si decide di fare la cautela al de Curti o al suo legittimo procuratore. Le entrate dovranno essere pagate ogni quattro mesi, computando dal primo novembre in avanti. Si dovrà fare il patto di retrovendita. Vengono incaricati di fare ditte cautele il sindaco, il cassiere e due degli eletti ordinari, ai quali si dà ogni potere in merito. Quanto al maestro de scola de grammatica che l’Università vorrebbe far venire in città, all’unanimità si rimette la questione ai magnifici Giovan Geronimo Longo, Giovan Michele Troise, abate Giovan Matteo dela Monica e Antonio David9. Essi non possono stabilire alcuna provisione senza intervento dell’università. Non dovranno inoltre rimuovere il magnifico Nicola Quaranta, al presente maestro di scuola in città.10 Bisogna nominare altri due eletti per raggiungere il numero di otto. All’unanimità si decide di aggiungere agli eletti Giovan Geronimo Longo e il notaio Tolomeo David.

F. 212) 10 gennaio 1559 Si riuniscono gli eletti ( Ettore Gagliardi, Pietrangelo Barone, Tullio de Juliis e Giovanni Alfonso de Adinulfo). I gabelloti dela carne non osservano i capitoli emanati dall’università sulla gabella della carne. Ei stato concluso che il peso dela observatione deli ditti capitoli l'habea ad pigliare il sindico sin come convene, al quale deve aggiungersi il cancelliere, per far servire i poveri e tutti i particulari cittadini secondo i capitoli. Contro i gabelloti che non rispetteranno i capitoli bisognerà ricorrere al Capitaneo

8 Si veda il decreto del 31 ottobre 1558. 9 Fu poi sindaco dal febbraio all’aprile 1562; lasciò la carica per andare ad abitare a Napoli. 10 Si veda MILANO, op. cit., p. 244.

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e farli multare et castigare; bisognerà inoltre contentare il Capitaneo de sue fatiche dela pena qual se levaria da ditti gabelloti per ditta contraventione ad arbitrio deli ditti deputati in solidum.

F. 212 v.) 28 gennaio 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). L’avvocato e procuratore della città, da Napoli, ha avvertito di far osservare i privilegi e mantenere le franchigie e le immunità, soprattutto nella Marina di Vietri, il che, d’altra parte, il sindaco e gli eletti sanno bene essere cosa necessaria et importante. Se intende, infatti, che in questo casale ogni giorno se innovano cose et pagamenti in pregiudizio dei privilegi. Tutto nasce dal fatto che non c’è un soprastante da parte della città per mantenere privilegi e franchigie. Si decide all’unanimità di affidare tale compito per un mese a Giulio Quaranta, il quale dovrà attendervi ogni giorno, con le istruzioni che gli saranno continuamente consegnate, con i privilegi della città e con i decreti della Sommaria che stabiliscono il mantenimento dei suddetti privilegi. Il mese comincerà dal prossimo lunedì, 30 gennaio, con la provisione statuendo per li magnifici eletti conforme al servicio. F. 213) Il sindaco con maturo consiglio complisca e faccia l’acquisto del magazeno alla Marina di Vietri, in cui si dovrà riporre il sale. Egli dovrà procedere all’acquisto, con l’intervento di due degli eletti, da Bartolomeo de Loffreda o altra legitima persona. Circa il partimento deli sali, venduto gli anni passati a Federico e Bartolomeo Vitale, poiché è loro rimasta una certa quantità di sale, in parte per i fuochi assenti ed estinti, in parte da consegnare ai più poveri della città, i quali però non hanno modo di pagare, si decide all’unanimità, per fare opera pia verso i poveri, che Giovanni Alfonso de Adinolfo ed il sindaco debbano ricevere il conto del sale suddetto, sia di quello che sarebbe spettato ai fuochi morti et absenti sia di quello deli sali che se ritrovano essere stati consegnati soverchii a Federico e Bartolomeo Vitale, sia quelli quali se ripigliano per exgravio deli ditti poveri. Il sale dovrà essere consegnato a Prospero Gagliardi in conto del partimento a lui venduto a grana 10 il tomolo, affinché lo distribuisca ai cittadini ed abitanti della città secondo l’istrumento di vendita. Tomasetto delo Fumo pretende il pagamento di certe segie et altri stigli et robbe de taberne perse al tempo deli alloggiamenti, di cui ha presentato lista. Vengono

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scelti per vedere et taxare la lista il sindaco, il notaio Giovan Matteo Cataro Giovanni Alfonso de Adinulfo.

e

F. 213 v.) Poiché si è soliti dare ogni anno ai frati di San Francesco un cantaro di carne e due decine di sugna, si ordina al sindaco che celo consegne. Se il sindaco avesse già consegnato tali cose, provveda al pagamento, che gli sarà bonificato. Il sindaco deve pagare Ancora carlini 16 e grana 2, prezzo di un tomolo e mezzo di grano dato ai frati suddetti. Il pagamento gli sarà bonificato. Il sindaco deve dare a titolo di elemosina carlini 8 ad una persona vergognosa quale nui sapimo. Il sindaco, messer Pierluisi Vitale e messer Giovanni Alfonso de Adinulfo astrengano messer Jo. Antonio Ferrano a dar conto dei 557 tomoli di sale rosso che gli furono consegnati gli anni passati per venderlo a carlini 5 il tomolo ai cittadini cavesi. I tre sopra nominati hanno potestà de significarlo; dovranno far consegnare al cassiere quanto haverra da pagare.

1 febbraio 1559 Nel palazzo del Regio Capitaneo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Pietrangelo Barone, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). F. 214) A causa del comportamento dei gabelloti della carne, si decide all’unanimità che, per far osservare i capitoli, debba intervenire il Capitaneo e castigarli. Da mo il sindaco e gli eletti promettono al Capitaneo di cavarlo indemne et inleso avanti qualsevoglia superiore anzi commendarlo et lodarlo de tale opera davanti de loro.

11 febbraio 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Pietrangelo Barone, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). F. 214 v.) Si decide che il sindaco vada a Napoli, perché se intende che il magnifico Jo. Jacobo Longo sta prigione in Napoli. Il Longo ha un debito con l’Università. Non trovandolo in prigione, il sindaco dovrà, conlo braccio delia gran corte dela

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Vicaria sive altro tribunale, farlo carcerare e dalla non farlo partire prima che abbia pagato il suo debito, dedotti duc. 66 che il cassiere ha ricevuto da Dionisio de Siano. Nessun patrone de sciabica seu marinaro ne partecipante in le sciabiche et altre reze ardisca ne presuma comprare pesce, né al minuto né all’ingrosso, sotto pena di un’oncia da pagarsi per un terzo all’università, per un terzo ad chi accusara e per l’altro terzo al Capitaneo.

22 febbraio 1559 In burgo cavensi si riuniscono il sindaco e gli eletti (Giovan Geronimo Longo, Ettore Gagliardi, Tullio de Juliis e Giovanni Alfonso de Adinulfo). In quanto ale emende deli sali bianchi [F. 215] ricevuti da parte dell’università dal magnifico Lucchisino de Lucchisini, quando fu arrendatore del sale, si decide che le emende da lui dovute debbano essere recuperate dal nobile Giovanni Andrea de Marinis, procuratore della città. Una volte recuperati li dinari, il de Marinis dovrà consegnarli al cassiere, Marzio del Forno, ricevendone poliza che se fanno boni ad sui cunti. Il cassiere ne farà introito. Il Lucchesini deve consegnare 1792 tomoli di sale bianco ad complemento dela procura fatta al de Marinis: poiché i tomoli di sale suddetti non possono essere condotti alla Marina di Vietri per la fortuna de mare e i credenzeri non vogliono far consegnare le emende se prima il de Marinis non fa quietanza al Lucchesini di tutta la quantità di sale, si dà incarico al de Marinis di fare la quietanza ad risico dell’università, nel caso il sale andasse perduto.

25 febbraio 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). F. 215 v.) Nei giorni scorsi gli eletti avevano decretato che il magnifico Giulio Quaranta assistesse nella Marina di Vietri per la difesa e la conservazione di immunità e privilegi e per evitare le tante estorsioni che ogni giorno si commettevano in piu et diverse mercantie. A causa di ciò era giunta una citazione dalla Regia Camera della Sommaria per Giulio Quaranta, al fine di prendere informazioni. Questi deve quindi recarsi a Napoli per giustificare il suo negotio e difendere la posizione dell’Università. Si decide all’unanimità che il Quaranta vada a Napoli a tale scopo, per

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assistere con l’avvocato e procuratore della città per tutto il tempo necessario, con la solita provisione per le sue giornate.

2 marzo 1559 Intus venerabilem ecclesiam Saneti Jacobi sitam in magno burgo cavensi si riunisce l’Università con licenza ed in presenza del Regio Capitaneo Cesare Villani di Napoli. F. 216) Il Capitaneo ha fatto sapere al regimento che, sia per servizio regio sia per utilità dell’università, si sarebbe dovuto far assistere li frati iurati al Borgo, per poter haver quelli de improviso ad fine de perseguitare forasciti et delinquenti commoranteno forsi in detta citta et suo distritto. Per evitare danni, oppressioni e gravezze maggiori, si decide all’unanimità che tre degli eletti unitamente al Capitaneo stabiliscano la provisione et numero di coloro che dovranno assistere inlo burgo, con la minore spesa possibile, fintanto che si saprà della presenza di fuoriusciti nel territorio della città. I tre eletti con il Capitaneo potranno fare altri ordini et dispendii convenienti et necessarii al predetto fine. Lo stesso giorno Nel palazzo del Regio Capitaneo si riuniscono, insieme al Capitaneo stesso, il sindaco e gli eletti Ettore Gagliardi, Tullio de Juliis e Giovanni Alfonso de Adinulfo, ai quali l’Università ha dato pieni poteri per tassare el numero et provisione de frati iurati che hanno da assistere continuamente inlo burgo. All’unanimità si decide che i frati iurati devono essere quindici al giorno, con un compenso di dieci grana al giorno per ciascuno. I frati iurati non dovranno mai allontanarsi dal borgo, per trovarsi in ogni occasione lesti et precipiti con archibusci in mano per eseguire gli ordini del Capitaneo contro i fuoriusciti. Da mo si ordina al sindaco di pagarli giorno per giorno, et recepa polisa da un capo de detti quindici. Il pagamento si bonifica ai suoi conti11.

14 marzo 1559 Si riuniscono al Borgo gli eletti Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo 12. 11 Per la prima ed unica volta in questo registro, al verbale seguono le firme: dopo quella del Regio Capitaneo, figurano quelle dei tre eletti. Manca la firma del sindaco. 12 Manca il sindaco.

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F. 217) Francesco de Landò in tempo dela armata torchesca servi la città come capitaneo ad guerra e in molte altre cose; ebbe però una certa differentia con il Capitaneo, da cui gli sono derivati molti travagli et dispendii per defensione et decoro del suo ufficio. Il sindaco e gli eletti del tempo gli avevano promesso di aiutarlo in tutti i danni e le spese che avesse dovuto affrontare per tale causa. Avendo avuto la richiesta di eseguire ora il decreto degli eletti del tempo, gli eletti all’unanimità decidono che essi non possono disporre di tale promessa, ma che anzi la decisione dovrebbe essere dell’università. Per il momento, quindi, decidono di prestare a messer Francesco duc. 20, con cautela che li avrebbe restituiti entro tre mesi, durante i quali si sperava di sapere se la volontà dell’università fosse di aiutarlo e sovvenzionarlo, dando esecuzione al decreto del sindaco e degli eletti vecchii de quel tempo, oppure di farsi restituire i venti ducati.

F. 217 v.) 16 marzo 1559 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Pietrangelo Barone, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). A Giulio Quaranta era stato dato l’incarico di occuparsi per un mese della difesa delle immunità e dei privilegi della città nella Marina di Vietri. Si decide all’unanimità di pagargli duc. 6. Inoltre, per undici giorni trascorsi a Napoli per la difesa dei privilegi, gli si danno cinque ducati e mezzo, cioè carlini 5 al giorno, come di solito. Gli si bonifica un ducato da lui pagato al mastrodatti per il decreto, la copia di esso e la pregiarla da lui data sulla causa predetta. Si ordina al sindaco di provvedere ai pagamenti suddetti, facendosene rilasciare ricevuta. I pagamenti seli faranno boni ad sui cunti, così come con il presente decreto seli fanno boni ad sui cunti. F. 218) Si paghino a Giovanni Alfonso de Adinulfo duc. 6 per essere stato tante giornate a Salerno per recuperare li sali dela università e le emende e per averli fatti portare nella Marina di Vietri. Gli eletti hanno scelto Giulio Quaranta e Tullio de Juliis per taxare la lista presentata da Jo. Jacobo dela Mola hostulano in lo burgo delo dispendio et robbe date al magnifico Flores, capitano di una compagnia venuta in città con il Signor Morgatta. Il sindaco dovrà provvedere al pagamento secondo quello serra taxato. Gli eletti hanno scelto Giulio Quaranta, Tullio de Juliis e Giovanni Alfonso de Adinulfo per controllare i conti del sindaco fino ad oggi. Il sindaco deve comprare nove palmi di cordellata gialla da donare a Giuliano Barbarito, regio credenzieri sul sale nella dogana di Salerno.

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Si faccia una procura a Marzio del Forno per recuperare le emende del sale, cioè 5797 tomoli, nonostante ci sia già una procura a Giovanni Andrea di Marino.

27 marzo 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Se facciano boni al sindaco carlini 9 pagati a Giovanni Antonio Pisano per due barili di vino dati alle confratarie di Napoli; gli si bonifichino anche tari 3 e grana 15 pagati a Robino [?] per 50 pani da tre tornesi l’uno; tari uno e grana undici e mezzo pagati ad Alfonso dela Monica per rotoli tre e mezzo di tonnina; tari 3 e [F. 219] denari 3 pagati a Laurenzo de Adinulfo per fichi e nocelle; grana 3 pagati a Camillo Formosa per sei pezzi de pastariali che servirono per detta confraternita, e infine grana 5 a Giorgio Vitale Nigro per aver portato ditte robbe dal Borgo a San Francesco ad dette confratarie elemosinaliter.

29 marzo 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Atteso se intende che siano comparse vintequatto bascielli de turchi, e si dice che abbiano pigliato Nettuni e frusciatolo, si decide di porre le solite guardie a San Liberatore e a Vietri e da mo si ordina al sindaco di salariare un uomo, per lo manco prezo che serra possibile, il quale ogni notte dovrà stare in San Liberatore e far la guardia contro i Turchi: sentendo seu scoperendo seu altri bascielli de turchi debea sonare alle arme la campana de Santo Liberatore. Il sindaco deve salariare due uomini, al minor prezzo possibile, i quali dovranno fare la guardia di notte nella Marina di Vietri. Il sindaco dovrà pagare tutto quello che correrà per qualsevoglia mese per salario dei suddetti. Si faccia mandato penale agli uomini dei casali di Vietri e Cetara che, per evitare alcuno incurso de ditti inimici, vogliano sfrattare da detti casali li homini vecchii et figlioli et altri desutili, et le robe, con lo braccio delo Signor Capitaneo13. 13 Cf. A. PISAPIA, La difesa locale a Cava nella prima età moderna, in «Rassegna Storica Salernitana», N. S., n. 21 (giugno 1994), pp. 86-87.

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Gli anni passati la Regia Cascia fece andare in prigione Jo. Tagliaferro e altri gabelloti della farina cavesi, per via del pagamento di duc. 70 di carlini e di duc. 53 e tari ...14, secondo la Regia Corte dovuti dal casale di Soverano, che faceva parte del ducato di Amalfi, ma che ei venuto ad habitare nel casale di Cetara, che fa parte della città dela Cava. Si decide che il cassiere faccia buoni et exeompute i duc. 123 e tari ... 15, ai gabelloti. Della somma egli deve farne esito e riceverne polise che seli faranno boni ad sui conti dela cascia. Il sindaco e Giovanni Alfonso de Adinulfo devono ricevere la quantità di sale bianco [F. 220] che sarà loro consegnata da Bartolomeo Vitale, affittatore del partimento del sale con Federico Vitale. Una volta ricevuto il sale, dovranno consegnarlo a Prospero Gagliardi, affittatore del partimento de sali bianchi per l’anno in corso, nella Marina di Vietri, nel magazzino che sarà da lui indicato, e farsi rilascia- re polizza de ditta consignatione per cautela dell’università. Il sindaco deve consegnare a titolo di elemosina al padre predicatore fra Paulo de Napoli duc. 20 di moneta, per aver questi predicato nella quaresima scorsa nella chiesa di S. Maria del Gesù, e deve farsi dare ricevuta. Il sindaco deve pagare al rev. padre cellerario del monastero della SS. Trinità duc. 5 di moneta per lo pesone de uno anno passato di un magazzino appartenente al monastero in cui era stato riposto il sale bianco dell’università. Il sindaco deve farsi rilasciare ricevuta del pagamento. Si paghino ad Albenzio [?] de Caro carlini 11 per lo Mancamento di rotoli 123 di pane bianco et bruno, che ebbero per ordine dell’università i soldati del Capitaneo de campagna Flores al tempo del signor Morgatta, e per 30 tortani da tre tornesi l’uno presi dal sindaco per darli ad magnare ad quelli guastatori che deroccano le casi de Jo. Baptista de Amiano et Paulo David. Il sindaco deve farsi rilasciare ricevuta del pagamento, che sarà bonificato ai suoi conti. Gli eletti avevano fatto un decreto secondo cui il sindaco avrebbe dovuto affittare una stanza al Borgo, al minor prezzo possibile, in cui si sarebbe dovuto congregare il consiglio de essa università. In virtù del suddetto decreto fo locata la curia del notaio Tolomeo David, sita al Borgo, al prezzo di carlini 35 a partire dal primo settembre scorso fino al 31 agosto. Sia li passati come li presenti eletti se ne erano serviti a partire dal primo settembre. Si decide quindi che il sindaco e il cassiere in solidum paghino le doye terze passate e alla fine di agosto l’ultima terza, facendosene rilasciare ricevuta.

14 Manca nel testo. 15 Manca nel testo.

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F. 221) 12 aprile 1559 Si riuniscono il vicesindaco notaio Bartolomeo de Simone e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta e Giovanni Alfonso de Adinulfo). A Napoli, tanto nel Sacro Regio Consiglio quanto nella Regia Camera della Sommaria e in altri tribunali, la magnifica et fedelissima università dela citta dela Cava tene piu et diverse lite de grandissima importando, specialmente per mantenere i suoi importantissimi privilegii. In queste liti, sia per defensione come per magione auttorita, conviene ed è necessario tenere più avvocati, perché chiunque agita lite tiene tre o quattro avvocati. Si decide pertanto di aggiungere per avvocato il magnifico Signor Francesco Antonio David, al quale si deve scrivere una lettera, invitandolo, come optimo citadino, a difendere le cause della città insieme all’altro avvocato, Giovan Gentile Tipaldo. Il suo compenso sarà deciso nella prossima riunione dell’università. Si invii a Napoli Adiasi Spennato dela Cava per esaminarse nella causa pendente tra l’Università e Alessandro Roncione sul fatto deli grani, dandogli carlini 2 al giorno per sue giornate. Il pagamento da mo si bonifica al sindaco. Se facciano buoni al vicesindaco carlini 17 meno grana 2. Di questi, carlini 15 erano stati pagati, per due giornate, a Giovan Berardino Casaburi, commissario incaricato di prendere informazioni sulla causa e lite vertente nella Gran Corte della Vicaria tra l’Università e Alessandro Roncione. Grana 18 erano stati dati al Casaburi per spese di vitto. Bisognerà farsi rilasciare ricevuta del pagamento, che sarà bonificato. Similmente se fanno boni al vicesindaco carlini 13 e grana 8 spesi per del vino dato ai frati di San Francesco, e tari 1 pagato a Cesare Moyo e ad un suo compagno, che laltro di accompagnarono il regio carragio.

F. 222) 29 aprile 1559 In magno burgo cavensi si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta e Giovan Matteo Cafaro).

Gagliardi,

Atteso li frati iurati dela citta non serveno ne vonno servire, si decide di scrivere a Napoli e dare un memoriale all’illustrissimo Signor Coco, tenente generale di questo regno, chiedendo di levarli perché il servitio non lo fanno in perseguitare li forasciti et delinquenti, secondo l’ordine dato loro dai “superiori”.

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Bisogna bonificare al sindaco carlini 5 dati per elemosina su ordine degli eletti. Per ordine regio l’Università aveva mandato molti et assaissimi homini della città inle montagne ai passi, nel distretto della città e fuori, per la guardia et per pigliare li forasciti et ribelli dela Serenissima Mayesta. L’Università pagava ditta gente e correa molto dispendio. Per evitare questa spesa, il sindaco e gli eletti avevano mandato Jo. Thomasi de Angrisano dove se trovava il magnifico Francesco Flores, Capitaneo e commissario del rev. Signor Cardinale sui fuoriusciti, per supplicarlo che se havesse digitato contentarse che fosse diminuito il numero degli uomini di guardia ai passi. Si era ottenuto non solo che tale numero fosse diminuito, ma anche che tutta la gente se fosse levata da detti passi, lasciando solo le spie inli lochi suspetti, secondo quanto ordinato dal Flores con una sua lettera. Gli eletti pertanto ordinano che per mo il sindaco provveda a porre spie, cioè due uomini al passo di Croce e due altri al passo dela Cetula, pagandoli un carlino al giorno. Si è avuto dai “superiori” l’ordine di fare le debite allegrarle in onore di Dio e del re. Si ordina al sindaco di far fare luminarie per tre sere sulla montagna di san Liberatore, pagando il solito salario.

F. 223) 6 maggio 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Atteso che lo titto dela ecclesia di San Francesco piove in grandissima quantità, si affida al sindaco il compito di farlo aggiustare, facendo la spesa necessaria, che sarà bonificata ai suoi conti. Si decide di far andare a Napoli il notaio Giovan Berardino Giovene con istruzioni sul fatto del doganiere e regio arrendatore che pretende di porre e far esigere lo fundico alla Marina di Vietri, e per altri negotii che se hanno da negotiare in Napoli con i “superiori”. Si decide di scrivere a Federico Longo 16, Giovanni Andrea e Ottaviano de Curti17 raccomandando, in quello che con honore loro ponno fare, l’Università in ogni sua occurrenza, ma soprattutto nella conservazione dei privilegi. 16 Forse da identificare con il personaggio che «nel 1535 fu dalla città della Cava, gionto con Aniballe Troise, Gio. Andrea de Curte, e Ferrante d'Anna arcivescovo d’Amalfi eletto a ricever l’Imperador Carlo V, nel passagio, che quello Imperador fè per la Cava venendo dall'impresa di Tunisi»; Federico Longo «fu il primo avvocato fiscale della Regia Camera, dopo che fu deviso da quello della Vicaria»: BELTRANO, op. cit., p. 180. 17 «Gio. Andrea fu dall’Imperador Carlo V creato Regio Consigliera, e poi Presidente del Sacro Consegno di Capuana»; «Ottaviano fratello di Gio. Andrea fu avvocato fiscale della Vicaria , e della Camera a tempo , che detto ufficio era unito»; Ivi, p. 183.

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Al Corpo di Cava è capodieci Cesaro di Cesaro, che ha servato per molto tempo e al presente iei vecchio et non po exercitare; si decide pertanto di affidare tale carica a Jo. Marino Vitale. Similmente, nel casale deli Juveni sia capodeici Jo. Laurito de Lamberto e Innocentio Giovene, con ogni potestà necessaria, non admovendo Innocenzo Giovene. Lucamatteo Cantarella negli anni scorsi aveva affittato due magazzeni suoi all’Università per tenere il sale alla Marina. Chiede ora il pagamento deli pesuni. Si decide [F. 224] che i nobili Pierluisi Vitale e Giovanni Alfonso de Adinulfo vedano lo canto deli ditti pesuni con li libri deli sindici passati et presente, dal giorno in cui i magazzeni furono affittati. Il sindaco dovrà poi provvedere al pagamento secondo come li detti deputati significaranno.

10 giugno 1559 Intus ecclesia Saneti Jacobi siti in burgo civitatis Cave congregata magnifica università per l’ingresso in città del magnifico Polidoro Longo, u. i. d., de terra Cisternini. L’Università decide che si impartisca al signor Mario de Francis, ex giudice della città, il termine di quattro giorni per sporgere eventuali querele per essergli stati dati come “sindicatori” Giovan Michele Troisi e Giovanni Alfonso de Adinulfo. Atteso li avisi tenemo dela armata turchesca, si decide che nel casale di Vietri debbano stare Ancora altri due uomini a fare la guardia, oltre agli altri di Vietri e dell’università, con il solito salario. F. 224 v.) Eodem die decimo mensis Junii 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Per ordine della Regia Udienza, per causa che tarmata torchesca se intende venga per questi mari vicini, bisogna fare una lista degli uomini atti alle armi e con che sorte de arme sono e mandarne annoiamento alla Regia Udienza. Gli uomini dovranno stare pronti, perche accascando venire ditta armata se possa soccorrere dove serra il bisogno. Le terre de marine devono sfrattare le robbe et gente desutile e far fare le guardie ale marine. Affinché ciò venga eseguito con celerità, il sindaco, con lo braccio del Capitaneo, deve costringere tutti i capodieci dei casali dela Cava a portare, nel termine di due giorni o il più presto possibile, una dettagliata lista, con nome e cognome, degli uomini atti alle armi e [F. 225] delle loro anni

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[con che arme se ritrovano]. Avuto detto annoiamento, il sindaco deve fame fare lista dal cancelliere, con fede, ed inviarla alla Regia Udienza. Ancora, se faccia mandato penale agli uomini di Vietri, Cetara e Raito di portar via dai loro casali le robbe mobile figlioli donne et vecchie et altri homini desutili per dubio de ditta armata. Se faccia una guardia in Herchia; la città contribuisca con due uomini, ai quali il sindaco dovrà pagare carlini 20 per ciascuno al mese, a partire dal 16 del presente mese18. Ad tempo deli allogiamenti si era perso, in servitio dela università, un materasso di Sosanna de Ferrari. Il sindaco e il notaio Giovan Matteo Cafaro devono informarsi sulla effettiva perdita del materasso e sul suo valore; se veramente il materasso è andato perduto per detto servitio, si paghi il suo prezzo, facendosi rilasciare ricevuta e il pagamento sarà bonificato ai conti del sindaco.

1 luglio 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Giovanni Alfonso de Adinulfo, Tullio de Juliis e Giulio Quaranta devono controllare i conti del sindaco fino ad oggi e fame significatoria conveniente al sindaco, nonostante l’altro decreto fatto il ... 19. Ciò che sarà declorato dai suddetti visuri, da mo se fa bono ai conti del sindaco, come si fa bona ai suoi conti la lista e la spesa fatta per mano del cassiere Marzio del Forno. Si dispone che Ettore Gagliardi vada a Salerno a parlare con il Governatore della Provincia sul fatto dela grassa delle carne baccine et altre cose. Gli si faccia una lettera de credenza. Il sindaco deve pagare alla magnifica Antonia Ponza una falsata persa in servitio dela università che se faranno boni ad sui conti recuperando polisa. Il sindaco, nel rifare il magazzeno alla Marina, faccia la spesa che convene fare.

18 Il verbale di questa riunione, fino a questo punto, è trascritto integralmente in S. MILANO, Le tradizioni guerriere e religiose di Cava rievocate nella festa di Castello, Cava de' Tirreni 1988, pp. 113-114. 19 Manca nel testo.

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F. 226) Il sindaco ha fatto dispendio per mano del cassiere di duc. 91, tari 1 e grana 17 in piu et diverse partite et in diverse cose et le giornate che se trovano in lo quinterno post positi, da quelle che se trovano scripte in le partite de ditto dispendio in la lista fatta per ditto magnifico Marcio non importa.

24 luglio 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Laltro giorno il sindaco aveva fatto protesta e richiesta al cassiere che con ogni celerità e sollecitudine dovesse esigere il dovuto da Orlando del Forno, Fiorio de Marinis, Anibale e Giovan Marino Gagliardi, notar Colafrancesco de Parisi e Giovanni Andrea Civitella. Si decide che in quanto a messer Fiorio de Marinis e notar Colafrancesco de Parisi, circa le parti loro che deveno all’università per il resto della gabella della farina, si soprassieda fino ad altro ordine e si esegua contro gli altri.

31 luglio 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Ai revisori dei conti dei precedenti amministratori, cioè al notaio Giovan Berardino Giovene, ai “messeri” Martinello Tagliaferro, Pierluigi Vitale, Marzio del Forno e Giovanni Alfonso de Adinolfo e al magnifico Petro Salsano si devono dare per mo duc. 2 per ciascuno per le fatiche fatte et che faranno.

21 agosto 1559 Si riuniscono il vicesindaco, notaio Bartolomeo de Simone, e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). Per mercoledì primo che vene. 23 del mese, si deve riunire l’Università per vendere le gabelle e fare altre cose necessarie. Si ordina al vicesindaco di far bandire l’Università per li lochi soliti.

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Gli anni passati l’Università fe pigliare una figliola quale fio iettata in ditto burgo, la fece allevare da Tomasetto del Forno e già iei pervenuta ad età tale che bisogna maritarse accio non vada ad mala via. Poiché se trova per mezo de mastro Geronimo delo Fumo ad maritarse ad uno giovene cositore quale e siciliano, si decide all’unanimità di contribuire, a nome dell’università, alla dote della ragazza con duc. 12 di carlini. Il vicesindaco deve pagare i duc. 12 allo sposo, con cautela che a questi non sia lecito portare la sposa ad abitare fuori del distretto della città di Cava. Inoltre, se dal matrimonio non saranno procreati figli legittimi, i duc. 12 si dovranno restituire all’università.

