Bergamo Salute - 2016 - 3 – maggio/giugno

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numero Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

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anno 6 - maggio - giugno 2016

ATTUALITÀ AL VIA L'OBBLIGO DI DEFIBRILLATORE A BORDO CAMPO OTITE ESTERNA ATTENZIONE A BAGNI IN MARE E IN PISCINA PSICOLOGIA S.O.S. ATTACCHI DI PANICO DIETA RESET PER DIMAGRIRE IN MODO DURATURO

Micaela Carrara IL MIO SEGRETO: INSEGNO A NUOTARE A PRETI E ANZIANI



numero

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anno 6 - maggio - giugno 2016 PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

5 Editoriale

Prova costume? Meglio pensarci per tempo

6 Attualità

20 luglio 2016. Entra in vigore l'obbligo del defibrillatore per le società sportive dilettantistiche

 SPECIALITÀ A-Z 8 Angiologia Trombosi del viaggiatore, ecco come prevenirla 10 Ortopedia Protesi totale d'anca 12 Otorinolaringoiatria Otite esterna, attenzione a bagni in mare e in piscina  PERSONAGGIO 14 Micaela Carrara il mio segreto: insegno a nuotare a preti e anziani  IN SALUTE 16 Stili di vita Tutti pronti per il Festival dell'Ambiente 18 Alimentazione Il primo passo per dimagrire in modo duraturo? Resettare il metabolismo 20 Fragole Pochi zuccheri... Tanti benefici

IN ARMONIA

22 Psicologia

Attacchi di panico Un fulmine a ciel sereno… 24 Coppia Quando il piacere non arriva

59 Malattie rare

IN FAMIGLIA

26 D olce attesa Gengivite in gravidanza 28 Bambini

Pannolini lavabili pro e contro

 IN FORMA

30 Fitness

Sole, sabbia e un pallone 32 Bellezza Un trucco a prova di sudore e caldo  RICETTA

34 Pasta all'alga spirulina

e crema di rape bianche  RUBRICHE 44 Altre terapie Muscoli più tonici 46 Guida esami Ecografia: una "fotografia" degli organi in 3D 48 Animali Pesci rossi Istruzioni per l'uso  DAL TERRITORIO 50 News 52 Onlus ANED 54 Farmacie Colesterolo e glicemia così li tieni sotto controllo 56 Il lato umano della medicina Mi sono laureato per aiutare i campesinos

Associazione A.R.M.R.

61 Guida alle professioni

sanitarie Infermieri 64 Testimonianza Anche con un melanoma al terzo stadio quello che conta è avere il sole dentro  STRUTTURE 66 Terme di Trescore 68 RSD Habilita di Albino  REALTÀ SALUTE 70 GoodFood Veg 73 Iro Medical Center 75 Pianeta Sorriso 77 20fit 79 Isola Medical Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE


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EDITORIALE

PROVA COSTUME? Meglio pensarci per tempo

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a prova costume è ormai dietro l’angolo. C’è chi è mesi che si sta preparando, tra diete, attività fisica e trattamenti. E chi, invece, dopo un anno di sedentarietà e alimentazione non proprio ipocalorica, si ritrova con qualche chilo di troppo ed è alla ricerca disperata di diete last minute. Nella rubrica “Alimentazione” di questo numero troverete una dieta per “resettare”, dare una mossa al metabolismo e perdere un po’ di peso. Scordatevi però di perdere i fatidici “7 chili in 7 giorni”. Non solo perché non esistono diete che possano aiutare a centrare un obbiettivo del genere ed essere allo stesso tempo sane, sia perché come i nostri lettori sanno bene non siamo per le diete last minute. La nostra filosofia è un’altra: mantenere il peso forma

dovrebbe essere un impegno costante per tutto l’anno, non solo in vista delle vacanze al mare. Anche perché non è solo una questione di linea ma di salute dell’intero organismo. Attenzione però: mangiare in modo equilibrato, mese dopo mese, non vuol dire necessariamente fare sacrifici e “soffrire”, vuol dire imparare a volersi bene! Un ultimo consiglio: che i chili da perdere siano pochi o molti, evitare il “fai da te” e affidatevi comunque a specialisti che possano suggerirvi la strategia per voi vincente, in base alle caratteristiche fisiche, aspettative e gusti che ciascuno di noi ha. E se nonostante tutto vi ritroverete in spiaggia con una forma un po’ più rotonda di quella che vorreste, non fatene un dramma! Quest’anno il curvy (sano, ovviamente!) va di moda.

Adriano Merigo Bergamo Salute

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ATTUALITÀ

20 LUGLIO 2016 Entra in vigore l'obbligo del defibrillatore per le società sportive dilettantistiche a cura di LELLA FONSECA

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n Italia, ogni anno, muoiono 70.000 persone per arresto cardiaco. Non sono persone malate, ma sane o apparentemente tali. Un intero stadio di calcio scompare ogni anno. Si valuta che più della metà di queste potrebbero essere salvate se soccorse in tempo in modo opportuno. Ma come e da chi? «Davanti a un'emergenza di questo tipo, oggi in Italia, sono moltissime le persone che non sanno come comportarsi e non fanno nulla perché nessuno glielo ha mai insegnato. Purtroppo non intervenire vuol dire quasi certamente che la vittima dell'arresto cardiaco morirà o riporterà danni cerebrali permanenti. In caso di arresto cardiaco abbiamo solo 4 minuti per agire. Ecco perché non abbiamo il tempo di aspettare un’ambulanza. Non è quella la soluzione, anche se va sempre e comunque chiamata» spiega Mirko Damasco, presidente di Salvagente onlus di Monza, centro di forma-

zione accreditato Salvamento Academy. «La soluzione possiamo essere noi, con le nostre mani e, se lo abbiamo, con un Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE). Il DAE è uno strumento complementare che può far ripartire il cuore. Uno strumento semplice, che tutti sono in grado di usare e che decide in modo automatico cosa fare sul cuore di quella persona. Noi dobbiamo limitarci a eseguire i comandi che lui ci dà. Per questo è più facile da usare di un qualsiasi elettrodomestico. In caso di arresto cardiaco avere qualcuno che inizia subito la rianimazione e un DAE che arriva in pochi istanti può aumentare di molto le possibilità di sopravvivenza. Se non si dispone del DAE il soccorritore può solo seguire le manovre preliminari previste dalle Linee Guida per la Rianimazione Cardiopolmonare (30 compressioni e due insufflazioni per circa due minuti), ma in questo caso le possibilità di

COME SI USA

particolarmente villoso sarebbe opportuno raderlo). Il DAE esegue automaticamente l’analisi del ritmo cardiaco, per evitare interferenze il soccorritore e tutti i presenti sono invitati dalla voce del DAE ad allontanarsi dal paziente. Se il DAE riconosce un ritmo cardiaco defibrillabile lo annuncia, si carica in pochi secondi e, emettendo un suono di allarme, invita a erogare lo shock. Il soccorritore si accerta che nessuno, lui compreso, tocchi il paziente, dopodiché eroga la scarica.

Per usare il defibrillatore è previsto un corso di cinque ore. Per comprendere come sia semplice intervenire descriviamo sinteticamente la procedura. Il soccorritore procede all'applicazione degli elettrodi autoadesivi del DAE sulla pelle della vittima. Un elettrodo va posto sotto la clavicola destra mentre l’altro al di sotto dell’area mammaria sinistra lungo la linea ascellare anteriore (se la pelle è bagnata va pulita e asciugata e se il torace è

sopravvivenza calano drasticamente. Per usare un DAE servono cinque ore di corso, erogate da un centro di formazione accreditato dall’AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza Lombardia)». Secondo il Decreto Balduzzi del 2013 le società sportive professionistiche dovevano dotarsi di DAE e personale addestrato durante le partite e gli allenamenti entro 6 mesi dal decreto, 30 mesi per le società dilettantistiche. Il termine per le società dilettantistiche era fissato al 20 gennaio 2016 ma è slittato al 20 luglio 2016. Ora, da questa data, tutte le associazioni e società sportive (a eccezione di quelle che svolgono attività sportiva con ridotto impegno cardiocircolatorio, quali bocce, biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro, giochi da tavolo e sport assimilabili) dovranno mettersi in regola. La normativa non pone vincoli numerici: potrebbe essere sufficiente, per assolvere agli obblighi di legge, formare solo una persona, che dovrebbe però essere presente a tutte le partite e allenamenti, ragione per cui è consigliabile formare più figure per assicurarne la presenza in ogni occasione. Ma quanto costa un defibrillatore? È il suo costo che ha reso difficile giungere finalmente all'obbligo per le società dilettantistiche? «La questione del costo è un falso problema. Un DAE di buona marca costa circa 1.300 euro. Immaginiamoci quanto sarebbero 1.300 euro da dividere tra gli abitanti ad esempio di un condominio (dove avvengono l’80% degli arresti cardia-


ci), tra gli atleti di una società etc. Il problema è culturale: non si ritiene questo oggetto importante. Ad oggi, a parte i contesti che rientrano nel decreto Balduzzi, non esistono altri luoghi in cui il DAE sia obbligatorio. C’è ancora tanta strada da fare» continua Mirko Damasco. In ambito sportivo il defibrillatore può essere acquistato dalla società sportiva, da un gruppo di società sportive o da chi gestisce l'impianto sportivo. Lo strumento deve essere facilmente e rapidamente accessibile da tutte le aree dell'impianto sportivo. In caso di necessità una persona dovrebbe riuscire a recuperarlo e metterlo a disposizione del soccorritore in non più di due minuti. Non ci sono ancora sanzioni specifiche per chi non osserva la normativa, ma recentemente in un caso di morte per arresto cardiaco in un impianto sportivo, il presidente della società sportiva professionistica in oggetto è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo.

PERCHÈ IL CUORE SI FERMA? In caso di arresto cardiaco il cuore smette di pompare il sangue in circolo. Le cause possono essere molte, ma si dividono fondamentalmente in due categorie: - arresto “meccanico”, come un motore che si rompe - arresto “elettrico”, cioè il sistema elettrico che ne dirige il funzionamento impazzisce. L'arresto meccanico di solito è l’evento finale di una malattia cardiaca, l’arresto elettrico invece si verifica frequentemente in persone apparentemente sane (per esempio Piermario Morosini, calciatore bergamasco morto improvvisamente, nel 2012, a soli 24 anni sul campo di gioco). Il cuore è dotato di un raffinato sistema elettrico che gli permette di contrarsi in maniera coordinata mantenendo un ritmo adeguato al suo funzionamento. Quando questo sistema non

funziona correttamente si possono manifestare aritmie. Le aritmie sono molto comuni (la maggior parte di noi ha le cosiddette “extrasistoli” o “battiti mancanti”), di solito benigne e non causano nessun problema serio alla funzione di pompa del cuore. Esiste però un’aritmia particolarmente grave, la cosiddetta ”fibrillazione ventricolare” in cui l’attività elettrica del cuore è talmente scoordinata che lo stesso non è in grado di fare circolare il sangue nell'organismo. La fibrillazione ventricolare causa il 50-80% degli arresti cardiaci e ha una caratteristica: nei primi minuti può essere interrotta dal defibrillatore, che azzera l’attività elettrica anomala e fa ripartire il cuore con il suo ritmo normale. Quando il sangue smette di circolare per effetto della fibrillazione ventricolare il cuore e il cervello resistono solo per pochi minuti quindi se non si agisce in fretta purtroppo le possibilità di sopravvivenza diventano molto poche.


SPECIALITÀ A-Z

ANGIOLOGIA

Trombosi del viaggiatore ECCO COME PREVENIRLA a cura di MARCO SETTI

È

conosciuta anche come "trombosi del viaggiatore" o “sindrome della classe economica”, poiché, come dimostrato da studi clinici, esiste un'associazione tra viaggi aerei (ma non solo) di lunga durata e la sua insorgenza. In termini più scientifici si chiama trombosi venosa profonda (TVP) e consiste nella formazione di un coagulo di sangue (trombo) che più frequentemente si verifica a livello del sistema venoso degli arti inferiori. Si sviluppa a causa di molteplici fattori di rischio che, associati a un’aumentata stasi venosa dovuta all’immobilità prolungata degli arti e quindi all’inattività della pompa muscolare (muscoli del polpaccio in

particolare), possono dare origine a un quadro clinico di gravità che aumenta progressivamente: il trombo genera un ostacolo al deflusso del sangue venoso al cuore e se questo si distacca dal sito di formazione (embolo), migrando fino al sistema polmonare, causa un drammatico evento clinico che prende il nome di embolia polmonare e che può essere mortale. FUMO, SOVRAPPESO, ABITI STRETTI AI POLPACCI TRA I FATTORI DI RISCHIO Particolare attenzione dovrebbero prestare persone che in passato hanno già presentato eventi trombotici. Uno degli aspetti più frequenti è la

PER CHI DECIDE DI AFFRONTARE UN LUNGO VIAGGIO E DEVE RIMANERE SEDUTO PER MOLTE ORE, IN ASSENZA DI SPECIFICHE ESIGENZE, SI CONSIGLIA L’USO DI GAMBALETTI CON COMPRESSIONE ALLA CAVIGLIA DI 15/20 MMHG. NEI NEGOZI DI ORTOPEDIA IL TECNICO ORTOPEDICO PUÒ AIUTARE ALLA CORRETTA SCELTA DEL PRODOTTO 8

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predisposizione familiare o “trombofilia ereditaria”: la trombosi può essere infatti dovuta a piccole mutazioni genetiche nei fattori della coagulazione, che possono trasmettersi per via ereditaria e predisporre il soggetto allo sviluppo di trombosi o di embolie anche in giovane età. Altri fattori che aumentano il rischio di trombosi venosa durante o dopo un lungo viaggio sono: avere un tumore, essere stati sottoposti di recente a un intervento chirurgico o aver subito un trauma, età avanzata, gravidanza, uso di estrogeni (inclusa la pillola anticoncezionale), obesità, fumo. Importante è il controllo dei fattori di rischio modificabili: abolendo fumo e sovrappeso, oltre


che evitando durante il viaggio abiti stretti all’inguine e ai polpacci. Tra i viaggi quello in aereo è a maggior rischio e in particolare avere scelto un posto al finestrino, rimanendo immobili durante il volo. Non è dimostrato, invece, che scegliere un posto in classe economica anziché in business aumenti il rischio di trombosi. ATTENZIONE SE COMPAIONO PESANTEZZA E GONFIORE ALLE GAMBE La trombosi venosa profonda (TVP) è caratterizzata da una serie di sintomi comuni e riconducibili principalmente a un senso di pesantezza e di gonfiore alle gambe. A volte si possono associare alterazione del colore e della temperatura degli arti colpiti (arto caldo) e congestione delle vene superficiali. Nonostante ciò non è una malattia spesso riconoscibile in tempi rapidi, per il fatto che i sintomi, pur comuni, variano da soggetto a soggetto, con quadri clinici più o meno evidenti. A complicare ulteriormente la diagnosi è che tali “segni e sintomi” vengono “confusi” con altri tipici di altre patologie: traumi, danni muscolari, ematomi, tendiniti, sciatalgia, fratture, sinoviti etc.. Un fattore importante da considerare è che i sintomi della TVP interessano prevalentemente una sola gamba. In presenza di tali sintomi è comunque consigliabile ricorrere immediatamente alle cure di un medico, considerato che un intervento precoce è il primo modo per evitare le complicanze più gravi. LA PREVENZIONE, PRIMA, DURANTE E DOPO UN VIAGGIO I consigli per chi deve mettersi in viaggio per più di sei-otto ore e in particolare per chi presenta uno o più dei fattori di rischio sono: fare stretching dei muscoli degli arti (specialmente dei polpacci), scegliere se possibile un posto sul corridoio, alzarsi e camminare lungo il corridoio, indossare calze a compressione graduata sotto al ginocchio, indossare abiti comodi, bere

PIÙ LUNGO È IL VIAGGIO PIÙ SALE IL RISCHIO La trombosi venosa profonda (TVP) è una patologia particolarmente seria e più frequente di quanto si pensi: la sua incidenza nella popolazione è stimata intorno all’1,6-1,8 per mille. Se parliamo invece di “trombosi del viaggiatore”, associata allo stare seduti a lungo, dietro una scrivania, in treno, in auto, in aereo, il rischio calcolato risulta essere più basso, compreso tra 0,1- 0,4 per mille nella popolazione generale. Il rischio aumenta in base alla durata del viaggio (otto-dieci ore od oltre).

sufficiente quantità di liquidi evitando bevande alcoliche e/o a base di caffeina prima e durante il volo. Nei soggetti a rischio molto elevato deve essere il medico, caso per caso, a decidere se è opportuna una profilassi con farmaci antitrombotici. LA CURA: ANTICOAGULANTI E CALZE ELASTICHE La terapia dei pazienti con trombosi venosa profonda (TVP) prevede tre approcci: farmacologico (anticoagulanti e fibrinolitici), chirurgico e meccanico (compressione pneumatica intermittente nel periodo postoperatorio, calze o fasciature elastiche, precoce mobilizzazione). • Trattamento chirurgico. La trombectomia, cioè la rimozione dei trombi per via percutanea, è un intervento oggi infrequente. Nei pazienti con storia di trombosi recidivanti, terapia farmacologica inefficace, si può ricorrere a un impianto di filtri cavali (veri e propri setacci che impediscono la migrazione dei frammenti trombotici a livello polmonare, prevenendo l'embolia). • Trattamento farmacologico. I pazienti possono essere sottoposti a terapia anticoagulante a scopo profilattico (presenza di più fattori di rischio, pregresse TVP) e terapeutico (TVP in atto). Questi farmaci riducono la capacità del sangue di coagulare, rendendolo quindi più "fluido". In ambito extra-ospedaliero i farmaci sono l’eparina, che si usa per via sottocutanea per alcuni giorni, e gli anticoagulanti orali, somministrati per bocca per almeno alcuni mesi. Talvolta, nei casi più gravi, in ambito ospedaliero si uti-

lizzano anche farmaci trombolitici, che servono a sciogliere più in fretta il trombo. • Trattamento meccanico. Le calze elastiche sono un dispositivo in uso da oltre 150 anni. Inizialmente venivano impiegate nella cura della patologia varicosa e delle sue complicanze. Di recente sono un presidio utile a favorire il deflusso del sangue al cuore. Il loro principio d’azione è basato sulla pressione della fibra elastica, che realizza una tensione decrescente dalla caviglia verso la coscia. Le calze elastiche si differenziano per capacità di pressione esercitata, che modifica il loro impiego, in calze “preventive” e “terapeutiche”. Il limite che divide le calze a compressione graduata in preventive e terapeutiche è pari a 20 mmHg (millimetri di mercurio). Le prime vanno impiegate a scopo preventivo e in assenza di patologie. Le seconde, invece, agiscono sui tre fattori eziologici della (TVP): la stasi venosa, il danno endoteliale del vaso e il processo di coagulazione.

DOTT. MARCO SETTI Specialista in Chirurgia Vascolare - PRIMARIO DI CHIRURGIA VASCOLARE HUMANITAS GAVAZZENI -

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SPECIALITÀ A-Z

ORTOPEDIA

Protesi totale d'anca TEMPI DI RECUPERO PIÙ BREVI CON LA CHIRURGIA MINI-INVASIVA A RISPARMIO TISSUTALE

a cura di ALFREDO SAVARESE

È

uno tra gli interventi più frequenti in Italia (circa 70.000 operazioni all’anno). Nella maggior parte dei casi vi si ricorre in seguito a problemi di artrosi severa, motivo per il quale i pazienti che vi si sottopongono sono in genere (anche se non sempre) in età avanzata. Parliamo della sostituzione protesica dell’anca, un’operazione ormai di routine che da anni viene effettuata con la chirurgia mini-invasiva, o meglio ancora con la chirurgia a risparmio tissutale (TSS - tissues sparing surgery) tecnica che, se eseguita correttamente, permette un più rapido recupero e ritorno alla vita quotidiana. DISPLASIA CONGENITA, ARTROSI, TRAUMI: I NEMICI DELL’ARTICOLAZIONE Le patologie dell'anca sono molto numerose. In età infantile e nella prima giovinezza sono possibili displasia congenita, morbo di Perthes, epifisiolisi (lesione ossea-cartilaginea a livello del collo e della testa del femore), infezioni, traumi. In età adulta prevalgono di gran lunga le patologie degenerative, cioè le coxartrosi (ovvero l’artrosi dell’anca). Le coxartrosi possono essere primitive o secondarie. Queste ultime sono dovute a patologie pregresse: displasie congenite, fratture, necrosi della testa femorale, epifisiolisi, infezioni etc. Un’altra patologia grave che può colpire l’anca, favorendo la comparsa di

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artrosi, è l'artrite reumatoide, malattia infiammatoria cronica dovuta alla proliferazione anomala della membrana sinoviale che infiltra e distrugge la testa femorale. Quale sia la causa, la coxartrosi si manifesta sempre con l’usura della cartilagine che riveste testa femorale e acetabolo. In conseguenza di ciò il paziente avverte dolori più o meno intensi in sede inguinale e alla natica; compare zoppia, dovuta al dolore e alla riduzione del braccio di leva dei glutei. L'esame clinico rivela la ridotta apertura (abduzione) dell'anca affetta e la netta riduzione, fino al blocco completo, delle rotazioni. Questo ostacola alcuni gesti elementari della vita quotidiana come indossare calze e pantaloni, mettere le scarpe, perfino praticare sesso. L'esame radiografico è l'accertamento diagnostico essenziale. Esami complementari, in casi particolari, sono la TAC e la RMN. PIÙ A RISCHIO DONNE E OVER 50 La fascia di età più colpita dalla coxartrosi è compresa tra i 50 e i 75 anni con una prevalenza del sesso femminile (60%). Nelle donne prevale l'origine displasica, quale esito di lussazione, sublussazione o semplice displasia congenita delle anche. Negli ultimi decenni assistiamo a un sempre maggior coinvolgimento di pazienti molto giovani, perfino ventenni e trentenni, dovuto prevalentemente a esiti di traumi.

UN'ARTICOLAZIONE MOLTO MOBILE L'anca è l’articolazione tra la testa femorale e la cavità acetabolare del bacino, in altre parole l'articolazione che collega la gamba al bacino. È chiusa da una capsula articolare tappezzata al suo interno dalla membrana sinoviale e lungo la quale scorrono arterie che garantiscono la vitalità della testa femorale. Un’anca normale possiede un’ampissima mobilità in flessione, estensione, abduzione e adduzione, rotazione interna ed esterna. Il movimento, così come la stabilità dell’anca, sono permessI dai muscoli.

PROF. ALFREDO SAVARESE Specialista in Ortopedia - DIRETTORE UNITÀ DI ORTOPEDIA IV ISTITUTO CLINICO S. ROCCO DI OME (BS) E UNITÀ REPARTO DI ORTOPEDIA IX DELL'ISTITUTO CLINICO CITTÀ DI BRESCIA, SPECIALISTA PRESSO AMBULATORIO KOALA DI TREVIGLIO -


INFILTRAZIONI E TERAPIE FISICHE SOLO NELLE FORME INIZIALI I trattamenti alternativi alla chirurgia protesica sono pochi e spesso inefficaci. Il paziente con coxartrosi deve dimagrire se obeso, diminuire i carichi lavorativi e la prolungata deambulazione. Nelle forme appena iniziali qualche lieve e transitorio beneficio possono darlo le terapie fisiche e la fisiocinesiterapia. Le infiltrazioni articolari con acido ialuronico sono molto costose ma con beneficio poco sopra lo zero. In soggetti giovani con anche displasiche non ancora artrosiche (coxa valga sublussante, coxa vara, insufficienza del tetto acetabolare) sono possibili interventi chirurgici non protesici, detti osteotomie, cioè il taglio dell'osso per determinare una migliore centratura nel cotile della testa femorale. L'osteotomia può essere eseguita sul bacino per aumentare la copertura del tetto acetabolare (osteotomia di Chiari, di Kislich, di Ganz) oppure a livello del femore (osteotomia valgizzante o varizzante secondo Pawels, o Bombelli). Tuttavia, la durata dell'effetto terapeutico di tali osteotomie non è molto lunga; tali interventi, che non sono esenti da complicanze anche gravi, si possono eseguire solo quando non è ancora comparsa l'artrosi dell'anca.

