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Feb 2017 n. 2

Amazzonia


Kataboom

Contro le armi di distrAzione di massa

<<E

finiscila con quel clacson!». La mia arrabbiatura stavolta la dirigo a quei – per fortuna – pochi “senza cervello” che sempre e dappertutto se la prendono con gli immigrati stranieri presenti nel vostro Paese. L’ultima trovata lanciata sui social da uno dei soliti provocatori razzisti del nord Italia dice così: “suonare il clacson quando si incontra un immigrato per fargli capire che è indesiderato”. Immagina le scene. Vedi un lavoratore africano intento a pulire la strada, e tu …BEEP! Alla guida del camion c’è un autista marocchino, e tu … BEEP! La badante di tua nonna è una signora dello Sri Lanka,

Beep NO, ciao SÌ

e tu …BEEP! Il papà del tuo compagno di classe è cinese, e tu…BEEP! E avanti così, con milioni di BEEP o BIIIP che “spari” addosso a tutti gli stranieri che incontri nella vita di ogni giorno, inclusi i loro figli e le loro figlie che magari sono nati in Italia e qui vivono da sempre. Ma sempre stranieri sono e quindi vanno… suonati! Ma allora il “testa fina” dal clacson facile ribadisce: «Suona

non a tutti gli stranieri ma solo agli immigrati!». Ok: davanti a questa altra grande “furbata”, io invece propongo un gesto molto più semplice ed efficace. Si chiama ciao, hello, hi, come stai? hola, un saluto, insomma, fatto con cuore semplice e aperto e rivolto a tutti. Un gesto che nella sua semplicità dice molte più cose dell’irritante suono di un clacson fracassone e razzista.

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...tanto per cominciare

a cura di p. Elio Boscaini

S

commetto che anche il Carlo Goldoni del Sior Todero brontolon e de Le baruffe chiozzotte non sarebbe d’accordo sulla legge della Regione Veneto che impone il bilinguismo (italiano e dialetto veneto) e dichiara i “veneti minoranza nazionale”. Governatore Zaia, posso dirle tutto il mio divertito stupore nell’ascoltare, io missionario in Togo, figli di togolesi parlare perfettamente (e che accento!) il nostro dialetto (ma quale? Quello di Bassano, di Venezia, di Vicenza o di Rovigo?)

come i loro piccoli compagni di classe? Lo lasci dire a me, che nei primi anni di seminario il veneto l’avevo dimenticato perché bisognava imparare a parlare italiano il meglio possibile!? Imporre l’uso della lingua veneta, lezioni di dialetto nelle scuole? Ma di imparare bene l’italiano hanno bisogno i nostri ragazzi. E l’altra lingua (bilinguismo!)? English, my lord, se vogliono stare in questo mondo! O… il cinese! E poi la Venexit? Noi veneti (lo sono anch’io) vogliamo proprio distaccarci dall’Italia, dall’Europa, dal mondo?

E soprattutto dai giovani? I nostri migliori, di lingue ne hanno già imparate diverse! Le dice qualcosa, presidente Zaia, il nome di Valeria Solesin, cresciuta nel cuore di Venezia, a Cannaregio, diventata cittadina del mondo? Una figlia della generazione ‘Erasmus’, una figlia della casa Europa… Lei sì che a Parigi aveva imparato e usava la “lingua madre” (si celebra il 21 febbraio), quella dell’amore che getta ponti fra le differenze e ci fa sentire tutti fratelli.

e r d a m a La VERA lingu PM FEBBRAIO 2017

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Testo e disegni di Taner

Certo, le loro milizie private fanno paura. Ma voi…

Chi parlava era una missionaria americana, Dorothy Stang, in Brasile. Lì si era subito messa dalla parte dei più deboli e contro lo strapotere dei “fazendeiros”

noi saremo sempre dei “senza terra”…

Voi, i vostri figli, la terra… dovete unirvi e agire insieme

E i nostri figli, madre?

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Sì, madre Stang ha ragione. è giunto il momento di creare un sindacato in difesa dei nostri diritti

E i quattro morti di questi giorni nessuno li conta? La situazione qui è sempre peggio

Bravo, Ignacio!

