Numero 1 giornale on line tavarnuzze

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PARTITO DEMOCRATICO Circolo di TAVARNUZZE

PERIODICO ON LINE OTTOBRE 2013 - N° 1

SPECIALE CONGRESSI

2013 all’interno: • • • • •

pagina 1 pagine 3-10 pagine 11-24 pagine 25-30 pagine 31-36

Date e luoghi dei Congressi dei Circoli di Impruneta Programma di Olmo Gazzarri Programma di Mirko Dormentoni Programma di Fabio Incatasciato Regolamento regionale per i Congressi


Come noto, il Partito Democratico ha iniziato un nuovo percorso Congressuale che culminerà l’otto dicembre con le Primarie per eleggere il nuovo Segretario Nazionale. Al momento i territori sono però interessati attraverso i loro Congressi locali al rinnovo degli Organi dirigenti del Circolo, della Unione Comunale, e della Unione Metropolitana. Per il ruolo di Coordinatore della UNIONE METROPOLITANA Patrizio Mecacci, Coordinatore (Segretario) uscente, non si ripresenterà, essendo stato chiamato a ricoprire il ruolo di Coordinatore nazionale per Cuperlo, candidato alla Segreteria del PD nazionale. I candidati tra cui dovremo scegliere per il metropolitano sono tre: Fabio Incatasciato, attualmente Sindaco di Fiesole, Mirko Dormentoni, Consigliere Comunale di Firenze, e Olmo Gazzarri, di Scandicci, proveniente dalla Lega Coop. Nelle pagine interne troverete i loro programmi. Per la figura di Coordinatore della Unione comunale di Impruneta è stata individuata una figura unitaria in Milo Messeri, un giovane capace che bene impersona il progressivo rinnovamento del nostro partito. Per il Circolo di Tavarnuzze la Coordinatrice uscente Lillian Kraft si presenterà nuovamente, per dare continuità ad un lavoro iniziato appena un anno e mezzo fa. Segnaliamo che a differenza di quanto molti pensano, in questa fase congressuale NON si voterà per il Segretario Nazionale. Le Primarie per il nazionale - come detto in precedenza - si terranno l’otto dicembre tra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati e Gianni Pittella. Avremo modo di tornare sull’argomento

Date ed orari dei Congressi dei Circoli del territorio di Impruneta:

Circolo Tavarnuzze - il 22/10/13

presso Casa del Popolo, via Gramsci - Tavarnuzze. Inizio ore 18:00 votazioni dalle 19:30 alle 22:00 E’ previsto un BUFFET per l’ora di cena.

Circolo Bagnolo - il 25/10/13

presso il circolo Arci via Imprunetana - Bagnolo Inizio ore 21:00, votazioni dalle 22:30 alle 24:00

Circolo Impruneta Centro - il 26/10/13 presso Casa del Popolo, via della Croce - Impruneta. Inizio ore 15:00 , votazioni dalle 17:00 alle 20:00


OLMO GAZZARRI [

CANDIDATO ALLA SEGRETERIA METROPOLITANA DEL PD

La passione per la bella politica. L'occasione di cambiare.

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PREMESSA La sinistra e il PD potevano cambiare l’Italia. Ma siamo stati sconfitti, forse anche da noi stessi. Un’ ennesima occasione mancata. Una storia piena di errori che, come in un romanzo, più li scopri e più vedi che le radici sono molto profonde, più di quanto potessi pensare. Bisogna individuare gli errori e non limitarsi al comodo e più efficace mediaticamente, dare addosso ad un capro espiatorio di turno. Gli errori sono di una classe dirigente intera, del suo modo di guardare alla società, di concepire la politica e di vivere la democrazia. Se non si parte da qui - e un congresso vero dovrebbe servire proprio a questo lavoro collettivo -gli errori tenderanno a ritornare, come è già successo. Le vicende nazionali del PD colpiscono tutti noi, nel bene e nel male: nella grande forza mediatica che ci danno, ma altrettanto spesso demolendo in due minuti ciò che faticosamente l’impegno di tanti sul territorio ha costruito in tempi molto lunghi. E’ successo più volte nella storia recente, ma la storia più grave, il punto più basso, si è toccato nell’aprile 2013, con le vicende dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e del penoso avvicendarsi di candidati subito affondati da “fuoco amico” e culminati nella “fucilazione” del fondatore del P.D., Romano Prodi, da parte dei misteriosi “101”. Lì, per molti italiani, per noi, si è aperto un solco profondo, si è tolto il tappeto e si è visto ciò che negli anni precedenti per volontà o per abitudine si era nascosto o non si era voluto fino in fondo vedere: un partito nazionale tempestato di personalismi, senza un collante ideale, incapace di fare sintesi nemmeno sotto la spinta dei propri elettori. Un grande popolo di elettori che ha più volte gridato a suo modo la necessità di un rinnovamento radicale, di riforme coraggiose. La delusione di quei giorni è stata seguita dall’imbarazzo che in ognuno di noi, comunque la si pensi, suscita la coabitazione al Governo con la destra più becera e infida d’Europa. Un periodo nero, quindi, da cui risollevarsi in fretta. Con questo congresso, per esempio; ragionando e confrontandoci su chi siamo, più che “con chi stiamo”, perché altrimenti continueremo a navigare a vista, con uno scoglio dietro l’altro davanti e l’Italia che non può più attendere. L’Italia merita una grande forza di sinistra contemporanea, laica, umile, concreta. Orgogliosamente diversa dalla destra e lontana dai nuovi e antichi conservatorismi italici che spargono paura in giro perché niente cambi. Questo il senso del nostro impegno. Sono nato a Firenze, ho 36 anni vivo a Scandicci e lavoro alla Legacoop Toscana. Ho una compagna e due figlioli di due e sei anni, la mia fortuna. A 17 anni ho preso la prima tessera, Sinistra Giovanile. Era il 1994 e un imprenditore brianzolo di mezza età cominciava allora la sua carriera politica. Dopo 20 anni, un’infinità di tempo per i cambiamenti avvenuti nel mondo, quell’imprenditore sta per andare ai servizi sociali e un altro brianzolo, di tutt’altre idee e maniere, mi convince che in fondo la politica fatta con passione non invecchia mai. Firenze, città del mondo, è il luogo in cui desidero continuare il mio impegno.


LINEE PROGRAMMATICHE La mia candidatura si pone l'obiettivo di riformulare - in estrema sintesi e lasciando alle occasioni che il congresso ci fornirà l’ampliamento di molti dei temi enunciati alcuni aspetti nodali della gestione Partito Democratico Metropolitano di Firenze e dei suoi rapporti con la società e il territorio.

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Organizzazione dei tempi, della vita e della democrazia interna del partito Il Partito Democratico è nato per creare una forza politica capace di portare a termine tre grandi obiettivi epocali, che le sue forze costituenti, pur eredi di nobili tradizioni, non erano più in grado di assicurare: elaborare una cultura politica che coniugasse uguaglianza e crescita economica, stimolare la partecipazione politica dei cittadini e garantire la stabilità dei governi progressisti. A distanza di cinque anni dalla fase fondativa, il bilancio di questa esperienza è in chiaroscuro; il Partito Democratico ha sperimentato più volte le primarie per la scelta del segretario nazionale, per quella di molti sindaci e, recentemente, per la scelta dei parlamentari, riuscendo a mobilitare milioni di persone come nessun altro partito in Italia e in Europa. Eppure tutto questo patrimonio di partecipazione, culminato nella costruzione dell'albo degli elettori, è rimasto un giacimento non sfruttato. Invece di mettere in rete i nostri elettori, coinvolgerli nell'elaborazione politica e nelle decisioni, farli incontrare con gli iscritti, si è deciso di lasciare i loro nomi in un elenco da usare come requisito burocratico per decidere chi avesse diritto al voto nelle varie occasioni. Il numero di iscritti si sta assottigliando progressivamente, e ancora meno sono quelli che partecipano attivamente alla vita di partito. Avremo davanti in questi anni di frequenti appuntamenti elettorali la sfida di rimotivare e ri-coinvolgere e poi mobilitare anche il nostro elettorato, oltre che i tanti che nelle ultime tornate si sono allontanati. Spesso i nostri militanti si lamentano di essere marginali, di non poter incidere nelle scelte importanti. Noi crediamo in un ruolo degli iscritti 365 giorni l’anno, non solo in occasione delle consultazioni primarie o elettorali, laddove il contributo di ognuno, pur prezioso è spesso meramente quantitativo. Il PD possiede, talvolta senza saperlo, un bacino di competenze, capacità e idee di grande qualità fra i propri iscritti. E invece la sensazione dell’iscritto è di dover sostenere qualsiasi tipo di decisione a posteriori, maturate sempre o dalla contingenza o in altri luoghi. L’iscritto è quello dei gazebo nei week end di primarie, quello della griglia alla festa del PD. Sì, anche, certo. Ma si devono trovare gli strumenti e le occasioni per accedere a questo patrimonio, alimentandolo con la formazione su temi specifici e su temi di politica generale. Soprattutto valorizzando seriamente i luoghi istituzionali e decisionali del partito. Segreteria, direzione e assemblea devono avere tempi prestabiliti per calendario per ritrovarsi con date limite non posticipabili: a titolo di esempio: l’assemblea deve riunirsi almeno 3 volte l’anno: (ad esempio: entro il 30 Aprile, entro il 20 Settembre e infine entro il 21 Dicembre); la direzione deve riunirsi preferibilmente prima dell’assemblea e almeno 3 volte l’anno con date limite non posticipabili, come per l’assemblea. Tutti


