Rischi di genere

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Attestazione di Idoneità al Sistema di Qualità della Regione Veneto Sistema di Gestione per la Qualità certificato secondo la Norma UNI EN ISO 9001 Sistema di Gestione per la Responsabilità Sociale conforme alla Norma SA 8000

RSPP - DDL CORSO DI AGGIORNAMENTO 2014

Rischi di genere Sesso, Età, Provenienza

Aggiornamento ECM/FAD 2014 © Il Dentista Moderno 2014​ Claudio Palerma

QUADERNI dello SDB A cura del Dr. Balestro Giuseppe 2014

36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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RSPP ‐ DDL CORSO DI AGGIORNAMENTO 2014 Articolato in 3 moduli didattici, valido ai sensi dell’art. 34, commi 2 e 3 del D. Lgs. 81/08 e s.m.i., secondo le previsioni dell’art. 7 dell’accordo stato‐regioni del 21.12.2011 – repertorio 223/csr Destinatari ● Datori di lavoro che svolgono l’incarico di RSPP ● Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Responsabile del progetto formativo​ ‐ Centro Studi Italia Impresa Rischio​ ‐ ALTO Settore ​ ‐ ATECO 2007: 86 ‐ Studi odontoiatrici Durata del corso​ ‐ 3 ore Modalità di erogazione ​ ‐ FAD in autoapprendimento

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Sommario

Sicurezza sul lavoro: rischi diversi tra ​ uomo e donna I rischi ricollegabili all’​ età​ : analisi e interventi I rischi legati alla ​ provenienza​ : come gestire i lavoratori stranieri

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RSPP‐DDL – settore ATECO 86 – Modulo 1

Sicurezza sul lavoro: rischi diversi tra uomo e donna La valutazione dei rischi da parte del datore di lavoro e la predisposizione dei conseguenti documenti è uno degli elementi di più grande rilevanza del D.Lgs. 81/08 (T.U.) e s.m.i. Essa rappresenta, infatti, l’asse portante della nuova filosofia in materia di tutela della salute dei lavoratori che vede nel datore di lavoro il protagonista attivo della funzione “di prevenzione” e costituisce, inoltre, il perno intorno al quale deve ruotare l’organizzazione aziendale della prevenzione. È quindi necessario che quanto previsto dall’art. 28 del T.U. trovi adeguata ed estesa applicazione anche con l’impegno della Regione e dei Servizi di prevenzione e vigilanza delle ASL. Il Documento di Valutazione del Rischio (DVR),redatto secondo i principi enunciati nell’art. 28 del D.Lgs. 81/08, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegabili allo stress lavoro‐correlato, quelli riguardanti lavoratrici in stato di gravidanza nonché quelli connessi a differenze di genere, età, etnia e tipologia contrattuale. Il corso si articolerà in tre moduli, nei quali verranno trattate in maniera approfondita le tematiche legate ai rischi sul luogo di lavoro ricollegabili al genere, all’età e alla provenienza. In questo primo modulo analizzeremo i rischi legati al genere, tracciando un panorama delle differenze tra uomo e donna (le differenze biologiche, le diverse reazioni all’esposizione a sostanze tossiche, la posizione sociale e lavorativa, gli stereotipi, i dispositivi di protezione individuale, l’organizzazione del lavoro e la questione della maternità). Il secondo modulo sarà invece incentrato sui rischi ricollegabili all’età, e si occuperà dei lavoratori giovani e di quelli più anziani, delineando gli aspetti da tenere in considerazione per entrambe le categorie nell’organizzazione della sicurezza (l’esperienza, la vulnerabilità, la tutela e le misure di sicurezza da adottare). Il terzo e ultimo modulo sarà dedicato ai rischi ricollegabili alla provenienza da altri paesi: la manodopera straniera infatti è in continuo aumento ed è necessario che un datore di lavoro prenda in considerazione gli aspetti legati alla lingua, alla cultura e le ripercussioni che queste possono avere in termini di sicurezza e comunicazione sul luogo di lavoro per colmare le eventuali lacune. Sarà inoltre dedicato uno spazio ai lavoratori con contratti atipici e ai lavoratori disabili, argomenti che diventeranno oggetto di trattazione per i corsi futuri. Premessa Esiste un legame molto stretto tra le questioni legate all’uguaglianza e alle pari opportunità e quelle attinenti alla salute sul lavoro. Una distribuzione ineguale del lavoro comporta rischi diversi dovuti non solo a differenze biologiche o di esposizione a sostanza tossiche ecc., ma anche a un accesso ineguale ai posti di responsabilità e una maggior inconsapevolezza dei rischi per le lavoratrici. Nella pratica donne e uomini non godono degli stessi diritti: persistono infatti disparità politiche, economiche e culturali, per esempio le differenze salariali e la bassa rappresentanza in politica. Queste disparità sono il risultato di costruzioni sociali che si basano su numerosi stereotipi presenti tutt’ora in famiglia, nell’educazione, nella cultura, nei mezzi di comunicazione, nel mondo del lavoro e nell’organizzazione della società. Tra la vita lavorativa delle donne e quella degli uomini vi sono differenze fondamentali che influiscono sulla loro sicurezza e salute sul luogo di lavoro. Tra gli obiettivi che il Testo Unico sulla sicurezza si prefigge, la prevenzione e la salute nei luoghi di lavoro in ottica di genere è, senza dubbio, uno dei più complessi e più qualificanti al tempo stesso. 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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La normativa comunitaria per la prevenzione in ottica di genere Il diritto comunitario ha così affrontato, prima dei vari ordinamenti nazionali, le tematiche relative alla parità tra i sessi e al divieto di discriminazione, nei loro molteplici aspetti e declinazioni. Per questo motivo, oltre che per la sua rilevanza come regolatore sociale, il principio di parità risulta essere uno dei temi del diritto comunitario più importanti e di più diretta incidenza. Attraverso i vari programmi d’azione in tema di salute e sicurezza sul lavoro attuati dal 1978 sono stati definiti obiettivi specifici importanti quali: ● miglioramento delle condizioni di lavoro, ai fini di una maggiore sicurezza, conformemente agli imperativi sanitari, nell’organizzazione del lavoro ● migliore conoscenza delle cause degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, al fine di individuare e valutare i rischi e di applicare i più efficaci metodi di controllo e prevenzione ● miglioramento del comportamento umano, al fine di sviluppare e promuovere un atteggiamento favorevole alla necessità di salute e sicurezza. Il panorama della prevenzione negli anni ’90, dunque, vede “il lavoratore” sia uomo o donna come destinatario delle norme di prevenzione e sicurezza sul lavoro e la lavoratrice come soggetto da tutelare in maniera specifica solo in relazione al suo stato di gravidanza. Solo la strategia comunitaria per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro 2002‐2006 ha iniziato a introdurre il tema della differenza di genere come strategico rispetto ai propri obiettivi. La Commissione ha elaborato un’analisi che evidenzia i mutamenti avvenuti nel mondo del lavoro e ha richiamato l’attenzione su 3 requisiti da rispettare al fine di garantire un ambiente di lavoro sano e sicuro: 1. il consolidamento di una cultura della prevenzione dei rischi 2. una migliore applicazione della normativa vigente 3. una strategia globale relativa al “benessere sul luogo di lavoro”. Per soddisfare queste condizioni, si propongono 3 interventi principali: ● l’adattamento del quadro giuridico ● il sostegno alla “spinta al progresso” (elaborazione di pratiche ottimali, dialogo sociale, responsabilità sociale delle imprese) ● l’integrazione della problematica della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro con altre politiche comunitarie. La strategia comunitaria evidenzia ancora 3 nuove sfide in tema di salute e sicurezza sul lavoro: 1. la necessità di prendere in considerazione la problematica della dimensione di genere nell’ambito della sicurezza e nella salute sul lavoro (migliore progettazione dei luoghi e dei posti di lavoro, organizzazione e adattamento delle attrezzature di lavoro) 2. l’anticipazione dei rischi nuovi ed emergenti, sia che si tratti di quelli legati alle innovazioni tecniche o di quelli dovuti alle evoluzioni sociali 3. l’analisi delle esigenze legate all’ergonomia dei posti di lavoro, la necessità di tenere conto dei disturbi del sistema muscolo‐scheletrico e il trattamento specifico dei rischi emergenti (quali mobbing e violenza). È con la strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro per il periodo 2002‐2006, dunque, che si sottolinea la necessità di intraprendere iniziative tese a integrare la parità di genere nell’ambito dell’intera strategia. Questo orientamento di promozione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro in un’ottica di genere è stato confermato con il Piano Strategico 2007‐2012 nel quale si afferma espressamente che: per migliorare l’attitudine occupazionale delle donne e degli uomini e la qualità della vita professionale, occorre fare progressi nel settore della parità tra i sessi in quanto le disparità, sia all’interno sia all’esterno del mondo del lavoro, possono avere conseguenze sulla sicurezza e sulla salute delle donne sul luogo di lavoro e quindi incidere sulla produttività. La risposta dell’Italia con il D.Lgs. 81/08: approccio alla prevenzione in ottica di genere Se è vero che il Testo Unico apre in maniera chiara a un approccio alla salute e alla sicurezza sul lavoro attento e rispettoso delle differenze di genere, è vero anche che i riferimenti espressi, pur ridotti in termini numerici, sono tuttavia inseriti in disposizioni chiave che consentono interventi sostanziali e non formali. 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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Fondamentale in tal senso, appare l’articolo 1 che, nell’enunciazione delle finalità del decreto legislativo, fa espresso riferimento alla garanzia “dell’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati”. Questa dichiarazione di principio apre al superamento di ben 3 fattori di rischio nei confronti di discriminazioni quali il genere, l’età e l’appartenenza territoriale che possono colpire, anche in maniera multipla, lavoratrici o lavoratori. Alla programmazione biologica si associa la programmazione sociale con l’influenza di fattori ambientali, di vita e di lavoro. Il ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato che il godimento del miglior stato di salute raggiungibile costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza distinzione di razza, religione, opinioni politiche, condizione economica o sociale. Il diritto alla salute in generale rientra, quindi, nella tutela antidiscriminatoria e in una concezione estensiva della equità di opportunità per tutti. Il Ministro ha costituito a ottobre 2008 una Commissione di Studio avente a oggetto il tema della salute, incaricata di: ● formulare proposte per l’attuazione di un programma diretto a promuovere la salute dei bambini/e e delle donne ● suggerire azioni positive volte a offrire pari opportunità ai pazienti affetti da malattie neoplastiche al fine di implementare sul territorio strutture dedicate, profilassi adeguate e tempestività nella diagnosi e cura ● proporre campagne promozionali e informative. Condizioni di lavoro e vita privata diverse tra donne e uomini Anche se assunti per svolgere lo stesso lavoro, uomini e donne spesso svolgono compiti diversi. Gli uomini, in genere, occupano posti più importanti. Le donne sono più numerose nei lavori a orario ridotto o in attività precarie e mal retribuite. Le donne, inoltre, tendono a conservare più a lungo lo stesso lavoro rispetto agli uomini e quindi subiscono un’esposizione più prolungata ai rischi esistenti; esse svolgono anche la maggior parte dei lavori domestici e si prendono spesso cura dei figli e dei familiari anche se lavorano a tempo pieno. Genere e stereotipi Parlando di genere si fa ancora riferimento a stereotipi, ovvero a mappe mentali che influenzano la comprensione della realtà, riproducendo modelli culturali e ruoli sociali con effetti segreganti e discriminanti. Sia il termine genere che stereotipo1 sono stati mutuati dalle scienze sociali e riguardano il rapporto conoscitivo con la realtà esterna che non è diretto ma mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ognuno si forma. Tali immagini non sono altro che semplificazioni piuttosto rigide che il nostro intelletto costruisce, quali “scorciatoie” per comprendere l’infinita complessità del mondo esterno.