23 agosto 1559 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riunisce l’Università, con il vicesindaco, con licenza del Regio Capitaneo Giovan Francesco Teodoro. Si decide all’unanimità che i duc. 100 destinati ad essere donati a titolo di elemosina alla venerabile chiesa di S. Maria degli Angeli di Benevento se convertano in beneficio se ha da fare in Santa Maria de Jesu. Il cassiere deve versarli di tempo in tempo, secondo il bisogno, e tenerne conto. Francesco Antonio David deve essere confermato avvocato della città in Napoli, con un compenso di venti scudi d’oro all’anno a partire [F. 228] dalla data del decreto di nomina fatto dagli eletti. Inoltre, viene eletto per terzo advocato in Napoli Jo. Petro Mangrella. Se agli eletti sembrerà opportuno nominare altri, piu ne eligano ad loro arbitrio per le liti in corso a Napoli sulle immunità e franchigie; ad essi si dovrà dare la stessa provisione che si dà agli altri avvocati. De piu, l’Università nomina suo procuratore Hettorro Papa in tutte le liti che havimo in Napoli; come sollicitatore viene nominato [eletto et deputato] messer Cosimo Ferraro, con un compenso di duc. 12 per ciascuno. Gli eletti potranno mandare dotturi in Napoli et altri homini ad loro arbitrio per le lite dele ditte franchicie. Per vendere le gabelle dell’università e fare cautele valide, vengono deputati Ettore Gagliardi, Giulio Quaranta, i notai Tolomeo David, Tullio de Juliis e Giovan Matteo Cafaro, e Giovanni Alfonso de Adinulfo, o la magior parte de essi. Avranno potestà di eleggere altri seu altro idoneo ad vendere diete gabelle et angora de allargare seu strengere o de novo fare altri capitoli dela gabella dela carne. Si rimette agli eletti suddetti20 convocare numero de homini de ditta citta con cui ragionare sul modo se ha da tenere circa lo creare li officiali della 20 Questo brano e segnalato all’attenzione del lettore con un asterisco a margine.

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città. Dovranno poi riferirne in piena università accio se piglie appontamento de quello se haverra da fare per detto goberno.

28 agosto 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). I notai Pietrantonio Desirico e Marcantonio Bottone di Samo, mastrodatti del Regio Capitaneo, si sono dimessi dall’incarico ed hanno chiesto i sindicaturi, perche vonno prontamente dar ragione de loro administratione. Sembrando giusta la loro richiesta, sono stati eletti per sindicaturi Tullio de Juliis e Giovanni Alfonso de Adinulfo.

F. 229) 2 settembre 1559 Nella chiesa di S. Giacomo, al Borgo, si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tolomeo David, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo) e molti altri uomini della città. Lo stesso giorno si riuniscono il sindaco e gli eletti nel fondaco del nobile Marzio del Forno. Per parte dela Regia Cascia de Pricipato Citra ei stata fatta exequtione al casale di Cetara per il pagamento dei fuochi del casale di Soverano quali habitano in Citara. Per questo, con il presente decreto si dà potestà al cassiere, Marzio del Forno, di recarsi a Salerno presso la Regia Cassa, et reconosca quanto si deve pagare per i fuochi di Soverano, et quello se deve lo paghe, facendosi rilasciare la ricevuta. Quanto pagherà se fa bono ai suoi conti. Il cassiere deve consegnare al sindaco duc. 30 di moneta per pagare ti bisogni universali. Ne riceverà polisa e la somma gli sarà bonificata. F. 229 v.) A Prospero Gagliardi, affictatore delo partimento di novemila tomoli di sale bianco, si deve far bono un tomolo di sale ogni cento, per lo Mancamento secondo il solito de detta citta, mantenendo così la promessa fattagli. Se facciano boni a Giovanni Andrea de Marino duc. 8 e grana 18 spesi per doni [ad presentare] ai credenzieri e agli altri officiali del Regio Fondaco del sale

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a Salerno, nel ricevere quel partimento di sale bianco venduto dall’università a Prospero Gagliardi. In questa somma sono inclusi duc. 2, tari 1 e grana 10 spesi in palmi 10 de imbuttiti donati al magnifico Innocentio, procuratore di Lucchisino de Lucchisini, e in palmi 9 de cordellata gialla donati al magnifico Giuliano Barbarito, nel recuperare i 692 tomoli di sale dagli eredi del fu Giovan Tommaso Brancaleone di Napoli ad tempo de suo arrendamento dele Regie Saline. Sono inclusi Ancora duc. 2, pagati al notaio Giovan Paolo Barrile per li terzi spettatigli dalla consegna del sale, e tari 1 dato al Barbarito per aver fatto una fede attestante che la città di Cava doveva avere i 692 tomoli di sale dagli eredi del Brancaleone. Gli eletti degli anni passati avevano incaricato Petro Salsano e Marzio del Forno di controllare i conti di messer Pierbattista de Cunto, di messer Giuliano Ferraro e del notaio Sallustio de Rosa21, riguardo al fatto dei guastatimi mandati in Nola ad tempo dela monicione de ditta citta de Nola, il denaro recuperato dalla città di Cava e dalla Regia Corte e le provisioni date e da darsi ai suddetti. [F. 230] Con quel decreto, però, i due revisori avevano solo la potestà de vederno li ditti curiti et non de significarno. Dopo aver controllato i conti, dovevano riferire in merito. Al presente, i revisori hanno riferito di aver visto i conti e che restava quindi da fare la significatoria. Si decide di dare incarico al Salsano e al del Forno di fare la significatoria, poiché sono bene informati del fatto.

18 settembre 1559 Nel fondaco del nobile Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). F. 230 v.) Il cassiere ha in suo potere duc. 1500. Deve pagarli al magnifico Alfonso Gagliardi in Napoli insieme alle entrate che gli si devono. Deve farsi fare la retrovendita e affrancazione degli annui duc. 135 che il Gagliardi ha sulle entrate e gabelle dell’università. Il cassiere non deve incorrere in nessun danno per non aver fatto l’affrancazione dal primo settembre fino ad oggi, in quanto semo stati inresoluti ad chi li haveamo ad restituire, e intanto si era cercato di far calare gli interessi, da parte di alcuni creditori, dall’otto al sette percento. Il cassiere non deve incorrere in nessun danno nemmeno per altri sei giorni, in cui deve andare a Napoli a fare la suddetta affrancazione.

21 I suoi atti, datati 1549-1582, sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Salerno (Guida storica .... cit. , p. 217); il Filangieri (VI. p. 639) lo cita per atti datati 1550-1583.

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20 ottobre 1559 Nel fondaco del nobile Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti (Ettore Gagliardi, Tullio de Juliis, Giulio Quaranta, Giovan Matteo Cafaro e Giovanni Alfonso de Adinulfo). F. 231) Il notaio Giovan Berardino Giovene era stato mandato a Napoli per assistere con gli avvocati e con il procuratore nella causa riguardante il fondaco preteso dalla Regia Corte ed altre exigentie che la Regia Corte intendeva fare nel territorio della città. Il notaio si era trattenuto a Napoli 28 giorni. Il cassiere deve pagargli carlini 5 al giorno facendosi rilasciare ricevuta e il pagamento fin d’ora gli viene bonificato, così come se fanno boni al notaio Giovene carlini 6 e grana 5 in totale per varie spese legali. Il cassiere deve pagare al Signor Abbate Jo. Matteo dela Monica duc. 10 di moneta per essere stato 13 giorni a Napoli per ditta causa dela franchicia conio arrendatore e per piu et diverse consulte date ala università et longhi studii fatti per essa, sia per questa causa che per altre sue occurrentie. Il cassiere ne recepa polisa e da ino per lo presente decreto se fanno boni ad sui conti. Si decide di bonificare al cassiere varie somme spese per varie ragioni, cioè duc. 14, tari 3 e grana 6 per due terze, Pasqua ed agosto, pagate al magnifico Giovan Gentile Tipaldo come avvocato della città in Napoli; grana 5 pagate all’aguzzino in Napoli, il quale intimò il deposito ad Alfonso Gagliardi dei 1500 ducati di capitale e di duc. 45 per la terza decorsa; grana 10 per presentare la fede del banco al mastrodatti della Vicaria ed altre grana 10 per il mandato fatto al Gagliardi; duc. 3, tari I e grana 10 al notaio a Napoli, che stipulò la retrovendita, la quietanza e le relative copie; duc. 1, tari 4 e grana sette e mezzo per un tomolo e mezzo di grano dato a titolo di elemosina al padre guardiano di S. Francesco. La somma ammonta a duc. 20 e grana otto e mezzo. Item seli fanno boni duc. 6 correnti pagati dal cassiere a messer Nicola Quaranta per ordine nostro ad bocca, come complemento della terza del prossimo Natale, come suo stipendio di maestro di scuola: la terza gli era stata anticipata22. Seli fanno boni altri carlini 5 pagati al notaio Mattio de Falco23 per copie dei privilegi del monastero della SS. Trinità mandate a Napoli per la causa dell’università contro l’arrendatore delle dogane, per un totale di altri duc. sei e mezzo.

22 Il brano è riportato integralmente da S. MILANO in Provvedimenti riguardanti la pubblica istruzione ..., cit., p. 245. 23 I suoi atti, rogati tra il 1559 e il 1606, sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Salerno (Guida storica ... , cit. , p. 217).

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Inoltre si bonificano al cassiere duc. 24 pagati [F. 232] per comprare panni ai frati di S. Francesco, secondo il solito, e duc. 6 dati ai frati come elemosina, per un totale di duc. 30.

22 ottobre 1559 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riunisce l’Università, prius bannita per loca solita et consueta diete civitatis per Jo. Benedictum de Palmerio, Aurelium Saragonum et Jo. Baptistam Astoranum juratos ditte universitatis, con licenza del magnifico Giovan Francesco Teodoro, Regio Capitaneo, ed in sua presenza. È già noto all'università che nei giorni passati era stato disposto con decreto universale che gli eletti discutessero con altri gentiluomini, dottori e persone onorate della città su nuove modalità per reiezione del sindaco e degli eletti, per riferirne poi all’ Università. Gli eletti, avendo ottemperato a ciò, vogliono riferire all’Università affinché questa possa de poi determinare quello che piu li pare expediente per servizio di Dio e del re Filippo e in beneficio della città. Sentiti i loro pensieri e dopo matura discussione, li pare ad essa università esser bono et doverse fare instruttioni et capitoli, affinché coloro che devono governare habiano in gran parte noticia de quello che hanno da far exeguire, L’Università pertanto ha determinato di fare, e li ha fatti, capitoli ed istruzioni24 che devono essere osservati ed eseguiti per li infrascripti, che l’Università unanimiter et pari voto elige in suoi governatimi con le qualità et condicioni che inferius neli sequenti capitoli se contene. Nomina deputatorum ad regimen diete universitatis sunt: lo magnifico Jo. Benedetto de Anna, lo magnifico Abbate Antonio Longo, lo magnifico Petro Salsano, lo magnifico Abbate Jo. Matteo dela Monica, lo magnifico Jo. Alfonso de Juliis, lo magnifico Julio Quaranta, lo magnifico Jo. Roberto Longo, lo magnifico Jo. Geronimo Longo, lo magnifico Hettore Gagliardo, lo magnifico Jo. Lorenzo de Curti, lo magnifico Geronimo de Angrisano, lo magnifico Vitantonio de Arminando, lo magnifico Jo. Benedetto de Curti, lo magnifico Federico de Curti, lo magnifico Jo. Benedetto [?] Jovene, lo magnifico Francesco Jovene, lo magnifico Jo. Marco David, lo magnifico Antonio David, lo magnifico Lucio Casaburi, lo magnifico Jo. Matteo de Landò, lo magnifico Jo. Matteo Quaranta, lo magnifico Jo. Vicenzo Troise, lo magnifico Lonardo Punso, lo magnifico Jo. Vicenzo de Lucca, lo magnifico Vicenzo Salsano, lo magnifico Cola Pisapia, lo egregio notaro Berardino dela Monica, [F. 233] lo egregio notaro Jo. Berardino Jovene, lo egregio notaro Jo. Carolo de Siano, lo egregio notaro Salustio de Rosa, lo egregio Jo. Alfonso de Adinulfo, lo egregio notaro Tolomeo David, notar Bartolomeo de Simone, messer Jo. Vicenzo de 24 Cf, A. PISAPIA, Organizzazione territoriale e amministrazione della città «de la Cava» nel XVI secolo, in «Rassegna Storica Salernitana», N. S., n. 24 (dicembre 1995), pp. 164-166.

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Sio, messer Marcio delo Fumo, messer Cristofaro Vitale, messer Ferrante Genuese, messer Jo. Antonio Pisano, messer Tullio Vertulotta, lo egregio notaro Jo. Matteo Cafaro, lo egregio notaro Tullio de Juliis, lo egregio notar Jo. Paulo delo Fumo, messer Alfonso Genuino, messer Terentio de Falco, messer Cristofaro de Grimaldo, messer Martinetto Tagliaferro25. 1. L’Università concede ai predetti deputati di poter far eseguire e decretare tutto quello che l’Università po et vote fare decretare et exeguire. I detti deputati, o la maggior parte di quelli di loro che saranno in città, potranno aggiungere altri cittadini tra di loro, in sostituzione di deputati assenti per lungo tempo o per altro impedimento. I nuovi eletti avranno gli stessi poteri dei deputati eletti dall’università. 2. 1 deputati, o la maggior parte di quelli di loro che saranno in città, a nome dell’Università potranno comprare vendere alienare affittare concedere o disporre in qualsiasi altro modo delle cose et intrate dell’università. Possono far partito e compere di grano ed altri generi commestibili spendendo quanto ad essi piacerà et parerà; possono fare cautele in ampia et valida forma con compratori e venditori, con espressa potestà di poter obligare persone e beni dell’università, presenti e futuri. Tutto ciò che sarà negotiato et obligato dai deputati viene dato fin d’ora per rato et firmo dall’università. 3. L'Università dà omnimoda potestà ai deputati, o alla maggior parte di quelli di loro che saranno in città, di poter anno per anno eleggere fra di loro cinque persone, che dovranno ricoprire la carica di sindaco, di eletti e di cancelliere. Questa elezione si dovrà fare nella Settimana delle Palme o nella Settimana Santa di ogni anno. I deputati o la maggior parte di quelli di loro che saranno in città, dovranno congregarsi la mattina nel Vescovato o nella chiesa di S. Francesco o altra dove ad essi meglio parerà; in questa chiesa dovranno far celebrare una messa a lode e gloria della SS. Trinità, supplicando la divina bontà di infondere nelle loro menti di eligere quello che serra piu atto al servizio di Dio e del re e al buon governo della città. Dopo aver intesa devotamente la messa, i deputati dovranno riunirsi in un loco della chiesa e giurare solennemente [F. 234] sulle persone et anime loro et de loro descendenti di eleggere quelle persone che a ciascuno sembreranno più adatte ali servitii et benefìcio preditti, remoto omni commodo, utilità, parentato, amicitia, prieghe, amore, odio vel rancore. Ciascun deputato dovrà dare una lista scritta di sua mano al cancelliere. In questa lista, dovrà indicare il sindaco, gli eletti e il cancelliere e nominare uno degli eletti per grassiere. I cinque che avranno più voti saranno sindaco, eletti e cancelliere per quell’anno, cominciando dal 1 maggio di ogni anno o in altro tempo, come determineranno i deputati o la maggior parte di quelli di loro che saranno in città.

25 Sono 46 deputati.

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4. Quanti dottori sono in ditta eleptione tutti habiano da adiutore favorire et consigliare in le cose de dieta università. Se per caso ci fosse un dottore che non ricoprisse la carica di sindaco o di grossiere, sarà tenuto ad essere avvocato ali querulanti contro deli officiali senza altro pagamento. Se per caso ci fosse un notaio che non fosse sindaco o cancelliere, sia procuratore dei querelanti senza pagamento. 5. I cinque eletti, cioè il sindaco, gli eletti e il cancelliere, dovranno giurare solennemente, alla presenza dei deputati, di governare diligentemente, sollicitamente, senza dolo, fronde, inganno, odio, amore, rancore, ma rispettando solo il servizio di Dio e del re e in beneficio dell’università. 6. Il sindaco, gli eletti e il cancelliere devono avere uguale voce nel parlamento. Il sindaco abbia la prima voce. Tre di loro possono decretare, concludere et provedere nele cose che accoderanno et sono bisogno per detta università. Il cancelliere dovrà scrivere le loro decisioni nel libro deli decreti, in cui gli eletti che avranno fatto i decreti dovranno sottoscriverli, et lo libro de detta cancellarla stea de poi in potere del sindaco. 7. Il sindaco, gli eletti e il cancelliere sono obbligati ad essere insieme ad fareno ragionamento del bisogno, utile et commodo della città tre giorni ogni settimana, cioè il martedì, il giovedì e il sabato, ed anche negli altri giorni qualora si rendesse necessario, sotto pena di ...26 8. Il sindaco, gli eletti e il cancelliere devono aver cura di eleggere il giudice annuale nella Corte del Capitaneo. Nella elezione dei catapani dovranno far eleggere uomini dabbene. Le province a cui tocca fare questa elezione dovranno presentar loro tre uomini dabbene per ciascuna Provincia: da questa terna essi ne sceglieranno uno, lo presenteranno al magnifico vicario e dovranno ad quello fare expedire la commissione de ditto officio. Se al sindaco e agli eletti gli uomini designati non sembrassero idonei ed esperti nell’ufficio o sembrassero suspetti de alcuno defetto, potranno, essi o la maggior parte di loro, eleggere un altro; potranno anche sostituire i catapani in carica, qualora non esercitassero bene il loro ufficio o qualora il sindaco e gli eletti li havessero suspecti di non agire secondo il dovere. F. 235) 9. Il grossiere deve essere in contatto con i catapani e controllare che facciano il loro dovere nei confronti dell’università e dei particolari; se ci fossero agravii da parte loro il grossiere o gli eletti dovranno controllare e provvedere. Il grossiere è tenuto a provvedere anno per anno circa il vitto et cose commestibile della città;

26 Manca nel testo.

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dovendo far partito di grano, carne, olio, formaggio et altre cose necessarie al vitto humano, potrà provvedere con l’intervento degli altri eletti e della maggior parte dei deputati che si troveranno in città. Da una certa cifra in giù27 possono farlo solo gli eletti. Detto officio de grossiere se fa accio se habia particolarmente pensiero dele cose comestibile e si provveda per la povertà. Il grassiere è obbligato ad andare alla Marina e in altre zone della città per li effetti predetti senza altro pagamento et salario. 10. Il cancelliere deve scrivere tutti gli introiti ed esiti dell’università in un libro che li dara la università; gli esiti vanno scritti succintamente, referendose al numero dele carte delo libro dela Cancellaria; inoltre il cancelliere habia pensiero deli agravii che se facessero nela corte del Signor Capitaneo e vicario. 11. Al presente l’Università ha per cassiere Marzio del Forno, al quale paga la provisione. Il cassiere ha pensiero di pagare la Regia Corte ed altri creditori e quasi per la magior parte effettua i pagamenti decretati dagli eletti e dall’università. L’Università ritiene che sia assai meglio che tutti li introyti et exiti vadano per una mano, perciò decide che il cassiere faccia tutti gli introiti ed esiti dell’università e paghi, con decreto o mandato degli eletti, il denaro dovuto ai particolari; paghi anche il denaro dovuto alla Regia Corte e ne dia notizia al cancelliere, mostrandogli la polisa de pagamento, di modo che il cancelliere possa annotare il pagamento nel suo libro. Il cancelliere deve spedire al cassiere i mandati di pagamento sottoscritti dal sindaco e dagli eletti, o dalla magior parte de essi. Per questo il cassiere non dovrà avere altra provisione. Egli dovrà tener conto di introito ed esito fedelmente et legalmente come se convene. 12. Se accadesse di comprar grano o altri generi commestibili e il cassiere sburzasse delle somme di denaro, quando poi tali generi saranno rivenduti, sia il cassiere che il sindaco e gli eletti dovranno fare in modo che z denari del retratto vadano tutti in potere del casseri; essendosi fatto esito del pagamento, si faccia introito del ricavato, altrimenti il sindaco, gli eletti e il cassiere in solidum dovranno rimborsare l’Università. 13. Atteso et de ragione che il sindaco e gli eletti, rappresentando tutta l’Università, devono essere rispettati e onorati, l’Università vole et ordina che durante lo officio de loro sindicato et eleptione dicti sindico et eletti siano respettati et honorati dali cittadini de ditta citta et habitanti in quella et che nele comparse publice nel e prediche et [F. 236] altri lochi et tempi dove se troveranno dicti sindico et eletti et representano la citta preditta habiano precedere li altri citadini et andarno con li officiali, vescovo o suo vicario dela citta preditta.

27 La cui entità Manca nel testo.

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14. Poiché ogni uno vive desuo officio et exercitio. l’Università vuole che il sindaco e gli eletti, per poter governare più diligentemente, abbiano le seguenti franchigie: tomoli 30 di grano franco di gabella ogni mese, un rotolo di carne franco di gabella per qualsevoglia giorno e un cantaro di carne da salare franco di gabella per ciascuno di essi, sindaco ed eletti; inoltre il sindaco e il cancelliere avranno la solita provisione, cioè il sindaco duc. 24 e il cancelliere duc. 15 all’anno. 15. Sindaco ed eletti, terminata la loro carica, non possono essere astretti un’altra volta prima di due anni da quando hanno finito il loro officio, che, avendo essi governato bene, la maggior parte dei deputati presenti non li confermino, e gli eletti, o alcuno de essi, se contentano stare confìrmatione.

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eletti meno città detta

16. Né il sindaco, né gli eletti, né il cancelliere possono allontanarsi per lungo tempo dal loro incarico, a meno che non notifichino ali compagni con sei giorni di anticipo come ha da partirse per longo tempo. Il cancelliere deve scrivere il giorno della partenza. L’assente sarà sostituito dal cassiere, che ha provisione dalla città. L’assenza non può durare più di un mese. Trascorso un mese, il sindaco e gli eletti che restano dovranno far congregare i deputati, o la maggior parte di quelli di loro che saranno in città, e far eleggere un altro in sostituzione, nel modo in cui si eleggono i primi. La persona nominata in questa seconda elezione dovrà esercitare l’ufficio, anche nel caso che ritornasse l’eletto che si era assentato. Questo secondo eletto avrà la provisione, gli onori e i pesi dell’ufficio. 17. I deputati, o la maggior parte di quelli di loro che saranno in città, possono fare altri capitoli, instruttioni et declarationi sulle cose predette e dipendenti da loro circa il buon governo della città, da observarnose inviolabiliter si come fossero fatti per ditta università. 18. I deputati, o la maggior parte di quelli di loro che saranno in città, possono nominare avvocati e procuratori per trattare tutti i problemi dell’università, con provisione o senza, e per difendere le varie liti della città in qualsiasi tribunale. Devono anche nominare i sindicaturi agli ufficiali della città, e difendere privilegi, immunità e franchigie. 19. Quando gli eletti vorranno far congregare i deputati, o la maggior parte di quelli di loro che saranno in città, costoro siano astritti andarno nel loco dove ditti eletti ordinaranno e là trattare e provvedere ad quello serra bisogno. F. 237) 20. Il sindaco e gli eletti non possono spendere più di duc. 4 senza ordine della maggior parte dei deputati che saranno in città, eccetto se per una questione urgente.

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21. L’Università vuole ed ordina che il sindaco e gli eletti stiano vigilanti et intenti ad intendere tutte inimicicie et differentie che si verificheranno in città; essi dovranno prodigarsi in tutti i modi possibili tra i cittadini per redimii ad amicicia. Resultandone) alcuni malefatturi et inquetatori del pacifico vivere, come si è visto in passato, il sindaco e gli eletti devono andare dal Capitaneo o da altri superiori e pigliamo tutti li modi et ordine possibili per far castigare et descacciare ditti malefattori. 22. Su richiesta di un deputato, il Capitaneo può far ordinare ai deputati, al sindaco e agli eletti di riunirsi per intendere et ragionare li bisogni et occorrenze della città. Il sindaco e gli eletti dovranno dar conto della loro amministrazione e, ritrovandosi che non gobernassero bene o con negligendo, fraude et dolo, i deputati possono eleggere un altro sindaco ed altri eletti nei modi predetti. 23. Il sindaco e gli eletti dovranno usare ogni diligenza nell’esigere li debiti dell’Università, da coloro che devono del denaro per significatorie fatte o faciende o per istrumenti pubblici o per l’esercizio del loro ufficio. Il denaro dovrà andare in potere del casseri. F. 237 v.) 24. Il cassiere deve terza per terza disgravare li interessi dela università pagando tutta quella somma che si troverà in suo potere. Allo stesso modo dovrà esigere. I deputati però possono decidere diversamente e stabilire di spendere quel denaro per grano o altri generi commestibili per la città. 25. Ogni anno nel convento di S. Francesco correno spese per duc. 60 ed alcuni anni si arriva a duc. 100 e più. Poiché i frati ricevono molte elemosine, accio non vadano male spese et la università supplisca ad quello che Mancasse, si faccia un cippo con due chiavi vicino alla porta della chiesa, dove porre tutte le elemosine. Una chiave dovrà tenerla il procuratore del convento, l’altra il sindaco. Ad ogni richiesta del procuratore, si dovrà aprire il cippo, il sindaco e il procuratore dovranno annotare la somma che vi si troverà e, quando queste elemosine non bastassero per il vitto, l’Università dovrà provvedere ad complire quello che Manca. Si deve ottenere monicione ecclesiastica affinché i frati vogliano fare andare tutte le elemosine in detto cippo. 26. Si deve ultimare il catasto, affinché chi parte dalla città sia costretto a contribuire come ad bonatenente, perché dal catasto derivano due effetti buoni: volendo l’Università fare qualche imposizione può servirsi del catasto e ogni uno pagana per la rata sua e, se l’Università non se ne volesse servire, sarà utile per annotare i fuochi assenti, altrimenti [F. 238] non sarà possibile costringere i ‘bonatenenti’ al pagamento.

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27. Se piglie la lista de tutti li preiti deli quattro ordini minuri e ad essi il vicario faccia monicione che nel termine di un mese dovranno promettersi all’Ordine Sacro, essendoci l’età. Non facendo questo, dovranno essere costretti a pagare le gabelle, in utile dela università servata la forma del decreto dela Summaria; et cossi Ancora se intenda de quelli che hanno li ordini mayori. 28. Ci sono molti debitori dell’università per varie cause, e questi o i loro parenti ed amici hanno usato modi et parole minaccevole verso gli eletti che sono stati per il paxato. Questi debiti, perciò, non sono stati exapti et sono invecchiati: oltre al danno per l’Università, si dà ardire per l’avvenire ad ognuno di comportarsi allo stesso modo. L’Università vuol togliere questa pestifera usanza e dare animo ai deputati predetti, e al sindaco e agli eletti che saranno creati, di esigere detti debiti e far si che per l’avvenire nessuno possa più sperare di tenerse le cose universale. Pertanto l’Università ordina ai deputati, e al sindaco e agli eletti creandi, che vogliano con ogni celerità dar ordine de exigere da tutti ditti debitori quello che deveno, dando quindici giorni di tempo per pagare. Qualora non pagassero, si dovrà fare una lista dei debitori da consegnare al Capitaneo, per far esigere il denaro dovuto. Per dare più autorità a questo negotio, si dovrà dare memoriale al Viceré, indicando nome e cognome dei debitori e l’entità del debito, al fine di ottenere ordine dalla Gran Corte, dalla Regia Udienza Provinciale e dal Capitaneo, di modo che si dovranno esigere i debiti irremissibilmente. Qualora alcuni debitori, o loro figli, parenti e amici, spiritu diabolico instigati, avessero l’ardire di minacciare, dire parole injuriose, provocare o offendere i deputati o i loro figli o parenti, in persona o vero in robbe, con parole o fatti, l’Università considererà l’offesa come fatta a sé. Tutti i cittadini che ne avessero notizia dovranno aiutare et favorire i deputati, gli eletti, i loro figli ed amici, mentre i deputati dovranno aiutarsi l’un l’altro. Dovranno presentare denuncia al Viceré, alla Gran Corte della Vicaria, alla Regia Udienza Provinciale e alla Corte del Capitaneo, e fare istanza per la debita punizione dei predetti, giongendo inoltre che siano poniti come quelli che offendalo loro patria, perché l’Università reputa queste offese come fatte a sé. Alla denunzia non si potrà rinunziare in nessun modo, né da parte dell’offeso né da parte dell’università, senza che lo offendente verbo o fatto ut supra non sia debitamente ponito.

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DELIBERE dal 14 novembre 1559 al 26 gennaio 1562



F. 1) Nell’anno 1559 figurano come sindaco il notaio Tullio de Iuliis e come eletti il magnifico Jo. Laurentius de Curii, il magnifico Antonius de David, il nobile Terentius de Falco ed il notaio Jo. Berardinus Juvenis. Nel presente mese di novembre la città di Cava ha eletto quarantasei cittadini, con la potestà de possereno fare tutto quello che potesse fare dieta università, in particolare l’elezione del sindaco, degli eletti, del cancelliere, del giudice annuale ed Ancora molte altre instructioni et ordini, secondo il decreto fatto l’anno precedente per mano del cancelliere, notaio Bartholomeo de Simone. In virtù di tale decreto i deputati, solennemente congregati in la ecclesia de San Francesco, procedettero all’elezione. Martius de Fumo, cassiere, sostituisce Antonio de David, assente.

F.l bis) 14 novembre 1559 In burgo Cavensi si riuniscono il sindaco e gli eletti (Giovan Lorenzo de Curti, Terenzio de Falco e Marzio de Fumo in luogo di Antonio de David, assente). Per affidare la carica di giudice annuale, gli eletti avevano pensato a Jo. Paulo del Fumo ed a Mathia de Falco. Decidono pertanto che se il primo vote exercitare dicto officio, che sia eletto in esso, altrimenti la nomina andrà a Mattia de Falco, con la provvisione di ducati otto per anno. In città non c’è più formaggio né carne salata nelle botteghe. Jo. Angelo de Mandina1 ha una certa quantità di carne salata; Federico Polverino ha 1 Citato dal Filangieri (VI, p. 386), a proposito di un acquisto da lui fatto di langelle per olio.