i livelli direttivi devono porsi all’inizio del mandato degli obiettivi programmatici da rispettare di cui deve essere dato un resoconto ai competenti organismi del partito. Le decisioni dell'assemblea devono essere pubblicate sul sito internet del Partito. La riunione dei segretari di circolo dell’area deve essere calendarizzata dal segretario metropolitano con cadenza almeno semestrale. La scelta dei membri della segreteria metropolitana, di competenza del segretario, deve avvenire sulla base della presenza negli organismi di partito, nei consigli elettivi e nei circoli di persone con capacità effettive di gestione politica e competenze specifiche necessarie nello svolgimento del ruolo. È un’espressione di dignità per il partito che per il segretario si reperiscano i fondi per uno stipendio minimo e per una piena copertura delle spese sostenute; ciò al fine di garantirne l’autonomia e poterne favorire un impegno costante. Tra le forme di finanziamento per questo fine, si propone di prelevare una specifica quota parte degli emolumenti devoluti dagli eletti negli organi istituzionali. Ogni circolo deve avere uno spazio a disposizione sul sito web del livello cittadino/ metropolitano in cui inserire elaborazioni, ordini del giorno, calendario riunioni e tutto ciò che si ritiene utile per la gestione e la circolazione delle istanze elaborate dal circolo. Alla segreteria metropolitana è attribuito il compito di saper distribuire il lievito con cui poi i livelli comunali del partito e i singoli circoli possano far crescere numero di partecipanti e livello della discussione. Si deve tenere fermo il concetto di rispetto dello statuto e del codice etico: quindi, nel rispetto dell'autonomia della Commissione di Garanzia che ha il compito di valutare le singole situazioni, il principio che deve guidare i membri eletti del PD è “no ai doppi incarichi” e la segreteria ne deve evitare l'insorgere, segnalandone in anticipo la potenzialità alla Commissione di garanzia competente. Ogni decisione dell’assemblea deve essere pubblicata, a partire dal sito internet. Il tesoriere deve pubblicare a cadenza almeno annuale lo stato dei versamenti dovuti dagli eletti negli organi elettivi e nei consigli di amministrazione delle partecipate. I bilanci di previsione e consuntivi devono essere pubblicati sul sito internet, completi di tutti allegati necessari a comprenderne i dettagli, oltre che essere oggetto di valutazione approfondita come appositi punti all’ordine del giorno dell’organo competente ad approvarli. I circoli devono essere laboratori aperti agli stimoli e alle idee che semplici cittadini, comitati, movimenti, associazioni portano avanti. A Firenze e nell’area metropolitana c’è, costantemente e sui temi più vari, un dibattito vivo, in cui i circoli PD devono e possono entrare come protagonisti, dando impulsi originali e costruttivi. Su questo punto dovrà lavorare, con il supporto degli eletti e degli altri livelli del partito, la segreteria metropolitana.


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Il partito e le istituzioni

Firenze è una città splendida, guardata con ammirazione da tutto il mondo. Il centro, la culla, della nostra area metropolitana è lì, fra le basiliche del Brunelleschi e le pietre di Palazzo Vecchio. Quello il nucleo da cui proviene ancora un’energia straordinaria. Quello il patrimonio dell’umanità che è dato ai fiorentini valorizzare. Ma Firenze prosegue. Fiorentini sono anche i campigiani e gli scandiccesi, i chiantigiani e i mugellani, quelli del valdarno e quelli di Signa. Insomma, l’area fiorentina, respira la stessa aria, beve la stessa acqua, si muove su linee di trasporto pubblico che l’attraversa tutta, vive dell’economia di uno stesso territorio. Con mille differenze, che rimangono , ma che non incidono più – ammesso lo abbiano mai fatto davvero – sulla vita dei cittadini. E dato che i problemi sono comuni, anche le soluzioni ai problemi di un’area come questa o sono comuni o non sono soluzioni. E’ necessario continuare a mettere a fattor comune fra i Comuni dell’area, oltre agli strumenti dell’amministrare quotidiano, anche luoghi ed enti al livello giusto delle scelte da compiere. La città metropolitana, che va da Pistoia al Valdarno è il nostro orizzonte. Partendo da strumenti urbanistici comuni, passando da servizi e ambiti territoriali ottimali comuni, dovremo arrivare presto a realizzare istituzioni comuni. Senza smarrire identità, ma dando risposte all’altezza delle sfide che abbiamo. Con attenzione a non lasciare indietro niente e senza fretta, ma senza paura. Perché se non lo facciamo qui dove abbiamo responsabilità di governo ovunque, è su di noi, sul PD, che si scaricheranno le responsabilità. Il Partito metropolitano, che anche nel nome si trova al livello di osservazione giusto, deve stimolare e indirizzare politiche che, sulla base dell’adesione volontaria e convinta, vadano in direzione del superamento dei confini virtuali, sia nelle scelte politiche generali sia nelle tante decisioni amministrative puntuali che così forte impatto hanno sulla maturazione e sullo sviluppo di un punto di vista comune. Il dialogo fra Giunta Consiglio e Partito, in ogni Comune, a partire dal capoluogo, deve essere rivisto. Le bandiere sotto cui ci si presenta alle elezioni o hanno un senso per tutti e cinque gli anni di mandato o non torna qualcosa. Sui temi più rilevanti dell’azione amministrativa e ancora di più sulle scelte strategiche per l’area, la segreteria metropolitana può preventivamente richiedere approfondimenti necessari ad una puntuale circolazione delle idee e ad una più partecipata elaborazione, nel rispetto dei tempi spesso rapidi dettati dalle necessità amministrative. L’ottica di serena collaborazione, più che il riflesso imposto da schieramenti congressuali, è per noi il metodo con cui tutti possono svolgere al meglio il mandato affidato loro dai cittadini e dagli elettori PD.


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Il partito e la società

Porre al centro dell’attenzione di un partito l'istruzione pubblica, come bene comune e istituzione fondante la Repubblica, è il primo obiettivo. Il PD deve riannodare un dialogo costante con il mondo della scuola, perché da chi frequenta e da chi anima la scuola oggi possiamo capire molte cose sul futuro della società e delle nostre città. La sinistra non è sinistra, se non rimette l'istruzione, dall’infanzia all’Università, al centro del suo discorso, non solo come strumento per l'acquisizione di competenze e la promozione personale, ma, senza ambiguità, come luogo di incontro della comunità, di formazione a quei valori comuni e condivisi, capaci di unire i cittadini di domani intorno ai principi della convivenza civica e civile. Il vero taglio fatto alla scuola negli anni, prima che di bilancio è stato culturale, è stato il “taglio” della complessità che, al contrario, è la cifra della nuova dimensione culturale e sociale; i bambini e le loro famiglie non sono quelli di venti anni fa e dunque le amministrazioni locali e le istituzioni scolastiche devono parlare, investire, rendere praticabile una comunità scolastica in mutamento. Un tema nuovo del dibattito politico riguarda la gestione dei servizi pubblici locali. In Toscana prevale sistema misto che si regge sulle aziende partecipate tra pubblico e privato, modello che è stato sviluppato per dare risposta a due esigenze contrapposte: capacità di investimento e mantenere il controllo pubblico. Si tratta di un modello che presenta alcuni rischi rilevanti: la mancanza di un controllore imparziale che valuti l’operato delle aziende, la scarsa concorrenza causata dal fatto che pochi grandi privati dominino il mercato e la perdita di influenza effettiva da parte degli organismi eletti dai cittadini, che si trovano troppo lontani e dispersi per poter avere un ruolo di controllo. In questa chiave il processo di accentramento degli enti gestori presenta alcuni lati positivi, a partire dal fatto che la Regione ha capacità di controllo e peso negoziale superiore rispetto ai singoli comuni. Un caso particolare è quello dell’acqua. Molti di noi si sono compiaciuti dei risultati dei referendum del Giugno 2011, convinti che dopo una stagione di fiducia ideologica verso il privato fosse maturata una nuova coscienza favorevole alla gestione pubblica dei beni comuni. Questo però ci mette in difficoltà sul piano amministrativo, perché in Toscana si è ridotto al minimo il ruolo del pubblico. I vari Ato hanno affidato la gestione del servizio idrico integrato a delle società miste pubblico-private. È una peculiarità, perché dei vari gestori italiani solo 23 sono a capitale misto con partner selezionato con gare a evidenza pubblica, mentre ben 57 sono i gestori interamente pubblici, prevalentemente situati nel Nord Italia, con risultati talvolta molto interessanti. In Toscana non è pensabile ri-pubblicizzare domani la gestione dell'acqua. Esistono delle concessioni pluriennali che vanno rispettate. Ma il nostro partito ha il dovere di aprire un forum dove discutere il percorso tramite cui si può dare attuazione alla volontà dei cittadini, anche nei tempi medi. Nell’area in cui viviamo l’avvento della più grave crisi economica finanziaria e occupazionale dal dopoguerra ha fatto sentire i suoi effetti in modo drammatico, soprattutto in alcuni settori del manifatturiero e delle costruzioni. Molti casi sono ancora del tutto aperti e le prospettive di ripresa non sono dietro l’angolo. In un


quadro a tinte scure, brillano però alcuni casi di ricerca trasversale e innovativa delle soluzioni ai problemi che il nuovo modello economico scaraventa sui nostri territori, come nel caso Ginori-Gucci, in cui sindacati, istituzioni e grande impresa hanno dato il meglio di sé, dopo anni di mancate soluzioni. Cercando e trovando in ciò che questo territorio ha da dire al mondo la via d’uscita da vicoli che sembrano ciechi. Alcuni settori trainano ancora: la moda, il turismo e l’export legato alla meccanica e al lusso. Al P.D. che verrà spetterà leggere in anticipo le mutazioni che potrà subire questo quadro, tracciare la propria visione dell’economia di questi territori, assecondandone i fattori propulsivi e dando spazio agli strumenti che fanno la competitività di un territorio, dalle infrastrutture moderne, alla banda larga, ad un’area metropolitana che sappia attrarre investimenti qualificanti sulla base di un’idea moderna e aperta di città. Molto è stato fatto in questi anni. Ma molto resta da fare e spetta al principale partito dell’area dare l’ordine delle priorità e sostenerle coerentemente nell’azione amministrativa dei suoi eletti. Ma c’è poi il capitolo doloroso dell’occupazione giovanile, anche qui da noi, bassa e precaria, indice di un futuro incerto per migliaia di ragazze e ragazzi. E nell’incertezza del futuro nascono anche le disillusioni che segnano il rapporto di questa generazione di venti-trentenni con la politica, con la democrazia. Ci sono segnali preoccupanti che indicano come la crisi abbia fatto crescere la piaga del lavoro nero, diffuso non soltanto tra i lavoratori tradizionalmente più deboli, come gli immigrati, ma anche tra le nuove schiere di lavoratori precari: il lavoro nero priva i lavoratori di diritti e rappresenta una concorrenza sleale verso le imprese che si comportano con correttezza.