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​ Stereotipo: è la visione semplificata e largamente condivisa su un luogo, un oggetto, un avvenimento o un gruppo riconoscibile di persone accomunate da certe caratteristiche o qualità. Si tratta di un concetto astratto e schematico che può avere un significato neutrale (per esempio, lo stereotipo del Natale con la neve e il caminetto acceso), positivo (la cucina italiana è la più raffinata del mondo) o negativo (l’associazione tra consumo di droghe e la musica rock) e, in questo caso, rispecchia talvolta l’opinione di un gruppo sociale riguardo ad altri gruppi. Se usato in senso negativo o pregiudizievole, lo stereotipo è considerato da molti comeuna credenza indesiderabile che può essere cambiata tramite l’educazione e/o la familiarizzazione. 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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I punti di attenzione per una prevenzione in ottica di genere Seguendo l’impostazione data dal legislatore, all’assetto del Testo Unico si possono individuare alcuni elementi fondanti intorno ai quali si sviluppa il concetto di sicurezza e di prevenzione in ottica di genere: ● la definizione di salute ● i soggetti della sicurezza ● gli strumenti di valutazione dei rischi ● la formazione e l’informazione come veicolo fondamentale per la sicurezza e la prevenzione; ● gli incentivi alla sicurezza ● i richiami all’impresa socialmente etica, alla responsabilità sociale delle imprese e ai codici etici ● le nuove funzioni del medico competente. La definizione di salute In questo contesto, fra tutte le definizioni assume particolare interesse quella adottata per definire la “salute” come “uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in una assenza di malattia o d’infermità”. I soggetti della sicurezza e le loro competenze L’art. 5 del D.Lgs. 81/08 prevede la costituzione, di un “Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro”. Tale organismo ha funzioni di rilievo in quanto: ● individua obiettivi e programmi dell’azione pubblica ● programma il coordinamento della vigilanza ● individua le priorità di ricerca. Gli strumenti di valutazione dei rischi L’art. 28 D.Lgs. 81/08 afferma espressamente che “nella valutazione dei rischi devono essere tenuti in considerazione tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori particolari, tra cui quelli collegati allo stress lavoro‐correlato e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età e alla provenienza da altri paesi”. Differenze tra donne e uomini nell’esposizione ai rischi ambientali e lavorativi Le ricerche nel campo delle “differenze” tra i sessi hanno identificato e definito due diversi ordini: ● differenze biologiche (sessuali) ● differenze socio‐ambientali (di genere). Una differenza biologica, per esempio, è il fatto che le donne in età riproduttiva hanno una concentrazione di Cadmio (Cd) maggiore dei loro compagni di lavoro in quanto hanno più frequentemente una deficienza di ferro e quindi un maggiore assorbimento di Cd. Esempi sono le differenze dovute alla dieta, al fumo, all’attività fisica, all’uso di cosmetici, agli hobbie, all’utilizzo di farmaci ecc. Tali fattori possono incidere sulle esposizioni, sull’assorbimento, sulla metabolizzazione ed eliminazione dei tossici indipendentemente dal grado di esposizione, che può essere uguale tra maschi e femmine. Ovviamente spesso non è facile distinguere tra differenze di sesso e di genere. Questo è illustrato dall’attuale dibattito sulla maggiore (o minore) suscettibilità delle donne al potere cancerogeno del fumo. Alcuni ricercatori sostengono che le donne sono più suscettibili per differenze enzimatiche nella capacità di metabolizzare i prodotti cancerogeni del tabacco (differenze di sesso). Altri sostengono che le differenze sono dovute non a fattori biologici, ma comportamentali‐sociali (genere) come per esempio il tipo di sigarette fumate, l’età di iniziazione al fumo, il grado di inalazione ecc. Anche per quello che riguarda il rischio della presenza di inquinanti negli ambienti di lavoro, ci possono essere effetti diversi tra donne e uomini. Il carico biologico (bodyburden), per esempio, è spesso diverso tra uomini e donne. Esempi sono il body burdenper: ● piombo (più alto per i maschi) ● cadmio (più alto per le femmine) 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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● cobalto (più alto per le femmine) ● ftalati (più alto per le femmine) ● difenili poli bromurati eteri (PBDE) (più alti per le femmine). Alcune di queste differenze sono attribuite a fattori biologici, come per esempio la differenza nella percentuale di grasso nei tessuti di accumulo delle donne e degli uomini, mentre per altre la spiegazione non è nota. Differenze possono anche nascere da diversi livelli di istruzione e formazione tra donne e uomini. Un’altra frequente differenza (di genere) è dovuta al diverso uso di dispositivi di protezione individuale. Questi DPI (per esempio, maschere, guanti) sono spesso disegnati per lavoratori maschi e non sono ergonomicamente (ed esteticamente) adatti per le donne. Altri elementi di criticità su cui occorre operare Organizzazione del lavoro Viviamo in una società che viene definita post‐fordista e che ha modificato completamente il suo volto, una società in cui i modelli di organizzazione del lavoro si sforzano di inseguire i cambiamenti verificatisi, stentando ad adeguarsi alle nuove esigenze. In realtà esiste uno scarto difficilmente riducibile tra le aspettative delle modifiche da introdurre e la possibilità di plasmare il modello di organizzazione del lavoro rispetto a esse. Esiste, in definitiva, che permetta la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata. Maternità Se la maternità ha un valore sociale, questo va apprezzato e ne deve conseguire un riconoscimento che deve essere valutato. Se gli aspetti legati al lavoro di cura, che riguardano la maternità, come pure l’assistenza alla terza e quarta età, incidono sul lavoro e sulla vita delle donne, essi devono essere presi in considerazione e devono essere valutati attentamente rispetto alla presenza, alla produttività e all’efficienza. Il picco di discriminazioni legato alla maternità va contestualizzato: si lega alle criticità del mondo del lavoro in generale, agli effetti dei fenomeni della delocalizzazione. Tutte le forme più fragili, le forme parziali, le forme atipiche, precarie e a corto respiro, le forme di occupazione a prevalenza femminile sono soggette ad altissimo rischio di licenziamento, di discriminazione, di mobbing, con la circostanza “aggravante” delle scelte di maternità. I dati ci dicono che l’autore del mobbing, il gobbe, è più spesso un uomo e che la vittima, in linea di tendenza, è più facilmente una donna. Ma non è solo questo il punto… Nel caso in cui sia la donna a essere oggetto di mobbing le cause, i tempi e le modalità sono altre: le rilevazioni dicono che il fenomeno colpisce le donne, per lo più, al rientro dal congedo previsto dalla legge per maternità.