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invece del caso sardisco da parte di Joseph Polverino. Viene dato incarico al cancelliere e al grassiere di parlare con i sopraddetti e di fissare il prezzo della merce. Di notte vanno per li casali de dieta citta certi ribaldi rubando, malgrado l’opera diligente del Capitano. Si decide di chiedere al Capitano di mandare sua famiglia de nocte con li frati iurati o altri juveni ala persequtione de dicti ribaldi. Viene promesso un premio di 25 ducati nel caso essi riuscissero a prendere dei prigionieri. Il sindaco dello scorso anno, il nobile Alfonso Genoino, ha presentato il suo conto. Gli eletti incaricano il sindaco e il cancelliere di controllare il conto, con potestate signifìcandi. Il sindaco deve provvedere a far fare un cippo in San Francesco, per mettervi le elemosine per i frati. Il cassiere è autorizzato a pagarne le spese. I conti di introito ed esito sono bilanciati e per l’anno in corso, si altro non occorre, ce e de avanezo circa 4800 ducati. Avendo la città venduto ad Andrea Vicedomini di Napoli annui duc. 180 per 2000 ducati, si dispone di risolvere la questione in corso con lui per il pagamento.

16 novembre 1559 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Giovan Lorenzo de Curtis, Terenzio de Falco, Marzio del Forno in luogo di Antonio David assente, e Giovan Berardino Giovene; quest’ultimo ricopre anche la carica di cancelliere). F. 2) Il cancelliere ha riferito che il notaio Jo. Paulo del Fumo, impedito de altri negotii, non può esercitare la carica di giudice annuale; viene quindi eletto il notaio Mathia de Falco, il quale sarà pagato ducati otto. Terenzio de Falco, in qualità di grassiere, ha riferito che, oltre li casi di Federico Polverino alla Marina, è stato comprato dell’altro formaggio da Giovan Battista Vitale e Fiorentino Genoese, a carlini 63 il cantaro, sulla costa di Amalfi. Riceve

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l’incarico di informarsi, di comprarne una parte, che deve essere pagata dal cassiere; dovrà poi tenere il formaggio in suo potere et ne facza vendere dali potecari o da uno de essi come meglio li parerà; il rimasto lo facza andare in potere de dicto casseri. Si decide di emettere un bando alla marina di Vietri che ogni cittatino che portasse robbe da mangiare de fare per vendere o le comprasse da altro Ilo debia revelare al grasseri predicto o suo sustituto al tempo della vendita, per consentire all’università di acquistare quello che vo per grassa della città. Il bando se facza penale per la corte del Signor Capitaneo. Se il grossiere o il suo sostituto si trovano alla Marina, nessuno potrà comprare robbe da mangiare prima che se e pigliato ciò che occorre all’università. Il cassiere deve mandare a comprare a Napoli tre libri, due di cento carte, uno per scrivervi i decreti dell’anno in corso, l’altro per darlo al cancelliere dell’anno precedente, ed uno di trecento carte, per gli introiti e gli esiti dell’università et che siano de carta bastarda. Si scriva al procuratore dell’università a Napoli che il sostituto dell'arrendatore che sta in Materdomini ha bloccato Ile robbe deli mercanti Cavavoli che ritornavano da Lucerà di Puglia e che il sostituto del portolano pretende di esigere lo carlino per libra di seta che se e fatto in questa citta. L’Università ritiene che il carlino non deve essere pagato per la seta che non esce fuori del territorio e ciò che si fa nel suo territorio se confirma dentro. Tale imposizione inoltre lede i privilegi della città. Il procuratore voglia quindi consultarsi con gli avvocati per decidere il da farsi. Copia di questa decisione deve essere inviata al procuratore, il quale dovrà anche far sapere l’esito di una causa con Berardino de Bonjorno 2: se avesse vinto l’Università, facza expedire Ile lictere exequtoriale. Gli eletti procedono alla nomina di un catapano tra una terna

proposta

dalla parrocchia di S. Nicola de Priato. Viene scelto Jo. Michele Pinto. Ma, poiché nella Provincia di S. Adiutore3 e più specificamente in una località di S. Pietro [piacza del Trescide] si vendono continuamente generi commestibili,

2 Oltre che arrendatore del sale. Berardino Buongiorno era stato anche impegnato nel l'amministrazione della città; cf. S. MILANO, Le tradizioni guerriere ... , cit., p. 101 c p. 105, in cui il Buongiorno risulta fra gli eletti del 1534. 3 Ricordiamo che Pregiato faceva parte della Provincia di S. Adiutore.

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viene nominato anche un altro catapano, Nicola dela Monica,

il

quale

dovrà

porre le assise nei luoghi a lui assegnati e potrà, insieme agli altri catapani, porle nella provincia . Dalla terna proposta dalla Provincia di Passiano viene scelto come catapano Martinello Tagliaferri, il quale dovrà avere come aiutante Sebastiano de Parisi. Tutti i catapani dovranno tenersi in contatto con il grassiere.

F. 3) 20 novembre 1559 Si riuniscono al Borgo il sindaco, il cancelliere Jo. Berardino Jovene, e gli altri tre eletti (Antonio David, stavolta presente, Giovan Lorenzo de Curtis e Terenzio de Falco). Si decide di acquistare dieci cantari di carne salata a ducati otto e mezzo il cantaro, di pagare carlini cinque il cantaro al gabelloto novo ed altrettanti al porcaro, per lo sfrayo et tagliare, e di venderla a diciannove tornesi al rotolo. Si decide di acquistare cantari venti del formaggio di Federico Polverino e di farlo conservare dall’università stessa. Il Polverino aveva promesso di venderlo all’università due carlini in meno per cantaro di quanto lo avrebbe venduto ad altri: poiché il prezzo era stato di 68 carlini al cantaro, l’Università dovrebbe pagarlo 66 carlini. Si tiene conto dello sfrayo e si stabilisce il prezzo per l’acquisto e per la vendita. La via pubblica dal Borgo ad tre mergoli ha bisogno di riparazioni in alcuni punti: si dispone di mandare due o tre mastri ad aggiustarla et si corize Ancora la porta del Resiccho. Si decide di far presente a Giovan Battista de Falco, sostituto del portolano, che non deve dare fastidio ai cittadini per la fiera tenutasi in città, in virtù dei privilegi. Si dovrà scrivere a Napoli su tale questione e sulla franchigia che pretende indebitamente il notaio Giovan Donato de Lamberto.

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28 novembre 1559 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (De Curtis, David e Giovan Berardino Jovene, eletto e cancelliere). Il cassiere deve pagare a Giovan Angelo de Mandina duc. 87, tari uno e grana nove e mezzo per la carne salata acquistata a duc. otto e mezzo il cantaro; deve inoltre pagare quarantaquattro ducati e tre tari a Giovan Battista de Falco per sette cantari di formaggio che restituisce all’università da quelli di Giuseppe Polverino, secondo il patto fatto con Federico Polverino. Ci si accorda con Fiorentino Genoese, che pure aveva comprato formaggio dai Polverino. F. 4) Si dichiara che gli atti [protesti] contro messer Giovan Battista de Falco e contro il sostituto nella dogana di Vietri, che non devono esigere niente per le cose che se contractano in questa città, sono stati fatti dal notaio Salustio de Rosa. Il cassiere deve pagare a Jacobo Anello [de Ferrante e .. .4]

2 dicembre 1559 Si riuniscono il sindaco e i quattro eletti. Si deve riscrivere al procuratore dell’università, affinché attenda alla causa di Berardino de Bonjorno ed ad un’altra vertente in favore

dei

hanno fatto la fiera, e a difesa dei privilegi della città contro

le

dogane, ultima quella di Castellammare, e che

cittadini che pretese

delle

inoltre tenga memoria

delle

altre cause. Si dà ordine al sindaco di far fare la porta al magazzino dell’università nella Marina di Vietri, dove si dovrà riporre il sale. Il cassiere spenda quello ce vo. 4 Manca nel testo.

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6 dicembre 1559 Il sindaco e i quattro eletti si riuniscono al Borgo. Decidono che se facza la assistendo, nella corte del vicario della città, nella causa contro gli eredi di Berardino Buongiorno. Giovan Lorenzo de Curti dovrà andare a Napoli con le istruzioni dell’università per parlare con funzionari della Camera della Sommaria e per occuparsi di altre cause dell’università. F. 5) Il sindaco deve far costringere alla corte del Capitaneo tutti i debitori dell’Università, a qualsiasi titolo. Dovrà andarvi, con un mandato penale, anche Alfonso Genoino, affinché presenti il libro et polize di suo conto. Item per che e notorio ad noi come Ile scripture tanto dela corte del Signor Capitario come del Signor Vicario stanno mal tractate et jectate, il che finisce col danneggiare la città, se supplica ali signori superiori de obtinere che se facza lo archivio dove se repongano dicti atti per inventario. I mastri d’atti dovranno consegnare gli atti non più in corso, con un inventario. Il sindaco dovrà tenere una chiave dell’archivio, un’altra dovranno custodirla i mastri d’atti, et che non sence possa aperire sencza intervento del dicto sindico. A fine anno si dovranno riporre in archivio gli atti non pendenti. Inoltre, se obtenga provisione che quelli atti che non se trovano in archivio non faczano fede.

13 dicembre 1559 Il sindaco e gli eletti (Manca Giovan Lorenzo de Curtis) si riuniscono al Borgo. Si decide di rispondere a quanto hanno scritto da Napoli Giovan Lorenzo de Curti e Giovan Berardino Giovene sulle cause dell’università contro

l’arrendatore

e sugli altri argomenti delle lettere. Inoltre si dovrà scrivere degli agravii contro

i

cittadini cavesi compiuti dal Capitaneo e dal giudice, che non rispettano i privilegi della città. Si dispone di fare un memoriale, per ottenere la piena osservanza dei privilegi.

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Il sindaco e gli eletti la domenica precedente, 10 dicembre, si recarono al monastero della Trinità per discutere con il priore ed i monaci su questioni sorte tra il monastero e quelli del casale de Veteri, et per camino trovano nela cappella vicino la cappella dela Nunciata5 un figliolo picholo di pochi di per quello che dimostrava, il quale stava malissimo tractato in pericolo di morte. Ad misericordia come la divina bontà comanda, raccolsero il bambino e lo affidarono a Cesare de Cesare6, il quale provvide a farlo battezzare con il nome di Dominico e a darlo a balia ad una donna del Corpo di Cava, rimanendo lì tre giorni. Per queste incombenze il de Cesare fu pagato grana dieci e mezzo. Per la donna che prese l’impegno di allevare il bambino fu deciso il pagamento di carlini sette al mese. In più il sindaco dovette provvedere a far acquistare panni per fasciare il bimbo ed una vocula.

F. 6) 27 dicembre 1559 II sindaco e i quattro eletti si riuniscono al Borgo. Giovan Lorenzo de Curti ha relazionato sul suo operato a Napoli e sulle spese sostenute. Egli ha, fra l’altro, spedito una provisione secondo cui i clerici che non hanno tonsura non hanno diritto ad alcuna franchigia nella città. Quelli che per il passato ne hanno goduto e poi hanno lasciato il clericato devono ora pagare. I clerici che volessero comunque essere franchi da gabelle devono dare opportuna pregiarla che prenderanno gli ordini, secondo la legge canonica; qualora non riuscissero a ricevere gli ordini, dovranno pagare tucto quello che haveranno pigliato per diete franchitie. Un’altra provisione, diretta al Capitaneo, riguarda la riscossione di debiti e i pagamenti di dette gabelle. Un’altra Ancora, della Vicaria, impone al Capitaneo, al giudice e alla loro corte di non pretendere pagamento alcuno in determinati casi per i quali si richiama il rispetto dei privilegi. Si decide di rimborsare al de Curti le spese fatte per l’Università e di dargli ducati otto e mezzo come compenso per i diciassette giorni in cui ha vacato in li negotii universali a Napoli. Le provisioni

5 La cappella dell’Annunziata era l’odierna chiesa di S. Gaetano ai Pianesi. La cappella vicino, oggi distrutta, era dedicata a S. Gaetano. A margine di questo brano è annotato: «del gettatello». 6 II Filangieri cita un Cesare de Cesare (V, p. 115) maestro carpentiere . che nel 1563 «si impegna a fare un intero guarnimento di fregata,... di legname di olmo e noce, per conto di Giacomo Cimmino di Maiori». A. POLVERINO, Descrizione istoriai della città fedelissima della Cava, parte II, Napoli 1717, p. 33 nomina un Cesare de Cesare, trattando delle famiglie più ragguardevoli della città.

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devono essere conservate e se ne facza libro appartato. Altre provisioni eventualmente in potere di altri devono essere rotte. II cassiere deve pagare a messer Nicola Quaranta7 ducati due, come suo onorario del mese di gennaio. Al tempo in cui era sindaco il notaio Giovan Salvo Jovene, Bartolomeo dela Monica era debitore della gabella del caso per carlini 15. Si decide che deve pagare solo carlini 10; gli altri 5 vengono considerati un’elemosina. Devono essere bonificati al cassiere carlini 19 per un tomolo e mezzo di grano dato ai frati di San Francesco. Il cassiere deve pagare a Giovan Benedetto Jovene la terza di Natale, cioè duc. 18, tari 1 e grana 13. Giovan Battista de Falco ha offerto all’università formaggio ed altri generi commestibili con il guadagno di un carlino per cantaro sul formaggio e lo sfrayo data Marina a qua. Si decide per l’acquisto. Egli potrà farsi pagare dai bottegai. F. 7) Il notaio Tholomeo de David, a seguito dei controlli fatti sulla sua amministrazione, deve versare quanto deve; il cassiere deve fame introito.

10 gennaio 1560 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti [Manca Terenzio de Falco]. Si dichiara che sono stati ricomprati annui duc. 180 da Andrea Vicedomini e dal fratello, per il prezzo di duc. 2000 pagati dal cassiere, al quale si ordina di fame annotamento. Si dichiara che ad questo di il cassiere ha rivenduto annui duc. 3 per il prezzo di duc. 50 quali haveano sopra Ile intrate dela università Giovan Battista Cafaro e il

7 il maestro di scuola.

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fratello, figli ed eredi di Giovan Giacomo Cafaro. Tali ducati nce sono computati ad quelli che devea dare Ipolito Ferravo, al quale viene fatta una ricevuta per duc. 51, mentre per dare la restante somma questi ha tempo per tutto agosto. L’atto è stato rogato dal notaio Giovan Berardino Giovene. Si ordina che ciò venga annotato dal cassiere. Il sindaco facza andare in potere del casseri, per fame introito, quanto ottenuto dai gabelloti sulla carne. Si levi il sale dai magazzini dei particulari e si porti al magazzino dell’Università. Tutti coloro che hanno gestito la distribuzione del sale devono recarsi dal sindaco e dagli eletti e dar conto della loro amministrazione.

16 gennaio 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti [Manca Terenzio de Falco]. Si paghino ducati due a ... Domenico Casaburi per aver riparato l’allorgio de San Jacobo. Luca Matheo Cantarello dimanda il salario deli magaczeni sui dela Marina dove son stati li sali dela città. Viene esaminata interamente la questione, anche alla luce di una significatoria preparata da alcuni eminenti cittadini, e di quanto il Cantarella aveva avuto negli anni scorsi. Si paghino a Stefano Pisapia, che amministra le entrate del vescovo, carlini 15 per la piaczolla de Salerno.

23 gennaio 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti [Manca Giovan Lorenzo de Curti]. 81


Alla Marina di Vietri è arrivata della semola. Terenzio de Falco ha pattuito il prezzo. Si decide di comprarla e di affidarla in custodia a Giovan Battista de Falco alla Marina. Nei giorni passati era stata comprata della carne salata e del formaggio, poi rivenduti. Il ricavato va versato al cassiere. La carne salata e il formaggio rimasti vanno ora venduti a meno: si stabilisce il prezzo. Si dispone l’acquisto di formaggio da vari mercanti.

27 gennaio 1560 Si riuniscono il sindaco e i quattro eletti. [Manca il verbale].

F. 9) 31 gennaio 1560 Nella chiesa di S. Giacomo si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati, presenza del Capitaneo. Si decide di fare la procura a Marzio del Forno, Giovanni Alfonso de

alla

Adenulfo

e Giovan Benedetto Giovene per prendere tutta la quantità di sale che spetta per li terzi de pasca et de augusto da venire e tutto quanto è dovuto dagli arrendatori passati e presenti. Agli eletti o alla loro maggioranza viene affidato il compito di dispensare dicti sali o farne altro partito conforme al dovere et ordini dela regia corte. Vista la diligenza dimostrata dagli eletti nell’acquisto di carne salata, semola ed altre robbe comestibili per grassa della città, viene approvato l’acquisto e viene affidato a loro il compito di comprare altri generi commestibili. Gli stessi eletti dovranno provvedere, con bando del Capitaneo, affinché non siano danneggiate le montagne demaniali. 82


Si rimette agli eletti provvedere a far venire in città un predicatore, confidando nel fatto che quando se predica ad committenza ogni predicatore è spronato a predicar bene. Nei mesi passati era stato dato mandato a messer Giovan Benedetto Giovene e a messer Hectorre Papa di occuparsi, come procuratori della città, delle cause in corso a Napoli tra la città e l’arrendatore della dogana di Napoli. Hectorre Papa, però, per altri suoi affari non aveva potuto occuparsi della questione. Il Giovene viene riconfermato nell’incarico. F. 10) Il notaio Tholomeo David era stato sindaco nel 1546 e nel 1551 e ne aveva dato conto agli eletti incaricati di controllare la sua amministrazione. Questi avevano redatto due significatone. L’ex sindaco deve dare Ancora una somma [la cui entità Manca nel testo] al cassiere. Circa il fatto di porre un cippo nella chiesa di S. Francesco, gli eletti devono eseguire il decreto. Il cassiere dovrà pagare meno coloro che hanno entrate sulle gabelle dell’università ed avere meno su quelle ordinarie.

3 febbraio 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti. Giovan Domenico de Monica era stato mandato ad Ascoli e a Melfi per acquistare grano per la città. Aveva condotto a termine il suo compito. Il documento contiene in pratica la relazione su tale acquisto e le spese fatte (compreso carlini nove per la guida che condusse li molecteri per lo male tempo dela neve). Lo stesso Giovan Domenico de Monica dovrà comprare altro grano alla fiera di Lucerà in Puglia, dove si trova grano di migliore qualità che in Melfi. Il grano di cui sopra dovrà essere distribuito nei casali da Terenzio de Falco a carlini sedici il tomolo. 83


Per la compera del grano ad Ascoli, cento tomoli, il denaro fu dato da messer Terenzio. Giovan Domenico de Monica dovrà essere pagato cinque carlini al giorno, per i giorni in cui è stato fuori Cava per la compera del grano; Adamante de Monica, che andò con lui, dovrà essere pagato tre carlini al giorno. Messer Terenzio o il cassiere della città dovranno provvedere al pagamento di duc. 500 di interesse de dicti granì. Si bonificano a Terenzio de Falco altri denari, sempre in merito al grano. Il sindaco e i grassieri devono far vendere la semola posseduta dall’università a grana cinque il rotolo. Similmente devono far vendere, a grana otto il rotolo, l’olio che era stato comprato da Aniballo de Rosa. Entro marzo anche Annibale de Rosa dovrà essere pagato. Si decide di pagare il padre predicatore con generi alimentari (riso, mandorle, pane, vino cannella, pepe ecc.), stabilendone la quantità. È stata abbandonata una figliola davanti alla chiesa di S. Giacomo. Si decide che si nutrisca elemosinalmente per la università. Nel mandato di pagamento si dovrà specificare di che è stata nutrita. [A margine: gettatella]. Colafrancesco de Parisi al tempo in cui era vicesindaco aveva offerto dei donativi ai “superiori”. Del denaro occorso però non si era fatto l’esito e, poiché la somma era stato prestata da Filippo de Perrello, si decide di provvedere, facendo pagare il creditore direttamente da un debitore dell’università. F. 12) Item atteso in esser Paul ino Vitale ei stato in potere de mori per tre anni et per grada del Signore è ritornato libero sano et salvo e che ha fatto sapere di

essere

creditore dell’università, in qualità di erede del fu Cola suo padre, et che ne tene gran bisogno, in considerazione del suo stato di bisogno, si dà incarico al cassiere di informarsi di quanto deve l’Università al Vitale e da quanto tempo questi non percepisce Ile intrate, et che di poi paghe ad dicto messer Pontino tanto dicto capitale quanto Ile intrate che si li deveno. 84


In osservanza dei regi bandi emessi circa il modo di governare le Università, si ordina al cassiere Marzio del Forno di far venire in suo potere la cassa dell’università che ei in San Francesco e di far fare due chiavi diverse: una dovrà tenerla lui, l’altra il sindaco. I bandi devono essere altresì notificati ai revisori dei conti e a tutti gli officiali.

24 marzo 1560 Si riuniscono in burgo civitatis Cave il sindaco, Antonio de David, Terenzio de Falco e Giovan Berardino lovene. Si decide di far allattare a titolo di elemosina una figliola gettata in lo burgo ovante la ecclesia de San Jacobo. Alla balia saranno dati sette carlini al mese, da riscuotere mensilmente. Al cassiere se fanno boni altri cinque carlini pagati per fasce e per due giorni che fo allactata ovante che fosse data alla balia. Si stabilisce di pagare il Cantarella per i due magaczeni in cui era stato conservato il sale. Le chiavi gli dovranno essere restituite. Si dichiara che una certa quantità de sali è stata trasferita da un magazzino del Cantarella al magazzino dell’università ed affidata a Giovanni Andrea de Marino, che dovrà dar conto di questo e di altro sale affidatogli. Devono essere pagati il sindaco, il cancelliere ed il giudice annate. F. 13) Aniballo di Costanzo in data 22 marzo ha pagato al cassiere duc. 18, che doveva dare in virtù di istrumento notarile.

6 aprile 1560 Nella chiesa di S. Francesco si riuniscono il sindaco, gli eletti (David e de Falco) i deputati ed altri cittadini. Una confraternita creata di recente nella città di Cava desidererebbe avere dalle autorità ecclesiastiche tutte le grazie, le esenzioni e le immunità di cui gode la 85


Confraternita della Carità di Roma. Per ottenere ciò, i suoi membri si erano rivolti a messer Giovanni Antonio de Angrisano di Napoli, dichiarando anche la loro disponibilità a pagare tucto quello che ce occorre. L’Angrisano però aveva detto loro che i suddetti privilegi ed esenzioni si potevano ottenere più facilmente se la richiesta veniva avanzata dalle Università e non da particolari persimi. Per questo, la Confraternita chiede che l’Università si faccia carico della richiesta. La proposta viene accettata. [F. 14 r. bianco]

F. 14 v.) 8 aprile 1560 Si riuniscono il sindaco e i quattro eletti. Intesa la relazione di Giovan Lorenzo de Curti, il quale è stato a Napoli a nome dell’università per una questione relativa al disgravio fiscale dei fuochi del casale di Soverano, e avendo la Regia Corte autorizzato tale disgravio, si dispone che il cassiere si rechi a Salerno per procurarsi tale provisione, che deve essere confermata. Inoltre il de Curti dovrà essere pagato duc. due per questa provisione e per il memoriale che ha dato per lo facto delle sete che se fanno nela città, e altri duc. otto per essere stato impegnato sedici giorni in queste questioni. Si paghino ad Antonia Poncza carlini quindici per una coperta che se perdio ad opera dei soldati che sono in questa città. Si paghino carlini cinque per certe tegole per la chiesa di S. Francesco. Si paghino altri carlini cinque per lavori alle mura di Vietri. Se faczano boni al cassiere carlini cinque dati su ordine degli eletti in elemosina ad un infermo.

F. 15) 17 aprile 1560 Il sindaco, gli eletti e i deputati si riuniscono nella chiesa di S. Jacobo al Borgo, alla presenza del Regio Capitaneo. 86


Avendo ascoltato la proposta del sindaco circa lo hospitale fatto dall’università presso la chiesa di S. Maria dell’Olmo, che, benché sia stato facto non ce ei comodità de posserenose ricepere li poveri peregrini, pertanto essi magnifici congregati, considerandone che una delle opere pie che piace al Eterno Padre ei che li poveri peregrini troveno albergo e per questo fu fatto l’ospedale dall’università, decretano al l’unanimità che vogliano fare omni debita provisione circa lo bisogno de dicto hospitale. Si dovrà provvedere a nominare i maestri che dovranno occuparsi dei lavori e si dovrà spendere il denaro che a detti maestri sembrerà necessario. Riguardo al padre predicatore, i congregati sono del parere che se intenda dal padre predicatore stesso che despesa volesse per ritornarose ala patria sua o vero al loco del monasterio dove ha da stare; la somma dovrà essergli pagata a titolo di elemosina, tenendo conto dei tempi duri che corrono. [Seguono i nomi dei congregati, 9 in tutto, compreso il sindaco e i quattro eletti]. Si decide di dare al padre predicatore duc. 22, in considerazione anche della distanza dal loco dove se ha da conferire et per cavalcature per esso et compagno ed altre necessità. [Seguono i nomi di quindici deputati].

23 aprile 1560 Si riuniscono nel Borgo il sindaco e gli eletti. F. 16) Vengono nominate tre persone (fra cui Terenzio de Falco e il notaio Tolomeo David) per occuparsi di tutto ciò che concerne l’ospedale, con potestà di fare quanto necessario e con l’obbligo di renderne conto. Il cassiere deve versare a Terenzio de Falco duc. trenta. Il cassiere deve pagare Carolo Sequino panecteri, per aver dato pane bianco al padre predicatore durante la quaresima; deve dare Ancora duc. 2, tari 2 e grana 15 al taverniere Jo. Jacobo di Mola per tanto vino che li ha dato. Si deve pagare un ducato a Giovan Lorenzo Mangrella per essere stato al Corpo di Cava ad pigliare Ile spate [?] in li giorni del perduono [?]. 87


Si devono pagare a Giovan Benedetto Giovene duc. 18, tari 1 e grana 13 per la terza de Pasca.

9 maggio 1560 Si riuniscono gli eletti. I bottegai si lamentano della scomodità di ritirare il caso alla Marina. Per questa ragione alcune volte è Mancato il formaggio in città. Giovan Battista de Falco, però, secondo i capitoli fatti, è tenuto a distribuire il formaggio al Borgo; gli è riconosciuto un rotolo per cantaro di sfrayo. Per la mancanza di grano e per comodità dei cittadini era stato comprato del riso, affidato a Giovan Battista de Falco alla Marina. Gli eletti dispongono che messer Terenzio e il sindaco provvedano a far trasportare il riso al Borgo e a farlo vendere. II cassiere dovrà provvedere al pagamento come pattuito. Il riso rimasto dovrà andare in potere del cassiere. Molti cittadini sono stati e sono assenti dalla città; alcuni di loro hanno denari sopra la università. Si ordina al cassiere di non pagare questi cittadini. Il cassiere deve pagare il messo inviato a Foggia con una lettera per Giovan Domenico de Monica, affinché volesse vedere de bavere li grani per esso comprati in Lucerà de Puglia. Al messo erano stati promessi carlini 16 per i cinque giorni in cui era stato impegnato. Il cassiere deve anche pagare cinque carlini ad un messo inviato a Napoli per lo facto del novo agravio ce voleano dare li dohaneri nela Marina de Veteri. I messi erano stati mandati dagli eletti prima Ancora che essi facessero il decreto per il loro pagamento, questo atto.

che

viene

regolarizzato

con

F. 17) Si paghino due ducati al maestro Nicola Quaranta come suo salario per il mese di aprile. Fino a nuovo ordine il suo salario è sospeso, volendo gli eletti consultarsi con i deputati in proposito. [Seguono le firme: è assente il de Curti]. 88


11 maggio 1560 Intus venerabilem ecclesiam Saneti Jacobi burgi civitatis Cave si riuniscono il sindaco, gli eletti, i deputati ed altri cittadini. Sono giunte lettere regie con la nomina del nuovo Regio Capitaneo della città. Essendo stata fatta la admissione del nuovo Capitaneo, poiché il Capitaneo uscente, Jo. Francesco Theodoro, chiede la nomina dei suoi sindicatori per poter dar conto del suo operato, l'Università riunita nomina i due sindicatori. Se uno di essi havesse da andare de fare, gli eletti ordinari potranno nominare un sostituto.

16 maggio 1560 Al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti. Prende parte alla riunione Marzio de Fumo in loco del magn. Jo. Lorenzo de Curti absente. Ad istanza dell’università si era ottenuta nei giorni passati una provisione dalla Regia Camera della Sommaria, per cui la città non era tenuta a pagare per i fuochi di Soverano, ma anzi il percettore avrebbe dovuto riscuotere dal detto casale e restituire all’università il denaro già pagato dal cassiere. Gli eletti avevano dato ordine a due incaricati, il notaio Giovan Camillo Trabucco e Giovan Nicola de Gilardo, di far eseguire tale disposizione. Costoro erano andati ad exequire diete lictere con la famiglia del Capitaneo, avevano pigliati nove persone di Soverano et fatteli caricar in quello del Signor Capitaneo. I due incaricati dovranno quindi avere per il loro lavoro duc. due Diete lictere se conserveno per dicto casseri. Il cassiere deve far introito di carlini sei avuti da due panettieri per sei tomoli di grano; questo grano era stato comprato da Nicola Cafaro a carlini venti e ad essi era stato dato a carlini ventuno. Il cassiere deve versare questi sei carlini in conto dei duc. due dovuti ai due incaricati di cui sopra. Si stabilisce di pagare i due advocati in Napoli, Tipaldo e David, per la terza de Pasca; si stabilisce per il primo anche quella di Natale ad ragione de ducati vinti 89


due lo anno. [F. 18] Si dispone di anticipare anche la paga di agosto per Giovan Benedetto Giovene, in quanto il figlio è stato portato in galera ed ha bisogno di denaro.

17 maggio 1560 Si riuniscono, con il sindaco, gli eletti • Contati Si decide che gli eletti faczano omne provisione de mandare ad comprare grani in Avellino, la Atrepalda et in altre parte dove meglio ad essi parerà atteso in la città non ce ej grano et Ilo pane ej Mancato et se ha gran penuria de pane. Bisogna mandare il denaro per compare il grano e, accio quello che anda vada piu liberamente se ordina che li dinari che porta vadano ad risico et periculo dela università. Da ora tali denari se fanno boni al cassiere.

F. 18 v.) Lo stesso giorno si riuniscono il sindaco e gli eletti (Marzio de sostituisce il de Curti) per dare esecuzione al precedente decreto.