4 Il partito e il territorio Viva il ferro! Viva la tranvia! L’esempio della linea 1 della tranvia, principale opera infrastrutturale realizzata dopo decenni a Firenze, rende chiaro quale sia l’ordine delle priorità sul tema infrastrutture e mobilità per una città metropolitana che voglia essere europea e vivibile: dialogo fra enti pubblici, partner privati di livello adeguato alla sfida, cura del ferro. Si chieda ad uno scandiccese cosa è cambiato nella sua percezione dell’essere fiorentino, da quando c’era il 16 in Viale Nenni a quando di lì ci passa un Sirio ogni tre minuti? E con le dovute differenze e complessità maggiori, crediamo che le scelte di proseguire con le altre linee della tranvia porteranno alle stesse reazioni, allo stesso apprezzamento per il coraggio di una classe dirigente amministrativa che pensa e si pone obiettivi che guardano lontano, sebbene nel breve periodo quelle scelte determinino problemi o rischino allontanare il consenso di alcuni. Pensiamo e ci riferiamo ai progetti che vedono nella soluzione di passaggio in superficie le soluzioni più produttive e adatte ad una realizzazione in tempi ragionevoli. E anche su questo delicato tema infrastrutturale proseguire e ampliare il dialogo decidente con la città, coinvolgendo i cittadini di tutta l’area metropolitana anche con innovative forme di consultazione. Si è costruito tanto e spesso male in quest’area urbana, in questi ultimi cinquant’anni. Oggi si parla di volumi zero. Il PD deve stare su questa linea, precisandone i contorni


nel merito, restando coerente; lavorando sui vuoti urbani da riempire e sull’enorme capitolo della riqualificazione urbana; e non indietreggia, facendosi tentare dalle lusinghe di progetti tanto grandi quanto lontani dagli interessi della comunità. La segreteria metropolitana ha il compito di affrontare, con determinazione e senza omissioni, tutti gli altri temi significativi dell'area metropolitana a partire dall'aeroporto per arrivare alla gestione dei rifiuti, offrendo ai circoli territoriali informazioni e confronti al fine di recepirne proposte e indicazioni con le quali instaurare una dialettica costruttiva con le amministrazioni competenti. E poi, ma forse prima, c’è la campagna. Quasi mai nei discorsi politici questo appare come un tema strategico. Si parla di rado di “suolo”, agricoltura, montagna (eppure una buona parte della nostra provincia è montuosa), biodiversità, paesaggio, turismo di qualità, parchi, bicicletta, trekking, sentieri… Un partito che sappia vivere le specificità di ogni territorio dell’area deve saper confrontarsi ed elaborare linee di indirizzo che valorizzino le grandi risorse che, in un’economia nuova in ogni aspetto, possano venire dalle zone rurali. Il partito che vogliamo è un partito che sa reimparare a stare con gli ultimi, leggendo in profondità le contraddizioni della nostra società. Sapendo anche aprirsi a iniziative di solidarietà e attivando quelle reti che nel nostro territorio non mancano, per stare più vicini alla disabilità, ai nuovi poveri, alle famiglie che soffrono i morsi della crisi. Il livello di governo dei processi e dei servizi a cui siamo chiamati come amministratori, insieme al volontariato dei nostri iscritti e alle reti che sapremo attivare potranno rappresentare un inaspettato risvolto delle mille potenzialità della Politica. Con ciò forse aiutandola a rimanere incollata alla realtà. Infine, gli italiani e dunque i fiorentini, ma anche la stessa idea che noi abbiamo di Politica meritano di volare alto. Non si meritano un PD che rischia di rimanere bloccato dalle infinite discussioni fra poli opposti, magari provvisoriamente riuniti per reciproci affidamenti sotto lo stesso tetto, mentre tutto fuori corre veloce. E altri decidono. I democratici fiorentini si meritano di più. Un partito in cui non ci sono proprietari, né meri esecutori, ma persone libere. Che interpretano la Politica come servizio al Paese, in un momento in cui l’esempio che diamo, ognuno di noi nel proprio lavoro politico quotidiano, serve a risalire dal pozzo del discredito in cui l’insipienza e la brutalità di questi ultimi 20 anni hanno gettato la politica. Un partito che discute, si confronta e decide andando incontro alla nuova storia che ci attende con tutta la passione che ci vuole per le sfide più difficili.

Olmo Gazzarri



IN ALTO LA BASE, A SINISTRA LE IDEE PER UN PARTITO DEMOCRATICO FINO IN FONDO PER IL GOVERNO METROPOLITANO DELLA FIRENZE GRANDE CHI SONO E PERCHE’ SONO CANDIDATO Ho 39 anni, sposato con Caterina, ho due bimbi di 5 e 8 anni, Federico ed Elisa, vivo a Firenze. Sono laureato in Scienze Politiche e lavoro in un Ente Locale avendo vinto nel 2003 un concorso per “specialista in progetti europei”. Dal 2009 sono consigliere comunale del PD e dal 2011 presidente della commissione urbanistica del Comune di Firenze. La politica è per me una passione da quando ero ragazzo, da quando a 15 anni mi sono impegnato al Liceo come rappresentante di Istituto perché avevo imparato che “il problema degli altri è uguale al mio e sortirne tutti insieme è politica”. Per questo ho accettato di candidarmi, non contro qualcuno, ma per costruire insieme un progetto condiviso fondato sui valori della sinistra e su un governo del territorio a servizio delle nostre comunità. Il congresso del PD, per quanto fatto con regole e tempi che comprimono il dibattito e la sua capacità costruttiva, può e deve essere un’occasione per confrontare idee diverse di partito e di politiche per l’area metropolitana fiorentina, per i nostri territori. E’ questo il momento migliore per dare voce alle diversità, al pluralismo delle idee (non delle correnti o delle appartenenze), per sviluppare il confronto e praticare la democrazia. L’unità del nostro partito è un obiettivo fondamentale, ma non si fa a priori, si costruisce solo se in fasi come queste le differenze emergono e si confrontano liberamente, per cercare di fare poi insieme una sintesi più avanzata. Il congresso è fatto per questo, sennò per cosa?


ESSERE APERTI ALLA SOCIETA’ E DARE VALORE AGLI ISCRITTI Abbiamo alle spalle una breve storia segnata da troppi errori e sconfitte. E soprattutto segnata da momenti che hanno scavato un solco profondo tra il Pd ed i suoi elettori, tra il gruppo dirigente ed i suoi iscritti. Il culmine è segnato dai purtroppo famosi “101”, quando un pezzo rilevante dei nostri parlamentari, dei nostri “dirigenti”, hanno tradito ogni valore del loro popolo. Lì abbiamo toccato il fondo, da lì dobbiamo ancora ripartire per cominciare a ricostruire - o forse meglio “costruire” - il Partito Democratico per davvero. Ma non si tratta solo di momenti, probabilmente si tratta anche di alcuni errori d’impostazione iniziale, quando, di fatto, abbiamo avviato un partito che fa tanti gazebo e pratica molto poco il coinvolgimento reale dei cittadini - a partire dai suoi iscritti sui contenuti, sulle idee, sulle scelte politiche. E’ tempo di definire la nostra identità, i nostri valori e soprattutto i nostri progetti per il futuro dei nostri territori, oltre i meri programmi amministrativi di breve termine, smettendo di mirare l’ombelico e cominciando a guardare un po’ lontano. Partiamo quindi da quale idea di PD. Crediamo in un partito unito e plurale, laico, fondato sulla partecipazione e l’impegno dei suoi iscritti, dei suoi militanti, sul protagonismo positivo dei suoi circoli e dei suoi territori, sulla definizione ampia e condivisa delle linee di governo del territorio in un rapporto costruttivo con le amministrazioni locali. Un partito che smette di dividersi occupandosi solo di nomi, di “chi sta con chi”, e comincia a confrontarsi nel merito dei problemi al servizio delle proprie comunità. Un partito che non sia uno spazio in cui spostarsi e trovare collocazione ma un soggetto politico partecipato dal suo popolo, che elabora idee e proposte. Un partito che rispetta le sue regole ed esalta il valore della democrazia nel confronto interno, basato sul rispetto fra le diverse posizioni. Anche noi, nel nostro “piccolo”, nella nostra dimensione locale, possiamo fare qualcosa per cambiare. Il “partito dei sindaci” è un pezzo importante ma non basta affatto, è solo una delle dimensioni. Vogliamo un partito democratico metropolitano autonomo ed autorevole, che per questo riparta dagli iscritti e dai territori, che solleciti una reale partecipazione dei tanti uomini e donne che trovano senso nel fare insieme politica, che possono dare importanti contributi a chi amministra per disegnare concretamente il futuro delle nostre città e della nostra area metropolitana.


Un partito che fa rete tra i territori e tra i Circoli dove abbiamo tantissime energie che si stanno avvicinando anche grazie a questo congresso e che non dobbiamo richiamare solo per i prossimi gazebo, un partito che valorizzi le tante energie dei Giovani Democratici, i ragazzi e le ragazze che scelgono un impegno niente affatto scontato in questa fase storica. Un partito che pratichi e non teorizzi la sinergia tra società e politica, che parta dall’ascolto dei bisogni e dei problemi delle persone, che punti all'utilizzo delle competenze. Soprattutto

vogliamo

un

partito

aperto.

Attento

alle

energie

della

società,

all’associazionismo, al volontariato, alle tante nuove forme di aggregazione più o meno organizzata su temi e problemi del territorio e del mondo. Un partito capace di ascoltare,

interagire,

dialogare,

agire.

Dobbiamo

trovare

nuove

forme

di

partecipazione, di incontro con le istanze che nascono nei territori. “Firenze Pages” ed “Open Firenze” sono esempi dei nuovi metodi che dobbiamo smettere di teorizzare e cominciare a praticare sistematicamente, non come episodi. E continuare e sviluppare i Forum tematici, aperti ai non iscritti, oltre a sistemi di comunicazione e di messa a rete delle proposte che nascono nelle Unioni Comunali e nei Circoli del PD. In altre parole, dobbiamo praticare e non solo teorizzare quello “sperimentalismo democratico” su cui ha scritto pagine molto interessanti Fabrizio Barca. Vogliamo un partito che faccia rispettare le sue regole, a partire da quella dei doppi incarichi istituzionali, e che dia gambe ad alcune parti dello Statuto ancora inattuate ed al suo codice etico. Per questo deve diventare un partito davvero popolare e partecipato, perché è così che si acquista l'autorevolezza e la necessaria autonomia per far rispettare a tutti le nostre regole. Poi di alcune regole possiamo e dobbiamo anche discutere, di quelle che fino ad oggi non hanno favorito la partecipazione, il dibattito e la costruzione di proposte condivise. L'iscritto, il socio della nostra grande associazione politica, deve contare mentre gli organismi del partito devono essere rappresentativi del pluralismo ma contemporaneamente devono funzionare. Dovremmo quindi ripensare secondo me l'elezione dei segretari regionali e di quello nazionale, che potremmo riportare alla decisione degli iscritti, come succede in ogni partito delle democrazie avanzate. Dovremmo ripensare la regola dell’automatismo tra segretario e candidato premier (almeno rendendo