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La differenza di genere sul luogo di lavoro è: ❏ Biologica e di consapevolezza dei rischi ❏ Di esposizione alle sostanze tossiche e accesso ineguale ai posti di responsabilità ❏ Entrambe le precedenti risposte Le disparità tra uomo e donna sono frutto di​ : ❏ Costruzioni sociali basate su stereotipi ❏ Livello di istruzione ❏ Questioni fisiche e biologiche Il body burden del piombo è: ❏ Più alto per le femmine ❏ Uguale tra maschi e femmine ❏ Più alto per i maschi La salute è: ❏ Uno stato di benessere fisico ❏ Uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale ❏ L’assenza di un’infermità Tra i requisiti indicati dalla Commissione per un ambiente di lavoro sicuro non è presente: ❏ Un test di verifica da sottoporre ai lavoratori ❏ Il consolidamento di una cultura della prevenzione dei rischi ❏ Una migliore applicazione della normativa vigente Il programma di azione comunitario del 1978 prevede: ❏ Migliore conoscenza delle cause degli infortuni ❏ Un impegno maggiore da parte dei lavoratori ❏ Maggiori controlli sull’operato dei lavoratori Le differenze tra uomo e donna si possono suddividere in ❏ Differenze relazionali e comunicative ❏ Differenze di gestione e precisione sul lavoro ❏ Differenze biologiche e socio‐ambientali Le donne in età produttiva ❏ hanno una maggiore concentrazione di ferro rispetto agli uomini ❏ hanno una maggiore concentrazione di cadmio rispetto agli uomini ❏ hanno una maggiore concentrazione di sodio rispetto agli uomini Secondo le statistiche ❏ La donna è più spesso vittima di mobbing rispetto all’uomo ❏ L’uomo è più spesso vittima di mobbing da parte di una donna ❏ Non sono stati rilevati dati che rivelano una maggior incidenza di atti di mobbing a seconda del genere Una donna in maternità, allo stato attuale non: ❏ Può rischiare il licenziamento ❏ È tutelata senza riserve ❏ Può essere discriminata 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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RSPP‐DDL – settore ATECO 86 – Modulo 2

I rischi ricollegabili all’età: analisi e interventi La sicurezza di un ambiente di lavoro dipende da molteplici fattori e un datore di lavoro deve tener conto di numerosi aspetti, tra cui anche le caratteristiche dei dipendenti. Come già anticipato nel primo modulo di questo corso, anche l’età dei lavoratori deve essere tenuta in considerazione, ed è necessario valutare le esigenze e avere ben presenti le caratteristiche dei soggetti più giovani e di quelli più anziani. Il secondo modulo sarà incentrato proprio sugli aspetti che il datore di lavoro deve tenere in considerazione in relazione all’età dei dipendenti: i più giovani hanno meno esperienza e una diversa percezione dei pericoli, mentre i più anziani, pur avendo accumulato un grande numero di conoscenze, hanno difficoltà fisiche come la riduzione dei riflessi; queste sono solo alcune delle caratteristiche per cui giovani e anziani hanno reazioni diverse ai fattori di rischio e ai pericoli. Alla fine di questo modulo si farà cenno, inoltre, ai lavoratori con contratti atipici e a quelli disabili, che saranno argomento di una più ampia trattazione futura. Premessa Il rischio è sempre presente sotto le forme più diverse e subdole durante lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa, così come nel corso degli spostamenti nel traffico cittadino, durante lo svolgimento di lavori domestici e di attività collegate al tempo libero. Quindi, come già anticipato nel modulo 1, è necessario individuare prima di tutto i pericoli che possono essere presenti nell’ambiente di lavoro e i soggetti che possono essere coinvolti per poter passare, in un secondo momento, all’individuazione dei relativi rischi. Spesso infatti si tende a far confusione tra le definizioni di “pericolo” e “rischio”. È opportuno quindi ricordare le definizioni riportate nelle linee guida della CEE e riprese dalla circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale n. 102/1995: ● Pericolo​ . “​ Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore (per esempio materiali o attrezzature di lavoro, metodi e pratiche di lavoro ecc.) avente il potenziale di causare danni​ ”. Da ciò si ricava come una situazione pericolosa possa essere definita come qualsiasi circostanza in cui una persona è esposta a un pericolo o a più pericoli. Più chiara è forse la definizione di pericolo riportata nella norma UNI EN 292, parte I: “​ Fonte di possibili lesioni o danni alla salute; il termine pericolo è generalmente usato insieme ad altre parole che definiscono la sua origine o la natura della lesione o del danno alla salute previsti: pericolo di elettrocuzione, di schiacciamento, di intossicazione ecc.​ ” ● Rischio​ . “​ Probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego ovvero esposizione, di un determinato fattore​ ” oppure, secondo la definizione riportata nella norma UNI EN 292, parte I: “Combinazione di probabilità e di gravità di possibili lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa”. Si può presentare, quindi, una condizione di rischio soltanto in presenza di un pericolo e di lavoratori esposti, per cui è importante individuare con la massima esattezza possibile anche il numero di questi ultimi. Ciò detto, si può definire il rischio = pericolo x esposizione. Diverse tipologie di rischi Nelle varie attività lavorative sono numerosissimi i rischi che possono presentarsi e possono essere così classificati: ● rischi convenzionali conseguenti all’utilizzo di attrezzature di lavoro, di impianti, di macchine e che possono determinare, in generale, cadute, folgorazioni, ferimenti ● rischi specifici conseguenti all’utilizzo o al contatto con i preparati chimici o gli agenti biologici o fisici, i quali possono determinare patologie che possono protrarsi