Fumo

Dispongono di mandare messer Nicola dela Monica ad Avellino per comprare grano, dandogli duc. cento per provvedere all’acquisto. Messer Nicola riceve questa somma, che porterà con sé a rischio dell’università. Se non trovasse vantaggioso l’acquisto del grano ad Avellino [ si non trovasse comodità in Avellino de comparar dicti grani ], egli dovrà andare ad Atripalda et in altri lochi dove meglio ad esso parerà et piacerà. Si ribadisce Ancora una volta che porta il denaro a rischio dell’ Università; il cassiere gli consegna i cento ducati.

18 maggio 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti. Si è saputo che dalla Sicilia sono giunte delle fregate cariche di grano a Palinuro e in alcuni luoghi della Calabria. [F. 19] Si dà incarico a Colandrea de 90


Monica di andare con una fregata ad trovare diete fregate de granì

et

fare che vengano ad Veteri ad vendere. Se non volessero venire, il de Monica potrà comprarne duecento tomoli all’incirca, ad un prezzo massimo di due ducati a tomolo. Lo stesso giorno messer Nicolandrea parte con due compagni, con una feluca. Il cassiere gli ha dato dieci ducati.

19 maggio 1560 Si riuniscono il sindaco e tre degli eletti (Manca il de Curti). Si dichiara che messer Nicola dela Monica è stato ad Avellino ed ha portato a Cava 74 tomoli di grano, costati, compreso il trasporto in città [de conduttura se e pagato carlini cinque per salma], duc. 172, tari 4 e grana quindici e mezzo. Il grano è stato dato in consegna a messer Terenzio de Falco. Sono stati anche pagati i duc. 72, tari 4 e grana quindici e mezzo, complemento dei duc. cento già versati al de Monica, il quale, per il suo viaggio, riceverà un ducato. Per grassa et comodo della città, era stata acquistata da Colantonio Carola della carne salata. Si decide di venderla al minuto. I bottegai avranno il peso di tagliarla. Considerata la tagliatura e l’eventuale sfrayo. si stabilisce il prezzo di vendita, grana dodici a rotolo. Et per che dicto punto pare conveniente havendo rispetto al periculo, sfrayò, tagliatura et peso de dicti potecari. gli eletti decidono in tal senso: la carne viene data a due potecari. che la pagheranno man mano e che potranno venderla a grana dodici il rotolo. La carne deve essere posta in magaczeno in lo burgo: ci dovranno essere due sole chiavi, una dovrà tenerla il sindaco, l’altra i due bottegai, et questo accio che se veda quanto se vende de dieta carne giorno per giorno. I due negozianti non dovranno avere alcun impegno di pigione o altro, ma solo vendere la carne al prezzo stabilito; tutta quella quantità de dinari che pagaranno al dicto messer Colantoni se fa bona ad dicti potecari. F. 20) Nei giorni passati erano stati mandati a Melfi dei mulattieri (cinque mulattieri con sette muli) per prendere 28 tomoli di grano Ancora da consegnare di

quello

acquistato da Giovan Domenico de Monica. Erano stati loro promessi carlini 28 a mulo, ognuno dei quali avrebbe dovuto trasportare 4 tomoli. Il grano però non fu 91


loro consegnato. Essi caricarono cosi altro grano per Castellammare e ne ebbero carlini 15 per mulo. L’Università deve quindi dare ai mulattieri altri carlini 13, cioè in tutto duc. 9 e grana 10.

24 maggio 1560 Si riuniscono il sindaco e tre degli eletti (Manca il de Curti), al Borgo. Imprimis atteso se intende nova che la annata torchesca ei comparsa inli mari de cristiani, il sindaco e gli eletti ordinano che a Vietri, a San Liberatore e a Raito se faczano Ile guardie solite et convenienti. Si stabilisce il pagamento per coloro che fanno la guardia a San Liberatore: duc. tre [?] al mese per due uomini, secondo ei stato il solito*. Il Capitaneo dovrà fare mandato a coloro che fanno dieta guardia di essere vigilanti et intendendone o vedendono alcuna vela inimica vogliano dar haviso et sonare la campana alle arme, affinché gli altri uomini della città possano correre in difesa dove serra il besogno. Analogamente si dà ordine al casale di Cetara di stare in ordine e far le guardie, al fine di evitare che i suoi abitanti abbiano poi da penare per loro colpa et negligentia. Si decide di ordinare ai capodieci che ciascuno di essi debba consegnare al cancelliere la lista degli uomini atti alle armi che sono nel loro casale, con li nomi et cognomi. Le armi dovranno essere tenute in ordine, per poter accorrere dove fosse necessario, a difesa della città e dei suoi abitanti. Si decide anche di scrivere a Napoli a Marzio del Forno, affinché provveda ad acquistare polvere, micce e piombo, nella quantità che a lui sembrasse opportuna, affinché in caso di bisogno l’Università possa servirsene. Nel caso la polve dela università che ej in suo potere fosse poco ne proveda de piu quantità.

8 Si ricorda che «il 3 maggio 1560 gli eletti e il sindaco Tullio de luliis stipulano un contratto con i deputati del casale di Vietri, con i quali si conviene di costruire una muraglia nella marina, per difendersi da un assalto improvviso di corsari e turchi. Si concorda che la guardia di questa sia a carico degli stessi abitanti di Vietri, che giorno e notte sono obbligati a farla in una guardiola, costruita a tale scopo» (MILANO, Le tradizioni guerriere .... cit., p. 77. La notizia è tratta da un protocollo del notaio Giovan Bernardino Iovene).

92


Si decide che se accomoda in ogni modo come meglio se porrà la campana in San Francesco accio [F. 21] accadendo il bisogno se possa sonare alle arme come e stato il solito et quello che Senne spenderà da mo se fa bono al casseri tanto in questo conio in tucto Ilo altro.

25 maggio 1560 Nella chiesa di S. Jacobo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti (David, de Falco e del Forno) e i deputati, alla presenza del Regio Capitaneo. Secondo l’ordine della Regia Udienza di allistare Ile gente atte alle arme e creare li capitanei, poiché la città è solita fare li capitanei ad guerra ad tempo de suspicione de guerra e dovendosi preparare ad affrontare un periodo difficile, gli eletti con i deputati, o la maggior parte di essi, devono provvedere a tutte le cose concernenti la guerra, come nominare i capitani e gli alfieri, fare una lista degli uomini atti alle anni, approvvigionare la città di grano e di munizioni e di quanto altro fosse necessario. I deputati fin d’ora danno per rato et firmo il loro operato. Otto deputati vengono aggiunti agli eletti per dare esecuzione a quanto sopra detto.

27 maggio 1560 Si riuniscono il sindaco, i quattro eletti (il de Curti è sempre sostituito da Marzio del Forno) e sei adjuneti. Gli eletti, volendo provvedere a quanto è stato loro imposto e per dare risposta alla Regia Udienza, hanno fatto si che fossero nominati i capitani e gli alfieri, uno per ogni Provincia [F. 22]. (Per S. Adiutore è nominato capitano Paolino Vitale). Si è stabilito inoltre che il cassiere comperi un cantaro e mezzo di polvere fina de archibuso. Il sindaco ne deve far vendere mezzo cantaro e far conservare il cantaro intero. Si deve conservare e tener pronto l’occorrente per la difesa della città. 93


Il Capitaneo deve rinnovare con un bando generale il decreto fatto dagli eletti che chiunque abbia scoppecte et balestre debba tenerle in ordine e pronte per servirsene in caso di bisogno. Geronimo Longo e Antonio David devono recarsi a Salerno dal Governatore della Provincia a consegnare i nominativi dei capitani ad guerra e ad assicurare che, secondo gli ordini degli uditori, si è pronti al servizio del Re. F. 22 v.) Si dispone di far ordine penale a Vietri, Raito, Albori e Cetara, che Ile gente desutile, figlioli et robbe debbano ritirarsi in città, mentre i giovani atti alle armi devono tenersi allertati con Ile arme et guardie bone, in modo che, accadendo il bisogno, si dia subito avviso al Capitaneo, al sindaco e agli eletti. Tutto deve essere fatto con ordine del Capitaneo e su istanza del sindaco e degli eletti. Il sindaco e gli eletti con alcuni frabicatori devono andare ad ispezionare il Corpo di Cava e il Castello de Santo Aitoro. per vedere se ci fosse bisogno di riparazioni e provvedere in merito. Il sindaco e Terenzio de Falco devono controllare la lista di spese fatte dal cassiere per L’ Università, et che Ile faczano boni quello che bave despeso.

F. 23) 31 maggio 1560 Si riuniscono il sindaco, gli eletti ordinari (Marzio del Forno sostituisce Giovan Lorenzo de Curti) e quattro degli eletti adjuneti. Il sindaco deve far andare il giurato con un famiglio del Capitaneo da tutti i capodieci che non hanno mandato la lista delle gente et arme de soi casali: essi dovranno presentare la lista in giornata o saranno presi prigionieri dal Capitaneo. Il famiglio dovrà essere pagato. La lista si deve copiare e inviare al Viceré unitamente alla lista de quelli che hanno rivelato bavere li cavalli. Si bilanci il conto del cassiere, affinché, se non c’è denaro, gli eletti possano provvedere. 94


Si bandisca che per il lunedì successivo debba farsi la mostra generale e che ogni capitano ad guerra debba far allistare degente et arme de soi quartieri. Di ciò il Capitaneo deve fare ordine penale. F. 23 v.) Viene nominato un altro alfiere per il distretto di Metelliano, perché quello in carica non si trova in città e bisogna consegnare la lista al Governatore e fare la mostra. Si approva il bando fatto il giorno precedente dal Capitaneo, su disposizioni della Regia Udienza, circa i cavalli. Si faccia emanare il bando e si mandi la lista di coloro che dichiarano di avere dei cavalli alla Regia Udienza. Si decide di pagare un uomo che stia a disposizione del sindaco in tutti i bisogni della città; questi potrà essere mandato de di et de nocte in ogni parte della città, ad darese haviso. Sarà pagato tre ducati Fanno.

F. 24) 1 giugno 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (David, de Falco, del Forno) oltre a quattro degli adjuneti. Negli anni scorsi c’erano state molte liti tra i gabelloti ed alcuni cittadini che pretendevano essere franchi. I primi avevano difeso le gabelle e molti cittadini furono costretti a pagare. La difesa delle gabelle e dei privilegi è però utile anche per la città, perciò si stabilisce di rimborsare parzialmente ai gabellieri le spese sostenute e si ordina al cassiere di pagar loro dieci ducati. Giovan Battista de Culli ha avuto problemi con la dogana della città di Avellino. Egli non voleva pagare, in virtù dei privilegi della città. II notaio Antonino Pagliara ha redatto un documento in cui il gabelloto riconosce tali privilegi. Il de Culli ne ha portata una copia, per la quale ha speso carlini tre. Poiché ciò toma utile alla città, si stabilisce di pagare i tre carlini. La copia dovrà essere conservata dal sindaco. F. 24 v.) Si decide di mandare a Vi etri ala guardia per lo dubio dela armata turchesca, dodici [?] uomini, secondo il solito. 95


Si stabilisce di pagare il corriere, che ha portato delle lettere a messer Giovan Berardino ed agli avvocati, per vedere se è possibile procurare da Napoli duecento tomoli di grano e per altri bisogni della città.

5 giugno 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti. Si decide di mandare un corriere a Napoli da Giovan Berardino Giovine, affinché compri cento picche, che si dovranno conservare fino a nuovo ordine del sindaco e degli eletti, giacché si vuol fare la mostra delle gente e vuole intervenire il Vìcerre della Provincia, Don Lopes. Le picche dovranno giungere a Cava venerdì o tutt’al più sabato, perché la mostra si dovrà fare la domenica. F. 25) Quelli del casale de Citara avevano fatto ricorso al Governatore della Provincia, volendo che l’Università risarcisse loro la somma spesa per riparare l’artiglieria del casale ed anche un bumbardero a monitione. Tre eletti si erano recati dal Governatore per sostenere che l’Università non era tenuta a tale contribuzione, ma aveva offerto la contribuzione solita ad tempi de besogni, cioè trenta rotoli di polvere e dieci di piombo; inoltre, per il rischio di un assalto dei Turchi, i Cetaresi, in particolare li disutili, se levassero da quello. Il Governatore ha risposto che a questo avrebbe provveduto lui al tempo necessario. Ha detto anche che l’Università non è tenuta a dare un contributo così come lo chiedono gli abitanti di Cetara, ma è tenuta a dare solo la monitione solita de polve et piumbo; nondimeno, considerando alcune cose parse convenienti agli eletti, vuole che l’Università dia venticinque ducati. L’artiglieria va conservata, per essere usata in caso di necessità, e deve essere custodita da Martinello e Giovan Marco Ginoyni, con la promessa di tener e dar conto in che se dispendino. Se, nel controllare i conti de quelli che hanno havuto per lo paxato quello dela università, si ritrovasse che qualcuno non ha effettuato la distribuzione in tempo di necessità, questi sarà costretto alla restituzione. Vengono incaricati di verificare ciò Terenzio de Falco, Marzio del Forno e il cancelliere.

F. 25 v.) 11 giugno 1560 Nella chiesa di S. Giacomo si riunisce l’Università. [Sono presenti il sindaco e gli eletti David e de Falco, Marzio del Forno in luogo di Jo. Lorenzo de Curti, sei 96


degli eletti adiuncti; segue un elenco di 89 nominativi. Partecipano inoltre alla riunione molti altri cittadini]. F. 26 v.) Il sindaco propone de fare partito de grano: lo vende il magn. Antonio Passano, genovese. L’Università riunita decide di comprarne mille tomoli a carlini dodici il tomolo. Il cassiere dovrà pagarlo entro il prossimo settembre. Si rimette agli eletti ordinari, insieme o alla maggior parte di essi, prendere i suddetti mille tomoli o anche una quantità maggiore. Il grano dovrà essere venduto allo stesso prezzo. Il cassiere dovrà provvedere al tempo debito al pagamento.

F. 27) 11 giugno 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti. Poiché, stante la penuria de grani che corre al presente, nella mattinata è stato demandato agli eletti il compito di acquistare mille tomoli di grano da Antonio Passano, o anche di più, a loro discrezione, questi stabiliscono di prenderne duemila tomoli a dodici carlini il tomoli, da pagarsi entro il prossimo settembre. Il grano dovrà essere affidato a Martinello Tagliaferro, il quale dovrà provvedere alla distribuzione dietro ordine e cartelle del cassiere. II grano inoltre dovrà essere venduto allo stesso prezzo e dovrà essere pagato dal cassiere al tempo stabilito.

F. 27 v.) 12 giugno 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti David e de Falco. Il giorno precedente si era stabilito che Martinello Tagliaferro distribuisse il grano che l’Università aveva comprato da Antonio Passano. Il Tagliaferro però non sta bene e la distribuzione va fatta comunque. Si dà quindi tale incarico, da svolgersi secondo le cartelle del cassiere, a Giovan Battista de Falco.

14 giugno 1560 Con licenza del Regio Capitaneo, si riuniscono il sindaco, gli eletti e deputati.

i

97


Il sindaco riferisce all’assemblea che il Governatore della Provincia ha proposto alla città di Cava di fare la procura ad comparire nel parlamento publico in Napoli al reggente Villani. Ma, se fosse necessario impegnarsi per le preserve de privilegii, con la procura in persona del suddetto tale cosa non si potrebbe fare. Inoltre a Napoli ci sono già dei cittadini cavesi e non ci sarebbe alcuna spesa. Si decide pertanto di scrivere in tal senso al Governatore.

15 giugno 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (David e de Falco, Jo. Marzio del Forno e quattro eletti aggiunti, fra cui Jo. Martinillo Genoyno). L’Università l’altro dì fece ordine et decreto di comprare mille tomoli di grano da Antonio Passano alla Marina di Vietri; gli eletti fecero un successivo decreto, parlando di duemila tomoli. Il partito et compera è di mille tomoli e già era stato designato Martinello Tagliaferro per ricevere e consegnare il grano: questi, per infermità, non ce ha possuto vacare. Fu allora scelto Giovan Battista de Falco, al quale il patrone ha fatto difficoltà per la consegna del grano, per causa che il decreto diceva ad messer Martinello. Benché la città sia stata danneggiata da ciò, in quanto il grano non è stato consegnato, gli eletti hanno deciso nel modo seguente: messer Giovan Battista si faccia consegnare tutto il complemento de diete mille tomola de grano; inoltre, le piglie in terra et Ila Ile facza mesurare; poi dovrà distribuire il grano, con le cartelle di messer Marzio. Il grano va venduto al più presto, perché si intende che ogni giorno per grafia de Dio il prezzo va calando. Il Capitaneo deve emanare un ordine penale, per bando pubblico, che non sia persona alcuna de dieta citta et habitatione in essa che da hogie ovante presuma ne ardisca macinare altro grano che quello de dicto partito et se ordine ali molinari che non macineno altro grano, eccetto quello con la cartella di messer Giovan Battista de Falco. Dopo aver discusso, gli eletti decidono che il grano predetto sia diviso tra i cittadini più facoltosi nel modo seguente: ai più facoltosi un tomolo e mezzo, a quelli un po’ meno facoltosi un tomolo e a quelli meno facoltosi mezzo tomolo. Si decide di pagare al monastero della Trinità il prezzo di moya duecentoventisei e mezzo di calce, da parte del casale di Vietri per la frabica che ha da fare la università in dicto casale, secondo la convenzione fatta con gli uomini 98

del


casale per mano del cancelliere. Si paghino quindi grana 36 a moggio portato alo loco. Il cassiere dovrà pagare il celleraro, don Martino, ricevendone polizza, nel modo seguente: duc. 3 per mano del cancelliere, avuti da [F. 29] Sebastiano de David per una vendita di riso, gli altri 30 pagati da messer Marzio a messer Terenzio.

18 giugno 1560 Si riuniscono il sindaco, gli eletti (David , de Falco e Marzio del Forno in sostituzione del de Curti) e due degli eletti aggiunti. Si decide di mandare a Salerno alla Regia Udienza il magnifico Antonio de David e il cancelliere, notaio Giovan Berardino Giovene. Essi dovranno di rispondere all’ordine spedito riguardo al casale di Cetara, per la contribuzione che pretende; dovranno proporre le ragioni dell’università e dovranno parlare con Geronimo Citarella del fatto de quelli de Soverano che voglia farete astringere. Riguardo al grano, è stato ordinato che le liste dei più facoltosi vengano consegnate ai giurati, affinché facciano mandato ad quelli che son taxati che vengano ad pagare la somma dovuta secondo la lista, a ritirare la cartella da messer Marzio del Forno e, si ribadisce Ancora una volta, che paghino li dinari. Si faccia bandire l’Università per il lunedì successivo, per fare la procura, dovendo comparire nel parlamento generale.

24 giugno 1560 Nella chiesa di S. Giacomo, alla presenza del Regio Capitaneo, si riuniscono il sindaco, gli eletti, gli eletti adjuneti e molti altri cittadini [seguono i nomi di 92 cittadini (F. 30) e, inoltre, l’annotazione quam plures alii diete civitatis]. Circa la lettera mandata dal Viceré con l’ordine alla città di mandare qualcuno al parlamento da farsi in Napoli il 25 del mese, l’Università decide

di

procura ai magnifici U. I. D. Giovan Gentile Tipaldo e Francesco David.

Antonio

fare

la de

99


F. 31) Quanto ai mille tomoli di grano, ne restano da vendere Ancora seicento, che gli eletti hanno diviso tra i cittadini più facoltosi, i quali però se agravano per questo partimento. Considerando come per la città non ce e pane, l’Università decide che il grano debba essere distribuito giorno per giorno ai panettieri della città, con ordine penale del Regio Capitaneo che li obblighi a ritirare il grano con le cartelle del cassiere, a pagarlo carlini dodici al tomolo, et che faczano pane in abundantia cosi come sono soliti neli tempi de abundantia. Nel frattempo non si potrà macinare altro grano. La pena per i contravventori sarà da applicasse per la mita al Signor Capitaneo et Coltra all’accusatore, ma, siccome molti hanno preso e intendono prendere il grano cosi come sono stati tassati, l’Università se contenta che coloro che hanno preso il grano a loro assegnato possano macinare de altra sorte di grano ad loro piacere. Per evitare frodi, si dispone che si faccia un bando penale per i molinari che non habiano da macinare altro grano che dello predicto mentre che ce ne è con cartella di messer Jo. Baptista de Falco despensatore de dicto grano excepto macinare ad quelle personi che haveranno pigliata la rata loro. Inoltre messer Marzio e messer Giovan Battista dovranno notificare al sindaco e agli eletti la quantità di grano consegnata, affinché essi possano prevedere quando terminerà il grano. Si rimette al sindaco e agli eletti l’esecuzione delle cose predette.

F. 31 v.) 27 giugno 1560 Si riuniscono il sindaco, gli eletti (David, de Falco e Marzio del Forno in sostituzione del de Curti) e due degli eletti aggiunti. Si dispone che messer Marzio e il cancelliere controllino il conto di messer Terenzio de Falco riguardo al grano e alla carne salata e quello di Giovan Domenico dela Monica: et si alcuno de essi deve dare che pagheno e si saldi il debito con Giovan Marco [?] de Falco.

29 giugno 1560 Si riuniscono il sindaco, gli eletti (David, de Falco e Marzio del Forno in sostituzione del de Curti) e due degli eletti aggiunti. F. 32) Intesa la relazione fatta da Marzio del Forno e Giovan Berardino Giovene sul conto del grano [segue, ai ff. 32 v. -33, il dettaglio dei vari acquisti di grano, 100


comprese le spese di trasporto, e della relativa vendita], si regolarizza la posizione contabile dell’università. F. 33 v.) Si stabilisce anche il pagamento di duc. 100 a Colantonio Carola in conto della carne salata venduta all’università e si danno disposizioni per la vendita. Antonio David e Terenzio de Falco devono controllare la spesa fatta da Marzio del Forno su ordine degli eletti; tale somma se facza bona ai suoi conti. Ugualmente va fatto sul conto deli risi pervenuti in potere di Giovan Battista de Falco: si veda quanto denaro è entrato e se si deve dare al mercante che lo casseri Ilo paghe.

F. 34) 12 luglio 1560 Si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati. Gli anni passati la Regia Corte prese tre pezzi di artiglieria che erano a Cetara, li tenne per un certo tempo, poi li restituì; si è quindi provveduto a delle riparazioni [sence e facto certo acconczo], pagate da Giovan Marco Genoino et ne ha obligati alcuni cittadini del casale. Per questo il sindaco, gli eletti e i deputati decidono che per questa volta l’Università paghi trenta ducati, con le cautele, e che inoltre Giovan Marco e Martinello Genoino custodiscano trenta rotoli di polvere e dieci di piombo, da usare in caso di necessità contro gli infedeli e i nemici di Sua Maestà. L’Università però non sarà tenuta ad altra contribuzione.

F. 34 v.) 18 luglio 1560 Si riuniscono il sindaco, gli eletti (David, de Falco e de Curti) e il cancelliere. Gli eletti il 9 maggio avevano fatto un decreto, in base ad un altro decreto dell’8 agosto 1556 in merito al pagamento del maestro di scuola Nicola Quaranta 9: questi doveva essere pagato fino ad aprile, poi lo stipendio doveva essere sospeso fino a nuovo ordine. Messer Nicola però have facto intendere come esso non deve

9 Cf. S. MILANO, Provvedimenti riguardanti la pubblica istruzione .... cit., p. 244 n. 18.

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essere admosso ne se li po levare dieta provisione per più ragioni. Gli eletti pertanto decidono che egli sia pagato fino a luglio incluso e danno ordine al cassiere di dargli sei ducati per le mesate di maggio, giugno e luglio. L’organo della chiesa di S. Francesco è in parte guasto; è necessario ripararlo, ad evitare che non se guastasse in tucto. Si decide di far venire un mastro e di pagargli il lavoro, dando disposizioni al cassiere che facza dieta despesa. F. 35) Nei giorni scorsi la Regia Udienza aveva chiesto all’università cavese di mandare la lista degli uomini. Geronimo Longo e Antonio David a nome dell’università andarono a supplicare che, benché sterno pronti ad omne servitio de Sua Maestà, si alleviasse la città da questo e non se li desse fastidio; inoltre, ad istanza degli uomini di Cetara, gli eletti erano stati di nuovo citati e fecero provvedimenti per quello ed anche per una contribuzione che pretendeva Salerno per una fregata. Di questa si erano occupati [dove andò] Federico de Curti, Marzio del Forno e il cancelliere, ottenendo che il Governatore non desse fastidio all’università per la suddetta fregata. Si era anche discusso del fatto di Cetara e l’Uditore aveva disposto che la città contribuisse ad quello che dimandava Citara de guardie, bombardiere et altre contributioni: se la città non fosse stata d’accordo fosse comparsa ad alligarelo. A tal fine furono inviati Antonio David e il cancelliere, i quali allegaro multe ragione come la università non era tenuta. Sarebbe stato fissato poi un appuntamento per decidere sulla questione. Così, l’11 del presente mese, ad chiamata de dieta regia audientia. Antonio David e il cancelliere dovettero presentarsi di nuovo e fu deciso che l’Università dovesse dare la contribuzione di trenta ducati per le artiglierie, più trenta rotoli di polvere e dieci di piombo, come appare nel decreto del 12 luglio. Antonio David e il cancelliere avevano compiuto tre viaggi, Geronimo Longo e Marzio del Forno un viaggio: si dispone di pagare a ciascuno tre carlini al giorno. Federico de Curti deve avere tre carlini per un viaggio. Si dispone anche il pagamento per Giovan Lorenzo de Curti, che era stato due giorni a Napoli per li fochi de Soverano. Si decide di acquistare altro grano a Salerno e ad Avellino. Terenzio de Falco e Marzio del Forno dovranno andare a Salerno a negoziare con Nicola dela Monica su che provisione volesse per stare qualche giorno ad

Avellino

al fine di occuparsi dell'acquisto del grano. Una volta comprato, il grano dovrà essere riposto in magaczeno in nome dela università; Terenzio de Falco e Marzio del Forno dovranno aver cura di conservarlo e farelo governare. 102


Il cassiere dovrà pagare tutta la somma che sarà spesa dai magn. Terenzio, Marzio e Nicola.

27 luglio 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (David, de Curti e de Falco). L’Università ha bisogno di denaro e deve avere dalla Regia Corte il sale per i mesi passati. Per maggiore comodità, si decide che il sale si distribuisca ai cittadini cavesi a Salerno a grana dodici il tomolo. Di ciò si deve fare un bando. [F.36] Inoltre, lo patimento antiquo se riforme: questo incarico viene dato al sindaco, a Marzio del Forno e a Giovanni Alfonso de Adinulfo. Se fanno boni al cassiere trenta ducati dati hogie a Giovan Marco e Martinello Genoino con trenta rotoli di polvere e dieci di piombo. Riguardo all’acquisto del grano, era stato facto bono tucto lo exito; il cassiere aveva pagato duc. 270 in piu partite, ducati restituiti da messer Terenzio al cassiere. Pertanto, ad cautela dell’università e di Terenzio de Falco, si fa tale dichiarazione alla presenza del cassiere, che sottoscrive di sua mano. Gli si ordina quindi di non fare né introito né esito di tale pagamento.

F. 36 v.) 3 agosto 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (David, de Curti e de Falco). Atteso se litiga con la Regia Camera dela Sommaria circa lo fatto dela seta che la Regia Corte vole che se discarica in Salerno o in Napoli, Ilo che vene contro la forma deli privilegii et immunità nostre et Ancora del fatto dela seta che se fa in la città, poiché si ritrova a Cava il procuratore della città, e, inoltre, già il tempo de venire la seta se approxima, si decide di scrivere una lettera a Federico de Curti, il quale vuol ottenere licenza per far scaricare la seta a Cava, chiedendogli che voglia Ancora in dieta causa comparire per la università, con l’avvocato della città, Giovan Gentile Tipaldo, che si trova al 103


presente a Napoli. Gli si scriva anche di vedere la questione dei fuochi di Soverano.

F. 37) 20 agosto 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (David, de Curti e de Falco). Poiché non si trovava pane, si era presa la decisione di prestare duc. 50 a Nicolo ... todisco. il quale in cambio si impegnava a fare del pane candisco. Il denaro in prestito gli era stato dato e da allora il todisco aveva fatto pane in abbondanza. Anche i panettieri di Bracigliano avevano fatto pane in abbondanza et de bellissime sorte, per cui ce n’era a sufficienza. Si decide pertanto di far boni al cassiere i ducati prestati al todisco, et che dicto Nicolo voglia restituire dicti duc. cinquanta ala università seu casseri de quella per tucte Ile feste di Natale proximo che vene. Si dispone di pagare a Giovan Berardino Giovene la sua terza di agosto, facendone il relativo mandato. Item che lo sindaco habia cura de fare notamente de tucti privilegii et scripture dela università in potere de chi so et ne tenga lista. F. 37 v.) Si decide che si debbano riunire i deputati per discutere sulle gabelle, sulla divisione del sale, sulla elezione del nuovo sindaco e dei nuovi eletti e su altre occorrenze che fossero dela università.

26 agosto 1560 Si riuniscono nella chiesa di S. Giacomo il sindaco, gli eletti e i deputati. F. 38) Si decide che le gabelle ordinarie e il sale si vendano secondo il solito. L’incarico viene affidato al sindaco, agli eletti e al cassiere, o magior parte de essi. Il sale va venduto a grana dodici il tomolo; il modo che se habia da vendere se remecte ali magn. electi ordinarli, ai quali viene data la potestà di capitoli. 104

fare

i


Le cento picche comprate per ordine degli eletti a nome dell’università devono essere conservate dal cassiere, al quale vanno bonificate le spese per il trasporto fino a Cava. Item e stato concluso che Ile pianche de carne se levano da mezo il burgo et se depute un loco dove hanno da stare. L’esecuzione di ciò viene affidata al sindaco e agli eletti ordinari.