PICCOLE INCISIONI PER PICCOLE PROTESI Nel caso di intervento di protesi d’anca, non basta effettuare una piccola incisione cutanea per parlare di chirurgia mini-invasiva. Oltre che un'incisione la più piccola possibile, è fondamentale che il chirurgo risparmi i tessuti muscolari intorno e soprattutto l'osso. Spesso infatti si assiste a incisioni piccole, ma con l'impianto di protesi molto grandi e alla lunga invasive. Le protesi oggi ideali, invece, sono quelle che risparmiano il collo femorale, di piccole dimensioni e facilmente osteointegrate. Questo permette un carico precoce, l'assenza di complicazioni tromboemboliche e il ritorno veloce alle attività lavorative.

è fondamentale per la durata della protesi stessa, in quanto il vero nemico delle protesi è l'usura. L'usura è maggiore se si impiega una testina metallica con un inserto in polietilene; è invece minore con testina in ceramica e inserto in polietilene; infine è quasi equivalente a zero negli accoppiamenti tra testina in ceramica e inserto in ceramica. Quest'ultimo accoppiamento garantisce una durata dell'impianto protesico an-

che di trenta anni, a patto che l'impianto venga eseguito da chirurghi ortopedici esperti. L'intervento protesico dura mediamente un'ora. Al paziente protesizzato viene concesso il carico completo dopo 48 ore. Dopo tre giorni dall'intervento viene trasferito in riabilitazione per circa 15 giorni. Alla dimissione il paziente è praticamente autonomo e può riprendere gradualmente le attività abituali.

LA CURA RISOLUTIVA? L’INTERVENTO DI CHIRURGIA PROTESICA In caso di artrosi severa dell’anca l'unico trattamento di scelta e definitivo è la chirurgia protesica, che consiste nel sostituire l'anca ammalata con un’anca artificiale, composta da uno stelo femorale in titanio su cui è applicata una testina protesica, e da un cotile (incàvo osseo con forma a scodella) emisferico sempre in titanio (materiale ad altissima biocompatibilità e resistenza) in cui è incastrato un inserto articolato con la testina protesica. Oltre al titanio per lo stelo e il cotile, la scelta da parte del chirurgo dei biomateriali per le altre parti della protesi Bergamo Salute

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SPECIALITÀ A-Z

OTORINOLARINGOIATRIA

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ompare in genere nell’arco di 48 ore e si manifesta con un violento dolore all’orecchio, spesso associato a prurito, sensazione di ovattamento e calo dell’udito. È l’otite esterna, un problema molto diffuso soprattutto in questa stagione, complici caldo, sudore, irritanti chimici come il cloro dell'acqua di piscina, frequente penetrazione di shampoo, balsamo e altri prodotti chimici nelle orecchie (in estate a causa del caldo si fa più frequentemente la doccia), microrganismi acquatici (plancton, presente soprattutto nei mari tropicali), tutti fattori che possono alterare il microambiente batterico e il pH del condotto uditivo, favorendo la proliferazione di ceppi batterici e quindi l’infiammazione. NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI È COLPA DEI BATTERI L’otite esterna è una patologia flogistica (infiammatoria) per lo più su base batterica, talvolta micotica (funghi) o virale, di tutta o di buona parte del rivestimento dermo-epidermico del condotto uditivo esterno (con o senza interessamento del versante laterale della membrana timpanica). I microrganismi più comunemente causa di otite esterna sono lo Pseudomonas aeruginosa (60%), lo Staphylococcus aureus

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Otite esterna

ATTENZIONE A BAGNI IN MARE E IN PISCINA a cura di DIEGO BARBIERI

(20%), il Proteus vulgaris (20%), lo Streptococcus species (20%), Candida albicans, Aspergillus niger, anche se spesso si tratta di infezioni miste. Insorge in modo piuttosto rapido, generalmente nell’arco di 48 ore con una sintomatologia caratterizzata da violento dolore all’orecchio (otodinia), talvolta irradiato alla mandibola, che peggiora alla masticazione o alla pressione; spesso si associa prurito, sensazioI BAMBINI,

ne di ovattamento auricolare e/o ipoacusia. Può essere presente otorrea (ovvero secrezioni), inizialmente sierosa poi di solito purulenta, associata o meno a febbre e infiammazione dei linfonodi vicino alle orecchie o alla cervicale con estensione dell’infezione al padiglione e ai tessuti molli circostanti.

MICROTRAUMI DA COTTON FIOC, ALLERGIE, SHAMPOO NELLE ORECCHIE, TRA I FATTORI DI RISCHIO Sono considerati fatI PIÙ A RISCHIO L’otite esterna è molto diffusa tori di rischio tutte nei bambini che passano molto quelle condizioni tempo a nuotare (ma anche negli adulti che alterano l’inche praticano immersioni e nuotano a tegrità della cute lungo). Spesso infatti l’eccessiva umidità del condotto udidell’orecchio può dar luogo a irritazioni che tivo esterno o il portano alla lacerazione della cute che microambiente riveste il condotto facilitando l’attacco batterico fisiobatterico; inoltre i bambini hanno un logico e il pH di condotto uditivo esterno più piccolo quest’ultimo. Uno e questo favorisce il ristagno di dei più importanti è acqua o altre sostanze. rappresentato dai microtraumi del condotto


causati dall’auto detersione mediante l’utilizzo di bastoncini cotonati, cotton fioc, o dal grattamento con corpi estranei o unghie. Anche l’utilizzo cronico di protesi acustiche predispone a un indebolimento della barriera cutanea. Un altro fattore comune che favorisce l’otite esterna è l’ingresso nel condotto di shampoo o altri detergenti che determinano un’alterazione della secrezione sebacea e ceruminosa e variazioni del pH provocando di conseguenza un’alterazione della flora batterica. Una condizione particolare è poi rappresentata dall’eczema del condotto, ovvero una dermatite (infiammazione del derma e dell’epidermide) dei condotti uditivi che colpisce prevalentemente i soggetti allergici. Lo stato allergico può essere generale (inalanti o alimenti) o locale (detergenti, cosmetici, tinture per capelli, prodotti per l'igiene personale). Le manifestazioni eczematose sono generalmente bilaterali e i sintomi sono costituiti da senso di tensione, bruciore e prurito intenso: il continuo grattamento dei condotti può portare a una sovrainfezione batterica e quindi a otite esterna. Da un punto di vista anatomico, anche restringimenti fisiologici o patologici del condotto possono favorire l’insorgenza di infezioni. Ad esempio ed osteomi e esostosi del condotto, neoformazioni ossee di natura benigna, particolarmente frequenti nei nuotatori e in chi pratica attività subacquea, che si sviluppano nel condotto uditivo esterno e ne causano talvolta l’occlusione. Infine anche condizioni

DOTT. DIEGO BARBIERI Specialista in Otorinolaringoiatria - PRESSO HABILITA BERGAMO E CLUSONE -

cliniche generiche come immunodepressione, diabete o trattamenti radioterapici a livello della testa e del collo possono favorirne la comparsa. LA PREVENZIONE? “RISCIACQUARE” LE ORECCHIE DOPO IL BAGNO IN MARE E IN PISCINA Sarebbe buona norma risciacquare sempre con acqua dolce e asciugare il condotto uditivo dopo bagni in mare o piscina. La detersione con blandi disinfettanti come l’acqua borica può essere preventiva soprattutto per chi si immerge in mari ricchi di plancton. Chi ha sperimentato episodi ricorrenti di otite esterna dovrebbe essere sottoposto a valutazione specialistica otorinolaringoiatrica per scoprire se esistono fattori predisponenti. Lo specialista dovrebbe essere inoltre consultato prima dell’estate per fare rimuovere cerume e altre sostanze che potrebbero favorire un’infezione specialmente in previsione di bagni e frequenti docce: il cerume, che solitamente ha un ruolo protettivo, d’estate rischia di favorire episodi infettivi causando il ristagno di acqua nel condotto uditivo a causa del suo rigonfiamento una volta a contatto con questa.

TERAPIA ANTIBIOTICA LOCALE E ANTIINFIAMMATORIO CONTRO DOLORE La terapia dell’otite esterna deve essere sempre gestita dallo specialista ed è quasi sempre antibiotica per via locale con gocce auricolari. In commercio sono presenti numerose formulazioni, di cui la più corretta è rappresentata dai chinolonici associati allo steroide. La terapia deve essere protratta per almeno 7-10 giorni, periodo durante il quale è consigliato evitare il contatto con l’acqua, fattore che favorirebbe la recidiva. All’utilizzo di prodotti locali si può aggiungere l’antidolorifico per bocca, come il classico paracetamolo, oppure antiinfiammatori non steroidei nei casi più dolorosi. Il trattamento antibiotico per bocca è indicato solo nei casi più gravi o in pazienti diabetici o immunodepressi, nei quali potrebbe degenerare in una forma più grave detta "otite esterna maligna". Nei più rari casi di otite esterna micotica la terapia è sempre locale e si basa su formulazioni anti-micotiche: in questi casi tuttavia il trattamento è di più lunga durata e le medicazioni del condotto da parte dello specialista devono essere ripetute frequentemente e più a lungo.

MEGLIO CON I TAPPI Il più comune mezzo di disinfezione dell'acqua delle piscine è il cloro, un potente agente chimico che ha un'azione battericida e corrosiva. L'acqua clorata entrando nei condotti uditivi esterni causa un'azione irritante a carico della cute che è tanto più intensa quanto più protratto è il contatto. Nel caso della patologia auricolare l'azione chimica del cloro è aggravata dal maceramento della cute del condotto provocata dall'acqua che ristagna dopo i bagni. In merito invece al bagno in mare bisogna ricordare che soprattutto i mari tropicali (meno il mare Mediterraneo) abbondano di plancton. Quando si pratica snorkeling, immersioni con bombole o semplicemente si fa il bagno, grandi quantità di questi minuscoli esseri si depositano nel condotto uditivo per poi morire e andare in putrefazione quando usciamo dall’acqua. Sono proprio le tossine rilasciate dai microrganismi putrefatti che favoriscono le infezioni locali. Per questo motivo è consigliato l’utilizzo di tappi auricolari, meglio se fatti su misura, soprattutto per quelle persone predisposte a infezioni del condotto uditivo. Bergamo Salute

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PERSONAGGIO

IL MIO SEGRETO? INSEGNO A NUOTARE A PRETI E ANZIANI La popolare presentatrice Micaela Carrara si racconta

a cura di LUCIO BUONANNO

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a incontriamo qualche ora prima di presentare i Pooh che festeggiano i loro 50 anni di attività al Centro commerciale Le Due Torri di Stezzano. Ci sono già centinaia di persone in coda per vedere il bergamasco Roby Facchinetti e gli altri musicisti dello storico complesso. Micaela Carrara sorride vedendo la folla. Tra tre ore sarà anche lei sul palco. «È sempre così quando ci sono personaggi famosi. La gente fa code interminabili, anche portando bambini piccoli, per vederli, per farsi fare gli autografi, per scambiare qualche battuta». Micaela è un’esperta. Ha presentato migliaia di eventi tra spettacoli, convegni, concerti. Ed è un volto noto, familiare ai bergamaschi, anche per i suoi programmi giornalistici trasmessi da Bergamo TV. Ma non tutti sanno che oltre a fare la giornalista e la presentatrice, la mattina fa l’istruttrice di nuoto alla piscina del Seminario di Città Alta. «Mi dedico in special modo ai principianti» confessa. «Ho allievi che hanno 14

Bergamo Salute

paura dell’acqua. Due in particolare: una suora di 80 anni, costretta a nuotare dopo le protesi alle due anche, e una signora di 90 che hanno superato brillantemente il timore di tuffarsi in piscina. Certo non è stato facile: ho dovuto inventarmi e praticare un po’ di psicologia e piano piano sono riuscita a farle entrare in acqua. Come? Parlando, cercando di comunicare, facendo domande sulla loro giornata, su cosa avevano preparato per il pranzo e via dicendo. Credo che la comunicazione, il parlare, la pazienza e soprattutto l’entusiasmo siano il segreto per superare qualsiasi problema. Faccio così anche con gli altri allievi, che non hanno mai avuto il tempo di imparare a nuotare. E poi mi sono specializzata nei preti che seguono le mie lezioni. Anche con loro ho un rapporto speciale, che continua anche quando la lezione finisce. Ho cominciato a insegnare quando ero ancora studentessa per racimolare qualche soldo e ora continuo per passione».


Micaela ha cominciato a nuotare da piccola e ha trasmesso l’amore per la piscina ad Allegra, la figlia di 11 anni, che però si esercita nel nuoto sincronizzato. «È una bambina stupenda che mi aiuta molto» dice con tutto l’amore di mamma. «Nonostante i tanti impegni sono una mamma che cerca di essere sempre presente e mi consulto con Allegra anche per i miei tatuaggi. Ne ho il corpo pieno. Ogni tatuaggio rappresenta un momento particolare della mia vita. Sono tutti importanti anche se uno l’ho cancellato con una riga rossa: “per sempre tredici”. Ce n’è però uno a cui tengo in modo particolare. L’ho fatto incidere sul collo ed è dedicato a mia madre scomparsa a 58 anni». Ce lo mostra, c’è scritto: “Non sarà il cielo a dividerci mamma”. E i suoi occhi azzurri si velano di commozione. Ma subito si riprende e ce ne fa vedere altri. È un tipo solare Micaela che sa scherzare anche sul suo fisico. Ha scritto infatti sul suo profilo Facebook: “Quando Dio distribuiva l’altezza io ero in coda per le tette”. Non è una stangona ma i suoi “pettorali” non passano inosservati. E spesso riceve messaggi un po’ sopra le righe sui suoi siti social. Un prezzo che purtroppo si paga al successo. Un successo cominciato quasi per gioco.

sono delle persone fantastiche che non se la tirano per niente e sono sempre disponibili con il pubblico». E il pubblico ama anche lei. Ci salutiamo. Micaela va a prepararsi per lo show con i Pooh e passa vicino alla coda che ormai è lunghissima, oltre duemila fan. E molti la fermano, le chiedono di fare un selfie. Lei accetta sempre con un sorriso e scambia una battuta con tutti. Lei è, come dicevamo, solare. «Sono davvero come appaio nei miei spettacoli anche se mi definisco una malinconica ottimista. Un po’ testarda e un po’ sognatrice che però vuole sempre comunicare e condividere le emozioni con la gente».

«Dopo la maturità al liceo scientifico Sant’Alessandro a Bergamo ho inviato una lettera scritta a mano a Elio Corbani allora direttore di Bergamo TV» racconta. «Sì, volevo fare la giornalista. Da sempre sono interessata alle storie delle persone. Sono fondamentalmente curiosa. Corbani mi ha risposto subito, mi ha fatto collaborare e mi ha mandato a fare un servizio su una partita di calcio a 5 che sarebbe stata trasmessa nella serata sportiva. Ero al colmo della felicità. Ho chiamato a raccolta tutta la famiglia davanti alla televisione. Un servizio dopo l’altro, l’Atalanta, il calcio minore, la pallacanestro, la pallavolo, ma il mio non arrivava. “Sarà alla fine”, commentavo io mentre i miei parenti cominciavano ad avere qualche dubbio. E invece arrivano i titoli di coda e del mio primo servizio nessuna traccia. Ecco questa è stata la mia prima avventura in televisione. Ma dopo mi sono rifatta con gli interessi. Ho trattato di tutto, sport, interviste a scrittori famosi, personaggi importanti, cantanti, storie dei paesi della Bergamasca, servizi sul volontariato che mi hanno fatto capire quanto i bergamaschi siano capaci di aiutare gli altri con il sorriso e la buona volontà senza chiedere nulla in cambio. La nostra provincia è davvero stupenda, ha un grande cuore e sa offrire tanta solidarietà a chi ne ha bisogno». Poi il grande salto, da presentatrice di spettacoli. «Ho conosciuto tanti cantanti, tanti personaggi. Dietro le quinte ho cercato di comunicare con loro per scoprire, come ho sempre fatto nella mia vita, il loro lato vero, le loro storie. E purtroppo devo dire che alcuni sono vuoti, non hanno personalità, né cultura. Altri invece Bergamo Salute

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IN SALUTE

STILI DI VITA

TUTTI PRONTI

per il Festival dell'Ambiente L'ultimo week-end di maggio arriva la quinta edizione. Tema di quest'anno: riduco, riuso, riciclo a cura di MARIA CASTELLANO

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al 27 al 29 maggio torna sul Sentierone il Festival dell'Ambiente, giunto ormai alla sua quinta edizione. Tema di quest'anno: il riciclo, che porta con sé una varietà di sfaccettature della vita quotidiana, dalla raccolta differenziata al tessile, dallo spreco alimentare all'utilizzo efficiente delle risorse energetiche. «Scopo dell’edizione 2016 del Festival è quello di approfondire l’idea e le esperienze di economia circolare, all’interno di una società evoluta che azzeri il concetto di rifiuto o di prodotti di scarto, in primo luogo per ridurli, quando possibile per riutilizzarli, o in ultima analisi per riciclarli» dice Diego Moratti, organizzatore del convegno insieme all'assessore del Comune di Bergamo Leyla Ciagà, ideatore del Festival. «L'occasione per le aziende della Green Economy è di farsi conoscere, creando opportunità di confronto e scambio sulle tematiche di riciclo e sostenibilità ambientale. Novità di quest'anno le mostre, i convegni e i laboratori che daranno all'evento un taglio ancor più interprovinciale di quanto non fosse quello delle edizioni passate. Ad arricchire l'esperienza del Festival due importanti convegni, organizzati in collaborazione con il Comune di Bergamo e previsti per le giornate di venerdì e sabato». Il primo convegno, “L'ambiente chiama. Economia circolare: da rifiuto a risorsa”, si terrà venerdì 27 maggio alle ore 17:00 e vedrà la partecipazione di aziende di riferimento per il settore che si faranno

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Bergamo Salute

portavoce di un’imprenditoria in grado di ricavare dalla gestione dei rifiuti un’attività industriale ed economica, oltre ai benefici in termini di tutela ambientale. All'attenzione di tutti verranno portati esempi riusciti della vera green economy, con l’obbiettivo di dimostrare che promuovere l’economia circolare non significa solo rispettare l’ambiente, ma sostenere un’attività aziendale che può produrre lavoro e reddito. A titolo di esempio, a parlare della propria esperienza, tra gli altri ci sarà la Montello Spa, leader nel recupero e trattamento di plastica post-consumo e nella produzione di biogas e biometano a partire dai rifiuti organici. Presenti anche

i rappresentanti di Ecosviluppo, cooperativa sociale impegnata dal 1995 nell'inserimento di soggetti svantaggiati nel mondo del lavoro e attiva nell’ambito della gestione dei rifiuti e la società A2A che grazie al teleriscaldamento consente di valorizzare i rifiuti che non vengono riciclati attraverso il loro impiego per produrre energia. Lo spreco alimentare è il tema attorno al quale discuteranno le Istituzioni della Lombardia Orientale, chiamate a raccolta dall’Assessorato all’Ambiente del Comune di Bergamo: si parte con la presentazione della legge parlamentare dedicata all’argomento, approdata alla Ca-


AD ARRICCHIRE L'ESPERIENZA DEL FESTIVAL DUE IMPORTANTI CONVEGNI, PREVISTI PER LE GIORNATE DI VENERDÌ E SABATO, SULL’ECONOMIA CIRCOLARE E SULLO SPRECO ALIMENTARE mera nel mese di marzo, cui seguiranno gli interventi di esponenti dei Comuni capoluogo delle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova, ognuno dei quali presenterà alcune buone pratiche riguardanti il tema, chi sul versante scuola, chi su quello delle strutture private della ristorazione familiare o aziendale. Il tema dell’alimentazione sostenibile ritorna anche con la compresenza di sabato 28 maggio del Mercati della Terra di Slowfood dalle 9:00 alle 14:00 nella piccola Piazza Dante, adiacente alla Domus Bergamo e al Festival dell’Ambiente. Si tratta di un mercato che si tiene il secondo e quarto sabato di ogni mese e comprende una trentina di piccoli produttori e artigiani selezionati secondo il disciplinare di Slowfood. Da anni l'associazione fondata da Carlo Petrini opera in favore della biodiversità alimentare e contro le pratiche di produzione massificata e impersonale del cibo, che spesso implicano poca cura dell’impatto sull’ambiente della fi-

liera produttiva e soprattutto poca attenzione alla qualità e salubrità dei prodotti. Sia sabato sia venerdì sarà attivo anche il nuovo ristorante didattico Taste presso gli spazi della Domus e gestito dall’Istituto Alberghiero I-School, che per realizzare il menù per i pranzi convenzionati utilizzeranno prodotti dei produttori Slowfood. «Molti si chiederanno “ma il cambiamento e la sostenibilità del Pianeta possono passare semplicemente per la scelta di acquisto del cibo, dal riciclo e riuso dei prodotti, dai vestiti alla plastica?” A volte si pensa che per cambiare il mondo servano grandi gesta eroiche, ma ormai è cosa risaputa che non è affatto così» afferma Marco Rossi, presidente del Festival dell'Ambiente. «È bene ribadirlo: nessuno pretende che indossiamo una tutina attillata e mantello, né tanto meno che dimostriamo di avere poteri sovrannaturali che ci consentano di cambiare le cose con un semplice tocco delle dita; ciò che

siamo chiamati a fare è un piccolo sforzo nell'adattarsi a stili di vita che siano più attenti e consapevoli delle implicazioni relative alle scelte che facciamo quotidianamente». Il Festival dell'Ambiente sarà anche l'occasione per scambiarsi pareri e vedute con uno spirito di condivisione che presupponga contemporaneamente insegnamento, apprendimento e divertimento. Il clima, infatti, sarà quello di una grande festa, in cui troveranno spazio non solo gli adulti ma anche i bambini, a cui l’associazione moBLArte dedicherà giochi e laboratori che insegnino loro semplici pratiche di riciclo. Dal Festival uscirà anche un vincitore di un concorso, nominato nella giornata di domenica: quello del Cheap Video Contest, che premierà un video a tema, realizzato con mezzi rigorosamente non professionali, di maggiore inventiva. Il Festival aprirà venerdì mattina dalle 10.00 e sabato e domenica dalle 9.00, con gli stand di aziende, cooperative e associazioni che resteranno aperti fino alle 20.00. Il programma è disponibile su www. associazionefestivaldellambiente.it. Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

IL PRIMO PASSO PER DIMAGRIRE IN MODO DURATURO?