stabile la deroga introdotta nel 2012). E poi quella che ci porta a costituire organismi di indirizzo politico, le nostre “Assemblee” dal livello nazionale al comunale, fatte di un numero sproporzionato di elementi, che non permettono di svolgere confronti costruttivi ed elaborazioni di proposte e non possono produrre risultati utili. Oppure quelle regole che ci costringono a svolgere questi congressi locali in dieci giorni, senza il tempo ed i modi necessari ad approfondire e confrontarsi utilmente sulle idee e sugli obiettivi delle proposte avanzate dai candidati per il nostro partito e per i nostri territori e di ascoltare e confrontarsi su quelle che possono venire dagli iscritti nei circoli al fine di integrarle in programmi davvero condivisi. Ma tant’è, oggi giochiamo con le regole che abbiamo, e da parte nostra ci sarà il massimo impegno ad ascoltare e recepire idee e proposte, insieme a quello di migliorare le regole del prossimo congresso (sulla scorta di ottimi contributi come quello di Antonio Floridia avanzato tre mesi fa) insieme alla forma del nostro partito. Alcune non esaustive proposte concrete per un miglior funzionamento degli organismi del nostro partito possono essere:  riunire con periodicità certa e prestabilita

l'Assemblea e la Direzione

metropolitana, oltre alle convocazioni naturalmente legate all'attualità del momento politico;  organizzare l'assemblea metropolitana per aree di lavoro tematiche che, interagendo con i responsabili della segreteria e i Forum e con le Unioni Comunali, possano sviluppare analisi, linee di indirizzo e proposte da sottoporre alla direzione e a tutto il partito;  invitare alle riunioni dei nostri organismi, a seconda dei temi che si trattano, rappresentanti di sindacati e associazioni radicate nei problemi del territorio e che quindi possono portare un contributo utile alla discussione;  costituire una piattaforma web interattiva in cui tutti i Circoli, le Unioni Comunali, i Forum e gli altri organismi possano inserire le proprie elaborazioni e offrirle ai contributi degli altri iscritti e dei cittadini interessati;  organizzare annualmente una Conferenza programmatica in cui tutte le proposte elaborate vengono discusse e portate a sintesi in un documento programmatico di breve, medio e lungo periodo.


Per chiudere questo paragrafo, voglio dire che mi trovo completamente d'accordo con Fabrizio Barca quando ha lanciato i “requisiti minimi” che il PD dovrà soddisfare per avviare la svolta “perché per uscire dall’impasse italiana serve che la politica modifichi le sue forme, a cominciare dalla forma partito. Affinché la partita sia rinnovamento contro rinnovamento, non rinnovamento contro conservazione”, così sintetizzabili: 1. Un partito separato dallo Stato guidato da una leadership dedicata ed efficace 2. Incarichi pubblici: un drastico taglio col passato in nome di merito e concorrenza 3. Un Segretario a tempo pieno 4. Il potere ai “partecipanti” 5. Il PD e la Rete: un appuntamento troppe volte mancato Ci impegneremo perché si concretizzino anche nella nostra dimensione locale.


A SINISTRA LE IDEE La parola da cui ripartire è Sinistra. Non una sinistra identitaria, piccola e chiusa, ma una sinistra europea, contemporanea ed inclusiva. Che fa propria l’originalità del pensiero democratico e la cifra di un riformismo sociale che punta a rovesciare il paradigma neoliberista che ha prodotto la più grave crisi economica del dopoguerra; e di un riformismo costituzionale che vuole riformare le istituzioni con la Costituzione e non contro di essa. Una sinistra che con coraggio sfida il tempo che ci è dato da vivere, sfida la destra, quella che ci ha portato in questo baratro, sfida le caste e le corporazioni che bloccano il nostro Paese, consapevoli del fatto che gli anni migliori sono quelli che abbiamo davanti. Una Sinistra che si basi su alcuni valori e obiettivi irrinunciabili: una società democratica giusta, come prevede l'art. 3 della Costituzione; il diritto al lavoro e la libertà sindacale; la garanzia dei diritti civili e delle libertà di ogni tipo; i doveri di solidarietà; la promozione della cultura; la tutela dell'ambiente; la persona al centro delle scelte. Il Pd sia un soggetto che non fonda se stesso sulla riverniciatura di vecchie pareti ma che si fa carico del pensiero critico maturato in questi lunghi anni di crisi. Lì c'è qualcosa di vitale, nel contributo di una sinistra europea che in mezzo a mille tribolazioni sta costruendo la sua rotta, e poi movimenti e forze che si affacciano ora sulla scena e che sono figlie di questa stagione. Una sinistra che sa essere protagonista dei tempi nuovi senza rinnegare o vergognarsi della propria storia. Senza radici non c’è futuro e spesso dietro l’archiviazione del ‘900 si assiste solo ad un tragico ritorno all’800 con una politica basata sui notabili locali e un sistema economico privo di soggetti colletti e corpi intermedi, con gli individui, uomini e donne, ridotti in balia del diritto del più forte, con i diritti negati o benevolmente concessi. Dobbiamo cambiare tutto quello che è necessario cambiare, dobbiamo rifondarci sulla passione per la politica. Basta con il partito trampolino di lancio. Evitiamo la deriva del “partito personale”, una forma che, a partire dal 1994, ormai hanno preso praticamente tutti gli altri partiti italiani e che porta a soluzioni populiste e leaderiste che sono contrarie ai nostri valori. Le persone ci chiedono quali risposte diamo ai loro bisogni, alle loro speranze. E noi non dobbiamo offrire loro un comitato elettorale permanente che passa da una primaria a una secondaria, ma un partito che dimostra di essere la parte giusta perché mette al centro la persona, il suo valore, i suoi valori, la dignità di ogni essere umano. Un


partito che pratica una “rivoluzione della dignità”, una dignità da restituire a milioni di persone che l’hanno persa a causa dell’aumento delle disuguaglianze, della povertà, dell’impoverimento economico e culturale, anche in Italia, anche in Toscana e nei nostri territori. Perché l’uguaglianza non è un concetto astratto ma è una cosa che riguarda la condizione culturale, economica e sociale di milioni di persone. Sfidare il tempo che ci è dato da vivere, sfidare la destra, quella che ci ha portato in questo baratro nel corso dell’ultimo decennio, consapevoli del fatto che gli anni migliori sono quelli che abbiamo davanti. Una sinistra che contrasta la cultura egocentrica ed utilitaristica degli ultimi 30 anni e rimette al centro parole come solidarietà, giustizia sociale, lavoro. Dobbiamo scongiurare la cultura dell’indifferenza in cui le persone, specie quelle appartenenti alle fasce più fragili sono diventate dei “pesi da scaricare”, dei numeri nelle statistiche degli economisti. Puntare alla qualità della politica e della democrazia vuol dire investire sulle donne. Non si supera il disagio che percorre il Paese, non si batte la drammatica crisi economica e non si torna a crescere se non si riparte dalle donne. Dalla loro capacità e dalla loro forza deriva in gran parte la possibilità di svoltare in una nuova e migliore stagione della nostra democrazia. Politiche efficaci per le pari opportunità in tutti i campi e per creare diversi spazi e tempi di vita che favoriscano accessibilità alle donne ad ogni lavoro, ad ogni incarico ed anche all'impegno politico, sono la base fondamentale. Dobbiamo essere vicini agli anziani, spesso lasciati soli nel dramma della crisi, caricati del peso del sostegno dei propri figli disoccupati o in cassa integrazione, costruendo nel dialogo con le amministrazioni locali un welfare di base atto ai tempi che stiamo vivendo. Dobbiamo essere attenti ai giovani, alle esigenze degli studenti lavoratori o dei “fuorisede” presenti sul nostro territorio, ai bisogni di chi cerca lavoro frustrato dalla drammaticità della crisi, dobbiamo restituire loro una speranza, che non sia un sogno vago, ma un progetto concreto che metta al centro, anche del governo dei nostri territori, gli investimenti su scuola, cultura, politiche sociali. E insieme al lavoro, alle questioni sociali, mettere al centro un nuovo welfare e le politiche per la salute. Così come quelli della legalità, della sicurezza, dell'integrazione e del multiculturalismo.


Infine, essere di sinistra significa rivolgersi a chi ha perso la speranza, a chi ha smesso di anche votare, perchĂŠ deluso dalla politica che non dĂ risposte adeguate ai tanti colpiti dalla crisi. Ripartiamo da qui, anche nei nostri territori.


FIRENZE GRANDE, LA CITTA' REALE, LA DIMENSIONE DA RILANCIARE Vogliamo un Partito Democratico territoriale che lavori per costruire il governo dell’area metropolitana. Che aiuti a far ripartire un confronto vero e sistematico tra il capoluogo e tutti i territori, che ci porti non a un mero coordinamento ma verso un governo unitario della “Firenze grande”.

Il governo locale non può più permettersi di stare dentro i confini comunali . La città reale, quella costituita dalle relazioni sociali, economiche, dai flussi della mobilità delle persone e delle merci, quella delle interazioni ambientali, è una città che va dal Valdarno e dalla Valdisieve alla Piana, dal Chianti al Mugello, per molti versi fino a Prato e Pistoia. Non possiamo più solo teorizzare, dobbiamo praticare a questo livello la pianificazione, la progettazione e l'organizzazione di tutta una serie di ambiti e politiche pubbliche: dall’urbanistica ai trasporti, dallo sviluppo economico, alla gestione dei rifiuti e alle infrastrutture ambientali, fino alla rete della ricerca e dell’innovazione che supportino anche la riqualificazione e il rilancio dell’industria e del manifatturiero. E' la dimensione della Città Metropolitana e dei Comuni che, per rispondere meglio alle esigenze dei propri cittadini e dei propri territori, possono sempre più fondersi e accorparsi per aree omogenee, in conformità alle “città reali”. Il 2014 può essere un anno in cui comincia la svolta grazie all'istituzione della Città Metropolitana, ma un partito non deve fermarsi al breve termine. La Città metropolitana può diventare uno strumento fondamentale se tutti insieme lo sapremo progettare al meglio, se sapremo fare delle scelte coraggiose, delegandogli importanti funzioni, che però non possono essere disgiunte da caratteristiche di rappresentatività democratica dei cittadini di tutti i territori che la comporranno, senza le quali viene meno la legittimità e la forza di un vero governo locale. Quindi cominciamo a pensarla, se non nel breve almeno nel medio periodo, come un ente non di secondo livello ma in cui il consiglio e il sindaco metropolitano siano eletti direttamente dai cittadini, in cui dunque non esista rischio di una sorta di commissariamento da parte del capoluogo sugli altri territori oppure in cui ci sia la incapacità di prendere decisioni. I Comuni (o Municipi) in questa ottica potranno essere la dimensione del governo dei servizi alla persona e di gestione del territorio, insieme ai luoghi della partecipazione. Dobbiamo guardare lontano anche su questo, cominciare a progettare la Firenze grande del 2020. Intanto però partiamo con qualche proposta anche sul breve periodo: il PD elabori rapidamente una proposta di metodo e contenuti essenziali per la realizzazione di un