3 settembre 1560 Nella chiesa di S. Giacomo si riuniscono il sindaco, gli eletti, i deputati ed altri cittadini cavesi, con licenza del Regio Capitaneo. F. 38 v.) II magnifico Fortunato de Fortunatis di Giffoni, vicario in temporalibus l’anno precedente nella città, ha finito lo officio suo de vicariato e chiede che si nominino i suoi sindicatori: vengono designati Ettore Gagliardi, Giovan Marco Quaranta e il notaio Tolomeo David, che dovranno operare almeno in due e provvedere a tutti gli atti necessari. L’Università approva fin d’ora tutto quanto essi faranno in merito. F. 39) Si dà incarico a due persone di ritirare il sale spettante all’università di Cava dal fondaco della città di Salerno, dal momento che è stato venduto il partimento di dicti sali, cioè 5.500 tomoli, da pagare in tre rate, la prima entro la metà di gennaio, la seconda entro la metà di maggio e la terza entro la metà di settembre.

5 settembre 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (David e de Falco). Nei mesi scorsi i deputati avevano rimesso agli eletti fare partiti de grani. Per questo gli eletti ebbero parlamento con Ferrante Genuese e Giovan Vincenzo suo figlio, ai quali fu ordinato di comprar grano per la città, allorquando se ne fosse potuto avere. I due mercanti sono ritornati in città ed hanno detto di aver comprato del grano10 nella terra di Monte Peluso, et Ila sta riposto. Inoltre il grano

10 Mancano nel testo la quantità e il prezzo.

105


è stato revelato al Capitaneo de dieta terra in nome de dieta università dela Cava. Si decide pertanto di notificare detta compera di grani al Capitaneo, per

maggiore

cautela; si decide anche che il grano si conservi in dicto loco di Monte Peluso in nome de dieta università.

F. 39 v.) 6 settembre 1560 Nel fondaco del nobile Marzio del Forno si riuniscono il sindaco, gli eletti e

i

deputati, con licenza del Regio Capitaneo. La gabella della carne non è stata Ancora venduta. Si decide di bandirne la vendita e di provare a venderla in due modi: o intera o a parte quella per la carne di maiale. [F. 40] Una volta giunte le offerte, il sindaco, gli eletti ed il cassiere potranno decidere in quale dei due modi sia più utile per la città procedere alla vendita. La città deve contribuire alla riparazione del legname delle galere, mandando ventuno paia di buoi. Poiché non ci sono carri, si deve chiedere al procuratore della città a Napoli di parlare con i superiori e far intendere le ragioni dell’Università. Gli eletti ordinari dovranno provvedere sopra tal fatto, come ad essi sembrerà meglio; inoltre potranno spendere quella quantità de denari che toro pare bisognare. Il maestro di scuola Nicola Quaranta se e partuto data citta et andarose in Sexa ad tenere scola. Giovanni Mercurio di Nola chiede di subentrare al suo posto. L’assemblea decide di affidargli quest’incarico, con un salario di duc. 18 all’anno, et per mo se li de ducati tre per faresene calcze et camise. Il denaro va dato a Giovan Benedetto Ferrare, dal momento che questi e Giovanni Mercurio stanno insiemi e si sono accordati per stare insieme. Il resto dello stipendio gli sarà pagato mese per mese. Inoltre Giorgio Greco deve essere pagato per il vitto dato al Mercurio dal 31 agosto ad oggi. Si deve fare cautela con il maestro e con Giovan Benedetto Ferrare, che dovranno occuparsi della scuola. F. 40 v.) Gli eletti ordinari con Geronimo Longo e Giovan Marco della Monica devono porre la gabella sul caso e sul salsume, come ad essi sembrerà meglio. Si danno disposizioni sulle modalità da osservare. 106


16 settembre 1560 Nel fondaco del nobile Marzio del Forno si riuniscono il sindaco, gli eletti ed i deputati con licenza del Regio Capitaneo. F. 41) Il sindaco riferisce che la gabella della carne, bandita più volte con l’opportunità di venderla sia unita sia disunita, non è stata Ancora comperata. I deputati decidono che gli eletti e il cassiere facciano Ancora un bando per cercare di vendere la gabella, unita o disunita, e raccolgano le offerte. Se a loro sembrerà conveniente, libereno la gabella. In caso contrario, si dà ad essi, o alla loro maggioranza, potestà di nominare delle persone per “esercitare” detta gabella, stabilendo il loro salario. Essi potranno vendere ... [?] della piazza del Trescite e disporre come sembrerà più opportuno; potranno diminuire o aumentare la gabella, fare i capitoli, aggiungendo o togliendone alcuni. Tutto ciò che faranno il sindaco e gli eletti si dà fin d’ora per rato et firmo. Il cassiere deve esigere quello che se e facto et [arra de dieta gabella mentre se vende in credenezaria et ne facza introyto. Circa allo comprare de grani proposto da Marzio del Forno, si decide che messer Marzio, e messer Terenzio, rispettivamente cassiere e grassiere per quest’anno ed anche per il prossimo, debbano provvedere all’acquisto di mille tomoli di grano, cercando a Salerno, Avellino ed Atripalda. Dovendo mandare degli uomini nei luoghi suddetti o in Puglia, gli eletti ordinari presenti e futuri insieme al cassiere e al grassiere possono designarli. Il grano acquistato deve essere portato in città e conservato dal cassiere e dal grassiere. Bisogna sapere il prezzo e verificare la qualità. Dopo, il sindaco e gli eletti, o anche la maggioranza di loro, delibereranno che quantità de grani volessero comperare o no. Qualora non ci fossero denari in cassa, il sindaco e gli eletti dovranno provvedere a procurare il denaro. I revisori dei conti di cassieri, sindaci ed amministratori degli anni passati chiedono di essere pagati. Si affida al sindaco e agli eletti, o magior parte de essi, di provvedere al pagamento, secondo Ile fatiche che ce hanno facto dicti visuri.

18 settembre 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (David, de Falco e Marzio del Forno in loco del magn. Jo. Laurenczo che sta malato). 107


Per ordine del sindaco e degli eletti il cassiere aveva effettuato dei pagamenti, pur non essendo Ancora stato fatto il relativo decreto. Poiché la verità e che son stati pagati per nostro ordine, si fa ora il decreto. [Segue un elenco dettagliato delle spese, comprese nei ff. 42-45 r.: fra esse figura l’acquisto di carta da scrivere, le spese per il cippo in S. Francesco, il denaro dato a Jacobo Anello di Ferrari e compagni per comare la via de Tre Mergolifi ala Molina, le spese per riparare la strada di San Vito e quella di Santa Maria alla Molina, le spese per copie di documenti, per viaggi degli amministratori o di incaricati dell’università, per i messi, per stipendi vari, per la porta del magazzeno dell’università a Vietri, per elemosina al padre guardiano di S. Francesco, per elemosine ai poveri, per far seppellire uno che morse in lo hospitale, per provvedere ai gettatelli, ad cinque fugati da mano de turchi per elemosina, per Jo. Nicola de Anphora che sono la campana alle arme per ordine del Capitaneo, per le guardie contro un assalto dei Turchi, ecc. ecc.]. F. 45 v.) Tutte le spese suddette vengono bonificate al cassiere, che ne ha presentato la lista. Gli anni precedenti il notaio Giovan Berardino Giovene e messer Martinello Tagliaferri erano stati eletti a controllare i conti del cassiere, Marzio del Forno. Questi, dopo aver ottemperato al loro compito, hanno dichiarato che il cassiere ad agosto 1559 risultava debitore di duc. 1258 e grana 10. Considerato il lavoro fatto soprattutto da Giovan Berardino Giovene e tenuto conto che si sono dovute controllare le partite di introito ed esito a partire dal 1557, mese per mese ed anno per anno, si decide di [F. 46] pagare al notaio Giovene duc. 18 e al Tagliaferri duc. 6. II cassiere deve regolarizzare i conti. Si paghino a Pirro Loysi Vitale e Giovanni Alfonso de Adinulfo duc. 15 a complemento di duc. 21 per aver controllato i conti di 11

notaio Giovanni Andrea de Angrisano , del notaio Tolomeo David, del notaio

del

Giovan

sette

notaio Salvo

sindaci,

Bartolomeo 12

Iovine ,

cioè

del

de Simone,

del notaio Cola

Francesco de Parisi, del notaio Berardino de Abundo e di Giovan Domenico de Mauro13.

11 Il notaio Angrisani era stato sindaco nel 1558. 12 Sindaco nel 1554. 13 Sindaco fra settembre e novembre 1555; a causa di una sua malattia, dal 2 novembre fu sostituito dal vicesindaco, notaio d’Abundo.

108


F. 46 v.) 28 settembre 1560 Nel fondaco del nobile Marzio del Forno si riuniscono il sindaco, gli eletti e deputati, con licenza del Regio Capitaneo.

i

Marzio del Forno propone di acquistare 3600 tomoli di grano da certi mercanti napoletani, grano della raccolta di quest’anno, non bagnato, da consegnarsi nella Marina di Vietri alla metà di novembre e da pagarsi entro maggio a dodici carlini il tomolo. Si decide di accettare la proposta, incaricando lo stesso Marzio del Forno di negoziare e di fare le cautele.

5 ottobre 1560 Nel fondaco del nobile Marzio del Forno al Borgo si riuniscono gli eletti, i deputati e molti altri cittadini, con licenza del Regio Capitaneo. [Manca il sindaco. Marzio del Forno figura come vicesindaco]. F. 47 v.) L’Università riunita ha inteso il decreto fatto il 28 settembre di acquistare 3600 tomoli di grano da certi mercanti napoletani a dodici carlini il tomolo; ha inteso anche che questi mercanti vogliono consegnare il grano alla Marina di Vietri e vogliono esserne pagati la metà entro marzo e l’altra

metà entro

maggio, contrariamente a quanto stabilito nel decreto del 28 settembre. L’Università congregata se contenta fare dieta compera de grani alle seguenti condizioni: che siano grani saragolle o di Barletta della raccolta di quest’anno, che il grano sia netto, ben secco e non bagnato, che sia consegnato nella Marina di Vietri entro dicembre, che una metà sia pagata entro marzo e l’altra entro maggio al prezzo di dodici carlini al tomolo; affida il compito di trattare l’acquisto a Marzio del Forno e Tullio Vertulotta. Se i mercanti volessero

altra

garanzia [cautela] dall’università o da singoli cittadini, dovranno occuparsi di tutto il negotio il sindaco e gli eletti ordinari, o la maggior parte di loro: essi dovranno fare tutte le cautele valide, necessarie ed opportune; potranno anche far costringere dal Regio Capitaneo quei cittadini dei quali i mercanti chiedessero la pregiarla a concederla. [F. 48] Ci si preoccupa di garantire sia i mercanti sia quei particulari che faranno dieta pregiarla. Si approva fin d’ora quanto faranno il sindaco e gli eletti.

109


12 ottobre 1560 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Giovan Lorenzo de Curii e

Antonio

de

David). Visto il conto della carne salata comprata per servizio dell’università, si nota che ne erano stati acquistati dieci cantari e ventisette rotoli da Giovan Angelo Mandina. Al sindaco ne erano stati dati sette cantari e ventotto rotoli, e ne ha dare conto; a messer Terenzio erano stati dati due cantari e 89 rotoli. Da altri mercanti era stata acquistata dell’altra carne salata, [F. 48 v.] venduta parte a grana dodici e mezzo il rotolo, parte a dodici e parte a quattordici grana. Si fa il conto di quanto denaro ha avuto l’Università dalla vendita della carne, dedotto lo sfrayo, il pagamento dei tagliatori ed altre spese: avancza per l’Università la somma di duc. 31, tari 2, grana 7, che deve dare messer Terenzio. Si devono pagare canne 25 di ... [?] facte in la Veteri.

frabica

delle

mura

de

Si decide di pagare al cancelliere la sua provvigione di duc. 15 all’anno, per tutto il tempo che ha esercitato il suo ufficio, cioè undici mesi, dal momento che sta per andare a Napoli.

F. 49) 18 novembre 1560 In palatio residence magnifici domini Regii Capitanei Civitatis Cave, si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati, alla presenza del Regio Capitaneo. Alcuni deputati sono assenti dalla città; altri, per justi impedimenti, non possono convenire e partecipare al regimento et governo de dieta università. Vengono nominati al loro posto due nuovi deputati, il magnifico Cola Ferrante de Anna e il nobile Juliano Ferraro. Il notaio Bartolomeo de Simone era stato sindaco l’anno precedente, svolgendo il suo officio con molta diligenza, et perche fo in tempo de guerre et turbolentie bisogno abandonare tucti soy negotii particulari per lo exercitio de dicto officio de sindico, et hebe gran travagli et perdite. Pertanto i deputati decidono all’unanimità 110


che si aggiungano alla sua provvisione ordinaria di sindaco altri duc. 12, et se li faziano boni al suo conto. Il cassiere Marzio del Forno, essendo stato controllato il suo conto, è stato significato in 1258 ducati e grana 10. Si decide di eseguire la significatoria, eccetto che per duc. 90 e grana 10, per danni causati all’università, in quanto il cassiere aveva trascurato di esigere da certi gabelloti integramente le summe deli prezzi dele gabelle ad epsi vendute. [F. 50] Viene riservata al cassiere la possibilità di avanzare ricorso contro i gabelloti suddetti. Per i duc. 90 e grana 10 si decide però di soprassedere nei confronti del cassiere, in attesa di nuovo ordine dell’università. I deputati decidono di fare una procura a Marzio del Forno e Giovanni Alfonso de Adinolfi per recuperare le emende del sale della Regia Corte dagli arrendatori del sale. Riformando un precedente decreto circa lo dare dele voci per lo magli, sindico et cancelleria si decide che il sindaco debba proporre in parlamenti seu università le occurrentie della città e che nella discussione debba avere la prima voce. Il sindaco deve anche avere la solita provvisione e la franchigia. Quanto al cancelliere, dovendo egli fare le cautele e le scritture dell’università, non conviene che abbia voce come eletto. Si decide pertanto che non abbia né voce né franchigia; deve però avere la solita provvisione come cancelliere e procuratore. Chi sarà eletto sindaco dovrà esercitare il suo ufficio, senza eccezione alcuna, edam se fusse gentil homo o doctore, con la solita provvisione e la franchigia, et non possa, in modo alcuno, recusarlo, ne dimandare piu pro visione. Se eligano il sindaco, quattro eletti e il cancelliere; gli eletti dovranno avere la franchigia secondo un precedente decreto. F. 50 v.) Il sindaco e gli eletti dovranno avere, per servizio dell’università, un giurato appresso de loro, che riceverà come sua provvisione duc. 3 all’anno, quali da mo se fanno boni a! conto del sindico creando. Il sindaco e gli eletti da eligere potranno modificare sia il numero dei giurati che la loro provvisione. I deputati al Regimento dell’università, chiamati dal sindaco o da parte del sindaco, sono tenuti a presentarsi al parlamento, altrimenti pagheranno ciascuno de pena un tari per ogni volta che si assenteranno. 111


Date le cartelle e le ‘voci’ per la creatione deli novi officiali de dieta cita, cioè sindaco, eletti e cancelliere, contate le voci alla presenza del Capitaneo, risultano come sindaco Vito Antonio de Arminando, come eletti il magn. Lonardo Punzi, il magn. Hectorro Gagliardo, il nobile Juliano Ferraro e il nobile Jo. Vicenczo de Sio. Questi ultimi due ricevono anche l’incarico di grassieri. Viene eletto cancelliere

il

notaio Jo. Carolo de Siano, con la solita provvisione. [F. 51 bianco] F. 52) Inizia il libro della Cancelleria dell’anno 1560-1561, fatto

dal

notaio

Giovan Carlo de Siano. Sindaco è il magn. Vito Antonio de Arminando, eletti i magn. Ettore Gagliardi e Leonardo Punzi e i nobili Giovan Vincenzo de Sio e Giuliano Ferrara.

20 novembre 1560 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, Punzi, de Sio). Quanto alla gabella della carne, che non si è potuta vendere come al solito, si decide di vendere il partito dela piaza ai casali di Pasciano, S. Lucia et altri casali ad quella ragione che potrà convenire. Si dovranno fare nuovi capitoli per vendere il suddetto partito, con la condizione che colui che lo prenderà dovrà dare idonea plegiaria di pagare il prezzo nei termini da stabilire nei nuovi capitoli. Il partito va bandito il prossimo sabato e sarà dato al miglior offerente [chi più ne offere e vorrà dare]. F. 52 v.) Si decide di far boni al cassiere duc. 24 e tari 4, da lui pagati per le seguenti spese: duc. 9 a Lonardo dela Monica e Candido Catone per cinque muli che furono loro requisiti dal commissario delle carra dela Regia Corte ( i due erano stati detenuti con detti loro muli in Scafati per cinque giorni); altri duc. 15 dati al suddetto commissario in conto del pagamento per cui l’Università era

stata

tassata

dalla

Regia Camera per Ile doie galere se fanno per servitio dela Regia Maestà. Di questi pagamenti il cassiere dovrà farsi consegnare ricevuta. Marzio del Forno ha dovuto inoltre pagare carlini 7 per una risma di carta per servicio de detta università, grana 10 ad un nuncio della Regia Udienza per le copie della nuova prammatica sopra Ilo vestire delle donne et homini e di un bando contro i malfattori, altri 5 carlini per una 112


lettera della Sommaria contro Pietro Jacobo Brancalione per V emenda deli sali bianchi dela università, 3 carlini e 1 grano per la quietanza fatta a Napoli di mille tomoli di grano che l’Università prese da Domenico Adorno. L’Università si riserva di poter recuperare i 9 ducati pagati per i muli confiscati, se si troverà che c’è colpa del sindaco e degli eletti precedenti nel non aver provveduto al pagamento.

23 novembre 1560 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e de Sio). Atteso intendemo che in lo territorio de questa città siano intrati foresciti forestieri et signanter il Craparolo delacqua dela mela, forescito insigne e conviene per servizio [F.53] del Re e governo della città che detti fuorusciti siano scacciati, anche secondo l’ordine della Regia Corte, si decide di andare dal Capitaneo della città per chiedergli di attendere con sollecitudine e diligenza alla persequcione dei suddetti malfattori. Si rimette ai frati giorati depotati dala Regia Corte tutto ciò che è opportuno fare.

25 novembre 1560 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, de Sio e Ferrara). La campana di S. Francesco se ritrova in terra e né la chiesa né la città se ne può servire: dovrebbe essere posta in un luogo della chiesa più comodo, con la minore spesa possibile. Si decide che il cassiere deve pagare i mastri e sostenere le spese necessarie.

F. 53 v.) 21 dicembre 1560 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati, con licenza ed in presenza del Regio Capitaneo, per nominare i sindicatori del giudice e dell’assessore. 113


Poiché è comparso davanti al sindaco e agli eletti il magn. Antonio Peres, spagnolo, giudice della Corte del Capitaneo l’anno passato, ed ha chiesto che fossero nominati i suoi sindicaturi, per poter dar conto del suo operato, l’Università affida il compito di sindicare il suddetto ex giudice ai magnifici Francesco Jovene e Giovanni Alfonso de Juliis.

F. 54) 24 dicembre 1560 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, de Sio e Marzio del Forno in sostituzione di Leonardo Punzi). Erano state comprate quattro botti di olio nella Marina di Vietri da Simone Bellone di Lipari a carlini dicidotto meno un quarto al quarantino che sarranno dento vinticinquo quarantini, franche le stipe per dicto venditore. Il sindaco deve far condurre detti ogli in un magazzino al Borgo, oppure far riporre l’olio nel magazzino di Giovan Domenico Cantarella, il quale dovrà ricevere l’olio a nome dell’università e controllarne la qualità. Se l’olio risulterà essere di qualità e bontà secondo la mostra e uscirà dalle stipe piaro et senza morga, il cassiere potrà provvedere al pagamento, facendosi dare dal mercante la ricevuta. Dovrà poi fare introito del denaro che gli perverrà dalla vendita dell’olio. Il cassiere deve pagare, avendo cura di farsi dare polisa de recepto, a Catarina di Nocera o a Giovan Giacomo suo marito carlini 14 per lo governo et lattare de uno figliolo jettatiello, secondo il decreto fatto il 13 dicembre 1559. Il cassiere deve pagare a Lonardo dela Monica e Candido Catone duc. 9 per cinque muli sequestrati dal commissario della Regia Corte sopra Ile carra, di nome Diomede Sorece, e per essere stati cinque giorni impediti in Scafati con detti muli. Il cassiere dovrà farsi dare la ricevuta del pagamento; i duc. 9 se fanno boni ai suoi conti, in base al decreto del 20 novembre. Il cassiere deve pagare ad un giurato della città carlini tre e grana tre per la terza che gli spetta per il suo servizio; altri tre giurati devono avere carlini 10, da pagarsi tutti per Natale. Marzio del Forno dovrà farsi dare ricevuta dei pagamenti, che si fanno boni ai suoi conti. [Firmano il sindaco e gli eletti Gagliardi e de Sio]. 114


30 dicembre 156014 Nel Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Gagliardi, de Sio, Ferrara), maxime super fabica episcopatus Cavensis. Si dispone di far bandire dal Capitaneo l’Università per il prossimo lunedì, [F. 55] soprattutto per la fabrica se ha da fare in la ecclesia del episcopato, su dove poter trovare i denari necessari e sull’imposizione di una gabella sopra la salsume et formagi et altre mercantie et robbe de magnare veneno in la Marina de Veteri di detta città et per altri bisogni et occorrenze universale.

6 gennaio 1561 In burgo cavensi et proprie in palatio residentie magnifici domini Regii Capitanei civitatis Cave, si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati, alia presenza del Regio Capitaneo. F. 55 v.) Sono passati molti anni da che principio la catredale ecclesia del episcopato e Ancora non è terminata, né è tale da permettere di celebrarvi gli offici divini. Si decide all’unanimità di proseguire la fabrica della chiesa, et per mo sefazia la tribuna et lo titolo spendendo quella quantità di denaro ce bisogna, e di completare l’edificio. Il cassiere dovrà pagare quanto sarà necessario, riscuotendone ricevuta. I magnifici del Regimento, o la maggior parte di essi, possono, ritenendolo opportuno, eligere et deputare a nome dell’università alcuni mastri experti, possono fare tutto ciò che è necessario per il completamento della cattedrale et deputare persimi che habiano pensieri sopra la costruzione de detto edificio. L’Università è oppressa da molti debiti, che non ha modo di pagare, se. non imponendo una nuova gabella sulle mercanzie che introno et se contrattano in essa città et sui territorii. Si decide pertanto all’unanimità di impone una gabella sopra tutti Ili casi et salsume che intreranno e sono in la Marina di Vietri e che si contratteranno nei territori della città et sopra li pesi et altre mercimonio se contrattano in li detti territorii. Si deve procurare su questo l’assenso regio e

14 Il cancelliere scrive 1561.

115


la licenza della Sedia Apostolica. Circa il modo, ordine et capitolacione da farsi su tale gabella, [F. 56] si affida al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, il compito di redigere i capitoli e di fare sopra de ciò ogni cosa necessaria ed opportuna. Alcuni cittadini assenti per molto tempo dalla città non hanno contribuito ai pagamenti ordinari e straordinari e agli altri pesi universali: la città è stata costretta a pagare per loro, atteso se ritrovano numerati. Si decide di esigere dai cittadini assenti tutto quanto l'Università ha pagato per loro. Se use ogni diligentia necessaria. Il modo et ordine per ottemperare a quanto sopra detto, viene rimesso al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di essi, ali quali se dona ampia potestà de eligere uno, dui o piu persimi et quelli salariare per effettuarse il sudetto pagamento. Item ej stato concluso et determinato circa lo vestire deli frati de San Francesco et del cippo che recusano detti frati ponersi in detta ecclesia ej stato concluso sopra de ciò se observe et exequisca il decreto fatto per detta università li mesi proximi passati. Et quanto al creare deli catapani in detta città atteso una altra fiata per detta magnifica università fo provisto per togliersi ogni sospetto et fraude, si decide di osservare il decreto fatto sulla creatione dei catapani. F. 56 v.) annuale.

Si

rimette

ai

magnifici

del

Regimento

la

nomina

del giudice

Il magnifico Lonardo Puncio, uno degli eletti ordinari, è assente dalla città e dovrebbe essere sostituito, se la sua assenza si prolungasse troppo oltre. Si decide di soprassedere alla nova eledone per un altro mese, trascorso il quale, se Leonardo Punzi fosse Ancora assente, il sindaco e

gli

eletti

dovranno

provvedere a sostituirlo, et se vedano Ile voci date per Ile cartelle et secondo quelle provedano. Si rimette al sindaco e agli eletti quello se ha da fare circa la grafia all’ex giudice della Corte del Capitaneo, Antonio Peres, per non aver osservato i privilegi. Si rimette al sindaco e agli eletti, o magior parte de essi, provvedere, come a loro sembrerà meglio, all’elemosina chiesta da Fioravante de ... 116


Alcuni cassieri avevano percepito le entrate e non ne avevano dato conto, specialmente Jo. Antonio Damiano e Marzio del Forno. [F. 57] Si rimette al sindaco e agli eletti, o magior parte de essi, rivedere e far rivedere i loro conti dalle significatone in qua, con la possibilità di nominare, in caso di bisogno, calculaturi et visuri de cunti, a cui dare un salario. Si dovrà operare analogamente circa il conto del notaio Berardino della Monica, ex sindaco15, provvedendo alla nomina dei visuri, i quali avranno potestà de absolvere, significare et condepnare in ampia et valida forma.

10 gennaio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e de Sio)16. In virtù di un decreto precedente, il sindaco e gli eletti nominano giudice annuale Cola Francesco de Parisi. [Segue l’indicazione di tutti i suoi compiti].

20 gennaio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco, gli eletti e i deputati. [Oltre al sindaco, sono presenti Ettore Gagliardi, Giovan Vincenzo de Sio e, come “eletti straordinari” Giovan Lorenzo de Curti, Antonio Davit e Giuliano Ferrara]. Si decide di bandire l’Università per giovedì proximo futuro, per alcune cose riguardanti il servizio del Re e il beneficio della città, e soprattutto per la gabella imposta sui salami ed altre mercanzie che si contrattano in città et per altre occorrenze universale. Si prevede l’arrivo in città nei prossimi giorni dei nomeraturi inviati dalla Regia Corte per la nuova numerazione dei fuochi. [F. 58] Vengono scelti dei cittadini per assistere i nomeraturi, provvedendo a quanto fosse loro necessario ed informandosi sugli assenti, morti, sessagenari, impotenti et altri che non se deveno nomerare. 15

Fu sindaco fra aprile ed agosto 1544 (Dall’Archivio Storico Comunale. La città de la Cava e i suoi sindaci....

cit., p. 47). 16 Ma firmano Gagliardi e Ferrara. Da notare che il sindaco si firma soltanto Vitus Antonius.

117


Vengono incaricati per S. Adiutore il rev. abate Giovan Matteo della Monica, il vener. don Marco Antonio de Rosa, il magn. Giovanni Antonio Ferrara e il notaio Sallustio de Rosa; per Passiano i magn. Giovan Geronimo Longo, Francesco Jovene e Giovan Lorenzo de Curti; per Pregiato e S. Lucia il magn. Giovanni Alfonso de Juglio, i notai Giovan Donato de Lamberto e Giovan Vito de Romano, messer Michelangelo de Juliis; per Metelliano i magn. Giovan Michele Troisi e Antonio Davit, e messer Francesco de Landò; per Vietri e la Molina il notaio Bartolomeo de Simone e messer Fabiano de Mauro; per Cetara messer Alfonso Genoino, Giovan Berardo de Criscentio e Pietro Giovanni Genoino; per Santi Quaranta, Dupino e Marini i magn. Giovan Matteo e Giulio Quaranta, il notaio Giovan Matteo Cafaro e il vener. don Giovan Luigi Gaudiosi; per L’Anna, Casaburi e Arcara i magn. Lucio Casaburi e Cola Ferrante David. Nell’anno 1558 l’Università aveva venduto il partimento di novemila tomoli di sali bianchi a Prospero Gagliardi. Il prezzo pattuito, di grana 16 al tomolo, fu pagato subito al cassiere Marzio del Forno. Si ritrovò però che in quel periodo c’erano molti poveri, assenti e morti, di modo che il sale che sarebbe toccato ad assenti e morti fu di milleduecento tomoli. Prospero Gagliardi aveva sostenuto molte spese per l’affitto del magazzino dove era il sale e aveva pagato subito il sale stesso al prezzo pattuito; inoltre era stata fatta una successiva vendita di sale, stavolta a Giovanni Antonio Civitella, nella quantità di tomoli cinquemilacinquecento, e l’Università aveva intenzione di fissare il prezzo a grana 12 al tomolo. Fatte le predette considerazioni, si decide che l’Università debba pagare indietro mille tomoli di sali bianchi a Prospero Gagliardi. I duc. 120, prezzo di detti sali, devono essere presi da quelli che deve dare Giovanni Antonio Civitella nella sua prima terza, [F. 59] cosi come era stato pattuito tra i deputati e messer Giovanni Antonio, al tempo che questi aveva comprato i 5.500 tomoli di sale. Messer Prospero deve consegnare, nella Marina di Vietri, a Giovanni Antonio Civitella i mille tomoli di sale, facendosene fare cautela a nome dell’università. Si ordina al cassiere Marzio del Forno di pagare i duc. 120 a messer Prospero dai primi denari che gli perverranno dalla vendita al Civitella, facendosi rilasciare la ricevuta. [Firmano il sindaco, Gagliardi e Ferrara].

F. 59 v.) 15 febbraio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, Ferrara e de Sio). 118


Si decide di bonificare al cassiere varie spese fatte

per

ordine degli

eletti, cioè: a Giovanni Antonio Giovene, Francesco Jovene e Martinello Tagliaferri, Giovanni Antonio Ferrara e Giovanni Alfonso de Adinulfo duc. 4 e grana 10 per Ile giornate han servito ala università per informarnose absenti, destiteli, extinti, sexagenari, poveri et altri fochi che non se deveno numerare; ai primi tre vanno duc. 2, tari 1 e grana 10, agli altri duc. 2. Ancora, duc. 2 devono essere pagati a Giovan Tommaso de Angrisano, che aveva il compito di “assistere” ali soldati et alfero dela compagnia

svolto del S.

Dieco de Mendoza, che aveva alloggiato in città per ventidue giorni; al giurato Sabatiello Coppola per la terza dello scorso Natale carlini 3, grana 3 e 2 denari. Inoltre, se li fanno boni altri duc. 3 pagati al magn. Giovan Lorenzo de Curii per essere stato a Napoli quattro giorni e per le spese fatte per far dislogiare i soldati della compagnia del Mendoza dalla città; tari 1 a Camillo David e ad un suo compagno per accompagnare il ... di Calabria. [Firmano il sindaco, Gagliardi e Ferrara].