Resettare il metabolismo a cura di MARIA CASTELLANO

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a prova costume è ormai alle porte. E, anche per chi finora non se n’è preoccupato, è tempo di correre ai ripari. Attenzione però: diffidate delle diete miracolose e “last minute” che promettono di far ritrovare la forma perfetta in poco tempo. I miracoli non esistono. Se si devono perdere molti chili è necessario giocare d’anticipo e programmare un impegno che può durare mesi. Ma non disperate: qualcosa si può ancora fare per rimettersi in riga e migliorare la silhouette, senza però mettere a repentaglio la salute con diete troppo drastiche e punitive che nella maggior parte dei casi, dopo un iniziale perdita di peso, vengono abbandonate con la conseguenza che i chili

eliminati vengono ripresi e spesso con gli interessi. «Certo non sempre è facile, dopo un periodo in cui ci si è un po’ lasciati andare a qualche extra di troppo o a un’alimentazione più calorica, riuscire a trovare la forza per seguire immediatamente una dieta equilibrata» conferma la dottoressa Cristina Robba, nefrologa e nutrizionista. «Ma con il supporto adeguato e qualche accorgimento, ritrovare un equilibrio più sano e salutare, che lo stress, la scarsa attività fisica e scelte alimentari scorrette hanno minato, può diventare un obbiettivo raggiungibile». Il primo passo? Adottare strategie dietetiche in grado di “resettare” il nostro organismo e dare la spinta (anche psicologica) per riuscire a mantenere le

buone intenzioni nel tempo trasformandole in uno stile di vita salutare. Un po’ come si fa con il computer, quando si “impalla”. Inutile insistere, meglio resettare e ripartire da zero. DOTTORESSA ROBBA, MA IN CHE MODO SI PUÒ RESETTARE L’ORGANISMO? Dopo una visita medica utile a valutare con attenzione lo stato metabolico, si propone un preciso schema di trattamento nutrizionale “misto”, ovvero una dieta con schema “a pendolo” e con assunzione di integratori, drenanti e ricostituenti del tessuto connettivo che, associati all’alimentazione, possono migliorare e potenziare i risultati. Questo consente in una decina di giorni di riequilibrare, depurare l’organismo, perdere velocemente qualche chilo (eliminando anche la ritenzione di liquidi) per poi ripartire, con un benessere ritrovato, a seguire un'alimentazione corretta. MA DI COSA SI TRATTA ESATTAMENTE? Dopo una o due giornate di adattamento, in cui vengono dati suggerimenti dietetici, si parte con uno schema alimentare prescritto dal medico da seguire per una breve durata, 10 giorni, aumentabile di qualche giornata in casi particolari, in cui un pasto, generalmente quello serale, è sostituito con un integratore proteico e il secondo pasto consiste nell’introdurre alimenti proteici e glucidi a basso indice glicemico in quantità personalizzate e a ritmo alternato tra loro (da qui lo schema del “pendolo” accompagnati da

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Bergamo Salute


DOTT.SSA CRISTINA ROBBA Nutrizionista - RESPONSABILE DELL’AMBULATORIO DI NUTRIZIONE CLINICA DEL POLICLINICO SAN MARCO DI ZINGONIA E NEFROLOGA-NUTRIZIONISTA DI CORPORE SANO SMART CLINIC -

abbondanti verdure, secondo uno schema dietetico preciso. E COSA SUCCEDE DOPO QUESTI PRIMI 10/15 GIORNI? Viene elaborato uno schema dietetico di consolidamento e stabilizzazione, della durata di 4 settimane, senza sostitutivi del pasto, ma inserendo nella dieta pochi grassi, carboidrati complessi a basso indice glicemico (soprattutto cereali inte-

MA PUÒ DARE QUALCHE PROBLEMA? No, ovviamente se questo regime alimentare viene seguito sotto controllo medico e per un periodo di tempo limitato, come previsto dallo schema. Moltissima attenzione va posta in soggetti particolari come i pazienti affetti da diabete mellito tipo 1 (pazienti in sola insulina) e pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 (in terapia con ipoglicemizzanti orali con o senza insulina). Stessa attenzione va riservata ai soggetti con insufficienza renale moderata. In questi casi è opportuno utilizzare strategie dietetiche differenti. Tuttavia ogni paziente è a sé e deve essere attentamente valutato. Utilizzando integratori privi di glutine lo schema può essere prescritto anche a persone con intolleranza al glutine o celiachia.

grali), proteine di origine animale ma soprattutto vegetale, vitamine, minerali e fibre. Se necessario in questa fase si può associare anche un’integrazione con sostanze che favoriscono la sintesi di collagene da parte delle cellule della pelle in modo da mantenere i tessuti elastici e quindi contrastare l’effetto tessuti “flaccidi” che in genere si manifesta durante la dieta, soprattutto se non si è più giovanissimi/e. Dopo questa fase, che potremmo definire di rieducazione alimentare, si passa alla costruzione della dieta “personalizzata” vera e propria, che tiene conto necessariamente dei ritmi lavorativi e dei gusti personali. Questo schema consente di ottenere, in un tempo relativamente breve, lo smaltimento del grasso accumulato con un dimagrimento mirato a carico della massa grassa, di mantenere la massa muscolare e il trofismo cutaneo ma soprattutto educare il paziente ad abitudini nutrizionali sane ed equilibrate.

E PER CHI SEGUE UNA DIETA VEGETARIANA? In questi casi si prescriveranno integratori “vegetali” e tutto lo schema dietetico seguirà questa impronta.

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

FRAGOLE Pochi zuccheri... Tanti benefici

Aiutano a prevenire l’invecchiamento e le malattie a esso legate, a mantenere il cuore sano e persino a dimagrire

INFORMAZIONI NUTR VALORI RIFERITI A 100

Kcal

G DI PARTE EDIBILE

27

0,4

Lipidi totali (g)

0,9

Proteine (g) Carboidrati disponib Vitamina C (mg) Magnesio (mg) Sodio (mg) Potassio (mg)

IZIONALI

ili (g)

5,3 54 83 2 160

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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on solo 27 calorie per 100 grammi, le fragole sono tra i frutti meno calorici in assoluto. Calorie a parte, quello che certamente non manca a questa dolce tentazione sono le virtù. Anzi sono un vero e proprio concentrato di benefici: attivano il metabolismo, proteggono i denti, contrastano la cellulite, prevengono l’ipertensione e l’invecchiamento. Come ci spiega la dottoressa Roberta Delmiglio, dietista.

1.

AMICHE DELLA LINEA Le fragole sono ricche di enzimi capaci di attivare il metabolismo dei grassi aiutando il corpo a dimagrire con meno fatica. Non solo: sono ricche di fibre e, nonostante il loro sapore dolce, contengono pochi zuccheri. «Per questo motivo e per il loro contenuto in fibra (le fibre aiutano a tenere sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue), le fragole sono adatte ai diabetici, a chi deve seguire un regime dietetico ipocalorico e a chi soffre di stipsi» osserva la dietista. «Sono invece sconsigliate a chi soffre di diverticolite, a causa della presenza dei piccoli semi che possono infiammare i diverticoli, oltre naturalmente agli allergici a questo frutto».

2.

UNA MINIERA DI VITAMINA C Le fragole sono un’ottima fonte di vitamina C. «Il contenuto di vitamina C delle fragole (cinque fragole 20

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contengono una quantità di vitamina C pari a quella di un'arancia) favorisce l'assorbimento del ferro, utile in caso di anemia, e la produzione di collagene, cioè la principale proteina dell'organismo, indispensabile per la produzione del tessuto connettivo (pelle, vasi, ossa), per la riparazione dei tessuti e per mantenere sani i capillari, le gengive, i denti». Attenzione però: questa vitamina è la più delicata e anche il più piccolo trattamento può farci rischiare di perderne una gran parte. «Per questo è consigliato lavare le fragole molto velocemente e non lasciarle a bagno, né prepararle con molto anticipo. Inoltre è preferibile non tagliarle, per diminuire il più possibile il contatto col coltello e l’esposizione all’aria» suggerisce la dottoressa Delmiglio.

3.

ELISIR DI GIOVINEZZA Oltre ai nutrienti essenziali già nominati, le fragole sono molto ricche di altri composti, non nutritivi, ma molto importanti per l’organismo: parliamo dei composti fenolici, ovvero flavonoidi, antocianine e acidi fenolici, sostanze preziose grazie alla loro azione antiossidante (che contrasta i radicali liberi, cioè i principali responsabili dell'invecchiamento cellulare). Non a caso le fragole sono state inserite tra i super cibi che "mantengono giovani" nella speciale classifica ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity) stilata dall'USDA (il dipartimen-

to dell'agricoltura statunitense). «Tutte queste sostanze hanno un effetto cumulativo e sinergico sulla promozione della salute umana e sulla prevenzione delle malattie. I composti fenolici delle fragole hanno un’azione detossificante, bloccando la produzione di radicali liberi, inoltre proteggono e riparano il DNA da eventuali danni e modulano l’espressione di geni coinvolti nel metabolismo, nella proliferazione e sopravvivenza cellulare e nella difesa anti-ossidante» continua l’esper-


ta. «I polifenoli hanno poi, direttamente e indirettamente, proprietà antimicrobiche, anti-allergiche, anti-ipertensive e anti-infiammatorie. Per godere appieno delle innumerevoli e preziose proprietà delle fragole, però, è suggerito consumare le fragole in forma fresca e il meno lavorata possibile È stato studiato che l’aggiunta di una preparazione a base di fragole, ad esempio in uno yogurt, riduce immediatamente l’attività anti-ossidante del frutto di più del 20% e il contenuto fenolico di quasi il 15%. Il contenuto totale di antociani non diminuisce subito, ma durante la shelf-life del prodotto (ovvero durante la permanenza negli scaffali di negozi e supermercati), fino a quasi il 25%».

4.

CUORE E CAPILLARI PIÙ RESISTENTI «Sempre in virtù degli antiossidanti di cui è ricca e in particolare degli

IN PILLOLE • La fragola è un frutto molto antico, conosciuto già dai Romani, i quali, per il suo intenso ed inebriante profumo, la chiamavano fragrans (che significa appunto: profumato, odoroso, fragrante). Sulle tavole dell'antica Roma questo frutto compariva per le feste in onore di Adone. Secondo la leggenda infatti, quando Adone morì, Venere pianse copiose lacrime che, cadute a terra, si trasformarono in piccoli cuori rossi: le fragole. • La pianta della fragola (fragaria vesca) è originaria delle zone

alpine europee, dell’Asia e del nord e sud America. In Italia cresce spontanea nei sottoboschi e il nostro Paese è uno dei principali produttori a livello mondiale. • Non è propriamente un frutto, ma il ricettacolo ingrossato di un’infiorescenza. I veri frutti sono i piccoli semi gialli visibili in superficie. • La stagionalità della fragola è la primavera, nel periodo che va da aprile a giugno all’incirca. Le prime a comparire sono le fragoline di bosco, ma non ci sono differenze nutritive tra queste e le fragole convenzionali.

ellagitannini e delle antocianine, responsabili della loro colorazione rossa, le fragole aiutano a prevenire le patologie legate allo stress ossidativo, come cancro, malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, obesità, malattie neuro-degenerative e infiammazioni. Inoltre, le antocianine hanno un’azione protettiva dei vasi sanguigni e del cuore, poiché aumentano la resistenza della parete capillare e ne regolano la permeabilità e la dilatazione e sono quindi indicate, ad esempio, per chi ha problemi di insufficienza venosa o gambe pesanti» conclude la dietista.

DOTT. SSA ROBERTA DELMIGLIO Dietista - A STEZZANO E TREZZO SULL'ADDA -

LE FRAGOLE CONTENGONO XILITOLO, UNA SOSTANZA DOLCE CHE PREVIENE LA FORMAZIONE DELLA PLACCA DENTALE E UCCIDE I GERMI RESPONSABILI DELL'ALITOSI

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

ATTACCHI DI PANICO Un fulmine a ciel sereno… a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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i dice che i disturbi ansiosi (ansia e attacchi di panico in primis) siano il male psicologico dei nostri tempi. Ma cosa sono davvero? Come riconoscerli? E soprattutto come affrontarli in modo che non ci rovinino la vita? Ne parliamo con la dottoressa Emanuela Laura Valsecchi, psicologa e psicoterapeuta. DOTTORESSA VALSECCHI, COSA SI INTENDE PER ANSIA? L’ansia in condizioni normali è uno stato di attivazione positiva, una

carica psicologica e organica che ci permette di affrontare i problemi della quotidianità con la grinta necessaria per la loro risoluzione. Se la vogliamo analizzare da un punto di vista fisiologico, potremmo considerare l’ansia come una reazione utile in alcune circostanze, soprattutto quando si deve rispondere rapidamente a un pericolo. Facciamo un esempio: sto attraversando la strada e un‘auto sta per investirmi; in questo caso di fronte al pericolo imminente nel corpo si scatenano delle reazioni fisiche che attivano

DOTT.SSA LAURA VALSECCHI Psicologo e Psicoterapeuta - PRESSO CENTRO DI PSICOLOGIA RELAZIONALE DI MOZZO -

la risposta di fuga (il cuore batte più velocemente per pompare più sangue ai muscoli, i bronchi si dilatano per rifornirci di ossigeno, le pupille si dilatano per migliorare la visione…) e permettono di attraversare velocemente la strada. Ma se le sensazioni diventano talmente forti da causare una sorta di paralisi sia cognitiva sia fisica, l’ansia da positiva diventa negativa, non reagisco più prontamente alla situazione e rischio di essere investito: siamo in una situazione di panico.

LA PAROLA “PANICO” NASCE DALLA MITOLOGIA GRECA IN CUI SI NARRA DEL “DIO PAN”, METÀ UOMO E METÀ CAPRONE, ABITUATO A COMPARIRE ALL’IMPROVVISO SUL CAMMINO ALTRUI SUSCITANDO TERRORE INTERIORE E SCOMPARENDO POI VELOCEMENTE, LASCIANDO LE VITTIME NELL’INCAPACITÀ DI SPIEGARSI QUANTO ACCADUTO. LA VITTIMA ERA IN PREDA A UNA TALE ANGOSCIA DA AVERE L’IMPRESSIONE DI ESSERE SUL PUNTO DI MORIRE

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CHE DIFFERENZA C’È TRA ANSIA E UN ATTACCO DI PANICO? Un attacco di panico è un episodio breve e intenso in cui si sperimenta ansia acuta, che insorge in modo improvviso e comporta sintomi fisici e vissuti psicologici di terrore e di morte. Tale disturbo di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta e ha un incidenza da due a tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Nelle donne il problema sembra più frequente a causa della costante necessità di dividersi tra molteplici esigenze lavorative e familiari. CI SONO SITUAZIONI CHE POSSONO FAVORIRLO? Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, per cui il soggetto si spaventa enormemente e spesso ricorre al pronto soccorso poiché convinto di avere un problema fisico. Alcune persone dicono di non capire perché sia capitato a loro poiché ritengono di non aver alcun problema, altri invece ammettono di aver vissuto nei mesi precedenti situazioni che possono aver contribuito all’insorgenza degli attacchi di panico (eventi di vita come matrimonio o convivenza, separazioni, perdita o malattia di una persona significativa, problemi finanziari e lavorativi). Spesso l’attacco di panico si manifesta quando la persona si sente costretta in una certa situazione come un mezzo di trasporto, il treno, la metropolitana, l’aereo, o in una situazione in cui gli sembra di non avere via d’uscita, come un ingorgo stradale oppure al contrario in uno spazio aperto in cui non trova punti di riferimento o nei luoghi pubblici (agorafobia) per esempio il centro commerciale. COME CONDIZIONA LA VITA DI CHI NE SOFFRE? Vivere momenti così angosciosi crea grosse ripercussioni sulla vita quotidiana, poiché la persona comincia a temere che l’attacco di panico si ripresenti. Subentra quella che viene definita “paura della paura”, emo-

zione talmente forte e persistente che spinge la persona a cercare di evitare quelle situazioni o quei posti in cui ha vissuto il panico. L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene quindi la modalità di comportamento prevalente e la persona diventa schiava dei suoi attacchi di panico, costringendo spesso tutti i familiari a non lasciarla mai sola, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere dipendente dagli altri. Un’ulteriore complicazione è il timore di sfigurare di fronte agli altri; spesso per paura del giudizio degli altri si tende a non dire la verità, ad accampare scuse per non uscire o incontrare amici. Tutto questo può condurre anche a uno stato depressivo in cui la persona sente di non avere via d’uscita e non sa come fare per risolvere il problema. MA È POSSIBILE DAVVERO RISOLVERE QUESTO PROBLEMA? Superare un Disturbo da Attacchi di Panico è possibile ma, per prima cosa, è importante prendere consapevolezza del fatto che “si soffre ma non si corre alcun pericolo”. Questa è sicuramente la cosa più difficile da capire poiché, nonostante non ci siano reali pericoli per la sua salute e incolumità, la persona soffre moltissimo pensando di essere sul punto di morire. La psicoterapia in questi casi può essere utile per aiutarla a divenire consapevole di quei pensieri o fantasie che la rendono prigioniera. Spesso chi soffre di attacchi di panico è un soggetto preciso, meticoloso e ha bisogno di tenere tutto sotto controllo con l’illusione di essere “forte”, in realtà dietro si nasconde la paura di non essere all’altezza della situazione e non riuscire a gestire le emozioni. La terapia può essere affiancata anche da tecniche specifiche per gestire l’ansia, più “pratiche”, che richiedono al paziente un coinvolgimento attivo, come il training autogeno, la respirazione lenta, il rilassamento muscolare. Tali tecniche per essere efficaci

COME RICONOSCERLO La descrizione di un attacco di panico da parte di chi ne soffre è spesso la seguente “mi sento morire, mi manca l’aria…. il cuore mi batte fortissimo, mi sembra di impazzire”. I sintomi fisici che le persone riportano più spesso dopo un episodio di attacco di panico sono: • difficoltà respiratoria (dispnea) in alcuni casi con sensazione di “fame d’aria” e di soffocamento • tachicardia o palpitazioni spesso associati a dolori al torace • aumento della sudorazione • brividi o vampate di calore • tremori • capogiri, sensazione di stordimento, debolezza con impressione di perdere i sensi • formicolii o intorpidimenti nelle aree delle mani, dei piedi e del viso • nausea, sensazioni di chiusura alla bocca dello stomaco o disturbi intestinali • tremori fini o a scatti. I sintomi psicologici, invece: • sensazione di non essere parte della realtà (derealizzazione) • paura di perdere il controllo • paura di impazzire • paura di morire • crisi di pianto.

devono essere però praticate in modo costante. È importante inoltre imparare a riconoscere le varie sensazioni fisiche sperimentate proprio per non etichettare tutto sotto il nome di ansia; l’ansia è un moltiplicatore della paura quindi se la viviamo come una forza misteriosa produce ulteriore paura e la paura alimenta ancora di più l’ansia, in un circolo vizioso che va spezzato con la conoscenza. Bergamo Salute

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IN ARMONIA

COPPIA

QUANDO IL PIACERE

non arriva

Un disturbo al femminile che può arrivare a compromettere la felicità di coppia a cura di MARIA CASTELLANO

È

uno dei disturbi sessuali più frequenti dell’universo femminile. Un problema che, anche se nella maggior parte dei casi riguarda le donne, può avere pesanti ripercussioni sulla salute e serenità di coppia, dentro e fuori dal letto. Parliamo dell’anorgasmia, cioè l’impossibilità di raggiungere il piacere durante i rapporti sessuali. «Sembra che il 12% delle donne non abbia mai provato l’orgasmo e che il 34%, durante la penetrazione non avverta nessun piacere» sottolinea la dottoressa Tiziana Romano, psicologa e psicoterapeuta. «Ma il dato più preoccupante è rappresentato da un 47% che ha dichiarato apertamente di fingere l’orgasmo, una strategia utilizzata per rassicurare il partner sulle proprie capacità amatorie e per non affrontare il disagio dato dall’assenza di risposta orgasmica. L’orgasmo femminile infatti, a differenza di quello maschile, è più difficile da individuare e dipende dal non visto e dal mistero». DOTTORESSA ROMANO, QUALI SONO LE CAUSE DI QUESTA DIFFICOLTÀ SE NON IMPOSSIBILITÀ A RAGGIUNGERE IL PIACERE? Le cause possono essere molte e diverse. In alcuni casi ci può essere una disfunzionalità del pavimento pelvico che compromette il raggiungimento della fase eccitatoria e conseguentemente il raggiungimento dell’orgasmo, oppure cause

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Bergamo Salute

cosiddette iatrogene dovute all’assunzione di sostanze psicotrope ed antidepressivi che potrebbero inibire l’orgasmo. Cause fisiologiche o biologiche a parte, comunque, l’orgasmo femminile sembra essere molto più vulnerabile di quello maschile alle interferenze psicoaffettive. Le cause psicologiche quindi giocherebbero un ruolo molto spesso determinante. CI PUÒ SPIEGARE MEGLIO? Spesso nelle donne che soffrono di anorgasmia si riscontrano problematiche legate alla sfera dell’immagine personale, dell’autostima e della fiducia oppure a quella del piacere, in molti casi compromessa da un’educazione rigida e sessuofobica. In queste donne, la cui personalità frequentemente presenta elementi infantili e di dipendenza affettiva, non è raro trovare anche un’ansia e un’inibizione totale dell’orgasmo, percepito come particolarmente minaccioso perché rappresenta la perdita del sogno della fusione felice e dell’amore incondizionato. L’orgasmo, in altre parole, viene vissuto come un atto egoistico e la donna non se lo permette per paura di essere abbandonata dall’essere amato. In altre donne, invece, c’è un cattivo rapporto con se stesse per cui fanno fatica a vivere il proprio corpo come fonte di piacere per sé e per il partner. In questi casi è frequente anche la presenza di disturbi alimentari o l’uso di droghe e alcolici.

Ci sono poi donne che fanno più fatica degli uomini a rinunciare al controllo (e autocontrollo) durante le attività sessuali. Per loro rinunciare al controllo significa mettersi in uno stato di vulnerabilità e debolezza nei confronti dell’altro oppure la perdita di controllo può essere associata alla paura di allontanarsi dalla realtà e non potervi più accedere. In altri casi ancora a fare da freno è la paura di perdere non il controllo su se stesse, ma sul partner diventandone dipendenti. Oppure può diventare un modo per colpire l’uomo nella sua mascolinità facendogli sentire che è un misero amante. È come se la donna sacrificasse l’orgasmo per avere un piacere perverso di controllo e dominio sul partner. Infine, c’è un’anorgasmia situazionale espressa cioè solo con un partner e spesso dovuta a una mancanza di una comunicazione franca, quando ad esempio si desidera cambiare modalità di stimolazione perché non dà piacere. SPESSO LE DONNE SI RASSEGNANO A QUESTA SITUAZIONE, PENSANDO CHE IN FONDO SI POSSA VIVERE “BENE” LO STESSO… Questo atteggiamento deriva da retaggi culturali che spesso ancora oggi noi donne ci portiamo dietro, come se per noi il piacere non fosse poi così “indispensabile”. Sbagliato. Una vita sessuale insoddisfacente alla lunga può ri-


DOTT. TIZIANA ROMANO Psicologa, Psicoterapeuta e Sessoanalista - BERGAMO -

percuotersi negativamente sul benessere di coppia, innescando tensioni e conflitti (anche inconsci) tra i partner. Per questo bisogna affrontare il problema senza tabù. Ovviamente la cura dell’anorgasmia dipende dalla causa che lo ha originato. Se sono i farmaci o altre sostanza assunte a creare il disturbo si tratta di interrompere l’uso

di queste sostanze per ripristinare di nuovo la normalità della risposta sessuale. Se il problema è fisico bisogna rivolgersi a un medico o ginecologo per trovare il rimedio più adeguato. Quando invece alla base c’è una motivazione psicologica è utile una rieducazione emotiva e sessuale al fine di elaborare eventuali paure e inibizioni dovute a condizionamenti culturali ed educativi che potrebbero avere indotto a trattenere l’orgasmo. Si approfondisce poi il lavoro sulla propria identità e immagine corporea, eventuali traumi o abusi sessuali o psicologici, la qualità dell’attaccamento nell’infanzia, l’intimità e la fiducia nella relazione, la storia sessuale, l’immaginario erotico e la vita sessuale nel presente, affinché l’incontro emotivo e sessuale con l’altro sesso perda gradualmente i connotati ostili e difensivi per vivere la libertà e la gioia dell’abbandono.