Piano Strutturale unico dell'area metropolitana al quale le amministrazioni locali rinnovate nel 2014 comincino subito a lavorare, integrato ad un Piano Urbano della Mobilità unitario. Ma torniamo alle ragioni e agli obiettivi del nostro impegno politico sui nostri territori, sena la pretesa naturalmente di essere esaustivi. L’attuale crisi economica e sociale impone di rimettere al centro dell'agenda politica il tema delle città, di ripensare a un riformismo urbano capace di riaggregare la popolazione, di aprire nuovi spazi pubblici. Anche sui nostri territori il benessere richiede una crescita economica, che non può essere disgiunta da una più equa distribuzione della ricchezza e da un aumento delle opportunità e delle competenze, soprattutto delle donne e dei più giovani, da più salute e anche da un più diffuso rispetto dell’equilibrio ambientale. E che non ci può essere benessere senza relazioni tra i cittadini e senza una comunità accogliente con tutti. Decliniamo così la sinistra anche nella dimensione metropolitana fiorentina. Mettere al centro il LAVORO e le questioni sociali, con l’obiettivo fondamentale di ridurre le diseguaglianze che deve essere trasversale a tutte le politiche pubbliche, dovrà essere la linea di fondo sulle quali si muove la nostra azione politica. Firenze, per essere moderna, deve porre al centro delle proprie strategie economiche l'industria e il lavoro che può generare, poiché nonostante tutti i cambiamenti resta il motore di ogni economia, anche della più avanzata. Sempre più spesso ci dimentichiamo che Firenze è anche una città industriale. Quindi occorre occuparsi sistematicamente, accanto alle forze sindacali, delle innumerevoli crisi aziendali presenti sui nostri territori. Insieme però guardare a modificare le condizioni del futuro. La capacità attrattiva di capitali stranieri non può e non deve essere finalizzata solo ad un investimento sul terziario e sull'immobiliare. La grande rendita immobiliare-finanziaria è ancora molto forte e continua ad erodere la qualità della città metropolitana, aumentando gli spazi di degrado. Occorre con decisione invertire la rotta, con politiche urbanistiche ma anche con tutte le leve che possono favorire gli investimenti in attività produttive. Su questo il PD metropolitano dovrà fare una forte azione verso il livello politico ed istituzionale regionale e nazionale. Il bisogno di casa e la difficile accessibilità sia all'affittto che all'acquisto è una delle emergenze dei nostri tempi, che riguarda anche nella nostra provincia decine di mgiliaia di famiglie

e

tantissime

giovani

coppie.

Su

questo

dobbiamo

lavorare

non

solo


amministrativamente ma anche politicamente per proporre alle nostre amministrazioni un disegno di area vasta di politiche abitative che vada verso la realizzazione di consistenti interventi

di

housing

sociale

(edilizia

sociale)

a

partire

dalla

realizzazione,

prevalentemente tramite recupero e riuso di edifici dismessi, di alloggi in affitto calmierato, sulla scorta di esperienze italiane come quella torinese. Anche in questo ambito occorre poi che il nostro Partito dai livelli locali vada a fare proposte forti ai livelli regionale e nazionale dove debbono avvenire dei cambiamenti importanti in termini legislativi e di investimenti pubblici. E poi scuola e cultura, non ambiti da tagliare ma leve fondamentali su cui investire per lo sviluppo dei nostri territori e delle nostre comunità. Per una scuola pubblica rafforzata e sempre più aperta alle comunità di riferimento occorre lavorare con i tantissimi soggetti associativi ed istituzionali attivi sui nostri territori. Gli straordinari beni culturali Firenze devono diventare più di oggi “beni comuni”. Una “città intelligente” si misura sull'accessibilità dei suoi beni culturali, intesa come valore in sé: si dedica alla loro tutela, ma anche alla loro gestione didattica e di ricerca, nelle forme più innovative, senza spettacolarizzazioni e gestioni privatistiche. Per valorizzare e tutelare gli spazi urbani pubblici, e per garantire a tutti l'accessibilità ai luoghi del lavoro e del tempo libero della città reale, dobbiamo operare perché essa sia percorribile, con una mobilità privata e pubblica integrate, con un largo spazio al trasporto ecosostenibile, e che sia sostenibile perché sia decorosa e bella. Qui dentro sta la fondamentale infrastrutture del sistema tranviario metropolitano fiorentino, che non si limiti alle linee comunali di Firenze ma che si ramifiche sul territorio metropolitano. La priorità a breve è la realizzazione delle linee 2 e 3 come sono state progettate, senza voli pin darici che rischiano di mettere ulteriormente in crisi ciò che è già esecutivo e finanziato. Contemporaneamente disegniamo tutti insieme, non il capoluogo da solo magari in accordi bilaterlai ma tutti i territori interessanti in un unico luogo di elaborazione, la rete integrata del ferro, cioè quella del tram e della ferrovia metropolitana che occorre rilanciare con un rinnovato impegno della Regione Toscana. Il rapporto tra città e campagna, la valorizzazione dell'enorme patrimonio ambientale, ma anche socio-economico, delle nostre campagne e delle nostre montagne è un altro punto importante di impegno su cui dobbiamo lavorare con i Circoli e le unioni Comunali dei territori più direttamente interessati.


Il welfare dovrà essere una altro grande ambito di impegno politico-programmatico, con particolare riferimento al tema dei servizi territoriali rivolti ai cittadini fragili, al settore della non autosufficienza, disabilità anziana, adulta, giovanile, e naturalmente alle politiche per la salute, quindi non solo i servizi socio-sanitari, l'integrazione tra sanità e sociale, i temi connessi alla cure primarie, alle Case della Salute, ma anche lo sport per tutti, le attività del tempo libero accessibili a tutti. Le politiche per la legalità, a cominciare dalla pratica della lotta alle mafie anche sui nostri territori, il coinvolgimento più ampio possibile in un grande progetto unitario del Pd metropolitano dei nostri iscritti, dei nostri simpatizzanti, delle ragazze e dei ragazzi dei Giovani Democratici, delle associazioni e delle tante amministrazioni locali impegnate su questo,

che sono

potrà essere un punto di impegno di grande rilevanza politica e

formativa. E poi ancora: diritti civili e laicità. Su questi temi dobbiamo creare luoghi di elaborazione di iniziative e proposte anche molto concrete nei nostri territori per stimolare i cittadini dei nostri territori a farli sempre più propri. E infine, ma non per ordine di importanza, le politiche per le pari opportunità, per la sicurezza e l'aumento degli spazi e dei tempi delle donne, da declinare con più forza anche sui nostri territori. Senza dimenticare la pratica della memoria storica, a partire dai valori e dalel storie della Resistenza e della Liberazione, un tema che deve diventare ancora più importante nelle pratiche di un partito come il nostro, che può offrire un futuro ai nostri territori solo se è in grado di trasmettere e rinnovare ogni giorno i valori costituzionali della nostra democrazia. Chiudo con una proposta concreta a breve termine per ricominciare ad attuare gli obiettivi sopra richiamati:  subito da novembre continuare l'esperienza appena avviata di Open Firenze, uno strumento di partecipazione che potrà darci alcune basi importanti per disegnare i nostri programmi e progetti per la Firenze grande del futuro e per i programmi amministrativi del 2014-2019;  avviare subito un vasta campagna di ascolto dei nostri iscritti, con il coinvolgimento delle Unioni comunali e dei Circoli sui bisogni dei nostri territori e sulle loro proposte di politiche pubbliche, a partire dai temi del lavoro, della casa e della mobilità;


 sviluppare un confronto sistematico con i sindaci e gli amministratori comunali e

provinciali, non singolarmente per aree omogenee, per valutare insieme i punti di forza e quelli di debolezza degli attuali mandati, con lo sguardo rivolto al futuro;  individuare tutti insieme uno strumento di coinvolgimento vero e forte di tutti nostri

iscritti e dei Circoli nella selezione dei programmi e delle persone da candidare alle prossime elezioni amministrative, cosa che non si deve e non si può risolvere in una riunione e in un voto di una direzione comunale o metropolitana. Insomma, c'è da far fare nel modo più partecipato possibile uno scatto in avanti ad uno spazio geografico, politico e istituzionale basato su processi democratici e sulla qualità del governo del territorio e dei servizi per i cittadini, senza lasciare indietro nessuno, praticando luoghi di confronto che non nascondano i conflitti ma accolgano le diverse idee e tentino in tutti i modi di fare sintesi. Un partito che rifiuta gli schemi precostituiti, che ha l'obiettivo di superare i giochi delle alleanze interne e delle appartenenze, che non si interessa delle carriere di singoli esponenti, e che si concentra completamente sulle cose da fare per i cittadini dei nostri territori, per le nostre comunità. Il mio, il nostro Partito democratico metropolitano fiorentino avrà questa responsabilità.

Mirko Dormentoni Candidato alla segretaria PD del coordinamento metropolitano fiorentino


FABIO INCATASCIATO UN PASSO AVANTI VERSO IL FUTURO


UN PASSO AVANTI VERSO IL FUTURO

Premessa I mesi che ci precedono hanno segnato un quadro profondamente modificato rispetto al partito democratico uscito dalle primarie del Novembre 2012: allora una straordinaria festa democratica di idee e proposte aveva riacceso speranze e posto le condizioni per un nuova stagione italiana. La sostanziale sconfitta alle elezioni di Febbraio, l’impossibilità di formare un governo, la vergognosa pagina della mancata elezione del Presidente della Repubblica col conseguente cortocircuito istituzionale e la stagione inaspettata di un governo di coalizione con Letta, hanno profondamente minato la fiducia e il sostegno di molti elettori, sostenitori e iscritti al nostro Partito. L’imminente congresso nazionale con l’elezione del nuovo Segretario che avverrà l’8 Dicembre rappresenta un’occasione unica per rilanciare proposte, leadership e una pagina nuova di partecipazione e riformismo. I prossimi mesi saranno dedicati a questa lunga stagione congressuale, decisiva per il nostro futuro e per rilanciare speranze di rinnovamento e buona politica. Contemporaneamente il rinnovo di tutti i livelli locali di rappresentanza e di governo del Partito sono il momento fondamentale con cui costruire la base vera del PD e allo stesso tempo una grande opportunità di partecipazione e discussione. I gruppi dirigenti che verranno fuori da questa fase, dovranno essere legati ad una nuova stagione dei Circoli e delle Unioni comunali aprendosi ai temi chi riguardano la crisi, i giovani, il lavoro, il governo locale, la scuola, i bisogni. Il nostro Congresso metropolitano segna quindi un momento fondamentale non solo per riorganizzare il partito, ma per costruire le basi per i prossimi anni di lavoro. A Firenze questa fase si caratterizza in modo ancora più peculiare e importante rispetto ad altre realtà del paese: da Firenze Matteo Renzi ha lanciato le sue sfide per cambiare l’Italia e il PD, a Firenze esiste una realtà dove la sinistra è innervata con i suoi valori e le sue strutture più profondamente che in ogni altro luogo del paese, a Firenze la composizione particolare metropolitana, fatta di comuni medi e grandi, di zone definite, di realtà territoriali concrete intorno al grande capoluogo, rende la tenuta e la rappresentanza del Partito un punto delicato che richiede equilibrio e una discussione approfondita sul futuro di un’area grande nella quale convivono realtà industriali e manifatturiere, eccellenze produttive, un sistema associativo legato al terzo settore solidissimo, una rete democratica e solidale fatta di presidi del territorio ancora molto attivi. Per rappresentare un quadro così complesso e governare al meglio la Firenze metropolitana dei prossimi anni (che tra l’altro verrà chiamata a rinnovare i Comuni di almeno l’ottanta