F. 60) 16 febbraio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, Ferrara e de Sio). Si decide di bonificare al cassiere varie spese, per un totale di duc. 16 e tari 3, fatte per ordine degli eletti, cioè: duc. 4 e tari 2 dati a Pietro Battista e Conforto Genoino e compagni, mulattieri, i quali con undici muli avevano trasportato i bagagli della compagnia di don Diego de Mendoza da Cava fino ad Acquamela, in due giorni; altri carlini 6 pagati a Francesco del Forno e Virgilio de Santo Nicola, che andarono con tre bestie per due giorni con i soldati; duc. 3 pagati a Cola Celentano per li servicii per ipso fatti in vendere pane et vino ai soldati nella bottega dela monicione, su ordine del sindaco e degli eletti, salvo la ragione ala università del farnese per carlino per la vendita del pane ai soldati; duc. 6, tari 1 e grana 10 allo stesso Cola Celentano per aver perduto sul prezzo del vino, che era costato duc. 33, tari 1 e grana IO, ma ne aveva preso solo duc. 27, perché i soldati avevano voluto pagarlo 5 cavalli a caraffa; per i corrisi serverò con loro corra et boj al medesimo servicio de detti soldati. cioè per il carrese di messer Orlando delo Fumo, di Diomedi de Siano, di Giovan Berardino de Lamberto e di Benedetto de Attanasio, con quattro 119


carri, altri duc. 2 e grana 10; Ancora, carlini 2 dati ad Aurelio Saragone, giurato, in conto delle sue terze. [Firmano il sindaco, Gagliardi e Ferrara].

F. 60 v.) 20 febbraio 1561 Nella chiesa di S. Francesco, e propriamente nella sacrestia, si riuniscono il sindaco, gli eletti ed i deputati, con licenza del Regio Capitaneo. Stanno per arrivare in città i regi numeratori. Occorre scegliere delle persone che dovranno distintamente et con verità controllare alcune categorie di fuochi: assenti, forestieri, vedove senza figli, sessagenari, infermi incurabili, preti, uomini d’armi ed altri che a ragione non devono essere numerati. Si dovranno anche scegliere delle persone per assistere i nomeraturi. Per questo e per destinare et mandare homini in qualsevoglia luoco bisognerra, e anche per aver esgravio dalla Regia Corte per gli abitanti in Napoli e per tutte le spese che al sindaco e agli eletti sembrasse opportuno fare, si decide all’unanimità di dare ad essi, o alla maggior parte di loro, piena potestà di eseguire quanto sopra detto, ordinando al cassiere che non debia essere renitente sopra detto pagamento che sopra de ciò occorresse atteso il tutto li serra fatto bono. F. 61) La città si ritrova con molti debiti, pertanto il catasto si deve fare secondo recerca la ragione et il devere: il sindaco e gli eletti hanno la potestà di incaricare degli uomini, con le debite provvisioni, affinché il catasto sia completato entro sei mesi. I cittadini saranno costretti a prestare denaro all’università secondo le loro facoltà. Il tasso del prestito sarà deciso dal sindaco, dagli eletti e dagli altri da loro incaricati. Il prestito sarà scomputato a ciascuno degli inprontanti quando costoro dovranno pagare per il catasto, se questo sarà pronto entro due anni. In caso contrario, il prestito sarà ugualmente restituito fra lo medesimo tempo de anni dui, et simelmente, fandose detto catasto, si alcuno se trova inprontato piu de quello li toccarra per ragione del catasto, fra detti dui anni seli habia a restituire quello se ritrovasse inprontato de piu. Se il catasto non sarà completato deputandi, questi non dovranno avere alcun pagamento.

per

difetto

deli

Per il medesimo effetto viene decisa la vendita di due grana a tomolo sul grano e la farina, oltre i due carlini a tomolo che già si esigono sul grano, da effettuare con l’assenso regio e della sede apostolica. Si dà potestà al sindaco e agli eletti, o alla 120


maggior parte di loro, di mandare a Napoli una, due o più persone per ottenere regie provvisioni al fine di eseguire quanto sopra detto. Gli ufficiali regi dovranno imporre pene per i contravventori. F. 61 v.) Si decide di fare una lista degli agravii fatti dall’alfiere e dai soldati della compagnia di Dieco de Mendoza, per poter provvedere con i superiori all’indennità per la città e i suoi cittadini. Si stabilisce di bonificare al cassiere le spese fatte e da farsi per l’alloggiamento dei soldati e quelle per Ile carro e i commissari mandati dalla Regia Corte per i detti carri e il legname per le galere, e specialmente i duc. 137 e mezzo pagati a Roberto Ferraro di Baiano, carrese, per 55 carri di legname per le galere, e duc. 105 pagati ad un altro carrese, Russo de Jenaro, per 35 carri di remi e coffe, per un totale di duc. 242, tari 2 e grana 10.

26 febbraio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara). Nei giorni scorsi l’Università aveva stabilito che se deputassero i revisori [F. 62] dei conti di un ex cassiere, il fu Giovan Angelo Damiano. Il sindaco e gli eletti scelgono per questo compito Marzio del Forno ed Ettore Gagliardi, con potestà di significare, condepnare, absolvere et liberare li heredi ed altri che dai conti del Damiano risultassero debitori. Per il loro lavoro avranno un salario conveniente. Ettore Gagliardi, Giuliano Ferrara, Pierluigi Vitale e Martinello Tagliaferri vengono invece designati per controllare i conti di Marzio del Forno dal tempo della significatoria fatta dal notaio Giovan Berardino Giovene ad oggi. [Firmano soltanto il sindaco ed Ettore Gagliardi].

F. 62 v.) 6 marzo 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco, gli eletti e i deputati. In passato, per beneficio et comodo dell’università e dei suoi cittadini, i magnifici del Regimento avevano fatto venire Nicolo ... todesco con sui compagni ad fumo pane in detta cita per togliere li monopolii ai panettieri di Bracigliano. 121


Il cassiere per questo aveva prestato al panettiere tedesco duc. 50, con istrumento fatto dal notaio Belardino Jovene, allora cancelliere; ne fu fatto decreto dal sindaco e dagli eletti. Ora messer Nicolo vuol tornare al suo paese e restituisce pertanto i duc. 50 al cassiere, al quale i magnifici del Regimento danno ordine di fare le debite cautele dela restituzione dei duc. 50. Messer Nicolo era venuto in città con Gio. Vito todisco ed altri due compagni, parimente tedeschi panettieri, i quali chiedono in prestito, dai duc. 50 restituiti da messer Nicolo, duc. 40, per poter assistere e farno pane in detta cita. Viene autorizzato questo prestito. Il cassiere deve farsi fare le debite cautele per la restituzione, che dovrà avvenire ad ogni semplice richiesta del cassiere o dei magnifici del Regimento. Dei duc. 50 restituiti, il cassiere deve fare introito; del prestito dei duc. 40 deve fare esito, e con il presente decreto se li fanno boni ai suoi conti.

F. 63 v.) 26 marzo 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, de Sio, Ferrara), soprattutto per la fabrica ecclesie episcopati^ ditte civitatis proseguendo. L’Università aveva deciso di proseguire la costruzione del Vescovato e di formare il titolo et tribuna, secondo il decreto fatto il 6 gennaio, con cui veniva anche data potestà agli eletti di scegliere delle persone che si occupassero di ciò. Vengono pertanto eletti et depotati ala prosequcione de ditta fabrica il Rev. don Marco Antonio de Rosa, don Giovan Loysi Citello, i nobili Aniballo de Rosa, Giovanni Antonio Giovene e Tullio Vertulotta, i quali, insieme o in maggioranza, dovranno occuparsi di tutto (far partite di tignami prete calci tegole chiovame et altre cose necessarie, et provedere a tutti li bisogni de ditta fabrica). Si ordina al cassiere di spendere quanto gli sarà ordinato con mandato di questi deputati o della maggior parte di essi. 1 deputati, inoltre, possono fare misurare le fabriche del Vescovato fatte li tempi passati, controllare i conti dei deputati precedenti e recuperare eventualmente tutto quello fosse pagato più del servato, [F. 64] compiendo tutti gli atti necessari, come se li facesse tutta l’Università. Si dà potestà ai deputati di fare comandare bestie de salme bovi et gente che bisogneranno per detto edificio et fabrica tramite il ‘braccio’ del Capitaneo, dando un giusto salario, e di prendere calce, pietre ed altre cose necessarie da chiunque, sempre dietro un giusto “salario”. Viene dato fin d’ora per rato et fermo quanto essi faranno circa detto edificio. . [Firmano il sindaco ed Ettore Gagliardi]. 122


11 aprile 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti ordinari (Punzi,

Gagliardi,

Ferrara). F. 64 v.) Con decreto del 25 febbraio, l’Università aveva rimesso al sindaco e agli eletti, o alla magior parte de essi, la scelta di persone per assistere i regi nomeraturi. In esecuzione di tale decreto, vengono eletti i magnifici Giovan Lorenzo de Curri, Francesco Jovene, Giovanni Antonio Ferrerò e il Rev. abate Giovan Mattheo dela Monica. Questi dovranno svolgere il loro compito insieme o almeno in duc. Il compenso loro spettante sarà stabilito dal sindaco e dagli eletti, o dalla magior parte de essi. [Firmano il sindaco, Gagliardi e Punzi].

15 aprile 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Punzi, Gagliardi, Ferrara). Il procuratore universale della città, Giovan Benedetto Giovene, ha fatto sapere di aver avuto duc. 42 del emenda deli sali recuperati da Pietro Jacobo Brancalione, [F. 65] per i 692 tomoli di sale che se deveano all’università. Di questi duc. 42 il cassiere deve fame introito ed esito a messer Giovan Benedetto in questo modo: duc. 36, tari 3 e grana 6 per due terze della sua provvisione, una finita a Natale, l’altra a Pasqua proxima passata; duc. 5, tari 2 e grana 5 da lui spesi per le cause dell’università, secondo il notamento consegnato al cassiere. I duc. 42 se fanno boni ai conti del cassiere, il quale dovrà farsi rilasciare ricevuta delle terze. In più, si bonificano al cassiere duc. 15 dati in elemosina al padre predicatore fra Francesco da Lucca, per aver predicato nella chiesa di S. Francesco. Il cassiere deve consegnare a Giovan Benedetto Giovene, procuratore nelle lite de essa cita in Napoli, duc. 10 in moneta, da spendere per le liti suddette. Di questo pagamento il cassiere dovrà farsi dare polisa de recepto e i duc. 10 seli fanno boni a sui cunti. I giorni passati erano stati prestati duc.

40

a

Gio.

Vito

et

compagni

todeschi panetteri. Di questi duc. 40, duc. 15 erano pervenuti a Giovan Angelo e Giovan Domenico de Lanpiase e da essi erano stati restituiti al cassiere, a 123


causa che detto Gio. Vito se pardo e al suo posto era subentrato un altro panettiere tedesco. Si ordina al cassiere di prestare a quest’ultimo i duc. 15, perché con più agio potesse far pane per grassa della città. I duc. 15 saranno quindi bonificati al cassiere. F. 65 v.) Vengono bonificate al cassiere varie spese, tutte elencate, fatte per ordine verbale del sindaco e degli eletti, per un totale di duc. 14, tari 1 e grana 1. Fra queste, duc. 2, tari 3 e grana 6 dati a Leonardo David per più viaggi a Napoli e per aver fatto da guida all’alfiere di don Diego de Mendoza quando dislogio da questa cita; per Sebastiano Punzo che aveva messo a disposizione mesali et fazioletti per la tavola dell’alfiere; per coloro che avevano trasportato il bagaglio dell’alfiere quando parti da Cava per Acquamela; per spese per documenti o copie di documenti; per un corriere che aveva portato una lettera; per la nutrice di una jettatella; per un’elemosina; per il vitto al convento di San Francesco, al tempo che venne al convento il padre guardiano fra Rotino (duc. 3 e tari 4 tra grano, vino e olio); spese minute de cose de magnare per il padre predicatore di S. Francesco (duc. 3, tari 4 e grana 15), secondo una lista scritta dal cassiere [non allegata].

F. 66) 19 aprile 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti. Mostrate delle lettere del Viceré secondo cui la città deve fornire 25 remeri, che habiano da servire alle regie galere novamente refatte de bona voglia, ed inviarli a Napoli entro il 25 del mese entrante, si decide di usare ogni diligenza per trovare i rematori. Il Capitaneo dovrà emanare un bando nei luoghi soliti e signanter a Cetara, Vietri e alla Marina, dichiarando che la città avrebbe offerto del denaro ai rematori, oltre al pagamento della Regia Corte, in modo che questi sarebbero rimasti contenti et sodesfatti de detta cita; gli interessati a servire sulle regie galere erano quindi invitati a presentarsi al Capitaneo e al sindaco. [Firmano il sindaco, Gagliardi e Punzi].

F. 66 v.) 24 aprile 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, Punzi, Ferrara). 124


Per eseguire l’ordine circa i rematori, si sono fatte e si fanno ogni giorno molte spese, in particolare per prendere due barche alla Marina per condurre i magnifici del Regimento dalla Marina di Vietri a Salerno, Cetara ed altri luoghi vicini alla suddetta Marina, per pigliare i rematori. C’è bisogno anche di portare dei giovani per aiuto. Inoltre, si sobministrano Ile spese a nove persone prese per remieri. Si decide pertanto che il cassiere si informi delle spese, ne faccia lista et che paghe quanto bisogna pagarse per lo effetto predetto, sia per le guardie fatte e da farsi a detti remieri pregiuni, sia per le spese occorse e che occorreranno per il vitto dei rematori e per mandarli a Napoli, che tutto seli farra bono a sui cunti sin conio per lo presente seli fanno boni. [Firmano il sindaco e i tre eletti] In esecuzione dell’ordine regio erano stati presi dieci uomini di Cetara, prigionieri nelle carceri del Capitaneo. Poiché quest’ultimo è assente e non ci sono famigli, né carcerieri, né altri che tenessero cura de detti carcerati, il sindaco e gli eletti decidono [F. 67] di affidarne la custodia a Lonardo Davi, il quale debia con ogni diligendo de notte et de di personalmente vacare et persistere al palazo de detta corte et proprie sopra la fossa seti carcere dove stanno detti rimeri carcerati, a custodirli et non partano da detto carcere senza ordine et licentia dela Regia Corte o deli magnifici del Regimento.

29 aprile 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, Punzi, Ferrara).

Nei giorni scorsi erano stati prestati ali todesci panetteri, cioè a Giovan e compagni, duc. 40. Giovan Vito era poi partito, lasciando

due

Vito

compagni,

Cian Giuff. e Melchior Rupe, ai quali erano stati prestati i duc. 40 restituiti da Giovan Vito. Ora, anche i compagni di Melchior erano partiti, lasciando con lui Jonne molinaro. Si decide che Jonne sia obbligato a far pane con Melchior e a rimanere in città; per loro maggior comodità vengono lasciati in mano loro i duc. 40, stabilendo di obbligare il primo con pubblico istrumento a restituire al cassiere, in solidum con il suo collega, i duc. 40, e sciogliendo da ogni impegno gli altri panettieri tedeschi. 125


F. 67 v.) 30 aprile 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, Punzi, Ferrara). Su ordine del Viceré e avendo avuto avviso che Tannata turca è uscita da Costantinopoli e che delle fregate navigano per Ili mari de questo regno, conviene mettere delle guardie nei lochi soliti maritimi della città. Si decide che il sindaco e gli eletti debbano disporre le guardie nella Marina di Vietri, a Cetara e a San Liberatore, di notte e di giorno, così come è stato fatto le altre volte, usando la massima diligenza. Si ordina al cassiere di pagare secondo il solito gli uomini incaricati delle custodie. [Firmano il sindaco e i tre eletti].

F. 68) 2 maggio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi, Punzi, Ferrara). Nei territori della città sono entrati dei delinquenti armati con comitiva. In osservanza dei bandi regi e per il buon governo della città, è opportuno usare ogni diligenza contro di loro. Il sindaco e gli eletti deliberano di recarsi dal giudice della città, in assenza del Capitaneo, per offrirgli ogni aiuto da parte dell’Università, la quale dal canto suo farà le debite provvisioni. Poiché il Capitaneo si trova a Napoli e non si può agilmente fare la provisione, si decide di investire della cosa la Regia Udienza, che ce voglia prestare suo favore per la persecucione de detti delinquenti. Si decide anche di scrivere all’avvocato fiscale, a Napoli, per chiedergli di supplicare, a nome della città, il Viceré di far celere provisione de officiale per lo bisogno predetto e per altre cose concernenti il servizio di Dio e di Sua Maestà e il buon governo della città. F. 68 v.) Il sindaco e gli eletti avevano deciso con un decreto del 24 aprile di autorizzare il cassiere a sostenere tutte le spese relative alla questione dei rematori; inoltre essi erano informati che la fameglia de detti remeri carcerati se ritrova in extrema necessita et per loro vitto vanno mendicando. Sembra opportuno dare ai rematori conveniente salario, dal giorno in cui sono stati trattenuti per tale servizio. Si ordina al cassiere di versare ad ognuno di essi un ducato per sostenere la loro famiglia, affinché non morano de fame. Il ducato sarà scomputato 126

dalla


loro provvisione. Il cassiere deve tener conto di tutto e fare una lista; tutte le spese gli saranno bonificate. Si precisa che i rematori sono nove in tutto

e

al

presente se ritrovano carcerati. Il cassiere dovrà farsi dare poliza de recepto di questo pagamento. [Firmano il sindaco e i tre eletti].

F. 69) 11 maggio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Punzi e Gagliardi). Si è avuto ordine dalla Regia Udienza di mandare alla Marina di Vietri uno homino secreto et diligente per lo regio servicio. Viene scelto Cola Francesco de Consiglio, con secreto ordene ad esso dato da li sudetti sindico et eletti conforme alle dette regie provisioni. Si decide di mandare a Napoli per servizio regio i nove rimieri pigliati et che se teneno carcerati per tale effetto. Viene affidato a Giovan Benedetto de Rosa il compito di condurli a Napoli e consegnarli alla Regia Corte o agli ufficiali regi incaricati di ciò; tale operazione va fatta con l’intervento ed il parere di Giovan Benedetto Giovene, procuratore universale della città. Il cassiere deve pagare al de Rosa le spese e il suo salario, facendosene rilasciare ricevuta.

F. 69 v.) 14 maggio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco, gli eletti ordinari (Gagliardi e Punzi) e straordinari, per discutere in particolare sulla paga dei rematori. [Segue l’elenco dei nomi dei partecipanti alla riunione]. F. 70) Il nobile Virgilio Campanile a nome dell’università si era impegnato con l’incaricato della Regia Corte a pagare mese per mese la paga dei rematori, di duc. tre e mezzo al mese per ciascuno. Poiché è giusto che messer Virgilio sia sicuro che quel che paga gli verrà restituito e che sia garantito da ogni danno che dovesse patire per questa ragione, si decide all'unanimità che messer Virgilio sia preservato indepne et inleso e che il suddetto pagamento gli sia anticipato, di modo che non abbia da averne alcun danno. Si ordina al cassiere di versargli la somma che

ha 127


pagato e quello che dovrà Ancora pagare. Il Campanile è tenuto a mostrare le polizze relative a tutte le spese. Il cassiere dovrà anche rimborsargli ogni dapno spesa et interesse che dovesse patire, facendosene rilasciare ricevuta, che tutto li serra fatto buono sin corno per lo presente decreto se li fa buono a sui cunti dela cascia.

F. 70 v.) 18 maggio 1561 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti ordinari (Punzi e Gagliardi) e straordinari. [Segue l’elenco dei nomi dei partecipanti alla riunione]. F. 71) l’Università ha molto bisogno di un maestro di scuola 17 ed essendosi saputo che il nobile Sebastiano Damiano, sicolo, ha tutti i requisiti necessari, si decide di dargli duc. 36 l’anno mese per mese o terza per terza. L’Università si riserva però il diritto di potergli levare questa provvisione in ogni di et tempo. Il maestro di scuola potrà prendere dagli scolari solo questo pagamento: dai concordanti e latinandi de prime regole un carlino, dai latinandi di altre regole grana 15, dai lezionanti tari uno. Si rimette al sindaco e agli eletti decidere se dargli una provvisione, potendosi accordare in modo che il maestro non prenda pagamento alcuno dagli scolari, per magior comodità deli poveri che per loro povertà non ponno pagare. Si ordina al cassiere di pagare il maestro come sopra detto, facendosi rilasciare ricevuta, di modo che tutte le spese gli saranno bonificate. Nei giorni scorsi i magnifici del Regimento e il giudice della città avevano preso alcuni uomini di Cetara per servizio delle regie galere, in

obbedienza

alle regie provvisioni spedite dalla Regia Corte. Ora, li poveri homini sono quasi tutti amalati dentro il carcere dove se deteneno e potrebbero facilmente morire, secondo la relazione dei medici. Si decide pertanto che, se non troveranno plegiaria per dover stare pronti al volere dei magnifici del Regimento, si debba liberarli con fideiussione della Vicaria, con cui essi non dovranno allontanarsi dal territorio della città ed avranno l’obbligo di presentarsi ad ogni semplice richiesta del sindaco e degli eletti. [F. 71 v.] Si devono inoltre trovare altri uomini atti ai remo, con quello mancho pagamento se potranno bavere. Il loro salario non potrà

17 Cf. S. MILANO. Provvedi menti riguardanti la pubblica istruzione... .cit..pp. 245-246.

128


comunque superare i sette ducati, inclusi i due pagati dalla Corte. Il cassiere dovrà pagare Virgilio Campanile o chi altro, da parte dell’università, provvedesse a versare ai rematori il saldo convenuto. Se non si potessero trovare rematori per duc. sette, si paghi il saldo che si riuscirà ad avere, in modo che non ce vadano li predetti carcerati. Il sindaco e gli eletti dovranno prendere tutti i provvedimenti necessari ed opportuni contro malfattori che entrassero e pratticassero nel territorio della città, sia in osservanza dei regi bandi, sia per l’assenza del Capitaneo. Per il momento si delibera di scegliere quattro uomini: due dovranno custodire il luogo detto le celse o altro luogo, dove più fosse necessario, e gli altri due il passo dei Tre Mergoli, al fine che non si commettano delitti e si osservino nel contempo le disposizioni regie. Questi uomini, quando vedranno o avranno notizia dei malfattori, dovranno subito darne avviso alla città, per poterli catturare e consegnarli alla Corte, per loro castico et servicio de Sua Maesta et honore et beneficio de detta cita. La sorveglianza dei luoghi suddetti si dovrà fare finché arriverà il nuovo Capitaneo e finché sembrerà opportuno al sindaco e agli eletti, ai quali si rimette anche la decisione riguardante il salario da dare alle guardie. Poiché la città è senza Capitaneo et haveria bisogno de persona verile et circospetta per il servizio di Dio, del re e della città, ei stato concluso [F. 72] di mandare a Napoli Hectorro Gagliardo a supplicare il Viceré circa questa provvisione e ad informarlo dei mali subiti dalla città per il malgoverno degli ufficiali che vi erano stati pro tempore e della poco giusticia che ei stata fatta da essi. Il Gagliardi dovrà anche supplicare il Viceré di concedere il disgravio o la diminuzione del numero dei rematori e dovrà parlargli di altre occorrente concernenti il sevizio di Sua Maestà. Si dovranno fare per Ettore Gagliardi “lettere di credenza”, indirizzate al Viceré, ai reggenti e all’avvocato fiscale. Il sindaco deve andare a ragionare et comonicare li pensieri dela università sopra la provisione se ha da fare contra malfiatturi et foresciti che intrassero et pratticassero per lo distretto de detta cita. Ciò che si deciderà con la Regia Udienza dovrà essere eseguito con ogni celerità, sostenendo tutte le spese necessarie ed opportune; tutto ciò che sarà pagato per questa ragione, per i rematori, per i viaggi fatti e da farsi in Napoli ed altre zone [...]18.

18 Manca nel testo la conclusione, ma è stato lasciato un ampio spazio, evidentemente per aggiungervi che tutte le spese saranno bonificate ai conti del cassiere.

129


Si delibera di fare una procura a messer Giovanni Andrea Civitella per ricevere tutta la quantità di sale spettante alla città dalla Regia Corte per le terze di Natale e Pasqua, già passati, e per agosto venturo, nello stesso modo e forma in cui fu fatta per Giovanni Antonio Civitella in un’analoga occasione.

Si fanno boni al cassiere li denari pagati e quelli che pagherà alle guardie assegnate a San Liberatore per il timore dell’arrivo dell’armata turca, fin dal giorno di santa croce, terzo del mese in corso, cioè tre ducati al mese. Si bonificano al cassiere anche tutte le spese fatte e da farsi per li rimeri pregiarti de Citara e per gli altri rematori condotti a Napoli per servizio delle regie galere da Giovan Benedetto Giovene o da altri a nome dell’università, per li quali pagamenti sia tenuto detto cascieri mostrare cautela seu polisa de recepto.

3 giugno 1561 Nella chiesa di San Giacomo, sita al Borgo della magnifica città di Cava, si riunisce l’Università. [Sono presenti, oltre al sindaco, gli eletti ordinari Gagliardi, Punzi e Ferrara. Segue l’elenco dei nomi degli altri partecipanti alla riunione].

F. 73) Entra in carica il nuovo Capitaneo, che giura di rispettare tutti i capitoli, i privilegi, le immunità della città.

Intesa la proposta del sindaco riguardo al campanile di S. Francesco, da farsi per sevizio di Dio e decoro della chiesa e della città, si decide di costruirlo in loco piu atto et comodo de ditta ecclesia, spendendo per mo ducati cento di moneta d’argento. Si ordina al cassiere di pagare la somma suddetta per calce, pietre, magisterio et altri bisogni per la costruzione del campanile. Di tale pagamento, il cassiere recipe polisa de recepto che seli fanno boni sin come per lo presente seli fanno boni a sui cunti dela cascia.

Il cassiere ha pagato le spese per gli alloggiamenti di soldati spagnoli, transitati in città con la loro compagnia per una notte e un giorno. Ha inoltre pagato duc. 39 per panni dati in elemosina ai frati di S. Francesco. Si decide di bonificare tutte le spese fatte. Si dichiara contrario Antonio David riguardo ai panni per i frati di 130


S. Francesco, in quanto sostiene che l’Università aveva decretato già altre volte di non volerli più offrire. La stessa cosa sostiene Martinello Tagliaferro. F. 73 v.) In quanto all’elezione dei capitani a guerra, che si deve fare per difendersi all’armata inimica, si decide di affidarla al sindaco e agli eletti, o alla loro maggioranza, insieme a quella di altri ufficiali che bisognasse nominare per lo scopo suddetto. Si potranno fare tutte le spese necessarie per le provvisioni di guerra e si dà fin d’ora ordine al cassiere di pagare tutto il denaro di cui ci sarà bisogno, su mandato del sindaco e degli eletti o della maggior parte di essi. Sono comparsi davanti al sindaco, agli eletti e all’università Andrea de Rosa e Simonetto Vitale, cabelloti dela cabella dela carne dell’anno passato, i quali hanno esposto che nell’anno in cui foro cabelloti subirono molti danni per i regi bandi che proibivano di macellare vaccine. Chiedono quindi lo scomputo della loro perdita e, per evitare spese ed altre noie, supplicano l’Università di informarsi sulla ragione della loro richiesta e di concedere lo scomputo sin corno la ragione permette. Si decide all’unanimità di rimettere la richiesta al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, i quali dovranno informarsi sulle ragioni dei cabelloti e riferirne all’Università, affinché si possa provvedere senza lite e spesa alcuna all’indennità. I gabellieri inoltre dovranno trattenere per sé cento ducati dalla somma dovuta all’Università, fino a che non sarà deciso se lo scomputo richiesto è loro dovuto o no. Devono però pagare la restante quantità di denaro di cui sono debitori per la gabella. Viene ordinato al cassiere che Ile habilita de detti ducati cento, et per lo restante che deveno Ile costrengha a pagare.

F. 74) 19 giugno 1561 Si riunisce al Borgo l’Università, con licenza del Capitaneo. Sono presenti

il

sindaco, gli eletti ordinari [ma figura il solo Ettore Gagliardi] e i deputati. F. 74 v.) Il sindaco è stato citato dal commissario della Regia Camera della Sommaria sul fondaco del ferro. Il sindaco aveva soltanto avanzato richiesta che fossero rispettati i privilegi e le immunità della città, come consta da atto pubblico. Si decide che il sindaco ande in Napoli, per comparire davanti al Viceré, ai superiori e agli ufficiali della Regia Camera della Sommaria per dimostrare la sua innocenza e 131


per informarli delle clave ragiuni de ditta cita et deli excessi commessi per ditto commissario. Quanto al fatto che il viceré della Provincia di Principato Citra con i suoi uditori e la Regia Udienza vuole venire a fare residenza in questa città [...]19 In città alloggiavano tre compagnie di soldati italiani, con a capo il colonnello Cesare de Orria. Avevano fatto residenza al Borgo per non mandarli ali casali per manco dapno et incomodo deli citatini. I capodieci e gli uomini dei casali si erano offerti di pagarne le spese, per evitare appunto che i soldati alloggiassero nei casali. Si decide pertanto che i capodieci esigano il denaro per tali spese dagli uomini dei casali. Con i capodieci se deputano i magnifici Ettore Gagliardi per la Provincia di Passiano, Fabio de Perriello per la Provincia del Corpo di Cava, Giovanni Alfonso de Adenulfo per la Provincia di S. Adiutore e Bartolomeo de Simone per quella di Metigliano con la potestà di esigere e far esigere il denaro per coprire tali spese, stabilendo con una tassa quanto compete ad ognuno particolarmente [F. 75] e tenendo conto dei poveri. Essi hanno anche la potestà di costringere i renitenti a pagare, con lo brazio del Capitaneo o del vicario. I cittadini tassati dovranno pagare entro un mese, altrimenti si agirà contro di loro. I suddetti deputati saranno pagati come conviene. Il denaro che essi esigeranno dovrà essere subito versato al cassiere, il quale ne farà introito inlo libro dela cascia per la detta università. I soldati delle compagnie suddette avevano preso lenzuola e molte altre cose. Si affida al cassiere il compito di informarsi su tali robbe e sul loro giusto prezzo, per ripagarle ai capodieci dei casali o ai particulari, versando a ciascuno il valore delle lenzuola o degli altri oggetti presi dai soldati e facendosi rilasciare ricevuta del pagamento. Per l’alloggiamento dei soldati delle compagnie suddette erano stati pagati, per le loro spese, duc. 290, tari 3 e grana 2 ed erano state fatte anche altre spese in beneficio della città. Si rimette al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di essi, controllare dette spese ed imporle con una tassa. Le spese vanno infatti bonificate al cassiere.