SE RIGUARDA LUI L’anorgasmia, in misura minore, può riguardare anche l’uomo. Negli uomini, l’anorgasmia si manifesta con la mancata o ritardata eiaculazione: non si tratta di totale assenza di piacere, ma solo del mancato raggiungimento dell’orgasmo. Se questo problema si presenta fin dall’inizio dell’attività sessuale, lo si definisce primario (o permanente). In genere la causa è da ricercare in disturbi fisici legati all'apparato genitale. Tuttavia è più frequente che il disturbo compaia successivamente, in seguito ad esempio all’assunzione di particolari farmaci o per inibizioni psicologiche. In questi casi, se il problema perdura, può condurre all’impotenza secondaria, ovvero alla compromissione dell’erezione.

SI PARLA DI ANORGASMIA PRIMARIA QUANDO LA DONNA NON HA MAI PROVATO L’ORGASMO E SECONDARIA QUANDO COMPARE DOPO UN PERIODO NEL QUALE LA DONNA RAGGIUNGEVA L’ORGASMO NORMALMENTE Bergamo Salute

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IN FAMIGLIA

L

DOLCE ATTESA

a gravidanza è un momento unico nella vita di una donna ed è caratterizzata da cambiamenti fisiologici complessi. Cambiamenti che posso influire anche sulla salute dei denti e gengive. Il mantenimento di condizioni ottimali del cavo orale è quindi fondamentale sia per la futura mamma sia per la promozione della salute orale del nascituro. «In gravidanza le gengive spesso manifestano una risposta infiammatoria esagerata ai fattori locali (placca batterica, tartaro, ricostruzioni e protesi debordanti)» osserva il dottor Marco Campana, odontoiatra. «È quindi frequente l’insorgenza o l’aggravamento di patologie dei tessuti parodontali (i tessuti di supporto ai denti, cioè gengiva, osso alveolare, e legamento parodontale) come gengivite, parodontite ed epulidi (ndr. noduli di tessuto)». DOTT. CAMPANA, COSA SONO E COME SI MANIFESTANO LE PATOLOGIE PARODONTALI? La gengivite è l’infiammazione reversibile dei tessuti gengivali superficiali, provocata dai batteri che si accumulano con la placca nel solco gengivale (la fessura tra gengiva e dente) e dalla risposta dell’organismo a questa colonizzazione. Si possono notare gengive arrossate, gonfie, facilmente sanguinanti al minimo traumatismo e una dolorabilità/bruciore variabili. Se l’infiammazione si estende ai tessuti profondi, cioè al legamento parodontale (il collegamento tra la radice del dente e l’osso alveolare), al connettivo profondo e all’osso alveolare con distruzione dei tessuti, la malattia si definisce parodontite. Talvolta (soprattutto nelle papille dei denti anteriori mascellari), quando sussistono condizioni anatomiche sfavorevoli alle corrette manovre di igiene orale, è possibile che si sviluppi una lesione benigna molto vascolarizzata ed edematosa (gonfia) con aspetto rosso brillante chiamata granuloma gravidico o epulide. Generalmente questi granulomi hanno un diametro inferiore a due cm e se sottoposti a piccoli traumi (come uno spazzolamento aggressivo) possono sanguinare. Spesso possono regredire spontaneamente nelle settimane successive al parto o una volta corretto l’”ostacolo” anatomico (come restauri incongrui o sottosquadrati, elementi dentari affollati, sovrapposti, compromessi). QUALI SONO LE CAUSE E COME SI POSSONO SVILUPPARE QUESTE PATOLOGIE? Durante la gravidanza si registra un aumento della produzione di ormoni quali estradiolo, estriolo e progesterone che determinano: • modifiche alla flora batterica che abitualmente abita le mucose orali con aumento di batteri coinvolti nella patologia parodontale e cariosa; • alterazione della risposta immunitaria locale con aumentata suscettibilità all’infiammazione gengivale e riduzione delle altre funzioni immunitarie;

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Bergamo Salute

GENGIVITE

in gravidanza Anche la bocca risente dei cambiamenti fisiologici nei nove mesi. I consigli per mantenere denti e gengive in salute

a cura di GIULIA SAMMARCO

• proliferazione vascolare aumentata a livello gengivale con conseguenti effetti pro-infiammatori. QUALI SONO I NUMERI DI QUESTE PROBLEMATICHE? La prevalenza della gengivite (reversibile) durante la gravidanza varia dal 30% al 100% in donne che non presentano alcun segno e sintomo di malattia parodontale prima della dolce attesa. La percentuale delle donne gravide che possono manifestare segni clinici di parodontite, invece, varia dal 5 al 20%; in questo caso si registrano più frequentemente aggravamenti di patologie parodontali già preestistenti. Le epulidi, più rare, si possono manifestare nel 10% delle donne in gravidanza. I sintomi e i segni della patologia parodontale possono comparire inizialmente nel secondo


mese di gestazione e raggiungono la massima gravità circa un mese prima del parto. Dopo il parto solitamente si riducono progressivamente fino alla scomparsa in poche settimane.

DOTT. MARCO CAMPANA Specialista in Odontoiatria

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CI SONO DELLE MISURE PARTICOLARI DA ADOTTARE O QUALCHE TRATTAMENTO SPECIFICO? È fondamentale far capire alla futura mamma che essere in gravidanza non determina per forza l’insorgenza di malattia parodontale ma che, per i cambiamenti citati, si vengono a creare le condizioni più favorevoli per un aggravamento di condizioni predisponenti e/o patologiche preesistenti. Sebbene non ci siano particolari controindicazioni al trattamento odontoiatrico durante tutta la gravidanza, è consigliabile stabilire una scala di priorità programmando nel secondo trimestre di gestazione oppure rimandando dopo il parto le cure. Le più diffuse emergenze odontoiatriche possono essere tranquillamente affrontate anche nei nove mesi senza nessun problema. Anche per quanto riguarda le sedute di igiene orale professionale e di mantenimento della salute parodontale non ci sono controindicazioni. A tutte le donne in dolce attesa vanno comunque fatte alcune raccomandazioni: • spazzolare i denti due volte al giorno con un dentifricio al fluoro e utilizzare il filo o altro ausilio interdentale tutti i giorni;

• limitare l’assunzione di cibi contenenti zuccheri solo durante i pasti; • scegliere acqua o latte magro come bevanda, evitando le bevande gassate; • scegliere frutta piuttosto che succhi di frutta per soddisfare l’assunzione di frutta giornaliera consigliata; • effettuare sempre 2/3 controlli odontoiatrici nell’arco della gravidanza, programmando le sedute di igiene orale professionale con il proprio odontoiatra di fiducia sia prima sia durante e dopo la gestazione (se non è stata effettuata negli ultimi sei mesi o se si è verificata una nuova condizione); • in caso di problemi di salute ai denti o alle gengive rivolgersi al proprio odontoiatra per poter eseguire le terapie necessarie indicate, anche prima del parto.

- AZZANO SAN PAOLO (BG) -

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IN FAMIGLIA

BAMBINI

PANNOLINI LAVABILI

pro e contro a cura di ELENA BUONANNO

Illustrazione Laura Pagnoncelli

S

ono sempre di più i genitori che, spinti da motivazioni ecologiche, economiche e di “biocompatibilità”, preferiscono i pannolini lavabili ai tradizionali usa e getta. Una scelta certamente più impegnativa in termini di tempo che però, almeno secondo chi la fa, vale la pena. Per il minore impatto sull’ambiente che ne deriva e per la salute della pelle dei bebè, meno esposta al rischio di irritazioni. Conosciamoli meglio allora con l’aiuto di Nicole Scudeletti, mamma animatrice di incontri sui pannolini lavabili. CERTAMENTE I PANNOLINI LAVABILI SONO MENO PRATICI DI QUELLI USA E GETTA,QUALI SONO QUINDI LE MOTIVAZIONI CHE POSSONO SPINGERE I GENITORI A "TORNARE AL PASSATO"? È vero che sono meno pratici, ma questo non vuol dire che siano impossibili da “gestire”. Ormai infatti non esistono più solo i “ciripà” (pannolini formati da più strati di garze e panni di cotone usati fino agli anni '70). In commercio si trovano diversi pannolini per esigenze varie (da quelle di ingombro a quelle economiche). Oltre ai due pezzi come i “ciripà”, ci sono i pocket (pannolini con tasca in cui posizionare vari inserti), i “tutto in uno” (AIO - all in one, molto simili come con28

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cezione agli usa e getta perché fatti di un unico pezzo) i "tutto in due" (AI2 - all in 2 con sistema a 2 pezzi, ovvero mutandina impermeabile con all'interno pezzi assorbenti che si possono aggiungere). Tutti questi tipi sono disponibili in taglie diverse o unica, e quindi regolabili in base alla crescita, in materiale di origine vegetale (cotone-canapa-bamboo) o tecnici (pile-microfibra-triacetato). Non è un ritorno al passato ma una nuova coscienza di praticità, salute e risparmio.

QUANTO SI RISPARMIA? Nella tabella riportiamo dal sito www.nonsolociripa.it il confronto su un periodo di 30 mesi tra i pannolini usa e getta in tre casi (pannolino marchio supermercato e/o economico 0,17 €/pannolino; pannolino marca famosa in multipacco in offerta 0,24 €/pannolino ; pannolino marca famosa top di gamma 0,28 €/pannolino) e la spesa massima e minima con pannolini lavabili (acquisto di pannolini più o meno cari, uso di detersivo economico o di fascia alta, lavatrice classe A o B, lavaggio a 40 o 60 °C).

PANNOLINI LAVABILI

PANNOLINI USA E GETTA

Minimo €

Massimo €

Economico €

Multipacco €

Top €

219

724

996

1406

1639


MA SONO COMODI PER IL BAMBINO? Assolutamente sì. Vestono comodamente, sono morbidissimi e non compromettono i movimenti dei bimbi. Inoltre assorbono moltissimo. Senza contare che il benessere del bambino migliora: sono costituiti da fibre assorbenti che garantiscono la traspirazione e riducono la possibilità di irritazione migliorando la traspirazione della pelle, evitando l'esposizione a sostanze chimiche e plastiche. Inoltre, essendo abbastanza "ingombranti", mantengono la posizione ottimale per il corretto sviluppo dell'articolazione delle anche e migliorano anche la percezione delle funzioni fisiologiche. SE SONO MIGLIORI PER LE ALLERGIE NON TENGONO PERÒ LA PELLE PIÙ UMIDA, NON AVENDO IL COMPONENTE GELIFICANTE DEI MODERNI PANNOLINI USA E GETTA? I pannolini usa e getta sono rivestiti da un film plastico che impedisce la normale traspirazione della pelle. Ricercatori tedeschi hanno stimato un aumento di temperatura di 1°C (studi ancora in corso) su bambini che utilizzavano questi pannolini rispetto a quello che vestivano i lavabili. Il gel contenuto negli usa e getta è talmente assorbente che secca e arrossa la pelle dei bimbi dovendo poi ricorrere all'uso di creme idratanti. IN TERMINI DI ORGANIZZAZIONE QUANTI PANNOLINI/MUTANDINE IMPERMEABILI SI DEVONO COMPRARE PER ASSICURARE UN "TEMPO DI CICLO" SOSTENIBILE? Occorre, per un uso esclusivo di lavabili, un kit di almeno 20-24 pannolini per gestire il lavaggio/asciugatura. Nessuno vieta la possibilità di alternare l'utilizzo dei lavabili con gli usa e getta per una questione organizzativa di gestione del tempo e delle priorità che si hanno. Non sempre si arriva dappertutto. Ed è meglio privilegiare il rapporto col proprio figlio! VISTO CHE LAVARE I PANNOLINI IMPLICA UN COSTO ENERGETICO, IDRICO E L'USO DI DETERSIVI/IGIENIZZANTI SIAMO SICURI CHE SIA UNA SCELTA ECOSOSTENIBILE? I pannolini lavabili si lavano in lavatrice. Non vanno pretrattati o messi in ammollo precedentemente. Si lavano con un normalissimo ciclo di 40 °C o 60°C, lavaggi che permettono il quasi totale abbattimento della carica batterica e sono sufficienti per pulire e disinfettare i pannolini. Più si alzano le temperature più si garantisce l'efficacia del lavaggio ma si consuma e inquina di più. È buona norma usare detersivi ecologici ed evitare ammorbidenti (meglio usare aceto bianco o acido citrico perché profumato non vuol dire pulito!) e candeggina, disinfettanti e altri additivi chimici che inquinano, provocano reazioni allergiche e rovinano i tessuti. In caso di aloni basta stendere i pannolini al sole o aggiungere nel lavaggio del percarbonato di sodio (sbiancante all'ossigeno attivo). È pos-

NICOLE SCUDELETTI Architetto - MAMMA ANIMATRICE DI INCONTRI SUI PANNOLINI LAVABILI -

sibile anche l'utilizzo dell'asciugatrice (non per le mutandine impermeabili) insieme agli altri indumenti. PER QUANTI GIORNI SI POSSONO ACCUMULARE I PANNOLINI SPORCHI SENZA IL RISCHIO DI "APPESTARE" L'ABITAZIONE? I pannolini lavabili si possono mettere direttamente in lavatrice o stoccare provvisoriamente in una borsetta impermeabile anche agli odori (previo risciacquo della pupu) o un secchio con coperchio. All'inizio se ne usano tanti quindi si lavano spesso, ogni 1,5-2 giorni. CHE TIPO DI FAMIGLIA (IN TERMINI DI ORE DA DEDICARE IN CASA PER LA GESTIONE DEL LAVAGGIO) RIESCE A FAR FRONTE AL MAGGIOR IMPEGNO CHE QUESTA SCELTA IMPLICA? Bisogna essere convinti di far del bene ai nostri figli e all'ambiente. La comodità degli usa e getta è innegabile ma se uno non li ha mai usati si abitua velocemente ai lavabili altrettanto comodi, utili e belli da vedere indossati. Si può decidere di provare da subito o dopo qualche mese o, come già detto, alternare con l'uso degli usa e getta. Senza spendere troppo si può acquistare qualche modello per provare o addirittura rivolgersi alle pannolinoteche (servizio di prestito, gestito da mamme volontarie o associazioni, che permette ai genitori di provare diversi pannolini senza acquistarli in modo da capire se e quali pannolini usare. A Bergamo esiste a Bagnatica). I VANTAGGI? ANCHE PER L’AMBIENTE Per ogni bambino nei primi 3 anni di vita vengono usati circa 6.000 pannolini che finiscono nei rifiuti indifferenziati e che ci metteranno fino a 500 anni per essere riassorbiti dell'ecosistema (non tutti sanno che anche il pannolino usa e getta andrebbe pulito una volta usato prima di essere buttato, altrimenti mummifica e si degrada con molta fatica). Bergamo Salute

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IN FORMA

FITNESS

SOLE, SABBIA E UN PALLONE

Gli ingredienti per un'estate bella, divertente e in forma a cura di GIULIA SAMMARCO

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onifica, aiuta a bruciare calorie, è divertente e offre l’occasione per stare all’aria aperta e in compagnia: il beach volley è davvero lo sport dell’estate. Accessibile a tutti, negli ultimi anni la pallavolo giocata su sabbia si è sempre più affermata anche sulle spiagge italiane, spinta anche dai buoni risultati della nostra squadra nazionale. Ma come si gioca? È molto diversa dal volley “tradizionale”? Divertimento a parte, perché vale la pena provarla? E ci sono controindicazioni o rischi? Lo abbiamo chiesto a Beppe Ferrenti, fisioterapista e osteopata della Foppapedretti Volley Bergamo. QUALI SONO LE REGOLE DEL BEACH VOLLEY? IN QUANTI SI GIOCA? Innanzitutto il beach volley è giocato da due squadre di due giocatori ciascuna (che non possono essere sostituiti) posizionati liberamente in campo (contro i sei giocatori del volley). Le regole sono simili ma non uguali a quelle del volley "normale". Una squadra ha diritto di toccare la palla per tre volte per inviarla nel campo avverso, includendo il tocco a muro. Per fare punto bisogna far cadere la palla nel campo avversario dopo i tre tocchi quando si riceve, mentre direttamente quando si effettua la battuta; la squadra che fa punto ha diritto alla battuta successiva. La palla non può essere trattenuta - catturata- bloccata- accompagnata; il pallonetto si esegue con le nocche delle dita, altrimenti è fallo. Il gioco comincia con un servizio che deve essere effettuato fuori dal campo. L’azione di gioco continua fino a quando la palla tocca una delle due metà campo, va fuori dal perimetro oppure una squadra commette un errore. Anche nel beach volley la squadra che vince l’azione guadagna un punto.

IL BEACH VOLLEY È UN OTTIMO ALLEATO DELLA LINEA: FA AUMENTARE IL TONO MUSCOLARE, MA NON LA MASSA. IN UNA PARTITA NON PROFESSIONALE DI CIRCA UN’ORA SI POSSONO CONSUMARE DALLE 500 ALLE 700 CALORIE 30

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latorio-respiratorio e muscolare e con una buona integrazioni di liquidi e sali minerali e un'alimentazione energetica ma leggera perché spesso si gioca a temperature alte, a tutte le ore e soprattutto d’estate.

DOTT. BEPPE FERRENTI Fisioterapista e Osteopata - PRESSO FOPPAPEDRETTI VOLLEY BERGAMO E OLIS STUDIO FISIOTERAPICO -

Quando la squadra che riceve vince l’azione, guadagna un punto e il diritto a servire. Si cambia campo alla fine di ogni set, ogni sette punti e multiplo di sette nei primi due set e ogni cinque e multipli di cinque nel terzo set. La partita si vince al meglio dei tre set, a 21 punti a set con vantaggio di due. In caso di parità dei primi due set, l’ultimo se lo aggiudica chi arriva prima a 15 sempre con due punti di vantaggio. Per quanto riguarda l’area di gioco deve essere un campo di sabbia di 16x8 metri con altezza rete uguale a quella della pallavolo. Il pallone deve avere lo stesso peso di quello della pallavolo, ma con una pressione minore e una dimensione leggermente più grande. DOVE HA ORIGINE? Ha origine in California e nelle isole Hawaii ma è popolare anche in altri Paesi come la Svizzera e la Germania. A livello internazionale le nazioni più vittoriose sono il Brasile, detentore del titolo mondiale, e gli Stati Uniti, sia con la squadra maschile sia femminile. CHI PUÒ PRATICARE QUESTO SPORT? Tutti possono praticare il beach volley. Bisogna però tener presente che è uno sport in cui serve un minimo di preparazione fisica perché il corpo è sottoposto a stress non indifferente. Quindi prima di cimentarsi bisogna prepararsi da un punto di vista cardio-circo-

SE UN ATLETA GIOCA A PALLAVOLO PUÒ PASSARE AL BEACH VOLLEY? È quasi sempre lo step successivo perché si ha già un preparazione di base. Capita molto spesso che giocatori che hanno praticato la pallavolo passino al beach volley professionistico. Un esempio? La bergamasca Greta Cicolari che, dopo aver militato nella Nazionale italiana con buoni risultati, nel 2015 si è aggiudicata il titolo di Campionessa Italiana di beach volley. PERCHÉ FARE BEACH VOLLEY? È uno sport completo, da un punto di vista fisico aiuta a sviluppare coordinazione, elasticità muscolare ed equilibrio, da un punto di vista psico-emozionale aiuta all’attenzione, alla concentrazione e all’autocontrollo delle tensioni e dell’emozioni. Inoltre favorisce la socializzazione, essendo un gioco di squadra anche se solo a due, e non da ultimo aiuta a bruciare calorie e a tonificare il corpo. QUANTI ALLENAMENTI BISOGNEREBBE FARE PER AVERE BENEFICI? I professionisti si allenano quasi tutti i giorni per due tre ore con associata preparazione fisica, per i non professionisti bastano due-tre allenamenti settimanali. CI SONO CONTROINDICAZIONI? Poiché si si gioca ad alte temperature con impegno fisico importante è controindicato per chi ha problemi cardiocircolatori e respiratori, problemi articolari e per chi ha gravi deformazioni della colonna vertebrale e alle ginocchia. Inoltre è importante non dimenticare che, anche in persone sane, spalla, ginocchia e schiena (zona lombare) vengono sottoposte a maggiore stress: per questo, per prevenire infiammazioni o traumi, bisogna eseguire un programma specifico di rinforzo muscolare e propriocettivo per queste articolazioni.


IN FORMA

BELLEZZA

UN TRUCCO a prova di sudore e caldo

Con la dermopigmentazione è possibile avere un make up impeccabile tutto l'anno a cura di ELENA BUONANNO

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iete stanche di dovervi fare la riga sugli occhi o ritoccare e riempire le sopracciglia tutte le mattine, ancora di più ora che con il caldo la tenuta della mattina viene messa a dura prova dal sudore o dai bagni in piscina o al mare? Vorreste labbra un po’ meno sottili ma avete paura di iniezioni e trattamenti di medicina estetica? Allora il trucco semipermanente, o per meglio dire la dermopigmentazione, è quello che fa per voi. «Negli ultimi anni questa tecnica sta riscuotendo sempre più interesse sia tra le donne sia tra gli uomini» spiega Angela Cammarota, esperta in trucco semipermanente e tricopigmentazione. «Contrariamente a quanto si pensa, infatti, non serve solo per ricreare ad esempio l’effetto del contorno delle labbra o di un eyeliner, ma grazie alla tecnologia avanzata a disposizione, si possono risolvere diversi inestetismi legati a cicatrici, ad esempio dopo mastoplastiche (additive o riduttive) o mastectomie tumorali. L’obiettivo è nascondere cicatrici periareolari, o ricostruire completamente l’areola mammaria comprensiva di capezzolo. Il risultato finale sarà del tutto naturale, complice anche la scelta della colorazione di areola simile a quella reale. Inoltre è utile per mascherare la perdita di capelli, nascondere smagliature etc.. La dermopigmentazione non ha quindi solo fini estetici ma le si attribuisce anche un aspetto paramedicale e ricostruttivo, un grande vantaggio per molte donne non solo da un punto di vista estetico ma anche psicologico. Basti pensare alle donne che si devono sottoporre alla chemioterapia, terapia che in molti casi causa la perdita di capelli e sopracciglia». IN COSA CONSISTE LA TECNICA? Si tratta di una tecnica di pigmentazione dell’epidermide eseguita introducendo micro-pigmenti minerali nello strato superficiale dell’epidermide, con un ago montato su apposito macchinario. MA È COME UN TATUAGGIO? È affine al tatuaggio ma diversa per il tipo di colori usati, per la profondità alla quale i colori vengono introdotti e per l’attrezzatura utilizzata. È DOLOROSA? Durante la seduta si può avvertire un lieve fastidio, soprattutto in alcune zone come l’infracigliare o la parte 32

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ANGELA CAMMAROTA

- TECNICA ED ESPERTA IN DERMOPIGMENTAZIONE ESTETICA E CORRETTIVA -

LA TRICOPIGMENTAZIONE La tricopigmentazione è un trattamento estetico che permette di mascherare la perdita di capelli in uomini e donne di ogni età. È un’ottima soluzione nei casi di calvizie, alopecia e come completamento all’autotrapianto dei capelli. Rapida, non traumatica, reversibile: modifica la percezione visiva del diradamento attraverso la pigmentazione del cuoio capelluto. L’effetto è naturale, non teme l’acqua, il vento o l’azione dello shampoo. Dopo il trattamento, il risultato rimane inalterato per mesi. Un ago, studiato per la cute e inserito nel cuoio capelluto, introduce nello strato superficiale del derma un pigmento anallergico, certificato e bioriassorbibile che ricrea l’effetto dei peli rasati o di una chioma più folta. La durata del trattamento e il numero di sedute sono variabili – in genere ne bastano due, di due ore ciascuna, per ottenere ottimi risultati. La durata della tricopigmentazione varia in funzione della tecnica adottata, del tipo di pelle, dello stile di vita, della zona trattata. In genere, il risultato si mantiene inalterato dai 6 ai 12 mesi, fino a scomparire totalmente dopo 2, 3 anni dal trattamento. Sono disponibili tre diverse tecniche di tricopigmentazione (effetto rasato, effetto densità, copertura cicatrici): la differenza dipende dal tipo di tratto che l’operatore adotta, in funzione della copertura, del taglio di capelli, delle aspettative del cliente.


centrale le labbro superiore, anche se la parte viene precedentemente trattata con una crema anestetizzante. NON È PERICOLOSA? No, a patto ovviamente che siano rispettate non solo tutte le norme igieniche del caso (in particolare l’utilizzo di aghi monouso) e che vengano utilizzati pigmenti specifici anallergici, testati e certificati, adatti anche a chi ha la pelle soggetta a reazioni allergiche con il tradizionale make-up.