La suora americana era riuscita a creare nella foresta amazzonica un’area protetta contro i taglialegna e gli speculatori. Il suo impegno dava fastidio a tanti.

Le imprese falsificano i documenti per impossessarsi di vaste zone di foresta

Gli effetti deleteri sull’ambiente erano visibili anche dalle foto dal satellite

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Attualità

a cura di Pablo Sartori

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uor Dorothy Stang, 73 anni, nata negli Stati Uniti d’America e naturalizzata brasiliana, della Congregazione di Notre Dame, è stata uccisa la mattina del 12 febbraio di 12 anni fa in una località del comune di Anapu, nella regione occidentale dello Stato del Parà (Brasile). Erano più di vent’anni che la suora lavorava nella Commissione Pastorale della terra (Cpt), accompagnando con passione la vita e le lotte dei lavoratori dei campi. Durante la celebrazione di una messa nel luogo dove si trova la tomba della missionaria, il vescovo della prelatura di Xingu monsignor Erwin Kräutler ha ricordato: «Quando è stato seppellito il corpo di suor Dorothy, nel febbraio 2005, abbiamo ripetuto molte volte: “non stiamo seppellendo suor Dorothy, ma stiamo piantando un seme”. Ella è un seme che porterà molto frutto. Vogliamo celebrare questi frutti e i nuovi semi che questi frutti stanno dando».

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Dorothy Stang

Quando in Amazzonia si mantiene l’equazione Terra = Vita e le terre vengono rispettate, anche i popoli che in esse vi abitano prosperano

LA FORESTA

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LA PIÙ GRANDE DEL MONDO

L’

Amazzonia o Foresta Amazzonica è la foresta pluviale tropicale più estesa al mondo. Si trova nel bacino del Rio delle Amazzoni in Sud America, e ha una superficie di 7 milioni di km², circa 5,5 milioni dei quali di zona boschiva. Il 65% del territorio dell’Amazzonia è situato in Brasile: il resto si estende in Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese. Da sola l’Amazzonia copre il 5% della superficie terrestre

N

LA PIÙ RICCA DEL MONDO

ella Regione amazzonica sono concentrate circa 2,5 milioni di specie di insetti, 3mila specie di pesci, 1294 specie di uccelli, 427 specie di mammiferi, 378 specie di rettili e 427 specie di anfibi. Nella foresta sono state classificate più di 60mila specie di piante.

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CHE NON ACCADA

gni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre. (Papa Francesco, LS 33)

DEVE VIVERE PM FEBBRAIO 2017

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What

zappare

D N A C I T EMO

a cura di BlobUp

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uante faccine usi nei tuoi WhatsApp quotidiani? Usi sempre le stesse? Ne conosci il significato? Sai che ce ne sono centinaia...quasi mille a disposizione? Molte scritture derivano dal disegno. I caratteri cinesi e giapponesi derivano proprio dal disegno che rappresenta la parola.

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Anche noi possiamo esprimerci con dei coloratissimi disegni che ci aiutano a comunicare in modo allegro e fantasioso con i simboli moderni: le emoticon o le emoji. Le emoticon hanno una storia lunga che è partita dall’utilizzo della punteggiatura: “due punti e parentesi” per rappresentare una faccina triste o una faccina allegra. Sono state usate per spiegare “emotivamente” le frasi del testo. Si usavano i simboli : (

per la faccina triste oppure il simbolo : ) per la faccina allegra. La parola emoticon è la fusione delle parole inglesi “emotion” che significa “emozione” e la parola “icon” che significa “segno grafico che assomiglia a ciò che rappresenta”. Questi simboli ebbero un tale successo che una intraprendente società di comunicazione giapponese decise di trasformare i segni grafici in disegnini. Fu un enorme successo.