19 Manca nel testo.

132


F. 75 v.) Si rimette al cassiere ogni potestà di controllare e discutere i conti di messer Pietro Battista de Cunto, che era stato deputato sulla fortificazione della città di Nola.

12 luglio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco, gli eletti et subrogatis in regimine ditte civitatis, in particolare per discutere sulle misure da prendere contro i nemici. [In effetti, i congregati sono soltanto il sindaco, Ettore Gagliardi come eletto ordinario e Marzio del Forno come eletto subrogatus in absentia magnifici Leonardi Puntii]. Per ordine di don Lope de Errerà, viceré della Provincia di Principato Citra e Basilicata, si deve fare la mostra di tutte quelle gente atte allarme di detta cita et de quelli pigliare lista con quelle arme che compareno in la mostra. Copia della lista va inviata subito al viceré della Provincia e alla Regia Udienza Provinciale. Si delibera che per l’indomani, 13 luglio, si faccia, poi magnato, la mostra di tutte le genti atte alle armi che si ritrovano in città, che se ne faccia notamente e la lista venga inviata [F. 76] alla Regia Udienza Provinciale. Per effettuare ciò vengono scelti come capitani a guerra i magnifici Giovan Roberto Longo per la Provincia di Passiano, Fabio de Perriello per la Provincia del Corpo di Cava, Terenzio de Falco per la Provincia di S. Adiutore e per Metigliano Francesco de Landò, ai quali si danno tutte le potestà e prerogative, onori e pesi che si devono e che di solito sono goduti da simili ufficiali.

18 luglio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti [ma a riunirsi sono soltanto il sindaco ed Ettore Gagliardi]. I mastri fabricaturi che avevano preso l’opera delle mura di Vietri, cioè Colafrancesco de Consiglio e compagni, hanno lasciato questo lavoro e sono stati sostituiti da mastro Vicenzo de Grimaldo, mastro Mattia [?] Gagliardo e Mario Fresa, 133


che hanno lavorato per più giorni. Si decide che per adesso il cassiere paghi a questi ultimi duc. 5 in conto di detta costruzione, facendosi dare ricevuta, mentre la città agirà contro il de Consiglio e soci. Il cassiere deve pagare agli uomini di Cetara o al loro legittimo procuratore duc. 15 di moneta, con i quali comprare monicione per la difesa del loro casale, poiché si è saputo che una numerosa flotta di corsari batte le zone vicine. Si ordina pertanto al cassiere di pagare i duc. 15, anche in pregiudizio delle regie provvisioni fatte contro il casale di Cetara, ma i Cetaresi dovranno osservare gli ordini regi. Colui che riceverà i duc. 15 dovrà darne conto fedele e legale al sindaco, agli eletti e al cassiere, presenti e futuri. Il cassiere dovrà farsi dare ricevuta del pagamento. Si bonifica al cassiere la spesa sostenuta [la cui entità Manca nel testo] per comperare mezza botte di vino per elemosina ai frati di San Francesco su ordine del sindaco e degli eletti.

F. 77) 29 luglio 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara). Fra gli atti della città si ritrova una significatoria dei due deputati [uno era Marzio del Forno] a controllare il conto di Pietro Battista de Cunto sulle spese fatte per la fortificazione della città di Nola, per ordine della Regia Corte, con denari sia della Regia Corte che dell’università. Risulta che alcuni cittadini erano stati “significati” in duc. 67, tari 4 e grana 17. Giovanni Antonio de Parisi riceve l’incarico di esigere tali somme, con ogni potestà di ricorrere al Capitaneo o al vicario della città per compiere tale operazione. Dovrà poi versare il denaro al cassiere, che ne farà introito. Messer Giovanni Antonio dovrà ricevere il suo salario. Si decide di far riunire l’Università il prossimo venerdì, con licenza Capitaneo. F. 77 v.) Il cassiere deve pagare a mastro Vicenzo de Grimaldo, a mastro Mattia [?] Gagliardo e a Mario Fresa in solidum duc. 8 di moneta d’argento, in conto della fabrica fatta alle mura di Vietri. Dovrà farsi rilasciare ricevuta del pagamento e la spesa gli sarà bonificata. 134

del


8 agosto 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti [Firmano, oltre al sindaco, Gagliardi e Ferrara]. Al tempo in cui fu sindaco il notaio Tullio de Juliis, fu comprata per grassa della città una certa quantità di formaggio. L’acquisto fu fatto da

Angelo di

Mauro, che spese duc. nove e mezzo per cantaro. Il sindaco e gli eletti avevano però fatto patto con altri per un prezzo minore e non vollero pagare questa somma. Ne nacque una lite tra il di Mauro e l’Università alla Corte del Vicario, poi, per evitare spese, si giunse ad un accordo: il sindaco e gli eletti avrebbero pagato al di Mauro duc. 6 di moneta. Si delibera pertanto che il cassiere paghi detti duc. 6, facendosene rilasciare ricevuta. La spesa gli sarà bonificata. Il notaio de Juliis deve fare introito, non avendolo Ancora fatto, del denaro proveniente dalla vendita del formaggio al tempo in cui fu sindaco, per cautela dela università. Item atteso lo campanile di San Francesco dove stanno le campane piccole e in parte fracassato et crepato per lo terremo [to] fo li giorni passati in questa cita e ci sono danni ai barricelli [F. 78] delle campane e alle mura, si decide che il cassiere trovi li mastri e faccia sfrabicare et poi fabricare il campanile e fare de novo i barricelli, facendo tutte le spese necessarie e redigendone una lista. Dovrà farsi rilasciare le ricevute e tutte le spese gli saranno bonificate. Si decide di riunire l’Università il prossimo lunedì per ragionarnose et provederse ad alcune cose concerneno il beneficio et bon governo di detta cita.

11 agosto 1561 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara). È in corso una lite sul diritto di “assistere” nella corte del vicario della città per l’Università contro gli eredi e sui beni del fu Berardino Bongiorno per duc. 500 all’incirca, resto di una gabella del sale che questi ebbe a tempo di sua vita. Uno dei tre testimoni, il magnifico Cesare de Falco, è assente dalla città ed occorre la sua sottoscrizione. Si decide di mandare un uomo a cercarlo e a farlo testare. Il cassiere dovrà pagare il messo, facendosi rilasciare ricevuta. La spesa gli sarà bonificata. 135


Il sindaco nei giorni scorsi era stato a Napoli per conto dell’università e vi si era trattenuto diciassette giorni, poiché fo detenuto dalla Regia Camera della Sommaria, che lo accusava di aver opposto resistenza al commissario sopra li ferri et dohana de essi ferri. Il cassiere deve pagare al sindaco ducati otto e mezzo, più altri quattro tari per le spese affrontate per gli atti di tale causa. Dovrà farsi rilasciare ricevuta di tali denari che seli fanno boni a sui cunti.

F. 79) 12 agosto 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara; partecipa alla riunione anche Marzio del Forno). L’anno passato per ordine dei magnifici del regimento Terenzio de Falco, allora eletto e grassiere ... [Il brano rimane cosi sospeso]. F. 79 v.) Il 19 giugno scorso l’Università aveva rimesso al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, il controllo delle spese fatte dal cassiere per le compagnie di soldati che alloggiarono in città, secondo la lista compilata da Giovanni Alfonso de Adinulfo. La spesa complessiva era stata di duc. 290, tari 3 e grana 2 e mezzo, che se fanno boni al cassiere. La lista consiste in sei carte, alcune scritte, altre no, con la nota di tutto quanto si era speso per l’alloggiamento dei soldati; termina in data 11 agosto con la somma di duc. 2, tari 2 e grana 10 contanti, spesi in conto del vino che vende il detto Giovanni20. [Firmano il sindaco, Gagliardi e Ferrara].

20 agosto 1561 Nella chiesa di San Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati21, in presenza del Regio Capitaneo Giovan Vincenzo de Grimaldo.

20 La lista non è allegata, ina solo descritta. 21 Si ritiene interessante riportare i nomi dei congregati. Oltre al sindaco e agli eletti ordinari Gagliardi e Ferrara erano presenti i magnifici Giovan Benedetto de Anna, Giovan Roberto Longo, Geronimo de Angrisani, Giovan Benedetto de Curti, Giovanni Alfonso de Juliis, Marzio del Forno, il nobile Cristofaro de Vitali, il magnifico Giovan Matteo Quaranta, messer Giovanni Alfonso de Adinulfo, i notai Giovan Matteo Cataro, Bartolomeo de Simone, Berardino de Monica, Sallustio de Rosa, messer Cristofaro de Grimaldo, il notaio Tullio de Juliis, messer Martinello Tagliaferro, messer Tullio Vertulotta, messer Giovanni Antonio Pisano e il notaio Giovan Carlo de Siano.

136


[F. 80: segue la lista dei congregati]. Circa la “creazione” dei novi officiali del regimento, riformando il decreto già fatto, si decide che l’elezione si faccia al principio del mese di settembre22, in modo che in data 8 settembre il sindaco e gli eletti siano nell’esercizio delle loro funzioni. L’elezione va fatta dai deputati dell’università secondo il solito, con le cartelle ed i voti. F. 80 v.) Il cancelliere ha fatto presente che i portolani esercitano il loro ufficio in modo molto scorretto. Si decide, per ovviare alle loro estorsioni e per i benefici che ne potranno derivare, che il sindaco e gli eletti, presenti e futuri, con l’intervento di quattro deputati, si adoperino in ogni modo possibile affinché la portolania venga in potere della città, con affitto perpetuo o temporaneo, come ad essi, o alla maggior parte di essi, sembrerà più opportuno. Si dà loro piena potestà per agire in proposito e per affittare la portolania a chi meglio parrerra ad essi, al prezzo che potranno convenire, con i patti, capitoli e cautele che sembreranno più opportuni. Quanto al vicariato di questa città, si intende che gli affitti delle entrate episcopali si fanno contro le intenzioni del vescovo, dandoli insieme alla mastrodattia; si intende anche che il vicario volle che il pagamento della commissione e del palazzo dove se rege corte contribuisse al prezzo della mastrodattia. In questo modo l’ufficio del vicariato veniva a costare più di cento ducati, non senza danno per i cittadini. Si decide che il sindaco e gli eletti, presenti e futuri, o la maggior parte di essi, con l’intervento di alcuni deputati, provvedano riguardo a ciò, col fame supplica ai superiori o in altro modo che ad essi sembri opportuno. In materia viene data loro ogni potestà. Si devono vendere o affittare le gabelle della città, per soddisfare i pagamenti fiscali ordinari e straordinari e per altri bisogni universali. Viene dato l’incarico di provvedere in merito al sindaco e agli eletti, presenti e futuri, o alla maggior parte di essi, con intervento del cassiere. F. 81) Quanto alla nomina degli uomini che dovranno assistere sopra la conprobacione della nuova numerazione e sui disgrava deli fochi che se hanno da

22 Cf, A. PISAPIA, Organizzazione territoriale e amministrazione della città ...» cit., p. 165.

137


disgravare, si rimette al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di essi, la scelta di due uomini dabbene, o di quanti saranno necessari, atti al suddetto compito. Questi saranno pagati come conviene a lor qualità per il tempo del loro servizio. Fin d’ora si dà ordine al cassiere di pagarli, facendosi rilasciare ricevuta. Si bonificano al cassiere duc. 39, tari 3 e grana 10 spesi per panni dati a titolo di elemosina ai frati di S. Francesco. Nella somma è compreso il prezzo della portatura da Napoli a Cava. [In un’aggiunta si precisa che i panni erano stati acquistati dal cassiere nei mesi passati, quando era padre guardiano fra Matteo di Campagna). Riguardo alle spese affrontate da Giovan Benedetto Giovene, procuratore universale della città nei regi tribunali di Napoli, circa lo provedere deli remieri ordinati et taxati dala regia corte, e per altre spese e pretendente del suddetto procuratore, si rimette al sindaco e agli eletti informarsi su tali spese e pretese e provvedere in merito come ad essi sembrerà meglio. Circa le spese fatte dal cassiere per l’alloggiamento dei soldati ed altre spese di cui non ci fosse decreto, si rimette al sindaco e agli eletti, presenti e futuri, o alla maggior parte di essi, controllarle e bonificarle al cassiere, cosi come da mo gliele bonificano. F. 81 v.) Alfonso de Rogieri, Giovanni Antonio Civitella e compagni hanno in loro potere il sale dell’università. Essi potranno dare agli arrendatori del sale o ai loro sostituti duemila tomoli di sale all’incirca al miglior prezzo che potranno pattuire. Il denaro dovrà essere pagato al cassiere, che ne farà introito per l’Università. Il de Ruggiero e il Civitella dovranno sgravare li citatini taxati ad pigliare detti sali per la quantità che vene disgravando; dovranno ottenere, prima, licenza dalla Regia Camera di poter dare il sale. Su questo sono tenuti a cavare indenne l’Università e a non avanzare pretese contro di essa, che resterà loro creditrice. Item atteso una povera giovene orfana sta in procinto di maritarsi et non ha dote ne /acuita alcuna, si decide di darle una sovvenzione. Si rimette al sindaco e agli eletti provvedere alla tassazione relativa. La somma sarà donata alla ragazza a titolo di elemosina. Si ordina al cassiere di pagare quanto gli sarà ordinato dal sindaco e dagli eletti, o dalla maggior parte di essi, ricevendone polizza. La spesa gli sarà bonificata, così come da mo gliela bonificano. 138


Quanto alle pretese degli eredi del fu Pietro Salierno e di Marzio del Forno riguardo alla revisione dei conti delle spese sostenute per i guastaturi in Nola e per il sale dell’università che ebbe il fu messer Berardino Vitale, si rimette al sindaco e agli eletti informarsi e provvedere in merito, affinché messer Marzio e gli eredi di messer Pietro siano satisfatti per quello che loro spetta. F. 82) Circa la pretesa di messer Adante23 Cafaro sulla locacione della casa di sua proprietà in cui fanno residenza il sig. Antonio Albertino, i “numeratori” e coloro che sono stati incaricati della nuova numerazione, si decide che Marzio del Forno e Tullio Vertulotta provvedano insieme a stabilire [a taxare] il fitto del palazzo. Il cassiere dovrà poi effettuare il pagamento, facendosi rilasciare ricevuta. La spesa gli sarà bonificata. Giovan Jacobo di Mola, ostolano, vuole che gli siano pagati dei materassi ed altre cose rubategli al tempo dell’alloggiamento dei soldati italiani del Sig. Cesare Dorria, nei mesi scorsi. Si rimette al sindaco e agli eletti, presenti e futuri, informarsi e provvedere in merito, affinché il di Mola non sia defraudato di sua ragione. Le spese fatte dall’università per i suddetti soldati e i loro ufficiali ammontano a duc. 300 all’incirca. Un altro decreto dell’università prevedeva che questa somma fosse recuperata dai capodieci e dai cittadini dei casali, che si erano offerti di pagarla purché i soldati non alloggiassero nei casali. Si decide di non dare esecuzione a questo decreto, perché ne deriverebbero gran danno ai poveri della città e molte pene, senza poter recuperare la somma per la povertà che c’è. F. 82 v.) Quanto alle pretese dei capodieci e di altri cittadini che avevano perso lenzuola ed altre cose date ai deputati ad recipe li letti al tempo dell’alloggiamento dei soldati di cui sopra, quali in bona parte se li abottinorno, si decide che, sulla base delle informazioni e taxa di cui dovrà occuparsi Martinello Tagliaferro con l’intervento del cassiere, quest’ultimo risarcisca il prezzo degli oggetti rubati, ricevendone polizza. I pagamenti gli saranno bonificati. Nei giorni scorsi l’Università aveva decretato che si spendessero duc. 100

inlo

edificio del campanile di S. Francesco. Alcuni però non erano stati d’accordo [ce contradissero], per cui finora non si era data esecuzione al decreto. Pertanto si

23 Sic?

139


decide ora, all’unanimità, di fare questa spesa di duc. 100. Il cassiere dovrà fame lucido et claro exito fedelmente, come si conviene. La somma sarà bonificata ai suoi conti.

23 agosto 1561

Si riuniscono al Borgo il sindaco, gli eletti (Gagliardi e Ferrara) e i deputati (solo tre, fra cui Francesco Jovene). F. 83) Il 20 agosto scorso l’Università aveva rimesso al sindaco e agli eletti la nomina di coloro che avrebbero dovuto assistere i “numeratori”, per la comprobacione se ha da fare di detta nomeratione, et per lo exgravio. Si decide di “eleggere” a tale effetto Ettore Gagliardi e Francesco Jovene, i quali, insieme o uno soltanto di essi, dovranno continuamente assistere i numeratori alla comprobacione et exgravio. I due saranno pagati a giornata, cominciando da oge, finché durerà il lavoro24. Il cassiere dovrà provvedere ai pagamenti, facendosi rilasciare ricevuta. I pagamenti gli saranno bonificati.

1 settembre 1561

Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti ordinari (Gagliardi e Ferrara) e i deputati, per nominare i “sindicatori” dell’ex vicario. F. 83 v.) Si procede alla

nomina.

[Segue

l’elenco

dei

partecipanti

riunione].

6 settembre 1561

Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati, con licenza del Regio Capitaneo, per l’ingresso in città del nuovo vicario, 24 La somma Manca nel testo: il cancelliere ha lasciato uno spazio in bianco.

140

alla


magnifico Ovidio Mancini della terra di San Marco. [Seguono i nomi del partecipanti alla riunione]. F. 84) Il nuovo vicario viene immesso nel suo ufficio, dopo aver giurato di osservare i privilegi e i capitoli della città.

9 settembre 1561

Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara) nel fondaco di Marzio del Forno, loco solito. Il 18 maggio scorso Ettore Gagliardi era stato mandato a Napoli per decreto universale fatto quello stesso giorno. A Napoli era stato impegnato per sei giorni, che gli furono pagati dal cassiere duc. 3, su ordine del sindaco e degli eletti. Si delibera che detti duc. 3 se faziano boni al cassiere. [In fondo alla pagina c’è un’aggiunta del tenore seguente:] Se fanno boni altri due ducati pagati al sindaco per essere stato a Napoli quattro giorni. Egli era stato mandato a chiamare dal procuratore della città per effettuare et cautelare il fatto deli remieri richiesti dalla Regia Corte. [Una nota marginale avverte che questa partita di duc. 2 non se fa bona, atteso iei posta alla subsequente partita]. F. 84 v.) Si delibera di bonificare al cassiere varie spese fatte su ordine del sindaco e degli eletti. Segue l’elenco dettagliato delle spese. AI secondo punto sono indicati i due ducati dati al sindaco, di cui sopra. Varie partite riguardano il pagamento di incarichi svolti per l’Università, di atti e documenti vari, di corrieri ecc. Fra le varie somme erogate, quattro tari dati a Terenzio Galisi e septe altri compagni che accompagnorno li prigiuni vennero dalla Regia Audientia insino in Nocera ed un tari dato a Giovan Paulo Moio che accompagno il carnaggio con Terenzio de Galisi; anche un’altra partita concerne un pagamento per aver accompagnato a Napoli un commissario con dei prigionieri; 13 grana per la corda della campana di San Liberatore, 3 grana per far conciare dui barili per tenere la polvere, un tari e grana 13 dati al sindaco per quando, con Ettore Gagliardi e il Capitaneo, andò a provedere Citara per dubio et sospetto dele fuste; per un paio di scarpe (tari 1 e grana 2) 141


Per un tamburino; per aver seppellito un poveruomo morto davanti alla chiesa di San Sebastiano; per la serratura di una cassa in cui conservare le scritture dei “numeratori”; per coloro che assistevano i “numeratori” nei villaggi più distanti, calcolando anche, nell’eventualità, il pernottamento o il vitto25. Il totale delle spese ammonta a duc. 59, tari 1, grana 16 e 2 denari.

F. 86) 4 ottobre 1561 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara). Lo scorso anno la gabella della carne non fu venduta, ma rimase all’università. Il cassiere deve provvedere al pagamento, facendosi rilasciare ricevuta, di coloro che si erano occupati della carne di porco e della carne vaccina, cioè duc. 18 a Camillo Formosa per suo salario et fatiche, duc. 8 a Giovanni Antonio della Monica per la carne macellata al Trescite, duc. 2, tari 2 e grana 10 a Giovan Salvo di Sergio per quella macellata a S. Pietro, altre somme rispettivamente a Felice de Simone (duc. 3, tari 2 e grana 10), a Giovan Marino Genoino (duc. 2, tari 2 e grana 10) e a Giovan Mattia [?] de Landò per aver pesato dette carne nella Marina di Vietri, a Cetara e in pedi la piaza; duc. 15 allo stesso Marzio del Forno per aver esatto la gabella e per i fastidi pigliati per esso in detta cabella. Inoltre vanno pagati duc. 3 a Vicenzo de Bongiorno per aver ospitato lo scrivano dela nova nomeracione e per altri servicii et comodità offertigli per un mese e undici giorni. Il cassiere deve pagare lo alloghiero del letto del maestro di scuola, Sebastiano Sicolo, mese per mese, così come era stato convenuto, facendosi rilasciare la ricevuta. Il pagamento va fatto sia per il tempo passato, in cui messer Sebastiano ha allogato detto letto, sia per l’avvenire, finché l’Università non provvederà diversamente. Il maestro infatti aveva minacciato di licenziarsi se non avesse avuto il letto e generalmente piacque ala cita che se desse detto letto.

25 È significativo, per comprendere le abitudini alimentari dell’epoca, che il notaio Bartolomeo de Simone come vitto per sé e per i compagni che assesteano li magnifici numeraturi in la Molina porti pane e pere.

142


F. 87) 20 ottobre 1561

Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (è indicato come presente con il sindaco il solo Ettore Gagliardi, ma in calce al documento c’è anche la firma di Juliano Ferrara). La Regia Udienza Provinciale ha ordinato di accomodare la strada quanto vene il tenimento et destritto della città, per occasione che non senza pericolo deli corrituri le staffette se po passare. Si delibera pertanto di riparare la strada verso Salerno fino al confine e cosi verso Ile Cammarelle, lungo tutto il territorio della città, maxime in quelli lochi dove se conoscenza il bisogno, in modo che potesse essere praticata senza pericolo sia dalle staffette che hanno da correre, sia da altri. Il cassiere dovrà effettuare i pagamenti che risulteranno necessari, su relazione dei depotati per lo effetto sudetto, che sono: per il tratto dal Borgo fino a Tremeroli26 il notaio Bartolomeo de Simone, dal Borgo verso le Canterelle Marzio del Forno. Viene data loro la potestà di comandare quelli sono atti a conciare dette vie, fare carcerare et moltare e quanto altro si dispone con l’ordine regio.

F. 87 v.) 26 dicembre 1561 27 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara). La Regia Udienza di Principato Citra ha ordinato al Capitaneo della città di disporre delle guardie ai passi di Croce e in altri luoghi, indicati nell’ordine stesso, contro i fuorusciti che si trovano ad Acquamela e nel territorio di San Severino. Il Capitaneo ha notificato l’ordine ai magnifici del Regi mento per darvi esecuzione e questi hanno deciso, per effettuarse il regio servicio, di fare istanza al Capitaneo se habiano ad comandare gente che habiano da assistere in detti luochi dove se comanda et ordina per la detta regia audientia. Felice de Jordano e Berardo de Adinulfo vengono incaricati di sorvegliare detti passi notte e giorno con quaranta uomini, i quali riceveranno ciascuno per ogni di et notte grana 15; i loro capi avranno carlini

26 Cioè Tre mergoli. 27 Per un’evidente distrazione, il cancelliere scrive 1562; daterà cosi anche il verbale successivo, del 30 dicembre.

143


5 per uno. Si ordina al cassiere di effettuare i suddetti pagamenti, facendosi rilasciare ricevuta. I pagamenti gli saranno fatti boni, cosi come28 di piu se fanno boni al cassiere carlini 26 spesi per mano di messer Giuliano Ferrara per magnare et bevere hebero li homini che andaro per detto effetto che foro al numero di ducento ad fare dette guardie. Item ei stato concluso di bonificare al cassiere la somma di duc. 33 in parte di ducati trenta septe et mezo despisi per lo vestire deli frati di San Francesco, dati a titolo di elemosina quando entrò come padre guardiano del convento fra Rofino Cilento.

di

F. 88) 30 dicembre 1561 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (ma, oltre al sindaco, firma solo il Gagliardi). Il Signor Giovan Vincenzo de Grimaldo si era impegnato a beneficio della città con molto risico e travaglio personale, soprattutto ai tempi dell’alloggiamento dei soldati, presentandosi ai capitani delle fanterie spagnole ed italiane e riuscendo ad ottenere che restassero al Borgo, mentre i soldati avrebbero voluto andare nei casali. Per questi e per altri benefici che si spera di ricevere Ancora da lui in futuro, si era deciso di donargli dieci canne di tele, due prosciutti, due capponi e due scatole di copete, quali rrobbe erano state comprate dal cassiere, per un totale di duc. 8, tari 2 e grana 15, che gli si bonificano con il presente decreto. Si dispone che il cassiere paghi 3 tari ad Ettore Gagliardi, per due giornate che vaco in andare in Salerno a parlare con il percettore per i fuochi di Soverano e per altre “cause” dell’università. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta del pagamento, che sarà bonificato ai suoi conti. Si fanno boni al cassiere duc. 2 per un barile di ... [?] dato in elemosina ai Padri di San Francesco.

28 Quest’ultimo brano è stato inserito successivamente.

144


F. 88 v.) 5 gennaio 1562 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara). Per li gravi dispendii sono occorsi et di per di occorrono ala nostra cita, come per gli alloggiamenti proximi passati dei soldati, per l’edificazione del Vescovato e per tante altre necessità, si è speso molto denaro. Per questa ragione, gli amministratori della città non hanno potuto fare disgravio alcuno degli interessi che l’Università paga a vari creditori e, essendose ragionato col cassiere, si è chiarito che non c’è tanto denaro da riscattare gli interessi. Si decide pertanto all’unanimità che se fazia recapito deli denari di bascia quantità 29 conveniente alle forze de quel che supera a detta cascia. Si ordina al cassiere di pagare al notaio Giovan Berardino Giovene la rendita annua da lui tenuta sulle entrate della città di duc. 13 e grana 8 per duc. 193, facendosi fare le debite cautele. Questi 193 ducati erano pervenuti al cassiere in questo modo: duc. 150 dal notaio Tollomeo Davit (la somma gli rendeva duc. sette per cento l’anno) ed altri duc. 33 ugualmente avuti da Tolomeo David (che rendevano duc. 6 per cento l’anno). Questo credito di duc. 183 era stato ceduto dal David a Giovan Berardino Giovene come dote di sua figlia. Gli altri dieci ducati li aveva ceduti al notaio Giovene messer Andrea de Gaudiuso. Per la stessa ragione ei stato concluso che il cassiere paghi la rendita sul capitale di duc. 28 e mezzo dovuta a Cristoforo de Vitale. Il capitale era pervenuto al Vitale in questo modo: duc. 10 gli erano stati venduti da messer Lucio Casaburi, duc. 6 gli erano stati ceduti dal casale di Cetara (li aveva il fu Adriano Goffi), duc. 5 il Vitale li aveva comprati da Giovan Jacobo di Grimaldo ed altri duc. sette e mezzo gli erano stati venduti [F. 89] da Giovanni Andrea de Adinulfo. La rendita era del sei per cento. Il cassiere deve provvedere al pagamento, facendosi fare le debite cautele. Entrambe le somme di cui sopra gli saranno bonificate. Il cassiere deve pagare al sindaco due ducati e al notaio Giovan Carlo Siano dieci carlini, in tutto tre ducati, per advocatione et procura tenute nella causa contro gli eredi di Berardino de Bongiorno, discussa nella corte del vicario della città. Gli eredi suddetti sono stati condannati alle spese e la città si risarcirà sui beni del fu Berardino de Bongiorno. Il cassiere deve procedere ai pagamenti, facendosi rilasciare ricevuta. I pagamenti gli saranno bonificati. 29 È questo uno dei rari casi in cui l’accento figura sul manoscritto.

145


Item se fanno boni al cassiere duc. 2, tari 2 e grana 4, spesi ala venuta del rev. Padre Pistoia con due compagni. Il religioso era venuto per predicare in questa città per sei giorni, cominciando dall’ultimo giorno di dicembre fino al 5 gennaio; la somma era stata spesa per il vitto del padre predicatore e dei compagni.

suoi

8 gennaio 1562

Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara). La cona dell’altare maggiore della chiesa di San Francesco era “devastata” dall’umidità e dalla polvere. Si decide che il cassiere compri tavole, chiodi e quanto altro sia necessario per comodare detta cona per la conservatone de essa. Tutto quello che il cassiere spenderà seli farra buono sin corno per lo presente decreto seli fa buono a sui cunti dela cascia.