SOPRACCIGLIA COME VERE Il microblading è una tecnica nuovissima per ridefinire, infoltire le sopracciglia ricreando un disegno iper realistico. La tecnica è manuale: non serve usare la macchinetta tipica del trucco semipermanente ma si utilizza una penna con dei micro aghi che permettono di pigmentare dei peli come quelli naturali.

QUANTE SEDUTE SERVONO? Il numero di sedute necessarie per ottenere il risultato desiderato varia a seconda della zona da trattare. In genere comunque basta una seduta più una di ritocco, a distanza di circa un mese.

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QUALI ACCORGIMENTI BISOGNA SEGUIRE NELL’IMMEDIATO POST? Fondamentale è non togliere le crosticine che si formano, perché così facendo si rischia di asportare anche il colore non lasciandogli il tempo “fisiologico” per fissarsi. Per ammorbidirle, facilitarne la caduta spontanea e favorire la rigenerazione della pelle, per i primi dieci giorni è consigliabile applicare sulla zona trattata un velo di crema a base di pantenolo.

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Lavate la rapa bianca e tagliatela a tocchetti. Lessatela per circa 20 minuti e scolate. In un recipiente stretto e alto frullate la rapa bianca con il latte di soia, curcuma e pepe aggiungendo un po’ di olio extravergine di oliva, sale marino integrale e il cucchiaio di farina di riso. Ottenete in questo modo una crema densa e dal colore giallo intenso. Cuocete le tagliatelle 5-6 minuti e poi fatele saltare in un’altra pentolina con la crema di rape bianche alla curcuma e un po’ di acqua di cottura della pasta.

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RUBRICHE

ALTRE TERAPIE

ELETTROSTIMOLAZIONE

muscolare

Un aiuto per prevenire e contrastare (anche) l'incontinenza urinaria

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

A

iuta a migliorare le prestazioni atletiche. Favorisce il drenaggio dei liquidi con azione anche anticellulite. Aumenta il tono muscolare, ad esempio dopo traumi. Allevia il dolore articolare. I campi di applicazione della cosiddetta elettrostimolazione muscolare sono davvero vasti. E ce n’è uno forse meno conosciuto degli altri, ovvero la stimolazione dei muscoli del pavimento pelvico, il primo passo per prevenire e contrastare problemi di incontinenza urinaria, ad esempio dopo il parto. Ne parliamo con la dottoressa Monica Vitali, ostetrica esperta nella riabilitazione del pavimento pelvico. DOTTORESSA VITALI, COME “FUNZIONA” QUESTA TECNICA? L’elettrostimolazione muscolare è un trattamento che fa contrarre i muscoli senza sforzo da parte di chi vi si sottopone, perché sfrutta

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gli impulsi elettrici inviati da dispositivi tramite speciali elettrodi. Questi elettrodi inviano al muscolo degli impulsi che lo fanno contrarre ripetutamente. In base alla regolazione delle variabili d'intensità, frequenza, tipo, durata dell'impulso, tempo di latenza, possiamo ottenere differenti risultati: rilassante, per calmare il dolore, sviluppare la forza e la massa muscolare o far lavorare uno specifico tipo di fibre muscolari, migliorare la velocità o la resistenza, tonificare. IN QUALI AMBITI IN PARTICOLARE VIENE UTILIZZATA? Attualmente l’elettrostimolazione viene utilizzata efficacemente in tre campi. • Sportivo. È un mezzo per migliorare le prestazioni atletiche, grazie alla possibilità di adattare il tipo di corrente alle specifiche necessità di ogni singolo individuo e a ogni spe-

cifica fase della preparazione atletica. Si può attivare sia le fibre veloci, sia quelle lente o quelle intermedie, migliorando la forza esplosiva, la velocità o la resistenza grazie a programmi specifici e tutto ciò senza il rischio di lesioni sportive. • Estetico. Permette di impostare programmi di tonificazione o rassodamento, indicati per chi vuole rassodare e tonificare i propri muscoli e tessuti, oppure programmi specifici contro gli inestetismi grazie al miglioramento del microcircolo capillare, al drenaggio dei liquidi, all’aumento del metabolismo e delle attività cellulari, alla riduzione e mobilizzazione dei depositi grassi. • Riabilitativo, in seguito a traumi o contro il dolore. Dopo un'immobilizzazione forzata per un trauma muscolo-scheletrico, è molto importante recuperare il tono e il trofismo muscolare. L'elettrostimolazione permette di recuperare in tempi


gran parte dei dolori muscolari o articolari, cronici o acuti. In questo caso consiste nella stimolazione selettiva delle grosse fibre dei nervi periferici e prende il nome di stimolazione elettrica transcutanea (TENS). La diminuzione del dolore è collegata a due fattori: da un lato si bloccano i segnali elettrici che portano al cervello l’informazione relativa al dolore, se ne annulla anche la percezione; dall’altro si stimola la secrezione di endorfine, ovvero oppioidi prodotti naturalmente dal corpo per combattere il dolore e possono agire sia nel midollo sia nel cervello, risultando quindi essere dei potenti analgesici. Oltre a tutti questi utilizzi, interessante è anche quello in ambito urologico-ginecologico-proctologico, introdotto intorno agli anni ’80 per favorire la continenza urinaria ma non solo.

rapidi il tono muscolare e di drenare i liquidi accumulatisi a causa dell'immobilità. È bene ricordare, però, che l’elettrostimolazione non deve sostituire completamente le sedute di rieducazione con un fisioterapista il quale potrà associarvi importanti esercizi propriocettivi e di mobilità. L'elettrostimolazione è anche ampiamente utilizzata per alleviare

IL PAVIMENTO PELVICO È un insieme di strati di legamenti e muscoli posti alla base della cavità addominale/ pelvica, indispensabile per il sostegno di uretra, vescica, intestino e, nella donna, dell’utero, che si estendono come un’amaca partendo dall’osso sacro (dietro) fino all’osso pubico (davanti). Per dare meglio l’idea è la zona anatomica che appoggiamo

IN CHE MODO AIUTA A PREVENIRE L’INCONTINENZA? Mentre nei campi citati l’elettrostimolazione si avvale di placche che vengono posizionate esternamente sulla parte del corpo da trattare, in ambito urologico-ginecologicoproctologico, sfrutta l’utilizzo di sonde anali o vaginali. Lo scopo è far contrarre involontariamente la muscolatura pelvica (vedi box). Attraverso la contrazione dei muscoli pelvici si ha un aumento della chiusura sfinterica effettuata attraverso sonde mono paziente. Le

al sellino quando andiamo in bicicletta. Questi muscoli, spesso ignorati, svolgono un ruolo importante per garantire la continenza urinaria e fecale. Questo vale per tutti i momenti della vita e in particolare durante la gravidanza, dopo il parto e in menopausa, fasi molto delicate per questo muscolo che si accompagnano a cambiamenti ormonali importanti.

principali funzioni della stimolazione elettrica sono: contribuire a far prendere coscienza del muscolo che deve essere esercitato per favorire la continenza; aumentare la forza contrattile della muscolatura stimolata; incrementare il tono e il trofismo dello sfintere; rinforzare il riflesso di chiusura uretrale (ndr. l’uretra è un piccolo condotto che unisce il collo della vescica urinaria con l'esterno), evitando così le problematiche di incontinenza urinaria-fecale e l’urgenza minzionale da vescica iperattiva. A scopo terapeutico per le disfunzioni pelvi-perineali viene utilizzata la frequenza alternata, evitando così il pericolo di danneggiare i tessuti. La frequenza della stimolazione, corrispondente al numero di fasi al secondo, deve essere diversamente applicata a seconda dell’obbiettivo terapeutico. Le sedute terapeutiche hanno una durata di circa 1520 minuti da effettuarsi più volte a settimana. La cura deve essere affiancata ad altre terapie conservative, come i trattamenti manuali, la fisiochinesi e il biofeedback. Non è possibile utilizzare l’elettrostimolazione in caso di: gravidanza, nei pazienti portatori di pacemaker, bambini e in casi di epilessia. È buona regola, come tutti i casi in ambito sanitario, che sia uno specialista esperto a eseguire il trattamento con l’elettrostimolazione, senza improvvisazioni, al fine di evitare spiacevoli inconvenienti.

DOTT.SSA MONICA VITALI Ostetrica riabilitatrice - PRESSO LO STUDIO VITALI DI BERGAMO, E CORPORE SANO SMART CLINIC STEZZANO -

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ECOGRAFIA una "fotografia" degli organi in 3D a cura di ELENA BUONANNO

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l’esame più utilizzato nella pratica clinica quotidiana. Perché veloce, di semplice esecuzione, indolore e privo di rischi. Indicata in moltissimi campi diversi, da quello ginecologico e ostetrico a quello ortopedico, da quello dermatologico a quello endocrinologico, l’ecografia permette di ottenere un’immagine tridimensionale dell’interno di un organo o di una parte del corpo umano, utile per diagnosticare (in alcuni casi da sola in altri in associazione ad altri esami più approfonditi) tumori, lesioni o anomalie/malfunzionamenti

DOTT. MAURIZIO ARMANINI

Specialista in Medicina Interna - PRESSO IL CENTRO MEDICO SAN GIUSEPPE DI SERIATE -

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degli organi e anche per monitorare l’andamento di eventuali terapie. Conosciamone meglio indicazioni, limiti e svolgimento con l’aiuto del dottor Maurizio Armanini, internista ed ecografista. DOTTOR ARMANINI, DI CHE TIPO DI ESAME SI TRATTA? E SU CHE PRINCIPI SI BASA? L’esame ecografico utilizza ultrasuoni, una forma di energia meccanica della stessa natura delle onde sonore che vengono emesse quando parliamo, ma con frequenze nettamente al di sopra di quelle dei suoni udibili (2-16 MHz). Il principio fisico su cui si basa l’ecografia è quello di leggere le riflessioni (ndr. fenomeno acustico che si verifica quando l'onda sonora incontra un ostacolo e torna indietro e cambia quindi direzione) che le onde sonore, prodotte da un’apposita sonda, subiscono nell’attraversare strutture a differente impedenza acustica (n.d.r. grandezza che descrive come un fluido si oppone al passaggio di onde sonore). Quando la vibrazio-

ne meccanica (ultrasuono) emessa dalla sonda ecografica lungo il cammino di propagazione nel corpo umano incontra un organo o un’altra struttura, una parte dell’energia viene riflessa (eco) e una parte prosegue in profondità fino a incontrare altre strutture che la rifletteranno oppure fino a quando verrà completamente assorbita. La sonda raccoglie gli echi riflessi che tramite il computer vengono elaborati e trasformati in immagine che l'operatore vede sul monitor della macchina. Ogni struttura riflette l'onda sonora a seconda della sua composizione: ad esempio un tumore all'interno di un organo riflette l'onda sonora diversamente dal tessuto sano circostante e per questo può venire individuato. QUALI PARTI DEL CORPO SI POSSONO INDAGARE? L'ecografia permette di esaminare qualsiasi organo del corpo umano, eccetto il sistema scheletrico (fegato, colecisti, vie biliari, pancreas, milza, reni e surreni, vescica, pro-


stata utero, pelle, occhi, tiroide, tendini, muscoli e articolazioni, cuore, apparato circolatorio etc.). Solo negli organi contenenti aria (intestino, stomaco, polmoni) viene limitato a particolari patologie, anche se il continuo sviluppo della tecnologia permetterà in futuro di rendere questo esame accessibile allo studio approfondito di tali organi.

NON SOLO PER LA DIAGNOSI L'ecografia non ha solo uno scopo diagnostico, viene infatti utilizzata moltissimo anche come guida per manovre di tipo interventistico come biopsie, drenaggi di ascessi, posizionamento di cateteri.

MA CI SONO CONTROINDICAZIONI? No, è un esame semplice, indolore e poco costoso, esente da controindicazioni sia per gli adulti sia per i bambini con la possibilità quindi di eseguirlo più volte anche a breve distanza di tempo. Addirittura, come le mamme sanno, il feto è monitorato nei suoi gradi di sviluppo con l'ecografia che può rilevare anomalie già all'interno dell'utero dando la possibilità di intervenire e di minimizzare o annullare complicazioni nel futuro. Il limite è che è un esame di non sempre facile interpretazione, perciò gioca un ruolo importante l’esperienza e la perizia dell’operatore. QUANTO DURA? La durata dell'esame mediamente è di circa 5/10 minuti a seconda della struttura dell'organo in esame e della patologia eventualmente presente: ad esempio se la tiroide è normale l'esame dura pochi minuti ma se all'interno vi sono noduli questi

devono essere valutati con attenzione per forma, dimensioni, ecostruttura, rapporti con altri organi contigui etc.. Questo naturalmente vale per tutti gli organi e apparati. Per l'addome in particolare, visto la quantità di organi che contiene (fegato, pancreas, milza, vasi addominali, colecisti e vie biliari, reni, vescica, organi genitali), il tempo medio è di circa 15 minuti con una certa variabilità legata all'esperienza dell'operatore. È NECESSARIA QUALCHE PREPARAZIONE PARTICOLARE PRIMA DELL’ESAME? La preparazione all'esame è richiesta solo per l'addome e necessita di digiuno da almeno sei ore (per evitare lo svuotamento della colecisti, artefatti creati da aria e cibo nello stomaco che impedirebbero la visualizzazione del pancreas) e la vescica ben repleta, cioè piena) per meglio visualizzare le pareti. Per tutti gli altri distretti (cute, muscoli, tendini, articolazioni, sistema circolatorio arterioso e venoso, cuore, occhio) non è richiesta alcuna preparazione.


RUBRICHE

ANIMALI

PESCI ROSSI

Istruzioni per l'uso

a cura di ELENA BUONANNO

È

uno degli animali più diffusi nella case degli italiani. C’è chi lo prende “al posto” di un cane o un gatto perché meno impegnativo nella gestione, chi perché affascinato dal mondo “subacqueo”, chi ancora per far contenti i bambini rapiti dal suo colore vivace. Parliamo del pesce rosso. Ma quali sono le sue esigenze? Quale la sua alimentazione e il suo habitat ideale? Lo abbiamo chiesto al dottor Michele Mutti, idrobiologo e ittiologo. QUALI SONO LE CARATTERISTICHE FISICHE E "CARATTERIALI" CHE HANNO RESO IL PESCE ROSSO IL PESCE PIÙ DIFFUSO NELLE NOSTRE CASE? Il pesce rosso o Carassio dorato (Carassius auratus) deve il suo successo soprattutto alla robustezza e alla grande adattabilità. Originari dell’Asia orientale, dalla Siberia alla Cina, i pesci rossi sono creature estremamente interattive e con caratteri individuali molto distinti. Spesso mostrano comportamenti interessanti e negli individui di taglie maggiori si può parlare di apprendimento anche se in forma semplice: non è raro vederli associare al colore o al rumore del contenitore per il mangime il cibo che di lì a poco riceveranno; è possibile addi-

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Bergamo Salute

DOTT. MICHELE MUTTI

Idrobiologo, Ittiologo

rittura educare l’animale a lasciarsi accarezzare o a cibarsi direttamente dalle mani di chi se ne prende cura. COME DOVREBBE ESSERE IL SUO HABITAT IDEALE? MEGLIO LA BOCCIA O L’ACQUARIO? La classica boccia, a cui vengono spesso associati, è alla base di tutta un serie di problemi che abbassano drasticamente le aspettative di vita di questi animali: in primis l’accumulo repentino di sostanze dannose per il pesce, derivanti dal metabolismo dell’animale stesso, come ammoniaca, nitriti e nitrati. In uno spazio ristretto anche lo sviluppo e la proliferazione di batteri pericolosi potrebbe creare non pochi problemi al nostro “amico”. Inoltre per sua conforma-

zione, la boccia vede una superficie di contatto tra aria e acqua molto limitata, per cui la scarsa diffusione dell’ossigeno determina condizioni molto complicate (al limite dell’anossia) per l’animale che si trova costretto a salire in superficie per inglobare, “boccheggiando”, le molecole di ossigeno atmosferico dentro l’acqua. Altro problema è la mancanza quasi totale di “arredo” dell’ambiente: il pesce si muove in una situazione priva di riferimenti, soprattutto se la boccia viene posizionata a centro tavola, lontano da pareti e mobili. L’ideale sarebbe poter disporre di una piccola vasca, dimensionata al numero e alla taglia dei pesci (per animali di piccole dimensioni 15-20 litri per ogni pesce) che preveda un allestimento semplice e pratico ai fini della pu-


MEGLIO SOLI O IN COMPAGNIA? Il Carassio, per sua natura è pesce gregario che ama vivere in compagnia dei suoi simili, anche di altre specie. Nel caso di un acquario di comunità (con più specie presenti) va ricordato che la temperatura ottimale per il Carassio, soprattutto nelle sue forme più particolari, si aggira intorno ai 24°C mentre altri pesci necessitano di temperature più elevate e quindi la scelta di eventuali compagni per il nostro amico deve tener conto anche di queste considerazioni.

vandoli rispettandone le esigenze, spesso sottovalutate o considerate con molta superficialità. OGNI QUANTO DEVE ESSERE CAMBIATA L’ACQUA? Se è presente un filtro, un cambio settimanale del 10% è più che sufficiente, altrimenti è necessario effettuare un cambio settimanale anche completo avendo l’accortezza di preparare l’acqua la sera prima dentro alcuni secchi per fare in modo che raggiunga la temperatura di quella in cui si trova il pesce, oltre a perdere per evaporazione il cloro contenuto. Purtroppo il cambio d’acqua viene spesso fatto mettendo il pesce in una tazza se non un bicchiere e utilizzando direttamente l’acqua di rete (nei mesi freddi a 7-8 gradi contro i 18-20 della vasca ). È come se d’inverno, in mezzo alla neve uscissimo nudi a fare una bella passeggiata. lizia: un ghiaietto grossolano per il fondo, qualche radice, piante finte o anche vere ancorate alle radici e piccoli sassi. La vasca, inoltre, dovrebbe essere provvista di un filtro (HOB o canestro), di un piccolo areatore, al fine di mantenere alta la concentrazione di ossigeno nell’acqua, di un sistema di illuminazione semplice (neon o LED) e di un riscaldatore dimensionato al volume dell’acquario. Non si deve dimenticare che le indicazioni per il volume della vasca sono un riferimento per giovani pesci di piccole dimensioni: il carassio adulto può facilmente raggiugere i 30 centimetri e quindi la regola dei 15-20 litri perde di validità. Da questo punto di vista sarebbe utile cominciare a considerare anche i pesci come animali da compagnia, alle-

QUALI ALTRE REGOLE DI MANUTENZIONE BISOGNEREBBE SEGUIRE PER LA VASCA? Sarebbe consigliabile una pulizia settimanale del fondo (utilizzando un apposito sifone) in modo da eliminare le feci o il cibo inconsunto e la pulizia delle pareti della vasca e degli arredi nel caso in cui si formassero eventuali formazioni algali. A questo proposito possono fornirci un piccolo aiuto anche alcuni pesci dei generi Plecostomus, Ancistrus e Corydoras. Spesso la comparsa di alghe sulle pareti o sul fondo è il segnale che nell’acqua sta aumentando il carico organico; questo fatto è molte volte imputabile a razioni troppo elevate di cibo che, non essendo consumate dal pesce contribui-

scono, attraverso il processo di decomposizione, a “fertilizzare” l’acqua stessa. Un’altra causa della proliferazione algale è l’eccessiva illuminazione della vasca: in questo caso sarà utile regolare il periodo di utilizzo delle lampade e dove possibile, operare una riduzione dell’illuminazione esterna. QUAL È L'ALIMENTAZIONE PIÙ INDICATA PER I PESCI ROSSI? In natura la dieta del Carassio è composta prevalentemente da piccoli invertebrati come larve acquatiche di insetti, soprattutto ditteri, piccoli crostacei e anellidi, anche se non disdegna insetti che rimangono intrappolati nella tensione superficiale o addirittura semi che si depositano sulla superficie dell’acqua. Spesso lo si trova anche vicino al fondale intento a “grufolare” tra il detrito e il limo in cerca di particelle organiche. Per alimentarlo correttamente in vasca bisognerebbe tener presente quanto appena detto, cercando di alternare i comuni mangimi (da prediligere il pellettato alla classica scaglia per ridurre l’ingestione di aria da parte del pesce) con mangimi vivi, surgelati o liofilizzati (Daphnia, larve di Chironomus, piccoli vermi). Le parole d’ordine in ogni caso sono parsimonia e costanza: proprio perché una “buona forchetta”, il Carassio (ma questo vale per tutti i pesci d’acquario) andrebbe alimentato secondo la regola del “poco e spesso”. Un ultimo consiglio: evitiamo esperimenti vari per i quali finiscono nella vasca cibi dannosi o pericolosi; lo stesso pane, fermentando nell’apparato digerente del pesce porta il Carassio a esplodere letteralmente come un palloncino troppo gonfio. Bergamo Salute

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DAL TERRITORIO

NEWS

A LEOLANDIA È ARRIVATO L’ORTO DIDATTICO Un vero e proprio orto dove grandi e piccini potranno scoprire e osservare in prima persona i segreti della terra e osservare dal vivo i suoi frutti nelle diverse fasi della crescita e scoprirne la stagionalità. Il nuovo orto didattico, realizzato in collaborazione con Flortis, marchio leader nello sviluppo, nella produzione e nella distribuzione dei prodotti per la cura di piante e fiori, si sviluppa su una superficie di circa 1.700 metri quadrati dove è già possibile ammirare diverse varietà di colture, ortaggi, e alberi da frutta, raccontati grazie a cartelli descrittivi dettagliati. In particolare, l'orto di Leolandia ospita dieci stalli a terra con ortaggi che variano a seconda delle stagioni, cinque filari con piccoli frutti (fragole, more, lamponi, mirtilli e ribes), dodici piante da frutto, oltre a 65 mq di piante aromatiche. A completare l'area, una casetta degli attrezzi e una serra adibita a laboratorio coperto. L’orto è aperto al pubblico tutti i giorni. Per informazioni: www.leolandia.it.