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grandi rischi​ , legati a eventi di notevole rilevanza come esplosioni, formazioni di nubi tossiche di notevole intensità che possono interessare, oltre che l’area dello stabilimento in cui si manifesta il fenomeno, anche l’ambiente esterno. Come già emerso, non tutti i lavoratori sono esposti agli stessi rischi. L’Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro individua 6 categorie di lavoratori esposti a maggiori rischi: ● lavoratori immigrati ● lavoratori giovani ● lavoratori anziani ● donne (in gravidanza ‐ allattamento) ● lavoratori atipici (temporanei) ● lavoratori disabili. Come già anticipato nel precedente modulo, tra gli aspetti di cui bisogna tener conto parlando della sicurezza di un posto di lavoro è presente anche l’età dei lavoratori, elemento che può infatti aumentare la probabilità che si verifichi un incidente. I giovani lavoratori Nell’ordinamento italiano sono presenti da molti anni norme per la tutela dei lavoratori minori. Già nel 1967, la legge 977 stabiliva l’obbligo del datore di lavoro, prima di adibire il minore al lavoro, di effettuare la valutazione dei rischi con particolare riguardo a fattori specifici quali lo sviluppo non ancora completo, la mancanza di esperienza e di consapevolezza nei riguardi dei rischi lavorativi e la situazione dell’informazione e della formazione dei lavoratori. Questi particolari fattori richiamati nella legge 977/67 risultano attuali perché costituiscono i fattori di vulnerabilità dei giovani lavoratori. Per questi soggetti costituisce fattore di rischio specifico la mancanza di esperienza, l’immaturità fisica e psicologica che spesso li porta ad affrontare l’attività lavorativa in modo inadeguato senza la dovuta considerazione delle condizioni di rischio a cui possono trovarsi esposti. I giovani, infatti, possono non essere a conoscenza dei loro diritti e dei corrispondenti doveri del datore di lavoro; possono essere restii a parlare apertamente dei problemi e più propensi ad accontentare il loro nuovo datore di lavoro accettando compiti che vanno al di là delle loro capacità. Secondo le statistiche europee il tasso di infortuni sul lavoro dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni è superiore del 50% a qualsiasi altra fascia di età dei lavoratori. Possibili motivazioni L’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro ha individuato otto fattori fondamentali che influiscono sul comportamento dei giovani: 1. una scarsa consapevolezza dei rischi in materia di sicurezza sul lavoro 2. una scarsa esperienza e familiarità con il lavoro che stanno svolgendo e con l’ambiente circostante 3. una scarsa competenza/formazione nel lavoro che stanno svolgendo 4. una certa immaturità fisica o mentale 5. l’assegnazione di compiti che vanno al di là delle loro capacità e la mancanza di informazione/formazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro 6. la scarsa consapevolezza dei doveri del datore di lavoro e dei propri diritti e responsabilità 7. un’attenzione insufficiente alle questioni di salute e sicurezza e comportamenti a elevato rischio da parte di alcuni giovani 8. la mancanza di fiducia nel promuovere gli aspetti di sicurezza e salute del lavoro. Dal punto di vista dei rischi fisici occorre inoltre tenere presente che esistono attività per le quali i giovani richiedono maggiore protezione proprio in considerazione del loro sviluppo fisico. Per esempio, alcune fonti nazionali suggeriscono che i giovani lavoratori sono più esposti a rumore, vibrazioni, temperature troppo alte o troppo basse, manipolazioni di sostanze pericolose. Nei fatti, poiché i giovani costituiscono gran parte della forza lavoro nei call‐center, sono particolarmente vulnerabili ai danni da shock acustico. A ciò si aggiunge che i giovani che lavorano nel settore alberghiero, della ristorazione e in quello delle costruzioni sono particolarmente esposti a un’alta rumorosità. La vulnerabilità di questi soggetti deve essere ricercata nella perdita delle attitudini professionali e nella difficoltà di adeguamento ai veloci cambiamenti dell’organizzazione del lavoro e della tecnologia collegata. Maggiori dati sui lavoratori giovani 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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Le condizioni dei lavoratori giovani possono essere così riassunte: 1. sono più esposti a rischi fisici sul lavoro come rumore, vibrazioni, caldo e freddo, manipolazione di sostanze pericolose 2. sono più esposti a lavori fisicamente faticosi (posture scorrette, movimentazione di carichi pesanti, lavoro ripetitivo) e quindi a elevato rischio di disturbi muscolo‐scheletrici (compresi disturbi dorso‐lombari) 3. spesso lavorano nei settori più rischiosi 4. più lavoro a turni, nel week end, ore di lavoro irregolari e contratti precari 5. maggiore rischio di infortuni sul lavoro nella fascia di età compresa tra 18‐24 anni il rischio di infortuni non mortali è superiore di oltre il 40% rispetto all’intera forza lavoro 6. l’edilizia è il comparto che fa registrare il più elevato numero di infortuni mortali tra i giovani lavoratori. Misure di sicurezza da adottare per i giovani Attività di tutoraggio‐ affiancamento​ : insegnare al giovane come lavorare in modo corretto, incoraggiarlo a partecipare, a fare domande sui pericoli, sui rischi e sulle precauzioni e a discutere e segnalare i problemi che riconosce. Problematiche legate alla tipologia contrattuale​ : Precarietà e temporaneità del rapporto; Dissociazione (somministrazione lavoro, distacco); Flessibilità prestazione (part‐time, intermittente, telelavoro); Natura del rapporto lavorativo (para subordinato, apprendistato, tirocinio formativo, assegno di ricerca, dottorato). I lavoratori anziani (over 50) La maggior parte dei lavoratori gode di buona salute fisica e mentale e può lavorare efficacemente fino ai 65 anni. Ciò nonostante numerosi studi confermano che l’abilità lavorativa varia, a seconda dell’età, principalmente a causa del declino di capacità fisiche e di adattamento e di alcune capacità psicofisiologiche (percezione, efficienza degli organi di senso). In relazione alla capacità lavorativa delle persone più anziane si è inoltre notato che le differenze all’interno della popolazione lavorativa over 50 sono maggiori rispetto a quelle che si riscontrano in gruppi di lavoratori giovani. Da una parte i lavoratori più anziani subiscono un declino di alcune abilità, ma dall’altra hanno delle strategie di compensazione derivanti dall’esperienza che possono portare loro vantaggio. I problemi fisici Con l’avanzare dell’età si ha innanzitutto una diminuzione della forza fisica e della facilità di movimento delle articolazioni da cui deriva la maggiore probabilità di sviluppare problemi muscolo‐scheletrici. Il sistema muscolo‐scheletrico si indebolisce a mano a mano che il lavoratore invecchia per cui per questi operatori, un sovraccarico di questo sistema può portare a sviluppare malattie degenerative. Nei fatti, i lavoratori anziani sono meno capaci di regolare i ritmi sonno‐veglia e possono avere bisogno di tempi di recupero più lunghi dei giovani. Altro aspetto di tipo fisico attiene alla riduzione della capacità visiva e uditiva, da cui possono derivare infortuni anche gravi. I lavoratori anziani possono trovare più difficile vedere o mettere a fuoco in determinate situazioni o avere ridotta visione periferica, essere più sensibili all’abbagliamento, trovare maggiore difficoltà nel valutare la profondità. Possono, inoltre, avere problemi di udito, legati sia all’età che alla pregressa vita lavorativa. Anche gli aspetti organizzativi, come turnazioni eccessive od orario di lavoro intenso, possono provocare affaticamento e portare a stress lavoro‐correlato. I lavoratori anziani sono inoltre meno capaci di mantenere la temperatura interna al corpo e a reagire ai cambi di temperatura, con pericoli nel caso per esempio di lavori manuali pesanti. In questa categoria si osserva inoltre un’incidenza maggiore di patologie cardiovascolari, respiratorie e muscolo‐scheletriche e di disordini ormonali e metabolici; decresce poi la capacità di adattamento dell’organismo al lavoro notturno e aumentano i disturbi del sonno. 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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Come tutelare i lavoratori più anziani Con l’innalzamento dell’età in cui un lavoratore raggiungere la pensione, è chiaro che il datore di lavoro si trova a dover gestire dipendenti over 50, ma come può tutelarli? Quali misure può prendere? Per tutelare i lavoratori più anziani andrebbero evitate o ridotte le situazioni in cui il dipendente si possa trovare in difficoltà o il suo fisico debba affrontare condizioni tali da avere poi ripercussioni. Bisognerebbe quindi evitare le posture scomode, gli sforzi estremi, le eccessive costrizioni temporali (per esempio il lavoro in catena di montaggio o l’assegnazione di obiettivi di rendimento troppo elevati, o che si discostano da quelle che sono le reali possibilità del lavoratore), le condizioni ambientali dannose o inadeguate. Riassumendo… Vulnerabilità​ : i lavoratori più maturi sono maggiormente vulnerabili ai rischi lavorativi rispetto ai lavoratori più giovani. Possibili cause​ : problematiche di tipo fisico (riduzione forza muscolare, maggiore fatica a mantenere la postura, riduzione capacità di sopportare sforzi prolungati); problematiche sensoriali (diminuisce la capacità visiva e quella uditiva); problematiche cognitive (maggior difficoltà ad adeguarsi a repentini cambiamenti processi lavorativi, minor prontezza di riflessi, memoria); comparsa di possibili malattie (diabete, osteoporosi...). Misure di sicurezza over 50 Misure tecniche ● migliorare le condizioni lavorative (illuminazione, microclima, aerazione...) ● migliorare i supporti alla mobilità (corrimano, pavimenti antisdrucciolo...). Misure organizzative ● ove possibile, adeguare il compito lavorativo a caratteristiche, competenza e peculiarità del soggetto e limitare le attività più gravose ● aumentare il numero delle pause (per attività faticose) ● aumentare il tempo di adattamento concesso ai cambiamenti lavorativi. Misure comportamentali ● una regolare attività fisica ● alimentazione sana. Lavoratori con contratti atipici L’evoluzione dell’organizzazione aziendale ha comportato anche una rivisitazione dei contratti in uso a partire dal lavoro subordinato full‐time a tempo indeterminato, predominante fino a fine anni Novanta, fino ad arrivare, con l’emanazione della Legge Biagi, al riconoscimento di altre tipologie contrattuali a carattere comunque di dipendenza. Il D.Lgs. 81/08 ha accolto questa trasformazione nell’art. 2, comma 1, lett. a) con la formalizzazione della definizione di lavoratore: “​ Persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari​ ”. In questo modo è evidente che il legislatore ha inteso estendere la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori a tutti quei soggetti che, pur non avendo un tipo di contratto standard a carattere indeterminato, si trovano a dovere dipendere da un soggetto altro (il datore di lavoro) dal punto di vista sia della salute, sia della sicurezza. Di fronte ai vantaggi di un contratto più flessibile e meno oneroso, il datore di lavoro deve quindi concentrarsi maggiormente nella valutazione dei rischi di questi lavoratori e talvolta si scontra con la difficoltà di fare fronte ad alcuni impedimenti, quali per esempio la formazione degli stessi. È importante sottolineare che qualunque sia la durata della permanenza del lavoratore atipico nella struttura aziendale ● paradossalmente anche un solo giorno ● egli deve essere comunque formato analogamente a qualunque altro lavoratore. Come abbiamo detto, l’incidenza di infortuni per queste categorie di lavoratori è maggiore rispetto agli altri lavoratori. I principali motivi sono: 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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minore conoscenza dei luoghi di lavoro bassa qualifica professionale (e quindi minore conoscenza dell’attività lavorativa) giovane età elementi di stress dovuti all’alternanza di momenti di superlavoro a momenti di lavoro normale, a periodi di disoccupazione minore investimento di risorse proprie nello svolgimento dell’attività lavorativa, in quanto il contratto è a termine inserimento e coinvolgimento minore, da parte dell’organizzazione aziendale, rispetto agli altri lavoratori.