per cento del territorio oltre al capoluogo, nei prossimi mesi) siamo chiamati ad un grande sforzo: voltare pagina rispetto agli ultimi due anni, caratterizzati dalla guida di un appassionato e preparato gruppo dirigente, ma anche da divisioni e lacerazioni che hanno profondamente minato la capacità di decidere, confrontarsi, costruire un confronto costruttivo tra persone che provenivano (come deve essere nel PD) da esperienze politiche differenti e da stagioni politiche diversissime. La stagione delle primarie tra Bersani e Renzi è alle nostre spalle e occorre ripensare un quadro condiviso che parte da due assunti fondamentali: -

-

Firenze e la sua area metropolitana hanno un sistema sociale ed economico sul quale i valori della sinistra laica e riformista son profondamente consolidati, non solo storicamente, ma anche in tante realtà dell’associazionismo politico, dei giovani, dell’impegno quotidiano, della rappresentanza. Firenze è il luogo dove Matteo Renzi ha lanciato e consolidato battaglie, proposte, nuove modalità di aggregazione del consenso.

Un gruppo dirigente forte coeso non può che nascere da una nuova stagione di confronto e contaminazione tra valori che si ritrovano introno a un programma che segni innanzi tutto i prossimi mesi a venire con: -

il proseguimento del rinnovamento nel partito in molti comuni e realtà locali del capoluogo; la costruzione di un programma metropolitano che segni l’agenda politica e di governo verso il 2020; una nuova capacità di lavoro all’interno del PD lontano da contrapposizioni e intorno a progetti precisi e impegni definiti; una nuova stagione della partecipazione e del tesseramento diffusa sul territorio, che stia alla base del rapporto con tutti i soggetti che vivono la crisi, che si spendono sul territorio, che tengono in piedi la rete democratica fatta di associazioni, circoli, luoghi di ritrovo.

La selezione delle candidature per le prossime elezioni, la costruzione di un progetto politico democratico per il governo dell’area fiorentina, il ripensamento di alcuni modelli di sviluppo che anche qua, da noi, mostrano crisi acclarate, la necessità di portare avanti con determinazioni scelte non semplici sul riassetto istituzionale dell’area e dei Comuni al fine di garantire servizi migliori, ci richiede il superamento di scontri tra correnti, appartenenze, autoreferenzialità, scontri di posizione. Crediamo sia possibile mettere invece al centro capacità, competenze, passioni, momenti di confronto che si fanno sintesi. Vogliamo mettere in rete la nuova generazione che si sta facendo classe dirigente e che si è affacciata nelle Unioni comunali, nei Circoli, nell’Assemblea del partito, assieme a tutti i militanti e agli appassionati che hanno ritrovato fiducia nella politica attorno alle proposte lanciate dal Sindaco di Firenze, a tutto quel mondo della sinistra riformista che ha sostenuto


il buon governo metropolitano e che si ritrova a livello nazionale nella nuova proposta di Partito che coraggiosamente ha lanciato Gianni Cuperlo all’indomani delle dimissioni di Bersani e del collasso di quel gruppo dirigente. Per queste ragioni crediamo in una candidatura che metta assieme la gran parte delle esperienze politiche che hanno animato la realtà fiorentina di questi anni, individuando nella figura di Fabio Incatasciato, Sindaco di Fiesole da oltre nove anni e impegnato politicamente da oltre venti, la garanzia per uno slancio per rafforzare il nostro Partito, riaprire spazi di discussione, garantire un Governo del Partito che prosegua il rinnovamento e si basa su competenze e lealtà. Abbiamo bisogno di più idee, più lavoro nel partito, più assunzione di responsabilità, più competenze, di meno bandiere, di meno tifo, di meno slogan. Vogliamo lavorare assieme e metterci alle spalle la stagione della contrapposizione quotidiana. Il percorso che negli ultimi anni, su posizioni diverse, con le primarie ha portato a partecipare e a credere nuovamente alla politica tante persone, deve essere la base per ripartire con un Partito che discute, decide, innova, rompe schemi, non si guarda indietro, ma disegna il futuro e la speranza nell’area metropolitana più bella e viva d’Italia.

Cosa vogliamo fare Nella nostra area metropolitana fiorentina un giovane su tre è senza lavoro e la produzione industriale cala del cinque per cento all’anno: un quadro di questo genere richiede un progetto per sostenere opportunità e percorsi da avviare immediatamente. Lo può fare solo il Partito democratico che ha grandi responsabilità di Governo su ogni territorio ed è il luogo del confronto e delle responsabilità. Per questo bisogna avviare una nuova stagione nella quale i temi dell’innovazione, della formazione, dell’ambiente e delle energie alternative, dei nuovi assetti istituzionali metropolitani, delle infrastrutture, del rilancio dei servizi alla persona e della sanità, stiano alla base delle proposte che disegneremo per sostenere il programma metropolitano dei prossimi anni. Occorre capire come mantenere centrale la presenza pubblica nella programmazione degli interventi e del governo delle Città, ma anche come ritrovare investimenti e sostegno dall’esterno nel tempo della crisi e della mancanza di risorse pubbliche. Occorre mettere al centro della nostra agenda una “Firenze grande”, intesa come area che riunisce molti territori che escono dai confini del capoluogo dove troppo spesso si concentra la discussione: trasporto pubblico locale integrato, urbanistica e scelte infrastrutturali, presidi sanitari e rilancio dei servizi: protagonista un’area di quasi un milione di persone,


con le sue complessità e la capacità di buon governo fino ad oggi dimostrate, ma anche con ritardi ormai accalorati e una sostanziale incapacità di fare sistema. Occorre essere centrali nelle nostre proposte verso la Regione, perché la Firenze grande che vogliamo è il fulcro attorno al quale può girare tutto il rilancio toscano. Occorre riprogettare un sistema infrastrutturale della mobilità che pensato a metà degli anni novanta è stato realizzato solo in minima parte (Linea 1 Tramvia) ed è oggi in forte ritardo, concentrandosi innanzi tutto sulla capacità di individuare le risorse per attuarlo e non sclerotizzandosi su posizioni ormai superate. Occorre una battaglia politica per preservare la qualità del nostro sistema educativo (dagli Asili alla Scuola superiore) che sta alla base della tenuta civica, democratica e sociale del nostro territorio. Con gli insegnanti, con le giovani generazioni, con tutti gli operatori, col rinnovo dell’edilizia scolastica, per non perdere ciò che ci ha reso migliori di altri. Occorre mantenere alte le opportunità di integrazione tra gli stranieri e il nostro sistema solidale e di formazione, mantenendo Firenze come città del mondo e dello scambio delle idee, delle culture, dei saperi, dei lavori, del riconoscimento reciproco, portando avanti le straordinarie esperienze di molti Comuni e di tante realtà degli ultimi vent’anni. Questo e molti altri temi ancora che vogliamo raccogliere direttamente sui territori possono costituire una nuova straordinaria agenda di lavoro per accomunare esperienze, idee, interessi, progetti concreti. Possiamo farlo solo con il Partito democratico, perché solo noi sappiamo mettere assieme valori, proposte, culture politiche di origine diversa, nuove sensibilità che ascoltano una società che sta mutando sempre più rapidamente. Per farlo occorre abbandonare l’abitudine a sentirsi rappresentanti di qualcuno o di un’idea e sforzarsi invece di essere Democratici: chi sarà chiamato a rappresentare il Partito democratico fiorentino, dai Circoli al livello metropolitano, dovrà prepararsi ad approfondire proposte, conoscere il territorio, frequentare la sua gente, interpretare i bisogni di un tempo difficile, assumersi responsabilità nelle scelte e nelle decisioni.

Come vogliamo essere Occorre una Partito che coinvolga la sua base di iscritti, ma sappia anche chiamare a raccolta tutti i suoi elettori, non solo durante le primarie. Occorre che l’ampia Assemblea metropolitana sia convocata più spesso – perché è la vera base che viene dal territorio – e venga chiamata a votare e prendere posizioni tutte le volte


nelle quali il nostro Partito vive un momento decisivo: crisi istituzionali, scelte fondamentali, basi programmatiche, scelte sui metodi delle candidature. Occorre che la Direzione metropolitana sia convocata almeno ogni trenta giorni e si concentri periodicamente su temi specifici e segni l’agenda politica su temi fondamentali, proponendo, discutendo, ma soprattutto decidendo: incidere, riassumere autorevolezza, governare assieme il Partito chiedendoci cosa e come farlo. Occorre lavorare maggiormente con i nostri eletti e i nostri rappresentanti nelle Istituzioni, in particolar modo Assessori, Consiglieri regionali e parlamentari. Il ruolo importante che hanno assunto è una nostra risorsa: Il PD li deve coinvolgere maggiormente, stimolare, fare tesoro delle competenze e del ruolo di cui sono portatori. Occorre stare maggiormente sul territorio e meno nelle segreterie: occorre capire cosa ci dicono le nostre città; occorre ricordarsi che noi siamo, sempre, dalla parte dei più deboli; occorre dialogare con chi vive il tempo dell’incertezza; occorre contrastare letture semplificate spiegando e rendendosi disponibili con la comunità in cui viviamo. Occorre essere un Partito fatto di gente che sta con la gente, che offre opportunità di spazi aperti dove discutere e decidere, che si lascia alle spalle appartenenze e certezze consolidate e guarda al futuro con maggiore serenità. Occorre una nuova stagione fatta di stima e riconoscimento reciproco; occorre capire che lo scontro e la partita per cambiare l’Italia si gioca fuori da questo partito e non perennemente all’interno; occorre un nuovo linguaggio che abbassi i toni e rilanci la voglia di stare in una comunità politica, non contro, ma per un grande progetto; occorre essere portatori di culture politiche differenti e mai, ma proprio mai, subalterne una all’altra; occorre contarsi un po’ di meno, e dialogare, affrontarsi, decidere, un po’ di più. Occorre finalmente essere il Partito Democratico: quel grande progetto per il quale ci siamo spesi, abbiamo riunito le nostre genti, abbiamo fondato una nuova cultura politica. Ci riusciremo.