PIÙ SPORT E ALIMENTAZIONE SANA: LA SCUOLA IMIBERG E GRUPPO SAN DONATO FOUNDATION INSIEME PER EDUCARE LE NUOVE GENERAZIONI La scuola IMIBERG ha lanciato quest’anno il programma per una scuola attenta a tutti gli elementi che costituiscono la persona: “corpo, cuore, ragione” è il claim. Colonne portanti del progetto, che si estende dall’asilo dei due anni fino ai licei e all’I.T.E., sono il potenziamento delle attività motorio/sportive curricolari ed extra curricolari, favorire le attività sportive extrascolastiche e l’attenzione ai corretti stili di vita, in particolare alla sana alimentazione. Partner principale di IMIBERG sul tema dell’alimentazione è la Gruppo San Donato Foundation, fondazione del Gruppo ospedaliero San Donato. Il Gruppo San Donato è uno dei maggiori gruppi ospedalieri privati in Europa e vanta numerose eccellenze tra le sue strutture. Da qualche anno la GSD Foundation si occupa di “alimentazione sostenibile”, in particolare con EAT Educational rivolto alle scuole, e IMIBERG sarà la prima scuola fuori dall’hinterland milanese a prenderne parte. La fondazione, oltre a portare EAT Educational all’IMIBERG, sta sostenendo, con i suoi esperti, la scuola in tutto il progetto di “ristrutturazione” della somministrazione di cibo a scuola, dal bar ai distributori automatici, passando per le merende nei livelli più bassi. Per maggiori informazioni sul progetto generale: http://sportiamo.scuoleimiberg.it.

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Bergamo Salute

ONCOLOGY MANAGEMENT FAST TRACK: TRA I GIOVANI TALENTI DELL’ONCOLOGIA ITALIANA ANCHE UNA BERGAMASCA

Si chiama Mary Cabiddu, è oncologa dell’ASST Bergamo Ovest (Azienda Socio Sanitaria Territoriale), ed è uno dei sette vincitori premiati alla prima edizione dell’Oncology Management Fast Track (OMFT), Corso di Perfezionamento per giovani talenti dell’oncologia italiana, i futuri migliori primari oncologi, promosso da SDA Bocconi School of Management e da CIPOMO, Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri. Il suo progetto aziendale, dedicato al rapporto fra cardiologia e oncologia, è stato decretato tra i migliori progetti di innovazione e cambiamento nel campo dell’oncologia da una commissione composta da SDA Bocconi, CIPOMO e i direttori generali di Aziende sanitarie, ospedaliero universitarie e Istituti di Ricerca nel corso di una cerimonia di premiazione svoltasi nei giorni scorsi presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano. La dottoressa Cabiddu si è aggiudicata, insieme ad altri sei diplomati, il primo posto nella classifica dei 25 progetti presentati, suddivisi in cinque differenti aree tematiche. Il suo lavoro, oltre ad essere premiato dalla giuria, sarà oggetto di una pubblicazione su Mecosan - rivista trimestrale di management ed economia sanitaria - poiché rappresenta un “prototipo” di cambiamento per approccio e contenuto.


“BERGAMO SALUTE” TRA GLI SPONSOR DELLA SECONDA EDIZIONE DELLA FESTA DEL BEN-ESSERE Si terrà il 12 giugno, nella magica location di Villa Tasca a Brembate Sotto, la seconda edizione della Festa del BenEssere. Un evento patrocinato dal Comune di Brembate e realizzato con la collaborazione della Proloco di Brembate, dedicato al benessere e al mondo olistico, dove si potranno conoscere molte discipline olistiche ed effettuare trattamenti. Inoltre si potranno degustare prodotti naturali e biologici nell'area ristoro, quest'anno a base di canapa. Non mancheranno poi conferenze di medici ed esperti in discipline olistiche: Osteopatia, Psicoterapia, Massaggio Posturale Antistress, Metamedicina, La storia dei Tarocchi. Nell'Area Meditazioni ci saranno appuntamenti con Yoga per adulti e bambini, oltre che intrattenimenti olistici dedicati esclusivamente ai più piccoli; mentre nell'area Arena si esibiranno le arti marziali del Kung Fu, Tai-Chi, la Danza del Ventre, la Danza Zingara, e Flamenco, oltre una serie di esercizi di ginnastica ritmica. Novità di quest'anno, una sfilata di moda con abbigliamento in fibre biologiche, tessuti riciclati e moda artigianale e vintage. Per informazioni: tel. 346 7206949.

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DAL TERRITORIO

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ANED Da più di 40 anni in prima linea per migliorare la vita di dializzati e trapiantati a cura di VIOLA COMPOSTELLA

“M

ariolina nel 1971 aveva 9 anni e soffriva di una grave insufficienza renale terminale che l’avrebbe portata alla morte in poche settimane se non fosse arrivata dalla Sardegna all’ospedale San Carlo di Milano, uno dei pochi centri dove si stava “sperimentando la dialisi”. In quegli anni, nove pazienti al giorno morivano per mancanza di cure. Mariolina fu sottoposta a dialisi e venne salvata. Fu “lasciata in custodia” al centro dialisi in quanto i genitori dovettero ritornare a casa in Sardegna, dove altri figli piccoli li attendevano. Venne chiamata l’assistente sociale del San Carlo, Franca Pellini, che decise di aiutare Mariolina in prima persona “adottandola”.

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Bergamo Salute

È il 1972 quando Franca Pellini fonda Aned, Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto Onlus, affinché in Italia un caso come quello di Mariolina non si potesse più verificare. Affiancando lo sviluppo della Nefrologia da allora la Onlus ha conquistato numerosi diritti socio sanitari per questi malati e nel 1993 è stata insignita di Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica. In Italia ci sono circa tre milioni di persone con una malattia renale iniziale, oltre 50.000 malati in dialisi, 9.000 pazienti in lista di attesa di trapianto d’organi, circa 30.000 trapiantati d’organo. «La nefrologia in tutti questi anni ha fatto passi da gigante. E Aned è stata partner

e pungolo delle istituzioni, sempre proiettata alla difesa del malato di reni come persona bisognosa di tutela, ma anche di valorizzazione nel lavoro, nella vita di relazione o nello sport. Una frontiera offerta dalla nostra Costituzione a cui Aned si è costantemente ispirata» osserva Valentina Paris, bergamasca che ai malati renali e in dialisi ha dedicato tutta la vita, prima come infermiera professionale presso il Servizio di Nefrologia-Dialisi degli Ospedali Riuniti, poi come Presidente di Aned e ora nel consiglio direttivo dell'associazione. «La nefropatia è una malattia invalidante che determina, allo stadio terminale, una disabilità grave. Questo concetto è stato affermato grazie ad Aned nel 1998, in base a un’intesa raggiunta


con il Ministro della Sanità. Si tratta del principio da cui discendono per buona parte diritti sanitari, lavorativi e sociali fino ad allora negati» continua la Paris. Nel corso del tempo Aned ha conquistato diritti che hanno reso la qualità della vita dei dializzati e trapiantati migliore: invalidità, esenzione ticket, trasporti gratuiti, campagne per la donazione degli organi, legge 104 (ndr. normativa in materia di disabilità, per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone portatrici di handicap), informazioni al nefropatico, istituzione di una sezione dedicata allo sport coinvolgendo centinaia di dializzati e trapiantati. «Alcuni studi condotti dal Centro Nazionale Trapianti di cui Aned è partner hanno dimostrato gli effetti positivi dell’attività fisico-sportiva nei soggetti dializzati e trapiantati. Da qui l’idea di organizzare iniziative sportive dedicate ai dializzati e ai trapiantati» continua Valentina Paris. Come quella che ha visto protagonisti, a ottobre

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2013, tre bergamaschi, due dializzati, Paolo Beretta e Enzo Carrara, e un trapiantato, Marco Minali che hanno percorso il cammino spagnolo da Leon a Santiago de Compostela, 300 Km. a piedi con tappe di circa 25 Km. al giorno. Un’impresa apparentemente impossibile per dei dializzati, resa possibile dall’Aned e dalla collaborazione con un azienda farmaceutica del settore che ha garantito ai pazienti la possibilità di fare dialisi lungo il cammino. Un sogno diventato realtà per i tre “podisti” e una nuova conquista per tutti i pazienti dializzati e trapiantati. Da molti anni Aned siede anche ai tavoli istituzionali (con Ministero della Salute e Centro Nazionale Trapianti) e si impegna quotidianamente a sostenere la ricerca e avviare campagne d'informazione volte a prevenire l’insufficienza renale attraverso guide educazionali che richiamano i pazienti a stili di vita corretti. La convinzione di Aned, da sempre, è che “un paziente bene informato diventa protagonista del-

la propria malattia e collabora con lo staff curante”. «La necessità della presenza di Aned è, per certi versi, più forte oggi che al momento della sua nascita. L’obbiettivo prioritario di allora era quello di sottrarre le persone alla morte» osserva la Paris. «Oggi, invece, la nuova frontiera è quella di impedire l’insorgere della malattia con la prevenzione e garantire ai malati la guarigione. Questi nuovi traguardi sono addirittura più difficili, perché non si tratta solo di andare più avanti scientificamente, ma anche di realizzare una rivoluzione culturale nelle persone (nella donazione di organi, ad esempio) e negli stili di vita (per affermare con successo la prevenzione). Senza trascurare ovviamente la necessità di difendere i diritti faticosamente conquistati dalle persone malate. Diritti troppo spesso sacrificati dai governi per “fare cassa” o esposti, come talvolta avviene, alle incursioni marcatamente speculative del privato» conclude Valentina Paris. www.aned-onlus.it

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DAL TERRITORIO

FARMACIE

COLESTEROLO E GLICEMIA così li tieni sotto controllo Ormai da anni sono disponibili in farmacia test per monitorarne i livelli in modo rapido e veloce, con solo una goccia di sangue a cura di ELENA BUONANNO

C

ontrollare periodicamente i valori legati al colesterolo e glicemia è fondamentale per la prevenzione e monitoraggio di alcune patologie come diabete, sindrome metabolica, ipertensione. A differenza della pressione, che chiunque può provare da solo a casa, colesterolo e glicemia non possono essere controllati se non attraverso esami del sangue, effettuabili in laboratori d’analisi o in farmacia. Già, perché ormai da qualche anno il volto della farmacia tradizionale, dove andare a comprare farmaci, si è trasformato dando vita alla “farmacia dei servizi” che ha la possibilità di erogare servizi e prestazioni professionali ai cittadini. In particolare, il Decreto del 16 dicembre 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 57 del 10 marzo 2011, ha autorizzato l’esecuzione di test "autodiagnostici", cioè test gestibili direttamente dai pazienti

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Bergamo Salute

per autocontrollo e prevenzione. Tra questi, anche i test per colesterolo e glicemia, analisi effettuabili in farmacia che richiedono una piccola goccia di sangue prelevata dal dito del paziente e qualche minuto d'attesa. Ma quando servono? Quali sono i valori ideali? Ogni quanto andrebbero controllati? Lo abbiamo chiesto al dottor Ernesto De Amici, farmacista. DOTTOR DE AMICI, COMINCIAMO DAL COLESTEROLO. COSA INDICA E PERCHÉ È IMPORTANTE TENERLO SOTTO CONTROLLO? La colesterolemia indica la quantità di colesterolo nel sangue. Questa molecola è un grasso fisiologicamente presente nel nostro organismo e deputato a svolgere alcune importanti funzioni come la sintesi della vitamina D, la produzione di alcuni

ormoni e la costruzione delle pareti cellulari. Quando parliamo di colesterolo intendiamo generalmente il colesterolo totale, che a sua volta si divide in colesterolo buono e cattivo: questa ulteriore distinzione è data dalla dimensione delle molecole, a seconda che vadano o no a formare le placche aterosclerotiche. Queste formazioni si trovano sulla parete dei vasi sanguigni e, se non tenute sotto controllo, possono crescere fino a ostruire il flusso sanguigno, provocando malattie ed eventi cardiovascolari anche fatali. Ecco il motivo per cui è importante monitorare la concentrazione di colesterolo nel sangue (almeno una volta all’anno in

GLI ALTRI TEST DI "PRIMA ISTANZA" IN FARMACIA • Test per misurazione in

tempo reale di emoglobina, emoglobina glicata, creatinina, transaminasi, ematocrito; • Test per la misurazione di componenti delle urine quali acido ascorbico, chetoni, urobilinogeno e bilirubina, leucociti, nitriti, ph, sangue, proteine ed esterasi leucocitaria; • Test ovulazione, test gravidanza, e test menopausa per la misura dei livelli dell'ormone FSA nelle urine; • Test colon-retto per la rilevazione di sangue occulto nelle feci.


assenza di patologie conclamate), tenendo presente che non tutto proviene dall’alimentazione, ma viene anche prodotto dal nostro organismo. QUALI SONO I VALORI IDEALI DI COLESTEROLO? I valori di riferimento desiderabili indicano una concentrazione minore di 200 mg/dL di colesterolo totale. E LA GLICEMIA, INVECE, PERCHÉ DIVENTA PERICOLOSA SE RISULTA TROPPO ALTA? La glicemia è la concentrazione di glucosio nel sangue, i cui livelli risentono molto dell’alimentazione (lo zucchero che ingeriamo mette in moto un complesso meccanismo di regolazione per mantenere la glicemia costante). Il glucosio è lo zucchero semplice fondamentale per la nostra salute, perché funge da fonte di energia per le cellule, soprattutto i neuroni. Concentrazioni troppo elevate, però, sono un campanello di allarme per il diabete, malattia cronica causata da un alterato fun-

zionamento dell’insulina, ormone deputato a “immagazzinare” il glucosio nelle cellule. Le cause che stanno alla base di questa patologia sono diverse e in base a queste cause si identificano tipi diversi di diabete (di tipo 1, che si manifesta in età infantile e adolescenziale, o tipo 2, che compare in età adulta). I sintomi del diabete sono diversi e purtroppo spesso sono silenti, finché non insorgono delle complicanze, acute o croniche, che possono essere anche gravi (coma chetoacidosico, retinopatie, nefropatie, patologie cardiovascolari, neuropatie, complicazioni in gravidanza). Per questo si consiglia di provare la glicemia a digiuno almeno una volta all’anno in soggetti non a rischio e di tenerla controllata più frequentemente per chi presenta fattori di rischio come la familiarità, stile di vita sedentario, età... Anche in questo caso le autoanalisi disponibili in farmacia possono aiutare, sia misurando la glicemia “in un’istantanea”, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue in quel momento esat-

to, sia misurando l’andamento della glicemia negli ultimi mesi, attraverso l’emoglobina glicata. Per concludere, sia nel caso del colesterolo sia nel caso della glicemia i sintomi non sono evidenti e si può normalmente vivere senza sapere di coltivare una situazione ad alto rischio. Per questo motivo la prevenzione è importante: una goccia di sangue, pochi minuti e la professionalità del farmacista che può fornire consigli e/o rimedi in caso di anomalie o indirizzare dallo specialista se necessario.

DOTT. ERNESTO DE AMICI

Farmacista - VICE PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI FARMACISTI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO -

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DAL TERRITORIO

IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

MI SONO LAUREATO per aiutare i campesinos Faceva il tornitore meccanico quando andò a fare volontariato sulle Ande e colpito dalla povertà e dalle malattie decise di diventare dottore a cura di LUCIO BUONANNO

«M

i sono laureato in medicina per poter aiutare i campesinos della Bolivia. Ho cominciato trent’anni fa con un piccolo centro medico che poi, grazie all’aiuto di tanti amici soprattutto bergamaschi, è diventato un Ospedale che serve un’area molto vasta e cura ogni giorno una quindicina di pazienti». Il dottor Pietro Gamba, nato e cresciuto a Stezzano, è diventato medico per caso. Ora è il responsabile dell’Ospedale di Anzaldo, un paesino di mille abitanti a due ore da Cochabamba. In questi anni è riuscito a portare lassù a 3200 metri di altitudine l’elettricità e l’acqua corrente conquistando la stima e la fiducia dei suoi nuovi compaesani. «Avevo 23 anni quando sono venuto qui la prima volta. A Stezzano lavoravo come tornitore meccanico e, nel tempo libero, facevo volontariato al Patronato San Vincenzo di Bergamo. Avrei dovuto partire per il servizio militare, ma io non volevo farlo per una scelta non violenta. Ad aiutarmi fu don Bepo Vavassori. Mi propose una soluzione ancora più radicale: tre anni con i ragazzi in difficoltà seguiti dal Patronato, di cui don Bepo è stato il fondatore, e poi altri tre anni tra i poveri della Bolivia. Accettai. Poi, finita l’esperienza a Bergamo, sono andato a La Paz e per alcuni mesi ho continuato a seguire i ragazzi assistiti dalle missioni cattoliche. Ma per me i poveri erano altri: i campesinos e allora mi sono trasferito in una comunità sulle Ande. Vivevo con loro che mangiavano solo patate e mais e lavora56

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vano duro. Una grade povertà. Sono rimasto lì due anni, ho imparato il quechua, la loro lingua, ho lavorato nei campi e mi sono preso anche la scabbia, proprio come loro». La sua vita cambia quando assiste alla morte di cinque bambini per un’epidemia di morbillo. «Fu atroce vederli morire per una malattia che in Italia è considerata innocua e non poter fare nulla per loro. La situazione sanitaria era deprimente. Se un bambino si ammalava o un giovane aveva una malattia acuta o un parto andava male, la morte era certa. Eravamo isolati, lontani da tutto e non c’erano medici. Mi sentivo impotente. Stavo male e una notte guardando il cielo con le stelle quasi a portata di mano presi la mia decisione “Perché non posso fare io il medico?” e come avevo sempre fatto mi affidai al Signore: “Aiutami dammi forza e fede”». Torna in Italia nel 1978, si iscrive all’Università di Padova e in sei anni

si laurea con il massimo dei voti. «Studiavo sedici ore al giorno perché dovevo prepararmi bene e non dovevo perdere tempo» racconta oggi. Va poi in Svizzera per un periodo di tirocinio e nel 1984 torna in Bolivia, si stabilisce ad Anzaldo dove apre un centro medico e poco alla volta gli abitanti iniziano a frequentarlo: arrivano da tutta la zona, un territorio grande come tutta la provincia di Bergamo. «Mi hanno dato fiducia, io vivevo lì in mezzo a loro». Ma le difficoltà non mancano. «Le maggiori sono state la lingua e l’integrazione in una cultura diversa» rivela il dottor Gamba. «Differenti tradizioni, storia, valori e la scarsa intesa con le autorità sanitarie che danno poco contribuito a rafforzare il centro. E anche un gruppo politico che esercitava pressioni per contrastare i miei progetti. Ma quando ha scoperto che la gente era schierata dalla mia parte ha smesso. E meno male che ci sono stati tanti benefattori che hanno appoggiato la nostra missione e hanno permesso di portare avanti i


L’ospedale di Anzaldo che il dottor Gamba chiama Centro medico chirurgico si trova a 3200 metri sul livello del mare nelle Ande Boliviane. Ha 12 posti letto, due sale di chirurgia, pronto soccorso, radiologia, laboratorio di analisi, ostetricia e altre specializzazioni. Ci lavorano dieci persone tra infermieri e medici tutti specializzati e stipendiati. Ogni anno effettua circa 150 interventi chirurgici, alcuni molto delicati come quelli sui pazienti affetti dal morbo di Chagas. L’ospedale è sempre funzionante giorno e notte e sette giorni su sette.

provoca e che portano a una morte sicura, atroce con forti dolori, se non si interviene chirurgicamente accorciando l’intestino. Altro problema è il tumore al collo dell’utero. Nonostante da anni facciamo campagne per il Pap-test non tutte le donne si fanno controllare periodicamente. Comunque, nonostante le tante difficoltà abbiamo salvato migliaia di persone. È la nostra missione di medici. Non siamo dei funzionari. Il medico deve guadagnarsi la fiducia del paziente, deve diventare uno di loro, parlare con la gente, visitarla, andare nelle loro case, mangiare con loro e conoscere e condividere le loro usanze diverse dalle nostre come masticare coca con un campesino e parlare nella sua lingua».

nostri progetti. Ma la situazione sanitaria è ancora problematica per le tante malattie: polmoniti, diarree, il morbo di Chagas che attacca cuore e intestino. Non possiamo curarlo ma cerchiamo di riparare i danni che

E la fiducia il dottor Gamba se l’è costruita giorno per giorno. «All’inizio gli abitanti contestavano l’ospedale. “Non ci serve”, dicevano “abbiamo bisogno dell’elettricità, dell’acqua potabile. E il medico arrivato da Stezzano riesce, oltre a costruire l’o-

150 INTERVENTI L’ANNO

spedale, anche a realizzare l’elettrificazione e l’acqua potabile con le donazioni dei suoi amici italiani e svizzeri». Tra i suoi ricordi più belli la grande festa che tutto il paesino organizzò in piazza per il suo matrimonio con Margarita, una biologa boliviana che era andata ad Anzaldo come volontaria mentre era ancora all’Università. Ora lavora anche lei all’ospedale e ha dato al nostro medico bergamasco quattro figlie. La più grande sta seguendo le orme paterne e studia medicina. Il dottor Gamba è atteso in sala operatoria per un intervento chirurgico. «Ho frequentando corsi di aggiornamento in Italia e ho imparato le tecniche di anestesia e chirurgia, fondamentali per salvare le vite di tanti campesinos. E spero che l’ospedale possa continuare sempre così, io sto invecchiando ma devo garantire alla nostra struttura il futuro e allora ho costituito la Fondazione Pietro Gamba (www.pietrogambaonlus.org)».

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DAL TERRITORIO

ESOSTOSI MULTIPLA

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INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano. In questo numero parliamo di esostosi multipla.