Lavoratori disabili Il D.Lgs. n. 626 del 1994 (abrogato dal D.Lgs 81/08 che però su questo argomento non ha mutato l’impostazione) prevede che il datore di lavoro valuti la sicurezza delle persone disabili presenti nel luogo di lavoro. Proprio applicando il D.Lgs. 81/08, nella valutazione si deve tenere conto dell’ambiente in cui si opera e si deve cercare di capire le caratteristiche che lo rendono pericoloso rispetto alle diminuite capacità motorie o sensoriali. In particolare, l’art 63 ‐ Requisiti di salute e di sicurezza prevede al comma 2: “​ I luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili” e, al comma 3: “L’obbligo di cui al comma vige in particolare per le porte, le vie di circolazione, le scale, le docce, i gabinetti e i posti di lavoro utilizzati e occupati direttamente da lavoratori disabili​ ”. Per quanto riguarda i disabili, la riforma opera verso un allargamento della normativa relativa ai soggetti svantaggiati, nell’ottica di migliorarne l’inserimento lavorativo. Nello specifico, la riforma dice che “​ per calcolare la quota di posti riservati all’assunzione dei disabili, si dovranno considerare tutti i lavoratori assunti con vincolo di subordinazione​ ”. Che cosa dice la legge finora La legge che regolamenta l’obbligo di assunzione di lavoratori disabili è la Legge 68/1999. In particolare, l’obbligo inizia a partire dai 15 dipendenti. Secondo la legge, il datore di lavoro è tenuto ​ ad assumere un lavoratore disabile quando l’azienda abbia un numero di dipendenti tra i 15 e i 35​ . Quando gli assunti siano tra 36 e 50, la quota passa a due lavoratori, per arrivare poi al 7% del totale da calcolarsi nel caso di forza lavoro superiore alle 50 unità. L’art. 13 della legge 68 “Norme per i lavoratori disabili” prevede incentivi alle aziende per l’adeguamento del posto di lavoro dei disabili con riduzione della capacità lavorativa superiore al 50%, o per l’eliminazione delle barriere architettoniche.