UNIONE REGIONALE DELLA TOSCANA

Regolamento per lo svolgimento dei Congressi dei Circoli, delle Unioni Comunali e dei Coordinamenti Territoriali, ai sensi dell’art 12 del Regolamento per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale, approvato dalla Direzione nazionale in data 27 settembre 2013.

La Direzione regionale del Partito Democratico, riunitasi il 5 ottobre 2013, nelle more dell’adeguamento dello statuto regionale, approva le seguenti norme attuative per lo svolgimento dei congressi dei circoli, delle unioni comunali e dei coordinamenti territoriali. Art. 1 – (Convocazione dei congressi e Commissioni Territoriali) 1. Le Direzioni territoriali, entro il giorno 9 ottobre 2013, fissano il periodo di svolgimento dei rispettivi congressi di circolo che devono tenersi, nel complesso, in un arco temporale massimo di 14 giorni consecutivi. 2. Entro le ore 20:00 dell’11 ottobre 2013 vengono depositate presso la Commissione provinciale per il congresso le candidature alla Segreteria provinciale e le relative linee politiche programmatiche. Le candidature a Segretario di circolo si presentano il giorno dell’apertura del congresso di circolo. I congressi territoriali e le assemblee provinciali dovranno comunque svolgersi tra il 14 ottobre e il 6 novembre 2013. 3. Eventuali deroghe devono essere comprovate da motivi politici, statutari ed elettorali e saranno decise d’intesa dalla Commissione Nazionale per il Congresso e dalle Direzioni territoriali competenti. 4. Non sono consentiti riferimenti ed apparentamenti tra i candidati territoriali e quelli nazionali. Analogo principio viene stabilito per i Congressi Regionali. 5. Le Direzioni Territoriali, nella stessa seduta in cui fissano il periodo di svolgimento dei congressi di circolo, con la maggioranza dei tre quarti dei votanti, eleggono, nel rispetto del pluralismo e della parità di genere, una commissione, formata da 11 componenti, successivamente integrata da un rappresentante per ciascuna delle candidature a segretario del coordinamento territoriale. Alla commissione partecipa, in qualità di invitato permanente, il presidente della commissione di garanzia o un suo delegato. La commissione, nella prima seduta, elegge al suo interno il coordinatore. La commissione ha il compito di presiedere e sovrintendere all’organizzazione e al regolare svolgimento dei congressi. 6. La commissione, nello svolgimento dei suoi lavori e nelle decisioni che assume, si ispira al principio della ricerca del più ampio consenso. 7. In caso di mancata elezione, entro il 9 ottobre 2013, di una o più commissioni territoriali, la Commissione Regionale per il congresso provvede alla nomina delle stesse entro il 10 ottobre 2013. Art. 2 – (Svolgimento dei congressi) 1. I congressi di circolo devono tenersi entro e non oltre il 27 ottobre 2013. Sulla base di comprovati motivi politici o elettorali la commissione territoriale, d'intesa con quella regionale, può autorizzare lo svolgimento dei congressi di circolo entro il 31 ottobre. Partito Democratico – Unione Regionale della Toscana Via Enrico Forlanini, 162 - 50127 Firenze - tel. 05533940, fax 0553394030 - cf 94153430486 - email info@pdtoscana.it www.pdtoscana.it


UNIONE REGIONALE DELLA TOSCANA 2. I congressi di circolo provvedono all’elezione del segretario e del direttivo di circolo, concorrono all’elezione del segretario e dell’assemblea dell’unione comunale e del segretario e dell’assemblea del coordinamento territoriale nel rispetto delle norme contenute nel presente regolamento. 3. Partecipano alle riunioni di Circolo (territoriale e di ambiente) con diritto di parola e di elettorato attivo e passivo tutti gli iscritti così come stabilito dal regolamento nazionale approvato dalla Direzione Nazionale il 27 settembre 2013 e dalle delibere della Commissione Nazionale per il congresso. 4. Le candidature per i livelli comunali e territoriali possono essere presentate indipendentemente dal circolo d’iscrizione. Per le candidature per le cariche elettive di circolo è richiesta l’iscrizione allo stesso circolo. 5. Gli iscritti ai circoli d'ambiente parteciperanno all'elezione dei segretari e delle assemblee comunali solo nel caso in cui si tratti di circoli di livello comunale. Qualora i circoli di ambiente siano di solo livello territoriale, parteciperanno all'elezione del segretario e della assemblea territoriale. 6. Gli iscritti ai circoli online, regolarmente registrati hanno diritto di partecipare con diritto di parola e di elettorato attivo e passivo alle riunioni dei circoli territoriali o di ambiente da essi indicati all’atto dell’iscrizione come sede di esercizio dei propri diritti, ai sensi dell’art. 14, comma 2, dello Statuto nazionale e del precedente comma 3. 7. In apertura dei congressi di circolo, su proposta del segretario uscente, viene eletta una presidenza, che ha il compito di assicurare il corretto svolgimento dei lavori e che garantisca la presenza di almeno un rappresentante per ciascuna candidatura a segretario di circolo, dell’unione comunale e del coordinamento territoriale. Fa parte della presidenza un membro della commissione territoriale o un suo delegato esterno alla stessa che è tenuto ad assistere ai lavori, con funzioni di garanzia circa il loro regolare svolgimento. 8. Ad avvenuto insediamento della presidenza, il congresso di circolo, stabilisce con voto a maggioranza semplice il numero dei componenti elettivi del proprio direttivo, in modo che non risulti inferiore alla somma dei membri per funzione di cui all’art.5 comma 11 dello statuto regionale. 9. In apertura dei congressi di circolo vengono presentate le linee politiche e programmatiche dei candidati ai diversi livelli di direzione del partito, assicurando a ciascuna di esse pari opportunità di esposizione, entro un tempo massimo di 10 minuti. 10. Le modalità e i tempi di svolgimento dei congressi di circolo devono garantire la più ampia possibilità di intervento agli iscritti. 11. I congressi di circolo sono aperti alla partecipazione di elettori e simpatizzanti del Partito Democratico. La presidenza del congresso, sulla base dei tempi e delle modalità concrete di svolgimento della riunione, valuta la possibilità di dare la parola anche agli elettori e ai simpatizzanti. 12. La convocazione del congresso di circolo deve essere spedita agli iscritti almeno 3 giorni prima dello svolgimento e, oltre alla data, deve indicare il programma dei lavori e l’orario di avvio e di fine delle votazioni, che dovranno durare non meno di una e non più di sei ore da collocare in orario di norma non lavorativo e dunque di preferenza dopo le ore 18:00 o nel fine settimana. La votazione avviene assicurando la segretezza e la regolarità del voto. Lo scrutinio è pubblico e viene svolto dalla presidenza immediatamente dopo la conclusione delle operazioni di voto. 13. È compito della commissione territoriale predisporre il modello delle schede da utilizzare nelle votazioni previste nei congressi di circolo, prevedendo schede e urne distinte per l’elezione dei diversi livelli di partito. 14. Nei congressi di circolo, alla fine del dibattito, vengono posti in votazione il documento proposto dalla segreteria e eventuali ordini del giorno. 15. Ai sensi dell’articolo 29 c. 5 dello statuto regionale, ogni circolo può accogliere fino a un massimo del 10% dei propri iscritti di trasferimenti di iscritti non residenti nel territorio di competenza del circolo

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UNIONE REGIONALE DELLA TOSCANA stesso. Sono esclusi da questo computo gli eletti e i nominati a cariche istituzionali. Per gli altri casi, salvo quanto previsto da eventuali regolamenti di organizzazioni comunali o territoriali, le richieste di trasferimento dovranno essere autorizzati dalla commissione territoriale. Art. 3 – (Segretario e direttivo di Circolo) 1. Le candidature a segretario di circolo e le liste di candidati al direttivo di circolo si presentano il giorno dell’apertura del congresso entro 20 minuti dall’avvenuto insediamento della presidenza e devono essere sottoscritte da un numero di firme compreso tra il 5% e il 10% degli iscritti al circolo stesso facenti parte dell'anagrafe al 27 settembre 2013 secondo quanto stabilito dal regolamento nazionale approvato dalla Direzione Nazionale il 27 settembre 2013 e dalle delibere della Commissione Nazionale per il congresso. Alla candidatura a segretario è allegata una proposta relativa all’attività politica e organizzativa del circolo. 2. Il Segretario di circolo è eletto attraverso il voto diretto e personale degli iscritti in collegamento a una sola lista di candidati al direttivo di circolo. 3. La lista deve essere collegata a un candidato segretario, che autorizza il collegamento, e non può contenere un numero di candidati al direttivo superiore al numero previsto dei membri dell’organismo. 4. Il voto per il segretario di circolo si esprime votando soltanto la lista collegata alla sua candidatura. 5. La lista deve essere formata, pena l’inammissibilità, nel rispetto dell’alternanza di genere. 6. I candidati al direttivo vengono eletti secondo l’ordine di posizione nella lista. 7. I membri del direttivo sono ripartiti tra le liste con il metodo proporzionale d’Hondt. 8. Nella ripartizione, il candidato a segretario non eletto viene attribuito alla lista presentata a suo sostegno. 9. È eletto segretario di circolo il candidato collegato alla maggioranza assoluta dei membri eletti nel direttivo. 10. Qualora nessun candidato segretario abbia conseguito tale maggioranza assoluta, tutto il direttivo elegge il segretario di circolo con un ballottaggio a scrutinio segreto, a cui accedono i due candidati collegati al maggior numero di membri eletti nell’organismo. Art. 4 – (Segretario e Assemblea dell’Unione Comunale) 1. Le candidature a segretario dell’unione comunale si presentano alla commissione provinciale tra il 3° e il 2° giorno precedente l’inizio dei rispettivi congressi di circolo e devono essere sottoscritte da un numero di firme compreso tra il 5% e il 10% degli iscritti alla stessa unione comunale facenti parte dell'anagrafe al 27 settembre 2013 secondo quanto stabilito dal regolamento nazionale approvato dalla Direzione Nazionale il 27 settembre 2013 e dalle delibere della Commissione Nazionale per il congresso, e distribuiti in almeno un terzo dei circoli presenti sul territorio. Alla candidatura è allegata una piattaforma politico programmatica per l’iniziativa dell’unione comunale. 2. La commissione territoriale, acquisite le candidature, ne da tempestiva comunicazione ai circoli dell’unione comunale interessata e ai mezzi di informazione. 3. Il numero dei delegati da assegnare per la composizione dell’Assemblea comunale è stabilito, preventivamente allo svolgimento dei congressi di circolo, dalla commissione territoriale di intesa con