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R •GIOVEDÌ 26 MAGGIO Ore 20. Cena benefica con musica dal vivo e ballo all'Open Space di Curno •MERCOLEDÌ 8 GIUGNO Presentazione mostra del pittore Missà a Clusone • LUNEDÌ 13 GIUGNO Consiglio Direttivo della Fondazione A.R.M.R. Per info e prenotazioni Telefono 035.798.518 @mail: presidenza@armr.it - segreteria@armr.it

Tel. +39 035 671906 Fax +39 035 672699 presidenza@armr.it

Codice esenzione. RNG050 Categoria. Malformazioni congenite. Definizione. Condizione caratterizzata dall’insorgenza progressiva di protrusioni cartilaginee (esostosi) poste vicino alle estremità delle ossa lunghe. Epidemiologia. L’incidenza è stimata pari a circa 1\50.000. Maschi e femmine risultano colpiti in ugual misura. Segni e Sintomi. La patologia è caratterizzata dalla comparsa di protrusioni di tessuto cartilagineo che va successivamente incontro a ossificazione. La crescita tende a deformare la vicina articolazione. Le esostosi sono più evidenti a livello delle ossa lunghe, specialmente a carico delle ginocchia; altre sedi coinvolte sono coste, pelvi e scapole. È possibile che il segmento osseo coinvolto possa andare incontro a un rallentamento della crescita. In generale i soggetti affetti possono presentare bassa statura di grado lieve. Sebbene già presenti alla nascita, le esostosi tendono a manifestarsi nella prima e seconda infanzia. L’accrescimento dello esostosi rallenta nel corso dell’adolescenza. In età adulta non si osserva più alcun tipo di accrescimento. Le complicanze di questa condizione sono rappresentate dalla compressione di vasi sanguigni e nervi periferici, da artrite e dal possibile, sebbene raro, rischio di degenerazione in sarcoma (le percentuali proposte in letteratura variano dallo 0,5-2% al 5-10%). Eziologia. La patologia riconosce una causa genetica e una trasmissione autosomica dominante. Sono note tre localizzazioni genetiche a carico delle regioni cromosomiche 8q,11p,19q. In due di esse (8q-11p) sono stati identificati due geni (rispettivamente ext1-ext2) le cui mutazioni sono responsabili del quadro clinico. Diagnosi. In alcuni casi la diagnosi clinico-radiologica è confermabile con la dimostrazione di mutazioni dei geni ext1-ext2. Terapia. Il trattamento chirurgico è indicato solo in caso di lesioni compressive a carico di vasi oppure di nervi. In caso contrario, la terapia è di tipo conservativo. Utile la consulenza genetica. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

WWW.ARMR.IT Bergamo Salute

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GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE

INFERMIERI,

sempre più in prima linea per la salute del cittadino a cura di GIULIA SAMMARCO

S

ono una figura oggi sempre più centrale nell’assistenza al paziente, in tutte le fasi della sua vita. Ma non solo. Sempre di più infatti gli infermieri svolgono anche un ruolo importante per il miglioramento della salute dei cittadini, informando ed educando a un corretto stile di vita. L’assistenza infermieristica, quindi, non è solo "fare prelievi, distribuire pastiglie e sciroppi, applicare e togliere cerotti o fare punture", come forse molti ancora pensano. Questa immagine convenzionale, e ormai datata, dell’infermiere negli anni è evoluta e si è arricchita di competenze scientifiche, relazionali e tecniche. E oggi gli infermieri sono a tutti gli effetti professionisti sanitari impegnati in diversi ambiti, ognuno dei quali richiede una preparazione specifica e adeguata. Ma come si diventa infermieri? Qual è il percorso di studi da seguire? Dove si può poi trovare lavoro? E quali, nel dettaglio i loro compiti? Risponde Marco Ghidini, presidente di IPASVI (Collegio Provinciale Infermieri Professionali) di Bergamo. QUAL È OGGI IL RUOLO DELL’INFERMIERE? L’infermiere è il professionista sanitario che opera nell'ambito della prevenzione (informando, educando e sostenendo il cittadino, la famiglia e la comunità verso corretti stili di vita e il rispetto dell’ambienBergamo Salute

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GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE te di vita), della cura (con interventi relativi a diagnosi, cura e riabilitazione), dell'assistenza (individuando e gestendo i bisogni di assistenza della persona e della famiglia) e della riabilitazione (promuovendo e sostenendo il recupero e il mantenimento della maggiore autonomia possibile, in particolare nelle malattie croniche, ed educando il singolo e le sue persone di riferimento all'autocura e ad adeguati stili di vita). Gli infermieri, quindi, svolgono attività a carattere preventivo, curativo, riabilitativo e palliativo, che li pongono particolarmente vicini alla persona lungo tutte le fasi della sua vita, dalla nascita all'accompagnamento alla morte. Ai nostri giorni, l'aumento delle persone anziane e delle malattie croniche richiede una presenza sempre più rilevante degli infermieri, non solo negli ospedali e nelle strutture territoriali, ma anche e soprattutto nelle case degli assistiti. Le competenze che sono necessarie agli infermieri per soddisfare con una professionalità adeguata tutte queste necessità dei cittadini singoli e della collettività richiede una formazione continua e costante nel tempo. L’infermiere è anche impegnato in prima persona in percorsi di ricerca e formazione per approfondire ed innovare il proprio patrimonio professionale. L'esercizio professionale di ogni infermiere è regolamentato dal Codice deontologico, che contiene principi e impegni etici che guidano e orientano i suoi comportamenti professionali. DOVE PUÒ LAVORARE UN INFERMIERE? L’infermiere lavora in tutte le strutture pubbliche o private territoriali (distretti sanitari, ambulatori specialistici, RSA) o di ricovero (ospedali, hospice), come pure a domicilio. È anche presente nelle industrie, nei centri vacanza, nelle navi da crociera, oltre che nei ministeri, nelle scuole ed in altri enti o istituzioni. Può esercitare come dipendente o come libero profes62

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sionista, sia individualmente o in associazione con colleghi o altri professionisti. COME SI DIVENTA INFERMIERE? Per diventare infermieri è necessario conseguire la laurea di primo livello in Infermieristica o in Infermieristica pediatrica. I corsi di laurea sono a numero chiuso e vi si accede con una selezione. Il titolo accademico di dottore in infermieristica - o infermieristica pediatrica - e l'iscrizione al relativo Albo professionale permette di svolgere l'attività professionale. Dopo l'acquisizione della laurea di primo livello (triennale) ogni infermiere può proseguire gli studi che prevedono:

“Applicando le notevoli conoscenze che possiedono – e quindi il cervello e non solo il cuore – gli infermieri proteggono i pazienti dai rischi e dalle complicanze della disabilità e dell’infermità, come pure partecipano al controllo delle complicanze derivanti dalla malattia. Gli infermieri proteggono i pazienti dai rischi che subentrano quando la malattia e la fragilità rendono difficile, impossibile o persino letale svolgere le attività di vita quotidiana, svolgere anche atti ordinari come respirare, girarsi, andare in bagno senza aiuto, tossire, deglutire. In questi processi gli infermieri si assicurano che i pazienti sopravvivano non solo dal punto di vista fisico, ma anche emotivo, aiutando anche i familiari a far fronte alle malattie dei loro cari, sostenendoli durante il processo di guarigione, di adattamento o anche accompagnando i loro cari alla morte.

• Laurea magistrale in Scienze infermieristiche (a numero chiuso) a percorso biennale; • Master (di 1° livello dopo la laurea triennale oppure di 2° livello dopo la laurea quinquennale) di tipo clinico, gestionale o di formazione e ricerca, a percorso generalmente annuale; • Dottorato di ricerca, ovvero un percorso di formazione universitaria triennale successivo alla laurea quinquennale, che mira a fornire ai professionisti competenze avanzate per esercitare attività di ricerca e di alta qualificazione presso Università, enti pubblici e soggetti privati. È finalizzato all’approfondimento dello studio della disciplina e alla ricerca applicata alle Scienze infermieristiche.

Gli infermieri educano i pazienti alla gestione sicura del proprio regime terapeutico, all’adattamento alla malattia e all’infermità, alla guarigione. Gli infermieri aiutano a vivere in una dimensione che una malattia o un trauma possono avere permanentemente alterato”(...) “Gli infermieri devono dire al pubblico che conoscono la tecnologia tanto quanto le emozioni, che conoscono i farmaci e i trattamenti farmacologici e che questi non sono efficaci se non controllano e gestiscono i pazienti che li ricevono nel modo richiesto. Gli infermieri devono spiegare alla gente che i medici, senza gli infermieri, non possono far guarire i pazienti: gli infermieri assicurano con la loro presenza e collaborazione il monitoraggio, la gestione, la valutazione di sintomi e bisogni, guidando l’assistito lungo l’itinerario della cura.” (Saluto agli Infermieri Italiani Susan Gordon, giornalista, 2010)


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DAL TERRITORIO

TESTIMONIANZA

ANCHE CON UN MELANOMA AL TERZO STADIO

quello che conta è avere il sole dentro Riportiamo integralmente la toccante testimonianza di Marina Rota, coraggiosa giovane donna, moglie e mamma che sta lottando contro il tumore a cura di MARINA ROTA

È

la fine di giugno del 1998 quando, dopo una visita dermatologica per un brutto neo sulla schiena, vengo ricoverata per l’asportazione del sospetto melanoma e di due linfonodi sentinella ascellari. Purtroppo per una serie di vicissitudini l’esame istologico del melanoma non è disponibile mentre i due linfonodi sentinella risultano negativi. Ho 20 anni, una vita allegra e spensierata e non mi rendo realmente conto di ciò che ho rischiato. E così continuo la mia vita facendo regolarmente i miei controlli. Una volta conseguito il Diploma di Laurea in Tecnico Sanitario di laboratorio biomedico, inizio a lavorare nel Day Hospital oncologico di Humanitas-Gavazzeni dedicandomi all’allestimento di farmaci chemioterapici. Un’esperienza meravigliosa, soprattutto per il rapporto e l’empatia con i miei pazienti. Un posto speciale dove ho lasciato un pezzo del mio cuore. Nel frattempo continuo ovviamente con i miei controlli, per fortuna sempre negativi. Faccio progetti, mi sposo, metto su famiglia. Nel 2006 per motivi personali lascio il day hospital e affianco mio marito Cristian nella gestione del suo bar. Tra il 2008 e il 2012 nascono i nostri meravigliosi bambini, Gaia, Giulia e Alessandro. Sono felice, tutto sembra andare per il meglio. E invece a febbraio 2015 una terribile scoperta: un apparente nodulo al seno che si 64

Bergamo Salute

rivelerà invece una metastasi (n.d.r. cellule maligne che si staccano dal tumore originario e si diffondono in altri organi) linfonodale del mio vecchio melanoma. Inizia così una trafila di esami più o meno invasivi ma sicuramente densi di apprensione. Agoaspirato, biopsia, Pet, TAC encefalo e risonanza encefalo. Nella mia testa le parole dei medici “melanoma, metastasi, melanoma, metastasi” pesano come macigni. Dopo tanta paura, però, per fortuna da tutti questi esami risulta solo la metastasi linfonodale. Un tumore sì, ma non "nuovo" e circoscritto. Ed eccomi alla mia prima visita oncologica. Io che avevo preparato chemioterapie e prenotato visite per tan-

ti pazienti, mi ritrovo alla mia prima visita oncologica. L'oncologo, quello che sarà il mio oncologo, il dottor Mandalà, mi conferma che si tratta di una ripresa locoregionale linfonodale ascellare del mio "vecchio" melanoma. Contatterà il chirurgo, mi dice, il dottor Piazzalunga, lo stesso che mi aveva operato 17 anni prima, per programmare l'intervento di linfoadenectomia completa, cioè l'asportazione dei linfonodi ascellari compresa la metastasi. Arriva il giorno dell’intervento. L’operazione va bene, ma il chirurgo deve sacrificare il muscolo piccolo pettorale. Inizia così un periodo di riabilitazione post intervento e di attesa dell’esame istologico. Già… l’e-


same istologico. Un linfonodo positivo su 25. Che significa un melanoma al terzo stadio. Terzo stadio. Difficile da digerire e da accettare, soprattutto per una donna di 37 anni. A questo punto l’oncologo mi propone di partecipare a uno studio sperimentale ma solo se il mio melanoma, o meglio la sua metastasi, risulterà positivo a una mutazione genetica detta BRAF. Accetto senza nessuna esitazione anche perché l'alternativa sarebbe l'interferone che purtroppo dà solo il 4% di risposta a fronte di parecchi effetti collaterali. Finalmente mi comunicano la mia idoneità a partecipare allo studio clinico. Una giornata di felicità pura e assoluta. Altra TAC total body di controllo e iniziamo con le infusioni con i farmaci previsti dalla sperimentazione, ipilimumab/nivolumab/placebo. Purtroppo però le vene del mio braccio sinistro (il braccio destro non può essere utilizzato per evitare possibili edemi) sono un po’ scarse per la frequenza delle infusioni e quindi programmiamo il posizionamento del port-a-cath (ndr. dispositivo biotecnologico che permette di avere un accesso venoso centrale permanente). La terapia durante l’estate procede senza gravi effetti collaterali a parte la stanchezza, vera e propria astenia che mi colpisce fin dai primi giorni. Purtroppo però presto iniziano le numerose scariche giornaliere,

uno dei possibili effetti collaterali …e a fine settembre la colonscopia evidenzia una grave colite. E quindi la mia terapia viene sospesa definitivamente. Sono delusa, arrabbiata, triste e spaventata. Mi sento come se fossi in mezzo al mare senza un salvagente. Non tutti i giorni sono uguali per fortuna. Ci sono alti e bassi. Per fortuna più alti che bassi. Lo so che può sembrare assurdo ma quando vuoi guarire, quando vuoi star bene, sei disposto a sopportare qualunque effetto collaterale, sei disposto a fare qualunque sacrificio. Soprattutto con un melanoma al terzo stadio. Lo so che può sembrare assurdo desiderare così tanto una terapia vista la lista infinita di effetti collaterali. Io sono stata "fortunata"...non ho perso i capelli. Ma anche se l'aspetto esteriore non ne risente troppo non significa che non sia devastante...problemi intestinali, nausea, stomatite (i taglietti in bocca per cui diventa una sofferenza mangiare...) astenia, senza dimenticare il gonfiore, l'insonnia e l'irritabilità dovuti al cortisone! E così ora eccomi qua con i miei controlli ogni 12 settimane. Ho imparato a vivere apprezzando le cose belle che ho. Un giorno alla volta, anzi una TAC alla volta... Se mi avessero detto che avrei vissuto e aggiungerei vissuto bene, con un melanoma al terzo stadio, non so se ci avrei creduto. E invece sì. Una vita strana, prima eri Tu che portavi

la terapia e un sorriso ai tuoi pazienti, e ora ti ritrovi dall’altra parte. La parola cancro, la parola tumore sono orribili… ma la parola metastasi, almeno per me, è stata devastante… Il mondo ti crolla addosso e la disperazione ti porta a pensare che non ci sia più nulla da fare. E invece c’è da fare! L’intervento, la riabilitazione, le cure oncologiche, il supporto di cure omeopatiche, l’alimentazione, la psicoterapia e anche il mio blog (www. marydallaltraparte.com). E sapersi affidare con fiducia (con un chirurgo e un oncologo così speciali, medici ma soprattutto persone sensibili, competenti, umane e professionali non è difficile sapersi affidare), sorridere, pensare positivo… Perché quello che conta è avere il sole dentro, circondarsi dei propri affetti e qualche volta allontanarsi e prendersi del tempo per sé. Per piangere mentre si ascolta una canzone o mentre si scrive un articolo, piangere a singhiozzi perché ripercorrere in parte questo anno e vedere tutto nero su bianco fa davvero male. Ma alla fine quando butti tutto fuori, quando ti sfoghi stai meglio, ti asciughi le lacrime e riparti un po’ più forte di prima, per te, per i tuoi bimbi meravigliosi per il tuo fantastico marito. “Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti. Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te” (Jack Folla). Bergamo Salute

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STRUTTURE

F

TERME DI TRESCORE

in dall’antichità i trattamenti termali con acque sulfuree, ricche di idrogeno solforato, sono stati impiegati nella terapia di patologie dermatologiche. Tra queste, una delle più diffuse e conosciute è la psoriasi, dermatite cronica infiammatoria che, con ogni probabilità, origina dal sistema immunitario. Ne parliamo con la dottoressa Elisa Zaccaria, dermatologa e responsabile del Centro di Dermatologia delle Terme di Trescore, dove è possibile trattare con efficacia numerose patologie cutanee. DOTTORESSA ZACCARIA, COS'È ESATTAMENTE LA PSORIASI? La psoriasi è una malattia infiammatoria della pelle, cronica e recidivante; non è infettiva né contagiosa. Si sviluppa quando il sistema immunitario provoca una crescita rapida dello strato superficiale della pelle. Alla base c'è un'alterazione genetica che si esprime con l'intervento di fattori ambientali e psico-emotivi.

Psoriasi L’efficacia dei bagni termali in acqua sulfurea a cura di VIOLA COMPOSTELLA

È UNA PATOLOGIA MOLTO DIFFUSA? Interessa circa il 2-4% della popolazione di razza bianca, manifestandosi a qualsiasi età. Il percorso terapeutico non sempre è facile e risolutivo. CI SONO RICERCHE SCIENTIFICHE CHE DIMOSTRANO L'EFFICACIA DELLE CURE TERMALI CON ACQUA SULFUREA NEL TRATTAMENTO DELLA PSORIASI? Assolutamente sì. Uno dei più importanti risale al 2009 (*) e ha dimostrato in vitro che l'idrogeno solforato riesce ad agire direttamente 66

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proprio sui meccanismi di nascita, crescita e proliferazione dei cheratinociti, riuscendo a controllare efficacemente le manifestazioni cliniche della psoriasi. QUAL È LA PRINCIPALE TERAPIA PER TRATTARE LA PSORIASI? La cura principale proposta a Trescore è rappresentata dalla balneoterapia in acqua sulfurea ricchissima di idrogeno solforato (H2S), che si effettua con la semplice immersione del paziente in una vasca singola contenente acqua termale calda (di norma a circa 36°C) per 15 minuti al giorno per 12 giorni.

QUALI SONO GLI EFFETTI DELLA BALNEOTREAPIA? Fondamentali sono gli effetti cheratolitico e cheratoplastico, che favoriscono la perdita degli strati più superficiali della pelle e stimolano la produzione di un nuovo strato corneo sano, elastico e morbido. Ma l’acqua sulfurea svolge anche un’importante azione anti-microbica, antinfiammatoria e sebo regolatrice. Chiaramente molto dipende dalla patologia che viene trattata: nel caso della psoriasi, per esempio, i migliori risultati si ottengono nelle forme palmo-plantari e in quelle con componente infiltrativa ridotta. Inoltre, la terapia

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QUALI SONO I SINTOMI PRINCIPALI? Sulla pelle compaiono placche di varia grandezza, ricoperte da squame argentee ben delimitate e accompagnate spesso da una fastidiosa sensazione di prurito.


termale è molto utile per migliorare la qualità della vita nei pazienti con psoriasi lieve-moderata (**). QUANDO EFFETTUARE QUESTO TRATTAMENTO? Non c’è un periodo da considerarsi “migliore” per effettuare questo tipo di terapia, sono semplicemente da evitare le fasi in cui la componente infiammatoria cutanea risulta particolarmente presente. La balneoterapia è fruibile in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.

(*)“Hydrogen sulfide impairs keratinocyte cell growth and adhesion inhibiting mitogen-activated protein kinase signaling”/ Gobbi, Ricci, Malinverno, Carubbi, Pambianco, de Panfilis, Vitale, Mirandola Laboratory Investigation, 2009 | Impact Factor 3.676). (**) “Impact of SPA therapy with sulphurous mineral water on quality of life and psychological distress in chronic plaque psoriasis”; CLIN TER 2014; 165(4): 227-84.

TERME DI TRESCORE & S.S.N. La balneoterapia è fruibile in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. Salvi i casi di particolari esenzioni, la quota a carico dell'Assistito (ticket) per un intero ciclo di cura della durata di 12 giorni sarà, in base alla situazione personale, di € 3,10 oppure di € 55,00. Per accedere al ciclo di cura convenzionato, è sufficiente presentare alle Terme la ricettarichiesta (modulo rosso) rilasciata dal Medico di Famiglia o da un Medico Specialista dell' A.T.S.

Per informazioni: tel. 035.4255511 Bergamo Salute

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STRUTTURE

RSD HABILITA DI ALBINO

Assistenza personalizzata,

GLOBALE E MULTIDISCIPLINARE ALLA DISABILITÀ a cura di MARIA CASTELLANO

“C

apire la diversità implica guardarla, viverla e attraversarla con gli occhi, le braccia, le gambe di chi ne porta il peso quotidianamente e silenziosamente.” Questo è il leit motif che esprime al meglio l’essenza delle RSD, ovvero Residenze Sanitarieassistenziali per Disabili. Come la RSD Habilita di Albino, una struttura a carattere socio-sanitario e socio-assistenziale, destinata a persone con disabilità prive del necessario supporto familiare o per le quali la permanenza nel proprio nucleo familiare non sia più possibile. Qui L’approccio globale ai bisogni dell’ospite è garantito da un’équipe multidisciplinare e dalla definizione di un Progetto Individuale, condiviso con la famiglia, che garantisce a ciascun ospite le risposte ai suoi bisogni riabilitativi, educativi, di cura, socializzazione e integrazione sociale. In particolare, questo approccio globale è centrato prioritariamente sulla cura della persona, sullo sviluppo o mantenimento delle autonomie primarie, sullo sviluppo di interessi e abilità nelle diverse aree considerate (cognitiva, motoria, relazionale, occupazionale, della comunicazione), sulla valorizzazione degli spazi e sulla promozione di esperienze di integrazione sociale. CENTRALITÀ DELL’OSPITE, LAVORO PER PROGETTI ED EQUIPE MULTIDISCIPLINARE «L’obbiettivo primario è assicurare gli aiuti e i sostegni necessari alle persone e ai nuclei familiari colpiti da patologie fisiche o mentali di natura permanente» introduce il dottor Umberto Bonassi, Direttore

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Bergamo Salute

Sanitario della RSD. «Le attività di riabilitazione si rivolgono a pazienti che presentano condizioni di disabilità conseguenti a patologie invalidanti congenite o conseguenti a traumi di vario genere, che implicano un’adeguata assistenza medico-infermieristica e riabilitativa. Il servizio presso la Struttura si basa su tre elementi fondamentali: la centralità dell’ospite, il lavoro per progetti e l’equipe multidisciplinare». «Un approccio integrato, fondamentale per contrastare complesse patologie a origine multifattoriale, può realizzarsi soltanto attraverso una metodologia che si avvalga di una valutazione onnicomprensiva della persona disabile» prosegue la dottoressa Paola Sabattini, Responsabile delle Attività Riabilitative. «Questo ci permette di attuare un programma riabilitativo a sua

volta globale, continuo, personalizzato e integrato, attento perciò agli aspetti psicologici, alle condizioni sociali, alle soluzioni assistenziali e abitative, alle risorse individuali, familiari e contestuali, in quanto parti costituenti del processo patogenetico (n.d.r. cioè di insorgenza della patologia)». TRE AREE PER OFFRIRE RISPOSTE MIRATE L'attività socio-sanitaria è stata pensata e strutturata in tre “sezioni” con l'elaborazione di percorsi mirati che prevedono la risposta ai bisogni fondamentali della persona. • Persone con disabilità grave e molto grave, con forti limitazioni funzionali, psicologiche e relazionali (Sezione Pianeta Terra). • Persone con disabilità medio-grave, con limitazioni funzionali com-


pensate da capacità verbali (Sezione Caravaggio). • Persone parzialmente autonome, con necessità di supervisione per lo svolgimento della routine quotidiana (Sezione Leonardo).