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Nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni il rischio di infortuni non mortali per i giovani rispetto all’intera forza lavoro è ❏ Oltre il 40% ❏ Meno del 20% ❏ Oltre il 47% Un lavoratore con contratto atipico ❏ È assunto con contratto a tempo indeterminato ❏ Non è necessario che sia formato se il contratto prevede fino a 3 mesi di lavoro ❏ È maggiormente soggetto allo stress dovuto all’alternanza di momenti di superlavoro a momenti di lavoro normale, a periodi di disoccupazione Sono considerati lavoratori “anziani” coloro che hanno ❏ Oltre 70 anni di età ❏ Oltre 50 anni di età ❏ Oltre 60 anni di età I lavoratori giovani ❏ Spesso hanno contratti precari e temporanei ❏ Occupano maggiormente posti di rilievo e responsabilità ❏ Subiscono meno incidenti nel comparto dell’edilizia ❏ La sicurezza di un ambiente di lavoro dipende anche da ❏ Entrambe le risposte precedenti ❏ La nazionalità di provenienza dei lavoratori ❏ L’età dei lavoratori Come tutelare i lavoratori anziani ❏ Entrambe le risposte precedenti ❏ Evitare posture scomode, sforzi estremi ed eccessive costrizioni temporali ❏ Evitare o ridurre le situazioni in cui il dipendente può trovarsi in difficoltà I lavoratori anziani ❏ Hanno maggiore esperienza ma possono avere problemi di udito e vista ❏ Hanno maggiore esperienza e sopportano meglio turni di lavoro intensi ❏ Hanno maggiore esperienza e forza fisica Misure da adottare nei confronti di un lavoratore giovane ❏ Assegnazione di compiti semplici ❏ Assunzione con contratto di apprendistato ❏ Attività di tutoraggio e affiancamento La definizione di rischio è ❏ Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni ❏ Evento, correlato al lavoro, che avrebbe potuto causare un danno o morte, ma per puro caso non lo ha fatto ❏ Probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego ovvero di esposizione, di un determinato fattore I lavoratori più giovani ❏ Hanno più esperienza ❏ Sono meno soggetti alle sostanze cancerogene ❏ Sono maggiormente esposti ai lavori più faticosi e possono avere una scarsa percezione dei rischi 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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RSPP‐DDL – settore ATECO 86 – Modulo 3