Emoticon, emoji, emoz ioni! C

hiamarono le faccine con il nome emoji, termine derivante dalla fusione di tre parole giapponesi : “e” (immagine) “mo” (scrittura) e “ji” (carattere) ...un pittogrammma! Gli emoticon ed emoji dei nostri computer e telefonini ci aiutano a esprimere le nostre emozioni, a spiegare se quello che scriviamo nel testo è allegro o triste o se vogliamo essere gentili o arrabbiati. Possiamo far ridere il nostro interlocutore con qualche abbinamento curioso e inaspettato di faccine e disegnini, ma possiamo anche suscitare malumori o... malintesi!

DO

Curiosità E

ccole le bis, bisnonn e delle emoticon. Ris algono al 1881 e so no apparse per la pri volta sulla rivista am ma ericana PUCK. Quas i ce anni più tardi, nel 19 79, un certo Kevin Ma nto ckenzie, utente di Arpane t, suggerì di usare la punteggiatura per indicare qualcosa in contrap posizione con quanto detto, pe r dare un senso ironic o alla frase. Nel 1982 Scott Falham, un ricercato re universitario americano , propose di usare un a emoticon come simbolo per uno stato d’anim o. Suggerimento su sugg erimento, siamo arr ivati alle nostre coloratissime faccine che spopola no sui nostri smartphone! PM FEBBRAIO 2017

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Speciale a cura di p. Elio Boscaini

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e n t re t a n t i b a m b i ni sono sui banchi di scuola, migliaia d’altri si battono come soldati in conflitti armati in giro per il mondo. La Giornata mondiale dei bambini soldato, il 12 febbraio, viene a ricordarcelo. La quasi totalità delle nazioni del pianeta (solo Somalia e Stati Uniti non hanno ratificato la Convenzione internazionale dei diritti del bambino) hanno firmato i testi contro l’utilizzo dei bambini

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Ancora troppi i bambini soldato intrappolati nelle

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nei conflitti armati. Tutti d’accordo, in teoria, che i minori hanno diritto a essere bambini e non soldati. E invece, secondo alcune organizzazioni non governative, sarebbero 250mila i ragazzi tra i 6 e i 18 anni coinvolti in una trentina di conflitti nel mondo, e che servono nelle forze di governo e nei gruppi di opposizione.

Perché loro Consumano meno cibo degli adulti, sono docili e influenzabili, questi bambini si battono al fronte, partecipano a missioni suicide, posano mine, fanno da portatori, messaggeri, spie, cuochi, schiavi sessuali, ecc. Un gran numero di loro sono rapiti o reclutati con la forza, ma tanti si arruolano per fuggire ai maltrattamen-

ti o alla schiavitù domestica, a un matrimonio forzato o alla povertà. Sono i maschi a formare il grosso delle truppe, ma anche delle ragazze si battono come loro e rappresenterebbero quasi la metà dei bambini soldato nel mondo! Le bambine sono spesso vittime di violenze e di sfruttamento, esposte a tante malattie, anche quelle sessualmente trasmissibili come l’aids.

Geografia di morte È in Africa che i bambini soldato sono più numerosi – Mali, Uganda, Centrafrica, Rwanda, Somalia, Sud Sudan, ecc. – e in particolare nella regione dei Grandi Laghi. Il peggioramento della situazione in Sud Sudan preoccupa l’Unicef perché, secon-

do l’Onu, i bambini soldato sarebbero ancora 12mila circa, divisi tra quelli che si battono nell’esercito nazionale e quelli dei gruppi ribelli. Dall’inizio degli scontri nel dicembre 2013, ben 900mila sono i bambini sfollati all’interno del paese, 13mila i bambini spariti, separati dalla famiglia o non accompagnati. Più della metà dei bambini in Sud Sudan non vanno a scuola: il Paese detiene il triste primato del tasso più elevato al mondo di bambini non scolarizzati. E 250mila bambini sono a rischio malnutrizione acuta. In America Latina, era la Colombia a detenere il record del numero di bambini soldato: 14mila bambini sarebbero stati ingaggiati tra i gruppi politici armati e gruppi paramilitari sostenuti dall’esercito. L’accordo di pace firmato alcuni mesi fa tra le Farc e il governo colombiano ha permesso

violenze che sconvolgono il pianeta PM FEBBRAIO 2017

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