Babele n° 2

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2 Verso uno scambio comunicativo Periodico telematico bimestrale a carattere scientifico dell’Istituto di Ortofonologia srl con sede in Roma – via Salaria 30 – anno I – n. 2 – maggio 2009 – Direttore responsabile: Federico Bianchi di Castelbianco – Iscrizione al Tribunale civile di Roma n. 63/2009 del 25/02/2009 – ISSN 2035-7850

Tra genitorialità e bigenitorialità

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n questo numero monotematico, che raccoglie gli interventi presentati nel Convegno organizzato da Novum e dalla Scuola di specializzazione in Psicoterapia dell’età evolutiva a indirizzo psicodinamico dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), vengono presi in considerazione i vari aspetti che costellano la genitorialità e le problematiche che si possono attivare nei diversi momenti della vita familiare e nei diversi contesti. Come ho già sottolineato il tema di una genitorialità sempre più consapevole necessita, in questo momento storico-culturale di molte riflessioni e di una particolare attenzione per ridare valore e senso alla famiglia come istituzione, anche nei contesti di separazione. Il tema della bigenitorialità, tanto dibattuto negli ultimi tempi in ambito giuridico, a proposito dell’affido condiviso, riporta in primo piano il senso di responsabilità che i genitori assumono su di sé nel momento in cui decidono di fondare una famiglia e, anche, nel momento in cui si confrontano con la rottura dell’unione. A ben riflettere sembra paradossale che debba essere proprio la separazione dei coniugi a ricordare, se non addirittura a sancire, che la funzione genitoriale necessita di una piena condivisione sul piano dei valori, delle scelte educative e della progettualità ma, evidentemente, in questo momento storico-culturale, la giurisprudenza avverte la necessità di una maggiore normatività per salvaguardare e garantire il pieno sviluppo dei bambini coinvolti, loro malgrado, in una separazione. In un’ottica meno disfattista si può però sottolineare il fatto che, a parte i casi non così rari in cui i figli diventano veri strumenti di potere in mano a entrambi i genitori, il conflitto riguarda il bisogno costruttivo di salvaguardare il proprio legame affettivo con il figlio, facendo in modo che l’altro genitore non diventi l’unico punto di riferimento. Sono, infatti, sempre di più i padri che lottano per partecipare alla gestione quotidiana del bambino non accettando quel primato della madre, realmente indiscusso per secoli, che li relega alla posizione di amici della domenica o a meri distributori di risorse economiche. Dall’altra parte le madri, non ancora avvezze alla nuova dimensione determinata dal cambiamento di paradigma, lottano per quel primato che ha fondato fino ad ora la loro maternità, avvertendo quasi una squalifica nel vedersi sottrarre i figli nei momenti avvertiti come fondanti la relazione. Dall’osservatorio clinico, che caratterizza la mia esperienza, è evidente che il tema della genitorialità richiede una grande attenzione e necessita di una revisione che consenta l’assunzione responsabile di nuovi ruoli per non fare della famiglia, unita o separata che sia, il campo di battaglia di esigenze personali non integrate a favore dei figli. Spesso infatti le richieste di aiuto che ci arrivano suonano come veri allarmi per la salute mentale del bambino, spet-

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tatore indifeso di lotte tendenti ad annientare l’autorevolezza dell’altro genitore o inconsapevole complice per la scoperta di tradimenti o punto di riferimento e di sfogo per il proprio fallimento. È interessante però segnalare il fatto nuovo che un numero sempre maggiore di coppie chiede aiuto allo psicologo prima di affrontare il problema della separazione con i figli, nella consapevolezza che la distruzione del legame familiare ingenererà in tutti un profondo turbamento e un’incapacità a mantenere la giusta lucidità nella costruzione di una nuova identità familiare. Si tratta però in questi casi di genitori che, pur non avendo trovato la giusta armonia come coppia, hanno tentato di condividere almeno per i figli i valori fondamentali e che quindi già esercitavano la bigenitorialità che altri non hanno mai acquisito. I bambini che ci vengono portati in consultazione appartengono, in linea di massima, a quelle situazioni in cui il conflitto ha dominato il campo ancor prima della separazione e che raggiunge il suo apice nel momento della rottura. Per questo motivo si stanno sempre più definendo le competenze degli specialiste che operano in centri e strutture di aiuto per queste situazioni famigliari. L’importanza dei centri di mediazione familiare è legata inoltre alla necessità di proteggere i figli dai conflitti degli adulti. Pertanto il centro di mediazione familiare per le separazioni deve porsi l’obiettivo primario di sostenere la famiglia che affronta le difficoltà emotive legate alla fase di separazione tra coniugi, rivolgendo la sua attenzione sia alla coppia genitoriale sia ai figli che si trovano a dover affrontare una condizione non scelta. Partendo dal presupposto che una rottura dell’unità familiare determina reazioni a catena tra tutti i partecipanti al sistema famiglia e considerando che il momento della rottura lascia un segno radicale nell’esistenza di tutti, si deve proporre un intervento in un luogo che sappia accogliere le diverse esigenze per promuovere una trasformazione comune. Il centro si caratterizza come luogo di ascolto e laboratorio di elaborazione dei vissuti emozionali che accompagnano il cambiamento del nucleo familiare al fine di favorire la comunicazione e rendere meno penosa la costituzione di una nuova realtà familiare. Un luogo dove sia possibile sanare le minime incomprensioni, ricomporre le fratture scomposte, proteggere i minori da situazioni di violenza per produrre trasformazioni accettabili. Soprattutto nei bambini, infatti, la separazione può attivare sentimenti abbandonici e dare il via a un senso di diversità che, a seconda dell’età in cui viene sperimentato, può minacciare l’armonia dello sviluppo. Federico Bianchi di Castelbianco


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