I rischi legati alla provenienza: come gestire i lavoratori stranieri In questa ultima parte del corso andremo ad analizzare i rischi per la sicurezza sul posto di lavoro che possono essere direttamente ricollegabili alla provenienza dei lavoratori da altri paesi. Anche l’aspetto legato alle origini dei lavoratori, infatti, apre uno scenario spesso non considerato con il giusto peso. I dipendenti stranieri sono sempre più in aumento nel nostro Paese e come dimostrato dalle statistiche sono anche quelli più colpiti dagli infortuni sul posto di lavoro. Arrivare da un Paese estero, infatti, comporta una serie di implicazioni che il datore di lavoro deve necessariamente tener presente nel momento in cui si trova a gestire la questione della sicurezza; tra i vari aspetti da considerare c’è infatti il limite della lingua (spesso i lavoratori stranieri non parlano la lingua del Paese ospitante, o comunque sono privi di gran parte del lessico generale che risulta necessario per una comunicazione bilaterale); questi soggetti hanno una percezione diversa della sicurezzadell’ambiente in cui lavorano, dovuta a questioni culturali e più spesso alle caratteristiche dei luoghi di lavoro nel proprio Paese che possono essere molto lontane dagli standard di sicurezza approvati nel nostro (dal confronto, inevitabilmente, le condizioni lavorative nel Paese ospitante, seppur poco sicure, possono risultare invece migliori e più rassicuranti di quelle presenti nel Paese di provenienza del lavoratore straniero); infine, può essere presente un limite culturale per cui il lavoratore si pone in una condizione di inferiorità rispetto al datore di lavoro. Questo aspetto è fondamentale perché impedisce al dipendente straniero di interagire e segnalare eventuali problematiche inerenti alla sicurezza e all’ambiente di lavoro (questo anche a causa di un certo timore di perdere il posto e far svanire così il progetto di vivere in un altro Paese); un ultimo aspetto, ma sicuramente non meno importante, è legato ancora alla comunicazione: un lavoratore che non conosce la lingua non può farsi comprendere dagli altri colleghi e questo può comportare inevitabili conseguenze in termini di sicurezza, ma anche sotto il punto di vista sociale. Un lavoratore che non può comunicare con i colleghi finirà con il sentirsi emarginato. Nel corso di questo modulo vedremo in maniera approfondita tutti questi aspetti, ricollegandoli alle possibili conseguenze e cercando di tracciare una linea di interventi di cui il datore di lavoro deve farsi carico. Premessa Secondo il Testo Unico Sicurezza Lavoro il datore di lavoro deve provvedere affinché ogni lavoratore riceva un’adeguata informazione su: ● i rischi per la sicurezza e la salute connessi all’attività dell’impresa in generale ● le procedure che riguardano il pronto soccorso, la lotta antincendio, l’evacuazione dei lavoratori ● i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di gestione dell’emergenza (primo soccorso, antincendio, evacuazione) ● i nominativi del responsabile e degli addetti del servizio di prevenzione e protezione e del medico competente ● i rischi specifici cui è esposto in relazione all’attività svolta, le normative di sicurezza e le disposizioni aziendali in materia ● i pericoli connessi all’uso delle sostanze e dei preparati pericolosi sulla base delle schede dei dati di sicurezza previste dalla normativa vigente e dalle norme di buona tecnica ● le misure e le attività di protezione e prevenzione adottate. Ma come può un datore di lavoro formare e informare adeguatamente un dipendente se non parla la sua stessa lingua? Ad oggi il problema della differenza linguistica è più che mai attuale, considerato il cospicuo numero di lavoratori stranieri presente nel nostro Paese, numero che si conferma essere in continua crescita. 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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È chiaro quindi che il datore di lavoro debba impegnarsi per colmare il gap linguistico che separa e isola i lavoratori stranieri, problema attuale e sempre più pressante la cui risoluzione deve essere un imperativo primario, non solo ai fini della sicurezza, ma anche in termini di produttività, relazioni e integrazione. La situazione in cui un lavoratore non può comunicare un pericolo, recepire un avviso e interagire con i propri colleghi non è sicuramente adeguata a un ambiente di lavoro che vuole rispettare gli standard di sicurezza. Immaginiamo che ci sia un pericolo imminente di cui il lavoratore immigrato si accorge: come potrebbe fare ad avvisare un collega che magari è in una posizione in cui non può nemmeno vedere eventuali gesti? Come può un lavoratore straniero comprendere un segnale di avvertimento lanciato verbalmente da un suo compagno? Come può un dipendente straniero integrarsi sul posto di lavoro e stringere relazioni di collaborazione con gli altri dipendenti? Come può utilizzare correttamente un macchinario se non comprende quanto scritto nel manuale d’uso? È evidente quindi come il gap linguistico renda più complicata la questione della sicurezza e il benessere del lavoratore che sul posto di lavoro può sentirsi emarginato. Spesso ad aggravare la situazione c’è il fatto che la percezione del rischio da parte del lavoratore straniero è diversa da quella che hanno i dipendenti del Paese stesso: spesso infatti, per motivi culturali, il lavoratore straniero è abituato a condizioni lavorative diverse, che non sempre corrispondono agli standard del Paese ospitante. Ad aggravare la posizione dei lavoratori stranieri anche quanto fatto emergere dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro che ha individuato i lavoratori stranieri (immigrati) al primo posto tra le 6 categorie di soggetti esposti a maggiori rischi, anche a causa della tipologia dei lavori che spesso si trovano a svolgere. Lavoratori immigrati L’aspetto numerico del lavoro straniero è in crescita, ma la dimensione qualitativa non risulta altrettanto positiva. Come evidenziato nel rapporto ISTAT sugli stranieri nel mercato del lavoro, gli operatori provenienti da altre nazionalità sono presenti nell’industria a bassa tecnologia e innovazione e nel mondo dei servizi, quindi nei settori di lavoro caratterizzati dalle 3 “D” (dirty, dangerous and demanding). Esiste quindi una segregazione nel mercato del lavoro: gli operatori stranieri in Europa lavorano come stagionali nel settore agricoltura, alberghiero e nella ristorazione, e in attività ad alto tasso di infortuni come il settore manifatturiero. I lavoratori stranieri, oltre a ricoprire le mansioni più pericolose e faticose, spesso svolgono anche turni di lavoro gravosi come per esempio quelli notturni. Altro elemento, non secondario, è la giovane età degli immigrati: i giovani lavoratori presentano particolari fattori di rischio dovuti all’immaturità fisica e mentale, alla mancanza di formazione, alla poca esperienza, alla scarsa attenzione, all’assenza di consapevolezza sui temi della sicurezza e dei proprio diritti e responsabilità. I comuni rischi di insalubrità degli ambienti di lavoro sono amplificati, inoltre, dalla poca conoscenza della lingua e dalla scarsa sensibilità alla prevenzione a cui si aggiunge la tendenza a non denunciare le situazioni di pericolo. Infatti gli immigrati “pur vivendo queste problematiche in prima persona,preferiscono non parlare per il timore di perdere l’occupazione”. La scarsa conoscenza della lingua italiana crea ulteriori difficoltà anche nelle attività di formazione, informazione e addestramento, nella comprensione della segnaletica e nella comunicazione informale, elemento essenziale nella gestione dell’attività lavorativa. L’alfabetizzazione professionale è il presupposto da cui deve partire la formazione dei dipendenti stranieri e particolarmente sensibile all’argomento si è dimostrato anche Rotary International, che, riconoscendo la formazione linguistica professionale come necessità primaria del mondo del lavoro, ha dato l’avvio a una serie di corsi. 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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Il progetto alfabetizzazione del Rotary International Il Rotary International ormai da diversi anni pone la sua attenzione al tema dell’alfabetizzazione che permette di agevolare l’integrazione di un individuo all’interno di una società che parla una lingua diversa, che ha usanze e abitudini differenti. Non esiste un individuo che sia ben integrato se non conosce la lingua, non produce valore attraverso il suo lavoro, non sia in grado di curarsi e viva in un ambiente sicuro. Il progetto In un mondo sempre più “globalizzato” capire e farsi capire è un fattore di fondamentale importanza. I flussi di emigrazione portano un numero sempre maggiore di persone a spostarsi da un Paese all’altro e a confrontarsi con lingue e culture diverse. Il programma di alfabetizzazione vuole essere un contributo concreto, affinché gli immigrati abbiano a disposizione gli strumenti che permettano loro di avere una conoscenza di base della realtà in cui si preparano a vivere e siano così in grado di operare e di integrarsi nell’ambiente. La commissione alfabetizzazione ha realizzato una serie di 11 manuali multilingue (scritti in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, rumeno, filippino, russo, cinese, arabo) scaricabili dal sito www.alfabetizzazione.it, divisi nelle categorie qui sotto elencate. ● Apprendimento della lingua comprende le pubblicazioni: Benvenuti in Italia, Dall’ABC alla parola, Parliamo in italiano‐Letture ed esercizi, Parliamo italiano ● Mondo del lavoro e sicurezza comprende le pubblicazioni: Agricoltura, Aiuto cuoco, Ascensoristi, Assistenti socio‐sanitari, Edilizia, Elettricista, Falegname, Grafica e stampa, Marmo, Meccanica, Ortofrutta, Prevenzioni infortuni‐Parte1, Sartoria ● Salute comprende le pubblicazioni: Dialogo medico & malato, Guida medicinali ● Sociale comprende le pubblicazioni: Badanti, Benvenuti in banca, Igiene dentale per bambini, Il pericolo abita in casa, Infortuni domestici, La Costituzione italiana e la carta dei diritti fondamentali dell’UE, Vivere nella scuola Italiana. Una non corretta interpretazione di segnali di avvertimento/pericolo, di ordini vocali o di quanto riportato per esempio in manuali d’uso di attrezzature può esporre il lavoratore a un rischio specifico. Al datore di lavoro si chiede quindi innanzi tutto di verificare il livello di comprensione della lingua da parte del lavoratore e conseguentemente di erogare una formazione adeguata a questa. La consultazione e la partecipazione dei lavoratori Ogni anno più di 5580 persone perdono la vita nell’Unione Europea a causa di infortuni sul lavoro. Altre 159.000 muoiono a causa di una malattia la cui comparsa è legata alla professione. Molte di queste vite potrebbero essere salvate se i rischi sul lavoro fossero gestiti in maniera adeguata, prevenendoli e mettendo in atto le misure opportune. Impegno del datore di lavoro quindi non è solo garantire luoghi di lavoro in cui i rischi per la salute e la sicurezza siano adeguatamente controllati, ma anche consultare i lavoratori e i loro rappresentanti. Chi meglio dei lavoratori infatti può avere conoscenze dettagliate e l’esperienza necessaria per capire come si svolge l’attività lavorativa e in che modo può nuocere alla loro salute? La base della partecipazione: parlare e confrontarsi La partecipazione dei lavoratori alla salute e alla sicurezza è un processo bilaterale in base al quale i datori di lavoro, i lavoratori e i rappresentanti: ● si parlano ● ascoltano gli uni le preoccupazioni degli altri ● ricercano e condividono opinioni e informazioni ● discutono i problemi senza indugio ● tengono in considerazione ciò che gli altri hanno da dire ● prendono decisioni comuni ● si manifestano fiducia e rispetto reciproci. I lavoratori devono quindi ricevere informazioni, istruzione e formazione, e devono essere consultati sulle questioni di salute e sicurezza. 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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Ma come può esserci un dialogo e l’apertura di un canale di comunicazione se non tutti parlano la stessa lingua? È quindi evidente come anche in questa circostanza riempire il gap linguistico sia fondamentale nell’ottica della sicurezza. Il datore di lavoro deve quindi considerare il livello di conoscenza della lingua del dipendente, sia dal punto di vista orale, sia dal punto di vista della lettura. Infatti una non corretta interpretazione di segnali di avvertimento o di pericolo, di ordini vocali o di quanto riportato per esempio in manuali d’uso di attrezzature può esporre il lavoratore a un rischio specifico. Al datore di lavoro si richiede quindi anzitutto di verificare il livello di comprensione della lingua da parte del lavoratore e conseguentemente di erogare una formazione adeguata, fornita quindi in una lingua comprensibile all’individuo. Quali altre misure di prevenzione, è senz’altro utile che la cartellonistica riporti pittogrammi piuttosto che scritte ed eventuali libretti d’uso di attrezzature o di macchine siano forniti anche nella lingua del lavoratore. Possibili misure di sicurezza per i lavoratori stranieri Il progetto “Valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute con riferimento alla provenienza da altri paesi” nasce in risposta alla crescente consapevolezza della necessità di sviluppare ulteriori iniziative nei confronti dei lavoratori immigrati al fine di garantire “... la uniformità della tutela dei lavoratori e delle lavoratrici sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche riguardo alle differenze di genere, età e alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati”. L’interesse nei confronti della tematica è stato alimentato da un lato dall’esigenza di rispondere al mandato dell’art. 11 del D.Lgs. 81/08, che sottolinea la necessità che le Amministrazioni Pubbliche promuovano attività destinate ai lavoratori immigrati, e dall’altro dalla considerazione che gli infortuni che coinvolgono i lavoratori immigrati rappresentano una frazione considerevole di quelli complessivi (il 15,5% nel 2010). Gli studi disponibili indicano come principale causa determinante il diverso andamento infortunistico tra autoctoni e immigrati, l’impiego in settori a più elevata rischiosità (dirty, dangerous and demanding) e nei quali l’attività manuale è prevalente (edilizia, industria pesante, agricoltura). La conoscenza della lingua del Paese ospite condiziona l’accesso al mercato del lavoro e influisce in modo determinate su sicurezza e salute sul lavoro. Un fattore aggravante è rappresentato dalla situazione di vita dei lavoratori stranieri, più spesso precaria e disagiata. Altro aspetto da considerare, nell’ambito di un realtà lavorativa multietnica, è l’influenza della dimensione socio‐culturale sulla percezione del rischio lavorativo. Quello che un lavoratore italiano può ritenere pericoloso o non lecito, per un lavoratore straniero può essere vissuto come regolare, giusto, quasi auspicabile ai fini della riuscita del proprio progetto migratorio. La maggiore vulnerabilità dei Lavoratori immigrati è, come già detto, oggetto diattenzione da parte del D.Lgs. 81/08, che stabilisce l’obbligo per il datore di lavoro di garantire la salvaguardia dei propri lavoratori e valutare i rischi a cui gli stessi sono esposti, tenendo conto di rischi particolari tra cui quelli connessi alla provenienza da altri paesi. L’esperienza riportata nasce dall’intento di contribuire all’individuazione di strumenti che permettano di tener conto della fragilità della condizione di migrante all’interno del processo di valutazione dei rischi, al fine di pianificare gli interventi necessari e migliorare nel tempo i livelli di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. L’elevato interesse suscitato dall’iniziativa sia nelle organizzazioni datoriali e sindacali, con le quali è in corso una proficua collaborazione, che nelle aziende del territorio dimostra l’attenzione al tema specifico, considerato rischio emergente che necessita di nuove forme di prevenzione, e la necessità da parte delle aziende di avere a disposizione strumenti per affrontare la tematica specifica, favorendo una sensibilizzazione di tutta la comunità aziendale. Le statistiche ci dicono che il rischio di frequenza infortunistica annua è di 1 su 10 per gli immigrati contro 1 su 25 per gli italiani. 36016 Thiene (Vicenza) Via M. Corner, 1 ‐ ☏ 0445 380320 ‐ studiobalestro@pec.it ‐ www.studiodentisticobalestro.com SDB ‐ ECM/FAD ‐ Il Dentista Moderno ‐ RSPP Aggiornamento 2014 08 nov 2014 ‐ Dott. Balestro Giuseppe TIT ‐ Dr. Peron Carla RGQ ‐ 21/21