F. 89 v.) 22 gennaio 1562 Si riuniscono al Borgo il sindaco e gli eletti (Gagliardi e Ferrara). La città ha speso molto denaro per l’alloggiamento dei soldati e gli amministratori non hanno potuto pagare gli interessi dei crediti. Si decide di pagare Giovanni Antonio Salerno per duc. 131 all’otto per cento e duc. 44, tari 3 e grana 7 di terze arretrate, al sei per cento. Ambedue i crediti gli erano stati ceduti da Raimondo e Dionisi dela Monica. In totale la somma è di duc. 175, tari 3 e grana 7. Si paghino le terze arretrate, fino a quella dello scorso Natale. Il cassiere dovrà farsi rilasciare le debite cautele del pagamento, che gli sarà bonificato. Il cassiere deve pagare a Giovanni Alfonso de Adinulfo duc. 20 per il lavoro svolto per l’alloggiamento dei soldati, per il libro di credenzeria delle spese sostenute dall’università, per vari lavori e servicii relativi alla numerazione della città e per aver copiato la parte relativa alla Provincia di S. Adiutore. Il cassiere dovrà farsi rilasciare la solita poliza de recepto del pagamento, che gli sarà bonificato, 146


computando il ricevuto per dette cause dal principio di detto servicio fino al presente, cioè duc. 6. L’Adinolfi deve avere pertanto altri duc. 14. Il cassiere deve pagare duc. 12 a Giovanni Antonio Parisi per i servigi resi nel tener conto dei letti al tempo dell’alloggiamento dei soldati spagnoli e per altri lavori svolti per la numerazione della città, defalcando il denaro che per tali cause avesse eventualmente già ricevuto dal cassiere. Quest’ultimo deve farsi rilasciare la ricevuta del pagamento dei duc. 12, che se li fanno boni a sui cunti dela cascia, sin conio per il presente decreto seli fanno boni li sudetti duc. dudici. F. 90) Il cassiere deve pagare a Giovan Battista di Marino duc. 10 per aver scritto e copiato atti relativi alla numerazione e per altri servicii ad essa relativi, deducendo duc. tre e mezzo già ricevuti. Il cassiere dovrà farsi dare ricevuta del pagamento, che gli sarà bonificato. Il cassiere deve pagare a Giovan Tommaso Quaranta duc. 3 di carlini e a Marcandrea de Romano altri duc. 3 per i lavori e i servigi resi al tempo dell’alloggiamento della compagnia di soldati spagnoli del capitano Diegho de Aponte e per aver rifornito i soldati di olio per lo spazio di due mesi. Il cassiere dovrà farsi dare ricevuta del pagamento, che gli sarà bonificato. Il cassiere deve pagare al notaio Giovan Carlo de Siano duc. 2 per essere stato impegnato dieci giorni per la comprobacione della nuova numerazione, per altri servigi resi all’università circa la suddetta numerazione e per aver dato ragione et luce de li nomi et cognomi di quelli fochi troverò li magnifici nomeraturi al libro delle obliganze del magnifico vicario di detta cita. Il notaio deve avere anche altri duc. 3 per aver lavorato come cancelliere due mesi oltre l’anno del suo officio. Il cassiere bonificato.

dovrà

farsi

dare

ricevuta

del

pagamento,

che

gli sarà

Il cassiere deve pagare al magnifico Giovanni Antonio Ferraro duc. 6 per i servigi resi all’Università in andare appresso li nomeraturi et assistere per certi giorni ala comprobacione della nuova numerazione. Dai duc. 6 va dedotto tutto quello che il cassiere dimostrasse avergli già pagato in conto dei suddetti servicii. Il cassiere dovrà farsi dare ricevuta del pagamento, che gli sarà bonificato. Il cassiere deve pagare al magnifico Antonio Davit e al notaio Federico Davit duc. 6, cioè al primo duc. 4 e al secondo duc. 2, per tutto il lavoro eseguito per la 147


numerazione della città. Il cassiere dovrà farsi dare ricevuta del pagamento, che gli sarà bonificato. Il cassiere deve pagare a G. [?] delo Fumo per li servicii fatti ala università al tempo della numerazione della città carlini 5. Dovrà farsi dare ricevuta del pagamento, che gli verrà bonificato.

F. 90 v.) 26 gennaio 1562 Al Borgo e propriamente nel palazzo della curia del Capitaneo della città e alla presenza del suddetto Capitaneo, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Gagliardi e Ferrara) ed i deputati, signanter per “creare” i nuovi governanti. In primis atteso corno ai piacito al sommo Idio nostro Signore sono morti quattro deli deputati al regimento di ditta cita et alcuni di ditti deputati sono absenti, per cui, quando occorre riunirsi, non si riesce a raggiungere il numero bastante ad provedere alle occorrentie et bisogni di detta cita, vengono eletti deputati, in sostituzione dei morti, Giovanni Antonio Giovene, Antonio Cola de Lucca, Andrea de Rosa e Giovan Belardino de Sio, con tutti i poteri e le prerogative degli altri deputati al reggimento della città, et che se adiongano al numero di detti deputati in libro grande. La città deve provvedere al pagamento dei debiti, a recuperare il denaro dei fuochi assenti e il danno patito o che potrà patire per loro occasione, alla revisione dei conti degli ex amministratori, ad esigere quanto eventualmente fosse dovuto all’università o per l’amministrazione o per le gabelle o per altre cause. Per queste ed altre necessità bisogna implorare il brazio deli signori soperiuri. C’è bisogno quindi di avere il favore di persone influenti, per la reale executione delle cose predette corno fanno ll'altre cita. Il regio avvocato fiscale Ottaviano de Santis ha favorito e beneficato la città nelle sue iuste occorrentie, perciò si delibera [F. 91 ] di assumerlo come protettore. Si decide di scrivergli in bona forma, chiedendogli che se degne azepttare detta protectione. Accettandola, da mo sarà considerato protettore della città. Il sindaco e gli eletti, presenti e futuri, a loro arbitrio, dovranno dimostrargli la gratitudine dell’università per i fastidi e favori sostenuti e che sosterrà in beneficio della città. In caso fosse necessario, gli sarà dato un memoriale. 148


Si è visto per esperienza che, essendo la città governata da quattro eletti, per le necessita occorse ali detti eletti a stento si sono potute fare le riunioni, per la loro assenza et poco numero. Si decide, riformando un precedente decreto dell’Università, di eleggere sei persone, con uguali potestà e prerogative. Essi godranno delle franchigie, tranne per il tempo in cui saranno eventualmente assenti dalla città. Il sindaco e il cancelliere, di prossima nomina, dovranno tener conto delle assenze ed ordinare ai gabelloti di non far godere le franchigie a quello eletto che serra absente per oltre un mese. Il sindaco dovrà proporre le “occorrenze” della città nei parlamenti e nelle riunioni dell’università, et habia la ultima voce in discutere concludere et decretare. In quanto alla liquidazione della nuova numerazione della città, sono stati incaricati di andare a Napoli per assistere a detta liquidazione e disgravio dei fuochi assenti, abitanti in Napoli o altrove, e per fare tutto ciò che sarà necessario per il suddetto disgravio, i magnifici Hectorro Gagliardo, Vitantonio de Arminando, Giovan Mattheo dela Moneca e Antonio Davit, i quali saranno pagati duc. 20 per uno al mese; inoltre l’egregio messer Giovanni Alfonso de Adinulfo e messer Alfonso Genoino, che saranno pagati ciascuno duc. 12 al mese. Per il momento devono andare a Napoli solo gli ultimi due, per far esaminare i testimoni dei fuochi assenti; gli altri andranno quando sarà loro ordinato dal sindaco e dagli eletti. F. 91 v.) Si ordina al cassiere di pagare a Ettore Gagliardi, Vitantonio de Arminando e Giovan Matteo della Monica duc. 30 per ciascuno per le loro fatiche in fare articuli e nell’assistere gli incaricati dalla Regia Corte della numerazione della città. Da questa somma vanno defalcate eventuali somme già avute per le cause predette. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta dei pagamenti, che gli saranno bonificati. Si decide di bonificare al cassiere la somma di duc. 14 e tari tre da lui pagata al commissario Roncone e al suo mastrodatti, mandati dai “superiori” a processare, dietro supplica dei notai Bartolomeo de Simone e Giovan Carlo de Siano, il capitano della fanteria spagnola, Diego da Pontes, per gli eccessi commessi al tempo del suo alloggiamento in città. Si stabilisce di pagare al notaio Sallustio de Rosa tutto quanto ha speso per la causa delle sete che erano prohibite venire in la Cava ed anche le giornate che ha vacato in Napoli. Il cassiere, vista la lista delle spese, Ila taxa: dovrà pagare ciò che 149


gli pare giusto. Del pagamento, che gli sarà bonificato, dovrà farsi dare la ricevuta. Parimenti, dovrà pagare duc. 3, taxati da Giovan Matteo della Monica, per il lavoro svolto relativamente alla numerazione della città. Item atteso date Ile voci et cartelle per li detti magnifici congregati per la nova creacione di sindico eletti et cancelleri di detta cita, viste e contate in presenza del Capitaneo, risultano come sindaco il magnifico Antonio David e come eletti il magnifico Federico de Curii, il magnifico Geronimo de Angrisani, il nobile ed egregio notaio Giovan Berardino Giovene per eletto e grassiere, il nobile ed egregio notaio Bartolomeo de Simone, il nobile ed egregio Giovanni Alfonso de Adinulfo e messer Martinello Tagliafierri. Come cancelliere risulta il nobile ed egregio notaio Sallustio de Rosa. Al l’unanimità vengono confermati nelle rispettive cariche. Essi godranno di tutte prerogative potestà dignità honori immunità franchicie pesi et facolta et provisiuni solite goderno li altri officiali lor predecessori.

150


Indice dei Nomi



Abundo (de) Berardino, 108, 143

Cafaro Giovan Giacomo, 81

Adenolfi vedi Adenulfo e Adinulfo

Cafaro Giovan Matteo, 7, 12, 16, 37-40, 42-44, 47-52, 54-62, 64, 118, 136

Adenulfo (de) Giovanni Alfonso, 7, 9, 12-16, 23, 30, 32-33, 37-63, 82, 103, 108, 111, 119, 132, 136, 146, 147, 149, 150 Adinolfo Giovan Camillo, 12, 40 Adinulfo (de) Berardo, 26 Adinulfo (de) Giovanni Andrea, 145 Adinulfo (de) Lorenzo, 52 Adorno Domenico, 113 Albertino Antonio, 139 Alex io (de) Francesco, 38 Amiano (de) vedi Damiano Angrisani (de) Geronimo, 33, 63, 136, 150 Angrisani (de) Giovanni Andrea, 108 Angrisani (de) Giovanni Antonio, 15, 44, 86 Angrisani (de) Giovan Tommaso, 9, 15,30,44,55, 119 Anna (de) Cola Ferrante, 24, 110 Anna (de) Ferrante, 55 Anna (de) Giovan Benedetto, 63, 136 Armenante (de) Vito Antonio, 25, 32, 63, 112 ss., 149 Astorano Giovan Battista, 63 Attanasio (de) Benedetto, 119

Cafaro Nicola, 12, 43, 46, 89 Campanile Virgilio, 27, 127, 129 Cantarella Giovan Domenico, 8, 25, 37-38, 114 Cantarella Luca Matteo, 14, 23, 56, 81, 85 Caro (de) Albenzio, 53 Carola Colantonio, 91, 101 Casaburi Domenico, 81 Casaburi Giovan Berardino, 54 Casaburi Lucio, 63, 118, 145 Cassese L., 7 Catone Candido, 112, 114 Celentano Cola, 119 Cesare (de) Cesare, 21, 56, 79 Cimmino Giacomo, 79 Cioffi Adriano, 145 Citarella Geronimo, 99 Citello Giovan Luigi, 31, 122 Civitella Giovanni Andrea, 58, 130 Civitella Giovanni Antonio, 29, 118, 130, 138 Coco, tenente generale. 54 Consiglio (de) Cola Francesco, 28, 127, 133

Barbarito Giuliano, 14, 51, 61 Barone Pietrangelo, 7, 37-40, 42-43, 46, 48, 51 Barrile Giovan Paolo, 61 Bellone Si mone, 114 Beltrano O., 10, 55 Bottone Marcantonio, 60 Brancaleone Giovan Tommaso, 61 Brancaleone Pietro Jacobo, 29, 113, 123 Buongiorno (de) Berardino, 22, 32-33, 75, 77-78, 135, 145 Buongiorno (de) Vincenzo, 142

Coppola Sabatiello, 119 Corte (della) Federico vedi Culli (de) Federico Corte (della) Giovan Matteo, 8, 39 Costanzo (de) Annibale, 39, 85 Crescenzo (de) Giovan Berardo, 118 Cristofaro (de) Giovanni Antonio, 43 Cunto (de) Pietro Battista, 61, 133-134 Curti (de) Federico, 12, 22, 33, 46, 63, 102-103, 150 Curti (de) Giovanni Andrea, 55 Curti (de) Giovan Battista, 95 Curti (de) Giovan Benedetto, 7, 37, 39, 40-41, 63, 136

Cataro Dante, 139 Cataro Giovan Battista. 80

Curti (de) Giovan Lorenzo, 12, 17, 20, 30, 32, 45, 63, 73-74, 76-79, 81, 86, 88-94, 96, 100, 102-104, 107, 110, 117, 119, 123


Curti (de) Mariano, 38 Curti (de) Ottaviano, 55

Ferrara Giuliano, 24-25, 61, 110, 112-113, 115, 117-126, 130, 134-136, 140-143, 145-146, 148 Ferrara Ippolito, 39, 81

Damiano Giovan Angelo, 121 Damiano Giovanni Antonio, 117 Damiano Giovanni Battista, 15, 53 Damiano Sebastiano, 31, 128, 142 D'Arienzo V., 13 David Antonio, 17, 22, 28, 32-33, 46, 63, 73-74, 76-78, 85, 94-95, 97-105, 107, 110, 117-118, 130, 147, 149-150 David Camillo, 119 David Cola Ferrante, 118 David Federico, 147 David Francescantonio, 10, 21, 54, 59, 89, 99

Ferrara Roberto, 121 Ferrara Susanna, 57 Ferraro vedi Ferrara Ficarola, 40 Filangieri G., 7, 61, 74, 79 Flores Francesco, 15, 51, 53, 55 Fonseca, 40 Formosa Camillo, 52, 142 Forno (del) Francesco, 119 Forno (del) Geronimo, 59 Forno (del) Giovan Paolo, 64, 73-74

David Leonardo, 27, 124-125

Forno (del) Marzio, 7, 14, 17, 19, 23, 25-26, 38, 41 -42, 45, 49, 52, 57-58, 60-62, 64, 66, 73-74, 82, 85, 89-90, 92-96, 98-103, 106-109, 111-112, 114, 117-118, 121, 133-134, 136, 139, 141-143

David Paolo, 15, 53

Forno (del) Orlando, 58, 119

David Sebastiano, 99

Forno (del) Tomasetto, 11, 15, 47, 59

David Tolomeo, 7-8, 10, 12, 16, 46, 52-60, 63, 80, 83, 87, 105, 108, 145

Fortunatis (de) Fortunato, 105

David Giovan Marco, 63

Desirico Pietrantonio, 60 Domenico (de) Giovan Carlo, 15, 41

Francesco da Lucca, frate, 28, 123 Francis (de) Mario, 56 Fresa Mario, 134

Dragȗt, 9 Gagliardi Alfonso, 13, 61-62 Errerà (de) Lopes, 28, 96, 133

Falco (de) Cesare, 135 Falco (de) Dario [Decio], 38

Gagliardi Annibale, 39, 58 Gagliardi Ettore, 7, 9, 12, 16, 25-27, 30, 32, 41-44, 46-52, 54-63, 105, 112-115, 117-136, 140-146, 148-149 Gagliardi Giovan Marino, 58

Falco (de) Giovan Battista, 17-18, 76-77, 80, 82, 88, 97-98, 100-101,

Gagliardi Mattia, 134

Falco (de) Mattia, 62, 73-74

Gagliardi Prospero, 13-14, 29, 47, 53, 60-61, 118

Falco (de) Terenzio, 17, 28, 64, 73-74, 76, 80-85, 87-88, 91, 94-105, 107, 110, 133, 136

Galisi [Galisi] Terenzio, 141

Ferrante (de) Jacobo Aniello, 15, 41, 77, 108 Ferrara Cosimo, 10, 59

Gaudiosi (de) Andrea, 145 Gaudiosi (de) Giovan Luigi, 118 Gennaro (de) Russo, 121

Ferrara Giovan Benedetto, 106

Genoino Alfonso, 7, 22, 32, 37 ss., 74, 78, 118, 149

Ferrara Giovanni Antonio, 13,32,48, 118-119, 123, 147

Genoino Conforto, 119


Genoino Giovan Marco, 20, 96, 101, 103

Lamberto (de) Giovan Laurito, 56

Genoino Giovan Marino, 142

Lambiase Giovan Angelo, 123

Genoino Martinello, 20, 96, 98, 101, 103

Lambiase Giovan Domenico, 123

Genoino Pietro Battista, 119

Landò (de) Francesco, 14, 28, 51, 118, 133

Genoino Pietro Giovanni, 118

Landò (de) Giovan Mattia (o Matteo), 38, 63, 142

Genovese Ferrante, 19, 64, 105

Loffredo (de) Bartolomeo, 14, 40, 47

Genovese Fiorentino, 75, 77

Longo Antonio, 63

Genovese Giovan Vincenzo, 19, 105

Longo Federico, 55

Gilardo (de) Giovan Nicola, 22, 89 Giordano (de) Felice, 26, 143 Giovan Vito. 122-125 Giovene vedi Iovene Giuff. Ciao, 125 Greco Giorgio, 106

Longo Francesco Antonio, 7, 37, 39-40 Longo Geronimo, 94, 102-106 Longo Giovan Geronimo, 46, 49, 63, 118 Longo Giovan Giacomo, 11-12, 39, 48 Longo Giovan Roberto, 28, 63, 133, 136 Longo Polidoro, 56

Grimaldi (de) Cristoforo, 64, 136 Lucca (de) Antonio Cola, 33, 148 Grimaldi (de) Giovan Giacomo, 145 Lucca (de) Giovan Vincenzo, 63 Grimaldi (de) Giovan Vincenzo, 31, 136, 144 Grimaldi (de) Vincenzo, 134

Lucchesini (de) Lucchesino, 13, 49, 61

Ionne, 125

Mancini Ovidio, 141

Iovene Francesco, 7, 15, 32, 38, 40-44, 63, 114, 118-119, 123, 140

Mandina (de) Giovan Angelo, 17, 74, 77, 110

Iovene Giovanni Antonio, 31,33. 119, 122, 148 Iovene Giovan Benedetto, 10, 23, 29, 38, 63, 80, 82-83, 88, 90, 123, 127, 138 Iovene Giovan Berardino, 17, 33, 38, 42, 45, 55, 58, 62, 63, 73-74, 76-78, 81, 85, 92, 96, 99-100, 102, 104, 108, 121-122, 145, 150

Mangrella Giovan Lorenzo, 87 Mangrella Giovan Pietro, 10, 59 Marinis (de) Fiorio, 12, 58 Marinis (de) Giovanni Andrea vedi Marino (de) Giovanni Andrea.

Iovene Giovan Salvo, 80, 108

Marino (de) Giovanni Andrea, 13-14, 23, 39, 41, 49, 52, 60, 85

Iovene Innocenzo, 56

Marino (de) Giovanni Battista, 147

Iuliis (de) Giovanni Alfonso, 63, 114, 118, 136

Martino, moneto, 99

Iuliis (de) Michelangelo, 118

Matteo, frate, 138

Iuliis (de) Tullio, 7, 9, 12, 15-17, 25, 37-44, 46-52, 54-62, 64, 73 ss., 135-136

Mauro (de) Angelo, 25, 135 Mauro (de) Fabiano, 118

Jovene vedi Iovene Juliis (de) vedi Iuliis (de)

Mauro (de) Giovan Domenico, 108 Mendoza (de) Diego, 30, 119, 121, 124 Mercurio Giovanni, 23, 106

Lamberto (de) Giovan Berardino, 119

Milano S., 7, 17, 43, 46, 57, 62, 75, 92, 101, 128

Lamberto (de) Giovan Donato, 76, 118

Moio Cesare, 54


Moio Giovan Paolo, 141

Pisapia Stefano, 81,

Mola (de) Giovan Giacomo, 15, 30, 51, 87, 139

Polverino A., 79

Monica (de) Adamante, 84

Polverino Federico, 17, 74, 76-77

Monica (de) Alfonso, 52

Polverino Giuseppe, 74, 77

Monica (de) Bartolomeo, 22, 80

Pontes (da) Diego, 147, 149

Monica (de) Berardino, 63, 117, 136

Punzi Antonia, 23, 57, 86

Monica (de) Colandrea, 18, 91

Punzi Leonardo, 25, 63, 112, 114, 116, 123-128, 130, 133

Monica (de) Dionigi, 146 Monica (de) Giovanni Antonio, 142 Monica (de) Giovan Domenico, 17, 45-46, 83, 84, 88, 91, 100 Monica (de) Giovan Matteo, 32,46, 62-63, 118, 123, 149-150 Monica (de) Giovan Marco, 106

Punzi Sebastiano, 124

Quaranta Giovan Marco, 105 Quaranta Giovan Matteo, 118, 136 Quaranta Giovan Tommaso, 63, 147

Monica (de) Leonardo, 112, 114

Quaranta Giulio, 7, 10, 12, 16, 37-41, 43-44, 47-49, 51-52, 54-55, 57-63, 118

Monica (de) Nicola, 8, 18, 39, 76, 90-91, 102

Quaranta Nicola, 16, 23, 46, 62, 80, 88, 101, 106

Monica (de) Raimondo, 146 Morgatta, 51, 53

Robino, 52 Rofino, frate, 28, 124, 144

Nero (del) Bernardo, 40

Romano (de) Giovan Vito, 118

Nicolo, 25, 104, 121-122

Romano (de) Marcandrea, 147 Roncione Alessandro, 54

Orna (de) Cesare, 30, 132, 139

Roncone, 149 Rosa (de) Andrea, 33, 131, 148

Pagliara Antonino, 95

Rosa (de) Annibale, 31, 84, 122

Palmerio (de) Giovan Benedetto, 63

Rosa (de) Giovan Benedetto, 127

Paolo da Napoli, frate, 11, 53

Rosa (de) Marco Antonio, 31, 118, 122

Papa Ettore, 10, 59, 83

Rosa (de) Sallustio, 33, 61, 63, 77, 118, 136, 149-150

Parisi Colafrancesco, 12, 58, 84, 108, 117

Ruggiero (de) Alfonso, 30, 138

Parisi Giovanni Antonio, 134, 147

Rupe Melchior, 125

Parisi Sebastiano, 76 Passano Antonio, 18, 97-98

Salerno Giovanni Antonio, 146

Peres Antonio, 114, 116

Salierno Pietro, 139

Perrelli Fabio, 28, 30, 132-133

Salsano Pietro, 58, 61, 63

Perrelli Filippo, 84

Salsano Vincenzo, 63

Pinto Giovan Michele, 75

Santis (de) Ottaviano, 33, 148

Pisano Giovanni Antonio, 52, 64, 136

Santo Nicola (de) Virgilio, 119

Pisapia A., 52, 63, 137

Saragone Aurelio, 63, 120

Pisapia Cola, 7, 37, 39, 63

Seguino Carlo, 87


Sergio (di) Giovan Salvo, 142

Vitale Federico, 13, 43, 47, 53

Siano (de) Diomede, 119

Vitale Giovan Battista, 75

Siano (de) Dionisio, 49

Vitale Giovan Marino, 56

Siano (de) Giovan Carlo, 25, 63, 112, 136, 145, 147, 149

Vitale Paolino, 19-20, 84, 93

Simone (de) Bartolomeo, 8, 26, 30, 33, 38, 41, 43, 54, 58, 63, 73, 108, 110, 118, 132, 136, 142-143, 149-150 Simone (de) Felice, 142 Sio (de) Giovan Belardino, 33, 148 Sio (de) Giovan Vincenzo, 25, 63, 112-115, 117-119, 122 Sorece Diomede, 114 Sparano Francesco, 40 Sparano Giovanni Andrea, 12, 40 Spennato Adiasi, 54 Stayvano Pantaleone, 12, 44-45 Summonte G. A., 29

Taglé R., 7 Tagliaferri Giovanni, 12, 53 Tagliaferri Martinello, 7, 18, 28, 33, 40-42, 58, 64, 76, 97-98, 108, 119, 121, 131, 136, 139, 150 Teodoro Giovan Francesco, 59, 89 Tipaldo Giovan Gentile, 10, 21-22, 54, 62, 89, 99, 104 Trabucco Giovan Camillo, 22, 89 Troisi Annibale, 55 Troisi Giovan Michele, 46, 56, 118 Troisi Giovan Vincenzo, 63

Vertulotta Tullio, 31, 64, 109, 122, 136, 139, Vicedomini Andrea, 74,80 Villani Cesare, 41, 45, 50 Vitale Bartolomeo, 13-14, 43, 47, 53 Vitale Berardino, 139 Vitale Cola. 84 Vitale Cristoforo, 64, 136, 145

Vitale Pierluigi, 13, 42, 48, 56, 58, 108, 121 Vitale Simonetto, 131 Vitale Nigro Giorgio, 52



Indice dei

Principali Argomenti



Alloggiamento di militari, 40, 47, 51, 53, 57, 86, 119, 121, 124, 130, 132, 136, 138-139, 144-147, 149 Archivio, 78, 104

Gabella del ferro, 131, 136 Gabella della carne, 46, 48, 59, 81, 106-107, 112, 142 Gabella della farina, 53, 58 Gabella della seta, 75, 86, 103, 149

Bambini abbandonati, 79, 84-85, 114, 124

Gabelle, 58-59, 83, 95, 104, 106, 115, 117, 131, 137 Galere - costruzione, 106, 114, 121

Camera (R.) della Sommaria, 78, 103, 131 Capodieci, 56

Gettatelli vedi Bambini abbandonati

Cappella dell'Annunziata, 79

Grano, 40, 43, 54, 83-84, 88-91, 96-100, 102-105, 107, 109, 120

Carne, 37, 39, 57, 105

Grassa, 37-38, 40, 57, 74-75, 82

Carne salata, 37, 74, 76-77, 82, 91, 100-101, 109 Cassa dell'università, 85 Causa con Berardino Buongiorno e i suoi eredi, 77-78, 135, 145 Cause varie, 54, 59, 62, 77-78, 83

Incaricati dell'università a Napoli e loro pagamento, 55, 62, 79, 86, 102, 107, 119, 141, 149 Incaricati dell'università a Salerno e loro pagamento, 144

Cetara, 92, 94, 96, 99, 101, 125, 128, 134 Chiesa Cattedrale, 115, 122, 145

Luminarie, 55

Chiesa di S. Francesco, 55, 59, 74, 83, 86, 93, 102, 108, 113, 130, 135, 139, 146

Luogo per le riunioni, 37, 53,

Chiesa di S. Giacomo, 81

Magazzini, 40, 47, 53, 56-57, 77, 81, 85, 107

Confraternita, 85

Malfattori vedi Fuorusciti Montagne demaniali, 82

Debiti dell'università, 40-42, 44-46, 61, 74, 80, 84, 88, 94, 145-146, 148 Debitori dell'università, 39, 48, 58, 78-79, 83, 85, 111, 116

Nomina Regi Capitanei, 89, 130 Numerazione dei fuochi, 117-120, 123, 137, 140, 142, 146-150

Difesa annata, 50, 52, 54, 93-96, 101-103, 105 Disordini sociali, 74 Distruzione case, 53, 61 Dogane, 77, 83, 88, 95

Olio, 84, 114 Ospedale S. Maria dell’Olmo, 87 Ospitalità a funzionari pubblici, 139

Donativi, 39, 42, 51, 60-61, 84, 144 Doti, 59, 138

Padri predicatori, 53, 83-84, 87, 123-124, 146 Panettieri, 104, 121-123, 125

Elemosine, 38-40, 42, 48, 52-55, 59, 63, 80, 86, 108, 116, 124, 130, 134, 138, 144

Parlamento generale a Napoli, 98-99

Elezioni a varie cariche pubbliche, 41, 46, 73-76, 110-112, 116-118, 141, 148, 150

Pirateria, 37-38, 52, 56-57, 84, 92-96, 98-99, 102, 107, 126, 130 Porte, 76

Formaggio, 37-38, 74-77, 80, 82, 88, 135

Portolania, 38

Franchigie e privilegi, 38, 47, 49, 51, 55, 62, 76-77, 79, 98, 103

Protettore della città, 148

Fuorusciti, 50, 112-113, 126, 129, 141, 143

Rapporti con funzionari, 116, 129, 132, 149


Rapporti con i portolani, 75-76, 137 Rapporti con il R. Capitano, 39, 51, 78 Rapporti con il Vicario del Vescovo, 44 Rapporti con i Padri Francescani, 38-39, 42, 48, 54, 63, 74, 80, 83, 108, 116, 130, 134, 138, 144 Rematori per le galere, 124-128, 130, 138, 141 Revisione dei conti di ex amministratori e funzionari, 42, 51, 57-58, 60-61, 74, 83, 89, 105, 107, 108, 111, 113-114, 117, 121, 134, 139, 140 Riforma del ‘Reggimento’, 59, 63-69, 111, 137, 149 Riso, 88. 101

Sale, 39, 41, 43, 47-49, 51 -53, 60-61, 81 -82, 85, 103-105, 111, 113, 118, 123, 130, 138-139 Scuola pubblica, 43-44, 46, 62, 80, 88, 101, 106, 128. 142 Semola, 82, 84 Servizio riservato, 127 Soverano, 53, 60, 86, 89, 99, 102-103, 144 Spese minute, 58. 60, 62, 108, 112, 119, 124, 141 Strade, 76, 108, 143

Terremoto del 1561, 135

Vietri, 98 Mura, 86, 133-134 Ponte alla Marina, 41, 44



8 ottobre 1558:

Alloggiamento di soldati nel casale di Vietri


28 ottobre 1558:

Item atteso lo patre guardiano di San Francesco ha fatto intendere che li bisogna pane. ..


10 dicembre 1558:

Il ponte alla Marina di Vietri


6 maggio 1559:

Riparazioni al tetto della chiesa di S. Francesco


Novembre 1559:

Elezioni di 46 cittadini


13 dicembre 1559:

Il ritrovamento di un bambino abbandonato


31 gennaio 1560:

Quando se predica ad committenza


3 febbraio 1560:

Paolino Vitale, prigioniero dei Mori per tre anni, è ritornato libero, sano e salvo


6 aprile 1560:

Una Confraternita desidererebbe avere dalle autorità ecclesiastiche tutte le grazie, le esenzioni e le immunità di cui gode la Confraternita della Carità di Roma


17 aprile 1560:

L’ospedale presso la chiesa di S. Maria dell’Olmo


5 giugno 1560:

Acquisto di 100 picche




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