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UNIONE REGIONALE DELLA TOSCANA l’unione comunale interessata, nello spirito dell’art. 6 c. 5 dello statuto regionale e sulla base dei seguenti criteri: fino a 100 iscritti massimo 30 % degli iscritti, da 101 a 500 iscritti da un minimo di 20 componenti e un massimo del 20 % degli iscritti, oltre 500 iscritti da un minimo di 50 membri a un massimo del 10 % degli iscritti. Gli iscritti presi a riferimento sono quelli facenti parte dell'anagrafe al 27 settembre 2013 secondo quanto stabilito dal regolamento nazionale approvato dalla Direzione Nazionale il 27 settembre 2013 e dalle delibere della Commissione Nazionale per il congresso 4. La lista deve essere collegata a un candidato segretario, che autorizza il collegamento, e, in base al numero della composizione dell’assemblea comunale, le liste saranno composte dal numero massimo dei delegati che verranno attribuiti ad ogni singolo circolo secondo i seguenti criteri: per il 50% in base al numero degli iscritti e per il restante 50% in base ai voti riportati dal PD nelle ultime elezioni politiche. 5. La lista per l’elezione dell’assemblea comunale, collegata ai candidati segretario, si presenta il giorno dell’apertura del congresso del singolo circolo entro 20 minuti dall’avvenuto insediamento della presidenza del congresso. 6. Il Segretario di Unione Comunale è eletto attraverso il voto diretto e personale degli iscritti in collegamento a una sola lista di candidati al direttivo di circolo. 7. Il voto per il segretario dell’unione comunale si esprime votando soltanto la lista collegata alla sua candidatura. 8. La lista deve essere formata, pena l’inammissibilità, nel rispetto dell’alternanza di genere. 9. I candidati all’assemblea vengono eletti secondo l’ordine di posizione nella lista. 10. I componenti dell’assemblea sono ripartiti tra le liste con il metodo proporzionale d’Hondt, fino a raggiungere il numero degli eligendi previsto per quel circolo. 11. Terminati i congressi di circolo, il riequilibrio proporzionale, al quale accedono le liste che hanno raggiunto almeno il 5 % dei voti validi su base comunale, deve garantire la piena proporzionalità dei delegati eletti da ciascuna di queste liste con il rispettivo numero di voti validi riportati. Il candidato a segretario non eletto viene attribuito come delegato alla lista presentata a suo sostegno. Il riequilibrio avviene assumendo come riferimento la lista che ha ottenuto lo scarto positivo più alto tra la percentuale di delegati eletti nei circoli e la percentuale di voti validi riportati. A tale lista non viene attribuito nessun ulteriore delegato, mentre il numero di delegati delle altre liste viene proporzionato a quello della prima, individuando i delegati da recuperare per ciascuna lista con il metodo dei resti più alti percentuali nei singoli circoli. Il numero complessivo di delegati all’assemblea comunale può essere perciò determinato solo al termine del riequilibrio, in modo da assicurare a ogni lista che abbia raggiunto almeno il cinque per cento dei voti validi un numero di delegati direttamente proporzionale ai voti ottenuti. 12. Il riequilibrio deve tener conto dei membri per funzione, che sono: il segretario, i segretari di circolo, il segretario dell’organizzazione giovanile, la portavoce delle donne, il sindaco e il capogruppo in consiglio comunale, il presidente di provincia e il capogruppo provinciale del PD, i consiglieri regionali e i parlamentari aderenti al gruppo del PD, il segretario territoriale quando iscritti all’unione comunale, i membri delle assemblea regionale e nazionale. 13. È eletto segretario dell’unione comunale il candidato collegato alla maggioranza assoluta di delegati eletti nell’assemblea comunale. 14. Qualora nessun candidato segretario abbia conseguito tale maggioranza assoluta, tutta l’assemblea comunale elegge il segretario comunale con un ballottaggio a scrutinio segreto, a cui accedono i due candidati collegati al maggior numero di delegati eletti. 15. Nelle realtà in cui il circolo corrisponde con l’unione comunale, si applicano le norme previste per quest’ultima.

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UNIONE REGIONALE DELLA TOSCANA Art. 5 – (Segretario e Assemblea del Coordinamento Territoriale) 1. Le candidature a segretario del coordinamento territoriale si presentano alla commissione territoriale entro l’11 ottobre 2013 e devono essere sottoscritte da un numero di firme compreso tra il 1% e il 3% degli iscritti facenti parte dell'anagrafe al 27 settembre 2013 secondo quanto stabilito dal regolamento nazionale approvato dalla Direzione Nazionale il 27 settembre 2013 e dalle delibere della Commissione Nazionale per il congresso, e distribuiti in almeno un terzo dei circoli appartenenti al coordinamento territoriale. Alla candidatura è allegata una piattaforma politico programmatica per l’iniziativa del coordinamento territoriale. 2. La commissione territoriale, acquisite le candidature, ne da tempestiva comunicazione ai circoli di tutto il coordinamento territoriale e ai mezzi di informazione. 3. Il segretario territoriale è eletto in collegamento a una sola listadi candidati all’assemblea provinciale. 4. La lista deve essere collegata a un candidato segretario, che autorizza il collegamento, e non può contenere un numero di candidati all’assemblea territoriale superiore a quello spettante a quel circolo. 5. La lista per l’elezione dell’assemblea territoriale, collegate ai candidati segretario, si presenta il giorno dell’apertura del congresso del singolo circolo entro 20 minuti dall’avvenuto insediamento della presidenza del congresso. 6. Le liste per l’elezione dell’assemblea territoriale, collegate al candidato segretario, parteciperanno alla assegnazione dei membri dell’assemblea qualora presentate in almeno il 50% dei circoli distribuiti in almeno il 50% delle unioni comunali. 7. Il numero complessivo di delegati da assegnare all’assemblea territoriale è stabilito dalla direzione territoriale uscente, tra un minimo di 80 e un massimo di 350 membri, tenendo conto dell’art.12 comma 1 e 2 dello statuto regionale e viene ripartito tra i circoli secondo i seguenti criteri: per il 50% in base al nu mero degli iscritti facenti parte dell'anagrafe al 27 settembre 2013 secondo quanto stabilito dal regolamento nazionale approvato dalla Direzione Nazionale il 27 settembre 2013 e dalle delibere della Commissione Nazionale per il congresso, e per il restante 50% in base ai voti riportati dal PD nelle ultime elezioni politiche nell’ambito territoriale di competenza del singolo circolo. 8. Le liste devono essere formate, pena l’inammissibilità, nel rispetto dell’alternanza di genere. 9. I candidati all’assemblea territoriale vengono eletti secondo l’ordine di posizione nella lista. 10. Il voto per il segretario territoriale si esprime votando soltanto la lista collegata alla sua candidatura. 11. I delegati all’assemblea territoriale da eleggere in ogni circolo sono ripartiti tra le liste con il metodo proporzionale d’Hondt, fino a raggiungere il numero degli eligendi previsto in quel circolo. 12. Terminati i congressi di circolo, il riequilibrio proporzionale, al quale accedono le liste che hanno raggiunto almeno il cinque per cento dei voti validi su base territoriale, deve garantire la piena proporzionalità dei delegati eletti da ciascuna di queste liste con il rispettivo numero di voti validi riportati. Il candidato a segretario non eletto viene attribuito come delegato alla lista presentata a suo sostegno che ha raccolto il maggior numero di voti. Il riequilibrio avviene assumendo come riferimento la lista che ha ottenuto lo scarto positivo più alto tra la percentuale di delegati eletti nei circoli e la percentuale di voti validi ri portati. A tale lista non viene attribuito nessun ulteriore delegato, mentre il numero di delegati delle altre liste viene proporzionato a quello della prima, individuando i delegati da recuperare per ciascuna lista con il metodo dei resti più alti percentuali nei singoli circoli. Il numero complessivo di delegati all’assemblea territoriale può essere perciò determinato solo al termine del riequilibrio, in modo da assicurare a ogni li-

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UNIONE REGIONALE DELLA TOSCANA sta che abbia raggiunto almeno il cinque per cento dei voti validi un numero di delegati direttamente proporzionale ai voti ottenuti. 13. Il riequilibrio deve tener conto dei membri per funzione di cui all’art 12 comma 2 dello statuto regionale. 14. È eletto segretario territoriale il candidato collegato alla maggioranza assoluta di delegati eletti nell’assemblea territoriale. 15. Qualora nessun candidato segretario abbia conseguito tale maggioranza assoluta, tutta l’assemblea territoriale elegge il segretario territoriale con un ballottaggio a scrutinio segreto, a cui accedono i due candidati collegati al maggior numero di delegati eletti. Art. 6 – (Compiti della Commissione Territoriale) 1. La commissione territoriale di cui all’art. 2 del presente regolamento, procede, almeno 3 giorni prima dell’inizio dei congressi di circolo, alla definizione dei delegati spettanti a ciascun circolo per l’assemblea comunale e territoriale. 2. La commissione territoriale predispone il modello di verbale sulla base del quale registrare i risultati delle votazioni nei congressi di Circolo. 3. La commissione territoriale, per motivate e comprovate situazioni di difficoltà nella gestione e direzione del partito a livello di circolo o di unione comunale, può approvare lo svolgimento anticipato, rispetto al livello territoriale, dei congressi di circolo, limitatamente alla definizione degli organismi dirigenti di circolo o comunale. Art. 7 – (Proclamazione dei risultati e nomina del Segretario Comunale e Territoriale) 1. La commissione territoriale, acquisiti tutti i verbali dei congressi di circolo, comunica i risultati del voto e convoca la prima riunione delle assemblee comunali e territoriale entro 4 giorni. 2. L’assemblea comunale, nella prima riunione, sotto la presidenza provvisoria di un membro della commissione territoriale o suo delegato, proclama il segretario eletto o, qualora nessun candidato abbia riportato la maggioranza assoluta, effettua il ballottaggio. 3. L’assemblea territoriale, nella prima riunione, sotto la presidenza provvisoria di un membro della commissione territoriale o suo delegato, proclama il segretario eletto o, qualora nessun candidato abbia riportato la maggioranza assoluta, effettua il ballottaggio. Art. 8 – (Controversie) 1. In prima istanza i ricorsi relativi all’applicazione del seguente regolamento e allo svolgimento dei congressi, vengono presentati ed esaminati dalla commissione territoriale competente. 2. In seconda istanza è competente la Commissione Regionale di Garanzia.

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