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Come comportarsi Alla luce di quanto detto fino a questo punto, come deve comportarsi un DDL che si trova a dover gestire lavoratori stranieri che non comprendono la lingua? La risposta è semplice: è necessario prevedere una formazione adeguata che comprenda: ● test comprensione lingua ● supporti didattici multilingua (manuali) ● affiancamento iniziale ● bisogna attuare percorsi individualizzati di accompagnamento, facilitare lacomunicazione tra lavoratori, rimuovendo le barriere linguistiche e culturali e promuovere la cultura della tutela personale e interpersonale e prevedere un coinvolgimento e un clima di lavoro partecipativo. Quindi ● coinvolgere i lavoratori stranieri nella vita aziendale ● prevenire fenomeni di bullismo e abusi razziali. È molto importante dedicare attenzione alla salute dell’individuo, non solo in termini fisici e organici, ma anche psicologici e sociali. Una persona che al lavoro sta bene, lavora volentieri, con maggiore motivazione, maggiori soddisfazioni e produce di più. Un’organizzazione orientata al benessere delle persone è più efficiente, produttiva e innovativa. Riassumendo I lavoratori immigrati: ● (molto spesso) lavorano in condizioni meno confortevoli rispetto ai lavoratori locali ● (molto spesso) svolgono lavori frequentemente molto faticosi e monotoni e per più ore ● manifestano particolari problemi all’udito e muscolo‐scheletrici ● manifestano particolari problemi legati allo stress di lavoro correlato ● gli esiti della sorveglianza sanitaria sono contraddittori nelle diverse nazioni ● la lingua è la principale barriera/difficoltà per la tutela della salute e della sicurezza nel posto di lavoro (difficoltà ad acquisire competenze e conoscenze adeguate) ● hanno minore attenzione verso la propria integrità fisica e mentale ● hanno una maggiore tendenza a non riportare situazioni di pericolo o eventi accaduti.

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La partecipazione dei lavoratori ❏ È un processo univoco di interazione tra datore di lavoro e dipendente ❏ È un processo biunivoco in cui i dipendenti possono parlare solo tramite i propri rappresentanti ❏ È un processo biunivoco in cui i datori di lavoro, i lavoratori e i rappresentanti si parlano, si ascoltano e si confrontano senza indugio Con le tre “D” che caratterizzano alcuni settori di lavoro si intende ❏ Dirty, dangerous and demanding ❏ Dirty, dangerous and degrading ❏ Dirty, dangerous and difficult I dipendenti stranieri non comunicano al datore di lavoro situazioni di rischio ❏ Perché temono di essere licenziati ❏ Perché hanno una diversa percezione del pericolo ❏ Entrambe le precedenti Secondo i dati statistici sugli infortuni ❏ La frequenza è 1 su 10 per gli immigrati contro 5 su 25 per gli italiani ❏ La frequenza è 7 su 10 per gli immigrati contro 1 su 25 per gli italiani ❏ La frequenza è 1 su 10 per gli immigrati contro 1 su 25 per gli italiani Quali sono le basi della partecipazione dei lavoratori? ❏ Parlare e confrontarsi ❏ Parlare e proporre ❏ Analizzare e prendere decisioni La quantità di lavoratori stranieri in Italia ❏ È in crescita ❏ È costante ❏ È in diminuzione La differenza linguistica con i dipendenti stranieri ❏ Non può essere colmata ❏ Può essere causa di discriminazione e di maggiore esposizione ai rischi ❏ Può essere risolta con l’uso di cartelli segnaletici di pericolo senza scritte I lavoratori immigrati ❏ Manifestano particolari problemi legati allo stress di lavoro correlato ❏ Hanno minore attenzione verso la propria integrità fisica ❏ Entrambe le precedenti I lavoratori stranieri ❏ Non sempre conoscono la lingua del paese ospitante ❏ Hanno una diversa percezione della sicurezza dell’ambiente di lavoro ❏ Entrambe le risposte precedenti Come bisogna affrontare il problema della lingua dei lavoratori stranieri ❏ Prevedere percorsi di affiancamento, facilitare la comunicazione tra lavoratori, fornire supporti multilingua ❏ Proporre test di conoscenza della lingua da cui dipende il posto di lavoro ❏ Fornire soltanto supporti multilingua

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