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PERCORSI SPECIFICI PER PAZIENTI AFFETTI DA AUTISMO All’interno di queste tre sezioni è stato organizzato uno specifico nucleo dedicato ai pazienti affetti da disturbi della sfera autistica, denominato “Pianeta Marte”. Le caratteristiche essenziali del disturbo dello spettro dell’autismo sono riconducibili a tre tipologie di sintomi: deficit dell’interazione sociale, deficit della comunicazione e deficit dell’immaginazione con interessi ristretti e stereotipati. Questi ospiti evidenziano esigenze di carattere assistenziale, educativo e psicologico diversificate, che implicano un intervento mirato a ridurre e, dove possibile, eliminare i comportamenti problema. UN AMBULATORIO INTEGRATO PER LA DIAGNOSI E IL TRATTAMENTO DELLA DISABILITÀ Le gravi disabilità per la loro compromissione multisistemica, sia fisica sia psichica, per l’elevato carico assistenziale e di intervento sanitario e per la loro evoluzione cronica invalidante sono considerate patologie con alta complessità clinico-gestionale e ad alto impatto sociale: necessitano quindi di una presa in carico integrata e duratura da parte di un’equipe multidisciplinare e di tempestivi interventi diagnosticoterapeutici-riabilitativi per ridurre il più possibile la cronicizzazione o il deterioramento del quadro clinico e funzionale. «Il passaggio dall’età pediatrica all’età adulta è spesso causa di interruzione delle prestazioni terapeutiche-riabilitative per i pazienti affetti da grave disabilità» spiega il dottor Ivano Venturini, Responsabile della RSD. «Per questo motivo è stato ideato l’ambulatorio integrato per la diagnosi e il trattamento della disabilità”, con l’obbiettivo di strutturare un percorso di presa in carico territoriale del paziente e della sua

famiglia, in età adulta, al fine di garantire la continuità assistenziale all'interno del nucleo familiare, riducendo pertanto gli allontanamenti dalla famiglia e l'istituzionalizzazione. Inoltre il progetto vuole porre l’accento sulla necessità di identificare processi virtuosi e multidisciplinari per la diagnosi e la presa in carico precoce di alcune complicanze del-

TECNOLOGIA, PET THERAPY E GIARDINAGGIO, TRA LE “TERAPIE” PER L’AUTISMO L’orientamento del progetto rivolto a pazienti affetti da autismo si sviluppa su tre aree che racchiudono aspetti educativi, riabilitativi e ludici. AREA 1 - Approccio a contenuto informatico/ ICT - Information and Comunication Technology. L’intervento per mezzo dell’ICT con soggetti autistici sembra particolarmente appropriato perché con il computer è possibile decidere di mantenere sullo schermo solo le informazioni strettamente necessarie in modo da minimizzare il problema della selezione e integrazione delle informazioni, con una scelta di materiale di tipo prevalentemente visivo. Attraverso l’ICT si possono ridurre le difficoltà in ambito sociale, poiché non sono coinvolti direttamente fattori di interazione. AREA 2 - Pet Therapy e ippoterapia. L’uso terapeutico

le malattie neurodegerative quali la disfagia neurologica e la spasticità. Valore aggiunto è la peculiarità di un intervento presso l’ambito familiare e presso le Unità di Offerta del Sistema Socio-Sanitario (ADI, RSD, CDD e RSA) creando una rete sinergica fra questo nuovo servizio ambulatoriale e il territorio».

degli animali da compagnia ha messo in luce un nuovo rapporto uomo-animale. Essa viene anche definita "terapia dolce", proprio in virtù degli effetti benefici che possono essere riscontrati sia sotto il profilo psico-emozionale che fisico nei pazienti ai quali viene praticata. Il rapporto che si viene a instaurare tra il soggetto e l’animale intende sostenere lo sviluppo del versante affettivoemozionale, di quello ludico e di quello psicomotorio. AREA 3 - Progetto Green Therapy. Attività dove il lavoro e la fatica che i nostri ospiti riservano alla terra ritorna loro come miglioramento della qualità della vita, non solo a livello individuale ma anche relazionale. Lavorare la terra per molti di loro significa avere un compito da portare avanti. Per gli ospiti con buone capacità cognitive vuol dire anche avere una responsabilità e un obbiettivo. Bergamo Salute

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REALTÀ SALUTE

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GOODFOOD VEG

Nasce a Bergamo il Veg Delivery by Mirko Ronzoni … GUSTO E BENESSERE DOVE DESIDERI a cura di FRANCESCA DOGI

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n innovativo concetto di ristorazione vegana, vegetariana e biologica con consegna a domicilio, che promette di unire gusto e benessere e di far scoprire ai bergamaschi un nuovo modo di mangiare: sano, saporito, raffinato e sorprendente… anche senza carne e prodotti di origine animale. Si chiama Goodfood veg ed è l’ultimo e ambizioso progetto ideato da Mirko Ronzoni, giovane e talentuoso chef bergamasco già noto al grande pubblico per aver vinto l’edizione 2015 di Hell’s Kitchen, reality culinario andato in onda su Sky Uno. Lo abbiamo incontrato nella sua cucinalaboratorio di Viale Giulio Cesare, a Bergamo, per saperne di più. 70

Bergamo Salute

COS’È GOODFOOD VEG? È una nuova idea di ristorazione veg e bio con consegna a domicilio. Ogni giorno, nel nostro laboratorio, cucinerò menù differenti non dimenticando mai di aggiungere il mio tocco fantasioso per offrire una soluzione alimentare gustosa e leggera in grado di soddisfare GOODFOOD VEG www.goodfoodveg.com info@goodfoodveg.com Viale Giulio Cesare 29 Bergamo Tel. 392 7685841

anche i palati più esigenti. Una particolare attenzione sarà riservata alle materie prime, selezionate, ricercate e di alta qualità, e anche al benessere dell'ambiente scegliendo solo packaging reciclati e biodegradabili e la consegna a domicilio in bicicletta, offrendo così anche un servizio eco sostenibile. COME NASCE QUESTO PROGETTO? Qualche tempo fa ho iniziato ad analizzare e studiare la cucina vegana e vegetariana e ho scoperto un mondo di sapori e di possibili abbinamenti culinari sorprendente. Da qui l’intuizione... “Il mio Veg per tutti”. In un mondo in cui il consumo di car-


SCARICA LA APP “GOODFOOD VEG” Disponibile per Apple e Android, permette di visionare i menù, fare l’acquisto e prenotare la consegna.

ne è ancora particolarmente marcato (ndr. nonostante le linee guida suggeriscano di consumare la carne rossa una o due volte a settimana al massimo), ho pensato di sensibilizzare le persone verso un’alimentazione etica e di far conoscere una nuova “costola” della ristorazione, ovvero mangiare bene e vario anche senza utilizzare prodotti di origine animale. Mangiare veg non significa sacrificare il gusto. Anzi. Provare per credere! I PIATTI, QUINDI, SONO PENSATI SOLO PER VEGANI E VEGETARIANI? Assolutamente no! Il messaggio che vogliamo far passare è che il cibo veg è rivolto davvero a tutti, adulti e bambini. Spesso quando parlo con qualcuno e gli racconto di questa nuova avventura, mi sento dire: “ma io non sono vegano” ! È molto facile

confondere la filosofia di vita vegana con il cibo vegano, ovvero quello che non prevede l’utilizzo di carne e pesce e di tutti i loro derivati. Tutti i piatti possono essere veg se non contengono ingredienti di origine animale, quindi anche quelli che mangiamo quotidianamente come ad esempio la pasta al pomodoro o persino le patatine fritte. COM’È POSSIBILE ORDINARE? Direttamente da cellulare o da tablet, scaricando la nostra App “Goodfood veg” sia per Apple sia per Android, è possibile visionare i menù proposti, fare l’acquisto e inviare l’ordine specificando il luogo di consegna. Il pagamento è possibile effettuarlo con carta di credito oppure direttamente alla consegna. Gli ordini saranno accettati entro le 23.00 del giorno prima con consegna il giorno successivo. Per chi non avesse dimestichezza con la tecnologia può anche telefonare al numero 392.7685841 per effettuare il proprio ordine o avere informazioni. QUALI ZONE COPRITE CON LA CONSEGNA? Le consegne, come già accennato, vengono effettuate in bicicletta in tutta Bergamo città. Effettuiamo

inoltre consegne personalizzate nella prima e seconda fascia della provincia e gradualmente ci allargheremo ulteriormente. È possibile visitare il nostro sito www.goodfoodveg.it e scoprire tutti i paesi che raggiungiamo con la consegna. Per chi avesse voglia potrà comunque ritirare il proprio ordine direttamente presso il nostro laboratorio di viale Giulio Cesare 29 a Bergamo, risparmiando così le spese di trasporto. IL SERVIZIO È DISPONIBILE SIA PER IL PRANZO SIA PER LA CENA? Per ora solo pranzo ma a breve inizieremo anche il servizio serale. Non solo: offriamo anche la possibilità di ordini personalizzati per occasioni private e aziendali, catering o eventi a domicilio. QUALI SONO I PROGETTI FUTURI? Nel cassetto c’è l’ipotesi di aprire in futuro ulteriori punti vendita per poter offrire un servizio più capillare a tutti gli abitanti di Bergamo e provincia. A breve, inoltre, ci saranno nuovi appuntamenti televisivi. Seguiteci anche su FB (come Goodfood veg) e Instagram (come Goodfoodveg2016) per essere sempre aggiornati. Energia!

Vicinia è il negozio di fiducia di tutti coloro che cercano cibi biologici di alta qualità e ricchi di gusto. Attento alla valorizzazione del nostro territorio, Vicinia ha tra i suoi punti di forza una meticolosa selezione di prodotti a Km0 che spaziano dall’ortofrutta al pane impastato con farine da semi antichi. La scelta che lo contraddistingue, in particolare, è privilegiare i piccoli produttori artigianali che ricercano sempre la qualità nel rispetto delle migliori tradizioni italiane. L’offerta di numerosi alimenti sfusi permette ai clienti di comprare liberamente e rispettare l’ambiente attraverso la riduzione degli imballaggi. L'angolo gastronomia presente in negozio, offre la possibilità di acquistare o di consumare direttamente sul posto, i piatti preparati da Goodfood veg.

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a cura di FRANCESCA DOGI

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apogiri, vertigini, senso di disequilibrio sono sintomi che possono portare a un forte senso di insicurezza riducendo l’autonomia e la qualità della vita. Una diagnosi medica corretta e uno specifico percorso rieducativo sono in grado nella maggior parte dei casi di eliminare completamente i sintomi. Ne parliamo con il dottor Andrea Tani, audiologo, e con i fisioterapisti del nuovo ambulatorio di rieducazione vestibolare di IRO Medical Center.

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COME FUNZIONA IL SISTEMA DELL’EQUILIBRIO? Il senso dell’equilibrio è un complesso sistema che permette al cervello di sapere in ogni istante la posizione del corpo rispetto allo spazio. Gli attori di questo complesso sistema informativo sono: orecchio interno, occhio, recettori di pressione della cute, delle articolazioni e della colonna vertebrale e recettori sensoriali delle articolazioni (propriocettori) che indicano al cervello quali parti del corpo sono in movimento e in che posizione sono. CHE COS’È LA VERTIGINE? La vertigine è un'illusoria sensazione rotatoria. Va distinta dal disequilibrio, o sensazione di instabilità, che rende difficoltoso il mantenimento della postura eretta o una corretta direzione nel camminare. Spesso si accompagnano una sensazione di testa “vuota”, “leggera”, “pesante” etc.

QUALI CONDIZIONI CAUSANO VERTIGINE? La maggior parte delle vertigini e dei disturbi dell’equilibrio sono causati in primis da problemi dell’orecchio interno, poi da problematiche della colonna vertebrale e del sistema muscolo-scheletrico e da disturbi della vista. A queste si associano, in numero molto minore, disturbi della circolazione sanguigna cerebrale e patologie neurologiche specifiche. COSA FARE QUANDO COMPAIONO CAPOGIRI O INSTABILITÀ? È sempre importante rivolgersi al proprio medico di base. Una visita da un audiologo-vestibologo consente, poi, una diagnosi precisa ed un corretto iter terapeutico. La storia del paziente unita a un esame vestibolare accurato possono essere sufficienti per porre una corretta diagnosi. In alcuni casi sono necessari esami strumentali come l’audiometria e l’impedenzometria e la diagnostica per immagini (RX, Risonanza, TAC).

sistemi che governano l’equilibrio e di far sì che, dove esista un problema, esso possa essere compensato potenziando l’azione degli altri sistemi. Il suo obbiettivo è quello di adattare le funzioni alterate alla “nuova situazione” determinata dalla patologia. IN COSA CONSISTE? Sulla base della diagnosi medica e a seguito di un’accurata valutazione funzionale del fisioterapista, vengono impostati programmi rieducativi che prevedono esercizi di integrazione tra vista, movimenti della testa, movimenti del corpo nello spazio e variazioni posturali graduali. Gli esercizi possono essere svolti da stesi, da seduti, in piedi, in movimento con difficoltà crescente. Se le problematiche della colonna, cervicali e dell’articolazione temporo-mandibolare sono fattori contribuenti o scatenanti ci si concentra anche su di essi affrontandoli con specifici trattamenti manuali o strumentali.

SI POSSONO CURARE LE VERTIGINI? Sì certamente. Il trattamento può essere farmacologico, raramente chirurgico, e riabilitativo. Possiamo considerare la rieducazione vestibolare il trattamento d’eccellenza per questi disturbi. La riabilitazione vestibolare, attraverso esercizi specifici, permette di ristabilire una corretta interazione tra i diversi Bergamo Salute

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Curare malocclusioni e disturbi dell’articolazione della bocca per migliorare l’equilibrio muscolare del corpo… oltre la bocca a cura di FRANCESCA DOGI

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siste una stretta correlazione tra il modo in cui le due arcate dentali, i muscoli mandibolari e le ossa craniomandibolari si rapportano tra loro. Non solo: eventuali disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare possono incidere anche sulla nostra postura e favorire dolori anche in altre zone del corpo». Chi parla è il dottor Maurizio Maggioni, odontoiatra, direttore sanitario della Clinica Dentale Pianeta Sorriso, struttura specializzata in tutti i settori dell’odontoiatria e protesi dentaria e nell’approccio multidisciplinare anche e soprattutto per la cura delle situazioni complesse, grazie all’alta professionalità dei suoi specialisti e a strumenti sempre all’avanguardia. «La gnatologia si occupa proprio di studiare e ripristinare il corretto equilibrio tra i distretti citati. È la scienza del morso: analizza le ossa mascellari, la rete di muscoli che muovono la mandibola, le articolazioni temporo-mandibolari e il modo con cui i denti si incontrano, ovvero l'occlusione». DOTTOR MAGGIONI, CI SPIEGA MEGLIO DI COSA SI OCCUPA LO GNATOLOGO? Individuare, mantenere o ripristinare il corretto rapporto cranio-mandibolare. Fisiologicamente i movimenti mandibolari avvengono in modo fluido, senza andare a creare stress o affaticamento a nessuno dei componenti dell'apparato masticatorio. Nei casi di disturbi dell'articolazione temporo-mandibolare o di malocclusione il movimento perde la sua fluidità e questo può determinare una serie di problematiche di

varia natura: dolori a livello dell'articolazione temporo-mandibolare; bruxismo, serramento, digrignamento; click mandibolare; difficoltà di apertura e chiusura della bocca; acufeni (fischi all'orecchio); nevralgia del trigemino; mal di testa; dolori cervicali; tensioni muscolari ai muscoli di viso, collo e spalle. Durante una visita lo gnatologo esegue una valutazione dello stato masticatorio del paziente con lo scopo di individuare "l'ingranaggio difettoso" che si è reso responsabile del malfunzionamento globale in modo da poter agire in modo specifico su di esso. QUALI SONO LE TERAPIE PER QUESTI DISTURBI? Ogni caso richiede una terapia personalizzata, incentrata sulla causa primaria dell'insorgenza del disturbo. Poiché molto spesso la causa è una malocclusione (un errato rapporto tra i denti della mascella e quelli della mandibola), uno degli strumenti più efficaci risulta essere il bite. Un bite ben progettato è in grado di portare la mandibola nella posizione corretta ripristinando così l’equilibrio che per qualche ragione era venuto meno. Inoltre permette di non serrare e contenere

il digrignare dei denti (bruxismo), disturbi molto diffusi e spesso legati allo stress che determinano una precoce usura dei denti, causano affaticamento e contrazioni muscolari e possono lesionare l'articolazione. INTERESSA ANCHE LA POSTURA QUESTO DISTURBO DENTALE? Certamente, per questo il bite può anche essere usato per scopi posturali. Essendo i muscoli del corpo collegati tra loro dalle cosiddette catene muscolari, talvolta un dolore localizzato anche a una certa distanza dall'articolazione può essere il sintomo di uno squilibrio a livello occlusale. In questo contesto si inseriscono le figure del fisioterapista e dell'osteopata, che lavorando in sinergia con lo gnatologo cercano di trovare la soluzione migliore per ristabilire l'equilibrio muscolare del paziente. CLINICA DENTALE PIANETA SORRISO www.pianetasorriso.it info@mauriziomaggioni.it Via Zelasco, 1 24122 - Bergamo Tel. 035 213009

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REALTÀ SALUTE 20FIT

L'allenamento giusto per tutti... DAI 16 AI 70 ANNI

Una nuova tecnologia, altamente personalizzabile, che promette risultati misurabili in tempi brevi a cura di FRANCESCA DOGI

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iamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti perché a soli cinque mesi dall'inizio della nostra nuova avventura abbiamo raggiunto e superato i 110 clienti, coprendo una fascia di età che va dai 16 anni a 70 anni e oltre». A parlare sono Luca e Matteo titolari di 20fit, innovativa palestra nata pochi mesi fa nel cuore di Bergamo. «Uno dei principali benefici del metodo proposto da 20fit è la sua capacità di adattarsi a ogni tipo di utilizzatore per i differenti allenamenti che possiamo realizzare: allenamento per ottenere un rinvigorimento generale, ideale anche per persone che svolgono poca attività fisica; tonificazione specifica per sportivi, mantenimento muscolare per anziani e altri programmi come corse ed esercizi sportivi specifici (golf, nuoto, pugilato, judo, etc.)». Benefici che già alcuni clienti hanno cominciato a riscontrare. «Molti hanno notato un corpo più tonico e rimodellato, miglioramenti della cellulite e adiposità localizzate, riduzione peso e grasso corporeo, pelle più giovane e asciutta, aumento del

20FIT Via Broseta, 27 C - Bergamo info@20fit.it - www.20fit.it tel. 035/0142344 da lunedì a venerdì 7:30 - 21:00 Sabato 8:00 - 18:00

benessere psico-fisico, diminuzione del mal di schiena, miglioramento della performance sportiva, miglioramento della forza, della velocità e della resistenza, crescita e definizione muscolare». Il segreto? Uno speciale allenamento con tecnologia EMS, una nuova elettrostimolazione che permette di controllare in modo indipendente i vari gruppi muscolari di gambe, glutei, addome, schiena e braccia e realizzare differenti tipi di allenamento: tonificazione, cardiovascolare, eliminazione di tossine, anticellulite o rilassamento. «In una seduta si possono consumare fino a 600 calorie per il grande dispendio energetico ma l’effetto più evidente sul dimagrimento è dovuto all’aumento del metabolismo basale. La muscolatura attivata con l’EMS, infatti, consuma di più anche quando non ti alleni grazie al coinvolgimento delle fibre muscolari profonde che con l’esercizio fisico normale non vengono coinvolte. Pertanto, se associata a una corretta strategia alimentare, è il metodo più efficace per dimagrire e restare magri a lungo» spiega Luca. Non a caso, l’ultima novità è la convenzione con un medico dietista che su richiesta può consigliare l’alimentazione più corretta. «L’allenamento standard (una volta alla settimana) comporta un miglioramento del tono muscolare, i risultati sono visibili in soli tre mesi» osserva Matteo. «L’allenamento intensivo (due volte alla settimana), con un’adeguata integrazione proteica, può avere effetti anche sullo sviluppo della forza e della massa muscolare e velocizzare i processi di dimagrimento. La piani-

Altezza 162 cm | Età 37 anni | Genere Femmina

PESO (Kg)

MMS (Kg) Massa del muscolo scheletrico MGC (Kg) Massa grassa del corpo PGC (%) Percentuale di grasso corporeo

Esempio di risultati in circa un mese di allenamento presso 20fit

ficazione dell’allenamento si realizza in base alle necessità e agli obbiettivi specifici di ogni individuo rendendo l’allenamento estremamente personalizzato così da poter rispondere alle singole esigenze di ciascun utilizzatore». Particolare approfondimento merita anche il fatto che tale metodologia contribuisce a diminuire il mal di schiena e alleviare le contratture, in quanto la stimolazione profonda agisce sul muscolo responsabile dei principali dolori alla schiena. 20fit offre la possibilità di fare una prova gratuita per conoscere la nuova tecnologia EMS chiamando lo 035.0142344 o passando direttamente dal centro in Via Broseta. Bergamo Salute

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a cura di FRANCESCA DOGI

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L’alpinista austriaco Kurt Diemberger l’ha definita “la fine e l’inizio del mondo” mentre il pluricampione europeo di golf Michele Reale parla così dopo una seduta con Keope: “il male lombare, che mi affligge da oltre 15 anni, condizionando il mio gioco, la mia carriera golfistica, la mia vita, è scomparso in 12 minuti. Per 15 anni ho tentato qualsiasi cura, trattamento, esercizio… In 12 minuti ho provato una rivoluzione”. Approfondiamo l’argomento con il professor Amedeo Maffei, inventore di Keope GPR.

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MA CHE COS’È KEOPE GPR? Si tratta di una “struttura ergonomica essenziale” che lavora mediante innovativi principi scientifici. Su di essa il corpo si colloca in una condizione di completo scarico funzionale in cui viene favorito uno stato di rilassamento di muscoli e articolazioni. In questo stato di relax, dieci motori collocati al di sotto di dieci supporti, attivano mirate

gamme di modulazioni meccaniche su alcuni punti strategici: dorso, glutei, cavi poplitei, talloni e palmi. Durante la seduta il soggetto ascolta induzioni sonore sincrone agli stimoli meccanici. Il risultato è una terapia che combina la stimolazione meccanica con quella sonora e agisce su corpo e mente. COME FUNZIONA? Keope GPR sfrutta la modulazione meccanica, un particolare tipo di stimolazione, che viene applicata a zone corporee ricche di meccanocettori, piccoli corpuscoli indispensabili alla neurotrasmissione midollare e cutanea, in grado di inviare segnali bioelettrici al sistema centrale. A seconda dello spettro di frequenze attivate e dei meccanocettori stimolati si possono ottenere benefici specifici su corpo e mente. Il tutto avviene in una postura studiata per raggiungere una condizione di completo rilassamento, simile a quella che avevamo nel grembo materno.

PER CHI È UTILE? I benefici di Keope sono scientificamente dimostrati da pubblicazioni universitarie e centri di ricerca. Keope viene regolarmente impiegata in ambito medico. Ricerche dell’Università di Milano ne hanno documentato i benefici in termini di miglioramento della postura, distribuzione dei carichi corporei, rilassamento. Gli sportivi l’hanno inserita nel loro training in preparazione allo sforzo, per recuperare la fatica post prestazione e per rimuovere l’acido lattico in tempi brevi. Per gli anziani costituisce invece uno strumento prezioso nel preservare l’equilibrio e la coordinazione dinamico-posturale e rafforzare la muscolatura, riducendo così il rischio di cadute e la conseguente possibilità di fratture e traumi. Ma non solo. Studiosi e ricercatori sono concordi nell’affermare che una seduta con programma 1 aumenta la concentrazione delle endorfine e della serotonina presente nel sangue, favorendo il rilassamento e liberando la mente da ansie e tensioni. Ecco perché un trattamento prima di andare a dormire allontana i pensieri circolari e aiuta a favorire il riposo notturno. Risulta infine un ausilio efficace nelle più comuni situazioni cliniche: allevia i dolori articolari, aiuta a prevenire il mal di schiena, migliora la circolazione venosa e linfatica e abbatte lo stress. DOVE SI PUÒ PROVARE A BERGAMO? È possibile effettuare i trattamenti presso il centro di medicina polispecialistico Isola Medical. Bergamo Salute

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Bergamo Salute anno 6 - n°3 - mag. - giu. 2016

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Catherine Coppens | Cut n' Paste catherine.coppens@hotmail.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Dollar Photo Club, Adriano Merigo, Laura Pagnoncelli, Federico Buscarino Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Pro.Ge.Ca. srl Viale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG) Tel. 035.201488 - Fax 035.203608 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Marina Rota,Maria Castellano, Viola Compostella, Lella Fonseca, Giulia Sammarco

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2014. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Comitato Scientifico • Dott. Diego Bonfanti - Oculista • Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario • Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo • Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni • Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale • Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo • Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra • Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale • Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo • Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa • Dott. Antoine Kheir - Cardiologo • Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa • Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico Medico dello sport • Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista • Dott. Antonello Quadri - Oncologo • Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo • Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta • Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra • Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e Riabilitazione • Dott. Massimo Tura - Urologo • Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

Comitato Etico • Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo • Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo • Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista • Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra • Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo • Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it


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